L'Amico della Famiglia - Febbraio 2022

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Novembre2022 Febbraio 2021

L’Amico della Famiglia

Conseguenze-1/Una coppia di genitori racconta come ha affrontato la pandemia

Due anni di scuola a singhiozzo che hanno tolto alle nostre bambine anche la gioia di un sorriso

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uando due anni fa è iniziata l’emergenza pandemica, le nostre bambine avevano rispettivamente quattro e sei anni: la minore frequentava il secondo anno della scuola dell’infanzia, mentre la maggiore era al suo primo anno di scuola primaria. Inutile dire che sono stati due anni pesanti e destabilizzanti sotto tutti i punti di vista, e che la nostra situazione è sovrapponibile a quella di tante altre famiglie. Se gli adulti in un certo senso sono riusciti a razionalizzare quanto stava avvenendo, per i bambini è stato un cambiamento profondo nelle loro abitudini, senza che ci fosse una chiara consapevolezza di quanto stava accadendo nel mondo. La più piccola si è ritrovata da un giorno all’altro a casa con un tempo indefinito da riempire, senza poter uscire, e con mamma e papà perennemente impegnati in una nuova modalità di lavoro che li assorbiva completamente, confondendo, di fatto in un tutt’uno, la sfera privata e quella professionale. La più grande, alle prese con le prime esperienze di lettura e di conto, ha dovuto sacrificare metà del suo primo anno scolastico, che ben sappiamo essere di fondamentale importanza nel proprio percorso di crescita personale. In questa nuova e inattesa dimensione del quotidiano, un aspetto che ci ha confortato è stato quello di avere due bambine vicine di età, il che ha permesso loro di farsi compagnia e condividere lunghi momenti di gioco. Le difficoltà logistiche e orga-

Un bambino in didattica a distanza

Testimonianze di un biennio travagliato Una delle conseguenze più pesanti della pandemia da due anni a questa parte è stata l’impatto sulla scuola. Già lo scorso anno abbiamo dedicato uno spazio di approfondimento sul come famiglie, insegnanti e studenti hanno vissuto e stavano vivendo le limitazioni forzatamente imposte dal virus a dodici mesi di distanza del suo irrompere nella vita quotidiana del mondo intero. Ci torniamo anche in questo numero proprio perchè la scuola, con tutto quel che ne consegue in termini di formazione e cura generazionale, sta di fatto ancora affrontando. E lo facciamo con le testimonianze-racconto dirette di una coppia di genitori e di una insegnante che è anche nostra collaboratrice.

nizzative ci hanno messo a dura prova anche nei due anni successivi, dove l’incertezza del presente ha spesso condizionato le nostre decisioni. Difficile seguire le bambine anche nella didattica a distanza, che ha richiesto sacrifici lavorativi a noi genitori e la disponibilità dei nonni. Ma uno dei momenti più critici è stata l’interruzione della frequenza scolastica nel marzo del 2021, quando la figlia maggiore a soli sette anni ha dovuto seguire in completa autonomia la didattica a distanza, in quanto il papà doveva recarsi in ufficio e la mamma era a sua volta impegnata nelle lezioni online. Un altro aspetto che ha minato la serenità delle nostre bambine è stata l’interruzione di ogni attività sportiva nell’autunno del 2020: la mancanza di uno sfogo extrascolastico e la limitazione nella libertà di movimento hanno comportato, per esempio, non poche difficoltà nell’addormentamento serale. Anche l’utilizzo delle mascherine in età pediatrica è stato ed è tuttora un grande sacrificio,

soprattutto a livello psicologico. Talvolta ci chiediamo se questi dispositivi di protezione individuale, che nascondono parti del viso importanti per esprimere parole ed emozioni, stiano interferendo con le naturali relazioni sociali: i nostri bambini di fatto sono privati della completa espressività del viso e il canale comunicativo, a scuola e nel gruppo dei pari, passa solo attraverso lo sguardo. Anche l’avvio dell’anno scolastico a gennaio di quest’anno non è stato privo di difficoltà: da subito ci siamo ritrovati impigliati in tamponi, sorveglianze attive e quarantene da gestire, con ripercussioni non indifferenti legate al lavoro. Ma chi ci rimette sono ancora una volta i bambini, costretti a non praticare sport, a rallentare con la didattica (sia la DAD che la DDI creano un inevitabile freno alla progressione degli apprendimenti) e ad essere confinati ad un nuovo e indefinito isolamento domiciliare. La maggiore, al suo terzo anno di scuola primaria, è probabilmente la più penalizzata: ogni anno di scuola è stato interrotto bruscamente per la pandemia, con inevitabile frammentazione didattica e mancanza di continuità negli apprendimenti. La speranza è di essere davvero alla fine del tunnel: sono gli anni più belli per i nostri figli e la gioia di un sorriso spontaneo è la privazione più grande alla quale, forzatamente, si sono dovuti adeguare. Elena Scalvinoni e Simone Biasutti, genitori di Ilaria e Gaia


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