BASKETTIAMO MAGAZINE #3 - Febbraio 2012

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CHI ALZA L A C O P PA ?


BASKETTIAMO.COM ...il p

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portale di chi ama il basket!

ettiamo.com


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Febbraio è

ormai sino-

nimo

di Coppa

Italia e ancora una volta

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certo in campionato met-

tono gli uomini di Scariolo

sotto esame e solo un successo allontanerebbe i

venti di crisi. Per Siena,

non più lo schiacciassassi degli ultimi anni, sarà un

s a r à To r i n o a d o s p i t a r e l e

probante test per capire

sfide delle Final Eight. Sa-

“vivi o muori” in passato i

avvincenti ed emozionanti

ranno 4 giorni di autentico

February Madness da vi-

vere intensamente, senza

interruzioni, con il fiato in gola… tutti sognando di

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chi è; nel momento del Pianigiani boys hanno

sempre tirato fuori il cinismo dei vincenti… sarà

così anche stavolta? Lo

sapremo solo vivendo le

alzare il trofeo al suono

emozioni delle Final Eight.

favorita, manco a dirlo,

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dell’ultima sirena. Siena

ma tre partite di fila le

può vincere chiunque, soprattutto in un così ri-

stretto arco temporale

come quello delle Final

Eight. È evidente come Milano sia la squadra più at-

tesa al primo importante

Per la prima volta la

Coppa Italia finisce sugli

schermi di La7. Dovremmo

essere contenti, l’avvento

di La7d sembrerebbe

aprire nuovi scenari….

Peccato, invece, che si

tratta di un declassa-

banco di prova stagionale;

mento, l’ennesimo per una

Eurolega ed il passo in-

sembra trovare la via

il disastroso cammino in

pallacanestro che non

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d’uscita dal tunnel. Così

senza timore scendiamo

sul parquet al f ianco dei

n o s t a l g i c i d i S k y. I l p a s -

saggio dal satellite al digitale terrestre doveva togliere il basket dalle

“tenebre” della pay tv per alzare il sipario alla visi-

bilità. Ma tutto questo con

lo spostamento su La7d

non avviene, anzi… Senza poi voler parlare della

qualità del servizio della

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“chiacchiere cestofile” c’è

di tutto un po’. Alla fine

della giostra (quando? A

giugno o magari ad otto-

bre???) il popolo degli

scontenti probabilmente

sarà più numeroso di

quello dei soddisfatti, c’è

da scommetterci ma forse

la quota sarebbe troppo

bassa! Intanto un fallo an-

tisportivo (con successivi

pugni al cielo per una sa-

crosanta espulsione) va

tv di Murdoch! Ci resta la

sanzionato a chi ha pen-

vole sorpresa di Rai

16 il numero delle par teci-

consolazione della piaceSport. La tv di Stato of fre

un servizio di buon livello, nulla di eccelso ma co-

munque in molti avevano f iducia “zero”.

U N 1 7 DA A N T I S P O RT I VO

Si discute, anche animatamente, della riforma del basket. Professionismo, dilettantismo, italiani, eleggibilità, stranieri,

americani, comunitari e

chi più ne ha più ne metta: nel calderone delle

sato che, per ripor tare a

panti alla Lega A, si do-

vesse passare ad un altro

“nauseabondo” campio-

nato dispari con 17 parte-

cipanti. Così avremo 18

squadre nel 2012/13, poi

17 nel 2013/14 per poi ar-

rivare a 16 nel 2014/15.

Ma disputare due tornei

con 18 compagini e poi

scendere a 16 no? Troppo

logico… e poi ci lamen-

tiamo che imprenditori e

sponsor fuggono via a

gambe levate!

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DIRETTORE RESPONSABILE

Hanno collaborato:

CONDIRETTORE

Alessandro Delli Paoli

Salvatore Cavallo Andrea Ninetti N inetti REDAZIONE

Vincenzo Vincen zo Centore PROGETTO GRAFICO ItalRe porter ItalReporter

www.baskettiamo.com redazione@baskettiamo.com

Francesco Alessi Lilly Mazzone

Francesca Mei

Eugenio Simioli Per le fotografie Ciamillo&Castoria

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SLAM DUNK

Editoriale

a cura di Salvatore Cavallo DONNE E CANESTRI

Intervista a Jeanene Fox

a cura di Francesca Mei

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FOCUS

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MI RITORNI IN MENTE

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Scatti imperdibili

Coppa Italia e Final Eight

a cura di Eugenio Simioli

UNA CANZONE PER TE Let me entertain you

a cura di Alessandro delli Paoli

L’ALFABETO DI FEBBRAIO Il basket dalla F alla O

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OVERTIME

Intervista a Andrea Pecile

a cura di Lilly Mazzone

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OLTREOCEANO

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TIME OUT

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a cura di Francesco Alessi a cura di Andrea Ninetti

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a cura di Vincenzo Centore

Baskettiamo Magazine è una pubblicazione di:

Per la tua pubblicità su Baskettiamo Magazine scrivi a marketing@baskettiamo.com oppure contatta Arielcom.it tel 0823/354381 Testata giornalistica in attesa di registrazione




J E A N E N

DONNE E BASKET


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VI PRESENTO LE MIE FINAL EIGHT

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di Francesca Mei

Q u a l è i l t u o rappo rto con lo sport in generale? “Sono appassionata di sport e vado q ua s i og n i giorno in palestra, mi piace correre e giocare a basket, tennis, golf. H o p r a t i c at o tanti sport nella mia vita. Sono capace di praticare facilmente sport diversi. Anche perché sono cres c i u t a i n u n a f a m i g l i a m o l t o s p o rt i va . . . ” E c o n i l b a sket? “Mio fratello, Rick Fox, ha giocato con i Lakers e Celtics perciò da piccola giravo anch'io con la palla di basket e seguivo il mio f r a t e ll o” . P u o i d i rc i q u a l c o s a i n p i ù su tuo fratello? “Lui è il mio mento re perché viene da un isola molto piccola come me e da li è cresciuto e ha fatto un percorso importante nel mondo del basket. Ha vinto 3"anelli" nella sua carriera e ha giocato con le sq uadre più f o r t i d e l m o ndo”. Vi e n i d a u n a famiglia di sportivi, tua m a m m a i t a l o canade se ha a nche partecipato alle olimpiadi, ci racconti

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meglio? “La mia mamma da piccola (14 anni) era già un'atleta importante, campioness a del mondo e all'età di 21 ann i h a partecipato alle olimpiadi del 1964 di To k y o d o v e p r a t i c a v a s a l t o i n a l t o e pentathlon per il team canadese”. In Italia sei diventata famosa come la filippona... ma o l t re queste parti e alla tua bellezza che ti hanno portato a d a v e re s u c cesso, ti se i d edicata tanto allo studio. Cosa hai stud iato? “Mi sono laureata in Busin e s s Internazionale e in Fashion a Los Angeles in modo tale da essere in grado di gestire il mio br and e le mie stesse pr”. C o s a s i g n i f i c a e s s e re l a m a d r i n a degli eventi di basket ? “Il mio obiettivo con q uesta parteci p azione è di promuovere il B asket in I t alia e far vivere agli italiani le emozioni che si vivono da anni negli stati uniti con il basket”.

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Cosa farai durante la final eight e l ' a l l s t a r ga m e? “Sarò presente come commentatrice e fan perché sono molto appassionata di questo sport e racconterò, ai microfoni di La7, alcune novità e curiosità della vita dei campioni s t r a n i er i ” . To r n a n d o a l b a s k e t , q u al è l a t u a squadra prferita i n U s a e i n I t alia? “Negli Stati Uniti il mio team sono i L A L a k e r s e i n I tal i a P e s ar o ”. Sei nata in Bahamas ma hai mamma italo canadese, tu come ti senti? “Mi piace essere cresciuta in un ambiente molti culturale, mi sento cittadina del mondo”. C o s a è l a co s a che più ti piace della p a l l ac a n es t ro ? “Che è un sport molto moviment a t o! ”

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REP O RT E R DREA M T E A M

Sei un appassionato della palla a spicchi? Ti piace re b b e s c r i v e re a r t i c o l i , re a l i z z a re i n t e r v i s t e ( a u d i o / v i d e o ) , g i r a re f i l m a t i d e l l e p a r t i t e ? A l l o r a non perdere tempo, entra nello spogliatoio, indossa la nostr a c an o t t a d i R e p o r t e r e s ce nd i s u l p a rq uet c o n i c o l o r i d e l D re a m Te a m d i B a s k e t t i a m o . c o m C e rc h i a m o c o l l a b o r a t o r i d a i p a rq u e t d i t u t t o i l mondo. Entra in contatto con la nostra redazione e p ro p o n i t i s c r i v e n d o c i a l l ’ i n d i r i z z o re p o r t e r @ b a s kettiam o. c o m

A re you a b a s k e t b a l l f a n ? Wou l d y o u l i ke t o w r ite articles, conduct interviews (audio / video), making mo v ie s o f g a m e s ? S o , d o n ’ t w a s t e t i m e , e n t ers th e lock e r roo m , w e a r i n g o u r re p o r t er s j e r s e y a nd get on the cou rt with the c olors of the Dream Team B a s k e t t i a m o . c o m We a re l o o k i n g f o r re p o r t e r s f ro m p a rq u e t t h ro u g h o u t t h e w o r l d . G e t i n t o u c h with our editorial and write a mail to reporter @ b a s k e t t i a m o . c om 16 febbraio 2012

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BO MC CALEBB Siena, pur con qualche esitazione, è sempre leader del campionato e vuole confermarsi anche in coppa Italia, trofeo che vince dal 2009. L’MVP della passata finale tricolore è pronto a servire il poker



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JR ERNEST BREMER 3 vittorie in 4 partite fra campionato ed Eurolega: con JRB, Scariolo potrebbe rilanciare la sfida al tavolo dello scudetto, senza disdegnare una coppa che manca dal lontano trionfo del 1996


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ANGELO GIGLI Angelone, smarritosi nella Virtus giallorossa, si è ritrovato nella omonima squadra bianconera. PiĂš di 25’ a partita con oltre 9 punti e 6 rimbalzi di media per la rinascita di un leone pronto a ruggire


F O C U S TAUTVYDAS LYDEKA “Tautvis il pescatore”, portato in Italia da Cantù nel 2008 non ha più lasciato il Belpaese fornendo negli anni un rendimento costante. Fra le stelle pesaresi, può essere l’ago della bilancia?



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DORON PERKINS Con la pluriennale esperienza di Tel Aviv, Perkins può essere utile per sognare ancora in Eurolega, dove la qualificazione è complicata ma possibile, e in coppa Italia, trofeo solo sfiorato la passata stagione


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RONALD SLAY “Slamma”, arrivato a stagione in corso, ha aggiunto una mano morbidissima e tanti chili sotto canestro, il reparto più completo dell’unica rappresentante del sud alla kermesse torinese



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KEYDREN CLARK

La matricola terribile, invitata al gran ballo, non vuol certo fare la figura della timida debuttante. La Reyer può

diventare la sorpresa delle Final Eight


F O C U S


TONY EASLEY Per la Dinamo debutto da brividi contro Siena. Per sorprendere i biancoverdi, oltre all’estro dei cugini Diener, sarà fondamentale l’apporto di Easley, unico centro di ruolo di Sacchetti


MI RITORNI IN MENTE

AMARCORD DI COPPA di Eugenio Simioli

he nostalgia! Sarà per l’età che avanza, ma il rimpianto per un basket che, purtroppo, non c’è più si fa ogni giorno più forte. Oggi siamo tutti ragionieri e giuristi chiamati a controllare, in modo certosino, se si sfora il numero di visti consentiti e se il passaporto è quello giusto, non taroccato per intenderci. Improbabili macedoni, parecchio abbronzati per dirla in politichese (BoMc e Marques Green), lottano contro montenegrini non anemici (Cook) e chissà se proprio Marques e BoMc, da bambini, si saranno mai sfidati sui playground di Skopje al ritorno da scuola, mah! Sui campi di basket non si “faceva a sportellate”, i giocatori segnavano canestri e non producevano o fatturavano (del resto non c’era nemmeno la legge 91…); il play era il play e non lo l’1 e il pivot non era il 5, ma quello che prendeva i rimbalzi e non andava a tirare da fuori per sottrarsi alla lotta e negli spogliatoi si parlava, in prevalenza, il furlan-meneghino e non l’inglese. In quegli anni, era il 1968, nasceva la Coppa Italia, la manifestazione nazionale con l’albo d’oro più variegato geograficamente, da Verona ad Avellino, sono state ben undici le società a fregiarsi del titolo.

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Basket eroico quello della prima edizione aperta solo alle squadre di serie A – senza

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LegaA, Legadue e correlate lotte di potere – e di una seconda serie che

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nel…DNA aveva solo tanta genuinità e non aveva vergogna di chiamarsi B.

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La Coppa vide la luce nell’estate del primo scudetto di Cantù, targata Oransoda, allenata da Boris Stankovic (futura guida della FIBA), che era trascinata, anche, da un 23enne piuttosto interessante, tale Recalcati Carlo, destinato a una discreta carriera (sic!) e che, alla fine, entrò nella top ten dei cannonieri del campionato. Vinse la Fides Napoli vice – campione d’Italia della coppia storica formata dall’occhialuto pivot Giovanni Gavagnin (che tirava i liberi a due mani, “a panariello”) e dal compianto rosetano Remo Maggetti (match winner con 26 punti in finale), dall’immenso Jim Williams e dal golden boy Antonio Errico – primo napoletano in nazionale – troppo presto convocato dalla sorte

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nell’All Star Team Celeste. In finale i parte – nopei e parte – ex Ignis batterono di 25 la Fortitudo Bologna di Orlandi e Granucci, arrivata all’atto conclusivo con un bye su Roseto. Napoli, agli albori della Coppa, grazie anche alla rendita di posizione derivante dall’essere la filiale meridionale della Grande Ignis del patron Borghi, dopo il titolo del ’68, raggiunse la finale anche l’anno seguente e nel ’71 e, in entrambi i casi, fu sconfitta proprio dalla casa madre di Manuel Raga (un grillo di caucciù) e Ottorino Flaborea, un centro di 1,97 (in pratica una guardia juniores di oggi) che aveva un solo movimento offensivo: un gancio mortifero su cui mise il copyright. Tra il ’69 e il ’71 Varese piazzò un tris (di campionati invece ne vinse solo…due!) con il primo nucleo della grande Ignis. Memorabile il 1971 dei giallo – blu di Aza Nikolic: il 4 marzo, con 21+10 di Flaborea, vinsero lo spareggio – scudetto di Roma contro l’altra corazzata Simmenthal Milano di Brumatti e Kenney (15+13); l’11 aprile, a Viareggio, i varesini stracciarono Napoli nella finale – derby vincendo 83 – 60. Dal ‘69 al ’74 la manifestazione fu davvero open poiché vi parteciparono addirittura formazioni di serie D: qualche nome? Lerici, Bressanone, Orvietana, Cus Roma, Loreto, Viareggio, Taranto, Piazza Armerina et

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similia; le squadre di A entravano in gioco solo dai sedicesimi di finale. Marc Bosman, fortunatamente, non era ancora nato (e non aveva contribuito a creare il casotto di oggi), quando la sfida infinita Milano – Varese si trasferiva anche nella Coppa (una vittoria a testa). Era l’epoca dello straniero unico affiancato, in Europa, da quello di Coppa; di nomi che hanno fatto la storia del nostro sport e che richiederebbero ettolitri d’inchiostro e di gare che, raramente, superavano i 150 punti complessivi, punteggi torrenziali quindi rispetto al 44 – 59 dell’EA7 a Kazan! C’era Aldo Ossola, il play che tirava poco, ma aveva fosforo in quantità industriale che, con Meneghin sr., formava la giovane asse play – pivot; Rusconi, il Dodo e non Stefano futuro NBA, alter ego di Ossola e futuro coach varesino nel periodo 2002 – 2004; Paolone Vittori, il “Mona de gorizian” di Rubini, hall of famer italiano dal 2006 ed una delle colonne del Simmenthal e delle due Ignis (Varese e Napoli), poi seguito nelle “scarpette rosse” da Pino Brumatti, Giulio Iellini, Mauro Cerioni, dalla torre Massimo Masini e da “Barabba” Bariviera. Tra gli eroi di quelle sfide, in particolare, due strangers in the night: il “varesino” Raga, a memoria il più grande cestista messicano di tutti i tempi che non andò nell’NBA perché gli Atlanta Hawks non avevano i 35.000 dollari per il buy-out e il “milanese” Art Kenney, newyorkese rosso e cattivo, che se le dava di santa ragione con il Menego. Discorso a parte proprio per il giovane Me-

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neghin, primo italiano presente in un draft NBA (11simo giro, pick 182, scelto da Atlanta), quando gli europei nemmeno entravano nei taccuini degli scout; oggi il Presidente federale è uno dei pochi cestiti presente nelle Hall of Fame di Springfield, FIBA e italiana. L’ultima Coppa, davvero…Italia, fu quella del ’74, la prima della Virtus Bologna, griffata Sinudyne, condotta da due tipi piuttosto strani: in panca un piccolo americano con i capelli lunghi e la chitarra, appena arrivato dal Cile, tale Dan Peterson; in campo, a far danni, Kociss, al secolo John Fultz, padre

del Robert di Teramo. Il pivot di quella sfida con la Snaidero Udine di Giomo e Malagoli non era nero e cattivo ma placido e roccioso, ne mise 19 e si chiama Gigi Serafini, 210 cm, da Casinalbo. Dal ’74 all’84 black out in coppa Italia, ma il cervello di un commissioner come Coccia

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fece volare il basket italiano, primo sport a strutturarsi, nel 1974, con A1 e A2 comunicanti, tanto che Rieti fu addirittura semifinalista partendo dall’A2. La Coppa torna nell’84 con Granarolo Bologna – Indesit Caserta, finale molto criticata dai casertani che furono costretti a giocare, e perdere di soli 2 punti, a piazzale Azzarita, proprio in casa degli avversari, con arbitraggio di Gorlato e Zanon che, a fine gara, non ricevettero…cioccolatini dai campani! A nulla valsero i 22 di Oscar ed i 14 di Lorenzo Carraro al cospetto di Bonamico, Brunamonti, Villalta, VBK (al secolo Van Breda Kolff) e Rolle (noto anche per gli spot in tv delle merendine Kinder). Bologna – sponda Virtus mise così le basi del primato che divide con Treviso (8 titoli a testa), anche se –grazie al successo della Fortitudo del ’98 – è proprio Bologna la basket – city di Coppa. Nella seconda metà degli anni ’80 crescono altre realtà che non tardano ad affacciarsi alla ribalta del basket nazionale, come la Scavolini di Giancarlo Sacco. I pesaresi, nell’85, contro la Ciao Crem Varese del “Barone” Sales ribaltarono, con un 109 – 93, il – 14 di Masnago con una prova strepitosa di Sly Silvester (31) e Zam Fredrick (30), due che oggi continuerebbero a farne 30 a sera e forse anche di più!

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I biancorossi marchigiani furono poi bruciati per due anni consecutivi, sul filo di lana, dalla Simac/Tracer contro cui, oggettivamente, c’era ben poco da fare. Costruita da Little Dan (l’ex capellone con la chitarra di Bologna) sull’asse play – pivot D’Antoni – Meneghin, l’Olimpia aveva guest star come Premier, Bargna, i fratelli Boselli e, alternativamente, prima Schoene e poi Mc Adoo. L’88 fu l’anno del primo trionfo casertano. Sempre a piazzale Azzarita, trasmigrazione oceanica dei supporters bianconeri per un 113 – 100 che fotografa una delle finali più spettacolari di sempre. Con il trio italico delle meraviglie Gentile – Esposito – Dell’Agnello a 63 punti (impensabile per il basket di oggi infarcito di comunitari veri e finti, passaportati, italiani di matrimonio, comunitari e stranieri) e Oscar “Mao santa” a 31, i punti della staffa li mise “Jerry Lewis” al secolo Joe Arlauckas, temporaneo sostituto dell’infortunato Giorgione Glouchkov. Gli anni ’90, quelli delle Final 4 disputate tra Forlì e Bologna (con intrusione di Assago nel ’96), furono, di fatto, un duopolio Bologna

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– Treviso, con lo storico intermezzo di Verona e l’episodica rentree, nel ’96, di Milano, che da allora non ha più vinto. Verona, nel febbraio del 1991, con coach Alberto Bucci, bissò l’anno delle outsider (il tricolore sarebbe finito, unico al Sud, a Caserta). I gialloblù vinsero largamente (97-85) contro la Milano di Riva e Pittis; sugli scudi l’ex Schoene, il roccioso Tim Kempton (20 con 10/10 dalla linea della carità) e il nucleo italiano Moretti – Morandotti – Gianpiero Savio – Dalla Vecchia. Nel ’93, a Forlì, prima, risicatissima, vittoria di Treviso, ovviamente su Bologna. Grande scontro tra due leader ex Jugo, il serbo Danilovic (27, ma in losing effort) e il croato Tony Kukoc (il 2,07 in finale fece però 1/7 da 3), quello che dopo un mondiale juniores devastante spinse i grande Aldo Giordani a coniare il neologismo kukkozia per significare il tiro da 3 dell’airone di Spalato Treviso, con Kukoc volato nella NBA, replicò, l’anno successivo, nel derby veneto con Verona con una vittoria molto larga propiziata da Garland e Stefano Rusconi e fece il threepeat con Big O

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(Orlando Woolridge), Pittis e Naumoski, contro la Trieste di Tonut e Steve Burtt, talento incline ad andare sopra le righe. Al tris di Treviso, seguì l’ultima vittoria di Milano (mamma quanti miliardi di lire/milioni di euro hanno buttato da allora!) ed ancora un tris bolognese, con il primo trionfo, a Casalecchio nel ’98, della Fortitudo di Dominique Wilkins (21 con 8/10 da 2), David Rivers e Carlton Myers. Dal 2000 si cambia: irrompono le Final 8 e la prima, al Pentimele di Reggio Calabria, è della Treviso di Pittis, Marconato e di Highlander Bulleri su Bologna con cui dividerà il predominio del primo quinquennio del nuovo millennio. Al biennio bolognese 2001/2002 della Kinder della futura star degli Spurs Manu Ginobili e del capitano transalpino Antoine Rigaudeau (secondo trofeo al fotofinish sulla nascente Siena), seguì il triennio d’oro della Benetton con in panca Ettore Messina. Nel 2003 batté la Cantù alternativa e sparagnina dei “casertani” Pino Sacripanti e Cristiano Fazzi; l’anno dopo la Scavolini dell’indimenticato Alphonso Ford (top scorer della finale con 31) e

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nel 2005 la Reggio Emilia di Frates di Garris e Mc Pherson. Come back di Napoli nel 2006 con Lynn Greer, Ansu Sesay (18+11 con 7/10 da 2) e Mason Rocca nella prima finale senza squadre del nord contro la Lottomatica Roma di Dejan Bodiroga e David Hawkins. Nel 2007 remake di Treviso su Bologna (determinante, nel 67-65 finale, lo 0/4 ai liberi di Michelori) per una striscia vincente tuttora aperta per i colori bianco – verdi (con Avellino e Siena a seguire). Per la prima volta a trionfare, nel 2008, è l’Irpinia: l’AIR di Boniciolli, Marques Green e dei “casertani” Righetti ed Eric Williams ha la meglio sulla Virtus dell’underrated Pasquali rientrata a pieno titolo nel giro che conta. Il resto è cronaca, più che storia, ed ha un solo marchio: Minucci & Pianigiani, ovvero il regno di Siena. Fra poche ore Pesaro, Cantù, Bologna, Milano, Avellino, Venezia e Sassari sfideranno Siena nel trofeo, all’apparenza, più equilibrato degli ultimi anni del…regno, anche se forte rimane la nostalgia per le emozioni in bianco e nero degli anni ’60.

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d i A l e s s a n d ro d e l l i P a o l i

LET ME ENTERTAIN YOU - FINAL EIGHT

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ccola sta per arrivare. La pausa per le Final Eight di Coppa Italia.

Da molte squadre tanto attesa, un’occasione unica per ricaricare le

batterie e tirare un po’ il fiato visto che, nel periodo natalizio, gli

impegni delle squadre anziché diminuire, sono aumentati incredibilmente

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con il susseguirsi di partite e turni in-

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non brilli particolarmente. Bologna e

frasettimanali.

Pesaro a seguire e rivestire il ruolo di

p a u s a m a non sarà certo un fastidio

lino e Sassari pronte a dare filo d a

S a r a n n o i n otto a non godere della

a n zi , l e e scluse rimarranno a casa a

guardarsi l’evento in tv, mangiandosi

outsider più o meno accreditata, Avel-

torcere a tutti, e la neo promossa Ve-

nezia a chiudere il cerchio delle ma-

l e m a n i i n alcuni casi, e sospirando

gnifiche otto che si sfideranno per la

primo traguardo stagionale.

il secondo della stagione.

p e r i l m ancato raggiungimento del

L o s p e t t a c olo della Coppa Italia sta

per iniziare, tanto per dirla alla Lit -

conquista del primo trofeo del 2012,

”L'Inferno è andato e il Paradiso è qu i. Non è rimasto niente che t u

fiba ma in quel di Torino, nello splen-

debba temere”. Nessuna paura de l l a

s a r a n n o l e note di Robbie Williams,

sono lontani. All’ombra della Mo l e

d id o

Pala

Olimpico,

a

ri suona re

sconf itta, i timori del campion a t o

t al e n t uo s o e versatile lead vocalist

Ant onelliana, si giocherà liberi d a

s c i o l t a l a band, ha saputo costruirsi

dei casi, e con la voglia di divertirsi.

d e i Th a k e That ma che, una volta

pressioni, almeno nella maggior parte

u n a c ar r i e ra da s olista ben pi ù bril -

”Qu esto è il luogo in cui c rescon o i

minò le classifiche negli anni ’90.

si concentrerà in quattro giorni e d

lante di quella della boy band che do-

I l b r an o d el cantautore britannico è

datato 1998 e si intitola “Let Me En-

tertain You”, ‘Divertiti con me’ e po-

t r e b b e e s s ere utilizzato come c laim p e r pu b b l icizzare l’evento che si s v o l g er à nel capoluogo piemontese dal 16 al 19 febbraio.

sentimenti”. Lo spettacolo del basket

una manciata di partite che decre t eranno l’erede del Montepaschi Siena e, mai come quest ’anno, i n cui l a

forza della Mens Sana non è co s ì

schiacciante come il recente passato,

le pretendenti al titolo possono avere

concrete possibilità di vittoria.

”Vieni e canta una canzone diversa”.

”Perciò avanti, divertiti con me. Di-

gruppo e prendersi i favori dei prono-

tevi a lla musica di R obbie Wi llia m s

S i e n a , C antù e Milano a guidare il s ti c i , n o n ostante l’Emporio Armani

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vertiti con me”. E allora abbandonaed alle immagini delle Final Eight.

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L’alf ab eto d i F E B BR B RA I O

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di Vincenzo Centore

F come Final Eight con la Coppa Italia al via giovedì 16 febbraio con il match di apertura tra i detentori della MPS e il Banco Sardegna reduce da 5 vittorie consecutive. I favori per la vittoria della competizione pendono per i campioni d’Italia ma l’insidia della gara unica non consente a Pianigiani di dormire sonni tranquilli… Equilibrio che regna sovrano più che mai nel corso di questa stagione. Addirittura otto squadre sono ristrette alle spalle della capolista Siena nel giro di soli 4 punti e i giochi sono aperti per tutti. Due vittorie o due sconfitte possono portare in Paradiso o all’Inferno. Bremer. L’ennesimo acquisto in corsa di una Milano alla ricerca di una identità e di un cerchio ancora da quadrare. Il play Usa si è dimostrato all’altezza della fama ma solo il tempo dirà se potrà bastare a Milano per condurre un campionato ambizioso come auspicato in sede di pre-season. B come la Bufera abbattutasi sullo Stivale. L’inverno non ha risparmiato alcuno sport. Calendario stravolto nelle leghe minori, ma non ha fatto eccezione lo Spaghetti Circuit che si è visto drasticamente rinviare diverse partite nelle ultime due giornate. Risveglio. Quello dell’Acea Roma che prima del cambio di allenatore sembrava addirittura doversi guardare le spalle. Il buon lavoro di Calvani e due vittorie di cuore e di grinta, grazie anche ad un concreto Clay Tucker, rilanciano le ambizioni dei capitolini ora a 4 punti dalla zona play-off. A di Arrigoni. Il g.m. del miracolo canturino ogni anno scova talenti e porta giovani sconosciuti. Se Cantù gioca alla pari con Barcellona e Maccabi e lotta per le Final Eight di Eurolega c’è tanto merito da parte sua. L’ingaggio di Perkins sarà l’ennesima scommessa vinta? Il finale di partita è una maledizione per Casale Monferrato. Undicesima sconfitta in volata per la Junior a cui non è bastata la scossa delle dimissioni di Crespi per invertire il trend negativo. Sebbene la superstizione abiti altrove, a Casale iniziano a pensare ad ogni genere di scongiuri Ormai non sorprende più nessuno. Andre Smith sta conquistando tutti. Sua la media punti (18,1 a gara) più alta e sua la mano (25 punti) nella preziosissima vittoria esterna di Caserta a Casale Monferrato con il canestro decisivo ad una manciata di secondi dalla sirena conclusiva.

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OVERTIME: ANDREA PECILE

SUNSHINE WORLD di Lilly Mazzone

“Benvenuti nel serenissimo mondo di Sunshine” recita l’introduzione del suo portale www.an-

dreapecile.it, sul quale il Pec si racconta a 360 gradi, a colori. Perché la sua vita, ricchissima di aneddoti, è multicolore come i suoi travestimenti. Come nasce il tuo motto “Stai sereno sempre”?

“Nasce insieme con Giorgio Boscagin durante un ritiro molto lungo della Nazionale. “Stai se-

reno” era una frase ripetevamo con frequenza alla fine di ogni allenamento, dopo la doccia.

A questo invito si rispondeva col “sempre”. In seguito l’ho fatto mio creando t-shirt e utiliz-

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distintamente sia d’inverno sia d’estate”. E’ paron Zorzi a farti esordire a diciotto anni in A1. “Sì. L’anno prima a Gorizia, con Frates allenatore iniziò la mia esperienza tra i professionisti. Il paron decise di puntare su

zandolo come motto nei video registrati per il mio sito”. Andrea Pecile, non solo web site, ma soprattutto cestista soprannominato “Baleta” (in dialetto triestino si legge palla). Inizia a prendere confidenza con la palla arancione all’età di sei anni su suggerimento di 16 febbraio 2012

mamma Patrizia che non voleva sporco di fango su di un campo di calcio. Tutto ha inizio in un oratorio poco distante da casa nella fila della DON BOSCO TRIESTE. Non arriverà mai all’allenamento con meno due ore di anticipo. “Condividevo que-

sta esperienza con un amico. Affianco al campo di basket principale c’era un canestro regolabile, che utilizzavamo per giocare l’uno contro uno. Arrivavamo in oratorio con largo anticipo, ancor prima dei ragazzi che ci precedevano negli allenamenti. Questo accadeva in-

di me sin dal precampionato affidandomi le chiavi della squadra. E’ difficile che oggi possa verificarsi una cosa del genere! La squadra si salvò sul campo ma fallì successivamente vendendo i diritti a Pesaro”. Che significò un viaggio di 1400 km in direzione Sud: destinazione Sicilia? “Non ero pronto a giocare nelle fila della Scavolini. Mi mandarono a fare esperienza a Ragusa, in A2. Di lì a poco arrivò la chiamata

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della Nazionale. L’anno successivo tornai a Pesaro da protagonista”. Perché il trasferimento in Spagna? “L’ultima stagione trascorsa a Pesaro mi aveva svuotato completamente. Avevo avuto grossi problemi con Crespi. Sentii il bisogno di ritrovare la pura passione per il basket. A Granada giocai delle grandi annate divenendone il capitano. Mi fa male pensare che alla fine di quest’anno la squadra scomparirà per problemi economici”. Cos’ha il campionato iberico in più rispetto al basket tricolore? “La capacità e i mezzi giusti per far

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appassionare la gente, molto di più di quanto non accada in Italia, grazie anche a un’importante copertura mediatica. In Spagna, inoltre, sono state realizzate strutture importanti capaci di ospitare fini a dodicimila presenze. Da questo punto di vista l’Italia è rimasta un passo indietro”. La scelta di rientrare in Italia è stata det-

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tata dalla nostalgia? “Semplicemente non avevo ricevuto delle offerte importanti. Ho pensato fosse giusto tornare a casa. Sentivo che la mia esperienza lì era giunta al capolinea”. Discorso Nazionale: cosa ha significato per te? “E’ stato fantastico poter rappresentare l’Italia. E’ stata sicuramente l’esperienza più importante vissuta sui campi di basket, dalla tournée in Cina alla medaglia d’oro vinta ai Giochi del Mediterraneo grazie al mio tiro.

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Mi spiace non essere riuscito ad avere una carriera in azzurro ma di aver vissuto solo spezzoni, importanti, ma solo spezzoni”. Che cosa manca alla Nazionale allenata da Pianigiani per imporsi a livello europeo e Internazionale? “Credo che manchino semplicemente i giocatori perché il livello delle altre Nazionali è mediamente più alto”. Passiamo al campionato di Lega Due. Giocare nella Basket City è sicuramente un’emozione forte, pur non trattandosi della storica Effe. “Le questioni burocratiche legate al marchio della Effe non mi riguardano. Sono orgoglioso di essere il capitano di questa squadra e mi fa piacere che la gente ritrovi nel mio modo di giocare i valori della Fortitudo. La Virtus non basta a Bologna”.

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Che cosa manca alla Conad per risalire la china? Mancano le vittorie in casa. Abbiamo avuto una serie di sfortune: dal calendario, agli infortuni ad altre vicissitudini. Una squadra completamente nuova fa fatica a trovare la continuità in campo in tempi brevi. Quali le candidate al salto di categoria? “Brindisi e Reggio Emilia sono le più attrezzate. Nel play off conterà la condizione fisica e mentale di chi si classificherà tra le migliori otto”.

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Tra un paio di anni la Lega due sparirà per effetto della riforma dei campionati. Cosa ne pensi? “Che sedici squadre nei professionisti con soli cinque giocatori italiani a testa mi sembrano pochini. Spero che la riforma non sposti i sogni dei ragazzini su altri sport piuttosto che sulla pallacanestro”. Quando appenderai le scarpe al chiodo? “Mai. Se non mi firmerà nessuno, lo farà il mio papà che è presidente di una squadra amatoriale che ho fondato io!”

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The Birdman: alla scoperta di Chris Andersen di Francesco Alessi

I n q u es t o n u m ero, la nostra r u b r i c a h a c o me protagonis t a u n p e r s o na ggio che non p a s s a c e r t a m e n t e i n o s s e rv a t o . S i t r a t t a di Chris An dersen, centro di riserva dei Denver Nuggets alla sua decima stagione nella L e g a . L a s u a d i ff i c i l e s t o ria parte da Long Beach, California, dove il nostro v e d e l a l u ce il 7 luglio del 1978. Dopo qua ttro anni, la s u a f a mi g li a, composta dai genitori Claus e Linda e dai d u e f r a t e l l i A p r i l e Ta m i e , s i t r a s f e r is c e a Iola, Texas, 16 febbraio 2012

un luo go molto isolato, sta bilendosi in un terreno, comprato grazie ad un pr es t i t o , n e l q u a l e g l i A n d e rsen sono l’unica famiglia nello spazio di due miglia. Dopo poco tempo Claus lascia moglie e figli portando con sé la residua liquidità del pr estito che avevano ri chiesto e la situazione per mamma (disoccupata) e figli diventa drammatica, anche se fortunatamente dei vicini aiutano la famiglia con i generi di prima n e c e s s i t à . F r a u n a d i ff i -

coltà e l’altra, Linda r i e s c e a crescere i suoi tre figli anche se si vede costr e t ta a mandarli in una casa famiglia a Dallas durante gli anni delle scuole media perché non poteva mantenerli . Con questo tipo di infanzia, tutt’altro che agiata, Chris arriva alla Iola High School e alla fine delle scuole superiori frequenta il Blinn College, do ve g iocherà solamente nel 199 7/98 scrivendo 10 p u n t i e 7,7 rimbalzi di media 48

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nelle 29 gare disputate. Dopo l’università il g i o c a t o r e c a l i f o rniano non viene s ce l t o n e l d r a ft e, per giocare a pallacanestro, deve volare addirittura in Cina per vestire la casacca dei Jiangsu Nangang dove m e t t e r à a r e f e rto 17 punti e 13,5 rimbalzi di media con 2,5 stoppate, diventando peraltro il primo giocatore “born in the USA” a varcare i co n f i n i as i at ici. Al termine di questa esperienza, The Birdman, soprannominato così per via delle sue enormi abilità atletiche che si traducono in schiacciate o stoppate s p et t a c o l ar i , passa ai Fargo Moorhead Beez nella Lega I B A , d o v e g i o c a s e t t e p a rtite scrivendo numeri non e s a l t a n t i . Q u i però arr iva la svolta inattesa perché il primo novembre 2001 Andersen viene scelto alla prima assoluta nel draft dell’NBDL da Fayetteville e dopo soli 20 giorni e app en a 3 p a r t i t e disput ate con addosso la casacca dei Patriots, arriva la chiamata d al l a N B A d ai Denver Nugg et s c h e gl i o ffrono un contratto da 288 mila dollari p er l a s t a g io n e. N e l p r i m o a nno nella Lega, T h e B i r d m a n g i o c a 2 4 p a rtite a 3 punti e altrettanti 16 febbraio 2012

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rimbalzi di media i n 11 mi nuti scarsi di impiego sul parqu et conditi da 1, 2 stoppate; il s uo r endimento mi gliora nelle due stagioni successive confermandolo come un ottimo cambio da 15’ nel s ettore lunghi d ella franchigia del Colorado. Nella terza stagione NBA disputa anche i playoff che vedono Denver soccombere in cinque partite contro Minnesota con il nostro a scrivere 1,2 punti e 2,8 rim balzi in appena 7 minuti di impiego. Nel luglio del 2004 Chris passa a New Orlean s gio cando 99 pa rti te i n due stagioni prima di essere squalificato per due anni dopo esser risultato positivo ad una sostanza proibita. La carriera a questo punto sembra a rischio, ma nel marzo 2008 arriva una nuova chance, ancora in NBA e s empre con New Orl e a n s , d o v e d i s p u t a 5 p a rt i t e . L’ a n n o s u c c e s s i v o l a sua vecchia squadra, Denv e r, g l i o ff r e u n c o n t r a t t o che recita quasi un milione di dollari per una stagione e

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lui torna in Colorado. Questo episodio segna la rinascita di Chris che a quel punto mette tutto quello che ha sul parquet facendo registrare il suo record in carriera di sto p pa te con 2,5 cui aggiu nge a n c h e 6,4 punti e 6,2 rimbal z i p e r gara. A seguito delle sue ottime prestazioni la franchigia biancoazzurra lo firma con un quinquennale a 26 milioni complessivi e lu i c ontinua a stupire con la sua e n e rg i a e l e s u e q u a l i t à d i rimbalzista, intimidatore e straordinario atleta, doti che farebbero comodo a d iverse franchigie. Oggi Chris Andersen ha compiuto 33 anni e continua ad essere un pezzo importante dello scacchiere del team del Colorado anche se l’età comincia a farsi sentire e i suoi minut i, e conseguentemente il suo impatto in campo, diminuiscono di anno in anno; lui però continua a dare sempre il 100% e siamo sicuri che si saprà disimpegnare bene anche nelle sue ultime stagioni NBA, perché, a uno come lui, col suo passato, le motivazioni per dare il massimo non mancano e non mancheranno mai . 49

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di Andrea Ninetti

E siamo finalmente giunti alla vigilia di un appuntamento molto sentito e appassionante come la Final Eight, evento che assegna la coppa Italia attraverso sette partite spalmate in appena quattro giorni, gare senza ritorno che valgono il secondo titolo stagionale dopo la Supercoppa Italiana, trofeo che tradizionalmente apre i battenti del nuovo anno sportivo. Da ormai dodici anni è in vigore l’indovinata formula con otto finaliste e l’Oscar va di diritto alla Benetton Treviso che in ben cinque delle undici finali fin qui disputate, ha chiuso la maratona cestistica di 96 ore sul gradino più alto del podio. Quest’anno i veneti non ci saranno e per la Virtus Bologna, appaiata a quota otto titoli, la ghiotta opportunità di staccare i biancoverdi in vetta all’albo d’oro della manifestazione.

Guardando al dominio quasi incontrastato di Siena negli ultimi tre anni, si è propensi a immaginare un altro monologo biancoverde anche se i balbettamenti fin qui registrati dal preciso motore toscano lasciano aperta la porta della speranza per le altre sette protagoniste. L’appuntamento con la coppa nazionale è un po’ la linea di demarcazione fra la

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prima e la seconda parte di stagione e, la pausa che il campionato si prende, aiuta un po’ le riflessioni e i bilanci di quanto si è visto fin qui. Parlare di campionato anonimo sarebbe riduttivo e fin troppo pesante, ma la stagione ha detto che Siena è ancora la formazione più forte e quadrata dello stivale, forte di innesti di valore in un telaio di campioni che di abdicare proprio non vogliono saperne. Milano, schiacciata sotto la pressione di massicci investimenti estivi, sta ampiamente deludendo le attese della vigilia e, più che guardare alla coppa come un “fastidioso” intermezzo sulla strada della gloria, dovrebbe puntare alla vittoria finale per dare un senso ad una stagione che finora l’ha vista girare troppo ad intermittenza per pensare di ambire con decisione al trono. Se è vero, come è vero, che l’equilibrio quest’anno regna incontrastato, allora non c’è da stupirsi se gli investimenti oculati di Sassari hanno fruttato bel gioco e un clamoroso (ma neanche tanto) secondo posto in classifica, in convivenza proprio con l’Olimpia Milano e la Virtus Bologna, altra nota lieta del torneo che, ne sono sicuro, cancellerà i suoi difetti d’esperienza strada facendo. Queste quattro formazioni animeranno la

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parte alta del tabellone, quella in teoria più dura; pronostici non amo farne ma, se avessi il classico euro da scommettere, direi che la presenza di Siena in finale non è scontata come in passato così come non sarei meravigliato se a contendere il posto per la finalissima ai pluricampioni fosse proprio la “V” nera, che con questo torneo ha un certo feeling, potendo vantare, come detto, ben 8 coccarde tricolori.

L’altro gruppetto di contendenti gode probabilmente di minor credito presso gli addetti ai lavori e proprio per questo c’è da aspettarsi qualche roboante sorpresa. E’ il caso della Reyer Venezia, formazione solida, equilibrata e ben diretta da Andrea Mazzon che, da matricola “poco gradita” in serie A (il suo ripescaggio è stata una delle cause di questo ibrido campionato a 17 squadre), è passata in poco tempo allo status di rivelazione. Il mix di esperienza e tecnica, venuto fuori con l’assemblaggio di tante vecchie conoscenze dei nostri parquet, sta dando frutti insperati con la prospettiva di poter salire ancora più in alto. Ad interrompere i sogni di gloria dei lagunari ci proverà Luca Dalmonte e la sua Pesaro, che già 12 mesi fa stavano per combinare uno scherzetto al Montepaschi; la Scavo Siviglia, definita “ammazza grandi” per le illustri vittime mietute fin qui, ha un buon collettivo che esalta a turno le doti di Jones e White, due fuoriclasse che hanno saputo riaccendere la passione viscerale del caldo pubblico marchigiano.

Sarà una sfida incerta che si deciderà in base a pochi episodi, al pari dell’altro quarto di finale che opporrà Cantù ad Avel-

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lino. La Bennet ha fin ora peccato in quanto a costanza, anche per via di un Eurolega che assorbe ogni energia; la voglia di riprovarci, dopo il “miracolo” sfiorato nella passata edizione è troppo forte per lasciar qualcosa di intentato ma davanti ci sarà una Sidigas che vuol cancellare la brutta sconfitta subita in semifinale della passata edizione proprio per mano dei biancoblu.

Anche per queste sfide la puntata della fiche andrebbe ponderata molto attentamente e credo che la vincente del confronto fra irpini e brianzoli sarà quella che potrà puntare con decisione verso la finale di domenica pomeriggio.

E le altre? Le altre formazioni del campionato, in attesa di lanciare lo sprint per raggiungere i rispettivi obiettivi, si ricaricano e stanno a guardare, un po’ come fanno le stelle di un cielo che non accenna a schiarirsi sulla nostra pallacanestro. Nel consiglio federale di inizio febbraio, infatti, è stata approvata la riforma dei campionati con un piano triennale che punta a strutturare la Legadue in due gironi da 16 formazioni, riducendo ad altrettante partecipanti anche la massima serie.

L’idea, per quanto tardiva, è senza dubbio giusta, un po’ meno il passaggio studiato per arrivarci, con la poco felice idea di ritrovarsi un altro torneo “zoppo” (leggasi ancora a 17 squadre) fra due stagioni, soluzione che ci sembra la classica decisione non drastica, una trovata all’italiana che accontenta probabilmente i club ma non la risorsa più importante di questo sport, i tifosi.

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