L'Amico della Famiglia - Gennaio 2022

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Novembre2022 Gennaio 2021

L’Amico della Famiglia

Aneddoto/Il parroco della città si trovava a Roma quando fu eletto il nuovo pontefice

Il primo obolo a papa Pio XI, il desiano Achille Ratti offerto da mons. Enrico Ratti prevosto di Seregno

F

u la comunità di Seregno ad offrire il primo obolo della cristianità al neoeletto papa Pio XI! Il simpatico aneddoto di questo singolare primato è annotato dal protagonista della vicenda, il prevosto di Seregno monsignor Enrico Ratti, nel suo dettagliato Chronicon in cui annotava con puntualità le vicende delle vita parrocchiale. Nei giorni del conclave, agli inizi di febbraio del 1922, monsignor Enrico Ratti si trovava a Roma per disbrigare alcune incombenze legate alla situazione delle Case Popolari. Il 22 gennaio di quell’anno era morto papa Benedetto XV ed il 2 febbraio i cardinali si erano riuniti per l’elezione del nuovo pontefice. Il 6 febbraio la scelta era caduta su Achille Ratti. Non erano trascorse che tre ore dall’annuncio dell’Habemus Papam che monsignor Enrico Ratti, con una buona dose di sfrontatezza, si era presentato al Palazzo Vaticano. Del resto era un sacerdote della diocesi ambrosiana ed il nuovo papa era entrato in conclave come arcivescovo di Milano. Il resto lo fece il cognome, un cognome che accomunava il prevosto ed il novello pontefice, quindi un cognome che – tra Roma e Vaticano – stava vivendo un momento di una tanto improvvisa quanto particolare notorietà. Monsignor Enrico Ratti non di presentò a mani vuote, anzi offrì al novello Papa una busta contenente duemila lire, somma per l’epoca assolutamente ragguardevole. Nel fugace incontro, ritagliato

Il prevosto Ratti con l’arcivescovo Ratti nel 1921

Conclave/Eletto alla 14a. votazione

Fu il primo papa ad affacciarsi sulla piazza e benedire i fedeli

Achille Ratti fu eletto papa il 6 febbraio 1922 alla quattordicesima votazione di un conclave contrastato. Gli elettori erano in effetti divisi in due fazioni: da un lato i “conservatori”, che puntavano sul cardinale Merry del Val (ex Segretario di Stato sotto papa Pio X), dall’altro i “liberali”, riuniti nella preferenza per il Segretario di Stato uscente, cardinale Pietro Gasparri. La convergenza sul nome del cardinale lombardo risultò dunque frutto di un compromesso. Una volta accettata l’elezione e scelto il nome pontificale, Pio XI, rivestito dell’abito corale, chiese di potersi affacciare dalla loggia esterna della basilica vaticana (in luogo di quella interna utilizzata dai suoi tre ultimi predecessori): la possibilità gli fu accordata e, una volta recuperato uno stendardo per adornare il balcone (nello specifico quello di Pio IX, il più recente tra quelli a disposizione), il nuovo pontefice poté presentarsi alla folla raccolta in Piazza San Pietro, alla quale impartì una semplice benedizione Urbi et Orbi, senza tuttavia pronunziare alcuna parola. La scelta di presentarsi con lo sguardo rivolto verso la città di Roma e non entro le mura vaticane indicò la sua volontà di risolvere la questione romana, con l’irrisolto conflitto tra i suoi ruoli di capitale d’Italia e sede del potere temporale del papa. Significativamente, dagli astanti accorsi dinnanzi alla basilica petrina si levò il grido Viva Pio XI! Viva l’Italia!.

nel serrato cerimoniale pontificio (Pio XI non aveva ancora ricevuto il saluto dalla Guardia Palatina), papa Ratti ricordò con gratitudine e piacere la visita compiuta a Seregno poche settimane prima, il 25 novembre, festa liturgica di Santa Caterina. Achille Ratti era stato arcivescovo di Milano per un periodo molto breve. Il suo predecessore cardinale Andrea Carlo Ferrari era morto il 2 febbraio 1921, la nomina del nuovo arcivescovo era stata il 21 giugno ed il formale insediamento l’8 settembre. Dopo pochi mesi, meno di cinque, il conclave. In questo periodo breve, il cardinale Ratti ebbe modo di compiere una visita ufficiale a Seregno, città che comunque doveva essergli un po’ famigliare (visto le origini desiane e la formazione nel Seminario di Seveso), anche se certamente pochissimo frequentata visto che l’importante carriera diplomatica ed accademica hanno portato altrove i percorsi della vita. L’aneddoto, che poco aggiunge alla Storia (quella con la Esse maiuscola), è l’occasione per evidenziare da un lato la forte personalità e l’elevata autostima del prevosto monsignor Enrico Ratti, dall’altra di cogliere come la chiesa locale seregnese esprimesse (in un contesto storico non semplicissimo, annegato dalle tensioni sociali che traghettarono l’Italia della Vittoria nella Prima Guerra Mondiale verso l’Italia del Ventennio Fascista) istanze sociali importanti (monsignor Ratti era a Roma per discutere di Case Popolari). Sergio Lambrugo


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