SARDEGNA. IL TERRITORIO DEI LUOGHI VERSO LA città murata
UNIVERSITÀ DI CAGLIARI DICAAR ARCHITETTURA 2a SCUOLA INTERNAZIONALE ESTIVA DI ARCHITETTURA CAGLIARI, 2 – 15 SETTEMBRE 2013
Sedi della scuola Cagliari - DICAAR Sezione Architettura Direzione Nicola Di Battista Comitato di direzione Emanuela Abis Carlo Aymerich Enrico Corti Nicola Di Battista Aldo Lino
CREDITI/ CREDITS
Antonello Sanna Coordinamento operativo Silvia Bodei, Barbara Cadeddu, Susanna Curioni, Melinda La Mantia, Giusy Monni, Valeria Saiu Grafica e Comunicazione Stefano Asili, Magda Cabras, Alessandro Congiu, Andrea Farci, Claudio Rossi, Sergio Nuvoli, Carlo Pisano, Patrizia Sulis Traduzioni Sabrina Puddu, Francesco Zuddas Segreteria amministrativa Maria Francesca Mura, Oscar Mulleri Promotori Dipartimento DICAAR Architettura, Facoltà di Ingegneria e Architettura, Università di Cagliari Comune di Cagliari MiBAC Ministero per i Beni e le Attività Culturali Domus, rivista internazionale di architettura Partners Accademia di Architettura di Mendrisio Dipartimento di Architettura, Pianificazione e Design, Alghero Ecole d’Architecture de Luminy, Marseille ETH Technische Hochschule Zürich TU Technische Universität Wien Waterloo Architecture Cambridge
STRUTTURA DELLA SCUOLA Docenti Walter Angonese Jordi Bellmunt Alberto Campo Baeza Enzo Cucchi Hans Kollhoff Armando Milani Carlo Olmo Lorenzo Pignatti Jacques Sbriglio Docenti atelier Carlo Atzeni, Marco Cadinu, Pier Francesco Cherchi, Giovanni Marco Chiri, Giovanni Battista Cocco, Adriano Dessì, Marco Lecis, Silvia Mocci, Giorgio Peghin, Paolo Sanjust, Simone Solinas, Luca Tuveri Consulenti Comune di Cagliari Alberto Gentilini Salvatore Farci Maria Luisa Mulliri Tutors Silvia Bodei, Stefano Cadoni, Angelo Carcangiu, Giorgio Corona, Ilaria Giovagnorio, Francesca Oggiano, Carlo Pisano, Maddalena Pisano, Sabrina Puddu, Fiammetta Sau, Chloé Virette, Francesco Zuddas
Si ringraziano per la collaborazione: Inarch Sardegna, INU Sardegna, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Cagliari, Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori delle Province di Cagliari, Medio Capidano e Carbonia Iglesias, LIceo Artistico Statale di Cagliari “Foiso Fois”, IC associazione culturale, Sardarch, Cultarch, Legambiente, Castello 2020, Urban Center StenciLab Barbara Cadeddu, Olindo Merone, Dino Dessi, Lorenzo Grussu, Claudio Rosa, Matteo Frongia
Presentazione
Verso la città murata La città murata oppone alla città contemporanea un’immagine compiuta e di straordinaria compattezza. Rinvia ad una costruzione dello spazio di vita da parte della comunità e delle istituzioni che tendiamo a interpretare come risolto ed esemplare. Il significato urbano della città murata non ha ancora esaurito la propria forza di suggestione: il dibattito contemporaneo ritorna sul valore di figure architettoniche chiuse e compiute come regolatore dei gradi di libertà indefiniti della città generica. Come dunque l’immagine della città murata interroga il paesaggio contemporaneo? Un’indagine progettuale del caso specifico del quartiere Castello di Cagliari consente di evidenziare la centralità di questo tema e esplorarne le potenzialità attraverso gli strumenti specifici dell’architettura. SARDEGNA. IL TERRITORIO DEI LUOGHI La Scuola Estiva Internazionale di Architettura “Sardegna. Il territorio dei luoghi” invita a Cagliari, per la sua seconda edizione, architetti, artisti e personalità della cultura a discutere interpretazioni e progetti per il territorio. Carattere e aspirazione della Scuola è il dialogo di punti di vista differenti, fuori dalle forzature ideologiche e per la costruzione di una cultura comune, condivisa, aperta alle memorie e alle trasformazioni dei luoghi. La rocca fortificata del quartiere di Castello, figura e patrimonio della città di Cagliari, è oggi al centro del dibattito politico sulla città e tema privilegiato delle ricerche dei corsi di architettura dell’Università di Cagliari. Recentemente un gruppo di ricerca ne studia la candidatura all’Unesco. Il lavoro della Scuola sarà la base per una riflessione sui valori urbani della città murata.
CAGLIARI, CASTELLO. NUOVE PORTE PER LA CITTà MURATA Le “nuove porte” della città murata sono una delle più pertinenti metafore del complessivo problema della relazione tra la città pre-moderna e la città contemporanea. La questione dei flussi, dell’accessibilità e, in definitiva, del rapporto tra spazio e tempo costituisce uno dei temi che maggiormente incidono sulla definizione del ruolo di Castello nel sistema urbano. Misurata nei tempi e nei modi degli scambi con le altre parti della città, la condizione del
Attività/Programma La Scuola Estiva Internazionale sarà strutturata in attività seminariali e di laboratorio finalizzate: - alla conoscenza del contesto e dei temi di progetto; - all’approfondimento degli aspetti teorici e tecnici; - alla formazione di laboratori di progettazione organizzati in gruppi di studio e seguiti da uno o più docenti e tutors; - all’esposizione dei lavori e alla comunicazione dei risultati al pubblico.
Castello viene per lo più descritta in termini di isolamento: occorre, al contrario, una visione strategica che consideri la città murata come forma riconosciuta, “monumentodocumento” unitario, che grazie alla sua compiutezza può generare nuove relazioni con la città contemporanea.
Le attività dei laboratori si svolgeranno presso le strutture delle Facoltà di Ingegneria e Architettura di Cagliari nella sede di Castello: tema di progetto e luogo di lavoro coincideranno favorendo uno scambio sempre attivo tra conoscenza, analisi e rielaborazione.
La Scuola Estiva Internazionale ha l’ambizione di promuovere un progetto complessivo del sistema di luoghi che “cinge” la città alta, con l’obiettivo di:
Lingue ufficiali: italiano e inglese.
1. riconoscere il valore di Castello e delle sue fortificazioni come massima icona urbana di Cagliari e favorire la sua risignificazione storica e culturale; 2. affermare nuove politiche di tutela e valorizzazione per il quartiere di Castello ripensando in modo unitario la dimensione pubblica dello spazio urbano e le possibili trasformazioni del paesaggio storico.
L’architettura incontra le arti La Scuola promuove, in parallelo alle attività dei workshop, eventi collaterali pubblici in cui il confronto con le altre discipline, arti e culture, avrà luogo negli spazi del quartiere. Sono previste testimonianze e colloqui con maestri riconosciuti e giovani emergenti che possano offrire punti di vista inediti sulle questioni affrontate dall’architettura.
Per l’impero spagnolo del ‘500 Cagliari è il perno della strategia militare mediterranea, e sotto Carlo V le fortificazioni del Castello sono affidate ai maggiori ingegneri-architetti militari dell’epoca, da Rocco Cappellino ai fratelli Jacopo e Giorgio Palearo Fratino che progettano e realizzano le nuove mura bastionate del fronte occidentale, destinate a sostituire i baluardi pisani non più adatti a resistere alle nuove tecniche di guerra (ma che nondimeno verranno conservate e integrate nel nuovo impianto). I grandi ingegneri militari nei bastioni di Santa Croce, del Balice e della Leona troveranno un’espressione delle loro tecniche che non teme rivali a scala mediterranea. I piemontesi, subentrati agli spagnoli, adottano per le nuove cinte a terrapieno lo stesso criterio additivo dei predecessori, e ci consegnano quindi un sistema sostanzialmente intatto, quasi un unicum nel suo genere, appena ristrutturato nel fronte sud dalla sistemazione neoclassica dei bastioni oggi detti di St. Remy.
SARDEGNA. IL TERRITORIO DEI LUOGHI verso la città murata Scuola Estiva di Architettura/ Laboratorio Internazionale
Il Castello di Cagliari costituisce uno straordinario palinsesto di “città murata”, che rende leggibile la successione delle più avanzate tecniche di difesa militare per un periodo di oltre mezzo millennio, dal XIII al XIX secolo, e insieme le modalità attraverso le quali una realtà urbana complessa fa i conti con la sua poderosa cinta fortificata e ci convive. Il Castello costituisce una “macchina da guerra” d’eccellenza per le maggiori potenze politiche e militari del Mediterraneo. Per la repubblica di Pisa è il baluardo di un sistema di dominio sul quale la madrepatria toscana investe le sue migliori energie progettuali e realizzative: le torri firmate dal Capula sono quanto di più avanzato e perfezionato l’ingegneria militare a cavallo tra ‘200 e ‘300 potesse consentire.
STRATEGIE E METODOLOGIE PER LA CITTÀ ALTA
3. rafforzare in particolare i punti di congiunzione tra le “due città”, integrandoli in sistemi tendenzialmente “plurimodali” e di scambio e presidio reale, con la consapevolezza che non è possibile risolvere i problemi di accessibilità a Castello senza coinvolgere, negli interventi e nelle misure di regolazione, il contesto urbano con cui il quartiere deve necessariamente porsi in una relazione di scambio vicendevole
6. esplicitare una politica dell’accessibilità e della sosta indirizzata più alla gestione della domanda di mobilità che all’infrastrutturazione dell’offerta, nella quale sia reso chiaro che i parcheggi interrati (che non devono in alcun modo interferire con la qualità paesaggistica delle mura; e in questo senso al parcheggio del Terrapieno andrebbero apportati profondi correttivi) sono una modificazione pesante che può essere accettata.
4. applicare nei confronti del sistema culturale e paesaggistico della città murata una rigorosa cultura della conservazione attiva, recuperando significati e valori con un grande progetto di conoscenza e comunicazione, e intervenendo con attente manutenzioni e restauri all’interno di una visione strategica che consideri Castello come un “monumento-documento” unitario e indivisibile 5. riqualificare le parti degradate (tra tutte: il fronte nord occidentale con il “fosso di san Guglielmo”, un autentico “retro” squalificante, con casuali edifici recenti accostati a strapiombi franosi, malamente sostenuti da casuali
Il rapporto tra la “Città Alta” e il resto della città (storica e non) nel contesto di Cagliari – al cui interno si inquadra la “questione delle risalite” - costituisce una delle più pertinenti metafore del più complessivo problema della relazione tra la città pre-moderna e la città contemporanea. Sullo sfondo c’è quindi il tema, tutto contemporaneo peraltro, di come affrontare il dualismo tra due fenomeni urbani nati in situazioni profondamente differenti, e per rispondere a domande sociali e abitative radicalmente diverse. Queste problematiche sono poi ancora più enfatizzate quando l’alterità della città antica diventa così estrema come quando è rafforzata, ed è appunto il caso di Cagliari, da un doppio baluardo: la geografia dei luoghi – nel caso del Castello, un sito che impone di superare un dislivello di quasi 100 metri in meno di un chilometro di percorso – e la presenza di una cinta fortificata di eccezionale forza e rappresentatività, ma proprio per questo tale da costituire un limite difficilmente penetrabile, non solo per la sua dimensione fisica imponente, ma anche per i valori culturali e simbolici di cui si è progressivamente caricata. Ancora oggi, i mezzi di trasporto possono entrare e uscire praticamente soltanto da varchi in corrispondenza delle tre torri e delle sottostanti porte medioevali e moderne. Solo alla fine dell’800 – inizio del ‘900, sotto la spinta del processo di modernizzazione della città promosso sotto l’egida del neoclassicismo di Gaetano Cima e della sua scuola, si ridisegnano gli accessi nelle testate di nord ovest e sud est. Quasi esattamente al passaggio del secolo viene realizzato il collegamento scenografico del Bastione di St. Remy, che resta la modificazione certamente più drastica e radicale della cinta muraria di Castello e che trasforma i bastioni da limiti invalicabili in rampe ed elementi di collegamento
(pedonale); solo negli anni ’20 del ‘900 è documentata la realizzazione del prolungamento della Via Genovesi verso l’Ospedale del Cima, che attualmente costituisce l’unico varco automobilistico aggiuntivo del Castello, ma con un tono dimesso e casuale, privo della dignità di “quarta porta” che Cima aveva inteso attribuirgli. Negli anni ’80 del ‘900 comincia la politica delle risalite mediante ascensori, da cui risulta ad oggi un esito con tre punti di accesso meccanizzati. I risultati sembrano sinora molto modesti, sia per efficacia funzionale, sia per qualità architettonica e urbana. Se ne può ricavare la conclusione che non esistono soluzioni efficienti fuori da una strategia di sistema delle relazioni tra città alta e città bassa. Le future strategie dovrebbero quindi puntare a 1. partire dal riconoscimento del valore unico e decisivo della città murata e delle sue fortificazioni come massima icona urbana di Cagliari, di valore e significato internazionale, per la quale dosare opportunamente politiche di recupero di identità storica e culturale con politiche di riuso e rifunzionalizzazione integrate in un complessivo “Progetto Castello” 2. attuare politiche costantemente integrate per le quali, in una visione strategica complessiva che metta sempre al centro i valori culturali e paesaggistici, definire il ruolo di Castello per la città, coordinare le principali politiche di tutela e valorizzazione del patrimonio, e quindi stabilire le necessarie coerenze con le politiche di settore, con particolare riferimento a quelle della mobilità e dei trasporti
contrafforti e da reti metalliche…) con nuovi elementi di qualità, utilizzando precisamente gli ambiti da riqualificare per ridisegnare la “porta” di nord-ovest – progettata come detto da Gaetano Cima, ma mai realizzata secondo un programma unitario, qualificato ed efficiente, eppure ricca di opportunità male utilizzate (la rampa oggi sconnessa del Cammino Nuovo, la porta bassa che dà un accesso inutilizzato ai sotterranei del “Ghetto”, il bastioncino sterrato accanto alla fermata del bus)
Da sinistra: Le mura di Cagliari, D. Scano, 1934 Catastale di inizi ‘900 Ortofoto, 2008
la considerevole presenza di contenitori universitari o per la formazione superiore non ha sinora generato una inversione di tendenza complessiva
IL CASTELLO E LA CITTÀ
Il vero nodo per un complessivo “Progetto Castello” è quello di riconoscerne le più autentiche e razionali vocazioni. Le qualità e i vincoli dell’”abitare a Castello” hanno progressivamente ridotto la popolazione residente, selezionando famiglie con pochi o nessun figlio, o singoli, mediamente alquanto più giovani della media cittadina. I circa 1400 abitanti non giustificano, di per sé, una quantità e qualità di servizi che si possa considerare ragionevole. Peraltro, la considerevole presenza di contenitori universitari o per la formazione superiore non ha sinora generato una inversione di tendenza complessiva, anche se probabilmente contribuisce a tenere un presidio di attività e di flussi, così come i non pochi poli religiosi e culturali e le (sempre più limitate) attività amministrative. Parallelamente, le attività artigianali e di servizio private non riescono a decollare, se non per i locali della vita notturna (molto contestati e non poco problematici per vari aspetti). Si avverte molto netta, in sostanza, la sproporzione tra il potenziale immenso della Città Alta, che avrebbe le carte per essere annoverata tra i “patrimoni dell’umanità”, e la sua attuale condizione di sostanziale marginalità. In altri termini, Castello, persa nel passaggio tra ‘800 e ‘900 la sua condizione di massima centralità urbana, non ha ancora recuperato una nuova centralità culturale e identitaria, e quindi viene gestito dalla città in una maniera che si può definire perlomeno “sotto tono”. La totale assenza di “accompagnamento” del turismo a Cagliari in direzione del suo massimo monumento urbano è una spia che rivela la perdurante inconsapevolezza del valore della Città Alta, o se vogliamo della mancanza di una progettualità adeguata alla complessità del tema.
Castello, l’intera città dovrebbe lanciare il messaggio che intende farsi carico di un investimento altrettanto speciale, non solo e non tanto per la quantità delle risorse quanto soprattutto per i valori civili e culturali che si annettono al Progetto. La gestione condivisa dello spazio pubblico e dei servizi è il pre-requisito di questo “nuovo patto” tra la città, il quartiere e i suoi attori sociali; • il sostegno e il rilancio delle attività che, già presenti ma non ancora integrate in un Progetto unitario, possono costituire lo stimolo per un potenziamento della presenza, dell’economia e della socialità di Castello che porterebbe un enorme beneficio non solo al quartiere ma all’intera città. Ci si riferisce soprattutto a due delle dimensioni oggi più evidenti: l’immenso potenziale non adeguatamente colto dell’utilizzo turistico, a cui si dovrebbe offrire anzitutto la percezione che Cagliari è consapevole del suo “monumento” d’eccellenza e indirizza, accompagna e assiste i visitatori attivando reti di percorsi, punti informativi, “tappe e stazioni” di una risalita che può smettere di essere scoperta quasi casuale e sofferta per diventare il più gratificante dei percorsi culturali e paesaggistici; e la forza di presidio e di rivitalizzazione delle
istituzioni culturali – l’Università e non solo – che devono essere utilizzate e sostenute per fare di Castello una vera e propria “Città della cultura” integrata. L’Università, con un potenziamento dell’intervento sulla residenza studentesca, offrirebbe anche un ruolo e una fruizione adeguata a un patrimonio edilizio che ha una specifica vocazione in questo senso, accrescendo così il presidio residenziale e legandolo nello stesso tempo alle attività culturali.
All’interno di un “Progetto Castello” per una nuova appartenenza di Cagliari alla sua Città Alta si dovranno certamente sottolineare: • nuove regole e strumenti per “abitare a Castello”. Il presidio che la comunità che, più o meno stabilmente da un decennio, costituisce il nucleo dei residenti offre al quartiere deve essere individuato come un fattore essenziale per evitare una musealizzazione integrale destinata all’insuccesso, e pertanto deve essere favorita e sostenuta. Deve comunque essere riconosciuto che si tratta di un “abitare” molto speciale, praticamente unico a scala urbana. A fronte dei peculiari problemi del
la gestione condivisa dello spazio pubblico e dei servizi è il pre-requisito di questo “nuovo patto” tra la città, il quartiere e i suoi attori sociali
l’accessibilità del castello come parte determinante e come metafora della sua relazione con la città
considerare il ruolo urbano di Castello dal punto di vista della sua accessibilità è molto utile e rivelatore, perché porta a costruire le domande giuste
La questione dei flussi, dell’accessibilità e in definitiva del rapporto tra spazio e tempo costituisce probabilmente una delle espressioni più paradigmatiche di questa radicale diversità. Misurata in termini di accessibilità meccanizzata, e di tempi e modi per realizzare gli scambi con le altre parti della città, la condizione del Castello viene per lo più descritta in termini di isolamento e, radicalizzando, di ghettizzazione: e questo vale sia rispetto al problema di “raggiungere” la città alta, sia per quanto concerne la possibilità per il traffico meccanizzato di muoversi e (forse soprattutto) di sostare nel quartiere. In effetti, considerare il ruolo urbano di Castello dal punto di vista della sua accessibilità è molto utile e rivelatore, perché porta a costruire le domande giuste: per chi costruiamo questa nuova accessibilità? chi e come entra a Castello? in definitiva, a chi appartiene Castello? ai suoi abitanti? o anche a chi ci lavora? ai turisti? all’intera città di Cagliari? al mondo? Crediamo si possa concordare sul fatto che occorre tenere conto di tutte questa “appartenenze”, senza penalizzare le esigenze dei residenti per privilegiare i turisti o il resto della città, ma anche cercando soluzioni coraggiose per risolvere il problema della coesistenza di usi diversi e talora divergenti. Se il Castello come quartiere e come comunità avvertirà chiaramente una nuova attribuzione di valore culturale e urbano, pensiamo che si potrà creare più consenso intorno a decisioni inevitabilmente impopolari come quelle di levare le auto in sosta, in tutto o in parte, da spazi di grande valore che vengono destrutturati da questo uso. Naturalmente, c’è bisogno di investimenti, anche e soprattutto in attenzione e progettualità oltreché in risorse: ad esempio, a. percorsi pedonali attrezzati, parcheggi interrati di qualità e risalite efficienti possono rendere competitivo uno spostamento della sosta da molti spazi pubblici della Città Alta verso parcheggi più esterni; b. un potenziamento del trasporto pubblico, ben integrato con i principali servizi urbani e con i parcheggi di scambio, può fare sì che Castello acquisisca una nuova centralità …
Porta dei
c. …progettando in maniera integrata uno scambio “intermodale” tra le risalite e i nuovi parcheggi ed i servizi di trasporto urbano, facendo dei punti di scambio luoghi realmente presidiati, serviti in continuo e non “respingenti” come appaiono ora, che forniscano informazioni e servizi in continuo. Gli attuali ascensori sono un ottimo paradigma in negativo di come si possono sprecare delle eccellenti opportunità. Appaiono di scarsa qualità tecnica, architettonica e paesaggistica; ma sono soprattutto “isolati”, concepiti e gestiti fuori da una logica di integrazione con la città, che invece deve essere ricostituita all’interno di un progetto organico di rivitalizzazione. Per fare questo, non occorrono probabilmente grandi interventi di radicale innovazione: potrebbe essere più concreto e risolutivo partire dalle potenzialità disponibili e non utilizzate e
collocarle, appunto, in un “Progetto Castello” unitario. Di questo disegno non è difficile intravvedere già oggi alcune trame: a. ciascuna delle attuali risalite è sinora un “porta incompiuta” o addirittura mancata; ciascuna è invece carica di potenzialità, se messa a sistema b. ogni punto di risalita dovrebbe essere integrato in un sistema “intermodale” di trasporto pubblico e privato, di fruizione residenziale, turistica, o legata alle attività produttive; c. lo snodo del St. Remy è in questo senso emblematico. Inteso come polo integrato, raduna contemporaneamente la grande terrazza affacciata sulle piazze sottostanti e su un ineffabile panorama, la passeggiata coperta (sinora del tutto sottoutilizzata) con l’ascensore alla testata nord, il sistema-Terrapieno con la passeggiata lungo viale e il vivaio; il tutto appare suscettibile di costituire un polo di assoluta attrattività urbana, di fungere da snodo attrezzato di centri informativi e dei collegamenti pubblici… d. …in assoluta continuità si pone il sistema parcheggio del Terrapieno - risalita del Palazzo Viceregio. E’ urgente e possibile far evolvere anche questo sistema, attualmente poco efficiente dal punto di vista funzionale e indecoroso sotto il profilo urbano e paesaggistico, in un complesso di passeggiate e attrezzature ricreative, anche questo da togliere quanto prima da uno stato di semi-abbandono e da presidiare come una delle fondamentali componenti di qualità della vita a scala urbana, struttura fondamentale di un sistema Terrapieno che deve essere riconosciuto e valorizzato come una delle eccellenze europee in fatto di passeggiate panoramiche alberate; e. non meno rilevanti sono certamente le potenzialità del sistema piazza Yenne – S.Chiara. Anche questa centralità urbana attende solo di essere reinterpretata e completata come connessione attrezzata al Castello: l’ascensore, accompagnato da ulteriori, semplici risalite, meccanizzate e non, può essere utilizzato a servizio della porta dell’Elefante che deve essere celebrata come un’icona della magnificenza
della Città Alta. Anche in questo caso, sarebbe probabilmente sufficiente riconsiderare le opportunità che offrono i contenitori e gli spazi pubblici per ricostruire un complesso efficiente e fruibile: il complesso comunale del S. Giuseppe offre sin d’ora, negli affacci sulla Via Università, sedi per punti di servizio e informativi per attrezzare la porta architettonica di una indispensabile “porta culturale” attigua, mentre un accordo con l’Università per rendere fruibile la terrazza del Balice offrirebbe alla città un ulteriore panorama d’eccellenza; f. un discorso a parte merita il fronte nord-ovest del Castello, con il Fosso di S.Guglielmo e l’accesso dal lato del Ghetto. Si tratta sostanzialmente dell’unico fronte irrisolto e precario, a tratti francamente degradato, per il quale un progetto di riqualificazione si impone in maniera assoluta, perché occorre puntare ad una “qualità totale” del sistema Castello, che non ammette “retri” incompiuti e degradati. La scarpata a cui si addossano edifici universitari di bassa qualità architettonica richiede un intervento di risanamento e integrazione, che deve essere pensato nel quadro di un efficiente progetto di accessibilità da quel settore, molto sensibile e in evoluzione, per il quale vengono programmati in questa fase interventi modificativi quali il parcheggio interrato ed una nuova risalita meccanizzata.
Porta de S’Avanzada, ora distrutta
ANALISI DELLE AREE E INDIVIDUAZIONE DEI TEMI PROGETTUALI
Questo studio parte dalla considerazione del quartiere di Castello come fatto urbano organico e compiuto che deve considerarsi non solo come una parte articolata della città storica, ma come vera e propria architettura. Castello come architettura dunque: autonoma nella figura e ben caratterizzata nei suoi rapporti spaziali e di forma, sia interni (nel disegno delle sue strade e nel loro rapporto con i monumenti) sia esterni (nelle sue relazioni con le parti di città contigue). Per lungo tempo, come noto, il quartiere ha trasposto il proprio nome all’intera città: il suo profilo, sostenuto dal basamento monumentale delle mura e della roccia e definito dai riferimenti visivi delle torri pisane e della cupola del Duomo, è stata la figura stessa di Cagliari e tale è rimasto anche dopo che la città ha smesso di essere una piazzaforte. E questo è vero anche nell’epoca attuale, in cui nessun luogo della città - estesasi ben oltre i suoi confini storici - possiede la stessa capacità icastica e la vocazione ad essere figura riconosciuta e simbolo identitario. Riconoscere dunque la forza di Castello come architettura non è importante solo dal punto di vista della conservazione e della difesa di un patrimonio storico, lo è sopratutto in prospettiva futura e in riferimento alla vita contemporanea della città. Castello ha un ruolo non marginale e accessorio, ma centrale e di grande rilevanza strategica per il futuro di Cagliari e la sua identità. Il quartiere, con le sue strade, le torri e le mura, è inoltre un complesso monumentale di rilevanza internazionale e come tale deve essere considerato. Intorno ad esso devono essere costruiti piani strategici di intervento ad ampia scala e a lungo termine. In questo dibattito devono venire coinvolti tutti gli interlocutori di primo livello impegnati sul territorio e voci di primo piano a livello nazionale e internazionale. Si deve immaginare il futuro di Castello fuori dai localismi e dai problemi pratici più contingenti, costruendo invece un quadro di recupero e di rilancio del quartiere di ampio respiro. Il problema del rapporto tra il quartiere e la città e, nella fattispecie, del miglioramento e potenziamento delle sue connessione con la città bassa, non va per tanto inteso come questione isolata, ma deve essere la conseguenza di un ragionamento più ampio: non deve essere ridotto alla soluzione di pochi punti o questioni specifiche, ma compreso in una strategia più generale e affrontato con una molteplicità di approcci e metodologie di intervento. In questo gioca un ruolo cruciale la sua figura, l’immagine della città murata, che va preservata nei suoi caratteri più tipici e vivi. L’adeguamento alla vita contemporanea non deve produrre uno stravolgimento dei rapporti delle sue forme e delle sue misure, e, pur aprendo il quartiere alla città e migliorandone l’accessibilità, ci si deve preoccupare di non contraddire la sua figura generale di rocca dura e protetta, in cui pochi spiragli si aprono sui muri bianchi di pietra forte.
AREE DI STUDIO E STRATEGIE POSSIBILI DI INTERVENTO Questo studio comincia con l’individuare alcuni scenari in una scala più ampia, che coinvolgono, caratterizzandoli, i due fronti più estesi del quartiere, quello occidentale e quello orientale. All’interno di queste aree più ampie saranno in seguito isolati alcuni punti critici, in parte coincidenti con interventi già avvenuti, in parte come oggetto di possibili interventi futuri. Per quanto riguarda i fronti più corti di Castello si è considerato quello settentrionale come esterno al ragionamento, siccome affaccia sull’area di Buoncammino che è ancora alta e in parte isolata dai grandi flussi della città bassa, e quello meridionale come parte del ragionamento condotto sul fronte occidentale che ha portato all’individuazione, dal nostro punto di vista, di un’area critica proprio intorno al Bastione del Balice, che i due fronti condividono.
A. FRONTE OCCIDENTALE Per Fronte Occidentale consideriamo tutta l’estensione della cortina muraria che va dall’area dell’ex Porta Reale e dal Bastione di San Filippo, fino al Bastione del Balice. Lungo questo profilo le mura di Castello lambiscono aree della città molto diverse tra loro, tanto dal semplice punto di vista altimetrico, quanto per la varietà dei caratteri e degli usi. Verso nord, a parte il viale Buoncammino, le prime aree di relazione tra la città murata e la città bassa, sono le aree del Palazzo delle Scienze e la Fossa di San Guglielmo, che appaiono parzialmente isolate a settentrione e con diversi gradi di apertura verso la città e i suoi flussi solo verso sud. Scendendo verso il mare si estende il lungo fronte murario su cui prospettano il Bastione di Santa Croce, la Cortina di Santa Chiara e il Terrapieno del Cadorna, fino alla Torre dell’Elefante e al Bastione del Balice. Alla base delle mura, oltre il terrapieno, la via Santa Margherita conduce dall’Ospedale Civile (attraverso la salita di via San Giorgio) alla piazza Yenne: la strada è uno degli assi di grande traffico della città, destinato più al traffico automobilistico che pedonale, che soffre, in alcuni momenti della giornata, di intasamenti e rallentamenti. Conclude il fronte occidentale il Bastione del Balice, che rafforza la cortina rinascimentale nel momento in cui rigira sulla Cortina di Porta Castello. Il Bastione del Balice costituisce un sistema complesso istituendo importanti relazioni tanto con le strade e gli edifici in quota (la via Università, la torre pisana e l’edificio che oggi ospita il rettorato) quanto al livello della piazza Yenne e la via Manno. Intorno al Bastione infatti si snodano alcune vie di risalita, oggi solo abbozzate, ma che potrebbero, con opportuni interventi, essere potenziate e presentarsi di grande efficacia al nostro scopo. Il Fronte Occidentale dunque, nonostante sia quello dalla figura monumentale compiuta, nelle sue relazioni con la città bassa manca dell’unitarietà che invece è riscontabile sul versante opposto. La varietà di condizioni però dà luogo a potenzialità diverse che non vanno necessariamente immaginate come alternative: è infatti auspicabile un approccio che metta insieme soluzioni parziali e mezzi di trasporto diversi e integrati, andando a configurare un sistema unico, solidale e variato. In particolare sembra opportuno evitare di considerare quale unica soluzione praticabile quella della risalita verticale diretta tramite ascensore: attraverso il rafforzamento e il miglioramento di passeggiate e percorsi esistenti e l’integrazione di mezzi diversi di spostamento si può infatti raggiungere un risultato altrettanto efficace.
A.1 Area Fossa di San Guglielmo L’area della Fossa di San Guglielmo è di grande interesse per la questione che affrontiamo in quanto la sua configurazione attuale appare provvisoria e insoddisfacente e necessita di un intervento radicale: tanto in quota quanto al livello più basso, dove si trovano oggi le strutture universitarie e l’edificio della ex Clinica Aresu. Il versante della Fossa inoltre è meno esposto e meno legato alla figura consolidata di Castello come piazzaforte: un intervento su questo versante comporterebbe pertanto rischi minori di alterazione dell’immagine di Castello nei suoi tratti più tipici. La Fossa è arginata dalla Cortina di San Gugliemo, realizzata nel Cinquecento da Rocco Capellino per unire i Bastioni della Concezione e di Santa Croce, e, più sotto, dalla Falsabraga a Tenaglia della Concezione: oggi, al di sotto della falsabraga, gran parte della superficie è coperta dalla vegetazione e, nell’area più bassa, si incuneano nell’ansa rocciosa edifici anonimi di costruzione recente. La Fossa, verso sud, è contigua al Bastione di Santa Croce e alla sua Controguardia (quindi all’ampia area del terrapieno, oggi destinata a parcheggio) e, verso nord,
alla via Porcell e all’accesso alla via Genovesi, aperto, attraverso le mura spagnole, alla fine del XIX Secolo (secondo le indicazioni del piano del Cima). Intorno alla Fossa potrebbero convergere i flussi che attraversano via Santa Margherita e via San Gregorio (anche in previsione della dismissione e riconversione dell’Ospedale Civile) e quelli legati all’uso degli edifici universitari situati nell’area. Cittadini e visitatori potrebbero da lì venire accolti in un sistema di risalite costruito sul percorso sterrato esistente che lambisce le mura con approdo in via Porcell, all’ingresso della via Genovesi. Questo percorso andrebbe bonificato e restaurato e puntuali interventi potrebbero facilitare la risalita con l’inserimento di elementi meccanizzati leggeri per coprire tratti a bassa pendenza. Il recupero del percorso potrebbe inoltre riattivare e rendere accessibile l’ingresso al quartiere attraverso la porta aperta nel Bastione di Santa Croce alla fine del XVI secolo. L’approdo sulla via Porcell, nel terrapieno oggi utilizzato come parcheggio, appare inoltre ottimale in quanto introdurrebbe direttamente i visitatori all’incrocio di due delle strade più suggestive del quartiere, la via Genovesi e la via Santa Croce. La risalita lungo il fianco della Fossa, come anticipato, risulterebbe contigua ad eventuali e previsti interventi sul Terrapieno e sotto il Bastione di Santa Croce. Il potenziamento della via verso la Fossa potrebbe anche porsi come alternativa a quegli interventi che presentano problematiche gravi. In questo caso però, dato il posizionamento eccentrico dell’area della Fossa rispetto ai flussi principali della città, si renderebbe necessario portare a un ripensamento e un intervento radicale nell’area bassa, con l’eventuale sostituzione degli edifici esistenti con parcheggi (anche multipiano) in modo tale da configurare questo come un punto di approdo dei flussi automobilistici, dal quale i visitatori potrebbero poi proseguire con i mezzi pubblici e i sistemi di risalita, fisici e meccanici.
A.2 Bastione di Santa Croce Intorno al Bastione di Santa Croce, alla sua Controguardia e al Terrapieno che li divide, è nato un progetto del Comune che è stato recentemente al centro di un vivo dibattito. Il progetto prevede la costruzione di un parcheggio interrato su più piani all’interno del volume del bastione di controguardia con il trattamento della copertura a verde. Dal piano del terrapieno il percorso di risalita individuato proseguirebbe penetrando nel Basso Fianco del Bastione di Santa Croce, per arrivare alla quota superiore di questo e da qui accedere, attraverso una porta esistente, all’interno del Bastione di Santa Croce stesso. Qui è prevista la collocazione di un ascensore per raggiungere la quota della via Santa Croce nell’area dell’ingresso al ghetto. Il piano è stato recentemente presentato come base per un dibattito e quindi disponibile a miglioramenti. Appare interessante per la volontà di ridurre il proprio impatto visivo attraverso gli interramenti e gli interventi interni ai volumi delle mura. Restano però da approfondire le conseguenze che lavori così importanti, come quelli previsti per il parcheggio interrato multipiano, possano produrre sulla cortina a livello statico e geologico (oltreché per la distruzione di eventuali preesistenze). Molta cura dovrà esser posta nel disegno degli ingressi e delle uscite del garage, tanto al livello della via Santa Margherita, quanto a livello degli ambienti di risalita nel Basso Fianco del Bastione di Santa Croce. Non particolarmente felice appare l’approdo negli spazi ristretti del ghetto e in quel punto della via Santa Croce. Il progetto proposto dal Comune interviene anche lungo la Fossa di San Guglielmo, secondo metodi e soluzioni condivisibili, come descritto nel punto precedente.
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A.3 Area Santa Chiara – Torre dell’Elefante Un’area di grande interesse per il sistema delle relazioni città alta e città bassa e senz’altro quella che comprende l’ex convento di Santa Chiara, la Torre dell’Elefante e il Bastione del Balice. Lo è in primo luogo per la sua posizione: intercetta, dal basso, luoghi di convergenza di cittadini e visitatori come Piazza Yenne, Corso Vittorio Emanuele, via Manno e il Largo Carlo Felice (su scala maggiore è meta privilegiata per chi arriva dal Porto, proprio attraverso il Largo); alla quota di Castello, inoltre, offre l’approdo a punti strategici come la porta sotto la Torre dell’Elefante - che immette nel cuore del quartiere - o la via Università e la spianata panoramica del Bastione del Balice, scenari fra i più suggestivi ed emblematici della città. Oltre alla posizione, sono di grande interesse le relazioni, reali e potenziali, che legano in quest’area i luoghi della città bassa e della città alta. Una prima via di risalita è già parzialmente configurata e corrisponde al percorso che comprende le scalette di Santa Chiara e l’ascensore recentemente collocato all’imbocco di queste: il visitatore può dunque raggiungere con mezzi meccanici la quota bassa sotto il Terrapieno del Cardona, dovendo poi però affrontare la ripida risalita fino alla torre e oltre. Su questo nodo possono essere fatte diverse considerazioni: la sua quota bassa, con il collegamento diretto con la piazza Yenne e la via Santa Margherita (e quindi il quartiere di Stampace), potrebbe essere potenziata attraverso il ridisegno e il miglioramento dell’accesso alle scale e all’ascensore e con la risistemazione di tutta l’area relativa alla chiesa e ai resti dell’ex convento. Nell’area del convento si potrebbe prevedere una struttura con vocazione di accoglienza e introduzione alla città e al suo centro storico, il percorso ascendente potrebbe essere incorporato all’interno del nuovo manufatto architettonico (sul modello dei musei definiti da una rampa concentrica). Anche la presenza del mercato di Santa Chiara è a nostro avviso utile al processo di riqualificazione: il mercato può infatti essere potenziato e riconfigurato e costituire dunque un polo di attrazione dei flussi e un elemento catalizzatore della vita del quartiere. Alla quota intermedia, corrispondente all’imbocco della salita del tratto meridionale di via Cammino Nuovo, si potrebbe studiare l’inserimento di mezzi meccanici leggeri, come rampe o scale mobili, che occuperebbero solo una parte della via e le cui strutture potrebbero essere dissimulate e progettate in armonia con il contesto lungo il limite della strada più lontano dalle mura antiche. L’area oggi occupata dal circolo bocciofilo potrebbe essere messa a disposizione della città – integralmente o solo in parte – ed ospitare gli impianti sopra descritti e luoghi per la sosta e punti informativi. La conclusione del percorso descritto sarebbe dunque la via Università, con la possibilità di entrare in Castello attraverso al Torre dell’Elefante o di dirigersi verso
l’ex Teatro Civico e il Bastione di Saint Remy. In questo senso i locali comunali adiacenti alla torre appaiono come destinazione ideale di un punto informativo di orientamento e smistamento dei flussi. Infine sarebbe importante integrare anche la spianata del Bastione del Balice a questo sistema di luoghi: si tratta di un sito tra i più suggestivi della città che offre la vista panoramica più completa del fronte meridionale di Cagliari, con il Largo, Stampace e Marina sullo sfondo del porto. Il bastione è attualmente occupato dalle macchine, dalle quali dovrebbe essere liberato. Una strategia interessante potrebbe essere quella di riqualificarne gli spazi, chiarificandone le relazioni con il palazzo dell’Università attraverso l’apertura delle sue logge murate (già previste come diaframma permeabile alla vista e all’aria dal loro progettista originale, Saverio Belgrano di Famolasco, e che quindi potrebbero recuperare questa loro configurazione) e il ridisegno dei volumi che occupano oggi la spianata. Il Bastione del Balice si presta anche ad altre considerazioni per quanto riguarda il tema delle risalite. La cortina infatti termina verso il basso dietro alcune case disposte sul retro della via Manno. Dalla via si apre la via Giovanni Spano che risale fino alla porta dei Leoni. Questo snodo potrebbe essere oggetto di intervento e potenziamento, magari soltanto attraverso l’inserimento di elementi di segnalazione e il ridisegno delle pavimentazioni e degli arredi, magari con l’integrazione di scale mobili in alcuni suoi tratti. C’è anche un’ulteriore ipotesi, più impegnativa, ma ancora più suggestiva: quella di utilizzare l’interno del volume del bastione come luogo per l’inserimento di un ascensore che avrebbe accesso diretto dalla via Manno attraverso uno dei volumi della case che si addossano alle mura, e che emergerebbe direttamente alla quota del terrapieno superiore.
B. FRONTE MERIDIONALE B.1 Bastione del Balice – Cortina di Porta Castello Come anticipato si è considerato il fronte meridionale soprattutto in relazione al Bastione del Balice che è stato analizzato nel punto precedente. La Porta dei Leoni, infatti, risulta accessibile a piedi, affrontando, dalla piazza Costituzione, il declivio della via Mazzini che rigira introno allo sperone del Bastione di Saint Remy. Sotto lo sperone è disponibile un’ampia area che affaccia direttamente sulla via Manno avendo accesso alla quota della via Mazzini: anche questo potrebbe essere un punto strategico per la realizzazione di un luogo di informazione e attrazione dei flussi dei visitatori.
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C. FRONTE ORIENTALE Consideriamo come Fronte Orientale i margini del quartiere di Castello che vanno dal Bastione di Saint Remy al Bastione della Tenaglia e Cittadella dei Musei. Lungo questa linea il carattere della città bassa ha importanti gradi di coerenza e continuità, diversamente da quanto accade sul fronte opposto. Già in passato l’area che si estende sotto il promontorio è stata letta come lo sviluppo di una unica passeggiata: un percorso che comincia dal Bastione di Saint Remy, dalla Passeggiata Coperta e dall’ex vivaio, e prosegue lungo il cammino panoramico di viale Regina Elena per arrivare ai Giardini Pubblici e alla Galleria Comunale (e da lì continuare ancora fino a risalire a Buoncammino). Un percorso con variazioni di quota modulate nella direzione nord-sud e che potrebbe essere rafforzato e integrato nel suo sviluppo e nelle sue articolazioni, intervenendo con opportuni sistemi di collegamento verticale con la città alta (in parte già realizzati tramite gli ascensori). Il Fronte Orientale può dunque essere letto come un unico sistema complesso e articolato che offre importanti possibilità alla città, soprattutto se considerato come insieme organico, disegnato da un progetto unitario e coerente. E le sue potenzialità non sono da considerare solo alla scala del rapporto tra città alta e città bassa, ma a quella dell’intero sistema urbano: il lungo percorso si configura certo come grande cerniera verde - a vocazione pubblica - tra i due quartieri storici di Villanova e Castello, ma è anche un’importante asse di attraversamento nord-sud (tanto automobilistico che pedonale) che mette in comunicazione il fronte meridionale e le espansioni più settentrionali di Cagliari. Il disegno e il potenziamento della passeggiata deve per questo essere studiato nelle sue connessioni con i principali flussi e percorsi cittadini considerati nel loro insieme, favorendo mezzi e sistemi di percorrenza alternativi all’automobile. Da questo punto di vista le osservazioni riguardanti le risalite vanno integrate in un progetto più generale che, a scala molto ampia, definisca i rapporti tra le parti storiche della città e le espansioni moderne. Gli scambi tra città alta e città bassa sono in quest’ottica un episodio particolare di un ripensamento strategico più generale. Le aree di studio da noi individuate sono quella del Bastione di Saitn Remy e della Passeggiata Coperta, con le loro relazioni dirette con la Piazza Costituzione, con l’area dell’ex vivaio e con il viale Regina Elena; le aree del parcheggio del Terrapieno con il sistema degli ascensori che approdano in Piazzetta Mundula.
C.1 Bastione di Saint Remy e Passeggiata coperta La passeggiata coperta Galleria Umberto I è un luogo rappresentativo della città, in quanto parte del complesso rinnovato del Bastione di Saint Remy, che, come è noto, ha riconfigurato i bastioni della Zecca e di Saint Remy in forma organica e monumentale tra il 1899 e il 1902. Gli interventi dell’inizio del XX secolo rovesciano il senso della figura della cortina muraria, trasformandola da fronte duro e inaccessibile in grandiosa scalinata pubblica, via di accesso principale e celebrativa alla quota della città alta. L’interesse principale dello spazio della Passeggiata sta proprio in nel suo relazionarsi con il sistema delle scalinate e della spianata superiore e con quello dell’area dell’ex vivaio. È uno spazio monumentale, certo, ma dalla forte vocazione dinamica, non rappresentando in se stesso un approdo definitivo o un punto di partenza in senso assoluto. La storia della Passeggiata, che l’ha vista destinata a funzioni molto eterogenee, testimonia la sua versatilità ed è qundi possibile immaginare che possa ospitare anche in futuro funzioni di accoglienza dei visitatori e di illustrazione della storia e della realtà dei luoghi, come anche eventi puntuali e circoscritti nello spazio. Riteniamo che la Passeggiata debba essere rafforzata in questi suoi caratteri urbani e come elemento di passaggio e transizione, anche potenziando la sua capacità di attrazione di flussi di visitatori e cittadini: di coloro che transitano per la Piazza Costituzione, come di coloro che risalgono il Bastione o si avviano lungo la passeggiata panoramica del viale Regina Elena. È dunque opportuno ipotizzare una sua maggiore integrazione con il sistema di percorsi e risalite ai suoi margini. Importante è soprattutto la connessione con l’ascensore ad essa adiacente che potrebbe essere migliorata nel disegno rendendo l’infrastruttura più organica con il monumento e gli spazi circostanti. Una soluzione efficace in questo senso potrebbe essere quella di spostare l’ingresso all’ascensore all’interno della Passeggiata: tale soluzione garantirebbe da sola il coinvolgimento dello spazio coperto nei flussi di risalita.
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C.2 Ex Vivaio Lo spazio dell’Ex Vivaio Comunale - ormai quasi completato nella sua recente riqualificazione - è uno spazio di grande importanza strategica per la sua particolare vocazione a raccogliere i flussi provenienti da Piazza Costituzione e da Piazza Marghinotti. Un aspetto interessante dei giardini dell’ex vivaio è l’articolazione su più livelli: con il piano parallelo a Viale Regina Elena e il camminamento superiore, sottostante la cortina di Santa Caterina, che, svolgendosi a
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mezza costa, permette la visione ravvicinata della roccia e delle mura medievali, per poi raggiungere, verso nord, il piano superiore della copertura del parcheggio del Terrapieno. La variazione dei livelli introduce al tema più generale della risalita, che così potrebbe trovare un’alternativa alla risalita verticale diretta dell’ascensore in un percorso più articolato e disteso che potrebbe coinvolgere porzioni molto più estese della passeggiata panoramica. Risulterebbe così di grande interesse affiancare al percorso ‘veloce’, quello meccanizzato, un altro caratterizzato da tempi più lenti e contemplativi. Un punto critico di quest’area è senz’altro la conessione tra i percorsi dell’ex-vivaio e la copertura del parcheggio del Terrapieno, oggi risolta con una scala ripida e stretta, inadeguata già nel presente e sicuramente in proiezione futura, anche considerando i flussi di visitatori previsti da una rigenerazione complessiva dell’area. Un’altra questione importante è la relazione tra l’area dell’exvivaio, con i suoi nuovi percorsi, e la passeggiata lungo il lato opposto del viale Regina Elena, sul margine alto del quartiere di Villanova. Se da una parte la passeggiata lungo il viale si sviluppa in continuità e con una sezione ampia, dall’altra, oltre le corsie stradali, il percorso è spesso interrotto e in alcuni punti la strada manca addirittura del marciapiede. Un ripensamento generale di tutto il sistema di percorsi dovrebbe preoccuparsi di rimediare a questi scompensi e potrebbe integrare i nuovi spazi acquisiti nell’area dell’ex –vivaio a quelli della Piazza Marghinotti, dello slargo che si distende subito al di sopra (il Terrapieno Enrico Endrich) e dell’ultimo tratto della via San Saturnino, costruendo e migliorando le vie di comunicazione tra questi diversi ambiti.
C.3 Parcheggio del Terrapieno Il parcheggio del Terrapieno, che ha portato alla trasformazione del volume contenuto nel Bastione del Viceré e alla rimodellazione di parte del suo profilo esterno, rappresenta oggi una delle aree più problematiche del sistema sopra descritto, risultando incompiuto e inadeguato nel disegno della superficie della sua copertura che al momento si configura come territorio semi-disabitato e di difficile accesso. La grande spianata invece gode di una posizione di pregio, aprendosi al panorama dell’intero versante orientale della città e offrendo la vista del fronte di Castello che vi si affaccia. E’ urgente e possibile far evolvere anche questo sistema, attualmente poco efficiente dal punto di vista funzionale e del tutto indecoroso sotto il profilo urbano e paesaggistico, in un complesso di passeggiate e attrezzature ricreative, anche per sottrarlo quanto prima dallo stato attuale di semi-abbandono. La riqualificazione della copertura del parcheggio non dovrebbe però limitarsi al solo disegno del suo piano di calpestio, ma prevedere l’integrazione di funzioni più
articolate e l’incremento dei flussi di attraversamento e della sosta di cittadini e visitatori. Il problema principale di questo spazio è la sua separazione dal Viale Regina Elena, per via della differenza di quota, e la limitatezza dei suoi accessi: è dunque importante rimediare al suo isolamento e ciò potrebbe ottenersi con la collocazione sul piano di copertura di funzioni di uso continuativo - come per esempio impianti sportivi - i cui volumi di servizio potrebbero essere interrati a livello del parcheggio. È infatti importante che l’intervento sul piano della copertura del parcheggio non pregiudichi con nuovi volumi fuori misura i caratteri del luogo così importanti e sensibili per la figura della città. Per migliorare la vivibilità dello spazio dei parcheggi e per garantire migliore permeabilità e comunicazione verticale tra il livello delle auto e quello della copertura, potrebbe essere efficace aprire in più punti la superficie della copertura, mettendola in comunicazione diretta con il piano sottostante e facilitando il passaggio degli utenti, come quello della luce e dell’aria. Considerando le condizioni climatiche della città sarebbe anche opportuno progettare un sistema di luoghi ombreggiati a complemento della passeggiata sul livello superiore, con strutture dall’impatto ridotto e di adeguata corrispondenza con i caratteri paesaggistici del luogo: un sistema che potrebbe essere costituito da allestimenti rimovibili, apribili solo in certi momenti, e da attrezzature minime.
C.4 Gli ascensori tra Piazzetta Mundula e Viale Regina Elena Ai margini settentrionali della spianata che fa da copertura del parcheggio si attesta il sistema degli ascensori che portano dal Viale Regina Elena alla Piazzetta Mundula, alla quota di Piazza Palazzo. La posizione degli impianti esistenti sembra assecondare un’esigenza reale del luogo dato che sono frequentati con regolarità e accolgono principalmente gli utenti del parcheggio e i cittadini provenienti da Villanova. Al contempo il sistema presenta diverse problematiche, fattori di criticità molto evidenti sia dal punto di vista del disegno e della cura dei manufatti, sia da quello funzionale e dei percorsi. Un primo problema è la scarsa percepibilità e praticabilità dal Viale Regina Elena: l’ingresso all’ascensore è dissimulato nel fronte del bastione e costretto in uno spazio ridotto, corrispondente nelle misure quasi solo alla superficie di apertura della porta dell’ascensore stesso. L’area è inoltre praticamente priva di marciapiede e la connessione con l’altro lato del viale, quello panoramico verso Villanova, non è certo ottimale e deve essere ampliata e migliorata. Pur rispettando il tracciato del bastione, si potrebbe modificare ed ampliare l’area di approdo dell’ascensore nella parte interna della linea delle mura, ricavando una sorta di patio a cielo aperto che non interrompa la continuità percettiva della
cortina del bastione. L’ingresso potrebbe avvenire, come ora, dalla apertura già esistente sul fronte sul viale. Un’altra questione importante è quella dell’isolamento del tratto di strada che connette i due ascensori alla quota del terrapieno: si tratta di un percorso che non ha nessuno sbocco diretto verso il viale se non attraverso gli ascensori: al momento di un loro guasto isola gli utenti impedendogli di raggiungere tanto la quota alta di piazzetta Mundula, quanto quella bassa del viale Regina Elena. Crediamo pertanto che sia importante ridisegnare i sistemi di percorrenza a servizio degli ascensori e studiare una loro integrazione con la passeggiata descritta nei punti precedenti. Al percorso meccanizzato si dovrebbe cercare di affiancarne uno fisico sempre accessibile, che possa costituire una valida alternativa in caso di guasto o manutenzione delle macchine. In particolare, verso il Viale, si potrebbe pensare di progettare una rampa di collegamento del piano stradale con il livello del terrapieno: tale sistemazione dovrebbe tenere conto del profilo del bastione e andrebbe realizzata con grande cura e sensibilità all’interno del suo perimetro, negli spazi interstiziali disponibili. La posizione e il disegno dell’ascensore alto sono da riconsiderare. Il prospetto orientale di Castello non possiede quei caratteri di continuità e monumentalità del versante occidentale dove i bastioni rinascimentali costruiscono una cortina continua che fa da basamento grandioso alle case del quartiere ai suoi monumenti: verso est la cortina muraria è molto frammentaria e per lunghi tratti emergono la roccia originaria e la vegetazione. Le case non appaiono contenute dallo strapiombo, ma si innalzano in continuità con la parete verticale o aggettano su di essa appoggiandosi a elementi a mensola o a contrafforti: e questo accade sia con le case comuni, sia con i monumenti come il Duomo e la Torre di Santa Lucia. Su uno sfondo così eterogeneo l’inserimento degli ascensori può essere considerato senza i vincoli assoluti che imporrebbe la sovrapposizione sui bastioni occidentali: ciò però non deve portare a trascurare i caratteri del paesaggio e la sua figura consolidata. Si prospettano dunque due alternative: da una parte mantenere l’ascensore come elemento staccato e sovrapposto alla parete verticale, confermando l’approdo su Piazzetta Mundula, ridisegnandone però le forme per renderle compatibili con il paesaggio su cui si insediano; dall’altra si potrebbe studiare un intervento più strutturato che prevedesse l’inserimento dell’ascensore all’interno della roccia. In quest’ultimo caso si dovrebbe studiare un accesso verso il basso ad un livello inferiore a quello di imposta delle mura e, verso l’alto, l’opportunità di integrare la risalita in volume che completasse il non finito di Palazzo Viceregio, nell’area dell’ex Palazzo San Placido, e quindi portasse ad un ripensamento e ridisegno della piazzetta Mundula per intero.
C.5 Viale Regina Elena e Giardini Pubblici Il tratto settentrionale del Viale Regina Elena, dall’altezza degli edifici dell’Unione Sarda, fino all’ingresso dei Giardini Pubblici, può essere valorizzato e potenziato in alcuni punti. Tutto il fronte occidentale del percorso, oggi privo per lunghi tratti di marciapiede ed occupato dai parcheggi, andrebbe migliorato e reso agibile. Lungo questo tratto si trovano la scuola Attilio Mereu e gli spazi ex Dopolavoro dei dipendenti comunali. La scuola è un progetto di Ubaldo Badas ed è uno degli esempi migliori del primo razionalismo in Sardegna: più volte rimaneggiata e ampliata, abbandonata dal 1999, sarà presto restaurata e riaperta con la sua funzione originaria. L’ingresso alla scuola si trova dove il viale rigira per salire alla Porta Altamira, si potrebbe dunque immaginare di intervenire ai margini inferiori dell’area del futuro asilo, tenendo conto delle variazioni di quota che separano il piano della scuola da quello della strada. Gli spazi dell’ex Dopolavoro, di proprietà comunale e liberi dopo la chiusura del locale Charanga, occupano un’area ampia, disposta a cerniera tra i due livelli del viale Regina Elena e la rampa di ingresso all’asilo Mereu. Una minima porzione dell’area è costruita, mentre per la gran parte ospita giardini e campi sportivi di ridotte dimensioni: un ridisegno di questi spazi e una loro effettiva apertura alla passeggiata del viale sarebbe opportuno e auspicabile. In questo modo si potrebbe anche studiare un attraversamento più diretto in senso verticale, facilitando e migliorando il percorso di risalita verso la Torre di San Pancrazio e la Cittadella dei Musei. Parte dell’area potrebbe anche essere predisposta a parcheggio, di modo da liberare, anche solo parzialmente, lo spazio subito antistante l’ingresso dei Giardini, oggi ingombro di veicoli in sosta. Chiudono il percorso l’ingresso ai Giardini pubblici e la rotonda per il traffico che gli sta di fronte. Questo spazio è pure di grande interesse ed offre molti spunti e suggestioni essendo il nodo di diversi percorsi cittadini, sia pedonali che automobilistici. Un tema è proprio quello dell’approdo pedonale ai Giardini, che andrebbe migliorato come detto sopra. Un’altro è quello del collegamento con il quartiere di Villanova, attraverso la via San Saturnino: oggi è affidato a scalinate in parte nascoste dalla vegetazione e dalle differenze di quota: sarebbe auspicabile una razionalizzazione e un trattamento più consono dei percorsi, che, oltretutto, potrebbero essere disegnati in continuità con quelli di nuova risalita immaginati nell’area dell’ex Dopolavoro.
TEMI PROGETTUALI
TEMA 1
Ospedale Civile/ Bastione di Santa Croce
Il problema delle relazioni fisiche tra il quartiere di Castello e quello di Stampace, e con esso la costruzione di una città razionalmente configurata nelle sue parti, ha segnato la storia di questo luogo per più di tre secoli. In sintesi, le fasi di questa vicenda possono essere indicate in alcuni importanti progetti e realizzazioni: la costruzione delle fortificazioni sul versante occidentale della collina di Castello, il bastione di Santa croce e le relative opere al contorno e terrapieni; il primo tentativo, nel 1790, di rafforzamento del sistema Castello-Stampace con il “Nuovo Stradone”, o Cammino Nuovo; il collegamento tra l’Ospedale Civile, progettato nel 1844 da Gaetano Cima, e la via dei Genovesi a Castello, progetto indicato come uno degli elementi determinanti del Piano Regolatore disegnato dallo stesso Cima nel 1861, solo parzialmente realizzato e che ha costruito, con la grande opera del Bastione San Remy, una delle nuove porte della città alta, gli ingressi moderni che avrebbero dovuto cambiare definitivamente il ruolo urbano del Castello; infine, i progetti novecenteschi, perlopiù interessati all’aspetto infrastrutturale e viabilistico, che sulla base di radicali modificazioni del tessuto urbano e del significato dei singoli elementi architettonici, hanno reso questa parte di città problematica e marginale. Così, in quest’area si sono raffigurate ipotesi di città intorno alle quali, almeno dalla fine del settecento, erano poste le aspirazioni di una modernità che non si è mai compiuta, si è interrotta, lasciando sul campo elementi di grande intensità urbana, ma sempre comunque incompiuti. Una parte di città fortemente problematica che si oppone continuamente alla sua modificazione razionale, laddove questa percorre incerte soluzioni che manifestano l’incapacità di cogliere il significato reale del luogo e dei suoi elementi. In questo senso questa è un’area che rappresenta, anche metaforicamente, la dimensione contemporanea della città. Innanzitutto, per non generare ambiguità interpretative, è necessario affermare che non esiste una cesura netta tra quella che chiamiamo città antica e la città moderna e contemporanea, nel senso che elementi dell’una e dell’altra si possono riconoscere sia come anticipazione sia come continuazione dei processi urbani. Forse, e questo sposta l’attenzione sui contenuti metodologici e culturali che il progetto cercherà di formulare e sostenere, se l’aspirazione alla regolarità della struttura urbana, il suo progetto razionale, ha comunque sempre a che fare, nella città antica, con la costruzione di luoghi simbolici, al contrario possiamo riconoscere nella città moderna e contemporanea, nelle regole di costruzione della città, il dominio dell’applicazione di standard e modelli tesi al predominio di una razionalità astratta e generale, che rappresentano anche una condizione ideologica nuova. Il riferimento alla città neoclassica o, per estensione, alla città antica, non è inteso come un nostalgico sguardo verso un luogo formalmente definito dalla dimensione e dalla costruzione di un linguaggio condiviso e relativamente unitario, ma come matrice di una più complessa interazione tra passato e futuro, tra figure urbane consolidate e ipotesi di radicali rinnovamenti ideali, che si costruisce solo parzialmente in opposizione con il contesto e che indica nella città esistente alcuni luoghi intorno al quale definire nuove polarità, interventi precisi che hanno a che fare anche simbolicamente con un cambiamento delle città. Oggi, forse, dobbiamo fare questa operazione nelle nostre città, anche perché sembra poco significativo, o inefficace, opporre un progetto radicalmente sostitutivo, integralmente nuovo, che ragiona in termini di tabula rasa.
L’ipotesi progettuale individua, in via preliminare, tre elementi urbani particolarmente significativi e problematici, e li trasforma in potenziali strumenti per la messa in forma della città contemporanea: il terrapieno di cammino nuovo, l’ospedale civile del Cima e il fosso di San Guglielmo. Tre elementi che rappresentano anche il significato metodologico della proposta. Il problema della trasformazione, della riconnessione tra la città alta e la città bassa, non può essere risolta, infatti, con elementi puntuali, come recentemente è stato fatto. Quest’area, come emerge anche dalla sua storia – è stata letta nella sua complessa struttura storica, ambientale e di relazioni, in maniera unitaria e globale. Il progetto del Cima, ad esempio, cercava di definire un’idea di città che rappresentasse la città nuova, un nuovo paradigma urbano, e per fare ciò aveva pensato un progetto capace di favorire relazioni urbane più ampie e mettere a sistema i singoli monumenti e il loro significato oltre la funzione. Recentemente, invece, una serie di interventi parziali non hanno considerato questa condizione complessiva della città, ed hanno lasciato sul campo frammenti. La sistemazione di cammino nuovo a parcheggio a raso, ad esempio, ma anche l’ipotesi di un parcheggio sotterraneo nello stesso luogo; gli interventi di adeguamento e ampliamento delle strutture universitarie nella Fossa di San Guglielmo; oppure, il progetto della viabilità che ha visto quest’area particolarmente coinvolta, già dalla seconda metà dell’Ottocento e che è stata la causa di demolizioni molto importanti nel quartiere di Stampace. Sono progetti, questi, che hanno valutato sempre un solo punto di vista, un solo momento della complessa struttura urbana, e per questo sono stati incapaci di costruire un immagine urbana di qualità. La stessa questione delle risalite, che oggi viene posta come strumento rilevante per le politiche di riconversione urbane della città storica, non può essere un problema esclusivamente legato al tema funzionale. Queste considerazioni sono alla base dell’idea progettuale che dovrà, al contrario, all’interno di una risposta funzionale adeguata, riprendere i fili del progetto di una città interrotta, «rappresentare simbolicamente» una società rinnovata nella sua struttura. Tra le varie ipotesi, ad esempio, la ricostruzione della “piazza-terrazzo” di fronte all’Ospedale Civile, che costituiva uno di spazio pubblico che si confrontava con
Immagini del versante occidentale di Castello intorno alla metà dell’Ottocento
i luoghi delle antiche fortificazioni, anche in termini dimensionali – d’altronde l’edificio del Cima, una grande attrezzatura urbana, è un manufatto che si confronta con la dimensione delle fortificazioni e che guardava all’esperienza della città europea, nella costruzione di una nuova e rinnovata immagine urbana. Riprendere questo nodo urbano, coincidente con la via San Giorgio, per fornire una risposta alternativa ma anche eventualmente integrativa, e non necessariamente sostitutiva, al parcheggio ubicato nel terrapieno, potrebbe offrire una soluzione anche meno problematica rispetto alla costruzione del parcheggio sotto il bastione. Ma oltre alla risposta funzionale questo progetto propone altro. La via San Giorgio, infatti, è generata dalle macerie del quartiere demolito – si potrebbero trovare interessanti frammenti, occasione per ricostituire o ricomporre gli stessi, con nuovi significati, in un gioco della memoria del luogo - e il nuovo manufatto, il “nuovo terrazzo”, potrebbe definire la testata di un sistema che fa capo all’Ospedale Civile, il quale, cessata la sua attività di nosocomio, dovrebbe ospitare le funzioni dell’università oggi collocate all’interno della Fossa di San Guglielmo.Ecco che il progetto, attraverso un’azione unitaria, potrebbe risolvere diversi problemi: liberare la Fossa di San Guglielmo da edifici ed impianti obsoleti e di scarso o nullo valore architettonico, mantenendo solo l’edificio metafisico della Clinica Aresu e restituendo così l’immagine di una parco urbano; evitare di intervenire pesantemente sulla struttura delle fortificazioni; ricostruire, con il terrazzo dell’ospedale, un nodo urbano di grande qualità che assume funzioni infrastrutturali rilevanti, come quelle del parcheggio interrato. L’idea, allora, di una contrapposizione tra una “città murata”, che dovrebbe rappresentare le qualità della città del passato, e una città opposta ad essa, ovvero l’immagine della città contemporanea, si indebolisce molto: ritroviamo, con il progetto, quella continuità che è l’elemento del corpus urbano, della dinamica urbana, tra la forma fisica e quella simbolica, tra l’idea di progresso e la necessaria modificazione della città.
Progetti di ridisegno della via San Giorgio negli anni ‘30.
TEMA 2
Santa Chiara/ Torre dell’Elefante
Un’area importante per il sistema delle relazioni città alta e città bassa è quella che comprende la Piazza Yenne, l’ex convento di Santa Chiara e la Torre dell’Elefante. Lo è per la posizione: intercetta, dal basso, luoghi di convergenza di cittadini e visitatori come Piazza Yenne, Corso Vittorio Emanuele, via Manno e il Largo Carlo Felice ed è meta privilegiata per chi arriva dal Porto proprio attraverso il Largo; alla quota di Castello, inoltre, offre l’approdo a punti strategici come la porta sotto la Torre dell’Elefante - che immette nel cuore del quartiere - o la via Università e la spianata panoramica del Bastione del Balice, scenari fra i più suggestivi ed emblematici della città. Le relazioni, reali e potenziali, che legano i luoghi compresi nell’area sono di grande interesse: si tratta di spazi ed edifici che possono essere ripensati in stretta connessione, in modo da costruire un percorso riconoscibile che rafforzi ed esalti la relazione tra Castello e il resto della città. Una prima via di risalita è oggi parzialmente configurata con il percorso che comprende le scalette di Santa Chiara e l’ascensore recentemente collocato all’imbocco di queste: il visitatore può dunque raggiungere con mezzi meccanici la quota bassa sotto il Terrapieno del Cardona, dovendo poi però affrontare la ripida risalita fino alla torre e oltre. L’area dell’ex convento di Santa Chiara è forse il luogo più problematico nel presente e quello più ricco di possibilità per il futuro: il suo stato attuale contrasta fortemente con la sua storia e con il ruolo che invece ha giocato in passato nella definizione di questa parte della città. Risalente al XIII secolo, ha storicamente costituito una forte presenza sia come fulcro delle relazioni sociali ed economiche, sia come
centralità attorno alla quale nel tempo si è formato il tessuto edilizio. La chiesa di Santa Chiara si aggiunse nel XVII secolo al primitivo nucleo conventuale, sostituendosi alla prima cappella preesistente. Ancora oggi mantiene quasi inalterata la sua consistenza materiale e formale, a differenza dell’ex monastero, che si presenta come spazio vuoto, delimitato da residue porzioni dei muri perimetrali portanti, che solo in minima parte lasciano intuire la consistenza spaziale dell’antico complesso. La demolizione dei diversi corpi di fabbrica, resasi necessaria dopo i bombardamenti del ’43, e gli interventi finalizzati alla creazione di un mercato civico, realizzati alla fine degli anni ’50, hanno cancellato i volumi del complesso monastico e restituito poche tracce delle fondazioni e di alcune pavimentazioni originali emerse a seguito dei recenti interventi di consolidamento architettonico e di scavo archeologico. La scarna presenza definita dal grande vuoto e dai lacerti murari del complesso monastico, generano un’immagine appena percepibile da chi percorre la salita verso Castello, ma pienamente visibile una volta arrivati alla quota basamentale del Bastione di Santa Croce. Questo luogo attende interventi di risanamento, la ricostruzione di una sua immagine e la riconversione o il potenziamento delle funzioni attuali. Il complesso costituito dall’area del convento e dalla chiesa di Santa Chiara – oggi utilizzata per attività culturali - potrebbe essere generatore di una nuova condizione urbana e costituire un importante nodo funzionale intermedio, preludio dell’ingresso a Castello, nonché incorporare una porzione del percorso pubblico di risalita. Ciò potrebbe facilitare la ridefinizione progettuale dei dispositivi di risalita meccanizzata – ascensore e servoscale – che necessitano di una riconfigurazione coerente con i valori storici e architettonici delle preesistenze.
TEMA 3
Balice/ Porta dei Leoni
La risalita da piazza Yenne verso il bastione di Santa Croce. La Chiesa di Santa Chiara. (G.M., 2013).
Il fronte occidentale (vista aerea). La Torre dell’Elefante e la via Cammino Nuovo (G.M., 2013)
Alla quota intermedia, corrispondente all’imbocco della salita del tratto meridionale di via Cammino Nuovo, in prossimità dell’uscita dall’ascensore, si sviluppa il percorso verso la Torre dell’Elefante. L’area oggi occupata dal circolo bocciofilo offre una vista suggestiva di Stampace e del resto della città e potrebbe essere resa accessibile – anche parzialmente - e risistemata, mettendo così a disposizione della città uno dei tratti più panoramici di questo percorso. L’approdo ultimo è la via Università, con la possibilità di entrare in Castello attraverso la Torre dell’Elefante o di dirigersi verso l’ex Teatro Civico e il Bastione di Saint Remy. Alcuni locali subito adiacenti alla Torre, di proprietà comunale, potrebbero essere allestiti come luogo di accoglienza del visitatore e fare da introduzione al quartiere. All’imbocco della via Università, il palazzo del Rettorato e la spianata del Bastione del Balice sono un fuoco monumentale di grande rilevanza che potrebbe essere conesso al percorso descritto, con la liberazione del bastione dalle auto e la sua apertura al pubblico.
Città-muro vs città murata. Il versante sud ovest della rocca di castello, quel settore delle mura che si estende dal sistema tra l’antico complesso monastico di Santa Chiara, la risalita di via Cammino nuovo e la torre dell’Elefante passando per le terrazze del Balice e dei Palazzi Universitari fino all’altra porta, quella dei Leoni, e il vuoto urbano che da qui ricollega la via Mazzini e la Via Manno fino a Piazza Martiri, oltre che rappresentare l’affaccio più diretto della città alta verso sud, quello che si mostra al porto e al mare con maggiore evidenza svelando la discontinuità fisica tra i quartieri bassi e la città fortificata, è anche quello dove le due città cercano di rientrare in stretto contatto attraverso il possente diaframma murario delle fortificazioni. Quel critico margine slabrato, disteso, laddove non totalmente destrutturato, che altrove ha reso distanti il Castello e il resto della città, anche storica, e ospitato mal risolti viali, giardini, gallerie e fosse, fino alle contemporanee terre residuali incolte e ai terrapieni di parcheggi, qui mostra una evidente soluzione di continuità, nella quale i tessuti dei quartieri bassi di Stampace e Marina, progressivamente si elevano fin quasi a toccare le prime case di castello, costruendo una forma urbana storicizzata intermedia, una “città-muro”. Il sistema murario fortificato qui è muro di cinta e di protezione, ma è anche contenimento e luogo di sostruzione dei tessuti a valle, luogo costantemente attraversato, ma anche vissuto, elemento pubblico, ma spesso privato, esterno e, in larga misura, anche interno. Il muro e la città diventano sistemi continui, fusi, intrecciati che neppure i progetti delle neofortificazioni bastionate tra ottocento e novecento, nell’intento di riproporre la drammatica contrapposizione militare tra città alta e quartieri extra muros, sono riusciti ad alterare completamente.
Il tema dell’ingresso nascosto In tale ottica, il tema della risalita sud occidentale alla rocca di castello è soprattutto un tema urbano nel senso della profonda fusione tra i percorsi provenienti dall’interno dei quartieri e le risalite puntuali, improvvise e inaspettate verso la città alta: la città e la sua struttura, accompagnano la risalita, che da elemento funzionale diventa luogo, o approdo di una successione di luoghi che le conferiscono un senso più ampio, quasi didascalico e di orientamento. Tuttavia gli accessi alla città fortificata su questo versante appaiono quasi inaspettati e nascosti: la via Cammino Nuovo sbatte contro i muri della stecca edilizia universitaria per poi dimessamente approdare alla Torre dell’Elefante, la via Manno vede le mura adiacenti solo attraverso la casuale assenza di un tassello urbano e si collega alla Porta dei Leoni attraverso un percorso a doppia s che raggira lo sperone bastionato che cela quello che è uno degli accessi decisivi al quartiere alto. Infine, il percorso “minore” e ancora nascosto della via Spano, che compresso tra le mura e i retri della più commerciale via Manno, sale verso la porta dei Leoni in un progressivo e intimo “interno urbano” che non ha un inizio e una fine. Il tema dell’ingresso da scoprire, perfettamente iscrivibile all’interno della cultura urbana mediterranea delle “città con porto” (Matvejević, 2006), appare oggi una interessante chiave di lettura del tema dell’accessibilità al castello in senso più ampio rispetto alla, seppur annosa e sentita, questione della accessibilità fisica facilitata ai quartieri storici.
Città stratigrafica Ma ancora più interessante appare, in questo versante della rocca, l’aspetto “multilayered” della città storica, quella momentanea deviazione dell’immagine arcigna e murata del resto del Castello, data dalla sovrapposizione di diverse città, o diverse fasi di essa, che convivono nella contemporaneità proiettando una delle immagini più interessanti della Cagliari storica. La Cagliari del Cima, che nel ridisegno della Cagliari pisana e dei Bastioni settecenteschi, apre la città alta ai quartieri bassi, trasformando i baluardi della Leona, compresa l’antica porta dell’Aquila, ora dei Leoni, e unificandoli in un unico complesso ancora bastionato di Saint Remy, praticamente saldato al complesso Universitario e di Palazzo Boyl, dialoga con il contesto frammentario postbellico, che vede importanti brecce nell’altrimenti continua cortina delle case addossate alle mura. Questo in un contesto nel quale la città storica si è progressivamente riappropriata del suo rapporto con i lungomari, ha riscoperto un’anima commerciale e di socializzazione di alcune arterie nobili dei quartieri storici, ha visto un progressivo sviluppo, anche se mai compiuto, della sua accessibilità e percorribilità. Una città che mostra, complice l’articolata morfologia che la sostiene, anche se non del tutto, i suoi strati e le sue sovrapposizioni storiche: il Balice e la Porta Castello, si configurano come strato intermedio e intercalare posto tra dimensioni della città storica differenti che accolgono le più profonde modificazioni e diversificazioni d’uso indotte dalla contemporaneità. La città ipogea Infine è proprio il substrato di appoggio della rocca e dei suoi bastioni, il suolo profondo, su cui fonda la città alta e a cui si appoggia, spesso sostenendolo, la città più bassa, lo strato di riempimento che si trova tra questo suolo e il piano emerso della città storica, che rappresenta un luogo di grande complessità, ancora non del tutto esplorato e conosciuto, ma che offre grandi potenzialità in termini di ripensamento progettuale contemporaneo della città storica e delle sue connessioni di quota. Qui, infatti, si trovano le grandi cisterne d’acqua che per secoli hanno consentito ai castellani di vivere nella rocca, qui si trova la rete di camminamenti e rifugi ipogei che nelle diverse epoche storiche hanno accompagnato la vita della città costituendo quasi un’immagine duale dei tessuti di superficie; qui si trovano probabilmente alcune delle risposte possibili ai temi della mobilità e della connessione fra città alta e città bassa.
Carta delle modificazioni intorno ai bastioni di St. Remy Immagini della via Mazzini e della via Spano “a piè di mura” (G.M., 2013)
I vuoti urbani e gli spazi interstiziali L’ambito di lavoro compreso fra la via Università e la via Manno, è interessato da un salto di quota importante che si riduce, quasi annullandosi in prossimità della porta del Leone. Lungo il suo sviluppo le mura storiche e i bastioni ne costituiscono l’asse portante, la direttrice planimetrica e l’orizzonte alto e quasi irraggiungibile. In alto le terrazze del Balice da un lato e del Bastione San Remy dall’altro si configurano come spazi pubblici di straordinario valore ma mai intermente compiuti nel loro potenziale urbano, in basso lo spazio intermedio che si genera ai piedi delle mura si trasforma in un percorso ascensionale e quasi simbolicamente di conoscenza della città a partire dalle sue fondazioni. Lungo la via Manno (nella parte bassa verso la piazza Yenne, e nella parte alta in prossimità di piazza Martiri) e la via Mazzini (a lato della porta del Leone), alcuni vuoti urbani di piccole dimensione originatisi in seguito ai bombardamenti del 1943, diventano gli ambiti critici in cui verificare la capacità del progetto nel dare risposte puntuali ma con valore urbano senza sottrarsi alla necessaria dialettica tra le stratificazioni storiche del contesto e l’architettura contemporanea.
TEMA 4
Il fronte orientale
Il “Fronte Orientale” si configura come una grande cerniera verde, a vocazione pubblica, secondo la sua connotazione storica, tra i due quartieri storici di Villanova e Castello, ma si pone anche come importante asse di attraversamento nord-sud, automobilistico e pedonale, che mette in comunicazione il fronte meridionale e le espansioni più settentrionali di Cagliari. Si tratta di un percorso caratterizzato da una pluralità di episodi che attraversano la storia del Novecento senza soluzione di continuità, ma che dimostrano di non essere custodi di una visione d’insieme, capace di dare al tutto l’immagine di unità. La passeggiata coperta, l’area dell’ex-vivaio comunale, i nuovi parcheggi coperti, il macrocontenitore dell’Unione Sarda, la parzialità puntuale dei villini novecenteschi, la scuola all’aperto del Badas, l’ex-dopolavoro e i giardini pubblici, sono parti di un contesto in cui manca un elemento ordinatore che guardi la ricchezza del paesaggio urbano lungo le mura, senza dimenticare la propensione di questo spazio ad essere “attraversato”, veduto (dall’alto) e dal quale è possibile, a sua volta, “vedere”. L’area del “Fronte Orientale” custodisce in sè le potenzialità per ridefinire un tessuto organico di nuove relazioni: orizzontali, verticali, longitudinali e trasversali. Le possibilità di scambio tra diverse modalità di spostamento arricchiscono il potenziale relazionale dell’area e del tema e ne sottolineano il ruolo strategico per la riduzione del carico veicolare nei quartieri storici e la prospettiva di una mobilità più sostenibile. Al tema dell’alto e del basso, inteso come ricucitura tra il quartiere di Castello e quello di Villanova, si sovrappone dunque a quello del longitudinale, che conduce dal Bastione di Saint Remy al sistema di collegamenti verticali che conducono alla piazzetta Mundula, e del trasversale inteso come connessione tra il nuovo sistema e la passeggiata del Terrapieno. Si tratta di temi che, nella loro ridefinizione, si lasciano guidare dalle pregevoli qualità del paesaggio urbano ponendosi come obiettivo la costruzione di una continuità spaziale là dove le autonomie di progetto hanno tranciato qualsiasi rapporto con la storia. I temi dunque si susseguono con fragili gradi di relazione: la Passeggiata Coperta “Lo spazio occultato”, l’ex vivaio comunale – “Il giardino progettato” e il parcheggio
La risalita meccanizzata verso piazza Mundula. (G.M., 2013)
del Terrapieno – “Il nuovo suolo”, sono “attraversati”, attualmente, fino alla parte dell’ex vivaio comunale, da un percorso a mezza costa, a carattere lento e contemplativo, che permette di fiancheggiare il sistema di fortificazioni esistenti e di porsi come potenziale cucitura di un puzzle di elementi puntuali. Viceversa, maggiori criticità si evidenziano nella giustapposizione trasversale degli stessi, sia tra la sistemazione dell’ex-vivaio, oggi quasi completato nella sua recente qualificazione, e la parete verticale del parcheggio, che tra il volume che contiene i nuovi parcheggi di viale Regina Elena e quello dell’Unione Sarda. In entrambi i casi il progetto diventa l’occasione per mettere efficacemente in relazione i due distinti livelli e contemporaneamente risolvere il collegamento con il solaio di copertura del parcheggio e i piani sottostanti. In questi termini la riqualificazione della superficie del parcheggio può diventare il luogo in cui convergono l’aspetto funzionale e il disegno complessivo d’insieme e in cui l’intermodalità diventa parte integrante di un nuovo sistema di relazioni e funzioni compatibili con il ruolo urbano e il valore paesaggistico del contesto. La variazione di quota tra la città alta e la città bassa, induce ad un’attenta riflessione sugli attuali sistemi di risalita meccanica: il primo, localizzato all’altezza della passeggiata coperta, conduce al bastione di Santa Caterina; il secondo si trova all’altezza del parcheggio multipiano e, attraverso alcune interruzioni, conduce direttamente alla piazzetta Mundula nel cuore del quartiere di Castello. L’esplorazione progettuale può rappresentare una valida possibilità di mettere in discussione i sistemi di risalita attualmente esistenti, nella consapevolezza di poter offrire una efficace alternativa, capace di coniugare il rapporto tra nuovo ed antico e le esigenze del vivere contemporaneo. Immagini del fronte orientale. (G.M., 2013)
TEMA 5
Anfiteatro Romano/ Castello
Le aree dell’Anfiteatro, dell’Orto botanico e dell’Ospedale Civile insieme occupano una superficie di undici ettari. Una parte di città, che per estensione è paragonabile all’intero quartiere di Castello è, come questo, separato dalla città da un perimetro murario. Nel Castello medievale alla sera un suono di corno annunciava l’ora di uscita dei non residenti (su sonu ‘e corru), oggi le tre aree sono accessibili solo separatamente e ad orari prestabiliti. Per coprire la distanza di soli duecentocinquanta metri che separa il viale Fra Ignazio dalla via Ospedale è necessario un lungo aggiramento, con forti dislivelli, lungo un chilometro, lungo il quale chi lo percorre non incontra che una sequenza incoerente di spazi urbani irrisolti in cui è il traffico automobilistico piuttosto che la qualità della città ad essere protagonista. Apparirebbe dunque necessario porre, anche in questo caso, il tema dell’accessibilità come se ciò potesse costituire, di per sé, un valore aggiunto. Eppure, questa condizione di alterità di questo comparto rispetto alla città ha in un certo senso preservato le qualità dei luoghi che lo compongono. Il valore architettonico e documentale dell’Anfiteatro romano, dell’Orto botanico e dell’Ospedale costruito da Gaetano Cima come insieme vale più della loro somma. Le potenzialità immanenti nella costruzione di un sistema di relazioni urbane che valorizzi i manufatti storici e di riflesso l’ambito più ampio sono ancora distanti dall’emersione. Ragionare sulla città storica (sia essa confinata all’interno del perimetro murario piuttosto che no) comporta un’assunzione di responsabilità: l’aprire, il raggiungere, il risalire, l’occupare e infine l’abitare i luoghi che non venga accompagnato da un rilancio del loro significato nel contesto della città semplicemente non serve né alla città stessa né all’uomo. Ciò che occorre è costruire sistemi, non necessariamente
estensivi o completi, di luoghi che siano tenuti insieme da una narrazione e da un invito a conoscerli e farne parte. Questo lavoro comincia dal riscoprire con ordine e metodo ogni traccia, dal riportare ogni frammento nella sua giusta posizione, in modo che si colga il senso della forma complessiva: ciò è il lavoro dell’archeologo prima che dell’architetto. Da quel mestiere occorrerà mutuare gli strumenti per costruire “mappe e strati” piuttosto che “planimetrie e sezioni”, predisponendosi più alla scoperta che all’invenzione. Con tale animus non sorprenderà se più che alla definizione di un’immagine nuova e risolutiva si dovesse ottenere una forma parziale come una città-anfora composta di cocci che, tenuti insieme dalla colla dei percorsi urbani, ritrova una parte della sua originaria figura. Per questa ragione all’inizio del lavoro si possono solo ipotizzare i tratti generali di questo lavoro e alcuni elementi che ne faranno parte: l’area archeologica dell’arena romana in bilico tra il suo valore testimoniale e il suo essere risorsa d’uso comune, il monumentale Ospedale i cui destini sembrano andare oltre la funzione originaria, l’Orto botanico e il sistema universitario di viale Fra Ignazio come spina della città antica. Attorno a questo primo nucleo di questioni si accalcano altri temi, solo topograficamente marginali, come il bordo sul Viale Buoncammino, le connessioni con il Castello e la Fossa di San Guglielmo e infine il ricco e complesso sistema degli ipogei.
ENGLISH TEXT
Contrafforti e città alta dalla Fossa di San Giglielmo. (G.M., 2013) L’Anfiteatro Romano (F. Patellani, 1950)
TOWARDS THE WALLED CITY. THE “CASTELLO-PROJECT” FOR THE CITY OF CAGLIARI THE QUARTER OF CASTELLO IN CAGLIARI AS AN EXEMPLARY WALLED CITY The quarter of Castello in Cagliari is an extraordinary palimpsest of “walled city” that allows a reading of the development of military defence strategies over a period spanning from the XIII to the XIX century. At the same time, it shows the ways in which a complex urban reality deals and coexists with its fortifications. Castello is an exemplary “war machine” among the main political and military powers of the Mediterranean basin. For the Republic of Pisa Castello is a bulwark for the domination of the Tuscan over the city and in it they concentrate their best architectural efforts. For instance, the two towers designed by Capula are indeed some of the most advanced constructions of military engineering of their time. Cagliari is then the fulcrum for the military strategy of the Spanish, who dominate the city in 1500s. Under the reign of Carlo V the fortifications of Castello are designed by the best architects-engineers of the time, including names like Rocco Cappellino and the two brothers Jacopo and Giorgio Palearo Fratino who designed and built the new ramparts of the western front conceived to replace the outdated ramparts built by the Pisani – that, nevertheless, are preserved and integrated within the new structures. The engineers that design the ramparts of Santa Croce, Balice and Leona turn these into exemplary military strutcures with no comparison at a Mediterranean level. The Piedmontese, who take over control of the city after the Spanish, follow the same additive logic of their predecessors for the design of the new ramparts. The result is a unitary system, almost an unicum that is partly reconfigured through the neoclassical intervention on the Bastion Saint Remy. STRATEGIES AND METHODOLOGIES FOR THE UPPER CITY The relationship between the “Upper City” and the rest of the city of Cagliari – which encompasses also the problem of the vertical link among the two - represents an appropriate metaphor for handling the relation between the pre-modern and the contemporary city. The underlying topic is therefore the timely issue of how to deal with the duality of two urban phenomena that originated in highly different conditions and were meant to provide solutions to likewise different social and housing demands. The “otherness” of the ancient city of Cagliari further emphasises the urgency of this issue. Such otherness is strengthened by a twofold bulwark: on the one side, the
geography of the place – the site where Castello is located stands almost 100 meters above the lower city and the two levels are linked by paths measuring less than one kilometre in length; on the other side, the powerful image of the ramparts defining an edge condition that is hard to penetrate both for their massive physical dimension and for the cultural and symbolic values they represent. Up to the present day vehicles get in and out of the quarter only through some passages located close to the three towers and the underlying medieval and modern gates. It was only at the turn of the XXth century that, powered by the process of modernization promoted by Gaetano Cima and his neoclassical school, the north-west and south-east accesses to the quarter were redesigned. At that time, the scenic new linkage provided by the Bastione Saint Remy was built. Today, this is still the most radical transformation of the walls of Castello that turned the impenetrable bastions into ramps and pedestrian linkages. In the 1920s the Via Genovesi was extended towards the Hospital designed by Cima. This “fourth gate”, as originally conceived by Cima, has today been turned into a vehicular passage. In the 1980s the first mechanical linkages between upper and lower city started to be envisaged and resulted in the current situation of three lifts providing access to and from the quarter. The quality of these linkages is still poor both in terms of functional efficiency and architectural consistency. Therefore, it can be concluded that appropriate solutions to the problem cannot be obtained if they are conceived without an underlying general strategy for the relation between the upper and lower city. Therefore, future strategies should be oriented to 1. be grounded on the acknowledgment of the utmost value of the walled city and its ramparts as the highest urban icons of Cagliari with an international significance. Policies for preserving the historical and cultural identity must be carefully defined by means of reuse strategies conceived as part of a wider “Progetto Castello” 2. define integrated policies within a general strategic scenario centred on the values of culture and the urban landscape and aimed at defining the role of Castello within the city. Preservation and valorisation policies must be coordinated also with decisions on the levels of mobility and transports 3. reinforce the joints between the “two cities”. This should be based on the acknowledgment that accessibility
to Castello cannot be solved without considering the need for an engagement between the quarter and the overall urban condition 4. apply a culture of active conservation by recovering values and meanings through a wide process of knowledge accumulation and communication. Castello must be conceived as a unitary “documentmonument” that cannot be broken in pieces and every project of restoration must be included within such strategic understanding of the quarter 5. regenerate the rundown areas of the quarter through new elements. Among these areas, the Fossa San Guglielmo emerges as particularly urgent in its current status of “back of the city” punctuated by randomly distributed recent buildings and various awkward structural interventions. The northwest gate, designed by Gaetano Cima but never fully realised as a complete project, should be redesigned 6. define a mobility and parking strategy in which the construction of underground parking facilities is acknowledged as a solution that entails substantial physical modification and that must therefore be chosen only after a careful balancing of different alternatives. For instance, underground parking could be perceived as the only and best option when it allows to preserve some urban spaces and perspectival views from the invasion of the automobile. In any case, it shouldn’t interfere with the quality of the urban landscape defined by the fortifications – in this respect the underground parking in Terrapieno needs deep rethinking.
CASTELLO AND THE CITY The key aspect to be considered for a “Progetto Castello” is the acknowledgment of its natural and rational ambitions. The qualities and constraints of living in Castello have over time brought about a decrease of the resident population. The residents of Castello mainly encompass families with few or no sons and single persons aged below the city average. With a population of about 1,400 there seems to be no critical mass to sustain a reasonable quantity and quality of neighbourhood facilities. Furthermore, the considerable presence of university and other secondary education institutions has up to now proven unable to stimulate any substantial change. Nevertheless these, together with the religious, cultural and administrative – despite continuously decreasing in number – centers scattered throughout the quarter contribute to the vital provision
of constant fluxes of people and activities. Concomitantly, the quarter does not manage to stimulate the growth of artisanal and tertiary activities, with the only exception of some bars that animate the nightlife of the neighbourhood – raising serious issues as regards their coexistence with the local population. Thus, there appears to be a clear unbalance between the huge potential of the Upper City – that could legitimately claim its status as “world heritage” – and its current condition of marginality. In other words, since it lost its central position at the turn of the XXth century Castello has not been capable of reclaiming itself as a cultural centrality. Therefore, the quarter results highly underestimated by the rest of the city. The lack of an adequate consciousness of the value of the Upper City – that is, the lack of projective vision able to handle the complexity of it – finds its representation in the complete indifference shown by the tourist industry towards the city’s main urban monument. Thus, in order to re-establish a relation between Cagliari and its Upper City, a “Progetto Castello” will have to consider: new rules and tools to “live in Castello”. The community that lives in the neighbourhood - more or less stably in the last decade – is key in order to avoid a “musealisation” of the quarter that would be doomed to failure. However, it must be acknowledged how this is a kind of “dwelling” with very specific characteristics and with no comparison with other parts of the city. Facing the specific problems that affect Castello, the entire city should show the willingness to treat it as a special problem whose “special” character does not reside only in the amount of financial resources needed but rather in the civic and cultural values that are associated with it. The shared management of public space and facilities is the pre-condition for a “new agreement” between the city, the neighbourhood and the urban actors; The support and restart of those activities that are already in place but still not integrated within an overall project. These could indeed stimulate the strengthening of the presence, economy and social consistency of Castello to the betterment of the whole city. In particular, this is related to two main issues. On the one side there is the still not adequately acknowledged huge touristic potential. Work should be done in the direction of making the city conscious of its “monument” by creating a network of paths and info points that would change the current casual discovery that characterises the tourist experience through the neighbourhood. On the other side there is the revitalisation of the cultural institutions – among which the University – that should become key components to turn Castello
into a “City of culture”. By strengthening the presence of student residences the University would offer a new role to the existing housing stock and connect it to the cultural activities. ACCESSIBILITY AS KEY ASPECT AND METAPHOR OF THE RELATION BETWEEN CASTELLO AND THE CITY It could be argued that fluxes, accessibility, and the relation between space and time constitute one of the paradigmatic expressions of the status of otherness of this part of the city. If we measure it on the basis of mechanical accessibility and of the times and modes of exchange with the other parts of the city the condition of Castello can be mostly be described in terms of isolation, as a ghetto. This is valid both as far as the problem of “getting to” the Upper City is concerned, but also in terms of the possibility of moving through the quarter by car and the related issue of parking – the latter being a particularly urgent problem. Indeed, considering the urban role of Castello from the point of view of accessibility is useful in that it enables to define the correct questions: who should this new accessibility be defined for? Who and how enters Castello? Ultimately, who does Castello belong to? To its inhabitants? To those who work in the neighbourhood? To the tourists? To the entire city of Cagliari? To the world? There could be agreement on recognising that all the mentioned levels of belonging must be taken into consideration. Strengthening the usage of the quarter by the tourists or the city should not be done at the disadvantage of the local population and should be aimed at looking for bold solutions for the coexistence of somehow divergent uses. If the community of Castello will be allowed to perceive the neighbourhood’s cultural and urban value consensus will be reached as regards some unpopular decisions – such as the elimination of open air parking in some high quality public spaces. What is needed is an investment not only of financial resources but also of design quality. For instance: a. Pedestrian paths, quality underground parking and efficient vertical mechanical connections could make it profitable to move parking facilities from the public spaces of the Upper City to some external locations; b. The enhancement of public transportation integrated with parking facilities would give Castello a new centrality… c. …by defining an exchange among modes of transportation through new vertical linkages, parking facilities, the network of public transport towards a 24/7 efficient system. The existing lifts are outstanding negative
examples of how excellent opportunities can be missed. These are indeed marked by poor technical and architectural quality. Moreover, they are isolated, conceived and managed from without logic of integration with the city that, conversely, needs to be achieved as an organic project of urban renovation. It is likely that radical innovation is not what is needed in order to pursue such goal: what should be more conveniently done is to make the best use of the existing potential towards the definition of a unitary “Progetto Castello”. Some elements of this project can be envisaged: a. Each of the existing lifts is currently a missed opportunity to define new gates and they need to be reconceived within an overall system b. Each vertical linkage should be connected with an exchange facility among different modes of transportation - public and private – to the advantage of the local residents and tourists but also of the productive activities in the neighbourhood c. The Bastion Saint Remy is emblematic in this sense. Understood as an integrated pole, it puts together the wide upper public terrace facing the underlying piazzas and a breath-taking panorama, the covered passage – up to now highly underused – and the lift, the promenade of Terrapieno and the nursery garden. All these elements could contribute to define a highly attractive urban pole; d. The parking in Terrapieno and the vertical link to the Palazzo Viceregio. The poor efficiency and architectural quality of this area could be turned into a promenade with leisure facilities that could act as main component for raising the life quality at the urban scale. The Terrapieno should be acknowledged as one of the best examples of tree-lined panoramic promenades in Europe; e. Piazza Yenne- Santa Chiara. This is another urban centrality waiting to be reinterpreted and completed as a connecting area to Castello. The existing lift, together with some additional vertical linkages – either mechanical or not – could be used to strengthen the role of the Gate dell’Elefante as absolute icon of the Upper City. Here too it could be sufficient to take advantage of the opportunities offered by some buildings and public spaces such as: the municipal complex of San Giuseppe that faces Via Università and that could offer spaces to house a “cultural gate” adjacent to the architectural gate; an agreement with the University could make the terrace of Balice publicly accessible thus providing the city with another excellent vantage point from which to view the lower city; f. The Fosso di San Guglielmo and the
access to the Ghetto, on the north-west front of Castello. This is the only front that lies in a state of complete precariousness and disrepair. Therefore it is in urgent wait for a requalification to be conceived within an overall rethinking of the “total quality” of Castello that does not admit the existence of quality fronts and rundown backs. Interventions are particularly needed in the slope where university buildings of low architectural quality are clustered and should be conceived with relation to the envisaged projects for a new underground parking facility and a new mechanical vertical link. CASTELLO AND THE CITY. THE RELATION BETWEEN UPPER AND LOWER CITY Guidelines for the design of the new vertical links to Castello DESCRIPTION OF THE AREAS AND OF THE DESIGN THEMES This study starts with the recognition of Castello as an organic urban artefact that needs to be considered not only as a part of the city but as itself an architectural artefact. Castello as architecture, marked by the autonomy of its figure and well defined in its formal and spatial relationships both internal – the pattern of its streets and monuments – and external – the relation with the adjacent urban areas. For a long time the quarter has given its name to the whole city. Its skyline - grounded on the monumental ramparts and defined by the towers built by the Pisani and by the dome of the Cathedral – has been the very figural representation of Cagliari even after the city dismantled its role of a fortified town. This is still valid today when no other place has the same iconic capacity to represent the identity of the city – which has over time extended well beyond its historical boundaries. Not only is recognising Castello’s strength as an architectural artefact important from the point of view of preserving an historical heritage. Rather, this is significant with relation to the definition of future scenarios for the contemporary city. Castello’s role is not marginal; the neighbourhood is strategic for the future of the city of Cagliari and its identity. With its streets, towers and walls, the quarter is also a monument with international relevance. Strategic plans for the quarter must be conceived at a large scale and for a long-term scenario. All urban actors must be included in the debate and the decisions over the neighbourhood along with the contribution of some leading professionals at national and international level. The future of Castello must be designed beyond the contingent problems
of a specific place: it should aim at defining a wider picture for the regeneration of the whole neighbourhood. The relation between Castello and the city, and in particular the enhancement of the linkages with the lower city, should not be understood as an isolated issue. Rather, this must result from wider reasoning that does not reduce the challenge to a few specific questions but considers a more general strategy encompassing a multiplicity of approaches and methodologies of intervention. The figure of the quarter – the image of the walled city – is therefore of crucial importance and its character must be preserved. The adjustment to the patterns of contemporary life should not disrupt its forms and proportions. While aiming to open the quarter up to the city and to enhance its permeability the general figure of a protected fortress with few openings on its white stone walls should not be contradicted. STUDY AREAS AND POSSIBLE STRATEGIES OF INTERVENTION We start with the identification of some large scale scenarios for the two main front of the neighbourhood - the western and eastern. Within these areas we will subsequently focus on some specific critical elements that partly coincide with recent interventions and partly can be the objects for future modifications. As far as the smaller fronts are concerned, the northern one has been considered external to our reasoning as it faces on the area of Buoncammino, an upper part of the city still partly isolated from the life of the lower city. The southern front is included in the reflections regarding the western one and identifies as a critical area the Bastione del Balice which is shared by the two fronts. A.WESTERN FRONT The segment of walls stretching between the former Porta Reale and the Bastione San Filippo up to the Bastione del Balice is referred here as the Western Front. Along this segment the walls of Castello are confronted with a whole set of urban areas that differ in terms of topography and uses. Besides viale Buoncammino, the first areas to the north in which the walled city and the lower city engage with one another are the one around the Palazzo delle Scienze and the Fossa di San Guglielmo. These are partly disconnected in their northern edges while they open towards the city to the south. The walls stretch further down towards the sea with the Bastione Santa Croce, the Cortine di Santa Chiara, the Terrapieno Cadorna, the Torre dell’Elefante and the Bastione del Balice. Via Santa Margherita and Via San Giorgio are the streets leading from the Ospedale Civile to Piazza Yenne. These streets are among the
major traffic arteries in the city and suffer congestion at peak hours. The Bastione del Balice is where the western front terminates ending with the Cortina di Porta Castello. The Bastione del Balice is part of a complex system that encompasses upper areas - the Via Università, the Tower, the University’s Rectorate – and lower areas – Piazza Yenne and Via Manno, with a number of connections among the two that ought to be strengthened. Although it appears the most complete in terms of its monumental form the Western Front legs behind the Eastern Front in terms of its relations with the lower city that in the latter appear to be resolved in a more unitary manner. Nevertheless, the variety of this section of fortifications and the areas around them ought to be interpreted not as offering a set of alternatives in terms of rethinking the connections between upper and lower city. Rather, the correct approach to the problem should be able to consider simultaneously various and partial solutions within a unitary but varied system. In particular, the direct vertical link – i.e. a lift – should not be considered as the only feasible solution. Indeed, a whole set of opportunities lie in rethinking the existing paths and promenades and integrating these with different means of transportation. A.1 Fossa di San Guglielmo The area of the Fossa di San Guglielmo is particularly relevant as its current configuration appears particularly unsolved and calls for thorough rethinking. This is also the area in which a radical intervention could be less risky in terms of altering the image of Castello since the area is rather independent from the finite figure of Castello. The Cortina di San Guglielmo constitutes the edge of the Fossa and was built in the sixteenth century by Rocco Capellino to connect the Bastione della Concezione with the Bastione di Santa Croce, and the Falsabraga with the Tenaglia della Concezione. Most of the area underneath the falsabraga is today covered with vegetation while recent generic buildings are partly encrusted inside the rocks. Toward the south the Fossa is adjoining the Bastione di Santa Croce and the Controguardia – the vast area currently used as parking lot – while to the north it is enclosed by Via Porcell and the area of entrance to Via Genovesi that was realised as an opening in the Spanish walls at the end of the XIXth century following the masterplan by Cima. The area of the Fossa could be strategic in putting in relation via Santa Margherita, via San Gregorio, the Hospital – soon to be dismissed – and the university buildings. The dirt patch that leas up to via Porcell and
via Genovesi could be reconfigured also with some mechanical vertical linkages for the use of citizens and tourists. The reactivation of this path could also retrieve the former entrance to the quarter of Castello via the gate that was opened in the Bastione di Santa Croce at the end of the XVIth century. Furthermore, using the uppermost part of via Porcell as landing place would give visitors the opportunity to approach the ancient city from two of its most picturesque alleys, via Genovesi and via Santa Croce. The linkage along the edge of the Fossa would be complementary to some other interventions in the Terrapieno and the Bastione di Santa Croce and would also provide an alternative solution to more problematic options. However, given the partly detached position of the area of the Fossa, a radical intervention in the lower area would be needed. This would encompassed the possible replacement of the existing buildings with multi-storey parking structures that would constitute a landing place for automobile traffic, and from which visitors could switch to other means of mobility. A.2 Bastione di Santa Croce Recently the municipality has developed a proposal for the area surrounding the Bastione di Santa Croce, its Controguardia and the Terrapieno among the two, which has fired an intense debate. The project proposes an underground multi-storey parking area to be located underneath the Bastione di Controguardia and whose roof would be covered with vegetation. From here, a path would start that would then penetrate the Basso Fianco of the Bastione di Santa Croce to enter inside the Bastione through an existing door. Here a lift would link to the upper via Santa Croce where the entrance to the Ghetto degli Ebrei is located. This project, offered as a base for debate and improvement, is interesting for its willingness of minimizing the visual impact of the intervention via working underground and inside the existing walls. However, the structural impact of such intervention is still to be verified. In addition, particular care ought to be put on the design of the entrances to the garage, both at the level of via Santa Margherita and of the Basso Fianco of the Bastione di Santa Croce. Indeed, the spaces of the Ghetto appear too narrow to work as an appropriate landing place. As described in the previous paragraph, the project here described also proposes some interventions along the Fossa di San Guglielmo. A.3 Area Santa Chiara – Torre dell’Elefante An area of indubitable interest for the ways in which it can set novel relations among upper and lower city is the one surrounding
the former Santa Chiara monastery, the Torre dell’Elefante and the Bastione del Balice. First of all, it is in a strategic position: from the bottom it works as an appendix to Piazza Yenne (a major meeting point for citizens an tourists), Corso Vittorio Emanuele, via Manno and Largo Carlo Felice (the main corridor to and from the harbour); at the upper level (the level of Castello)it connects to strategic locations such as the Torre dell’Elefante – a gate to the neighbourhood -, via Università and the panoramic terrace of the Bastione del Balice. Secondly, the area of Santa Chiara is important for it already expresses, physically or potentially, the relations between the upper and the lower city. A first path to the upper city that encompasses the stairs of Santa Chiara and recently built lift appears already consolidated. Visitors are thus led under Terrapieno del Cardona via mechanical means, but from here have to climb up by feet towards the Tower. Improvements can be envisaged for the lower part of this area by enhancing the connection to Piazza Yenne and to the close quarter of Stampace - through Via Santa Margherita - by a redesign of the path leading to the stairs and the lift and a global reconfiguration of the area surrounding the church and the ruins of the monastery. The monastery’s area could be devoted to house some new tourist facilities and info center about the city and its historic core. The path going uphill towards Castello could eventually be partly incorporated within the walls of a new building taking inspiration from the typology of museums built around a concentric ramp. Santa Chiara public market is also an element that could contribute to the requalification of the area. The market could indeed be strengthened and reconfigured as a catalyst for the everyday activities of the neighbourhood. At an intermediate level where via Cammino Nuovo starts some light mechanical structures like ramps and escalators could be located on the side of the street paying attention to dissimulate their physical presence and fuse it with the surrounding urban landscape. The area that now houses the bowling club could be recovered as location of info centers and relax areas. The path would terminate in via Università from where it is possible to either enter Castello through Torre dell’Elefante or to continue towards the Bastione di Saint Remy. The building adjacent to the tower and owned by the municipality could be appropriately reused as an additional info point. Finally, the Bastione del Balice ought to be included as part of the sequence described above as it stands out as one of the most picturesque locations in the city which offers
a total panoramic view of the southern part of Cagliari spanning among Largo Carlo Felice, the quarters of Stampace and Marina and the harbour. The bastion is currently used as a parking lot and would indeed need to be freed from the presence of cars. A possible strategy for its reconfiguration would consider its relation with the building of the University’s central building whose loggias – now closed - could be opened towards the public space of the bastion thus recovering their original meaning as defined in the project of Saverio Belgrano di Famolasco. Furthermore, the built volumes that occupy the terrace of the bastion should also be redesigned. Some additional reflections can be done if we consider the the Bastione del Balice within the general topic of the relation between upper and lower city. The walls of the bastion terminate behind some houses located behind via Manno from where via Giovanni Spano starts leading to Porta dei Leoni. The junction between the two streets could be rethought, even only by means of new urban furniture or paving and also integrating some new escalators. Another option could be that of integrating a lift inside the volume of the bastion that would be accessed from via Manno through one of the houses and would land on the rampart above. B. SOUTHERN FRONT B.1 Bastione del Balice – Cortina di Porta Castello As previously pointed out, the southern front is mainly considered in its relations with the Bastione del Balice which was described in the previous paragraph. The Porta dei Leoni can indeed be reached by feet from Piazza Costituzione through via Mazzini – a street that runs adjacent to the Bastione di Saint Remy. Here an empty area facing via Manno and accessible from via Mazzini could be reconfigured as a strategic location for an additional info point. C. EASTERN FRONT The Eastern Front encompasses the section of fortifications included between Bastione di Saint Remy and Bastione della Tenaglia and Cittadella dei Musei. Along this line the lower city appears as a unitary and coherent tissue thus differing from the western front. The area running underneath the walls has already been interpreted in the past as a promenade that starts in Bastione di Saint Remy with the Passeggiata Coperta (Covered Passage) and the former nursery garden, continues along the panoramic route of viale Regina Elena and ends with the Giardini Pubblici (Public Gardens) and the Galleria Comunale (a museum located inside the gardens). From here the route continues
uphill towards Buoncammino. This route could be enhanced with some new vertical mechanical links with the upper city – as partly already done with the existing lifts. The Eastern Front can thus be understood as a unitary, complex and articulated system offering some important opportunities to the city and that should indeed be reconfigured with a unitary design. Its potentialities are not limited only to the relation between upper and lower city but have to be considered at a larger scale, at the scale of the whole city. If the route is a relevant green public armature on the boundary between the historic quarters of Villanova and Castello it is also an important north-south traffic artery connecting the southern parts of the city with the northern expansions. A project for this area should indeed consider its connections with the main roadways and paths of the city and ought to favour the use of alternative means of mobility beside the automobile. A more general project should thus be developed at a larger scale to redefine the relations among the historic areas of the city with its modern expansions. Within such project the relation between upper and lower city are a particular episode of a wider strategy. The study area we can identify include the Bastione di Saint Remy with the Passeggiata Coperta and its relations with Piazza Costituzione, the former nursery garden and viale Regina Elena; the areas of the parking structure along Terrapieno and the lift landing in Castello’s Piazzetta Mundula. C.1 Bastione di Saint Remy and Passeggiata coperta The covered passage Galleria Umberto I is one of the most representative spaces of the city and part of the Bastione di Saint Remy. The building of the bastion is a monumental reconfiguration of the former bastions “della Zecca” and “di Saint Remy” which was designed and built between 1899 and 1902. This intervention overturned the very meaning of the fortifications turning them from an impenetrable hard shield into a monumental public staircase conceived as main access to the upper city. The most interesting aspect of the Passeggiata is indeed the way in which it relates to the staircase, the upper terrace and the adjacent former nursery garden. While it appears as a monumental space it is also charged with dynamism that prevent it to act merely as a fixed destination or point of departure. The history of the Passeggiata – which overtime has been devoted to different uses – proves it as a flexible space for which new functions could be envisaged in the future that could be directed to illustrate the history of the city. The Passeggiata should retain its urban
character and should be confirmed as a transition space by enhancing it as a route for both citizens and tourists coming from Piazza Costituzione, climbing to the upper terrace of the bastion, or aiming to the promenade along viale Regina Elena. A thorough integration with the routes and vertical links located along its margins should thus be carefully taken into consideration. Of central importance is the relation with the lift that currently lead up to the terrace and that should be redesigned more organically. It could be possible to move the entrance to the lift inside the space of the Passeggiata thus making it part of the route uphill. C.2 Former nursery garden The former municipal nursery garden – now almost completely reconfigured – is a strategic location for its relation to Piazza Costituzione and Piazza Marghinotti. An interesting aspect of the gardens are their vertical articulation in different levels: from a plane running parallel to Viale Regina Elena and underneath the walls of Santa Caterina a good view on the medieval walls is possible; this path terminates on the roof of the parking structure further north. The articulation of levels is a possible alternative to the direct vertical link between lower and upper city as done by the existing lift. A more complex and articulated route could indeed be designed that could also offer a panoramic view on the city thus adding a “slow and contemplative” route to the already existing fast one provided by the lift. A critical point of this area is the connection between the paths running along the former nursery garden and the roof of the parking facility. This connection is now done by a narrow stair that appears clearly insufficient for current and future number of visitors. Another important aspect to be considered is the relation between the area of the former nursery garden and the promenade along viale Regina Elena running on the edge of the quarter Villanova. While on one side of the road the promenade runs continuously and with a wide cross section on the other side the sidewalk is much more fragmented and often lacking. A project for this area should aim to solve these problems by reintegrating the spaces of the former nursery garden with Piazza Marghinotti, the Terrapieno Enrico Endrich and the ending section of via San Saturnino. C.3 Parking facility in Terrapieno The parking facility along Terrapieno has transformed the volume housed in Bastione del Viceré and is today one of the most problematic areas of the Eastern Front. In particular, its roof is difficult to access and appears as a mostly abandoned place.
Conversely, its location is of a particularly high quality and offers a view on the eastern parts of the city and on the edge of Castello facing them. Intervention is thus particularly urgent to recover this area from its present rundown status and turn it into a location of promenades and recreational facilities. However, a requalification of the roof of the parking structure should not be limited to the design of its paving but should also include the integration of different functions and the enhancement of its attractiveness towards citizens and tourists. The main problem appears to stand in the disjunction between this space and Viale Regina Elena - which is due to the height difference – and the limited number of access points. In order to counter the isolation of this area it would be necessary to locate some new 24/7 function on the roof like, for instance, some sporting facilities – whose indoor spaces could be housed underneath at the level of the parking areas as it is important not to add other volumes that could badly affect the landscape. The surface of the roof could be opened in different points to enhance the possibilities of use and the permeability between the level of the cars and the level of the terrace, thus also bettering the light access and ventilation to the underground parking. Given the climatic conditions of the city it would also be appropriate to design a system of shelters as a complement to the promenade taking care of minimising their visual impact. These could be temporary and removable structures. C.4 Lifts between Piazzetta Mundula and Viale Regina Elena On the northern edge of the roof of the parking facility two lifts are located. These connect Viale Regina Elena and Piazzetta Mundula (at the same level of Piazza Palazzo). These are frequently used by the local residents thus confirming the correctness of their position. However, some critical issues exist as far as both their design and their functionality are concerned. A first problem is the poor quality of the entrance to the lift on Viale Regina Elena, that is not easy to spot as it is confined to a narrow space with no fronting sidewalk and a poor connectivity with the other side of the Viale. This area could be widened by digging a sort of open-air patio that would not interrupt the continuity of the bastion. Another issue is the fact the low permeability along the path between the two lifts on viale Regina Elena. Indeed, each time the lifts go out of service there is no alternative way to reach piazzetta Mundula as the lifts themselves are the only option. Therefore, an additional route should be provided beside the mechanical one that should be
always accessible. On the viale a ramp could be designed to link the level of the street with that of the Terrapieno without altering the profile of the bastion and making good use of the existing interstitial spaces. The position and the design of the upper lift are also to be reconsidered. The eastern front of Castello does not appear as unitary and monumental as the western front but is rather fragmented. The houses as well as the Cathedral and the Torre di Santa Lucia are built in continuity with the rocks. Such a heterogeneous background could thus apparently be more apt to the addition of new structures such as those of the lifts than the western front. Two alternatives can be considered: on the one side, the lift could be confirmed as an independent structure which is separated from the fortifications and would need redesign in order to better integrate it with the landscape; on the other side, the lift could be built inside the rock. In the latter case a new lower access should be defined underneath the base level of the fortifications while the upper landing could be integrated in a new volume that would complete the building of Palazzo Viceregio in the area of the former Palazzo San Placido and would lead to a complete redesign of Piazzetta Mundula. C.5 Viale Regina Elena and Giardini Pubblici The northern edge of Viale Regina Elena between the building of L’Unione Sarda and the entrance of the Giardini Pubblici can be reconfigured at different points. The whole western edge of the route that is today lacking a sidewalk and is mostly used as parking space should be enhanced. This area houses the school Attilio Mereu and the former workers’ recreational spaces (Dopolavoro). The school was designed by Ubaldo Badas and stands as a major example of early rationalism in Sardinia. Following a series of interventions and modifications, the school was dismissed and abandoned in 1999 and is scheduled to be soon restored in its original use. The entrance to the school is located at the turn of the Viale towards Porta Altamira. Interventions could be proposed for the lower edge of the area of the school taking into considerations the height difference among the level of the school and that of the street. The spaces of the former Dopolavoro are owned by the municipality and are not used since the closure of the local pub “Charanga”. These are located between the level of viale Regina Elena and the entrance ramp to the school. Only a small part of this plot is built while for the major part it houses gardens and small sporting fields. These spaces ought to be reconfigured and open to the public. In such a way a more direct link could be provided that would enhance the
accessibility to Torre di San Pancrazio and the Cittadella dei Musei. The area could also be partly used for parking spaces to free the space in front of the entrance to the Giardini Pubblici. The ending point of the route are the entrance to the Giardini Pubblici and the adjacent roundabout. Here some design themes are: the pedestrian entrance to the gardens; the connection with the quarter Villanova through via San Saturnino, currently realised vie unsatisfactory stairs. THEME 1 OSPEDALE CIVILE / BASTIONE SANTA CROCE The history of this site has been marked by questions regarding the physical relations between the two quarters of Castello and Stampace and the related challenge of a city rationally composed of different parts. Some major projects, either realised or not, summarise this historical trajectory: the construction of the fortifications on the western edge of the hill of Castello; the Santa Croce bastion and ramparts; the first attempt, dating 1790, to strengthen the Castello-Stampace system through the construction of the “Nuovo Stradone”, also known as “Cammino Nuovo”; the partially realised link between the Ospedale Civile, designed by Gaetano Cima in 1844, and via dei Genovesi in Castello, which became a main component of Cima’s 1861 Urban Masterplan for the city of Cagliari and that along with the Bastione Saint Remy represents one of the modern new “doors” conceived to change the urban role of Castello; finally, the 20th century infrastructural improvements that have radically altered the urban fabric and the meaning of some buildings thus making this area a problematic and marginal one. Therefore, since at least the end of the 18th century various urban hypotheses have been advanced for this area that were charged with ambitions of a never fully realised and interrupted modernisation. A number of powerful but incomplete urban episodes remain has representatives and legacy of such process. It is under these terms that we can understand the area as an instance of the contemporary city. To be sure, it is necessary to clarify how there is no such thing as a neat disjunction between what we tend to term ancient, modern or contemporary city. Indeed, elements of all these times of the city can be identified for their roles of anticipation or continuation of the urban processes. If the quest for regularity of the urban structure of the ancient city – its rationality – is always related to the definition of some symbolic places, by contrast we can acknowledge the rules underlying the modern and contemporary city as marked by a predominance of
models and standards aimed at an abstract rationality and mirroring a novel ideology. This acknowledgement shifts our attention towards the methodological and cultural position that our design approach will try to set forward. We do not want to look back at the Neoclassical or the ancient city with the nostalgia for a space which is formally defined through a shared and relatively unitary language. Rather, we see it as the matrix of a more complex interaction between past and future, between consolidated urban figures and some hypotheses of radical transformation. Such interaction is only partially based in opposition to the existing context and identifies some places in the city that can act as centers for new polarities through specific interventions that deal also symbolically with a transformation of the city. This seems to be the kind of approach that our cities are calling for today and is founded on the acknowledgment that a tabula-rasa line of reasoning aiming at counterpoising the existing city with something completely different would prove of little significance if not unsuccessful. Three major urban elements can be identified that are both significant but also problematic. These can be turned into tools to give a form to the contemporary city and are: the Cammino Nuovo ramparts; the Ospedale Civile; and the Fossa di San Guglielmo. The three elements are also methodologically significant as regards our design proposal. The redefinition of a connection between the high and the low city and their transformation cannot indeed be handled through some individual elements, as has been done in recent times. As demonstrated by its history, this area has been understood as a complex but unitary structure. For instance, Cima’s project aimed at defining an idea of city capable of representing a new urban paradigm. This was meant to enable wider urban relations and put together as parts of a system the significance of the individual monuments beyond their specific functions. Conversely, a series of more recent partial interventions have not taken into account such general condition of the city and have only produced fragments. A number of instances can be listed: the realisation of an open-air parking lot over the Cammino Nuovo; the interventions on the university buildings in the Fossa di San Guglielmo; the changes in the traffic system that, since the second half of the 19th century, have caused the demolition of large parts of the Stampace quarter. All these projects have considered only one point of view and only one moment of the complexity of the urban structure and have thus proved incapable of improving
the image of the city. Within such approach, the issue of how to redefine the linkage between the upper and lower parts of the city, currently at the center of the debate about the restructuring of the historic city is something that should not be considered only as a technical problem. The project we will develop will be based on these observations and will try to restart an interrupted city and symbolically represent the novel structure of the society. Among the design hypotheses that can be considered is, for instance, the reconstruction of the “piazza-terrazzo” in front of the Ospedale Civile, that was conceived as a public space capable of engaging – also in terms of size – with the ramparts of the ancient city. Indeed, the building itself designed by Cima - a large urban infrastructure – engages the dimension of the ramparts in line with the reconstruction of a novel image for the European city. Providing this urban knot with an alternative but also complementary solution to the parking lot located on the ramparts could avoid the complexity of building an underground parking as proposed by current plans. But there is more that has to be considered than a mere technical solution. Indeed, the via San Giorgio lies on the site of the former quarter which was demolished and it could be thus possible to find some interesting fragments to be recomposed with new meanings overlaid on the memory of the place. Moreover, the “nuovo terrazzo” could define the headboard of a system focused on the Ospedale Civile. The latter, once its current function as a hospital will be over, should house the spaces of the university that are now located in the Fossa di San Guglielmo. Thus, the design should aim at solving various problems simultaneously: freeing the Fossa di San Guglielmo from outmoded buildings with little architectural value and retaining only the metaphysical building of the Clinica Aresu thus turning the area into an urban park; redefining, through the terrace of the hospital, a high quality urban centrality that plays also an important infrastructural role – i.e. the underground parking. Therefore, the idea of a “walled city” understood as the quality of the city of the past and counterpoised to its opposite, that is, image of the contemporary city, is weakened. Through our project we could recover the continuity between physical and symbolic form and between the idea of progress and the necessary modification of the city that is characteristic of the urban dynamics.
THEME 2 SANTA CHIARA / TORRE DELL’ELEFANTE An area of indubitable importance for the ways in which it can set novel relations among upper and lower city is the one surrounding the former Santa Chiara monastery, the Torre dell’Elefante and the Bastione del Balice. First of all, it is in a strategic position: from the bottom it works as an appendix to Piazza Yenne (a major meeting point for citizens an tourists), Corso Vittorio Emanuele, via Manno and Largo Carlo Felice (the main corridor to and from the harbour); at the upper level (the level of Castello)it connects to strategic locations such as the Torre dell’Elefante – a gate to the neighbourhood -, via Università and the panoramic terrace of the Bastione del Balice – some of the most picturesque locations in the whole city. The relations - either real or potential – among the various spaces in the area are of great interest since these are spaces and buildings that need to be reconsidered jointly so as to define a clear route capable of enhancing the relation between Castello and the rest of the city. A first path to the upper city that encompasses the stairs of Santa Chiara and recently built lift appears already consolidated. Visitors are thus led under Terrapieno del Cardona via mechanical means, but from here have to climb up by feet towards the Tower and beyond. The area of the former Santa Chiara Monastery is perhaps the most problematic one as well as the most promising for future rethinking. The present condition of this area is in strong contrast with its history and with the role it played in the definition of this part of city. The monastery was built in the XIII century and has been a strong presence both as a center for social and economic relations and as a centrality around which the urban tissue has evolved. The church of Santa Chiara was added in the XVII century in the place of a former chapel. Today it still maintains its material and formal consistency thus contrasting with the structure of the monastery that is currently an empty space bounded by some residual walls on its boundary. These walls allow only minimal understanding of the spatial configuration of the complex. The demolition of the buildings – that emerged as a necessity after the bombings in 1943 – along with the interventions aimed at realising a civic market in the 1950’s erased the volumes of the monastic complex. Only a few traces of the paving and the foundations have been recovered following some archaeological survey in recent years. The void and the few remaining walls allow a barely perceptible image for visitors climbing towards Castello while they are totally visible from the base level of Bastione di
Santa Croce. This place is thus in wait of a requalification and the reconstruction of its image with the modification or enhancement of its present uses. The complex of the former monastery and the church – today used of cultural activities – could act as engine of a new urban condition and define an important intermediate location as a prelude to the entrance to Castello, by also incorporating part of the new route uphill. This could facilitate the redefinition of the existing lift that needs to find new coherence with the historical and architectural values of the existing structures. At an intermediate level - where the southern edge of via Cammino Nuovo is located and close to the entrance to the lift – runs the route towards the Torre dell’Elefante. The area that now houses the bowling club offers a good view over the quarter of Stampace and the city and could be made accessible – even only partly – and reconfigured thus recovering to the city one of its most panoramic locations. The end point of the route is via Università from which it is possible to enter Castello through Torre dell’Elefante or continue towards the former Teatro Civico and Bastione di Saint Remy. Some spaces adjacent to the tower and owned by the municipality could be used as info point providing an introduction to the quarter for visitors. The main building of the University and the terrace of Bastione del Balice located at one edge of via Università are a relevant monumental location that could be connected to the route described above by freeing the bastion from its use as parking lot and opening it to the public. THEME 3 BALICE / PORTA DEI LEONI Wall-City vs. Walled city The south-western front of the rock of Castello that stretches from the ancient monastic complex of Santa Chiara, the uphill route of via Cammino Nuovo, the Torre dell’Elefante through the terraces del Balice and of the University buildings, to the Porta dei Leoni and the void that connects via Mazzini and via Manno up to Piazza Martiri represent the most direct frontage of the upper city towards the south. This front is visible form the harbour and the sea and shows the discontinuity between the lower quarters and the fortified city. Furthermore, this is also the place where the two cities try to engage through the hard shield of the fortifications. The edge that often show itself as fragmented if not completely without a clear structure and that in other locations has contributed to distance Castello from the rest of the city and has been the place for various – often badly conceived interventions such as promenades, gardens, galleries and parking structures appears
here particularly coherent and continuous. The urban fabric of the lower quarters of Stampace and Marina almost climb up to touch the first houses of Castello. Here the fortifications work as a shield but is also continuously penetrated and used, often public but also private, outdoor but also largely indoor. The wall and the city become two continuous systems interlaced with one another. Such condition was not altered even by the new fortification built between nineteenth and twentieth century with the aim of repurposing the dramatic military contrast between upper city and outer city. The hidden access The theme of the vertical link between lower and upper city becomes here an urban theme in which the paths coming from the quarters and the single often unexpected vertical accesses are fused with one another. The city and its structure follow the route uphill that is thus turned from a functional element into a place or a sequence of places. The accesses to the fortified city are almost hidden and unexpected: via Cammino Nuovo bumps on the walls of the university building an then reaches the Torre dell’Elefante; via Manno engages with the adjacent walls only through some random voids among the row houses and connects to Porta dei Leoni through a double-s path that hides one of the main accesses to the upper city; finally, the minor and still hidden route of via Spano climbs up to Porta dei Leoni as an intimate urban interior without a clear beginning and end. The theme of the “access to be discovered”, that is characteristic of the Mediterranean urban culture of harbour cities and walled cities, appears as an interesting key to deal with the accessibility of Castello in a wider perspective than the usual although relevant debate on the physical accessibility of historic quarters. Multi-layer City. This part of the rock enhances the multilayer character of the historic city, that is, the temporary deviation from the hard image of Castello that is given by the superimposition of different cities or different phases of the city that coexist thus providing one of the most interesting images of the historic part of Cagliari. The city designed by Cima, who reconfigured the Pisan quarter and the eighteenth century bastions, opened the city to the lower quarters by transforming the ramparts – such as the ancient Porta dell’Aquila now Porta dei Leoni – and providing them with a sense of unity with the new Bastione di Saint Remy which was in continuation of the University building and Palazzo Boyl. This city engaged in a dialogue with the fragmented postwar urban tissue that is marked by some
major breaches interrupting the continuity of the houses built along the walls. The historic city has overtime regained its relation with the waterfront, has recovered a commercial use and its social role, has developed its accessibility. This is a city that shows – albeit not completely due to the complex topography - its layers and historic superpositions. The Balice and the Porta Castello are an intermediate layer between different dimensions of the historic city and are the places where the most radical modifications and uses diversifications happen. Finally, the base of the rock and its bastions, the deep ground over which the upper city is built, represent a place of extreme complexity still mostly unknown and not investigated. This offers important opportunities for rethinking the historic city in the light of the contemporary city. This is the location of the water tanks that have for centuries allowed to live on the rock; here are the underground passages that have overtime accompanied the life of the city almost offering a dual image of the overground fabric; here lay some of the possible answers to the themes of mobility and the connection between upper and lower city. The urban voids and the interstitial spaces The area between via Università and via Manno is marked by a huge height difference that tends to reduce towards the Porta dei Leoni. The historic walls and bastions are the main armature of this area. The terraces of Balice and the Bastione di Saint Remy are public spaces of an extraordinary value but that have never fully been used in their urban potential. The intermediate space at the base of the walls is an uphill path that unrolls allowing a gradual process of comprehension of the city starting from its foundations. Along via Manno - at both its lower edge in Piazza Yenne and its upper edge in Piazza Martiri – and via Mazzini – adjacent to Porta dei Leoni – some small urban voids derived from the bombings in 1943 are the critical spaces in which it is possible to advance proposals that are capable of engaging in a dialogue with the stratifications of the historical context and the need for a contemporary architecture. THEME 4 THE EASTERN FRONT The Eastern Front is a large public green knot between the historical quarters of Villanova and Castello. Besides, this is also a major north-south corridor linking the southern areas with the northern expansion of the city of Cagliari. Various episodes from the 20th century mark this path without proving themselves capable of defining an
overall unitary image. The covered passage, the area of the former nursery garden, the new indoor car parking, the headquarters of the Unione Sarda, the individuality of the 20th century villas, the open-air school designed by Ubaldo Badas, the former recreational club, the public gardens: all of these are parts of a context lacking an element capable of defining an overall order that encompasses the richness of the urban landscape along the city walls. This should be an order that does not overlook the inclination of this part of city to be crossed but also to function as a space to be looked – from above – and a platform from where to look. The area of the Eastern Front holds the potential of redefining an organic tissue of relations that are horizontal, vertical, longitudinal, and transversal. The possibility of changing among different means of transport further enriches the relational potential of the area and underline its strategic role for reducing the automobile traffic inside the historic quarters towards a more sustainable mobility. Various themes are thus superimposed over one another: the “high and low”, re-binding the quarters of Castelllo and Villanova; the “longitudinal”, leading from the Bastione Saint Remy to the vertical connection to piazzetta Mundula; and the “transversal”, the linkage between the new system and the promenade of Terrapieno. These are themes that can be led by the quality of the urban landscape and aim at defining a spatial continuity where different autonomous designs have broken with any relation with history. Fragile degrees of relation characterise the themes: the Covered Passage (Passeggiata Coperta) – “The concealed space”; the former nursery garden – “The designed garden”; the parking in Terrapieno – “The new ground”. A raised path currently goes through all these spaces with an ambition at slowness and contemplation. This path flanks the fortifications of the ancient city and could act as a seam of a puzzle of elements. Conversely, the transversal juxtaposition of such elements appears more problematic both between the former nursery garden – now almost completely reconfigured – and the wall of the indoor parking and between the structure of the indoor parking in viale Regina Elena and the building of the Unione Sarda. Thus, the design challenge that emerges is that of effectively defining a relation among the two levels and providing a solution to relation with the roof of the parking and its interior spaces. The reconfiguration of the roof of the parking can encompass some functional challenges with the need of proposing an overall new layout. The switch among different transport modes becomes integral
part of a new system of relations and functions appropriate to the urban role and the overall quality of the urban landscape of this part of the city. The height difference between the upper and lower parts of the city raises the need for careful reflection on the existing public lifts. One lift is located close to the covered passage and leads to the Bastione Santa Caterina. A second lift is located besides the multi-storey parking and leads to piazzetta Mundula, right in the heart of Castello. A design for this area is an opportunity to question the existing lifts and to propose an effective alternative to them, in the attempt to mediate between old and new and to consider the contemporary patterns of living.
THEME 5 ROMAN AMPHITEATER / CASTELLO On Roman amphitheater of Cagliari: urban design issues The areas of the Amphi-theater, the Botanical Garden and the Civil Hospital together occupy an area of eleven acres. It is a part of the city, which by extension is comparable to the entire district of Castello and, like this, is separated from the city by a perimeter wall. In the medieval castle, the sound of the horn was used to announcing the time of non-residents exit at night: (su sonu ‘e corru). Today, the three areas could be visited separately and only at fixed times. To cover the distance of just two hundred and fifty meters, which separates the street “Fra Ignazio” from the Hospital, is necessary a long, very hilly bypass of about one kilometre. Along it, those who walk through it, encounters a sequence of incoherent urban spaces in which the traffic jam is the main actor rather than the quality of the city. It would seem necessary, therefore, to place the issue of accessibility as if this might constitute, in itself, an added value. It was this condition of “otherness”, nevertheless, to preserve its quality. The architectural and historical value of the Roman Amphitheatre, the Botanical Garden and the Gaetano Cima’s hospital, considered as a whole, is worth more than their sum. The inherent potential of a system of relations, which would be able to highlight both historical heritage and the surrounding, is still far from emerging. Reasoning on the historical city (being it confined within the perimeter of defence wall rather than not) involves an assumption of responsibility. To open, to reach, to climb, and finally to occupy the space that it is not accompanied by a relaunching of its meaning in the context of the city, simply does not help the city nor the man. What we need is to recognize a not necessarily extensive or complete but clear system of places linked together by
a narration that would be able to suggest knowing them and to be part of them. This work begins, with order and method, from rediscovering each sign, from reporting each fragment in its proper position so that one can gradually understand the meaning of the overall shape: this is the job of the archaeologist rather than that of the architect. From that, we need to draw “maps and layers” rather than “plans and sections,” preparing us more to the discovery than to the invention. With such animus one will not be surprised if more than to the definition of a new and decisive solution, we would get to a partial figure. If the city were as a ruined amphora, the urban routes would be the glue that is able to keep connected its fragments, it giving to the whole some of its original shape. For this reason, at the beginning, we can only imagine the general work features and some of the element that could be considered as a part of it: the archaeological area of the Roman arena (which is still looking for the right balance between its heritage value and its being a public service), the monumental Hospital (whose destinies seem overwhelm its original use), the Botanical Garden and the university area of Viale Fra Ignazio that can be considered as a thorn of the ancient city. Starting this core group of issues revolve around other issues, which are only topographically marginal, like the edge on the Avenue Buoncammino, the connections with the Castle and the pit of San Guglielmo, and finally the rich and
La Scuola Estiva Internazionale di Architettura è una struttura di alta formazione attraverso la quale la Sezione Architettura dell’Università di Cagliari vuole rispondere alla domanda diffusa di trasformazione dei territori attraverso un’esperienza di progetto e ricerca che coinvolge direttamente giovani progettisti, laureandi e studenti interessati a confrontarsi, teoricamente e praticamente, con le principali questioni poste dalla progettazione architettonica e paesaggistica dei luoghi. La Scuola si articola in una serie di attività (laboratori di progettazione, workshop, conferenze e seminari) tra loro coerenti nelle tematiche e negli obiettivi formativi e coinvolge direttamente più università ed esponenti della cultura, dell’arte e dell’architettura contemporanei, nel tentativo di favorire un confronto disciplinare tra diversi modi di lavorare e diverse culture progettuali.