BASKETTIAMO MAGAZINE #6 - Giugno 2012

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B A S KE T T IA M O M A G A Z IN E # 6 - 8 g i u g n o 2 0 1 2

L ’ U LT I M O MAGO IL GONDOLIERE

KEYDREN CLARK

ELENA “LEBRON” DELLE DONNE


BASKETTIAMO.COM ...il p

www.baske


portale di chi ama il basket!

ettiamo.com


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Atto finale del campio-

cile perché Siena ha di-

pete, dunque, la sf ida

volta, di saper tirare fuori

n at o : S i e n a – M i l a n o. S i r i tricolore tra senesi e me-

mostrato, ancora una

l’asso dalla manica e, so-

neghini. Potremmo dire:

prattutto quando è spalle

parte è così perché in

schiato il fondo del barile

p ro n o s t i c o r i s p e t t at o. I n molti avrebbero scommesso su questo atto

finale per la corsa scu-

d e t t o. M a ch i ha seguito le

vicende della

stagione sa che

il percorso, per en-

trambe le contendenti, è stato impervio, pieno di

ostacoli abilmente supe-

rati. Ora, tuttavia, la pal-

lacanestro italiana chiede a Milano, sì proprio a

qull’Olimpia tanto

al muro, ha sempre ra-

p e r r i p a r t i re. A l l e F i n a l Eight di febbraio

scorso Siena ha

ristabilito i valori in campo, ma da allora

Milano ha im-

parato la lezione

ed è cresciuta.

S E R G I O S C A R I O LO

È la fiducia nel coach ita-

liano, ma soprattutto nel

commissario tecnico della

Spagna, a buttare benzina

sul fuoco dell’entusiasmo

m i l a n e s e. S e rg i o S c a r i o l o

“odiata” negli anni dei

è l’uomo nuovo, il vero

l’egemonia di Minucci,

molto più dei tanti gioca-

successi, di porre fine alPianigiani e di tutta la

b a n d s e n e s e. N o n s a r à f a -

“fattore” di questa f inale,

tori in maglia Olimpia. Il

tecnico milanese non ti-

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rerà il coniglio fuori dal

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D i e n e r. V e n e z i a , i n v e c e ,

cilindro, ma in questa f i-

ha piazzato l’armadio Wil-

i frutti del lavoro di un’in-

lagunari hanno così ripor-

nale proverà a raccogliere

t e r a s t a g i o n e . L’ a p p r o c c i o

mentale di Mancinelli e

compagni sarà finalmente diverso perché la pre-

senza di Scariolo (con il

suo palmares) in panchina

li farà scendere sul par-

quet con la mentalità vinc e n t e.

M E R C AT O : S U B I T O S A S -

liams nell’area colorata. I

tato in Italia il lungo ame-

ricano, nato in Germania e

con passapor to bulgaro,

assicurandosi il classico

“ t o t e m ” . Va re s e, i n t a n t o,

ha detto adddio a Charlie

Recalcati, af fidando la

panchina (per un biennio)

a Frank Vitucci. Ma siamo

solo ai primi fuochi di ar-

SARI E VENEZIA

t i c i f i o.

teranno per proseguire la

Mentre la Legabasket

Mentre Siena e Milano lot-

BA S K E T A M E Z Z O G I O R N O

“dittatura” da un par te,

prova ad alzare la voce,

dall’altra, il mercato ini-

La7, rea di aver spostato

per ribaltare il “governo”

zia a muovere i primi

passi. A recitare subito

un ruolo importante sono

S a s s a r i e Ve n e z i a , l e d u e

più belle sorprese di ques t a s t a g i o n e. I s a rd i , a l l’indomani

dell’eliminazione playof f, hanno messo a segno un doppio colpo, confer-

mando la “cousins band”,

i cugini Travis e Drake

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ma neanche troppo, con

le partite su La7d le di-

rette delle par tite, si af-

faccia l’ipotesi

S p o r t I t a l i a . L’ e m i t t e n t e

sportiva starebbe valu-

tando di trasmettere una

partita alle 12 della dome-

nica... vuoi vedere che il

tanto vituperato orario

domenicale non era poi

così brutto per fare cane-

stro?

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DIRETTORE RESPONSABILE

Hanno collaborato:

CONDIRETTORE

Alessandro Delli Paoli

Salvatore Cavallo Andrea Ninetti N inetti REDAZIONE

Vincenzo Vincen zo Centore PROGETTO GRAFICO ItalRe porter ItalReporter

www.baskettiamo.com redazione@baskettiamo.com

Francesco Alessi Francesca Mei

Eugenio Simioli Per le fotografie Ciamillo&Castoria

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Baskettiamo Magazine è una pubblicazione di:

Per la tua pubblicitĂ su Baskettiamo Magazine scrivi a marketing@baskettiamo.com oppure contatta Arielcom.it tel 0823/354381 Testata giornalistica in attesa di registrazione


ANDREA BARGNANI PERSONAGGI

MAGIE DA NBA

Nel 1985, quando in Italia la pallacanestro era riassu mibile nelle gesta di alcuni grandi campioni fra i quali C a r r o l , D ’ A n t oni, Frederick Fred erick e Oscar, sognare che ch e un giocatore europeo, e ancor di più italiano, potesse vi vere d a p rro o t a go nista rican o era un da goni sta il campionato ame americano p o ’ c o m e i m magin are che fo sse possibile a ndare m ag inare fosse anda re ad ad abitare sulla luna. Sul finire di quell’anno, a Roma, v e n i v a a l l a l u ce Andrea Bargnani, omo che, di lì a Ba rgnani, l’u l’uomo v e n t u n ’ a n n i , qu el so gno vrebbe coronato per dav quel sog no l’a l’avrebbe v e r o , i s p i r a n d o le nuove enerazioni n uove g gen era zi oni d dii ragazzini rag azzi ni nati c o n l ’ a m o r e p er la pa pallla la a spicchi e un miraggio chia m a t o N B A , u n pianeta utt’ora gibile, pi anet a ttu tt’ora non raggiun raggiungib ile, ma r e s o p i ù v i c i n o sia o svilu ppo si a dall dallo svilup po dei d ei mezzi me zzi di comu co mu nicazione che ne hanno favorito la veicolazione verso i giovanissimi, sia grazie alle imprese sportive di a tl e ti n o n sta tunitensi che, come Andrea, hanno lavo r a t o sso o d o p e r arrivare nell’Olimpo sket. ne ll’Ol impo de dell ba basket. Questo ragazzone di 2.13, fiore all’occhiello della Stella Azzurra di Roberto Castellano, brucia presto le t a p p e e d o p o una dida un a splen splendid a stagione in B2 con i ne r o s t e l l a t i , v o l a a Tr e v i s o n e l l ’ i n d i ff e r e n z a ( o m e g l i o , nd incompetenza) d ell b a s k e t c a p i t o l i n o , f o r t e m en de no e ntt e v o l u t o d a E t t o r e Messina che lo lancia lanc ia in prima squadra c o n o t t im ltati . Dopo app ena tre anni, il “Mago”, i mi r i s u ultati. a ppena soprannome coniato dal compagno di squadra Riccardo Pittis, si cuce sul petto lo scudetto sotto la guida tecnica di David Blatt e il suo talento cristallino non sfugge agli attenti scout d’oltre oceano, dove s b a r c a i n m a g lia Raptors ta R apto rs come prima pr ima scelta assolu asso luta del draft 2006, primo italiano ed europeo a fregiarsi di u n s i m i l e o n o re re.. M a A n d r e a , n onostan te il succes so, è rimasto un ra successo, gazzo semplice che, lontano dal parquet, ama il relax e i viaggi nonché mantenersi in contatto con i suoi numerosissimi tifosi attraverso l’uso dei nuovi media, una specialità nella quale egli stesso dichiara però di d o v e r a n c o r a migliorare. migl iorare.

di Andrea Ninetti



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““To To r o nto è

u n a c i t ttà à che ti

of f r e v e r ame nte a men te ttu u t t o e d in più

c 'è ' è u n a comunità c omunità i t a li l i ana

gi ca ” g i ga g a n t es esca”

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Si è da poco concluso il

per la squadra?

una stagione particolare

nale sono soddisfatto del

suo sesto anno fra i PRO,

“Dal punto di vista perso-

caratterizzata da impegni

mio

stellata, purtroppo, da di-

troppo poche) che ho gio-

che campionato è stato,

formare ad un livello che

ancor più ravvicinati e coversi contrattempi fisici: sia a livello personale che

nelle

campionato partite

perché

(purtroppo

cato, sono riuscito a per-

non avevo mai raggiunto


“Nella “Nel la N b a è v e r a -

m ente tu tt o p e r f e tt mente t to t to o:: non m en mii v iie ne i n

mente o l a co sa m ente u n a s so c os c he c a m b ie che i er e i ”

prima. Dal punto di vista della squadra

nità italiana gigantesca”.

sono soddisfatto per i miglioramenti in

Lei ha ancora un contratto lungo con i

mente deluso per i mancati playoff”.

nenziale in questi ultimi anni, esiste la

difesa e per il nuovo coach, ma ovvia-

Che città è Toronto e quanto ha impiegato per abituarsi al loro stile di vita e

vincere la nostalgia dell'Italia?

Raptors ma, data la sua crescita espopossibilità di cambiare aria e magari approdare in una BIG che le permetta di lot-

tare finalmente per l'anello?

“A Toronto mi sono trovato bene sin dal

“Il contratto scadrà nell’estate del 2015.

veramente tutto ed in più c'è una comu-

contento di Toronto e voglio portare la

primo momento, è una città che ti offre

In questo momento non ci penso, sono


“D u r a n t e lla a s ta t a g i o ne ne

st s to a c a s a c o n l a m i a

fid a n z a ta fida t a e m i r i la s s o ,

du r a n t e l 'e ' es stt a t e i n ve v ec e

m e molto” mii pi p i ac a c e v i a g g ia i a rre

squadra ai playoff”.

tifosi; li utilizza con frequenza?

nato, non deve essere poi così tanto;

migliorare perché i miei tifosi mi scri-

Il tempo libero, con i ritmi del campio-

come si diverte Andrea Bargnani lontano dal parquet?

“Li utilizzo, ma non con frequenza. Devo

vono numerosissimi su Twitter e Face-

book quindi voglio cercare di rispondere

“Durante la stagione sto a casa con la

a tutti”.

l'estate invece mi piace viaggiare molto”.

un ingranaggio impeccabile, soprattutto

mia fidanzata e mi rilasso, durante I social network, uno strumento sempre

più in voga per comunicare con amici e

Dall'esterno la NBA appare davvero come

se paragonato alla nostra Serie A: visto

dall'interno, è realmente un sistema così


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perfetto?

preferendo puntare su un

è veramente forte”.

fetto: non mi viene in

di elementi stranieri dal

un rapporto speciale per

“Eh si, è veramente per-

impressionante

numero

mente una sola cosa che

rendimento tutt'altro che

Lei, Gallinari e Belinelli

st'autolesionismo?

cambierei”.

protagonisti in campo,

Ettore Messina come assistant coach ai Lakers; il

basket italiano è quindi capace di produrre talenti straordinari, eppure, da qualche anno, ha smesso

di credere in sé stesso,

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esaltante:

perché

que-

“E' una cosa che succede

Bargnani e la Nazionale, uno dei giocatori più rappresentativi del nostro Paese: cosa manca al

gruppo azzurro per com-

da molto tempo e i risul-

petere con le altre grandi

italiani

mondiale?

tati sono che i giovani faticano

ad

uscire. L'unico lato positivo è che se un italiano

riesce a farsi spazio tra gli stranieri, vuol dire che

del panorama europeo e

“Credo solo un po' di

esperienza. Quello d'Eu-

ropa è un campionato molto

competitivo

e

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quindi non basta il talento, ma anche ingranaggi di squadra che

si costruiscono nel tempo, la Spagna è un valido esempio”.

Durante il lockout, in Italia erano

insistenti le voci riguardanti un suo possibile approdo alla Virtus

Roma, seppur con contratto a gettone: quanto c'era di vero in quelle indiscrezioni scorso?

di

fine

ottobre

“Nulla, avrei giocato in Europa solo se la stagione fosse stata del tutto cancellata”.

Si dice che da piccolo volesse fare

il benzinaio o addirittua “il venditore d'acqua” ed è un bene che

non sia andata così. Da grande in-

vece come immagina il suo futuro?

“Purtroppo sono già grande!”

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F O C U S


BO MC CALEB Dopo aver steso Varese e Sassari con disarmante semplicità , McCalebb e soci si preparano alla battaglia finale per la conquista del 6° titolo consecutivo, un risultato che aprirebbe le porte della storia


F O C U S


MILANO - PESARO L'Olimpia si è aggiudicata una semifinale dal sapore antico. Contro una Pesaro da applausi, gli affani non sono mancati ma ha prevalso Milano con una profondità di roster che mette i brividi persino a Siena


F O C U S

SIMONE PIANIGIANI "Il vincente" si prepara a una finale scudetto fra le più equilibrate degli ultimi anni; questa volta Milano è costruita per vincere, come ha ripetutamente asserito il coach senese. Sarà solo pre-tattica ?



F O C U S


SERGIO SCARIOLO Ingaggiato con l'obiettivo di costruire nel tempo una squadra vincente, il coach centra la finale per il titolo al 1째 colpo. A lui (e ai suoi ragazzi) il compito arduo, ma non impossibile, di giungere almeno a gara 5


D O N N E

&

C A N E S T R I

ELENA DELLE DONNE

L

di Francesca Mei

a chiamano la LeBron James del basket femminile americano, ma la sua storia è stata paragonata a quella di Larry Bird, quando il Celtic cambiò Università per tornare a casa della quale sentiva la mancanza. La realtà è che Elena Delle Donne, oggi al top delle giocatrici americane NCAA, dopo un momento di crisi capì che non poteva stare lontana dalla sorella “Lizzie”, più grande di lei di tre anni, nata autistica, non vedente e sorda, costretta a trascorrere la maggior parte della sua vita su un letto dopo aver subito ben trenta operazioni. Fu così che, dopo due giorni all'Università

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del Connecticut dove aveva vinto una borsa di studio, decise di tornare a casa, a Delaware, vicino Newark, per stare con la famiglia, prendendosi una pausa dal basket e dedicandosi alla pallavolo dove, anche qui, per una stagione, ha fatto faville. “Lei – ha detto Elena della sorella Elizabeth - è la mia ispirazione, il mio angelo, il mio motivo di vita e mi dà la carica per fare sempre meglio su un campo da basket. Se sul campo da basket lotto su ogni pallone, è perché vedo come sta lottando lei nella vita di tutti i giorni. Lei non può vedere, non po' sentire, percepisce la mia presenza solo dall'odore e dagli abbracci. E' l'unico modo che abbiamo per comuni24


LA “LEBRON JAMES” IN ROSA

care. Non può usare email o skype. Quindi per me è fondamentale poterla vedere, avere con lei un contatto fisico. E il suo sorriso quando sa che sono vicino a lei e quando ci regaliamo un abbraccio, è tutto quello di cui ho bisogno. E' la cosa più importante della mia vita. Non posso stare senza”. Oltre ad avere un talento naturale e un dono di famiglia (suo padre Ernie ha giocato a basket alla Columbia University, suo fratello Gene è stato quarterback alla Duke, sua nonna materna una buona nuotatrice), Delle Donne trova così la sua ispirazione cestistica anche e soprattutto nell'amore per la sorella. Elena, nata nel 1989, alta 1.96 gioca nel 8 giugno 2012

ruolo di ala ma può benissimo essere una guardia. E' lei la stella di Delaware e ora anche della nazionale USA junior. La scorsa estate ha guidato la nazionale statunitense all'oro nei giochi mondiali universitari che si sono svolti in Cina, mettendo a segno una media di quasi 16 punti a gara, 8.5 rimbalzi e 3 assist. E' una perfezionista, una che si alza alle sei del mattino per correre, fare poi pesi e quindi allenarsi su un campo da pallacanestro. Sin dall'età di sette anni giocava con maschi più grandi di lei di 3. E già da molto giovane era considerata la migliore giocatrice del Paese. Nella sua seppur ancora breve carriera ha ricevuto ogni tipo di riconoscimento, ha vinto tre titoli di 25


Stato, è stata la numero uno nell'high school, detiene il record di tiri liberi (80 di fila), è stata la prima studentessa dell'Ursuline Academy a varcare la soglia dei 2000 punti segnati, soglia ampiamente superata proprio lo scorso mese di febbraio quando in una singola gara ha registrato 42 punti. Giocare a basket è sempre stata la sua

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passione. E tutto, con la palla a spicchi nelle mani, le è sempre riuscito bene. Ad un certo punto della sua vita però, ha iniziato a chiedersi se era il basket che avrebbe davvero voluto fare. Non si divertiva più. Non capiva se quello che stava facendo lo faceva perché lo voleva davvero fare o perché erano gli altri ad avere aspetta-

tive su di lei. Nella stagione 2007-2008 vinse una borsa di studio per andare all'Università del Connecticut. Ma i suoi pensieri e i suoi dubbi continuavano ad alimentare la sua mente. Così, ad agosto, dopo soli due giorni di Università, decise di tornare a casa e di prendersi un po' di tempo, di staccare dalla pallacanestro per ca-

pire se effettivamente le sarebbe mancata o meno. Tornata a Delaware si dedicò al volley, facendo scintille anche in questo sport. Era tornata a stare vicino alla sua famiglia, a vedere la sua Lizzie, e questo più di ogni altra cosa le ridiede serenità. Il papà Ernie capì che era arrivato il momento per provare a invitarla a ricominciare a guar-

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dare le gare di basket in TV. Pian piano Elena si riavvicinò così a questo sport. E un giorno di febbraio del 2009 ecco che la sua allenatrice Tina Martin si vede arrivare inaspettatamente un sms da Elena:

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“Aprite la palestra stasera?”. E prima ancora che la ragazza potesse cambiare idea, la sua coach diede istruzioni per rendere il campo immediatamente disponibile. “E' stata una sensazione bellissima ri-

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prendere in mano la palla da basket”, disse allora Elena. E' così che riprese ad allenarsi a basket. Lo fece inizialmente in gran segreto, la sera tardi, dopo aver salutato le sue compagne ed essersi assicurata di essere rimasta sola. Probabilmente solo il custode sapeva dei suoi segreti allenamenti notturni. In primavera decise di lasciare il volley per tornare al basket per la stagione 2009-2010. Al ritorno sul parquet,

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ha subito fatto la differenza: 27.5 punti di media a partita e leading scorer nazionale. Fino al trionfo, la scorsa estate della sua nazionale di Mondiali in Cina. Questa è Elena Delle Donne, la LeBron James al femminile. Sogna le Olimpiadi di Rio 2016, ma intanto a Delaware, da quando lei è tornata a calpestare il parquet, il pubblico è aumentato di quasi l'80% con una media di oltre 3000 spettatori a gara.

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B O R D O

C A M P O :

K E Y D R E N

C L A R K

IL GONDOLIERE DI VENEZIA

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di Salvatore Cavallo o n l asciatevi ingannare dal l’altezza, appena 1,73, non propriamente d a c e -

stista di Keydren Clark. Anzi preoccupatevi quando ha il pallone tra le mani perchè il pericolo è dietro l’angolo come hanno scoperto in questa

s t a g i o n e l a maggior parte delle difese di Lega A. I quasi 15 punti a partita co n di t i

d a 3 a s s is t d i m e d i a s o n o s t a t i , i n f a t t i , u n o d e i s e g r e t i d i Ve n e z i a , p i a c e v o l e s o r-

p res a de l c ampionato di Lega A. Ma Keydren da due stagioni è divenuto il “go nd o l i er e ” d i Ve nezia, conducendo la Reyer prima alla promozione in Lega A quin d i a l

7 ° po s t o i n r egular se ason e poi alla sfida nei playoff Milano di quest’anno.

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D o p o l’ esperienza a Pesaro ha la-

È vero che con Mazz on ha un fee-

i n G rec ia: perché due anni fa ha

“Abbiamo lo stesso rapporto che

s c i a t o l ’ I t a l i a a n d a n d o a g i o c a re

d ec i s o di tornare nel Bel Paese?

“ S o n o t o r n a t o i n I t a l i a p e rc h é è

ling speciale?

ogni gi ocatore vorrebbe avere con

i l p ro p r i o c oa c h i n s t a u r a t o g r a z i e

u n ' o t t i ma realtà cestistica ed il li -

a più anni trascorsi assieme”.

alto”.

tra la Lega italiana e quella

vello di competitività qui è molto

Q u a n t o è stato importa nte coach

M az z o n nella su a s celta?

“ M o l t o p e rc h é h o g i o c a t o p e r l u i

Quali sono le maggiori d ifferenze greca?

“ L a d i f f e re n z a p r i n c i p a l e è c h e i l

campionato greco è più fisico e un

i n G re c i a e a b b i a m o t a g l i a t o t r a -

po' meno rapido”.

c on t i nu a re a fare”.

splendida stagione di Venez ia?

guardi importanti co sì come voglio

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Q u a l e è s t a t o i l s e g re t o d e l l a

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“La chimica di squadra.

“Naturalmente

dra ha una buona chi-

guito all'altra”.

O g n i v ol t a che una squa-

mica

si

possono

b uo n e c o s e ”.

f a re

Chi è stato l’uomo più d e c i s i v o p er la Reyer?

“Non ce n'è uno più importante di altri. La nos t r a f o r z a è stata proprio

q u e l l a d i e s s e re t u t t i i m portanti,

ciascuno

m o d o p ro p r i o”.

a

Quale è stato il successo

più bello di quest’anno?

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b a t t e re

Siena e Cantù una di seIl momento più difficile?

“L'ultima parte di stagione ”.

Era possibile fare di più

nella serie playoff con Milano?

“ S i , è s e m p re p o s s i b i l e

f a re m e g l i o e n o i d o b b i a m o i m p a r a re d a q u e l l'esperienza”.

C hi vince lo scudett o?

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“Siena”.

E l’Ane llo?

“ M i a m i H e a t , s o l o p e rché sono un fan di Wad e

e L e b ro n ) ! M a g l i S p u r s hanno

grande

comunque

vincere”.

opportunità

una

di

C h e p ro g r a m m i h a p e r il prossimo anno?

“Ovviamente confido di t o r n a re a Ve n e z i a a n c h e

s e l ' u l t i m a p a ro l a s p e t t a sempre alla società” .

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REP O RT E R D REA M T E A M

Sei un appa ssionato della palla a spicchi? Ti piace re b b e s c r i v e re a r t i c o l i , re a l i z z a re i n t e r v i s t e ( a u d i o / v i d e o ) , g i r a re f i l m a t i d e l l e p a r t i t e ? A l l o r a non perdere tempo, entra nello spogliatoio, indossa la nos tr a c an o t t a d i R e p o r t e r e s ce nd i s u l p a rq uet c o n i c o l o r i d e l D re a m Te a m d i B a s k e t t i a m o . c o m C e rc h i a m o c o l l a b o r a t o r i d a i p a rq u e t d i t u t t o i l mondo. Entra in contatto con la nostra redazione e p ro p o n i t i s c r i v e n d o c i a l l ’ i n d i r i z z o re p o r t e r @ b a ske tt iam o .co m

Are you a b a s k e t b a l l f a n ? Wou l d y o u l i k e t o w r ite articles, conduct interviews (audio / video), making mo v ie s o f g a m e s ? S o , d o n ’ t w a s t e t i m e , e n t ers the lock e r roo m , w e a r i n g o u r re p o rt er s j e r s e y a nd get on the cou rt with the c olors of the Dream Team B a s k e t t i a m o . c o m We a re l o o k i n g f o r re p o r t e r s f ro m p a rq u e t t h ro u g h o u t t h e w o r l d . G e t i n t o u c h with our editorial and write a mail to reporte r @ b a s k e t t i a m o . c o m 8 giugno 2012

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e u r O LY M P I A C O S di Andrea Ninetti

La Final Four che ognuno spera di poter vedere almeno una volta nella vita,

ma che mai riesce ad immaginarla così bella, snocciola un copione da far

invidia ad Alfred Hitchcock e incorona la formazione apparentemente più

debole di questo gran ballo d’Europa, un gruppo capace di sbarazzarsi delle

t r e “ s o r e l l a s t r e ” e t o r n a r e c o s ì s u l t r o n o d e l Ve c c h i o C o n t i n e n t e a q u i n d i c i anni di distanza dal primo titolo conquistato a Roma.

La formazione di Dusan Ivkovic si è tolta la soddisfazione di far fuori il fa-

voritissimo Barcellona in semifinale, al termine di un confronto vissuto sem-

pre sulla linea del peccato mortale e risolto, nei minuti finali, da un Dorsey

prepotente a rimbalzo mentre Spanoulis si aggiudicava il duello stellare con

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campioni in carica, avevano abdicato mano

poche

del

ore

prima

temibilissimo

per

Cska

M o s c a d i Te o d o s i c e K i r i l e n k o ;

anche questa semifinale aveva

offerto brividi e pathos ai quindicimila

tifosi

presenti

sugli

spalti della Sinan Erdem Arena, un turbinio di emozioni dalla

palla a due fino alla sirena finale, con i russi bravi a ricucire

un passivo di 4 punti accumulato ad un paio di giri di lancette

“Re” Juan Carlo Navarro. A dispetto

di quanto auspicato alla vigilia però, la finalissima non vedeva andare in

scena il derby greco visto che gli

“odiati”

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cugini

del

Panathinaikos,

dal termine.

L’ a t t o c o n c l u s i v o , s v i l u p p a t o s i f r a

palle perse, percentuali deficitarie

ed uno spettacolo complessivamente poco consono al livello tecnico delle

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contendenti, si accendeva

grazie all’ex di turno, quel

Te o d o s i c c h e , s f r u t t a n d o i l tiro

pesante,

scavava

il

primo solco in dirittura d’arrivo

Stessa

del

primo

musica

tempo.

anche

nel

terzo parziale, con Kirilenko

e Shved a condurre le danze

sotto lo sguardo attonito dei

numerosi supporters giunti

dal Pireo; quando il Cska

passava mentalmente ai festeggiamenti,

forte

clamoroso

+19,

panikolau

e

i

di

un

bianco-

rossi, spinti dal cuore di PaPrintezis,

piazzavano un break di 14 –

0 che riapriva sorprendente-

mente

i

giochi.

Te n s i o n e

tangibile sui volti dei protagonisti, i

russi avvertivano il fiato sul collo e

la paura di quel che stava per succedere ne minava la residua lucidità. Lo stillicidio del fallo sistematico e i

due errori dalla lunetta dell’esperto

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Siskauskas sul 61 – 60, regalavano

l’ultima preghiera agli ellenici: Spanoulis creava, Printezis raccoglieva

l’assist e insaccava a meno di un secondo dalla sirena. Che inizino le

danze, Cenerentola è diventata Regina!

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B R U M AT T I - J U R A , BOMBER DELLA MILANO CHE NON C’E’ PIU’

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’ultimo derby del basket, il FortitudoVirtus che ha infiammato la basket-city italiana, è purtroppo, da qualche anno, solo un nostalgico amarcord. Oltre alle stracittadine bolognesi e livornesi (tra Libertas e Pallacanestro), c’è stato un periodo – di oltre quindici anni – in cui anche sotto la Madonnina si trepidava per due squadre che incarna-

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vano, però, filosofie e culture diverse: l’Olimpia (ora Armani) e la Pallacanestro che oggi vivacchia nelle minors (ultimo avvistamento nella C regionale). Tra gli alfieri di quell’era del basket meneghino, due giocatori – diversi nel ruolo, nel carattere e nella mano con cui accarezzavano l’arancia – hanno segnato gli anni ’70 sulle avverse sponde

con il comune “vizietto” del canestro facile: Pino Brumatti e Chuck Jura. Brumatti, scomparso improvvisamente il 21 gennaio 2011 a soli sessantadue anni, era una guardia di quelle toste. Oggi con i “2” che superano frequentemente i due metri e con i suoi 190 cm, avrebbe forse avuto qualche difficoltà nel pitturato ad attaccare il canestro, ma

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l’avrebbe di certo superata facilmente con grinta e cuore (proprio quello che lo ha tradito) che erano la sua griffe. Il suo era uno stile di gioco potremmo dire sturm und drang, impeto e assalto, con un arresto e jump-shot mortifero, come ha scritto il grande Eleni, vera e propria “poesia in movimento”. Isontino di Gorizia, cresciuto alla scuola del run and jump di Jim Mc Gregor, Brumatti è tuttora il 14simo marcatore all time del basket italiano con ben

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8.755 punti realizzati, nonostante abbia potuto sfruttare il tiro da tre (ne ha messi la miseria di 26 a fronte dei 2590 da due) solo sul finale di una carriera che lo ha visto calcare i parquet del grande basket per ben 21 stagioni

con 620 presenze in A che gli sono valse la gioia della Basket Hall of Fame italiana nel 2010. Ha calzato le mitiche “Scarpette rosse” nel decennio 1967-77 portando a casa scudetto e Coppa Italia, nel ’72, bruciando, in

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entrambe le occasioni Varese. In Europa ha vinto tre Coppe delle Coppe: nel ‘71 contro lo Spartak Leningrado; nel ‘72 contro la Stella Rossa Belgrado 7470 e nel ‘76 contro i francesi del Tours. Con Milano ha subito anche l’onta

dell’A2, riemergendo nel ’77. Brumatti era un vincente, anche se non ha vinto quanto avrebbe meritato (se si pensa che Carraretto di scudetti ne ha vinti cinque…); per questo Sandro Gamba lo chiamò a Torino (dove insieme colsero la promozione in A) e Dadone Lombardi a Reggio Emilia (altra promozione in A). Nel suo palmares anche la promozione con Verona in A2. E’ stato azzurro 102 volte, segnando però solo 564 punti perché non era tra i pupilli del “Ministro della Difesa” Giancarlo Primo; ha comunque partecipato alle Olimpiadi tragiche del ‘72 a Monaco ed a quelle infauste del ‘76 a Montreal, oltre che a due Europei nel ’69 a Napoli e nel ’73 a Barcellona. Brumatti era uno di quei

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giocatori che infiammava il pubblico, non come il freddo Morse, né il ragionieristico ing. Marzorati, ma uno di quelli che arringava la folla che, a sua volta,

lo ricaricava a mille. Cesare Rubini, suo mentore al Simmenthal, lo definì “l’ultimo dei miei eroi”, benché il Principe di assi ne avesse già visti tanti e nonostante le sfide, spesso perdenti, con la stor-

ica rivale Ignis Varese. La sua esperienza dirigenziale non è stata felice, probabilmente proprio per il suo “carattere” che gli impediva di fare da yes man al ricco scemo di turno. Al basket, o meglio a David Londero – play/guardia e bandiera di Reggio Emilia – ha

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donato la figlia Elisa. In quegli anni, al Palalido, al “Pino Pino” dei tifosi dell’Olimpia per Brumatti, faceva da contraltare il “lotta Jura senza

paura” che, mutu-

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per caricare il proprio idolo Charles “Chuck” Jura, lo “Sceriffo del Nebraska” (che, in realtà, era la professione del padre) che veniva da Colum-

bus, in Nebraska ap-

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niero (mi viene in mente solo il rapporto tra Oscar e Caserta) come quello vissuto da Jura ed i suoi “fedeli” che si erano identificati a tal punto in lui che,

dopo la scomparsa della propria squadra, organizzavano trasferte in pullman nel Canton

Ticino per seguire l’esilio svizzero del loro mito. Ancor oggi Jura, più che il cognome di un cestista, è

ato dallo slogan delle proteste di piazza sessantottine, divenne il coro che i fans della Pallacanestro urlavano, rabbiosamente,

punto, da una famiglia di origine boema. Raramente si è registrato un connubio così intenso tra una tifoseria ed un giocatore stra-

l’incarnazione dell’ideale sportivo di una tifoseria, al punto che Stefano Olivari, un giornalista sportivo, ha fondato su Facebook il gruppo “Lotta Jura”. Jura fu terza scelta, nel ’72, dei Chicago Bulls che però aveva tutti contratti nocut e potevo offrirgli solo dei

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decadali, così approdò in Italia chiamato dal “Barone” Riccardo Sales che lo volle nella sua Mobilquattro al posto di Dennis Grey. Con Jura iniziò l’epopea della (ex) seconda squadra milanese che, sponsorizzata Xerox e con il Professor Dido Guerrieri in panca, arrivò addirittura ad imporre la propria supremazia sui cugini nobili dell’Olimpia negli anni dal ‘75 al ‘78. Gli annosi problemi di budget non consentirono mai al management di via Monreale di allestire un roster da titolo, anche se con i fratelli Gergati, Geremia “Jerry” Giroldi e Toto Rodà i caldi sup-

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porters della Pallacanestro si tolsero non poche soddisfazioni. Dare palla sotto a Jura era come sottoscrivere i Bund tedeschi di oggi: due punti sicuri! Pivot mancino di 206 cm, aveva un gran gioco spalle a canestro con un repertorio di finte smisurato ed una velocità che lo rendevano immarcabile per gli statici pari ruolo dell’epoca, oltre ad un tiro che era una sentenza di Cassazione. Nei sette anni milanesi, dominò per tre stagioni consecutive, in piena dittaturaMorse, la classifica dei cannonieri tra il ’75 ed il ‘78 (a 33,2; 32,9 e 30,2 di media e non i 18/19 di

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oggi…) con un carrier high italiano di 52 punti in un Mobilquattro-Sinudyne Bologna del ‘74-’75. Oggi è il quarto realizzatore assoluto del nostro campionato, con ben 9.870 punti, alle spalle solo di Riva, Oscar e Myers che hanno però potuto sfruttare il tiro dall’arco per rimpinguare i propri bottini. Nel ’79 la Pallacanestro targata Isolabella chiuse i battenti ed i diritti finirono a Caserta con una magata del g.m. Giancarlo Sarti. Fu così che Jura decise di “riposarsi” guadagnando bene ed espatriò nel Canton Ticino negoziando personalmente un ricco contratto con la Federale Lugano. Rientrò nel nostro torneo a Mestre dove colse la promozione in A1 nell’80. Altra promozione in A1 a Bergamo nel 1983, prima dell’ultima ap-

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parizione, a Roma, nel Montesacro di Roberto Castellano. A fine carriera è tornato a Columbus a fare il businessman, gestire alcuni motels della nota franchise americana “Pizza Hut” e per seguire il figlio Dusty che, dopo una carriera con apparizioni in Australia e Spagna, è oggi assistantcoach nella squadra dell’ateneo di famiglia, la UNK (University of Nebraska Kearney). Jura senior, invece, si gode una pensione dorata, ma la passione e la voglia di giocare sono intatte e così, dopo aver vinto il Mondiale “over 50” nel 2008 con gli USA, ha bissato lo scorso luglio ai Mondiali canadesi nella categoria “over 55”…senza tifosi della Pallacanestro al seguito!

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d i A l e s s a n d ro d e l l i Pa o l i

ON THE TOP

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a stagione r egolare è alle sp alle. La corsa play-off è ormai scat-

tata ed a b reve sapremo chi c onquisterà il tricolore, se Siena si

ripeterà, ancora una volta, o se le 'contenders' lombarde, i talenti

d i M i lano ed il 'siste ma' Cantù, riusc iranno a s calzare il Montepasc hi

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Non sappiamo ancora quale squadra s a l i r à ' i n vetta' ma è certo, invece, quali giocatori hanno raggiunto il top.

S e m b r a q uasi di ascoltare, in sottofondo, la musica rock dei Killers. L e n o t e s o n o q u e l l e d i ' O n To p ' e gli interpreti, solo per questa volta, non sono i componenti del gruppo britannico capitanato da Brandon Flowers ma tre cestisti che hanno conquistato le tre classifiche più

importanti e più am bite del campio n a to it a l i ano di pallacanestro.

"Non riesco a fingere, siamo al top". Per segnare, si sa, occorre buttare la palla nel cesto ma per farlo, il più delle volte, è necessario l' a iuto dei compagni di squ adra , magari attraverso qualche passaggio illuminante. Lo specialista in materia gioca con la maglia verde d i Av e ll i no ed ha sp into i l suo team a i m a rg i n i d e i p l a y o ff n o n o s t a n t e un roster ridotto all'osso e le note d i ff i c o l t à e c o n o m i c h e d e l l a S c a n done. I 'cioccolatini' distribuiti s o n o s t a t i ben 6.5 a partita, q uanto b a s t a p e r dominare la classifica dei m i g l i o r i passatori.

"Non posso fallire, siamo al top". Dal folletto irpino ad un gigante bianconero. Se il rendimento della Virtus Bologna è stato co sì elevato, nonostante l'addio anticipato al 'pu-

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gile' Homan ed allo sfortunato McIntyre, il merito è anche del g eorgiano che, grazie al suo atletismo sconfinato ha svettato nelle aree colorate d'Italia, catturando la be llezza di 10.9 carambole e fregiandosi del titolo di re dei rimbalzis t i . La 'Basket City' sponda virtussina sogna di ritornare al top, il suo lungo muore dalla voglia di indicargli la strada.

Si è detto di problemi economici d e l l a S i d i g a s Av e l l i n o m a a n c h e l'altra compagine campana non ha certo trasc orso un'ann ata tranquil l a tra mille infortuni, risorse finanziarie scarse così come il rendimento di qualche giocatore acquistato e, poi, salutato senza troppi rimpianti.

" S i a m o a l t o p " . Tr a l e p o c h e c e rtezze della Otto JuveCaserta c'è tale signor Andre Smith. Non uno qualsiasi ma colui che ha trascinato, nelle difficoltà di cui sopra, il glorioso team casertano alla conquistata della salvezza, con molte margino di anticipo rispetto al pr evisto, aggiudicandosi il titolo di capocannoniere con 18.4 punti di media e 'piazzandosi' nella classifica dei top rebounders con 7.6 rimbalzi a partita.

Andr e Smith da Ca serta, Victor S anikidze da Bologna e Marques Green da Avellino sono al 'Top'.

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Boris Diaw, il francese in 3D di Francesco Alessi

E’ arrivato il momento di vincere. In queste poche parole s ta pr obabilme nte il p en s i e r o at tu ale del nostro protagonista di questo mese. Stiamo parlando di Boris Babacar Diaw-Riffiod, meglio conosciuto c o m e B o r i s D i a w. N a t o i n quel di Cormeilles-enParisis, comune francese di nemmeno ventitremila anime, il 16 Aprile 1982,

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gioca oggi come ala forte nei San Antonio Spurs e spera finalmente di vincere un titolo NBA quando ormai sembrava, se non impossibile, quanto meno poco probabile. Figlio di Issa Diaw, ex campione se negalese di salto in alto e di Elisabeth Riffiod, considerata il miglior centro nella storia del basket femminile francese, Boris è

quindi figlio d’arte e non si può certo essere sorpresi del suo successo sportivo. Inoltre, in tema di famiglia di atleti, Boris ha un fratello e un fratellastro entrambi cestisti di discreto livello. I suoi primi passi nella pallacanestro li compie nelle giovanili del JSA Bordeaux e a 16 anni passa a l C e n t r e F é d é r a l - I N S E P,

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nella terza divisione franc e s e , d o v e g i oca con il suo attuale compagno Tony Parker; nel 2000, a 18 anni, approda finalmente nei prof e s s i o n i s t i c o n i l P a u O rthez mostrando subito le s u e g r a n d i q u alitĂ di gioca t o r e a t u t t o t ondo, br avo in attacco, presente al rim-

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balzo e con grandi doti da passatore per un giocatore della sua stazza. Dopo tre anni a Pau, per Diaw arriva il grande salto nella NBA. Nel dra ft 2003, quello di LeBron James alla prima e, ahinoi, di Milicic alla seconda, viene chiamato come 21esimo dagli

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Atlanta Hawks dopo giocatori come Reece Gaines, Tr o y B e l l e Z a r k o C a b a rkapa. Siamo sicuri che coloro che hanno preferito questi nomi al francese si stanno ancora mangiando le mani. Le prime due stagioni americane, entrambe i n G eo rg i a , s o n o p o s i t i v e a n c h e

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se il minutaggio non è altissimo e i playoff non arrivano. Diaw chiude comunque le due annate con buoni numeri in tutte le v o c i s t a t is t i c he. Tuttavia, nell’agosto del 2005, arriva la svolta quando gli Hawks s p e d i s co n o i l francese a P hoenix insieme a du e p r im e s celte, una del draft 2006 (si tratterà nientemeno che di Rondo) e una di quello 2008 (Robin Lopez) in cambio di Joe Johnson. Il nostro trova finalmente i minuti desiderati grazie a coach Mike D’Antoni e chiude la regular season a oltre 13 punti, 7 rimbalzi e 6 assist di media in quasi 36 minuti trascorsi sul

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parquet. Grazie al suo gioco da allaround, viene sop rannominato 3D, ” il t r idimensionale”, viste le sue qualità in tutte le “dimensioni” del gioco e s e m b r a finalmente l’inizio di una carriera i m p o rtante. Ar riva anche il momento di giocare i p l ayoff e Phoenix sorpr ende ancora: so t t o 3 1 al primo turno contro i Lakers, i Suns riescono a ribaltarla vincendo le ultime tre partite, una delle quali “on the r o a d” . Boris è decisivo nelle ultime 3W segnando 25, 19 e 21 punti e servendo rispettivamente 9, 7 e ancora 9 assist. Poi è

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il turno dei Clippers, eliminati anche loro con un 4-3 in cui Diaw è ancora sugli scudi. E’ nella serie successiva però che il f r a n ce s e d à i l meglio di sé anche se questo non sarà s u ff i c i e n t e p e r p o r t a r l a a casa; infatti, contro i Dall as M a ve r i c ks, Boris segna almeno venti punti in 5 delle 6 gare disputate con un high di 34 in garauno ma Phoenix esce sconfitta 4-2 e abbandona il sogno d i v i n c er e i l titolo. Nei due anni seguenti i Suns disputano ancora i p l a y o ff m a e s c o n o a ll e s e mifinali di Conference nella prima occasione e addirittura al primo turno l’anno successivo. Diaw perde minuti e considerazione e, nel dicembre del 2008, viene ceduto agli

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Charlotte Bobcats insieme a Raja Bell e Sean Singletary in cambio di Jason Richardson, Jared Dudley e una seconda scelta del draft 2010 (sarà Gani Lawal). Nella franchigia del Nord Carolina ha un ruolo di primo piano e scrive ottime cifre ma nell’arco di tre stagioni arriva una sola volta in postseason, nel 2009/10 e i suoi Bobcats vengono eliminati con un perentorio 4- 0 da Orlando. Nel marzo 2012 dopo 37 partite con Charlotte, Boris viene tagliato per incomprensioni con il coaching staff e in particolare con l’allenatore Silas. Trascorsi due soli giorni, il transalpino approda a San Antonio dal suo amico e c o n n a z i o n a l e To n y P a r k e r

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e, nota di colore, dorme sul divano del playmaker degli Spurs nei primi g i o r n i v i s s u t i i n Te x a s . Dopo l’ambientamento nelle ultime 20 gare d i r e gular season, 3D sta ritrovando la fiducia nei p r o p r i m e z z i d o p o u n a d i ff i c i l e prima parte di stagione ai Bobcats e sta cominci a n d o a essere un tassello i mp o rtante di questi Spurs dur a n t e i p l a y o ff , i n c u i h a conquistato lo spot d i 4 t i tolare. Chissà che il suo apporto non possa r isultare decisivo ai fini di un a v i ttoria che manca ai texani dalla stagione 2006/07; per i l f r a n c e s e , d o p o u n a c a rriera così travagliata, sarebbe una adeguata ricompensa ed è il m i ni m o che gli si possa augur a r e .

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La crisi economica che ha investito il Pianeta dal 2008

ed in particolar modo la Grecia, fra le nazioni più disastrate da un punto di vista finanziario, ha ovviamente

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Belpaese, le sole Mens Sana Siena e Olimpia Milano in-

vestono cifre da capogiro. Anche le super potenze però

hanno ridotto il volume dei loro investimenti e, pren-

avuto i suoi risvolti negativi anche in ambito sportivo

dendo spunto dal clamoroso epilogo della final four di

vestimenti in nome di una supremazia agonistica che

sono tutto.

campo.

trionfo dell’imprevedibilità, caratteristica che rende que-

dove, in precedenza, si assisteva spesso ad ingenti inspesso veniva poi disattesa dai risultati maturati sul

Euroleague, verrebbe da dire che i soldi, in fondo, non

La vittoria dell’Olympiacos, oltre a rappresentare il

Se nel calcio europeo i nuovi paperoni parlano russo o,

sto sport unico, è stata anche la limpida dimostrazione di

sibile sperpero di denaro, uno vero schiaffo se conte-

loro voglia di lavorare, lottare e vincere gettando il cuore

meglio ancora, arabo e continuano nel loro incompren-

come la differenza poi la facciano gli uomini in campo, la

stualizzato al momento socio – economico in cui il

oltre l’ostacolo, anche quando quest’ultimo ha le sem-

qualche tempo, si è intrapresa la strada delle idee, cer-

a casa strappandolo alla NBA a suon di dollari. Un pic-

mondo intero si dimena per sopravvivere, nel basket, da

cando di ridurre i budget senza rinunciare per questo a

bianze del ruvido Kirilenko, lo zar che il Cska ha riportato colo miracolo sportivo giunto proprio nell’anno in cui la

prender parte al gran ballo, cercando comunque di ben

squadra dei fratelli Angelopoulos ha operato corposi tagli

Sono pochi i club del Vecchio Continente che possono

stelle Papaloukas, Bourousis, Halperin e Teodosic e fi-

figurare.

ancora spendere come se nulla o quasi fosse accaduto

in questo ultimo quadriennio e, per quanto concerne il

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al proprio roster per motivi puramente economici: via le

ducia ad un collaudato gruppo di talentuosi atleti ellenici

ben assortiti con gli americani Dorsey, Law e Hines (ex

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Veroli) e l’armadio macedone Antic. Il risultato ottenuto,

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hanno capito come l’idea del consorzio sia l’unica rotta

peraltro ai danni delle più quotate e ricche Cska Mosca,

percorribile per sopravvivere in questo mare tempestoso

strada da seguire.

famiglia Benetton, sembra aver imboccato la strada giu-

Barcellona e Panathinaikos, traccia sicuramente una

Ma in Italia qual è la geografia economica? La situazione

mentre Treviso, costretta a fare i conti con l’addio della

sta proprio grazie alla mobilitazione di diversi imprendi-

è molto complessa, vuoi perché i fondi a disposizione

tori locali.

Pireo e sia perché ci sono pochi talenti veri su cui co-

prossimo anno si ripartirà con la metà dei fondi e l’idea

non sono certo paragonabili a quelli del sodalizio del

struire un’ossatura che garantisca risultati nel tempo. La situazione dei nostri club è al collasso e troppo spesso,

Rischiano il collasso anche le due Virtus: a Bologna il di creare una Fondazione per la gestione, come anticipato già da Claudio Sabatini, imprenditore che da anni

negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un mercato artifi-

predica nel deserto con le sue iniziative, forse strava-

giocatori di buona caratura senza potersi realmente per-

nella Capitale invece si fanno i conti con la penuria di

ciale in cui le società si divertono ad ingaggiare, d’estate,

ganti, ma mirate a garantire vita lunga al club felsineo;

mettere certi lussi per poi vedersi costrette a rilasciarli,

acquirenti interessati al prodotto basket e con sottili e

economiche.

con il risultato che esiste il concreto rischio di vedere

strada facendo, per sopraggiunte (o croniche?) difficoltà

oscuri “giochi politici” che poco c’entrano con lo sport,

Si è fatto e si continua a fare, quindi, il passo più lungo

sparire la squadra che il Presidente Toti ha deciso di

adeguati e una riforma dei campionati che sia strutturale

soni al blasone del club. Al sud invece sia Caserta che

chiaro del prodotto televisivo si è rivelata un clamoroso

preso la via della parsimonia e grazie all’unione delle

della gamba, mancano progetti, idee, palazzi dello sport

e realmente efficace mentre la sbandierata visibilità in flop senza ritorni né in termini di ascolti che di sponsor.

Il campionato di serie A, per limitare il nostro campo di

vendere per l’impossibilità di effettuare investimenti conAvellino, spesso sull’orlo della chiusura, hanno intraforze imprenditoriali locali e al fattivo aiuto delle Istitu-

zioni, le due società campane potranno ripresentarsi ai

analisi, rischia di perdere, nell’immediato futuro, molte

nastri di partenza della prossima stagione anche se an-

versato nei tempi previsti i contributi alla Lega e, molto

prospettive.

delle protagoniste di questa stagione: Teramo non ha probabilmente, partirà con una penalizzazione nel pros-

simo torneo, sempre che riuscirà a reperire i fondi per

cora non si ha la percezione di quelle che saranno le La situazione è piuttosto critica, nessuno ha la bacchetta

magica per risolvere di colpo i problemi, ma talvolta ser-

potervi partecipare; Cremona rischia di dover traslocare

virebbe più coraggio nell’intraprendere scelte diverse da

miglia Vanoli, proprietaria del club, ha apertamente di-

e al coinvolgimento di un pubblico che, così distante

dopo aver centrato una meritata salvezza perché la fachiarato di non aver risorse sufficienti per mantenere la squadra nella massima serie.

Montegranaro e Varese sono le società che per prime

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quelle prese fin qui, mirando alla valorizzazione dei vivai dalle idee di chi comanda, fa sempre più fatica ad identificarsi ancora nei colori tanto amati.

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