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Vaticano/In attesa del messaggio per la giornata mondiale dell’1 gennaio

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Il pianto del Papa in piazza davanti all’Immacolata: “Continuiamo a credere che sulla guerra vinca la pace”

Natale di guerra. Un’espressione che abbiamo sempre sentito in bocca ai nostri genitori e/o nonni e che quest’anno - salvo clamorosi, improbabili sviluppi in questi giorni - toccherà inaspettatamente vivere anche a noi, sia pur con disagi tutto sommato limitati: l’Ucraina è lontana, finora gas ed energia arrivano nelle nostre case, certo qualche aumento di prezzi si avverte. Ma tant’è: la guerra è nel cuore dell’Europa.

Ne pare consapevole anche la Santa Sede, dove nulla succede per caso. Contrariamente alla tradizione, non è stato ancora diramato (alla data in cui scriviamo: 8 dicembre) nemmeno il titolo e/o il tema del messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace, che si celebra il 1° gennaio di ogni anno, dal 1968. Messaggio che solitamente viene preparato e reso noto con largo anticipo. Come se il Papa volesse riservarsi di intervenire, aspettare l’ultimo momento a diffondere il messaggio per essere il più possibile “sulla notizia” nella speranza che entro fine anno intervenga magari un armistizio.

Naturalmente questo non significa che Francesco non insista, in ogni occasione, a invocare la pace, sempre congiunta con la giustizia e la libertà. E lo ha fatto anche in queste settimane. Il 2 dicembre, nel suo saluto alla delegazione di “Leaders pour la paix” della “Scuola Itinerante di Pace”, in sessione in quei giorni alla Pontificia Università Lateranense, il San-

La commozione di papa Francesco in piazza di Spagna

to Padre ha ricordato come “la famiglia umana, minacciata dalla guerra, corre un pericolo più grave: la mancata volontà di costruire la pace. La vostra esperienza vi insegna che, di fronte alla guerra, far tacere le armi è il primo passo da compiere, ma poi sarà da ricostruire il presente e il futuro della convivenza, delle istituzioni, delle strutture e dei servizi. La pace richiede forme di riconciliazione, valori condivisi e – cosa indispensabile – percorsi di educazione e formazione”.

E ancora: “Usare le armi per risolvere i conflitti è segno di debolezza e di fragilità. Negoziare, procedere nella mediazione e avviare la conciliazione richiede coraggio. Il coraggio di non sentirsi superiori agli altri; il coraggio di affrontare le cause del conflitto, abbandonando interessi e disegni di egemonia; il coraggio di superare la categoria del nemico, per diventare costruttori della fraternità universale, che trova forza nelle diversità e unità nelle aspirazioni comuni ad ogni persona. Ancora di più è richiesto il coraggio di lavorare insieme di fronte alla sfida degli ultimi che domandano non una pace teorica, ma speranza di vita. Costruire la pace significa allora avviare e sostenere processi di sviluppo per eliminare la povertà, sconfiggere la fame, garantire la salute e la cura, custodire la casa comune, promuovere i diritti fondamentali e superare le discriminazioni determinate dalla mobilità umana. Solo allora la pace diventerà sinonimo di dignità per ogni nostro fratello e sorella”.

Nell’udienza generale del 7 dicembre Francesco ha accomunato gli orrori dell’Ucraina a quelli della Shoah: “Lunedì scorso il Centro per le relazioni cattolico-ebraiche dell’Università Cattolica di Lublino ha commemorato l’anniversario dell’Operazione Reinhardt - ha detto salutando i pellegrini polacchi -. Essa, durante la Seconda guerra mondiale, ha provocato lo sterminio di quasi due milioni di vittime, soprattutto di origine ebraica. Il ricordo di questo orribile evento susciti in tutti noi propositi e azioni di pace. E la storia si ripete, si ripete, vediamo adesso cosa succede in Ucraina. Preghiamo per la pace”.

L’8 dicembre all’Angelus ha ricordato che “nulla è impossibile a Dio (Lc 1,37). Con l’aiuto di Dio la pace è possibile; il disarmo è possibile. Ma Dio vuole la nostra buona volontà. Ci aiuti la Madonna a convertirci ai disegni di Dio”.

E nel pomeriggio in piazza di Spagna, durante il tradizionale atto di omaggio e di preghiera ai piedi del monumento all’Immacolata, Francesco, visibilmente commosso, rivolgendosi alla Vergine Immacolata ha detto: “Avrei voluto portarti oggi il ringraziamento del popolo ucraino per la pace che da tempo chiediamo al Signore. Invece devo ancora presentarti la supplica dei bambini, degli anziani, dei padri e delle madri, dei giovani di quella terra martoriata che soffre tanto. Tu sei con loro e con tutti i sofferenti come fosti accanto alla croce di tuo Figlio. Grazie madre nostra. Guardando a te che sei senza peccato possiamo continuare a credere e a sperare che sull’odio vinca l’amore, sulla menzogna vinca la verità, sull’offesa vinca il perdono, sulla guerra vinca la pace”.

Segnaliamo infine che è in uscita un libro intitolato “Un’enciclica sulla pace in Ucraina”, a cura del vaticanista de ‘Il Fatto Quotidiano’ Francesco Antonio Grana (TS Edizioni), che raccoglie gli interventi del Papa sul conflitto in corso, con introduzione di Francesco stesso.

Paolo Cova

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