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L’Amico della Famiglia Editoriali
La sfida della carità, una grande occasione per tutta la comunità
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e anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei un bronzo risonante o un cembalo squillante. Se avessi il dono della profeziae conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo per essere arso, e non avessi la carità, non mi gioverebbe a nulla. La carità è paziente, è benigna la carità; la carità non invidia, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, ma si compiace della verità; tutto tollera, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non verrà mai meno. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà, la scienza svanirà; conosciamo infatti imperfettamente, e imperfettamente profetizziamo; ma quando verrà la perfezione, sparirà ciò che è imperfetto. Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Da quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino. Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità. S. Paolo – Prima lettera ai Corinzi 13,1 *** Qualche settimana fa partecipando al matrimonio della figlia di cari amici da una vita sono rimasto un po’ sorpreso nel vedere e sentire inserite tra le letture della messa nuziale il brano della lettera di san Paolo che da sempre colpisce, credo non solo chi scrive, per la sua liricità ma soprattutto per la sua intensità pari se non superiore alla sua concretezza, attualità e quotidianità. Già, la carità che a dire dell’apostolo è la più ‘grande’ delle tre grandi verità con la fede e la speranza, perchè senza di essa le altre sarebbero poca cosa se non vane. Di certo i novelli sposi hanno scelto la carità come elemento costitutivo del loro amore per l’oggi ma soprattutto per il domani. Ma la loro scelta è indicativa di una risposta, l’unica realisti17/06/2019 12:56:09
camente possibile, a quel che tutti, ogni giorno ci ritroviamo ad affrontare. Leggere e rileggere ma soprattutto pensare e ripensare alle parole di san Paolo aiuta a spazzare via, a superare, senza comunque sottovalutare, le tante parole vuote e inutili e ancor più violente e disumane che come un bombardamento ossessivo piovono da tutte le parti, non solo giornali, tivù e soprattutto social, ma nelle stesse conversazioni per la strada, al bar o nei negozi, persino tra amici e addirittura in famiglia. C’è un malessere sociale che sta corrodendo la stessa convivenza civile, è inutile negarlo, ma la risposta che abbiamo e possiamo e dobbiamo dare è proprio quella della carità. Ed è provvidenziale che l’intera comunità cristiana, prima ancora che pastorale, di questa città abbia posto al centro e come traguardo del proprio anno di attività l’obiettivo di ‘dare una casa alla carità’ ovvero un luogo dove accogliere e incontrare tutti gli ‘ultimi’ e crescere ed educarsi con loro. La celebrazione di domenica 10 con tutti i volontari seregnesi anche delle realtà laiche ha detto che questo è possibile perchè la storia di Seregno è una storia prima di tutto di solidarietà. Ed allora non resta che lavorare tutti insieme su questa strada con quel di più di presa di coscienza che l’arcivescovo Delpini ha indicato nella sua omelia del 22 ottobre (non a caso nella festa del patrono della comunità pastorale) ovvero l’essere sempre e comunque ‘mendicanti e riconoscenti’. Il che significa che sulla strada della carità occorre mettere una buona volta da parte gelosie e primazie, preconcetti e pregiudizi, appartenenze e nostalgie, superare divisioni e sensi di superiorità, diversità ed esclusività. Sono tutte cose che purtroppo e in qualche misura troviamo, perchè non dircelo, anche tra chi opera da sempre nella carità e per la carità. “Mendicanti e riconoscenti”, ovvero parire da gli ‘ultimi’ mettendosi al loro stesso livello, chiedendosi sempre ‘e se fossi io al loro posto?’. Ecco credo, e questo vale anzitutto e anche per me, che ogni giorno prima di uscire di casa sia necessario insieme alla doccia o al lavare almeno la faccia anche un bagno di umiltà. Per poter guardare con occhi nuovi e diversi chi incontriamo per strada e magari, anche senza conoscerlo, salutarlo con un ‘buongiorno’. Farebbe sicuramente bene a ciascuno di noi e a tutti. Luigi Losa
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SOMMARIO Sinodo per l’Amazzonia, le conclusioni Pagina 4 Le lettere di Delpini per l’Avvento Pagina 5 L’arivescovo alla festa per il patrono della comunità Pagine 7-8-9 La giornata della solidarietà per il piano della carità Pagine 11-12-13 Le cinque giornate con i 50 seminaristi Pagine 14-15 Le vocazioni a ‘sorpresa’ di Elisabetta e Fabrizio Pagina 17 Nuovo consiglio pastorale tutti i nomi e i volti Pagine 19-20-21 Viaggi e pellegrinaggi 2020 in Polonia per Wojtyla Pagina 23 Il tempo delle Quarantore Pagina 26 Consiglio pastorale, si vota tutti i candidati in lizza Pagine 29-30-31 Prime confessioni per i bambini Pagina 24 Parrocchie Pagine 26-27-29 30-31-32-33 Comunità religiose Pagine 35-36-37 Circolo san Giuseppe al cambio della guardia Pagine 38-39 Lavoro e cristianesimo dibattito con Acli e Cisl Pagina 41 Notizie da gruppi e associazion Pagine 42-43-44-45 46-47-48-49 Orari messe Pagina 50
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Novembre 2019
L’Amico della Famiglia
Documento finale/Illustrato dal vescovo della Bolivia mons. Eugenio Coter
“Conversione integrale” la parola chiave del sinodo per l’Amazzonia a partire dal rispetto dell’ambiente
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ssere cristiani in Amazzonia «vuol dire saperci stare evangelicamente ed eticamente. Vuol dire contemplare Dio, ma anche annunciarlo nel rispetto dell’ambiente». Con un appassionato intervento, monsignor Eugenio Coter, vicario apostolico di Pando (Bolivia) e da anni legato all’associazione Carla Crippa, al Forum missionario svoltosi a Sacrofano praticamente all’indomani della conclusione in Vaticano, ha così introdotto un primo bilancio del Sinodo per l’Amazzonia che dal 6 al 27 ottobre ha riunito a Roma 184 tra vescovi, cardinali, sacerdoti, religiosi/e, laici di tutto il mondo. Coter ha non solo partecipato al Sinodo dei vescovi in rappresentanza della Bolivia (con altri confratelli) ma vi ha lavorato per due anni nella fase preparatoria in quanto facente parte del consiglio presinodale nominato da papa Francesco. Con la sua relazione, ricchissima di dati e nozioni che hanno tratteggiato la preziosità della regione amazzonica, monsignor Coter ha sottolineato da subito l’urgenza di cambiamento da parte di tutti nei confronti della preservazione di quest’area, indispensabile per il sistema Pianeta Terra da un punto di vista ambientale e non solo: «L’Amazzonia appartiene a nove Paesi diversi – ha detto – ma ogni 10 secondi se ne va un ettaro di foresta» e questo dimostra quanto la sua sopravvivenza non possa che essere di interesse per tutti. Eppure, questa regione è «il secondo luogo più fragile del
Mons. Coter (al centro) alla chiusura del sinodo mondo per il clima e per i conflitti: non è un’area in guerra ma qui i conflitti sono reali». E’ chiaro – ha proseguito – che c’è «un unico progetto sull’Amazzonia: è lo sfruttamento per estrarre tutto ciò che serve, come legnami preziosi, oro e minerali, il disboscamento per favorire allevamento e monocoltivazioni». L’intervento di monsignor Coter è proseguito con la sintesi dei contenuti del documento finale dell’Assemblea speciale per la Regione Panamazzonica (non ancora ufficiale). Si suddivide in cinque capitoli e la parola chiave è “conversione”: «Il Sinodo – ha voluto chiarire da subito – non è un parlamento: era presente lo Spirito Santo, tanto che ogni quattro interventi di quattro minuti l’uno, c’erano quattro minuti per la preghiera personale in silenzio: erano i “quattro minuti dello Spirito Santo”» ha commentato scherzando, ma sottolineando così l’importanza della preghiera.
Il documento parla di “conversione integrale”, intesa come ecologica, pastorale e sinodale: l’obiettivo è quello di arrivare ad una Chiesa in uscita per entrare nei cuori dei popoli amazzonici, «non una Chiesa che visita e poi rientra, ma che sta con la gente». Si auspica una spiritualità dell’ascolto e dell’annuncio che chiede di sperimentare nuove strade capaci di parlare in modo speciale ai giovani. «La nostra – racconta monsignor Coter – è una Chiesa laicale: nel mio vicariato abbiamo 200 celebrazioni della parola e 30 messe ogni domenica. Ho soltanto 11 sacerdoti: è come se in Italia ce ne fossero solo 2.500 (in rapporto al numero della popolazione). E’ una chiesa fatta di ministeri laicali» ed ha una grande ricchezza comunitaria. Un intero capitolo del documento finale è dedicato alla conversione ecologica: «Occorre far capire l’urgenza della situazione ambientale nel mondo: gli esperti dicono che tra 30
anni non avremo più la Foresta Amazzonica in Bolivia, avremo il deserto. Già oggi ci sono moltissime zone che sono diventate savana. Il cambiamento climatico è un tema urgente. Tutto è intimamente connesso» ha denunciato Coter. L’ecologia non è una fede: è un’espressione dell’amore e una strada per relazionarsi con il Creato; un segno che la Chiesa ha cura della casa comune, che tiene conto della dimensione socio-ambientale dell’evangelizzazione. L’ultimo capitolo è dedicato alla conversione sinodale. Una richiesta rivolta a papa Francesco è stata quella dell’ordinazione di uomini idonei e riconosciuti della comunità, che abbiano un diaconato permanente fecondo e ricevano una formazione adeguata per il presbiterato, potendo avere una famiglia legittimamente costituita e stabile: è un modo per garantire la celebrazione dei sacramenti nelle zone più remote della regione amazzonica. «La Chiesa amazzonica – ha spiegato monsignor Coter – chiede di vivere i sacramenti della vita ordinaria: personalmente ho celebrato in una comunità con 40 famiglie cattoliche che da 18 anni non celebravano una messa!». Inoltre, un’altra richiesta al Santo Padre è quella di valutare la possibilità di elaborare un “rito amazzonico” nella liturgia: «Nella Chiesa cattolica esistono già 23 riti diversi», ha concluso il vescovo. Riconoscere il 24esimo sarebbe un modo anche per valorizzare la visione del mondo, le tradizioni, i simboli e i riti originari dei popoli amazzonici.
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Riflessione/La seconda delle sei lettere di mons. Delpini per l’anno pastorale
L’arcivescovo: “Avvento nel segno della speranza per correre verso la meta della vita eterna” “Corro verso la meta” scrive l’apostolo Paolo nel terzo capitolo della Lettera ai Filippesi, ed anche l’Avvento rischia di essere una rincorsa ai buoni sentimenti, all’acquisto frenetico che finiscono per svilire il senso del Natale. Lo scrive l’arcivescovo nella seconda delle lettere per l’anno pastorale in corso. Delpini invita ad utilizzare le sei settimane dell’Avvento ambrosiano come “provvidenziale invito a pensare alle cose ultime con l’atteggiamento credente che invoca ogni giorno: venga il tuo Regno…” L’arcivescovo invita in questo tempo ad alimentare la virtù della speranza: “ne abbiamo un gran bisogno” – osserva “noi, il nostro tempo, le nostre comunità”: una virtù da non confondere con le aspettative, troppo simili alla programmazione o al calcolo. La speranza è quell’orientamento al futuro irrinunciabile al vivere. La speranza è fondata sulla fede. Scrive Delpini: “Non sono le risorse e i desideri umani a delineare che cosa sia sensato sperare, ma la promessa di Dio. Lo sguardo può spingersi avanti, avanti, fino alla fine, perché l’esito della vita non è la morte, ma la gloria, la comunione perfetta e felice nella Santissima Trinità. L’Avvento è “pedagogia della speranza cristiana”. In questa tensione verso la pienezza della vita viene in soccorso la liturgia. L’Arcivescovo invita allora a utilizzare la novena di preparazione non solo come appuntamento per i più piccoli, ma anche per gli adulti a riscoprire la contemplazione e
Celebrazione di Delpini per l’Avvento
Delpini/Lettera alle famiglie
“La voce delle cose di casa per vivere un Natale più autentico E’ l’immagine della porta la metafora scelta dall’arcivescovo per la lettera alle famiglie che viene distribuita in occasione della benedizione natalizia. Una porta che varcano gli inviati per la visita alle famiglie, che disvela un mondo di cose che parlano di gratitudine, come le fotografie o del passare il tempo con gli ospiti (il divano) che induca a far visita ad altre case; ed ancora la tavola che rimanda alla condivisione o lo scaffale con i libri che ci parlano della trasmissione della sapienza. Oggetti immancabili o quasi nella case, accanto ad un’originale “ciotola di teak”, ricordo di un viaggio e di un’offerta fatta ad artigiani locali, diventata uno svuota tasche ma che pure rimanda ad altri significati. L’esperienza magari di un incontro con la povertà e le domande che ne derivano: perché i poveri sono poveri? Potranno essere perdonati coloro che derubano i poveri per accumulare superfluo e sprechi? Un oggetto che fa riflettere sul mistero di culture millenarie, di una visione religiosa della vita praticata come irrinunciabile. Per l’Arcivescovo, la visita per portare auguri e benedizioni “può essere un invito per dare voce alle cose, nelle case liete e piene di gente e di speranza e anche nelle case afflitte per le tribolazioni e la solitudine: da ogni casa e da ogni cosa può venire una voce che loda Dio e insegna un po’ di sapienza”. F. B.
la confessione. Le settimane che precedono il Natale sono un tempo propizio per imparare a pregare. “Non so tradurre il desiderio di rimanere con Gesù”, suggerisce Delpini, “se non dicendo che dobbiamo essere gente che prega e che insegna a pregare”, attingendo anche al patrimonio popolare di devozioni e preghiere. Le comunità possono attivare delle scuole di preghiera. La dimensione contemplativa introduce anche a riconoscere il segno della vita consacrata nelle sue molteplici forme, mediante momenti di condivisione della preghiera e della vita delle diverse comunità presenti sul territorio. Il Natale manifesta la fecondità della Vergine Maria. La devozione a Maria, suggerisce l’arcivescovo “è chiamata a rivelare il suo contributo ad edificare la Chiesa nella sua obbedienza a Gesù”. Giornate intense quelle prenatalizie con il pieno di iniziative che rischiano anche di logorarci. Si legge al termine della Lettera che: “È bene che anche i preti e gli operatori pastorali possano trovare nel tempo d’Avvento momenti di ritiro, di condivisione, di fraternità per ricreare le energie da destinare al servizio della comunità, tenere vive le motivazioni e perseverare nella speranza”. In questo modo, conclude Delpini, la celebrazione del Natale non sarà un guardare indietro, ma un correre verso la meta, “l’esito della nostra vita: il compimento nella gioia di Dio”. Fabio Brenna
Giugno 2015
L’Amico della Famiglia
Novembre 2019
L’Amico della Famiglia
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Celebrazione/In Basilica S. Giuseppe nella ‘festa’ di San Giovanni Paolo II
L’arcivescovo Delpini indica alla comunità pastorale la strada della sapienza per continuare il cammino
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a celebrazione della memoria liturgica di San Giovanni Paolo II, lo scorso 22 ottobre, è stata quest’anno particolarmente solenne. La comunità pastorale cittadina infatti ha varcato la soglia del suo primo quinquennio e così, come era stato l’allora arcivescovo cardinale Angelo Scola a istituirla ufficialmente e personalmente il 14 settembre del 2014 durante una vera e propria visita pastorale, il suo successore mons. Mario Delpini ha voluto dare solennità a questo ‘passaggio’ assai significativo, stante che in diocesi quella di Seregno è sicuramente una delle comunità pastorali più ‘grosse’ per numero di parrocchie e abitanti, scegliendo proprio la ‘festa’ del patrono della stessa comunità. Quel ‘papa amico’ di Seregno sotto la cui protezione la Chiesa cittadina ha voluto porre il ‘segno’ concreto della sua comunione. La celebrazione serale, con la partecipazione dei sacerdoti di tutta la città, ha visto la Basilica affollata di fedeli che hanno colto l’importanza dell’avvenimento peraltro resa solenne da alcuni corollari come la presenza di tutte le corali seregnesi che abitualmente si riuniscono in dicembre per la patrona S. Cecilia in una delle sei parrocchie a rotazione. Nondimento rilevante è stata la professione di fede di alcune decine di ragazze/i di prima superiore di tutti gli oratori seregnesi, evento anche questo celebrato per la prima volta. Ed ancora la benedizione del nuovo stendardo che le confraternite del SS. Sacramento di
L’arcivescovo mons. Delpini in Basilica
Un segno della comunione di intenti
Benedetto il nuovo stendardo delle confraternite cittadine
Durante la celebrazione in Basilica per la festa di San Giovanni Paolo II l’arcivescovo ha incensato e benedetto il nuovo stendarlo della confraternite della comunità pastorale che hanno voluto così simboleggiare la loro unità di intenti.
Seregno (S. Carlo, S. Giuseppe e S. Ambrogio) hanno voluto realizzare per sottolineare la loro appartenenza alla comunità pastorale oltre che alle relative comunità parrocchiali. La coincidenza ha infine voluto che la visita e la celebrazione dell’arcivescovo cadessero praticamente all’indomani della elezione dei nuovi componenti del consiglio pastorale comunitario, un rinnovo avvenuto domenica 20 ottobre. Il consiglio, di cui si parla ampiamente nelle pagine successive, è l’espressione più concreta in termini pastorali della comunità in quanto vede riuniti laici, presbiteri e religiosi per una autentica comunione e corresponsabilità nell’indirizzare la Chiesa locale sulle strade del Vangelo e della presenza nel mondo. L’arcivescovo ha colto appieno il senso dell’evento e nella sua omelia, che riportiamo integralmente a pagina 9, ha di fatto dato alla comunità che continua il suo cammino con rinnovato impegno, una serie di ‘consegne’, riassunte in cinque capitoli, all’insegna della sapienza e al contempo della ‘follia’ tutta cristiana rispetto al pensiero del mondo. A partire da quella condizione-convinzione di ‘essere mendicanti e riconoscenti’ in forza della quale ‘prendere il largo’ per guardare lontano e ai lontani verso la vita eterna che è il compimento e il senso ultimo della speranza. Le tante foto di gruppo che hanno concluso la celebrazione sono state un ulteriore segno di una ‘comunità’ che sta crescendo nella fede. Luigi Losa
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Novembre 2019
L’Amico della Famiglia
Gallery/Sacerdoti, ministranti, religiose/i, confratelli, corali, eletti in consiglio
Foto di gruppo con l’arcivescovo: le immagini di una comunità pastorale che sta crescendo
L’arcivescovo con i sacerdoti della città
Mons. Delpini con le religiose della comunità
I ministranti con mons. Delpini
I confratelli con l’arcivescovo
Le corali cittadine con l’arcivescovo
I ragazzzi della professione di fede con Delpini
I membri del consiglio pastorale eletti
Il sindaco e le autorità con l’arcivescovo
Novembre 2019
L’Amico della Famiglia
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Omelia/Le parole dell’arcivescovo alla messa per la festa di San Giovanni Paolo II
“Siamo mendicanti e riconoscenti a servizio gli uni degli altri, anche quelli che sono lontani”
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arliamo di una sapienza giudicata come follia da coloro che non hanno lo Spirito di Dio. Noi cristiani abbiamo un modo di ragionare e di vivere che sorprende coloro che ci stanno intorno, che sconcerta e diventa addirittura una sapienza antipatica ed estranea ai gusti del tempo in cui si vive, fin dai tempi dell’apostolo Paolo. Egli infatti dice: “L’uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose di Dio, esse sono follia per lui”. La nostra sapienza quindi è incomprensibile ai sapienti del mondo e da essi non riceve altro che disprezzo. Noi però nella sapienza che abbiamo ricevuto troviamo motivi di speranza e criteri per fare le nostre scelte. E si può immaginare che la Comunità pastorale affidata al patrono san Giovanni Paolo II - leggendo questi testi e prendendoli come spunto per interpretare i primi cinque anni della propria storia - possa riassumere in questa sapienza sconcertante il cammino compiuto. Questa sera io sono venuto a proporvi cinque capitoli di questa sapienza detestabile per la gente del nostro tempo, di questo modo di pensare impopolare. Il capitolo primo risponde alla domanda: “Ma io chi sono? noi chi siamo?” Forse questa domanda se la pongono in modo particolare i giovani. Forse l’hanno in cuore anche questi ragazzi e ragazze che tra poco faranno la loro Professione di fede. La risposta che può sembrare sconcertante e impopolare alla sapienza del mondo è: “Noi siamo mendicanti”. Il secondo capitolo di questa sapienza indisponente risponde alla domanda: “Di che cosa siamo mendicanti? di che cosa abbiamo bisogno?” Invece di disperderci in molti capricci noi dichiariamo che siamo mendicanti dell’essenziale, cioè mendicanti di quella sapienza, di quella gioia, di quella vita che non possiamo procurarci con le nostre sole forze. Dice san Paolo: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano”. Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del
mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Lui ci ha donato. Ecco noi mendicanti abbiamo ricevuto ciò di cui abbiamo bisogno: lo Spirito di Dio. Perciò noi siamo la gente che dice “grazie”. Il capitolo terzo di questo trattato sulla sapienza insopportabile al mondo risponde alla domanda: “Chi sono gli altri per me, per noi?” Chi è guidato dallo Spirito di Dio, chi ha il pensiero di Cristo, non guarda gli altri come a degli estranei, non si difende dagli altri con l’indifferenza, ma porta in sé gli stessi sentimenti di Cristo. Perciò seguendo la parola di Gesù anche noi in un certo senso diventiamo pescatori di uomini. E quindi gli altri sono quelli che io devo cercare, quelli di cui noi dobbiamo prenderci cura; gli altri sono fratelli e sorelle, anche se non li conosciamo, anche se ci sono insopportabili. Tutti siamo convocati per essere un cuor solo e un’anima sola: per questo esiste la Comunità pastorale, per questo l’impegno del Consiglio pastorale e della Diaconia è di far sì che la gente si raduni, che le persone si amino e si stimino, anche se sono di parrocchie diverse. Chi sono gli altri? Non quelli di qui o quelli di là, ma sono fratelli e sorelle, perché noi abbiamo gli stessi sentimenti di Cristo, noi abbiamo il pensiero di Cristo. Il capitolo quarto risponde alla domanda: “Che cosa devo fare?”. Chi si pone questa domanda davanti a queste pagine della Scrittura, sa che lo stile di vita deve essere ispirato allo stile di Gesù, deve essere ispirato dalla sapienza che viene dall’alto. Perciò noi stiamo in mezzo agli altri non per essere serviti ma per servire. Ecco cosa devo fare: prendermi cura dei fratelli e delle sorelle, avere una particolare attenzione a chi è più povero, più solo e più triste. Perciò voglio benedire e incoraggiare il vostro proposito di costruire la “Casa della Carità”, per far sì che questa Comunità pastorale sia una casa in cui abita la carità. È tutto qui quello che dobbiamo fare: amare come Gesù ha amato. Il quinto e ultimo capitolo di questo trattato di sapienza invisa ai dotti del mondo risponde a questa domanda: “Dove devo
andare? qual è la direzione per il nostro cammino? La chiamata di Gesù raccontata nel Vangelo scomoda i pescatori di Galilea. E questa chiamata di Gesù risuona ancora e sempre per coloro che lo incontrano e ripete questa parola: “Prendi il largo”. Questa parola così cara a san Giovanni Paolo II - indica la direzione. Forse anche la missione dei seminaristi che sono stati tra voi per alcuni giorni ha fatto risuonare questa parola alla vostra mente e nei vostri cuori. Quei giovani che vogliono diventare preti hanno dato testimonianza di aver sentito un giorno questa parola: “Prendi il largo”. Ecco dove devi andare: devi andare “oltre”, devi andare oltre le banalità, oltre le piccolezze, oltre le distrazioni; se vuoi trovare l’abbondanza della pesca devi andare oltre. Oltre fino ai confini della terra, fino alla terra promessa, fino al compimento delle speranze. Questo è il messaggio che voglio lasciarvi per la celebrazione di cinque anni di vita della Comunità pastorale. Che sia una comunità che condivide questa sapienza che agli occhi del mondo e di chi non partecipa alla vita cristiana può sembrare follia e invece è la sapienza che consente di comprendere il mistero della vita. Ci consente di sapere che siamo mendicanti, che siamo mendicanti riconoscenti perché l’essenziale ci è stato dato, che siamo mendicanti riconoscenti che si guardano intorno e riconoscono gli altri come fratelli e sorelle, che noi siamo mendicanti e riconoscenti membri di una fraternità in cui la regola di vita è l’essere servi uni degli altri, che noi siamo mendicanti riconoscenti, fratelli e sorelle a servizio gli uni degli altri, chiamati ad andare oltre verso gli altri, anche verso quelli che sono lontani, verso quella vita eterna che è il compimento della nostra speranza. A tutti voi auguro di ricevere lo Spirito di Dio per condividere la sapienza giudicata follia dai sapienti del mondo, eppure per noi l’unica via della gioia.
Novembre 2019
Novembre 2019
L’Amico della Famiglia
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Celebrazione/In Basilica San Giuseppe con mons. Bruno Molinari
La ‘Giornata della solidarietà’ ha visto riunite tutte le realtà di volontariato sociale della città
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n concomitanza con la Giornata mondiale del povero istituita da papa Francesco a conclusione del Giubileo della misericordia e dell’annuale giornata diocesana della Caritas, la comunità pastorale cittadina ha celebrato la ‘giornata della solidarietà’ a livello locale con la messa delle 10 di domenica 10 noivembre in Basilica San Giuseppe. Alla messa il prevosto mons. Bruno Molinari, che ha presieduto la celebrazione, ha invitato tutte le realtà che operano in città nell’ambito della solidarietà e della carità. Dunque non solo i gruppi e le associazioni che fanno parte della Chiesa locale e che si dedicano all’aiuto e all’assistenza di chi è nel bisogno ma anche le realtà di volontariato tout court e che si dedicano nelle varie forme e presenze a chi è in difficoltà. Non da ultimo l’invito era rivolto anche a quelle associazioni che operano in varie parti del mondo per sostenere con diverse iniziative popolazioni in situazioni difficili di povertà, emarginazione sociale, salute, etc. Come si leggeva nella lettera di invito “Questa celebrazione sarà occasione: - per sottolineare il profondo valore umano e cristiano della solidarietà - per esprimere il più vivo ringraziamento per la dedizione di tanti Volontari nelle opere di sostegno e assistenza alle persone disagiate - per pregare insieme invocando dal Signore la forza di perseverare nel bene - per dare un simbolico avvio nella Comunità pastorale al progetto ‘Casa della Carità’. E la risposta è stata ampia
Associazioni e volontari riuniti per la Giornata della solidarietà e corale in quanto innumerevoli sono state le presenze di volontari e di rappresentanze delle associazioni cittadine che sono intervenute anche con stendardi, labari, bandiere schierate a fianco dell’altare e che hanno animato i diversi passaggi liturgici della messa. E concretizzando il leit motiv della lettera pastorale dell’arcivescovo ‘La situazione è occasione’ mons. Molinari, insieme con la diaconia, ha individuato nella ‘giornata della solidarietà’ il momento più indicato per presentare di fatto il piano pastorale della comunità per l’anno 2019-2020 (esposto nelle pagine seguenti) tutto incentrato sulla carità. Sia all’inizio della celebrazione che all’omelia che ancora prima della benedizione finale il prevosto ha poi insistito molto sul valore del volontariato che proprio perchè così numeroso e variegato oltre che
profondamente radicato, fa di Seregno una ‘città solidale’ capace di sfuggire all’indifferenza e alla chiusura nei confronti di chi è in difficoltà e in stato di bisogno. Proprio commentando le letture della messa mons. Molinari ha richiamato il passo evangelico che prefigura il giudizio finale di Cristo sulla storia dove ad essere ammessi alla gloria eterna saranno proprio coloro che hanno aiutato malati, carcerati, affamati e diseredati in genere e condannati quanti se ne sono disinteressati. Con efficace quanto simpatica sintesi mons. Molinari ha sottolineato: “Se dovessimo fare una spremuta di Vangelo otterremmo come risultato l’invito ‘Amate il vostro prossimo come voi stessi’”. E nell’illustrare le motivazioni e i fondamenti del piano pastorale ha poi posto l’ac-
cento sul ‘sogno’ e sul ‘segno’ dell’obiettivo del medesimo, ovvero la realizzazione di quel ‘Diamo una casa alla carità’ che si traduce nella individuazione di un luogo ove riunire le tante attività caritative della Chiesa locale ma che sia anche punto di riferimento e di crescita continua anche sul piano formativo di tutto il volontariato cittadino. Una vera ‘casa’ in cui ritrovarsi per un sentire comune, con un identico linguaggio, con uno spirito di condivisione e reciproco sostegno e scambio di esperienze e potenzialità.Proprio nell’ottica di quell’impegno non solo cristiano di dare a Seregno un volto di città solidale. La conclusione è stata affidata alla lettura della ‘preghiera del volontario’ tutta incentrata sulla speranza. E quindi l’invito del prevosto ad una foto di gruppo in piazza. L. L.
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L’Amico della Famiglia
Documento/A partire dalla lettera di Delpini e dal progetto comunitario
“Diamo casa alla carità” un sogno e un segno per il piano pastorale della comunità 2019-2020 Raccolta di fondi in tutte le chiese
La carità di Avvento sarà devoluta all’emergenza freddo al don Orione
Lo scorso lunedì 4 novembre ha preso il via in serata per il terzo anno consecutivo il ‘piano freddo’ predisposto dalla Caritas cittadina con il supporto del Centro di ascolto della stessa Caritas e dell’intera comunità pastorale. Al terzo piano dello stabile di via Verdi ancora una volta messo a disposizione con grande generosità e sensibilità dall’Opera Don Orione si sono presentati più di una decina di senza dimora che hanno preso posto nella struttura. Un numero destinato ad aumentare nelle prossime settimane. Il piano freddo continuerà sino al 19 aprile con 18 posti a disposizione e vedrà impegnati oltre a due educatori e due sorveglianti notturni quasi 50 volontari della città, in netta crescita rispetto al passato, che si occuperanno dell’accoglienza e dell’assistenza ai senza dimora per i quali è previsto un pasto caldo (saranno oltre 3mila alla fine) e una colazione oltre ad un servizio di lavanderia e alla fornitura di vestiario laddove necessario. E’ previsto anche un controllo e un’assistenza sanitaria degli ospiti. L’iniziativa che si avvale del supporto di volontari della Croce Rossa nonchè del Banco di solidarietà Madre Teresa, viene attuata anche in collaborazione con l’amministrazione comunale tramite i servizi sociali. La spesa prevista è di circa 60mila euro e per sostenerla la diaconia della comunità pastorale ha deciso che il gesto di carità dell’Avvento sarà destinato proprio all’ ‘emergenza freddo’ con una raccolta di fondi in tutte le chiese della città dove ciascuno potrà lasciare il proprio contributo nelle apposite cassette.
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e tre dimensioni fondamentali della vita della Chiesa sono la liturgia, l’evangelizzazione e la carità. Nel progetto che negli anni scorsi la nostra comunità cristiana ha elaborato per dare attuazione a questa triplice dimensione, tra i soggetti privilegiati della cura pastorale - oltre ai giovani e alle famiglie – vengono indicati i poveri. Perciò in questo anno 2019-2020 vogliamo riflettere e operare particolarmente nell’ambito della carità verso le persone nella necessità. SOPRA TUTTO LA CARITÀ Carità è il nome cristiano dell’amore a Dio e al prossimo: “Dio è amore e chi sta nell’amore dimora in Lui” (1Gv 4,16); è il comandamento di Gesù: “amatevi come io vi ho amato” (Gv 15,12); è il segno distintivo del cristiano: “da questo conosceranno che siete miei discepoli” (Gv 13,35); è lo stile della comunità cristiana: “erano un cuor solo e un’anima sola” (At 4,32); è l’insistenza di S. Paolo: “se anche conoscessi e avessi tutto, ma non ho carità niente mi giova” (1 Cor 13,1-3); è un dono da invocare dal Signore: il coraggio della carità per guarire il cuore dall’egoismo; è l’insegnamento della Chiesa nel “Catechismo della Chiesa Cattolica”. In particolare la carità verso i poveri: è Vangelo di Gesù: “sono mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio” (Lc 4,18); è sua raccomandazione: “I poveri li avrete sempre tra voi” (Mt 26,11); è il cuore del Vangelo stesso: “quello che avrete fatto a uno di questi piccoli lo avete fatto a me”
(Mt 25,40); è l’avvertimento della sapienza antica: “chi fa la carità al povero fa un prestito al Signore” (Prov 19,17); è storia della Chiesa di ogni epoca “in uscita” verso antiche e nuove povertà; è testimonianza dei Santi e delle loro opere (ricordiamo le figure esemplari di S. Vincenzo De Paoli e S. Luigi Orione ben conosciute tra noi). LA CARITÀ OPEROSA Il nostro arcivescovo Mario Delpini ci dice: “La situazione è occasione”. Nel nostro cammino di quest’anno possiamo rileggerla così: le diverse situazioni di povertà o necessità delle persone accanto a noi diventano occasioni di carità. L’indimenticato cardinale Carlo Maria Martini nella sua lettera “Farsi prossimo” scriveva: “Ringrazio il Signore perché la nostra Chiesa è da sempre sulla strada di Gerico per soccorrere i bisognosi”. Anche nella nostra comunità e nella nostra città la carità si è fatta operosa. Lo testimonia la lunga e radicata tradizione di molteplici esperienze di volontariato di ispirazione cristiana (o nate da essa) in aiuto alle persone bisognose. E’ bene ricordarne alcune espressioni: - in ambito ecclesiale la Caritas, il Centro di Ascolto, la San Vincenzo, il “Don Orione”, il “Don Gnocchi”, il Banco “Madre Teresa”, l’Unitalsi, il Centro Aiuto alla Vita e Movimento per la Vita - in ambito sociale Avis, Aido, Avo, Seregno Soccorso, Auto amica, Anffas, Anmil, L’Aliante, Spazio aperto, - e con lo sguardo allargato al mondo: il “Gruppo Solidarietà
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L’icona/Un quadro del 1890
Il Buon Samaritano di Van Gogh, una perfetta scena di condivisione
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“Il Buon Samaritano” di Vincent Van Gogh Africa”, l’Associazione “Carla Crippa”, “Auxilium India”, “La Nuova Infanzia” Oltre alla giusta gratitudine per i tanti volontari che danno tempo e risorse dobbiamo rinnovare l’impegno a sostenere queste realtà che mostrano una città che sa essere solidale. DIAMO CASA ALLA CARITA’ Il progetto pastorale della nostra comunità si conclude così: “Forte del proprio patrimonio culturale e al tempo stesso attenta ai cambiamenti spesso portatori di nuove povertà, la Caritas cittadina di Seregno cerca di coinvolgere tutta la comunità in uno stile di vita ispirato alla carità evangelica e guarda al futuro ponendosi un obiettivo ambizioso: la Casa della Carità. È il sogno di un nuovo modo operativo e formativo nell’organizzare l’attenzione ai poveri mettendo in atto sinergie e moltiplicando le opportunità”. “Diamo casa alla carità” è dunque un sogno e un segno, è il desiderio e il progetto: - di riunire in un ambiente aperto e accogliente diversi servizi caritativi già presenti in città (Centro di Ascolto Caritas, Mensa della solidarietà, Scuola di italiano per stranieri, Servizio docce, Emer-
genza freddo, ecc.) e altri che potranno essere attivati (ambulatorio medico-infermieristico per i poveri, emporio solidale); - di formare il volontariato in tutte le sue espressioni; - di fare “cultura” della carità ampliando gli orizzonti del nostro vivere nella città e approfondendo il rapporto tra carità e giustizia. Oltre alle molte iniziative realizzate dalle diverse realtà cittadine di solidarietà, ci proponiamo di animare la “Giornata della carità” per sostenere il progetto “Diamo casa alla carità”. Ci accompagna lungo questo anno la suggestiva immagine del buon samaritano ricordandoci la necessità e l’importanza di saper vedere con gli occhi e col cuore, di essere disposti a lasciarsi coinvolgere, di essere pronti a pagare di persona. Non dimentichiamoci dei poveri, non voltiamo la faccia davanti alle povertà! Documenti di riferimento: C. M. Martini “Partenza da Emmaus” (1983); CEI “Evangelizzazione e testimonianza della carità” (1990); Benedetto XVI “Deus caritas est” (2005).
Il Buon Samaritano, olio su tela di cm 70x86, dipinto nel giugno del 1890, è una delle ultime opere di Van Gogh. Colpisce in primo luogo la vivacità e la forza dei colori, se consideriamo che poco dopo, a fine luglio, in una profonda crisi della malattia, si toglierà la vita. La composizione è fedele al racconto evangelico di Lc 10,25-37, fermando la scena nel momento in cui il Samaritano si prende a cuore la sorte di quell’uomo, a lui sconosciuto, trovato mezzo morto lungo la strada. Su di essa camminano altre persone: si intravvedono il levita e il sacerdote, piccoli, di spalle, che si allontanano, mentre dominano in primo piano i due personaggi protagonisti del racconto. Già questa è una chiave interpretativa importante: la “statura” di una persona non dipende dal suo ruolo, dal suo rango o dalla sua posizione sociale (il sacerdote è al primo posto, i Samaritani, considerati peccatori e indegni, all’ultimo) ma dalla capacità di amare e di prendersi cura dell’altro. La scelta dei colori non è indifferente. Sovente Van Gogh reinventa il paesaggio con colori insoliti e quasi violenti e anche in questo caso ci mostra uno sfondo indefinito e incombente, quasi un turbine che si presenta minaccioso sull’orizzonte della vita. Certamente possiamo pensare alla sua vicenda personale, così travagliata e sofferta, ma anche alla situazione dell’uomo ferito e moribondo, abbandonato nell’indifferenza degli altri passanti. Su questo sfondo si stagliano nette le figure dei due uomini e del cavallo, con contorni ben definiti, con colori forti e tratti decisi. È evidente lo sforzo di sollevare sul cavallo il moribondo che si abbandona a peso morto tra le sue braccia. E intanto si evidenzia un abbraccio, una condivisione, una solidarietà profonda che non è fatta di parole o di buone intenzioni ma diventa opera concreta, viva e vitale. Due particolari sottolineano ulteriormente l’idea della condivisione: il Samaritano si è rimboccato le maniche, come chi non si sottrae a un lavoro impegnativo e faticoso, segno che aveva già fatto qualcosa per il ferito (ha la testa fasciata) e continua ad assisterlo. Inoltre – è il secondo particolare – si impone con forza il blu acceso degli abiti. La parabola dice che l’uomo fu lasciato spogliato e moribondo, qui lo vediamo indossare qualcosa di blu esattamente come parte dell’abito del Samaritano. Possiamo intuire che egli si sia tolto qualcosa di suo per coprire il ferito, per ridargli dignità, ma questo rende evidente e imprescindibile il legame tra i due, come se l’uno si identificasse nell’altro. È forse il senso più profondo e vero di quel “si prese cura di lui” di cui parla la parabola e della sua ineludibile conclusione: “Va e anche tu fa’ lo stesso”. Don Sergio Dell’Orto
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Bilancio/Intense e stimolanti le testimonianze negli innumerevoli incontri
Le ‘cinque giornate’ con i cinquanta seminaristi hanno fatto riscoprire la giovinezza della fede
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Don Samuele Marelli
e esperienze più importanti della vita non sono quelle semplicemente più piacevoli, ma sono quelle che in qualche modo ci cambiano, donando alla nuova vita intuizioni nuove, orizzonti inediti e slanci promettenti. Così è stato per la missione vocazionale, che non possiamo semplicemente rileggere dicendo che è stata una bella esperienza, perché è stata molto più di questo. È stata una situazione nuova e inaspettata diventata occasione per riflettere sulla vita, la fede e la vocazione. Attraverso la testimonianza dei 50 seminaristi abbiamo scoperto che è davvero Gesù “la più bella giovinezza di questo mondo”, perché chi vive in lui, con lui e di lui, vive una situazione paradossale. Da una parte diventa adulto, nel senso che diventa capace di appartenere a qualcuno e di dare la sua vita per qualcosa, ma insieme, incre-
Matteo Biancardi, seminarista
dibilmente, rimane giovane, ovvero custodisce desideri ardenti e sogni audaci in una vita piena. Sarebbero moltissime le risonanze di questi cinque giorni (dall’11 al 15 ottobre) vissuti insieme. Per dovere di brevità, ne raccogliamo solo alcune: quella di una famiglia ospitante, di una giovane, e di un’insegnante di religione che ha accolto i seminaristi nelle ore di lezione. È un modo anche questo di fare memoria grata di giorni sorprendentemente intensi e piacevolmente stimolanti, con l’impegno di continuare con altre modalità un’amicizia che è iniziata e a cui teniamo molto. Per dovere di cronaca va poi detto che a conclusione della celebrazione conclusiva in Basilica mons. Bruno Molinari ha annunciato che una ragazza entrerà in un monastero di clausura e un milite della guardia di finanza diventerà diacono permanente. Don Samuele Marelli
Chiara Pozzoli, una ragazza
Un’esperienza stra-ordinaria per dare senso alla quotidianità
La sfida di riuscire a mettersi in cammino per scelte che contano
Non tutti i giorni si vedono 50 seminaristi girare per una città, magari distribuendo un caffè caldo ed una brioche in stazione, o intenti a raccontare le proprie storie nelle aule dei licei. Non tutti i giorni delle famiglie si fanno più strette nelle proprie case per ospitare un seminarista, giusto per qualche notte. La missione vocazionale è stata un’esperienza stra-ordinaria, nel senso che è al di fuori dell’ordinarietà, della quotidianità. I giorni trascorsi a Seregno sono stati per noi seminaristi motivo di una grande gioia, crescita, condivisione e conoscenza. L’incontro con le realtà caritative di Seregno, le lezioni
L’esperienza della settimana vocazionale è stata sicuramente unica e particolare. Nonostante la mia esitazione iniziale nell’ospitare in casa un seminarista, sono contenta di ammettere che ciò che ho vissuto è stata occasione di crescita e di riflessione e che ha lasciato un segno significativo dentro di me. In un periodo in cui qualsiasi tipo di scelta sembra essere momentanea e relativa, condividere riflessioni e pensieri con ragazzi che invece stanno mettendosi in discussione per una scelta di vita radicale e totalizzante è, come dicevo all’inizio, davvero un’esperienza unica. A diciassette anni, quello che mi porto a casa da questi pochi ma intensi giorni è la sfida di riuscire a mettermi in cammino per scoprire dentro di me come poter spendere, con amore, me stessa per gli altri, con Gesù. La strada sembra lunga e complicata ma è proprio grazie a momenti di riflessione e di confronto, come quelli che mi sono stati offerti durante la missione vocazionale, che si può ridare senso alle scelte del quotidiano che spesso, per la frenesia della realtà, sembrano perdere di significato. Così come è stato per me, mi auguro che anche a questi futuri preti siano rimaste nel cuore le giornate passate insieme perché possano essere di supporto e di stimolo per il loro cammino. Chiara Pozzoli
nelle scuole, gli incontri di catechesi nei vari oratori e le esperienze di evangelizzazione per la città rimangono qualcosa non da tutti i giorni, ma che parlano invece di Qualcuno che ci tocca nel profondo ogni giorno. La possibilità di incontrare giovani, famiglie, preti e suore nella città di Seregno ci ha mostrato la bellezza di una vita con Lui, che è davvero la più bella giovinezza di questo mondo. La missione vocazionale non è di tutti i giorni, ma ciò che racconta e annuncia, fa parte di ogni nostro giorno! Matteo Biancardi seminarista
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I seminaristi in Basilica al termine della celebrazione conclusiva della missione vocazionale
Famiglia D’Addio ospitante
Silvia Meroni, insegnante del Parini
Giorni di condivisione e di racconti di percorsi di fede vicini al Signore
Un confronto che ha fatto emergere la possibilità di impegnare la vita
Abbiamo deciso di ospitare un seminarista nella nostra casa senza pensarci troppo. Ci sembrava un bel gesto quello di dare una mano alla comunità pastorale accogliendo un giovane che veniva nella nostra città per qualche giorno. Invece questa esperienza ci ha dato molto di più di quello che pensavamo di poter dare noi. Abbiamo conosciuto una persona che ci ha subito messo a nostro agio, gentile, premurosa e con il sincero desiderio di mettere a nostra completa disposizione il suo percorso di fede. Sono stati giorni rigeneranti vissuti con semplicità nella condivisione di cene in famiglia, racconti delle esperienze
Come avete comunicato ai vostri genitori la decisione di entrare in seminario? Come vedete la Chiesa? Avete timore di fare scelte sbagliate? Non temete il giudizio altrui per la vostra decisione impopolare? Pensate davvero di poter amare ed essere felici diventando preti? Avete dubbi di fede? Come fate ad avere una fede così forte? Sono alcune delle domande spontanee e sincere che gli studenti del Liceo Parini hanno rivolto ai seminaristi nelle lezioni di religione cattolica. Interrogativi suscitati dalla sorpresa della testimonianza di giovani seminaristi di poco più grandi d’età! A raccontare - senza il filtro dei social - preoccupazioni attraversate, momenti di ricerca, amicizie e legami, adulti significativi che determinano il coraggio delle scelte, cambiamenti di vita o fedeltà a ciò che si riconosce essenziale. Un confronto da cui emerge la necessità di scoprire che la vita può essere gioiosa e la giovinezza bella! Nel luogo quotidiano di ricerca, formazione, crescita, gli studenti hanno avvertito la vicinanza della Chiesa, la vivacità del seminario, la possibilità di impegnare la vita. Insomma, modelli per nulla scontati in questo tempo dove sembrano prevalere le voci dei profeti di sventura. L’ultima domanda: “Possiamo restare un’altra ora con voi?” Silvia Meroni insegnante di religione Liceo Parini
fatte, domande e risposte su temi quotidiani ed esistenziali. Abbiamo riscoperto il gusto di stare più vicini al Signore e quella sensazione di benessere e pace che produce questa vicinanza. I racconti di Niccolò ci hanno permesso di conoscere il mondo del seminario rendendo a noi più comprensibile una realtà che consideravamo distante e un po’ estranea. Per questo motivo non vediamo l’ora di andare a trovarlo presto in seminario (magari il mercoledì sera che servono la pizza!) e di condividere con lui le future tappe del suo percorso sostenendolo con la preghiera. Famiglia D’Addio
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Vocazione/L’annuncio nel monastero di via Stefano durante l’adorazione
Elisabetta Lanfranconi ha scelto di diventare suora di clausura delle agostiniane a Roma Come era stato annunciato dal prevosto mons. Bruno Molinari al termine della missione vocazionale di 50 seminaristi, la comunità pastorale ha subito assaporato la gioia di due nuove vocazioni. La prima è quella di Elisabetta Lanfranconi che ha annunciato la sua decisione di abbracciare la vita religiosa di clausura, che inizierà col probandato sabato 16 novembre, nel monastero agostiniano dei “Santi 4 Coronati” di Roma. “Era un giorno come tanti altri, e quel giorno lui passò, era un uomo come tutti gli altri, e passando mi chiamò. Come lo sapesse che il mio nome era proprio quello”. E’ un passo di un canto della meditazione che Elisabetta ha preparato per la serata di adorazione effettuata col suo gruppo di catechismo nella cappella del monastero del Corpus Domini di via Stefano, gremita di fedeli, in cui è stato dato l’annuncio. Nata a Desio il 5 maggio 1992, Elisabetta ha trascorso parte della sua giovinezza a Mandello con la famiglia, anche se in città era sempre presente a casa dei nonni prima e poi della zia Maria Teresa. Ha frequentato la seconda e terza liceo classico al collegio Ballerini. Laurea triennale in economia a Milano Bicocca e poi la laurea magistrale in management alla Cattolica, col voto di 110 e lode. E’ entrata subito nel mondo del lavoro. Dapprima alla Accenture, poi ad Adecco. Mondi che non l’hanno soddisfatta tanto da lasciarli per dedicarsi all’insegnamento al Ballerini. Al momento del saluto finale,
Ordinato da Delpini a Milano
Fabrizio Santantonio, maresciallo della finanza ordinato diacono
Elisabetta Lanfranconi al termine della serata di adorazione, Elisabetta Lanfranconi, ringraziando i molti fedeli intervenuti ha detto: “Volevo approfondire il tema della felicità cristiana. Per il contadino l’albero felix era l’albero maturo, fecondo, che può donare frutti. E per essere fecondo l’albero deve avere radici solide. Nel mio albero ho trovato tre radici: 1) “desiderio”, ho sempre desiderato tantissime cose, ma mai c’entravo l’obiettivo. Qualcosa in fondo al cuore rimaneva inappagato. E’ arrivato il desiderio di Dio. 2) “Clausura” dal latino claudere, chiudere dentro e fuori. Clausura come argine di un fiume che non ti fa esondare. 3) “Condivisione”, termine bellissimo, molto agostiniano, strausato sui social, ma non così facile da mettere in pratica. Condividere significa accorgersi che c’è l’altro, togliersi dal centro facendo posto all’altro. Questo per me ha comportato una fatica enorme perché vivere da cristiani è faticoso, ma è in questo modo che posso dire di aver incontrato Cristo nella vita”. Paolo Volonterio
Tra i due diaconi permanenti che l’arcivescovo Mario Delpini ha ordinato nel pomeriggio di sabato 9 novembre in Duomo a Milano, durante la messa vigiliare, c’era anche Fabrizio Santantonio. Nato a Casarano in provincia di Lecce, nel 1974, celibe, è maresciallo ispettore della Guardia di Finanza nella locale stazione di via Mameli. Si è arruolato nel corpo nel settembre 1993, e presta servizio in città dal 31 gennaio 2010. “La gioia – ha spiegato - è ciò che ci accompagna nel momento dell’ordinazione e che ci sarà di sostegno nel ministero. L’aggiunta “in quella città” (i nuovi diaconi hanno scelto come motto ‘E vi fu grande gioia in quella città’ Atti 8,8) lascia a ciascuno di noi immaginare di quale città si tratti: nel mio caso, avendo origini nel sud Italia, posso metterci sia il piccolo paesino in cui ho vissuto, ma anche Desio, dove è fiorita la mia vocazione. Una scintilla generata da un fuoco più grande che dà vita a un altro fuoco”. Santantonio ha spiegato che tutto è nato seguendo le orme di un diacono permanente conosciuto per caso in parrocchia. “Il suo esempio e la sua grande fede – ha aggiunto - mi hanno aiutato a focalizzare la chiamata, che già sentivo da tempo, ma che ancora non riuscivo a identificare, perché
Fabrizio Santantonio non conoscevo bene la spiritualità e il servizio del diacono nella chiesa ambrosiana”. Fabrizio è un maresciallo della Guardia di Finanza, professione apparentemente distante dal ministero. «Eppure – precisa lui – proprio il cammino per il diaconato mi ha fatto comprendere la bellezza di portare il Signore nei luoghi di lavoro, nei rapporti con i colleghi che mi hanno sempre sostenuto, ma anche con i cittadini con cui vengo a contatto. Così il confronto con una persona che ha commesso qualche errore non è più occasione di scontro, ma di dialogo. Misericordia e giustizia possono coesistere e dover pagare per un errore è uno dei modi per essere migliori in futuro». P. V.
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Organismo/Lunedì 18 al Ceredo la prima sessione dopo il voto del 20 ottobre
Ampiamente rinnovato il consiglio pastorale della comunità sia tra i laici che i consacrati
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arà la parrocchia di San Giovanni Bosco al Ceredo ad ospitare la prima sessione di lavoro del rinnovato consiglio pastorale della Comunità dopo le elezioni del 20 ottobre scorso (I nomi e i volti alle pagine seguenti). L’incontro è in programma per la sera di lunedì 18 novembre alle 20,45. Dopo un breve momento di preghiera in chiesa il consiglio darà avvio al suo secondo mandato con un nutrito ordine del giorno. Dopo la rituale ratifica della composizione del consiglio si procederà alla presa d’atto dei compiti e delle modalità di lavoro secondo il Sinodo diocesano 47° e il conseguente direttorio. Un passaggio importante sarà la nomina del segretario e dei moderatori nella giunta per la preparazione delle sessioni di lavoro così come la ratifica dei componenti il consiglio per gli affari economici. Presieduto da mons. Bruno Molinari prevosto parroco sarà formato da 18 membri, tre per ogni parrocchia, di cui due laici e il vicario di riferimento. Nondimeno rilevante sarà la formazione delle commissioni pastorali e delle consulte parrocchiali (di cui potranno far parte anche persone esterne al consiglio). A chiudere l’approvazione della proposta di calendario delle sessioni del consiglio per l’anno 2019-2020 e soprattutto un confronto sui temi da trattare durante il primo anno di mandato. Il nuovo consiglio si compone di 49 membri in totale, otto
Mons. Bruno Molinari responsabile della Comunità in più rispetto al precedente. Ne fanno parte infatti i 25 eletti il 20 ottobre tra i 50 candidati in rappresentanza delle sei parrocchie. Otto quelli per la parrocchia S. Giuseppe, cinque a testa per S. Valeria e S. Ambrogio, tre per S. Giovanni Bosco al Ceredo e due a testa per Beata Vergine Addolorata al Lazzaretto e San Carlo. Rispetto al precedente consiglio solo due sono stati i riconfermati, Emiliana Cappellini e Paolo Volonterio per la parrocchia S. Giuseppe. Il rinnovamento è stato dunque radicale anche per il forte ricambio avvenuto al momento delle candidature. La rappresentanza femminile è aumentata da 9 a 10 componenti. Alle elezioni del 20 ottobre hanno partecipato complessivamente 4328 fedeli, un migliaio all’incierca in meno rispetto al 2015, che hanno espresso le loro preferenze durante le
messe vigiliari del sabato e in quelle della domenica in tutte le chiese della città. In particolare i votanti più numerosi sono stati nella parrocchia S. Giuseppe, 1165 (comprendento però anche i fedeli di Sacramentine, Istituto Pozzi, S. Salvatore, San Rocco e Vignoli), seguiti da quelli di S. Valeria dove hanno votato in 1025. Seguono S. Ambrogio con 638 votati, il Ceredo con 376, San Carlo con 351 e il Lazzaretto con 276. Alle messe in Abbazia San Benedetto hanno votato in 135 mentre a quelle del santuario di Maria Ausiliatrice al Don Orione hanno votato in 362. La diaconia (che nel frattempo è passata da otto a 12 componenti ed ha subito alcuni cambiamenti per effetto di partenze e arrivi tra sacerdoti e ausiliarie diocesane: don Samuele Marelli, don Michele Somaschini, don Fabio Sgaria, don Renato Mariani,
Annarosa Galimberti e Paola Monti i nuovi arrivi oltre) ha successivamente provveduto su indicazione del responsabile della Comunità, mons. Bruno Molinari, alla nomina di altri cinque consiglieri laici (con una sola riconferma, Davide Massaro) di cui tre in rappresentanza della parrocchia S. Giuseppe e uno ciascuno per S. Valeria e S. Ambrogio. La scelta è caduta sui primi non eletti rispetto alle sei parrocchie. Tra i membri di dirito del consiglio, con la diaconia, rinnovate a metà anche le rappresentanze delle comunità religiose presenti in città; quelle maschili sono state confermate con l’abate Michelangelo Tiribilli e don Graziano De Col responsabile del Don Orione mentre per le comunità femminili entrano in consiglio madre Ambrogina Crippa per le Canossiane e suor Mariadele Sala per le Figlie della Carità dell’istituto Pozzi. Completano l’organico dei componenti di diritto del consiglio (insieme alla diaconia) il presidente dell’Azione Cattolica cittadina Davide Vilella quale successore da poco riconfermato di Paola Landra e i due membri seregnesi del consiglio pastorale diocesano per la zona V, Luigi Losa e Samuele Tagliabue. “C’è un po’ di rammarico per i pochi giovani eletti - commenta mons. Molinari - anche perchè poco conosciuti e in generale la partecipazione è calata. Ora in ogni caso si riparte con rinnovato slancio nel cammino di comunione e corresponsabilità per il bene della comunità e dell’intera città”.
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Elezioni/I laici scelti dai fedeli il 20 ottobre in rapprentanza delle sei parrocchie
I nomi e i volti degli eletti nel consiglio pastorale della comunità san Giovanni Paolo II della città
Flavia Borgonovo Parrocchia S. Giuseppe
Emiliana Cappellini Parrocchia S. Giuseppe
Cristina Corbetta Parrocchia S. Giuseppe
Francesca Corbetta Parrocchia S. Giuseppe
Antonio Drogo Parrocchia S. Giuseppe
Gabriella Mariani Parrocchia S. Giuseppe
Mariateresa Viganò Parrocchia S. Giuseppe
Paolo Volonterio Parrocchia S. Giuseppe
Enrico Grassi Parrocchia B. V. Addolorata
Gabriele Moretto Parrocchia B. V. Addolorata
Elio Allevi Parrocchia S. Valeria
Federico Buratti Parrocchia S. Valeria
Giovanni Casati Parrocchia S. Valeria
Emanuele Cattaneo Parrocchia S. Valeria
Giuseppe Percich Parrocchia S. Valeria
Marco Cattazzo Parrocchia S. Ambrogio
Stefano Cereda Parrocchia S. Ambrogio
Elisabetta Ferrario Parrocchia S. Ambrogio
Maria Luisa Galafassi Parrocchia S. Ambrogio
Giuseppe Novara Parrocchia S. Ambrogio
Emanuela Citterio Parrocchia S. G. Bosco
Massimo Santambrogio Parrocchia S. G. Bosco
Giovanni Viganò Parrocchia S. G. Bosco
Franco Bollati Parrocchia S. Carlo
Elena Monguzzi Parrocchia S. Carlo
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Elezioni/La diaconia della comunità pastorale ha definito il volto del consiglio
Sacerdoti, religiose/i e altri laici chiamati a realizzare la corresponsabilità nella Chiesa
Chiara Biscaro Parrocchia S. Giuseppe
Mons. Bruno Molinari Responsabile Comunità pastorale
Don Mauro Mascheroni Vicario di Comunità Pastorale
Don Michele Somaschini Vicario di Comunità Pastorale
Don Samuele Marelli Vicario di Comunità Pastorale
Davide Massaro Parrocchia S. Giuseppe
Don Giuseppe Colombo Vicario di Comunità pastorale
Don Sergio Dell’Orto Vicario di Comunità pastorale
Don Fabio Sgaria Vicario di Comunità Pastorale
Don Sergio Loforese Vicario di Comunità Pastorale
Daniele Rigamonti Parrocchia S. Giuseppe
Don Renato Mariani Residente con incarichi pastorali
Diacono Emiliano Drago Membro di Diaconia
Aus. Annarosa Galimberti Membro di Diaconia
Aus. Paola Monti Membro di Diaconia
Silvia Ragazzon Parrocchia S. Valeria
Don Michelangelo Tiribilli Rappresentante Com. religiosa
Don Graziano De Col Responsabile Com. religiosa
Suor Mariadele Sala Responsabile Com. religiosa
Madre Ambrogina Crippa Responsabile Com. religiosa
Roberta Fornitori Parrocchia S. Ambrogio
Davide Vilella Presidente di Azione Cattolica
Luigi Losa Consiglio pastorale diocesano
Samuele Tagliabue Consiglio pastorale diocesano
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Calendario/Definito il programma di pellegrinaggi e viaggi della comunità nel 2020
Viaggio in Polonia ad agosto nel centenario della nascita di Karol Wojtyla, il “papa amico”
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l 18 maggio dell’anno prossimo, 2020, cadranno i cento anni dalla nascita di Karol Wojtyla, ora san Giovanni Paolo II, il pontefice ‘amico’ di Seregno e patrono della Comunità pastorale a lui intitolata. Per ricordare l’importante anniversario il programma dei pellegrinaggi e viaggi 2020 della Comunità prevede un pellegrinaggio cittadino di otto giorni, da lunedì 17 a lunedì 24 agosto in Polonia con visite a Danzica, Malbork, Tourun, Breslavia, il santuario della Madonna Nera di Czestochowa, i campi di Auschwitz e Birkenau, Kalvaria, Wadovice (città natale di Wojtyla), Cracovia, Varsavia. Il viaggio avverrà in aereo e pullman e le iscrizioni si ricevono in sacrestia della Basilica entro il 31 maggio. La prima ‘uscita’ del 2020 sarà invece una giornata per le donne giovedì 6 febbraio a Sant’Agata di Martinengo (Bg) con messa nella chiesa dedicata alla santa e visita al santuario di Basella e al villaggio e museo africano di Urgnano. Iscrizioni in Basilica entro il 31 gennaio. Il primo pellegrinaggio sarà invece giovedì 26 marzo al santuario della Madonna della Ghiara a Reggio Emilia con visita anche alla città e a Brescello il paese di don Camillo ed Peppone. Iscrizioni nelle parrocchie entro giovedì 19 marzo. Un altro importante pellegrinaggio cittadino sarà quello in Libano da giovedì 16 a mercoledì 22 aprile, viaggio
in aereo e pullman per gli spostamenti in diverse località da Beirut a Tiro e Sidone, nella valle dei Cedri e a santuari e monasteri. Le iscrizioni sono già aperte in sacrestia della Basilica e si chiudono il 31 gennaio o ad esaurimento dei 45 posti disponibili. Non manca nel calendario dei pellegrinaggi la consueta e molto cara tappa al santuario di Caravaggio la sera di giovedì 14 maggio con iscrizioni nelle parrocchie entro il 10 maggio. Il pellegrinaggio cittadino pomeridiano di giugno sarà domenica 28 al santuario della Madonna della Bozzola a Garlasco nel pavese con visita a Vigevano. Iscrizioni nelle parrocchie entro il 21 giugno. A settembre il pellegrinaggio di mercoledì 16 toccherà il santuario della Madonna del Sangue a Re in Val Vigezzo con sosta sul lago Maggiore. Iscrizioni nelle parrocchie entro il 9 settembre. La chiusura dei pellegrinaggi ad ottobre nel 2020 toccherà al notissimo santuario della Madonna del Bosco in quel di Imbersago. Sarà come sempre un pellegrinaggio serale, mercoledì 7 ottobre, e le iscrizioni vanno effettuate nelle parrocchie entro il 27 settembre. Da sabato 30 maggio a sabato 6 giugno verrà proposto a cura del Circolo culturale San Giuseppe un viaggio in Portogallo. Informazioni e iscrizioni presso il circolo in via Cavour 25. Costi e altre notizie sui pellegrinaggi e viaggi si possono trovare nelle parrocchie e in sacrestia della Basilica.
Il santuario di Czestochova
Il santuario della Madonna della Bozzola
Il santuario della Madonna del Sangue
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Oratori/Tra domenica 24 novembre e domenica 1 dicembre in tutte le parrocchie
Sacramento della riconciliazione per i bambini della prima comunione: preparazione ad hoc
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er i bambini che frequentano il terzo anno di catechismo questo sarà un periodo significativo per la crescita nel percorso di fede: per loro, infatti, l’anno si apre con l’accostamento al sacramento della riconciliazione e si chiuderà a maggio ricevendo per la prima volta l’Eucarestia. A fine mese si celebrerà in tutte le parrocchie il sacramento della riconciliazione, invitando i bambini alla confessione e a ricevere il perdono del Padre, che è più forte di ogni peccato: domenica 24 novembre prima confessione per i bambini delle parrocchie B. V. Addolorata al Lazzaretto, San Carlo e San Giovanni Bosco al Ceredo; sabato 30 novembre sarà la volta dei bambini di Santa Valeria e Sant’Ambrogio; infine domenica 1 dicembre ad accostarsi al sacramento saranno quanti fanno capo alla parrocchia San Giuseppe, suddivisi in due turni per rendere meno dispersive le celebrazioni. “Il percorso di preparazione – sottolinea Cristina Cattaneo, che opera alla parrocchia B.V. Addolorata - parte dalle parabole della misericordia, in particolare la pecora smarrita, a sottolineare la gioia del pastore che la ritrova, simile alla gioia del Padre per chi si pente, e quella del padre misericordioso, dai più adulti conosciuta meglio come parabola del figliol prodigo, che viene poi spezzettata nelle sue parti e messe in parallelo con i momenti del sacramento: il figlio che si allontana dal padre rappresenta il momento in cui
noi commettiamo un peccato; il suo rientrare in sé stesso è l’esame di coscienza; il ritorno al padre è il pentimento e la festa rappresenta bene il momento del perdono.” I nuovi sussidi accolgono lo stile che il card. Martini ha insegnato negli anni addietro, ossia partire nella confessione con il “grazie”, per tutto il bene che scopriamo nella nostra vita, per passare a chiedere “scusa”, confessando i propri peccati, e terminare con “prometto”, formulando un proposito da mantenere. Questi passaggi sono ben simbolizzati da alcuni gesti proposti in basilica ai bambini che si accosteranno per la prima volta al sacramento della
riconciliazione. “Ogni bambino – spiega Gabriella Mariani, catechista al S. Rocco - per vivere bene questo momento avrà a disposizione tre cartoncini: uno a forma di petalo per dire grazie a Gesù di tutto quello che ci dona; un altro a forma di sasso per chiedere scusa dei peccati commessi; un terzo a forma di cuore per esprimere l’impegno che vogliono prendere per camminare sempre meglio sulla via di Gesù. Al termine delle confessioni, i “sassi” che ogni bambino avrà preparato saranno bruciati ad indicare il distacco dal peccato, col cartoncino a forma di petalo ogni gruppo di catechismo formerà dei fiori di diversi co-
lori, simbolo della vita nuova che sboccia con il perdono, sul cuore invece ognuno scriverà un impegno e rimarrà a ciascuno come promemoria delle promesse fatte.” Prima della celebrazione del sacramento, se fossero presenti bambini non ancora battezzati, è previsto il rito dell’unzione, uno dei riti prebattesimali. In ogni oratorio, seguirà un momento di festa che accomunerà bambini, genitori, catechisti e aiutocatechisti per esprimere la gioia del perdono ricevuto, proprio come accadde al figliol prodigo che ricevette l’abbraccio del padre misericordioso. M.R.P.
Holyween/Esperienza proposta da tutti gli oratori cittadini
Preado alla ‘Notte dei santi’ a Giussano
Holyween 2019, la notte sei santi: anche quest’anno 137 preado degli oratori di Seregno, accompagnati da don Samuele Marelli e dagli educatori, hanno trascorso 20 ore insieme per scoprire qualcosa
in più sulla vita di alcuni santi, ospitati dall’oratorio di Giussano. Un’esperienza sicuramente alternativa e più coinvolgente rispetto alla dilagante moda più che altro commerciale di Halloween.
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Oratori/Due proposte di riflessione e di incontro con luoghi d’arte e di solidarietà
Ritiro di Avvento per i giovani a Saint-Oyen e pellegrinaggio a Padova-Venezia dopo Natale
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ue sono le proposte che gli oratori offrono agli adolescenti e giovani della nostra comunità nel corso del mese di dicembre. Il primo appuntamento che la comunità pastorale S. Giovanni Paolo II propone a tutti i 18/19enni e giovani e al quale si sollecita la presenza in quanto unico momento di ritiro proposto durante l’anno, è un’esperienza di pausa e riflessione nel cuore dell’Avvento, precisamente il 7-8 dicembre, meta Chateau Verdun e l’abbazia Regina pacis a Saint-Oyen in Valle d’Aosta. L’esperienza sarà imperniata sul tema: ”Ci vuole un’altra vita - Le parole di Gesù sulle cose ultime: la fine della vita e il fine dell’esistenza”. Dato il contesto, si richiede di portare l’essenziale: sacco a pelo o lenzuola, bibbia, rosario, quaderno spirituale, penna. La partenza sarà sabato 7 dicembre alle 8 dal parcheggio di piazzale Cadorna, mentre il ritorno è previsto per le 21 di domenica 8. Per favorire la partecipazione di tutti, la quota di partecipazione sarà di € 50 e comprenderà il pranzo e la cena del sabato, la colazione e il pranzo della domenica, l’alloggio e il viaggio. Il resto delle spese sarà coperto dalla pastorale giovanile cittadina. A chi si iscrivesse anche al pellegrinaggio di fine mese, il costo sarà di € 30. Le iscrizioni si riceveranno entro domenica 17 novembre da don Samuele, suor Annarosa, gli
Saint-Oyen in Val d’Aosta
La Cappella degli Scrovegni a Padova educatori e i “fratelli maggiori” responsabili dei laboratori. L’altra proposta riguarda un pellegrinaggio a Padova e Venezia da venerdì 27 a domenica 29 dicembre, aperta ai ragazzi delle scuole superiori, oltre che ai 18/19enni e ai giovani.
Dopo la solennità del Natale, l’invito rivolto ai partecipanti è “Costruire ponti”, slogan quanto mai calzante per dei ragazzi che si aprono al mondo. Di ponti, si sa, a Venezia ce ne sono molti, ma l’immagine del ponte vuole essere un simbolo di questo
viaggio: ponti simbolici per superare culture differenti o diverse condizioni sociali, ponti per unire e abbattere le distanze, perché come si legge nel volantino, “i ponti uniscono separazioni, come una stretta di mano unisce due persone; cuciono strappi, annullano vuoti, avvicinano lontananze.” Il pellegrinaggio propone un mix tra spirito, natura e cultura, così come lasciano pensare luoghi e destinazioni che attendono i partecipanti: a Padova la visita alla Basilica di Sant’Antonio, la Cappella degli Scrovegni, Santa Giustina, la Cattedrale, il battistero e Prato della Valle avranno un carattere intensamente spirituale, mentre l’incontro con realtà come le opere “Pane dei poveri”, “Cucine popolari”, “Casa Santa Chiara” per malati terminali e l’opera “Madonna della Provvidenza”. A Venezia completeranno il pellegrinaggio la visita alle Basiliche di San Marco e della Salute. La quota di partecipazione prevista è di € 180 e comprende il viaggio in bus privato e tutti gli spostamenti, il soggiorno per due notti con trattamento mezza pensione e i biglietti d’ingresso alla Cappella degli Scrovegni e alla Basilica di Sant’Antonio, mentre non comprende i pranzi e la cena del viaggio di ritorno. Le iscrizioni si concluderanno ad esaurimento posti e comunque non oltre domenica 17 novembre, versando l’acconto di € 80. Mariarosa Pontiggia
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L’Amico della Famiglia
Parrocchie/Basilica San Giuseppe
Cinquanta coppie di sposi festeggiano gli anniversari di nozze con don Ferdy Mazzoleni prete da 55 anni
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n basilica san Giuseppe, domenica 13 ottobre, la messa delle 10, presieduta da don Ferdy Mazzoleni, ha avuto una duplice funzione: ricordare i 55 anni di ordinazione sacerdotale del celebrante che in città aveva scorso 22 anni dapprima come assistente dell’oratorio San Rocco e poi vicario parrocchiale in basilica. Successivamente parroco di Villasanta, attualmente in congedo come residente nella sua città natale, Pasturo. E fare memoria degli anniversari di matrimonio di cinquanta coppie di sposi, alle quali al termine della funzione, il prevosto monsignor Bruno Molinari, ha offerto un ricordo e un gustoso aperitivo in casa prepositurale. Il gruppo più numeroso di sposi è stato quello che ha raggiunto l’oro per i 50 anni di unione (in foto) con 17 coppie, seguita da 5 coppie con 45 anni (rubino)e altrettanti per i 30 (perla); quindi 4 coppie a quota 55 (avorio) e altre 4 a 40 (smeraldo); tre coppie ciascuno per il traguardo di nozze d’argento (25), porcellana (20), legno (5), una coppia quelle di ciliegio (55 anni) ed altre con uno o due anni di matrimonio, se non addirittura freschi sposi. P. V.
Le coppie in festa per i 50 anni di nozze
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Parrocchie/Basilica San Giuseppe
Accademia filarmonica e cappella musicale ricordano domenica 24 la patrona S. Cecilia
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Nel mese di novembre ricorre la memoria di S. Cecilia protettrice della musica e del canto. Per ricordare la sua patrona il corpo musicale S. Cecilia, che dal 2016 ha assunto la nuova denominazione di “Accademia filarmonica – Città di Seregno” sarà presente in Basilica domenica 24 novembre alle messa delle 10 accompagnando con alcuni brani musicali la solenne celebrazione eucaristica. Come ogni anno la parrocchia farà dono al corpo musicale di uno strumento musicale che arricchirà il prezioso patrimonio strumentale. E’ questa l’occasione per esprimere gratitudine e riconoscenza a tutti i componenti dell’Accademia Filarmonica per il prezioso servizio offerto alla città sia nelle manifestazioni civili che religiose, ma anche per le iniziative cul-
turali e i concerti che danno lustro alla città. Direttore storico e anima della accademia è Mauro Bernasconi. Al suo interno è attiva una scuola di musica che si avvale di insegnanti qualificati e selezionati per dare una preparazione completa, sia dal punto di vista teorico che applicativo allo strumento, ai ragazzi che la frequentano con massimo impegno ed entusiasmo. Santa Cecilia è anche la patrona della cappella musicale della Basilica a lei intitolata. Quest’anno la cappella insieme alle corali della città ha ricordato la sua patrona accompagnando la messa solenne del 22 ottobre presieduta in Basilica dall’arcivescovo mons. Mario Delpini in occasione della memoria di San Giovanni Paolo II. Prezioso è il servizio svolto anche dalla corale che accompagna le
A conclusione delle Quarantore
solenni liturgie. L’archivio della cappella è ricco di oltre mille partiture, con musiche di più di cento autori tra cui brillano Palestrina, Marenzio, Lasso, Bach, Haendel insieme a tanti altri nomi, anche di contemporanei, proposti nelle diverse esecuzioni. Alla guida della capppella si sono susseguiti direttori di indiscussa bravura, da don Luigi Fari a don Pino Caimi, a mons. Gianluigi Rusconi, Mario Livraghi, primo direttore laico sino all’attuale maestro Giancarlo Buccino. Il coro si ritrova per le prove il martedì e il giovedì dalle 21 alle 22,30 nella sede di via Cavour, 85 presso l’oratorio San Rocco. Le porte sono sempre aperte a tutti coloro che desiderano vivere l’esperienza del canto, occasione di crescita umana e spirituale. Patrizia Dell’Orto
Sabato 14 dicembre a San Carlo
Il 50° di don Roberto Nava: festa tra parenti e coscritti del 1944
Musical “L’Atteso” con il coro “Le Voci di San Salvatore”
Don Roberto Nava con parenti e coscritti
Il coro “Le Voci di San Salvatore”
Il seregnese don Roberto Nava, domenica 27 ottobre, in basilica san Giuseppe, ha presieduto la messa solenne delle 10, concelebrata col prevosto monsignor Bruno Molinari. All’interno della giornata conclusiva della settimana eucaristica ha ricordato il suo 50° di ordinazione sacerdotale attorniato dai parenti e dai numerosissimi amici e coscritti della classe 1944. Al termine coi coscritti c’è stato un momento conviviale in un ristorante di Erba. Don Nava, camilliano, è ancora parroco da oltre 40 anni a Padova. P. V.
Il coro “Le Voci di San Salvatore”, accompagnato dalla band “The Savior Boys”, ripropone anche quest’anno, in due appuntamenti, una serata di meditazione musicale con i canti tratti dal musical “L’ Atteso” di Daniele Ricci. Il primo appuntamento è fissato per sabato 14 dicembre, alle 21, nella chiesa di San Carlo; la seconda “tappa” sarà invece quella di lunedì 16 dicembre, sempre alle 21, nella chiesa di San Gervaso e Protaso di Vergo Zoccorino. F. C.
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Parrocchie/Santa Valeria
Adorazione eucaristica il primo giovedì del mese per le vocazioni con attenzione al mondo giovanile
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l primo giovedì di ogni mese alle 21 nel Santuario di S. Valeria viene data la possibilità dell’adorazione eucaristica per pregare comunitariamente per le tutte le vocazioni. Don Giuseppe Colombo sostiene con molta convinzione questo invito alla preghiera e al silenzio davanti al Santissimo Sacramento, perché questo mette in atto il comando di Gesù, il quale chiede a ciascuno di noi di pregare “il padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe “. Nel riscoprire l’importanza dell’aspetto vocazionale della vita, e pregare perché non manchino persone che scelgano di dedicarsi al ministero sacerdotale o ad una vita di speciale consacrazione, la comunità parrocchiale può dare continuità all’esperienza forte appena vissuta della missione vocazionale, con la quale si è avuta l’opportunità di ospitare, per qualche giorno, nelle parrocchie della città, un gruppo di seminaristi che si stanno preparando a compiere una scelta importante per la loro vita. L’attenzione non può che essere rivolta al mondo dei giovani, in particolare a tutti coloro che in questo momento sono chiamati a decidere quale strada intraprendere, quale indirizzo di studio, quale lavoro. E a scegliere, anche, su quali valori spendere la propria vita, quali riferimenti prendere in considerazione. Occorre riscoprirsi, quindi, non solo come comunità che prega ma anche come comu-
L’altare maggiore del santuario
nità che educa, che indica una strada, che sa indirizzare per costruire una vita pienamente realizzata. Si è in grado di fare tutto ciò, solo se si è capaci di mettersi in ascolto della Parola di Dio, che alimenta spiritualmente e dà la forza e il coraggio di osare strade nuove. Occorre pregare perché il Signore faccia sorgere fra i cristiani numerose e sante vocazioni al sacerdozio, che mantengano viva la fede e custodiscano la grata memoria del suo Figlio Gesù mediante la predicazione della sua parola e l’amministrazione dei sacramenti. Paola Landra
Avvento/Tra le iniziative del gruppo Caritas anche una mostra
La carità inizia anche dal rispetto dell’ambiente In questo periodo di Avvento viene dato un particolare rilievo all’opera e all’impegno profuso dei volontari del gruppo Caritas. La comunità parrocchiale è costantemente chiamata, infatti, nonostante i suoi limiti e imperfezioni, ad essere segno luminoso e vivo di coloro che si impegnano a testimoniare con le opere il Vangelo della carità, attenti al grido di chi soffre nel dolore e nella solitudine. E anche per questa ragione l’impegno del gruppo parrocchiale degli operatori della carità e del “Laboratorio delle mamme” è da considerarsi “segno concreto” dell’attenzione di tutta la comunità verso le situazioni di disagio e di fragilità. Tutti sono invitati a farsi coinvolgere attivamente nelle proposte della Caritas, che, in modo particolare quest’anno, invita a riflettere sulla responsabilità ambientale, ossia sull’assumere e incoraggiare quei comportamenti che hanno una incidenza diretta e importante sulla cura dell’ambiente, come ad
esempio evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua e cercare di non sprecarla, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico, spegnere le luci inutili, e così via. Come tradizione, anche per l’Avvento di quest’anno, la Caritas propone la raccolta di generi alimentari durante tutte le domeniche. Inoltre, a partire dalla prima settimana di dicembre sarà possibile visitare una mostra della carità in via Piave, allestita grazie al prezioso lavoro del “Laboratorio delle mamme”. Un gruppo di volontari sta intanto allestendo in santuario il presepe, che sarà progettato a partire da una riflessione tratta dalla Parola di Dio. Il presepe sarà come solito presentato alla comunità durante la notte di Natale e resterà a disposizione per la visita dei fedeli fino alla fine di gennaio. P. L.
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L’Amico della Famiglia
Parrocchie/San Giovanni Bosco al Ceredo
La compagnia teatrale SGB 1982 a pieno ritmo tra repliche di successi e nuove produzioni
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opo tre anni, il 18 dicembre prossimo, al teatro San Rocco si concluderà la fortunata serie di repliche della commedia musicale “Chiamateci Lol.. lui o lei? omaggio a Mrs. Doubtifire”, che ha coinvolto un totale di circa 15.000 spettatori in tre anni di rappresentazioni, toccando località come Salerno e Fermo con teatri sold out. Le ultime tre repliche vedranno la compagnia impegnata prima a Monza al Teatro Manzoni sabato 23 novembre a favore della “Comunità della salute”. Poi sabato 30 novembre la commedia verrà portata in scena al teatro Fumagalli di Vighizzolo a favore della associazione “il sogno di Ale” per sostenere la ricerca per le cure oncologiche in fascia pediatrica, per concludere infine il 18 dicembre a Seregno. Se ne va in pensione anche “Salam e champagne insèma fan dagn”, l’ultima commedia dialettale proposta, ma la compagnia San Giovanni Bosco 1982 è già pronta con un nuovo spettacolo: “L’asso nella manica”, che debutterà in prima nazionale a Cassano Magnago il 28 novembre. La commedia dialettale, scritta in fiorentino da Antonella Zucchini, è stata tradotta nel dialetto brianzolo da Giorgio Trabattoni, presidente della compagnia. Il gruppo dei ragazzi e delle ragazze rappresenta il fiore all’occhiello della compagnia, infatti i bravissimi attori in erba stanno preparando due nuove commedie. Sei di loro saranno in scena prossima-
La compagnia teatrale San Giovanni Bosco 1982
I protagonisti di ‘Salam e champagne...? mente, all’inizio del nuovo anno, con la commedia brillante dal titolo “Chat a due piazze”. Seguirà a ruota la messa in scena di un’altra brillantissima commedia dal titolo “Le allegrissime chirurghe”, grazie ad un altro gruppo di dieci protagonisti tra ragazze e ragazzi dai 15 ai 18 anni guidati da Andrea Scroccaro. Intanto continuano le repliche di “Nevica”, fortunato racconto, divertente e provocatorio, delle vicende di tre fratelli napoletani che si ritrovano
dopo la scomparsa della madre per la lettura del testamento. Work in progress anche per una nuova messa in scena. Grazie alla collaborazione di don Sergio Dell’Orto la compagnia sta lavorando ad un’importante sfida: uno spettacolo teatrale su Caravaggio. Si è in fase conclusiva con la sceneggiatura, con le nuove scenografie, con i costumi e con le musiche grazie alla consulenza del maestro Raffaele Cifani. Il nuovo spettacolo su Ca-
ravaggio offrirà uno sguardo insolito sulla vicenda umana e sulle opere del grande genio della pittura, avvalendosi anche di tecnologie multimediali. La Compagnia non è nuova a rievocazioni storiche, basti pensare alla fortunata “Seregno s’è desta”, realizzata per i 150 anni dell’Unità di’Italia. Per questi nuovi lavori le scenografie sono state disegnate da tre giovani artisti: Sara Giussani, Gloria Giorgetti e Davide Frigerio. Ci sarà comunque ancora la mano esperta di Marzio Arazzi, storico scenografo e artista che ha firmato le scenografie delle più importanti e fortunate commedie tra cui la pluripremiata “Vacanze Romane”. Partita nel 1982 da un gruppetto di sei tra ragazzi e ragazze dell’oratorio oggi la Compagnia teatrale San Giovanni Bosco 1982 conta più di sessanta elementi. Ha la sede presso la parrocchia e continua il sodalizio con l’oratorio e le sue attività.
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Parrocchie/Sant’Ambrogio
“Vogliamo essere annunciatori di buone notizie” il tema del cammino di Avvento della comunità
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’ un denso programma di iniziative quello messo a punto dal nuovo vicario parrocchiale di S.Ambriogio per l’Avvento che inizia oggi, domenica 17 novembre. Don Fabio Sgaria, che lo scorso 1 novembre, festa di tutti i Santi, ha ricordato il Basilica San Giuseppe i suoi 10 anni di ordinazione sacerdotale ha puntato l’attenzione sul tema dell’annuncio. “Il progetto di salvezza di Dio parte da un annuncio: quello dell’angelo Gabriele a Maria - dice - . Anche la nascita di Gesù è annunciata dagli angeli ai pastori. È sempre una voce che annuncia la presenza di Dio. Ed è sempre una voce che annuncia che Dio si è fatto vicino e che quel bambino è il Salvatore del mondo. In questo Avvento vogliamo essere anche noi “annunciatori” di buone notizie, proprio come gli angeli nella notte di Natale. La proposta è quella di legare a ogni domenica di Avvento (a partire dal Vangelo) un annuncio da diffondere durante la settimana. A ogni famiglia dei ragazzi dell’iniziazione cristiana verrà consegnato un libretto per accompagnare la preghiera quotidiana in famiglia. Ogni giorno ha un versetto della Parola di Dio, un breve commento spirituale e alcune testimonianze di giovani inviati. Questo libretto è accompagnato da una piccola stella di legno, simbolo dell’annuncio degli angeli nella notte santa. Può servire per “allestire” in casa un angolo della preghiera”. Tra gli altri momenti importanti programmati per l’Avvento vi è la lectio divina sul Vangelo della domenica ogni mercoledì
Don Sgaria in Basilica per il 10° di sacerdozio
mattina dopo la messa e ogni giovedì sera alle 21 in cripta. Prevista una preghiera di benedizione per chi non ha ricevuto la visita natalizia a casa, martedì 10 e giovedì 12 in chiesa alle 15 o alle 21. Domenica 22 dicembre poi a tutte le messe saranno benedetti i bambinelli e saranno disponibili i ceri che don Fabio propone di mettere, acceso, sul davanzale delle case nella notte di Natale come segno di pace e di accoglienza.
Celebrazione con don Enzo Zago, fidei donum in Albania
Testimonianze e gesti missionari per un mese
La celebrazione eucaristica di domenica 20 ottobre presieduta da don Enzo Zago, missionario fidei donum in Albania da dieci anni, nella chiesa della sua parrocchia di origine è stata il momento centrale e più significativo dell’intero mese missionario che la comunità di S. Ambrogio come ogni anno ha vissuto con particolare intensità e accurata preparazione coinvolgendo soprattutto bambini, ragazzi e giovani. Insieme
all’omelia di don Enzo (foto a sinistra) e a molti ‘gesti’ improntati allo spirito missionario di grande impatto è stata anche la testimonianza di Chiara Buratti (foto a destra), una giovane di Triuggio che ha operato come volontaria in Bolivia per l’Operazione Mato Grosso. Domenica 27 è stata poi ricordata la figura di padre Ferdinando Colombo, missionario per decenni in Congo, a due anni dalla scomparsa.
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L’Amico della Famiglia
Parrocchie/San Carlo
Il ricavato della giornata missionaria inviato a quattro suore native della parrocchia Successo dei gospel e delle castagne
Il 25° di don Mauro Mascheroni al centro della festa patronale
I gruppo missionario parrocchiale
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La processione presieduta da don Mauro Molto ricca quest’anno la festa patronale a San Carlo. Ricca e fortunata perché dopo innumerevoli anni di maltempo quest’anno si è visto il sole. I fedeli hanno così potuto partecipare alla piccola processione con il ritratto del santo, con la presenza dei confratelli del SS. Sacramento, venuti anche dalle altre parrocchie. Inoltre è stata l’occasione di festeggiare i venticinque anni di sacerdozio di don Mauro Mascheroni con un rinfresco in suo onore. Poi la tradizionale castagnata accompagnata dal vin brulè, piuttosto apprezzata dalla comunità, i giochi per i bimbi con Annamaria e gli animatori e eccezionalmente la cucina aperta con i volontari della ‘San Carlo in Festa’. La macchina delle castagne è apparsa quest’anno ristrutturata con l’eliminazione di cinghie, catene e rottami vari e l’installazione di materiale a norma donato dalla Preo di Corsico, azienda, fiore all’occhiello della tecnologia italiana, che da settantacinque anni produce e vende in tutto il mondo macchine per l’incollaggio, presente il titolare Alberto Preo. Il prologo alla festa è stato il concerto del gruppo gospel “Sweet Blues” diretto dal simpaticissimo maestro Graziano Defilippi. Chi c’era non dimenticherà facilmente la musica coinvolgente emozionante e trascinante di questo gruppo che canta “con la voce sublime che viene dal cuore”. F. B.
’occasione di parlare del gruppo missionario di San Carlo viene dalla giornata missionaria mondiale dello scorso ottobre. Come sempre il gruppo, formato da Gilberto Pennati, responsabile, Giusy Afeltra, Cecilia Arienti, Luciana Casadio, Carlo Frigerio, Roberta Invernizzi e Rosy Paro ha venduto bisciole, deliziosi dolci della Valtellina, mele e oggettistica varia decidendo quest’anno di devolvere il ricavato al sostentamento delle Missionarie Saveriane di Parma. Hanno così consegnato i 470 euro, raccolti grazie alla generosità della comunità, all’istituto in cui risiedono oggi le quattro sorelle native di San Carlo: suor Giuditta, quasi novant’anni, che ha operato in Brasile, suor Lina, ottantotto anni, una vita spesa in Africa e Thailandia, suor Maria Pia, ottantanove anni, e suor Luigina, settantotto anni, entrambe per decenni al lavoro nelle missioni in Africa. Il loro legame con San Carlo è molto forte e altrettanto solido è quello della comunità verso di loro, poiché nasce dalla ricono-
scenza per l’impegno che hanno profuso nel mondo portando il loro aiuto e la Parola di Dio in ogni dove. “Ogni anno - sottolinea Gilberto Pennati – scegliamo un luogo diverso dove inviare il nostro piccolissimo contributo, quest’anno siamo stati felici di destinarlo alle nostre sorelle di San Carlo.” Per quanto riguarda il gruppo missionario aggiunge: “Siamo molto affiatati, lavoriamo insieme da molti anni anche se saremmo felici se altri, magari giovani, si unissero al nostro progetto. Perché la missione non è solo in luoghi lontani ma anche qui, nelle nostre famiglie, nel posto di lavoro, nelle scuole. Il mio auspicio è che possa essere creata, a Seregno, una commissione che si occupi attivamente delle realtà missionali per favorire e incentivare una migliore animazione missionaria nelle varie parrocchie e che si dia alla Giornata missionaria mondiale l’importanza che merita perché, dice Papa Francesco ‘Ciascuno di noi è una missione nel mondo’ e noi non facciamo abbastanza per metterlo in pratica”. Franco Bollati
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Parrocchie/Beata Vergine Addolorata al Lazzaretto
Apericena speciale con film a seguire in oratorio per conoscere la fibrosi cistica e come affrontarla Sabato 30 novembre alle 19 l’oratorio della parrocchia propone un “apericena speciale”, seguito dalla proiezione di un film. Si cercherà infatti di conoscere una patologia genetica rara: la fibrosi cistica. Marina Bianchi, paziente in primis, ma anche consigliere e responsabile comunicazione e manifestazioni della Lega italiana fibrosi cistica Lombardia onlus, si è spesa tantissimo per realizzare questa iniziativa. Col suo aiuto si cercherà di conoscere qualcosa in più di questa malattia genetica ereditaria. “La fibrosi cistica - spiega la
Bianchi - è la patologia genetica rara più diffusa in Italia, ma quel che più dovrebbe scuotere l’opinione pubblica è che in realtà essa è più vicina alle nostre vite di quanto possa sembrare. Nel nostro Paese c’è un portatore sano di fibrosi cistica ogni 25 persone circa”. Alle 21 dopo l’apericena, verrà proiettato il film “A un metro da te”, che evidenzia molti aspetti drammatici di chi vive direttamente o indirettamente la malattia. Nel corso della serata saranno illustrate anche molte iniziative di ricerca. N. M.
Con don Mascheroni nel suo 25°
Festa per 17 coppie di sposi insieme da dieci a sessant’anni
Alla chiusura della festa patronale
Don Gaudenzio Corno è tornato per il 50° nella sua prima parrocchia
Don Gaudenzio Corno con don Sergio Loforese Nei giorni conclusivi della patronale della Beata Vergine Addolorata al Lazzaretto, lunedì 14 ottobre, don Gaudenzio Corno, ha celebrato l’eucaristia ricordando il suo 50° di ordinazione sacerdotale. All’omelia ha ricordato i suoi trascorsi in parrocchia da novello sacerdote quand’era stato accolto dal parroco don Giovanni Ferrè. Dopo il Lazzaretto è stato a Meda ed attualmente è a Pessano. P. V.
Le coppie di sposi festeggiate Come tradizione da qualche anno ormai, la domenica dopo la festa del Lazzaretto è dedicata alla celebrazione degli anniversari di matrimonio. Domenica 20 ottobre alla messa delle 11,30 celebrata da don Mauro Mascheroni che ricordava il suo 25° di ordinazione sacerdotale, 17 coppie hanno ricordato ciascuna il proprio particolare anniversario. Fra di esse, la più “giovane”, composta da Roberta Tremolada e Mirko Cattaneo, ricordava i 10 anni di matrimonio, mentre le più “consolidate” festeggiavano il loro 60°: Giuseppina Sanfilippo con Guido Barone e Rosa Pitruzzella con Calogero Digrado. Le al- tre coppie in festa erano: Dina Ferrari-Silvio Ottolina e Fosca Garatti-Giuliano Giussani (55 anni), Rosanna Mariani-Marco Oliverti e Rosanna Poli-Franco Lavelli (50), Marinella Mascheroni-Angelo Dascola e Enrica Fumagalli-Antonio Celeste (45), Rosa Corgiolu-Salvatore Lusso e Lidia Riva-Gianpaolo Pizzini (45), Fiorella Mancin-Gianluigi Mariani e Maria Rosa Curadi-Renato Rota (40), Fiorella Borgonovo-Roberto Giussani (30), Elena Carcano-Andrea Galafassi e Eugenia Abbiati-Gianluca Bevilacqua (25), Mara Celeste-Alessandro Battaglia (15). Al termine della celebrazione don Mauro, a nome della parrocchia, ha consegnato a tutte le coppie un piccolo dono. N.M.
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Comunità/Abbazia San Comunità/Adoratrici perpetue Benedetto del SS. Sacramento
Giornata Pro Orantibus: celebrazione giovedì 21 nel monastero dove la vita è preghiera senza fine Figlie della Carità/Istituto Pozzi
La festa della medaglia miracolosa a ricordo della protezione di Maria
Le suore sacramentine di via Stefano
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stituita da Pio XII nel 1953, giovedì 21 novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata Pro Orantibus. La giornata si celebra nel giorno della Festa della presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio perché nell’offerta radicale della Vergine di Nazaret a Dio si riconosce pienamente l’ideale della vita consacrata e invita anche alla preghiera per i monasteri con particolari necessità. In questa giornata si fa dunque grata memoria del dono della vita contemplativa, di coloro, donne e uomini che donano ogni giorno nella preghiera e nel silenzio operoso se stessi per i fratelli, la Chiesa e il mondo intero. “Che ne sarebbe della Chiesa senza la vita contemplativa? Che ne sarebbe delle membra più deboli della Chiesa che trovano in voi un appoggio per continuare il cammino? Che ne sarebbe della Chiesa e del mondo senza i fari che segnalano il porto a chi è sperduto in alto mare, senza le fiaccole che illuminano la notte oscura che stiamo attraversando, senza le sentinelle
che annunciano il nuovo giorno quando è ancora notte?” A chiederselo è il Papa nel messaggio inviato ai partecipanti all’incontro organizzato lo scorso anno dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. “Con tutta la Chiesa – continuava il pontefice - anch’io prego affinchè il Signore possa realizzare nei vostri cuori la sua opera e trasformarvi interamente in Lui, fine ultimo della vita contemplativa; e le vostre comunità siano vere scuole di contemplazione e orazione. Il mondo e la Chiesa hanno bisogno di voi.” Anche nella nostra città la giornata sarà solennizzata da una santa messa presieduta da mons. Bruno Molinari giovedì 21 novembre alle 17 nella cappella del Monastero della suore adoratrici perpetue del SS.Sacramento di via Stefano. E’ questa una preziosa realtà presente nella nostra città, un’oasi di preghiera per tutti coloro che desiderano accostarsi a Gesù presente nell’Eucarestia per l’adorazione personale. Patrizia Dell’Orto
Ogni anno, il 27 novembre, le suore dell’Istituto Pozzi ricordano le apparizioni della Madonna a Suor Caterina Labouré, Figlia della Carità, avvenute nel lontano 1830, e la consegna della Medaglia miracolosa. Le parole e le immagini impresse su di essa permettono di coglierne il significato e di intuire il messaggio che racchiude attraverso tre aggettivi: miracolosa, luminosa e dolorosa. Miracolosa: nel febbraio 1832 scoppia a Parigi una terribile epidemia di colera, che provocherà più di 20mila morti. In giugno le Figlie della Carità cominciano a distribuire le prime duemila medaglie e subito iniziano ad aver luogo guarigioni e conversioni. Per questi avvenimenti straordinari i parigini cominciano a definire la medaglia “miracolosa”. Alla morte di suor Caterina si contano più di un miliardo di medaglie distribuite. Luminosa: le mani di Maria sono aperte e le sue dita sono ornate di anelli ricoperti di pietre preziose, dalle quali escono raggi luminosi che cadono sulla terra allargandosi verso il basso, e simboleggiano le grazie che Lei elargisce a tutti i suoi figli. Gli anelli rappresentano la fedeltà di Maria nei confronti del suo Creatore e verso i suoi figli, mentre la luce simboleggia l’efficacia del suo intervento e la vittoria finale, poiché Lei stessa è la primizia dei salvati. Dolorosa: la medaglia porta sul retro una lettera e delle immagini, che ci introducono nel segreto di Maria. La lettera “M” che rappresenta l’iniziale del nome di Maria, è sormontata dalla croce. I due segni intrecciati mostrano il rapporto indissolubile che lega Cristo alla sua santissima Madre. In basso due cuori: uno, circondato da una corona di spine, è il cuore di Gesù e simboleggia la sua Passione d’amore per gli uomini. L’altro, trapassato da una spada, è il cuore di Maria sua Madre e ci ricorda la profezia di Simeone il giorno della presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme. L’accostamento dei due Cuori indica che la vita di Maria è vita d’intima unione con Gesù. Attorno sono raffigurate dodici stelle. Corrispondono ai dodici apostoli e rappresentano la Chiesa. A ricordo di questi avvenimenti le suore dell’Istituto Pozzi invitano tutti a partecipare: alla novena in preparazione alla festa che si celebrerà presso la cappellina delle suore in via Alfieri 8, tutti i giorni, dal 18 al 26 novembre, alle 17,45; alla solenne celebrazione Eucaristica presieduta da mons. Bruno Molinari, mercoledì 27 novembre alle 21. La messa sarà preceduta alle 20,30 dalla recita del Rosario e seguita dalla distribuzione delle medagliette e dal consueto rinfresco. Nicoletta Maggioni
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Comunità/Piccolo Cottolengo Don Orione - Santuario Maria Ausiliatrice
Autunno all’insegna di merende della memoria e di arti marziali giapponesi per difesa personale
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’ arrivato quasi in sordina come fa da qualche anno ormai, portando con sé temperature ancora miti e gradevoli, quasi estive, ma è stato tradito dagli splendidi colori delle foglie sugli alberi. Così si è affacciato l’autunno. Subito si sono affacciati ricordi legati a passeggiate nei boschi, alla raccolta di castagne e funghi, al passaggio negli orti per le zucche ormai mature da destinare ai risotti, al fuoco acceso nel camino con il grande paiolo di rame appeso per cucinare la polenta. E al Piccolo Cottolengo Don Orione questi flashback sono stati tutti rivissuti e reinventati con eventi a tema. Giovedì 10, nei laboratori della casa, si è tenuta una degustazione di polenta accompagnata da nutella, crema di marroni e fichi. Per gli ospiti è stata un’occasione per condividere ricordi e tradizioni legate al proprio passato e per assaporare ghiotte specialità. La cucina conviviale è un’ottima occasione per mettere in comune con gli altri i propri pensieri, le proprie esperienze, e spesso fa riaffiorare i bei ricordi di un tempo ormai lontano. La polenta, per esempio, cibo povero e spesso unico, sempre presente sulle tavole di tutti coloro che hanno ormai una certa età, ha rievocato memorie di un’infanzia lontana, quando ci si trovava tutti insieme in famiglia intorno al paiolo, e la si mangiava con contorni tipici della propria regione. Nonostante col tempo ciascuno abbia acquisito proprie abitudini, gusti e tradizioni, gli ospiti si sono lasciati guidare
nella degustazione che li ha portati a scoprire accostamenti insoliti, ma piacevoli. Sempre in tema autunnale il bellissimo pomeriggio di domenica 13. Per iniziare al meglio la festa, a tutti gli ospiti delle comunità è stata offerta una golosa merenda a base di mousse ai marron glacé. Poi tutti in salone ad assistere allo spettacolo del gruppo di varietà: “Tutti insieme appassionatamente”, che ha intrattenuto i presenti con canti, poesie e scenette. Al termine dell’esibizione è stato offerto un infuso ai frutti di bosco. Qualcuno ha poi potuto raggiungere in giardino i meravigliosi volontari, che erano intenti a gestire la castagnata aperta a tutto il territorio: insieme a loro hanno cantato le canzoni degli alpini e gustato le caldarroste. Grazie ai componenti dell’Accademia di arti marziali di via Cairoli gli ospiti hanno invece assistito a un’esibizione di Jujutsu, un’arte marziale giapponese il cui nome deriva da jū (che significa morbido) e jutsu (arte, tecnica). È un’arte di difesa personale che basa i suoi principi sulle radici del detto originale giapponese: Hey yo shin kore do, ovvero “Il morbido vince il duro”. Si sfrutta l’avversario applicando una certa tecnica nell’ultimo istante dell’attacco subìto, in modo che l’avversario non si accorga della difesa e trovi davanti a sé, il vuoto. Per finire il consueto ritrovo per festeggiare i compleanni di Ennio e di tutti gli altri ospiti nati in ottobre, con il classico tiramisù. Nicoletta Maggioni
Le caldarroste preparate dai volontari
La dimostrazione di Jujutsu
La consueta festa per i compleanni
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Comunità/Abbazia San Benedetto
Dom Ilario Colucci lascia Seregno per Roma: sarà superiore dell’abbazia di Santa Francesca Romana
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a comunità dei monaci olivetani e i tanti fedeli che frequentano l’abbazia domenica 10 novembre hanno saluto con un grande abbraccio e tanta riconoscenza dom Ilario Colucci, chiamato dall’abate generale Diego Rosa a ricoprire l’incarico di superiore nell’abbazia di Santa Maria Nova de Urbe a Roma, più conosciuta come santa Francesca Romana. Una basilica prestigiosa che in passato ha visto la presenza molto attiva del seregnese dom Dell’Orto, fondata nel IX secolo e dedicata dal XV secolo all’omonima santa, le cui reliquie sono conservate nella cripta. In questa chiesa è sepolto anche papa Gregorio XI, che aveva riportato il papato a Roma da Avignone. Dom Colucci, 52 anni, a Roma avrà come collaboratori un monaco, un diacono, un professo solenne e due oblati. Era in città da cinque anni, proveniente dal monastero di santa Maria di Picciano in provincia di Matera. Dopo la professione solenne dell’aprile 2016, nello stesso anno aveva ricevuto ad ottobre nel Duomo di Milano il diaconato e nel giugno 2017, sempre in Duomo, era stato ordinato sacerdote dal cardinale Angelo Scola. Negli ultimi due anni aveva ricevuto il testimone dall’abate emerito dom Valerio Cattana di responsabile dei corsi biblici. Domenica 10 novembre, alle 18 al termine della sua ultima celebrazione nella chiesa abbaziale, i molti fedeli presenti gli hanno manifestato, tra tanta commozione e molte lacrime, tutto il loro affetto e stima. Il 1 novembre nella chiesa abbaziale, alle 15, si sono svolti i
vesperi presieduti da monsignor Bruno Molinari a cui hanno partecipato tutte le comunità della città ed ai quali è seguita la processione solenne per il camposanto maggiore di via Reggio. Il primo appuntamento di interesse e richiamo in abbazia è fissato per domenica 24 novembre, alle 21, con il tradizionale “concerto per Tanguietà” dal titolo “Cantate, popoli della terra!” con il coro città di Desio-LabGiovani, direttore Cristian Chiggiato, Luca Casiraghi alle percussioni, organizzato dal Gruppo Solidarietà Africa. In programma musiche di Jenkins, Di Marino, Donati, Gjeilo, Schanderl, Fjelheim, Leite e una serie di cinque canti della tradizione africana. L’8 dicembre, seconda domenica di Avvento, i monaci ricorderanno in modo particolare la Madonna, essendo una congregazione mariana di Santa Maria di Monte Oliveto. Nella stessa giornata si svolgerà, al centro culturale san Benedetto di via Lazzaretto, la 33a. festa degli apicoltori di Seregno e Brianza che hanno in sant’Ambrogio il loro patrono che ricorderanno nella messa delle 11 in chiesa abbaziale. Lo scorso 23 ottobre, è stato invece ricordato il 124° anniversario di consacrazione dell’abbazia avvenuto per mano del cardinal Andrea Carlo Ferrari proclamato beato nel 1987 da papa Giovanni Paolo II. Una chiesa progettata dal seregnese ingegner Cesare Formenti, secondo il gusto neoromanico di quegli anni, e la cui prima pietra era stata benedetta dal patriarca Paolo Angelo Ballerini il 12 maggio 1892. Paolo Volonterio
Il commiato di dom Ilario Colucci dai fedeli
L’abate Tiribilli con l’arcivescovo Delpini
I vesperi in Abbazia il giorno dei Santi
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Notizie/La lettera di congedo del presidente uscente Paolo Colzani
“La storia del Circolo e la presenza nella città sono un’identità e un’appartenenza che restano”
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ll’indomani dell’assemblea per l’apertura dell’anno sociale svoltasi la scorsa domenica 13 ottobre, il presidente uscente Paolo Colzani ha ripreso la sua relazione in una lettera di commiato inviata a tutti i soci del Circolo culturale San Giuseppe. Ne riportiamo di seguito i passi salienti. “...Come ho annunciato nell’assemblea sociale, la mia esperienza nel direttivo dell’associazione, che è cominciata nel 2003 e che per i primi 10 anni mi ha visto in veste di consigliere e negli ultimi sei in quella di presidente, termina qui. Il passaggio non è facile prima di tutto per me: 16 anni sono più di un terzo della mia vita e questa che si conclude è stata sicuramente l’esperienza più lunga, professione a parte, e la più bella in assoluto dei miei 46 anni. Non rubo troppe righe per un bilancio di questi anni. Conoscete quali iniziative abbiamo realizzato e quali no, quali risultati abbiamo conseguito e quali invece non siamo riusciti ad ottenere. Se mi guardo indietro, vedo tante soddisfazioni, ma anche tanti errori, che per me sono stati occasioni per migliorare e ripartire, ma di cui oggi che siamo ai saluti sento il dovere di assumermi in toto la responsabilità e domandare venia. Perché, se qualcosa non è andato per il verso giusto, è inevitabile che chi avrebbe dovuto controllare e non lo ha fatto o lo ha fatto solo in parte debba rammaricarsene per primo. Nel miscuglio di emozio-
Paolo Colzani
Il direttivo uscente con i preti della storia del Circolo
ni che sto provando mentre scrivo queste righe, non posso dimenticare i ringraziamenti. Ringrazio monsignor Silvano Motta, che 16 anni fa mi ha nominato consigliere, spalancando le porte ad un percorso che nemmeno io avrei immaginato, e con lui monsignor Bruno Molinari, che è stato un interlocutore discreto, attento, capace di spronarmi, supportarmi e qualche volta sopportarmi, al quale chiedo perdono, per non aver accolto l’invito che, qualche mese fa, mi aveva rivolto a proseguire... Ringrazio tutti i consiglieri che hanno collaborato con me in questi sei anni da presidente e quelli con cui avevo diviso la quotidianità dei 10 anni precedenti da consigliere. Li ringrazio soprattutto perché il ruolo di presidente, accanto a qualche grattacapo in più, regala una visibilità che il consigliere non ha ed io da presidente ho constatato e compreso come
l’impegno di tutti, anche per le incombenze più piccole e più scontate, sia invece indispensabile. Ringrazio gli amici che, pur non facendo parte del direttivo, hanno contribuito alla concretizzazione di tante proposte: penso a Gennaro Mele per le manifestazioni artistiche, a Dario Confalonieri che c’è stato sempre e comunque, a Massimo Viva per l’animazione del bar e l’organizzazione dei tornei di biliardo, ad Antonio Colzani perché mi ha insegnato, da consigliere e da presidente, l’importanza della storia del Circolo e la sua collocazione nella società di Seregno di ieri, di oggi e, ne sono convinto, di domani. Approfitto per ricordare ad Antonio che, tutti, lo aspettiamo di nuovo in forma quanto prima. Ringrazio i candidati all’ingresso nel nuovo consiglio, perché sono tutte persone che conoscono il nostro ambiente
e so che si muoveranno con spirito di servizio per la causa comune. L’odierno direttivo lascia suo malgrado come scomoda eredità da affrontare al prossimo quella della gestione del bar, poiché Isabella Palmisano e Luigi Caironi, a fine anno, passeranno la mano... Chiudo con il grazie a voi soci: mi sono sempre sentito uno di voi e rimarrò uno di voi anche ora che non sarò più il vostro presidente. Anzi, ritengo che, senza questo incarico, mi sarà più facile rafforzare il legame di identità con l’associazione, perché essere del Circolo è un’identità e per me lo sarà sempre. Vi domando di stare vicini al nuovo consiglio: le responsabilità spesso portano con sé preoccupazioni e solitudine e, ve lo dico per esperienza, ogni tanto una pacca sulla spalla ed un sorriso in più fanno bene. A presto, davvero!”
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Notizie/Circolo culturale San Giuseppe
Rinnovato il direttivo, attesa per il nuovo presidente Alla Pagoda della solidarietà il premio del Circolo
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opo la tornata elettorale dell’ultimo weekend di ottobre, il Circolo culturale San Giuseppe vive una fase di passaggio, in attesa dell’insediamento del nuovo direttivo. I 135 soci che si sono recati alle urne hanno contribuito all’elezione di otto consiglieri. Il candidato più votato è stato Luigi Caironi, che con 80 preferenze ha preceduto Rosy Colombo (75), Rosella Capelli (73), Lino Formenti (66), Anna Silva (65), Emiliana Cappellini (64), Marcello Dell’Oro (62) e Dario Confalonieri (58). Sono al contrario rimasti esclusi Fabrizio Riboni (44) e Gigi Colciago (41). Per il completamento del percorso, si attende ora che monsignor Bruno Molinari, in quanto presidente onorario, nomini come da statuto tre suoi rappresentanti, dopodiché nella prima seduta si provvederà alla scelta del presidente, del vicepresidente e del segretario. Di certo, il passaggio favorirà un robusto rinnovamento in confronto agli ultimi mandati, considerate le uscite di scena del presidente Paolo Colzani, del segretario Giovanni Gianola e dei consiglieri Giancarlo Pisoni e Massimiliano Riva. Intanto, l’attività associativa prosegue. Dopo la giornata di apertura del nuovo anno sociale di domenica 13 ottobre, quando è stata consegnata ai ragazzi della Pagoda della solidarietà di S. Valeria la diciassettesima edizione del premio
La consegna del premio alla Pagoda della solidarietà
“Circolo culturale San Giuseppe”, mercoledì 20 novembre, alle 21, nella sala Minoretti, è previsto l’incontro con tema “Lavoro e cristianesimo, una questione aperta” (articolo a pagina 41).Venerdì 22 novembre, alle 21, nella sala Gandini di via XXIV Maggio, Giuseppe Colombo sarà invece il relatore della seconda tappa del ciclo “Frammenti di storia”, organizzato con l’associazione Dare un’anima alla città ed il Circolo culturale Seregn de la memoria. Seguirà, tra sabato 23 e sabato 30, una mostra fotografica in sala Minoretti.
Notizie/Movimento Terza Età
La missione dell’anziano tra fede e presenza sociale Molto interessante l’incontro di giovedì 17 ottobre con la presenza di Cesare Manzoni, responsabile diocesano del Movimento Terza Età della zona pastorale V di Monza. Con un video ha illustrato l’aggiornamento, le attività e le proposte del Movimento, sviluppando il tema: “Crescere nella fede, nell’attenzione al sociale, nell’amicizia e nella gioia di vivere.” E’ stato molto esauriente e pratico, attirando l’attenzione del numeroso pubblico e suscitando diverse domande. Anche l’incontro con don Renato Mariani del 31 ottobre sul tema “La missione dell’anziano nella Chiesa e nella società” ha riscosso particolare successo. Gra-
L’incontro con Cesare Manzoni zie alla tombolata benefica svoltasi giovedì 7 novembre e alla generosità dei presenti si è potuto anche quest’anno rinnovare l’adozione di un bambino indiano che il Movimento sostiene ormai da dieci anni. L’attività prosegue con i seguenti appuntamenti: giovedì 21 novembre alle 15
presso il centro pastorale di via Cavour 25 visione di un film; giovedì 28 stessa ora e stesso luogo incontro sanitario con il dott. Carlo Mariani, ortopedico. Giovedì 12 dicembre giornata di spiritualità di Avvento a Triuggio: per le iscrizioni rivolgersi al più presto alle incaricate.
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Notizie/In sala Minoretti di via Cavour 25 alle 21 con gli autori di un libro sul tema
“Lavoro e cristianesimo, un problema aperto” dibattito a più voci con Acli e Cisl mercoledì 20
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l rapporto tra mondo del lavoro e Chiesa dal 1891, anno di pubblicazione dell’Enciclica “Rerum Novarum” di Leone XIII, al magistero odierno di Papa Francesco ha subito dei grandi cambiamenti. Il mondo del lavoro è sottoposto infatti a un generale rivolgimento e a una forte disgregazione: tali rapidi mutamenti scoraggiano molti credenti dall’assumersi la responsabilità di impegnarsi nella sua necessaria riorganizzazione, cercando di conservare un minimo di tutele dei lavoratori in termini di salari e di rispetto della loro dignità. I nuovi contratti proposti ai giovani italiani che, terminati gli studi, iniziano un’attività lavorativa rispettano sempre tale principio? La Chiesa dal canto suo soffre gli stessi problemi che affliggono tutte le organizzazioni sociali: individualismo e disintermediazione che conducono ad una ad una concezione puramente intimistica della fede e all’abbandono dei sacramenti. La fede, infatti, è messa in discussione dall’attuale modo di vivere, per cui diventa indispensabile per il laico credente acquisire un maggior rapporto con la realtà poliedrica e costantemente mutevole. Ad oltre cinquant’anni dalla conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II solo una piccola parte del popolo di Dio ritiene che quanti vogliono contribuire alla tutela e alla qualità del lavoro debbano cambiare mentalità (convertirsi), abbandonando l’idea che occuparsi di “cose mondane” sia una perdita
Sandro Antoniazzi
La copertina del libro
Notizie/Associazione Carcere Aperto
Vendita di parmigiano reggiano in aiuto ai detenuti non abbienti I volontari dell’associazione Carcere Aperto che opera all’interno della casa circondariale di Monza organizzano una vendita di parmigiano reggiano per finanziare le proprie attività a sostegno delle persone detenute non abbienti. I detenuti non abbienti costituiscono una percentuale non irrilevante delle persone ospitate presso il carcere monzese. L’associazione Carcere Aperto provvede a distribuire loro alcuni generi di prima necessità che altrimenti non riceverebbero. Principalmente i beni distribuiti sono: indumenti (in particolare biancheria intima e calzature), prodotti igienici, materiale di cancelleria, francobolli. Ol- tre a ciò, l’associazione destina un contributo di 10 euro mensili ai detenuti in stato di assoluta indigenza. Grazie a questo sia pur modesto contributo (che però pesa sulle casse dell’associazione per circa 7.000 euro all’anno) i detenuti sono in grado di effettuare piccoli acquisti di generi di prima necessità e di poter telefonare ai propri familiari. Il formaggio è prodotto dal caseificio sociale ‘Santa Lucia’ di Sestola presso cui lavora un ex-ospite del carcere di Monza. Il formaggio, invecchiato 20 mesi, sarà confezionato sottovuoto in pezzi da 500g circa (al prezzo di 9 euro al pezzo). Le prenotazioni vanno effettuate entro giovedì 5 dicembre inviando un messaggio a seregno@aclimilano.com o telefonando al 339.6969397 in cui si specificano i propri recapiti e il numero di confezioni desiderate. RITIRO E PAGAMENTO Sabato 14 dicembre 2019 dalle 15 alle 18:30 presso la sede del circolo ACLI via Carlini 11, Seregno
di tempo che allontana dal “Regno di Dio”; che sia necessario adottare un atteggiamento umile di ricerca, avvalendosi delle analisi più recenti delle trasformazioni del lavoro per capire quali siano i “punti di attacco” sui quali fondare la propria azione e, infine, stare vicini a chi lavora con una grande opera di supporto e di ascolto, che permetta a tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nel mondo dell’economia di riconoscersi come fratelli uniti nello sforzo di creare una comunità concreta, fondata sui principi guida della fraternità e del rispetto reciproco. In tal modo si potrà ricostruire con pazienza le condizioni e gli elementi di un movimento del lavoro rinnovato. A tal fine il Circolo culturale S. Giuseppe, le Acli e la Cisl di Seregno organizzano presso la sala Minoretti di via Cavour 25, per mercoledì 20 novembre alle 21 un incontro su queste tematiche prendendo spunto dal libro “Lavoro e cristianesimo, un problema aperto”, attraverso interviste ad esponenti di spicco del mondo cattolico che si sono impegnati anche nel mondo sindacale e del lavoro e una riflessione sull’evoluzione del rapporto tra dottrina sociale della Chiesa e mondo del lavoro. Animeranno il dibattito, oltre gli autori del volume Sandro Antoniazzi e Costantino Corbari, il segretario con delega al lavoro delle Acli milanesi Sergio Colomberotto e il segretario generale della Federazione nazionale pensionati, della Cisl Monza-Brianza Giorgio Galbusera. Mauro Frigerio
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Iniziativa/Un gruppo di Amici della Brianza con gli Amici del Candia
Mostra-vendita di oggetti della memoria per la casa delle Missionarie di San Carlo Borromeo a Roma Presidente di Umana Avventura
L’addio dei figli a Giovanna Bianchi “Hai ridestato il cuore dell’uomo”
Alcune suore Missionarie di San Carlo
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e Missionarie di San Carlo Borromeo costituiscono per molti una novità nella Chiesa: si tratta del ramo femminile della Fraternità sacerdotale di San Carlo, nato negli anni ottanta dal carisma di don Luigi Giussani e da una intuizione di don Massimo Camisasca. Ma accanto ai molti che non conoscono le Missionarie, c’è anche chi le ha conosciute lungo gli anni della propria giovane storia, e di conseguenza ammirate e sostenute. Tra questi estimatori, un gruppo di Amici della Brianza si è proposto in particolare di aiutare le Missionarie nei lavori di costruzione della cappella della loro casa di formazione a Roma. Di amici in amici, hanno coinvolto anche gli Amici del Candia, associazione di famiglie di Seregno legate all’istituto omonimo. Per raccogliere i fondi necessari ai lavori e prendendo spunto da iniziative analoghe che sono nate a Milano e Legnano hanno pensato ad una vendita di beneficenza di oggetti donati. E per raccogliere gli oggetti sono andati di casa in casa, di storia in storia, a riscoprire vec-
chi ricordi e incontrare la generosità di tanti. Gli oggetti sono stati catalogati, selezionati e valorizzati seguendo il buon senso, sempre condiviso: l’idea guida è di poter vendere cose belle, ma anche di poter incontrare chiunque voglia mettere a disposizione del tempo per aiutare chi fa della missione lo scopo totale della propria esistenza. La raccolta è stata effettuata nei mesi di settembre/ottobre e ora è in allestimento la mostra - vendita di quanto donato e raccolto che si terrà dal 23 novembre al 1 dicembre a Seregno in via Lamarmora 6. L’inaugurazione avverrà sabato 23 novembre alle 11, presente suor Eleonora Cerasoli, rientrata a Roma dopo aver svolto la missione a Denver in Colorado; molti l’hanno conosciuta in occasione del pellegrinaggio alla Madonna del Bosco lo scorso settembre. Durante la settimana della mostra sarà possibile non solo acquistare oggetti ma anche conoscere più da vicino la realtà delle Missionarie, tramite le loro pubblicazioni e l’incontro con chi da tempo le segue.
Nella notte del primo novembre, dopo due anni di convivenza con un male incurabile, si è spenta Giovanna Bianchi (nella foto) che in tanti a Seregno hanno conosciuto come animatrice entusiasta delle iniziative del centro culturale “L’umana avventura” di cui era fondatrice e presidente dal 2004. Giovanna, sessantasei anni, ha esercitato per lungo tempo come medico anestesista prima all’ospedale di Niguarda, poi a quello di Carate e poi alla clinica Zucchi; ha collaborato anche con il Cam di Monza e il centro Bernasconi di Seregno. Per sette anni è stata anche presidente del consiglio di istituto del ‘Leonardo da Vinci’ di Carate. Il marito Carlo ed i figli Cecilia, Giovanni e Lorenzo hanno ricordato Giovanna con uno scritto, che è stato letto alla fine della cerimonia funebre svoltasi lunedì 4 a S. Valeria e presieduta da mons. Bruno Molinari, e che riportiamo integ r a l m e nt e in quanto semplice e commosso modo di ricordarla. “Ho comb attuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho c o n s e r v at o la Fede” (S. Paolo, 7 Tm). La buona battaglia: non contro il tumore, il bastardo come lo chiamavi tu. Non contro la morte, giuinta da un Altro per noi. La battaglia per il cuore dell’uomo. “Signora il tuo sorriso ferito svegli le nostre anime addormentate” (recita un canto mariano spagnolo). Anche tu mamma, come Lei, hai saputo ridestare il cuore dell’uomo, donandoci un amore gratuito, incondizionato e dal sapore di infinito; chiaro segno di un amore più grande. Amore che hai vissuto, sperimentato e testimoniato fino agli estremi confini della terra. Dalla Russia all’Uganda a New York hai avuto amici che hanno pregato per te e con te. Sappiamo tutti bene che non sei capace di “riposare in pace”. La tua battaglia è stata combattuta, ma la guerra non è finita. Le nostre battaglie vanno avanti. Aiutaci ancora mamma a tenere desto il nostro cuore e resta sempre nostra compagna in questa infinitamente misteriosa avventura”.
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Banco Alimentare/Quanto sarà raccolto verrà devoluto alle realtà caritative locali
Colletta alimentare, l’appuntamento con la spesa per i poveri sabato 30 novembre nei supermercati
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abato 30 novembre su tutto il territorio nazionale, si svolgerà la 23a. giornata della Colletta alimentare, promossa dalla fondazione Banco Alimentare onlus. Perché la colletta alimentare Con il messaggio per la terza Giornata mondiale dei poveri di domenica 9 novembre, papa Francesco ricorda che “I poveri acquistano speranza vera quando riconoscono nel nostro sacrificio un atto di amore gratuito […] Certo, i poveri si avvicinano a noi anche perché stiamo distribuendo loro il cibo, ma ciò di cui hanno veramente bisogno va oltre il piatto caldo o il panino che offriamo. I poveri hanno bisogno delle nostre mani per essere risollevati, dei nostri cuori per sentire di nuovo il calore dell’affetto, della nostra presenza per superare la solitudine. Hanno bisogno di amore, semplicemente. […] Per un giorno lasciamo in disparte le statistiche; i poveri non sono numeri a cui appellarsi per vantare opere e progetti. I poveri sono persone a cui andare incontro”. Perciò andiamo incontro a chi è più povero impegnandoci per “rafforzare in tanti la volontà di collaborare fattivamente affinché nessuno si senta privo della vicinanza e della solidarietà”. Come e quando partecipare alla colletta La proposta rivolta a tutti è quello di essere protagonisti del gesto non solo facendo la spesa, ma anche partecipando come volontari in uno dei supermercati. Tutti dunque sono invitati a
La colletta alimentare dello scorso anno
Notizie/Comunione e Liberazione
In piazza Concordia domenica 15 dicembre tornano le Tende Avsi I prossimi appuntamenti di scuola di comunità sono fissati per giovedì 28 novembre e giovedì 12 dicembre alle 21,15 presso il Centro pastorale monsignor Ratti, in via Cavour 25. Il testo proposto per la lettura e il paragone con l’esperienza personale è “Generare tracce nella storia del mondo” di Luigi Giussani, Stefano Alberto, J. Prades, oltre all’intervento di don Julian Carron, presidente della fraternità di CL, alla giornata di inizio anno dal titolo “Chi è costui?”(scaricabile dal sito www.clonline.org). Sarà anche possibile seguire la scuola di comunità che don Carron tiene mensilmente a Milano attraverso un collegamento audio-video presso l’oratorio di Giussano, in via D’Azeglio: prossimo appuntamento mercoledì 20 novembre alle 21. La messa mensile delle comunità della Brianza ovest sarà celebrata lunedì 2 dicembre alle 21,15 presso il santuario di santa Valeria. Domenica 15 dicembre, in piazza Concordia, si terrà l’annuale campagna Tende Avsi dal titolo “Giòcati con noi”, un invito a mettersi in gioco personalmente, a lasciarsi prendere dalla possibilità di una solidarietà concreta; i progetti sostenuti quest’anno riguardano Libano, Amazzonia, Siria, Venezuela, Italia e Mozambico. Per tutte le informazioni: www. avsi.org
partecipare facendo la spesa il 30 novembre e a contattare l’indirizzo colletta.alimentare.seregno@gmail.com per chi volesse partecipare come volontario. In quali supermercati fare la colletta a Seregno A Seregno i supermercati che aderiscono al gesto sono: U2 di via Piave, Iperal di via Fermi e via Verdi, Simply di corso Matteotti, LD Market di via Milano, Esselunga di San Salvatore, Eurospin di via delle Nazioni Unite e alla Porada. A chi vanno gli alimenti raccolti I beni raccolti verranno devoluti a numerose associazioni benefiche del territorio tra cui alcune di Seregno: alle Caritas parrocchiali di S. Valeria, sant’Ambrogio, Lazzaretto, alla San Vincenzo cooperativa sociale e alla Conferenza S. Vincenzo.
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Notizie/Gruppo Scout Seregno 1
“Aquile randagie” il film che rende omaggio e onore agli scout che salvarono 2000 persone dal nazismo Notizie/Azione Cattolica
Rinnovato il direttivo cittadino Vilella confermato presidente
In più di 200 sale cinematografiche italiane tra fine settembre ed ottobre è stato proiettato il film di Gianni Aureli “Aquile Randagie”, che racconta la resistenza silenziosa di un gruppo di scout di Milano e di Monza. Durante la dittatura fascista, infatti, a tutte le associazioni giovanili come gli scout (eccetto l’Azione Cattolica) venne proibito di svolgere le attività educative sul territorio in favore di un’unica proposta giovanile, l’opera nazionale Balilla. Alcuni capi scout di Milano, tuttavia, decisero di continuare clandestinamente svolgendo le attività in luoghi poco accessibili (come la Val Codera), comunicando attraverso messaggi e nomi in codice, operando sul territorio senza indossare l’uniforme. L’avventura delle Aquile
Randagie durò 17 anni, dal 1928 al 1945, quando tutta l’Italia fu liberata dalla dominazione nazista. Negli ultimi anni della guerra, in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943, molte Aquile Randagie decisero di partecipare ad Oscar, Organizzazione scout collocamento assistenza ricercati, di cui facevano parte molti laici e sacerdoti di Milano e della Brianza; l’organizzazione riuscì a nascondere e far fuggire in Svizzera più di 2000 persone, tra ebrei, ricercati politici, renitenti alla leva, soldati alleati. Il Gruppo Scout Seregno 1 ha partecipato ad alcune delle proiezioni del film ricordando in questo modo quei giovani coraggiosi che decisero di continuare ad essere scout anche in un momento storico dove la libertà era negata.
d t La scorsa domenica 3 novembre si è svolta l’assemblea cit- c tadina di Azione Cattolica, momento di riflessione e parte- s r cipazione corale. Dopo la meditazione sul brano dell’Apocalisse con le sette r lettere alle Chiese dell’Asia minore che ha aiutato i presenti u ad un lettura della realtà attuale, ci sono stati interventi per d sottolineare come l’incontro con l’Azione Cattolica abbia ca- g l ratterizzato la vita e l’impegno di ciascuno. L’assemblea si è conclusa con l’elezione del nuovo consi- p glio che guiderà l’associazione per i prossimi tre anni: ne G fanno parte Federica Arienti, Alberto Cazzaniga, Paola T Landra, Giovanni Battista Silva e Davide Vilella che è u stato poi confermato presidente e che quindi farà parte del l consiglio pastorale della comunità San Giovanni Paolo II. m Prosegue così anche l’iter in preparazione all’assemblea t diocesana in programma domenica 23 febbraio a Milano s d presso l’Università Cattolica. Mercoledì 11 dicembre alle 21 riprenderà a Seveso, nel- t c la cappella del Centro pastorale, la lectio divina con la predicazione di don Ivano Valagussa: “Venite e vedrete – La e chiamata degli apostoli (Giovanni 1,35-51)” sarà il tema del m secondo incontro; il successivo è in programma mercoledì c 22 gennaio 2020. d Lunedì 16 dicembre alle 20,45 nel santuario dei Vignoli, d veglia di Natale all’inizio della novena: un’occasione per rin- C forzare la preparazione della mente e del cuore alla nascita z m di Gesù, il grande evento che ha cambiato la vita del mondo. c Domenica 17 dicembre presso il Centro pastorale di Seve- c so si terrà il ritiro spirituale per adulti sul tema “Il Signore è i vicino” (Filippesi 4,1-9), con la predicazione di don Andrea c Regolani: alle 9,30 messa in santuario, a seguire: meditazio- d ne, silenzio, adorazione eucaristica. Alle 14 intervento della presidente diocesana Silvia Landra sul tema “Il laico all’in- G “ terno della chiesa”. z Il secondo incontro dell’ACR si terrà sabato 14 dicembre t dalle 15,30 alle 17, presso l’oratorio di Santa Valeria. Il camC mino di quest’anno è dedicato alla scoperta della città e lo a slogan è “E’ la città giusta!” i
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Notizie/Scuola di italiano per stranieri “Culture senza frontiere”
“Un’ora con... the” e “Non solo sbarchi” occasioni per capire che l’integrazione parte dall’incontro
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el mese di ottobre due momenti di incontro e riflessione diversi fra loro ma ugualmente molto significativi hanno caratterizzato l’attività della scuola di italiano per stranieri “Culture senza frontiere”. Domenica 20 ottobre, “Un’ora con...the” ha segnato l’inizio ufficiale dei corsi d’italiano e di piccola sartoria con l’accoglienza dei nuovi studenti e la testimonianza di una coppia mista (Maria tanzaniana e Giovanni italiano). Oltre alla scoperta della Tanzania in modo nuovo, di usi e costumi di questa terra, l’incontro ha fatto sorgere domande: “Giovanni, cosa hai trovato in Maria di così diverso dalle donne italiane, tanto da sposarla?” oppure “Come ti sei sentito a diretto contatto con i suoi parenti?” L’intento non era quello di entrare nella sfera personale ma capire come avviene l’incontro di due mondi profondamente eterogenei ma capaci di trovare una radice comune. Come dire: tra la nostra Brianza e i paesi ai piedi del Kilimangiaro quale correlazione c’è? Quale trasformazione è richiesta all’uomo per cambiare il suo mondo fatto di certezze, credenze, riflessioni ed anche disillusioni? Mercoledì 30 ottobre in sala Gandini l’incontro sul tema “Non solo sbarchi: immigrazione una sfida che riguarda tutti”, condotto da Emanuela Citterio, ha voluto sottolineare come anche una scuola di italiano possa diventare un
Organizzatori e relatori della serata sull’immigrazione
Notizie/Unitalsi Seregno
Giornata dell’adesione domenica 24 a Monza per volontari e disabili Come ogni anno nel mese di ottobre il gruppo Unitalsi di Seregno si è ritrovato con tutta la sottosezione di Monza a pregare nel santuario mariano di Caravaggio: se pur breve, è un pellegrinaggio che riempie l’anima con quel “tocco” di grazia che Maria ci dona ogni volta che come figli ci avviciniamo a lei, speranzosi di trovare conforto e aiuto. Venerdì 1 novembre il gruppo ha partecipato al raduno “6 ruote di speranza”, anche quest’anno organizzato dalla Uildm – Unione italiana lotta alla distrofia muscolare presso l’autodromo di Monza. Anche quest’anno le persone con disabilità hanno potuto fare alcuni giri in pista su automobili da sogno e divertirsi con molte altre attrazioni presenti in autodromo. Sabato 16 novembre si è svolto un pomeriggio sportivo con i ragazzi disabili e i volontari unitalsiani presso l’oratorio di San Geardo a Monza. Domenica 24 novembre anche il gruppo seregnese parteciperà alla “Giornata dell’adesione” presso l’oratorio San Biagio di Monza, un evento organizzato invitando volontari e disabili per festeggiare e riscoprire i motivi che hanno permesso a ciascun unitalsiano di aderire all’associazione. Il programma della giornata prevede gli interventi di don Gianluca Pisati e della psicologa Raffaella Arosio, a cui faranno seguito la messa, il pranzo e il concerto gospel con il Diesis & Bemolli Gospel Choir Intanto sono in corso i preparativi per il “Natale di solidarietà” in programma domenica 8 dicembre in città.
luogo strategico per costruire una civiltà della convivenza. La presenza di un folto ed interessato pubblico, attratto dalla presentazione di Paolo Brivio, giornalista e sindaco di Osnago, sulla reale e/o percepita presenza del fenomeno migratorio in Italia e nel mondo, dalle testimonianze di due ragazze africane, Evelyn Sarah Afaaawua e Aminata Gueye, residenti a Seregno e Muggiò e di un cittadino italiano in collegamento da Londra, ha consentito di riflettere sul tema del lavoro - degli stranieri in Italia e degli italiani all’estero al di là dei soliti ragionamenti più o meno legittimi e scontati quando si affronta la questione della migrazione. Anche la mostra della fotografa Anna Brenna con ritratti di persone straniere che si sono inserite a pieno titolo nel mondo variegato del lavoro è stata uno stimolo efficace alla discussione. Non solo corsi di italiano e nozioni di piccola sartoria dunque ma “un passo oltre” a vedere al di là del nostro bello ma piccolo orizzonte. Le nuove generazioni ci insegnano che la ricchezza di una mescolanza di culture può favorire apertura mentale, facilità di rapporti interpersonali, padronanza di linguaggi diversi, una socializzazione basata su un continuo scambio di idee tra i vari membri della comunità. E quindi è bene ricordare che in una società che inevitabilmente e velocemente cambia, non bisogna subire i cambiamenti ma essere protagonisti nel rispetto delle reciproche diversità.
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Notizie/Associazione Carla Crippa
Sabato 23 e domenica 24 la ventesima edizione della torta paesana per i bambini della Bolivia Tra i momenti “canonici” della fine del mese di novembre non può mancare l’atteso “weekend della Torta paesana” promosso dall’associazione Carla Crippa. Un evento ormai molto conosciuto, che coinvolge molte persone, attività commerciali, sponsor e molto altro, e che quest’anno celebra due importanti ricorrenze: il ventesimo anniversario dell’iniziativa ma soprattutto ricorda il 25° anno dalla scomparsa di Carla Crippa. Due buoni motivi per l’associazione di desiderare che il weekend del 23 e 24 novembre sia un momento importante, per ricordare le proprie radici e il senso del fare volontariato che lega la vita di Carla con tutti i volontari dell’associazione, e per fare festa con tutti. Ci saranno novità nella programmazione dell’evento, con la possibilità di gustare la torta paesana tradizionale, ma anche in versioni più innovative o senza glutine, e molte altre sorprese. Inoltre il periodico annuale, che riassume tutte le attività, i progetti e le iniziative dell’associazione, avrà un formato diverso da quello dei precedenti (uscirà come supplemento di questo mensile). Sarà diverso nei contenuti perché racconterà questi primi 25 anni di attività associativa, dalla sua fondazione all’attuale evoluzione e struttura; raccoglierà testimonianze che vogliono essere un invito ad avvicinarsi e a conoscere più da vicino l’associazione e magari partire alla scoperta degli Hogares e della Bolivia. Ci sono molti modi per partecipare: si può gustare la torta con la consapevolezza di fare un gesto di solidarietà, si può dare
Ritiro a Monza per impegnati nel socio-politico
La prima edizione della torta paesana nel 2000 una mano a distribuire torta o allestire i gazebo, e si può perfino portare la propria torta e donarla, per essere sicuramente venduta! Per farlo è necessario consegnarla all’associazione domenica 24 in mattinata, presso il luogo della manifestazione (Corso del Popolo angolo Piazza Vittorio Veneto); la torta dovrà essere grande 20x30 cm e avere un’altezza di 2/3 cm. Per qualsiasi informazione si può contattare info@associazionecarlacrippa.org oppure 347.8652484 (Claudia). Sebbene novembre sia un mese di festa i pensieri vanno alla Bolivia, soprattutto dopo l’accorato annuncio di mons. Eugenio Coter, vescovo della regione boliviana del Pando, sull’emergenza ambientale generata dagli incendi e focolai presenti nei territori di Santa Cruz de la Sierra; ora a preoccupare è la situazione creatasi dopo le elezioni dello scorso 20 ottobre. I comitati civili hanno respinto il risultato elettorale accusando di brogli le autorità governative e in particolare il presidente Evo Morales, al pote-
re dal 2006, che si era proclamato vincitore. Sono scoppiate proteste e rivolte in tutto il Paese con un bilancio di almeno tre morti e più di 140 feriti. Anche le dimissioni annunciate lo scorso lunedì da Morales, dopo che polizia ed esercito si erano opposte a interventi contro i dimostranti, non hanno placato le violenze e i saccheggi e al momento di andare in stampa non si capisce chi governerà il potere sino a nuove elezioni, La Chiesa cattolica locale è stata accusata dal ministro Juan Ramón Quintana di promuovere le accuse di brogli elettorali, ma ha respinto ogni addebito al riguardo. La Chiesa boliviana in un comunicato ha dichiarato di non aver ispirato alcuna azione o riflessione volta a promuovere o finanziare accuse di frode elettorale, piuttosto, ha sempre svolto un ruolo di pace e di servizio all’armonia e alla democrazia nel Paese.
Nella prospettiva di una rinnovata attenzione pastorale per la vita sociale indicata dall’arcivescovo, per il periodo di Avvento, l’arcidiocesi di Milano propone un incontro di spiritualità per i cristiani impegnati nelle realtà socio-politiche, culturali ed educative, organizzato insieme alle Commissioni per l’animazione sociale dei decanati sul tema della “Caritas in Veritate” a dieci anni dalla pubblicazione, «La tecnica non è mai solo tecnica»: la formazione alla responsabilità etica nell’uso della tecnica e altre riflessioni per il sostegno della “carità sociale”. L’incontro prevede un momento introduttivo di preghiera e riflessione, con una meditazione sull’enciclica di Benedetto XVI, cui seguirà un breve spazio per il silenzio, la condivisione comunitaria delle proprie risonanze e la celebrazione dell’Eucarestia. Per la zona pastorale quinta di Monza e Brianza l’incontro è in programma domenica 1 dicembre dalle 9,30 alle 13 presso l’istituto Leone Dehon in via Appiani 1 a Monza. A guidare l’incontro sarà don Walter Magnoni.
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Notizie/Associazione Auxilium India
Presentato al Namastè un progetto triennale per l’educazione dei bambini del Gujarat Lettera(Padre Rolvini de Mello
Grazie alla parrocchia S. Giuseppe un campo medico nella baraccopoli
Un gruppo di bambini dei villaggi del Gujarat
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a qualche anno Auxilium India ha iniziato a sostenere progetti nello stato del Gujarat, una nuova sfida che è stata presentata dettagliatamente nel tradizionale incontro del Namastè di sabato 16 novembre all’oratorio del Lazzaretto. Accanto agli interventi a favore delle donne, nel 2020 l’associazione ha infatti accettato di farsi carico di un nuovo progetto per l’educazione di bambini e ragazzi che vivono nelle zone rurali. La qualità dell’istruzione scolastica nelle zone rurali infatti è di basso livello, e sono pochi i bambini che vivono in queste aree che riescono a terminare la loro formazione obbligatoria, molti lasciano la scuola e perdono l’interesse per l’istruzione; coloro che riescono ad ultimare il percorso spesso trovano poi difficoltà a proseguire la loro formazione superiore. Scopo del “Child Em-
powerment Project” è quello di facilitare e sostenere l’istruzione di bambini e ragazzi appartenenti a famiglie povere ed emarginate che vivono nei villaggi del Gujarat. offrendo anche un supporto educativo ai genitori - spesso analfabeti - che in molti casi non riescono a sostenere il percorso formativo dei propri figli a causa della loro situazione di povertà economica e culturale. Il progetto propone un supporto educativo attraverso lezioni integrative a quelle scolastiche, fornisce strumenti agli insegnanti per aiutare studenti con difficoltà di apprendimento e affronta le problematiche psicosociali ed educative delle famiglie. Auxilium India sosterrà per tre anni questo progetto promosso dalle suore di Maria Ausiliatrice delle missioni di Dakor e Pansora, garantendo l’educazione e il supporto genitoriale a circa 300 bambini
Il campo medico di Kesar Baug Nelle scorse settimane a mons. Bruno Molinari sono arrivate da padre Rolvin de Mello (che nel luglio scorso è stato in Basilica S. Giuseppe) le foto di un campo medico (Medical Camp) realizzato nella baraccopoli di Kesar Baug (Mumbai) dai salesiani del centro di Matunga. Il campo medico è frutto della donazione che la parrocchia San Giuseppe ha elargito a favore dei progetti che Auxilium India sostiene con i salesiani di Mumbai. “Nel rinnovare il nostro grazie per il vostro generoso contributo - ha scritto padre de Mello - alleghiamo una descrizione del progetto e alcune foto. Mumbai, 2-ott-2019: the Don Bosco Development Society (DBDS) ha organizzato un campo gratuito di controllo della salute e degli occhi per le donne e i bambini residenti nei bassifondi di Kesar Baug a Dadar (Est). 116 pazienti (19 bambini, 45 uomini e 52 donne) sono stati esaminati dai medici in questo campo che è stato supportato dall’associazione Auxilium India di Seregno. Un ringraziamento speciale a mons. Bruno Molinari e alla parrocchia S. Giuseppe. L’obiettivo di questo campo sanitario era fornire assistenza medica. Tre medici insieme a quattro infermieri e tre assistenti hanno visitato i pazienti che sono stati sottoposti a screening per problemi di vista. Sono stati eseguiti anche esami del sangue (zucchero, CBC). I medici hanno inoltre distribuito ferro, compresse di vitamine e creme per la pelle a pazienti che erano anemici e che soffrivano di infezioni della pelle. Le donne dei componenti del gruppo di auto-aiuto di Mauli e Sai Shambhu hanno aiutato nella sistemazione logistica come sedie e tavoli, organizzare l’acqua, visitare le famiglie nei bassifondi e informarle sul campo di salute. La popolazione locale è stata molto contenta di questo campo sanitario e ha elogiato gli sforzi dell’Auxilium India di Seregno”.
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Notizie/Au Notizie/Gruppo Solidarietà Africa
“Agenda 2030” tema di mostra film e concorso e negli ospedali di Togo, Benin e Ghana si lavora
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frica vive 2019” ha come tema di fondo “Agenda 2030”: gli obiettivi proposti dall’Onu per il miglioramento della salute del pianeta e, soprattutto, dei suoi abitanti. Il Gruppo Solidarietà Africa si è fatto portavoce di queste proposte con una mostra dal titolo “Obiettivi sul mondo” in cui le tavole di Maria Silva presentano i temi di Agenda 2030, concretizzati nelle incisive fotografie di Sergio Aveta, fotografo d’Africa nella ricerca del suo spirito ancestrale. Aperta presso il centro pastorale Mons. Ratti di Via Cavour 25, dove è stata inaugurata sabato 9 novembre alle 16, rimane visitabile fino ad oggi, domenica 17. Nella serata di giovedì 14 novembre, alle 21, nello spazio espositivo si è tenuto un incontro-dibattito con Nello Scavo, giornalista del quotidiano ‘Avvenire’ inviato sulle navi che pattugliano il Mediterraneo per salvare vite in fuga dalla miseria. La mostra è stata anche l’occasione per il lancio del concorso “Il Mondo è nelle nostre mani” che vuole coinvolgere sul tema i ragazzi delle scuole primarie e secondarie di primo grado: dovranno mettere a fuoco dieci obiettivi alla loro portata ed illustrarne uno con la tecnica preferita. La programmazione dei due film proposti nei prossimi giovedì 21 e 28 novembre presso il Movie Studio di via Gandhi 8 alle 21,15 serviranno come stimolo alla riflessione sui temi di “Agenda 2030”.
Concerto di Altra Generazione per la S. Vincenzo
L’inaugurazione della mostra su Agenda 2030 Il Concerto per Tanguiéta, “Cantate, popoli della terra”, è in calendario per domenica 24 novembre alle 21 in Abbazia, con il Laboratorio Giovani del Coro Città di Desio: un itinerario musicale di significativo spessore artistico e di affascinante colore internazionale. E per dare concretezza all’impegno, durante la festa di ‘Tutti i santi’ e la ‘commemorazione dei defunti’ i volontari del Gsa, con il supporto del Gruppo Alpini e del Gruppo Camosci, hanno offerto caldarroste, presentando il progetto “Operazione riuscita!” e sollecitando finanziamenti per la riqualificazione dell’ospedale di Afagnan in Togo, allo scopo di migliorare le condizioni di vita di molte persone malate o in situazione di grave disagio sociale. Anche in Bénin, all’ospedale di Tanguiéta e presso i centri sanitari di Materi e Porga, sono in corso importanti interventi di miglioramento delle strutture e degli impianti tecnologici allo scopo di garantire una maggio-
re efficacia e tempestività nelle attività sanitarie. In Ghana si sta realizzando il grande progetto di costruzione del nuovo reparto clinico dell’Ospedale di Weme all’interno del quale troverà una adeguata collocazione il reparto di neonatologia e pediatria. Il continuo supporto di tanti amici, tra cui il “Gruppo del burraco” che alla caffetteria gelateria Velò ha dedicato una serata di solidarietà ai progetti del GSA, permette la realizzazione di importanti interventi: il gruppo missionario di S. Ambrogio ha rafforzato l’impegno per la copertura delle spese relative all’acquisto dell’apparecchio radiologico inviato a Watsa per supportare il lavoro del centro sanitario voluto e realizzato da padre Ferdinando Colombo. E per finire ricordiamo l’appuntamento per gli auguri di Natale con lo spettacolo Grease al San Rocco la sera di mercoledì 4 dicembre con inizio alle 21.
Lo scorso sabato 26 ottobre il gruppo musicale “Altra Generazione” ha dedicato una serata alla S.Vincenzo di Seregno, presentando il suo repertorio presso l’Auditorium di piazza Risorgimento; come nelle occasioni precedenti lo spettacolo ha riscosso un grande successo, coinvolgendo anche il numeroso pubblico, a cui va il ringraziamento della conferenza seregnese, esteso anche agli sponsor, al Comune che ha messo a disposizione l’Auditorium e, naturalmente, al gruppo dell’Altra Generazione”. L’associazione continua nel suo operato seguendo le riflessioni del suo fondatore, Federico Ozanam, a proposito della Società di San Vincenzo: “amiamoci, amiamo e serviamo i poveri.[...] Si fa tanto male al mondo, facciamo un po’ di bene [...] Amiamo le nostre usanze, le nostre regole, se le osserveremo fedelmente esse conserveranno noi e la nostra Opera […] così spero che riusciremo per l’umiltà, non per il numero ma per l’amore, non per la protezione ma per la grazia di Dio”.
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Notizie/Centro aiuto alla vita
Il ruolo determinante delle assistenti sociali che nei centri d’ascolto aiutano le donne a diventare mamme contro ogni ostacolo
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scoltare una mamma significa cercare di capire le sue necessità. A volte sono materiali: un aiuto economico, i pannolini o il latte in polvere, materiali per neonati, pappe. Altre volte - molto spesso - sono più profonde ed importanti: hanno a che fare con una scelta di vita, a volte un momento molto difficile. Un sorriso, una mano tesa, far sentire alla donna che non è sola e che qualcuno vuole impegnarsi con lei in un cammino di vita, che desidera esserle vicino per aiutarla, se serve, anche in modo concreto. Questo è l’impegno delle assistenti sociali/operatrici, che svolgono un compito estremamente importante, delicato ed insostituibile. La loro presenza nei tre sportelli dei centri d’ascolto di Seregno, Desio e Sovico fornisce la garanzia di professionalità e riservatezza che in questi casi è essenziale. Nessun volontario del Centro di aiuto alla vita, neppure il più bravo e volenteroso, potrebbe sostituirle. Non sempre i loro sforzi sono ripagati con un successo, ma se anche una sola volta su tanti incontri un bimbo riesce a venire al mondo grazie al loro impegno è fonte di enorme felicità. La parte più difficile è il sostegno morale: è capitato spesso di dedicare molto tempo a
colloqui particolarmente difficili, in cui è importante creare empatia con la persona ma cercando di avere un atteggiamento distaccato per poter identificare il vero problema e cercare di trovare le soluzioni che riguardano la vita dei bimbi. Le mamme in attesa di un bimbo che vengono agli sportelli sono donne di culture e nazionalità differenti e questa multiculturalità cresce ogni anno di più. Le loro storie sono difficili, fatte di sacrifici e rinunce; le operatrici assistono al coraggio di mamme che nonostante siano costrette con minacce dal marito, fidanzato o convivente a procedere con l’ i nt e r r u z i o ne volontaria di gravidanza, scelgono invece di portarla a termine. Grazie all’aiuto delle operatrici, queste donne diventano mamme, abbandonando la paura e vivendo serenamente la loro maternità; sono donne che hanno pianto, si sono disperate, hanno ceduto ma poi si sono rialzate e hanno trovato forza in quel bambino non previsto e a volte non voluto. Oltre a tutti gli aiuti che il Centro di Aiuto alla Vita offre alle mamme in attesa di un bimbo, facciamo affidamento alla forza della preghiera: il prossimo appuntamento per pregare per la vita sarà domenica 24 novembre durante la messa delle 10,30 nella chiesa parrocchiale di S. Ambrogio.
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IL LIBRO DEL MESE
Storie di chi ha accolto e aiutato senza girarsi dall’altra parte In un momento in cui si chiudono i porti, si alzano muri, soffiano venti di razzismo, c’è anche chi apre le porte di casa per accogliere chi scappa da guerre e povertà. Nel libro si raccontano le storie di chi, dinanzi a uno dei più grandi drammi del nostro tempo, quello delle migrazioni, ha scelto di non girarsi dall’altra parte, ma di accogliere, dare una mano a chi chiede aiuto. Sono storie di coppie che hanno adottato bambini di pochi mesi arrivati in barca da soli perché le loro mamme sono morte in mare; di bambini abbandonati da giovani donne violentate; di tutori volontari che hanno fatto di tutto per assicurare un futuro ad alcuni ragazzi e di persone che ospitano rifugiati o sostengono giovani migranti sino a portarli a traguardi impensabili. Sono storie di eroi silenziosi e sconosciuti che nel dare affetto e solidarietà agli altri hanno scoperto che donando si riceve più di quello che si dà. Rino Canzoneri “Prima gli ultimi” Le storie di chi non si è girato dall’altra parte Edizioni Paoline – 16 euro
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L’Amico della Famiglia MESSE E ROSARI IN RADIO E TV
ORARI DELLE SANTE MESSE
SS. MESSE VIGILIARI (sabato pomeriggio e sera) 16.30 17.30 18.00
18.30 19.00 20.00 20.30
Don Gnocchi Don Orione Basilica S. Ambrogio S. Carlo Abbazia S. Valeria Ceredo Vignoli Lazzaretto
SS. MESSE FESTIVE (domenica e festivi) 7.00 7.30 8.00 8.30 8.45 9.00
Don Orione S. Valeria Basilica Ceredo Abbazia S. Ambrogio Sacramentine Basilica Istituto Pozzi
9.30 9.45 10.00 10.30
S. Valeria Don Orione Abbazia Basilica Lazzaretto S. Carlo S. Ambrogio Ceredo S. Salvatore Sacro Cuore (da settembre a maggio)
11.00 11.30 16.30 17.30 18.00
18.30 20.30
S. Valeria Don Orione Abbazia Lazzaretto Basilica Don Gnocchi Don Orione Basilica S. Carlo Abbazia Ceredo S. Valeria Lazzaretto S. Ambrogio
SS. MESSE FERIALI 7.00 7.30 8.00 8.15 8.30
Sacramentine Istituto Pozzi Abbazia Basilica S. Salvatore S. Valeria Abbazia Don Orione Ceredo S. Ambrogio (lunedì-martedì-mercoledì-venerdì)
S. Rosario Feriali Ore 7 Ore 7,30 Ore 8 Ore 15,30 Ore 16 Ore 16,40
Lazzaretto S. Carlo (lunedì-mercoledì-venerdì)
9.00 15.30 16.30 17.30 18.00 18.30
20.30
Basilica Cappella Ospedale (martedì) Don Gnocchi Don Orione Basilica Abbazia S. Ambrogio (giovedì) S. Valeria Vignoli (mercoledì) Ceredo (giovedì)
Ore 17,30 Ore 18 Ore 19,30 Ore 20 Ore 20,25 Ore 20,45
Telepace canale 870 Radio Maria frequenza FM 107.900 Mhz Radio Mater frequenza FM 90.750 o 89.900 Mhz Radio Mater frequenze FM 90.750 o 89.900 Mhz Telepace canale 870 Radio Maria frequenza FM 107.900 Mhz (sabato ore 16.15) Tele Padre Pio canale 145 da Lourdes TV2000 canale 28 da Fatima Telepace canale 870 da Lourdes TV2000 canale 28 Radio Maria frequenza FM 107.900 Mhz Tele Padre Pio canale 145 (no sabato) (giovedì Adorazione Eucaristica – venerdì Preghiera sotto la Croce)
S. Rosario Festivi Ore 7,30 Ore 15,30 Ore 16,30 Ore 18 Ore 20 Ore 20,25 Ore 20,45
Radio Mater frequenza FM 90.750 o 89.900 Mhz Radio Mater frequenze FM 90.750 o 89.900 Mhz Radio Maria frequenza FM 107.900 Mhz da Lourdes TV2000 canale 28 da Lourdes TV2000 canale 28 Radio Maria frequenza FM 107.900 Mhz Tele Padre Pio canale 145
S. Messa Feriali Ore 7,30 Ore 8
Tele Padre Pio canale 145 Radio Maria frequenza FM 107.900 Mhz Ore 8 dal Duomo di Milano Chiesa TV canale 195 (sabato ore 17,30) Ore 8,30 TV2000 canale 28 Ore 9 Telepace canale 870 Ore 11,30 Tele Padre Pio canale 145 Ore 13 Telepace canale 870 Ore 16 Radio Mater frequenze FM 90.750 o 89.900 Mhz Ore 17 Radio Maria frequenza FM 107.900 Mhz Ore 18 Tele Padre Pio canale 145
S. Messa Festivi Ore 7,30 Tele Padre Pio canale 145 Ore 8 e 10,30 Radio Maria frequenza FM 107.900 Mhz
Ore 8,30 TV2000 canale 28 Ore 9 Telepace canale 870 Ore 9,30 dal Duomo di Milano Ore 10 Ore 10,55 Ore 11,30 Ore 16,30 Ore 17 Ore 18
Chiesa TV canale 195 Rete 4 Rai 1 Tele Padre Pio canale 145 Radio Mater frequenze FM 90.750 o 89.900 Mhz Radio Maria frequenza FM 107.900 Mhz Tele Padre Pio canale 145
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