Dp divulgativo def ita

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persone, ambiente, scienza, economia

DOPPIA PIRAMIDE 2014 QUINTA EDIZIONE: STILI ALIMENTARI E IMPATTO AMBIENTALE


BARILLA CENTER FOR FOOD & NUTRITION PERSONE, AMBIENTE, SCIENZA, ECONOMIA FONDAZIONE DAL 2014 www.barillacfn.com

6 3-4 Dicembre 2014

Il mondo contemporaneo è attraversato da un’importante emergenza alimentare. Il cibo che scegliamo di mangiare, la filiera con cui lo produciamo, i modi e i luoghi in cui lo consumiamo e la sua distribuzione sbilanciata nelle diverse zone del Pianeta incidono profondamente sui meccanismi che regolano la nostra società e la nostra epoca. Negli ultimi anni è nata l’esigenza di mettere a confronto i diversi punti di vista degli attori coinvolti lungo tutta la filiera, dal campo alla tavola. Fin dalla sua nascita nel 2009, il Barilla Center for Food & Nutrition si è posto come piattaforma privilegiata per questo dialogo corale e ad ampio raggio sui temi del cibo e della nutrizione. Lo scopo del BCFN è promuovere un’analisi multidiscipli-

nare tra le diverse competenze, offrendo soluzioni e proposte e mettendo la scienza e la ricerca in comunicazione con le decisioni politiche e le azioni governative. Il BCFN dedica un’area di studio e ricerca a ogni tema cruciale legato al cibo e alla nutrizione, per affrontare le sfide attuali e future: dal problema dell’accesso al cibo e della sua distribuzione nel mondo (Food for All) al riequilibrio dell’instabile rapporto tra cibo e salute attraverso corretti stili di vita (Food for Health), dalla riflessione sulla filiera agroalimentare e la valutazione dell’impatto della produzione sull’ambiente (Food for Sustainable Growth) alla storia del rapporto tra l’uomo e il cibo per cercare in essa delle buone soluzioni per l’attualità (Food for Culture).


La Doppia Piramide

COME PROMUOVERE SCELTE ALIMENTARI SOSTENIBILI

La dieta sostenibile alla portata di tutti

85

17

persone, ambiente, scienza, economia

85

L’ambiente sociale

DOPPIA PIRAMIDE 2014

L’ALIMENTAZIONE PER LA SALUTE DELLE PERSONE

QUINTA EDIZIONE: STILI ALIMENTARI E IMPATTO AMBIENTALE

19

86

19

Il marketing delle imprese alimentari

51

La dieta mediterranea

28 L’importanza dell’alimentazione per la salute viene ogni giorno confermata da nuovi studi. Le ricerche degli ultimi anni hanno dimostrato che quello agroalimentare è uno dei comparti maggiormente responsabili delle emissioni di gas serra e del consumo di acqua. A fronte di queste evidenze scientifiche, è invece cresciuta molto lentamente la consapevolezza delle persone sul fatto che gli alimenti per i quali i nutrizionisti consigliano un consumo più frequente sono anche quelli che hanno un minor impatto ambientale. La quinta edizione della Doppia Piramide alimentare e ambientale conferma il nostro impegno a promuovere una corretta informazione alimentare, sempre aggiornata e attenta a ricomprendere i risultati delle più recenti ricerche.

I MESSAGGI DELLA DOPPIA PIRAMIDE

9

98 32

Casi editoriali

Le abitudini alimentari in Europa e negli Stati Uniti

99

L’ALIMENTAZIONE PER IL RISPETTO DEL PIANETA

LA DOPPIA PIRAMIDE

37

51

102

/H EDVL VFLHQWL´FKH

56

L’analisi del ciclo di vita degli alimenti e gli indicatori ambientali

Le tre piramidi ambientali

60

42

$SS SHU VPDUWSKRQH H WDEOHW

Un’analisi esplorativa sui giovani italiani

51

37

La Doppia Piramide per gli adulti

/D ´OLHUD DOLPHQWDUH H O­DPELHQWH

LE RACCOMANDAZIONI BCFN

105

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

106

62 /D 'RSSLD 3LUDPLGH SHU FKL FUHVFH

Gli elementi rilevanti lungo il ciclo di vita degli alimenti

LA DIETA SOSTENIBILE ALLA PORTATA DI TUTTI

11

65

65 Le diete sostenibili secondo la FAO

69

Come si è sviluppato il modello della Doppia Piramide

I menu sostenibili del BCFN

76

16

,O GLEDWWLWR VFLHQWL´FR sul costo delle diete

L’alimentazione per la salute delle persone

4

95

/D QXWUL]LRQH SHU FKL FUHVFH

11

L’alimentazione per il rispetto del Pianeta

La comunicazione sociale

La ristorazione collettiva

47 PREMESSA

89

19

65 5


LE INFOGRAFICHE ©BCFN FOUNDATION 2014

LA DOPPIA PIRAMIDE ALIMENTARE E AMBIENTALE

CRONISTORIA

12

LA DOPPIA PIRAMIDE PER GLI ADULTI

L’EVOLUZIONE DELLA PIRAMIDE NUTRIZIONALE

LA PIRAMIDE NUTRIZIONALE

22

IN AMERICA MANGIARE SANO COSTA DI PIÙ?

24

LA FILIERA E L’AMBIENTE

60

44

IL CONFRONTO TRA I PREZZI BASATO SULLE KCAL

78

SCELTE ALIMENTARI SOSTENIBILI

96

82


BCFN

PREMESSA

I

l modello della Doppia Piramide alimentare e ambientale, presentato dal BCFN per la prima volta nel 2009, nel tempo si è trasformato in una vera e propria linea di ricerca: un percorso di studio che si è arricchito anno dopo anno attraverso nuove tappe e argomenti scientifici che hanno consolidato lo schema iniziale. L’ intuizione che ha portato a costruire la piramide ambientale come immagine capovolta della classica piramide alimentare, comunicando, per la prima volta, la relazione inversa tra alimenti nutrizionalmente raccomandati e impatto ambientale, non è stata quindi il punto di arrivo ma quello di partenza di un progetto sempre più articolato. Nelle edizioni del documento che si sono succedute in questi cinque anni non solo è quasi decuplicata la mole di dati scientifici a supporto e conferma della tesi iniziale, ma sono state proposte alcune declinazioni del modello che tenevano conto delle diverse esigenze nutrizionali, a partire da quelle dei bambini. Si è poi deciso di fare un passo avanti, cercando di capire quali potessero essere le azioni più efficaci per trasformare la nuova consapevolezza rappresentata dalla Doppia Piramide in rinnovati stili alimentari. È evidente infatti che occorre trovare nuovi modi per aiutare le persone a migliorare i propri comportamenti, perché anche le più

consapevoli non sempre sono in grado di modificare le proprie abitudini, in molti casi confermate quotidianamente da pubblicità e altre forme di promozione. Si è inoltre affrontata la questione dei prezzi, che può condizionare le scelte, soprattutto di chi, essendo meno informato, non è in grado di valutare correttamente tutte le alternative di acquisto. In questa prospettiva la famiglia, tradizionalmente depositaria della cultura alimentare e principale attore nel processo di formazione dei giovani, va sostenuta nel suo compito educativo. Ecco perché diventa sempre più necessaria la collaborazione di altri soggetti istituzionali (a partire dalla scuola), e privati, come le imprese alimentari e gli operatori della distribuzione, così come dei media sia nuovi sia tradizionali. Il primo messaggio diffuso dal BCFN in questi anni è che il cibo rappresenta il fattore più rilevante della sostenibilità globale (secondo solo all’industria dell’energia): ridurne l’impatto è una priorità per tutti gli attori della filiera, perché chi non è parte della soluzione è parte del problema. In questo contesto risulta centrale il tema del prezzo perché può condizionare le scelte, soprattutto se si considera quanto per le persone sia difficile comparare il valore reale di cibi diversi e accedere a tutte le alternative di acquisto proposte.

9


BCFN

I MESSAGGI DELLA DOPPIA PIRAMIDE Esiste un modello alimentare che consente di mangiare sano senza spendere di più, mantenendo basso il proprio impatto sull’ambiente

La principale novità presentata nel 2009 dalla Doppia Piramide è la stretta relazione che esiste tra gli aspetti nutrizionali degli alimenti e gli impatti ambientali da essi generati nelle fasi di produzione e consumo. In particolare, adottando un modello alimentare in linea con le raccomandazioni elaborate dai nutrizionisti, come quello della dieta mediterranea, è possibile conciliare la salute della persona con quella dell’ambiente, senza alcun impatto negativo sull’economia.

COME SI È SVILUPPATO IL MODELLO DELLA DOPPIA PIRAMIDE Il modello concettuale della Doppia Piramide nasce come risposta alla necessità di spiegare in modo efficace l’impatto ambientale delle scelte alimentari. Già dalle prime ricerche del Barilla Center for Food & Nutrition, pubblicate nel 2010, è emerso chiaramente che gli alimenti a minore impatto ambientale sono gli stessi per i quali i 10

nutrizionisti consigliano un consumo maggiore, mentre quelli che hanno un’impronta ambientale più marcata sul Pianeta sono quelli che andrebbero consumati con moderazione. Sulla base di questa importante scoperta, il BCFN si è posto l’obiettivo di illustrare a istituzioni e consumatori che un corretto stile alimentare ha effetti positivi sia sulla salute delle persone sia sull’ambiente: a questo scopo ha sviluppato uno schema grafico dove alla classica piramide alimentare (per intenderci, quella della dieta mediterranea) si affianca una nuova piramide “ambientale” capovolta, nella quale gli alimenti sono classificati in base alla loro impronta ecologica (Ecological Footprint). Il modello della Doppia Piramide si è poi arricchito nel tempo, come testimoniato dalla pubblicazione di cinque documenti interamente dedicati all’argomento. Il primo, presentato al Museo della Scienza di Milano nel 2010, Doppia Pirami-­ de: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il Pianeta, proponeva l’innovativa piramide alimentare e ambientale come strumento di educazione per le scelte quotidiane delle persone. 11


CRONISTORIA

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2

STILI ALIMENTARI SANI PER LE PERSONE E PER IL PIANETA %$5,//$ &(17(5 )25 )22' 1875,7,21

Come è stato sviluppato e divulgato il modello della Doppia Piramide BCFN

TUTTE LE PUBBLICAZIONI DEL BCFN SONO DISPONIBILI SU WWW.BARILLACFN.COM

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2014

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2009

UniversitĂ Bocconi, Milano 6th International Forum on Food and Nutrition

L’acqua che mangiamo

E

Dibattito: “La Doppia Piramide Alimentare e Ambientale�

E

BCFN

O

La Doppia Piramide è presentata in ambito accademico

Presentazione della Doppia Piramide 2012 all’interno del convegno internazionale su sicurezza alimentare, alimentazione e nutrizione

UniversitĂ Bocconi, Milano 3rd International Forum on Food and Nutrition

Un villaggio interattivo dedicato all’alimentazione e alla sostenibilitĂ

G

UniversitĂ di Siena Footprint Forum

NASCE IL

Roma Alimentare la terra. Coltivare il futuro

Roma Buono per te, sostenibile per l’ambiente

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La Doppia Piramide viene presentata in pubblico da Guido Barilla

DIVULGATIVO TECNICO DATABASE

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New York World Pasta Day

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Roma Sustainability International Forum

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LA DOPPIA PIRAMIDE DIVENTA L’ICONA BCFN

Eating Planet 2012 Cambiamento climatico, agricultura e alimentazione

UniversitĂ Bocconi, Milano 2nd International Forum on Food and Nutrition

Cambiamento climatico, agricoltura e alimentazione

UniversitĂ Bocconi, Milano 5th International Forum on Food and Nutrition

Presentato a New York: “How do we feed DQG QRXULVK D planet of 7 billionâ€? UniversitĂ Bocconi, Milano 4th International Forum on Food and Nutrition

Dibattito: “Alimentazione e ambiente: sano per te, sostenibile per il Pianeta�

1

Doppia Piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta

Bruxelles, Parlamento UE. Sano per te, sostenibile per il Pianeta

Water Economy

“La Doppia Piramide del Barilla Center for Food & Nutrition�

Doppia Piramide dell’acqua

San Francisco LCA FOOD 2014 Presentazione della Doppia Piramide 2014

5

Dibattito “Buono per te, sostenibile per il Pianeta: il modello della Doppia Piramide Alimentare e Ambientale�

people, environment, science, economy

DIVULGATIVO

:DVKLQJWRQ BCFN Policy Summit Healthy Food Healthy Planet

3 DIVULGATIVO TECNICO DATABASE

DIVULGATIVO TECNICO DATABASE ŠBCFN FOUNDATION 2014


LA DOPPIA PIRAMIDE ALIMENTARE E AMBIENTALE LA DOPPIA PIRAMIDE DEL BARILLA CENTER FOR FOOD & NUTRITION

L’anno successivo, il documento Doppia Pira-­ mide 2011: alimentazione sana per tutti, soste-­ nibile per l’ambiente analizzava le esigenze nutrizionali dei bambini e degli adolescenti con il relativo impatto sull’ambiente. Il terzo documento Doppia Piramide 2012: favorire scelte alimentari consapevoli ha avviato una riflessione sulla sostenibilità economica di una dieta sana e a basso impatto. Nel 2013, il Magazine BCFN Alimentazione e ambiente: stili alimentari sani per le persone e per il Pianeta ha offerto l’ulteriore spunto per continuare a discutere su come ridurre l’impronta del nostro sistema alimentare. Questa quinta edizione presentata 14

all’LCA FOOD 2014 di San Francisco si propone di valutare l’impatto ambientale di diversi stili alimentari, dedicando ampio spazio a quelli americani. Per rimarcare la centralità dei concetti espressi, nel 2011 la Doppia Piramide è stata scelta come icona del BCFN. Questo modello, grazie alla facilità con cui riesce a comunicare in modo sintetico contenuti scientifici complessi, si è rapidamente diffuso, tanto da essere ripreso e ampliato in varie pubblicazioni: Water Economy (BCFN, 2011) approfondisce

il concetto di Doppia Piramide idrica in rapporto all’impatto degli alimenti e delle bevande; il libro <Xk`e^ GcXe\k )'() Æ Elki`ij` f^^`1 leX jÔ[X per l’uomo e per il Pianeta (BCFN, 2012) analizza, tra l’altro, gli effetti delle abitudini alimentari individuali sulla salute e sull’ambiente; il volume pubblicato dalla FAO, Sustainable Diets and Bio-­ diversity (FAO, 2012), include un intero capitolo che illustra la Doppia Piramide; il libro L’acqua che mangiamo (Edizioni Ambiente – WWF, 2013) indaga, con un approccio multidisciplinare, la problematica idrica e le sue implicazioni economiche, sociali e politiche, e contiene anche un contributo del BCFN sul concetto di Doppia Pi-

ramide alimentare e idrica, nonché alcuni dati sull’acqua virtuale contenuta nella pasta. Negli anni sono stati organizzati molti eventi per presentare e discutere questi concetti, sia in ambito scientifico e istituzionale sia in contesti orientati al grande pubblico. In particolare, al Forum internazionale su cibo e nutrizione – l’evento annuale organizzato dal BCFN all’università Bocconi di Milano, per promuovere il dibattito sui temi globali legati al cibo e generare proposte concrete per migliorare la sostenibilità in ambito agroalimentare – vengono sempre riservati ampi spazi di discussione al tema delle diete sostenibili e alla Doppia Piramide. 15


L’ALIMENTAZIONE PER LA SALUTE DELLE PERSONE

L’ALIMENTAZIONE PER IL RISPETTO DEL PIANETA

LA DOPPIA PIRAMIDE

LA DIETA SOSTENIBILE ALLA PORTATA DI TUTTI

La piramide alimentare contenuta nella Doppia Piramide è la rappresentazione grafica delle più importanti linee guida nutrizionali a livello internazionale e delle principali indicazioni per la prevenzione delle patologie non trasmissibili (malattie cardiovascolari, diabete, cancro). Si inspira al modello mediterraneo, considerato fra i più coerenti e rappresentativi di una sana alimentazione e un corretto stile di vita, tanto da essere stato riconosciuto dall’UNESCO nel 2010 Patrimonio Immateriale dell’Umanità.

La piramide ambientale della Doppia Piramide è stata invece elaborata dal BCFN, considerando gli alimenti non più in funzione delle caratteristiche nutrizionali ma rispetto al loro impatto sull’ambiente. Utilizzando come unità di misura i dati di impatto (per chilo o litro) degli stessi prodotti presenti nella piramide alimentare, si ottiene una piramide capovolta che vede gli alimenti a maggior impatto ambientale in alto e quelli a ridotto impatto in basso.

Accostando le due piramidi si ottiene la Doppia Piramide alimentare e ambientale. Osservando la disposizione degli alimenti emerge chiaramente la possibilità di far coincidere in un unico modello alimentare due obiettivi diversi ma ugualmente rilevanti e fra loro connessi: la salute delle persone e la tutela delle risorse del Pianeta. Infatti, è evidente che gli alimenti per i quali è consigliato un consumo maggiore e frequente sono generalmente anche quelli che determinano gli impatti minori sull’ambiente, e viceversa. Pertanto, chiunque decida di assumere un atteggiamento responsabile in termini di stile di vita alimentare finisce per conciliare il proprio benessere (ecologia della persona) con quello dell’ambiente (ecologia del contesto).

Le popolazioni che vivono una fase di difficoltà economica devono prestare particolare attenzione al costo degli alimenti, e alto dovrebbe essere l’impegno dei Paesi per assicurare la sostenibilità sociale delle diete in termini di inclusione delle persone nei modelli alimentari corretti. Così come è stato fatto per l’analisi dei valori ambientali, anche per calcolare questo ulteriore aspetto della sostenibilità il BCFN ha utilizzato le informazioni disponibili sugli impatti economici di alcune “diete tipo” in Italia e ha analizzato quanto la letteratura scientifica ha pubblicato negli Stati Uniti e in altri Paesi europei.

A partire dal 1992 la piramide alimentare, pubblicata per la prima volta dall’U.S. Department of Agriculture, viene riportata in molti documenti utilizzando lo stesso schema grafico. La forma triangolare permette, infatti, di evidenziare che la base della nutrizione è costituita da alimenti di origine vegetale, tipici delle abitudini alimentari mediterranee, ricchi in termini di vitamine, sali minerali, fibre e carboidrati complessi, acqua e proteine vegetali. Mentre gli alimenti posti verso il vertice sono quelli che vanno consumati con moderazione, in quanto ricchi di grassi e zuccheri semplici. Il valore della piramide alimentare è duplice: da un lato rappresenta un’eccellente sintesi delle principali conoscenze acquisite dalla scienza medica e nutrizionale, indispensabili per chiunque presti attenzione alla propria salute e benessere, dall’altro è un potente strumento di educazione al consumo, grazie soprattutto alla sua grafica semplice e intuitiva.

16

Gli impatti ambientali degli alimenti sono stati valutati con l’analisi del ciclo di vita (LCA), utilizzando i tre indicatori ambientali Carbon Footprint, Water Footprint ed Ecological Footprint. Il BCFN ha scelto di avvalersi unicamente di dati e informazioni di pubblico dominio – banche dati e pubblicazioni scientifiche – così da offrire agli interessati la possibilità di ricostruirne l’origine ed effettuare eventuali approfondimenti. A tale scopo è stato realizzato un database accessibile dal sito internet del BCFN. www.barillacfn.com

Il BCFN ha selezionato per te pubblicazioni, video, interviste e articoli dedicati alla sostenibilità e alla sicurezza alimentare. www.barillacfn.com/focus-on/world-food-day

Da quest’analisi emerge che, a parità di valore nutrizionale, nei Paesi mediterranei i menu più ricchi di proteine di origine animale (carne e soprattutto pesce) hanno un costo leggermente più elevato. Tuttavia, la stessa ricerca condotta in altre nazioni, tra cui Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, non restituisce risultati univoci. Infatti, in questi Paesi la dieta sostenibile, secondo alcuni studi, è più onerosa per le famiglie, anche se il dato può essere in parte condizionato dai diversi criteri di calcolo adottati e dalle scelte alimentari fatte. In generale, quindi, mangiare sostenibile non vuol dire necessariamente spendere di più, ma certamente richiede uno sforzo aggiuntivo da parte dei singoli e delle famiglie in termini di tempo dedicato alla scelta degli alimenti, privilegiando quelli ad alto valore nutrizionale – come pasta e prodotti a base di cereali, legumi, alcuni tipi di vegetali, frutta fresca e secca – e relativamente a basso costo. In particolare la carne bianca, i latticini a ridotto contenuto di grassi e le uova rappresentano la fonte meno costosa di proteine animali.

17


BCFN

L’ALIMENTAZIONE PER LA SALUTE DELLE PERSONE Non esistono per loro natura cibi migliori o peggiori: una dieta equilibrata deve prevedere una varietà di alimenti da assumere nelle giuste quantità, evitando eccessi o mancanze

Il BCFN ha proposto nel corso delle varie edizioni della Doppia Piramide una rilettura dei modelli alimentari adottati nel mondo, ponendo particolare attenzione a quello della dieta mediterranea, riconosciuto come uno dei più coerenti con uno stile di vita equilibrato e “sano”.

LA DIETA MEDITERRANEA La dieta tradizionalmente adottata nei Paesi dell’area del Mediterraneo è un modello alimentare che si caratterizza per la sua varietà, oltre che per uno spiccato equilibrio nutrizionale. Prevede un elevato consumo di verdura, legumi, frutta e frutta secca, olio d’oliva e cereali, di questi ultimi un 50% integrali; un moderato consumo di pesce e prodotti caseari (specialmente formaggio e yo18

gurt); un ancor più moderato consumo di carne rossa, carne bianca e dolci.1 Il corretto equilibrio nutrizionale della dieta mediterranea venne dimostrato scientificamente negli anni Settanta dallo Studio dei sette Paesi di Keys2, che metteva a confronto le diete di diverse popolazioni per verificarne i benefici e i punti critici. Da quell’analisi emersero per la prima volta le forti correlazioni tra tipologia di dieta e rischio d’insorgenza di malattie croniche, in particolare quelle cardiovascolari. A partire da quel primo studio, molte altre ricerche hanno approfondito l’analisi dell’associazione tra alimentazione e salute3, confermando che lo stile alimentare mediterraneo contribuisce me19


glio di qualunque altro a prevenire le più diffuse malattie croniche: un’unicità riconosciuta anche dall’UNESCO, che nel 2010 l’ha dichiarato Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Per avviare un’attività di informazione ed educazione alimentare, ispirata proprio alla dieta mediterranea, nel 1992 l’U.S. Department of Agriculture pubblicò la prima edizione della piramide alimentare, riproposta senza modifiche dalla FAO in un documento del 1997, per spiegare con una sintesi efficace come alimentarsi in modo equilibrato. Nel corso degli anni, diverse istituzioni e istituti di ricerca – come l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e il CIISCAM (Centro Interuniversitario Internazionale di Studi sulle Culture Alimentari Mediterranee) – hanno elaborato sistemi di comunicazione basati sull’immagine della piramide alimentare. In tutte le varianti, il concetto di base prevede che gli alimenti siano rappresentati su diversi livelli e che, via via che si sale verso la punta della piramide, diminuisca la 20

frequenza relativa di consumo, senza però escludere alcuna categoria, affinché la varietà dei cibi rimanga uno dei principi cardine di una corretta alimentazione. Negli anni sono state pubblicate diverse versioni della piramide nutrizionale. Partendo tutte da una base scientifica comune, ogni piramide adatta il modello originario al pubblico al quale si rivolge, distinguendo ad esempio le diverse fasce di età, il tipo di vita condotta, il momento specifico della vita o le abitudini nutrizionali. Inoltre, in quasi tutte le versioni più recenti della piramide, lo schema viene integrato con ulteriori raccomandazioni che completano il corretto stile di vita (per esempio la quantità di acqua da bere, il tempo da dedicare all’attività fisica, ecc.).

1

Willett et al., 1995

2

Keys et al., 1970; Keys et al., 1980

3

World Cancer Research Fund, 1997; Willett. 1998

21


BCFN

L’EVOLUZIONE DELLA UNESCO

PIRAMIDE NUTRIZIONALE

BCFN

2010

2011 ÂŤLa dieta mediterranea rappresenta un LQVLHPH GL FRPSHWHQ]H FRQRVFHQ]H SUDWLFKH H WUDGL]LRQL FKH YDQQR GDO SDHVDJJLR DOOD

La dieta mediterranea e gli altri modelli nutrizionali nel mondo

tavola, includendo le colture, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, LO FRQVXPR GL FLERÂ

USDA

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OMS

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1992

1993

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2009

6610(1005)

ALTRI MODELLI NUTRIZIONALI Temel Besin Grupla 7XUFKLD

22

La Pagoda Cina

Choose My Plate Stati Uniti

Guide to Healthy Eating Australia

The Food Circle Svezia

ŠBCFN FOUNDATION 2014 23


BCFN

LA PIRAMIDE NUTRIZIONALE

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tore comune di diverse linee guida nutrizionali

teine vegetali, tutti tipici delle abitudini medi-­

a livello internazionale, è facilmente riconduci-­

terranee.

bile alla dieta di tradizione mediterranea.

Mentre gli alimenti posizionati verso il vertice

,O PHVVDJJLR YHLFRODWR q FKH OD EDVH GHOOD QX-­

della piramide vanno consumati con modera-­

trizione deve essere costituita da alimenti di

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Il valore nutritivo dei suoi alimenti

Grassi saturi e insaturi, Zuccheri semplici Vitamina B12, Ferro, Zinco, Proteine, Grassi saturi e monosaturi Grassi saturi e insaturi, Proteine, Aminoacidi essenziali, Vitamina B, Selenio, Rame, Zinco Proteine Grassi saturi e insaturi, Zuccheri semplici Proteine, Grassi saturi, Calcio, Vitamina A Proteine, Grassi saturi, Omega 3

Acqua, Calcio, Proteine, Grassi saturi, Zuccheri, Vitamina A e B, Acido Pantotenico

Vitamina E, Polifenoli, Trigliceridi, Acidi grassi essenziali Vitamine, Sali minerali, Antiossidanti, Grassi insaturi, Omega 3, Omega 6 RISO

Amido, Carboidrati Proteine, Fibre, Aminoacidi Essenziali, Vitamina B, Ferro, Zinco

Acqua, Vitamine, Minerali, Fibre, Zuccheri semplici

24

ŠBCFN FOUNDATION 2014 25


BCFN

LA DIETA MEDITERRANEA: PATRIMONIO CULTURALE IMMATERIALE DELL’UMANITÀ UNESCO

L’

UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) nasce nel 1975 per incoraggiare la collaborazione tra le nazioni nelle aree dell’istruzione, della scienza, della cultura e della comunicazione. Una delle sue missioni è quella di mantenere una lista di “patrimoni dell’umanità”, cioè siti di valore dal punto di vista naturalistico o culturale, la cui conservazione è ritenuta importante per la comunità mondiale. Dal 2001, l’UNESCO ha iniziato anche a stilare una lista di patrimoni culturali immateriali dell’uma-

26

nità, ovvero antiche tradizioni che spesso non hanno una codificazione “scritta” ma che sono state tramandate oralmente nel corso delle generazioni. Tra questi, nel 2010, è stata inserita anche la dieta mediterranea, infatti secondo l’Organizzazione: «La Dieta Mediterranea rappresenta un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, includendo le colture, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo. La dieta mediterranea è caratterizzata da un modello nu-

trizionale rimasto costante nel tempo e nello spazio, costituito principalmente da olio di oliva, cereali, frutta fresca o secca e verdure, una moderata quantità di pesce, latticini e carne, abbondante uso di spezie come condimenti, il tutto accompagnato da vino o infusi, sempre nel rispetto delle tradizioni di ogni comunità. Tuttavia, la dieta mediterranea (dal greco diaita, o stile di vita) è molto più che un semplice alimento. Essa promuove l’interazione sociale, poiché il pasto in comune è alla base dei costumi sociali e delle festività condivise da una data comunità, e ha dato luogo a un notevole corpus di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende. La dieta si fonda sul rispetto per il territorio e la biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura nelle comunità del Mediterraneo come nelle zone della Soria in Spagna, Koroni in Grecia, Cilento in Italia e Chefchaouen in Marocco. Le donne svolgono un ruolo indispensabile nella trasmissione delle competenze, così come della conoscenza di riti, gesti tradizionali e celebrazioni, e nella salvaguardia delle tecniche».


Fonte: BCFN. Doppia Piramide 2011: alimentazione sana per tutti e sostenibile per l’ambiente, 2011.

LA NUTRIZIONE PER CHI CRESCE Nell’edizione del 2011, il BCFN ha esteso l’analisi della piramide nutrizionale per prendere in considerazione le esigenze di bambini e adolescenti, con l’obiettivo finale di validare il modello della Doppia Piramide anche per gli individui in fase di sviluppo. Durante il periodo della prima infanzia – caratterizzato da una crescita molto rapida – è necessario fornire al bambino una quantità adeguata di energia. Nel primo anno di vita il fabbisogno di energia è notevole, ma si riduce rapidamente: passa, infatti, dal 35% nel primo mese di vita al 5% a un anno. Dopo il primo anno e fino ai 9-10 anni di vita, l’energia spesa giornalmente dal bambino è dovuta per un 50-60% al metabolismo basale, per un 20-40% all’attività fisica, per un 5-8% alla termogenesi e solo per un 2% all’accrescimento. 28

In particolare i grassi assunti attraverso l’alimentazione rappresentano per il bambino una fonte di energia e di acidi grassi essenziali. L’assunzione giornaliera di grassi va ottenuta con alimenti come il pesce e la frutta secca; come condimenti vanno preferiti gli oli vegetali, in particolare quello di oliva, che consente anche un assorbimento ottimale delle vitamine liposolubili (A, D, E, K). Il secondo macronutriente per garantire il corretto e bilanciato apporto di energia al bambino è rappresentato dalle proteine. Fonti ideali di proteine di alta qualità sono carne, pesce, formaggio, latte, uova e alcuni prodotti di origine vegetale, come soia, altri legumi, e i prodotti derivati dal grano. I carboidrati (zuccheri, amidi e fibre) sono la prima e la più importante – in termini quantitativi – fonte energetica dell’organismo e forniscono energia a tutti i tessuti del corpo umano, soprattutto al cervello e ai globuli rossi che usano solamente il glucosio quale “carburante” per le attività cellulari.

Accanto ai principali macronutrienti, gli elementi essenziali di una corretta alimentazione per i bambini in età prescolare e scolare sono le vitamine e i minerali. L’adolescenza è il periodo in cui avviene il passaggio dalla condizione prepuberale a quella adulta, caratterizzata dalla comparsa d’importanti cambiamenti a livello fisico, psichico e sociale, accompagnati a maggiori fabbisogni sia quantitativi sia qualitativi di nutrienti, vitamine, sali minerali, fibre e acqua. In questa fase, le più comuni carenze sono quelle di ferro e calcio, al punto che l’anemia dovuta alla mancanza di ferro è tra le più diffuse malattie che si associano a cattive abitudini di tipo alimentare.4 Per ovviare a questi problemi è quindi importante che nella fase adolescenziale vi sia un incremento del consumo di alimenti, come le carni magre e il pesce, i legumi, i vegetali di colore verde scuro, le noci, i cereali arricchiti di ferro. Anche il calcio ricopre una funzione essenziale

nell’organismo dell’adolescente in rapida crescita, perché entra nella composizione delle ossa e dei denti. È dunque importante per i ragazzi alimentarsi con cibi ricchi di calcio, soprattutto per le femmine, che negli anni a venire, con la comparsa della menopausa, saranno più esposte al rischio di osteoporosi. La giovinezza è, infine, il periodo in cui i fabbisogni alimentari diventano sempre più simili a quelli degli adulti. Nonostante i casi particolari appena descritti, la conclusione cui si è giunti è che il modello della Doppia Piramide è valido e fornisce indicazioni utili all’educazione alimentare in tutte le fasce di età.

4

American Academy of Pediatrics, 1999

29


BCFN

ALIMENTAZIONE E STILE DI VITA SANI PER TUTTI

LE INDICAZIONI PER IL “VIVERE BENE”

A

vrebbero essere associati stili di vita “salubri”. Un elemento fondamentale riguarda un’adeguata attività fisica, che dovrebbe sempre essere affiancata alla “sana alimentazione”. L’attività motoria contribuisce, infatti, a bruciare calorie, scaricare tensione e stress, migliorare lo stato dell’umore e del benessere psicologico. La pratica costante di attività fisica e sport apporta notevoli

benefici all’apparato cardiovascolare e al sistema scheletrico oltre che al metabolismo. E favorisce inoltre il mantenimento di un peso adeguato e una composizione corporea ottimale, rende l’adolescente più forte e lo abitua a uno stile di vita che gli consentirà di affrontare più in salute gli anni della maturità.

SINTESI DELLE MACRO-­LINEE GUIDA PER CHI CRESCE Adottare una dieta sana ed equilibrata che, alternando quotidianamente tutti i principali alimenti, fornisca tutti i nutrienti e micronutrienti (calcio, ferro, vitamine, ecc.).

getali, che deve essere di uno a uno, di zuccheri semplici e complessi (attraverso l’assunzione di meno dolci, più pane, patate, pasta o riso), di grassi animali e vegetali (utilizzando meno strutto, burro e più olio di oliva).

Evitare l’eccessiva introduzione di calorie, non consumando cibi altamente calorici o con elevate concentrazioni di grassi.

Ridurre al minimo l’apporto aggiuntivo di sale al fine di diminuire i fattori di rischio di sviluppo di ipertensione, soprattutto in età adulta.

4.

Ripartire in maniera bilanciata i nutrienti nella giornata, assicurando la presenza di un giusto equilibrio tra apporto di proteine animali e ve-

Distribuire l’assunzione di cibo in cinque momenti della giornata: colazione, spuntino della mattina, pranzo, merenda e cena.

1.

2.

3.

5.

Evitare di consumare cibi al di fuori dei cinque momenti precedentemente individuati.

6.

Svolgere attività fisica per almeno un’ora al giorno, comprensiva sia dell’attività sportiva sia del gioco.

2.

3.

4.

Fare 30 minuti di attività ´VLFD DO JLRUQR

Evitare situazioni di sovrappeso e obesità

Evitare l’eccessivo consumo di alcolici

Non fumare

5.

6.

7.

8.

Adottare una dieta equilibrata

Aumentare il consumo di frutta e verdura

Preferire i carboidrati complessi e aumentare il consumo di cereali integrali

Aumentare il consumo di legumi

9. Consumare 2 o 3 porzioni di pesce alla settimana

10. Preferire condimenti di origine vegetale

11. Limitare il consumo di cibi a elevato contenuto di grassi

12. Limitare il consumo di cibo fritto

7.

Ridurre il più possibile la vita sedentaria, in particolare quella passata davanti a televisione e computer.

8.

Fonte: BCFN. Alimentazione e salute, 2009

Fonte: BCFN. Doppia Piramide 2011: alimentazione sana per tutti e sostenibile per l’ambiente, 2011

l di là delle modalità di rappresentazione grafica dei consigli alimentari, è comunque importante osservare come gran parte delle più autorevoli ricerche scientifiche sulla relazione tra alimentazione e malattie croniche evidenziano che il modello alimentare mediterraneo deve essere considerato il punto di riferimento di una corretta alimentazione, e che ad esso do-

1.

13. Limitare il consumo di carne e pollame a 3 o 4 porzioni alla settimana

14. Limitare il consumo aggiuntivo di sale

15. Limitare il consumo di cibi e bevande ad alto contenuto di ]XFFKHUL

16. Evitare l’utilizzo quotidiano di integratori alimentari


LE ABITUDINI ALIMENTARI IN EUROPA E NEGLI STATI UNITI Per analizzare il reale livello di adozione dei modelli suggeriti, il BCFN ha raccolto e analizzato i principali dati sui consumi alimentari pubblicati dagli istituti di ricerca europei e statunitensi. Le ricerche relative ai consumi italiani sono principalmente quelle basate sulle rilevazioni dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), che negli ultimi vent’anni ha condotto diverse indagini sulle abitudini alimentari della popolazione italiana, finalizzate alla sorveglianza nutrizionale e al monitoraggio della dieta per indirizzare gli interventi di sensibilizzazione al consumo degli alimenti. Lo studio più recente, pubblicato nel 2008, presenta i dati raccolti nel biennio 2005-2006 e fornisce un utile strumento per la valutazione della dieta media italiana.5 I dati relativi agli altri Paesi derivano dall’European Food Safety Authority, che ha sviluppato il progetto The EFSA European Food Consumption Da-­ tabase del quale è stato pubblicato un documento 32

che sintetizza i dati dei consumi alimentari di 22 Stati europei, provenienti per la maggior parte da programmi di monitoraggio di organismi governativi e da studi scientifici. In particolare, per le valutazioni di questo lavoro si è scelto di confrontare le abitudini dei consumatori italiani con quelli di Francia, Germania e Svezia. Analogamente allo studio europeo, negli Stati Uniti l’USDA6 ha condotto una ricerca sulle abitudini alimentari degli americani. Lo studio è riferito agli anni 1994-1996, e il campione considerato comprende tutte le fasce d’età. Pur provenendo da una fonte diversa, e quindi essendo i dati ottenuti con approcci differenti e non del tutto confrontabili, è possibile fare alcune considerazioni di massima. Di seguito sono riportate le quantità medie di cibo consumate in Italia, Francia, Germania, Svezia e Stati Uniti di otto macrocategorie alimentari, confrontate con le quantità consigliate dall’INRAN7: i dati sono basati sulla percentuale di consumatori effettivi di quell’alimento, viene cioè presentata una media reale calcolata sulla sola parte di persone che compongono il campione che consuma l’alimento.

400 350 300 250 200 150 g/giorno

g/giorno il consumo pro capite di carne negli Stati Uniti seguiti da Italia, Francia, Germania e Svezia

Fonte: BCFN. Doppia Piramide 2012: favorire scelte alimentari consapevoli, 2012.

190

450

100 50

Cereali

Legumi

Ortaggi

Frutta

Carne

Pesce

Latte/Latticini

Consigliati INRAN

330

130

300

450

140

200

407

Italia

252

29

190

169

112

66

227

Francia

214

35

112

108

116

28

258

Germania

209

26

98

159

93

51

220

Svezia

217

15

48

118

76

30

426

Stati Uniti

302

15

189

169

187

10

274

Media reale dei consumi di otto principali categorie alimentari in quattro Paesi europei (fonte: EFSA) cui sono stati aggiunti i consumi degli Stati Uniti (fonte: USDA).

In generale, si nota come, in tutti i Paesi esaminati, i legumi e il pesce siano gli alimenti consumati da una bassa percentuale di popolazione, diversamente da quanto avviene per gli altri alimenti, che normalmente sono consumati da oltre il 90% del campione analizzato. Caso particolare è la Francia, che vanta un’alta percentuale di consumatori per ogni alimento: questo dato sta a significare che la dieta del consumatore francese è molto varia e che, mediamente, gli individui hanno abitudini alimentari che comprendono cibi di tutte le categorie. Gli americani sono i primi consumatori di carne (quasi due etti giornalieri pro capite), seguiti da Italia, Francia, Germania e Svezia, che ne consu-

ma in minor quantità (75 g/giorno). Purtroppo, non disponendo di dati disaggregati sul consumo di carne (bovina, avicola, suina), non è possibile fare ulteriori considerazioni. Il consumo di legumi risulta basso in tutti i Paesi, così come quello di pesce. Un altro dato interessante è l’elevato consumo di latte e latticini in Svezia (più di 400 g/giorno).

5

Leclercq et al., 2008

6

EPA, 2007

7

INRAN, 2003

33


BCFN

STATI UNITI: DALLA PIRAMIDE ALIMENTARE A MYPLATE

L

a piramide nutrizionale non è l’unica rappresentazione grafica cui si ricorre per fornire suggerimenti ai consumatori. Negli ultimi decenni, i governi dei vari Paesi hanno sviluppato altre immagini per informare ed educare le persone a mantenere un’alimentazione equilibrata per una vita sana. Ma al di là della forma, è interessante sottolineare come,

nonostante alcune differenze puntuali dovute ad aspetti culturali o alla diffusione di alcune tipologie di cibo, tutti i modelli nutrizionali siano accomunati da alcuni consigli basilari: un maggior consumo di frutta, ortaggi, cereali (in particolare integrali) e legumi, e un ridotto consumo di proteine e grassi animali e zuccheri semplici. La prima piramide alimenta-

re americana è stata rilasciata dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) nel 1992. Questo strumento di educazione alimentare è stato ampiamente riconosciuto nell’ambito scientifico internazionale e ha rappresentato la base per l’evoluzione delle raccomandazioni nutrizionali su tipologie e quantità di alimenti quotidiani. MyPyramid, pubbli-

cata dall’USDA nel 2005, rappresenta l’aggiornamento della prima piramide, ed è stata progettata come strumento di educazione aggiuntivo rispetto alle linee guida Dietary Guidelines for Americans, stilate e aggiornate ogni cinque anni dall’USDA e dal Dipartimento di Salute e Servizi Umani (HHS), e indirizzate a tutte le persone (dai due anni in su) che si trovino in normali condizioni di salute. Le raccomandazioni trasmesse da MyPyramid sono riferite soprattutto alle abitudini alimentari (indicano quali cibi è consigliabile consumare e con quale frequenza), ma incoraggiano anche una regolare attività fisica giornaliera come prerequisito essenziale del benessere psicologico e di un peso corporeo corretto. Nel giugno 2011, è stato presentato MyPlate in sostituzione a MyPyramid e come parte di un’iniziativa più ampia di comunicazione basata sulle Dietary Guidelines for Americans del 2010, per aiutare i consumatori a fare scelte alimentari migliori. All’inaugurazione, la first lady Michelle Obama ha affermato: «I genitori non hanno il tempo di pesare esattamente tre grammi di pollo o di guardare quanto è una porzione di riso con i broccoli… però noi abbia-

mo il tempo di dare un’occhiata ai piatti dei nostri bambini, e se loro mangiano le giuste porzioni, se la metà del loro piatto è pieno di frutta e verdura, insieme a proteine magre, cereali integrali e latticini a basso contenuto di grassi, allora va bene. È così semplice!». MyPlate ha ricevuto numerosi elogi, avendo migliorato la precedente MyPyramid, giudicata troppo astratta e confusa. MyPlate rappresenta un piatto e un bicchiere suddivisi in cinque gruppi di alimenti. Quattro sono le sezioni che dividono il piatto: 30% di ortaggi, 30% di cereali, 20% di frutta e 20% di proteine; il bicchiere, rappresentato da un piccolo cerchio, identifica i prodotti caseari, come fosse un bicchiere di latte o di yogurt. La grafica è accompagnata da messaggi sintetici

come: “Make half your plate fruits and vegetables”, “Switch to 1% or skim milk”, “Make at least half your grains whole” e “Vary your protein food choices”. Riassumendo, i nutrizionisti americani raccomandano di seguire una dieta costituita principalmente da frutta, verdura, cereali integrali e prodotti lattiero caseari a basso contenuto di grassi. In quantità minori, vanno consumati carne, pesce, legumi, uova e frutta secca, prestando attenzione a cibi già salati o dolcificati e contenenti grassi saturi nonché alle bevande zuccherate. Oltre i consigli nutrizionali, sono raccomandate attività fisica costante e una maggiore attenzione al calcolo del fabbisogno calorico giornaliero.


BCFN

UN’ALIMENTAZIONE CHE RISPETTA IL PIANETA In un’epoca dominata dai cambiamenti climatici, la questione agroalimentare non può essere ricondotta unicamente a una problematica di tipo nutrizionale, ma deve necessariamente tenere conto di tutte le esternalità che essa genera sull’ambiente, dalla fase di produzione a quella del consumo di cibo

La valutazione degli impatti di un qualunque prodotto può essere eseguita con metodi diversi che, a seconda dei casi, si concentrano su aspetti caratteristici della filiera o su specifici indicatori.

L’ANALISI DEL CICLO DI VITA DEGLI ALIMENTI E GLI INDICATORI AMBIENTALI Tra tutte le metodologie di valutazione ambientale, l’analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA), regolata a livello internazionale dallo standard ISO 14040, è probabilmente quella che ha riscosso il maggior interesse in questi anni, perché tiene conto di tutti gli aspetti della filiera.

36

L’analisi del ciclo di vita di un alimento prevede lo studio di tutti i passaggi, a partire dalla fase agricola (che sta alla base di tutti gli alimenti), per terminare con il trasporto e la distribuzione e, quando necessaria, la fase di cottura. Per rendere facilmente comprensibili e comunicabili i risultati degli studi LCA si utilizzano degli indicatori di sintesi che consentono di rappresentare in modo aggregato e semplice gli impatti ambientali. Nel caso delle filiere agroalimentari risultano significativi: le emissioni di gas serra, il consumo di acqua, e il territorio utilizzato per produrre le risorse.

37


Fonte: BCFN. Doppia Piramide 2011: alimentazione sana per tutti e sostenibile per l’ambiente, 2011

È questa la ragione per cui si è deciso di utilizzare i seguenti indicatori ambientali: Il Carbon Footprint, che identifica le emissioni di gas serra responsabili dei cambiamenti climatici, ed è misurato in massa di CO2 equivalente. Il Water Footprint (o virtual water content), che quantifica i consumi e le modalità di utilizzo delle risorse idriche, ed è misurato in volume (litri) di acqua. L’Ecological Footprint, che calcola la quantità di terra (o mare) biologicamente produttiva necessaria per fornire le risorse e assorbire le emissioni associate a un sistema produttivo: si misura in m2 o ettari globali.

38

È bene osservare che con tali indicatori si fornisce una visione sufficientemente ampia degli impatti, che non ha però la pretesa d’essere esaustiva. Questo è vero soprattutto se si considera la scala locale: esempi di altri impatti che potrebbero essere valutati sono l’utilizzo di sostanze chimiche in agricoltura, il rilascio di azoto sul terreno o le emissioni di altri inquinanti in aria. Per esigenza di sintesi la parte ambientale della Doppia Piramide è stata costruita utilizzando solo l’Ecological Footprint; ma per evitare visioni parziali, in questo documento vengono presentate anche le piramidi relative agli indicatori Carbon e Water Footprint.

39


BCFN CARBON FOOTPRINT

WATER FOOTPRINT

ECOLOGICAL FOOTPRINT

GLI INDICATORI UTILIZZATI NELLE PIRAMIDI AMBIENTALI CARBON FOOTPRINT

WATER FOOTPRINT

ECOLOGICAL FOOTPRINT

Il Carbon Footprint, o impronta carbonica, calcola l’impatto, espresso in termini di emissione di anidride carbonica equivalente (CO2eq), associato alla produzione di un bene o di un servizio lungo l’intero ciclo di vita del sistema indagato. Nel calcolarlo vengono sempre considerate le emissioni di tutti i gas a effetto serra, il cui contributo è determinato da due fattori: la quantità emessa e il suo fattore di impatto misurato in termini di Global Warming Potential. Le emissioni, infatti, vengono tutte convertite in un valore di CO2 equivalente, come se dal sistema fosse emessa solo CO2, attraverso parametri fissi definiti dall’IPCC, l’Intergovernmental Panel on Climate Change, organismo che opera sotto l’egida delle Nazioni Unite. Per la sua semplicità in termini di comunicazione e comprensione, questo è l’indicatore più usato nelle attività di divulgazione pubblica.

Il Water Footprint è un indicatore che misura, in litri o metri cubi, l’acqua dolce consumata per realizzare un prodotto, sommando tutte le fasi della catena di produzione. È definito anche “contenuto d’acqua virtuale” in quanto tiene conto sia dell’acqua impiegata in fase di produzione (contabilizzata attraverso i consumi diretti), sia di quella utilizzata per produrre le materie prime necessarie (consumi indiretti). Il metodo è stato messo a punto dal Water Footprint Network ed è stato progettato in modo che l’indicatore calcolato tenga conto di tre componenti fondamentali:

L’Ecological Footprint o impronta ecologica è un indicatore che permette di misurare la superficie terrestre o marina (biologicamente produttiva) necessaria a fornire le risorse consumate e ad assorbire i rifiuti prodotti, in rapporto alla capacità della Terra di rigenerare le risorse naturali. La metodologia è individuata dal Global Footprint Network e prevede di includere nel calcolo le seguenti componenti:

Questi sei componenti vengono sommati dopo essere stati normalizzati utilizzando “fattori di equivalenza” (equivalence factors) e “fattori di rendimento” (yield factors) che tengono conto della differente produttività dei vari terreni rispetto alla produttività media di biomassa primaria globale di un dato anno. I fattori di equivalenza, specifici per ogni tipologia di terreno, sono forniti annualmente dal Global Footprint Network.

• Energy land, ossia il terreno necessario ad assorbire le emissioni di CO2 generate dalla produzione di un bene o servizio; • Crop land, ossia il terreno necessario alla coltivazione dei prodotti agricoli e dei mangimi per l’allevamento; • Grazing land, il terreno necessario a sostenere il pascolo dei capi di allevamento considerati; • Forest land, il terreno utilizzato per la produzione di legno destinato alla realizzazione di materie prime; • Built-­up land, il terreno occupato per gli impianti adibiti alle attività produttive; • Fishing ground, l’area necessaria alla riproduzione naturale o all’allevamento dei prodotti ittici.

L’Ecological Footprint è quindi un indicatore composito che misura, tramite fattori di conversione ed equivalenze specifiche, le diverse modalità di utilizzo delle risorse ambientali attraverso un’unica unità di misura: l’ettaro globale (global hectare - gha).

ZZZ LSFF FK

• Green Water, volume di acqua piovana evapotraspirata dal suolo e dalle piante (rappresenta la voce più rilevante nelle filiere agroalimentari); • Blue Water, volume di acqua proveniente da corsi superficiali o falde sotterranee, impiegato lungo la filiera produttiva, che non viene restituito al bacino di prelievo; • Grey Water, volume di acqua inquinata durante il processo di produzione del bene o del prodotto in esame, misurato come il volume di acqua teoricamente richiesto per diluire gli inquinanti e riportare l’acqua stessa agli standard di qualità naturale.

www.waterfootprint.org

www.footprintnetwork.org


LA FILIERA ALIMENTARE E L’AMBIENTE Le filiere agroalimentari sono oggetto di una crescente attenzione, sia per controllare la qualitĂ e la sicurezza del cibo sia per valutare gli impatti che esse generano. In un’epoca dominata dai cambiamenti climatici, la questione agroalimentare non può piĂš essere ricondotta unicamente a una problematica di tipo nutrizionale, ma deve necessariamente tenere conto di tutte le esternalitĂ che essa genera sull’ambiente, dalla fase di produzione a quella del consumo degli alimenti.

Ed è soprattutto la filiera produttiva a determinare l’intensitĂ degli impatti associati a uno specifico alimento: piĂš la filiera è complessa e la materia prima subisce lavorazioni e trasformazioni per arrivare al consumatore, piĂš l’impatto di quel cibo cresce. Viceversa, un alimento che ha bisogno di lavorazioni minime, come ad esempio un ortaggio o un frutto, avrĂ un impatto ridotto. In generale, le filiere agroalimentari presentano strutture articolate che possono essere sintetizzate in sette fasi, alle quali sono associati specifici impatti ambientali.

LE SETTE FASI DELLA FILIERA AGROALIMENTARE Coltivazione delle materie prime La fase agricola è quella in cui si realizzano le materie prime destinate all’alimentazione umana o a diventare mangime per gli animali allevati. Gli impatti derivanti da questa fase sono dovuti a piĂš fattori, i principali sono: la SURGX]LRQH GHOOH VHPHQWL O­XWLOL]]R GHL IHUWLOL]]DQWL VLD FKLPLFL VLD QDWXUDOL JOL agrofarmaci per proteggere le coltivazioni, il gasolio consumato per le operazioni agricole, l’acqua utilizzata per l’irrigazione. Nella maggior parte dei casi, la fase agricola q QHOOD ´OLHUD TXHOOD LQ FXL VL ULVFRQWUDQR JOL LPSDWWL PDJJLRUL /H WHFQLFKH SRVVRQR LQÂľXHQ]DUOD LQ PRGR VRVWDQ]LDOH DQFKH VH LQ PROWL FDVL LO EHQH´FLR q WHPSRUDOPHQWH GLIIHULWR 7LSLFR HVHPSLR VRQR OH SUDWLFKH FKH SUHYHGRQR OD URWD]LRQH FROWXUDOH RSSXUH O­DJULFROWXUD ELRORJLFD FKH VH DSSOLFDWD FRUUHWWDPHQWH JDUDQWLVFH QHJOL DQQL VLJQL´FDWLYL vantaggi.

Prima trasformazione 0ROWL SURGRWWL DJULFROL ULFKLHGRQR XQD SULPD WUDVIRUPD]LRQH SHU SRWHU HVVHUH LPSLHJDWL LQ XQ SURFHVVR SURGXWWLYR /­HVHPSLR FODVVLFR q TXHOOR GHL FHUHDOL FKH SHU HVVHUH XWLOL]]DWL vanno prima macinati in un mulino.

Trasformazione del prodotto 1HOOD VHFRQGD IDVH GHOOD ´OLHUD OD PDWHULD SULPD YLHQH WUDVSRUWDWD LQ XQR VWDELOLPHQWR SHU HVVHUH WUDVIRUPDWD QHO SURGRWWR ´QLWR In questa fase, gli impatti derivano dai consumi di energia e acqua dello stabilimento H YDULDQR D VHFRQGD GHO YROXPH H GHO WLSR GL SURGRWWR WUDWWDWR QRQFKp GHOO­HI´FLHQ]D dell’impianto di trasformazione. I consumi comprendono sia l’energia utilizzata per far funzionare le linee di produzione, sia quella necessaria per garantire la refrigerazione.

Confezionamento del prodotto , PDWHULDOL XWLOL]]DWL SHU O­LPEDOODJJLR GHO SURGRWWR ´QLWR VRQR YDUL H GLIIHUHQWL WUD ORUR 7UD i piĂš comuni rientrano la carta e il cartone, la plastica e il vetro. Solitamente l’impatto ambientale del packaging è legato sia alla fase di produzione TXDQWLWj H WLSRORJLD VLD D TXHOOD GL VPDOWLPHQWR ´QDOH PHQWUH UHVWD FRQWHQXWR O­LPSDWWR del confezionamento vero e proprio.

Trasporto e Distribuzione ,Q TXHVWD IDVH GHOOD ´OLHUD LO SURGRWWR DOLPHQWDUH q WUDVIHULWR GDOOR VWDELOLPHQWR GL WUDVIRUPD]LRQH DO SXQWR GL GLVWULEX]LRQH H YHQGLWD FRQ LPSDWWL FKH GLSHQGRQR GDO WLSR GL PH]]R GL WUDVSRUWR XWLOL]]DWR H GDOOD TXDQWLWj GL FKLORPHWUL SHUFRUVL L’impatto dei trasporti è generalmente piuttosto modesto rispetto a quello della fase di coltivazione e di produzione;Íž diventa rilevante solo per gli alimenti a basso impatto complessivo, come ortaggi e frutta, e solamente quando vengono trasportati per OXQJKL WUDJLWWL R FRQ PH]]L FKH KDQQR HPLVVLRQL HOHYDWH FRPH QHO FDVR GHO WUDVSRUWR aereo.

Cottura Valutare l’impatto associato alla preparazione di un prodotto alimentare è SDUWLFRODUPHQWH FRPSOHVVR LQ TXDQWR OH WHFQLFKH GL FRWWXUD XWLOL]]DWH VRQR PROWR diverse tra loro cosĂŹ come il loro impatto. Le modalitĂ di preparazione del piatto variano LQ EDVH DO WLSR GL ULFHWWD DO JXVWR GHO FRQVXPDWRUH H D VHFRQGD FKH O­DOLPHQWR VLD cucinato in un ambiente casalingo o in una cucina professionale.

Smaltimento degli imballaggi , UL´XWL SURGRWWL GDJOL LPEDOODJJL GHYRQR HVVHUH FRQVLGHUDWL FRPH SDUWH LQWHJUDQWH GHOOD ´OLHUD GL SURGX]LRQH DOLPHQWDUH H TXLQGL L ORUR LPSDWWL GHYRQR HVVHUH FRUUHWWDPHQWH FRQVLGHUDWL /D YDOXWD]LRQH GHOOR VPDOWLPHQWR GL XQ LPEDOODJJLR D ´QH YLWD q particolarmente complessa, in quanto bisogna tener conto sia della quantità e del tipo GL PDWHULDOH FKH FRQWLHQH LO SURGRWWR VLD GHO FRPSRUWDPHQWR GHOO­XWLOL]]DWRUH ´QDOH H GHL SURFHVVL GL VPDOWLPHQWR ,Q SDUWLFRODUH WUH VRQR L GHVWLQL ´QDOL GL XQ LPEDOODJJLR ULFLFOR recupero energetico o discarica.

42

43


Per tutti e tre gli alimenti, si riportano le emis-­ sioni di CO2 GHOOD ´OLHUD VSHFL´FD VLD FRQ YDORUH DVVROXWR SHU XQ FKLOR GL SURGRWWR VLD SHU PH]]R della percentuale relativa alla singola fase del FLFOR GL YLWD 2YH SUHYLVWD q ULSRUWDWD DQFKH XQD stima dell’impatto dovuto alla cottura.

LA FILIERA E L’AMBIENTE L’ANALISI DEL CICLO DI VITA DI MELE, PASTA E CARNE ROSSA

LCA 1KG

COLTIVAZIONE

From Farm to Gate

40 g CO2 eq/kg

PACKAGING

LAVORAZIONE

DISTRIBUZIONE

10 g CO2 eq/kg

60 g CO2 eq/kg

90 g CO2 eq/kg

MELE

Carbon Footprint

20%

45%

30%

5%

200 g CO2 / kg

COLTIVAZIONE

MOLITURA

PACKAGING

PRODUZIONE

DISTRIBUZIONE

557 g CO2 eq/kg

51 g CO2 eq/kg

100 g CO2 eq/kg

199 g CO2 eq/kg

40 g CO2 eq/kg

COTTURA

CARNE ROSSA

PASTA

Carbon Footprint

56%

5%

11%

21%

g CO2 / kg

ALLEVAMENTO

MACELLAZIONE

PACKAGING

LAVORAZIONE

DISTRIBUZIONE

3.800 g CO2 eq/kg

16.400 g CO2 eq/kg

2.000 g CO2 eq/kg

200 g CO2 eq/kg

700 g CO2 eq/kg

28 g CO2 eq/kg

9%

1%

3%

0,1%

1.300

COTTURA ELETTRICA

g CO2-­eq

COTTURA

Carbon Footprint

71%

g CO2-­eq

950

4%

MANGIME

16%

600

COTTURA A GAS

23.100 g CO2 / kg

500 g CO2-­eq

COTTURA IN PADELLA

3.320 COTTURA IN PENTOLA

g CO2-­eq

FARM

©BCFN FOUNDATION 2014


BCFN

LA CARNE E L’AMBIENTE

L

a filiera di produzione della carne è piuttosto articolata e per questo motivo gli impatti sono generalmente tra i più alti del mondo alimentare. Una prima ragione, abbastanza intuitiva, è quella per cui a differenza dei prodotti di origine agricola è necessario un “doppio passaggio”: prima si coltiva

il foraggio che poi viene dato in pasto agli animali per produrre proteine. Un secondo aspetto, particolarmente importante per le filiere bovine, è rappresentato dagli impatti della fattrice, che viene allevata unicamente allo scopo di partorire vitelli con un ritmo medio di uno l’anno.

Ultimo aspetto, anche in questo caso rilevante in particolar modo per i bovini, è quello legato alla gestione delle deiezioni e alle fermentazioni enteriche, che, generando metano, comportano un impatto significativo, soprattutto in termini di effetto serra.

GLI ELEMENTI RILEVANTI LUNGO IL CICLO DI VITA DEGLI ALIMENTI Il calcolo dell’impatto ambientale degli alimenti in tutto il loro ciclo di vita deve considerare non solo la fase di produzione e quella agricola o industriale, ma anche le fasi a valle che possono comprendere la catena del freddo (necessaria per la corretta conservazione del prodotto), i trasporti e la fase di cottura. Per alcuni tipi di alimenti, come la frutta e la verdura, l’impatto ambientale può variare anche significativamente se acquistati fuori stagione, perché, per renderli disponibili, vengono coltivati nelle serre o in Paesi lontani. Anche le pratiche agronomiche adottate hanno un ruolo significativo nel determinare gli impatti ambientali della materia prima. E questo è particolarmente vero nella coltivazione dei cereali, della frutta e della verdura.

Tipico esempio è la rotazione colturale. Al riguardo, alcune sperimentazioni sulla coltivazione del grano duro hanno dimostrato che l’alternanza sui terreni, in termini di successione delle specie coltivate, permette di diminuire in modo significativo l’impiego di fertilizzanti, fino a ridurre di un terzo il valore complessivo degli indicatori ambientali. Per quanto riguarda l’agricoltura biologica, gli studi disponibili evidenziano il limite della metodologia LCA. Gli indicatori normalmente utilizzati per valutare gli impatti ambientali non permettono di quantificare in modo esaustivo i benefici delle pratiche biologiche perché i valori di impatto, anche se minori, vengono ripartiti su produzioni che normalmente hanno rese inferiori rispetto a quelle coltivate con metodi intensivi. Il beneficio può essere invece valorizzato utilizzando indicatori propri delle pratiche agronomiche, quali la misura della fertilità dei suoli (soprattutto se determinata su un orizzonte temporale decennale) o la valutazione del livello dell’ecotossicità umana e ambientale.

Le pratiche agronomiche Poiché gran parte degli impatti ambientali degli alimenti è riconducibile alla fase agricola, è bene analizzare le diverse pratiche agronomiche confrontandole sia in termini di qualità della produzione sia dei diversi effetti sull’ambiente. Alcune pratiche messe in atto dagli agricoltori per coltivare le materie prime comprendono tecniche colturali (o agronomiche) che hanno un significativo impatto sull’ambiente, basti pensare all’utilizzo di fertilizzanti (principalmente a base azotata) o al gasolio per i macchinari. L’adozione di migliori pratiche può influenzare notevolmente gli impatti della fase agricola, anche se in molti casi il beneficio è visibile solo nel lungo periodo. Sono sempre di più gli studi tesi a individuare tecniche agronomiche sostenibili, in modo da mantenere alti standard qualitativi dei prodotti, preservando sia i ritorni economici degli agricoltori sia l’ambiente.

Anche la stagionalità incide sugli impatti delle coltivazioni. Dagli studi emerge che le materie prime coltivate “fuori stagione” hanno impatti ambientali maggiori. Ad esempio, l’utilizzo delle serre riscaldate comporta un significativo consumo di energia, e non solo: le rese dei prodotti coltivati “fuori stagione” possono ridursi significativamente, fino a dimezzarsi.

La catena del freddo Lo stesso discorso vale per la catena del freddo, cioè i prodotti refrigerati e surgelati. Per questa fase il calcolo degli impatti ambientali può variare e dipendere sostanzialmente da dove viene stoccato il prodotto (in frigo casalingo o in celle industriali), dalla temperatura di stoccaggio (4°C o -18°C) e dal tempo di conservazione. Dalle valutazioni condotte emerge che la catena del freddo è rilevante solo quando riguarda la 47


può accadere il contrario se le seconde sono più efficienti nella fase di produzione delle materie prime e di processo. Da un punto di vista meramente ambientale, ad esempio, può essere più conveniente coltivare un alimento lontano dal luogo di consumo, se ciò avviene in zone che per loro natura (per esempio irrigazione o temperatura media) consentono impatti ambientali minori. Ma è altresì evidente che in termini di sostenibilità le valutazioni dovrebbero essere fatte tenendo conto anche di aspetti economici e sociali, che stanno alla base della produzione e del consumo degli alimenti: per esempio è bene considerare che il consumo di alimenti a chilometro zero genera benefici per l’economia del territorio in cui vengono prodotti.

La cottura surgelazione di prodotti semplici, normalmente a basso impatto ambientale come gli ortaggi, e quando i tempi di conservazione a basse temperature sono relativamente lunghi. Invece, l’impatto della catena del freddo diventa irrilevante per i prodotti “freschissimi”, cioè con tempi di conservazione molto brevi in frigorifero, e per gli alimenti già caratterizzati da un alto impatto ambientale, come la carne. Anche il trasporto refrigerato si può ritenere trascurabile, in quanto l’incremento che comporta sugli impatti ambientali, se comparato all’impatto complessivo del prodotto finito, non è significativo.

Trasporto e distribuzione Il tema della distribuzione del cibo è interessante sia per i risvolti sociali, sia per quelli ambientali. Si sta diffondendo, infatti, il concetto del cibo a “chilometro zero” al quale viene associata la semplice equazione “prodotto a chilometro zero = prodotto a basso impatto ambientale”. 48

Utilizzando l’analisi del ciclo di vita, sono stati messi in relazione gli impatti legati al trasporto degli alimenti con quelli relativi alla loro produzione, a partire dalle materie prime. I risultati indicano che il trasporto incide in modo significativo sugli impatti complessivi solo quando l’alimento è caratterizzato da una filiera semplice e impatti di produzione molto bassi (come ad esempio l’ortofrutta), oppure quando i trasporti superano una certa distanza. Nel caso di alimenti più complessi, come le carni o i formaggi, il carico ambientale associato a trasporto e distribuzione è pressoché irrilevante, considerando gli impatti totali del prodotto finito. Infatti, se è pur vero che l’utilizzo di un camion comporta un’elevata emissione di CO2 per chilometro percorso, va detto che la quantità di merce trasportata è alta, e quindi l’impatto per chilogrammo di prodotto è piuttosto limitato. Diverso è il caso del trasporto aereo. Emerge, quindi, che non è sempre vero che le produzioni a chilometro zero hanno un minor impatto ambientale delle produzioni a distanza, anzi

Le tecniche di cottura utilizzate per la preparazione dei cibi possono essere molto diverse in base alla ricetta che si vuole preparare, alle abitudini e al gusto del consumatore, e al fatto che l’alimento sia cucinato a casa o con una cucina professionale, pertanto non è semplice quantificare in maniera univoca l’impatto ambientale della cottura. Tuttavia, è importante sottolineare che, soprattutto se domestica, può avere degli impatti ambientali (sostanzialmente emissioni di CO2) anche maggiori rispetto all’intera filiera di produzione e trasporto del prodotto stesso. Gli impatti ambientali del fornello elettrico dipendono fortemente dai mix energetici che caratterizzano il proprio fornitore di energia elettrica (e quindi il Paese o la regione in cui ci si trova) e dalle modalità di cottura che possono influenzare in modo significativo le emissioni di CO2. Tra gli aspetti rilevanti ci sono certamente le fasi di preparazione: nel caso della bollitura, ad esempio, si può ridurre l’impatto complessivo adottando alcune semplici buone pratiche come utilizzare il coperchio durante la fase di riscaldamento dell’acqua. 49


BCFN

LA DOPPIA PIRAMIDE L’alimentazione è uno degli ambiti della vita nei quali è possibile conciliare il nostro benessere con quello del Pianeta. Senza dover rinunciare a nulla

Accostando la piramide nutrizionale a quella ambientale, si ottiene la Doppia Piramide BCFN che illustra come in un unico modello alimentare coincidano due obiettivi diversi ma altrettanto importanti: salute delle persone e tutela ambientale. In essa si può osservare che generalmente gli alimenti per i quali è consigliato un consumo maggiore sono anche quelli che determinano gli impatti minori sull’ambiente, e viceversa. Questo vuol dire che ognuno di noi, assumendo un atteggiamento responsabile in termini alimentari, può conciliare il proprio benessere (ecologia della persona) con quello dell’ambiente (l’ecologia del contesto).

LE BASI SCIENTIFICHE Fin dalla prima edizione, gli impatti ambientali degli alimenti sono stati quantificati utilizzando i dati di tre indicatori ambientali (Carbon Foot-­ 50

print, Water Footprint ed Ecological Footprint) resi disponibili dalle banche dati a libero accesso e dalle pubblicazioni scientifiche. La scelta fatta dal BCFN per la costruzione del modello è stata improntata alla massima trasparenza, utilizzando unicamente evidenze scientifiche di natura pubblica, in modo da consentire a chiunque di ricostruire l’origine dei dati.

La banca dati del BCFN I dati utilizzati per la redazione delle cinque edizioni della Doppia Piramide sono stati raccolti dal BCFN in un database, nel quale i valori dei tre indicatori ambientali, riferiti a un chilogrammo (o a un litro) di alimento, sono stati calcolati come media aritmetica dei valori resi disponibili dalle diverse ricerche. In tutti i casi, i dati utilizzati fanno riferimento a studi basati sul metodo dell’analisi del ciclo di vita.8 51


1400 1200

Dati: 1180 Fonti: 357

1000

Numero Dati

800 600 Dati: 138 400

Fonti: 35

200

2010

2011

2012

2013

2014

Incremento dei dati utilizzati per il calcolo delle medie degli impatti ambientali degli alimenti dalla prima edizione della Doppia Piramide. La dimensione della sfera indica il numero di fonti, l’altezza il numero di dati.

La copertura statistica La quantità dei dati scientifici utilizzati per il modello della Doppia Piramide è molto aumentata negli anni: da una base di circa 140 valori della prima edizione del 2010, si è arrivati a quasi 1200 dati in questa quinta pubblicazione. La crescente numerosità delle fonti ha rafforzato di anno in anno l’attendibilità delle ipotesi formulate nella prima edizione della Doppia Piramide.

È importante sottolineare che la distribuzione percentuale degli studi è diversa per ognuno dei tre indicatori ambientali. La maggior parte delle fonti bibliografiche utilizzate è relativa al Carbon Footprint, seguito da Water ed Ecological Footprint. Questo è dovuto a una combinazione di cause diverse. La prima è certamente il fatto che il Carbon

Footprint è l’indicatore “storicamente” più utilizzato dagli studiosi e, soprattutto, è quello per il quale esistono standard di calcolo più consolidati e diffusi a livello scientifico. Altro aspetto è certamente quello legato alle sempre più numerose iniziative di comunicazione che ruotano attorno al tema delle emissioni di gas serra.

Ecological Footprint

14% Water Footprint

15%

71% Carbon Footprint

8 La copertura statistica ottenuta e il metodo di aggregazione utilizzato hanno portato negli anni a valori sempre più affidabili. Maggiori informazioni relative al database sono disponibili in un documento a supporto che illustra nel dettaglio come è strutturato il database BCFN della Doppia Piramide. Il database e il documento a supporto sono scaricabili dal sito del BCFN.

www.barillacfn.com Ripartizione delle fonti bibliografiche relative agli impatti ambientali sul totale dei dati.

52

53


Per ognuno dei tre indicatori ambientali è specificata, nelle figure sottostanti, la distribuzione percentuale delle fonti scientifiche relative alle macrocategorie alimentari che compongono le piramidi ambientali.

NUMERO DI DATI

20

40

60

80

100

BURRO

51

FORMAGGIO

109

PESCE

UOVA

CARNE SUINA CARNE AVICOLA

36

CARNE AVICOLA

OLIO

4 30

26

LEGUMI

PASTA

21

CEREALI DA COLAZIONE

9

BISCOTTI

140

LATTE

PATATE

48

PANE

105

ORTAGGI DI STAGIONE

61

FRUTTA

NUMERO DI DATI

5

10

15

20

OLIO

30

35

40

160

180

ECOLOGICAL FOOTPRINT Dati: 168

5 168

45

1 10 2 3

FRUTTA SECCA BURRO FORMAGGIO

1 WATER FOOTPRINT

3

UOVA

Dati: 170

LEGUMI

Le fonti e i dati sono facilmente consultabili nel database della DOPPIA PIRAMIDE scaricabile dal sito www.barillacfn.com

2

RISO

14

DOLCI

20

BISCOTTI

7

PASTA

3 5

LATTE

2

YOGURT

48

PANE

41

FRUTTA

54

25

140

3 4

CARNE BOVINA

PATATE

FRUTTA

120

21 22 23

PANE

ORTAGGI DI STAGIONE

100

1

LATTE

23

80

27

RISO

3

PATATE

ORTAGGI DI STAGIONE

DOLCI

10

BISCOTTI

CEREALI DA COLAZIONE

UOVA

Dati: 842

60

17 2 4 6 2 6 2

YOGURT

CARBON FOOTPRINT

40

3 1 1 3 3 3 5 4

FRUTTA SECCA

16 18

DOLCI PASTA

YOGURT

20

LEGUMI

OLIO

MARGARINA

MARGARINA

19 21

RISO

FRUTTA SECCA

NUMERO DI DATI CARNE BOVINA

7

BURRO

CARNE AVICOLA

180

PESCE

CARNE SUINA

CARNE SUINA

160

24

FORMAGGIO

MARGARINA

140

61

CARNE BOVINA

CEREALI DA COLAZIONE

120

1 2 19

55


BCFN

LE TRE PIRAMIDI AMBIENTALI Gli impatti ambientali degli alimenti sono stati rappresentati in tre differenti piramidi, una per ognuno degli indicatori ambientali presi in considerazione. Ma solo quella relativa all’impronta ecologica è stata poi utilizzata per la costruzione della Doppia Piramide BCFN.

È importante sottolineare che le tre piramidi ambientali riportate di seguito sono molto simili a quelle pubblicate nella prima edizione: la maggiore copertura statistica ha cambiato solo marginalmente i valori numerici. Anche per la quinta edizione valgono le considerazioni fat-

te sin dalla prima edizione del documento: carni e formaggi sono gli alimenti caratterizzati dai maggiori impatti per chilogrammo, frutta e verdura quelle con valori di impatto ambientale più contenuti.

CARBON FOOTPRINT CARNE BOVINA

20.000

26.170 9245

FORMAGGIO

8000

BURRO

8545

CARNE SUINA

5090

PESCE

4420

RISO

4000

4005

UOVA

3880 3860

CARNE AVICOLA CEREALI DA COLAZIONE

2970

OLIO

2685 2355

DOLCI 2000

PASTA

2325 1970

LEGUMI FRUTTA SECCA

1860

BISCOTTI

Impronta di carbonio degli alimenti gCO2 - eq per kg o litro di cibo

1675

YOGURT

Legenda

valore medio + cottura

1550

MARGARINA

1400 1360

LATTE

cottura

1300

PATATE

min

max

1220

PANE 1000 ORTAGGI DI STAGIONE

1100 820

FRUTTA

475 0

2000

4000

6000

8000

/

25.000

/

45.000

/

60.000

/

70.000

©BCFN FOUNDATION 2014

Il Carbon Footprint degli alimenti, l’impronta di carbonio, misura le emissioni di gas a effetto serra durante il ciclo di vita dell’alimento, ed è misurato in grammi di CO2 equivalente (gCO2 – eq). Per ogni gruppo di alimenti il valore riportato è il valore medio dei dati raccolti, mentre la banda tratteggiata segna la distanza tra il valore minimo e quello massimo. Se l’alimento si consuma preferibilmente cotto, è stato aggiunto l’impatto della cottura. La media ottenuta determina l’ordine degli alimenti dall’alto verso il basso. 57


BCFN

BCFN

WATER FOOTPRINT

ECOLOGICAL FOOTPRINT

CARNE BOVINA

10.000

18.870

OLIO CARNE SUINA

BURRO

4805

1000

15

1215

YOGURT

1195

PANE

1000

920

PATATE

555

ORTAGGI DI STAGIONE

valore medio

13 13

4000

6000

8000

15.000

25.000

cottura

Il Water Footprint degli alimenti, l’impronta idrica, quantifica i consumi e le modalità di utilizzo delle risorse idriche, ed è misurata in litri di acqua per chilogrammo di alimento. Per ogni gruppo di alimenti il valore riportato è il valore medio dei dati raccolti, mentre la banda tratteggiata segna la distanza tra il valore minimo e quello massimo. Se l’alimento si consuma preferibilmente cotto, è stato aggiunto l’impatto della cottura. La media ottenuta determina l’ordine degli alimenti dall’alto verso il basso.

58

min

max

8

PATATE

5 3 3

ORTAGGI DI STAGIONE

0

©BCFN FOUNDATION 2014

valore medio + cottura

9

PANE

FRUTTA 2000

Legenda

13 11

LATTE 5

Impronta ecologica degli alimenti m2 globali per kg o litro di alimento

13

BISCOTTI

310

0

1315

RISO

930

FRUTTA

CEREALI DA COLAZIONE

15

PASTA CEREALI DA COLAZIONE

Impronta idrica degli alimenti Litri di acqua per litro o kg di alimento Legenda

16

DOLCI

1325

LATTE

16

UOVA

1940

19

19

YOGURT

1770

MARGARINA

21

FRUTTA SECCA 2435

PASTA

43

LEGUMI

2585

DOLCI BISCOTTI

47 43

OLIO

25 2710 3160

RISO

66

CARNE SUINA CARNE AVICOLA

3260

LEGUMI

74 72

MARGARINA

50

4885

UOVA

2000

BURRO

5275

CARNE AVICOLA

4000

79

FORMAGGIO

6245

FORMAGGIO

125

PESCE

7485

FRUTTA SECCA 5000

CARNE BOVINA

100

7765

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

110

/

160

/

210

©BCFN FOUNDATION 2014

L’Ecological Footprint degli alimenti, l’impronta ecologica, calcola la capacità della terra di rigenerare le risorse e assorbire le emissioni, ed è misurata in metri quadri globali per chilo o litro di alimento. Per ogni gruppo di alimenti il valore riportato è il valore medio dei dati, mentre la banda tratteggiata segna la distanza tra il valore minimo e quello massimo. Se l’alimento si consuma preferibilmente cotto, è stato aggiunto l’impatto della cottura. La media ottenuta determina l’ordine degli alimenti dall’alto verso il basso.

59


BCFN

LA DOPPIA PIRAMIDE PER GLI ADULTI

La Doppia Piramide, della quale di seguito vie-­

GL FLDVFXQ DOLPHQWR VL SXz GLPRVWUDUH FKH JOL

ne presentata la quinta revisione, è via via di-­

alimenti per cui è raccomandato maggiore

ventata un utile strumento di comunicazione

FRQVXPR GD SDUWH GHL QXWUL]LRQLVWL VRQR DQFKH

delle diete sostenibili, ricordandoci l’importan-­

quelli con un minore impatto ambientale. CosĂŹ

]D FKH KDQQR OH QRVWUH VFHOWH DOLPHQWDUL LQ WHU-­

possiamo scegliere piĂš consapevolmente cosa

mini di salute e ambiente.

mangiare.

$I´DQFDQGR DOOD WUDGL]LRQDOH SLUDPLGH DOLPHQ-­

Il ruolo della Doppia Piramide è quello di sup-­

tare, costruita distribuendo gli alimenti secon-­

portare la comunicazione volta alla diffusione

do i principi di una dieta equilibrata, una pirami-­ di una dieta sostenibile, rispettosa dell’ambien-­ LA DOPPIA PIRAMIDE ALIMENTARE E AMBIENTALE GH DPELHQWDOH FKH YDOXWD O­LPSURQWD HFRORJLFD te e della nostra salute.

ŠBCFN FOUNDATION 2014


BCFN

LA DOPPIA PIRAMIDE PER CHI CRESCE

Se per gli adulti è ormai risaputa l’esistenza di

4XHVWR LO PRWLYR SHU FXL LO %&)1 KD GHFLVR GL

una stretta relazione fra alimentazione scor-­

SURSRUUH DQFKH XQD 'RSSLD 3LUDPLGH SHU FKL

retta, eccessivo peso corporeo e incidenza di

cresce, nella quale vengono mantenute stabili

PDODWWLH FURQLFKH OD FRVFLHQ]D GHO IDWWR FKH

O­DQDOLVL H OD FODVVL´FD GHJOL DOLPHQWL GDO SXQWR

WDOH UHOD]LRQH YDOJD DQFKH SHU L EDPELQL H JOL

di vista dell’impatto sull’ecosistema e del loro

adolescenti non è altrettanto diffusa: abitudi-­

valore nutrizionale, ma varia la distribuzione

ni alimentari e stili di vita non corretti, adottati

consigliata delle porzioni per adattare i principi

nel periodo di crescita, possono comportare un

della dieta equilibrata alle esigenze dei bambini

VLJQL´FDWLYR DXPHQWR GHO ULVFKLR GL FRQWUDUUH

H GHJOL DGROHVFHQWL FKH SHU XQD FUHVFLWD VDQD

patologie nel corso della vita, da quelle cardio-­

KDQQR ELVRJQR GL XQ DSSRUWR QXWULWLYR GLIIHUHQ-­

vascolari, al diabete e a diversi tipi di tumore.

te da quello degli individui adulti.

Š BCFN FOUNDATION 2014


BCFN

LA DIETA SOSTENIBILE ALLA PORTATA DI TUTTI Una giusta combinazione tra la tutela dell’ambiente, la corretta nutrizione e lo sviluppo territoriale lungo tutta la filiera alimentare, dal campo alla tavola

La sostenibilità implica un equilibrio durevole nel tempo su più fronti: ambientale, sociale ed economico. È proprio questo che ha portato da una parte la FAO a sviluppare una definizione più ampia di dieta sostenibile, dall’altra il BCFN a integrare le variabili ambientali con alcune valutazioni riguardanti il costo delle diete.

con questo termine si intendeva l’insieme delle raccomandazioni alimentari in grado di rendere l’ambiente e le persone più sani. Successivamente, l’obiettivo primario di nutrire un mondo affamato ha affievolito l’attenzione verso la sostenibilità, portando a trascurare il concetto di “diete sostenibili” per molti anni.9

LE DIETE SOSTENIBILI SECONDO LA FAO

Con il crescere del degrado ambientale, la progressiva riduzione della biodiversità e con una produzione agricola che in molte zone del mondo ha un impatto eccessivo sull’ecosistema, assistiamo a una rinnovata attenzione per la sostenibilità agroalimentare in tutte le sue forme, comprese le diete.

Nel Novembre 2010, la FAO ha organizzato, insieme a Bioversity International, un simposio scientifico internazionale chiamato Biodiversità e diete sostenibili: uniti contro la fame. Il convegno è servito per riunire i maggiori studiosi dell’argomento affinché definissero cosa si intende per “dieta sostenibile”, e sviluppassero ulteriormente questo concetto in relazione all’accesso al cibo e alla nutrizione. Nei primi anni Ottanta, 64

Pertanto, la comunità internazionale ha riconosciuto l’esigenza di trovare una definizione e una serie di principi guida per le diete, in modo da affrontare l’accesso al cibo e alla nutrizione, così come le diverse fasi della catena alimentare, nell’ottica della sostenibilità. 65


Fonte: FAO, 2010

Questa è la definizione finale presentata e approvata durante il simposio: «Le diete sostenibili sono diete a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale, nonché a una vita sana per le generazioni presenti e future. Le diete sostenibili concorrono alla protezione e al rispetto della biodiversità e degli ecosistemi, sono culturalmente accettabili, economicamente eque e accessibili, adeguate, sicure e sane sotto il profilo nutrizionale e, contemporaneamente, ottimizzano le risorse naturali e umane». Viene così riconosciuta l’interdipendenza tra la produzione e il consumo di cibo, le esigenze alimentari e le raccomandazioni nutrizionali, e al tempo stesso si ribadisce il concetto che la salute degli esseri umani non può essere slegata da quella degli ecosistemi. Per far fronte anche alle esigenze alimentari e nutrizionali di un mondo più ricco, più urbanizzato, e con una popolazione in crescita, occorre che i sistemi alimentari subiscano trasformazioni radicali verso una maggiore efficienza nell’uso delle risorse e un consumo di cibo più equo.

nutrizionale. Per promuovere le diete sostenibili, la FAO considera necessario il coinvolgimento della società civile e dei privati nei settori dell’agricoltura, della nutrizione, della salute, dell’ambiente, dell’istruzione, della cultura e del commercio, sia dal lato della domanda sia da quello dell’offerta. Le istituzioni dovrebbero assumersi al più presto le proprie responsabilità, orientando e sostenendo una produzione e un consumo di cibo appropriato e sostenibile in ogni parte del mondo. Denis Lairon, presidente della Federation of European Nutrition Societies10, propone un’ipotesi di diete sostenibili, che siano a basso input, composte da alimenti locali e stagionali, nonché di reti per il commercio equo a breve distanza. Il patrimonio culturale, la qualità degli alimenti e le abilità culinarie sono altri aspetti chiave che determinano modelli alimentari sostenibili e l’accesso al cibo. Infine, è essenziale favorire e promuovere in tutto il mondo l’educazione nutrizionale per diffondere scelte alimentari appropriate.

9

Rappresentazione schematica delle componenti chiave delle diete sostenibili.

Dalla prefazione di Barbara Burlingame al libro FAO Sustainable

Diets and Biodiversity, 2010. L’ultimo articolo sul capitolo della dieta

Secondo la FAO le diete sostenibili possono ridurre l’utilizzo di acqua e minimizzare le emissioni di CO2, promuovere la biodiversità alimentare, valorizzare gli alimenti tradizionali e locali, con le loro numerose varietà, ricche anche dal punto di vista 66

mediterranea è dedicato alla Doppia Piramide del Barilla Center for Food and Nutrition [Ciati R., Ruini L. Double Pyramid: Healthy food for people, sustainable food for the planet] 10

Lairon D. Biodiversity and sustainable nutrition in a food-­based

approach. In FAO, 2010, p. 31-35

67


CONSUMO

PRODUZIONE ALIMENTARE

AGRICOLTURA

Fonte: FAO, 2010

ASPETTI AMBIENTALI 6HJXLUH SUDWLFKH agricole sostenibili. Favorire la resilienza dei sistemi produttivi. Sviluppare e mantenere la diversitĂ .

Ridurre l’impatto della produzione, della trasformazione e della commercializ-­ zazione.

Ridurre l’impatto ambientale del consumo alimentare.

ASPETTI NUTRIZIONALI

ASPETTI ECONOMICI

Promuovere diverse varietĂ di alimenti.

6YLOXSSDUH SUDWLFKH di coltivazione convenienti.

Produrre alimenti ULFFKL GL HOHPHQWL nutritivi.

Preservare i nutrimenti lungo la ´OLHUD DOLPHQWDUH

Promuovere una GLHWD GLYHUVL´FDWD bilanciata e stagionale.

Promuovere O­DXWRVXI´FLHQ]D attraverso produzioni locali.

Rafforzare i sistemi alimentari locali. Produrre cibo a prezzi accessibili.

Promuovere l’accessibilità economica a una dieta variegata.

ASPETTI SOCIO-­ CULTURALI

0DQWHQHUH SUDWLFKH agricole tradizionali e promuovere le varietĂ locali.

Produrre cibo culturalmente accettato.

Salvaguardare le tradizioni alimentari e la cultura. Andare incontro ai gusti e alle preferenze locali.

Un esempio di sistema alimentare sostenibile.

Tra gli esempi di diete sostenibili la FAO cita in particolare la dieta mediterranea i cui pregi vanno anche al di là degli aspetti nutrizionali, perchÊ promuove l’interazione sociale attraverso i pasti comuni sia in casa sia nelle feste collettive. La dieta mediterranea incorpora inoltre un concetto relativamente nuovo: la diversità bioculturale, che deriva dai numerosi modi in cui gli esseri umani hanno interagito con il loro ambiente naturale. La loro co-evoluzione ha generato una conoscenza ecologica locale e alcune pratiche: un serbatoio essenziale di esperienze, metodi e competenze che aiutano le diverse società a gestire le proprie risorse.11 68

Alcuni studiosi dell’Istituto Agronomico Mediterraneo di Montpellier e di Bari sostengono che la dieta mediterranea tradizionale può essere considerata sostenibile per diversi aspetti. In primis, per la sua grande varietĂ di alimenti che garantiscono la qualitĂ nutrizionale e la biodiversitĂ . Poi per la varietĂ di pratiche e tecniche di preparazione degli alimenti e per i numerosi cibi di cui è stato dimostrato il beneficio sulla salute, come l’olio d’oliva, il pesce, la frutta e la verdura, i legumi, il latte fermentato, le spezie. E infine per la forte ereditĂ culturale e le tradizioni che ne fanno parte, per il rispetto della natura umana e della stagionalitĂ , per la diversitĂ dei paesaggi che con-

tribuiscono alla qualitĂ della vita, e per essere una dieta a basso impatto ambientale grazie al ridotto consumo di prodotti animali.12 La definizione di “dieta sostenibileâ€? ne mostra la natura multidimensionale: variabili agricole, alimentari, nutrizionali, ambientali, sociali, culturali ed economiche interagiscono le une con le altre. Si tratta di una combinazione tra la protezione dell’ambiente, della nutrizione e dello sviluppo territoriale con gli aspetti economici e sociali lungo tutta la catena alimentare, dall’agricoltura al consumatore.

I MENU SOSTENIBILI DEL BCFN Per rendere semplici e “operativiâ€? i concetti di sostenibilitĂ della dieta, il BCFN ha predisposto una serie di menu equivalenti dal punto di vista nutrizionale (nel senso che tutti rispettano il corretto equilibrio alimentare). Le differenze vanno ricercate nella scelta degli alimenti che forniscono le proprietĂ necessarie, in particolare le proteine. Questi menu, che possono essere settimanali o giornalieri, vengono regolarmente utilizzati nelle pubblicazioni BCFN per la stima degli impatti ambientali ed economici delle diverse scelte che le persone possono fare. L’impatto ambientale è stato calcolato utilizzando il database della Doppia Piramide, mentre per il calcolo economico si è fatto riferimento ai dati resi disponibili per l’Italia dall’Osservatorio dei Prezzi13 (relativi ai valori medi rilevati nel mese di marzo 2014 nelle cittĂ di Milano e Palermo). A differenza delle problematiche ambientali e nutrizionali dove i dati tendono a essere piuttosto coerenti, nel caso dei prezzi le variabili da elaborare sono numerose e complesse. Il prezzo del cibo, infatti, è influenzato sia dalla tipologia del prodotto (ad esempio, carne o verdura) sia da altri aspetti, come la sua qualitĂ (reale o percepita), il punto vendita (ipermercato, supermercato, dettagliante) nel quale lo si acquista, la regione geografica ecc.

Sulla base di questi elementi si è deciso di proporre alcune semplici elaborazioni utili a comprendere quanto le diverse scelte alimentari dei consumatori incidano sull’ambiente e sul portafoglio, in modo da verificare se i modelli di alimentazione equilibrati per le persone siano sostenibili per l’ambiente e anche economicamente accessibili. Questa elaborazione è da ritenersi puramente indicativa, e si basa su alcune delle scelte alimentari prese come esempio dal BCFN per le valutazioni relative agli impatti ambientali. Si ricorda che è bene evitare il confronto diretto tra due alimenti, ma è utile effettuare un’elaborazione che si basa sui diversi mix (in termini di quantitĂ e tipologie) consumati in una giornata o in una settimana.

Il menu giornaliero Per poter stimare in quale misura le scelte alimentari dei singoli incidono sull’impatto ambientale sono stati analizzati due differenti menu giornalieri: entrambi sono equilibrati da un punto di vista nutrizionale, sia in termini di apporto calorico sia di nutrienti (proteine, grassi e carboidrati). Nel primo le proteine sono di origine vegetale (menu vegetariano), mentre nel secondo le proteine sono prevalentemente di origine animale (menu di carne).

11

Petrillo P.L., Biocultural diversity and the Mediterranean Diet. In

FAO, 2010, p. 224-229. 12

Padilla M., Capone R., Palma G., Sustainability of the food chain

]ifd Ă”\c[ kf gcXk\1 k_\ ZXj\ f] k_\ D\[`k\iiXe\Xe ;`\k. In FAO, 2010, p. 230-241 13

L’Osservatorio Prezzi e Tariffe, realizzato dal Ministero Italiano

dello Sviluppo Economico. Per i dettagli sui dati completi usati per le elaborazioni si veda il Documento tecnico di supporto alla Doppia Piramide del BCFN

69


Fonte Menu: BCFN. Doppia Piramide 2011: alimentazione sana per tutti e sostenibile per l’ambiente, 2011. Elaborazioni aggiornate con i dati Doppia Piramide 2014

MENU VEGETARIANO

Il menu di carne ha un impatto due volte e mezzo superiore rispetto a quello vegetariano: un peso molto rilevante nell’impatto quotidiano di un individuo.

MENU VEGETARIANO

2.030 15 global m 2.480 g CO 1.810 litri

kcal totali

2

2

-­ eq PROTEINE

GRASSI

CARBOIDRATI

14%

30%

56%

Colazione

Spuntino

Pranzo

Spuntino

Cena

1 Porzione di frutta 4 Fette biscottate

9DVHWWR GL \RJXUW magro 1 Frutto

1 Porzione di pasta FRQ ´QRFFKLHWWR 1 Porzione di sformato di zucca e porri

1 Frutto 3DFFKHWWR GL cracker non salati

1 Porzione di crema alle verdure 1 Porzione di fagiolini e patate al vapore con scaglie di grana

1,7 global m2 135 g CO2 eq 220 litri

2,3 global m2 240 g CO2 eq 240 litri

3,8 global m2 615 g CO2 eq 470 litri

0,7 global m2 99 g CO2 eq 165 litri

7,4 global m2 1.395 g CO2 eq 715 litri

Sulla base di questi dati si può ipotizzare quale possa essere la riduzione degli impatti ambientali e della spesa per un individuo semplicemente modificando le sue abitudini alimentari. Prendendo come esempio l’alimentazione di una settimana, si può ipotizzare di avere tre regimi alimentari differenti sulla base di quante volte si opta per un menu vegetariano al posto di uno di carne. Limitando la carne a sole due volte alla settimana, in linea con le raccomandazioni dei nutrizionisti, si possono “risparmiare” anche 20 metri quadri globali al giorno.

Fonte Menu: BCFN. Doppia Piramide 2011: alimentazione sana per tutti e sostenibile per l’ambiente, 2011. Elaborazioni aggiornate con i dati Doppia Piramide 2014

Composizione di un menu vegetariano e relativi impatti ambientali.

MENU CON CARNE

Come varia l’impatto ambientale in funzione delle scelte alimentari: il primo è calcolato supponendo per l’intera settimana il solo consumo del menu con una portata di carne; quello intermedio in cui per due giorni viene seguito il menu con una portata di carne e per cinque giorni viene seguito il menu vegetariano; e il terzo che contempla il solo consumo del menu vegetariano.

MENU CON CARNE

2.140 40 global m 6.500 g CO 4.640 litri

kcal totali

2

-­ eq 2 PROTEINE

GRASSI

CARBOIDRATI

15%

25%

60%

IMPATTO SETTIMANALE

IMPATTO GIORNALIERO

Carbon Footprint [gCO2eq]

Water Footprint [litri]

Ecological Footprint [global m2]

Carbon Footprint [gCO2eq]

Water Footprint [litri]

Ecological Footprint [global m2]

45.500

32.480

280

6.500

4.640

40

25.200

18.200

140

3.600

2.600

20

17.360

12.670

105

2.480

1.810

15

MENU CON CARNE

7 VOLTE

Colazione

Spuntino

Pranzo

Spuntino

Cena

%LFFKLHUH GL ODWWH 4 Biscotti

1 Porzione di frutta

1 Porzione di pizza 0DUJKHULWD 1 Porzione di ortaggi misti crudi

9DVHWWR GL \RJXUW magro

1 Porzione di minestra di pasta e piselli 1 Bistecca di carne rossa 1 Fetta di pane

12,4 global m2 1.735 g CO2 eq 915 litri

2,0 global m2 195 g CO2 eq 150 litri

1,7 global m2 255 g CO2 eq 250 litri

0,7 global m2 95 g CO2 eq 185 litri

21,2 global m2 4.220 g CO2 eq 3.140 litri

MENU VEGETARIANO

5 VOLTE

7

+

2

MENU CON CARNE

VOLTE

MENU VEGETARIANO

VOLTE

Composizione di un menu con carne e relativi impatti ambientali.

70

71


Fonte: Elaborazione da dati Osservatorio Prezzi e Tariffe, 2014

Il menu settimanale Un’ulteriore analisi è stata basata sul calcolo delle caratteristiche di quattro menu settimanali, equilibrati dal punto di vista nutrizionale, ma diversi per quanto riguarda la loro fonte proteica, che può quindi essere animale o vegetale. Il menu sosteni-­ bile (o BCFN) comprende sia la carne sia il pesce (predilige la carne bianca), ma prevede un consumo bilanciato di proteine di origine vegetale e animale. Nel menu vegetariano sono ovviamente esclusi carne e pesce, e le fonti proteiche sono di origine animale (formaggio, uova, ecc.) e vegetale (legumi). Infine, il menu di carne e il menu di carne piĂš pesce prevedono un consumo piĂš cospicuo di proteine di origine animale.14

Âą Âą Âą Âą Âą

Tra il menu BCFN e quello vegetariano le differenze di impatto sono minime, mentre i due menu piĂš ricchi di carne e pesce presentano valori decisamente piĂš elevati.

Âą Âą Âą Âą Âą

MILANO

PALERMO

Carne

Âą

Âą

Vegetariana/Carne

Âą

Âą

Vegetariana

Âą

Âą

Il prezzo di tre possibili diete settimanali: il primo calcolato supponendo per l’intera settimana il solo consumo del menu con una portata di carne, quello intermedio in cui per due giorni viene seguito il menu con una portata di carne e per cinque giorni viene seguito il menu vegetariano; e il terzo che contempla il solo consumo del menu vegetariano.

Dal punto di vista economico, i menu presentano delle differenze, anche se non molto grandi: in particolare, il menu vegetariano e quello sostenibile hanno praticamente gli stessi costi, dovuti all’assenza di carne e pesce nel primo e a una presenza limitata degli stessi nel secondo. I menu che sono piĂš ricchi di proteine di origine animale (carne e pesce soprattutto) hanno un costo leggermente piĂš elevato. Da queste preliminari elaborazioni è possibile affermare che in Italia mangiare sostenibile ha un costo inferiore rispetto a regimi alimentari ricchi di proteine animali (a base di carne o di carne e pesce). Dal punto di vista degli impatti ambientali, i due menu piĂš ricchi di carne e pesce presentano valori maggiori rispetto al menu BCFN e a quello vegetariano.

14

Per i dettagli sui menu completi usati per le elaborazioni si veda

il documento BCFN Documento tecnico di supporto alla Doppia Piramide.

72

73


global m2 / settimana

kg CO2 eq / settimana 35

250

31 27

30 25

21

190

180

200

160

20

20

140

150

15 100 10 50

5

Menu BCFN

Menu vegetariano

Menu di carne

Menu BCFN

Menu di carne e pesce

litri / settimana 24.400

25.000

20.100 20.000

16.900

15.200

15.000

10.000

5.000

Menu BCFN

Menu vegetariano

Menu di carne

Menu di carne e pesce

Water Footprint dei quattro differenti menu analizzati, tutti equilibrati dal punto di vista nutrizionale.

74

Menu di carne

Menu di carne e pesce

Ecological Footprint dei quattro differenti menu analizzati, tutti equilibrati dal punto di vista nutrizionale.

Fonte: Elaborazione da dati Osservatorio Prezzi e Tariffe, 2014

Carbon Footprint dei quattro differenti menu analizzati, tutti equilibrati dal punto di vista nutrizionale.

Menu vegetariano

Âą VHWWLPDQD MILANO Âą VHWWLPDQD PALERMO 60 50

48

47

46 40

40

43

39

41

42

30 20 10

Menu BCFN

Menu vegetariano

Menu di carne

Menu di carne e pesce

Costo economico dei quattro differenti menu analizzati, tutti nutrizionalmente equilibrati.

75


IL DIBATTITO SCIENTIFICO SUL COSTO DELLE DIETE Secondo un recente studio15 la popolazione americana, indipendentemente dalla fascia di reddito, destina la maggior parte del proprio budget alimentare all’acquisto di carne (tra il 20 e il 25%) e dei cibi confezionati a elevato livello di

calorie, sale, grassi e zuccheri (intorno al 35%). Secondo alcuni studiosi16, questa tendenza a sostituire gli alimenti sani, come frutta e verdura, con quelli ritenuti “meno sani”, ad alta densità energetica, sarebbe dovuta al minor prezzo relativo di questi ultimi. Ma sulla questione il dibattito è ancora aperto. Vediamo perché.

Il confronto tra i prezzi dei diversi alimenti

L’influenza della metrica sulla valutazione del costo delle diete nello studio dell’USDA

La scelta dell’unità di misura è fondamentale per comparare i prezzi dei diversi alimenti. Le metriche utilizzate nelle ricerche sono: il prezzo energetico per caloria, il prezzo per grammo commestibile e il prezzo per porzione media.17

Nel 2012 l’USDA ha effettuato uno studio per valutare se, e a che livello, la stima del costo di una dieta sana sia influenzato dall’unità di misura.20

Fonte: Frazão et al., 2014

Il prezzo energetico (prezzo per caloria)

40% 35% 30% 25% 20%

Per uno stesso paniere di beni sono stati calcolati il prezzo per caloria, il prezzo per 100 grammi commestibili e quello per porzione. I risultati mostrano un’ampia variabilità di costo a seconda della metrica utilizzata.

È la metrica più utilizzata nella letteratura scientifica e si calcola come rapporto tra il prezzo per 100 grammi di alimento e il numero di calorie contenute nello stesso peso. Tale misurazione può essere distorsiva18, perché i cibi molto calorici risultano sempre meno costosi di quelli a bassa densità energetica.19 Inoltre, per quanto una dieta più sana abbia un costo per singola caloria maggiore rispetto a una meno sana, questo non si traduce in un maggiore costo totale per pasto giornaliero. Come si nota dall’infografica, il confronto tra prezzi basato sulle calorie non tiene conto della quantità di cibo tipicamente consumato e risulta quindi forviante.

Gli alimenti a basso contenuto calorico come frutta e verdura sono più costosi se il prezzo è calcolato in dollari per 100 calorie. Viceversa, se il prezzo è calcolato in grammi commestibili e in porzione media gli stessi sono più convenienti rispetto ai cibi meno sani (chiamati nello studio moderation foods, ossia gli alimenti che possiedono una quantità di grassi, zuccheri aggiunti o sodio superiore al livello consigliato dalle linee guida alimentari americane).

Il prezzo per grammo commestibile

15

Frazão et al., 2014

16

Tra i quali in particolare Drewnowski

17

Carlson e Frazão, 2012

18

Carlson e Frazão, 2012

19

Lipski. 2009; Rao et al. 2013

20

Carlson et Frazão, 2012

15% 10% 5%

Frutta e verdura

< $5,000

$5,000 -­ $9,999

Cereali e prodotti da forno

$10,000 -­ $14,999

$15,000 -­ $19,999

Prodotti lattiero caseari

$20,000 -­ $29,999

Carne, pollame, pesce e uova

$30,000 -­ $39,999

$40,000 -­ $49,999

Cibi confezionati ad alta densità energetica

$50,000 -­ $69,999

> $70,000

Misura il costo di un determinato alimento, così come si presenta nel piatto. Si basa sulla constatazione che la maggior parte del cibo non trasformato subisce qualche tipo di preparazione, che ne va a modificare il peso e la quantità. Per i consumatori, può risultare utile confrontare il prezzo di alimenti che differiscono nel formato o nel grado di trasformazione. Il prezzo per porzione media

Spesa alimentare (in percentuale) per categoria di prodotti, in base al livello di reddito.

76

Questa misura ha il vantaggio di essere facilmente comunicabile e compresa, tuttavia la sensibilità alla quantità e la rigidità delle porzioni standard rendono il suo utilizzo non sempre adatto a effettuare in modo corretto i confronti.

77


BCFN

Fonte: Carlson e FrazĂŁo, 2012

IL CONFRONTO TRA PREZZI BASATO SULLE KCAL NON TIENE CONTO DELLE QUANTITĂ€ DI CIBO CONSUMATO

1HL SLDWWL VRQR ULSRUWDWH OH TXDQWLWj FKH IRUQLVFRQR FLUFD FDORULH GL GLIIHUHQWL DOLPHQWL EURFFROL IUDJROH SDQFDUUq SDWDWLQH H FRQIHWWL GL FLRFFRODWR &RPH VL QRWD DEELDPR XQD TXDQWLWj PDJJLRUH di frutta e verdura rispetto alle patatine, mentre normalmente si mangiano porzioni meno abbondanti di broccoli e fragole e piĂš abbondanti di patatine. Il confronto tra prezzi basato sulle calorie non tiene conto della quantitĂ di cibo tipicamente consumato e risulta quindi forviante. %DULOOD &HQWHU IRU )RRG 1XWULWLRQ DGDWWDWR GD &DUOVRQ H )UD]mR

BROCCOLI

FRAGOLE

0,93 cent. per 100 kcal

1,41 cent. per 100 kcal

PANCARRĂˆ

4,0 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0

PATATINE

0,5

CONFETTI

0,16 cent. per 100 kcal

$/100 calorie

Verdura

Frutta

$/100 commestibili

Cereali

Latticini

$/porzione media

Proteine

Moderation Foods

100 kcal

I prezzi degli alimenti variano a seconda del metodo di misurazione. , ÂŞPRGHUDWLRQ IRRGVÂŤ VRQR WXWWL JOL DOLPHQWL FKH SRVVLHGRQR XQD TXDQWLWj GL JUDVVL ]XFFKHUL DJJLXQWL R VRGLR VXSHULRUH DO OLYHOOR FRQVLJOLDWR GDOOH ÂŞ'LHWDU\ *XLGHOLQHVÂŤ DPHULFDQH R FKH FRQWHQJRQR alimenti di un altro gruppo alimentare rispetto ai precedenti appena elencati.

Fonte per i prezzi: USDA National Fruit and Vegetable Retail Report Vol VIII - No. 19 (http://www.ams.usda.gov/mnreports/fvwretail.pdf.) Snacks – average retail price and cost per portion for calorie-dense snack foods) (http://www.ers.usda.gov/datafiles/Fruit_and_Vegetable_Prices/Snack_Substitutions/snackprices.xls.)

ŠBCFN FOUNDATION 2014


L’incidenza del reddito sui consumi Esiste un forte dibattito sulla relazione tra la qualità nutrizionale di una dieta e il costo sostenuto dalle famiglie. La letteratura scientifica sembra dividersi in due filoni: una prima corrente di pensiero, di cui l’epidemiologo Adam Drewnowski è il principale referente, sostiene che vi sia una relazione positiva tra costo e alimenti sani, e che questo spieghi il comportamento d’acquisto dei consumatori, arrivando così a individuare un nesso tra obesità e condizione socioeconomica. Una seconda corrente sostiene invece che il prezzo sia solo una delle varie componenti che influenzano il comportamento d’acquisto, e che le cause sottostanti la diffusione di diete di scarsa qualità siano da ricercarsi in una carente educazione alimentare della popolazione, ossia una mancanza di informazioni necessarie a prendere le corrette decisioni di acquisto e nel perseguire una dieta sana.21 È stata dimostrata l’esistenza di una relazione inversa tra la densità energetica di un alimento, il suo costo per caloria e il suo contenuto di micronutrienti. Da tale relazione si deduce che l’associazione tra povertà e obesità è da imputarsi al minore costo relativo del cibo poco sano: ciò permetterebbe di spiegare perché tra le fasce più povere della popolazione si riscontrino una peggiore qualità della dieta e una maggiore insorgenza di patologie legate all’alimentazione rispetto alle persone più abbienti, che hanno una dieta più sana e ricca di sostanze nutritive.23 La relazione tra obesità e status socioeconomico è stata confermata anche da alcune ricerche24: i clienti degli hard discount sono soprattutto persone con un livello socioeconomico più basso e con un tasso di obesità più elevato (27%) rispetto a chi acquista nei supermercati di fascia alta (9%). Tra questi ultimi, inoltre, si registra anche una migliore qualità della dieta in termini di apporto nutrizionale.25 A conferma dell’ipotesi che il cibo sano costa leggermente di più c’è anche un recente studio condotto dal Dipartimento di Public Health dell’uni22

80

versità di Harvard.26 Gli autori hanno comparato il costo di una scelta “sana” rispetto a una meno salutare, sia in termini di singoli alimenti, sia di regime dietetico in generale. Dai risultati emerge che le opzioni più salutari sono anche le più care. Le differenze maggiori sono state riscontrate per la carne: le opzioni più sane costano in media 0,29 dollari in più a porzione, e 0,47 dollari ogni 200 calorie. La carne di pollo mostra la maggiore variabilità: a parità di calorie, comprare le cosce anziché il petto può costare sino a 0,72 dollari in più. Questa forbice si riversa anche sul prezzo dell’intero regime dietetico: una dieta sana, di tipo mediterraneo, a base di verdura, frutta, cereali e pesce, può costare sino a 1,54 dollari in più al giorno rispetto a una basata su alimenti trasformati, carne e cereali raffinati. Una cifra apparentemente piccola che però si traduce in una maggiorazione di circa 550 dollari l’anno, e può quindi risultare determinante, soprattutto per le famiglie a basso reddito.

Grazie all’educazione le diete sostenibili sono anche meno costose Numerose ricerche dimostrano come sia invece possibile mantenere un regime alimentare in linea con le raccomandazioni nutrizionali, senza incorrere in un aumento dei costi destinati all’alimentazione. Ma tutti questi studi attribuiscono un ruolo fondamentale all’educazione alimentare dei consumatori, in particolare se di basso livello socio economico. I Piani Alimentari (Food Plans) promossi dall’USDA, ad esempio, permettono di sostentare una famiglia di quattro persone con un budget di 640 dollari al mese27, sebbene comportino dei limiti in termini di appetibilità e tempo per la preparazione. Un altro studio28 spiega come, per alcune categorie di alimenti, la versione più “sana” possa costare addirittura meno di quella ad alto contenuto di grassi. Altri29 hanno dimostrato come il passaggio da una dieta ad alta densità energetica a una ricca di frutta, verdura e legumi non abbia un effetto negativo

sulla spesa alimentare. Ciò è confermato anche da due studi sull’adozione della dieta mediterranea da parte della popolazione canadese e americana: se a parità di nutrienti vengono selezionati gli alimenti più economici, il regime che si basa sulla dieta mediterranea risulta non essere più costoso rispetto all’alternativa altamente energetica. In alcuni casi un miglioramento della qualità nutrizionale della dieta può persino tradursi in un risparmio economico. Un’ulteriore ricerca30 ha dimostrato come l’introduzione di tre pasti a settimana a base di verdure, cereali integrali e olio di oliva nella dieta permetta di dimezzare il budget destinato all’alimentazione, oltre a migliorare lo stato generale di salute. L’esperimento ha previsto una serie di lezioni di cucina sulla preparazione di pietanze a base di verdure e cereali integrali, alle quali sono state affiancate lezioni teoriche sui principi base dell’alimentazione e i vantaggi di una dieta bilanciata dal punto di vista nutrizionale. Al termine del programma il 60% dei partecipanti aveva introdotto almeno tre pasti vegetariani a settimana, contro il 5% all’inizio del programma. Tale cambiamento nelle abitudini alimentari è stato accompagnato da una diversa allocazione del budget destinato alla spesa alimentare: i partecipanti hanno diminuito in maniera significativa il consumo di carne, snack, bevande gassate e dolciumi. In particolare, la spesa per la carne è calata del 54% rispetto all’inizio del programma e il costo settimanale della spesa alimentare è sceso del 45%, passando da 67,68 dollari a 37,12 dollari a settimana, il che si traduce in un risparmio mensile di circa 124 dollari. A risultati simili ha portato l’indagine31 sulle abitudini alimentari della popolazione latinoamericana negli Stati Uniti, che ha previsto il coinvolgimento di 20 famiglie latine a basso reddito in un programma intensivo di educazione nutrizionale. Alle famiglie sono stati forniti consigli su come perseguire una corretta alimentazione mantenendo comportamenti budget friendly. Alla fine del programma educativo, i partecipanti sono stati in grado di orientarsi autonomamente verso scelte più sane, adottando una dieta a minore den-

sità energetica e riducendo la spesa alimentare. Dalla letteratura scientifica analizzata emerge che è possibile mangiare sano indipendentemente dal livello di reddito: le diete più “salutari” non presentano necessariamente costi maggiori, anzi. Ma è necessario modificare le proprie abitudini alimentari e qui l’educazione risulta essere il fattore chiave, in modo da rendere disponibili le informazioni necessarie a prendere le giuste decisioni di acquisto per una dieta corretta. Per questo è necessario che le autorità pubbliche intervengano per abbattere tutti quegli ostacoli, di natura sia fisica sia educativa, che possano pregiudicare l’accesso al cibo sano delle fasce più deboli della popolazione.

21

Katz et al. 2011; Frazão et al., 2014

22

2004, 2005, 2012

23

Drewnowski. 2004; Drewnowski et al., 2007

24

Aggarwal et al., 2012

25

Aggarwal et al., 2012

26

Rao et al., 2013

27

Dati aggiornati a Gennaio 2014

28

Katz et al., 2011

29

Mitchell et al., 2000; Raynor et al., 2002; Goulet et al., 2008

30

Flynn et al., 2013

31

Cortés et al., 2013

81


Costa di più?

Risultati dell’analisi di 15 studi sul costo delle diete negli USA

3,1 $ Moderation foods 1,7 $ Frutta

PO

1,4 $ Verdura 0,7 $ Cereali PE

R PER KG C O

ST

A

MENO

COSTO PER GRAMMO COMMESTIBILE

2,6 $ per 100 g Frutta 2,4 $ per 100 g Moderation foods

alimenti meno costosi a parità di nutrienti

68 «L’adozione della dieta mediterranea in America non è più costosa se a parità di nutrienti vengono selezionati gli alimenti economicamente più vantaggiosi» (Goulet, 2008).

No, dopo un programma di educazione alimentare appropriato

Come si nota nel grafico a destra, «la spesa per la carne è calata del 54% rispetto all’inizio del programma. In totale, il costo settimanale della spesa alimentare è sceso del 45%, passando da 68 a 37 dollari a settimana, il che si traduce in un risparmio mensile di circa 124 dollari» (Flynn, 2013).

1,7 $ per 100 g Cereali

O

A ST

D I PI Ù

COSTO PER KCAL

3,7 $ per 100 Kcal Verdura 2,9 $ per 100 Kcal Frutta 2,3 $ per 100 Kcal Moderation foods 0,5 $ per 100 Kcal Cereali

5 STUDI

R KC AL C

Sì costa di più, ma solo di 1,50$ al giorno Non è tanto più cara: «Una dieta sana costa 1,54 dollari in più al giorno, circa 550 dollari l’anno» (Rao et al., 2013).

TOT.

-­45%

37

TOT.

16

8

PRIMA

DOPO

-­54%

124$

SPESA PER LA CARNE

RISPARMIO MENSILE

Relazione inversa tra status socioeconomico e tasso di obesità «Alcuni studi mostrano come nella popolazione maschile il tasso di obesità aumenta all’incrementare del reddito, mentre vi è una tendenza opposta per la popolazione femminile».

Tasso di obesità maschile e femminile

CONTROVERSO

1,6 $ per 100 g Verdura

PE

Il risultato cambia in funzione del metodo di calcolo

COSTO PER PORZIONE MEDIA

No, scegliendo gli spesa settimanale

ME N

RZIO NE

C

A

O

O

ST

No 10 studi

L’importanza dell’EDUCAZIONE emerge da 10 STUDI

IN AMERICA MANGIARE SANO COSTA DI PIÙ?

5 studi

©BCFN FOUNDATION 2014


BCFN

COME PROMUOVERE SCELTE ALIMENTARI SOSTENIBILI La famiglia, da sola, non è più in grado di dare il giusto indirizzo, né di arginare o compensare l’effetto della pubblicità, i cui messaggi sono sempre più spesso poco equilibrati in termini nutrizionali

Affinché i messaggi chiave promossi dalla Doppia Piramide possano produrre un risultato concreto in termini di effettivi comportamenti alimentari delle persone, devono rientrare in un ampio programma informativo ed educativo che coinvolga diversi attori, dal nucleo familiare fino all’intera società. A partire dall’edizione del 2011 della Doppia Piramide, il BCFN ha cercato di individuare i percorsi più efficaci per diffondere la cultura della “dieta sostenibile” tra le persone. Con questo scopo sono state analizzate alcune ricerche sui comportamenti alimentari, al fine di comprendere in che misura la famiglia possa ancora oggi rappresentare il principale strumento per l’educazione al consumo, proponendo alcune considerazioni sul ruolo della pubblicità dei prodotti alimentari e su 84

altre forme di educazione attraverso i mass media (comunicazione sociale). L’ipotesi è che la famiglia da sola non basti più: per mancanza di tempo, motivazioni e, talvolta, di conoscenze e sensibilità adeguate, i genitori non sono più in grado di dare il giusto indirizzo, né di arginare o compensare l’effetto della pubblicità, i cui messaggi sono inevitabilmente squilibrati in termini nutrizionali.

L’AMBIENTE SOCIALE La famiglia Da sempre i genitori e i parenti stretti sono i primi che spiegano ai bambini i principi basilari della sana alimentazione. La presenza dei genitori durante il pasto serale è legata positivamente al consumo più elevato da parte degli adolescenti di 85


Fonte: Annual Study: Eating Patterns, 2012

% degli intervistati

5

10

15

20

25

30

35

1RQ KR WHPSR SHU FXFLQDUH

45

45 31

Convenienza

21

Non so cucinare bene

16

È più gustoso

14

Non mi piace cucinare

13

Vivo da solo

11

Non posso cucinare È più salutare

40

5

Ragioni che spingono le persone a comprare cibi pronti.

frutta e verdura, così come diminuisce tra i giovani la probabilità di saltare la prima colazione, una tra le abitudini più scorrette.32 Risultati ancora migliori si riscontrano nei nuclei familiari allargati nei quali i nonni, più dei genitori, influenzano le abitudini alimentari dei giovanissimi.33 Purtroppo diversi trend globali ci dimostrano come a casa stia aumentando il consumo di snack e cibi pronti e si vada verso una minore rigidità degli orari dei pranzi e delle cene, unita a una generale diminuzione del tempo dedicato ai pasti e a un aumento del loro consumo in movimento.34 A livello globale, l’acquisto dei pasti pronti dal 2006 al 2011 è aumentato del 27%35 e secondo la ricerca condotta da Euromonitor International, questi vengono comprati regolarmente dal 31% delle famiglie. Nel grafico sopra vengono illustrati i motivi addotti dagli intervistati per giustificare questo comportamento. Meno tempo a tavola, meno tempo passato a mangiare con i genitori, meno tempo per cucinare: sono tutte tendenze che rischiano di banalizzare il rito del pasto e fanno perdere, soprattutto tra le nuove generazioni, quelle cono86

scenze in tema di nutrizione che sono alla base di un’alimentazione equilibrata e sana. Gli amici Le nostre scelte alimentari subiscono notevolmente l’influenza dei commensali con i quali condividiamo un pasto. Quando mangiamo con i nostri amici, infatti, tendiamo a perdere la padronanza della situazione e a lasciar prendere agli altri le decisioni in merito alla durata del pasto, alla quantità di portate e alla dimensione delle porzioni36. Emuliamo inconsciamente il comportamento del gruppo cui apparteniamo: quando si è circondati da buone forchette quindi, difficilmente si preferirà una porzione di frutta al dolce. Lo psicologo John De Castro ha dimostrato come la presenza di altre persone a tavola incrementi sia il tempo speso a tavola, sia la quantità di cibo assunta37. Se si mangia con un’altra persona tendenzialmente si mangia il 35% in più di quanto si farebbe da soli. Se si mangia con un gruppo di amici di sette persone o più si tende a mangiare

quasi il doppio (96%). La conferma arriva dall’università di Birmingham, dove è stato dimostrato che il mangiare in compagnia degli amici è spesso responsabile dell’aumento di peso e di scelte alimentari scorrette.38

vita più sani sembra essere importante anche per le aziende, al fine di incidere non solo sul benessere del lavoratore ma anche sul rendimento e la produttività.40

L’ambiente lavorativo Anche l’ambiente lavorativo può favorire l’educazione a uno stile di vita più sano. Un rapporto pubblicato dall’ILO (International Labour Organization) ha analizzato i comportamenti alimentari in diverse parti del mondo e ha dimostrato che un’alimentazione troppo ricca o una troppo scarsa incidono sulla produttività per una perdita pari quasi al 20%39. L’obesità comporta un aumento delle probabilità di assenteismo per malattia, una maggiore difficoltà di movimento all’interno del luogo di lavoro e un affaticamento precoce. Secondo una relazione del National Audit Office del Regno Unito, nel 2001, solo in Inghilterra l’obesità è stata causa di 18 milioni di giorni di malattia e di 30.000 decessi prematuri. Promuovere stili di

32

Videon et Manning, 2003

33

Monash University, 2013

34

Report Euromonitor International, 2012

35

Datamonitor, 2011

36

Robinson et al., 2014

37

De Castro, 1994

38

British Journal of Nutrition, università di Birmingham

39

ILO, 2005

40

Baccolo et al., 2010

87


IL MARKETING DELLE IMPRESE ALIMENTARI Negli ultimi anni le imprese piĂš lungimiranti, sia produttrici che distributrici, si sono impegnate attivamente per promuovere campagne volte a favorire una sana e corretta alimentazione.

IMPRESA

Le imprese produttrici

Le insegne della distribuzione

Nella tabella sottostante vediamo gli esempi piĂš interessanti da parte delle principali imprese alimentari impegnate a promuovere una dieta sostenibile.

Nella fase di distribuzione i punti vendita possono rivestire un ruolo di rilievo per promuovere diete sostenibili, non presentando normalmente conflitti di interesse sulle singole merceologie, tipiche di alcune aziende produttrici.

GLI IMPEGNI DELLE PRINCIPALI AZIENDE ALIMENTARI +D PRGL´FDWR DOFXQL LQJUHGLHQWL GHOOH VXH EHYDQGH ULGXFHQGRQH O­DSSRUWR GL ]XFFKHUL H KD LPSOHPHQWDWR QXPHURVL SURJUDPPL FKH PLUDQR DOO­HGXFD]LRQH QXWUL]LRQDOH GHOOH QXRYH JHQHUD]LRQL 1HO KD ODQFLDWR LQ %HOJLR LO 3URJHWWR %RQ DSSpWLW ERXJH WD VDQWp per coinvolgere gli studenti delle scuole primarie in un percorso ludico ed educativo VXOO­LPSRUWDQ]D GHOO­DWWLYLWj ´VLFD H GL XQD FRUUHWWD DOLPHQWD]LRQH

+D ODQFLDWR QHO LO 6XVWDLQDEOH /LYLQJ 3ODQ OD VXD VWUDWHJLD GL EXVLQHVV VRVWHQLELOH FKH s’innesta su tre grandi temi: migliorare la salute delle persone promuovendo stili di vita e prodotti sani, proteggere l’ambiente, migliorare le condizioni di vita delle comunità in cui RSHUD ,QROWUH VL q LPSHJQDWD D ULGXUUH LO FRQWHQXWR FDORULFR GHL JHODWL H TXHOOR GL ]XFFKHUL aggiunti delle sue bevande. Non fa campagne pubblicitarie direttamente rivolte ai bambini sotto i 12 anni.

S’impegna a combattere le malattie legate a eccessi o difetti di alimentazione, fornendo le EDVL GL XQD FRUUHWWD HGXFD]LRQH QXWUL]LRQDOH FRQ SURJUDPPL GL FDUDWWHUH VLD VFLHQWL´FR SHU PLJOLRUDUH OD TXDOLWj QXWUL]LRQDOH GHL SURGRWWL VLD HGXFDWLYR SHU SURPXRYHUH XQD FRUUHWWD DOLPHQWD]LRQH 7UD TXHVWL GL UHVSLUR LQWHUQD]LRQDOH YL q LO 1HVWOp +HDOWK\ .LGV *OREDO Programme, un progetto diretto ai bambini e realizzato in collaborazione con EPODE International Network.

Ha fatto dell’educazione nutrizionale il suo punto di forza, implementando campagne HGXFDWLYH WUDPLWH LQWHUQHW HWLFKHWWH QXWUL]LRQDOL YRORQWDULH H LQL]LDWLYH QHOOH VFXROH 'DO KD IRQGDWR NHOORJQXWULWLRQ FRP XQ VLWR GHVWLQDWR DL SURIHVVLRQLVWL GHO VHWWRUH QXWUL]LRQDOH FRQWHQHQWH XWLOL LQIRUPD]LRQL VFLHQWL´FKH VXOO­DOLPHQWD]LRQH H VXO EHQHVVHUH &RQ O­LQL]LDWLYD %UHDNIDVW IRU %HWWHU 'D\V KD ´QDQ]LDWR SURJHWWL VFRODVWLFL SHU JDUDQWLUH XQD completa colazione agli studenti.

Fa della tutela della salute dei propri consumatori uno degli obiettivi primari della sua PLVVLRQH 1RXULVKLQJ /LYHV 'DO KD ULIRUPXODWR OH ULFHWWH GL SL GL SURGRWWL DO ´QH GL PLJOLRUDUQH LO SUR´OR QXWUL]LRQDOH 6L q GLVWLQWD SHU OD FDPSDJQD SXEEOLFLWDULD YROWD D promuovere porzioni ragionevoli di cibo disincentivando consumi eccessivi. Si è impegnata a non instaurare alcun tipo di comunicazione commerciale con le scuole primarie.

+D ODQFLDWR /LYH 3RVLWLYHO\ XQD VWUDWHJLD LQWHJUDWD FKH ULDVVXPH WXWWL JOL VIRU]L LQWUDSUHVL in tema di sostenibilità . Tra di essi compare Balanced Living, comprendente tutte le azioni intraprese per combattere l’obesità e promuovere uno stile di vita sano. In quest’ambito KD VSRQVRUL]]DWR SL GL SURJUDPPL FRQ VWUDWHJLH FKH YDULDQR SHU 3DHVH +D LQROWUH IRQGDWR &RPLQJ 7RJHWKHU XQ VLWR GRYH VL SRVVRQR FRQGLYLGHUH OH SURSULH LGHH SHU combattere l’obesità . Non fa campagne pubblicitarie rivolte ai bambini sotto i 12 anni.

Con Kinder + Sport, promuove lo sport per la lotta all’obesitĂ infantile e alla sedentarietĂ . 6RVWLHQH 0HGLD 6PDUW XQ SURJUDPPD HGXFDWLYR SHU L UDJD]]L DO ´QH GL LQVWDXUDUH XQ approccio critico ai programmi televisivi e ai contenuti delle pubblicitĂ .

+D LGHQWL´FDWR XQD VWUDWHJLD GL EXVLQHVV VRVWHQLELOH FKH VL EDVD VXO ULVSHWWR GHOOH SHUVRQH H GHOO­DPELHQWH %XRQR SHU 7H %XRQR SHU LO 3LDQHWD ,O *UXSSR KD DGRWWDWR LO PRGHOOR GHOOD Doppia Piramide alimentare e ambientale come punto di riferimento del suo modo di IDUH LPSUHVD ,Q TXHVW­RWWLFD VL LPSHJQD FRVWDQWHPHQWH D PLJOLRUDUH LO SUR´OR QXWUL]LRQDOH GHL SURSUL SURGRWWL 1HO %DULOOD KD ODQFLDWR LO SURJHWWR 6u 0HGLWHUUDQHR ´QDOL]]DWR D incrementare le conoscenze nutrizionali del proprio personale e a promuovere l’adesione a una dieta sostenibile nelle mense aziendali.

88

IMPRESA

Recentemente diverse catene di distributori al dettaglio hanno messo in atto pratiche di Corporate Social Responsibility per migliorare la propria brand image. Andando ad analizzare le iniziative nei vari Paesi, vediamo i casi piĂš interessanti riassunti nella tabella sottostante.

LE INIZIATIVE PIĂ™ INTERESSANTI PROMOSSE DAI GRANDI DISTRIBUTORI Dispone di indicatori di performance misurabili e si è impegnata nell’avere una JDPPD GL SURGRWWL ÂŞVDQLÂŤ 9ROHQGR SURPXRYHUH DOLPHQWL SL VDOXWDUL DQFKH QHOOD IDVH GHL FRVLGGHWWL ÂŞDFTXLVWL GL LPSXOVRÂŤ KD DQQXQFLDWR FKH HQWUR OD ´QH GHO scompariranno snack e cioccolatini dagli scaffali accanto alle casse e saranno sostituiti da prodotti piĂš sani. +D DQQXQFLDWR XQD GRQD]LRQH GL PLOLDUGL DG DVVRFLD]LRQL QR SUR´W SHU promuovere abitudini alimentari sane. I fondi saranno destinati a programmi di educazione nutrizionale, a corsi di cucina e per insegnare ai consumatori a fare una spesa sana utilizzando il budget di cui dispongono. 1HO KD ODQFLDWR OH VXH 4XDOLW\ /LQHV DOLPHQWL SURGRWWL QHO ULVSHWWR GL FULWHUL DPELHQWDOL H VRFLDOL QHO KD LQL]LDWR OD SURGX]LRQH GL DOLPHQWL VHQ]D 2*0 FRQ LO VXR EUDQG QHO KD ODQFLDWR OD SURSULD OLQHD GL SURGRWWL ELRORJLFL Ha fondato Passport to Nutrition, un programma nato sul web per educare i bambini, i loro genitori e gli insegnanti a stili di vita sani, includendo lezioni sulla SLUDPLGH DOLPHQWDUH H O­DWWLYLWj ´VLFD H VXOO­LPSDUDUH D OHJJHUH OH HWLFKHWWH Ha avviato un programma di eliminazione dei grassi idrogenati dai propri prodotti e periodicamente controlla i propri alimenti per la riduzione dei grassi in eccesso. &RRS 6YL]]HUD KD SURPRVVR XQ SURJUDPPD GL HGXFD]LRQH DOLPHQWDUH XVDQGR XQ EXV FKH DWWUDYHUVDQGR WXWWR LO 3DHVH LQ RJQL WDSSD GDYD OD SRVVLELOLWj GL VDOLUH D ERUGR SHU LVWUXLUH DWWUDYHUVR JLRFKL VX FRQVXPL ELRORJLFL H VRVWHQLELOL /­LPSHJQR GL &RRS ,WDOLD q VIRFLDWR QHOOD FUHD]LRQH GL XQD OLQHD DG KRF SHU L SL piccoli con livelli nutrizionali equilibrati – Club 4-­10 – e nella stesura di linee guida a una corretta alimentazione dell’infanzia appositamente dedicate. All’interno di ogni supermercato è promosso il consumo di frutta e verdura agendo sia sul prezzo sia sull’assortimento. Ha ridotto l’apporto di sale DOO­LQWHUQR GHL SURGRWWL D VXR PDUFKLR Ha lanciato il progetto Nutrizione e Salute VYLOXSSDWR DO ´QH GL SURPXRYHUH un’alimentazione sana, corretta e consapevole. Sono stati messi in luce i SURGRWWL FKH QHFHVVLWDQR GL SLDQL G­D]LRQH FRQ O­RELHWWLYR GL HOLPLQDUH LQJUHGLHQWL ÂŞFULWLFLÂŤ H GL ULGH´QLUH QXRYH ULFHWWH FKH FRQWHQJDQR XQ PLQRUH DSSRUWR GL VDOH 2IIUH XQ­DPSLD JDPPD GL SURGRWWL D SURSULR PDUFKLR ULVSHWWRVL GL GHWHUPLQDWL standard ambientali e nutrizionali. NordiConad promuove Mangiando si impara: XQ SURJHWWR VSHFL´FDWDPHQWH ULYROWR DL EDPELQL SHU HGXFDUOL D FRPSRUWDPHQWL alimentari corretti sia dal punto di vista nutrizionale sia ambientale.

89


IL RUOLO DELLE ETICHETTE DEI CIBI NEL FAVORIRE SCELTE ALIMENTARI PIÙ SANE

N

on tutti gli studi evidenziano una correlazione positiva tra le informazioni nutrizionali presenti nelle etichette degli alimenti e le scelte di consumo delle persone. È stato dimostrato da un lato che il 91% dei consumatori

non fa caso alle calorie inserite nelle etichette41 e dall’altro che molti consumatori non conoscono bene il significato e le quantità ideali di calorie, grassi e livello di sodio per pasto.42 Non solo, l’introduzione della variante “light” di un prodot-

to in commercio può portare il consumatore a mangiarne più del dovuto.43

41

Borgmeier, I., Westenhoefer, J., 2009

42

Burton, S. et al., 2009

43

Wansink, B., Chandon, P., 2006

LA COMUNICAZIONE SOCIALE Le iniziative di comunicazione sociale promuovono la soluzione di problemi morali, civili ed educativi riguardanti l’intera comunità, attraverso la realizzazione di campagne volte a ottenere un effetto positivo in termini di comportamento delle persone. Per sua natura, la comunicazione sociale ha un basso tasso di successo a causa degli investimenti ridotti rispetto alla tipica comunicazione commerciale alla quale in genere si contrappone, e alla difficoltà nell’individuare il messaggio capace di modificare un comportamento collettivo che in genere risulta essere più naturale o piacevole. Di seguito sono elencate le principali iniziative di campagne sociali a favore di una corretta alimentazione promosse in Italia e all’estero.

di primo grado che, attraverso un lavoro di gruppo, sono stati chiamati a realizzare una pubblicità sui temi della sana alimentazione e della varietà e qualità del nostro patrimonio agroalimentare. I gruppi scolastici finalisti, autori dei migliori annunci, hanno vinto un soggiorno premio in una località italiana significativa per il suo patrimonio agroalimentare.

Europa In Europa esistono diversi sostegni pubblici per la lotta all’obesità infantile. Di recente sono stati lanciati due programmi europei: School Fruit Scheme, per stimolare il consumo di frutta e verdura tra i giovani, e School Milk Schemz, per promuovere latte e latticini quali fonti d’importanti componenti nutritive. Sono numerose le scuole italiane che aderiscono al programma Frutta nelle scuole. Italia Salute al piacere è la campagna di educazione alimentare avviata nel 2012 e promossa dall’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica, dall’Associazione Medici Diabetologi e da Slow Food Italia. Il programma ha lo scopo di approfondire le tematiche del diabete e dell’obesità, fornendo consigli utili per convivere con queste patologie e soprattutto per prevenirle il più possibile, promuovendo uno stile di vita e un’alimentazione salutari. Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali si è rivolto agli adolescenti con il programma Mangia Bene, Cresci Meglio, promosso dal 2007 al 2011. Si è trattato di un concorso per alunni e insegnanti delle scuole secondarie 91


IL PROGETTO EUROPEO LIVEWELL

Francia La Francia, attraverso il Programme national nutrition santé (PNNS) partito nel 2001 e prolungato fino al 2006, si è prefissata l’obiettivo di migliorare la salute della popolazione, agendo su una delle sue principali determinanti: la nutrizione. Di recente è stato avviato il PNNS 2011-2015, Manger Bouger, al fine di: ridurre l’obesità e il sovrappeso della popolazione; aumentare l’attività fisica e scoraggiare la sedentarietà a tutte le età, migliorare le abitudini alimentari, diminuire l’incidenza di patologie nutrizionali. Il PNNS è quindi volto a favorire l’accesso a un’alimentazione di qualità, varia e sostenibile, a rendere obbligatorie le etichette informative e a migliorare la conoscenza e la formazione delle persone in merito ai cibi. Gran Bretagna Change4Life è la prima campagna sociale nazionale per ridurre l’obesità. Il payoff di Change4Life è Eat well, move more, live longer (Mangia bene, muoviti di più, vivi più a lungo) e le attività intendono offrire consigli utili a bambini e adulti su come e dove fare sport e sul mangiare meglio. Stati Uniti Negli Stati Uniti Michelle Obama è impegnata attivamente contro l’obesità infantile ed è stata promotrice nel 2010 del programma Let’s Move! un’iniziativa su scala nazionale che si propone di migliorare le abitudini alimentari dei bambini, spingendoli al contempo a fare più movimento. Il programma propone numerosi consigli e mette in atto le metodologie più idonee per incoraggiare i bambini a giocare “attivamente” ogni giorno per almeno un’ora. Per inaugurare il quarto anno consecutivo di Let’s Move!, nel 2014 la First Lady ha prodotto il filmato Show Me How You Move in cui si impegna personalmente in diversi esercizi fisici, dalle flessioni al salto con la corda, invitando gli americani a fare lo stesso, a muoversi e divertirsi e a pubblicare in rete i video delle loro performance.

92

I

l WWF-UK ha ideato il programma Livewell 2020. L’iniziativa, messa a punto in collaborazione con il Rowett Institute of Nutrition and Health dell’università di Aberdeen, ha come obiettivo quello di modificare le abitudini alimen-

tari verso una dieta più sostenibile che porterebbe alla riduzione del 25% delle emissioni di gas serra entro il 2020 e a diminuire il consumo pro capite di carne da 79 a 10 chili l’anno. Il progetto si fonda su cinque principi basilari per mangiare in maniera salutare e rispettosa dell’ambiente: • Consumare più frutta e verdura; • Sprecare meno cibo (il 40% del cibo nel mondo è sprecato); • Mangiare meno carne; • Mangiare meno cibo processato (ovvero quei prodotti a

maggiore intensità di risorse); • Mangiare cibi certificati, che seguano uno standard garantito (come MSC per il pesce, RSPO per l’olio di palma o RSPCA Freedom Foods per la carne e le uova). Il programma è partito dapprima in tre Paesi pilota: Francia, Spagna e Svezia. Per ognuno, i ricercatori hanno identificato le specifiche tendenze alimentari e creato un Livewell plate personalizzato, partendo dalle linee guida nazionali. I risultati sono molto incoraggianti e non incidono sul costo sostenuto.

I RISULTATI DEL PROGRAMMA LIVEWELL NEI 3 PAESI PILOTA Paese

Emissioni Gas Serra

Riduzione costo medio spesa giornaliera

Francia

– 25 %

Da 4,90 a 4,36 euro

Spagna

– 27 %

Medesimo costo

Svezia

– 25 %

Da 44,64 a 44,07 corone

93


I RISULTATI DELLA CAMPAGNA LET’S MOVE!

G

razie alle numerose campagne e iniziative messe in atto negli ultimi anni e al coinvolgimento in prima linea della First Lady, da un’analisi comparata degli ultimi anni è emerso che i bambini in sovrappeso tra i 2 e i 5 anni sono diminuiti del 43%, in particolare il tasso di obesità è sceso dal 14% nel 2003-2004 a poco più dell’8% nel 2011-2012.

Questo risultato sembra essere stato concretamente raggiunto grazie a un minor consumo complessivo di bevande zuccherate, a un generale aumento dell’allattamento al seno e agli effetti delle iniziative (governative e non) che promuovono l’acquisto di prodotti più sani come frutta e verdura. Ciononostante, l’iniziativa non ha mancato di sollevare alcune

critiche. In particolare, la sostituzione dei pasti scolastici “ordinari” con menu migliori dal punto di vista nutrizionale ha portato a un calo nella partecipazione alle mense scolastiche. Il principale motivo di critica sembra essere “l’appetibilità” dei menu proposti, studiati per avere un ridotto contenuto di calorie e grassi.

LA RISTORAZIONE COLLETTIVA Un altro contesto rilevante è l’alimentazione “fuori casa”. A livello di ristoranti e fast food i trend dimostrano che ultimamente i consumatori sono più attenti alla scelta del menu, prediligendo i piatti meno costosi e diminuendo il consumo di antipasti e dessert. Ma si rileva anche un aumento della domanda per i prodotti in offerta nei ristoranti, come i fast food dove si promuovono spesso cibi a prezzi scontati. Qui di seguito verranno elencate le principali iniziative messe in atto in Italia e all’estero dalla ristorazione collettiva per promuovere una corretta alimentazione. Italia

Stati Uniti La città di New York ha introdotto già nel 2007 regole molto severe per quanto riguarda le pietanze servite nei ristoranti, che non possono contenere più di 0,5 grammi di acidi grassi trans per porzione. È stata poi resa obbligatoria l’indicazione delle calorie sui menu, cosa che ha indotto tutte le grandi catene di fast food a modificare le proprie ricette per rientrare nei nuovi limiti previsti. Riguardo le mense scolastiche, è ancora attivo il progetto Choose MyPlate for Kids: Make Half Your Plate Fruits and Vegetables. Il poster, che presenta l’immagine simbolo del progetto, mostra come il vassoio o il piatto debba essere composto per metà da frutta e verdura. Questa iniziativa rientra nel più ampio progetto MyPlate che vuole insegnare una sana alimentazione usando l’immagine di un piatto come rappresentazione di un pasto.

In Italia sono attivi vari programmi ideati da Slow Food che propone il cibo come fonte di piacere, cultura e convivialità, ricordando che l’atto del mangiare è in grado di influenzare i modi di pensare e le emozioni delle persone. Slow Food a mensa è un programma ideato per rendere concreti questi valori lavorando a diretto contatto con le attività di ristorazione collettiva, gli operatori del servizio e i consumatori. In particolare, vengono spiegati e promossi i due programmi europei appena citati, School Fruit Scheme e School Milk Scheme. Francia In Francia è da citare l’iniziativa Bien manger à la cantine, un progetto del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali che ha lo scopo di migliorare la qualità dei pasti serviti nelle mense scolastiche e di incoraggiare queste ultime nella progettazione di menu stagionali. È interessante segnalare il blog tenuto da Mary Brighton, Brighton Your Health, che offre consigli su come vivere bene, mangiare sano e consumare pasti equilibrati.

94

95


BCFN

DOVE E COME PROMUOVERE

SCELTE ALIMENTARI SOSTENIBILI

Cucinare a casa e mangiare in famiglia

ÂŤLa presenza dei genitori durante il pasto serale

L’importanza degli amici

Â&#x;/H QRVWUH DELWXGLQL DOLPHQWDUL VRQR LQÂľXHQ]DWH

è legata positivamente a un maggior consumo GHJOL DGROHVFHQWL GL IUXWWD YHUGXUD H ODWWLFLQL Videon e Manning, 2003.

GD TXHOOR FKH PDQJLDQR L QRVWUL SDULÂ Robinson et al., 2014.

Un’alimentazione troppo ricca o troppo scarsa,

L’educazione alimentare genera consapevolezza‌

Ambiente lavorativo

‌che può tradursi in consumi piĂš sostenibili

Scuola

incide sulla produttivitĂ dei lavoratori per una SHUGLWD SDUL D FLUFD LO Â ILO, 2005.

,Q ,WDOLD LO SURJUDPPD )UXWWD QHOOH VFXROH KD coinvolto 870.000 bambini in 5.000 scuole

INDUSTRIA ALIMENTARE -­ 7 imprese alimentari analizzate

Il marketing delle imprese

DISTRIBUZIONE -­ 8 catene distributive analizzate

RISTORAZIONE COLLETTIVA -­ 11 casi analizzati

LA CRESCENTE OBESITĂ€ PREOCCUPA MOLTI GOVERNI. LA MALNUTRIZIONE RAPPRESENTA INFATTI UNA DELLE PRINCIPALI MINACCE PER LA SALUTE DELLE PERSONE E, QUINDI, PER LE ECONOMIE. BCFN, 2014

Campagne istituzionali e comunicazione sociale

Risultati positivi delle campagne di FRPXQLFD]LRQH VRFLDOH QHJOL 6WDWL 8QLWL DQFKH a seguito della campagna Let’s Move promossa GD 0LFKHOOH 2EDPD L EDPELQL LQ VRYUDSSHVR WUD i 2 e i 5 anni sono diminuiti del 43%. Il tasso di obesità è sceso da 14% (2003-­ D FLUFD

ŠBCFN FOUNDATION 2014


CASI EDITORIALI Negli ultimi anni diversi studiosi hanno pubblicato libri sul come promuovere in maniera piĂš efficace una corretta alimentazione.

CASI EDITORIALI

Pollan: In Defense of Food: An Eater’s Manifesto

APP PER SMARTPHONE E TABLET Di seguito sono riportati alcuni tra i casi editoriali piĂš interessanti.

DESCRIZIONE 0LFKDHO 3ROODQ QHO EHVW VHOOHU In Defense of Food, prende di mira il mondo dei nutrizionisti e critica il modo di sezionare gli alimenti nei singoli nutrienti GLPHQWLFDQGR FRVD VLD LO ÂŞYHUR FLERÂŤ 5LFKLDPD XQ ritorno alle origini, ai prodotti della natura, con una dieta varia in cui si mangia tutto e in quantitativi minori.

Anche sul fronte delle app per smartphone e tablet, non sono mancate iniziative al fine di pro-

APP PER SMARTPHONE E TABLET Nutrino ZZZ QXWULQR FR DSS SKS

iFood Pro www.vitobellini.com/ifoodpro/it

Pollan e Kalman: Food Rules: An Eater’s Manual

Wansink: Mindless Eating: Why We Eat More Than We Think

7KDOHU H 6XQVWHLQ Nudge: Improving Decisions About Health, Wealth, and Happiness

:DQVLQN -XVW H 0FNHQGU\ Lunch Line Redesign

Nel suo ultimo libro Food Rules 0LFKDHO 3ROODQ sposta l’attenzione su delle semplici regole DOLPHQWDUL SHU ªGH FRPSOLFDUH TXHOOH FKH VRQR OH decisioni quotidiane in merito all’alimentazione. 1HOOD VWHVXUD GHOOH VXH UHJROH KD FRQVXOWDWR e coinvolto medici, antropologi, infermieri, QXWUL]LRQLVWL H GLHWRORJL PD DQFKH PDPPH H QRQQH

Brian Wansink, nel suo famoso libro Mindless Eating SRQH O­DWWHQ]LRQH VXO IDWWR FKH VSHVVR PDQJLDPR mentre facciamo altro e non siamo totalmente consapevoli delle quantitĂ e della qualitĂ del cibo FKH LQJHULDPR 'D XQR VWXGLR FRQGRWWR QHJOL 6WDWL 8QLWL q HPHUVR FKH LO GHJOL LQWHUYLVWDWL TXDQGR consuma i pasti a casa generalmente guarda la TV, il 62% è troppo impegnato per aver tempo di sedersi a tavola, il 35% pranza mentre lavora e il 22% mangia mentre guida. Nudging q LO WHUPLQH FRQ FXL VL GH´QLVFRQR XQ LQVLHPH GL DSSURFFL H WHFQLFKH YROWH D GDUH DOOH persone un piccolo incentivo verso l’adozione di comportamenti migliori. La metodologia, sviluppata GD 7KDOHU H 6XQVWHLQ VL EDVD VXO FRQFHWWR GHO paternalismo “libertarioâ€? o “softâ€?: le persone devono essere guidate nel processo decisionale senza però imporgli determinati comportamenti.

Brian Wansink, seguendo la teoria del Nudging, propone una “mensa intelligenteâ€? in cui gli studenti sono indotti a cambiare i loro comportamenti alimentari abituali semplicemente attraverso le diverse modalitĂ con cui i cibi vengono proposti.

Fresh & Local FORXGLQWRXFK LW SRUWIROLR IUHVK ORFDO

Mio Coach PLRFRDFK DOWHUYLVWD RUJ

Fresh Fruit LWXQHV DSSOH FRP LW DSS IUHVK IUXLW id323895540?mt=8

GreenApes www.greenapes.com/en

Restaurant Food Game itunes.apple.com/us/app/restaurant-­food-­ game-­eat-­well/id604394664?mt=8

Attivo! LWXQHV DSSOH FRP LW DSS DWWLYR OLEUR GD colorare/id863014235?mt=8

98

muovere stili di vita sani e un’alimentazione equilibrata. Di seguito, una parziale rassegna.

DESCRIZIONE Âż XQ QXWUL]LRQLVWD YLUWXDOH FKH EDVDQGRVL VXO SUR´OR PHGLFR ´VLFR DELWXGLQL DOLPHQWDUL RELHWWLYL e preferenze dell’utente, crea un programma DOLPHQWDUH DG KRF

Conta le calorie assunte e quelle bruciate. Calcola il fabbisogno giornaliero di proteine, grassi e carboidrati in base alle impostazioni personali dell’utente.

DĂ consigli per consumare alimenti locali e di stagione. Indicando l’alimento e il suo Paese G­RULJLQH VL VFRSUH TXDQWD VWUDGD KD SHUFRUVR l’alimento.

Offre nozioni alla base di uno stile di vita sano. Calcola: BMI, fattori proteici, fabbisogni calorici, metabolismo basale, massa magra e massa JUDVVD 3UHGLVSRQH XQ SHUVRQDO :HOOQHVV &RDFK D disposizione dell’utente.

Fornisce informazioni su qualsiasi tipologia di frutto. Per ogni alimento è predisposta una tabella con le informazioni essenziali, il Paese d’origine e le SURSULHWj EHQH´FKH

¿ XQD FRPPXQLW\ SHU SURPXRYHUH LO YLYHUH HFR sostenibile. L’app suddivide i comportamenti in TXDWWUR FDWHJRULH FLER PRELOLWj FDVD H VKRSSLQJ Gli utenti sono in competizione tra di loro: ad ogni azione registrata corrisponde un punteggio.

Propone un gioco per educare i bambini a evitare junk food e a prediligere cibi sani: se si mangia troppo cibo spazzatura si deve ricominciare il gioco dall’inizio.

Ăˆ un album da colorare per i piĂš piccini per conoscere il mondo della frutta e della verdura giocando.

99


LA DIETA FLEXITARIAN

D

iminuire drasticamente il consumo di carne a favore di piĂš verdura, frutta e proteine vegetali rappresenta il punto chiave di una dieta Flexitarian o semivegetariana. Quest’ultima è stata sviluppata dalla nutrizionista americana Dawn Jackson

Blatner e si ispira ai principi dell’alimentazione vegetariana, senza però escludere in toto le proteine di origine animale che vengono solo ridotte al minimo. Sulla stessa stregua, un’altra campagna internazionale che promuove la salute delle persone e del Pianeta è Meat-

Less Monday che, lanciata in America nel 2003, consiste nell’eliminare la carne dalle diete una volta alla settimana, con l’obiettivo di ridurne il consumo del 15%. Ad oggi questa iniziativa rappresenta un fenomeno globale che investe 28 Paesi.

La promozione delle diete sostenibili nelle UniversitĂ Americane Si stanno moltiplicando le iniziative nelle piĂš rinomate universitĂ degli Stati Uniti per promuovere le diete sostenibili.

UNIVERSITĂ€ DELLO UTAH

UNIVERSITĂ€ DEL MICHIGAN

UNIVERSITĂ€ DI YALE

/­XQLYHUVLWj GHOOR 8WDK JHVWLVFH XQ “Edible Campus Gardenâ€?: un orto all’in-­ terno del campus i cui frutti vanno ad DUULFFKLUH OH WDYROH GHOOD PHQVD XQLYHU-­ sitaria. Inoltre, il servizio di ristorazio-­ ne XQLYHUVLWDULR KD DGRWWDWR XQ SURSULR “codice di condotta sostenibileâ€? FKH prevede, tra le altre cose, l’uso di uova di galline allevate all’aperto, pesce pro-­ veniente da pesca sostenibile, pollo non trattato con antibiotici.

Il Sustainable Food Program dell’uni-­ YHUVLWj GHO 0LFKLJDQ VL RFFXSD GL JDUDQ-­ tire un sistema di approvvigionamento del cibo sostenibile per l’ambiente uni-­ versitario. Studenti volontari e perso-­ nale interno gestiscono un “Campus Farmâ€?, una tenuta in grado di rifornire la mensa universitaria di prodotti fre-­ VFKL GL VWDJLRQH H D FKLORPHWUR ]HUR

L’universitĂ di Yale gestisce ben due fattorie, utilizzate per scopi didattici e di ricerca *OL VSD]L VRQR DQFKH XWLOL]]D-­ WL SHU RUJDQL]]DUH ZRUNVKRS FRQIHUHQ-­ ]H H DWWLYLWj PLUDWL DG DUULFFKLUH OH FRP-­ petenze extracurriculari degli studenti.

UNIVERSITĂ€ DI HARVARD

UNIVERSITĂ€ DI EMORY

UNIVERSITĂ€ JOHNS HOPKINS

/­XQLYHUVLWj GL (PRU\ KD ´VVDWR XQ obiettivo ambizioso per il 2015: garanti-­ UH FKH LO GHO FLER GHVWLQDWR DL SURSUL campus e ospedali provenga da fonti VRVWHQLELOL H D FKLORPHWUR ]HUR $ WDO ´QH O­XQLYHUVLWj KD HODERUDWR GHOOH Linee Gui-­ da Sostenibili per l’Acquisto di Prodotti Alimentari, valide per le 10 categorie di alimenti acquistati dall’universitĂ .

1HO OD -RKQV +RSNLQV 8QLYHUVLW\ KD IRQGDWR LQ FROODERUD]LRQH FRQ OD 21* 7KH 0RQGD\ &DPSDLJQV OD FDP-­ pagna Meatless Monday. L’universitĂ KD SRUWDWR OD FDPSDJQD GL VHQVLELOL]-­ ]D]LRQH DQFKH QHL SURSUL FDPSXV RI-­ frendo ogni lunedĂŹ uno squisito menu vegetariano.

L’universitĂ di Harvard gestisce nume-­ rosi centri e programmi di ricerca ine-­ renti la tematica del cibo e dell’alimen-­ tazione, ad esempio: ‡ +HDOWK\ (DWLQJ 3ODWH XQD UDSSUHVHQ-­ WD]LRQH JUD´FD GHOOD FRUUHWWD FRPSRVL-­ zione di un pasto. Aiuta a creare ricette sane, gustose e nutrizionalmente bilan-­ ciate;Íž ‡ +HDOWK\ DQG 6XVWDLQDEOH )RRG SUR-­ gram: un progetto mirato a sviluppare campagne di informazione sull’impor-­ tanza di un’alimentazione sana e so-­ stenibile;Íž ‡ )RRG /LWHUDF\ 3URMHFW XQ­LQL]LDWLYD FKH IRUQLVFH DJOL VWXGHQWL GL +DUYDUG un’educazione completa in tema di alimentazione, a partire dalle informa-­ zioni sulle diverse tipologie di frutta e verdura stagionali ai corsi di cucina, ai consigli pratici per mantenere uno stile di vita sano e sostenibile.

101


UN’ANALISI ESPLORATIVA SUI GIOVANI ITALIANI

C

ome si è visto, è fondamentale promuovere comportamenti alimentari sostenibili fin dalla giovane etĂ . Con l’obiettivo di indagare le abitudini alimentari, la conoscenza degli impatti ambientali dei cibi e gli stili di vita degli adolescenti, è stata svolta un’analisi esplorativa in due Istituti superiori, uno del Nord (Modena) ed uno nel Centro Italia (Viterbo). L’analisi, lanciata nella primavera 2014, ha previsto la compilazione di un questionario con domande a risposta chiusa da parte di 291 studenti (69% di sesso femminile e 31% di sesso maschile) di etĂ compresa tra i 14 e i 20 anni. Sotto sono evidenziati i risultati principali.

studenti la mangia quotidianamente (il 14% ben due volte al giorno). Quello di legumi invece risulta basso: circa un terzo degli intervistati ha dichiarato di consumare legumi “meno di una volta a settimanaâ€? o “maiâ€?. La presenza di pasta “una volta al giornoâ€? nella dieta è stata dichiarata dal 57% degli intervistati.

Abitudini alimentari a casa

PiĂš smartphone e poca TV

Analizzando le abitudini alimentari di questi ragazzi a casa, circa il 61% ha risposto di fare colazione tutti i giorni, mentre il 12% dei partecipanti all’indagine ha affermato di non farla mai. I livelli dichiarati di consumi di frutta e verdura sono buoni: circa il 45% degli intervistati mangia frutta e verdura almeno due volte al giorno. Il consumo di carne è alto: il 39% degli

Sempre nell’ambito del tempo libero, emerge come ormai l’utilizzo dei telefoni cellulari e di internet abbia superato la televisione. Il 45% dichiara di vedere la televisione meno di un’ora al giorno, mentre il 47% trascorre al cellulare (tra invio di sms o utilizzo di chat, telefonate, navigazione web e applicazioni) oltre tre ore al giorno.

102

Abitudini alimentari a scuola Solo il 13% degli intervistati consuma un frutto a merenda a scuola; il 35% mangia uno snack salato e il 27% uno dolce.

8kk`m`k~ Ă”j`ZX Circa 7 studenti su 10 hanno affermato di praticare attivitĂ fisica “qualche volta a settimanaâ€?.

Buona la conoscenza degli im-­ patti sull’ambiente degli ali-­ menti Quasi il 70% ha affermato correttamente che mangiare frutta e verdura comporta un impatto in termini ambientali estremamente o abbastanza basso. Quasi 7 studenti su 10 pensano che mangiare carne generi un impatto elevato sull’ambiente, mentre solo 1 su 10 è convinto che mangiare carne abbia un impatto “estremamenteâ€? o “abbastanzaâ€? basso.

Ma pochi agiscono di conse-­ guenza Poco meno del 20% degli studenti è d’accordo con l’affermazione “la mia alimentazione è influenzata dagli impatti che i cibi che mangio potrebbero avere sull’ambienteâ€?.

Il 70% dei ragazzi conosce la corretta scala di impatto degli alimenti, ma pochi agiscono di conseguenza COLAZIONE: se il 61% la fa regolarmente, ancora il 12% non la fa mai.

MERENDA A SCUOLA: solo il 13% consuma un frutto.

FRUTTA E VERDURA: EXRQL L FRQVXPL GLFKLDUDWL mentre ancora alti quelli della carne. POCHI LEGUMI: piĂš del 30% non li mangia mai o li consuma meno di una volta a settimana. SMARTPHONE: il 47% dei ragazzi lo usa ormai piĂš di tre ore al giorno.

Il Modello Doppia Piramide Ăˆ conosciuto dal 33% dei partecipanti all’indagine. Infine, a tutti gli studenti, indipendentemente dalla conoscenza del modello Doppia Piramide, è stato chiesto di indicare tra tre piramidi quale riportasse la corretta scala di impatto ambientale dei cibi. Circa il 70% dei partecipanti ha individuato la piramide corretta.

&DPSLRQH GL VWXGHQWL UDJD]]H LQ GXH LVWLWXWL VXSHULRUL 0RGHQD H 9LWHUER

103


BCFN

LE RACCOMANDAZIONI BCFN SEI RAGIONI PER ADOTTARE UNO STILE ALIMENTARE SOSTENIBILE Perché quello che decidiamo di mangiare è così importante per noi e per l’ambiente? Scopriamolo insieme.

1

MANGIARE SANO ALLUNGA (E MIGLIORA) LA VITA Chi può scegliere cosa mangiare è il primo responsabile della propria salute. Infatti l’obesità e molte altre patologie non trasmissibili, sono spesso la conseguenza di stili di vita scorretti, che uniscono alla ridotta attività fisica una dieta squilibrata. La prevenzione attraverso l’alimentazione deve diventare la prima voce delle politiche sanitarie pubbliche.

2

UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE RENDE SOSTENIBILI ANCHE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE Adottare uno stile alimentare equilibrato non è solo una scelta responsabile nei confronti di se stessi, ma è anche una forma di rispetto verso gli altri. Oggi sappiamo infatti che una dieta nutrizionalmente corretta può ridurre drasticamente il nostro impatto sul Pianeta. Sono già disponibili molte delle conoscenze necessarie per produrre e consumare cibo in modo più sostenibile, per questo il mondo scientifico può essere di grande aiuto.

3

L’ALIMENTAZIONE È UN PILASTRO FONDAMENTALE DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE: LO DEVONO SAPERE TUTTI Aumentare la consapevolezza del grande impatto economico, sociale e ambientale del cibo, specialmente tra le persone più giovani, è una priorità. Le istituzioni devono considerare l’educazione alimentare come il primo strumento per ridurre le spese sanitarie della collettività.

104

4

MANGIARE SANO NON COSTA NECESSARIAMENTE DI PIÙ Queste diverse ricerche dimostrerebbero proprio il contrario. Ma per mangiare in modo corretto senza penalizzare il budget familiare occorre avere consapevolezza di quali sono i cibi alternativi a quelli posti al vertice della piramide alimentare. Il presupposto della sostenibilità anche economica della dieta è la diffusione tra le persone di informazioni nutrizionali corrette e il recupero della antica cultura culinaria locale.

5

LA CONSAPEVOLEZZA NON BASTA Convincere le persone a modificare i propri comportamenti, contrastando i trend attuali, richiede il coinvolgimento di tutti gli attori del sistema agroalimentare. Perché ciò avvenga è necessario definire messaggi, canali e target della comunicazione nell’ambito di una complessiva campagna di marketing sociale. Per indurre al cambiamento occorre che i vari stakeholder mettano in atto una strategia di persuasione, e stanzino i fondi necessari per portarla a termine.

6

“THINK GLOBAL ACT LOCAL” OSSIA È NECESSARIO ESSERE GLOCAL Le linee guida sono essenziali, ma affinché queste siano realmente efficaci vanno declinate tenendo conto della cultura dei diversi Paesi. Le campagne di educazione possono avere successo solo se vengono progettate sulla base di una visione complessiva del territorio, riconoscendone lo stato di salute e di accesso al cibo, la cultura alimentare dominante e le possibilità di spesa. A fronte delle linee guida globali, è compito dei singoli governi trovare la strada della sostenibilità agroalimentare specifica per la singola realtà.

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BCFN

LE RACCOMANDAZIONI BCFN SEI RAGIONI PER ADOTTARE UNO STILE ALIMENTARE SOSTENIBILE Perché quello che decidiamo di mangiare è così importante per noi e per l’ambiente? Scopriamolo insieme.

1

MANGIARE SANO ALLUNGA (E MIGLIORA) LA VITA Chi può scegliere cosa mangiare è il primo responsabile della propria salute. Infatti l’obesità e molte altre patologie non trasmissibili, sono spesso la conseguenza di stili di vita scorretti, che uniscono alla ridotta attività fisica una dieta squilibrata. La prevenzione attraverso l’alimentazione deve diventare la prima voce delle politiche sanitarie pubbliche.

2

UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE RENDE SOSTENIBILI ANCHE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE Adottare uno stile alimentare equilibrato non è solo una scelta responsabile nei confronti di se stessi, ma è anche una forma di rispetto verso gli altri. Oggi sappiamo infatti che una dieta nutrizionalmente corretta può ridurre drasticamente il nostro impatto sul Pianeta. Sono già disponibili molte delle conoscenze necessarie per produrre e consumare cibo in modo più sostenibile, per questo il mondo scientifico può essere di grande aiuto.

3

L’ALIMENTAZIONE È UN PILASTRO FONDAMENTALE DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE: LO DEVONO SAPERE TUTTI Aumentare la consapevolezza del grande impatto economico, sociale e ambientale del cibo, specialmente tra le persone più giovani, è una priorità. Le istituzioni devono considerare l’educazione alimentare come il primo strumento per ridurre le spese sanitarie della collettività.

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MANGIARE SANO NON COSTA NECESSARIAMENTE DI PIÙ Queste diverse ricerche dimostrerebbero proprio il contrario. Ma per mangiare in modo corretto senza penalizzare il budget familiare occorre avere consapevolezza di quali sono i cibi alternativi a quelli posti al vertice della piramide alimentare. Il presupposto della sostenibilità anche economica della dieta è la diffusione tra le persone di informazioni nutrizionali corrette e il recupero della antica cultura culinaria locale.

5

LA CONSAPEVOLEZZA NON BASTA Convincere le persone a modificare i propri comportamenti, contrastando i trend attuali, richiede il coinvolgimento di tutti gli attori del sistema agroalimentare. Perché ciò avvenga è necessario definire messaggi, canali e target della comunicazione nell’ambito di una complessiva campagna di marketing sociale. Per indurre al cambiamento occorre che i vari stakeholder mettano in atto una strategia di persuasione, e stanzino i fondi necessari per portarla a termine.

6

“THINK GLOBAL ACT LOCAL” OSSIA È NECESSARIO ESSERE GLOCAL Le linee guida sono essenziali, ma affinché queste siano realmente efficaci vanno declinate tenendo conto della cultura dei diversi Paesi. Le campagne di educazione possono avere successo solo se vengono progettate sulla base di una visione complessiva del territorio, riconoscendone lo stato di salute e di accesso al cibo, la cultura alimentare dominante e le possibilità di spesa. A fronte delle linee guida globali, è compito dei singoli governi trovare la strada della sostenibilità agroalimentare specifica per la singola realtà.

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CAPITOLO 5 • FAO. Sustainable diets and biodiversity, Proceedings of the International Scientific Symposium: Biodiversity and sustainable diets united against hunger, Rome, 3–5 November 2010. • Aggarwal, A., P. Monsivais, A. Drewnowski. Nutrient Intakes Linked to Better Health Outcomes Are Associated with Higher Diet Costs in the US, Plos one 7(5):e375332005, 2012. • Carlson, A., E. Frazão. Are Healthy Foods Really More Expensive? It depends on How You Measure the Price, EIB-96, U.S. Department of Agriculture, Economic Research Service, 2012. • Cortés, D.E, A. Millán-Ferro, K. Schneider R.R. Vega, A.E. Caballero. Food purchasing selection among lowincome, spanish-speaking Latinos, Am J Prev Med 44(3,Suppl. 3):S267–73, 2013. • Drenowski, A., N. Darmon. The economics of obesity: dietary energy density and energy cost, Am J Clin Nutr 82:265S–73, 2005. • Drewnoski, A. Obesity and the food environment: dietary energy density and diet costs, Am J Prev Med 27:154S–62S, 2004. • Drewnowski, A., A. Aggarwal, P.M. Hurvitz, P. Monsivais, A.V. Moudon. Obesity and supermarket access: proximity or price?, Am J Public Health 102(8):e74-80, 2012. • Drewnowski, A., et al., Low energy- density diets are associated with higher diet quality and higher diet costs in French adults, J Am Diet Assoc 107:1028–1032, 2007. • Flynn, M., S. Reinert, A.R. Schiff. A Six-Week Cooking Program of Plant-Based Recipes Improves Food Security, Body Weight, and Food Purchases for Food Pantry Clients. Journal of Hunger & Environmental Nutrition 8:73–84, 2013. • Drewnowski, A. Obesity, diets, and social inequalities. Nutrition Reviews 67(5):S36-S39, 2009. • Frazão, E., A. Carlson, H. Stewart. Energy-Adjusted Food Costs Make Little Economic Sense. American Journal of Clinical Nutrition 93(1), 2011. • Frazão, E. et al., Food costs, diet quality and energy balance in the United States. Physiol Behav, 2014. • Glanz, K., et al., Why Americans eat what they do: taste, nutrition, cost, convenience, and weight control concerns as influences on food consumption. J Am Diet Assoc 98:1118–1126, 1998. • Goulet, J., B. Lamarche, S. Lemieux. A nutritional intervention promoting a Mediterranean food pattern does not affect total daily dietary cost in North American women in free-living conditions. J Nutr 138(1):54–9, 2008. • Jetter, K.M., D.L. Cassady. The availability and cost of healthier food alternatives. Am J Prev Med 30:38–44, 2006. • Katz, D.L., K. Doughty, V. Njike, J.A. Treu, J. Reynolds, J. Walker. A cost comparison of more and less nutritious food choices in US supermarkets. Public Health Nutr 14(9):1693, 2011. • Lipsky, L.M. Are Energy-Dense Foods Really Cheaper? Reexamining the Relation between Food Price and Energy Density. American Journal of Clinical Nutrition 90(5):1397-1401, 2009. • Lipsky, L.M., D.R. Just, T.R. Nansel, D.L. Haynie. Fundamental Misunderstanding of the Relation between Energy Density (Kcal/G) and Energy Cost ($/Ckal). American Journal of Clinical Nutrition 93(4):867-68, 2011. • Liu, S. Intake of refıned carbohydrates and whole grain foods in relation to risk of type 2 diabetes mellitus and coronary heart disease. J Am Coll Nutr 21:298 –306, 2002. • Mitchell, D.C., B.M. Shannon, J. McKenzie, H. Smiciklas-Wright, B.M. Miller, D. Thomas. 990 Lower fat diets for children did not increase food costs. J Nutr Educ 32(2):100–3, 2000. • Ogden, C.L., M.M. Lamb, M.D. Carroll, K.M. Flegal. Obesity and socioeconomic status in adults: United States 1988-1994 and 2005-2008. NCHS data bried no 50. Hyattsville, MD: National Center for Health Statistics, 2010. • Rao, M., et al., Do healthier foods and diet patterns cost more than less healthy options? A systematic review and meta-analysis. BMJ Open 3:e004277. doi:10.1136/bmjopen-2013-004277, 2013. • Raynor, H.A., C.K. Kilanowski, I. Esterlis, L.H. Epstein. A cost-analysis of adopting a healthful diet in a family-based obesity treatment program. J Am Diet Assoc 102(5):645–56. 995, 2002. • Townsend, M.S., G.J. Aaron, P. Monsivais et al., Less energy- dense diets of low-income women in California 108

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DOPPIA PIRAMIDE 2014

LE AREE DI RICERCA

LE PUBBLICAZIONI

LA QUINTA EDIZIONE: STILI ALIMENTARI E IMPATTO AMBIENTALE

Food for All

2013

Advisory Board Barbara Buchner, Ellen Gustafson, Danielle Nierenberg, Gabriele Riccardi, Camillo Ricordi, Riccardo Valentini

Consulenza Roberto Ciati, Luca Ruini (BCFN Foundation), Carlo Alberto Pratesi (Università Roma Tre), Ludovica Principato (Università La Sapienza, Roma), Massimo Marino ed Elisabetta Redavid (Life Cycle Engineering) Coordinamento editoriale, redazione, traduzioni, ricerca LFRQRJUD´FD LPSDJLQD]LRQH

L’accesso al cibo e la malnutrizione: il BCFN riflette su come favorire un migliore sistema alimentare su scala globale e come rendere possibile una piÚ equa distribuzione delle risorse alimentari, incoraggiando il benessere sociale e riducendo l’impatto sull’ambiente.

Food for Health Il rapporto e il delicato equilibrio fra l’alimentazione e la salute: raccogliere le raccomandazioni delle istituzioni scientifiche mondiali e degli esperti piÚ qualificati, raccontare le proposte del BCFN per facilitare l’adozione di uno stile di vita corretto e un’alimentazione sana.

FROM KYOTO TO MILAN

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5TH INTERNATIONAL FORUM ON FOOD AND NUTRITION: PREPARING TO ACT FOR A HEALTHY PLANET

STILI ALIMENTARI SANI PER LE PERSONE E PER IL PIANETA

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From Kyoto to Milan: 5th Int. Forum on Food and Nutrition: preparing to act for a healthy planet

CONTRO LO SPRECO SCONFIGGERE IL PARADOSSO DEL FOOD WASTE

Food for Sustainable Growth Analizzare la filiera alimentare cercando di segnalare le criticità esistenti, valutando l’impatto sull’ambiente di produzione e consumo. Il BCFN propone buone pratiche e raccomanda stili di vita personali e collettivi che siano in grado di incidere positivamente sull’ambiente e sulle risorse.

GUIDO BARILLA SOLEDAD BLANCO BCFN YES! BARBARA BUCHNER ANDREA SEGRĂˆ JONATHAN BLOOM REN WANG ROBERTO CAVALLO TRISTRAM STUART FREEGANS MORENO CEDRONI DANIELLE NIERENBERG

Contro lo Spreco: sconfiggere il paradosso del food waste

Alimentazione e Ambiente: stili alimentari sani per le persone e per il Pianeta

PARADOSSI ALIMENTARI E CORRETTI STILI DI VITA IN UNA SOCIETĂ€ CHE CAMBIA

Food for Health: paradossi alimentari e corretti stili di vita in una societĂ che cambia

2012

www.lcengineering.eu

Food for Culture Consulenza Editoriale

www.codiceedizioni.it

Il rapporto tra l’uomo e il cibo, le sue tappe nella storia e l’analisi della situazione attuale e futura. Il ruolo della mediterraneità nel passato e l’attuale importante compito che, secondo il BCFN e i principali studi scientifici, ricopre: riequilibrare la relazione tra le persone e la loro alimentazione. L’alimentazione nel 2030: tendenze e prospettive

Immagini www.thinkstockphotos.it www.pixabay.com

Agricoltura sostenibile e cambiamento climatico

ISBN 978-887578498-0

Tutte le pubblicazioni del BCFN sono disponibili su www.barillacfn.com

ObesitĂ : gli impatti sulla salute pubblica e sulla societĂ

9 788875 784980 October 2014

110

Doppia Piramide 2012: favorire scelte alimentari consapevoli

ObesitĂ : gli impatti sulla salute pubblica e sulla societĂ

111


TUTTE LE PUBBLICAZIONI DEL BCFN SONO DISPONIBILI SU WWW.BARILLACFN.COM

persone, ambiente, scienza, economia

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