B A S K E T T I A M O M A G A Z I NE # 5 - 4 m a g g i o 2 0 1 2
Geppy Cucciari, basket spettacolo Polonara, il pelide Achille Road to Istanbul
AMERICAN DREAM
BASKETTIAMO.COM ...il p
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Te m p o d i p l a y o f f ! L a s t a -
p u ò a n ch e a c c a d e re.
nella fase calda e la Nba
Prima di alzare la contesa
gione è ormai entrata si è già tuf fata nella
corsa per la conquista
d e l l ’ a n e l l o. I n I t a l i a c ’ è da attendere la disputa
solo dell’ultimo turno, poi
inizierà la corsa tric o l o re.
A S S A LT O A L
FORTIN O SENESE
Anche questa
volta, tanto per
cambiare, sono i
PA R T E N Z A R I TA R D ATA
scudetto, tuttavia, biso-
gnerà attendere quasi due
s e t t i m a n e. L a re g u l a r s e a -
son chiude i battenti do-
menica 6 maggio, i playof f prenderanno il via
giovedì 17. Perchè? Ci sono le Final 4 di
Istanbul dove
non ci saranno
i t a l i a n e. . . m i -
steri della palla a
campioni in carica di
s p i c ch i d e l l o S t i v a l e.
che tutti vogliono cattu-
G R AN BA L LO
Siena ad essere la lepre
ra re. C h i v o r r à , M i l a n o e
LE OTTO DAME PER IL
Con un turno di anticipo
Cantù in primis, cucirsi lo
g i à t u t t o d e f i n i t o . L’ u l t i m o
dovrà vedersela innanzi-
son dovrà “solo” stabilire
scudetto sulla maglia
tutto con i pentacampioni di Pianigiani. Nonostante
tutto l’impresa non appare facile ma forse,
f o rs e, f o rs e. . . q u a l c o s a
turno della regular sea-
la griglia di partenza dei
playof f e la classifica fi-
nale per tutte le altre
squadre che andranno an-
zitempo in vacanza. Siena
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(matematicamente ancora
c a m p o . L’ a u g u r i o a i p i e -
l’attuale ordine di classi-
torno in A, un come back
una volta prima), poi, con f ica Cantù e Milano, in
lotta per il secondo posto; quindi Sassari, Pesaro e
montesi è di un pronto ri-
che potrebbe anche es-
sere più veloce di quel
che si immagina. Con i ne-
Bologna che ballano tra
fasti presagi che accom-
f i n e Ve n e z i a e Va re s e, s i -
almeno un paio di società
quar to e sesto posto, incure, rispettivamente
C
pagnano il futuro di
della massima serie, per
della settima e dell’ottava
Casale le porte della A si
otto che, con velleità di-
p re s t o.
dere parte al gran ballo
In questo numero abbiamo
piazza: ecco le magnif iche potrebbero riaprire molto
verse, sono pronte a prent r i c o l o re.
ARRIVEDERCI CASALE
Dura lex, sed lex per Casale che, dopo una sola
stagione, lascia il palco-
scenico della Serie A. I
GA L L I NA RI E P O LO NA R A
voluto celebrare, con due
interviste, i due perso-
naggi del momento della
nostra pallacanestro: Gal-
linari e Polonara. Il Gallo
è sempre più il simbolo
piemontesi non sono riu-
del basket made in Italy
salvezza che, forse con un
a faccia nei playof f Nba
esperienza in più, avreb-
p i e i l c u o re d ’ o rgo g l i o.
sciti a conquistare una pizzico di fortuna e di
b e ro p o t u t o ragg i u n ge re.
Dispiace che Casale torni in LegaDue dopo una così fugace apparizione al
p i a n o s u p e r i o re. . . m a q u e -
sto è il verdetto del
nel mondo e il suo faccia
con Kobe Bryant ci riem-
Polonara, invece, è
l’Achille della salvezza di
u n a Te r a m o c h e, c o n l e
unghie e con i denti, ha difeso la Serie A.
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DIRETTORE RESPONSABILE
Hanno collaborato:
CONDIRETTORE
Gianni Corsolini
Salvatore Cavallo Andrea Ninetti N inetti REDAZIONE
Vincenzo Vincen zo Centore PROGETTO GRAFICO ItalRe porter ItalReporter
www.baskettiamo.com redazione@baskettiamo.com
O
Francesco Alessi Alessandro Delli Paoli Fabrizio Noto
Francesca Mei
Eugenio Simioli Per le fotografie Ciamillo&Castoria
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PERSONAGGI
DANILO GALLINARI
IL GALLO D’AMERICA
Se pensi all’uomo simbolo del basket made in Italy non hai dubbi nel pronunciare il nome di Danilo Gallinari. E poco importa se gioca dall’altra parte dell’Oceano, a Denver. Anche perché nello Spaghetti Circuit ci ha giocato, indossando la maglia dell’Olimpia di papà Vittorio durante il lockout, prima di rituffarsi nel sogno americano. E non ce ne vogliano il “Mago” Bargnani o “Cookie Monster” Belinelli, il canto del Gallo è un po’ come l’inno di Mameli, emoziona e trascina tutti, unendoli sotto il vessillo tricolore. DG non è solo il campione che canestro dopo canestro si sta ritagliando uno spazio importante tra i “mostri sacri”; considerarlo solo così sarebbe riduttivo perché, fuori dal campo, sveste la canotta numero 8 di Gallinari e diventa semplicemente Danilo, ragazzo semplice e disponibile, molto legato alla sua Italia, cestistica e non solo. di Salvatore Cavallo
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“Tw ? “ Tw i t t e r e F a c e b o ok o k?
Mi p pii a c e s t a r e i n co c on ta t t o c o n le pe r s o n e on ch e m i s eg ” he e gu o n o o”
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he effetto fa
soddisfazione e stimolo a
dello Stivale
Twitter e Facebook per
essere l’idolo
dei canestri, pur gio-
cando nel dorato mondo della Nba?
«Sapere che ci sono ragazzi
che si appassionano e mi seguono anche se gioco
fuori dall’Italia mi dà grande
O
fare meglio».
stare sempre in vetrina,
per accorciare le distanze con l’Italia o per quale altro motivo?
«Semplicemente perché mi
piace stare in contatto con le persone che mi seguono».
M
“Ho s e m p r e
avut o fi f i d u ci c ia
nelle m ie ie capacità
nei mom e n ti ti difficili”
Come ha vissuto l’addio a New York dove c’era “zio” Mike D’Antoni e il passaggio a
all’altezza della Nba, di dover fare le valigie e
tornare a casa?
Denver?
«Ho sempre avuto fiducia nelle mie capacità
succedere e che su certe scelte non puoi in-
tanti!!! ».
«Quando entri nel mondo NBA sai che tutto può fluire per cui ero già preparato a quanto poteva succedere».
Mai temuto di essersi illuso, di non essere
anche nei momenti difficili, e ce ne sono stati Quale prestazione americana porta sempre nel cuore e nella mente?
«Be sono tante… ma forse il mio ritorno a New
“Il mio rriitt o r n o a Ne w Yo r k
con e n v e r, c on D De
la vitto r i a d o p o 2 ove r t i m e
ed i mie i 3 7 p u n ntt i
non è st a att a m a l e ”
York con Denver e la vittoria dopo 2 supplemen-
Corriere.it cerco di raccontare ogni volta una
Un aneddoto, una curiosità, una particolarità
Oltre agli allenamenti, ai viaggi, alle partite
tari ed i miei 37 punti non è stata male». dell’esperienza negli States?
particolarità sulla mia vita negli USA». quale è l’America del Gallo?
«Vivere negli States è chiaramente un espe-
«Se togli allenamenti, partite, viaggi, apparizioni
cosa che ti stupisce, ricordarne una in
simo ed io lo uso per riposarmi e stare tranquillo
rienza continuamente nuova, trovi sempre qual-
particolare è difficile. Comunque sul mio Blog su
per la squadra, alla fine il tempo libero è pochiscon le persone a me più vicine».
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Tornando nel Vecchio Continente c’è
la maglia azzurra ad attenderla: è
giunta l’ora per il salto di qualità del-
l’Italbasket?
«Purtroppo l’anno scorso i Campionati
Europei non sono andati molto bene per
noi, ma abbiamo creato un gruppo gio-
vane su cui lavorare e che porterà grandi
soddisfazioni in futuro».
Cosa rappresentano per il Gallo Mi-
lano e l’Olimpia?
«Ho sempre detto che vorrei finire la mia
carriera a Milano con l’Olimpia… Che dire
di più».
Se e quando papà Vittorio ha inciso
nelle sue scelte?
«Abbiamo sempre deciso assieme, chia-
ramente la sua esperienza è stata deter-
minante nei momenti più importanti».
Dopo il Gallo è Gentile il predestinato,
oggi a Milano e domani tra i professio-
nisti?
«Onestamente non lo conosco molto
bene, spero di poterlo fare in Nazionale, comunque tanti ne parlano bene per cui gli faccio il più grosso in bocca al lupo…».
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“CON TALENTO, BRAVU RA BRAVURA E DISPONIBILITA’ DANILO E’ E ’ ARRIVATO NELLA NBA”
Vittorio Gallinari parla del figlio Danilo visto con gli occhi di padre ma anche di ex giocatore di Salvatore Salva tore Caval Cavalllo o Vi t t o r i o
e
Danilo:
c’è
qualcosa che vi unisce sul parquet?
L’es sere figlio d i Vit t or io
Gallinari ha più ai u ta t o o danneggiato Da n i lo ?
«Siamo due giocatori che
«De vo dire che s o p r a t tu tt o
verse, anche i tempi sono
l’ha
hanno caratteristiche didiversi, per cui fare confronti
è
molto
difficile.
Forse ci può accomunare
la determinazione di entrambi ».
Quante volte avete litigato
st ro?
per
la
pallacane-
« Quas i mai, an che per ché la pallacanestro non è mai
all ’inizio della su a ca r r i e r a tutti
danneggiato pensavano
perché
che
lui
avesse dei vantaggi solo perché era mio figlio. Poi il suo talento, l a sua bravura
e sop rattutto la s u a d i s p o nibilità nei confronti di tutti
ha fatto dimenticare tutto il re sto».
Pregi e difetti di Danilo sul parquet?
stato l’argomento princi-
«Pen so ch e que l l o c h e è i l
sioni. Parlando di sport
essere in certi casi un di-
pale delle nostre discusecco forse abbiamo litigato
suo grande pregio possa
fetto, ovvero la sua grande
qualche volta parlando di
disponibilità
lui Milanista» .
se re più egoista s e r v e » .
calcio io sono Interista e
al
gioco
di
sq uad ra, qualche v o l ta e s -
F O C U S
JARVIS VARNADO L’ultimo arrivo (tardivo) in casa Virtus Roma non è bastato alla truppa di Calvani per puntare all’ottavo posto che, se raggiunto, avrebbe avuto del miracoloso, vista l’incostanza palesata per tutta la stagione
F O C U S
CASALE MONFERRATO La matricola piemontese scende in Legadue dopo una sola stagione in A. Paga inesperienza, cattiva sorte e due coaches, Crespi e Valentini, incapaci di far cambiar passo ad un roster rivoluzionato in corso d’opera
F O C U S
MASSIMO CANCELLIERI L’altra faccia del Piemonte festeggia un’altra salvezza grazie alle indovinate scelte di Atripaldi e Cancellieri. E dire che con 7 vittorie nelle prime 10 gare, si ipotizzava un comodo ingresso nei playoff
F O C U S
PREVENZIONE I drammi sportivi di Bovolenta e Morosini hanno ricordato la rilevanza della ricerca nella cura delle malattie cardiovascolari. Un plauso a Lega Basket e LegaDue per aver veicolato il messaggio sulla prevenzione
F O C U S ATTILIO CAJA Subentrato a Mahoric (5 partite e 1 successo), “Attilio l’artiglio” ha trasmesso la sua mentalità da combattente, conducendo Cremona al record di vittorie in A e ad una meritata salvezza
GEPPI CUCCIARI B A S K E T & S P E T TA C O L O W
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di Francesca Mei
cercava e che le ha dato questa attività
ventata famosa come comica a Zelig ed
che, da più grande, ha anche provato ad
onda da un anno su La7 tutti i giorni prima
sano gli anni, però, Geppi impara sempre
nel sangue.
gole di gioco diventano sempre più sue,
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Non molti lo sanno, ma Geppi Cucciari, di-
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oggi conduttrice del programma G’Day in
del Tg di Enrico Mentana, il basket ce l’ha Come è nata questa sua passione? stata
sua
E’
mamma, insegnante di educazione fisica,
a
&
scegliere
q u e s t o sport lei.
per
Così,
q u a n d o
la iscrive ad
un corso di mini-
basket. In realtà, per
più ad apprezzare la pallacanestro, le refino a che non si appassiona
davvero,
partecipazione
che
ancora oggi c o l t i v a . Gioca
in
tutte le categorie giovanili, fino a
disputare
anche
la
serie D, C e
per
qualche
anno anche la A2
con la Virtus Cagliari.
molto tempo, non è che capisse molto le
Nella sua trasmissione G’Day, dove invita
anni, si sa, l’importante è correre su e giù,
modo anche di sfidare a canestro Gian-
regole di questo sport, ma quando hai sei
muoversi un po’, giocare e divertirsi. Questo è anche l’obiettivo principale del minibasket. Ed è questo che inizialmente
personaggi famosi di ogni tipo, ha avuto marco Pozzecco perdendo di un solo
punto, e persino il presidente della Federazione Italiana Pallacanestro Dino Mene-
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aveva 5 anni
insegnare ai bambini. Man mano che pas-
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duttrice cestista fu di quando gio-
dice
sempre: cava alla PGS Le
rivavo
con
“Quando non ar- Pleiadi: in panchina
ghin che oltre ad es- alla fine le ha anche
la avevano una suora
tecnica e la sta- come allenatrice ed
tura
compen- andavano a giocare
sere stato intervi- regalato la maglia savo con la stazza e le partite con il pulle gomitate”. Un lmino con su scritto stato dalla Cucciari, della Nazionale.
del aneddoto simpatico “Figlie di Maria Aucon qualche tiro e “suo” basket, la con- che raccontò una siliatrice”, e con volta proprio su La7 queste premesse si è dilettato con lei Quando
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parla
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lei, che è sempre
stata molto fallosa,
poi un po’ allonta- mancavano nata dal basket. Lei
esami alla tesi, dalla
legge e dove inizia
l’Accademia d’Arte
Cagliari il 18 agosto
più sul serio con il
in
che debutta a Zelig
aveva anche conse- avrebbe voluto fare guenze
“religiose”
per ogni fallo com- Drammatica, ma suo messo.
padre, imprenditore,
lavoro poi l’hanno
arsi.
Gli studi prima e il
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otto mina la facoltà di
Sardegna (è nata a 1973 ma cresciuta provincia
di
la spinse a laure- Nuoro) si trasferisce Quando
le
anche a fare un po’
cabaret. E’ nel 2000
ed è da lì che parte
a Milano dove ter- la sua ascesa di co-
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mica, attrice, scrittrice ed oggi
conduttrice di su La7, dove l’ha
fortemente voluta il direttore Mentana, essendo passata anche per il palco del Festival di Sanremo.
La sua vita, privata e lavorativa, si
svolge oggi a Milano. Qui ha la
fortuna di avere anche le sue amiche ed ex compagne di scuola Stefania e Lucia. E quest’anno, proprio grazie ad un’altra amicizia,
quella con Sandra Lucchese, capitana della Gamma Basket di Segrate, Geppi Cucciari ha anche ripreso a giocare a basket.
Da questo inverno, infatti, veste la
maglia di Segrate e gioca nel ruolo di play-guardia. Il Gamma milita nel campionato di serie C.
Ha iniziato solo con l’allenarsi con
la squadra della sua amica, ma
dopo poco è stata tesserata ed ha
iniziato anche a disputare le gare.
Al momento del tesseramento,
qualcuno ha pensato che il Segrate lo avesse fatto anche per un
tornaconto pubblicitario? Il presidente
Roberto
Biraghi
allora
disse: “Non ci è mai passato per la
testa un tornaconto del genere.
Noi facciamo sport per il semplice
gusto di farlo. Tutto il resto non ci
interessa. Il Basket è per noi la cosa più importante”.
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“Il Basket passato attraverso il prisma di dodici racconti, un prisma multicolore che spazia dalle leghe minori italiane alla NBA, dalla provincia nostrana a Sofocles Schortsanidis che a suo modo, nel fisico, provincia la fa da solo. Dodici storie personali ma insieme universali, perché l'amore di una persona per il basket può trovare punti di incontro con la passione di altre, lontane ma toccate dal medesimo fuoco. E allora la vicenda delle ragazze del piccolo San Gabriele, che all'inizio sfidavano squadre maschili, diventa tutt'uno con la narrazione emozionata del ritorno di Brandon Brown a Teramo con una maglia diversa da quella della squadra che aveva contribuito a salvare; la finale di Coppa dei Campioni del 1984 - quella vinta da una squadra di Roma e già questo è sconvolgente per chi segue il basket solo da poco tempo - vissuta da alcuni ragazzi sul traghetto tra Villa San Giovanni e Messina ha lo stesso colore emotivo dell'ultimo decimo di secondo di gara4 della finale scudetto del 2005 tra Milano e Fortitudo Bologna, canto del cigno di un club poi rovinato da faccendieri e affaristi. Ambiti diversi ma identico filo che trasporta dalla palestra di periferia, dal progetto lungimirante di Casalpusterlengo che ha solo la sfortuna del nome così lungo e poco trendy altrimenti se ne parlerebbe come si parla dell'Atalanta nel calcio. Un basket modernissimo nei concetti ma forse non sorprendentemente - nostalgico nei ricordi, una sorta di compianto di epoche eroiche fatto nel momento storico in cui miscelando computer, smartphone e quell'antiquato strumento chiamato televisore è possibile vedere pallacanestro a comando, ad ogni ora del giorno e della notte, notte che sibila dietro le quinte di alcuni racconti in quanto luogo dove si raccoglie idealmente la passione. Non c'è molta America in All Around, ad eccezione del capitolo su Cincinnati e le sue passioni, ma c'è tanta America tra le righe del basket che viene esposto e, da quando
esistono gli strumenti adatti, America vuol dire per molti sostare di fronte ad una partita in diretta alle 4 o alle 5 del mattino e sentirsi parte di una comunità di eroi immobili che al risveglio commenta poi l'ultimo tiro di Kobe Bryant o l'ultimo volo di Blake Griffin. Eppure non c'è bisogno neanche di andare così in là per respirare un po' di USA in All Around, la si sbircia nel capitolo dedicato alla Mangiaebevi Ferrara e alle sue tre stagioni in serie A2 nei primi anni Ottanta. Anni ruggenti non per cliché ma per realtà, e in cui l'America, per i tifosi della squadra, non era nemmeno Magic Johnson e Larry Bird ma gli statunitensi che vedevano di fronte a loro, dalla leggiadra combattività di John Ebeling, alla fatua prolificità offensiva di Charles Jordan, che portarono i bianconeri alla salvezza nello spareggio contro Roseto giocato a Livorno, città che prima di spegnersi sul piano cestistico rappresentava l'epicentro di un basket che era semplice anche quando pareva complesso, e che è come se filtrasse pur'essa tra le righe di All Around, anche senza essere menzionata. Questo l'aspetto curioso e interessante del libro, allora: si parla di basket di oggi, perlopiù, ma il filo conduttore trasmette l'elettricità che dava la Pallacanestro di un tempo. Lo si nota dal riferimento a realtà che rarissimamente sono quelle massime, e più facilmente sono la piccola squadra, la palestra, il settore giovanile, il college, il progetto giovane, il micro - mondo di un gruppo di appassionati che ascolta quella finale di Coppa dei Campioni alla radio, su un bus di gita scolastica a Taormina. La radio, che acquisisce un'efficacia ed una forza evocativa sempre più grande man mano che la tecnologia sforna altri mezzi di comunicazione. La radio, vecchia e nuova, come lo spirito e la passione che con All Around trovano corpo e sostanza. [Roberto Gotta, giornalista ed esperto di sport americani]
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IL PELIDE ACHILLE
È
di Fabrizio Noto
senza dubbio il giocatore italiano più cool del momento, quello che non ha solo stupito per la sua crescita esponenziale tecnico-tattica negli ultimi tempi, ma anche per la maturità e la consistenza dell’iperbole che ha consentito a Teramo di mettere, con diversi turni d’anticipo, la salvezza in cassaforte dopo un campionato fatto di sofferenze ed altalene, superando difficoltà di ogni tipo. Ma non chiedete a lui cosa possa essergli accaduto, forse non riuscirebbe a dare una spiegazione razionale che metta in fila in sequenza casuale cuore e cervello, perché Achille Polonara è un ragazzo semplice ma dalle idee chiare e senza fronzoli in testa. E’ il frutto di tanto
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lavoro e di sana applicazione in palestra e quando gioca sembra essere molto istintivo ma non fatevi ingannare perché quell’atletismo che coltiva da piccolo, quell’esplosività nei garretti e negli addominali, è solo a servizio di una rigida ed attenta osservazione di quanto accade in campo, la sua esecuzione è poi sempre di ottimo spessore, chiedere in Lega a chi abbia dovuto subire una sua stoppata oppure incassare una sua bimane nel proprio canestro. Ventun anni ancora da compiere il 23 novembre prossimo, Achille nasce ad Ancona, secondo figlio di una normalissima famiglia italiana, ma che la pallacanestro fosse qualcosa di caratterizzante in essa lo dimostra il fatto che suo fratello più grande, Valerio Polonara, giochi attualmente al Manica Rovereto in B Dilettanti. Conseguito il diploma di ragioneria con indirizzo
turistico, pensa d’iscriversi in futuro all’Università per frequentare il corso di Scienze manageriali dello sport Ci si accorge di lui allorquando, nell’estate del 2009, ottenne la prima convocazione con la Nazionale U18 italiana per partecipare agli Europei di categoria e nella quale Achille realizza 6.9 punti, 4.7 rimbalzi e 1.2 stoppate, segno evidente di una notevole capacità a muoversi vicino a canestro. Nel Torneo mette a segno un massimo di 20 punti e 11 rimbalzi nell’ultima gara contro la Croazia e nella stagione successiva, 2009-10, fa il suo esordio in Serie A giocando 5 gare complessive senza però trovare sufficiente spazio con Andrea Capobianco come coach. Nella stagione 2010-11 inizia il Campionato trovando minuti fin dalla prima giornata contro l’Armani Jeans Milano contro cui segna 7 punti
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catturando 2 rimbalzi. I numeri alla fine sono buoni: 26 incontri disputati ad oltre 3 punti e 3 rimbalzi di media. Ed arriva l’estate 2011, quando partecipa con la Nazionale Italiana agli Europei Under 20 in Spagna, conquistando l'argento con Pino Sacripanti in panca e dando corpo alle speranze di rinascita del basket azzurro assieme ai vari Melli, De Nicolao e Gentile. La cronaca parla di numeri letteralmente esplosivi in questa stagione: sempre presente in campo, 7,5 punti a partita con uno strepitoso 71% dentro l’arco e ben il 4 maggio 2012
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35% da fuori. Qualche incertezza nel liberi con solo il 62% ma ben 4,2 rimbalzi con 0,7 stoppate a match ed anche 0,6 assist. Ma soprattutto una presenza in campo con canestri importanti in momenti decisivi di molte gare. Ci racconti come è arrivato a Teramo visto che molti non conoscono la sua origine cestistica. Sembra strano che un anconitano giochi per una squadra abruzzese; è un caso oppure Pesaro o Montegranaro non hanno veramente creduto in lei? “All’età di 15 anni ho avuto
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richieste da parte della Fortitudo, della Scavolini ed anche da parte di Teramo, ma quest’ultima è stata l’unica squadra a pagare il parametro che voleva la mia società di appartenenza ad Ancona, quindi ho deciso di andare a Teramo... semplice! Da parte di Montegranaro non c’è mai stato un interesse reale nei miei confronti mentre da parte della Scavolini sì, come detto prima ma per quanto ho saputo, non era disposta a pagare quanto voleva Ancona”. Si sta concludendo una stagione difficile per Te37
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ramo ma positiva sotto il profilo personale; cosa pensa che non abbia girato per il verso giusto nella squadra e cosa invece ritiene abbia funzionato individualmente? “E’ stata una stagione molto travagliata a causa di diversi infortuni; abbiamo giocato quasi sempre senza la guardia americana titolare ed anche convivendo con problemi economici che tutti adesso conoscono e che, ad oggi, ci sono ancora. Però personalmente posso dire che è stata una stagione importante per essere solamente il mio secondo anno nella massima serie”. C’è stata una gara in sta-
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gione che ritiene essere la migliore e perché? “Risposta facile: le migliori partite che ho fatto son state le ultime 3 prima di Milano: contro Caserta e contro Roma prima di tutto anche perché siamo riusciti a centrare due vittorie importantissime in chiave salvezza. Di sicuro quella contro Montegranaro la dimenticherò difficilmente, una prestazione impeccabile e del quale sono veramente orgoglioso!” Cosa pensa Le abbia lasciato in eredità questo campionato? “Mah, ripeto, il mio è solo il secondo anno in Lega A, quindi sono ancora ine-
sperto. Mi ha fatto capire che posso star bene in questo campionato e pian piano sto acquisendo anche un po’ di sicurezza e d’esperienza, credo siano aspetti importanti per crescere. Un pensiero su Ramagli. Qual è il suo più grande pregio ed il suo difetto più vistoso? “Penso che prima di essere un grande coach è una grande persona. Il suo miglior pregio è di non perdere mai la pazienza e di tenere il gruppo amalgamato cosa che ha fatto quest’anno; Il suo difetto più evidente… proprio non mi viene in mente”. Quale giocatore straniero
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l’ha impressionato in questa annata nel campionato italiano? E quello italiano? “Il giocatore straniero che mi ha impressionato di più è Viktor Sanikidze con la sua esplosività e la sua intensità. Mentre il giocatore italiano è Bruno Cerella che ha fatto veramente dei miglioramenti incredibili”. Cosa Le ha trasmesso o dato la medaglia d’argento agli europei di categoria dell’anno scorso? “Forse sarò scontato, ma ho capito che la nostra squadra è stata in grado di gareggiare contro i giocatori e le squadre più forti d’Europa e che stiamo lavorando bene. E che possiamo batterli”. Melli e Gentile, assieme a loro è stato il trascinatore, con De Nicolao, di quella bella esperienza. Ma un pensiero su Sacripanti? “All’inizio della preparazione molti allenatori e molte persone dell’ambiente ritenevano che non avremmo fatto strada perché era un gruppo formato da troppi individualisti, troppe cosiddette "teste calde" ma proprio lui, il coach, è riuscito a farci diventare un bel gruppo in poco tempo quindi gran parte di quel secondo posto del merito è suo”. Ritiene sia possibile un Suo impiego in Nazionale nelle qualificazioni agli Europei del 2013 sin da questa estate? “Lo spero davvero, è il mio sogno sin da piccolo”. Per finire, cosa Si augura per la prossima stagione? Un anno ancora a Teramo o l’approdo in una big? “Non lo so. In effetti ho altri tre anni di contratto qui a Teramo quindi bisogna vedere un po’ di cose ed è ancora troppo presto per decidere”.
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REP O RT E R D REA M T E A M
Sei un appa ssionato della palla a spicchi? Ti piace re b b e s c r i v e re a r t i c o l i , re a l i z z a re i n t e r v i s t e ( a u d i o / v i d e o ) , g i r a re f i l m a t i d e l l e p a r t i t e ? A l l o r a non perdere tempo, entra nello spogliatoio, indossa la nos tr a c an o t t a d i R e p o r t e r e s ce nd i s u l p a rq uet c o n i c o l o r i d e l D re a m Te a m d i B a s k e t t i a m o . c o m C e rc h i a m o c o l l a b o r a t o r i d a i p a rq u e t d i t u t t o i l mondo. Entra in contatto con la nostra redazione e p ro p o n i t i s c r i v e n d o c i a l l ’ i n d i r i z z o re p o r t e r @ b a ske tt iam o .co m
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R O A D T O I S TA N B U L
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di Andrea Ninetti
l grande circo dell’Eurolega atterra alla “Sinan Erdem
Arena” di Istanbul per vivere il suo momento conclu-
sivo, l’epilogo in cui si concretizzano, ma solo per un
club, i sogni di una dura stagione agonistica vissuta sempre col motore al massimo dei giri. Nel weekend del 12 e
13 maggio, infatti, si conoscerà il nome della squadra regina d’Europa; a contendersi lo scettro saranno quattro
bellissime del nostro continente, la sintesi perfetta del ba-
sket europeo con un mix di atletismo, tecnica ed espe-
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Mosca
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e
Pa-
nathinaikos
Atene, a guidare
questa
speciale classifica con 6 titoli per parte; nella seconda sfida
fra
Olympiacos Pireo
e
Bar-
cellona, i ca-
talani sono in vantaggio per
2 a 1 nel computo
delle
coppe conquistate.
pone anche quest’anno la Final Four
al centro delle attenzioni degli scout NBA.
Quindici
i
trofei
continentali,
fra
Coppa dei Campioni ed Euroleague, complessivamente in campo con le prime
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due
semifinaliste,
CSKA
C’è
possibilità
la
di
ammirare una finale tutta ellenica,
un derby fra Panathinaikos ed Olympiacos che, idealmente, rappresenterebbe la madre di tutte le sfide per la Polis ma, a complicare i piani delle
due potenze greche, ci sono le squadre che fin qui hanno maggiormente
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impressio-
n
a
quanto
numeri e prestazioni fornite. I
tutti
verdi
ateniesi,
t
o
a
campioni
uscenti, sono giunti all’atto conclusivo con un record di 14 gare vinte su 21 disputate, aggiu-
dicandosi la sfida playoff
col
Maccabi
Te l
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spetto dei russi, che disputavano la
finale
da
campioni
uscenti.
Que-
st’anno però la storia potrebbe cambiare ed alcuni fra i principali dati
statistici sono pronti a testimoniarlo:
oltre 85 punti di media realizzati con
percentuali di tiro che superano il 57% da 2 punti ed dal
35
perimetro, rimbalzi
ad
allac-
ciata di scarpe mentre per rimpinguare
dall’elimina-
la casella degli as-
zione. Se la vedranno CSKA
M
catturati
essersi trovati ad un
il
A
quasi
spiro di gara 5, dopo
con
I
39%
Aviv solo all’ultimo re-
passo
T
sist, mediamente av-
Mosca,
valorata
formazione capace di
con
un
ottimo 19,5, si può
chiudere imbattuta la
contare sempre sulle
stagione regolare per poi concedere
prestazioni di uno dei migliori play-
d i e c i d i s p u t a t e f r a To p 1 6 e p l a y o f f
che quest’anno viaggia ad oltre 5 as-
appena
due
partite
nelle
restanti
m a k e r d ’ E u r o p a , q u e l M i l o s Te o d o s i c
(Galatasaray e Bilbao le uniche ca-
sist per gara, con un high di 10 rag-
pany).
e Unicaja Malaga. Il 2 – 0 conseguito
paci di superare Kirilenko & com-
Due degli ultimi tre successi europei
del Pana sono maturati proprio al co-
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giunto nelle sfide con Panathinaikos
in regular season, per quanto sia
ormai un dato puramente statistico,
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f a r e b b e
finale con un successo
che gli uo-
nel 1997 ed una altret-
coach
zione dei catalani nel
p e n s a r e
mini
schiacciante dei greci
di
tanto
Kla-
netta
afferma-
zauskas possano imporsi con rela-
2010. I biancorossi, che hanno elimi-
campioni in carica non sono certa-
con un bottino di appena 12 vittorie
tenere la truppa di Zelimir Obradovic
r e g u l a r s e a s o n e u n a To p 1 6 n o n
tiva
semplicità,
ma
i
numeri
dei
mente inferiori e quel che porta a riancora la favorita numero uno, è si-
curamente
nato Siena, approdano all’ultimo atto
su 20 partite disputate, frutto di una esaltanti
anche
se
assolutamente
produttive. Il pluride-
l ’ e n o r m e
corato
maturata
punta forte sulla vena
esperienza
da
fuori”,
un
“dentro
serbo Dusan Ivkovic
in
partite
del suo elemento più
o
rappresentativo, quel Va s s i l i s
background
che campioni del calibro di Jasikevicius e Diamantidis si sono costruiti in anni di battaglie sui parquet di
tutta Europa. Anche
la
sfida
fra
Barcellona
e
Olympiacos conta due precedenti in
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allenatore
Spanoulis
che sa spesso cari-
carsi la squadra sulle spalle ed inne-
scare
i
lunghi,
reparto
in
cui
spiccano la fisicità del macedone
Antic e l’atletismo dell’ex verolano
Hines, un ala di nemmeno 2 metri in
grado di competere a rimbalzo e
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pungere sotto i tabel-
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lizzativa, per conferma
gione ma avendo dispu-
una gara che non scal-
nigiani.
contro le 20 di Olympia-
Il
Barcellona,
trova
la
F4
che
dopo
ri-
un
anno di assenza, arriva
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forte
A
grana porta la firma del
chiedere a Simone Pia-
Istanbul
T
del
loni anche in fase rea-
ad
E
94% di vittorie in statando
“solo�
19
gare
cos e CSKA e le 21 del Panathinaikos; stop
imposto
ai
l’unico
blau-
Montepaschi fiva
Siena
comunque
il
in
pri-
mato dei catalani nel
girone D. Nove poi le vittorie consecutive di
Navarro e soci nelle re-
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stanti gare, un segnale
subiti”, con un misero
tutte
versarie.
importante le
mandato
rivali
a
dalla
squadra più internazio-
nale
e
probabilmente
più completa della manifestazione.
Se
l’at-
della
formazione
gui-
data da Xavi Pascual, si registra alla voce “punti
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pronostico dicendo che
Panathinaikos uscirà la
vincere la “due giorni”
compagine
pevoli di poter essere
giris
Kaunas, a
che
la
è
sola
riu-
in sfide così equilibrate
statistiche
O
stata siglata dallo Zal-
gendo
le
C
squadra che andrà poi a
“im-
ben 94!
leg-
.
presa” di quest’anno è
L’ u n i c a
di media), il dato che impressiona,
O
dalla sfida fra CSKA e
scita
più
M
61,4 concesso alle av-
tacco non è fra i più prolifici del torneo (75,5
A
realizzarne
80…subendone
però
Difficile fare previsioni
in cui un minimo parti-
colare può fare la differenza.
Azzardo
un
turca, consci e consa-
facilmente smentiti dal Barcellona,
più
del-
l’Olympiacos, in una finale che si annuncia, qualunque
essa
sia,
come fra le più belle dell’ultimo decennio.
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ORIUNDI D ’ A N N ATA
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u a l che giorno fa la FIP ha chiuso definitivamente la questione della “ t e sserabilità” dei cosiddetti “passaportati”, giocatori con cittadinanza italia na ma privi di formazione nei settori giovanili.
Il folto gruppo (tra i quali Viggiano, Mazzarino, Stonerook, Cerella, Chiotti, Faj a r d o e d a l t ri protagonisti dei nostri campionati di vertice) aveva minacciat o d i a d i r e l e vi e legali in caso di conferma del “discriminatorio” ostracismo nei l o r o confronti.
L a q u es t i one – cavillosamente giuridica – ripropone l’antico tema dei gioca to r i n o n i ta l i a n i al 100%. Certo, porla ora, dopo che Siena, ad esempio, ha sfrut ta to u n o St o n er ook in più per vincere qualche scudetto, pone seri dubbi sulla cre d ib i l it à d e l m ovimento. U n a v o l t a c’erano gli “oriundi”; il primo fu Mike Pelliccia che giocò anche i n quindici partite in Nazionale nel 1936. Nel ‘58 arrivò in azzurro l’italo-brasiliano E n r i co D e Carli e nell’80 Mike Silvester fu il protagonista della medaglia d’ a r-
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ge n t o a l l e Olimpiadi di M o s c a e g i o c ò 4 6 p a rt it e i n N a z i onale. F inirono in azzurro anche Mark Campanaro, ovviamente Mike D’Ant o n i e t a n t i altri, anche gente come Maestranzi c h e r i l a s c i a i n t e r v iste in inglese (mi consta p e r s o n a lm e n te ). Nel nostro campi o n at o s o n o tantis simi i casi di g i o c a t o r i c h e , a r r ivati con un passaporto straniero, hanno poi cambiato i l p r o p r i o s tatus. I n particolare il ricordo va a tre gio-
catori che, per diversi aspetti, hanno fatto la storia del nostro basket, ma che – contrariamente agli Stonerook di oggi – hanno patito per gioc a r e d a i t a l i a n i : To n y G e n n a r i , G e o rg e B u c c i e P h i l M e l i l lo. A n t h o n y " To n y" G e n n a r i, n a t o a Buffalo nel 1942 da una famiglia di Forlì – protagonista dello storico “caso
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Gennari” – al minuscolo Caniusius College giocava ala piccola e, dopo essere stato scelto al 5º giro del draft NBA del 1964 dai Knicks con il numero 37, fu ingaggiato
d a l l a I g n i s Va r e s e c h e “tremare il mondo faceva”. Uno “tosto”, dotato di tecnica sopraffina, assistman e gran tiratore che, se avesse potuto sfruttare il tiro da tre punti, avrebbe certamente prodotto centinaia di punti in più. All’inizio fu tesserato come “straniero di coppa"; nonostante
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l’1,93, venne dirottato n el ruo lo di play gr a z i e ai suoi fondamentali deliziosi e contribu ì i n modo decisivo al primo titolo internazional e d i Varese, la Coppa In tercontinentale del 1966 conquistata da Gavagnin e compagni nella finale di Madrid (6659) a spese dei brasiliani del Corinthian s .
A quell’epoca c’era un solo straniero per s q u a d r a ( q u e l l o d i Va rese era l’ala-pivot b i a n c a To b y K i m b a l l che proseguì la carriera nella NBA dove giocò 571 gare tra San Diego, Boston, Milwaukee, K a n s a s C i t y, P h i l a d e l phia e New Orleans) e Va r e s e p e n s ò b e n e d i sfruttare le origini romagnole del paisà G e nn ari.
Partì così la richie s t a di “italianizzazione” e Gennari giocò lo spareggio scudetto di Roma del 16 aprile 1966 tra Ignis e Simmenthal. I varesini v insero 74-59 con una grande prova dell'ita-
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loamericano, entrato do p o i l q u i nto fallo del compianto Remo Maggetti, ma la Federazione – rimangiandosi il proprio nulla osta – dichiarò irregolare il t e s s e r a m e n t o d i To n y Gennari come italiano a ss e g na n d o lo scudetto alle Scarpette Rosse c o n u n o d ei più controversi 2-0 della storia cestistica italiana. La vicenda creò una bufera che portò alle dimissioni irrevocabili di Bulgheroni senior e i r a p p o r t i t r a Va r e s e e Milano si guastarono i r r im e d i ab i lmente. D o p o a v e r girovagato
per mezza Italia con t a p p e a Va r e s e , F o r l ì (retrocesse in B ma fu il quarto realizzatore ad oltre 21 di media), All’Onestà Milano di J o e I s a a c e Venezia, lo “Zingaro” tornò alla casa madre giallo-blù e, nel 1971/72, contrib u ì a l l a c o nquista della seconda Coppa dei Campioni – nella cald i s s i m a f i n a l e d i Te l Aviv – a sp ese della Ju -
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gop lastika Spalato (7069) con un canestro decisivo che gli valse l’ammissione nella Hall of Fame varesina. Nell’estate del 1973 fu poi ingaggiato dall’ambiziosa Rieti di Milardi d o v e chiuse la
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quando la FIP, su p r e ssione dei club, fu costretta ad aprire all’oriundo oltre lo straniero unico. Con lui varcarono l’Oceano al-
carriera di v e rtice, nel 75/76, s egnando un memorabile can e s t r o
che decise la drammat i c a p a rtita – spareggio contro la Fag Partenope Napoli. Per inciso a Rieti ci ha giocato, praticamente da italiano, anche Patricio Prato, argentino al 100%... Phil Melillo – play/guardia di 1,81 o g g i s e s s a n t e n n e – a rrivò nell’estate del ‘76
cune “bufale” clamorose e qualche giocatore interessante ( R a ff a e l l i , M e l c h i o n n i e Menatti).
Dopo un provino infruttuoso con la Cinzano Milano in cui mise in mostra le sue doti, fu “inchiostrato”
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dalla G.B.C. Roma di Giancarlo Asteo, che di pallacanestro ne capiva e tanto. Dopo poche gi o r n at e d i campionato il 2,03 romano To m Kozelko (ex Wa s h i n g t o n Bullets) si infortunò ser i a m e n t e ma, all’epoca, gli stranieri non si potevano tagliare e la Lazio venne data per spacciata – visto che sotto canestro rimase il solo Santoro (non proprio J a b b ar … ) – p erché nessuno considerava quel paisà del New Jersey dal ball-handling unico, condito da finte e dotato di un tiro dev a s t a n t e . M elillo aveva una notevole potenza fisica e rapidità di base, sapeva segnare ed era il play ideale per far correre la squadra. Con quasi 28 punti a p a r ti t a M e l i llo salvò la Lazio, ma, nella sta-
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gione successiva, la FIP si…rimangiò gli oriundi optando per il d o p p i o s t r a n i e r o . Tr a gli oriundi venne con-
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zione e riuscì a gio c a r e da italiano solo dopo u n l u n g o p u rg a t o r i o nelle minors. Giocò anche in C a Cagliari, dove conobbe e sposò la nazionale Maria F ara. Nel 1983, ormai a 31
anni, Melillo riuscì finalmente ad esordire, d a indigeno, con la B enetton Tr e v i s o di Mauro Di Vince nzo che f inì dod icesima in A2 .
fermato solo Carlos R a ff a e l l i e n e s s u n o diede un chance al nostro Phil, giudicato troppo piccolo e poco atletico. Il nativo di Newark però non si arrese, dopo un lungo iter burocratico durato ben sette anni (mentre oggi giochi da italiano se la trisnonna della tua prozia risiedeva in Italia duecento anni fa…) ottenne la naturalizza-
L’ a n n o d o p o M e l i l l o si trasferì a Rieti nell’American Eagl e di Joe “Jelly Bean” Bryant (il padre di Kobe) e Dan Gay (che addirittura giocò e fu team manager della Nazionale italiana…). La guardia italo-americana con 17 ,2 punti per ga r a contribuì in maniera decisiva alla salvezza dei sabini e ciò gli valse la chiamata di R o m a i n A . L’ u l t i m a stagione da giocatore non fu però esaltante: solo 35 punti in 153’ complessivi nel Banco Roma di De Sisti al f ianco della nidiata romana (Gilardi, Pole-
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s e l l o , S b a r r a e Va lente), dell’attuale coach del Canada, Leo Rautins e dell’ex cant u r i n o B r u ce Flowers. Nel 1994 esordisce come capo allenatore s u l l a pa n c h ina di Forlì, in serie A2, squadra
con la quale raggiunge subito la promozione in serie A1 battendo 3-0 in finale Rimini nel d e r b y. L’ an no dopo riesce a salvare Forlì, prima di trasferirsi a Ve r o n a d o ve, nel 1996, vince la Supercoppa Italiana guidando la Mash al 79-72, al Forum di Assago, contro la Stefanel Milano d i M ar c e l l e tti.
L’ es p er i e nza in panca continua a Siena (che non era ancora entrata nell’epopea, ma giocava comunque la Saporta Cup) e, soprattutto, a Roseto degli Abruzzi dove vince l’A2 nel 1999/2000 con il 70% d i v i t t o r i e.
Fu invece abbastanza deludente l’esperienza udinese con la Snaidero che aveva ricomposto
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la coppia scudettata di Caserta Gentile – Esposito con Sarti g.m. Ve n n e e s o n e r a t o d o p o la Befana del 2002 lasciando a Frates i pl ay o ff ( 0 - 2 a l p r i m o turno per mano della Siena di Chiacig e Gorenc) e ottavi di Saporta Cup (friulani fuori dopo il 78-87 al Carnera ed il blitz di Gerusalemme contro
l’Hapoel).
L’ a n n o d o p o M e l i l l o tornò a Roseto, ragg i u n s e i p l a y o ff e l a
ULEB Cup, uscendo al primo turno (1-2 da Reggio Calabria); poi la grande occasione della sua carriera di coach: Pe sa ro. Il pr im o anno è premiato dal quarto posto, guidato in campo dall’estro dell’indimenticabile
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Alphonso Ford, Nei p l a y o ff l a s u a S c a v o lini elimina Napoli 3-2, m a i n s emi finale si imbatte nella Siena del primo scudetto: 0-3 contro Recalcati con Pianigiani imberbe assistente. E’ il suo canto del cigno come coach di alto livello, l’anno seguente lascia la panchina della Scavolini con un record del 53% e del 60% in
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h a t t a n a l N . I . T. , f u terza scelta dei Buffalo Braves con il numero 52 davanti a giocatori che nella NBA ci sono stati per anni come Don F o r d , Wi l b u r H o l l a n d ed Eric Fernsten. Lui, però, optò per la ABA dove vinse il titolo del ’ 7 6 c o n i N e w Yo r k Nets di Doctor J gio-
Eu r o l e ga .
Q u e l l a d i Ve r o n a è stata l’unica vittoria italiana di un protagon i s t a , n o n p a r t i c o l a rmente fortunato, del nostro basket: fosse v i s s u t o a i nostri gior ni s a r e b b e c e r t a m e n t e a rrivato in Nazionale e vinto qualche scudetto da giocatore intas c a n d o … ta nti euro !
G e o rg e B ucci era una guardia di 191 cm. molto potente – per questo da noi fu soprannominato “ E r c olino” – nativo di C o r n w a l l - N . Y. , “The King”, dopo aver cond o t t o p e r t r e anni Man -
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cando 33 partite con quas i 4 punti di media.
Ar rivato in Italia nell’estate del 1977, c hiamato da Siena, diventa uno dei prot agonisti assoluti del nostro basket segnando 8.087 punti in tredici stagioni. A Siena, per sei anni, indossa la canotta nu-
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m e r o 11 d i v e n t a n d o i l leader di punti segnati della Mens Sana con 4591 in 209 partite, chiudendo con una media superiore ai 22 punti per uscita.
La miglior stagione fu la prima in A2, nel 1977-78, chiusa a 26,6 punti di media con la promozione immediata in A1. Co n l a Mens Sana resta nella m a s s i m a serie due anni, poi, nell’85/86 si trasferisce alla F o r t itudo Bologna
dove resta altre cinque stagioni (3 in A1 e 2 in A2), la migliore l’87/88 chiusa con oltre 2 0 punti di me di a in 3 3 partite.
Per anni resta il top scorer anche della F s c u d a t a, p r i m a d e l l’ a v vento di un certo… Ca rlton Myers che gli sottrarrà lo scettro nel 1999.
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Nel ‘90 inizia la sua ( n a tu r al e ) f ase calante: a Montecatini, in A2,
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eletto miglior guardia rimbalzista con ben 678 i rimbalzi conquis tati ed un coraggio da leone.
Oggi leggiamo titoloni sui giornali per una prova da oltre trenta punti di uno nei tanti stranieri che popolano i nostri tornei, ma nell’83/84, in gara singola, “Ercolino” s crisse 48! gioca 32 partite con 12,7 punti a partita, prima di chiudere la carriera con il come – back a Siena per l’unica stagione sotto l a d o p p i a c i fra.
Il suo talento era immenso ed i movimenti da c li ni c : i l suo palleggio, arresto e tiro erano mortiferi e, grazie alla naturale potenza fi sica, era particolarmente efficace nell'uno contro uno, anche nel pitturato e contro i lunghi che rius civa ad eludere gal l e g g i an d o i n aria un secondo in più; del resto nella NCAA era stato
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Riuscì ad ottenere la “naturalizzazione” solo a fine carriera, prima di ritornare al Manhattan College a fare l’as -
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sistant – coach e di v e ntare consigliere comun a l e d i N e w b u rg h , l a sua città.
Grande appassionato di baseball, per acc e l erare la naturalizzazione, fu tesserato dal neopromosso Grosseto B.C. tornato in A grazie ad un ripescaggio. Il suo rendimento fu piuttosto scarso, forse p e r c h é n o n v o l l e s f o r-
zarsi tropp o, ma la s u a squadra finì quinta, un risultato migliore di quelli ottenuti nel baske t! Suo figlio Ryan, classe ’81,
è stato la stella indiscussa della N e w b u rg h F r e e A c a d e m y, a n c h e se da bambino, poi ha scelto la carriera italiana con punte a Sor e s i n a e B a r c e llona Pozzo di Gotto dove, tuttora, gioca per la Sigma.
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d i A l e s s a n d ro d e l l i Pa o l i
RUN BABY RUN
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i deve essere un qualcosa che lega il destino di due città e di due
realtà cestistiche che stanno stupendo mezza Italia. Ci sarà un col-
legamento tra Venezia e Sassari e non può essere la comune pre-
senza del mare, ma qualcosa in più. La storia dell'Umana sembra seguire 4 maggio 2012
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ciclicamente quella del Banco Sarde-
Dinamo e punto di forza del team.
t i t o l o d i t emibile mina vagante pro-
zerai mai". Continua a correre come
la formazione sarda.
chio' Alvin Young; gli anni pa ssa n o
gna. Neopromossa che si conquista il
prio come fece, qualche stagione fa,
"Ma non ti spezzerai, tu non ti spez-
un giovincello alle prime armi il 'vec-
L a D i n a mo, a sua volta, dopo aver
rapidamente ma il talento cristallino
mantenere alto lo standard dei risul-
il Ponte dei Sospiri guidando la Reyer
della classifica.
"Corri lontano dal rumore delle strade
m e r a v i g l ia to al debutto, è riuscita a
t at i e d e l g ioco volando al vertice
del colored non svanisce ed illumina
sempre più in alto.
E n t r a mb e sono terze alle spalle di
e dalle pistole cariche". I r isult at i
giornata fa, occupavano il 2° posto.
nale ed il lavoro delle 'piccole' Vene-
S i e n a e Cantù e, neanche qualche
pr emiano la competenza pr ofess i o-
I l r i tm o d el ro ck comincia a salire
zia e Sas sari che hanno pieg at o
M a n s o n , f ascinosa lead vocalist dei
Il tricolore, infine, finisce per carat-
gruppo statunitense traccia la via del
Devecchi a Marco Allegretti, un tocco
come l'intensità della voce di Shirley
G a r b ag e . Il ritmo ed il sound del
squadroni ben più attrezzati e ricchi.
terizzare le due compagini; da Ja c k
successo per i lagunari e gli isolani.
di azzurro, a volte determinante, non
del gruppo 'spazzatura' del rock sem-
"Corri baby corri". Non è il caso d i
" R u n b a b y ru n", succe sso del 2005
può mancare.
bra quasi guidare il percorso di coach
fissare traguardi e non è il caso di fis-
Mazzon.
continuare a correre, a sorp rende r e
M e o S a cc hetti e di coach Andrea " C o r r i b a b y co rri", proprio come i
biancazzurri di Sardegna, guidati dai
f a v o l o s i c ugini Diener e dalla sorp r e n d e n t e coppia Easley & Hosley,
q u a s i u n g ioco di parole che finisce
per punire chi approda al Pala Serradimigni, fortezza inespugnabile della
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sare un obiettivo. Ciò che importa è
gli avversari e stupi re, perché n o , anche nella post season. I play- o ff
sono alle porte ed il campionato più
incerto degli ultimi anni può regalare
inaspettate emozioni. Magari sulla la-
guna veneta, magari nello splendido mare di Sardegna.
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d i G ianni Co rsolini
discorsi in politichese. “Lo sport nella
lla fine del 1950 mi sono
scuola” è sempre un argomento per un
cordo che si accennava al
senza risolvere niente. L’insegnante di
iscritto all’università. Ri-
problema dello sport nelle scuole. E’ passato qualche tempo, ed ogni tanto si sente
parlare ancora dello stesso problema. Però
congresso, nel quale si parla di tutto,
educazione fisica spesso è considerato un minus quam, e l’attività sportiva per la
scuola è argomento, appunto, per il solito
gli impianti sono rimasti quelli di un
convegno.
starsi per l’ora di ginnastica in una strut-
una gita scolastica “culturale” va bene,
tempo, e spesso gli studenti devono spo-
tura esterna, tra un’ora di latino e una di
matematica. Docce metafisiche, e soliti
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Se i ragazzi perdono una settimana per
ma se un ragazzo arriva in ritardo perché
ha sostenuto una prova sportiva è argo-
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mento per un consiglio di classe.
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Nel
quale si denuncia lo studente per scarso
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per i soliti convegni; si ha quasi l’impres-
sione che il palazzo del basket debba co-
attaccamento. D’altro canto, è solo da
minciare dalla mansarda o dai quartieri
scienze motorie. Prima c’erano i vari isti-
con la favola degli esagerati costi dei no-
pochi anni che abbiamo la laurea in
tuti per l’educazione fisica, validi sì ma
alti e non dalle fondamenta. Si va avanti
stri ragazzi e dell’organizzazione delle at-
senza il valore della laurea. Il Coni aveva
tività giovanili. E’ vero. Certo, prima
questi non avevano la licenza. Sembra un
gazzi, esiste un costo per le palestre, per i
istituito i “maestri dello sport”, ma anche
quadro pessimistico, è solo la verità.
D’altro canto in Italia non abbiamo la
cultura dello sport, ma quella del tifo, ov-
viamente il più becero. In questo quadro
si inserisce, nel nostro mondo del basket,
un momento pessimistico per quanto ri-
guarda l’identità della palla a spicchi. Non
abbiamo più una Nazionale che si rispetti,
che sia un modello e un esempio per le
giovani generazioni. C’è una complicità
generale per le leggi di mercato. Si guarda
ancora che le prebende fornite ai nostri ratecnici, per le attrezzature, l’abbiglia-
mento, senza contare le tasse federali. Ma
perché non considerare il patrimonio di at-
taccamento del giovane locale, della sua
famiglia, della sua scuola, dei suoi amici?
Non risolveremo niente se pensiamo ai
semplici costi senza contare il rendimento
del ragazzo del cortile accanto.
Infine, è disarmante e controproducente
pensare che i nostri ragazzi debbano gio-
care per regolamento. E’ l’anticamera
all’NBA come noi fossimo, come cultura,
della panchina sicura, perché i proprietari,
stesso livello. In Italia se una società re-
bergo a ore, senza passione, cultura e co-
possibilità economiche, impiantistica allo
spesso come gli stranieri ospiti dell’al-
trocede è motivo di rivoluzioni, scioperi,
noscenza dell’ambiente (salvo pochi casi),
dell’NBA se una franchigia è in difficoltà
subito e condizionano gli allenatori nelle
appelli ai politici locali. Nella patria
economica, vende anche a imprese spor-
tive distanti migliaia di kilometri. Se an-
diamo avanti di questo passo, andremo a vedere solo gli Harlem quando vengono in tournée.
I vivai sono diventati solo un argomento
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arrivano con l’unico obiettivo di vincere scelte. I coach devono infatti solo vincere. In questo caso, possono utilizzare i nostri.
Altrimenti, va bene solo lo straniero come
usato sicuro. E’ inutile proseguire. Bisogna fare una rivoluzione culturale e recu-
perare coraggio e rispetto per la nostra gioventù.
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He got game: Ray Allen,
il miglior tiratore di sempre di Francesco Alessi
Un nome, una leggenda. Quando si parla di lui, più che ad un giocatore si fa riferimento al gioco di una pallacanestro diversa da q u e l l a p r a t i ca t a dai comuni mortali; una pallacanestro fatta di purezza stilistica inarrivabile, di intelligenza e lettura delle difese straordinarie, di movimenti provati e riprovati fino al r a g g i u n g i m e n t o d e l l a p e rfezione assoluta. Questo è
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Ray Allen, indiscusso leader di tutti i tempi per triple mandate a bersaglio con oltre 2700 centri calco lando solo le gare di regular season. Te r z o d i c i n q u e f r a t e l l i , Allen nasce nella base statunitense di Castle Air Force, vicino Merced in California e comincia a deliziare le platee cestistiche g i à a l l ’ H i g h S c h o o l , p r e c isamente la Hillcrest, gui-
data alla conquista del campionato statale. A l C o llege gioca per la University of Connecticut, meglio nota come UConn , do p o e s ser e st ato reclutato d a ll ’ a ssistant coach Karl Hobbs. Con gli Huskies gioc a b e n e nella prima stagione e benissimo nelle successive due, ottenendo la nomina di atleta maschile americano dell’anno nel 1995 e d i m iglior giocatore della Big
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E a s t Wi s c o n s i n , m o s t r a n d o s u n e l bito che la specialità della casa, il tiro da tre, è efficacissimo anche fra i grandi. 1995/96, stagione conclu- Allen però non porta alla s i v a a l C o l l e g e . L’ e s p e - c a u s a s o l o t i r o d a f u o r i m a rienza a UConn si chiude anche un atletismo devacon la conquista del terzo stante sottolineato da posto assoluto nella gradua- s c h i a c c i a t e a r i p e t i z i o n e , toria dei realizzatori di tutti trattamento di palla so prafi t e m p i d e l l ’ a t e n e o c o n u n fino e una leadership dentro b ot ti n o d i 19 22 punti, e con e f u o r i d a l c a m p o n o n c o il record assoluto di triple segnate in una singola s t a g i o n e , b e n 11 5 , p r i mato stabilito nel corso d e l t e r z o an n o. L’ a p p r o c c i o c o n l a l e g a p r o f es s i o n i s t i ca è subito particolare, fin dal momento del draft del 1996: Allen, infatti, viene scelto alla quinta chiamata assoluta dai M i n n e s o t a Ti m b e r w o lves, ma viene spedito immediatamente a Milwaukee in cambio di u na prima scelta futura nel draft 1998 (il giocatore in questione sarà poi Rasho Nesterovic) e Step ho n M a r b u r y, chiamato dai Bucks con la quarta scelta assoluta. “Ray Ray” muni per un ragazzo della p a rt e s u b i t o f orte e impiega s ua età. pochissimo a diventare il Dopo due stagioni in cui g i o c a t o r e p i ù r a p p r e s e n t a - non d isputa i playoff, il notivo della franchigia del stro fa finalmente centro
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alla terza occasione e s i r i peterà nella stagione successiva, anche se nelle due annate in questione, i Bucks disputano appena otto gare di p ost season comple s s iv e , t u t t e c o n t r o I n d i a n a , p e rdendo prima per 3 – 0 e po i p e r 3 – 2 . L’ a n n a t a s u c c e s siva sarà però straordinaria: Ray e compagni si r e nd o n o protagonisti di una cavalcata memorabile nella post season che l i ve dr à sconfiggere Orlando (3 – 1) e Charlotte (4 – 3) prima di perdere la finale della Eastern Conference in gara 7 con Philadelphia, dopo essere stati avanti a nc h e 2 – 1 nella serie. Allen, autore di partite memorabili come gara 6 contro i Sixers, nel quale segna 41 punti co n 9 / 1 3 dall’arco, non ba s t a e l a corsa di Milwaukee si arresta a pochi passi dalla finale. Nelle due stagioni successive Ray è sempre più leader ma nel m e z z o della su a settima a n na t a in maglia Bucks, viene scambiato ancora e si acc a s a n e l l a We s t e r n C o n f e rence ai Seattle Supersonics che, nel febbraio 2003, lo
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p r e n d o n o i n s i e m e a F l i p M u r r a y, K e v i n Ollie e una scelta futura (draft 2003 rispondente al nome di Luke Ridnour) in cambio di Desmond Mason e soprattutto di G a ry P a y t o n . Al len è da subi to il miglior giocatore del team e, se possibile, è anc o r a p i ù u o m o franchigia del passato. I risultati comunque sono deludenti e i p l a y o ff v e n g o n o r a g g i u n t i s o l o n e l l a s t a gione 2004/05, a due anni e mez zo dal suo
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arrivo. I Son ics peraltro riescono a el i m inare solo Sacramento (4 – 1) prima di venir estromessi dalla corsa al titolo per mano degli Spurs di San Antonio con un secco 4 – 2. Allen ha intanto spento le 30 cand el i n e e la sua voglia di vincere è sempre maggiore. Nelle due stagioni successive non giocherà neppure un match di play o ff e i l 28 giugno del 2007, circa un mese prima del suo 32esimo compleanno, si trasferisce finalmente in una franchigia aff a m a t a di vittorie come i Boston Celtics. La trade prevede l’arrivo a Boston, oltre che di “Ray Ray”, anche del rookie Glen Davis con il conseguente viaggio inverso per J e ff G r e e n , Wa l l y S z c z e r b i a k , D e l o n t e We s t e u n a s e c o n d a s c e l t a d e l d r a f t 2 0 0 8 (sarà poi Trent Plaisted, visto poch i s s i m o anche in Italia con Biella e mai in N B A ) . Il cammino dei Celtics è quello di una squadra in missione che vuole vincere a tutti i costi e che in estate ha acquisito non solo Allen, ma anche il fortissimo e dominante Kevin Garnett sotto canestro, aggiungendo poi, anche in corso d ’ o p e r a, pedine importanti al suo scacchiere c ome Sam Cassell, Eddie House, James Posey e, come detto, il rookie Glen Davis. Si attendono inoltre i miglioramenti del playma-
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ker Rondo, responsabilizzato con il ruolo di titolare, dell’ala forte di riserva Leon Powe e del c en t r o P e r k i n s. Dopo le 24 vittorie complessive della s t a g i on e p r e cedente, i Celtics ne vincono 66 in stagione regolare e, al termine di una cavalcata trionfale, riescono a vinc er e l ’ a ne l l o con All en che fa quindi centro al primo colpo, viaggiando ad oltre 15 punti di media in post season. Nel viaggio verso la vittoria i Celtics elimi-
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nano nell’ordine Atlanta, Cleveland e Detroit prima di trionfare in casa contro gli acerrimi rivali, i Lakers di Los Angeles. Nei tre anni successivi, con Allen sempre grandissimo protagonista, i Celtics verranno eliminati due volte in semifinale della Eastern Conference e una volta nell’atto conclusivo dai Lakers, nell’ennesimo remake di quella che è considerata da tutti “la finale per antonomasia”. In que sta stagione, vissut a
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tra mille di infortuni e contrattempi vari, Allen (appena 46 gare disputate) cerca una sorta di canto del c i g n o , u n p l a yo ff d a ri c o rdare, un’altra vittoria che arricchisca la sua strepitosa carriera, ma sarà estremamente difficil e r a ggiungere quest’obiettivo dato che Boston sembra poco coperta a livello di p anchina ris petto a ll e c o n correnti e l’età dei suoi giocatori potrebbe tradire nei match ravvicinati da “do or die”.
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Il “made in Italy”, si sa, ha sempre tirato molto in ogni settore con punte di eccellenza in ambiti di prestigio quali il cinema, la musica, la moda, il vino e il cibo, icone utilizzate spesso per identificare il Belpaese oltre confine. Negli ultimi anni anche il nostro basket, ormai lontano dai fasti e dalle vittorie degli anni ’80 e ’90, ha cominciato ad esportare talenti (vedi Bargnani, Gallinari e Belinelli) ma soprattutto la forza delle idee; così, diversi allenatori, vuoi perché ormai sazi dei successi ottenuti in patria o semplicemente per il piacere di gustare il sapore di una nuova sfida, hanno deciso di provare a vincere all’estero.
Il caso più eclatante è ovviamente quello di Ettore Messina, già condottiero di successo della Nazionale, di Virtus Bologna e Benetton Treviso, prima di volare a Mosca, per far grande il Cska in patria e in
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Eurolega, e a Madrid. Un successo, il suo, frutto del meticoloso lavoro e della preparazione che da sempre lo ha contraddistinto, una voglia di essere il numero uno che ha appreso alla scuola di grandissimi maestri quali Sandro Gamba, Alberto Bucci e Bob Hill.
Il 53enne coach siciliano, decisamente il miglior prodotto che la scuola italiana abbia sfornato negli ultimi quarant’anni, è scrupoloso, attento al metodo e all’organizzazione, capace di curare gli aspetti umani al pari di quelli tecnici perché, per sua stessa ammissione, tenere unito il gruppo e far scoccare la scintilla fra i giocatori è importante almeno quanto l’applicazione di uno schema. Nei suoi anni moscoviti aveva spesso allontanato l’ipotesi di uno sbarco in America, definendosi non pronto per esportare il suo concetto di basket in un mondo dove spesso ci si con-
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centra più sulle statistiche personali che sui risultati di squadra. E invece, interrotta in modo brusco la sua esperienza sulla panchina del Real Madrid, la scorsa estate Mike Brown, da sempre suo estimatore, al punto da varcare spesso l’oceano in senso opposto per venirne a studiare da vicino i metodi di allenamento, lo ha voluto come suo assistente ai Lakers e il tanto atteso approdo di Messina in NBA è finalmente divenuto realtà e chissà che, nei prossimi anni, non si possa arrivare anche ad un incarico da headcoach.
Ma Messina non è il solo allenatore che ha varcato con successo gli italici confini; anche Matteo Boniciolli, dopo aver girovagato lo stivale dispensando, fra gioie (le stagioni con Avellino e Bologna) e dolori (l’esperienza nella Capitale), perle di saggezza che non tutti sono stati sempre in grado di cogliere, ha raccolto l’intrigante sfida di allenare in Kazakistan.
Uomo verace e sanguigno, a dispetto della sua origine giuliana, capace anche di abbandonare frettolosamente una conferenza stampa post partita a causa di un evidente groppo in gola, figlio di una decisiva sconfitta maturata in una gara di playoff, il coach triestino, approdato un anno fa nella Capitale kazaka, ha subito fatto centro, conducendo la ricca squadra dell’Astana Tigers al double, ossia alla conquista della coppa e del titolo nazionale, raggiunto con una cavalcata fatta di 20 vittorie e nessuna sconfitta. Un risultato tutt’altro che scon-
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tato anche perché non sempre partire con i favori del pronostico aiuta. Il cammino nella lega baltica, nata nel 2008 e configurabile come una NBA dei paesi dell’ex blocco sovietico, non è stato parimenti esaltante, ma il rinnovo biennale gli consentirà di lavorare ancor meglio al progetto per puntare a misurarsi alla pari con formazioni del calibro di Cska Mosca, Zalgiris Kaunas e Khimky Mosca, tanto per citarne qualcuna.
Sempre scrutando ad est, ci imbattiamo in un altro giovane coach che il nostro basket si è lasciato sfuggire, Luca Bechi che ha fatto le valigie per volare in Ucraina, sulla panchina del Azovmash. La città di Mariupol, 110 chilometri a sud della più nota Donetsk, è la culla di quest’ambiziosa e giovane squadra che, in pochi anni di vita, ha già conquistato 5 coppe e 7 titoli nazionali.
Cosa ha spinto l’allenatore livornese ad accettare questa sfida? Sicuramente la voglia di trovare nuovi stimoli, di conoscere una mentalità totalmente differente dalla nostra, e non solo per ciò che riguarda il gioco della pallacanestro, ma anche la quasi totale mancanza, in Italia, di progetti validi da sposare a causa di una diffusa mancanza di soldi, idee e una generale incertezza sul futuro del movimento in senso globale, con una serie di riforme che fanno discutere e stentano a prender forma, facendo così perdere ulteriore appeal al nostro campionato
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