BASKETTIAMO MAGAZINE #4 - Marzo 2012

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B A S KE T T IA M O M A G A Z IN E # 4 - 2 3 m a r z o 2 0 1 2

DOUBLE D...IENER


BASKETTIAMO.COM ...il p

www.baske


portale di chi ama il basket!

ettiamo.com


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Ve n t i d i c r i s i s u l l a p a l l a -

superando lo choc per

sibilo della “bora” che

n e t t o n , è Trev i s o. M a

canestro italiana con il

l’addio del gruppo Be-

d i v e n t a s e m p re p i ù f o r t e.

qualcosa si muove anche

mesi le grida disperate

liamo un enorme “in

Con il trascorrere dei

di società in crisi sono

diventate sempre più as-

sortdanti. Si è corso anche il rischio, fortunatamente

scongiurato, di

radiazioni in

corsa. Da Sud a Nord, da Est ad

altrove ed allora formu-

bocca al lupo” per vin-

cere la partita più dif ficile, quella economica. PETRUCCI IN

POLE POSITION

L’ a d d i o a D i n o

Meneghin ov-

vero, se preferite,

Ovest le dif ficoltà eco-

il bye bye dell’attuale

volto, e quasi travolto,

i n e l u t t a b i l e. G i u s t o o i n -

nomiche hanno coin-

alcune società, metten-

done a rischio la soprav-

vivenza. Ora che la corsa vedrà arrivare al tra-

guardo di fine stagione

l’intera pattuglia, c’è bisogno di gettare solide

basi per andare avanti.

La prima ad aver iniziato a programmare il futuro,

Presidente Fip appare

giusto che sia, ormai ap-

pare superfluo e

addirittura stucchevole

d i s c u t e r n e. M o l t o m e g l i o

guardare avanti e capire

chi possa salire sul

p o n t e d i c o m a n d o. N e i

giorni scorsi, un pò a

sorpresa, è spuntata una

candidatura autorevole:

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G i a n n i P e t r u c c i . L’ a t t u a l e Presidente del Coni, in-

terpellato, non si è tirato

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metterla in bacheca è

stata Siena, aggiudican-

dosi così, dopo la Super-

fuori dalla corsa. Se la

coppa, anche il secondo

da Petrucci sbaraglia in

Milano, le rivali più ac-

disponibilità manifestata

partenza la concorrenza. Infatti Petrucci gode

t i t o l o s t a g i o n a l e. C a n t ù e

creditate, non sono riu-

scite a disarcionare i

della stima dell’intero (o

campioni in carica. Lo

voce fuori dal coro è ine-

travolto qualsiasi osta-

quasi perchè qualche

schiacciasassi senese ha

vitabile) movimento;

colo trovasse sulla sua

rebbe di un gradito come

To r i n o h a n n o, i n s e d e d i

anche perchè si tratte-

b a ck . Tu t t i r i c o rd e re t e

che per l’attuale Presi-

dente del Coni sarebbe un ritorno al passato,

avendo già rivestito il

ruolo di numero 1 della

F i p. I n u n m o m e n t o d i d i f -

ficoltà economica e non

solo della nostra palla a

strada. Le Final Eight di

bilancio, aper to la di-

scussione sulla validità

della formula. Conside-

rando le sfide per pochi

intimi del giovedì e del

venerdì, occorre riflet-

tere se non sia il caso di

c a m b i a re. P ro v o c at o r i a -

mente e non solo, lan-

spicchi af fidarsi ad un

ciamo una proposta: tre

varrebbe ad una tripla

retta con 16 partecipanti

“uomo del basket” equi-

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turni ad eliminazione di-

che brucia la retina....

da disputare a settembre;

SIENA, ANCORA TU!

con le partite concen-

A metà febbraio è stata

assegnata la Coppa Italia e, come da pronostico, a

poi a febbraio Final Four

trate in due soli giorni.

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DIRETTORE RESPONSABILE

Hanno collaborato:

CONDIRETTORE

Gianni Corsolini

Sal v a t o r e C a v a l l o And r e a N i n e tttt i REDAZIONE

Vinc Vin c e n zo C en e nt o r e PROGETTO GRAFICO IIta tall R e p o rrtte po er

ww w. b a s k e t ttii a m o.co m o.com redazione@baskettiamo.com

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Francesco Alessi Alessandro Delli Paoli Eugenio Simioli Per le fotografie Ciamillo&Castoria

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SLAM DUNK

Editoriale

a cura di Salvatore Cavallo BORDO CAMPO

Intervista a Travis e Drake Diener

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a cura di Salvatore Cavallo e Andrea Ninetti FOCUS

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L’ALFABETO DI MARZO

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LE FINAL EIGHT IN FOTO

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Scatti imperdibili dell’All Star Game a cura di Vincenzo Centore

UNA CANZONE PER TE “Canzone”

a cura di Alessandro delli Paoli

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TIRI LIBERI

Lucio Monty Dalla

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a cura di Gianni Corsolini MI RITORNI IN MENTE Missing & Losers

a cura di Eugenio Simioli

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OLTREOCEANO

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FINAL FOUR

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a cura di Francesco Alessi Brindisi per il successo in Coppa

a cura di Francesco Alessi TIME OUT

a cura di Andrea Ninetti

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Baskettiamo Magazine è una pubblicazione di:

Per la tua pubblicità su Baskettiamo Magazine scrivi a marketing@baskettiamo.com oppure contatta Arielcom.it tel 0823/354381 Testata giornalistica in attesa di registrazione


BORDO CAMPO

D I E N E R & ACCENDONO


& D I E N E R O LA DINAMO


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Servizio a cura di SALVATORE CAVALLO e ANDREA NINETTI F att o r e D c o me i cugini D ien e r, Tr a v is e Drake. Ma anche come Dinamo, la squadra che sta facendo sognare non solo Sassari ma un’int e r a r e g i o n e . A ff i d a n d os i a l l a m a gica coppia p l a y- g u a r d i a della Dou ble “D...iener”, coach Meo Sacchetti ha costruito una squadra capace, domenica dopo d o m e n ic a , di stupire ed entusiasmare. Ma andiamo a scoprire da vici n o i cu g i n i terribili. C h i è Tr a v i s / D r a k e D i en e r? T R AV I S D I E N E R : « É u n giocatore di pallacanestro, un ragazzo cresciuto a Fond du Lac nel Minnesota in una famiglia molto unita in cu i s i r e s p i r ava pallacanestro. Ho giocato per passione sin da quando ero piccolissimo, la stessa passione che d o p o i l c o l l e g e a M a rquette mi ha portato s i n o a ll ’ N b a . Poi è arrivata la chiam ata da S assari, una sfida a ff a s c i n a n t e e l a p r i m a volta in Europa. Nonostante qualche problema fisico l’esperienza è stata fantastica ed oggi sono ancora qui a rivive r l a ». DRAKE DIENER: «Siamo

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DRAKE

DIENER TRAVIS

cresciuti assieme giocando a basket, nel campetto di casa e nel nostro liceo. Al c ol l e g e io ho giocato per De Paul, ma al mom e nt o d i spiccare il volo, nel 2005, ho avuto un problema fisico che mi ha tenuto fermo ai b o x p e r una stagione intera. È stato Meo Sacchetti, che allora allenava Castelletto in Legadue, a darmi una chance di rientrare. Ho lasciato l ’ A m e r i c a e s o n o a r r ivato in Italia, sono qui da sei anni, ho vinto uno scudetto a Siena ma sono particolarmente felice oggi per aver ritrovato a Sassari coach Sacchetti e i suoi vice Ugo Ducarello e Paolo Citrini, e di poter giocare di nuovo con mio cugino Travis». C i p re s e n t a s u o c u gino? T: « U n s e r i o p r o f e s s i o nista, dotato di grande talento. È da poco diventato padre. Al di là del fatto umano è un piacere giocare di nuovo con lui. Si sarebbe meritato d i pa rt ecipare con me e Easley all’All Star Game di Pesaro, è verament e un o ttimo giocatore. Siamo

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complementari, lui aiuta me ad essere migliore e v i c e v e r s a ». D: «É un piacere avere una persona di famiglia accanto, soprattutto quando per tanto tempo stai lontano da casa. Ci e r a v a mo i n cr o ciati l’anno scorso da avversari q u a n d o i o e r o a Te r a m o , avevamo giocato assieme l’All Star Game. Lui è il regista ideale, ha grande personalità e leadership regalata ad un gruppo solido in cui ognuno fa la sua parte. Presto sarà p a p à» . D a p i c c o l i a v re s t e m a i i m m a g i n a t o d i g i o c a re insieme in una squadra p ro f e s s i o n i s ta? T: « S i a m o c r e s c i u t i a s sieme ma nel basket non si può mai sapere che strada prenderai, ma l’idea di ritrovare Drake con la mia stessa maglia mi ha sempre accompag na t o » . D : « D i c e g i u s t o Tr a v i s .

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Eravamo un team sin da piccolissimi. Fra genitori, parenti e cugini potevamo mettere su una intera squad ra di basket. C i spe ravamo, lo abbiamo fatto» . Quali sono i suoi pregi e difetti in campo e f uori? E d i s uo cugino ? T: « S o n o m o l t o c o m p e t i tivo, gioco sempre per vincere e per questo qualche volta mi arrabbio. Ma s o n o m o l t o a l t r u i s t a , p e rché mi piace mettere i miei compagni nelle condizioni di segnare. Drake è un grande giocatore». D: «Par lo l’italiano molto meglio di Travis – sorride -. Ogni singolo elemento del roster è chiamato a fare la sua parte. Io e Travis facciamo la no stra as sieme a tutti gli altri». C o s a v o r re b b e a v e re d i suo cugino? Sorridono e sostanzialmente rispondono all’unisono : «Lui è lui e io sono

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io, siamo complementari va bene così». In trasferta dormite nella stessa stanz a? Chiaramente entrambi: «Yes». Quale è l’avversario più f o r t e a f f ro n t a t o i n I t a lia? Anche in questo caso la risposta è simile: «N o n c i sono nomi in particolare da fare. Questo è un c a mpionato molto competitivo, lo dimostra la classifica, lo dimostr a n o i risultati che dicono chiaramente che ogni squadra può vincere ovunque e contro chiunque» – apre Tr a v i s c o n D r a k e a c h i u dere. «Ci sono grand i g i ocatori in Lega A, ma o g n i gara ed ogni avversario s o n o u n a s f i d a d i ff i c i l e e affascinante da affrontare. Possibilmente, da vincere» Q u a l è i l s e g re t o d e l l a splendida stagione di

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S a s sari? T: « U n ottimo gruppo che si è adatt a t o alla filosofia del suo allenatore e lavora in un a m biente ideale p e r r e n dere al m a s simo. Stiamo b e n e , g i o c h i a m o bene assieme e ci divertiamo. La tifoseria è super e non ci sono pressioni sulla squadra». D : « Ve r o , è s t a t o f a c i l e a d a t tarsi a questa nuova dimens i o n e . L a s o c i e t à , l o s t a ff e l a squadra lavorano d’insieme e senza tensioni. Giochiamo una pallacanestro che ci piace e fa d i v e r t i r e l a g e n t e . Vi v i a m o tutto passo dopo passo senza p r o cl a mi » .

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difesa. Chiaro che vorremmo giocare i playoff e chiaro che nel caso vorre m m o affrontarli nella posizione migliore p o s sibile. Ma non facciamo calcoli e pensiamo solo e soltanto alla prossima g a r a da giocare». D: «Sino ad ora abbiamo disputato un buo n ca mpionato e la c lassifica dic e ch e a l m o m e n t o s a r e m m o i n z o n a p l a y o ff . L’idea è fare il meglio po ssi bile il p i ù a l u n g o p o s s i b i l e . G i o c a r e i p l a y o ff m a senza essere pressati dall’idea, viverla come abbiamo sempre fatto guardando vicino per provare ad andare lontano » . Il sogn o nel cassetto? T: « L o t e n g o p e r m e , a l t r i m e n t i m a g a r i non si avvera» (ride) e Drake lo segue annuendo Come si vede tra 10 a nni? T: «Mi piacerebbe allenare» D: «Non so in generale, sicuramen t e f elice con la mia famiglia».

D o v e p u ò a r rivare Sassari? T: « N o n l o s o . S o s o l o c h e a b biamo infilato una buona striscia di vittorie, che stiamo giocando bene in attacco ed in

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R A V I S

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I E N E R

Nato a Fond du Lac, “TD” o “Mister T” come amano chiamarlo i fan, ha il basket nel DNA. Ha iniziato a giocare alla tenera età di 3 anni e fin dal periodo della High School ha messo in mostra le sue doti da leader, attitudine che lo ha portato a conquistarsi la menzione d'onore alla Goodrich High School. Dal 2001 al 2005 diventa la punta di diamante della squadra del College Marquette, dove i suoi numeri crescono sino sfiorare i 20 punti con 7 assist per gara. Nel draft del 2005 viene scelto dalla franchigia degli Orlando Magic, squadra con cui gioca le stagioni 2005/2006 e 2006/2007 prima di trasferirsi agli Indiana Pacers. Nella stagione 2009/2010, condizionata da un intervento al piede, Diener passa dai Pacers ai Portland Trail Blazers e, alla fine di quella stagione, approda nel Belpaese firmando per la Dinamo Sassari. Appassionato di golf e di Hip–hop, Travis si definisce allegro, deciso, amante del caldo e del mare: avrà scelto la Sardegna anche per questo?

Diventerà padre fra un paio di mesi, sua moglie italoamericana a breve farà ritorno negli States Recentemente ha dichiarato che quest'estate la moglie potrebbe finalmente ottenere il passaporto italiano. Lui lo otterrebbe poco dopo di riflesso. Ci sono i tempi burocratici da aspettare, ma è una opportunità che lo rende molto felice.

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R A K E

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I E N E R

Nato Di tre mesi più grande del cugino e anch’egli nativo di Fond du Lac, ha frequentato come suo cugino la Goodrich High School, scegliendo in seguito la DePaul University di Chicago. Con l’ateneo dell’Illinois gioca quattro stagioni nella NCAA facendo registrare una media complessiva di 9,8 punti con 28,6 minuti di impiego. Dopo essere stato fermo ai box per un anno in seguito all’insorgere del morbo di Crohn, nel 2006/07 approda in Italia, in Legadue, a Castelletto Ticino, dove gioca 26 partite mettendo a referto 17 punti di media. La stagione seguente fa il suo esordio in Serie A con la maglia di Capo d’Orlando e, dopo 20 partite e 18,2 punti di media, nello stesso anno si trasferisce al Montepaschi Siena, dove disputa 15 gare segnando 9,9 punti per gara vincendo il suo primo (e finora unico) campionato in Italia, giocando anche la F4 di Eurolega. Nell’estate 2008 firma per l’Orlandina ma la radiazione del sodalizio siciliano, conducono Drake ad Avellino; in Irpinia gioca 40 partite fra campionato ed Eurolega, chiudendo entrambe le competizioni con 10 punti di media. Nel 2009 il trasferimento a Teramo, dove si farà notare per il suo tiro dall’arco, specialità nella quale registra una media del 38,4% nelle due stagioni trascorse in Abruzzo. Parla un comprensibile italiano, è diventato padre da 2 mesi ed è sposato. Un vero regolarista del passo sul parquet.


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NAZIONALE ITALIANA Il progetto di rinascita è importante e mira a riproporre Azzurra ad alti livelli; il compito di Simone Pianigiani sarà agevolato dalla definitiva consacrazione di campioni quali Hackett, Melli e Gentile.



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ALL STAR TEAM Il “dream team� del campionato, pur se con qualche defezione di spicco (leggi Marques Green) ha contribuito alla buona riuscita dello spettacolo organizzato a Pesaro, una festa del basket apprezzata da tutti


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AUBREY COLEMAN 1ª parte

Impossibile non notare i costumi sfoggiati dalla guardia

statunitense che ha sfidato

James White per il trono di “Re delle schiacciate”


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AUBREY COLEMAN 2ª parte Nonostante l’ausilio dei superpoteri di Batman e Spiderman, il 25enne di Houston si è arreso nello Slam Dunk Contest, ma ha strappato sicuramente sorrisi e consensi del pubblico



F O C U S


JAMES WHITE “The Flight” bissa il trionfo nella speciale gara e lo fa rendendo omaggio ad Alphonso Ford, indimenticato campione scomparso nel settembre del 2004 a soli 33 anni… chapeau monsieur White!


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L’alfabet o d i MA R Z O

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di Vincenzo Centore

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MEO SACCHETTI - Con 7 vittorie nelle ultime 8 partite il coach pugliese ha portato Sassari a scalare posizioni in graduatoria e ora i playoff sono a portata di mano. Dopo Capo d’Orlando l’ex ala di Varese spopola anche sull’altra isola ed è ad un passo dal miglioare il risultato della regular season della scorsa stagione ALL STAR GAME - Solito successo di pubblico per la partita tra i migliori stranieri del campionato e l’ItalPianigiani. Spettacolo, divertimento e canestri hanno caratterizzato il pomeriggio pesarese davanti ad un pubblico appassionato ed entusiasta per le bombe di Diener e le slam dunk di White. RIFORME - Anche quest’anno la pallacanestro italiana discute sui cambiamenti dei campionati. Tante chiacchiere e discussioni con poche certezze e molta confusione che non fanno il bene della palla a spicchi dello Stivale. Ma il tempo a disposizione sta ormai scadendo: occorre il coraggio di decidere. ZELIG - La famosa trasmissione televisiva è scesa in campo per aiutare il basket e precisamente la Juvecaserta. I conduttori Claudio Bisio e Paola Cortellessi sono stati i primi a registrare un video per sostenere il JCWall, il muro virtuale lanciato dalla società casertana per raccogliere fondi. OSANNATO - Il ritorno di Drazen “Praja” Dalipagic è stato accolto con grande clamore e gioia dai tifosi orogranata. Il ricordo dei mostruosi tabellini dell’ala slava non è affatto sbiadito in Laguna, così come è ancora viva l’immagine dei 70 punti segnati alla Dietor Bologna.

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REP O RT ER DREA M T E A M

Sei un appassionato della palla a spicchi? Ti piace re b b e s c r i v e re a r t i c o l i , re a l i z z a re i n t e r v i s t e ( a u d i o / v i d e o ) , g i r a re f i l m a t i d e l l e p a r t i t e ? A l l o r a non perdere tempo, entra nello spogliatoio, indossa la nos tr a c an o t t a d i R e p o r t e r e s ce nd i s u l p a rq uet c o n i c o l o r i d e l D re a m Te a m d i B a s k e t t i a m o . c o m C e rc h i a m o c o l l a b o r a t o r i d a i p a rq u e t d i t u t t o i l mondo. Entra in contatto con la nostra redazione e p ro p o n i t i s c r i v e n d o c i a l l ’ i n d i r i z z o re p o r t e r @ b a skettiam o . c o m

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F I N A L

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QUARTI DI FINALE

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d i A l e s s a n d ro d e l l i P a o l i

LU C I O D A L L A , I L P L AY P R E S T AT O A L L A “ C A N Z O N E �

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ono un grande playmaker, mi ha fregato l'altezza". Parole di Lucio Dalla, un pezzo di storia della Musica italiana, quella con la 'M' maiuscola, che ci ha lasciati qualche settimana fa.

Parole che esprimevano la sua passione per la pallacanestro. La Virtus Bo-

logna era il suo amore, che lo portava spesso a presenziare alle partite dei

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bianconeri di Bologna con entusias m o e s p or tività. Questa volta, la rubrica musical – cestistica è un omaggio al piccolo-

grande cantautore bolognese, la cui scomparsa improvvisa ha scosso gli

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p u ò r e s t a r e i n d i ff e r e n t e e s e r i m a n e indifferente non è lei”

E chissà con quali versi avrebbe d esc ritto un campionato equilibrato, i n

cui il divario tra il Mo n tepaschi e l e altre si è inesorabilmente ridotto m a

ambienti dello showbiz e, soprat-

c h e , a l m o m e n t o o p p o r t u n o , l a f o r-

apprezzava il talento artistico e lo

centuare. Ed il momento giusto è

t u t t o , l a g ente che l o amava e che ne s t i l e d i v i ta generoso ed altruista.

"Canzone" è uno dei suoi brani di

maggior successo. Un messaggio af-

fidato ad una canzone, appunto, ed indirizzato ad una persona speciale,

per comunicarle che l'amore ed i prop r i s e n t i m enti sono rimasti intatti.

“Canzone cercala se puoi dille che

n o n m i p e r da mai, va' per le strade e

tra la gente diglielo veramente”. E

chissà quale canzone avrebbe dedi-

c a t o L u c i o D alla alla s u a Vir tu s c h e

mazione mensanina è capace di accapitato

qualche

settimana

fa,

q u a n d o u n ’ a r r e m b a n t e E m p o r i o A rmani, ha provato ad avvicinarsi a

Siena ma è stata prontamente ricacciata.

Ci mancheranno i suoi versi e que l l a ironia con la quale affrontava la v i t a

ed il suo lavoro. Ci mancheranno i suoi sketch, come quello di qualche

anno fa in cui simulava di essere il padre di Sasha Danilovic e di aver

insegnato, al talentuoso serbo, la

vola al secondo posto in classifica,

corretta meccanica di tiro.

ziata la stagione, tra mille turbolenze

Stare senza di lei mi uccide”. Ci

s o r p r e nd en temente per come era inie giocatori indisciplinati cacciati

via.

“Star lontano da lei non si vive.

piace pensare che Lucio sarà sem p r e là, legato all’amata pallacanestro,

“Canzone trovala se puoi dille che

nel parterre della Futurshow Statio n ,

tra la gente diglielo veramente, non

carle una ‘canzone’.

l ' a m o e s e lo vuoi va' per le strade e

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LUCIO “MONTY” DALLA

L

di Gianni Corsolini

ucio Dalla è nato a Bologna nel 1943 proprio nel momento del

peggiore bombardamento della città. Nel 1945

la città delle 2

To r r i f u d i c h i a r a t a c i t t à a p e r t a e n o n c i f u r o n o p i ù d e v a s t a n t i

incursioni aeree anche se gli allarmi consigliavano i residenti a cor-

rere nei rifugi. Comunque la ricostruzione, la stessa obbligata coabitazione portarono alla ribalta i valori umani, la solidarietà ed il

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rispetto per le

esempio,

pendentemente

basket

mono-

tempo

libero

persone,

indi-

dal

ceto.

Chissà

perché

Bologna

così

“rossa”

nel

primo

dopo-

guerra

comin-

ciò

a

simpatizzare con

le

varie

cane

dalla

culture

ameri-

let-

teratura, musica

il

Jazz)

alla

(specie ed

in

particolare allo sport.

La

lin-

gua internazionale era

ufficiale

ancora

il

francese eppure

l’inglese

l’onda

simpatie

date

ciava

a

sul-

delle

ricor-

cominsalire

nell’interesse c o l l e t t i v o .

Nello sport, ad

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il

baseball ed il

polizzavano il giovanile.

La

città era tutta per

le

nuove

s p e c i a l i t à a m e r i c a n e .

Sua maestà il

calcio

era

protagonista in regione. Ad esempio

nei

primi anni 50 il

Bologna

Baseball vinse il campionato nazionale.

Il

basket che non aveva

ancora

inaugurato

il

suo “Madison”,

il

lora

basket,

pallacane-

stro, si giocava in città in ogni

cortile, magari

il famoso Pala

di

aveva

pionati

Dozza

non

impianti

e addirittura la

Serie A giocava nella

vecchia

Sala Borsa. Ma

al-

fianco

alle

macerie. I camstici

scolaerano

seguitissimi

e

naturalmente le

partite si svol-

gevano

quasi

l’aperto.

Bene

sempre

al-

in quel periodo assieme berto

a

Ro-

Bonetti,

nipote del parroco di S.Maria

della Carità, in via

(quella

S.Felice

Fortitudo)

della

or-

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amatoriale

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li

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gazze

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berta per le ragazze.

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nuto queste abi-

tudini. Il tutto

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quindi

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arrivò

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dei

protagonisti migliori,

sia

giocatori che allenatori o proprietari non negò mai, se libero da impegni, la sua presenza a qualsiasi manifestazione baskettara. Resterà

memorabile l’intervista di Gianni Ippoliti sulla Rai da Parigi durante i Campionati Europei. Lui era una star dell’Olimpia ma si prestò volentieri a parlare della sua passione per la pallacanestro.

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MISSING & LOSERS Quando mi è stato chiesto un “pezzo” sul basket d’antan che oggi, purtroppo, non c’è più, ho pensato, quasi automaticamente, di prendere spunto dall’attualità. In questo periodo si sprecano, infatti, i pronostici su quante e quali squadre potranno iscriversi al prossimo campionato di serie A; la recente riforma decisa dalla FIP, con la A composta da sedici squadre, pare possa andare persino “larga” all’attuale panorama dell’italico basket. Rischiano, infatti, di non avere futuro società dal recente passato glorioso, come Avellino, Teramo, Cremona e Montegranaro e si è preconizzato, addirittura, il crack-bis della JuveCaserta, tricolore nel ’91 e semifinalista solo due anni fa. La sorte di queste formazioni sembra un dejà vù di situazioni che hanno colpito piazze importanti del nostro sport; le società “scomparse” sono purtroppo tantissime: ci sono città molto grandi come Milano (sponda Pallacanestro), Napoli, Torino, Firenze, Genova e Cagliari, ma anche realtà storiche che pulsano basket come Livorno, Rieti, Udine, Trieste e centri appassionati come Reggio Calabria, Ferrara, Desio, Pescara, Chieti e Pordenone, ma l’elenco potrebbe continuare all’infinito. Ovviamente ricordare tutti è impossibile, ho pensato quindi di “incrociare” due locuzioni non proprio positive, missing e loser, restringendo il target a tre realtà che, in diverse epoche storiche, hanno subito l’onta/dramma della scomparsa dopo una stagione perdente seguita ad

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anni di grandi soddisfazioni: Cagliari, Desio e Rieti.

Campionato ’69-’70: siamo in piena dittatura Ignis; i gialloblù di Nikolic perdono una sola partita (73 – 76 a Milano con il Simmenthal) e vincono il torneo, a mani basse, con sei punti su Milano. Fanalino di coda finisce il Brill Cagliari che di gare ne vince solo tre (con Virtus Bologna, Gorizia e Napoli), e retrocede insieme alla Splugen Brau Gorizia con uno dei peggiori record della storia. In Sardegna impazza la GiggiRriva – mania: “Rombo di Tuono” è il re dell’Isola, leader del Cagliari del “filosofo” Manlio Scopigno che vince il tricolore con Albertosi, il ”mitico” Niccolai (stopper recordman di autoreti nel nostro calcio), Domenghini e Cera. Nello stesso anno l’U.S. Cagliari

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targato Brill (figlia dell’Olimpia) “assaggia” la A di basket. Dopo aver vinto lo spareggio di B con Brindisi, i sardi firmano l’ala-pivot Greg Howard, un 2.06 uscito da New Mexico, decima scelta assoluta di Phoenix nel draft del 1970, davanti a gente come Calvin Murphy, Tiny Archibald e Dan Issel che avrebbe fatto la storia della NBA. Forte era forte, ma affiancato a giocatori che stelle non erano come Pedrazzini, Albanese e soci, ad Howard non riesce l’impresa di salvare Cagliari. Con la caparbietà tipica dei sardi, l’U.S. ritorna a galla due anni dopo e rimane nella massima serie fino al ’78. Il “fortino” è il PalaRockefeller – una bella struttura da circa 2700 spettatori (negli anni d’oro spesso si superavano i 4.000), tra le più “calde” di quel periodo – che il co-

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mune di Cagliari aveva edificato per dare una casa agli “eroi” del Brill: su tutti la ditta De Rossi (ex All’Onestà) – Ferello (argentino tra gli mvp di quegli anni); il tosto Mario Vascellari, il bomber Geremia “Jerry” Giroldi (un mancino che se fosse esistito il tiro da 3, ora troveremmo sicuramente al top delle classifiche marcatori), l’estroso Henry Ward (pick n. 99 per Cleveland nel ’75 che ha sfiorato la doppia cifra tra ABA e NBA) ed il mastodontico Steve Puidokas, un “pivottone” di 210 cm, scelto al 3° giro del ’77 da Washington, buono come il pane, stroncato a soli 39 anni da un infarto nella sua casa di Cagliari, che aveva scelto come buen retiro post-basket. La star che segna l’epopea isolana è l’angelo biondo John Sutter, un’ala alta 2,05 da Tulane University che, nelle 94 gare con Cagliari, fattura bottini incredibili (secondo nella classifica dei cannonieri del ’74 a soli 11 punti dal “cannibale” Bob Morse) con un carrier high di 52 punti (senza bombe…)

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nella stagione 74/75. La miglior annata biancorossa è il 1977: settimo posto con un 2 – 0 al Gira Bologna negli spareggi dopo un quinto posto in regular season ed un terzo nella poule scudetto a soli due punti dalle semifinali. Sutter si conferma cannoniere (terzo a 28,4, sempre senza bombe); De Rossi smazza 3,2 assist per gara e Ferello tira con il 55,3% da 2. L’anno dopo, nel ’78, il Brill dell’immenso Puidokas (22,6 + 12,8) finisce ottavo in regular, ma una formula penalizzante e lo spareggio perso a Livorno con la Mecap Vigevano spediscono i sardi in A2. Penultima in A2 nel ’79, l’Acentro Cagliari viene ripescata, ma, l’anno seguente, non riesce ad evitare la retrocessione in B che ne decreta la definitiva scomparsa. L’ultimo USA fu Rowland Garrett, ala da ben 263 gare in NBA (a 11 di media) con Chicago, Cleveland e Milwaukee. Da allora Cagliari, schiacciata dal calcio, non è più riuscita a riemergere ed ora

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vivacchia in DNC.

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Desio, nel suo piccolo, ha un record di cui certamente non può andar fiera: è infatti l’unica squadra di A ad aver concluso un campionato senza vittorie, 0 – 30! Accadde nella stag i o n e 1989/90, la squadra griffata Irge fu g u i d a t a prima da Claudio Bardini e poi da Stefano Bizzosi. Nata nel 1965, a cavallo degli anni 80/90 Desio ebbe il suo momento di celebrità sfruttando la localizzazione geografica che le consentì di attrarre e firmare giocatori che gravitavano tra Cantù, Varese e Milano. Vent’anni dopo, l’Aurora colse l’A2 con il casertano Virginio Bernardi coach e supermanager in nuce (non aveva ancora fondato le sue società di consulenza…). Quinta nell’86, con il marchio Filanto approdò nella massima serie nell’87 bruciando sul filo di lana l’Alfasprint Napoli.

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Nell’88, nonostante un roster non disprezzabile, anche se corto, i brianzoli finiscono penultimi a due punti da Napoli e Firenze. I leader di quella Irge erano Claudio Crippa, play con tanto fosforo, poi campione d’Italia e d’Europa con Bologna, ed oggi dirigente e scout europeo degli Spurs; Gigio Mentasti, ex Varese, tiratore scelto; sul perimetro svariavano il compianto Denis Innocentin (che aveva contribuito a scrivere la storia di Cantù) e l’altro “canturino” Lorenzo Charles subentrato a Ben Poquette, un centro con oltre 700 gare in NBA. Una sola stagione di purgatorio e la Irge, affidata al Professor Guerrieri, riconquista la massima serie. Artefici della promozione, oltre al confermato Mentasti, i giovani Capone e Coldebella insieme all’ex varesino Bechini, a Pino Motta (l’ex marito della giornalista – conduttrice Antonella Clerici), a Codevilla ed alla coppia USA Mc Nealy e Lingenfelter (che aveva rilevato Poquette). Il Professore lascia Desio per Torino e l’Aurora è affidata al giovanissimo Claudio Bardini. Bardini, già

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retrocesso dall’A1 nell’83 con Mestre, aveva portato la sua Udine in A prima di essere esonerato, e cercava a Desio l’occasione per rilanciarsi. Il roster fu costruito in relativa economia: via Mentasti, Capone, Coldebella e i due USA della promozione, Bardini partì con Ken Johnson e Mike Gibson, americani dal buon pedigree. Johnson, ala di 2,03, dopo gli anni di UCLA e Michigan State, era stato se-

prima di essere rilevato da Ray Tolbert, bizzosa ala in fase calante anche per problemi extracestistici. Campione NCAA nell’81 con l’Indiana di Bobby Knight, Tolbert aveva alle spalle anche 261 partite in una mezza dozzina di team NBA (Nets, Sonics, Pistons, Knicks, Lakers e Hawks). Gibson, ala grande di 2,07, era stato seconda scelta di Washington nell’82 e dopo due anni non esaltanti spesi

conda scelta di Chicago nell’85 prima di essere inserito in una trade con Seattle che lo portò ad esordire a Portland dove produsse 4 punti in circa 13’ per gara. In Brianza giocò solo 5 partite (con 18+11 di media)

nella Capitale e a Detroit, scelse la carriera europea firmando per la Torino di Guerrieri nel 1984. In Piemonte il nativo di Williamsburg aveva avuto una buona stagione, pienamente confermata, nelle prime 5

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gare, a Desio (23,2+11,6 in 40’). La Desio del ’90 era però destinata ad entrare nella storia (negativa) del nostro basket; le scelte erano condizionate dalla mancanza di liquidità, così, dopo dodici gare senza vittorie e con un roster stravolto, Bardini abbandonò. Non poté fare meglio Stefano Bizzosi che, addirittura, finì la stagione senza gli USA, Codevilla e Christian Mayer e con uno 0 – 18 che ne segnò la carriera. Ovviamente retrocessa, Desio provò a ribaltare un trend che la condusse, sommersa da un passivo letale, all’inesorabile scomparsa nel 1994 dopo qualche stagione in A2. Dalle sue ceneri nacque una società che, nel ’96, rilevò i diritti di B2 di Bergamo e l’anno dopo quelli di B1 di Cremona, ma fu un fuoco di paglia: nel ’98 Desio rinunciò alla B1 per ripartire dalla Promozione con i giovani locali. Oggi vivacchia nelle minors, non ha più ambizioni di basket di vertice, ma resterà nella storia per quell’indimenticabile 0 – 30! Su Rieti si potrebbe scrivere un libro a parte; il basket locale ha un’importanza in-

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versamente proporzionale alla grandezza della cittadina sabina visto che i 48.000 reatini hanno mangiato, da sempre, pane e…basket! La prima squadra, allestita negli anni Trenta, colse due piazzamenti nel campionato italiano giovani fascisti; di quella formazione facevano parte, tra gli altri, i fratelli Angelo, Mario e Gino Sebastiani, uccisi dai nazisti nel 1944; proprio per onorare la loro memoria, nel ’46, fu fondata l’A.M.G. Sebastiani (dalle iniziali dei tre fratelli). Dopo lo spareggio di Milano perso, nel ’71, contro la Moretti Chieti – il match è ricordato anche per il “calore” e le “intemperanze” dei trenta reatini finite nella pagine di cronaca nera (evidentemente prodromi di quello che sarebbe accaduto anche in seguito…) – la Snia-Sebastiani si rifece l’anno dopo centrando la promozione in serie B (l’attuale Legadue) bruciando la forte Juve Caserta di Gavagnin e Maggetti. Nel ’73 Rieti colse addirittura la serie A, ma fu costretta a giocare le gare interne al PalaEur in quanto il suo impianto era inadeguato in rapporto al ben noto “calore” dei suoi tifosi.

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La gara decisiva con Napoli si giocò però in un PalaTiziano gremito da oltre 2.000 reatini e Lauriski e Gennari misero i canestri dell’82 – 74 che condannarono Napoli, Udine e Bologna agli spareggi di Genova che decretarono la retrocessione della “F scudata”. Nel 74/75 la Brina Rieti di Dado Lombardi tornò a casa (65 – 62 alla Siena di Cardaioli nell’opening del Campoloniano) e perdendo, tra le mura amiche, solo con le grandi finì settima, salvandosi nella off season. Vittori sostituì Lombardi in panchina, ma fu costretto a lasciare il timone a Pentassuglia che non riuscì però ad evitare la retrocessione in A2 di un gruppo ormai logoro pressato dai ragazzini Brunamonti, Sanesi e Zampolini.

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Nel ’78 l’Althea del compianto maxi – Penta scrisse la storia: vinse l’A2 ed arrivò alle semifinali scudetto (cogliendo il miglior risultato all time per un team di A2), perdendo solo alla “bella” da Varese (con 83 – 77 a Masnago), ma regolando 2 – 0 Cantù nella “finalina” per il terzo posto assoluto che valeva la qualificazione alla Korac. La squadra era un meccanismo perfetto trascinata dai “vecchi” Cerioni e Marisi, dagli ormai golden boy Bruna e Zampolini e da due marpioni come Cliff Meely e Willie Sojourner, che producevano oltre 42 punti, più di 20 rimbalzi e 5/6 stoppate a partita, risultando incontenibili in fase offensiva ed insuperabili in difesa. In pieno boom, l’anno dopo, Rieti colse il sesto pick in regular season, fece fuori nuovamente la Cantù di Marzorati (ancora 2 – 0), ma i sogni sabini si infransero contro la super Virtus Bologna, poi campione d’Italia di Kreso Cosic, Villalta, Driscoll, Bertolotti e Ca-

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glieris. In Europa Rieti fu meravigliosa e si arrese solo al Partizan Belgrado nella finale – beffa del Pionir. Nell’80 Cantù si vendica violando nella “bella” dei quarti il Campoloniano 75 – 74 con un ragazzino promettente di nome…Antonello Riva. Per Rieti la sconfitta è però meno amara perché nella storica notte di Liegi arriva il suo unico, ma immenso, successo: 76 – 71 al Cibona Zagabria in finale di Korac. Il basket di vertice diventa un giocattolo che una piccola cittadina come Rieti non può permettersi, per risanare il bilancio partono Zampolini e Brunamonti, non viene confermato lo “zio” Willie ed inizia il lento inesorabile declino. Si arriva così all’82/83, Rieti, targata Binova, parte con il compianto John Mc Millen in panca ed è costretta a scegliere la linea verde: i leader sono Sanesi e Blasetti, da Bologna arrivano tre giovani nella trade per Bruna (Ferro, Daniele e Pedretti) e i due USA sono Tony Zeno e Wayne Sappleton. Dopo undici sconfitte consecutive Melillo rileva Mc Millen ed a febbraio dell’83 lascia anche lo storico presidente Milardi.

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Dopo la gara con il Billy di Peterson – vinta in modo ro-

cambolesco dei meneghini – una invasione di campo costa tre giornate di squalifica al Campoloniano; qualche mese dopo l’arbitro Gorlato decreta la fine anticipata del match interno con Brescia immaginando una nuova invasione e Rieti rischia addirittura l’esclusione dalla seria A per motivi “disciplinari”. I sabini sono “graziati” dalla Giudicante e si arriva così al triste epilogo di una disgraziata stagione: il bilancio finale 2 – 28, con vittorie colte solo ai danni della

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Fortitudo, a Bologna, ed in casa con Mestre, è tra i peggiori nella storia del basket italico. I sabini vivacchiano in A2 fino alla stagione 87/88, anno in cui la Sebastiani disputa l’ultimo torneo di A2: il 2 aprile 1988 (contro Rimini) la Dentigomma saluta il professionismo e si avvia verso un periodo buio segnato anche dalla scomparsa di Pentassuglia, lo storico corpulento coach dei trionfi. Dopo tredici anni di B1 e B2 e varie acquisizioni di titoli sportivi, Rieti con la denominazione “nuova Sebastiani” riesce a cogliere la promozione in Legadue battendo Trapani nella finalina di recupero. Nel 2007 riesce addirittura a bruciare Caserta e Rimini accedendo alla A. La società di Papalia balla un paio di stagioni ancora, poi si trasferisce a Napoli e come è andata lo sappiamo tutti…

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C J WAT S O N : D A L TA G L I O DI REGGIO EMILIA ALLA FINALE DI CONFERENCE di Francesco Alessi Il cammino per diven-

ria finale, rimanendo

di una contender NBA.

venti minuti ad allac-

Las Vegas, la capitale

tare un giocatore impor-

sul parquet per oltre

sacrificio e non bisogna

ciata di scarpe e an-

del divertimento, dove il

cifra. La sua carriera

il 17 Aprile del 1984. Fi-

tante è fatto di sudore e

mai abbattersi, in nessun caso. Lo sa bene il

dando a punti in doppia

La sua storia parte da

nostro vede i suoi natali

backup di Derrick Rose,

però non è costellata

Akeem Watson Jr., che

qualche anno fa sem-

Kashif e Vonyetta e, da

derlo

prannome CJ da suo

all’anagrafe

Charles

oggi riveste un ruolo

importante nei Bulls,

seri candidati alla vitto-

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solo di luci e appena

brava impossibile venei

panni

di

riserva del playmaker

glio di Charles e Cathy,

Watson ha due fratelli,

bambino, riceve il so-

padre. Non si tratta del

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suo unico nomignolo però dato che la sorella lo soprannomina Quiet Storm, letteralmente traducibile come ”la tempesta calma”. Parlando di pallacanestro, i primi passi significativi li compie alla Bishop Gorman High School, per poi approdare al college, dove veste la maglia dei Tennessee Volunteers. Il primo anno di università lo vede scrivere le seguenti cifre: 9,1 punti, 5,5 assist e 4,2 rimbalzi in 36 minuti scarsi sul parquet, buone cifre ma decisamente migliorabili. Detto uguale fatto e la seconda annata lo vede

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segnare 11,5 punti con la soddisfazione della prima doppia “doppia” in carriera (11+13 rimbalzi contro Vaderbilt). L’anno da senior è il migliore con 15,3 punti a partita e la gioia dell’ingresso nel secondo quintetto della SouthEastern Conference. Le belle notizie però non finiscono qui e nel caso specifico ci riferiamo al fatto che alla fine dei quattro anni di ateneo, CJ si classifica al secondo posto di tutti i tempi dell’università di Tennessee per assist e palle rubate e al sesto gradino nella percen-

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tuale di tiro da oltre l’arco dei tre punti. Nonostante l’eccellente cammino con i Volunteers, CJ non viene scelto al draft NBA del 2006 e dopo aver preso parte alla Summer League con il roster dei San Antonio Spurs, si trasferisce nella nostra penisola approdando alla Bipop Carire Reggio Emilia. L’esperienza nello stivale non è però positiva e lo porta velocemente al taglio; infatti, Watson raggiunge la doppia cifra solamente 6 volte nelle 17 partite disputate con 27 punti complessivi nelle ultime 6 appari-

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zioni e un’enorme nostalgia degli Stati Uniti, un magone troppo difficile da superare. Tuttavia CJ non torna immediatamente a casa e chiude la stagione in Grecia, nelle fila del Paok Salonicco, con cui disputa 5 partite scrivendo 7,4 punti e 2,2 assist di media. L’anno successivo, il nostro ritenta la carta NBA partecipando nuovamente alla Summer League con gli Spurs e più tardi partecipando al training camp di Charlotte. Nonostante i suoi buoni propositi, non riesce a entrare nel roster dei Bobcats ed entra nella D – League, la lega di sviluppo americana, giocando per i Rio Grande Valley Vipers, che lo scelgono alla quinta assoluta e con cui mette insieme le notevoli cifre di 26,4 punti, 5,3 rimbalzi e il medesimo numero di assist, il tutto in 38 minuti trascorsi in campo. A questo punto arriva la tanto agognata chiamata dal piano superiore, precisamente dalla California con i Golden State Warriors che gli offrono un decadale, poi un altro ancora e infine lo firmano per la tutta la stagione. CJ, nelle 32 gare giocate, risponde con 3,7 punti in 11,5 minuti. In seguito disputerà altre due stagioni a Oakland arrivando

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a scrivere, nella terza annata, 10,3 punti, 2,8 assist, 2,6 rimbalzi e 1,6 rubate a serata. Dopo 174 gare con i Warriors, l’ex Reggio Emilia viene ceduto ai Chicago

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Bulls in un sign and trade nel luglio del 2010 e dopo una regular season che i Bulls chiudono con un record di 62 – 20 è tempo di giocare la post season, la prima per

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il nostro protagonista che ha chiuso la sua stagione regolare con le cifre di 4,9 punti e 2,3 assist di media in 13,3 minuti disputando tutte le 82 gare previste dal calendario. Per i Bulls è pronta la sfida contro Indiana, chiusa sul 4 – 1 con Watson poco incisivo. Subito dopo è il turno di Atlanta, battuta 4 – 2, e nella serie Watson si fa notare soprattutto per gli 8 punti totalizzati in gara 3. L’avversario successivo è Miami, che risulta troppo forte per i Bulls i quali, dopo aver vinto la prima, perdono le successive quattro sfide andando in vacanza anticipatamente. CJ gioca poco nei playoff ma è comunque una pedina importante e ciò lo dimostra l’utilizzo dell’attuale annata con un impiego aumentato notevolmente rispetto alla scorsa stagione. Chicago quest’anno è forse la prima scelta in fatto di contender e CJ è il play di riserva dietro a un certo Derrick Rose. Mettiamola così: passare dal taglio di Reggio Emilia alla finale di Conference, magari sognando l’anello anche in questa stagione non deve essere poi così male.

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di Andrea Ninetti

La due giorni barese, che ha incoronato Brin-

disi come regina di coppa, ha fornito emozioni e sprazzi di bel gioco degni di una Final Four nella quale i pronostici della vigilia sono stati

parzialmente disattesi. Ci riferiamo ovvia-

mente alla Givova Scafati, vincitrice annunciata della manifestazione che ha invece

fallito l’accesso alla finale per mano di una Fi-

leni Jesi capace di vincere la sfida con i cam-

pani due volte nell’arco dei quaranta minuti, prima dominando grazie ad un monumentale

Maggioli e alla forza mentale di un gruppo che ha in McConnell e Hoover altre due importanti

certezze, poi indovinando la giocata decisiva a meno di un secondo dalla fine, una tripla

che ha capovolto definitivamente un punteg-

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gio che aveva preso ad altalenare negli ultimi secondi di una semifinale di rara intensità. I ragazzi di coach Griccoli

hanno pagato un approccio totalmente sbagliato, fornendo comunque ampia dimostrazione del loro carattere nel ria-

prire una sfida che sembrava già persa; un segnale forte, valido soprattutto per l’imminente rush finale in campionato,

un monito alle rivali per la promozione in serie A per quello che si annuncia come il play off più equilibrato ed infuocato degli ultimi anni.

Chi invece non ha deluso le aspettative è stata l’Enel Brindisi, vincitrice della manifestazione, che ha assolto piena-

mente il compito che le si affidava alla vigilia. I pugliesi, sostenuti da quasi 2000 tifosi, hanno praticamente giocato in casa soffrendo il giusto nell’atto conclusivo con Jesi dopo aver liquidato in semifinale, non senza qualche patema, una

Tezenis Verona che ha reso la vita difficile alla pattuglia di Piero Bucchi. Gli scaligeri hanno compensato l’evidente

gap sotto i tabelloni mantenendo le redini della partita fin quando hanno saputo giocare di squadra. Nei minuti conclusivi i singoli hanno poi tentato di pescare il jolly ed è lì che è uscita fuori la maggior levatura dei biancoblu, bravi a

far valere la propria organizzazione. Anche nella finalissima dove il margine accumulato nei primi minuti si è rivelato

talmente sostanzioso da render vano il colpo di coda dei marchigiani, svegliatisi troppo tardi per poter realizzare il

sogno di alzare la coppa al cielo di Bari.

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“minuto di sospensione”

preso coscienza della malattia

più breve del solito e

manciata di giorni dal suo ses-

di questo numero sarà

vuole essere un po’ speciale,

che lo ha poi sconfitto ad una santaquattresimo compleanno,

diverso da tutti gli altri. Mi

Enzo

raccoglimento, dedicato ad un

fino alla fine, con quanta più

verrebbe da definirlo minuto di

grande personaggio della nostra

pallacanestro,

un

uomo

speciale, appunto, che se ne è

andato mese. Sto

all’inizio

ovviamente

di

questo

parlando

aveva

immaginato

di

“uscire dal parquet” lottando energia

potesse

profondere,

così come aveva sempre fatto

nel suo lavoro.

La sua lunga carriera, cominciata oltre vent’anni fa in quel

di

di Pavia, ha toccato, negli anni

quel triste palcoscenico che è

giori realtà del nostro basket

Enzo Lefebre, congedatosi da

successivi, alcune fra le mag-

la vita dopo una lunga battaglia

come Milano, Bologna, sponda

dal lontano 2001, quando aveva

i n f i n e Tr e v i s o . I n o g n u na d i

col male. Probabilmente, fin

23 marzo 2012

O

Vi r t u s m a a n c h e F o r t i t u d o , e d

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B

A

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A

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.

C

queste piazze, e non solo, il

suoi ultimi grandi colpi come

competenza cestistica saranno

F o u r d i E u r o c u p n e l 2 0 11 o l a

suo sorriso, la sua carica e difficili da dimenticare, così

come indelebile resta la sua

impronta in termini di marke-

l’organizzazione

della

Final

scelta di affidare ad Alexandar Djordjevic, suo pupillo fin dai

tempi in cui Sasha impazzava

ting, un settore dove era diven-

sul parquet, la guida tecnica

massimi esponenti internazio-

nell’anno forse più complicato

tato,

negli

anni,

uno

dei

nali.

Diversi i successi collezionati, quasi

Korac

superfluo

ricordare

conquistata

con

la

Mike

D’Antoni in panchina nella sua

Milano, gli scudetti vinti a Bo-

logna, in bianconero al fianco di Alfredo Cazzola ed Ettore

Messina e poi con la “F scudata” di Giorgio Seragnoli e

Charlie Recalcati. Motivo d’or-

goglio per tutto il nostro movi-

della prima squadra trevigiana

vissuto alla Ghirada negli ultimi due decenni, visto l’in-

certo

futuro

che

attende

la

p a l l a c a n e st r o a Tr e v i s o do p o

l’annunciato addio della famiglia Benetton.

In un momento in cui il nostro movimento conosce da vicino

la crisi, economica e di idee, viene

a

mancare

una

delle

menti illuminate, un uomo che

con le sue intuizioni si è reso

mento deve essere il doveroso

artefice dei trionfi, intesi a

ad uno dei suoi fondatori, un

le sue creature; vittorie che

l’omaggio reso dall’Eurolega semplice ma significativo minuto di raccoglimento prima delle gare dei playoff 2012 per ricordare,

ancora

una

volta,

tutto tondo, a cui sono giunte sono state frutto soprattutto di quell’importantissimo

lavoro

che si svolge quotidianamente dietro la scrivania, magari poco

l’uomo a cui si devono idee

visibile ma in grado di rendere

g u e ” d i Tr e v i s o , p u n t o d i r i -

campo se portato avanti nella

acute come la “Summer Leatrovo estivo per gli operatori di

mercato. Nella città veneta i

23 marzo 2012

O

poi

possibili

i

successi

del

maniera giusta, alla maniera di Enzo, tanto per intenderci.

61

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