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Pravisdomini nella grande guerra > Il Torneo di Calcio a 5 delle BCC arriva

Primo gruppo degli insigniti Cavalieri dell’Ordine Militare di Vittorio Veneto, davanti al Municipio di Pravisdomini nell’anno 1970. Le signore sono vedove di ex combattenti deceduti dopo il 1° gennaio 1968

Pravisdomini nella grande guerra

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Il dovere della memoria

Maria Cristina Strasiotto

“L’amministrazione comunale di Pravisdomini ha voluto dare alle stampe l’ultimo atto d’amore di Giovanni Strasiotto verso i suoi concittadini e il suo paese, per coltivare il dovere della memoria” ha sottolineato il sindaco di Pravisdomini, Davide Andretta, nella presentazione al pubblico dell’ultimo lavoro di ricerca “Pravisdomini nella Grande Guerra”, di Giovanni Strasiotto, scomparso nell’ottobre 2021.

Il libro racconta il conflitto mondiale attraverso piccole storie nel quadro della Storia del nostro Paese. Una coinvolgente narrazione antieroica, che pone in grande evidenza la gente comune con le parole di chi ha vissuto gli eventi di questa guerra, oggi per noi lontana, e di chi ha sentito raccontare, sempre troppo poco, queste storie di uomini e donne, giovani e anziani, famiglie unite nelle sofferenze, fame e soprusi e divise fra chi parte e chi resta a difesa di una terra martoriata. Un racconto reso vivo attraverso tante testimonianze orali, memorie, cronache familiari, lettere, interviste effettuate negli anni ‘70 dello scorso secolo a combattenti, vedove e orfani, e pagine tratte dai diari e relazioni dei parroci. La pubblicazione è arricchita da un interessante repertorio di inediti documenti e materiali iconografici.

I soldati di Pravisdomini, in maggioranza alpini, sono stati impegnati su tutti i fronti, alcuni hanno ottenuto riconoscimenti al valor militare ed encomi. Alcuni hanno fatto ritorno con ferite da provocare invalidità permanenti, altri feriti nell’anima, incapaci di superare gli orrori vissuti e la durissima vita di trincea, la battaglia quotidiana contro la fame e il freddo, la dissenteria, il colera, la cancrena.

Don Angelo Ganassini, parroco di Pravisdomini, e Don Massimino Simoni, parroco di Barco, furono punto di riferimento non solo per la collettività ma anche per gli apparati militari, seppero conciliare le esigenze spirituali con quelle materiali, vicini ai propri parrocchiani a garantire serietà e correttezza, generosità ed accoglienza.

Dopo la disfatta di Caporetto, i primi soldati occupanti entrarono in paese il 6 novembre 2017. Pravisdomini si trova ad essere

nell’immediata retrovia e diventa un’importante base operativa per le truppe austro-ungariche. Erano qui concentrati diversi comandi strategici, per la presenza di prestigiose dimore destinate agli alloggi per gli ufficiali e alle infermerie, un gran numero di soldati e alcuni profughi del Piave, distribuiti nelle povere case dei civili.

Venne realizzato rapidamente un sistema ferroviario e istituito un treno passeggeri quotidiano in partenza da Motta di Livenza e diretto a Vienna, per consentire il trasporto di bottini di guerra, materiali strategici e l’invio in licenza di soldati. La Pravisdomini - Visnà fu l’unica linea passeggeri ad arrivare vicino al fronte. La stazione di Pravisdomini fu dotata di otto binari e relative attrezzature logistiche.

Barco diventò baricentro di diverse linee Decauville, piccoli tratti ferroviari a scartamento ridotto per trasporti rapidi di collegamento con i magazzini di viveri e munizioni, che rappresentarono il cordone ombelicale tra la prima linea, i grandi depositi di materiale bellico delle retrovie, il campo d’aviazione di Pramaggiore, il lazzaretto di Panigai e il grande convalescenziario equino di Barco.

Da subito gli austro-ungarici, per evitare l’eventuale tiro di qualche cecchino, demolirono un’alta e antica mura di cinta, edificata lungo il ciglio della strada principale. Il 3 novembre 2018 durante la ritirata distrussero la settecentesca villa Frattina, la modernissima fornace Petri di Barco, la polveriera di via Santa Fosca nella stazione ferroviaria di Annone-Pravisdomini e il ponte sul Sile a Panigai.

Il libro è dedicato anche alle donne, esemplari per la loro capacità di mantenersi forti e combattive seppur con l’animo lacerato per la sorte del marito, del figlio, del fidanzato al fronte. Donne capaci di prendere le redini della famiglia, assumersi la responsabilità di condurre i fondi agricoli con l’unico apporto di familiari anziani e giovanissimi. Affiancarono o sostituirono gli uomini nelle fabbriche, anche nelle lavorazioni legate alla produzione di materiale bellico, e nella confezione di indumenti per l’esercito, in laboratori improvvisati o nelle proprie abitazioni, impegnate nelle attività di beneficenza e assistenza o in organizzazioni volontarie di soccorso e cura di feriti, ammalati e convalescenti.

Delle Crocerossine impegnate nel conflitto, due benemerite erano pravisdominesi: Giulia Maldifassi della Frattina (18801969) e Giuliana di Panigai (1894-1979).

Amalia Teresa di Panigai, moglie del nobile Giulio Ovio, giudice con funzioni di pretore ad Oderzo rimasto a Panigai durante l’occupazione, è citata quale coraggiosa mediatrice per organizzare un pò di difesa collettiva, dissuadere gli occupanti da abusi, eccessive pretese, spogliazioni, saccheggio e a difesa di violenze verso alcune donne del paese e alcune profughe.

Una particolare attenzione è dedicata ai “figli della guerra”, frutto delle violenze sulle donne dei soldati dell’esercito austroungarico, e all’opera di Don Celso Costantini, che istituì l’Istituto San Filippo Neri nel Seminario di Portogruaro, per ospitare “madri vergognose e dolenti”.

Alcuni ragazzi furono poi accolti in tempi diversi dalle famiglie d’origine, altri furono dati in affidamento, altri ancora rimasero in istituto fino alla maggiore età. Per tutta la vita etichettati come el todesco o el much furono spediti a combattere la Seconda Guerra Mondiale e a morire proprio dalla parte dei tedeschi.

“I leali combattenti e i generosi civili erano convinti della necessità dei loro sacrifici per costruire un Paese migliore e realizzare il bene comune, andando oltre l'amore per se stessi. – sottolinea Giovanni Strasiotto - Per onorarli dovemmo rinnovare amore e amicizia per le famiglie, per le comunità in cui viviamo, per le professioni e le associazioni cui apparteniamo e per la nostra Nazione.”

Fermata Ferroviaria di Pravisdomini

Arrivo degli occupanti a Pravisdomini, 6 novembre 1917

Modernissima Fornace Petri a Barco, demolita con cariche esplosive dagli occupanti in ritirata, il 3 novembre 1918

Giovanni Strasiotto

Insegnante, ricercatore e storico. Dal 1964 al 1990 Sindaco di Pravisdomini. Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Insignito della Medaglia di Santo Stefano conferita a personalità meritevoli della Diocesi di Concordia Pordenone che hanno contribuito alla vita sociale, culturale ed ecclesiale a servizio delle comunità.

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