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t INDICE
L Filosofia marxista o filosofia di Marx?
II. Cambiare il mondo: dalla praxis
a71a
7
produzione
III. Ideologia e feticismo: il potere e la soggezion e
23
63
fV. Tempo e progresso: ancora una filosofia della 115 storia?
Titolo originale: La philosophie @
de
Marx
Editions La DĂŠcouverte 1991
@ 1994 manifestolibri sd via Tomacelli 146 - Roma
Traduzione di Andrea Catone Prima edizione Discount manifestolibri settembre 2001 lsllN 88.7285-245-5
V. La scienza e la rivoluzione
163
Guida bibliografica
177
T. FILOSOFIA MARXISTA
O FILOSOFIA DI MARX?
I-idea generale di questo libretto è quella di comprendere e far comprendere perché si leggerà ancora Marx nel XXI secolo: non solo come un monumento del passato, ma come un autore attuale, per le questioni che pone alla filosofia e per i concetti che le propone. Nel limitarmi a quel mi sembra I'essenziale, vorrei dare al lettore uno strumento per orientarsi tra gli scritti di Marx e introdurlo alle discussioni che essi suscitano. Vorrei difendere anche una tesi un po' paradossale: checché se ne sia pensato, flon c'è e non ci sarà rnai una filosofia rnarxista; di contro, I'importanza di Marx per la filosofia è più grande che mai. Occorre prima intendersi su quel che significava Lfilosofia marxista>>. Questa espressione poteva ríferirsi a due cose abbastanza diverse, ma che la tradizione del marxismo ortodosso, elaborata alla fine del XIX secolo e istituzionalizzata dai partitiStato comunisti dopo il I93L e ú. 1945, considerava inseparabili: la <<concezione del mondo>> del movimento socialista, fondata sull'idea del ruolo storico della classe operaia, 9 il sistema attribuito a Marx. Osserviamo subito che nessuna di queste due idee è strettarnente legata all'altra. Probabilmente sono state create espressioni differenti per esprimere questo contenuto filosofico comune all'opera di Marx e al movimento politico e sociale che a lui si richiamava: la più celebre è quella di rnaterialisno dialettico, relativamente tarda, ma ispirata dall'uso che Engels aveva f.atto di differenti formule di Marx. Altri hanno potuto sostenere che la filosofia
MATERIALISMO DIAIETTICO
dei Ouest'espressione ha designato la filosofia nella dottrina ufficiale à.il,i .-o'Àuni.,i, m" un.hi presso alcuni dei suoi critici (si veda Hennaterialismi dialectiqua,Pú' la edizione, 1940)' Essa iÀpi"gata né da Marx (che parlava delsuo "metodo dialetà"É;s!1. {.h. i-pi"g" I'espiessione "dialettica materialistiopecao), ma inventÀta, a quanto pare' nel 1887 da Joseph l)ietzgen' ."i....idito.orrirpond.nr"ii Marx. È da Engels ruttavia che Lenin l" oé, elaborarlo lMlrerialisno ed enpiriocriticisno' iSOà,i" Opn, *mptete,EditoriRiuniti' Roma 1961, vol' XIV)' intor, ir. aií.".i.i di fondo, il nrovesciamento materialistico'> della dia"" la storicità dei principi eticì. subordinati alla lona di i;;,i.;
iif.Lu"i., i. "."!.i"" ;i;;'; ;; .r..d.
-or..
ú"ilt;,
."1" convergenza delle "leggi dell'evoluzione" in fisica "1^r.", (fi"i-holtrl, in bioLgia (Daruin) e in economia politica (Marx)
tta un marxismo stotíchtico (Labriola) e - L;i; prend. così poràion" (Kautsky)' d etern in ist ico, vicino al'social-darwinismo" L * ;;;;il.;.
russa, la filosofia sovietica sí divide tra "dialetticí" in lOàUotint e .meccanicisti,' {Bucharin) Il dibattito è-ttoncato dal Segretario generale' Stalín' che fa pubblicar.e rn-"ni"o un d".r.,o che ìdentifica íl materialismo dialettico con il rJìóir "urorir"ria 'ii*íio-tro*ltno
fj"oo iu.iuoluzione
(cfr. René Zapara, Luttes philosophiques en UP5S Paris 1981; cfr. anche S Taglagambe' Scienzt, filosofio.-rojiriti in IJnione Souictica 1924-1Y9, Feltrinelli, Milano 1978)' 'i;;t:;ti dopo, nell'opusc olo Matetialismo dialettico e nútelialisno iiirlrlíglef ". codifica il contenuto enumerando le leggi della dia"iiuli",' della f"oai*rrro delle discipline particolari.e. specialmente conformità scienza della storia, come anche g araizia a prittri della loro
tizì-till,Puf,
alla nconcezione del mondo proletaria" Questo sistema' denomrnato ata diamat (àal russo' DlAlekticeskil MATeríalzn) si in fotrn" tutta la vita intellettuale dei paesi.socialisti, e, con maggio' i.potta in"UUr.ui r. à minor. facilità, nei partiti comunisti occidentali' Servirà a cemeni"r.l;id"ologi" del partiio-Stato e a controllate I'attività degli scienziati trlr. n *tZ Lyseiko, studiato da Dominique Lecoutt, Editori Riuni que.ti, Roma 1977). Conviene, nondimeno, apportare due correttivi a ;;ì;;;À. monoliti.a. Ptino DeJ 193i, col suo saggio Su.lla connadiíri"r; $" Opere di Mao Tse+ung' ed Rapponi sociali' Milano 1991' t"f. ii ùao f*-!ung aveva p.op-otto una ioncezione alternativa che rifi"ir"" i'i,l.a di .I"!gi della diiettica" e insisteva sulla complessità iÀlthur.". vi si ispirerà píù tardi in "Contraddià'iif" .utd"r...inazioneo, in Per Maix, Editori Riuniti, Roma 1967)' ,io* "".i*iairion. " scuola almeno ha fatto del materialismo dialettico il l;;;;;;."U"^ ai o^r,.nr" di un'epistemologia storica non príva di valore: "rì," il.la di Ò.urnon", in Italià (cfr. André Tosel, "Ludovico Geymonat Ju h lun. póur un matérialisme dialectique nou-veag',.i1 Ptaxís Vers ii i rJfo" dit an en ph i losoph ie matxi s te, Messidor/Éditions sociales' Paris 1984).
marxista non esisteva a rigore in Marx, ma che-lla sortl a cose fatte, come riflessione più geqqr4!9*9 più aitratta sUl tens-o, i princlpi,lV p,o-Itgyg ulliUefla7e delll op..-rc11dl-l{-att, Ad dirit tu ra, ch e es s a dotiebÉ;ncora essere costituita, formulata in maniera sistematica I. Per contro, non sono mai mancati filologi o spiriti critici per sottolineare la distanza che iorreva tra il contenuto dei testi di Marx e i suoi posteri <<marxistb> e mostrare che l'esistenza di unà filosofia di Marx non implica affatto quella di una filosofia marxista dopo di essa.
Questo dibattito può essere troncato in modo tanto semplice quanto radicale. Gli eventi che hanno segnato la fine del grande ciclo (1890-1990), durante il quale il marxismo ha funzionato come dottrina di organizzazione, non vi hanno aggiunto nessun elemento nuovo, ma hanno dissolto gli inte' ressi che si opponevano a prendere in considera' zione tale quéstione. In realtà, non esiste una filosofia marxista, né come concezione del mondo di un movimento sociale, né come dotffina o sistema di un autore chiamato Marx. Ma, paradossalmente, questa conclusione negativa, ben lungi dall'annul' làre o sminuire l'importanz di Marx per la filosofia, gli conferisce una dimensione molto più grande. Liberati da un'illusione e da una impostura, guadagniamo un universo teorico'
FILOSOFIA E NON.FILOSOFIA
Qui ci attende una nuova difficoltà. Il pensiero teorico di Marx, a più riprese, si è presentato non come una filosofia ma come un'alternativa alla filosofia, una non-filosofia, e persino ún'ultilrtbsofiu.i)
forse stata,l4 più grande delle antifjlo-'sofe dell'epo-
c" mode.ni. ngfócchi di Marx' infatti, la filosofia della tradi- quella che avlt'a imparato alla scuola includendovi Hegel, a zione che va da Plaione anche i materialisti più o meno dissidenti, come Epicuro o Feuerbaèh - era per I'appunto solo r'rrr',i.trpt"tgllqd,tutdgal-"-.d115r-l,qrpreta-zrox€-del-n09n-
d,o--t;" ifió
port"ua, nel migliore dei casi,
a
l"t.irtlo così co^m'era, nel peggiore, a trasfigurado' Tuttavia, per quanto si opponesse alla forma e agli usi tradizionall del discorso filosofico, non v'è auUUio alcuno che egli stesso abbia inrecciato degli enunciati filosofici con le sue analisi storicosoàiah e le sue proposte di azione politica' Il positivismo, in generale, glielo ha rimproverato a sufficienza. Tuita la questione' però, consiste nel sapere se.questi enunciati formano un insieme coerente' La mia ipotesi è che non è affatto così, almeno se I'idea di coeîenza alla quale ci riferiamo continua ad essere abitata dall'idea di sistema. I-attività teorica di Marx, dopo che egli ebbe rotto con una cerìà fot-u di filosofia, non I'ha condotto verso un sistema unificato, ma verso una pluralità, quanto 6étto virtuale,ldi dottrine, nelle quali i suoi lettori e i suoi succesiori si sono trovati impigliati' Parimenti, non I'ha portato verso un discorso uniforme, ma laerso un;oscillazione permanente-tm I'al di qua-.eJ ui di là della filosofia' Per al di qua della filosofia intendiamo qui I'enunciato di proposizioni come .<conclusioni senza premesse>>' come avrebbero detto Spinoza e Althusser. Per esempio, quella celebre formula del 18 Brumaio di Luigi Bonopnrtr, che Sartre, tra gli altri, ha considerato .o-é lu tesi essenziale del materialismo storico: <Gli uomini fanno la propria storia, ma non la fanno in modo arbitrario, in circostanze scelte da loro 10
stessi, bensì nelle circostanze che essi trovano immediatamente davanti a sé, determinate dai fatti tradizione>> 2' Per gljjJa-ettra-fi1'osofia
e dalla intendiamo, al contrario, un discorso che mostra che
es
s
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è,
determrne -un :I1y1!-a-a-!LLol19n4-srÀ
mdallaposiziòneche*o"c.c,lrP;:sl-sampsdei$ofl itti sqdúie. in g4rticolare, de[a lofta--di^Elas*e.
**"ffiatti;,
A"eité contraddizioni, queste oscillazioni, ripetiamo, non costituiscono affatto una debolezza di Marx. Mettono in discussione I'essenza stessa dell'attività filosofica: il suo contenuto, il suo stile o il suo metodo, le sue funzioni intellettuali e politiche. Era vero ai tempi di Marx e lo è ancora, probabilmente, oggi. Di conseguenza si può sostenere che dopo Marx la filosofia non è stata più ,o*e prima. Si è prodotto un evento irreversitile, che non è paragonabile al sorgere di un nuovo punto di vista filosofico, poiché non obbliga solo a iambiare idee o metodo, ma a trasflr-rmare -lagr.atica della filqofia Ben inteso, Marx non è il solo ad à6liól-otto effetti di questo genere. Per rimanere rr"1l'"poca moderna, vi è stato anche, almeno, Freud, in un campo diverso e con altri obiettivi. Ma gli esempi paragonabili sono in effetti molto l:a..i. La cesura operata da Marx ha potuto essere più o meno chiaramente riconosciuta, accettata più o -eno di buon grado, ha anche potuto suscitare rifiuti violenti e accaniti tentativi di neuvalizzazione. Quel che è indubbio, è che ha ossessionato e travagliato la totalità del discorso filosofico contemporaneo Questa antifilosofia che
il pensiero di Marx,
a
un momento dato, ha voluto essere' questa nonfilosofia che il pensiero di Marx è certamente stato rispetto alla pratica esistente, ha prodotto dunque I'effetto opposto a quel che si proponeva. Non solo 11
non ha messo fine alla filosofia, ma ha piuttosto suscitato nel suo seno una questione permanentemente aperta, di cui ormai la filosofia può vivere e che contribuisce a rinnovarla. Infatti, non esiste nulla di simile ad una <<filosofia eterna>>: in filosofia vi sono delle svolte, delle soglie ireversibili' Ciò che è accaduto con Marx è, per I'appunto' uno spostamento del luogo, delle questioni e de-gli otiettivi della filosofia, che si può accettare o rifiutare, ma che è sufficientemente vincolante perché non lo si possa ignorare. Perciò possiamo, alfine, tornare a ìivolgerci a Marx e' senza sminuido né ffadirlo, leggerlo come filosofo Dove"órcare, in queste condizioni, le filosofie di Marx? Dopo quanto ho proposto, la risposta non presenta dubtio alcunoi da nessuna parte sè non nella totalità apefia dei suoi scritti' Non solo ng,q lis*ogna--eper?lg cernita alcuna tra <opere filo;tl;ii;;; .iófét. tiotiche> o <<economiche>>' ma ouàrtu divisioìe sarebbe 1l mezzo più sicuro per" nor .o-prendere nulla del rapporta critico che Marx intiattiene con'tuttala ffadizione filosofica e dell'effetto rivoluzionario che su tale tradizione ha prodotto. Gllsvjluppi più qg-c-lic! {eJ Capllglqs-olo ànche quelli nei quali le categqrie della logica e dell'ot tàlogia; le rap.presentazioni dell'individuo e del legame sociale, sono state sffappate alla loro definlziòne tradizionale e rippns,ate- in funzione delle necessità dell'analisi storica. Gli articoli più i--"dirtr-éntà legati alla congiuntura, redatti in occasione delle espèrienze rivoluzionarie del 1848 o del 1871, o per la discussione interna dell'Associazione internazionale dei lavoratori, sono anche il mezzo per rovesciarela rclazione tradizionale ta società. St"to e per sviluppare I'idea di una democrazia mdicale, che Marx aveva prima abbozzato tn 12
quanto tale nelle sue note critiche del 1841, scritte in margine alla Filosofia del dirítto di Hegel. I più
polemici scritti contro Proudhon, o Bakunin, o Lassalle sono anche quelli nei quali appare lo scarto tra lo schema teorico di evoluzione dell'economia capitalistica e la storia reale della società borghese, scarto che obbliga Marx ad abbozzate una dialettica originale, distinta da un semplice rovesciamento dell'idea hegeliana di progresso dello spirito,.. In fondo, tutta l'opera di Marx è impregnata di travaglio filosofico esi pone, ad un ternpo,in
jn lui la trad'uúoneha-is-sl@o, òfi99lariii-o"."la-ftlosofiu (ed è questo uno dei
opposizione al modo
mòr6ffièl
suo idealismo).M" ciò implica un'ulti-
ma anomalia, di cui egli ha fatto, in qualche modo, esperienza su se stesso.
CESURA E ROTTURE
Più di altri, Marx ha scrîtto nella congiuntura.Tale scelta non escludeva né la <<pazienza del concetto>> di cui parlava Hegel, né il rigore delle conseguenze. Ma era senza dubbio incompatibile con la stabilità'delle conclusioni: Marx è ii filosofo dell'eterno ricominciamento, che lascia dietro di sé nunerosi cantieú... Il contenuto del suo pensiero non è separabile dai suoi spostamenti. Proprio per questa ragione, se si vuole studiare Marx, non se ne può ricostruire astrattamente il sistema. Bisogna rintracciarne I'evoluzione, con le sue rotture e le sue biforcazioni. Il dibanito sviluppatosi negli anni '60 e '70 in seguito ai lavori di Althusser, pro o contro i suoi argomenti, si è molto occupato della <<rottura>> o 13
che questi individuava nel 1845. Contemporanea all'emergere della nozione di <<rapporto socialen nell'elaborazione di Marx,.ess-a segnerebbe un punto di non ritorno, I'origine di un allontanamento crescente rispetto all'umanesimo teorico precedente' Ritornerò più avanti su questo terminÀ. Questa rottura continuata mi sembra, infatti, innegabile. È sott"s, da esperienze politiche immediate, in particolare I'incontro col proletariato tedesco e fràncese (inglese per Engels) e il rientro attivo nel corso delle lotte socíali (che ha come contropartita diretta l'uscita dalla filosofia universitariai Tuttavia, il suo contenuto deriva essenzialmente da un'elaborazione intellettuale. In compenso, vi sono state, nella vita di Marx, almeno altre due rotture, altrettanto importanti, determinate da eventi potenzialmente rovinosi per la teoria della quale si riteneva sicuro. Di modo che quest'ultima h, potltto essere <<salvata>> ogni volta solo a prezzo tanto dallo stesso Marx, di un rifond azione, ^ttuata quanto intrapresa da qualcun altro (Engels). Val la pela ricordare brevemente cosa furono queste ..crisi del marxismo>> ante litteram' Ciò ci fornirà, al contempo, un quadro generale per le letture e le
<<cesura>>,
discussioni che seguiranno'
Dopo i|1848
{>
La prima coincide con un cambiamento epocale perìutto il pensiero del XIX secolo:-è lastgnfilla àe[e, rivolu.z-ioni del lg-4-8. Basta leggere il ManifeJ s;to del partito comunista (redatto nel 1847) per capire óh" M".t aveva condiviso integralmente la coìvinzione di una crisi generale imminente del capitalismo, grazie alla quale, ponendosi alla testa di-tutte le clàssi dominate in tutti i paesi (d'Euro14
TRE FONTI O
gU,rtmo M,leSrzu?
La presentazione del marxismo come concezione del mondo siè alun' go cristallizzata intorno alla formula delle "tre fonti del marxismoo: socialismo francese, I'economia politico inglese. la filctsofía tedàsca, Essa proviene dal modo in cui Engels, nel'Antidiihring (1878) ha suddiviso la sua esposizione del materialismo storico e abbozzato la storia delle antitesi tra materialismo e idealismo, metafisica e dialenica. Kautsky sistematizzerà questo schema in una conferenza del 1907: Le tre /onti del marxisno. L'operu stoica di Marx, dove la nscienza della società, partendo dal punto di vista del proletariato" è caratterizzata come ula sintesi del pensiero tedesco, del pensiero francese e del pensiero ingleseo, il che non si propone solamente di incoraggiare l'internazionalismo, ma di presentare la teoria del proletariato come una totalizzazione della storia europea, che istituisce il regno dell'universale. Lenin, da parte sua, la riprenderà in una conferenza del 1913, Tre fonti e tre parti íntegrantí del marxismo (in Opere conplete, vol. XIX, Ed. Riuniti, Roma, 1967). Ma il modello simbolico di una riunione delle parti della cultura non aveva in realtà niente di nuovo: traduceva la persistenza del grande mito della ntriarchía europea>>, esposto precedentemente da Moses Hess (che ne aveva fatto il titolo di uno dei suoi libri nel 1841) e ripreso da Marx nei suoi scritti giovanili in cui si introduce la nozione di proletaríato. Dal momento in cui si prendono le distanze dal sogno di operare la totdlizzazione del pensiero secondo I'archetipo delle "tre parti del mondoo (riassunte signifícativamente nello spazio europeo), la quedi Marx, cioè dei rapporti stione delle "fonti" del pensiero filosofico privilegiati che ha intrattenuto con I'opera dei teorici del passato, diviene una questione aperta. In un bel libro apparso di recente (ll fílo di Aianna. Quinditi lezioní di filosofia natxisîa, Vangelista, Milano 1990), Costanzo Preve ne ha fomito un esempio, assegnando (quattfo maestri, a Matx: Epicuro (al quale aveva dedicato la sua tesi, Differenza na la filosofia delk natura di Democrito e quella di Epicuro, 1841), per il materialismo del1a libenà, metalotizzaro attriìverso la donrina del clinamen o deviazione aleatoria degli aromi; Rousseau, da cui deriva il democratismo egalitario, o I'idea di associazione fondata sulla partecipazione direna dei cittadini alla decisione generalq Adan Snith, da cui viene f idea che il fondamento della proprietà è il lavoro; infne, Hegel, l, più importante e il più ambivalente, ispiratore e awemario costante del lavoro di Marx sulla ncontraddizione dialettica" e la storicità. Il vantaggio di questo schema è quello di orientare lo studio verso la complessità interna e gli spostamenti successivi che segnano il rapporto critico di Marx con la tradizione filosofica.
I
15
proletariato avrebbe instaurato una demoii^Lt^t i"ii."i. .rt. avrebbe pottato' a breve scalrn all'abolizione delle classi e al,9-9l1unismo' ", e I'entusiasmo delle insuiiéiîóni della f^ tirr^ dei popolb> e della <repubblica socia"otit*u"tu pot.uunà óhe apparirgli come I'esecuzione l.'" "o" del "-- proqramma. "i'i;-ilra sarà la caduta"' Dopo i massacri di francesi niunrro i;"d.sione di una parte dei socialisti di operai>> degli ;i ;;;;;;'iismo e la "passività significato un ft*;;-J colpo di Stato assumevano u.-.n te demor a lizzante' Ritornerò- p iù o "tri.ot Ir""ìi *t Àodo in cui quest'esperienza ha fatto rr.iffrt. f iaea marxiana del ptoletariato e della sua ampiezza dei riv-olggrrcnti -itrio". rivoluzionar ia. L per M4r;- non può essere teorici che essa compoffa di ;;;;;;;i;,;,". È t'àuu"',dono della nozionepre<<rivoluzione p.r-"t.nt.t', la quale esprimeva dalla ;il;;;i;l;iàea di u. putt'ggio imminente è I'abed classi; senza società ullu il;;tài.lurr. che a tale ;;il;"i;'.'i aa ;'"s;";;" politico' proletariqdel odin'tura di ;;ir". corrispondevu, ,--ioppotra à[a ..dittatura della borghesio) '' E ilaìtt'i iotevole - di cui cercherò di indicare le raioni teoriche - del concet-to dt ideol-oxia' appena J.?i"i o e messo in opera. Ma è anche la.definizione di un progr"--u di ricerche sulla determinae del;;;;;";"rfica delle congiunture politichesociale' dell'evoluzione É tlnJ."r. di lunga durata p,Jl at"tu che Màrx ritorna al progetto di una critic" dell'.conomia politica pei rimaneggiarne le Èasi teoriche e porùrlo a termine - in ogni caso p"UUlicàzione del I Libro de| Cap-itale'.nel n"" "ffà T;6i - prczzo di un lavoro accanito, nel quale si pué ^I percepire il potente desidedo e la con^".hèunii.ipui^ di una rivincita sul capitalismo i,ir,rion. Da).
il
L6
vincente: attraverso il disvelamento dei suoi meccanismi segreti, che egli stesso non comprende, e, al contempo, attraverso la dimostrazione del suo inevitabile crollo. Dopo il1-871
Ma ecco la seconda crisi: è la guetra franco-tedesca del 1870, seguita dalla Comune di Parigi. Gettano Marx nella depressione e suonano come un richiamo all'ordine del ..lato cattivo della storia>> (di cui riparleremo), cioè del suo svolgimento imprevedibile, dei suoi effetti regressivi, e dei suoi terribili costi umani (decine di migliaia di morti nella guerra, altre decine di migliaia - più le deportazioni nella <<settimana di sangue> che per la seconda volta in venticinque anni decapita il proletariato rivoluzionario francese e terrorizza gli altri). Perché questo richiamo patetico? Bisogna certo misurare la ftattura che ne è risultata. La guena europea va contro la rappresen tazione che Marx si era fatta delle forze direttrici e dei conflitti fondamentali della politic a. Relativizza la lotta di classe a vantaS' gio, apparentemente almeno, di altri interessi e àltre paisioni. Lo scoppio della rivoluzione prole; taúain Francia (e non in Inghilterra) va contro lo schema <<logico>> di una crisi derivante dall'accu-
mulazione capitalistica stessa. Lo sfascio della Comune mostra la sproporzione di fotze e di capacità di manovra tra borghesia e proletariato. Ancora una volta, l'<<assolo funebren degli operai, di cui aveva parlato
il
18 Brurnaio..'
Marx, indubbiamente, fronteggia la situazione. Nel genio dei proletari vinti, per quanto breve sia stata la loro esperienza, sa leggere I'invenzione del primo <<governo della classe operaia>>, al quale 17
sarebbe mancata solo la forza dell'organizzazip"Ie'
propone proletariato' del dittatura della dottrina inu nuoro .o*" t-un,ellamento dell'apparato statale nel cor' ro ai uno <fase di transizionett nella quale si fron' del i.nli"tto i principi del comunismo e quelli (attraI'Internazionale liquida Ma aiíiíto borgitese' u.rrur^, è"vero, da insolubili contraddizioni)' E interrompe la redazione del Capitale, il cui manoscritto resta sospeso nel bel mezzo del capitolo sulle classi, per imparare il russo e la matematica e i-oesnarii, .on irrnu-.revoli letture, nella rettifica a.it""ruu teoria dell'evoluzione sociale' Ed essa' interferendo coi regolamenti di conti, impegnerà gli ultimi dieci anni della sua vita' Spetterà a Éns.lr, I'interlocutore di sempre e talora-l'ispirator., iittét"*i zzare il materialismo storico, la dialetti-
Ai oartiti socialisti in via di costituzione
ca, la strategia socialista.
Ma ogni cosa a suo tempo' Siamo.nel 1845:
NOTE
t Vedi Gsoncrs Lrntt:a, ..Marxisme>, in Encyclopaedia IJniuersalis, Supplemento II, 1980, nonché gli anicoli <.Marxisme> (G. L,rurca), <Matérialisme dialectique> (P. MrrcrrenEv), <Crises du marxisme> (G. BexsussaN) nel Dictionnaire critique du narxisme, seconda edizione, Puf, Paris 1985. 2 K. Mnnx, Il 78 brumaio di Luigi Bonaparte, rrad. diPaImiro Togliatti, Editori Riuniti, coll. ..Le Ideeo, Roma, 2a ed., 1977, p. 44. CÍr. Jc,tr-P,tur- S,lnrrr, .<Questioni di metodoo in Citica della ragione dialettica, tomo I, Teoria degli insiemi pra-
tn, Ii Saggiatore, Milano 1961. 'Ve ne sono innumerevoli
edizioni. Per esempio: M,rnx-
parti cotnmuniste, presentato e annotato da J.-J. Barrère e G, Noiriel, prefazione di Jean Bruhat, coll. <Les intégrales de philo", Fernand Nathan, Paris. G. M. Bnnvo (a cura di), IlManifesto del partito comunista e i suoi interpreti, pp. CLVI-538, Editori Riuniti, Roma 1971. a Sulle vicissitudini della .<dittatura del proletariatoo in Marx e nei suoi successori cfr. il mio articolo nel Dictionnaire critique du marxisme (redatto sotto la direzione di G. Labica e G. Bensussan), op. cit.La migliore presentazione dei differenti modelli rivoluzionari di Marx è in Sr,lr.rlr,v Mrxxr: Tbree Tactics. The Background in Marx, Monthly Review Press, New York 1961. Er<;nus, Manifeste du
2l
anni,è laureato in filosofia all'Università capo della Gazzett.a.renana dr redattore ;iJ;r, Annali degli franco-tedeschi di Parigi' òioniu e agitatore politico su come espulso dallalrancia
Marx ha
della Prussia; senza un quattrino, ha appena \X/estphalen' da cui ,pÀruro la giovane baronessa von
ri.ii.t,u
ha una br-mbina. Come tutta la sua generazione' qu.llu dei futuri <<quarantottardi>, vede il futuro davanti a sé.
18
19
TAVOLA CRONOLOGICA
(Renania prussiana)' 1818 Marx nasce a Treviri Engels' di 1820 Nascita luI"t,. di Hegel' Pierre Leroux in. Francia e
isri paro.la- <<socialió;;; in lngnir,t?ta inventano laseta) di Lione' (gli della operai ca"nuts r-.". nit.f,. dei
R.b.r;
1815 Fourier: La falsa industia parcell'zza.ta'
Charter iéis F.u.g"t OConnor redige-l.a People's la propone Blanqui inglesei (.nunif.ll à"1 .lcurtismoo
..dittatura *"'-f8ll del Proletariato"'
Mar" studia dirito
e filosofia alle università di
Bonn -- e Berlino.
1841 Feuerbach: L'essenza del cristi,anesimo; p.o,rÀ1.,' Cor;a k proprietà?;-Hess: La tr1ar1.!,ia europea;
Differenza tra la filosofia della di Epicuro' quella ioturo di Dr*ocrito renana' 1842 Matx redattore capo della Gazzetta
;"fiil;;úo
ài'vt.'*' e
Caber: Viaggio in Icaria--"i84tt^rlyle: Passato e presente"
Feuerbach: Pinctgi
Mu'* ";;;; íí;;;; iiditl'orrul"' i rit''.- contensono I-a .q I'lii ';t:'i;;;;;r;;re
u Paúgi: redazione-degli
1"po 1;7o*f*
u.es t ion
e e braica
filàsola det dirttto di Hegel)' positiuo; Heine: 1844 Comte: Discorsí sullo spirito del oManoscritti i redlge Marx c"r*)iio-, fìobo d'irrriio'
atk ff;tiu
detla
(con
pubblica i;;:;:"(E;;;îi;o potit'co e fitosofi1)..e e"".1"i ù iirìa finietia: Engels pubblica la Situazione
closse operaia in lnghilterta' deík '-'-- -lùs L'esS'tirr,"., L'Iúico e la sua propietà;.Hess: <Tesi le redige lielgìo; in ,rnro dri-dunoro. Matx è espulso
tedesca' su Feuerbach>> e' con Engels, L'ideologia u"o àtUo"rtUtofia ftispos.ra a Filosofia della
""'"liliU,r
dei Giusti Ulrr* atiti"dhon). Mar* àderiscè allaLega nel 1847 quale la Comunisti'.per ;il"íi,;; gti"g^ a.i partito del gíls,l, Manifesto .-t i.Àg" ----'-tul -cornunista' un
fi-it"
Leige delle dieci ore in Inghilterra -(pone .ir^'gi.t""7iu ài l"uoto)' Michelet: Le Peuple'
in ls4iRivoluzioni europee t6t551aio)' Rientrato
c.r-riiu] M;; A;t;t
tedatto'e capo della Nuoua-Gazorgano democratico rivoluzionario' Massa,óf,"i"iit"nttti zetta renafta, nelle giornate di giugno' Corsa :Íi:,,;'[
20
all'oro in California. Renan: ll futuro della scienza (pubblicato nql 1890);John Stuart Mill: Princípi dí economia polit i ca; Tttier s: La p rop i e t à ; Leroux : L' U gu a gli a nza. 1849 Fallimento dell'Assemblea nazionùe di Francofofte e riconquista della Germania da parte degli eserciti dei prìncipi. Marx emigra a Londra. 1850 Marx: .Le lotte di classe in Francia; Richard \Wagner: Il giudaismo in rnusica. 1851 Colpo di Stato di Luigi Napoleone Bonaparte. 1852 Marx: Il 18 Brumaio di Luigí Bonaparte.Dissoluzione della Lega dei Comunisti, 1853 Hugo: I castighi; Gobineau: Saggío sull'ineguaglianza delle razze nmane. 1854-1856 Guerra di Crimea. 1857 Ruskin: Economía politica dell'arte; Baudelaire: I fioi del nale. 1858 Proudhon: La giustizía nella Riaoluzíone e nel-
la Chiesa; Mill: Libertà; Lassalle: In filosofía di Eraclito l'Oscuro. 1859
Mar:: Per la critica dell'economia politica. Inizio dei lavori pèr iÍcalalè dí'Suei Darwin: L'Origine della sp e ci e. Fon dazione dell' E n gli s b to o m a n s' s J ourn a I (prima rivista femminista). 18ó1 Guerra di Secessione negli Stati Uniti. Abolizione della servitù della gleba in Russia. Lassalle: Sistema dei díritti acquisití.
186J Insurrezione polacca. Hugo: Renan: Vita di Gesù; Dostojevskij:
1864 Riconoscimento del
Unilîati
I Míserubili;
e offesi.
diritto di sciopero in
Francia. Fondazione dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori a Londra:. Marx.-segretario del consiglig generale'
1867 Disraeli istituisce
il suffragio universale
maschile in Inghilterra; unificazione doganale della Germania. *Marx : Il Capitale. Cri tica de ill eqongnia poli tica, libro primo (Il processo di produzione del capítale). Conquista francese della Cocincina. 1868 Primo congresso delle Trade Unions britanni-
che. Haeckel Storia della reazione naturale; \íilliam Morris: Il paradiso telrestre. 1869 Fondazione della socialdemocrazia tedesca
21
(Bebel. Liebknecht). Inaugurazione del Canale di Suez' e pace' i"flt, ú sottomissione della donna' Tolstoi: Guerra
Arnold: Cultura e anarcbia' tvtutth"* ^'^-'-' iszb'zi Guerra franco-prussiana' Proclamazione Parigi' a"il'i^-o"io t.d.r.o a Versaiiles' Congresso dicioite in Màrx: L4 srqtr dell'Associazio(i;d1'ar"consiglio a.t s-enerale ;;;;;;' "Bakunin: i m p ero t edeL' J"eri óp'iuil ; ;íí;il;;ì;;;
;il;.;i;;"';;ii;t;'"ne'
(Dio e lo Stato)' sco della sferza I "-"---'iàíz Congr.r,o dell'Aia (scissione della I Interna-
,!d. è trasferiia a New Y^ork)' Traduzione n oi íi,i'.'àtiirÈ. ""i lrf c ip i' o/e' Darwin : o ri gi n e d I l' uo Ni.trr.h.' Nascita della tragedia' ,ionul., i^ .rri
e
Statalisno e anarchia' lValras: Elernenti di econornia pura' , 1874 socialismo tedeiéir ó""t."tso di unificazione delTraduzione frana Gotha' (..iur-*llirnli .
lsl tBakunin:
,.o
"*^'"i'til>)
libro I del CaPitale delle Indie' 1876 Vittoria incoronata imperatrice uffi ciale del s.,"r,.^"i'' i ri i o p i ú s o ai to g; a' S cioglimento
cese del
.
Dostoiev skii: I d e m o nz' In auguraztone BaYreuth' di del F e s t sP i elhazs La 18i7 Marx: <<Lettera a Michajlovskii>>; Moryan:
i'i.,t"rn.rionall. società Primitiua.
in Germania' Engels: Dùhing mette sottosopra l4
1878 Legge antisocialista
a,rtiatil)np scienzò - (coi --
ftííieno' iig"io
rrn caPitolo di Marx)'
francese da 1879 Fondazione del partito operaio Lega agradella Fondazione Lafargue' e óu.Je ou*" ai pooerta' e Progresso .iu i.lund.t.' Henry George" 1880 Amnistia Per i comunardi'
iééi t;gg.
,,,11^
elementare gratuita' laica e
""olt II in obblieatoria iìr"Francia' Assassinio di Alessandro Dùhpopolo>' del <Libertà ffi# d.^;;;;i-;;ppo tt"*tio'cone questione di razza' di con' À;;;;;;'riànt ''' Lettéra a Vera Zas ulic' ; :;rîr;," "'-" -tSóz;;'; ; h) ì ; tvt^o' Engels: Bruno Bauer e il cristianesimo o
oinitiuo.
'"""- iisl Morte di Marx' Plechanov fonda il grupp'o à.1-tàuoto"' Bebel: La donna e il sociali "e-^tió;ìà". parlò Zaratustta' Così szo; Nieizsche 22
II. CAÀ/EIARE IL MONDO: DALLA PM)ilS AILA PRODUZIONE
Leggiamo nell'undicesima e ultima Tesi su Feuerbach: .<I filosofi hanno solo interpretato 1l mondo in modi diversi, ciò che conta è cambiarlorr. Oggetto di questo capitolo è quello di cominciare a comprendere perché Marx non sí sia attenuto a cíò, anche se, in un certo senso, nulla di quanto egli ha scritto in seguito supera mail'orizzonte dei problemi che questa formulazione pone.
LE TESI SU FEUERBACH
di aforismi che ora abbozzano una proposizione critica, ora enunciano una proposizione lapidaria, talora quasi una parola d'ordine. Il loro stile combina la terminologia della filosofia tedesca (cosa che oggi ne rende talvolta difficile la lettura) con un'interpellanza diretta, un movimento risoluto che imita in qualche modo una liberazione: un'uscita ripetuta fuori della teoria, in direzione dell'attiuìtà (o pratica) riuoluzionaria. Sono state redatte intorno al matzo 1845, quando il giovane universitario e pubblicista renano si trovava a Bruxèlles, in residenza semisorvegliata. Sarebbe stato presto raggiunto dal suo amico Engels, che cominciava con lui un lavoro che sarebbe durato fino alla sua morte. Non pare che egli avesse mai destinato queste righe alla pubblicazione: rientrano nel campo del ..memorandum>>, formule che si getta su carta per ricordarle e ispirarvisi continuamente. Cosa sono dunque le <tesil>? Una serie
23
KARL MARX: TESI SU FEUER3ACH
'tl
(184')
compreso quelL II difetto principale di ogri materialismo fino ad oggi' solo sotfòncepito il sensibile il reale' I'oggeno, che i;;;É*h;É i;e 4// iuità umana scnsí come non ma dT"intuíione; no o ;; ì; i.;;;g" che il bile. come attiuilò Prctica, non so11ettiu'mtnt"' È accaduto quindi à,fri d."li'' o i n cont tasto col materi al i' ; ;"" ; ;;;.';"il
;;'; ú;;;; ignora ;. ;; solo in modo àitrano, poiché naturalmente I'idealismo re'ali;i iui.ir;J..;;;lt,h l"À. ,aJ' r.u.'uach rT:ole oggeni sensibili olgeîd det pensiero; ma egli non concepisce I'attività ;;;ilil;i;rgI *-",,.rr" .oÀ e atTlw\ oggettiua' 1" ) del' fri.T. J"i-", À"raAit i"-""t.londo cui gli uomini sono prodotti prodotti di l#;il;libàucazione, e penanto uomini mutati sono cbe sono pro'
[1
í;;î
un altro ambiente e di una mutata educazione, dimenttca
],iJnli ;ffi;h. Àdifi"""o l^.biente e che l'educatore stesso deve Èt.. p.t.io g,unge necessariamente a scindere la società [;tí.il.*; (per esemplo n in due pani, una dellè quali sta al di sopra della soclelà Robeno Owen).
può solo Lì."t.ia.*í ael variare dell'ambiente e dell'attività umana e Pftitica iùol uzion,lid' com razionalmente ;.r;;;;i";.o.pr".o à"[u ,u,o",""n""'ione rèligiosa' dallo sdoppiaiv. i;;;;È;ih;;;; * n-nà. religioso, immaginario'e.in un mondo ;;;;il;;i;ù* nella sua ;;;. il .;; h*t" consisre nel disólvere il mondo religioso lavoro' ;; -"";;;;. É* n." *a. che, una rolta compiuto. questo base mon' da iare la cosa principale' Poiché il iano che la rim"n" ti** ai* t,*". tihttu titlle nuvole come regno indipendenàrrìrì "n.or.
e con la cono . .i ouO soiegare unicamente con la dissociazione intema àÌ qu..r" base mondana con se stessa'.Pertanto questa ;d;o ltogo .otp,"t" nella sua contraddizione e poi.rivo' la rimozione della contradd izione' 'iJ,i^Jà; che ìa famiglia terrena è il .tt. ,i è
;il11;;; ; il;;; l';;;;ì; ;;"IillniJ'.diin" l"toi.ll"p" "opt*o p.nma' JJ,..5i.i;;;i;;'r"",letir' è proprioia
11
fami$a te*ena'
che
dele essere criticata teoricamente e capovolta p-latlcamenÎe' t" J ot.nr.- t ligi*" n"il.'ttttnz.a. uma.na' Ma l' est un'a.trazion' imrianente all'individ-uo singolo' Nella dei raPPoni socilli' Feuerbach' che non si co$relto: è addentra nella critica di quest'essenza reale etfettiva, Percto della storia e a fissare la coscienza reli' siosa per sé e a presupporre un individuo umano astlatto'tio/4to; umana.può essere concepita
vr'fiìiltÈ*iì'ii*t";i ;t;;;;;;;"; il;;il;;;Jiinsieme ili;;;;;;tt"";ddi;t*
îi;:iilù;r;"il;l''J;(Gattungl'
"1",',:T: come universalità interna' muÎa' che unsce ln
'gÉn.r."
m"odo pur"-.nt. iatsraleímolti individui' [ "]
Xl. I filosofi hanno solo iilterpretllo il mondo ln modl dlversl;
ora
oerò sítarta di matarlo'
f;;ù;;;;. ìú;i;i'",tu'ion" di Togliani.è.invece 'essere' (cfr' il í.'à*iiiiriirttci e il puito d'appíodo delta /ilosoÍio classica rede'di "í. leib, pp 77-80); nella traduzione -t.r'' ;'(ffió:tdt;;'ini""iii,h"'"
Ène't', tud*g euerbach'.EdttoÀ N* ift;il],iil;nr"" ,,-L.ia..", z..al, 1976), co-me in G' Labica' alla cui F
irìi, n"'ài,.itt.
,iìàrti"".
24
SAiU"r si rifà in questa scheda [NdTl'
'l
In quel momento Marx è impegnato in un lavoro di cui abbiamo un'idea abbaslanza precisa gîazie ai manoscritti pubblicati nel l9)2 e conosciuti dopo col titolo di Economia politica e filoso' 1. fia o Manosuitti del 1844 Si tratta di un'analisi (che mira a cogliere il senso - o il fenomenologica non-senso) dell'alienazione del lavoro umano nella
forma del salariato. Le influenze di Rousseau, Feuerbach, Proudhon, Hegel si intrecciano strettamente con la sua prima lettura degli economisti (Adam Smith, Jean-Baptiste Say, Ricardo, Sismondi) p"t sfociare in una concezione umanistica e naturalistica del comunismo, pensato come riconciliazione dell'uomo col suo proprio lavoro e con la natura, dunque con la sua <<essenza comunitaria>> che la proprietà privata ha abolito, rendendolo così <<stfaniero a se stesso>>.
Ora, Marx interromperà questo lavoro (che riprenderà molto più tardi su tutt'altre basi) e intraprenderà con Engels la redazione dell'Ideologia tedesca che si presenm prima di tutto come una polemica contro le diverse correnti della filosofia <<giovane-hegelianu universitaria ed extra-universitaria (Ludwig Feuerbach, Bruno Bauer, Max Stirner, tutti più o meno legati al movimento di critica
della Restau tazione, che una lettura di <<sinistra>> dell'autore della Fenomenologia dello spirito e della Filosofia del diritto ispira). Lasedazione delle Tesi'? coincide con questa interruzione. È probabile che essa ne contenga alcune ragioni teoriche. Ma è anche una questione cruciale sapere quale esatto rapporto abbiano con le proposizioni dell'Ideologia tedesca r. Vi ritornerò in seguito. Louis Althusser, tra gli altri lettori celebri, le aveva presentate tempo fa come "il bordo anteriore> di un cesurú - lanciando così uno dei grandi 25
per lui i
situazioni immaginarie delle proprie <<qualità essenziali>> - in particolare il legame comunitario, o legame d'amore, che <<unisce il genere umano>>). Pren-
sua prim-a ologia teàesca, o piutto.sto la
dendo coscienza di questo equivoco, gli uomini diverranno capaci di <riappropriarsb> la loro essenza alienafa in Dio, e, di conseguenza, vivere veramente la fraternità su questa terra. Al seguito di Feuerbach, alcuni filosofi critici (tra cui lo stesso Marx) hanno voluto estendere il medesimo schema ad altri fenomeni di astrazione e di ..spossessamento>> delI'esistenza umana, in particolare quello che costituisce la sfera politica, isolata dalla società, come una comunità ideale in cui gli uomini sarebbero liberi ed eguali. Ma, ci dice Marx nelle Tesi, la vera ragione di questa proiezione non è un'illusione della coscienza, un effetto dell'immaginazione individuale: è la sczssione o divisione che regna nella società, sono i conflitti pratici che oppongono gli uomini tra loro, e per i quali il cielo della religione o quello della politica propongono una soluzione miracolosa. -PoJmnno uscirne veramente soltanto attraverso una trasformazione pratica, abolendo la dipendenza di alcuni uomini da altri. Non è dunque alla filosofia che spetta di far cessare I'alienazione (perché la filo-
dibattiti del marxismo contemporaneo: umaneMaio,rrltti del 1844, col loro caratterlstlco della cesura' ril",-trt.Ubero ancora <al di qua>
-à"rt"l;la"
forme successrve ;;;;;. .;; la su-a deduzione delle filo conduttore cui il Stato, ::ii;'"-r;a . a"uo lavoro'.rappresendel divisione ; il;tú;po della scena della <<scienza
in
ia^n"o"la"é;" positiva entrata storia>> della ""-"r.i.t i"tendo procedere qui-ad una,splegaztoCi si può rifare àl lavoro.di Georges
n"
in denaglio' i;ù;"*ur,iuu. 1-.h. studia ogni fîrmul azione tutte le loro con p.""aàía" i .o--"n'ti ulteriori' problemi interni divergenze, .o*" 'iutl'tori dei chiarezza
con che esse pongono' Labica mostra jeTesi siano strutturate' Da un capo ;.;;.; mate'airl;ri"", si tratta di superare in un <nuovo tradil'opposizione ffi;;;;"t"tiulit-ó pratico'filosofia"l'idealismo' della .u*pi du. i ;i;;;il ,ru proietta ogni realtà ... Otf-" ài iu"o Higa'.che materialismo' o ;l il;J. dello spiritol eil uerchio oint"iti'"o>' che riduce tufte le astra;;;;il;o vita' alla ffi;i;;;ii;,r.'^ti 'tiu sensibilità' cioè alladeg[ epi#;;ì;;;"- uii unotiuità' sull'esempio. DideÉobbes' cìrìii"e d"t f.to aitt"p"fi moderni: rot, Helvétius"' Critica dell' alie nazion
Il filo ;hi;;""
;;;-t
.ài',f
e
è abbaìtan"a conduttore dell'argomentazion-e
Feuerriferisce aid ib atti ti dell' epoca' religioso>' l"<alienazione ha voluto spiegare si rappref;;;h; g['uo;'ini reali' sensibili' altro monla perfeziott:
; ;i
T'lt ko^è una proiezione in
;;;i" "i'i"liir^lult' "aluel"ue 26
sofia è stata sempre solo
il commento ola traduzio-
ne degli ideali di riconciliazione della religione o della politica), ma alla rivoluzione, le cui condizioni risiedono nell'esistenza materiale degli individui e nei loro rapporti sociali. Le Tesi su Feuerbach esigono per ciò stesso una uscita (Ausgang) definitiva dalla filosofig, solo mezzo per rcalizzare ciò che è sempre stata la sua più alta ambizione: I'emancipazione, la liberazione.
esseri e
27
I'occasione. Resta il fatto che I'ha scritta e che ci è giunta come una <<lettera rubata>>. Ora, I'enunciato in questione è abbastanza paradossale. In un certo senso è assolutamente coerente con se stesso. Ciò che chiede, lo /a subito (si sarebbe tentati di dire,
CRITICA DELL'ECONoiVIIA POLITICA
politica" continua ad,apparire
L'espressione *critica dell'economia opj:te di Marx' benché il nel iirolo o nel programma titùt fii"àipdi ^Già del i
"Man^oscritti suo contenulo si rrasformi t*i"i"À't^t"' iri.nolarsi,Perrk oirica ffiil;inui, di un'op"t"-che dovevaseguito ìil4" quello dell'opera 'd;ii;r;,;;';; ;:;iii,-iìi. diui'n' in d'insieme' e il 'i*t"h' Ji un"t'ottuin p"n"' .ornt nubblicata nel 1859 "pttitp"imo libro' l'unico pubblicato-da tir""i
ilíiiiì"i.'àlr
órp,t,i"
numeroslssl' tucà nel lg67). E a quesri vanno aggiuntt -. anicoli' sezioni di scritti .h. ou"r,'.tp'"ttione espr''a la morlalità permanente
iù"r_:".àrà t,
-ii"ìai,i U;i;;';;;;
polemici
ogg"no. sclenî ifico"L' obiet' ::f'H:il:H;iHil;d, ii't--'on il *o n"ll'.società cir{e-bor' polirili a"u'"r.,"'*on' i., ffiiffii" ;.l, ii cui la filosofia preten' ;h#. ffi;;;.it. J"[t "'"t"ti" speculati*e" diben presto uno sposlai;;t-;;" f *ità organica Ma è intervenuto la mu.ale É la politica sisifi l'';ì:'filj;;,."L,:,";;;';;;l;;ì'to' d processo con la ìoro base.materialisticar,,,col
fuIn"t,"r[ a confronto di.*,iturion" d.i rapponi
sociali nel lavoro e nella.produzlore
oiÎica in
dèlla parcla i,ffiH,o* ^lr;;, i't"a' 'i" I duptiu senso ài una facoltà o ii^..r-'i;"r**n. ,l.ll'",roà àno'tttntu dei limitidi essere semplice' incece critica' iiffi ffiÌ:;:ffi; ;;ì;;;; o'*" gli Permetîe di combina#; lYiilì;i.;;r, l' *3'i"' É'optio-qu""o dslla. teoria (il i::àìrÉil;;ii' l" ";'i'"-i"úe illusioni is6es56rig. ..r.""1, lo sviluppo 'lelle(lecontraddizioni interne' :i.ìt.ffi;;;ii; j"ii" crisi' I'antagonismo ;::;.liiJtil, "o'ió'i'" della merce oforza lavoro")' tftutotnento Hi./i;;;;; f""d"io '"'rti' 'uilo politica della c]a;19 oRelat.a'
:"îil;:^i1;ù-b;;zo .li
,
uno
'economia dell Assoclazlodella borghesia (Mesagio inaugur.ale
o*tt, della critica si giocano ""i"irt 1864)'I" ;:fiil;ffi;.ì-;t L"uo.,"'oii',l'"t'ib'i""' 'oru l" deduzione della forma ::li" ..;;;;.,"" .h" .ef delle merci' e l'r ::iiili:,HlJà'"11';ì" ru;'ità d"ll' 'i*olo'ion' apitatizzazionedi"plu' ;"ffiffi tii;;;-d.ll'"';;;úi;'úra del valore liììi^r- ù-raìifù' É"""'1" li*iano alla àefinizione si radica il necessario' in crri come esDressione clel lavoro socialmente
definito uni' ;iil d5;;aì "itì' +u rl"' oeanomtas.a'snatto' individuale' , suo d'l il #.;;il; "urile' ". "l'olo d'gfi i'p'iri recnici della critica dell'economia ;il,i,nì à '"iirii" i";;;;;;rion' piti" Hai^Hac'.Introduction Tran e S'l^ta .i,' H,1^* ee2 )' Paris *Repères"' Dé'ouu",'e' i:;;;; ; ;;; ;;fî ;o-il, I
t
I
i I
RTVOLUZIONE CONTRO FILOSOFIA
questo Le difficoltà cominciano precisamente.a Marx non si è arrischiato a
"r"--p-Uabilmente una tale ingiunzione'
ffitil;; 28
o non ne ha avuto
con una terminologia successiva, che ha qualcosa di performativo). Scrivere: <.I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi, si tratta però di mutarlo>>, significa porre un punto di non ritorno per ogni pensiero che si voglia effettivo, terrestre, o <<mondano>>. Significa anche vietare a se stessi di voltarsi indietro, verso la filosofia. O, se si vuole, significa condannare se stessi, se per awentura ci si rimettesse a interpretare il mondo, e in particolare il mondo sociale, a ricadere sotto la qualifica di filosofia, poiché tra filosofia e rivoluzione non c'è via di mezzo. Al limite, può essere dunque un modo di condannarsi al silenzio. Ma la brutalità di questa allernativa ce ne scopre I'altra faccia: se <<dire è fare>>, d'altro canto <<fare è dire>>, e le parole non sono mai innocenti. Per esempio, non è innocente sostenere che le interpretazioni dei mondo sono dioerse, mentre la trasformazione rivoluzionaria implicitamente è una o uniuoca. Perché questo significa che esiste solo e soltanto un modo di cambiare il mondo: quello che abolisce I'ordine esistente, la rivoluzione, che non potrebbe essere îeazioîaîia o antipopolare. Notiamo di passaggio che Marx rinuncerà molto presto a questa tesi: a partire dal Manifesto e, a fortiori, nel Capitale prenderà atto della potenza con cui il capitalismo <<trasforma il mondo>>, e diverrà cruciale la questione di sapere se vi sono più maniere di cambiate il mondo, o come un cambiamento possa inserirsi in un altro, addirittura deviarlo dal suo corso. P'Altra parte, ciò significa che questa unica 29
cui anche qui Marx cerca.precisamente le radici'..) ed esaminiamo più da vicùo due questioni nevralgiche che le Tesi implicano: quella del rapporto tra la <<pratico> (o praxis) e la ..lotta di classe>>; quella dell'antropologia o dell'<<essenza umana>>.
tem-po stesso' la trasformazione Îappresenta' al filosofia' Vecalla ."i'iti ti interni
;ì;;#,;l.i iii;;tlrione
dei filosofi (Aristotele' Kalt'
che la <<pratica rivoluzionaria>> verrebbe cosía realizzarc meglio di lorot' da Marx' é dipiuitu formula escogitata atto di un o,r.ro^itnitr,rià,," cire è già di pei sé celebre J aiu.""t' 7 losoficamente po' ai *é*oria' le si trova molto C-;;
ii"".L..l
H;i;r;;";; ;";:;;;: "" profonda' non soltanto con pur."itlu ;;;;t; ito'n" '<cambiare la vita> di Iil.;;i"'il;i;; Breton in partico-
PM)trS E LOTTA DI CLASSE i
Le Tesi oarlano ma non usano I'er---- - di rivoluzione. ; spression-liloiia dì-ilasse>>. Non è tuttavia arbitrario sottintendeda qui, a condizione di precisare in che senso. Grazie al lavoro dei germanisti 7 si conosce meglio da qualche anno I'ambito intellettuale di queste formulazioni, per le quali Marx ha trovato parole ad effetto, ma il cui fondo non gli è
sappiamo che André 6' ma con altri lare ha operato questa saldatura) ;it;rì'filosofi.i, egualmente lapidari' considerae che si óme
ii-Uur:at
;i';;eiltdmente
"fondamentalb'tautologie nresentano essi stessi talora come delle
va notato che tutte ,ntitesi' -f qu gtfJ::t-"^t anJo i, t f I o" ::comu::, ll hanno :ln ".-,r1"rion "tl. .orrtanttto e opposte le intenzioni' ;ti"f; ai f'u,autt al rappo-rto trala teoria e la
i;il;;-.;-;-delle
ttPensiero lu coicie"'u e la vita' Ciò va dal fino a Parmenide' di cosa>
"r*i."' :í;;;t;io.,"'unitu
parlare si deve tacere>> di
ciò di cui non tiptO pu.ru,tào atiraverso Spinoza (<Dio è 'ùíittsenstein, C*' (<<Ho dovuto limitare il sapere lu;;;t f"de"), Hegel (<'Il razionale è rea;;f;;;;ì[" <<Di
Marx ì;,'úi.'uil J ,ulio"utt")' Ed ec-co-il nostroma del filosofia' i.iii^i" ""t ,olo ""1 tuore dellaquello sforsi che ;;;;"it".nto più speculativo' abolirli' p:t limitl'.ti" ,f,-dt prnrore iiuoi-propri riconoscimento' loro dal partirè .iùJt itii uirsi a profondo Teniamo a mente questo equlvoco conuaddiuna dal.fare guutaiti (del quale occorre certo trasforzione redibitoriu, t'i" the non bisognacosa che insondabile' .;;;; di Pttftndità ;;; di <<misticismo> quel a t*i"ia.t.Ub. u titondurci
assolutamente proprio.
d
La rivoluzione alla quale egli pensa si riferisce evidentemente alla tradizione francese. Ciò che questi giovani democratici radicali hanno in mente èla ripresa del movimento che era stato interrotto,
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poi invertito, dall'istituzione
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<<borghese>>
della
repubblica dopo Termidoro, dalla dittatura napoleonica, e infine dalla Restaunzione e dalla controRivoluzione (in ogni caso dallo Stato). E ancor più precisamente si tratta di portare a termine, a livello europeo, il movimento rivoluzionario e di renderlo universale, ritrovando I'ispirazione e I'energia del suo <<lato sinistro>>, questa componente egalitaria della Rivoluzione (rappresentata in particolare da Babeu0 da cui è per I'appunto uscita, all'inizio del XIX secolo, I'idea di comunismo 8. Marx insisterà molto sul fatto che non si tratta di una concezione
speculativa, di una città ideale o sperimentale (come l'<<Icaria' di Cabet), ma di un movimento sociale le cui rivendicazioni rappresentano sempli-
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del.principio cemente I'applicazione conseguente realizzazione csmmisura che iii".t#one, -la e-reciprouguaglianza della quella d;ii; lib.;t; con
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per sfociare .Sila-fufgllanza- Insomma non iro .rr.-lrÉ* eam.6ilffiano è il faìto che
."*"nt",
e ricostituisuo cammino non può che regredire dello servono si òhe aipossidenti I'ordine difendere per lib"rule, a " ,,-litiro. All'inverso, la sola possibilità di portare
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uii^ ;;;';ì; 's;;,;;;;ì;;;;ì;
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r^-ii*rr'rió."
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f g: -ule " poîtAtorítr questa Aiiono, gli eredi dei m-otttagnardi e di ,iuolurù." sociale,"unqtG;T euroiiàU.tfl Basta aprire gli occhi sull'attualità possidenti: dei f" g'iàu d'allarme ;;;;t.;ilt"
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p p s-o fe n ^
gfi operai <<èartisti>> inglesi (Engels li ha classe d"r.riíti du po.o nella sua Situazione dellaleggere si.può ;;;;;; i-ngÌrrr,1844, libro che cui influenza su la e ammirazione, àt.o, oggilon M;;; ;1?;assolutamente determinante)' sono i
i"".
parigi;;;il;ttr.esi, gli artigiani della periferia Victor à"ff" <miniére di Lilla" descritti da ha par" "" H";";;". i tessitori di Slesia di cui Marx La lato lungamente nel suo giornale di Colonia' -e;r;;;; rrnan,." In brev-e, sono tutti coloro che parola ;;;;; .hiam"ti orrnai (con una vecchia industriale rivoluzione la ;;;;;j t proletari, che preclplha creato in massa, concentrati nelle città' corcominciato,a hanno tati nella miseria, ma che
:r-i[i*-u-n:gkxseulg:9 tg,'tgL]: lo'î J. l*"r**'1:"_4fii.*Sónóler così
";;il;=;i" det popolo,la sil.{razione più 'Au';lp,òpoio Nel futuro'"lÎl; ;i.;'; íí;";"11;;il'io'"" del suocritici' di pieni i" ."iJ"gti intellettuali ancora buona volontà e di illusioni, s'interrogano
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suimezziper democratizzarc lo Stato, e con questo di illuminare ciò che essi chiamano la ,.massatt, sono passati essi stessi a71'azione, hanno di fafto già ricominciato la rivoluzione. Con una formula decisiva che ricorre in tutti i testi di questo periodo, da La sacra faniglia 0844) al Manifesto dei cornunisti (1847), Marx dirà che questo plqlel4$3-tg,$appreseffaJa,J'issoluzione-in àtTo dAIà so c ! e à clviJp " b e,rgh.qe-e-t*( b ù r ge r li c h e Gesellschaft), intendendo con ciò: 1) che le condizioni di esistenza dei proletari (ciò che oggi si chiameretbe esclusione) sono in contraddizione con tutti i principi di questa società; 2) che essi stessi vivono secondo valori altri da quelli della proprietà privata, del profitto, del pariottismo e dell'individualismo borghese; l) che la loro crescente opposizione allo Stato e alla classe dominante è un effetto necessario della struttura sociale moderna, ma mortale per essa a breve scadenza. q
L'azione del presente
Le parole <<in atto>> (in der Tar) sono particolarmente importanti. Da un lato, infatti, evocano I'attualità, I'effettività, i <fattb> (Tatsache): esprimono dun que l "orissla.llqt !g Ug lol dgry T lg l! r"i ua b i ep - " -g perché, ai .Cj -M:nX,. permettond di-èómpréndere suoi occhi, il riferimento alle prime forme della lotta di classe proletaria in via di organizzazione sia tanto decisivo. La pratica rivoluzionaria di cui ci parlano le Tesi non deve rcalizzare un programma, un piano di riorganizzazione della società, deve
ancor meno dipendere da una visione del futuro proposta da teorie filosofiche e sociologiche (come quelle dei filanuopi del XVIII secolo e dell'inizio del XIX) . M_a dese, coincidere
c"al, irlr,ì.
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33
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Ie che "holisee lo.statq d-i Eosq P[esgntg>'#!Le frilr* noot^od"tà a scrivere np !=l de-plpsit' redlscl* t#É;'a" che è la sola de{in!7i"19
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' .lFl, coi.':trtnismo.
modo tocchiamo il
secondo
Ma in questo di <<in atto>> vuol dire anche che,si tratta svolge si che lrí^ i,ririra (Tàtiekeit), di un'impresa n.l pr"r.rrt" tt.llu quale gli individui.si impegna-
aspetto:
J* ,"*.le"
loro fàrze fisiche e intellettuali' Qui un rovesciamento significativo' dunque, si opera, <<giovani hegelianb>' awersari altri e' É"ts it{;J; che ruminano- sempre. il stória, della iiftt.fie à"ú" ,"nro d"l passato, e delle filosofie del diritto' che proposto commentano I'ordine stabilito, avevano dell'azione (Feuerbach, da parte sua'
,,o
in fltotofia ,".", p"úUlicato un manifesto per una filosofia îtlt;iríiiirt)' In fondo, ciò che Marx. vuol dire èe pfqÎ1e' fo..,ot I'azione deve essere <<^glte'>> nel lla f ilo o Yd:1ffàlffi cia un ,, n co-rfi cn lata ó dón fi; aÈ;;r;;ti da-parte' Non è neppq-r.e una '<filoso;;;;li;;i;r,"o .h" corrispondè all'esigenza e al
tlI I
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I
verità alcuna>. Piir politicamente, pensa al fatto che "lf'fiIódófia moderna ha identificato I'universale con 7a Dichiarazione dei diritti del|uomo e del cittadino. Epperò, o questi principi, sacrakzzatiin teoria, sono ignorati e contraddetti ad ogni istante dalla società
borghese, dove non regnano né I'uguaglianza, e neanche la libertà, per non parlare della fraternità; oppure cominciano a passare ai fatti, ma ad una pratica rivoluzionaria, <<insurrezionalo> (la pratica di
coloro che tutti insieme insorgono, sostituendo, se occorre, la <<critica delle armb> alle <<armi della criticar). Quando Marx parla qui di rovesciare I'idealismo in materialismo bisogna prima di tutto intenderè"quóa"conseguenza, un pò: rude per la filosofia; ma-eme $e-d ai "q.q-qi p" rop ri. p rincipi. LE DUE
racce oEtl'toEAlrsMo
s
o
movimento rivoluzionari, è I'azione stessa' -'sdu't
ohrases. J-8, tuttavia,
quest'ingiunzione a-farsi da parte questa è non può essere inàifferenie alla filosofia: se la paradossalmente' essa deve vedervi' ;A;;;., tutto' di priiiío ,rotluazione. Marx pensa qi qlryu ,r"tu."1-.rrte, a questa ffadizione idealistica tedesca ài lui egli stesso^è impregnato e i cui rapporti con PenI'idea riiolu zionatiafràncèse sono tanto stretti' dovet" ull i"gi""zione kantiana di <fare il proprio ..", ai ígire nel mondo conformemente all'imperatitq.**ói.o (il cui cgntenuto è la !1,31-elaqza,!rDa,-' nà. p.it, al motto di Hègel ÀèIla Fenonenologia: ..Ciò .h. deve essere è anche in atto (in der Tat) e aha solamente deue essercsenza €$er€;'non-ha
Fermiamoci di nuovo su questo punto. Se queste indicazioni sono giuste, vuol dire che il materialismo di Marx non ha niente a che vedere con un riferimento alla materia e sarà così per moltissimo tempo, finché Engels si lancia nell'impresa di riunificare il marxismo con le scienze della natura della seconda metà del XIX secolo. Ma per il momen-
diritti, malgrado i colpi che Marx le ha inferto. Deve spiegare questo paradosso, e ciò lo porta anche a mostrare I'imbroglio che ne risulta (ma, ripetiamo, quest'imbroglio è tutto, salvo che essefe arbitrario). Se Marx ha dichiarato che cambiare il mondo è un principio materialistico, cercando a/ conternpo di differenziarsi da tutto il materialismo
"i'
34
3t
<<antico>> e che si ogni spiegazione che sull'idea basa preciiamente che è ancbe una principio cosa materia: la hu oer in quanto tale, e' mondo,,, del oirrie.piet"ziàne prendere in conper contesiabile) è manifestamente formulazione della tropiede I'idealismo' La chiave di Marx non risiede nella parola'rnaterialismo, ma nella parola idealismo. E di nuovo, perché? Èrima ragione: perché le interpretazioni ideali-
esistente (quello che egli chiama
stiche della nui,r.a e della storia, proposte dai filosofi, invocano principi quali lo spirito, la ragione, la coscienza, I'iàea." É in pratica tali principi sfociano
sempre non nella rivoluzione, ma nell'educazione i"Ja^iti ,"o I'edificazione) delle masse' di cui precisamente i filosofi si propongono generosamente di farsi carico. Dai tempi di Platone, essi volevano consigliare i prìncipi in- nome della Città ideale' Nella ,,òrtru epoca démocratica, vogliono educare i cittadini (o.àdu."t. gli educatorbr dei cittadini: i giudici, i medici, i professori, sedendo, almeno moralmente, alla sommità dell'edificio universitario) in nome della ragione e dell'etica.
Ciò non è falso, ma dietro questa funzione dell'idealismo si nasconde una difficoltà più temibile. Nella filosofia moderna (quella che trova il suo vero linguaggio con Kant), le categorie chg esprimono I'universale - che si parli di coscienza, di spirito o di ragione - hanno sempre-una doppla farii^, e le formul azioni di Marx nelle Tesi non ."rrurro di alludervi. Esse combinano intimamente due idee: la rappresentazione ela soggettiuità'Lori-
ginalità e h pótenza del grande idealismo. (tedesco) é proprio t è['ru.t pensato in maniera sistematica ouesta combinazione' ' È evidente che la nozione di <<interpretazione>>, cui Marx si riferisce, è una variante dell'idea di rap-
36
presentazione. Per I'idealismo qui criticato, il mondo è I'oggetto di una contemplazione che cerca di vede" re la sua coerenza, il suo <<senso>>, e proprio attraverso ciò, lo si voglia o no, imporgli un ordine. Marx ha visto benissimo che vi è una solidarietà tra il fatto di pensare un <<ordine del mondo>> (soprattutto a livello sociale e politico) e il fatto di ualoriuare I'ordine nel
mondo: contro l'<<anarchian, ma anche contro il <<movimento, (..Io odio il movimento che sposta le linee>>, scriverà Baudelaire)... Ha visto benissimo anche che, da questo punto di vista, i <<materialismi antichil> o le filosofie della natura che sostituiscono
la
materia allo spirito come principio di
organizzazione contengono un forte elemento di idealismo, e, al limite, non sono cosa diversa dagli idealismi mascherati (quali che siano, d'altra parte, le conseguenze politiche differentissime che ne raggono). E ciò ci consente di comprendere perché sia così facile per I'idealismo <<comprendere>> il marerialismo e dunque rifiutarlo o integrarlo (come si vede in Hegel, che non ha alcun problema con i materiali smi, salvo forse con Spinoza, ma Spinoza è un materialista abbastanza atipíco...). Egli ha visto infine che il cuore dell'idealismo moderno, post-rivoluzionario, è nel rinviare I'ordine del mondo, la <<rappresehtazione>>, alla attiuità di un soggetto, che li crea o, come si dice in linguaggio kantiano, li <<costituisco>. Passiamo allora sull'altro versante dell'idealismo: non filosofia della rappresentazione (o, se si vuole, semplice filosofia del primato delle <idee>), ma filosofia della soggettività (cosa che esprime berre I'importanza decisiva assunta allora dalla î_93gp.dr-cqscienru). Marx ha pensaro che I'attività soggettiva di cui parla l'ídealismo è, in fondo, la uaccia, la denegazione (il riconoscimento e il disco-
noscimento ad un tempo) di un'attività più reale,
37
che oiù <effettiva>>' se si osasse dire: un'attività estermondo del I"*UU.-ài .ontempo costituzione oi" (niu'"g) o trasformazione di sé' ;;;;;; 'i; ;*;;"ia I'insisten ia in Kant' e ancor più. i.n
I
.l .1,
dell'azione e delrealtà l"ìi*riall t, Tàtigkeit, Handlung) (è di quida1in glovache viene la <.filosofia dell'azione" esaltata Hegel ,,i h.g.li*i). Lo attesta la maniera in cui una come d.scriu" il modo di essere della coscienza come irirrirnzo atliva, e la funzione del concetto trí"r:" t"Alruoro del negativo>)' Insomma' non è
ilh;JJ;i'uo.uuolutio dell'atto'
Jifii.it.
leggere negli aforismi
;;;;;,
di Marx I'ipotesi
il miterialismo tradizionale
rappresentazione o un'astrazione per mezzo della quale di nuovo si <<interpreta> il mondo, o il cambiamento del mondo: non è forse ciò che accadrà quando, più tardi, dei teorici marxisti armati dell'idea della lotta di classe ne dedumanno a priori I <<senso della storio?), Questi giochi dialenici non sono a{f.atto casuali. Sono strettamente legati alla storia della nozione di rivoluzione e, di conseguenza, hanno un lato politico e filosofico a un tempo. Dall'inizio del periodo moderno - quello delle rivoluzioni dette borghesi: anglo-americana e francese 1.W"
;;""J;;templa'ione),
ir, t"àtra un orientamento materialisti-
".^"r*""a" .., n"llu funzione che atribq-ise-e- -al-soggetto agente' vi è conflitto ì" ;A;;;;r voglia ;mmettere che (interpret^zio-
?i rappresentazione (lavoro' pracontemplazione) e quella di attività ne, '*r;;;;;f;mazione, E I'obiettivo
iil;;1;;
I idea
càmbiamento)'
quello di
.tr.'tut"rt si è riproposto, è semplicemente iut t*ppiute la cotttraddizione, di dissociare rapper se or"r"rrtuiione e soggettività, e di far sorgere pratica' it"rru lu categoria di attività ( IL soccETTo È
I-4.
Pnalc'e'
t{a"lgjlglgjftlosoJia f tr g*" (la
il diritto, la religione, I'estetica) e
permette di unificarli, è legata all'idea che I'umanità si forma o si educa essa stessa, all'idea che essa si dà da sé le sue proprie leggi, e dunque, infine, all'idea che si líbera da sé dalle d"!y"qge.f-o_qqe di'gggt*Sg51
-neì-Eqfglza o suÉeÉil;ioné,'misèrià,
che è sempre.già rniziata
èòc.
,. E il
rogg5q-tg_g9ii&fco-di-sss5dahivfuà
modo
Ma si esce in tal ;;;;;;nà.iiniru-.nte'è meno certo' proprio
aifi'ia"7fit-o? Niente
ge !9, Lcg.ms !. -careeoxia*cf-," concerne tuttr I
scienza, la morale,
in un È riuscito in questa impresa? Perfettamente il solo che il;;;d'éàa"t,uuà sostenibile dire o il soggettl r"tt tàgg"rto è il soggetto pratico,'soggetto non e il che ancora' meglio o dellu pràt1ca,
;;;;;;rrto'd'alla fratica,
la realtà della pratica con I'attività rivoluzionaria del proletariato (che fa corpo con la sua esistenza stessa), ha trasferito la categoria di soggetto dall'idealismo al materialismo. Ma è anche perfettamente possibile affermare che, con ciò, egli ha preparato la possibilità permanente di rappresentarsi il proletaríato come uru <<soggetto>>, nel senso idealistico del termine (e, partendo di lì, al limite, come una
nascon(la rappresenun fondamento idealistico così I'idealismo moder-
ffie
dÉi"."dta
I
ché l'<idealismo>>, storicamente parlando, ricopre al ternpo stesso il punto di vista della rappresentazione e quello della soggettività. In realtà si tratta di un cerchio, o di uno svincolo teorico che funziona nei due sensi. È possibile dire che Marx, identificando I'essenza della soggettività con la pratica, e
*duc facce; I'una teorica, I'altra concreta e pratica, che in
per{ I
38
39
Kant era l'umanità, in Fichte diviene a un certo r -o-"nto il popolo,la nazione, in Hegel infine' <{o
spivolta iipa; storici," cheincarnano di volta indel progresso ria d"l mondorr, cioè il movimento
"&l_prp-l.eÍ"attato,
e del suo ruolo storico privilegia-
to. Ma con questo dilemma ci si può attendere
i.
i
qualsiasi filosofia, cacciata dalla porta, che rientra dalla finestra...
della --- civiltà.
riconosciuto a sua volta nel proleuriato (abbiamo visto qui sopra che quest'ultimo e il <popolo del popolo>>, autenticamente umano e càmìnitario) il vero soggetto pratico' ouello che,<dissolve I'ordìfrè'-&ibièrite>> e così cary-
òft. Marx abbia
ffisa
àiiìfanao il
&elbsttaÌigkeit, Selbstuerànderung) mondo; cÉe infine si sia servito di
ouesta constatazione (nella quale si sovrappongono
in modo stupefacente la lezione dell'esperienza i--ediat^ e la tradizione speculativa più antica)
per affermare a sua volta che il soggetto è la pratica' i"u" .io non esclude affatto lo stesso Marx, ben al contrario, dalla storia dell'idealismo' Fichte non uu.uu a.tto niente di diverso. Si potrebbe anche gi.rng.t" a suggerire, senza giocare con le parole' Et E .iO che-f*u di Marx e del suo <<materialismo " praticarr la forma piu compiuta della tradizio' della -omprendere più di n.ldàu[tti.a, che permette di olni ,ltt" la vitalità persistente dell'idealismo fino aígiorni nostri. Proplio perché questa. trasposizio,r."è .tr.ttr.ente legata al tentativo di prolungare i;.rp.ti.t z rivoluJionaria e di incarnarla nella socàtà moderna, con le sue classi e i suoi conflitti sociali.
Ci si preparerebbe così a comprendere che I'adozione àel punto di vista dei proletari in insur-
rezione <<permanente>> non ha avuto tanto per risultato quello di metter fine all'idealismo, quanto oiuttostó di installare il dilemma materialismo/idealismo - la questione sempre risorgente della loro differenza - nel cuore stesso della teoria 40
LA REALTÀ opLil<<rsstNzA uMANR>>
Ritorniamo alla lettera dell,e Tesi, per evocare I'altra grande questione che esse pongono, quella dell'essenza umana. Le due sono, evidentemente, legate. <<Feuerbach risolve I'essenza religiosa nelI'essenza umana>>, cioè mostra, in particolare ne Iiessenza del Cristianesimo de|1841, che I'idea di Dio non è altro che una sintesi delle perfezioni umane, personificata e proiettata fuori del mondo. <<Ma I'essenza úmana non è un'asftazione inerente I'individuo singolo. Nella sua realtà effettiva, essa è
I'insieme dei rapporti sociali>> (das ensemble der gesellschaftlichen Verhriltnzsse, scrive Marx in una sorta di misto franco-tedesco): questa frase della VI Tesi non ha fatto scorrere meno inchiostro delI'XI. Molte cose vanno qui osseruate, se ci si prende cura di seguire la lettera del testo. Marx pone dunque la questione dell'essenza dell'uomo, o almeno risponde ad essa. Cosa di più naturale? Tuttavia, questa questione, che si può considerare costitutiva dell' antropologia, non va affatto da sé. In un certo senso, essa è vecchia quanto la filosofia. Ma quando, ai nostri giorni, Claude Lévi-Strauss spiega che I'essenza dell'uomo è il conflitto di naturà e cultura, o quando Lacan forgia la parola .<padessere>> per dire che I'essenza dell'uomo è costituita da parte a parte dal linguaggio, essi si iscrivono nella stessa tradizione di Aristotele, che definiva I'uomo per la disposizione al 41
linguaggio e per I'appartenenza alla città, o di Sant'Agostino, che definiva I'uomo come <<immagine e somiglianza di Dio in terra>>. E, d'altra parte, se prendiamo le cose a un sufficiente livello di generalità, essi trattano tutti in realtà della stessa questione. Dall'antichità ai giorni nostri, vi è una lunga successione di definizioni della natura umana o dell'essenza umana. Lo stesso Marx ne proporrà diverse, che girdranno sempre intorno al rapporto tra lauoro e coscienza. Nel primo libro del Capitalet0 citerà una definizione molto caratteristica di Benjamin Franklin (l'uomo è <<a toolmaking animal>>, un essere vivente che fabbrica strumenti) non per rigettarla, ma per completarla, precisando che la tecnologia ha una storia, che dipende dal..modo di produzione>>, ricordando in seguito che non vi è tecnologiané progresso tecnico senza coscienza, riflessione, sperimentazione, sapqle. E ne L'ideologia tedesca, all'indomani stesso della formulazione che esaminiamo, avrà scritto: <<Si possono distinguere gli uomini dagli animali per la coscienza, per la religione e per tutto ciò che si vuole. Essi stessi cominciano a distinguersi dagli animali dal momento in cui cominciano a produrre i lorc mezzi di esistenza, passo in avanti che è la conseguenza stessa della loro organizzazione corporea. Producendo i loro mezzi di esistenza, gli uomini producono indirettamente la loro vita materiale stessa...>r. Il che è una maniera di ricercare la risposta alla questione dell'essenza dell'uomo nelle cose stesse, e che ha, d'altta parte, fornito il suo punto di partenza a tutta un'antropologia biologica e tecnologica, marxista
ALTHUSSER
Louis Althusser (nato a Birmandreis, Algeria. nel 191g, morro a parigi nel 1990) è oggi noto rrl grande pubÉlico più per le rrasedie che hanno conrrassegnaro la fine dellrr sua vita luioriiidio, inr.inam.nr., psichiatricp: si veda la sua autobiografi a L'aut,nir lurc lc,igtemps, Stocklmec, Paris 1992) che per Ia iuu op.r, t.ori.u. eu..t?ultim", tuttavta, ha oc^cuparo un posro centrale nei dibaniti filosofici degli S":r:lrrls.Irnta, dopo la pubblicazione nel 1965 di per Mirx T{ (fdrton itruniri Roma l9ó7) e del lavoro collettivo Lire le Capital, M":q:ry. Paris; rraù it. parziale, Leggerc il Capitale, f"tt.in"Ui, ivtitr. no 1968). Ap.pare alora, con L&y-Stiauss, Lacan, Foucault, Barthes, come,una delle.punte di lancia dèllo .srrurruralismo>. Nel prendere ano della crisi del marxismo. ma rifiutando di arrribuime la i*r, *llu semplice dogmaúzzazione, si impegna in una rilerrura di Marx. Presa in prestito dall'epistemológii storica (Bachelard) la nozione di .cesura epistemologica", inrerprÀta la cririca marxiana dell'economia
polrrrca come rottura con I'umanesimo teorico elo storicismo delle filosofie idealiyiche (compreso Hegel) e fondrri*"-di un, ,.i.na deua srona,,le cui categorie centrali sono la "contraddizione surdeterminara> del modo di protluzione e la (srrutura a dominante, delle formazioni sociali. Tale scienza si oppone all'ideologia borghese, ma dimostra.al.rempo sresso la material'irà e l'.ffícacia"srorica delle rdeologte. de-trnue come <rappono immaginario degli inJividui e delle classi con le loro condizioni di esistenza-,. vi è fine della srtrria. non porrebbe dunque aversi fine del. 9..o,r".nnn l.rdeologld-. Srmultaneamente, Althusser propone una rivalurazione delle resi leniniste sulla filosofia, che eglì dèfinisce come .lotra di classe nella teoria, (Lenin e la filosofia, tíOS, ed. i,. Ir.u É"o[. Uitrno 197.2.\.e_se ne serve per analizzare le contraddizióni rra (rendenze matenaltsriche) e urendenze idealisriche, all'interno della prarica scienrifica Gilosofn e lilosofia spontanca leUli scitnziati, tSi+led. n. l)e Donato, Bari 1976). In una fase ulteiiore _ intluenzara dalla <<rivoluzione culturaleo cinese e dai movimenti d"l ,rnnio iqOS _ Althusser critica ciò che egli considero ormri come i, ?.ì.uàrion" teorrcrsuca> dei suoí primi saggi, che attribuisce all,influenza dello sprnoztsmo a detrimenro della dialetrica (Elenenti tli autotitica, 1974,ed. ir. Feltrinelli, Milano 1975). Nel riaffermare Ia differenza rra marxismo e umanesimo. abbozza una teoria generale dell'ideologia: essa "inrerpella gli í4dívidui come sogg.erîr) e sr contrgura come sisrema di istituzioni, ad un tempo pub_ bliche.e privare, che assicura la riproduzione d"i ."pporìíroiiuli kldeologia eapparati itJeologici di Sraroo, 1976. ed. ir.3iiÌiA*beri. Dedalo libri. Ban 1976\.
o meno.
42
43
,filosofia senza di ciò). Hanno creduto, in primo luogo, che I'essenza fosse un'idea, o un'astrazione (si direbbe ancora, in una terminologia differenre, un concetto uniuersale), sotto il quale possono essere disposte, secondo un ordine di generalità decrescente, le differenze specifiche e infine le differenze individuali; e, in secondo luogo, che questa astrazione generica è in qualche modo ,<alloggiata>> (inuohnend) negli individui dello stesso genere, sia come una qualità che possiedono, in base alla quale li si può classificare, sia anche come una forma o una potenza che li fa esistere come altrettante
L'umanísmo teorico
Tuttavia, una sfumatura' cruciale per comprendere h ;;;" del nostro testo, separa il semplice fatto ài'àeflnire I'uomo o la naturà umana' dal fatto di jorre esplicitamente la domanda <<cos'è I'uomo?>>
..qrui è I'essenza umana?>>) e, a foftiori, di farne io 'ù q,iirtloot filosofica fondamentale' Si entra allora unu problematica nuova, che si può chiamare' con Althusser, umanesimo teorico'
i"
Per quanto stupefacente possa apparire' una nel simile protl.-rti.a è relativamente recente' e niente per essa non è -orn"nto in cui Marx scrive, fine del XVIII secodalla solo data poiché u...hir, lo. tn CÉt-ania i nomi più importanti sono quelli Ji Kant (Antropolo[ia dal punto di uista piogroiriro,1798), di Guglielmo Humboldt " e di 'Feu'erbu.h, e ciò mostra che la traiettoria dell'umae nesimo teorico raggiunge quella dell'idealismo Vediamo illuminante' è parailelo Il ;;it;" rifiuto. ;frú che Marx svolgerà verso le teorie rivali (spiritualistiche, materialistiche) della natura umana ,.ru .titi.u ieilo stesso genere di quella che egli.ha ti".fi" ,ii" teorie del ùggetto, dell'attività e deliiinttririon" sensibile. Diie che '<nella sua realtà .if.ttiuuo (in seiner \f,/írklicbkeit) I'essenza umana è iinri"rrr" dei rapporti sociali, non è manifestamen7e rifiutare la qu-estione. Ma è tentare di spostare ,raiiut-""te il modo in cui, fino ad allora' essa è stata-compresa' non soltanto per ciò che concerne ol'uomoo, ma, più fondamentalmente ancora' per ciò che concerne .<l'essenza>>'
I filosofi si sono fatti un'idea sbagliata di ciò
che è un'ess enza (e quest'errore è a loro talmente ,.. essenziale che si può appena immaginare una
44
copie del medesimo modello. Si vede allora cosa significhi la strana equazio-
ne posta da Marx.
In fondo, le parole
<<insieme>>,
tutti la stessa cosa. Si tratta di rifiutare, a un tempo, le due posizioni
<<rapportl> e <<sociali>> dicono
(dette realista e nominalista) tra cui sí dividono tra-
dizionalmente
i filosofi; quella
che vuole che
il
genere, o I'essenza, preceda I'esistenza degli indivi-
dui, e quella che vuole che gli individui siano la realtà primaúa, a pafiire dalla quale si <<astraggono>> gli universali. Perché, in modo stupefacente, né l'una né I'altra di queste due posizioni è capace di pensare ciò che vi è pq_op;j9."dr..ssse,nziale"nellb, .
.-siiìenza
uqr-a
na: le
r e la z i oai' m ul
tiple e attiv-g. che-gli
(.tr.ìi-' individui staÉilíscono gli uni con gti tiàtti tli lifiguaggìo, di lavoro, di amore,"trii di riproduzione, di dominio, di conflitti, ecc.), e il fatto che sono gueste relazioni che definiscoff"tì*li-ihl èssi' hanno in comune, il.<genere>>. Esse lo definiscono, perché esse lo costituiscono ad ogni istante, sotto fo rme mul teplic i. Esse.. fqrn ! qqonp_ u.r.r_.gu_e_,il solo', -d con ren u ro <<effertivo>r della nozipqg di* --e;F.ql';p
. applicata all'uomo (cioè agli uomini).
45
Il transindiuiduale Non discutiamo qui sulla questione di sapere se questo punto di vista è assolutamente originale, proprio a Marx. Ciò che è cefto, è che comporta conseguenze nel campo della discussione filosofica
(a livello
di ciò che si chiama <<ontologia>>) t2 e in
quello della politica. Le parole di cui Marx si serve rifiutano ad un tempo il punto di vista individualistico (primato dell'individuo, e, soprattutto, finzio' ne di un'individualità che porebbe essere definita di per se stessa, isolatamente, in termini di biologia, o di psicologia, o di comportamento economico, ecc.) e il punto di vista organicistico (che si chiami anche al giorno d'oggi, sull'esempio degli anglosassoni, punto di vista olistico: primato del tutto e in particolare della società, considerata come una unità indivisibile, di cui gli individui non sarebbero che i membri funzionali) t'. Nr' la <<monade>> di Hobbes e di Bentham, né il <grande essere>> di
Augusto Comte, di conseguenza. E significativo che Marx (che parlava francese quasi altrettanto correntemente del tedesco) sia qui andato a cercare questa parola straniera ..ensemblen, manifestamente per evitare I'impiego di das Ganze, il .<tutto>> o la totalità. Forse le cose sarebbero più chiare nella forma (ma non nel fondo) se aggiungessimo, a nostra volta, una parola al testo, inventandola se necessario, pef caratterizzare questo concetto di relazione costitutiua, che spoitu la questione dell'essenzà umana apportandole una risposta formale (e che, in tal modo, contiene in germe una problematica altra da quella dell'umanesimo teorico).La parcLa, infatti, esiste, ma in pensatori del XX secolo (Kojève, Simondon, Lacan...): si tratta infatti di lSl*:S
46
r.l*t+-u torn e una"real tà*rra ns i u di u i d 4a l&, e, al 'lirriiiè, Jg di pensare la rransindividualità comJiale '0, Non ciò che è idealmenre <<in>> ogni individuo (come una forma o una sostanza), Jciò che servirebbe, dall'esterno, a classificarlo, ma ciò cheesiste -l""slkú-':kl*psl*tg--lgtg.ngltsplisiirlieraz,r-ani**-.-" .
UN'oNToLoGIA DELLA RELAZIoNE
Qui si abboz7a, è giocoforza riconoscerlo, una <ontologia>. Ma alla discussione sui rapporti tra
individuo e genere essa sostituisce un progrr-., di inchiesta su questa molteplicità di rejazióni, che sono altrettante transizioni, trasferimenti o passaggi nei quali si fa e si disfa il legame degli inàividii con la comunità e che, a tuu ,ioltr, colituisce essi stessi. Infatti, ciò che più colpisce in una tale pro_ spettiva è proprio il fatto che essa instaura una completa reciprocità tra questi due poli, che non possono esistere I'uno senza l,altro, e non sono, dunque, ciascuno per suo conto, che delle astrazioni, ma che sono I'uno e l,altro necessari al pensiero del rapporro o della relazione (Wrhattnii). A questo punto, che può apparire speculati_ .vo, siamo al contrario molto vióini a riìrovare, attraverso un peculiare cortocircuito, Ia questione politica. Non soltanro, infarti, le rejarioni di cui parliamo non sono nient'altro che pratiche differenziate, delle azioni singole degli inìividui gli uni sugli altri. Ma quest'ontologià transindividuale comporta per lo meno una risonanza con enunciati come la Dichiarazione dei diritti dell,uomo e del cittadino (a torto considerata spesso come un testo <individualista>>) e, ancor più, con la pratica dei movimend rivoluzionari: una pratic a ché non oppo_ 47
qe maila realizzazione dell'individuo agli interessi che i;ú;;.;""ità, che non li separd neanche' ma I'altro' attraverso I'uno rcalizzare ;;;;;pt e éi É.t.tte, ,. è u.ro che solo degli individui possono for.rt.i.,'it "ftima analisi, porùtori d.i diritti ediritti questi di conquista ;;i;;; rivendicazioni, la o l" lib"t"rione (l'insurtezione, persino) è non meno necessariamente collettiva'
Probabilmente si dità che questa formulazione meno non descrive uno stato di cose esistente' ancor processo un un sistema di istituzioni, ma piuttosto ("L";. come lo vivono coloro che vi prendono parE si te). Ma è esattamente ciò che Marx vuol dire'
.l-pr"nd", in queste condizioni' ideniific"
che la
VI
Tesi' che
I'essenza umana con <{'insieme dei rappor-
III, la VII, o la IX, che subordinano illa ptatica rivoluzionaria e al campensiero ;;6f ;i;;#", dicono in realtà fondamentalmente la
,iro.iAirr,
e la
t*tu cosa. Osiamo dunque la parola: i rapporti sociali qui designati non sono altro che un'incessante (1'etrasformazione, una <<rivoluzione permanente> ma soressione non è smta certo inventaa da Marx' al fino pensiero nel suo decisi,,o ruolo ;ffi;; è abbastanza non 1845 marzo íSl0l. Per il Marx del il il.,';;; Hegel, che <il reale è razionale>> e che dire bisogna rcalizza: si razionale nec-essariamente .h..;; vi è reale, e razionaTe, se non la rivoluzione' L'OSIEZIONE DI STIRNER
Cosa chiedere di più? Ho d.tll".pll*i' tuttavia' che Marx non poteva fermarsi là: è cto che occorre oìu.o-pt.ndeie' Non si giungerebbe a ciò se ci si di mostrat.ihe, sostituendo 11 rra-ti^..ont.",utse .^-rt togg.tto, si genera un cerchio, una difficoltà
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logica, o che la ngzione di essenza rischia di trovar-
si squilibrata, ftala critica ínrerna dell'ontologia tradizionale e la sua dissoluzione nella molteplicità delle inchieste concrere sui rapporti sociali. Iiideologia tedesca, senza dubbio, è un testo molto vicino per ispirazione alle Tesi su Feuerbach: e tuttavia, essa parla già un alro linguaggio. Le ragioni formali che abbiamo or ora evocato non bastano a spiegarlo,
Credo vi sia per questo una ragione ben precisa, congiunturale, ma che è servita da rivelatore ad una difficoltà di fondo. Alcuni storici del pen-
siero di Marx (in special modo Auguste Cornu) I'hanno vista bene, ma molti I'hanno ignorata o sottovalutata, specie perché generalmente si legge solo Ia prima parte del testo (1. Feuerbach), che una lunga tradizione ci ha abituato a considerare come
un'esposizione autonoma del <<materíalismo storico>>, mentre si tratta, per I'essenziale, di una risposta, e di una risposta spesso malagevole (ogni lettore l'avrà appreso a sue spese) alla sfida di un altro teorico. Questo teorico, del quale sarebbe ora di misurare la potenza, è Max Stirner (pseudonimo di Caspar Schmidt), autore de LUnico e la sua proprietà, pubblicato alla fine del 1844 '5: ma è qualche mese più tardi, all'indomani stesso della redazione delle Tesi, e per I'insistenza di Engels, che Marx ha cominciato a sbattere la testa su L'(Jnico. Chi è dunque Stirner, dal punto di vista teorico? E, prima di tutto, un anarchico, difensore delI'autonomia della società, composra di individui che sono tutti singoli, <<proprietari>> del loro corpo, dei loro bisogni e delle loro idee, a fronte dello Stato moderno, nel quale si concentra, a suo parere, ogni dominio e che ha ripreso, a proprio vantaggio, gli attributi sacri del potere elaborati dalla
49
teologia politica del Medioevo. Ma, soprattutto, Stirner è un nominalista ndicale: intendiamo con ciò che per lui ogni <<generalità>>, ogni <<concetto universale>>, è una finzione forgiata da alcune istituzioni per <<dominare>> (organ izzandola, classificandola, semplificandola, addirittura semplicemente nominandola) la sola realtà naturale, cioè la molteplicità degli individui in cui ciascuno è <<unico nel suo genere>> (da cui il gioco di parole di Stirner, che ha d'alÍa parte una lunga ascendenza: il proprio di ciascuno è la sua proprietà). Si è visto poco fa che Marx sta sviluppando una nozione di rapporto sociale che, in principio almeno, mette schiena conffo schiena nominalismo ed essenzialismo. Ma la critica di Stirner è per lui temibile, perché non si accontenta di mirare ai <<generi>> metafisici radizionali (tutti più o meno teologici: I'Essere, la Sostanza, I'Idea, la Ragione, il Bene...), essa ingloba tutte le nozioni universali, senza eccezione, anticipando in tal modo alcuni sviluppi di Nietzsche e di quel che si chiama oggi <<postmodernismo>>. Stirner non vuol saperne di nessuna credenza, di nessuna Idea, di nessuna <<grande narrazione>>: né di quella di Dio, né di quella dell'Uomo, né di quella della Chiesa, né di quella dello Stato, ma neppure, decisamente, di quella della Rivoluzione. E, infatti, non vi è differcnzalogicatrala cristianità, l'umanità, il popolo, la società, la nazione o il proletariato, non più che tra i diritti dell'qomo e il comunismo: tutte queste nozioni universali sono effettivamente delle astrazioni, cosa che significa, dal punto di vista di Stirner, delle finzioni. E queste finzioni sogliono sostituirsi agli individui e ai pensieri degli individui: è per questo che il libro di Stirner non cesserà di alimentare le critiche di sinistra o di destra, che spie50
gano che gli uomini non guadagnano nulla a scam-
biare il culto dell'umuniti urtruít, lor,'ou.Uo a.m rivoluzione o della pratica rivolurionurà,;;i ,*a astîatta, e che forse corrono il rischio di un dominio ancor più perverso.
E certo che Marx ed Engels non hanno poru_ to eludere quesra obiezione. F"..he àrri si reputa,?\9 a un tumpo critici dell'idealismo, dell,essenzialismo dei filosofi,.e.comunisti (più esanamente,
dei comunisti umanistici). Abbiam'o
virà .fr.
l".J prospertiva ,l ..ntro d.ìiì .ut.go.iu :rf^llolt* "r, che era apparsa a Matx.come la osoluzione'
iegi
enigmi della filosofia: Ia pratica ,iuoiurioruriu.
Come d.unque ha risposto a questa sfida? Trasfor_ mando la sua nozionè simbolic, ai in un concerto dtorico e sociologic Ài "pr*ir>> íriirrione, e " ponendo una.question" ,enà preceàenti in filoso_ rra (anche se rI termine non è assolutamente nuo_
vo); la quesrione dell'ideologia
L'IDEoLoGIA TEDESCA
Questi due movimenti sono, beninteso, stretta_
mente connessi. I-iuno presuppone costantemente I'altro, ed,.è-proprio quèrto .t i aj .o"ìJnru int.t, rerruale all.'ldeologia tedesca, a dispetto della sua redazrone mcompiuta e squilibrata (il capitolo III su Stirneq <<San Max>>, nè oc.upu au ,éto qrrri due rerzi, e consisre in buona par.t; í" ; cerrame verbale con l'argomentazione ripi.u-"*. <<ironica>> de liUnico e la sua proprieià, il cui risultato,
sotto
il punto di vista
strettamente retorico,
è
abbastanza incerto) '6. Liopera ,i orguii"ìru ,uu^ quaqra inrorno alla nozionè di prodriziorr., pr.ru qui in un senso generale, per dàsignar. ogrri ,tti_
t1
vità umana di formazione e di trasformaziglrp della natura. Non è esagerato dire che, dopo l'<<ontologia della praxis>> annunciata nelle Tesi,l'Ideologia tedesca espone una ..ontologia della produzione>>, poiché - è lo stesso Marx a dircelo - è la produzione che forma I'essere dell'uomo (Sein, cui egli opporrà la sua coscienza: Beuusst-sein, lettetal' mente <<essere cosciente>>). Più esattamente, è la produzione dei propri mezzi di esistenza, attività ad un tempo personale e collettiva (transindividuale) che lo trasforma nel mentre che essa trasforma irreversibilmente la natura, e che così costituisce <<la
storia>.
Ma, reciprocamente, Marx mostrerà che I'ideologia è essa stessa prodotta, prima di costituirsi in una struttura autonoma di produzione (i cui <<prodotti>> sono le idee, la coscienza collettiva: è I'oggetto della teoria del lavoro intellettuale). La critica dell'ideologia è il presupposto necessario di una conoscenza dell'essere sociale come sviluppo della produzione: dalle sue forme immediate, legate alla sussistenza degli individui, fino alle sue forme più mediate, che giocano solo un ruolo indiretto nella riproduzione della vita umana. Per accedere a questo filo conduttore di tutta la storia, non basta contemplare i fatti, occorre passare per la critica dell'ideologia dominante, perché essa è al contempo un'inversione del reale e una autonomizzazione dei ..prodotti intellettualit, nella quale la traccia dell'origine reale delle idee è stata perduta, e che nega I'esistenza stessa di questa origine' Ecco perché parlavo di presupposizione reciproca. Ma, al. tempo stesso, può essere rigettata l'o-
biezione di Stirner: poiché non si tratta più di denunciare I'astrazione degli <universali>>, delle <<generalitòr, delle <<idealitb>, mostrando che essa 52
si sostituisce agli individui reali; rna diviene possi_
bile studiare la loro genesi, la loro produrione atraverso gli individui, in funzione delle condizio_ ni collettive o sociali nelle quali essi pensano e si rapportano gli uni agli altn.In tal modo, invece di girare indefinitamenre nel tutto o niente (accertare o rigettare tutte le astrazioni in blocco), si dispone di un criterio che permette di discernere le astra_ zioni che rappresentano una conoscenza reale da quelle che hanno solo una funzione di misconoscimento e di mistificazione. Meglio ancora: di discer_ nere le circostanze in cui I'uso di astrazioni è misti_ ficatore o meno. Il nichilismo, inerente alla posi_ zione di Stirner, si trova così scongiurato sin d^all,i_ nizio, senza che tuttavia sia rimesia in discussione la necessità di una critica radicale delle idee domi_ nanti. Tutt'al contrario. ROVESCIAMENTO DELLA STORIA
l-.'esposizio
ne
Ideologia tedesca si presenta ,d ,n rempo logica e storica, delle forme sociali, il cui filo condu"ttore è lo sviluppo della divisione del lavoro. Ogni nuova tappa della divisione del lavoro cantteú;za un certo modo di produzione e di scambi. Donde una petiodizzazione che deve, ben inteso, farci pensare fortemente alla filosofia hegeliana della storia. Piuttosto che di una semplic e nanazione delle tap_ pe della storia universale, si úatta, inf.atti, (come in Hegel) dei momenti tipici del processo attraverso il quale la storía si è uniuersaliizata, è divenuta una storia dell'umanità, Tuttavia, il contenuto dell,e_ sposizione è agli antipodi dello spirito oggettiuo hegeliano. Perché quèsta universàfizzuriJn. rron de77'
4uneq..9o1ne una genesi,
53
consiste nella formazione di uno Stato di diritto che estende razionalmente i suoi poteri su tutta la società e che, in cambio, ne <<îotalizza>> le attività' Una simile universalità giuridico-statale apparirà, al contrario, a Marx come l'inuersione ideologica per eccellenza dei rapporti sociali. Si t-ratta, piuttoito, del fatto che la storia.è divenuta I'interazione, l'interdipen denza dl ilff gli individui' e di tutti i gruppi che appartengono all'umanità. - - I-ierudizione di Marx, già grande a quest'epoca, è messa in campo per mostrare che la contro-
p^îtit^della divisione del lavoro è I'evoluzione delle iorme di proprietà (dalla proprietà comunitaria, o statutaria, fino alla proprietà privata formalmente accessibile a tutti)..pg*l409d0, di.prgdP-nqqeislplic$rsaJsma"sJoriea:di-appropriazionee' di proprieià, che ne è semplicemente I'alua faccia. E, di lggq-.guen7a, la divisione del lavoro è il principio sièsJo- detta costituzione .e
dcll"
dis"so-luzione dei
srupil sociali, sempre più vasti, sempre meno Lnuiuìufi", dalÈ comunità primitive fino alle classi, passando attraverso i differenti statuti, corporazioni,' ordini o stati (Stande)... Ciascuno di questi gruppi, <<dominante>>
o
<<dominato>>, deve essere compreso'
insomma, come una realtà a doppia faccia, contraddittoria: come una forma di universalizzazione rclativa e, al tempo stesso, come una forma di limitazione o di particolarizzazione dei rapporti .umani. La loro seriè non è, dunque, cosa diversa dal grande processo di negazione della particolarità e d9l parti-
lolarismo, ma attraversa l'esperienz a e la rcùizzazio' ne completa delle loro forme. Il punto di partenza dello sviluppo era I'attività produttiva degli uomini alle prese con la natura: é ciò che Marx chiama 1l presupposto reale (wirklicbe Voraussetzung), sul quale insiste lunga54
di una filosofia <<senza presupposti>. Quanto al punto di arrivo, è la società civile-borgh ese (b ii r ge r I i ch e G e s e I I s c h aft) fondata sulle differenti forme di commercio (Verleehr, che si potrebbe tradurre anche con <<comunicazione>>) tra proprietari privati concorrenti gli uni con gli altri, O, piuttosto, il punto di arrivo è la contraddizione che tale società occulta. Perché l'individualità, posta come un assoluto, equivale in pratica, pet la massa, ad una precarietà o <<contingenza>> assoluta delle condizioni di esistenza, così come la proprietà (di sé, degli oggetti) mente, contro le illusioni
equivale qui ad uno spossessamento generaliziato. Una delle grandi tesi dell'Ideologia tedesca, proveniente direttamente dalla tr adizione liberale, ma ritorta contro di essa, è che la società..borghese>> si costituisce ineversibilmente a partire dal momento in cui le differenze di classe prevalgono su tutte le altre e praticamente le cancellano. Lo Stato stesso, per qganto ipertrofico appaia, ne è solo una funzione. E in questo momento che giunge al culmine la coìiradiizione tra particolaiità e universalità, cultura e abbrutimento, apertura ed esclusione, mentre diviene esplosiva la contraddizione tra úcchezza e povertà, circolazione universale dei beni e restrizione del loro accesso, produttività apparentemente illimitata del lavoro e ingabbiamento del lavoratore in una ristretta specializzazione... Ogni individuo, per quanro miserabile sia, è divenuto virtualmente un rappresentante del genere um3rto.,e la funzione di ogni gruppo si defihiéte Su scala mondiale. La storia è, a{or4, sul pun-
tq,.* u$cke dalla propria <<preistorio>.
ifirtiàl' a rgómen tazion e dell' I d e o lo gi a t e d e s ca tende infatti a mostrare che questa situazione è, in quanto tale, insostenibile, ma che, per lo sviluppo
5t
della sua propria logica, essa contiene le premesse di un rouesciamento (tJmudlzung), che equivarrebbe semplicemente alla sostituzione del comunismo alla società civile-borghese. Il passaggio al comuni-
eere-dal mom en to in cu i le lorme e le contraddizioni della società civile-borghese sonó. co-mple amente sv'ilupp àf"-Jiifait i, la società nella quale gli scambi sono divenuti universali è anche una società nella quale ..le forze produttive sono sviluppate fino allo stadio della loro totalitb>. Da un capo all'altro della storia, le..forze produttive>> sociali, che si esprimono in tutti i campi, dalla tecnica alla scienza e all'arte, sono sempre e soltanto quelle dei molteplici individui. Ma esse sono oramai inoperanti in quanto forze di individui isolati, possono formarsi ed esercitarsi soltanto in una rete virtualmente infinita di interazioni tra gli uomini. La <<soluzionen della contraddizione non può consistere in un ritorno a forme più <limitate> dell'attività e della vita umane, ma unicamensrno- è*Aungu;r-^i.m,m.ie g
.
teinunp4gfon-eggi-4men-locolle-qtivqde-Uaír-"talljà.
delll6;ze
p 1od u1qiv.e2,
Il proletariato,
clas s e
uniuersale
Tutto ciò può dirsi ancora in modo diverso: íl proletariato costituísce la classe uníuersale della storia, idea che non ha ffovato da nessuna parte in Marx espressione più articolata e più completa che in questa sede. L"imminenza della trasformazione rivoluzionaria e del comunismo si basa infatti su questa perfetta coincidenza, in un medesimo presente, dell'univers alizzazione degli scambi e - di contro alla classe borghese che ha elevato I'interesse particolare come tale all'universalità - di una <<classe>> che, al contrario, non ha nessun interesse
56
..
.p.a"fjlcgjatg. da. "dif,endere* Privato da ogni staruro
come da ogni proprietà, dunque da ogni <qualità il proletario le possiede virtualmente tutte. Non esistendo praticamente più attraverso se stesso, esiste virîualmente at$averso tutti gli altri uomini. Osserviamo che <senza particolare>> (Eigenschaft),
proprietà> si dice in tedesco eigentumslos. i) impossibile non intendere qui, a dispetto dei sarcasmi che Marx indirizza aStirner, lo stesso gioco di parole di cui quest'ultimo si era servito e aveva abusato: ma rovescíato in senso opposto, contro la <<proprietà privata>>. <Solo i proletari del tempo presente, del tutto esclusi da ogni manifestazione personale, sono in grado di giungere alla loro completa e non più limitata manifestazione personale, che consiste nell'appropriazione di una iotalità di
forze produttive e nello sviluppo, da ciò condizionato, di una totalità di facoltà> t7. Iiuniversalità negativa si rovescia in universalità positiva, lo spossessamento in appropriazione,la perdita di individualità in sviluppo <<muhilaterale> degli individui, ciascuno dei quali è una molteplicità unica di relazioni umane. Una simile riappropriazione può, dunque, aver luogo per ciascuno, solo a condizione che èssa sia tale simultaneamente per tutti. <<Gli scambi uniy.f:uli moderni possono essere subordinati agli individui solo se sono subord nari a turtb>. E pir questo che la rivoluzione non è cornunista.solo nel suo risultato, ma anche nella sua forma".Si dirà che essa deve inevitabilmenre rappresentare una diminuzione di libertà per gli individui? Al contrario, essa è la verc liberazione. Perché la società civileborghese distrugge la libertà nel momento sresso in cui la proclama come principio. Mentre nel comunismo, che ne è il rovesciamenro, la libertà diviene
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effettiva, perché risponde ad una necessità intrinseca, le cui condizioni sono state create da questa società stessa. <<Al posto della vecchia società civile-borghese, con le sue classi e i suoi antagonismi Ci classo>, annuncerà il Manifesto, <<sorge un'associaziqne .dove il libero sviluppo di ciascuno è il libero sviluppo di tutt|r. 'i r
tesi del proletariato <<classe universale>> -La :ondensa, così, gli argomenti che permettono a Marx di presentare la condizione operaia, o, piut:osto, la condizione del lavoratore salariato, come I compimento di tutto il processo di divisione del .avoro, la <<decomposiziono> della società civile 1s. Essa permette anche a Marx di leggere a prima ,'ista, nel presente, I'imminenza della rivoluzione :omunista. Il <<partito>> con questo nome di cui con ingels, egli redige allora il Man'ifesto, non sarà un rartito <<distinto>>, non avrà <<interessi che [o] ;eparino dall'insieme del proletariato>>, non stabiirà <principi particolari>>: ma sarà semplicemente luesto movimento reale giunto a maturità, divenuo malnifesto per se stesso e per la società intiera. -<-*.*i*r
.'ururrÀ DELLA
pRATTCA
,/iene abbozzata nello stesso tempo una teoria che - se si difende energicamente dall'accusa di essere
rna filosofia - rappresenta, tuttavia, una nuova >attenza nella filosofia. Marx è uscito dall'<<uscita>>. vla non è semplicemente rientrato a casa... Lo si ruò comprendere evocando una vecchissima posta n gioco del pensiero dialettico. Come ho derto prina, se la nozione di praxis o di pratica rivoluzionaia dichiarava, con impareggiabile nettezza, che la :tras[.ormazione del mondo>> ha congedato ogni
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filosofia essenzialistica, nondimeno essa era suscettibile paradossalmente di presentarsi come un altro
nort a dell'essenza umana. Questa tensione si accentua con la produzione, quale I'analizza ota Marx. Non solo perché vi è tutta una storia empirica della produrione (che obbligherà il fílosofo a farsi economista, storico, tecnologo, etnologo"'), ma soprattutto perché Marx ha sgomberato il campo da uno dei più vecchi tabù della filosofia: la distinzione radicale lra praxis e poiesis. A partire dalla filosofia greca (che ne faceva il privilegio dei <cittadini>>, cioè dei padroni), la <<liberot, nella quale I'uomo non praxis 'realizzaèral'azione e non ttasforma nient'altro che se stesso, cercando di raggiungere la sua propria perfezione' Quanto alla pòiesis (dal verbo poiein: fare/fabbricàre), che i Greci consideravano come fondamentalmente servile, era I'azione <<necessaria>>' sottomessa a tutti i vincoli del rapporto con la natura' con le condizioni materiali. La perfezione che essa ricerca non è quella dell'uomo, ma quella delle dei prodotti d'uso' cose,.Eccà dunque il fondo del materialismo di Marx ne IJídeologia tedesca (che è effettivamente un materialismo nuouo): non una mera inversione della gerarchia, un <<operaismo teorico>>, se oso dire (àme gli rimprovereranno Hannah Arendt e altri tt), cioè un pti-ato accordato alla poiesis sulla praxis in ragionè del suo rapporto- diretto con la materia, ma I'identificazione delle due, la tesi rivohtzionaúa secondo la quale la praxis passa costantemente nella poiesis, e reciprocamente. Non vi è mai libertà effèttiva che non sia anche una trasformazione materiale, che non si iscriva storicamente nell'esteriorità, ma non vi è mai neppure lavoro che non sia una trasformaz:rcne di sé, come se gli uomi-
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Òr", una simile tesi non può r-ejàre senza effetto sul terzo termine del trittico classico: la theoria o <<teoria>> (con cui tuttall_ tradizione filosofica classica continuava a intendere il senso etimologico di contemplazione). Le Tesi su Feuerbach avevano rigettato ogni contemplazione e identíficato il criterio della verità con la prarica (tesi II). In conropartita dell'equazione <<pratica = produzione>> che si stabilisce ora, Ilideologia tedesca fa un passo decisivo: identifica la theoria con una <<produzione
di
coscienza>>.
Più esattamente, con
uno dei termini della contraddizione storica cui dà luogo la produzione di coscienza. Questo termine è proprio I'ideologia, seconda innovazione di Marx nel 1845, attraverso cui propone in qualche modo alla filosofia di guardarsi nello specchio della pratica. Ma poteva essa riconoscersi?
più sistematica esposizione del <materialismo stofa asffazione proprio dalle opere di Engels. 4 Kanr M,rRx, Les Thèses sur Feuerbach, Puf, coll. <Philosophies>, Paris 1987. Labica fornisce, oltre alla sua traduzione in francese, anche le due versioni tedesche. r Luo,xrrc FEueru.rcu, L'essenza del cristianesimo, Feltrínelli, Milano 197I. Cfr. anche, L. Feurntr,rt;rt, Manifestes pbilosopbiques, textes choisis (1539-1545), trad. di Louis Althusser, Puf, Paris 1960. t' ..Discorso al congresso degli scrittorin (1915), in ANonÉ sare come la rico>>, se si
Bneroru, Manifestes du surréalisme, edizione completa, J.-J. Pauvert, Paris 1962. 7 E specialmente, in Francia, agli studi di Michel Espa-
gne e Gérard Bensussan su Moses Hess, il futuro teorico del sionismo, allora socialista rnolto vicino a Marx ed Engels, che hanno condiviso con iui la scoperta del comunismo come <<enigma risolto deila storia>>. Cfr. GÉn,lno BeNsussaN, Morer Hess, la philosophie, le socialisme (1836-184il, Puf, Paris 1985; Moses Hess, Die europàische Triarcbie,Leípzig 1841. 8 Cfr. Jrcquus Gn,rNolotrtc, Communisme / Kommunismus / Communistn, origine et déueloppement international de la terninologie communautaire préraarxiste d.es utopistes aux néoba' bouuistes, 1755-1842,2 voll., Schriften aus dem Karl-MarxHaus, Trier 1989. n Cfr. K,rr.rr, Rìspotta. alla domanda: cbe coiè l'illuninismo?, in Scritti politici e di filosofia della storia e del diritto, a cura di N. Bobbio, L. Firpo, V. Mathieu, Utet, Torino 1965. "'K. Manx, Il Capitale, Ed. Riuniti, Roma 1967, Libro I, capitolo V, ,.Processo di lavoro e processo di valorizzazione>>,
NOTE
p.2r4.
I Ai quali bisogna aggiungere I'insieme delle note di lettura pubblicate dalla nuova Marx-Engeh Gesamt-Ausgabe (vol IY/2,Berkn 1981). il resro, conosciuto sorto il dtolo di Okonomis.ch-philosophische Manuskripte, è infatti un assemblaggio delle parti più <redatte> di questo canriere. Trad. it. n Op*ere filosofiche giouanili, a cura di Galvano della Volpe, Editori Riu-
niti, Roma 1950. 2
Pubblicate nel 1886 nella Neue Zeit da Engels, che le riprodlsse in appendice al suo Luduíg Feuerbacb lit punto di approdo della filosofia ckssica tedesca (1888). Trad. lt. di Palmlro Togliatti, Editori Riuniti, Roma 1950.
' Anch'essa pubblicata posturna nel 1g)2. La prima parte, intitolata di nuovo ,.Feuerbachrr, non avrebbe tardato a pas60
tt Humboldt aveva fondato nel 1810 I'Università di Berlino che porta oggi il suo nome. Le sue principali monografie linguistiche e filosofiche appaiono dopo la sua morte awenuta nel t8l5 (cfr. la sua introduzione all'opera, rimasta incompiuta, scritra rra il 1810 e I l$5 , Sulk lingua kawi dell'isola di Giaoa). 12 Termine coniato nel XVII secolo per designare ciò che Aristotele aveva chiamato la <scienza dei principi primi e delle cause prime>>, e che egli identifícava con una riflessione sull'..essere in quanto essere>> (oz e onl distínta dallo studio dei generi di esseri particolari. tt Cfr. Louts DuuoNr, Homo aequalis I. Genèse et épanouissement de l'idéologie économiEte, Gallimard, Paris 1977, secondo il quale Marx, <.a dispetto delle apparenze [...] è essenzialmente individualista". Ad una conclusione simile, partendo
61
però da premesse differenti, giungono;",t ei.iiro, uno dei principali rappresentanti del .<marxismo analitico> (Making Sense of Marx, Cambridge 1985), eJacouas Btoer, Teoria della modernità, trad. it. Editori Riuniti, Roma 1991.
tt Si veda in particolare GrlrlRr SnroNooN, L'ìndiuiduation psychique et collectiue, Aubier, Paris i989. 't M,rx SrrRNnx, L'Unico e la sua proprietà, trad. L. Amo-
roso, Adelphi, Milano 1979. 16 K. M,\Rx, F. ENcer-s, L'ideologia tedesca. Critica della più recente fìlosofia tedesca nei suoi rappresentanti Feuerbach, B. Bauer e Stirner, e del socialismo tedesco nei suoi uari profeti, trad. di F. Codino, Introduzione di Cesare Luporini, Editori Riuniti, III edizione, Roma 1969. '7 L'ideologia tedesca,op. cit., p. ó4 t" .<IJna ciasse che ha ii medesimo interesse in tutte le nazioni e per la quale la nazionaiità è già annullata, una classe
che è realmente liberata da tutto il vecchio mondo e in pari tempo si oppone ad esson (L'ideologia tedesca, op. cit., p,51). 'e H,,rNNarr AnnNor, The Human Condition, tradotto in Italia col titolo Vita actiua, a cura di S. Finzi, Bompiani, Milano i989. Cfr. un commento di ANonÉ Tosel, <Matérialisme de la production, matérialisme de la pratique: un ou deux paradigmes?>> in L'Esprit de scission. Etudes sur Marx, Gramsci, Lukdcs, Université de Besangon, Diffusion Les Belles Letres, Paris 1991. Si veda anche: A. TosEr- <<Materialismo della produzione, materialismo della pratica: uno o due paradigmi?>, in Grorr;ro B,.rn,rrr,r, Enrn Gr.lNcoTTr, LAUR^ Pr<;croNr (a cura di) Attualità di Marx - Atti del Conuegno di Urbino, 22-25 noaembre 1983,
Unicopli, Milano 1986, pp. )81-404.
III. IDEOLOGIA
ln questo capitolo abbiamo di nuovo diverse cose da fare. Da una parte, riprendere la discussione sulle tesi avanzate da Marx ne L'Ideologia tedesca, in modo da esplicitare il nesso che sí è istituito tra una concezione della storia fondata sulla produzione, e un'analisi dell'effetto di dominio ideologico nell'elemento della coscienza. Ma, d'altra parte,
- poiché nulla è semplice dobbiamo comprendere le poste in gioco di una strana oscillazione del concetto di ideologia. Con-,1 trariamente a quanto immagina un lettore d'oggl', per il quale questa nozione è divenuta cprfénte irello ,i"rro Ào-"nto in cui, d'altronde, íiuoi usi si sono dispersi in mille sensi...), e che si aspetterebbe probabilmente che, una volta inventata, essa si sia svilup pata senza soluzione di continuità, le cose non sono andate affatto così. Benché non abbia smesso di descrivere e criticare delle <ideologie>> particolari, Marx, dopo il 1846, e in ogni caso dopo il 1852, non ha più impiegato questo termine (che'sarà riesumato da Engels venticinque anni dopo nelle opere che segnano la sua entrata in scena nella storia del marxismo: l'Antidr,ibring, 1878, LudwigFeuerbach e il punto d'approdo della filosofia classica tedesca,1888). Ciò non vuol dire, tuttavia, che siano puramente e semplicemente scomparsi i problemi aperti sotto il nome di ideologia: sot da un ce
frffiffimiianié 62
E FETICISMO:
IL POTERE E LA SOGGEZOM
'@ooiJfuwato
si tratta però terminologica, maa di un'alter-
63
nativa teorica, le cui poste in gioco filosofiche sono innegabili. Nel momento in cui esploriamo la problematica dell'ideologia ci occorrerà cercare di comprendere quali ragioni abbiano spinto Marx a sostituirle, almeno parzialmente, un'altra.
TEORIA E PRATTCA
La filosofia, manifestamente, non perdona a Marx I'ideologia. Non si stanca di mostrare incessantemente che si tratta di un concetto mal costruito, che non ha significato univoco e che pone Marx in contraddizione con se stesso (non è difficile: basta porre fianco a fianco la condann a senz^ appello delle illusioni e speculazioni della coscienza borghese, che Marx pronuncia in nome della scienza della storia, e il mostruoso stratcì di ideologia che si è costruito sui nomi di proletariato, comunismo e marxismo!). Tuttavia, essa vi ritorna senza posa: come se, per il solo fano di aver introdotto questo nome, Marx le avesse posto il problema di cui essa deve rendersi padrona per restare ancora fiiosofia t.
Ritornerò più avanti su questo punto. Per il momento, cerchiamo di mostrare come si è costruita la problematica dell'ideologia in Marx. Ora, I'esposizione de Iildeologia tedesca, corire ho già indicato, è, a questo riguardo, non solo ingarbugliata, ma anche ingannatrice: rovescia I'ordine nel quale il testo è stato redatto, relegando la parte polemica in un secondo tempo, e proponendo come inizio lo sviluppo genetico il cui filo conduttore è la storia della divisione del lavoro. Sembra, ail,ota, che il conceno di ideologia provenga effettivamente da una derivazione della ..sovrastruttura>> (l'espressione è impiegata almeno una volta) a par64
costituita dalla -<<v*ita reale;>, la suréblè ,.tt, téoriu del "é (Bewusstsein). Si ratterebbe di Îa coscienza sociale possa, un tempo, restare a comprendere come essa (Sein), pur autonodipendente dall'essere sociale esso, fino a più ad rispetto mizzandosi sempre di far sorgere un <<mondo>> irreale, fantastico, cioè dotato di un'apparente autonomia, che si sostituisce alla storia reale. Donde uno scarto costitutivo úa la coscienza ela realtà, che un nuovo sviluppo
tire dalla
<<base>
pr.ar;il;: ra;efi;iài.
il
precedente, verrebbe finalmente a riassorbire, reintegrando la coscienza nella vita. Sarebbe dunque, per I'essenziale, una teoria del misconoscimento o dell'illusione, l'inverso di storico, rovesciando
una teoria della conoscenza.
Ma se si può, con Marx, tentare in tal modo
di
descrivere l'<,essere>> della coscienza ideologica
(e non sarebbe molto difficile, allora, trovare molti precedenti filosofici di una tale descrizione - da
èui la tentazione di utilizzatli per arricchirla e superarne le difficoltà), non è in tal maniera che si possono comprendere gli obiettivi ch9 egli perseguiva. Non si renderà certo ragione delle particolaiita dellu sua deduzione, delle funzioni supplementari (epistemologiche, politiche) che vi ha incorporato strada facendo. Occorre, dunque, risalire un po' al di qua della redazione che ci viene proposta. Si vede allora che la problematica dell'ideologia sorge al punto d'incontro di due questioni distinte, entrambe insi-
stenti nelle opere degli anni precedenti. Da un lato, 14 p o t e n za d e l! e* idee; ".garer\z'a*reale* ma-para"aorrÍlÉ, póichó non deriva lorq {.4..e99.9 qteqqÈ"gl. .' -iîtrîéàfiíéri ici'dalle'for,zeildatle-ci{€ootar*ze''di .cuT '. Dall'altro, l' astrazione, .iroè, .o*. abbiamo visto, la filosofia (ma che 65
occorre intendere in senso ampio, includendovi tutto il discorso liberale, il <<razionalismo>> o il <<pensiero critico>> che si sviluppano ora nel nuovo spazio dell'opinione pubblica e della democrazia, pretendendo di rappresentarli). Stirner fa precipitare - con la sua insistenza sulla funzione di dominio che le idee generali svolgono - la combinazione di questi due temi. Stirner porta alle esreme conseguenze la tesi dell'idealisrno: quella dell'onnipotenza delle idee che "guidano il mondo>>. Ma rovescia il giudizio di valore che essa implicava. In quanto rappresentazioni del sacro,le idee non liberano, ma opprimono gli individui. In tal modo Stirner porta al culmine la denegazione delle potenze reali (politiche, sociali), ma costringe ad analizzare per se stesso il nodo delle idee e del potere. A questa questione -Marx darà, per la prima volta nella storia della filosofia, una risposta in termini di classi: non in termini di <<coscienza di classe>> (espressione che non compare mai), ma facendo esistere le classi sul duplice piano della divisione del lavoro e della coscienza, dunque facendo anche della divisione della società in classi una condizione o una struttura del pensiero. logia dorninante
IJ ideo
È dunque proprio il tema del dominio che deve essere al centro della discussione. Marx non costruisce una teoria della costituzione delle ideologie come discorsi, come sistemi di rappresentazione particolari o generali, per porsi solo a cose faue la questione del dominio: essa, invece, è sempre già inclusa nell'elaborazione del concetto. Per contro, egli pone come margine insuperabile che: de idee della class.e dominante sono.in ogni epoca-
66
le idee dominanti; c!gè.!a classe qhe è la potenza mlliate dominante della società è.-ig p-a-qi",temps-" la sua poqen za spirilqalg dominante. La classe che àirpoi. àei merzi deti, pitidú?íbne materiale dispone con ciò, in pari !gmp*g, C9i..mezz|d-e"lla produzione intellettuale, cosicché ad essa in compt.SrU"$;ò' àssoggéttate le-idde dî- coldio ai quali ;*.u;b i Ae"r{-del/l^ produzlone intellettuale. Le idée dóminanti n-s:r-..ro-n ó-.r]tls gh e l' espressione ideale dei rappofti -rtéiiuli dor4inanl!, sònóildfporti materiali dominanti presi come idee: sono àutqu" I'espressione dei rapporti che appunto fannó di una classe la classe dominante, e dunque sono le idee del suo dominio. Gli individui che .ò-pongòóo la classe dominante posseggono tra I'altro'a'riche'la coScienza, e quindi pent"tto...,'. Si vedrà'elie'ciù che essi <pensanó> è esseti2íalmente la forma dell'universale. Nella medesima proposi zione si mescolano così un argomento fenomenologico (<<l'espressione idealo>, <le idee del suo dominio") e ,n utgo-etto meramente sociologico (i <<mezzi di produzione>> materiali e intellettuali sono nelle stesse mani)' Tale è, per I'appunto, non la soluzione di Marx el"-Pl-s"blffna-dekloroinio''m'8" riformulaziole"del prphl.ema sJess.q, "" la suaSarebbe isruttivo confrontare questa problematica (che gioca sistematicamente sul doppio sen' so della parola <<dominare>>: esercitare un potere, e, ..regnarèrr, estendersi universalmente, ancor più r"t iibil. nel tedesco berrschend) con gli usi oggi coîrenti della parola ideologia, che siano o meno di ispirazione marxista. Si vedrebbe che questi ricadòno tendenzialmente da una parte o dall'altra di una linea di separazione classica tra il teorico (pro' blematica dell'errore e dell'illusione, o, ancora' dell'<<impensato>> di una teoria scientifica) e rl prati' 67
co (problematica del consenso, del modo di pensare o del sistema di valori che <<cemento> la coesione di un gruppo o di un movimento sociale, o che <degittima>> un potere di fatto), mentre Marx avev,a cercato di risalire al di qua di questa distinzione metafisica. Da qui deriva la difficoltà che vi è sem-
pre a parlare di ideolo gia
senza implicare o un dogmatismo positivistico (l'ideologia è l'altro della scienza) o un relativismo storicistico (ogni pensiero è ideologico in quanto esprime I'identità di un gruppo). Marx, da parte sua, cercava piuttosto di operare un effetto di divisione critica nell'uso stes-
so del concetto di <<verità>, fapportando ogni enunciato, ogni categoría, alle condizioni e alle poste in gioco storico-politiche della sua elaborazione. Ma è anche la prova dell'estrema difficoltà che vi è nel mantenere effettivamente una simile posizione, soprattutto a mezzo di categorie quali <<essere>>,
.<vita reale>> o <<astrazione>>.
AUTONOMIA E LIMITAZIONE DELLA COSCIENZA
Possiamo allora rivolgerci verso la genesi o costituzione marxiana della coscienza. Si tratta proprio di
praticate dalla filosofia dei Lumi a proposito delle idee religiose e della loro funzione di legittimazione dei regimi dispotici. Marx ha trovato (o proposto) un'altra via, estendendo al massimo delle sue possibilità lo schema della divisione del lavoro, in modo da far' gli rendere conto successivamente dello scarto Úa Lvita> e <<coscienzo>, della contruddizione tta gli
gli <<interessi generali>>, infine del iaddoppíamento di questa contraddizio<<interessi particolari>> e
ne nel mettere ín campo un meccanismo autonomo, benché indiretto, di potere (la divisione tra lavoro manuale e intellettuale, su cui ritornerò tra breve). Al termine di questa coqtruzione, il mecca-
nismo <ideologico>>, che può essere letto tanto come un processo sociale, che come un processo di pensiero, apparirà come uno straordinario roveiciamento dell'impotenza in dominio: I'astrazione della coscienrr, .he traduce la sua incapacità ad agire nella realtà (la perdita della sua <<immanenzàrr), diviene la fonte di un potere proprio perché è <<autonomizzara>>.È anche ciò che, in fin dei conti, permetterà di identificare il rovesciamento rivoluzionaúo della divisione del lavoro conlafine dell'i' deologia.
un meccanismo di illusione: Marx riprende per il suo discorso un sistema di metafore di ascendenza lontanamente platonica (il <<rovesciamento del reale>, nella caverna o nella camera ottica, camera obscura) a. Ma lo fa in modo da sfuggire in campo politico a due idee insistenti: quella dell'ignoranza delle masse, o della debolezza iscritta nella natura
Mu qu"tto fine è necessario combinare, in " teoricamente instabile, idee di diverun equilibrió sa próvenienza. Marx ha fatto ricorso alla vece-hi-a ideì di alienazione nella forma che le aveva dato Feuerbach (e con la quale, a dire il vero, non avrà mai finito di <regolare i suoi contf>), vale a dire la
umana (che le renderebbe inaccessibile la verità), e quella dell' inculcazione (che tradurrebbe una
e autonomrzzaztone di un <<riflesso fantastico>, talora parugonato alle creature immaginarie della teologia, talaltra agli spettri della magia nera. Ha fatto iicorso, anchè, a questa idea nuova dell'indi-
manipolazione deliberata, dunque una <<onnipotenza>> dei potenti), entrambe abbondantemente 68
s*cissione dell'esistenza reale, seg-uita da proiezione
69
vidualità come relazione, o come funzione del rapporto sociale che non cessa di trasformarsi nella storia, di cui abbiamo or ora seguito la nascita (o la rinascita) traleTesi su Feuerbach elJldeologia tedesca. Se combiniamo le due, otteniamo questa definizione formale del processo ideologico; èl'esistenza alienata della relazione tÍa gli individui (che, come abbiamo visto, Marx designa globalmente con la parola <<commercio>>,Verkehr, per coglierne ad un tempo I'aspetto <<produttivon e quello <<comunicativo>r) '. In un certo senso, è già detto tutto, ma si può scendere nei dettagli, cioè si può <<raccontare>> come questo è dovuto accadere nella storia: ed è quanto fa Marx, esponendo (almeno in linea di principio) la successione delle forme di coscienza corrispondenti agli stadi della proprietà e dello Stato. Ij uniuersa lità fit tizia Così, sin dall'inizio della storia, vi è una dualità, o una tensione del pensiero e della divisione del lavoro (in linguaggio filosofico, si direbbe il polo dell'..interioritò> e quello dell'<<esteriorità>). Luno è semplicemente I'inverso dell'altra, il suo riflesso da parte degli individui. Per questo i limiti della comunicazione tra gli indiuidui (ciò che si potrebbe chiamare il loro universo pratico) sono ancbe quelli del loro uniuerso intellettuale. Prima di essere una questione di interessi, è una questione di situazione, o di orizzonte per I'esistenza. Ripetiamo che Marx non ci ha dato qui una teoria della <<coscienza di classe>>, nel senso di un sistema di idee che, coscientemente o meno, esprimerebbero gli <<scopil> di questa o quella classe. Ci ha dato piuttosto una teoria del carattere di classe della coscienza,
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limiti del suo orizzonte intellettuale che riflettono o iipiodr.onp i limiti--aUa c'pilunicazr6' n-e-irnposri dalle divisioni della società in classl(o in nazioni, ecc.). il fondo della spiegazione è I'ostacolo all'universalità iscritto nelle condizioni della vita materiale, al di là delle quali è possibile pensare unicamente attraverso I'immaginazione. Si-vede già che più queste condizioni si allargheranno, più 7'orizzonte dell'attività degli uomini (o dei loro scambi) coinciderà con la totalità del mondo, più si amplierà la contraddizione tra l'immaginario e il rca\e. La coscienza ideologica è prima il sogno di un'universalità impossibile. E si vede che il proletariato occuperà esso stesso una situazione limite, non tanto di fronte all'ideologia, quanto sul suo bordo, al punto in cui, non avendo più esterno, si converte in coscienza storica reale. Davanti all'universalità effettiva, I'universalità fittizia o astratta non può che annullarsi. Perché mai dovremmo allora identificare l'ideologia con le generalità e le astrazioni della coscienza? Perché non farne, al contrario, una coscienza irrimediabilm ente púrticolare? Marx offre essenzialmente due ragioni per far comprendere come una particolarità professionale, nazionale o sociale, sia idealizzata nella forma dell'universalità (e,reciprocapî--n1g:ff "{."q|.g"-o.gnl-.uniy-g*sal"e-.ssaglrat: 'to>); p].g*5*aj,AsuhJrmaZ$np d1 un mteresse ffi f"tto, Dart "". ;i;i.;ffir";óffH;'1;-* seconda è molto più originale della prima. La prima ragione, d'ascendenza rousseauviana, è-.chg nqn.,vi è divisione storica del'lavoro' senza glggr_1,oj,i,."-rs*atticalare-ieaaai$pJrar.o-(sidirà p-ffiià-idi, senza un apparato). Lo Stato è un proà-u tt g rg d i as tra4 gfl bit .tagigne. stess a d g!,la finzion e úl;r; (ó*d{consenso) éhè deve imporre alla cioè dei
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Sqglg1à. I-luniversaliz zazione della particolarità è la
ffiffi-anita
della costiruzione dello Stato, comunità fittizia il c"Lti"potere di astrazione compensa .i!difètto reale di comunità nelle relazioni tra gli indi-sidùi. <Poiché lo Stato è la foima in cui gli'iridividui di una classe dominante fanno valere i loro interessi comuni e in cui si riassume I'intera società civile di un'epoca, ne segue che tutte le istituzioni comuni passano attraverso l'íntermediario dello Stato e ricevono una forma politica. Di qui l'illusione che la legge riposi sulla volontà e anzi sulla volontà strappata *ffia-gnaÈase reale, sulla volontà liberarr6. Ma la grande idea supplementare, che Marx aggiunge nella sua esposizione,fujfuipw.lra lauoro mangqle e ingqlleT1uale. Essa è, in qualche Tffi;iiàt, n.ilu descrizione della comunicazione alienata, che trasforma ciò che di fatto em solo una virtualità di dominio in un dominio effet,,tivo. E, di conseguenza, cambia la teoria della coscienza, per strapparla a qualsivoglia psicologia (foss'anche una psicologia sociale), e faine una questione di antropologia politica.
tema sarà di nuovo centrale nel 1875, nella Critica del Programma di Gotba; è uno dei rari elementi propriamente utopici, accompagnato da considera-
zioni sull'educazione dell'awenire, che gioca in Marx un ruolo esplicito) ?. Più tardi, come vedremo, la questione dell'educazione e della sua dipen.Jenza rispetto al processo di lavoro capitalistico diverrà, o ritornerà ad essere, cruciale. È l'analisi della differenza intellettuale a farci superare la tematica strumentale di un'illusione o mistificazione messa al servizio della potenza materiale di una classe. Pone il principio di un dominio che si costituisce nel campo della coscienza e la divide entro se stessa, producendo effetti materiali. La differenza intellettuale è, ad un tempo, uno schema di spiegazione del mondo (da cui procede la nozione di uno spirito, di una ragione) e un processo coestensivo a tutta la storia della divisione del lavoro. Marx lo dice esplicitamente: da divisione del lavoro diventa una divisione reale solo.dal -oÀ.na in cui interviene una divisione tr, il ìuuoio ùanuale e il lavoro mentale Da questo momento in poi la coscienza può rcalmente figurarsi di
di diverso dalla coscienza dell.a prassi esistente, concepite realrnente qualche co-S.a senza èoriCepire alcunché di reale [...]r> 8. Essa conosce dunque altrettante tappe storiche quante la divisione del lavoro stessa. Ma ciò che, manifestamente, interessa soprattutto Marx è il punto di raccordo tra i lontani inizi della civiltà con i fenomeni attuali, quando entra in campo una sfera pubblica borghese: il ruolo delle idee e degli ideologi nella politica, e il ruolo che gioca la loro autonomia relativa nella creazione di un dominio globale (che non è quello di questo o quel gruppo di essere qualche cosa
LA DITTENENZA INTELLETTUALE
Piuttosto che <<divisione tra lavoro manuale e intellettuale>> preferirei dire differenza intellettuale rn generale: poiché si tratta, ad un tempo, dell'opposizione trapiù tipi di lavoro - Marx cita il commercio, la contabilità, la direzione e I'esecuzione - e dell'opposizione tra lavoro e non-lavoro, attività <dibere> o gratuite in generale, divenute il privilegio e la specialità di alcuni (nel comunismo saranno accessibili a tutti; e, più in generale, il comunismo è impensabile senza la soppressione di questa divisione: questo 72
proprietari, ma veramente quello di una
classe
73
intera). <<Lillusione che consiste nel credere che il dominio di una classe determinata è unicamente il dominio di certe ideo (dunque anche la sublimazione dell'interesse particolare in interesse generale) è il risultato dell'attività degli id.e-o-!og1 (Marx parla di <ideologi attivb> della classe dominante). Ma a questo fine occorre che questi ultimi inganni no se stessi, <<prima di tutto nelle loro questionL>, cioè nel loro modo di pensare, e possono farlo soltanto perché il loro modo di vita, 7a particolarità loro propria (o <indipendenzatt), generata dalla
storia, fornisce loro le condizioni. Gli ideologi sono a fianco della loro propria classe come le idee che essi producono (Ragione, Llbertà, Umanità) sono al di là delle pratiche.sociali. Si dirà allora che I'analisi di Marx sfocia in un abbozzo di sociologia politica degli intellettuali 'moderni (o di sociologia della conoscenza Wist, duplicata da una storia della loro senssoziologze) formazione e della loro funzione? Questa lettura non sarebbe sbagliata, ma è forse troppo restrittiva. In realtà Marx guarda ad una differenza che attraversa tutta la storia e che, come tale, concerne tanto gli intellettuali professionali quanto i nonintellettuali. Nessun individuo è fuori di questa divisione (non più che fuori della differenza di sesso). Surdeterminando la differenza di classe nelle sue forme successive, essa manifesta subito la dimensione di dominio che I'accompagna sin dalI'origine, e che si rivela indissociabile dalllistituzione della cultura..e deil,a St'ato. Questa differenza è, dunque, costantemente coltivata dagli <ideologb> stessi, ma è condizione storica della loro esistenza pi.uJtosto che loro creazione personale. Per comprendere I'importànza di questa idea è indispensabile una deviazione attraverso la filosofia di Hegel. 74
GRAMSCI
il più grande dirigente intellenuale del momvimento comunista europeo dopo Lenin, consiste in tre blocchi di testi dallo statuto molto diverso: gli Soitti politici (anicoli e relazioni degli anni 1,911-1926), i Quaderni del carcere, redani dopo il suo arresto da pane del potere fascista italiano ed editi dopo la Liberazione, infine la corrispondenu (tra cui le Lettere dal L'opera di Antonio Gramsci (1891-1917),
catcere). a queMussolini non è riuscito, come si vantava di fare, ad "impedire sto cervello di funzionareo; tutt'altro: la prova fisica e morale subita da Gramsci ci ha consegnato, alla fine, un monumento intellettuale, le cui suggestioni non si sono esaurite (cfr. i lavori di Chrisdne BuciGlucksman, Gronsci e lo Stato. Per una teoia materialistica della filo sofia,Editoti Riuniti, Roma 1976 e André Tosel, Marx en italiquet. Aux origines de la philosophie italienne cotltenporaine, Trans-EuropRepress, Mauvezin 1991, come anche il volume collenivo Modernité de Gramsci, sotto la direzione di André Tosel, Université de BesanEon, Diffusion Les belles lettres, Paris 1992). Il pensiero di Gramsci non è riassumibile in quaiche riga. Indichiamo quattro temi stretlamente interdipendenti: 1. Del tutto estraneo alla tradizione del dialettico", "materialismo Gramscí vede nel marxistlo una nfilosofia della praxisn, che egli interpreta prima, al momento della rivoluzione russa del 1917 e del
movimento dei operai,, di Torino, come un'affermazione "consigli della volontà contro il fatalismo delle organizzazioni socialiste, in seguito, come una .scienza della politica" di ispirazione machiavelliana, destinata a costruire gli elemenri de|l'egemonia dei produnori. 2. Questo tema è legato ad un della .teoria marxista "allargamento, dello Statoo, che non ne sopprime la determinazione di classe, ma insiste sulla complementarità del rapporto di lbrze e del ,.consenso" o$enuro atîraverso le istituzioni culturali. 3. Si comprende perciò come Gramsci abbia consacrato tutta una parte del suo incompiuto programma di ricetche ad una storia e ad un'analisi della funzione dei differenti ripi di intellettuaii, neÌla prospettiva di una riforma del legame .,organicoo che li unisce alle masse quando una classe sociale nuova è in ascesa. 4. Questa riflessione ctitica comporta anche una dimensione erica, non soio attraverso la ricerca di una morale o di un .senso comune> dei lavoratori che li liberi dalla egemonia borghese, ma attraverso la formulazione e I'attuazione di un principio regolatore dell'azione politica, fondamentalmente laico, diretto contro ogni ideologia messianica ("pessimismo delÌ'intelligenza, ottimismo della volontà"). Sulla persistente attualità del pensiero di Gramsci si veda oggi il saggio di Giorgio Baratra, Le rr.tse e i quaderni. Saggio sul pensiero di Antonio Gransci, Gamberetti, Roma 2000.
75
Gli intellettuali
e
lo stato
Marx ha descritto il proletariato come una .<clasqe universale>r. un *oio situata virtualmente it'aí"la della condizione di classe,la iuipàtticóliliià i;rilbe già nlegata nelle sue condizioni di esistenza. Ma non avrebbe potuto formulare quest'idea se Hegel, nella sua Filosofia del diritto del 1821, non avesse sviluppato, dal canto suo, una teoria dello <rStand univèrialen 10. Cosa bisogna intendere con ciò? È il gruppo dei funzionari di Stato, nella nuova funzione che stanno per acquisire con la modetnizzazione di quest'ultimo, conseguente alla Rivoluzione. Non bisogna tuttavia lasciarsi ingannare: dal punto di vista di Hegel, il ruolo dei funzionari, in generale, non è puramente amministrativo, ma essenzialmente intellettuale. E, comelativamente, attraverso 'il loro incorporarsi nello Stato (cioè nel <<servizio pubblico>) gli <intellettuali>, (die Gelebrten: le persone istruite) possono trovare la loro vera destinazione. Poiché è lo Stato, in cui i differenti interessi particolari della società civile devono essere resi compatibili tra loro e portati al livello superiore dell'interesse generale, ad offrire loro la materia e le condizioni della loro attività riflessiva. Lo Stato, cbe per Hegel è <in sé> uniygys.fle, ,rlibera> gli i49llettuali (dalla credenza, dalle sVaiiàté -àfofiff"di dipendenza personale) affinch é su,oli anl ò, l sió" ie,rui2io,'in tutta la società, un'qttiui1à di mediazione, o -di rappresentazione, e portino così I'universalità . ancora astratta al livello della <<coscienza di sé>>. Bisogna riconoscere che questa teorizzazione esprime con potenza e notevole capacità di anticipo il senso della costruzione amminishativa, scolastica e universitaria, e dello sviluppo delle strutture della ricerca scientifica e dell'opinione pubblica, 76
che conferiranno a poco a poco agli Stati contemporanei la capacità di <<regolazione>> sociale, egualmente distanti tanto dal liberalismo puro che dal-
I'autoritarismo. Se non si ricordasse ciò, non ,si comprenderebbe la potenza esattamente opposta della teorizzazione dell'ideologia in Marx. Né l'obiettivo cui essa mira, né i problemi che pone. Più di tutto, forse, l'analisi della differenza intellettuale, purché sia condotta simultaneamente sul registro della conoscenza, dell'organizzazione e del potere, illumina in profondità la natura dei processi di dominio. Non stupisce il fatto che, in un modo o nell'altro, la maggior parte dei marxisti autenticamente filosofi (pensiamo a figure tanto diverse tra loro, quali Gramsci, Althusser, Alfred Sohn-Rethel) 1t abbiano sempre fatto della <.soluzione>> storica di questa differenza una caratteristica fondamentale del comunismo. Perché -Map< non s'è accontentato di rovesciare le tesi hegeliane e di atrib,ujr-e- agli intellettuali una funzi,onq di pqspgt gettamento e di divisione.(di <manipolazione ideol"ffii.ur', .o-e si diceva nel movimento del'68).Ma
è risalito fino alla descrizione della differenza antropologica che sottende la loro attività e I'autonomizzazione della loro funzione. Questa differenza non è naturale (benché si iscriva incontestabilmente nelle funzioni distinte dell'organismo), poiché essa si forma e si trasforma nella storia. Ma non è neppure istituita nel senso che risultetebbe da mere decisioni politiche (benché sia amplificata, utiizzata e riprodotta da istituzioni). Fa corpo con la cultura di civiltà successive, tra le quali traccia un filo di continuità. Marx colloca qui questa differenza all'incirca allo stesso livello di generalità della differenza di sesso, o della differenza tra città e campagna. Incorporata in tut77
tal'organizzazione sociale del lavoro, tale differenza attîaverca tutte le pratiche e tutti gli individui (poiché una pratica, nel senso completo del termi.ne, praxis e poiesis, non può essere né meramente - c olp orale .n é p uram en te in t ell et t ualey"ma*d etre essere una complementarità, una recip-r.ocità dei dls*gsp.eiti). Se non fosse cosi, gli "ifieiiètiuali; speciaTizzati (che si tratti di professori, di pubbfici-
quello di una non-classe,la cui formazione precede immediatamente la dissoluzione di tutte le classi e
sti, di scienziati, di tecnici, di amministratori, di esperti...) non potrebbero rendersi strumento di un'ineguaglianza permanente, di una gerarchia istituzionale di <<dominantb> e <<dominati>> (o, come dirà Gramsci più tardi, di <<governanti>> e <<governatf>). Non potrebbero, cioè, fare di quest'inegua, g)ianza, durante la più lunga parte della storia, una
diiiluJoni"sullarel-fE-Tt'l[ùl,ions'lòl),"fgnd-àg]-éptat, menté estetinà"aI mdldb dell'ideologia,..le cui astrazioni e.rappresentazioni ideali del rapporto sociale per essa <<non esistopo>>. Il Manifesto dirà di nuovo ia stessa cosa illustrando frasi divenute celebri, ma che appaiono oggi risibili: <Gli operai non hanno patria>>, e ugualmente sono liberati dalle credenze, iper"ttre o ipocrisie della religione, della morale e del diritto borghese... Per la stessa ragione non potrebbero avere <<ideologil> che si propongano di istruirli o di guidarli, o, come dirà più tardi Gramsci, <<intellettuali organici>> (Marx stesso non si considerava certamente tale - non senza difficoltà crescente a riflettere la funzione della propria reoria nella pratica rivoluzionaria. Ancora una volta,
condizione materiale del lavoro, degli scambi, della comunicazione, dell'associazione.
r'aporue oELt'IoEoLocLq
Resta allora da chiedersi perché Marx non abbia
continuato direttamente per questa strada. L ho suggerito prima: qui si combinano strettamente ragioni interne con ragioni di congiuntura, che mettevano proprio in evidenza ciò che la costruzione di Marx aveva ancora di astratto, di speculativo addirittura, a dispetto del suo sforzo di attingere la materialità della storia.
Nella rappresentazione che Marx si fa del proletariato, I'idea di una ideologia del proletariato (o di una <ideologia proletaria>>, che conoscerà in seguito la fortuna che ben sappiamo) è evidentemente priva di senso. Il concetto di proletariato non è tanto, in realtà, quello di una <.classe>> particolare, isolata dall'insieme della società, quanto 78
inizia
il
processo rivoluzionario. Anche Marx
impiega di preferenza, a proposito di esso, il termine-di massa, che ritorce contro I'uso sprezzante che ne fanno allora gli intellettuali borghesi. Poiché la massa proletaria è fondamentalmente <<spossessata>>
(e
i ge
ntu
mslos ),
.e s s
a è fon damen talm en l e-5p"1iy-4
il passo decisivo, generalizzando ltuso dell'espressione <<socialismo scientifi-
sarà Engels a compiere
con).
Gli eventi del 1848-1850 dovevano sottolineare crudelmente lo scarto ffa questa rappresentazione e la realtà. Sarebbero potuti bastare, infatti, a determinare l'abbandono non dell'idea di un ruolo uniuersale del proletariato (a livello della storia mondiale e della trasformazione rivoluzionaria di tutta quanta la società), senza la quale non vi è marxismo, ma certamente di un proletariato <<classe universaler>.
proposito, è
ll
Il
testo più appassionante, a questo 18 Brumaio di Luigi Bonaparte, già 79
citato. Occorrerebbe avere lo spazio per esaminarlo in dettaglio. La ricerca di una strategia della classe operaia di fronte alla controrivoluzione procede di pari passo con una nuova analisi dello scarto storico tra ciò che Marx chiama la .<classe in sé>> e la <<classe per sé>>, il mero fatto di condizioni di vita analoghe e il movimento politico organizzato: non semplice ritardo della coscienza sulla vita, ma effetto di tendenze economiche contraddittorie, che, come ha cominciato a comprendere, favoriscono a an tentpo I'unità e la concorrcnza tta gli operai t2.Il fatto è che I'espeúenza immediata, in Francia come in Germania o in Inghilterra, stava rivelando, insieme con la potenza degli apparati politici e militari dell'ordine stabilito, la potenza del nazionalismo, dei miti storici (repubblicani o imperiali), persino delle forme religiose sul proletariato. Come conciliare la tesi teorica di una estraneità radicale tra le condizioni di produzione delI'ideologia e la condizione proletaria con la constatazione della loro .o-p"nètruzione quotidiana? È veramente notevole íl fatto che Marx non abbia
mai invocato qui una nozione implicitamente morale quale quella di falsa coscienza (utilizzata in seguito da Lukócs e altri), né abbia mai parlato di ideologia proletaria o di coscienza di classe. Ma la difficoltà è rimasta tutta quanta, e ha comportato la rimozione del concetto stesso di ideologia. Nello stesso senso ha giocato anche un altro fattore: era la difficoltà che Marx provava a definire come <<ideologia>> l'economia politica borgbese, quella dei classici in particolare: Quesnay, Smith, Ricardo. Perché questo discorso teorico, di forma <<scientifica>> e chiaramente destinato a fondare la politica liberale dei proprietari del capitale, non cadeva direttamente né sotto la categoúa di ideolo80
gia (caratterizzata dall'astrazione e inversione del Ieale) né sotto quella di una storia materialistica della società civile, poiché si basava, al contrario, sul postulato dell'eternità delle condizioni di produzione borghesi (o dell'invarianza del rapporto capitale/salariato). Ma è precisamente la. necessità di uscire da questo dilemma che avrebbe spinto Marx a immeigersi per anni nella <<critica dell'economia politicà>, nutrita dalla lettura intensa di Smith, fucardo, Hegel, Malthus, degli statistici e storici... E questa, a sua volta, sarebbe sfociadegli "11 un concetto n-uovgr quello di feticilmo della ta î&e*ce.
IL <<FETICISMO DELLA
MERCE>>
La teoria del feticismo è esposta prima di tutto nella prinua sezione del libro f del Capitale 'r' Non coitituisce solo uno dei punti alti del lavoro filosofico di Marx, completamente integrato nella sua opera <<critica>> e <<scientifica>>' ma una grande càstrurione teorica della filosofia moderna. E ben nota la sua difficoltà, benché I'idea generale sia relativamente semplice.
Non mi dilungo qui sulle origini del termine sul rapporto che intrattiene con le teorie della religione nel XVIII e XIX secolo, né sul posto che, per aver ripreso questo termine, Marx occupu nella storia della questione del feticismo in generaleto. Per mancanza di spazio, non discuterò neppure della funzione che questo sviluppo svolgè-nell'architettura complessiva del Càpltatt, eìn particolare nella spiegazione della forma..rovesciàtarr, sotto cui, ci dice Marx, i fenomeni di struttura del modo di produzione capitali-
<<feticismo>>,
81
KARL MARX: <(IL CAMTTERE DI FEITCOO DELLA MERCE E
(Il Capitale,libro I, capitolo I, 4)
IL
SUO ARCANO>
Di dove sorge dunque il cararrere enigmadco del prodotto di lavoro 3ppena.assume.Érma di merce? Evidentemente proprio d, rale forma. L'eguaglianza dei lavoú umani riceve la forma reale iell'eguale oggetrività di valore dei prodoni del lavoro. la misura del dispeídio di'iórzalavoro umana mediante la sua durara temporale ricevà Ia forma della grandezza di valore dei prodotti del l"uoro, infin" i oppoii fo i duttori, nei qua.li si.arruàno quelle determinazioni sociali dei loro Iarlori, ricevono la.forma di un rappono sociale dei prodomi del lavoro. L'arcano della forma di merce consiste dunque semplicemente nel fano che_ rale forma, come uno specchio, ,."iiuir." usii uo;ni l,i._ magine dei cararteri sociali del loio proprio lruoro, faéndoliapparire come.cararreri o.ggettivi dei prodotri di quel lavoro, come pòprietà sociali naturali di quelle cose, e quindi restituisce anche I'immagine del rapporto sociale tra produrtori lavoro compìessiuo, fa.enàolo -e appaîlre_come un rappono socrale fra oggerri esisrenre al di fuori di essi produttori. Mediante quesro quid pro quo prodotú del lavoro dlvenrano merci, cose sensibilmente sovrasensibili, cioè cose sociali. Proprio come I'impressione luminosa di una cosa sul n"-o or,i.o non si presenta come.stimolo sogg-emivo del nervo ortico stesso, ma qual; t911na oggettiva di una cos, al di fuori dell'occhio. Ma nel fenomeno della !'lsra sr ha realmenîe Ia proiezione di luce da una cosa, l.oggetro eslerno, su gn'1ltra cosa, I'occhio: è un rappono fisico tra.oi"firiche. Invece la forma di merce . il ,rppo.tó valore dei-prodotti di lavoro nel quale essr si presenra non É, assolutam.n,. nulli. .h" fur. con la loro narura fisica e con le relazioni fra cosa e cosa che ne deri_ vano. Quel che qui assume per gli uomini la forma fantasmasorica di un rapporto tra cose è sohanto il îappomo sociale determiiato che esiste fra gli r:om.ini stessi. Quíndi, p.i irourr. un'analogia, dobbi"mo nvolarci.r-rella regione nebulosa del mondo religioso. euivi, i prodoni del cervello.umano paiono figure indipendenti."dotareìivita'propria, che stanno m.rapporro fra di loro e in rappono con gli uomini. Così, nel mondo delle merci, fanno i prodorti d'ella mano uí,rn". [u.r,o io chiamo il feticismo che s'appiccica ai prodoni d.l l"uoro u"ngono prodoru come merci, e che quindi è inseparabile dalla produzione delle merci. (Il Capitate, op. ciì., pp. 104-1ó5t
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stico (che rimandano tutti al modo in cui I'accrescimento di valore del capitale si nutre di <<lavoro vivo>) sono percepiti alla <<superficie>> delle rela-
zioni economiche (nel mondo della conco rcenza tra le differenti forme di capitali, profifto, rendira, interesse e i loro rispettivi tassi) rt. Ma cercherò di 82
far comprendere come si ricolleghi al testo di Marx la vitaliià tra i posteri che possiamo riconoscergli oggi su sue que;tioni: da una parte,-f idea della rei' deÎ mondo borghese nelle forme della flcizione ' <<meîc alizzazion e>> geneî alizzata d elle attività s oci ali; dall'altra, il progiamma di un'analisi del modo di soggezione implicalo nel processo di scambio, che tròva il suo esito nel marxismo strutturale' Il <feticismo della mercet, ci dice Marx, con-
siste nel fatto che <<soltanto il rapporto sociale determinato che esiste f.ta gli uomini stessi assume per essi la forma fantasmagorica di un-rapporto tra ^.or.n. O, ancora: <de relazioni sociali dei lavori privati dei produttori appaiono [..'] non come rapporti immediatamente sociali fra persone nei loro stessi lavori, m anzi come rapporti di cose fra persone e iipp*tl torl-otifra g-o-;o>-'e. Di quali <<cose;, di quali
;àppòiti <<pèrsonalb> e <<impersonalb> si ratta? Le merci, prodotte e scambiate, che sono degli oggetti materiali utili e che, come tali, corrispòndono a bisogni individuali o collettivi, possiedono anche un'altta qualità, immateriale ma non meno oggettiva: il loro valore di scambio (generalmente éipt.tto nella forma di un prezzo, cioè come una determinata quantità di denaro)' Questa qualità, che è loro individualmente connessa, è' iunqu., immediatamente quantificabile: allo stesso mod; in cui un'automobtle pesa 500 chilogrammi, uale 1,00.000 franchi' Naturalmente' per una merce data, questa quantità varia nel tempo e nello spazio: in funzione della concorrenza e di altre fluttuazioni a più o meno lungo termine. Ma tali v^îieizioni, ben lungi dal dissipare l'apparenza di un rap-
porto intri;seco tra là merce e 1l suo valore, gli conferiscono piuttosto un'obiettività supplementare: gli individii si recano volontariamente al mer83
cato, ma non è in virtù delle loro decisioni che, sul mercato, i valori (o i ptezzi) delle merci fluttuano, è, all'inverso,la fluttuazione dei valori che determi-
naJè iondizioni nelle quali gli individui.hànnb accesso alle merc.i, È, dunque,ielle deggi oggetive> della circolazione delle merci, regolata dai movimenti del valore, che gli uomini devono cercarcllmezzo di soddisfare i lóro bisogni e di regolare tra loro i rapporti di servizi reciproci, di lavoro o di comunità, che passano attraverso relazioni economiche o che ne dipendono. Di questa obiettività elementare, che appare sin dalla relazione semplice
con le merci sul mercato, Marx f.aù il punto di paîtenza e il modello di oggettività dei fenomeni economici-in generale e delle loro leggi, cui I'economia politica si dedica e che para$ón'a incessantemente proprio con l'oggertività delle leggi della natura, sia esplicitamente, con I'impiego di concetti meccanici o dinamici, sia implicitamente, attraverso i metodi matematici di cui si serve. Vi è, evidentemente, un rapporto immediato tra questo fenomeno (nel senso in cui è così che le cose <<si presentano>>) e la funzione del),a.ynoneta.Il valore di scambio si presenta come un pîezzo, dunque un rapporto di scambio almeno virtuale con una quantità di denaro. Questa relazione non dipende fondamentalmenre dal fatto che il denaro venga attualmente speso e incassato, o semplicemente rappresentato da un segno (moneta di credito, biglietti di banca a corso forzoso, ecc.): in ultima analisi, e specificamente sul mercato mondiale (o universale), di cui Marx ci dice che è I'autenrico spazio di rcalizzazione del rapporto mercantile, occorre che il riferimento monetario esista e sia <verificabile>>. La presenza del denaro di fronte alle merci, come condizione della loro circolazione, 84
aggiunge un elemento al feticismo e permette di comprendere I'impiego di qrlestq terlnine-" Se le merci (alimentari, vestiario, macchine, materie prime, oggetti di lusso, beni culturali, corpi di prostitut(i)e, in breve tutto il mondo degli oggetti umani prodotti o consumati) sembrano auere vn valore di icambio, il denaro, dai, ganto, suq' -seg4!,ga.es-sq4e { valore di sbambio stesso, e al contempo possedere intrinsecamente il potere di comunicare alle merci che .<entrano in rapporto con esso>> questa virtù o potenza che lo caratleîizza. E per questa ragione che esso viene ricercato di per sé, tesautizzato, considerato come oggetto di un bisogno universale accompagnato da paura e da rispetto, desiderio e
disgusto (auri sacra fames: <<la maledetta fame di t7, diceva il poeta latino Virgilio in un celebre oro>> verso che Marx cita, el'Apocalísse identifica chiaramente il denaro con la Bestia, cioè col diavolo). Questo rapporto del denaro con le merci, che <<mateúalizzar> il loro valore sul mercato, è, ben intd'éó, supportato'da atti individuali di compravendita, ma è completamente indifferente alla persoudiÈ.j:gl.l- ip.div-idui.che li effettuano, perfetta-. *"ìt.*intErtì.UirUiti a-q-gglio riggardo.. Ce lo si può dunque rappresentàió iia come effetto di una potenza <<sovrannaturale> del denaro che crea e anima il movimento delle merci, che incarna il proprio valore imperituro nel corpo deperibile delle merci; sia, al contrario, come un effetto <<naturale>> del rapporto delle merci tra loro, che istituisce un'espressione dei loro valori, delle proporzioni in cui esse si scambiano, amezzo di istituzioni sociali. In realtà, le due rappresentazioni sono simmetriche e interdipendenti: si sviluppano insieme e corrispondono a due momenti dell'esperienza che gli individui, in quanto .<produttori che scambia-
It
fanno dei fenomeni di circolazione e di mercato che costituiscono la forma generale di tutta la vita economica. È ciò che Marx ha presente quando descrive la percezione del mondo delle merci come quella di realtà <sensibili soprasensibilil>, nelle quali coesistono stranamente gli aspetti del naturale e del sovrannaturale, e quando dichiara la merce un bggetto <<mistico>> pieno di <<sottigliezze teologicher> (suggerendo direttamente il paragone del linguaggio economico con il discorso religioso). Il mondo moderno, inversamente a quanto dirà più tardi Max \X/eber, non è <<disincantato>>, ma incantato, nella misura stessa in cui è il mondo degli oggetti di valore, e dei valori oggettivati. no>>,
NEcESSITÀ
ogL/appar.Euzn
Descritto in tal modo il fenomeno, qual è allora I'obiettivo di Marx? Esso è duplice. Da un lato, attraverso un movimento che è molto simile ad una demistificazione, o demitizzazione, si tratta di dis-
soluere questo fenomeno, di mostrare in esso un'apparenza-.che si basa, in ultima analisi, su un qui pro quo. Si dovranno, dunque, ricondure i fenomeni or ora evocati (valore di scambio come proprietà degli oggetti, autonomia del movimento dei prezzi e delle merci) ad una causa reale che è stata mascherata o il cui èffetto è stato invertito (come in una camera oscura). Questa analisi apre veramente alla critica dell'economia politica. Perché, nel momento stesso in cui quest'ultima - mbssa da un progetto di spiegazione scientifica (Marx pensa qui, beninteso, ai rappresentanti della scuola classica: Smith e, soprattutto, Ricardo, che I'autore del Capitale si preoccupa sempre di distinguere 86
accuratamente dagli <<apologeti> del capitale)
-
si
propone di risolvere l'enigma delle fluttuazioni di valore (Siducendolo ad una <<misura invariabile>> che è il iernpo.dilavofónecèS- ilfÍrc 3116 psoduzione dlqgaimerce), rende però più fitto il mistero, poiché considera questo rapporto come un fenomeno naturale (e di conseguenz? eterno). Ciò si deve al fatto che la scienza economica, che cerca I'oggettí uità dei fenomeni conformemente al programma di ricerca dell'Illuminismo, concepisce I'apparenza come un errore o un'illusione, un difetto della rappresentazione, che si potrebbe eliminare attraverso I'osservazione (in questo caso, prima di tutto, la statistica) e la deduzione. Spiegando i fenomeni economici attraverso delle leggí, si dovrebbe allora dissipare il potere di fascinazione che essi esercitano. Allo stesso modo Durkheim, mezzo secolo dopo, dirà di <<trattare i fatti sociali come cose>>. Ma il feticismo non è - come potrebbe essere, ad esempio, un'illusione ottica o una credenza superstiziosa - un fenomeno soggettivo, una percezione falsata della realtà. Esso costituisce, piuttosto, il modo in cui la realtà (una certa forma o struttura socialS) non può non apparite.,[ questo <<apparire>> attivo (Schein ed Erscheinung ad un tempo, cioè un inganno e un fenomeno) costituisce una mediazione o funzione necessaria, senza la quale, in condizioni storiche date, la vita della scrcierà*sa"rp,bb-e* g-qq1p*licgeeote -.impCIs$ihile" S op p rim e re I' ap p ar e 9 7 4. I ig."jk.e", gbqlftg r ppo rt o î
il
socialé. Pèr questo Marx attribuiscè una particola-
Teìiiliiortanza al rifiuto dell'utopia, diffusa ra i socialisti inglesi e francesi dell'inizio del XIX secolo (e che si vedrà spesso riapparire altrove), di una soppres,siolp-.del-denars"ehe. cederebbe il .posto-a.. dei buoni di lav.oro o ad.altre forme di redistribu87
zione sociale, ma non si accompagnerebbe ad alcufrà irasform azione nel principio dello scambio tra
unità di produzione private. La struttura di produzione e di circolazione che conferisce un valore di scambio ai prodotti del lavoro forma un tutto' e I'esistenza dèlla moneta, forma .<sviluppata>> dell'equivalente generale delle merci, ne è una funzione necessaria.
Al primo movimento della critica, che consiste nel dissolvere I'apparenza di oggettiuità del valore di scambio, deve dunque aggiungersene un altro, che in verità lo condiziona' e mostra la costituzione dell'apparenz.a nell'oggettiuità. Ciò che si iiésenta come un rapporto quantitativo dato è in i.àtta I'espressione di un rapporto sociale: delle unità indipendenti le une dalle altre possono determinare il grado di necessità dei loro lavori, la parte di lavoro sociale che deve essere consacrata ad ogni tipo di oggetto utile, solo e soltanto a posteriori adeguand.o la loro produzione alla <<domanda>. È la pratica degli scambi che determina le proporzioni, ma è il valore di scambio delle merci che, agli occhi di ogni produttore, rappresenta in modo invertito, come una proprietà delle ..cosen, il rapporto che il proprio lavoro ha con qye-llo di tutti gli ult.i prodìttóri. È quindi inevitabile che agli ócchi degli individui il loro lavoro appaia <<socializzato>> attrauerso la.<forma di valoret , mentre quest'ultima figura come espressione di una divisione sociale del lavoro. Donde la formula che citavo precedentemente: <<Le relazioni sociali dei lavori privati appaiono ai produttori [.',] come r-apporti impersonali fra persone e rapporti sociali fra cose impersonalb>.
La controprova è fornita da un'esperienza di pensiero cui Marx procede. Si tratta di comparare 88
il modo in cui la ripartizione del lavoro socialmente necessario si effettua nei differenti <modi di produzione>>: gli uni passati (come le società primitive, fondate sull'autosussistenza, o la società medievale, fondata sulla servitù della gleba), gli alui immaginari (come l'<<economia>> domestica di Robinson nella sua isola) o ipotetici (come una società comu-
nista del futuro, in cui \a úpartizione del lavoro sarà coscientemente pianificata). Si vede allora che o questi rapporti di produzione sono liberi ed egualitari, oppure sono oppressivi, fondati su rappàrti di forza, ma in ogni caso <<i rapporti sociali fra le persone nei loro lavori appaiono in ogni modo come loro rapporti personali, e non sono 'ìravestiti da rapporti sociali fra le cose, fra i prodotti del lavoror, lll Capitale, op. cit., libro I, p. t091. In alri termini, queste società sono prima società di uomini, eguali o diseguali,rc -g-94- 1q--c-!-età di merci (o dei <<mercatb>), delle quali gli uomini non sarebbero altro che degli intermediari. Genesi dell'idealità
Tale esperienza di pensiero non porebbe evidentemente sostituirsi alla dimostrazione. Essa non fa che indicarne la necessità. Questa dimostrazione è uno dei due risultati (con la delucidazione del processo di sfîuttamento del lavoro salariato come fonte delI'accrescimento del capitale) cui Marx desiderava legare la sua reputazione scientifica, senza d'alffa parte averne mai trovato, sembra, un'esposizione àssolutamente definitiva. Essa coincide, infatti, colI'insieme della prima sezione del Capitale (capp. 13). Mi accontenterò di ricordarne i tratti salienti.
Primo. Partendo dal <duplice carattere>> del lavoro (attività tecnica specializzata che trasforma 89
monetario, poiché serve ad esprimere immediata-
la natura al fine di produrre alcuni oggetti d'uso, e dispendio di forza umana fisica e intellettuale in
mente unajor.ma,,u,niversale,.o,.unl,srde&)""
generale: Marx li chiam4Jg&Ía^&&9gJp e lauoro i ;Íwtto .rh.- sono evidenGÀ"ìié *lp le -dft3"#è
Incontestabilmente, a dispetto del suo approccio tecnico e delle difficoltà che esso comporta, questo ragionamento di Marx è una delle
come le merci prodotte divengano esse stesse degli oggetti <duplicb, dotati di utilítà (che corrisponde
grandi esposizioni filosofiche della formazione delle <idealità>, o degli <<universalb>, e del rapporto che queste entità astratte hanno con le pratiche umane. Paragonabile, in questo, a quanto avevano
di una medesima realtà, I'una individuale, l'alúa rzrnsindividuale o collettivil, sifrzrtta- dl iiiostrare
a certi bisogni) e di ualore (la cui <<sos.tanza>> è costituita dal lavoro socialmente necessario alla lgn"prsduuiase). Secondo. Si tratta di mostrare come la grandezza di valore di una merce possa essere espressa nella quantità di un'altra, cosa che è, propriamente, il <<valore di sc.ambio>. E il punto che appariva a Marx il più difficiie e il più importante, perché permetteva di dedurre la costituzione di un <<equivalente generale>>, cioè di una merce <<universale>>, estratta dalla circolazione, in maniera che tutte le altre merci esprimessero in essa il loro proprio v.alore; e, reciprocamente, in modo che essa stessa si sostituisse automaticamente a tutte le merci, o le <<compfasse>> tutte. Terzo, infine (si dimentica troppo spesso la necessità di questo terzo punto, cioè si crede che, dal pungo di vista di Marx, sia sufficiente avere dedotto formalmente la necessità di un equivalente generale peî aver spiegato la moneta). Si tratta di mostrare come questa funzione sia materializzntaln *uri-g€nefe".dloggetto" detec,m"inaro (i metalli preziosi). La moneta è poi costantemente riprodotta, o mantenuta in funzione, dai suoi differenti impieghi economici (unità di conto, mezzo di pagamento, oggetto di tesaurizzazione o di <<riserva>r, ecc.). Ualtra faccia di questa materializzazione è allora un processo di idealizzazione costante del materiale 90
potuto proporre Platone o Locke, o Hegel (che aveva scritto che .da logica è il denaro dello spiri16rr,..), o a quanto avrebbero proposto più tardi Husserl o Frege. Dal punto di vista di Marx, tuttavia, due cose avevano maggiore importanza. ll
I)una fa di Marx ii punto conclusivo di tutta I'economia classica, nella sua opposizione costante al monetarisrno: si trallava di dimostrare che <<l'enigma del feticcio denare non è che quello del feticcio merce>>, in altri termini che la forma astratt, òoni"ttrta nel rapporto delle merci con il lavoro è sufficiente a spiegare la logica dei fenomeni monetari (e, inoltre, ben inteso, capitalistici, finanziari, ecc.). Possiamo pensare che è questa attitudine, fondamentalmente comune a Marx e agli economisti classici, a ganntire ai suoi occhi il carattere <<scientifico>> della loro teoria. E, reciprocamente, tale attitudine spiega per una buona parte il discredito comune che li inonda dopo che la nozione di ualore-lauoro è rifiutata dall'economia ufficiale. Lahtra fonda la uitica dell'economia politica: è I'idea che le condizioni che rendono necessafia l;oggettivazione <feticisticar del rapporto sociale sono integralmente storíche,. Esse sorgono con lo sviluppo di uha produzione <<per il mercato>>' i cui prodotti raggiungono la loro destinazione finale (il consumo in tutte le sue forme) solo attravefso la 91
compravendita. È un processo mdlgnatio, che conquista solo lentamente una branca di,produzione dopo I'altra, un gruppo sociale dopo I'altro. Con il capitalismo, tuttavià (e secondo Marx I'elemento" decisivo è qui la trasformazione della forza-lavoro umana stessa in merce, dunque il lavoro salàiiàto), sì u n ive i s al iz z, a r apid anen tà" é-i.f r€.ùérsili ilt"?ii ie . Viene raggiunto un punto di non-ritorno, il che non significa un punto insuperabile: il solo progresso che ormai rimane possibile consiste nella pianificazione della produzione, cioè nella ripresa da parte della società (o lavoratori associati) del <<controllo sociale>> del dispendio di lavo.qo, di cui la quantificazione universale dell'economia prepara, per I'appunto, le condizioni tecniche. La trasparenza delle relazioni sociali non sarà allora una condizione spontanea, come nelle società primitive (nelle quali - spiega Marx - tale trasparenzaha come contropartita la rappresentazione mitica delle forze della natura: a un di presso ciò che Auguste Com|e, da parte sua, chiamava <<feticismo>>), ma sarà una costruzione collettiva. Il feticismo della merce apparirà allora come una lunga transizione tra il dominio della natura sull'uomo e il dominio delI'uomo sulla natura.
MARX E
L'torar.tsMo (srs)
Dallo stretto punto di vista della critica dell'economia politica, ci si potrebbe fermare qui. Ma significherebbe non cogliere, come ho già detto, I'importanza filosofica del testo di Marx, che spiega il suo stupefacente successo tra i posteri. Questi ultimi si dividono ra orientamenti differenti, ma che si basano tutti sulla constatazione che non vi è teoria 92
dell'oggettività seriza una teoria della soggellività' Rifi"ensando Ia costituzione dell'oggettiuità sociale, Marx ha nello stesso nryomento riuoluzionato uirtull' rnente il concetto di <tsogetto>>. Ha dunque introdotto un elemento nuovo nella discussione sui rap-
porti tra
<<soggezione>>, <<assoggettamento>> e <<sog-
gettivitò>.
Bisogna ricordarsi qui che, nella tradizione delf idealismo tedesco, dopo Kant, il soggetto era prima di tutto pensato come una coscienza universale, posto ad un tempo al di sopra di tutti gli individui particolari (donde la possibilità di identificarlo con la Ragione dell'Umanità) e presente in cia' scuno di essi: quel che Foucault chiamerà più tardi il <doppione empirico-trascendentale>> tt e che abbiamo visto Marx, nelle Tesi su Feuerbach, denunciare come una semplice variante dell'essenzialismo. Una tale coscienza <<costituisce il mondo>>, cioè lo rende intellegibile, per mezzo delle proprie categorie o forme di rappresentazione - lo ipu-io, il tempo, la causalità (Critíca della ragion pura, l78l). Al di qua di questa costituzione soggeniva del mondo, Kant doveva mettere da parte il éominio delle <illusioni necessariet della metafisica, o del pensiero puro, senza referente nell'espetienza. Esse erano come uno scotto inevitabile per la capacità della ragione di forgiare asuazioni. Al di tà, sfnggendo ai vincoli della natura e dell'espetienza, egli collocava tna <<ragione pura pratica>>, cioè una libertà morale incondizionata, aspirando alla costruzione di un <<regno dei finb> fondato sul
rispetto reciproco delle persone (ma tanto più
t" sotto-esso alla legge interiore del dovere, il famoso <<imperativo categoricorr). E anche quando Hegel, rifiutando la separazione di mondo naturale e mondo motale, indicava nell'e-
implacabilrnet
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sperienza storica il vero luogo dell'esperienza della coscienza, questo schema di costituzione del mondo restava determinante. Permetteva di comprendere perché, in fin dei conti, lo spirito o la ragione che si è perduto o alienato nelle forme della natura e della cultura non fa, nelle sue diverse esperienze, che ritornare a se stesso, alla contemplazione della propria struttura, della propria <<logico>. Ma ecco che, con I'esposizione di Marx, attraverso una deviazione apparentemente contingente verso l'analisi delle forme sociali della circolazione mercantile, e la critica della loro rappresentazione economica, la questione dell'oggettività si trovava completamente ripensata. Il meccanismo del fetici-
in un certo senso, una costituzione del mondo: il mondo sociale, strutturato dai rapporti di scambio, che rappresenta chiaramente I'essenziale della <<natura>> in cui vivono, pensano e agiscono oggi gli individui umani. Per quesro Marx scrive che ..le categorie dell'economia borghese>> sono <<forme di pensiero socialmente valide, quindi oggettive>> le. Prima che formulare regole o imperativi, esprimono una percezione di fenomeni, del modo in cui le cose <<sono là>>, senza che sia possibile cambiarle volontariamente. Ma in questa percezione si combinano immediatamente il reale e I'immaginario (ciò che Marx chiama il <<soprasensibile>>, la <<fantasmagorio delle merci autonome, che dominano i loro produttori), o, ancora, il dato degli oggetti dell'esperienza con la norrna di comportamento che essi richiamano. Il calcolo economico, fondato anch'esso sullo suato immenso delle misure, dei conti e della valutazioni, cui procedono quotidianamente gli individui immersi nel mondo delle merci, illustra mirabilmente questa dualità: poiché si basa, ad un temsmo è invero,
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po, sul fapó che gli oggetti economici sono sernpre già quantificabili (<<è cosb>, è la.lòro natura)i e sull'imperativo sociale di sottornetterli (e, insieme con essi, le attività umane che li producono), ad una quantificazione o razionalizzazione senza fine, varcando ogni limite fissato in preceden za, <<naturale>> o .<morale>, che sia. G en
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pal punto di vista dell'idealismo classico, potrebbe dunque sembrare che Marx abbia semplicemente proceduto ad una riunione (che potrebbe essere urna confusione) dei tre punti di vista corrispondenti rispettivamente alla scienza (intelligibilità dei fenomeni), alla metafisica (illusioni necessarie del pensiero puro) e alla morale o <<ragion pratica>> (imperativo della condotta). Ma il confronto fa subito emergere I'originalità di questa teoria della costituzione del mondo rispetto a quelle che la precedono nella storia della filosofia (e che naturalmente Marx conosceva profondamente): essa non procede dall'attività di nessun soggetto, in ogni caso di nessun soggetto che sia pensabile sul modello di una coscienza. Per contro, essa costituisce dei soggetti, o delle forme di soggettività e di coscienza, nel campo stesso dell'oggettività. Dalla sua posizione <<trascendente>> o <<trascendentale>>, la soggettività è passata in posizione di effetto, di risultato del processo sociale. Il solo <<soggetto>> di cui parla Marx è un soggetto pratico, multiplo, anonimo, e per definizione, non cosciente di se stesso. E di fatto un non-soggetto'. cioè <<la societb>. vale a dire I'insieme delle atti-;:--r.---"".y'".'F-,:dry-.--r'i'i, di consumo, iI cui oilóàmbio, u' u!g^r4v^vt t-:Y,Wl vlta €u lrrocruzrofl€, effetto combinato è percepibile per ciascuno al di 95
fuqd di. esso, come proprie-tà ..r13tu14le2 {.glle. cps.' ÉJ't"qu.rto ,ron-rógg.tto, o questo complesso di attività, a"-:produrre delle rappresentazioni sociaii di . -.....**-+# oggetti nel momeffo stesso.n eut.pqoduce oggettt lappresentabili. La merce, come il denaro, aspettando il capitale e le sue diverse forme, è eminentemente una rappresentazione nel momento stesso in cui è un oggetto, è un oggetto sempre già dato nella forma di una rappresentazione. Ma, ripetiamolo, se la costituzione dell'oggettività nel feticismo non dipende dal dato preliminare di un soggetto, di una coscienza o di una ragione, in compenso essa costituisce dei soggetti, che sono parti dell'oggettività stessa, cioè sono dati nell'e.sperienza .4 fianco .delle ocoser, delle rilé.ci, ii*rapporto ,ò,i ttirl. Questi soggetti, non " mà costituíti, sónó molto semplicemencostituenti te i <<soggetti qqgngmici>>, o, più esattamente, sono iirtti gli individui che, nella società borghese, sono prima soggetti economici (venditori e compratori, dunque proprietari, non foss'altro che della propi.a f.orza-lavoro, cioè proprietari e uenditori di se stessi in quanto forza-lauoro - una stupefacente <<fantasmagoria>>, sia detto en passdnt, anch'essa, però, divenuta assolutamente ..naturalen). Il rovesciamento operato da Marx è dunque completo: la sua costituzione del mondo non è I'opera di un soggetto, ma è una genesi della soggettività (una forma di soggettività storica determinata) come parte (e contropartita) del mondo sociale dell'oggettività. A partire da ciò erano possibili due estensioni, e sono state tendenzialmente proposte entrambe.
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LUKACS
La lunga e drammatica carriera di Gyòrgy Lukàcs (nato nel 1885 a Budapest tra la nobiltà ebraica, si fece chiamare anche Georg lvonJ Lukacs e scrisse tutta la sua opera in tedesco) si divide in quattro grandi periodi. Studia in gioventù filosofia e sociologia in Germania con i neokantiani e Max Weber, e sviluppa un'estetica ispirata dal nromanticismo anticapitalistico" (L'Anina e le forne, 1910, trad. it. .Sugar, Milano 196J), insieme con un fbrte interesse per la mistica ebraica (cfr. Michael Lóry, Rédenption et *opie. Le judaì\ne libertaire en Europe centrale,Paús 1988). Diventa marxista dutante la prima guerra mondiale, subendo specialmente una fortissima influenza cosa che lo pordi Rosa Luxemburg e del movimento "spartachista", ta a partecipate alla rivoluzione ungherese dei nconsigli', di cui è ncommissario alla Cultura popolareo (1919). , La su,r ruccoka Storia e coscienza di classe, pubblicata nel 1921, è il rentativo piir sorprendente di riattualizzare l'idea hegeliana di una sintesi dialettica di oggenività e soggettività, integralmente lrasposta nell'elemento della ocoscienza di classe" e della pratica rivoluzionaria del proletariato, che è il compimento della storia. Condannato dal marxismo ufficiale (al pad dell'opera esattamente contemporanea e per molti aspetti paragonabile di Karl Korsch, Marxismo e filosofía, trad. it. G. Backhaus, Milano 1966), questo libro, pur rinnegato dal suo autore, diverrà ia fonte aperta o nascosta di buona parte del ..marxismo criticoo occidentale, Dopo il suo trasferimento a Mosca agli inizi degli anni Trenta, e il suo ritorno nell'Ungheria socialista dopo il 1945, Lukócs sviluppa un'opera più ortodossa,, erudita e sistematica, che ingloba la teoria del cntico, (ll ronanzo storico, trad. ir. Einaudi, Torino lg65), "realiimo la storia della filòsofia (ll giooane Hegel e i problemi della società capí talittica,trad. it., Einaudi, Torino 1960), la polemica politico-filosofica (La distrazione della Ragione, studio dell'irrazionalismo nella filosofia tedesca e del suo ruolo nella preparazione intellettuale del nazional-socialismo, trad. it. Einaudi, Torino 1959). Aderisce nel 1956 alla rivoluzione nazionale direna da Nagy e per questo sarà stretumenîe sorvegliato dalla polizia. Le due grandi opere del suo ultimo periodo sono I'Estetica (1961, Einaudi, Torino 197 1 ) e, soprattu rto, I' On tologia dell' e s s ere socía le (apparsa dopo la sua rnorte nel 1971, trad. it., Editori Riuniti, Roma 1976 e anni successivi), in cui la ncoscienza di sé del genere ,rrnx1o" è studiata come .risoluzione del rappono tra teleologia e causalitào sulla base dell'alienazione e della disalienazione del lavoro (cfr. Nicolas Tertulian, de l'étre social" itDiaionnairc oitique du marxísne,Puf, "Ontologie Paris,2e éd. 1985).
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LA <<REIFICAZIONE>>
La prima è illustrata dal libro di Lukécs, scritto tra il 1919 e il 1922, Storia e coscienza di classe, in cui viene esposta la grande antitesi úa <<teificazione>> e ..coscieira del proletariato>>2t'. È, ad un tempo, un'interpretazione geniale ed una esÚapolazione dal t'esto di Marx, che ne fa risaltare il lato roman-
tico (senza dubbio per altre influenze subite da Lukics, in particolare quella di Georg Simmel, autore della Filosofia del denaro,1900, e di Max \ileber, e del proprio orientamento di gioventù)'
Nel feticismo Lukécs legge una filosofia totale (una concezione, ad un tempo, della conoscenza, àella politica e della storia: la categoria di totalità, d'altronde, è posta da Lukócs come la categoúa tipica del modo di pensare dialettico, in opposizione al pensiero <<analitico>> dell'intelletto astratto, di cui la teoria della reificazione consente, per I'appunto,
di pensare la genesi). Rinnegata dal proprio autore, che, dopo il riflusso dell'esperie nza riv oluzionaria degli anni Venti, aderisce al marxismo ortodosso della III Internazionale, la teoria lukacciana della reificazione eserciterà, nondimeno, un'influenza considerevole sulla filosofia del XX secolo. Da un lato, essa Jarà all'origine di una buona parte dei marxismi critici del XX secolo (in particolare di numerosi temi prediletti dalla scuola di Francoforte, da Horkheimer e Adorno a Habermas, che concernono la critica della <<razionalità modernar>, o ..borghese>>, ma anche la critica della tecnica e della icienza come progetti di naturalizzazione della storia e del ..mondo vissuto>>). Dall'altro, Lucien Goldmann ha potuto sostenere in maniera convincente, in un corso pubblicato dopo la sua morte ", 98
che nei primi paragrafi del libro (incompiuto) di Heidegger, Essere e Tempo (1927), dedicati alla storicità, sono presenti dei riferimenti letterali a Storia e coscienza di classe. Bisognerebbe considerare, allora, che questo libro di Heidegger è, per una parte, una risposta allo ..storicismo rivoluzionario>> che si esprime nella teoria della reificazione, ma anche, forse, I'inizio di una ripresa o di un recupero di alcuni temi di Lukécs: in particolare, nella teoria dell'anonimato sociale (il <Si>), che caîafterizzerebbe la vita <<inautentica>>, e, più tardi,
nella teoria del <soggiogamento>> del mondo da parte della tecnica strumentale. La teoria di Lukécs si fonda sull'idea che, nel mondo dei valori mercantili, i soggetti sono esst stessi ualatati e di conseguenza trasformati in <<cose>>. A questo proposito Lukdcs impiega il termine Verdín glich un g (reificazione o cosificazione), che in Marx non gíocava questo ruolo. Marx aveva detto che i rapporti tra merci (equivalenza, prezzo, scambio) sono dotati di autonomia, e che, pertanto, vanno a sostituirsi non soltanto ai rapporti per-
sonali, ma a rappresentarli. Lukócs, da parte sua, inreccia due idee differenti. Prima, I'idea che I'oggettività mercantile - quella delle categorie economiche e delle operazioni cui hanno dato luogo - è il modello di ogni oggettiuità, e in particolare delI'oggettività <<scientifica>> nel mondo borghese, e ciò permetterebbe di comprendere perché le scienze quantitative della natura (la meccanica, la fisica)
si sviluppino nell'epoca moderna nel momento stesso in cui si generalizzano i rapporti mercantili. Esse proiettano sulla natura una distinzione tra soggettivo e oggettivo che ha la sua origine nelle pratiche dello scambio.lPoi, I'idea che I'oggettivazione, o la ruzionalizzazione come calcolo e misura 99
di valore, si estende a tutte le attiuità umane: la merce, cioè, diviene modello e forma di ogni oggetto sociale.
Così Lukécs descrive un paradosso la ruzio' nalità mercantile estesa alla scienza è fondata su una separazione tra lato oggettivo e lato soggettivo dell'esperienza (cosa che permette di sottrarre il f"tto.e .oggettivo - bisogni, desideri, coscienza - al mondo d.gli ogg.tti naturali e delle loro leggi matematiche); ma questo è solo un preludio all'incorporazione di ogni soggettività nell'oggettività (o alla sua riduzionà allo statuto di oggetto, che le <<scienze umane>>, o le tecniche di gestione del <fattore umano>>, progressivamente estese a tutta la società, illustràno). In realtà, questo paradosso esprime I'estrema alienazione cui è pervenuta I'umànità nel capitalismo, e ciò consente a Lukócs di riscoprire alcune tesi sull'imminenza del rovescia-.nto rivoluzionario vicine a quelle del Marx dell' ldeologia tedesca (che egli non poteva aver letto a quell'e-poca, visto che il testo fu pubblicato solo nel iglzl.ie formula, tuttavia, in un linguaggio molto più speculativo (hegeliano e schellinghiano) e vi àggiung" un elemenio di messianesimo politico: il proletariato, la cui trasformazione in oggetto è totaie, è destinato, proprio in virtù di questo, a diveni-o re il soggetto del rovesciamento, cioè il <<soggetto della storian (formulazione inventata da Lukócs)' Abolendo la propria alienazione, conduce la storia alla sua fine (o 6 ricomincia in quanto storia della libertà) e realizza praticamente l'idea filosofica della comunità umana. Così la filosofia si realizzerebbe nel suo annientamento: cosa che ritrova di fatto un vecchissimo schema del pensiero mistico (la fine dei tempi è ritorno al .<nulla>t creatore delle origini). 1.00
Lo scAMBIo
r r'ossLrcazoNE:
IL sIMBoLICo IN MARX
L'estrapolazione di Lukócs è in sé importante e brillante, ma presenta l'inconveniente di isolare totalmente la descrizione del feticismo dal suo contesto teorico nel Capitale. Ora, quest'ultimo suggerisce tutt'altro tipo di interpretazione, che, incentrata sulle questioni del diritto e del denaro, conduce a ciò che oggi chiameremmo analisi delle strutture simboliche (terminologia di cui Marx non poteva servirsi, ma che permette di esplicitare la posta in gioco delle sue descrizioni del duplice linguaggio che I'universo delle merci <<parlo>: linguaggio dell'equivalenza, della misura, formalizzato dal segno rnonetario, e linguaggio dell'obbligazione, del contratto, formalizzato dal diritto). E la seconda vitalità filosofica tra i posteri, di cui avevo parlato. Citerò qui due lavori molto diversi per le loro intenzioni e per le condizioni in cui furono redatti. Il primo è il libro del giurista sovietico Pasukanis (sostenitore del <<deperimento dello Stato>, eliminato durante il terore staliniano), La teoria genera' le del diritto e íl marxismo, pubblicato nel 1924, dunque pressoché contemporaneo al libro di Lukécs 22. Il suo enorme interesse deriva dal fatto che Pasukanis riparte dall'analisi marxiana della forma di valore, ma per sviluppare un'analisi esattamente simmetrica della costituzione del <<soggetto di diritto>> nella società civile-borghese (per Pasukanis, che si iscrive qui, in un certo modo, nella tradizione del diritto naturale, contro il positivismo giuridico, secondo il quale ogni norma giuridica è posta dallo Stato, il fondamento dell'edificio giuridico è il diritto privato, che si può mettere precisamente in corrispondenza con la circolazione mercantile), Come le merci individuali appaiono 101
per natura portatrici di valori, così gli individui che
icambiano appaiono per natura portatori di
volontà e soggettività. Come vi è un feticismo economico dellé-cose, così vi è un fgticismo giuridico delle persone, e, in realtà, ne costituiscono uno solo, perché il contratto è I'altra faccia dello scambio, e I'uno è presupposto dall'altro. Il mondo vissuto e percepiio a partire dall'espressione del valore è, in-realtà (. Mut" I'aveva indicato, eta anche la oori, in eioco della sua rilettura critica delLa Filo' sofia de7 diritto di Hegel, onnipresente nel mondo economico-giuridico. Capitale),un '
Analisi più recenti, in particolare quelle di 2r, ci permettono di precisare Jean-Joseph Goux quanto esposto sopra. La struttura comune al feti .ir-o ..ot omico e al feticismo giuridico (e morale) è l' equiualenza generalizzata, che sottomette astrattamente e egualmente gli individui alla forma di una circolazione (circolazione dei valori, circolazione delle obbligazioni)' Essa suppone un codice o una misurr, ad un tempo materializzata e idealizza' ta, davanti alla quale la <<particolaritò>, il bisogno individuale, devono annientarsi. In un caso, I'indi vidualità è esteriorizzata, diviene oggetto o valore, mentre nell'altro è interiorizzata, diviene soggetto o volontà, il che consente precisamente a ciascuna di completare I'altra. Seguendo questa via, non si sfocia in una teoria del soggetto della storia, o del passaggio dall'economia (mondo degli individui
privati) alla comunità dell'avvenire, come in
Lukécs e nei suoi eredi. Ma si possono trovare in Marx le basi di un'analisi dei nodi di soggezione e il feticismo economico-giuridico è uno di essi - la quale si interessi al rapporto delle pratiche con un órdine simbolico costituito nella storia. Osserviamo qui che tale lettura di ispirazione strutturalisti102
ca (che è naturalmente anch'essa una estrapolazio-
ne) è, di fatto, molto più vicina di quanto non sia quella di Lukics alla cútica, formulata nelle Tesi su Feuerbach, dell'essenza umana come qualità generale <alloggiatar negli individui. Per contro, essa obbliga a mettere a confronto Marx, passo dopo passo, con i risultati dell'antropologia culturale, della storia del diritto e della psicanalisi.
LA euESTIoNE DEI <<DIRITTI oEI-/uotr,to>>
Come accade che siano possibili interpretazioni tanto diverse a partire dallo stesso testo? La risposta coinvolge tutta I'idea che ci si fa della <<critica
dell'economia politico in Marx, ed esigerebbe soprattutto che esaminassimo da vicino il duplice uso, profondamente anfibologico, come direbbero i filosofi, che Marx ha fatto qui del termine di persona: da un lato, di fronte alle .<coset (merci e moneta) costituite dalla circolazione, le persone sono gli indiuidui reali, preesistenti, impegnati con alui in un'attività sociale di produzione; dall'altra, con queste stesse <<cose>>, sono funzioni del rappor' to di scambio, o ancora, come dice Matx, delle <rrndschere>, gíuridicbe cbe gli indiuidui deuono indossare per <<portare>> essi stessi i rapporti mercantiii. Sarebbe una discussione abbastanza tecnica e forse fastidiosa. Ma possiamo indicarne immediatamente una grande posta in gioco politica: è la questione dell'interpre tazione dei diritti dell'uomo. La posizione di Marx si è manifestamente evoluta riguardo a questo punto. In uno dei suoi testi <<giovanilb> (prima di tutto il Manosnitto del 1843 ela Questione ebraica del 1844 che contiene la famosa esegesi delle Dichiarazioni dei diritti del103
l'uomo e del cittadíno francesi) si combinano, come ha ben mostrato Bertrand Binoche 2a, un'ispirazione proveniente da Hegel (critica dell'astrazione metafisica dei <diritti dell'uomo>>, che si ritiene esi-
Lib e rt à, u gua glia nza, ProPti et à
nisti egalitari (critica del carattere borghese del-
della circoQuesto legame privilegiato ttalafotma lìzione e I ..sisie-^ della libertà e dell'uguaglianSono za>> è, ben inteso, conservato nel Capitale' precisamente le ..propr ietà>>, E i ge n s cb aft e n, attrt' indiuid,-ti (a cominciare dalla tuite dal diritto
evocato dalle Dich iarazion i, tutti i dirítti delle quali riconducono al carattere inalienabile della proprietà ed escludono il dovere di solidarietà sociale). I diritti dell'uomo, separati dai diritti del cittadino, vi appaiono, allora, come
equivalentb>, e che sono universùizzate dal discor-
stano dall'eternità e valgano per tutte le società) e un'ispirazione proveniente da Babeuf e dai comul'<<uomo>> universale
I'espressione speculativa della scissione dell'essenza umana, trala rcaltà delle ineguaglianze e la finzione della comunità. Questa analisi evolverà profondamente, in partico-
lare sotto I'influenza della polemica condotta da Marx con Proudhon e della citica del liberalismo economico. Nei Grundrisse vi è uno sviluppo importante 2t, che vede Marx identificare I'equazione di eguaglianza e libertà, cuore stesso dell'ideologia dei diritti dell'uomo e della .,democraziaborgheserr, con una rappresentazione idealizzata delTa circolazione delle merci e del denaro, che ne costituisce la ..base reale>>. La stretta reciprocità di uguaglianza e libertà - che è ignorata dalle società antiche e negata dalle società medievali, mentre, al contrario, è vista dalle società moderne come la restaurazione della natura umana - può essEIC dedotta dalle condizioni nelle quali, sul mercato, ogni individuo si presenta davanti all'altro come portatore dell'universale, cioè del potere d'acquisto in quanto tale. Uomo <<senza qualità particolarerr, quale che sia d'altronde il suo status sociale (re o lavoratore), e la grandezza dei suoi fondi (banchiere o semplice salariato)... 104
"gli proprietario , Eigentùmer: àí proprietà di essere nr*o questo fondameniale gioco di parole che ci ,ppàrro in Stirner), richieste per la circolazione "., delle merci come catena infinita di scambi <<tra to d.llu politica borghese come espressioni dell'es,.nru rlÀrrra. Si può dunque suggerire che il riconoscimento generale di questi diritti, in una
civilei, che a poco a poco assorbe lo Stato, <<vero Eden dei diriiti innati dell'uomo", dove <<resnano soltanto Libertà, Eguaglianza, Proprietà e Beíthan r 26 (cioè il principio di utilità individua-
<<società
le), corrisponde àlliestensione universale deqli scambi meicantili (ciò che i classici chiamavano <da
grande repubblica commerciante>>). " Ma .iO .h. ora interessa Marx sono le contraddizioni che I'universalità di questa forma inge' nera. Nella sfera della produzione, in cui i lavoratori salariati entrano per contratto' come liberi venditori della propria fotza-lavoro' essa esprime immediataméntJ rn rapporto di forze: non solo
attraverso la serie infinita di violenze che essa maschera, ma in quanto mezzo pet decomporte il collettiao dei produttori, benché tecnicamente richiesto dalla grande industria, in una giustapposizione forzataéi indl"iduulità separate le une dalle altre. Si tt^tt^, certo, come si porebbe dire plagiando Rousseau, di <<fotzarc gli individui ad essere [iberirr. Al contempo, Marx descrive il movimento 105
del capitale come movimento di un grande <<automo> indipendente dagli individui, che senza posa <<pompa>> pluslavoro per vaToúzzarsi, e di cui i capitalisti non sono che gli strumenti <<coscientL>. Viene allora annullato il riferimento fondatore dei diritti dell'uomo alla volontà libera degli individui, esartamente come era annullata I'utilità sociale di ogni lavoro particolare. Come il valore <<in sé> era proiettato nel corpo del denaro, così I'attività, la produttività, la potenzafisica e intellettuale sono proiettate in questo nuovo Leviatano che costituisce il capitale sociale al quale, in maniera quasi <<teologica>>, esse sembrano appartenerc <<per natura>>, poiché gli individui ne dispongono solo e soltanîo atnauerso lui27. Tuttavia, l'accento posto su queste contraddizioni non può non ripercuotersi sul significato dei <diritti dell'uomo>>, poiché questi ultimi appaiono, con ciò, come il linguaggio con cui si maschera lo sfruttamento e, al conternpo, come il linguaggio in cui si esprime la lotta di classe degli sfruttati: piuttosto che di una verità o di un'illusione, si tratta dunque di una posta in gioco.E, difatti, ll Capitale, nel suo capitolo sulla <<giorn ata lavorativa>> in cui sono riferíti i primi episodi della <<guerra civile tra la classe capitalistica e la classe operaia>> 2s,ironizza sull'inutilità del <<pomposo catalogo dei diritti inalienabili dell'uomor>, valorizzando, in contrasto, la <<modesta Magna Charta di una giornata lavorativa limitata dalla legge>, che permette agli operai di conquistare <<corne classe, una legge di Stato, una barriera sociale potentissima, che impedisca a loro stessi di vender sé e la loro schiatta alla morte e alla schiavitù, per mezzo di un uolontario contratto con il capitale>>. Ma, nelle sue prospettive rivoluzionarie di superamento del capitalismo, qui il discorso marxiano si conclude non con la negazione della 106
libertà e dell'egua glianza individuale (cosa che all'epoca cominciava ad essere chiamato collettivit-o), -u con la <<negazione della negazione>>, cioè <<la proprietà indíuiduale fondata sulla conquista dell;eracapitglistica, sulla cooperazione e sul possesso collettiuo della terra e dei mezzi di produzione prodotti dal lauoro stesso>>2e.
DALL'IDOLO AL FETICCIO
Possiamo tracciare il bilancio di questo percorso che, seguendo I'oscillazione di Marx stesso, ci ha condotio dall'ideologia al feticismo e alle sue diffe-
renti possibilità di interpretazione? Ogni confronto deve, beninteso, tener conto' ad un tempo, degli elementi comuni alle due esposizioni e della distanza che le separa: da un lato, un testo prowisorio, mai pubblicato (anche se la traccia delle sue formulazioni si ritrova dappertutto); dall'altra, un'esposizione lungamente rielaborata, collocata dall'autore in un punto strategico della sua <<critica dell'economia politicu. Tra le due' una rifondazione completa del progetto <<scientifico>> di Marx, un cambiamento di terreno, se non di obiettivo, una rettifica delle sue prospettive di rívoluzione sociale' dall'imminenza alla lunga duratapassando Ciò che è manifestamente comune alla teoria dell'ideologia e alla teoria del feticismo è il fatto che esse t"ntuno di mettere in relazione la condizione degli indiuidui, isolati gli uni dagli altri dalla estensione universale della divisione del lavoro e della concorrenza, con la costituzione e il contenuto delle astraziohi (o delle generalità, degli uniuer' sali) .ràominantil> all'epoca borghese. E, ancora, il fatto che esse cercano di analizzarc la contraddizio107
ne interna che si sviluppa con il capitalismo tra I'uni-
versalità pratica degli individui (la molteplicità dei loro rapporti sociali, la possibilità di dispiegare le loro attività e le loro <<capacitil> singole che la tecnica. moderna dà) e I'universalità teorica delle nozioni di lavoro, valore, proprietà, persona (che tende a ricondurre tutti gli individui alla condizione di rappresen-
tanti intercambiabili di una sola e medesima specie o ..essenzarr). È, infirre, I'utllizzazione di un grande schema logico derivato da Hegel e da Feuerbach, e costantemente rielaborato da Marx, ma mai abbandonato in quanto tale: quello della alienaione. Alienazione vuol dire oblio dell'origine reale
delle idee o generalità, ma anche inversione del rapporto <<reale>> tra I'individualità e la comunità. La scissione della comunità reale degli individui è seguita da una proiezione o trasposizione del rapporto sociale in una <<cosa>> esterna, un terzo termine. Semplicemente, in un caso, questa <<coso> è un <<idolo>>, una rappresentazione astratta che sembra esistere di per se stessa nel cielo delle idee (la Libertà, la Giustizia, l'Umanità, il Diritto), mentre, nell'altro, essa è un <<feticcio>>, una cosa materiale che sembra appartenere alla terra, alla natura, esercitando sugli individui una potenza irresistibile (la merce, e, soprattutto, il denaro). Ma questa differenza comporta rilevanti conseguenze, che si dispiegano tanto in Marx quanto in chi è venuto dopo di lui (marxista o meno). Le riassumiamo schematicamente, dicendo che ciò' che è abbozzato da||'Ideologia tedesca è una teoria. della costituzione del potere, mentre ciò che è descritto dd, Capitale, con la sua definizione di feticismo, è un meccanismo di soggezione. I due problemi, naturalmente, non possono essere totalmente indipendenti, ma attirano la nostra attenzione su 108
processi sociali distinti, e impegnano in maniera differente la riflessione sulla liberazione. Questa alternativa potrebbe essere esposta su tutta una serie di registri. Così, per quel che concerne il riferimento al lavoro e alla produzione. Dal lato dell'ideologia,l'accento viene posto sulla denegazione o sull'oblio delle condizioni materiali della produzione, e dei lirniti che esse impongono. Nel campo ideologico, ogni produzione è denegata, o è sublimata, diviene una <<creazione>>
libera. Per questo, la riflessione sulla divisione
tra lavoro manuale e inteliettuale, o sulla differenza intellettuale, è qui centrale. Si è visto che essa permette a Marx di spiegare il meccanismo grazie al quale un dominio ideologico di classe si riproduce e si leginima. Dal lato della teoria del feticismo, al con-
trario, I'accento viene posto sul modo in cui ogni produzione è subordinata alla riproduzione del valore di scambio. Quel che diviene centrale è la forma della circolazione mercantile, e la corrispondenza puntuale che vi si stabilisce tra le nozioni economiche e le nozioni giuridiche, la forma egualitaria dello scambio e quella del contratto,la <dibertb di vendere e comprare e la ..libertàr, personale degli individui' Si potrebbe ancora mostrare che i fenomeni di
alienazione, con cui qui abbiamo a che fare, si wiluppano in senso inverso: da un lato, rientrando nel campo della credenza,hanno a che vedere con l'<<idealismo> degli indívidui (con i valori trascendenti che proclamano: Dio o la Nazione, o il Popolo, o anche la Rivoluzione), dall'altro, rientrando nel campo della percezione, hanno a che vedere con il realismo o l'<<utilitarismo> degli individui (con le evidenze della vita quotidiana: I'utilità, i prezzi delle cose, le regole del comportamento .<normalo>)' E già questo non sarebbe senza conseguenze politiche:
109
sappiamo infani che la politica (compresa la politica
.iti&"rionutia) è, ad un tempo, una questione di ideali e una questione di abitudini'
duali. Per contro, se ha teorizzato I'ideologia in funzione del problema dello Stato, è perché Hegel aveva, come abbiamo visto, dato una stupefacente definizione delo Stato di diritto come egemonia
Lo stato o il mercato
che si esercita sulla società.
Ma questa differenza ci porta-, infine,. alla grande ooooririo.,. che riassume tutte le precedenti' La teo''
,à'aat ia"ologia
è fondamentalmèttt" unu teoria del'
lo Stato (intendiamo: del modo di dominio inerente allo Stato), mentre quella del feticismo è fondamentalmente una teoria del mercato (intendiamo: del
<<mondo>> rnodo di soggezione, o di costituzione, del della l' otganizzazione Ji-.ogg"ni loggetti inerente di parte da dominio società come mercato e il suo pr-ospiega potenze mercantili). Questa differenza.si tabilmente con i momenti, addirittura i luoghi, diffeie"ti (Purigi, Londra: la capitale della politica e la .rpitd. delli affari), nei quali Marx ha elaborato l'u-
.r^ e I'altr^ieoria, e con I'idea differente che si è fatto delle condizioni e degli obiettivi della lot.nli, "[or^, ti riuol rrionaria. Dall'idea di un rovesciamento del à.-i"io borghese divenuto conraddittorio con lo ."if"ppo dell"a società civile, si è passati all'idea di ri*turìo". di una contraddizione inerente al modo di socializzazione ptodotto dal capitalismo' Si spiega utìh. - ma le due cose sono eviden-
con le fonti principali.della sua riflessione,"che sono anche gli oggetti della sua critica. La teoria del feticismo è stata elaborata in contrappunto alla critica dell'economia politica, perché Mu.x ha trovato in Smith, e soprattutto in iù.rrdo, una <<anatomia> del valore interamente fo"aur"'sulla quant ificazione del lavoro e sulla nozione <liberaleo di una regolazione automatica del mercato attraverso il gioco degli scambi indivi-
tementeieg-ate
11,0
-
Può essere chiarito, allora, il fatto, notevolissimo, che alcuni teorici contemporanei, che devono tutti qualcosa di essenziale alla nozione marxiana di ideologia, e in particolate alla sua concezione delle condizioni di produzione dell'ideologia o delle idee, si imbattano inevitabilmente in alcune questioni di origine hegeliana: gli <intellettuali organicit (Gramsci), gli <<apparati ideologici di Stato> (Althusser), la <nobiltà di Stato>> e la <<violenza simbolico (Pierre Bourdieu). Ma già Engels, quando riscopre il concetto di ideologia nel 1888 (n LudwigFeuerbach e il
punto d'approdo della filosofia classica tedesca), si propone di mostrare ciò che fa dello Stato <da prima potenza ideologica>, e di disvelare la legge di successione storica delle <<concezioni del mondo>t o del-
le forme dell'ideologia dominante che conferiscono agli Stati di classe la loro legittimità (religiosa o giuridica). ln compenso, è nella vitalità tra i posteri dell'analisi del feticismo che bisogna cercare tanto le fenomenologie della <<vita quotidiana>>, comandata dalla logica della merce, o dal simbolismo del valore
(la scuola di Francoforte, Henri Lefebvre, Guy Debordi Agnes Heller), quanto le analisi dell'immaginario sociale strutturato dal <linguaggio> del denaro e della legge (Maurice Godelier, Jean-Joseph Goux, o Castoriadis, che sostituisce I'istituzione alla struttura, o anche Jean Baudrillard, che in qualche modo inuerte Marx, studiando un <<feticismo del
valore d'uson invece del <feticismo del valore di scambio>>).
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que Payot, Paris 1978), come anche quella di Robert Owen' NOÎE
8
rc del tetmine ideolo' Marx, com'è noto, non è I'invento i cui Elementi di (Destutt Tracy, de ideologi ... Àinli o;o. ,r.^ro è neanche I'in' Non il 1815)' e i;;"t';;;;;; rpp"rri tra"il 1804 in negativo' positivo da uso suo del rovàsciamento del u"rrror-" ,ìf'*" ."tiU"rto Nrpol"one' Per un esame dettagliato del
" a Pr\rRIcK QurNrn' L-es Originx-de .if.tà riferimento "rJbÉ-" T'il;l';;t:F*"n"Ài.., Paris 1987' Al di là delle fonti immedia-
ha tutta una.genealogia filosofica.' che' attraverso tra Locke e Bacone, ci riconduce a due fonti antiche opposte <simulacrí>> (eidola) della i e pl^toni,he i;;;;ì"-"6;.,;'(ildr)
;;;-l;;;ú.
filosofia epicurea' ------l'.i'urrna
della critica non può certamente.sostituire la .riri." d"ll" ttÀi,la forza m"teriaie dev'essere abbattuta dalla i*rì-*"*trtf.,É" "r,.h. la teoria diviene una lorzamateriale' crisi impadronisce delle masse" ' Introduziote alla ';;;rít"it"'';i;; "."1"".". di Heget, app1s3.ryl,1843 negli di,it,o drt 'iiàii(in irirr"'íud*cb i, pubblicati a P arigi da Marx'e' Ruge '{:M";tí,-1" R' trad' di giouanlt s;;lrt;ori ibro;ro e altri scriiti
ir"A.ii, eaiàri Riuniti, coll' "Le ideeo, Roma
1978' p' 96'
cit, pp' 15-16' ' L'Ideologia tedesca,op.
t iiu.d"-il libro di S,rn.*r Kopr',rar'r, Camera obscura' De Ed. Galilée, París I97) ' I'idéologie, "
--"-;"Se ,i-or"rr. pi"gi"." Habermas, si direbbe che' per il m^r" ali' iàiiuii"', u d"r r ro, la coscienza è evidentemente' di
r.ia" "*fti,., u"na ..azione comunicativa>>' Lo si vede enella egli propone dei rapp'orti tra coscienza lini;;;;;;i. reale, pratica' che esiste ;;;;F;..i ti"g"Iggio è l, costitn'" Í.r"fi! o., altri"uoÀini e che dunque è la sola esistente anche . il linguaggio, to'nà lt coscienza' sorge soltanto ;;';.;;. Í;i ;ì';;;;,:;tu "!."iiita' di rapporti lverkebrl con altri (t':td*tog;o ted'esca, op' tit, p' 20' Nell'edizione ;;;il-í5 questa f.;;t" irrk'rh, è tridotto con cotflmerce, NdT)' Malo-gíca o
azione non è sottomessa a priori ad alcuna norma o ."tri". f" compenso, rimane inseparabile da una teologia <<vito>' di nozioni delle I'identità .tpti-a .h" ii""Uia' i"t".n", ;;;"d"tt"";t;, .duuo.o', e <<storia>>' Cfr' Jun<;EN ÌIasERt'{as' TeoMulino, Bologna 1986' ,1u- dett'osirc comunicatiuo,2 voll', il p' 67' cit', op' tedesca, ldeologia L " t Étt^*i'sirtuon, obit'itiott du travail manuel et intellec' è moltuelrr, ílDictionnaire ctitique du marxisme, op' :i1' Qui (cfr' Engels.ed Marx su diFourier ;;;;;i;"d, iir'fl,r.r'r, Bibliothè' Petite Fourier' Sì"llu, Ouunur, L'Utopie de Chatles
112
L'Ideologia tedesca, op' cit., p.21'
t Che, in generale, si considera fondata da K'tnl M,rNNrtntr,t: cfp. il iuo libto Idertlogia e utopia (1916), ed' it' Il Mulino, Bologna 1957. Clr. anche J. H,trerlt,ts, Conoscenza
e
Laterza, Roma-Bari 1 990. a seconda dei contesti, con '0 La parola Stand si traduce, ordine, staruto, stato. Per la descrizione del ruolo degli intellet' tuali in Hegel si farà riferimenro ai Lineamenti di filosofia del in t ere s s e, ed.
e Le filosofie del dìritto. Dirit' proprietò, questione sociale, a cura di Domenico Losurdo, L.onaido, Milano 1989. Per un'analisi degli sviluppi ulteriori di ouesta oroblematica vedere C,ttttentlr Colltor-TttÉrÈNe, Le Déienchaite,nent de l'État de Hegel à Max Vebet, Ed' de
diritto,Latirza, Roma-Bari I99I to,
Minuit, Paús 7992.
rr Cfr. Alrnro SottN-Rgrtter-, Geístige und kòrperliche Arbeit. Zur Theorie der gesellschaftlichen Syntbesri, Surkamp, Frankfurt a. M. 1970; trad. it., Lauoro intellettuale e lauoro manuale. Per la teoria della sintesi sociale'Milano 1977. 12 Tra i testi di Marx, Il 18 Brumaio è quello in cui si rova abbozzata una descrizione delf immaginario storico delle masse. Cfr. P.tur-LaunrNr AssouN, Marx et la tépétition histori' que,Puf, Paris 1978, e Ptennl Macttenrv, .<Figures de I'homme en bas' in A quoi pense la littérature?,Puf' Paris 1990. 'r II paragrafo sul..carattere di feticcio della merce e il costituisce la conclusione del capitolo primo. In ,ro "r.uno> realtà fa corpo con il breve capitolo II .Il processo di scambio>, in cui viene esposta la corrispondenza ra categorie economiche e categorie giuridiche. Entrambi occupano il posto, essenziale nelia logica hegeliana, della mediazione tra I'astratto (..1a mercerr) e il .oncr.to (..1a moneta e la circolazione delle mercf>). ru
Tutto ciò è stato esposto con chiarczza e precisione nel Ar-r'<,rNso Iacoro, Le Fétichisrne. Histoire d'un
libretto di
concept, Puf, coll. <Philosophies", Paris i992. It Si leggerà, da questo punto di vista, ii capitolo XLVIII del III libro del Capitale (edito da Engels), <<La formula trinitaria>>,
che traccia una linea di demarcazione tra economisti
<classicf> e ,<volgari>>, e si conclude così: è <<il mondo stregato, deformato e capovolto in cui si aggirano i fantasmi di Monsieur
Capital e Madame la Terre, come caratteri sociali e insieme direttamente come pure e semplici cose. Il grande merito delI'economia classica consiste nell'aver dissipato questa falsa e illusidìre, questa autonomízzazione e solidificazio^pp^îenz^
b
113
ne dei diversi elementi sociali della ricchezza, questa personifi cazione delle cose e oggettivazione dei rapporti di prod.zione, questa religione della vita quotidiana t.'.1" (S. Mmx, Il Capita'
IV. TEMPO E PROGRESSO:
ANCOM UNA FILOSOFIA DELLA STORIA?
te, Ilbroltl, tt procrtsà complessiuo della-produzione capitalistiu, Editorl Riuniti, Roma- f68' p' 941)..Ritornerò Più
avanti sulla questione dei <meriti dell'economia classico>' I, op' cit., pp. 104-105' '6 Il Capitale,libro ha il duplice significato religioso '7 La pàrola larina sacàr di beneficio e di sacrificio. La migliore esposizione della circolazione mercantile e monetaria che genera 1'apparenza feticisti ca è quella di Suz,lNNe oe Bnuruuorr, <Il linguaggio delle merci'>, in Lis Rapports d'argent, Pug/Maspéro, Pa1is 197-9' Si veda anche il libro di AurN Llplerz (Le monde enchanté. De la ualeur à I'enuol inflationniste, La Découverte/Maspéro, Paris 1981) con interessanti sviluppi sull'argomento. tt M. Foucrur-i ,- parole e le cose. Un'archeologia delle ,r scienze umane, Rizzoli, Milano 1967, capitolo
k
IX'
Capitale,libro I, op. cit.' p. 108. 20 G. Lurlcs, Storia à coscienza dì classe, Mondadori, '"
Il
Milano 1971. 2r Luctctr GoLot"lrrNN, Lakócs et Heídegger, frammenti postumi ordinati e presentati da Y. Ishagpour, DenoèVGonihier, Paris L97). úna buona discussione dei rapporti tra la filosofia di Heidegger e il marxismo è nell'opera di Jo't'r-ManrE VrNcei.rr, Critique du trauail. Le Faire et I'Agir,Puf, Paris 1987' 22 E. B. i)rsura Nrs, La teoia generale del diitto e il marxi' siao,inTeorie souietiche del dititto, Milano 1964' In Freud, Marx, économie et synboliqze, Le Seuil,
"
Paris 1971.
tt Nel suo libretto, Critiques des droits de l'bomme,PuL, Paris 1989. 2t K. Mnnx, Lineamenti fondamentali della uitica dell'eco' nonia politica 1857-1858, tomo I, La Nuova ltalia, Firenze 1968, pp. 207'221. 1u Il Capitale, op. cit.,libro I, p. 208. lbid.,cap. XiU, <Macchine e grande industria>, 4, <La 'z1
fabbrica>>.
lbid., cap. VI[,7,PP.))4'))9 storica dell'accumula' '" Ibid., cap. XXIV, 7, oTendenza
'zs
zione capitalistica>>.
114
Le discussioni precedenti rischiano di dare I'impressione che la filosofia in Marx, in fondo, avrebt. r.-pt. solo un significato preliminare. Passata la prociamazione di un'uscita immediata dalla filosofia, cosa troveremmo infatti? La critica dell'ideologia e I'analisi del feticismo' Ora, I'una è il presupposto del ritorno alle cose stesse' la traversata deilà coscienz^ astîatt^ che si è edificata sull'oblio delle sue origini nella divisione del lavoro. Mentre
l'altra è I'invèrso della critica dell'economia politica, che sospende l'apparenza di oggettività delle forme mercantili, per risalire alla loro costituzione sociale, e liberare la..sostanzan del valore: il <<lavoro
vivo>>.
Vuol dire che, dal punto di vista di Marx, la filosofia si esaurisce in una critica della ragione (o della sragione) sociologica, economica e politica? Non è questo, evidentemente, il suo progetto. La critica dell'ideologia o quella del feticismo fanno già parte della conoscenza' Sono un momento nel iiconoscimento della storicità dei rapporti sociali (e di conseguenza, se si tiene a mente I'equazione program;atica posta nella VI Tesi su Feuerbach, àella storicità dell'<<essenza umanz>>). Esse pongono che la divisione del lavoro, lo sviluppo delle forze produttive, la lotta di classe si manifestino come il loro contrario. La coscienza teorica autonomizzata nell'ideologia e la rappresentazione spontanea dei soggetti e degli oggetti, indotta dalla circolazione deile merci, hanno la stessa forma generale: 11"5
costruire la finzione di una <inatura>>, negare il tempo storico, negare la loro dipendenza da condizioni transitorie, o almeno tírarsene fuori, confinando-. lo, per esempio, nel passato. Come è detto rn Miseria della filosofia (1847): <<Gli economisti hanno un singolare modo di procedere. Non esistono per essi che due tipi di istituzioni, quelle dell'arte e quelle della natura. Le istituzioni del feudalismo sono istituzioni atificiali, quelle della borghesia sono istituzioni naturali' E in questo gli economisti assomigliano ai teologi, i quali pure stàbiliscono due tipi di religioni. Ogni rèligione che non sia la loro è un'invenzione degli uomini, mentÍe la loro è un'emanazione di Dio. Dicendo che i rapporti attuali - i rapporti della produzione borghese - sono naturali, gli economisti fanno intendere che si tratta di rapporti entro i quali si crea la úcchezza e si sviluppano le forze produttive conformemente alle leggi della natur-a' Per cui questi stessi rapporti sono leggi naturali
indipendenti dall'influenza del tempo. Sono leggi eterne, sono quelle che debbono sempre reggere la società. Così c'è stata una storia, ma ormai non ce n'è più>> 1. Il momento critico nel lavoro di Marx rinvia ad un'opposizione tra natura, o tra punto di vista .<metafisico>>, e storia (Gramsci parlerà di <<storicismo assoluton). E la filosofia di Marx, compiuta o meno che sia, si chiama essa stessa al compito di pensare la materialità del tempo. Ma questa questione, come abbiamo anche visto, è inseparabile da una dimostrazione che è costantemente dmessa in cantiere jlcapitalismo-Ja.íqg--ql-q!à:-cjyileJeorgbe= :
-scà*J"grtano" in-se-s-te.9ri !a -rr.e-eesgrlà, d-el*qgm.uni-
*trne, Sono, come avrebbe detto Leibniz, <<gravidi del futuro>. E questo futulo è doryani.Il tempo, 116
secondo ogni apparenza, non è che I'altro nome del progreiso, , -"no che ne sia la condizione di : possibilita formale. È qu.tt" questione che, per finire, ci tocca esaminare'
LA NEGAZIONE DELLA NEGAZIONE
Ricordiamo le celebri frasi della prefazione a Pet la cr i t i ea / eI' e c o n a ru ir^,pp.!i!i€a tiss 2I'" t..' t Néilà' prod,riiotte sociale délla loro esistenza, gli uomini à.,tt"tto in rapporti determinati, necessati, indipendenti dalla lorp volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delli loro forze produttive materiali' t.'.1 A l'rt àrto punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entràno in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti ài proprietà (che ne sono soltanto I'espìèssione giuridica) dentro i quali tali forze per l-rnnanzi s'erano mosse. Questi rapporti' da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro caiene. E allora subentra un'epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della base economica si sconvolge più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura. [...] Una formazione to.iul. non perisce finché non si siano sviluppate tutte le forze produttive a cui può dare corso; nuovi e superiori rapporti di produzione non subentrano mai, prima che siano maturate in seno alla vecchia società le condizioni materiali della loro esistenza. Ecco perché I'umanità non si propone se non quei problemi che può risolvere, perché, a consideraré le cose dappresso, si trova sempre che il problema sorge solo quando le condi'ioni materiali della sua soluzione esistono già o almeno sono 117
in form-aziglìs:. A grandi linee, i modi di produzioàti"t[o,*anticó, feudale e borghese.moderno "è oorrorro essere designati come epoghe che marcalo-ii ptogt.sso deli-a formazione economica della società>>
2.
nil"ggiamo poi alcune formule sorprendenti del òap;t\, (186i): <<Dal sistena della fabbrica l"') J;"'il getme àella educazione dell'auuenirc' cheil ."ù.gft.tí per tutti i bambini olre una certa età lauoó proàuttivo con l'isttuzione e la ginna.stica, non solà come metodo per aumentare la produzione sociale, ma anche come unico metodo per pro-
à"... uo-ini di pieno e armonico sviluppo' ["'J
L-industria moderna non considera e non tratta ;;i ;. definitiva la forma di un processo di .,..,arrion.. Ouindi la sua base tecnica è rivoluzio'naria, ment.el^ b"s" di tutti gli altri modi di produzione passata era sostanzialmente conservatrice' i...j O"ffiArra parte essa riproduce la antica divi,io.r. d"t lavorò con le sue particolarità ossificate'
ma nella sua forma capitalistica' Si è -visto come qu.t,, contraddizione àssoluta ["'] si sfoghi nell'olàcrusto ininterrotto della classe operaia, nello .""to.to più sfrenato delle energie lavorative e neliàl.uutàrioni derivanti dall'anarchia sociale' otalavartazioQuesto è I'aspetto negativo' Però se nè d"l lavoro si impone soltanto come prepotente lesse naturale e cott I'effetto ciecamente distruttivo Jíí"" legge naturale che incontri ostacoli dappertutto, la giande industria, con le sue- stesse catastrofí, f" ii .h. il riconoscimento della vatiazione dei lavori e quindi della maggiore versatilità possi bil. d.il'operaio come leggà iociale genetale della e I'adattamenio delle circostanze alla "i"aurio". àtt,rario.te normale di tale legge, diventino una questione di vita o di morte' Per essa diventa que118
stione di vita o di morte sostituire a quella mostruosità, che è una miserabile popolazione operaia disponibile tenuta in riserva per il variabile bisogno di sfruttamento del capitale, la disponibilità assoluta dell'uomo per il variare delle esigenze del lavoro; sostituire all'individuo parziale, mero veicolo di una funzione sociale di dettaglio, l'individuo totalmente sviluppato, per il quale differenti funzioni sociali sono modi di attività che si danno il cambio I'uno con I'altro. 1...1 Non c'è dubbio che l'inevitabile conquista del potere politico da parte della classe operaia conquisterà anche all'istruzione tecnologica teorica e pratica il suo posto nelle scuole degli operai. Non c'è dubbio neppure che la forma capitalistica della produzione e la situazione economica degli operai che le corrisponde siano diametralmente antitetiche a questi fermenti rivoluzionari e alla loro meta, cheèl'abolizione della ueccbia diuisione del lauora. Lo svolgimento delle conraddizioni di una forma storica della produzione è tuttavia I'unica via storica per la sua dissoluzione e la sua trasfotmazione>>
)
.
E, per finire, citiamo ancora le frasi conclusive dello stesso Libro I, già richiamate in precedenza: <<Appena questo processo di trasforrnazione ha
decomposto a sufficienza l'antica società in profondità e in estensiong, appena i lavoratori sono trasformati in ptoletari e le loro condizioni di lauoro in capitale, appena il modo di produzione capitalistico si regge su basi proprie, assumono una fluoDA forrna la ulteriore socializzazione del lavoro e I'ulteriore trasformazione della terra e degli altri mezzi di produzione in meui di produzione sfrutta-
ti
in mezzi di produzione quindi una forma nuoua anche assume collettiui. e I'ulteriore esp.ropriazione dei proprietari priuati. socialmente, cioè
119
Ora, quello che deve essere espr'opriato nbn è più ii larrorrtote indipendente che lavora per sé, ma il capitalista che sfrutta molti operai. Questa esprooriarione si compie attraverso il giuoco delle leggi i--"rr"rrti della stessa produzione capitalistica, arrraverso la centralizzazione deí capitali' ["'] Con la diminuzione costante del numero dei magnati del capitale che usurpano e monopolizzano tutti i vantaggi di questo processo di trasformazione, crer.. tr"itu.tu'della miseria, della pressione, dell'asservimento, della degenerazione, dello sfruttamento, ma cresce anche la ribellione della classe ope*,"ía che sempre più s'ingrossa ed è disciplinata, unita e org^nirtut^ dallo stesso meccanismo del pro..rro di produzione capitalistico' Il monopolio hel capitale àirroto un uincolo del nodo di prody-. zioreiche è sbocciato insieme ad esso e- sotto di .rro. L, cenúalizzazione dei mezzi di produzione e la socializzazione del lavoro raggiungono un punto in cui diventano incompatibili col loro involucro capitalistico. Ed esso viène spezzato' Suona l'ultí *à oro della proprietà pùuata capitalistica; Gli La..produzioe s p rop r i4 t-ori rto go11 o r tp top ú a I i' [ "'] .ifi,ulit,ica genera éitu tt"ts,, con I'ineluttabi"é riia Oi u,1 p.o..iro natur4le, la p. ropria negazirene' È la negazion'à ùlla negazione>'o'' Ambiguità della dialettica
Come dubitare, quindi, che Marx sia stato, nel XIX secolo, tra Saint-Simon e Jules Ferry, un rappresentante tipico dell'idea (o dell'ideologia) di 'progresso?,.Visono poche sug€estioni.così fantasioirr, scrive Robert Nisbet nella sua History of the. Idea of Progress', <<come quella di quei marxisti occidentali lhe vorrebbero oggi sottrarre Marx alla 1,20
tradizione evoluzionistica e progressista del XIX secolo>r. Solo che per lui il progresso non è la modernità, non è il liberalismo, e ancor meno il capitalismo. O, piuttosto, <dialetticamente>>, è il capitalismo in quanto rende inevitabile il socialismo, e, reciprocamente, è il socialismo in quanto risolve le contraddizioni del capitalismo... Questa è probabilmente una delle cause del discredito filosofico che oggi colpisce la <<concezione materialistica della storia>> cui è legato il nome di Marx. Oggi viviamo infani la decadenu dell'idea di progresso, per riprendere un'espressione di Georges Canguilhem 6. La nozione di dialettica, nella sua versione hegeliana (dialettica dello <spirito>>), o marxiana (dialettica dei <modi di produzione>t e delle <formazioni sociali>>), o post-engelsiana (dialettica della .<natura>>) occupa a questo riguardo una posizione fondamentalmente ambivalente. Essa
appare ad alcuni come un'alternativa. al positivismo del pîogresso. Allo schema di un movimento continuo, uniformemente ascendente - <<il progresso è lo
sviluppo dell'ordine>, secondo I'espressione di Auguste Comte, che riconosceva egli stesso il suo debito verso la Filosofia dei Lurqi e in particolare verso Condorcet -, la nozione di dialenica oppone, tnfatti,la rappresentazione delle crisi, dei conflitti <<inconciliabilf> e del ,.ruolo della violenza nella sto-
rio>. D'altra parte, tuttavia, tale nozione essa può essere designata come la rcalizzazione compiuta dell'ideologia di progresso (della sua potenz,a tresistibiie), poiché mirerebbe a-Saccogliere tutto questo <<negativo>> in una sintesi supefiere, per dotarlo di un senso e mettedo, <in ultima istanza>>, al servizio di ciò che sembrava contraddire. Scopo di questo capitolo è mostrare che le cose sono tuttavia meno semplici di quanto un 121
semplice rovesciamento dei giudizi dj valore nello oo,tàUU. far supporre. Sono meno semplici qui importanza (dèi avranno quale ir.rro Marx e ragionamenti ma.i le opinioni, prima di tutto non moltedella ragione in anche ieindagini). Lo sono plicità"delle questioni che abbraccia.la nozione' i;";;; ,roppo sfuggente' di un <paradigma> del oronr.rro.^Éiuttosto che leggere in Marx l'illusfta' )nít ftr^le altre) di un'idea generale, è interessanie utiliizrarlo come un riuelatore, un analizzatore dei problemi inerenti a tale idea'
LE IDEOLOGIE MARXISTE DEL PROGRTSSO
Ma dobbiamo prima misurare integralmente il
Dosto occupato àal marxismo, come teoria e come nella storia -.,rri-.ntó o .<credenza>> diSemassa, epoca nostra nella progresso' di sociale dell'idea
si sono atfardate non solo dottrine più o meno influenti (e chi dice che non esistano più?), ma q,lul.oru di simile ad un <<mito>> collettivo del progr.rro, lq si deve per una parte essenziale al marxií-o. li quale, più di qualunque altra teotia, ha perpetuato i'id."ìh. ..cóloto che sono in basso> gioi"no r'rn ruolo attíuo nella storia, spingendosi' e rping*aat, verso l'<<alto>>. Nella misura in cui I'idìa di progresso include più che una speranza' una ,rrt riu aiticipata, q,r.tt" rappresentazione gli-è alf i"t,o indispensabile, e non si capirebbe nulla della storia del-XX secolo se se ne facesse asÚazion.. O"ff, prova della Grande Guerra, almeno, le civiltà ..rinno di essere mortali>>, come scrisse Valéry, e la spontaneità del progresso è divenuta
mista, dalle masse che aspirano alla propria liberazione, può dunque accreditare questa rappresentazione. E a questo è servito il marxismo, e non bisogna meravigliarsi che, al tempo stesso, esso non abbia smesso di nfforzare nel proprio seno questa preminenza della rappresentazione del progresso.
BEN]AMIN a Berlino nel 1892 e mono a Pon-Bou nel 1940 (dove si suicidò temendo di essere consegnaro alla Gestapo dalla polizia franchista), Valter Benjamin è spesso considerato a torto come un rappresentante della scuola di Francofone (Adorno, Horkheimer, e il primo Marcuse, più tardi Habermas), della quale è stato soltanto il .compagno
Nato
di stradao ombroso e incompreso, In gioventù subisce la forte influenza di Georges Sorel, autàre, nel 190s, delle Considerazioni sulla uiolenu (Laterza, Bari 1970), e di Kafka, è amico intimo del rmrico e storico della mistica ebraica, Gershom Scholem. In seguito sarà convertito al comunismo dalla sua compagna, Asia Lacis, una rivoluzionaria lituana, e rimarrà molto legato per alcuni anni a Bertolt Brecht, del quale condividerà il progetto di letteratura militante. La sua tesi di dottorato, ll concetto di aitica estetica nel rcmaxticismo tedesco (l9l9l e la sua opera successiva su Le oigini del dramma barocco îedesa non gli permettono di onenere I'abilitazione universitaria e lo condannano all'insicurezza, aggravaîa dall'arrivo al potere del nazismo. La parte essenziale del suo lavoro, costituito di frammenti e di saggi (diversi dei quali dedicari al grande ispíratore della sua opera della maturità, Baudelaire\ era destinata a formare un'opera storica, filosofica ed estetica sui npassaggi parigini" nell'architettura del secondo Impero, nella quale è analizzata la combinazione di
fantastico e di razionalità che fa la
"quotidianitào
moderna
ne, politica e religiosa ad un tempo, sulla nattualirào (letztzeit),
momenro di rottura nella storia in cui si affrontano la distruzione e la redenzione (cfr. Michael Lówy,Rédemption et atopíe, op. cit., cap.6 e conclusione).
proprir*.rrte inverosimile... Solo I'idea che esso è iéiit"ruto in modo rivoluzionario, o in modo rifor122
(V.
Benjamin, Patigi, capitale d.el XIX secolo. l'passagei' di Parigi,Einaudi, Torino 198ó; e cfr. Christine Buci-Glucksmann, La Raison Baroque de Baadelairc à Benjanín, Galilée, Paris 1984; e Susan BuckMorss, Tàe Dialectics of Seeing. Vlalter Benjanin and the Arcades Projec4 MIT Ptess, Cambridge USA 1989), Dopo aver preso le distanze dall'Urss, e nel contesto tragico del nazi smo, la sua critica delle ideologie del ptogresso si orienta - in panicolare nelle Tai di filosofia della storia del 1940 - verso una riflessio-
123
I
È giusto parlare qyi di marxismo ". Îo1 :91o sociale (della
,
dl ,o.iuiit-o' La t"ri à.1 p'ogt"tso
certamente ,rm i""tuttuUilità, della sua positività) è socialista' [u tradizione t,-'ttu di ;;;-;;;;;nente nella sua quanlo <<utopica> iunto.t"llà sua corrente
Saint-Simon' Proudhon'
.;;;;;;
";cientifica": ge (Progresso e pouertà viene pubblicaii""tu C".t
de facto' neha ;;;í ù;ét:M^ è ii marxismo che,(raddoppiando n
orooorro una versione dialettica :;;'1.h" ;do il contenuto dell'idea) e ne ha assitra i grandi movimenti sociali il;;;il;.owio". ;;;ilú ili diff"t"t'ti "mondb' europei ed extaeuropei. Ciascuno a suo modo, a qualche anno di irrt"r*ttl, Gramsci e lil/alter Benjamin l'hanno il;i.;;tr-ente criticato dall'interno' e proprio per questo. '-^ =N;ì Quaderni del carcere, Gramsci descrive
II e della III Internazionadel quale i lavoratori mezzo a i. .à*. fatalismo "t una visione del formano . fà-f.t. .tganizzazionisi la dell'emancipazione fa che -."io ..srrÉultertr>>, dello sviluppo della tecni;;;;;;'";;a inevitabile Tesi di filo;;Hiltt"r*in, nel suo ultimo testo' leuno <<storicidi parla ;:f* d;li; ttoria del 1940 , (vano' per il tentàtivo ,Éo, -ut*ista che iarebbe la visiooppressi agli Jà?ì.rri""J di far riassumere domine continua e cumulativa' caratter;-stica dei nel <navigare di ;;";i dei <<vincitorb>, rassicurati (che è non " serrso dell, corrente>>' Questa critica nicciane) dall'evocare dellà formulazioni "r.n," incontestabilmente nel segno' colpisce -"'-ni.otaiamo quali sono state le trc'g$rdils3; l'..econorricismo>> della
T
lizzazis-nidelr.prqgqg!gli!0p>-marru!1.:
Piima' Ltideologia a:{l Yi"democrazta Internazionale' i t.d.r.r, e più in g"t'ó'l" della II
I
124
Le sue divergenze interne (epistemologiche: perché essa è divisa sin dall'inizio tra una concezione naturalistica, in cui la lezione di Marx si combina con quella di Darwin, e una concezióne etica, in cui Marx è riletto piuttosto con le lenti di Kant; politiche: con l'opposizione tra revisionismo Bernstein, Jaurès - e ortodossia - Kautsky, Plechanov, Labriola) fanno solo risaltare meglio il consenso sull'essenziale:la ceÍtezz del senso della storia.
j eoi. L ideologia del comunismo sovietico e 8 ldel : osocialismo .. realer>. Designata da Althusser ceme una <<rivincita postuma della II Internazionaoffre anch'essa i suoi dibattiti: volontarismo
le>>,
economico staliniano; marxismo post-staliniano, che ripiega a poco a poco sulla gestione dello status quo, e diviso tra i due cerchi dagli interessi, talora antagonistici, del <<campo socialista>> e del <<movimento comunista internazionale>>. La cosa qui più interessante sarebbe analizzarc l'estrema tensione che lo ha carutteúzzato (e che spiega probabilmente buona parte della sua impresa) .tra un progetto di resistenza alla modernizzazione capitalistica (addirittura di ritorno ai modi di vita comunitari che esso distrugge), e un pîogetto di uhramodernità, o di superamento di questa modernità, attraverso un .<salto in avant}> nel futuro dell'umanità (non soltanto <<i soviet e I'elettrificazione>>, secondo la parola d'ordine di Lenin nel 1920, ma I'utopia dell'uomo nuovo e l'esplorazione del cosmo).
Infine. L ideologia dello suiluppo socialista, elaborata in seno al tetzo mondo e, ad un tempo, proiettata su di esso dall'esterno dopo la decolonizzazione. L'importante, qui, è che esiste una variante marxista e una variante non marxista dell'idea di sviluppo. Ma le loro frontiere non sono 125
di una permanente emulaDivenendo nel XX politica' zione intelletùale e per 11<<periferia> sviluppo di ;;.;i" un progetto
fisse: si tratta piuttosto
dell'economia--mondo capitalistica (dalla Cina a a;b;, passando per I'Algeiia o il Mozambico), chg pr.r.rriu, di nuovo, le sue varianti riformiste e rivoirrriorrurl", le sue speranze e le sue catastrofi, il la profondità del -"t"1*""'t-ta rivelaio al megliocomune dell'econolegame che lo unisce al fondo illumipensiero À?.ir.o progressista elaborato dal a .,istico, àu Íutgot e Adam Smith fino Saintla Simon. Ma è non meno incontestabile che, senza sfida, in parte reale, in parte immaginaria' rappre;;;;, dalla ..soluzioné marxista>>' le teorie della pianificazione e dello Stato applicate al terzo Monào no., sarebbero presentate come teorie alternatiquanve dello sviluppo lociale. Lo si vede bene da monetarista il liberalismo do regnano iniontrastati e lr si" contropartita' <<l' ingeren za umanilatia>>' Era impoitante ricordare questa storia' anche se in modo molto allusivo, perché ciò ci porta a ,ilatiri"rurela critica del progresso stessa, o, almeaccoglierne tent" sospetto tutte le evino, u "o" làir". Il fatto cÉe I'ultima in ordine di tempo delle grandi rcalizzazioni del progressismo marxista sia 3lri" - u ,rn ì.tttpo statalista, r,zionali""'id.ologia sta e populirtr"- d"ll, fuoriuscita dal sottosviluppg' ;;tt"bÉ. dissuaderci dall'annunciare alla leggera la ..fine delle illusioni del progress o>> a partire dalLEu' dal ttcentro" (o dal -pi, ,, più general-"ttte, oNoiarr). Come se ci spettasse una volta di più determinare dove, quando e da chi debbano essere ricercate la nzionaÎrtà, la produttività e la prosperità. Le funzioni espletate nella storia del movimendall'immagine della marcia in avanti delio "p.*i" iu-r.,ita e dalla ,pàt"ttr" di veder coincidere un 126
giorno la realizzazione individuale e la salvezza collittiva, attendono ancora, anch'esse, un'analisi det-
tagliatat.
/nrEcnartrÀ
DELLA sroRIA
La critica del progresso, che sta peî essere
r0, combanalizzata dalle filosofie <<post-moderne>> porta ancora altre trappole. Il più delle volte essa si
annuncia in un linguaggio storicistico ànch'esso: come critica di una rappresentazione dominante, sostituzione di un <paradigma> con un alffo. Ora, queste nozioni indifferenziate sono più che sospette. Vi è, forse, a rigor di termini, una nozione, un paradigma del progresso, che avrebbero regnato
dalla filosofia dei Lumi fino al socialismo e al marxismo? Nulla è meno certo. Nessuna discussione su questo punto può fare a meno di un'analisi delle componenti dell'idea di progresso,la cui congiunzione non è automatica. Le rappresentazioni del progresso che si formano alla fine del XVm secolo si presentano pri-
ma di tutto come delle teorie (o piuttosto delle idee) dell'integralità della storia, sul modello di una curva spazio-temporale, e ciò dà luogo a diffe-,, renti alternative. I-lintegralità della storia può esself re colta nella distinzione dei suoi <<stadb>, nella'f ,<logica>, della loro successione. O,'invece, puòl essere colta nel carattere decisivo di un mornento{ privilegiato (crisi, rivoluzione, rovesciamento) che i riguarda la totalità dei rapporti sociali, la sorte del-; I'umanità. Può essere pensata ugualmente come un processo indefinito, del quale è carutteúzzato solo I'orientamento (Bernstein, il padre del <<revisionismo>>, dirà una frase famosa: <Lo.scoPo finale 127
tt' O' al lEndzietl è nulla, il movimento è tutto>) iontt"tio, essa può essere definita come il processo .fr" p".,, a un iermine: <<stato stazionario>> di omo: *.r.iA o di equilibrio (come in Courno-t o Stuart .<ultra-imperialismo>> di Kautskv "".he molto più che in Hegel, benché.tutti questi consermede;;;;;;,iiÈ;li o soJiafsti, condividano unatensioni ;;;il-rgine della soluzione finale delle
-
iliiit;;
e delle ineguaglianze.
Ma, sopranufto, questi differenti modi di rappresentarsi leleologicamente la storia suppongono I'una :i;;i;;; combinite due tesi indipendenti linearità ela l'irreuersibilità pone I-iuna
dall'altra.
Da cui discende il rigetto (e.la sua preidea ;;;i";. come mitica o metaforica) di ogniciclici politica storia una di ;l;;;;p. cosmico e non o ,l"atori. Notiamo subito che I'irreversibilità meno o attingend-o è necessariamente ascendente: ui -oà.Ui fisici della <<degradazione dell'energia>' nel XIX ;;; b;;t" parte dei t.oii.i della storiaprogresso di t"lolo ha pìtuto opporre, allidea ai de.udenrr'ìàstando all'interno dello stes"""U, Jo p..tupposto (pensiamo al Saggio sull'inegua' gi;ìr* d'rî|, ,ozzr- umane di.Go.bineau' pubblicato à oartire dal 1853 e in seguito invocato per accreaiir*, ii contro allo scheÀa della dotta di classe'>' della ..lotta di mzze>>)' All'idea di ireversiquella """U" ÈiliJa.". aunque aggiungersene. un'altra: (o consistente di perfeziono*rito tecnico o morale Perfezionamento di entrambi)' neila combin azione ;;tig;id" rolo purr"ggio dal meno.alpiù' dio dal un al migliore,-ma implic.a I'idea ;;;;t; vandei e inconvenienti i.Èfii".io" positi-vo degli tasei, quelìhe si chiamerebbe oggi un lPlinum i"?itiÀ" qui al modo in cui lo schema leibniziarI" J.f ..-tgiiore dei mondi possibilil> si ritrova nel-
J.t,"-po.
128
la tradizione progressista del liberalismo:
da
Bentham, .on lu sua definizione dell'utilità come m4ssimo soddisfacimento per il maggior numero di individui possibile, a Rawls, oggi, col suo <principio di différenzarr, che sostiene essere giuste solo quelle ineguaglianze che migliorano la situazione dei più sfavoriti) '2. lnfine, una rappresentazione della storia come progresso può duplicare I'idea di cambiamento ànruu.tto quella di una capacità sempre accresciuta di cambiaré, ed è qui, specialmente, che I'accento posto sull'educazione può ann-odarsi dall'interno il'id.u di progresso. Si passa, allora, ad una quarta .ornpon"rri" dille idee classiche di progresso, che è, in un certo senso, la più importante politicamente, ma che è anche la più problematica filosoficamente: I'idea che la trasfoimaiione è una trasform azione di sd, dunque, un' a ul t o t r a sfo r m azio n e, o' meglio ancora: un'ou\6lgenerazione, nella quale si rcalizza I'autono-
r'. Anche mia dei-soggetti
il dominio sulle
forze
naturali e lu cottquista delle risorse del pianeta devono essere pensati, in ultima analisi, in questa pro-
soettiva. Òo-. diceva Marx nei Manoscritti del 1'844,l'industria e le scienze della natura sono il olibro aperto delle forze essenziali dell'uomo>' Si ripresenia qui, di conseguenza, il problema della piassi, sduo ch" non si tràtta di pensare una trasfor'mazione individuale, ma collettiva. E per definizione un'idea laica, o almeno contraria ad ogni rappre-
sentazione del corso della storia come risultato di ,-" volontà divina' Ma non necessariamente incompatibile con differenti trasposizioni dagli schemi ieologici del <<piano' o dell'<<economio> della natu-
,u.
{^
difficoltà consiste nel pensarla in modo
immanente, senza fat intervenire, cioè, una qualche
' fotzao principio
esterno al processo stesso'
129
(J na
teoria
de
ll' euoluzione?
teorici del XIX secolo sono alla ricerca di deggb> del cambiamento o della transizione storic",li -odo da situare la società modèrna trailpas' ,ato, ,he le rivoluzioni (industriale, politica, perfino religiosa) hanno relegato in una preistoria della prossimo che -odeÀità, e il futuro più o meno presentire' lasciano I'instabilità, le tensioni attuali La sffagrande maggioranza di essi ha risolto questo problei-ra con I'adòzione di schemi evoluzionistici'
I
Laevoluzionismo è, per fare ancora ricorso alla terminologia di Canguilhem, <d'ideologia scientifico>
per ecJeilenta dll XIX secolo: cioè un luogo di scarubio tra i programmi di ricerca scientifica e I'immaginario ieorico e sociale (il <bisogno inconto' In questo scio di accesso diretto alla totalitb) senso, non è praticamente possibile non essere evoluzionisti nel XIX secolo, salvÒ proporre di
nuovo un'alternativa teologica alla scienza' Anche Nietzsche, che ha scritto \ne L'Anticreslo, 1888) che oil progresso è soltanto un'idea moderna, cioè un'idea falsa>>, è ben lontano dall'esserne esente! Ma questo significa anche che I'evoluzionismo è I'elémento intellettuale in cui si affrontano i conformismi e gli attacchi contro I'ordine stabilito' Mettere tutti gli evoluzionismi sullo stesso pi119' significa condlannarsi a vedere nella storia delle id-ee, secondo il motto di Hegel, solo una vasta <<notte in cui tutte le vacche sono nete>>. I-limportante è, al contrario, ciò che li distingue gli uni dagli altri, i punti di eresia intorno ai quali si oplorrgono tia loro. La lotta delle classi non è la tàtta déttt razze, così come le dialettiche di Hegel, di Fourier o di Marx non sono la legge spenceriana di <differen ziazione>> crescente (evoluzione dal 130
semplice al complesso) o la legge di <<ricapitolazioner> dell'evoluzione
nello sviluppo degli individui,
imposta da Haeckel a tutte le discipline antropologiche ispirate dall'evoluzionismo biologico..
oroduzione>>,
Vi è nei suoi lavori, come abbiamo una linea di euoluzione
iGto pt.iÉdìnt.-"nt.,
progréssiva dei modi di produzione. La quale clas-
sifica tutte le""ooe.ie+à*in rapporto a u4*gliîsrip intrinseco: la wc,ialízzazione, cioè la g-apag$à da parte deglrindiì,iàoi Ai- eot trollare colleuivamente i. ptqp-fi",sondi.alpni-di",ssjsrcnza' E questa linea è uni.à, il che vuol dire non solo che consente di te e ritardi (sia entro le società, determinare ^vanz sia nel corso della loro storia politica), ma stabilisce un rapporto necessario tra gli <<inizi> e la <<fine>> della storia (anche se questa fine, il comunismo, è concepito come I'inizio di un'altra storia). Queste concezioni hanno fatto il giro del mon-
do, e Marx, per esporle, ha trovato delle formulazioni persuasive, che, in un certo senso, la ffadizione marxista non ha mai fano altro che chiosare. Ne ho
ricordate alcune prima. Il loro confronto mostra chiaramente che I'idea di evoluzione progressiva, in Marx, è inseparabile da una tesi sulla razionalità della storia, o, sé si vuole, sull'intelligibilità delle sue forme, delle sue tendenze, delle sue congiunture.
uNo scHEMA DI
CAUSALITA.
(owrrnce
r)
Questa tesi si esprime prima, come mostra il testo della Prefazione a Per la critica dell'economia
131
dall,a uadizione filosofica. Questo schema di causaDETERMINAZIONE IN ULTIMA ISTANZA
Il
pctlitica del 1859 resto dellr Prefazione a Per la critíca dell'econonía
itr..riii"* p.i lungo tempo l'esposizione canonica della (concezioà.i? ,,orii". benché esso sia esplicitamente soltanro 'l;;;.tiiit,'"" gli hanno consacrato migliaia.di pagine.di m ir."."..r''ilrxisti ;;;;;?ìi. ;;, il meglio e ier il peggio L'espressio.ne "determinazioài.,ii si è i,'àJu I'abituàine dí cerca.rela deluci;.'ilÈ;i;,;r",i lettere Sarà coniata più tardi da Engels: ffi;;,;;ig;tà;,u". .ft. i, íhí*o istonza è determinante nefia storia è la-produi"ii.i. "rf ;;;;i;.tp.oaurion. della vita teale' Di più non fu mai affermato che
Ja me. S. ora qualcuno traviia le cose' affermando "JJ, lìunico Íauore determinante, egli trasforii (Lettera ..iàU" oroposizione in una frase wotà' astratta' assurda" i"i 21 ,.t,",nbt. 1890) L'accostamento dei due tesri r*....iuo .u tale questione suggerisce'.tuîtavia' che la di un elemento dl demarcazlone fornrulazione di Engels tnaflca
rtl*"-ie
f*;";;;;.ol"t.bb. -, ;'i;;h Bilfi ;""ilìtil;
^îcoÍa queste .t i"ro .on l'".onoilicismo, persinq col tecnologismo'.poiché dello nÀll'appìicazione ìn..,,"ntemente iitornu," t"". ,,à*i"riàti" di determinazione dei differenti livelli o istanze del' *h;;;;;;; nderer' i;;;;il ;;;i;i;. òio a aà*,o manifestamente al fatto che.la quanto sottili siano le dialettizzazioistanzao, ima t Per -ilrlì.". "i ;;;;t.tt';;;tp;o.h. .h. "..1u "uiotizzt tra società globale e("fbrma<sovrazion" so.ial.o)^. modo di produzione, obase eco-nomica>
.tr"ri"*-t"ti,i..-ideologican' forze produttive e forme di proprietà' ;ii;,1"'fi" ;;i ..",i.'.t'. f"r riemergere in-mo.do pitr assoluto la
nello ;"ili;ild;iÈ;;iluppo '.'i.o. Si coirprende allora. perché'istanza dell'ultima stesso momento ln cul scrlveva che nl'ora solitaria Alrhu.r"t proponesse di sosrituire alle nozioni di ;;;;;;;;i", di rìtorno delle sovrastrutture sulla base ;;;;;ip;;;"'.ài "rion. irriducibile oràùl ài "t"ta"erminazione'' che traduce la complessítà à;i:;rì;;;;;ì;i;" p.i,. a"uo dialettica m ateriali srica "Con raddi(
r
zione e surdeterminàzioneo, inPet Marx, op' cit')'
oolitica,softo forma di uno schema di causalità sto' .iau. Non essendo esso stesso una conoscenzL m un programma di indagine e di.spiegazione' si ,rrnrn.í" in termini qualitativi, addirittura metaforici: <<base>> e <<sovrastruttura>>, "forue produttive>> e <<rapporti di produzione>>, <<vita mate-riale>> e <coscienza di sét , non sono in sé delle realtà, sono delle categoúe in attesa di applicazione concreta' ei.u"" pócedono direttamenie dalla storia e dalI'economia politica, mentre altre sono importate 132
lità ha un'importanza paragon^bile ad altre innovazioni teoriche nel modo di spiegazione del reale: così, lo schema aristotelico delle <<quatffo cause>>; o lo schema newtoniano della f.orza di atÚazione, della materi a (<<f.orza di inerziu) e del vuoto; o lo schema darwiniano di variabilità individuale e di <<selezione naturale>; o lo schema freudiano delle istanze dell'.,apparato psichico>>...
Nella forma in cui lo incontriamo qui, bisogna constatare che questo schema comporta una tensione quasi insopportabile. Poiché, ad un tempo, subordin4 interamente il processo storico ad una teleologia preesistente 15, e, tuttavia, afferma che il motore della trasformazione non sono altro che le contraddizioni della vita materiale, <<scientificamente constatabilb>. Non bisogna dunque stupirsi che tale schema sia stato costantemente tirato tra interpret^zioni divergenti, sia stato oggetto di permanenti rimesse in discussione nella storia del <<materialismo storico>>. Si vedrà che a questo schema generale gli svi-
luppi del Capitale apportano se non dei correttivi, almeno un grado maggiore di complessità. Infatti vi si espone il <<processo>> o lo <<sviluppo> dei rapporti sociali a tre liuelli di generalità decrescente. Vi è prima, come precedentemente, la linea di progresso dei modi di produzione successivi (asia' tico, schiavistico, feudale o signorile, capitalista, comunista) che fornisce un principio di intelligibilità per la successione delle formazioni sociali concrete. Questo livello è il più manifestamente finalis/zco: esso proviene, senz'altro cambiamento che non sia quello di un <<rovesciamento materialisticon, dal modo in cui Hegel e altri filosofi della storia avevano ordinato le epoche della storia univer-
133
sale
(il
<<dispotismo orientale>> diviene
il ..mondo
il <modo di il
antico>> diviené
oroduzione asiatico>>, ..-odo di produzione schiavistico>>, ecc')' Ma è anche il pli deterrninistico: non soltanto per la sua linearità, ma per la maniera in cui fonda il tempo irreversibile della storia su una legge dello sviluppo ininterrotto della produttività del lavoro umano' Notiamo tuttavia che si tratta di una detetminazione globale, che non esclude nel dettagljo né blocritorni indietro' .o,i.é ' stagnazione, e neppure A questo livello, la lotta di classe non interviene tanto come prrncipio di spiegazione, quanto .orn. ,rro risulàto diinsieme. Ad ogni modo di oroduzione corrispondono certe forme di proprietà, un certo -odo di sviluppo delle. forze proàuttive e di relazione tra lo Stato e I'economia, dunque una certa forma della lotta di classe' Quest'ulìima non si svolge tra signori e servi o mezza16' dri nello stesso modó che tra capitalisti e operai Al limite, la fine o il superamento della lotta di classe in una società comunista non è alffo che una conseguenza Lrale altre di questa evoluzione' Si ritrovà il quadro comparativo che era stato evocato nell'analisi del feticismo della merce' semplicemente ordinato nel temPo.
ilrsraNz,q DELLA LorrA DI
cLASSE
Ora, nel Capitale, Marx ha voluto concentrarsi su un oggetto molto più specifico: non senza ragione, póiché mette in causa la necessità della rióluzione. Si ratta della ..contraddizione>> ra i rapporti di produzione e lo sviluppo delle forze'-' o.'oàuttiue, é d.[u forma che essa riveste nel capiialismo. È importante qui leggere i testi con grande 134
attenzion€. Vanno abbandonate le formulazioni, fortemente infl uenzate dalla t:adizione saint-simoniana, che I'ortodossia ha accreditato, seguendo lo Engels dell'Antidùhring (ma anche lo stesso Marx di Miseria della filosofía o del Manifesto comunis/a). Non si tratta, palesemente, di opporre alla fissità della proprietà borghese la mobilità in sé progressista delle forze produttive (come faranno più tardi Keynes o Schumpetet opponendo l'imprenditore, I'indusriale allo speculatore finanziario). Si tratta della contraddizione crescente tra due tend en ze: la socializzazione della prodpzione (concen-
trazione,razionalizzazione,univercalizzazionedella tecnologia) e la tendenza alla parcellizzazione della forza-lavoro, al supersfruttamento e all'insicurezza per la classe operaia. La lotta di classe interviene dunque in modo decisivo come operatore del processo di risoluzione della contraddizione, di cui è impossibile fare a meno. Solo la lotta che si organizza a partire dalla <<miserio>, dall'<<oppressione>> e dalla ,<collero> dei proletari, può <<espropriare gli espropriatori>>, sboccare nella*<negazione ftlla negazione>>, cioè nella riappropriazione delle proprie forze assorbite nel movimento incessante di v alorizzazione del capitale.
Questo punto è tanto più importante, in quanto Marx parla qui di necessità, e anche di necessità ineluttabile. Si vede che questa non è la necessità che si imporrebbe dall'esterno alla classe operaia, ma quella che si costituisce nella propria attività o pratica di liberazione. Il carattere politico del processo è sottolineato dall'uso implicito del modello della Rivoluzione francese: salvo che il dominio che si tratta di <far saltaren non è quello di un potere monarchico, ma quello del capitale nell'organizzazione della produzione sociale. Ben135
quella dello Stato, posta in gioco del rapporto di
-ché
I'opprima, il capitale non è, <al di fuoril> del suo oopolo. E esso ,t.,.o u produrre <i suoi affos;;#;:A;rlogia illuminantè, dunque, mà problematica.
'
Infine, Marx dedica numerose analisi a Dn terz, li".llo dí sviluppo, ancor più particolare: la tra' o' se sfo.pgrazione del modo di p-roduzione.stesso' Nei ri-iìi.f", il movimento dèll'accumulazione' <<produalla .il;lt ;;trali del Capitale dedicati t7, alla lotta ,ii"" Ji flu.uulor. ".rólrrto e relativo>> p"ilt tt"gtt ezza della giornata di lavoro' alle tappe à.Uu tiuoiuzione induJtriale (manifattura, macchitit-.,-gt""de industria), non è il semplice risultaio-qn"tii,rrivo che lo interessa (la cap.italizzazione Ma .i.J..",. di denaro e di mezzi di produzione)'degli É il -odo in cui evolvono la qualificazione tra operai, la disciplina di fabbrica, l'antagonismo di proporzione la capitalistica' ,ituri"ii e direz-ione (dunque la. concorrenza impiego e disoccupazione ,r" i úuor"tori poienziali)' La lona di classe intert1"""ìti i" rnàao ancor più specifico' dalle duei mrti simultanearneÍîte. Da[a parte dei capitalisti' iui ..-.todi di produzione di plusvalore>> sonoil sul t'lavoro neceÈsariq> e -.todi di pressionedegli operai' E dalla parte dei ;;;à;àar,;tonomia irol.t"ri, che reagiscono allo sfruttamento e spingono in tal modo il capitale a ricercare senza posa iuoui metodi. In moào che, a rigore' la lotta di classe diviene essa stessa un fattore dell'accumula;i;;;, come si vede nel contraccolpo che il limite i-p"t,. "ff, giornata lavorativa provoca sui metodi ài'ow.anizz^lion <<scientifica" del lavoro e sulle i"";;?;t-ú tecnologiche: quel che Marx chiama il p"tt"ggi" dal .,pluslalore àssolutoo al ttplusvalore lot;J;ffi;" (III e iV sezione del libro primo)' La parte' ta di classe interviene anche da una terza 136
le classi, Stato che I'aggravarsi della con^ traddizione porta a intervenire nel processo di lavoro stesso attraverso una <<regolazione sociale>> più organica t8. sempre Mf sono dilungato su questi sviluppi un po' più tecnici, in primo luogo, per convincere il lettoie che i problemi della filosofia della storia in Marx non devono essere,discussi al livello delle dichiarazioni più generali, ma al livello delle analisi, che è anche quello dell'esplicitazione massima dei concetti. Bisogna, molto semplicemente, trattare Marx da teorico: ciò che vale per le figure della coscienza in Hegel, vale per il modo di produzione in Marx. <Leggere Il Capitale>, è ancora all'ordine del giorno. Ma intendo anche ricavarne I'osservazioné seguente: è proprio la combinazione dei tre livelli di analisi, dalla linea di evoluzione di tutta la società all'antagonismo quotidiano nel processo di lavoro, a costituire ciò che Marx intende per razionalità della spiegazione storica. Per dirla allora in termini più filosofici, ne risulta che Marx ha fatto sempre meno rlcors o a modelli esplicativi preesi-
iorr^t
e che ha sempre più costruito una razionalità senza precedenti, Questa l?zionalità non è né quel-
,t.nii,
de[à meccanica, né quella.della psicologia o delI'evoluzione biologica, né quella di una teoria formale del conflitto e della strategia, benché essa
h
in determinati momenti, far riferimento a ialuna di queste. La lotta di classe, nel mutare possa,
incessante delle sue condizioni e delle sue forme, è
modello a se stessa.
Questo è precisamente il primo senso che possiamo dare all'idea di dialettica: una logica o io.-u di spiegazione specificamente adattata all'intervento diterminante della lotta di classe nel tes-
I
137
suto stesso della storia. Althusser ha avuto ragione, a cruesto proposito, nell'insistere sulla trasforma,ion" .lr" llaix fa subire alle'forme precedenti della dialettica, e in particolare alle sue forme hegeliane (che si tratti del confronto di t<padrone e servo>> nella Fenornenologia o della <<divisione tra soggetto e oggetto>> nella Logica). Non che egli non debba lorJ"nulla (al contraiio: in un certo senso' egli deve
loro ,r.r,,o, poiché non smette di lavorare su di esse), ma in quanto inuerte il rapporto che le <figure>>
speculative intrattengono con I'analisi concreta
delle situazioni concrete (come dirà Lenin)' Le situazioni non illustrano dei momenti dialettici preesistenti. Sono piuttosto esse stesse dei tipi di p.ocessi o di sviluppi dialettici, la serie dei quali ouò essere concepita come 'aperta, Almeno, è questo il s"nso nel quìle si impegna il lavoro di Marx'
confrontare col fatto che la storia avarnz^ per il lato cattivo, quello che essa non aveva previsto, quello che mette in causa la sua rappresentazione della necessità e, al limite, la certezza - che essa crede di poter desumere dai fatti stessi - che la storia' precisamente, auanzi e che non sia, come la vita secondo Macbeth, <la narcazione di un idiota, pieno di rumore e di furore, e sprowisto di sensotr. Q
;[a*de]tironia a spese di
ne delle <<contraddizioni economiche>> e all'awento
della giustizia sociale. La sua q9.nqedo"{}gJel+rogresso,{ell-4-gi"qs-qizia.sr-b..aSAga;ulndea-c.hci":rajpgi
di iàlidatietà a
e
di liberràxí-impongona-ie.sagiooe'
l' u n i v e r s a l i t à. c he.,e s E i., I"4p,p"{.gileRtas o . Maix(nel 1846) volle ricordargli che la;1gria non ess
d
el
lato buono>>, cioè iriragion. ?èlÉ-ft;?ff intriiieclé' &ililGil"nza degli ideali umanistici,
Ma questo rovesciamento di prospettiva fa
solo emergere ancor più le difficoltà, le aporie perfino, contro cui va di nuovo a cozzaîe questo progetto di nziona\ità. Occorre liberarne il significato cui, infine, si stabiliiri-" di ritornare al modo in<<pfogressot> e <tdialet,aono in Marx i rapporti tra Un'espressione sorprendente può qui servirci
Mar x d a guid a : .{a -Xs da- ay.ale* dalJat-o.5a*rvaa. contro qr i s in..M d ellL gata ie imp i loSpÍin" ia I' auéu, -. Proudhon, che cercavà di trattenere di ogni categoria o forma sociale il <<lato buono'> che fa progrere. Ma essa sfugge a questo uso e si Ai.e l" giustizia il ritorcé"contro suo autore: è la teoria stessa di
f
Marx che, già quando egli era vivo, si era dovuta 138
-\{*arx
per rifiutare una visione maralistica"e
si'H.drl
<<LATO CATTIVO>> DELLA STORIA
tica>>.
è.
otiinisti;ca della stqlia. (dunque, alla fin fine, conformistica)..Pr3udhb era súto il primo a tentare di adattare deliítihemi hegeliani all'evoluzio-
sr
IL
u a-n-{-g.
Proud-hon,
ancor meno attraverso la f"otza di convinzione e I'e-
ducazione morale: ma attraverso il <dolore del 4regativo>>, lo scontro di interessi, la violenza delle criii e delle rivoluzioni. Non è tanto l'epopea del diritto quanto il dramma di una guerra civile tra le classi, anche se questa non assume necessariamente una forma militare. Dimostrazione strettamente conforme allo spirito di Hegel, che Proudhon e altri esponenti del riformismo avevano molto mal compreso a questo riguardo. Dimostrazione che, per ciò stesso, non può che rilanciare la nostra questione. N..ql,lg, in definitiva. è oiù conforme di una dialettica del <dato cat";È q;e s t o t iuo,linGl n3ó, id"'g- .i i ",ts -SîT" t-irb. P;iciiéH óil;i o"i;T;;ffi;: Jl É éi, -
s;;
il
jlf
139
- di mostrare che la fine nzionale dello sviluppo tt-i.o"ot tt" la si òhiiffi"ii6iusintesi) è abbastanza 'ion;;;;a;iitifi,;*, suo cantrarin: la potente per pLsshre sto
il
caso di Hegel
"lllrqae$.s,il .inon-r"gîonè" (uióienra' passlone' -mtseria), e in, questo senso per ridurlo o assorbirlo' Si dirà À.h., circohràente, che è la capacità che dimostr" di convertire la guerra, la sofferenza e I'ingiustizia in fattori di pace, prosperità e giustizia, a e la sua universalità' Se <<provare>> la sua pót"n ^ pàssiamo leggere nell'opera di Hegel qualcosa oggi
ài diu"rro J, unÀ luttga <<teodiceo> (secondo la sua espressione, ripresa àa Leibniz), cioè una dimostàzione che if .<male> nella storia è sempre particolare, relativo, mentre la fine positiva che esso prepara è universale, assoluta, non lo dobbiamo iort. modo in cui Hegel è stato rasformato da Marx?^lE, ancor più, al modo in cui questa trasformazione marxista della dialettica ha incontrato storicamente i proPri limiti?
L
All'estiemò del movimento critico ritroviamo allora la formulazione di Benjamin nelle Tesi di (tesi IX):-<I-angelo fítosofia della storia, già citate aspetto' Ha il viso questo della- storia deve aveie rivolto al passato. DovJ ci appare una catena di eventi, egf vede una sola catasffofe, che accumula senza tregua rovlne su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egii vorrebbe ben trattenersi, destare i morti à ,i.o-iorte I'infranto. Ma una tempesta spira dal paradisÀ, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così iott" che egli non può più chiuderle' Questa temoesta lo tpine. irresistibilmente nel futuro, a cui volge le .i"[é, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa temPesto>.
ia
storia
1"40
ion
ar^n"u solamente <per
il
cattivo>>, ma dal lato cattiuo,
quello del dominio
e
della rovina. Testo in cui bisogna intendere, al di là del <<marxismo volgare>, e al di là di Marx, una terribile ironia diretta specialmente contro quel passo dell'Introdu zione al corso di filosofia della storia di
Hegel che descrive la rovina delle civiltà passate come la condizione del progresso dello spirito, cioè della conseruazione di quanto vi era di universale nel loro <principiot 'n.Lideologia proletaria si sarebbe fondata sull'illusione funesta di riprendere e prolungare questo movimento, che è sempre servito non a liberare gli sfruttati, ma ad istituire I'ordine e la legge. Resta, allora, come sola prospettiva di salvezza, la speranza di una cesura o interruzione imprevedibilè del tempo, di un <<arresto messianico dell'accadere>> che farebbe .<saltare un'epoca determinata dal corso omogeneo della storiar, (tesi XVII), e offrirebbe ai dominati, ai <<vintb> di tutta la storia, la chance improbabile di dare un senso alle loro lotte disperse e oscure. Prospettiva che si dice ancora rivoluzionaria, ma non dialettica, prima di tutto nel senso che essa invalida radicalmente I'idea di pratica, o di liberazione come trasformazione, attraverso il proprio lavoro' Vi è dunque per una dialettica marxista un cammino possibile tra il <<lato cattivo>> di Hegel e il <<lato cattivo> di Benjamin? Se questo fu storicamente il caso, nel senso almeno che, senza Matx (e senzala difíerenza di Marx rispetto a Hegel), non si sarebbe mai prodotta una simile critica nei confronti di Hegel, si tratta di ricercate fino a che punto una espressione teorica corrispenda a questa singolarità storica. Ma questo non può essere discusso indipendentemente dagli eventi intervenuti a incrociarela teoria.
lato 141
LA CONTMDDIZIONE REALE (DIALETilCA
II)
j"lg!"q'-
_l--4.arx_ha-incontratoiue"-volte-alllgle cattilóir-déIfu -st-q,ria"rome--ttg...Jsgt*ddo*.prima:nel.
ìeiii e','ìr'T8tiTÉ
;il1;;. *raér' ;;il-t " una in un certo
risposta senso' Caoitale era anche, sviluppata, lungamente differita, formidabilmente ma"incompiuta, allo scacco delle rivoluzioni del
1848, a\laid..o-potizione>> del proletariato che doveva ..decomporre> la società borghese' Ci si dovrebbe allora meravigliare se vi si può leggere anch e la critica interna all'idea di progresso?' Nel Capitale Marx non impiega praticamente mai questo termine (Fortschritt, Fottgang), se non per oppotgli, nello spirito di Fourieq il quadro deli. rouin. ii.li.h. dèl capitalismo (il <dispendio orgiastico> di risorse e vite umane al quale, in praticà, corrisponde la sua <<razionalità>). Dunque -in fine alla -oúo ironico: fintanto che non sarà posta forzè delle <<socializzazione la contraddizione tra uomini, degli <<desocializzazione>> la produttive> e il dir.otto sul progresso che fanno la filosofia e I'economia poliiica-borghesi potrebbe essere scilo derisionei mistificazione. Ma la contraddizione può aver fine, o semplicemente essere ridotta, solo col rovesciamento della t en de n za, con l' affetmazÎone di una contro-tendenza. Qui si rivela il secondo aspetto: ciò che interessa Marx non è il progresso' ma 1l processo, o processus, che diviene per lui il concetto dialettico per 2r. Il progresso non è dato, non è proeccellenza grammato, può rìsultare unicamente dallo sviluppo éegli antagónismi che costituiscono il processo e di u'to..i. oia, il conseguenza esso è;;;;;;tuii* pro..iro non è né un concetto morale (s.piritualiitico), né un concetto economico (naturalistico), è 142
un concetto logico e politico. Talto- più logico, in qùanto è costruito sul ritorno, al di là di Hegel, all'idea che la contraddizione è inconciliabile. Tanto più politico, in quanto deve cercare le sue ..condizioni reali>>, la sua necessità dunque, nel suo contrario apparente, la sfera del lavoro e della vita economica.
Si possono dire le cose in modo diverso, ricorrendo a una metafora matematica di cui Marx si è molto servito: ciò che gli interessa nel corso della storia non è tanto laforrna generale della curva, l'<<integrale>>, quanto ú differenziale, I'effetto di
il rapporto di forze in gioco in ogni momento e che determina il senso della progressione. E dunque il modo in cui, individualmente e soprattutto collettivamente, la <<forza-lavoto>> resiste e tendenzialmente sfuut allo statuto di mera merce che la logica del capitale le impone. Il termine ideale di una tale logica sarebbe ciò che Marx chiama qgggllliEsione,o ,<sussunzio" <.accelerazionerr, dunque
ne>>-rcal€-Àe[a-fsreaJavoro-inoppo5izigne."aduna
! 4i-gne semplicem el;rte for mal e, Iimitata al contratto di lavoro 12: un'esistenza peî i lavoratori integralmente determin at.s dai bisogni .del capitale (qualificazione professionale o dequalificazione, disoccupazione o sovraccarico di lavoro, austerità o consumi forzati, a seconda dei casi). Ma questo limite è storicamente inaccessibile. In altri termini, I'analisi di Marx tende a liberare I'elemento di impossibilità materiale contenuto nel modo di pros
u ssu
duzione capitalistico: il minimo incomprimibile contro cui cozza il suo <<totalitarismo>>, e da cui procede in cambio la pratica rivoluzionaria del lavoratore collettivo. Il Manifesto diceva già che lalotta dei lavoratori comincia <<con la loro esistenza stesso>. E // 143
,W
Capitale mostra che
il Brinno.-mome*odlsuesta*"
lgtia è I'esistenza di un collettiuoútlauora.tori, tanche al di fuori di ,f;atl fabbrica o nell'impresa, (ma sempre politica essa, nella città, nella f realtà.all'altro)' dall'uno passando iii qurtti due spazi, l, .ht-, salarìo' hà per presupposto quello di trattare esclusivamente i lavoratori come persone individuali, per poter vendere'e comprare la loro forza-lavoro-come una cosa di maggiore o minor uulore, per poterli <disciplinare> -e <responsabiliztur"rr.'úu ii collettivo è una condizione della produzione stessa che rinasce incessantemente' In realtà, ui sono senxpre due collettiui di lavoratori' i-Uti."ti I'uno nell'-altro, formati dagli stessi individui (o quasi), e tuttavia incompatibili' Un collettiuo-.ipiiul. e un collettivo-proletariato' Senza il .oll.iiirro proletario, che nasie dalla resistenza alla collettiviziazionecapitalistica,l'<<autocrate>>capitalista non poffebbe esso stesso esistere' Verso la storicità
'1
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brio) 2'. Tutta I'originalità della dialettica marxista si gioca, allora, nella possibilità di pensare, senza nulla concedere, che la contraddizione non è un'apparenza, anche <<in fin dei cont|> o <<all'infinito>>. Non è neppure un'<<astuzia> della natura, come l'insocieuole socieuolezza kantiana, o della ragione, come l' alienazione hegeliana, La f.otzalavoro non cessa mai di trasformarsi in merce, e di entrare in tal modo nella forma del collettivo capitalistico (che, in senso forte, è il capitale stesso, come <<rapporto sociale>>). Tuttavia, un simile procqssó comporta un residuo incoercibile, dal lato degli individui e, ad un tempo, dal lato del collettivo (ancora una volta, questa opposizione ci appare non pertinente). Ed è questa impossibilità materiale che rende necessario il rovesciamento della tendenza capitalistica, quale che sia il momento in cui tale rovesciamento intervenga.
Le tre questioni della.contraddizione, della temporalità e della socializzazione sono, dunque, rigorosamente inseparabili. Si comprende bene quale ne sia la posta in gioco: è ciò che la tradizio^
È qrl.rto il secondo senso della <dialettica>> in
ne filosofica dopo Dilthey e Heidegger chiama una teoria della storicità.Intendiamo con ciò che i problenii di finalità o di senso che si pongono al livello
nuriur, - non-Jt-uò-npn'cambiare' Il problema allora è di sapere iti qurle senso. Il suo movimento, dice Marx, è,rrr'i-postibilità incessantemente differita'
del corso della storia dell'umanità considerata immaginariamente come una totalità, raggruppata in una sola <<Idear o in una sola grande nanazione, sono sostituiti da problemi di causalità o di azionp
Mur" .he precisa il primo. Il modo di produzi'one.upitulisticà - la cuiìb"s",, è anch'essa <<rivoluzio-
Non un'impotiibilita morale o una <<contraddizione in termini>>, ma ciò che si può chiamare una contraddizione reale, ugualmente distinta da una contraddizione puramente formale (termini astratti che si escludonà in virtù della loro definizione) e da una semplice opposizione reale (forze esterne itu loto ch" agiscóno in senso contrario, e delle quali si può catolare il risultato, il punto di equili144
reciproca delle <<forze della storib, che si pongono in ogni momento, in ogni presente.I-limportanza di 'Marx a questo proposito è nel fatto che, per la prima volta probabilmente dal conatus (<sforzo>) di Spinoza, la questione della storicità (o del <differenzialer> del movimento, dell'instabilità e della tensione del presente verso la propria trasforma-
14t
in zione) è posta nell'elemento della pratica.e non e p.roduzione o".Uó dela coscienz^, ^ partire dalla rappreiaile condizioni di produzione, non dalla r*,rrion. e dalla viia dello spirito' Si verifica ora .h., .on,r"riamente alle grida di allarme lanciate ol.u*tiu"-ente dall'idealismo, questo rovescia";;; non è urr" riduzione, ancor meno una sosti-
del determinismo naturale alla causalità storica. Di nuovo, come nelle Tesi su Feuerbach' e ,i"-o usciti dall'alternativa tra sogg-ettivismo ftancaè volta questa ma materialismo>>; "r...tti" mente dalla parte del materialismo' In ogni caso' questo dell'imman inza' La contraddizione è'. a non la che decisivo più. ,igurrdo, un operatore contraddizione)' dalla Gn"tur,"uiu è incluia lí"ttl ' Epperò non era affatto soppressa' in tal una modo, i" q.testione di sapere in qual maniera <<contraddizione lo"..ri."à dela storiciià come realer>, che si sviluppa tra tendenze contemporana", pot"a.a coesisiere con una rappr€sentazione à"U"'"tot"lità della storia>>, fatta distadi evolutivi e di rivoluzioni successive. Era resa anche più conni i"ut.. Ora, nel 1871, Marx ha incontrato di nuouo il olu,o cattivo> della storia, e' come ho detto' .iO .h" ne risultò praticamente fu I'interruzione della sua impresa. A partire da questo momento' <<comnon smette ài huotrt., ma è sicuro di non <<conclusione>>' una ad arrivare non oi.,ur.r, più, di
i"ri.n.
Non ui sarà conclusione.
Vale la pena' tuttavia, esamin-arele rettificbe
'
che questa iituazione induce' Ne conosciamo al-erro due. Una fu determinata congiuntamente ;;U'rfit .s-{i-pakgn!ir 9o-!Ir.q la <'dittatura marxisto> nell'Internazionale e dal disacco'do ìi iú-^t" da ;; l-;r;grtto d.i progranrna rcdatro nel 1875 unifidi Congresso iì.Uf.ti.ait e BebÉl in-vista del 146
cazione dei socialisti tedeschi. Essa sbocca verso ciò che si è chiamato più tardi grel marxismo la questione dgleSgaqpgip*qg". U akr a, subito dopo, sgorgò dalla necessità di dsponderg ad +lclllli !,eorici del populismo e del socialismo russo che lo interrogavano sul futuro delfa <comune ruralo>. Essa pone"la questione dello <sviluppo non capita-
in questione fanno-vaeilla' Ma di causalità. lo schema entrambe
listico>>. Nessuna delle due ha rimesso
rei!r-4pp,prtq'dlJ"vla.,rxs"della-suadialetticaconla rappresentazione. deJ,rernpp.,,,
LA vERITA orLl'gcor.rorurrcistuo
(ontnrnce m)
Negli anni che seguono la repressione della Comune e la dissoluzione dell'Interfrazlpnale (m'un.i^t" p?àiióàÀ.nt" à.éuiìit" A "èl,isft:'nl congresso di La'Haye del 1872), appare chiaro che la <politica proletario> di cui Marx si vuole portavoce e cui, attraverso il Capitale, pensa di apportare un fondamento scientifico, non ha nessun posto
assicurato nella configurazione ideologica del o del ..movimento rivoluzionario>>. Le tendenze dominanti sono riformiste e sindacaliste, padamentari o antipadamenîari. I aspetto più significativo a questo riguardo è la formazione dei partiti <<marxisti>>, il più importante dei quali è la sociald emocrazia tedesca. Dopo la morte di Lassalle (il vecchio rivale di Marx, come lui dirigente della rivoluzione del 1848) e la costituzione del Reich, essa si unifica nel congresso di Gotha sotto impulso dei discepoli di Marx (Bebel, Liebknecht). Marx legge il loro progetto di progreLmma, ispirato al <<socialismo scientifico>>, e scopre che questo, costruito intorno all'idea di uno
<<movimento operaio>>,
147
combina di fatto una del prodono integrale. utopia à"Îla tedistribuzione
<<Stato popolare>r (Volksstaat)
ai làvoratori con una <<religione dello Stato>> che non esclude neanche il nazionalis-o' MAlf è stato poco prima attaccato uiài"iiitti-u-e"t" da Bà[ri,,in, .h. denuncia nel marxismo un doppio progetto di dittatura: dittatura <<sciendfica>> dei dirigenti sui militanti (11partito si modella sullo 'lrato che or"t.rrd" di combanere), dittatura t<sociale>> degli àp"rui sulle altre classi sfruttate (in particolare i càntrdi"i), quindi, delle nazioni industriali sulle come la Russia. È dunque preso tra nazioni ^gruii" i suoi awlersari e i suoi sostenitori come tra I'incudi* . il martello t'. Nel momento stesso in cui il marxismo si presenta come il mezzo, per la classe rivoluzionarià, di sfuggire al dilemma sempre risorsente tra una mera inóorporazione nell'ala <<demol."ticr' della politica borghese e un anarchismo (o anarco-sindacalismo) antipolitico,si ripresenta la parlanluestion. di sapere se esista, propriamente marxista' do, una politica Maix, in certo modo, ha risposto in anticipo a tale questione. Non potrebbe esservi altra politica storico -u.*irtu di quella che sorge dal movimento diretta democrazia la stesso, . pr"nd. come esempio <forma alfiquesta inveniata dalla Comune di Parigi, (La guer,ne trovata del governo della classe operaia>
ra ciuile in Frlncia), della quale egli fa il nucleo di una nuova definizione ddla dittatura del proletariato' Ma questa risposta non consente di comprendere p.r.hé tanti óperai, tanti militanti, seguano altre ideologie o altrl <<sistemb>, perché occorra un'orga' ilr*ríorc o un'istituziont pér la loro educazione e la loro disciplina, di fronte allo Stato borghese' S'iamolontani, iri ogni caso, dalla <c!aq.e qiY9..ll{?' portatrice dell'imminenza del comunismo"' 148
ll
deperirnento dello stato
A questa questione le Randglossen su Bakunin e sul programma di Gotha non rispondono direttamente. Ma forniscono una risposta indiretta
introducendo la nozione di nansizione:
<<Tra la società capitalistica e la società comunista si colloca il periodo della trasformazione rivoluzionaria di quellà in questa. A ciò corrisponde un periodo di transizione politica in cui lo Stato potrebbe essere 25. solo la dittatura rivoluzionaria del proletariato>> E un po' più avanti abbozza la distinzione tra le
<due fasi della società comunista>>, I'una, in cui regnano sempre lo scambio di merci e la forma salariale come principio di organizzazione del lavo-
ro sociale, I'altra, in cui <<sarà scomparsa la servile subordinazione degli individui alla divisione del lavororr, e in cui.<il lavoro non sarà solo un mezzo di vita ma diverrà esso stesso il primo bisogno vitale>>, cosa che consentirà di <superare definitivamente I'orizzonte limitato del diritto borghesett e di regolare i rapporti sociali secondo il principio: <Da ciascuno -s*q-cq.5rdq le -sue-capacità', a ciascuno secondo i suoi bisognb>. Llinsieme di queste indicazioni costituisce una descrizione anticipata del deperimento dello Stato nella transizione al comunismo, o meglio: una anticipazione del momento storico (quale che ne sia la durata) nel quale si dispiegherà una politica di massa che ha per contenuto il deperimento dello Stato. La tradizione del marxismo ortodosso (e specialmente quella del marxismo di Stato nei paesi <<socialistb>, a partire dalla fine degli anni Venti) ha ffatto da queste indicazioni i germi di una teoria delle tappe o degli stadi del <<periodo di transizione> alla società <<senza classil> che è culminato nella 149
definizione del socialismo, distinto dal cornunismo, come <<modo di produzione>> specifico; teoria crollata in seguito insieme con il sistema stesso degli Stati socialisti. Indipendentemente dalle sue funzioni di legittimazione del potere (che Marx avrebbe chiamato <<apologetiche>>), questa utllizzazione si iscriveva del tutto naturalmente in uno schema evoluzionistico. Non credo che fosse questo ciò che Marx aveva in mente. I-idea di un <modo di produzione socialista>> è aff.atto contraddittoria con la rappresentazione che Marx aveva del comunismo come alternatiua al capitalismo, il quale ultimo ne preparava già le condizioni. Quanto all'idea di uno <<Stato socialista> o di uno <<Stato di tutto il popolo>r, postrivoluzionario, essa riproduce all'incirca ciò che Marx criticava in Babeuf e Liebknecht, come ha ben mostrato Henri Lefebvre n6. In compenso, è chiaro che lo spazio liberato <<tra la società capitalistica e la società comunista>>, descritto qui in termini di periodo o di fase, è lo spazio proprio della politica. Tutti questi termini non traducono altro che il ritorno alla pratica riuoluzionaria, questa volta come un'attività organizza' ta, nel tempo dell'evoluzione. Come se questo tempo dovesse aprirsi o distendersi per far posto, <<tra>> il presente e il futuro, ad una anticipazione pratica della <<società senza classi>>, nelle condizioni materiali della vecchia (ciò che Lenin, con una formula logicamente rivelatrice, chiamerà uno <<Statolnon-Stato>>, sottolineando chiaramente la sua natura di questione, non di risposta). Parimenti distante dall'idea di imminenza e dall'idea di una maturazione progressiva, la <<transizione>> qui intravista da Marx è una figura politica della <<noncontemporaneitò> del tempo storico a sé, ma che rimane iscritta nel prouuisorio.
1t0
La comune russa
Un'aperturr- patagonabile può essere letta nellaqo*r:is$ondenza..tenurada-Ldarxqualehean!]o,".. pop\rli;mo e del {_opo cgn i r4pplggenla-n1! del soòìalismo russi. Avèva appena terminato di difendersi dalle accuse di Bakunin di preparare un'egemonia dei paesi industrialmente avanzati sui paesi <<sottosviluppatb> (ricordiamoci che Marx aveva scritto nella Prefazione alla prima edizione del Capitale che i primi indicano ai secondi <{'immagine del loro futuron), ed eccolo sollecitato a troncare il dibanito che opponeva due categorie di lettori russi del Capitale: coloro che dalla legge tendenziale (espropriazione dei piccoli proprietari da parte del capitale, seguita dall'espropriazione del capitale da parte dei lavoratori), presentata da lui come una <<fatalità storica>>, traggono la conclusione che lo sviluppo del capitalismo in Russia è una condizione preliminare del socialismo; e coloro che vedono nella vitalità della ..comune rurale>> cooperativa il germe di quel che oggi si chiamerebbe uno ..sviluppo non-capitalistico>>, che prefigura il comunismo. Mprx g,spqpde una prima volta in linea di massima nel'I8i7 ?7. Nel 1881, viene sollecitato di nuovo da Vera Zasulic, una dei dirigenti del gruppo <<Liberazione del lavoro>>. Conosciamo le quattro minute della sua risposte, di cui solo una versione molto succinta fu inviata alla sua destinataria 28. ln
tutti questi testi ritorna una medesima idea. Quel che è sorprendente è che quest'idea, giusta o meno
che fosse, è perfettamente chiara. Ciò che è non meno sorprendente, è che Marx prova la più grande difficoltà non a formularla, ma ad ammetterla per proprio conto
2e.
Primo. La legge tendenziale esposta nel Capi'
lt1
tale non si applica indipendentemente dalle circostanze storiche: <<Bisogna discendere dalla teoria pura alla realtà russa per discuterne- [."] coloro che credono alla necessità storica della dissoluzione della proprietà comune in Russia non possono in nessun caso provare questa necessità attraverso la mia esposizióne della marcia fatale delle cose in Europa occidentale. Dovrebbero, al contrario, fornire àrgomenti nuovi e aff.atto indipendenti dallo sviluppo dato da me>>. Sìcondo. La comune rurale (istituita dal governo zaústa dopo I'abolizione della servitù della gleba nel t86t) contiene nel suo seno una contruddirio.r.latente (un <<intimo dualismo>) tra economia non mercantile e produzione per il mercato, e che ha tutte le possibilità di essere ^ggravat^ sfruttata dallo Siato e dal sistema capitalistico' e condurrà alla sua dissoluzione (cioè alla trasformazione di alcuni contadini in imprenditori e di altri in proletariato agricolo o industriale) se il processo non è interrotto: <<Per salvare la comune russa' occorre una rivoluzione russa>>. Terzo, infine. La forma comunitaria (ttraggruppamento sociale di uomini liberi non rafforzaIo iui legami di sangue>>), che è stata preservata da un'evoluzione singolare (<<situazione unica, senza precedenti nella storia>>), è un arcaisrno: ma questo àrcaismo può sewfte alla <<rigenenzione della Russiarr, cioè alla costruzione di una società comunista, risparmiando gli .<antagonismf> delle <<crisbt, dei che hanno segnato lo <cònflittbr e dii "disastri>> sviluppo del capitalismo in Occidente, tenuto conto dél fatto che essa si trova ad essere conternporanea (tetmine questo cui Marx ritorna con insistenza) alle formè più sviluppate della produzione capitalistica, da óui essa può prendere in prestito le 152
tecniche all'<<ambiente>> circostante' In questi testi è dunque proposta I'idea di una moltepliiità concreta di vie di sviluppo storico' Ma
questtdea è inseparabile dall'ipo-tesi più ^stratt^, ,e.otdo cui vi è Àella storia di differenti formazio' ni sociali una molteplicità di <<tempi>> contemporanei gli uni agli altri, di cui alcuni si presentano come una progresslone continua' mentre alffi ope-rano il corio clrcuito tra il tempo più antico e quello più recente. Questa <<surdeterminazione>>, come dirà più tardi Althusser, è la forma stessa che la síngolaiità della storia riveste. Essa non segue un piaio preesistente, ma risulta dal modo in cui unità storico-politiche distinte, immerse in un medesimo ..ambientett (o coesistenti in un medesimo <<presente>>), reagiscono alle tendenze del modo di produzione.
Antieuoluzionismo? Così, con uno straordinario rovesciamento di
situazione, dietro la pressione di una questione venuta dall'esterno (così come, probabilmente, dietro la pressione dei dubbi che solleva in lui quanto alla giustezza di certe sue formulazioni l;applicazione che gliene propongono allora i omarxistirr), |::!-o_::.*iritmo di Marx partorisce il suo contrarro : un- 19 Slemè: di. ip-dfèSi. I n t i - èDó't ùzio ft i iióiii" della teoria è èiò che possiasticbe.
Qùesta
mo chiamare il terzo tempo della dialettica in Marx. Come nànfÈdéie èhe vi è'una cónveîgenza latente ra le risposte a Bakunin e a Bebel, e la risposta aYeru Zasulic? Luna è come la reciproca deile altre: qui, il nuovo deve sempre ancora aprirsi la via nelle ..condizionil> del vecchio, dopo I'in153
tervento di una rottura politica; lì,
corto-circuitare
ENGELS
La collaborazione di Friedrich Engels con Marx per 40 anni vieta di dialetdcoo Marx e il procedere a divisioni manichee (il "catti "buon vo materialista" Engels); ma non impedisce né di riconoscere Ia sua originalità intellettuale, né di valutare la trasformazione che egli fa subire alla problematica marxista. I momenti forti del suo intervento si situano nel 1844 - quando pubblica la Sitaazione delk clasrc operaia in Ingbilterra, in cui si esprime una versione molto più completa di quanto non fosse nello stesso periodo in Matx della critica del lavoro salariato come alienazione dell'essenza umana - e, per altri versi, dopo il 1875. È Engels in realtà ad awiare I'impresa di dare una forma sistematica slorico" e di anicolare la strategia tivoluzionaria, le al "materialismo analisi congiunturali e la ctitica dell'economia politica. L'aspetto per noi più interessanre è \a ripresa del concetto di ideologia, a partire dallAntidiihing (1878). Engels ne dà prima una definizione epistemologica, centrata sull'apparenza di (<verità eteme) delle nozioni del
diritto
e della morale.
Nei manoscritti dello stesso periodo, pubblicati più tardi (1915) con il titolo di Dialettica della natura (Ed. Riuniti, Roma 1956), questa defìnizione perviene praticamente all'opposto delle tesi esposte nell'ldeologia tedesca: f ideologia, ben lungi dall'essere <<senza sîoria propriao, si inserisce in unt sloria del pensiero, il cui filo conduttore è la èontraddizione tra idealismo e materialismo, che ha surdeterminato I'opposízione del modo di pensiero nmeîafisico" (ciò che Hegel aveva e del modo di pensiero ndialetticoo (ciò che chiamato
"intelletto")
Hegel aveva chiamaro <ragione"). Si tiatta manifestamente, di fronte alla filosofia universitaria, di dotare il marxismo di una garanzia di scientificità. Ma questo progetto resta sospeso, in ragione delle proprie apotie intrinseche e perché non è lì la questione principale: essa risiede nell'enigma della ideologia ptoletaria, o della concezione comiltlista del nondo - termine pre-
ferito da Engels, perché permette di aggirare la difficoltà di una nozione di "ideologia materialistica.
Gli ultimi testi (da LaduígFeuerbacb fia
e
il puttto d'approdo
classica tedesca,1888, aPer la stotia del oistianesimo
della filoso-
pinitiuo del
dei giuristio, scritto con Kautsky 1894-95 e all'anicolo "Socialismo nel 1886) discutono congiuntamente due aspetti del problema: la successione delle ,.concezioni del mondo dominando, il passaggio cioè da un pensiero teligioso a un pensiero laico (essenzialmente giuridico) e quindi ad una visione politica del mondo fondata sulla lotta di classe, e il meccanismo di formazione delle .credenze" collettive nei fapporti tra masse e Stato. Il materialismo storico si trova così dotato di un oggeno e di una deli mitazione.
154
il più
recente
il vecchio deve
, per utilizzarne i
risultati <<contro corrente>>. Come non vedere, anche, che queste proposizioni rimaste in paîte private, quasi clandestine, e a metà cancellate, sono implicitamente contraddittorie, se non con le analisi della contraddizione reale nel Capitale, in ogni caso con alcuni dei termini di cui Màrx si era servito vent'anni prima, nella Prefazione a Per la ctitica dell'economia politica, quando aveva presentato il suo schema di causalità, in stretta associàzione con I'immagine di una linea unica di sviluppo della storia universale? <.Una formazione socialè non perisce finché non si siano sviluppate tutte le forze produttive a cui può dare corso [...] Ecco perché I'umanità non si propone se non quei problèmi che può risolvere [...]>>, scriveva allora. Ed Ma è troppo poco per il mio oitico. Egli òra: "[...] ha assolutamente bisogno di trasformare il mio schizzo storico della genesi del capitalismo nell'Europa occidentale in una teoria storico-filosofica del cammino generale, fatalmente imposto a tutti i popoli, quali che siano le circostanze storiche in cui èssi si trovano, per arrivare infine a questa formazione economica che assicura, col più grande sviluppo delle capacità produttive del lavoro sociale, lo sviluppo più integrale dell'uomo. Ma io gli chiedo scusa. Egli mi vuol farc al. tempo stesso troppo onore e tropta offesa. [...] Awenimenti dall'analogia sorprendente, ma che si svolgono in ambienti storici àifferenti, portano a risultati affatto disparati [lo sviluppo o meno del salariatol. Studiando a parte ognuno di questi processi e paragonandoli poi, si troverà facilmente la chiave di questo fenomeno, ma non vi si arriverà mai col grimaldello di una teoria storico-filosofica generale, la cui suprema virtù con155
LENIN FILOSOFO?
Dal momento in cui il nmaterialismo storicor venne identificato con un .marxismo-.leninismoo (mentre il corpo imbalsamaro del nfondatorer veniva.deposro nel mausoleo nellaPiazza Rossa), il pensiero di Lenin - estratto dai 45 volumi d,elJe Opere cotuplete (Ed. Riuniti,
Roma 1955-1970) attraverso migliaia di commenrari - diveniva cosa altra dalla fi.losofia: vn riferimeîtto obbligato che da solo dava diriuo di esprimersi. Oggi il movimento è inverso (un esegeta recenîe considera che si tratti di un caso psicopatologico: Dominique Colas, Le Léninisme,PuÎ, Paris 1982) e occonerà molto tempo perché si possano realmente stadiarele argomenrazioni di Lenin, nel loro contesto e nella loro economia. Nel marxismo francese, due filosofi, opposri tra loro sotro rùrri ipun. ti di vista, hanno analizzato il rappono di Lenin con la filosofia in modo libero. Henri Lefèbvre (Pour cottnaître la pensée de Lénine, Bordas, Paris 1957, e la sua edizione con Norbert Guterman dei Cahiers sur la d.ialectique de Hegel, Nrf, Paris 1938) si è basato soprattutto sugli inediti del 191r-1916, ín cui Lenin ha cercato neí filósofi classici, specialmente in Hegel, ma anche in Clausewirz, mezzi di pensare la guerra come un processo nel quale con"dialetdcamenîe> tinuano ad operare le contraddizioni politiche (cfr. il vol. 18 delle Opere complete). Louis Althusser (Lenin e la filosofia, (faca Book, Milano 1969), le cui analisi saranno continuare da Dominique Lecourt (Uae ctise et son enjeu,Maspeto, Paris l97l), ha cercaro in una rilettura diMateríalí sno ed,eÌîtpiriocliticismo (1908, vol. 14 delle Operc conpletel glielementi di una concezione <pratica> della filosofia, comè tracciato di una linea di demarcazione tra il materialismo e l'idealismo nella compleisità delle congiunture inrellettuali, nelle quali si determinano reciprocarnente la scienza e [a politica.
i
Ma vi sono altri momend filosofici in Lenin, quali sono probabilmente:
i più
interessanti dei
1. Il rimaneggiamento dell'idea del proletariato ,.classe universale,,, tentato nel Che fare? Q902, OC, vol. 5) contro I'idea di nspontaneità rivoluzionariao in rermini di direzione inrellettuale della rivoluzione democadca (gli si contrapporrà la replica di Rosa Luxemburg dopo la rivoluzione del 1905: "Sciopero di massa, paniro e sindacàto'-in Soitti politici, a cura di L. Basso, Editori Riuniii, Roma 1970). 2. All'altro estremo, il lavoro teorico sulla contraddizione della rivoluzione socíalista ("Statoo e ..non-Stator, lavoro salariato e lavoro libero) che va dall'utopia iniziale (Stato e riuoluzione, lglT) alle ultime riflessioni di Sulk cooperazione (1923). (Si può leggere anche, a que.
sto proposito, Robert Linhan, Lenin, Roma 1977, e Moshe Lewin,
i
siste nell'essere sopra-storica>> 'u. Come non vi è capitalismo <<in generale>>, ma unicamente un <c-apitalismo storico>> )1 , f.atlo dell'incontro e del conflitto di molteplici capitalismi, così non vi è storia universale, ma soltanto delle storicità singole. Probabilmente non possiamo allora eludere la questione: una simile rettifica non dovrebbe forse ripercuotersi su altri aspetti del <<materialismo storico>>? Prima di tutto, certamente, sul modo in cui
la Pref.azione a Per la critica aveva descritto lo <<sconvolgimento della sovrastruttura>> come conseguenza meccanica del <<mutamento della base
economica>>. Cosa sono
infatti
l'<<ambienter>,
l'<<alternativo>, il <<dualismo>>, la <<transizione politi-
non altrettanti concetti o metafore che obbligano a pensare che lo Stato e I'ideologia reaca>>, se
giscono sull'economia, e costituiscono addirittura, in date circostanze, il fondamento stesso sul quale agiscono le tendenze della ..basen? Ma probabilmente, anche, nessun teorico, dacché ha ffovato veramente qualcosa di nuovo, può rimaneggiarsi di persona: non ne hala f.orza, o la volontà, o il <<tempo>>... Sono altri a farlo, E vale la pena notare qui che l'<<azione di ritorno dell'ideologia>r, la uera nozione dell'economicismo (cioè il fatto che le tendenze dell'economia si realizzano solo attraverso il loro contrario: le ideologie, le <<concezioni del mondo>>, compresa quella dei proletari) è per I'ap-
punto il programma di ricerca di Engels alla fine degli anni 1880. E vero che, cent'anni dopo, a confronto una volta di più con il lato cattivo della storia, i marxisti vi sono ancora aggiogat|
contadini, Taylor, Coines,
L'ultina battaglia di Lenin, Laterza, Bari
t969\.
1t6
157
NOTE
' K. M,rnx, Miseria della filosofia. Risposta alla Filosofia della Miseria del signor Proudhon, Editori Riuniti, Roma 1971, parte II, La metafisica dell'economia politica, <Il metodo, settima e ultima osservaziono>, p. 103. 2 K. Manx. Per la critica dell'economia politica, Editori Riuniti, Roma 1974, pp.5-6. ) Il Capitale, op. cit., libro I, cap. XIII, pp. fiO-fi5
.
a
ria>>; 7
Capitolo XXIV, cosiddetta accumulazione origina"La : ..Tendenza storica dell'accumulazione capitalistica>,
op. cit., pp.825-26. t Basic Books, New York 1980. t' G. CnNcutt uen, ..La décadence de I'idée de progrès>>, Reaue de métaphisique et de morale, n. 4, 1987 . 7 Walrrn Ber.rj,rr'rtN, di filosofia deila storia>, in "Tesi Angelus Nouas - Saggi e frammenti,Einaud| Torino 1982, pp.
75.86.
8
Cfr. Risposta a lohn Letais, in L. Alruussen, Umanesimo stalinismo, De Donato, Bari 197). ' Sul modo in cui il marxismo ha trascritto I'idea rivoluzionaria di sociahzzazione in un linguaggio evoluzionistico, cfr. Jear.r RoorrtN, Marxisme et socialisation, Méridiens/Klincksieck, Paris 1989. Sulle immagini socialiste del futuro nel XIX e XX secolo, si veda Mnnc ArucnNor, L'Utopie collectiuiste, Puf, Paris e
r99t. to Je,rN FnaNqots Lvorano, La Condizione post-moderna, Feltrinelli, Milano 1987. I' E. BenNstrn, I presupposti del socialismo e i compiti de lla socialdem octazia, Latena, Bari 1 968. 12
no
JrrrrN
Ravn, Una teoria della giustizia, Felrinelli, Mila-
1.982.
,rl...l tutta la cosiddetta storia uniuersale non è che ia generazione dell'uomo dal lavoro umano, il divenire della natura per I'uomo, così esso ha la prova evidente, irresistibile, della sua nascita da se stesso, del suo processo di origine.>> (K. M,qRx,
"
Manoscritti econonico-filosofici del 1844, in Opere filosofiche giouanili, op. cit., p.235. ra Gronces CnNcurlrruu, ..Qu'est-ce qu'une idéologie scientifique?>> n ldéologie et rationalité dans l'histoire des sciences de la uie,Librairie Vrin, Paris 1977. Un'eccellente esposi
zione dell'evoluzionismo prima e dopo Darwin è il libro di C,wcuu-uen, Lar,rssnoe, PreuElral e UlvaNN, Du dneloppement à I'eaolution au XIXe siècle,PuÎ, Paris 1985; cfr. ugualmente
158
De Daruin au darwinisme: science et idéologie, di Yvsrrr CoNnv, Librairie Vrin, Paris 1981. 15 <<I rapporti di produzione borghesi sono I'ultima forma antagonistica del processo di produzione sociale; antagonistica non nel senso di un antagonismo individuale, ma di un antagonismo che sorga dalle condizioni di vita sociali degli individui. Ma le forze produttive che si sviluppano nel seno della società borghese creano in pari tempo le condizioni materiali per la soluzione di questo antagonismo. Con questa formazione socia-
le si chiude dunque la preistoria della società umanarr. (Prefazione a Per la critica dell economia politica, op. cit., p. 6). '6
Il
Capitale,libro I, op. cit., cap. VIII,
lavorativan, 2,
<<La
<<La giornara voracità di pluslavoro. Fabbricante e boiar-
do>, p. 269 sgg. 17 La parola ,,survaleurrr, sostituita nell'ultima traduzione francese del Capitale al termine tradizionale, ma equivoco, di ..plus-valuerr, equivale esattamente al tedesco Mehnaert: neologismo forgiato da Marx per designare l'acc'rescinzento di aalore del capitale che deriva dal pluslauoro operaio (in tedesco: Meórarbeit; in inglese: surp lus ualue/ surp lus labour). (clauso'8 Libro I, cap. XIII, 9: <Legislazione di fabbrica le sanitarie e sulla educazione). Sua estensione generale in Inghilterra> (p.527 sgù. E stata la scuola ..operaista>> italiana a sottolineare più vigorosamente questo aspetto del pensiero di Marx: cfr. M,rnto TnoNrt, Operai e capitale, Einaudi, Torino 1966; Ar.rroNIo NEcnr, fu classe ouurière contre l'Etat, Galilée, Paris 1978 (contiene i testi: Marx sùl ciclo e la uisi, Clusf,
Firenze 1968; Crisi dello Stato-piano, comunismo
e
organizzazione riuoluzionaria, Clusf, Firenze 1974 Proletari e &aro, Feltrinelli, Milano 1976). Si veda ugualmente il dibattito che oppose Nicos Poul,utzt',s (Potere politico e classi sociali, Ed. Riuníti, Roma 1971) a R.qlptt Mrts.{No (Marxism and Poli tics, Oxford 1977) sullkautonomia relativa dello Stato>> nella
lotta di classe.
" K. Manx, Miseria della filosofia, op. cit., pp. 103-104: è il lato cattivo che finisce sempre con I'avere il soprav"[...] u.trto. È il lato cattivo a produrre il movimento che fa la sioria, determinando la lottari. 20 <<Noi camminiamo in mezzo a rovine [...]. Si tratta qui della categoria del negativo [...] che ci fa vedere come quanto vi è stato di più nobile e di più bello è stato sacrificato sull'altare della storia [...]. Nella nascita e nella morte, la Ragione vede I'opera che il lavoro universale del genere umano produce...rt (G. W. F. Hrcrt, la Raison dans l'histoire, Uge 10/18, Paris 159
1986, p. 54,68). 2t <<La parola processo, che esprime uno sviluppo consi-
sme et socialisation, op. cit.
derato nell'insieme delle sue condizioni reali, appartiene da tempo al linguaggio scientifico di tutt'Europa. In Francia è stata prima introdotta timidamente nella sua forma latina: processus.Poi si è intrufolata, spogliata di questo pedantesco travestimento, nei libri di chimica, di psicologia, ecc. e in qualche opera di metafisica. Finirà per ottenere piena cittadinanza nel vocabolario francese. Notiamo di sfuggita che i tedeschi, come i francesi, nel linguaggio ordinario impiegano la parola "processo" in senso giuridico>>. (Le Capital, Paris 1872-1875, in MEGA, IU7, Dierz Verlag, Berlin, 1989, capitolo VII, 1, p.
t97 6-78.
146, nota).
" Il relativo>>.
Capitale,libro I, cap. XIV <Plusvalore assoluto e Cfr. anche Il Capitale: libro I - Capitolo W inedito,
La Nuova Italia,Firenze 1969. 2i La possibilità di pensare una .<contraddizione reale>> è la pietra di paragone della dialettica marxista. Cfr. HeNnr LeFnsvne, Logique formelle et hgique dialectique, Éditions Sociales, Paris, la ed., 1982: Prennr Rrvlroro, Matérialisme dìalectique et logique, Maspero, Pans L977 . È stata vigorosamente contestata da Lucro Correrrr, <Contraddizione dialettica e non-contraddiziono (1980) in Tramonto dell'ideologia, Laterza, Bari 1980. La riformulazione della nozione di contraddizione reale era I'oggetto stesso dell'elab or azione di Althusser. 2r I documenti essenziali sono costituiti dalle ..note margínalv> (Randglossen) redatte da Marx, da un lato sul libro di Bakunin, Statalismo e anarchia, apparso nel 1871, dall'altro sul <<progetto di programma del partito operaio tedescoo, redatto nel 1875. Le prime sono rimaste inedite fino alla loro pubblicazione nel XX secolo insieme con altri manoscritti di Marx (li si trova oggi, in particolare, nel volume XVIII dei Marx-Engels 'Verke, Dietz Verlag, Berlino 1964, pp. 597 -642). Le seconde, comunicate a suo tempo ai dirigenti socialisti tedeschi a titolo privato (Marx dichiara di avere alla fine ritenuto inutile pubblicarle, dato che gli operai socialisti tedeschi avevano letto nel progetto di programma ciò che non conteneva, cioè una piattaforma rivoluzionaria...) sono state aggiunte da Engels, vent'anni dopo, alla sua Critica del programma di Erfurt (1892). '5 ..Glosse marginali al programma del Partito operaio tedescon, in Mnru, Critica al plogramfia socialdemocratico, ed. del Maquis, Ml,ano 1972. Sulle varianti successive della teoria della <dittatura del proletariatorr, cfr. il mio articolo del Dictionnaire nitique du marxisme, op. cit., e Jean Robelin, Marxi-
160
2t
H. LrrnrvnE, Lo Stato,
(4 voll.) vol.
II, De Donato, Bari
'7 Si tratta delle Lettera alla redazione tlegli <Otecestuennye Zapiski, (Annali della patria), conosciuta sotto il nome di Lòuera a Michailouskij (in Manx-ENcELs, Letterc sul Capitale, a cura di G. Bedeschi, Laterza, Bari 1971). 2s <<Cara cittadina, una malattia di nervi che mi colpisce periodicamente dagli ultimi dieci anni, mi ha impedito di iispondere più presto alla vostra lettera...rr. Tutte queste lettere soÀo in francese: Marx aveva imparato a leggere il russo, ma non lo scriveva. 2e Nello stesso momento Engels abbozzava considerazioni simili a partire dalla sua lettura dei lavori dello storico Georg Maurer sulle antiche comunità germaniche (cfr' "La Marca>, in
ENcer-s,
L'origine della faniglia, Editori Riuniti, Roma, IV ed.,
il,.om-"nto di M. Low
e R. SnYnr, Réuolte et mélan' colie. Le romantisme à contre-courant de la modernité,Payot, Paris 1992, p. 128 sgg,). Questi lavori restano tuttavia dominati dall'influenza dell'evoluzionismo antropologico di Levrs MonctN, Ancient Society (1877), verso il quale Marx provava gran' 1,979; e
de ammirazione. 3(t Lettera a Michailouskij, op. cit., pp. 157-58. I' I. 'W'.qLI-ERsrpw, Il capitalismo storico, Einaudi, Torino 1983.
161
V. LA SCIENZAELA RIVOLUZIONE
Il lettore che mi ha sin qui seguito, lo so bene, vorrebbe rivolgermi due critiche (almeno). In primo luogo, egli pensa, Lei è andato da un'esposizione delle idee di Marx ad una discussione <<con Marx>>: ma senza rimarcare nettamente quando si passa dall'una all'ahtra. Donde la facilità con cui Lei proietta delle <<vocl> nel testo, interpreta i suoi silenzi, o quantomeno le sue mezze parole. In secondo luogo, aggiunge, Lei non ha veramente esposto la dottrina di Marx: se non lo avessimo saputo da altre fonti, dal Suo libro non avremmo appreso come Marx ha definito la lotta di classe, come ha fondato la tesi della sua universalità e del suo ruolo..motore della storia>>, come ha dimostrato che la crisi del capitalismo è inevitabile e che la sua sola soluzione è il socialismo (o il comunismo), ecc. E ugualmente Lei non ci ha dato il modo di sapere dove e perché Marx si è sbagliato, se del marxismo qualcosa possa essere <<salvata>>, se esso è compatibile o meno con la democrazia, con I'ecologia, la bioetica, ecc. Comincio da quest'ultima criúca, e mi dichiaro interamente colpevole. Poiché ho scelto di interessarmi del modo in cui Marx lavon nella filosofia, ela filosofia in Marx, mi occorreva scartare non solo il punto di vista del <<sistema>>, ma anche quello della dottrina. La filosofia non è dotffinale, non consiste in opinioni o teoremi o leggi sulla natura,la coscienza, la storia... Soprattutto, non consiste nell'enunciare le più generali di queste opinioni o di queste leggi. Questo punto è particolarmente importante qui per163
ché I'idea di una <<sintesi generaler>, in cui la lotta di classe si trovi articolata con I'economia, I'antropologia, la politica, la teoria della conoscenza, è puramente e semplicemente il tipo di diamat ufficializzato n passato nel movimento comunista internazionale (e va detto chiaramente che, salvo il grado di sottigliezza, il medesimo ideale di <generalizzazione>> rcgna anche presso moltt nitici del dianuat). Questa fgrma, ben inteso, è di per sé interessante dal punto di vista della storia delle idee. Essa trova alcuni incitamenti in Marx. Altri, più deliberati, in Engels (che aveva di fronte concorrenti coi quali occomeva misurarsi, le <<teorie della conoscenza>>, le <<filosofie della naturar> e le <<scienze della cultura>> dell'ultimo terzo del XIX secolo). Ha trovato alcuni dei più ferventi ammiratori tta i neotomisti dell'Università pontificia (si può leggere questo stupefacente episodio in Stanislas Breton,De Rorne à Paris. Itinéraire pbilosophique)'. Nel volgere risolutamente le spalle all'idea di dottrina, ho voluto problematizzare alcune questioni che guidano il pensiero di Marx: perché, se è vero, come egli stesso proponeva ne llideologia tedesca, che <<le mistificazioni>> sono <<già nelle questionil> prima di essere nelle risposte, non bisogna forse supporre che ciò vale a fortiori per le demistificazioni, cioè le conoscenze? E perciò riprendere dall'interno il movimento teorico che, incessantemente, <<sposta le linee> di queste questioni. Ho scelto per questo tre percorsi che mi paiono privilegiati (erano certamente possibili anche altre scelte).
co-idealistiche che materialistico-sensualistiche (ciò che Althusser ha proposto di chiamare umanesimo teorico, e si potrebbe dire anche: antropologia speculativa), porta verso 14 problematica del ioppòrn sociale. Al prezzo, tuttavia, di un'oscillazionà significativa tra q{Lpujtro di vista radicalmentg negativo, attiuistico, quello delle Tesi su Feuerbach, at cui il r4pportqnon è nient'altro che#s[,qHalizzazione dila prqxis, e*un Punto di vista costrutiîvo', pófrtiuo, quello de Ilideologia tedesca, il.qui coincide conJa divisiollg dgllavp^ro e il commercio o comunicarion. - formé di suiiuppo delYe forze produttiue. Si potrebbe dire che, in un caso, la comunità umana (il comunismo) si realizza atttaverso la negazione completa del vecchio mondo, nell'altro, attraverso la pienezza del nuovo che, infatti, è già lì. In un caso, la pratica rivoluzionaria domina in modo assoluto su tutto il pensiero (la verità non è che uno di questi momenti). Nell'altro, essa è, se non sottomessa al pensiero, quanto meno presentata nei suoi minimi particolari da una scienza della storia. Rivoluzione, scienza (rivoluzione nella scienza, scienza della rivoluzione): abbiamo qui i termini di un'alternativa cui, in fondo, Marx non ha mai messo fine. Il che vuol dire anche che egli non ha mai accettato di sacrificare I'una all'altia: segno della sua intransigenza intellettuale. Secondo percorso, inserito sul precedente: quello che, da una critica delle illusioni e delle pretese della <<coscienz >> v^ fino ad una Plohlemalica"della
d.el;pryetto, nelle forme della sua alienazioiàialiena zione alla<<cosa>>, al feticismo della circolazione mercantile, ma anche alienazione alla..personarr, al feticismo del processo giuridico - benché io riconosca che lo statuto del concetto di <<persona>> in Marx è profondamente incerto). Questo secondo 9o;1i1,q4zior1e
TRE PERCORSI FILOSOFICI
Il primo, partendo
dalla critica delle definina>>, sia spiritualisti-
zioni classiche di <<essenzaum 164
165
percorso non è lineare, ma segnato da una notevole biforcazione (l'abbandono del termine di ideologia). Passa attraverso una serie di analisi: l'<<otizzonte sociale>> della coscienza (che è quello dei rapporti transindividuali e del loro limite storico); la differcnza intellettuale, dunque il dominio fuori del pensiero e nel pensiero; infine, la struttura simbolica dr equiualenza fta gli individui e le loro <<proprietà>>, che è comune allo scambio mercantile e al diritto (privato). Terzo percorso, infine: quello che va dall'invenzione di uno schema di causalità (materialistico nel senso che rovescia il primato della coscienza o delle forze spirituali nella spiegazione della storia, ma per assegnare
loro un ruolo di
<<mediazione>>,
di istanza
subordinata nell'efficacia del modo di produzione) una.d.ialeui9q /elk ternporalità, inmanente aJ. gioco delle forTe {-e"Ift,s"t_oria (e queste ultime non sono delle <<cose>>!). \ri roSA_drygrsi.abbozzi di quEprinci dialettica in Marx, ilI principale è quello della èioè delle tèndenze e conu*elS_g
antagonistiche del collettivo, inviluppate I'una nell'altta, che occupa una grande parte del Capitale. Ma conviene anche - se ci si wole proprio assumefe
qualche rischio nella lettura degli ultimi testi di Marx - accordare tutta la sua importanza all'idea di transizione dal capitalismo al comunismo (qui il momento della pratica rivoluzionaria effettua uno spettacolare ritorno nello spazio che la <<scienza delle formazioni socialil> aveva interamente occupato), come all'idea di vie di sviluppo alternative, singolari, che abbozza una critica interna dell'evoluzionismo.
La difficoltà di questo terzo percorso risiede nel fatto che la messa in luce di una dialettica temporale è scavalcata dil suo qorit;iiio, ptevalentè nel-' Ià màgpibr"pà'itb'dei testi generali di Marx (ma sono 166
l]!d.u .djgff " $q W, WUg r w&-del I'umàniÈ, la linea dievoluzione ascendente, uniforitter'nente progressiva, dei modi di produzione e delle formazioni sociali. Qui bisogna essere onesti, rari, in d efinit
iva
):
ammettere che questo evoluzionismo <<materialistico> e..dialettico>> è anch'esso marxista tanto quanto I'analisi della contraddizione reale - e che, anche storicamente, ha più titoli per essere identificato col marxismo. È probabilmente a questo che Marx pensava già quando pronunciò la famosa battuta (riporaa da Engels in una lettera a Bernstein del novembre 1882): ..Quel che è sicuro, è che io non sono marxisto>. E Gramsci, quando scrisse ii suo articolo del 1917, .<La rivoluzione contro I' Capitaler> ' (altro motto di spirito)... salvo che Il Capitale è proprio quello dei testi di Marx, nel quale è presente la tensione più viva tta i due punti di vista. La posta in gioco di tutto ciò è evidentemente nel sapere se, come dice una formula del libro III de Il C'apitale, assolutamente conforme alla tr adizione idealistica della filosofia della storia, la società senza classi postcapitalistica sarà <<il passaggio dal regno della necessità al regno della libertD', o se la lotta (attuale)per il comunismo rappresenta un diuenire necessario della libertà (cioè I'iscrizione di un movimento di liber azione nelle sue proprie condizioni materiali).
r'opEre IN
CANTIER-E
Ma torniamo alla prima obiezione che potrebbe essermi rivolta. Ho detto che leggere Marx come filosofo suppone di collocarsi al di fuori della dottri-
i concetti, e di problemaúzzarci| loro movimento di cosffuzione, decostruzione e na, di privilegiare
ricostruzione. Ma credo proprio che occorra fare un 167
passo di più e, senza temere I'incoerenza, dire che qaesta dottrina non esiste. Dove sarebbe, infatti? Cioè, in quali testi?,.Non ha ar,uto il tempo>>, si sa, e qui si tratta di ben altra cosa che di una distizione tra un Marx giovane o vecchio, filosofo o scienziato. Tutto ciò che abbiamo sono dei riassunti (la prefa-
zione a Per la critica dell'economia politica), dei manifesti (grandiosi), delle bozze lunghe e articolate, ma che finiscono sempre per essere bruscamente interrotte e che - è il caso qui di ricordarsene Marx stesso non ha mai pubblicato (Ijideologia tedesca, i Grundrisse o <<Manoscritto del 1857-58>). Non vi è dottrina, vi sono unicamente dei frammenti (e, d' aftr a parte, delle analisi, delle dimosrazioni). Mi si comprenda bene: Marx non è ai miei occhi un <<postmoderno>> aflte litterarn, e hon intendo sostenere che il suo pensiero derivi da una ricerca deliberata dell'incompiuto. Sarei piuttosto tentato di pensare che egli non ha, effettivamente, mai avuto il tempo di costruire una dottrina perché la renifica andaua più ueloce. Non solo era in anticipo sulle conclusioni, ma sulla critica delle conclusioni.
che, nel modo più sicuro, perviene alle orecchie dei <<discepolb>, dei <<successoril>)'
Ma allora noi abbiamo il diritto di interpretare di Marx. Non di considerare i frammezzeparole le come carte che potremmo discorso suo dei menti a volontà. Ma, tuttavia, di ribattere indefinitamente nelle sue <<assio<<problematichet', sue eDÚare nelle per spingerle infine' .<filosofie>> sué matiche>, nelle apertulimiti' (alle loro contraddizioni, fino in fondo re). Così, in una congiuntura intefamente nuova' vediamo ciò che pottiurno fare con e contro di lui' Molto di quanto 3 abbozzato in Marx è lungi dall'aver trovató h sua forma definitiva. Molto di quanto appare oggi impotente, o criminale, o semplicementé c"drrclnel ..marxismorr, lo era già, oserei dire, prima di lui, poiché non era un'invenzione del Tuúavia, se Marx non avesse fatto altro
-artis*o.
che affrontare la questione dell'alternativa al <<modo di produzione dominanterr, nel seno stesso di quesio -odo (.h. è anche, più che mai, un modo di circolazione, un modo di Comunicazione' un modo di rappresentazione)..., dovremmo ancora far ricorso a lui!
Per mania intellettuale? Forse, ma questa mania era al servizio di una duplice etica; etica di teorico (di
scienziato), ed etica
di riuoluzíonario. Ntroviamo
ancora gli stessi termini. Troppo teorico, Marx, per ,ll.Ilpacche6are> le sue conclusioni. Troppo rivoluzlonano, sra per pregarsi ai rovesci della fortuna, sia 'per ignorare le catastrofi, continuare come se niente fosse stato. Troppo scienziato e troppo rivoluzionario per rimettersi alla speranza del messia (benché questa, incontestabilmente, abbia fatto pafte dei sottintesi del suo pensiero: ma un teorico o un politico non si definiscono per quel che rimuovono, anche
in parte la loro energia proviene da ciò, e se il rimosso - il religioso ad esempio - fa parte di ciò
se
168
PRO E CONTRO MARX
È giocofor za tuttavia riconoscere che il mar*isÀo è oggi una filosofia improbabile' Lo si deve al fatto che per la filosofia di Marx è in corso
un lungo e diffiiile processo di separazione dal ..marrilmo storico>>, ih. d"u. superare gli ostacoli accumulati da un secolo diuti\izzazione ideologica' Ora, non si tratta per tale filosofia di ritornare al suo punto di paftenza, ma, al contrario, di apprend"re lu proptà storia e trasformarsi nel corso della ffaversaìa. Òhi oggi voglia lavorare nella filosofia di
169
Marx non viene solo dopo di lui, ma dopo il marxislno: non può accontentarsi di regisffare la cesura provocata da Marx, ma deve anche riflettere sulI'ambivalenza degli effetti che essa ha prodotto tra i suoi sostenitori come tra i suoi awersari. Lo si deve anche al fatto che ia filosofia di Marx non può essere oggi né una dottrina di organizzazione né una filosofia universitaria, deve $ovarsi cioè fuori sesto rispetto ad ogni istituzione. È certo che il ciclo di un secolo (1890:1990) segna la fine di ogni mutua appartenenza trala filosoÍia di Marx e una qualsiasi organizzazione, a fortiori uno Stato. Ciò significa che il marxismo non potrà più funzionare come impresa di legittimazione: è una
Prirno.Una pratica vivente della filosofia è sempre un confronto con la non-filosofia. La storia della fuosofia è fatta di rinnovamenti tanto più significativi quanto I'estemo con cui essa si misura è più indigerto p.t essa. Lo spostamento che Marx ha fatto subire alle categorie della dialettica è uno degli esempi più chiari di questa <<migraziono> del pensiero filoso' fico, che lo porta a ricostituire la forma stessa del suo discorso a partire dal suo altro. Ma questo spostamento, per quanto risolutamente sia stato intrapreso, non è compiuto: e non è prossimo ad essedo, perché la terra straniera in cui qui si tratta di approdare, la
storia, muta incessantemente di configurazione. Diciamo che I'umanità non può abbandonare un
condizione, negatiua almeno, della sua vitalità; quan-
problema che essa non ha ancora risolto.
to alla condizione positiva, essa dipende dal ruolo che i concetti di Marx assumeranno nella critica di altre imprese di legittimazione. Ma la dissoluzione
di essa che si più dell'attuaquestioni aperte delle è una tr^tta, I'universafatto che I'altro, al ra dovuto, lità. Ciò è lizzazione del rapporto sociale annunciata dalle filosofie della storia è ormai un fatto cornpiuto: non vi è più che un solo spazio delle tecniche e della
del legame (conflittuale) tra il marxismo e le organizzazioni politiche non facilita tuttavia la sua rasformazione in filosofia universitaria: non foss'altro che
perché I'Università impiegherà molto tempo a farc I'analisi del proprio antimarxismo. Qui, ancora, il positivo e il negativo sono in sospeso: il futuro stesso di una filosofia universitaria è incerto, e la parte che delle idee venute da Marx possono giocare nella risoluzione di quest'altra crisi non può essere determinata a priori. Ma occorre tuttavia fare delle ipotesi, e ciò mi porta alle ragioni che mi fanno pensare, come dicevo all'inizio, che nel )O(I secolo Marx sarà letto e studiato in diversi luoghi. Ciascuna di queste ipotesi, come si vedrà, è anche una ragione di opporsi a Marx: ma secondo un rapporto di <<negazione determinata>>, cioè attingendo nel suo testo le questioni che possono essere sviluppate soltanto contrapponendosi su punti precisi alle sue tesi. 170
Secondo. La storicità, poiché è
politica, della comunicazione e dei rapporti di potenza. Ma questa universalizzazione non è né un'umanizz azione né una r azionalizzazione, ma coincide con esclusioni e scissioni più violente che in precedenza. Se si mettono qui da parte i discorsi moraii, che oppongono a questa situazione la riformulazione di principi giuridici e religiosi, non vi sono, pare, che due possibilità: ritornare all'idea
della <.guerra di tutti contro
tuttb (di cui aveva
parlato Hobbes), che richiede I'edificazione di una poteftu coercitiva esterna, o immergere la storicità nell'elemento della natura (cosa che sembra delinearsi nella ripresa attuale delle filosofie della vita). Più una terza, di cui Marx ha abbozzato la forma: pensare il cambiamento delle istituzioni storiche (o 171
meglio: <<il cambiamento del cambiamento>>, dunque I'alternativa ai cambiamenti immediatamente
cause di questa situazione è dovuta al modo in cui Marx ha opposto in gioventù I'ideologia aITa ptatica
osservabili) a partire dai rapporti diforza che sono loro immanenti, in maniera non solo retrospettiva, ma soprattutto prospettica, o, se si vuole, congetturale. Qui bisogna, contro i modelli del rovesciamento e dell'evoluzione lineare, di volta in volta adottati da Marx e periodicamente rirovati dai suoi successori, liberarcla terza nozione che, a poco a poco, si è precisata in lui: quella della tendenza e della sua conffaddizione interna. Terzo.Una filosofia critica non è soltanto una riflessione su quanto di inatteso la storia presenta; occorre che essa pensi la propria determinazione come attività intellettuale (cioè che essa sia, secondo un'antichissima formula, <<pensiero del pensiero>, o <idea dell'ideal. A questo proposito, Marx è nella situazione più instabile, in ragione della teoizzazione dell'ideologia che ha abbozzato. Ho detto che la filosofia non gli perdonava questo concetto, o glielo perdonava difficilmente, il che ne fa come un distur-
rivoluzionària del proletariato, trasformando al contempo quest'ultimà in un assoluto. È per questo che qui ii devono tenere ad un tempo due posizioni antitéticie: la filosofia sarà <<marxisto> fintanto che' per essa, la questione della verità si giocherà nell'analisi delle finiioni di universalità che la filosofia stessa autonomizza; ma le occorre prima essere <<marxista> contro Marx, farc della denegazione dell'ideologia in Marx il primo oggetto della sua critica.
bo permanente e talora dichiarato (un buon esempio recente è il libro di Paul Ricoeur, Lectures on ldeologlt and Utopia) o. È che I'ideologia designa per la filosofia il proprio elemento di formazione, non solo come un <<impensato>> interiore, ma come un rapporto con gli interessi sociali e con la differenza intellettuale stessa, mai riducibile ad una mera opposizione di ragione e non ragione. Liideologia è per la filosofia il nome materialistico della propria finitezza. Tuttavia, la più flagrante incapacità del marxismo è consi stita precisamente nel compito cieco che rappresentavano per esso il suo funzionamento ideologico, la sua idealizzazione del .<senso della storio> e la sua trasformazione in religione secolare di masse, di partiti e di Stati. Abbiamo visro che almeno una delle
172
Quarto. La filosofia di Marx è, tra Hegel e Freud, I'esempio di un'ontologia moderna della relazione, o, secondo I'espressione di cui mi sono servito, del transindividuale. Ciò significa che essa si istal' la al di iì dell'opposizione di individualismo (foss'anche ..metodológico") e organicismo (o <<sociologismo>>), della quale permette di tracciare nuovamente la storia e di mostrare le funzioni ideologiche. Ma non basta a c ratteîizzare la sua originalità, perché la relazione può essere pensata sia sotto I'aspetto delI'interiorità, sia sotto quello dell'esteriorità, cioè, di nuovo, della naturalità. Cosa che illusÚeranno, nella filosofia contemporanea, da un lato il tema dell'inter' soggettiuità (non vi è <<soggetto>> isolato che si rappresenti il mondo, ma piuttosto una comunità olig-inaria di soggetti molteplici), dall'altro quello della complessità (della quale le esposizioni più-seducenti si fondano metaforicamente sulla nuova alfeanza ffa fisica e biologia). Marx non è riducibile né all'una né all'alra di queste due posizioni' Lo si deve al fatto che il transindividuale per lui è stato fondamentalmente pensato come il correlato deJla lotta di clnsse, struttura sociale <<ultimo> che divide ad un tempo il lavoro, il pensiero e la politica. Filosofare pro e contro Marx vuol dire qui porre la questione, non della 173
<fine della lotta di classe>> etemo pio desiderio dell'armonia sociale -, ma dei suoi limiti intemi, cioè delle forme del transindividuale che, intersecandola dappertutto, le rimangono assolutamente irriducibili. La questione d4le grandi <<differenze antropologiche' paragonabili alla differenza intellettúalefa cominciare dalla differenza sessuale) può servire da filo.conduttore. Ma potrebbe anche dìrsi che, perfino in questa presa di distanza rispetto a Maìx, il modello dell'articolazione rra una problematica dei nodi di produzione (o dell'<<econòmiarr, nel senso generale del termine) e una problematica del modo di soggezi2ye (dunque, la coitituzione del <<soggerto>>, sotto l'azione delle strutture simboliche), sia un riferimento costantemente necessario. proprio perché essa è l'espressione di questo duplice tifiuto d.l soggettivismo e del naturalismo che, periodicarnenre,
riporta la filosofia verso I'idea di dialettica. Quinto, per finire. Ho tentato di mostrare che il pensiero della relazione sociale è in Marx la contropartita del primato accordato alla pratica rivoluzionaria (<<trasformazione del mondo>>, <<con tro- ten denzan, <<cambiamento nel cambiamento>>). Transindivjduale, infatri, è prima di tutto questa reciprocità che si instaura tra I'individuo e il collettivo nel movimento dell'insurrezione liberatrice ed egualita-
ria.
Tuttavia, si deve fare un passo di più, poiché, se Marx fosse stato unicamente il pensatore della tiuott", sarebbe completamente perduto il senso della sua costante opposizione all'utopia' Questa oppo,iriorr. non ha -ìì uoluto essere un ritomo al di qua
della potenza insurrezionale e immaginativa rappres.ntri" dallo spirito utopico' Lo sarà tanto meno se riconosceremo nell'ideologia I'elemento o la materia stessa della politica, voltando definitivamente le spalle alla vena positivistica del marxismo' Ma ciò non farà che sottòlineare ancor più I'interrogazione contenuta nel duplice movimento antiutopico di Marx: qu.UÀ che il tàrmine <<praxis>> designa e quello cui la ..dialetticr> dà nome. È ciò che ho chiamato l'azione al presente,e che ho tentato di analizzare come conos.àta teoríca delle condizioni materiali che costitui t.ono il <<presente>>. Dopo aver designato a lungo la riduzione àella ribellione alla scienza, o inversamente, porebbe darsi che la dialettica venga semplicea designare la questione infinitamente aperta
-.Àt"
J.ttu toto cingiunzíone (Jean-Claude5:. Milner ha impiegato questo termine in Constat) il che non
rignifiiu ridurre Marx a un programma più modesto' m"a conferirgli per lungo tempo il posto di insuperabile otraghJtatore>> trà la filosofia e la politica'
Il minimo incomprimibile di individualità e di
socialità che Marx descrive a proposito dello sfrutta-
mento capitalistico è un fatto di resistenza al dominio che, come egli ha voluto mostrare, non doveva essere inventato o suscitato, perché è sempre già cominciato. Si può ammetere che è per fóndàre questa tesi che egli si è fano di nuovo carico di una periodizzazione della storia universale che gli permetteva dí pensare che la lotta dal <<basso> viéne dal fondo stesso della storia collettiva. 174
NOTE
I Desclée de Brouwer, Paús 1992' 2
A. Gn,rvscl, La
città
futura
1917-1918, a cura
Caorioslio. Einaudi, Torino 1982, p' 511 sgg'
' íll
Capitale, op. cit.,libro III' p'911' r Coiumbia University Press, New York 1986' t Verdier, Paris 1'992.
175
di
S'
GUIDA BIBLIOGMFICA
Orientarsi nell'enorme bibliografia delle opere di
Marx, dei suoí conrinuatori e dei ùoi commentàtori, è divenuta una difficoltà in sé. Nessuno _ s.luo bibliotecari specializzati - può pretendere di dominare "l.,rni tutta la mareria _disponibile, ancte in una sola ling"" (lÍ declino di popolarità del marxismo, molto ineg,ralé d'dtronde a seconda dei paesi, non ha per nulla messo a post-o le cose, poiché ha sortito I'effettó di rendere intro-
vabili o difficilmente reperibili numerosi testi ed edizio"i, anche recenti, che non sono necessariamente i peggiori). A dispetto di questi ostacoli, si tenterà di i"di;;;;i alcune letture e strumenti di lavoro p., .o-p1.t"..'i. indicazioni date nel corso del testo. 1. Opere
Il Marx
è.
di Manr
problema è duplice. Da una parte, I'opera di incompiuta. Come si è indicaro sopra, quesra
incompiutezza corrisponde a sollecirazioni eseìcitatèsi sul lavo-ro di Marx, a difficoltà intrinseche, e ad un,attit-udine inteflettuale di costante rimessa in discussione, .h. fo.iì_
va I'autore a <<rilavorare>> i suoi concetti piuttosto'che a terminare i suoi libri. Vi sono dunque mòlti inediti, dei quali alcuni sono divenuti a postenoi delle..opereo alftettanto. importanti dei testi compiuti. D'altra paite, I'edizio_ ne di questi testi (la scelta ài quelli considerati come essenziali, ma anche il modo di presentarli, di censurarli persino),è.sempre srara una posrà in gíoco di lotte politicne tra dttterentl <tendenze>>, potenti apparati statali, par_ titici, e anche universitari. In due ripreie I'edizione diìna Marx-Engeh GesantAusgabe (Opeie complete di Marx e di Engels) è stata brutalÀ..rt. irrt...ottr, ,r.r, prim" ,ooltu negli anni Trenta, quando il regime staliniano É, tiq"iari. l'rmpresa avvrata dopo la rivoluzione russa da Rjazanov; una seconda volta con il crollo del <<socialismo iealeo in Urss e Rdt, che interrompe (provisoriamente?) la tealizzazione della <<Mega II>. La scèlta di tale o tal'altra edizione non è- dunque affatto neutra: accade frequentemente che sotto lo stesso titolo non si abbia a che fare in realtà esat-
176
tamente con lo stesso testo. L'edizione dei testi originali tedeschi più correntem erfie utílizzata .è quella -dei M a t x' (40 Engeh Verke, pubblicata a Berlino da Dietz Verlag
voll., 1968-1981).
In collaborazione con I'Istituto Marx-Engels-Lenin
di Mosca e con I'Istituto per il marxismo-leninismo di
Berlino, sulla base delle edizioni tedesche'della Mega e deiVeike,ma con I'aggiunta dei manoscritti inediti reperiti e resi noti fino ad allora, gli Editori Riuniti hanno iniziato nel 1972 la pubblicaziòne delle Opere cornplete dt Marx ed Engels in 50 volumi, rimasta però purtroppo incompiuta.
2. Opere generali
Non esiste una buona biografia recente di Marx' Si utilizzerà nondimeno: BnuuarJEIN, Marx et Engels' Uge, Paris 1971' Mc LBn-aN Ddva, Karl Marx,Kzzoli, Milano 1976' MnsruNc Fnxz,Vita di Marx, Ed' Riuniti, Roma, II edizione, t976. R;azeNov Dtvw, Marx et Engels, Anthropos, Paris 1967.
Per la formazione intellettuale di Marx rimane insostituibile il lavoro di Aucusrs Comru, Karl Marx e Fiedi,i nngult (ediz. Puf, Paris), tomo I: Les Années d'enfance et de"jeunesse. La gaucbe hégelienne 1818-1'820/1844 (1g55\;tomo II: Dulibéral^me démouatique au comnuni' ;;t. L" Gazette rhénane. Les Annales franco-allenandes, 1824-1844 (1953); tomo III: Marx à Paris (1961); tomo IY: La Fornation du natéialisme bistoique (1970)' Per la costituzione della nozione di t<marxismo>> e le reazioní di Marx ed Engels, si leggerà G. Haurr, <<Marx e il *..*ir*o> in Stoia lel marxismo, Einaudi, Torino, vol' I, Il marxismo ai ternpi di Marx, 1978, pp' 28.8-JI4' La migliore storia generàle del marxismo è quella appgrsa o.Jsso Einaudi 6p. at.) in 5 voll', sotto la direzione di E' j. Hottu^*" e altii. Si potrà utilizzare egualmente Lrszrx kor *o*ro, Nascita, suiliuppo, dissoluzione del marxismo, t voll., Milano 1979-80. É-il volume collettivo (sotto la
177
direzione di RsNr Garrnsor), Les Auenturcs du marxisne, Syros, Paris 1984.8 inoltre Mrcrrr Vaxarourrs eJraN_ Maatr Vrr'rcENr (a cura di) Marx aprés les marxisnes, 2 voll., L'Harm attan,Paris 1997. ,Un'eccellente esposizione della storia del marxismo occidentale è in ANoir Tosn, ..L; J;;J.ppemenr du marxisme en Europe occidentale depuis l91i>r, in Histoi_ re de pbilosopbie, Gallimard, <<Encyclopédie de la pléia_ -la de>>, Paris, tomo III, 1974.
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