Portfolio architettura / estratto / Bonetto Beatrice / IUAV

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PORTFOLIO Beatrice Bonetto



Università I.U.A.V di Venezia Corso di laurea triennale in Scienze dell’architettura Portfolio di laurea


CONTENUTI :

• Curriculm vitae •Housing in Venice / ex magazzini frigoriferi / Santa Marta Venezia 2015-15 / progettazione architettonica 2 professoressa E. Giani / I.U.A.V • Ca’ Venier dei Leoni / Peggy Guggenheim collection / Venezia 2015 / Progetto di ampliamento professor A. Dal Fabbro / I.U.A.V • The construction of a landascape

/ workshop Venezia 2015 professor F. Barozzi / R. Bocchi / I.U.A.V

• Bendable space / hangar 16 / former slaughter house in Madrid professor I. Carnicero • An hypogeal ideal city / rigenerazione urbana / workshop Palmanova 2015 professor A. Dal Fabbro / P. Martinelli / I.U.A.V


CURRICULUM VITAE INFORMAZIONI DI BASE Nome / Cognome : Beatrice Bonetto Sesso : female Data di nascita : 28/09/1993 Indirizzo : via A. Ugolini n° 13 , 35129 , Padova (PD) Italy E-mail : beatrice.bonetto.bb@gmail.com Numero di telefono :+393405526783 EDUCAZIONE 2012 / 2015 Venezia: I.U.A.V Università di architettura Corso di laurea in scienze dell’architettura 2007 / 2012 Padova: Liceo Classico C. Marchesi SOFTWARE Autocad 2D: buona conoscenza Autocad 3D: conoscenza elementare Sketch up: buona conoscenza Revit: conoscenza abbastanza buona Adobe photoshop: buona consocenza Adobe Illustrator: buona conoscenza Adobe Indesign: buona conoscenza SKILLS Lingua : Inglese, livello B1 Spagnolo, elementare Italiano, madrelingua


WORKSHOP 07 / 2013 Venezia: Guillermo Vazquez Consuegra (España)+ Sandro Pittini ( IUAV ) @ http://www.vazquezconsuegra.com/ Tema del workshop: nuova stazione passeggeri e terminal crociere di Venezia. Venezia come città-porto Studio delle connessioni tra città terrestre e città lagunare Progettazione dei terminal Studio del paesaggio circostante e delle relazioni fisico/visive con Forte Marghera e il paesaggio circostante

07 / 2014 Venezia : Eva Franch from OFFICEUS (España + USA ) @ http://www.eva-franch.com/ @ http://officeus.org/ Tema del workshop: produrre una nuova visione di porto Marghera secondo tre momenti progettuali: Ricerca, Design e Performance. I/ RICERCA: ATLANTE DEI PORTI: Storia globale e atlante dei materiali fisici, sociali, poltici ed economici che stanno alla base della nascita e dello sviluppo di un determinato porto II/ DESIGN: PROBLEMI, SOLUZIONI E DESIDERI: collezione di riferimenti architettonici e tipoligici che incarnino idee collettive di “abitabilità” a 7 divere scale d’azione: globale, internazionale, nazionale, territoriale, urbana, oggettiva e materiale. III/ PERFORMANCE: identificazione, costruzione e implemento delle necessità sociali, economiche e politiche necessarie ad una riprogrammazione del Masterplan di Venezia

05 / 2015 Venezia: Fabrizio Barozzi di Estudio Barozzi Veiga (España) + Renato Bocchi ( IUAV ) @ http://barozziveiga.com/web/ 07 / 2015 Venezia: Andrew Makin ( South Africa )+ Paloma Vera (Mexico) @ http://www.designworkshopsa.com/ @ http://www.canovera.com/ Tema del workshop: Come saranno accomodati gli immigrati, prima temporaneamente e poi permanentemente? Dove saranno produttivi; quali sono le loro competenze, i loro talenti? Come e dove apprenderanno le tecniche specialistiche per diventare la nuova forza lavoro che manterrà e ricostruirà il patrimonio urbano e architettonico minacciato? Come e dove potenzieranno quella nuova forma di attrazione turistica caratterizzato da una ricca ospitalità e da una lunga tradizione gastronomica? Dove e come troveranno luogo le nuove piazze mercato dello scambio, per questi innati mercanti, come lo furono i veneziani nella storia? Prestando il fianco alla potenzialità e i benefici della diversità, come si potrà generare una integrazione fruttuosa e di arricchimento reciproco con un’azione sullo spazio fatta di interventi individuali e di modelli?


09 / 2015 Venice: Iñaqui Carnicero (España) @ http://www.inaquicarnicero.com/ Theme of the workshop: Multifunctional space at the former Slaughter house in Madrid The aim of the workshop will be exploring different mechanism of intervention inside of one of the hangars at the former Slaughterhouse in Madrid. These buildings, abandoned for many years have been recently renovated and transformed by top contemporary architects in Spain into versatile spaces that respond to the current cultural demands of the city of Madrid. Concerts, exhibitions, public lectures, fashion walks, workshops and many other cultural events take place in this new active node in the city. The final goal of the workshop will defining a new dialog that creates a tension between the old and the new. The first part of the workshop will involve the transformation of a flat surface into a three-dimensional construction that exhibits its own procedural and formal logic(s). The goal is to develop a way of thinking through making and arrive at the beginning of an interesting and beautiful form but whose beauty and interest is a result of the procedures of its making. The number of steps, the kinds of different steps and the complexity of their combination may have something to do with your ability to produce beauty and interest, but elegance and simplicity may also be an approach you wish to try. A degree of internal consistently and an evocative quality and visual interest should be achieved in the production of different models and variations.

10 / 2015 Palmanova:

Armando dal Fabbro + Patrizio Martinelli ( IUAV, Venezia )

“Palmanova 2015” Workshop of urban regeneration. There are seven areas identified by the City of Palmanova and the Regional Federation of Associations of landscape architects, planners and conservatives for the workshop sedentary ‘Palmanova 2015 - Proposals for urban regeneration’. To 27 young student is given the task to design “the Palmanova of the future”, enhancing and redeveloping brownfield sites, particularly those of the assets of the former military barracks, to give a more livable urban environment and to develope tourism and culture in the city of Palmanova. The areas involved are: the former Civil Hospital; the Ederle barracks for architectural restoration; squares of the district to increase social cohesion through a redesign of the public space; areas intended for housing for former military personnel for a redefinition of use environments; Napoleonic “lunette” to increase tourism outside the city; Powder the Napoleonic Filzi for a strengthening of the services and surrounding areas; Barracks San Marco with a view to revisiting the area.



HOUSING IN VENICE / EX MAGAZZINI FRIGORIFERI / VENEZIA 2014-15


esercizio progettuale / unità di vicinato / mini unità di abitazione area di progetto / ex magazzini frigoriferi / Santa Marta / Venezia area dell’unità di vicinato / 3340 m2 circa altezze delle unità di abitazione / 2 piani fuori terra area collettiva / pubblica / aperta / pavimentata e verde / attrezzata in alcuni punti materiali / struttura in cls armato / facciavista rivestimento puntuale / laterizio


pianta piano terra


pianta piano primo


prospetti


set design


CA’ VENIER DEI LEONI / PEGGY GUGGENHEIM COLLECTION / VENEZIA 2015 / PROGETTO DI AMPLIAMENTO


Ca’ Venier dei Leoni ospita attualmente la collezione permanente della Peggy Guggenheim Collection e fu scelta nel 1948 da Peggy Guggenheim in persona per diventare una casa-museo. Questa decisione è strettamente legata alla particolare posizione dell’edificio che si affaccia direttamente sul Canal Grande, il maggiore palcoscenico di Venezia. La città comunque presenta numerosi luoghi monumentali e per questo si parla di museo veneziano diffuso, all’interno del quale è ricompreso lo stesso complesso della Peggy Guggenheim Collection. Il museo veneziano diffuso prevede un’alta concentrazione di musei e fondazioni soprattutto lungo le sponde della parte terminale del Canal Grande. In questo modo si ha un avvicinamento graduale al maggior polo di attrazione della città: il Bacino Marciano, luogo d’incontro di tre punti focali quali la chiesa di S. Giorgio Maggiore, Punta della Dogana e Palazzo Ducale affiancato dalla Basilica di San Marco. Proprio per i numerosi luoghi museali la parte terminale del Canal Grande è stata anche denominata come il chilometro dell’arte, delineando il percorso che inizia da Ca’ Rezzonico, passando per le Gallerie dell’Accademia e la collezione Guggenheim per concludere con Punta della Dogana. Questo itinerario si è costituito con un processo simile a quello di ciascun museo, ovvero attraverso una successione di sedimentazioni depositatesi nella città con una lentezza soltanto apparente e con una casualità non priva di logica. Questo percorso può identificare non solo il chilometro dell’arte, ma anche quello dell’architettura in quanto si trovano affiancati i palazzi di fine Cinquecento e quelli rinnovati nel XXI secolo. Gli edifici sul Canal Grande sono legati in maniera inscindibile per formare un continuum cromatico e ritmico, formando un’unica parete all’interno della quale le facciate si staccano dal corpo dei singoli edifici e si legano in una superficie interrotta.


planivolumetrico con ombre


schizzi


“ E’ il momento di trovarsi sull’acqua. Tassativo. I canali vi allettano, vi chiamano, vi implorano di stringervi a loro in una gondola. Gran peccato per chi non può concedersi questo poetico lusso. In quell’ora breve, tutto intero il fascino inebriante di Venezia si riversa sulle sue acque. E’ un’esperienza che non si dimentica. Giorno per giorno ti trovi strappato alla terraferma per galleggiare in laguna, per mirare il tramonto o scivolare pian piano lungo i palazzi guardandone le immagini riflesse nel Canal Grande. I riflessi sono come quadri, più belli di quelli dipinti dai più grandi maestri” Peggy Guggenheim


Partendo da questa suggestione è stato analizzato il rapporto che si potrebbe instaurare fra l’edificio e la luce, con il suo conseguente riflesso sul Canal Grande. Per essere efficace questo gioco di luci e riflessi non dovrebbe prevedere una facciata piena e pesante, bensì una facciata leggera derivante dall’impiego di una chiusura verticale trasparente. Allo stesso tempo però è necessario tenere in considerazione il continuum sul Canal Grande, per cui avremmo pensato di fornire la continuità grazie ad un elemento che fungesse da cornice, elemento che rimanda alle opere d’arte di cui il museo si fa portavoce. La cornice, da intendere come un limite progettuale e compositivo, permetterebbe di inquadrare le due facciate principali: quella esterna che si affaccia sul Canal Grande con lo sfondo di Palazzo Levi e il giardino della Fondazione; quella interna al giardino che ha in secondo piano i palazzi della sponda opposta del Canal Grande. Le due facciate collegate a due contesti diversi, uno più pubblico e urbano, l’altro più privato, permettono di essere risolte tramite due comportamenti diversi ed in particolare permettono di enfatizzare il tema del doppio/riflesso. La facciata trasparente sarà quella dinamica, suggerita dal movimento dei visitatori all’interno del museo, quella sul giardino è invece opaca e muta. Per la sua particolare collocazione all’interno di un tessuto storico e urbano consolidato, abbiamo cercato di individuare gli elementi della città visibili all’interno del complesso museale, con i quali è necessario rapportarsi: cupola della Salute e Palazzo Corner, che si trova sulla riva opposta del Canal Grande. La storia di Ca’ Venier deriva da continue modificazioni e adattamenti per cui il palazzo è caratterizzato da un carattere di perenne incompletezza, per cui il nuovo volume non vorrebbe essere un blocco chiuso e finito, ma un accostamento di pieni e vuoti che andrebbero ad appoggiarsi solo visivamente sul basamento di pietra. Abbiamo inteso Ca’ Venier dei Leoni come un frammento storico da mantenere intatto, ma allo stesso tempo come un basamento dal quale partire per una nuova stratificazione.


“Le pietre che il tempo ha conservato sono ancora più eloquenti di quelle che del tempo sono in attesa. Il trascorrere del tempo dona loro una eloquenza diversa da quella che possedevano in origine e ci permette di cogliere la specificità, ovvero la capacità che esse intimamente posseggono di parlare e comunicare dopo che le cose, le costruzioni e le città hanno smarrito il loro originario significato, le forme finite che possedevano, le loro prime funzioni.”


CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

piante


La nuova sopraelevazione prevederebbe un distacco ed un arretramento rispetto alla facciata. Si ha dunque uno sviluppo in senso verticale di una serie di piani che si incastrano in una grande trave reticolare che si sviluppa a tutta altezza. Essa, necessaria a fini strutturali, funge anche da filtro tra vecchio e nuovo, scendendo infatti a vista al piano della terrazza. La reticolare si trova a metà del lato corto del nuovo volume per cui è necessario un bilanciamento fra le due parti che si vengono a creare. Lo spostamento in verticale è garantito da: un corpo di scale che si appoggia alla reticolare, ma che è nascosto alla vista nel lato verso il canale, rendendolo esclusivamente uno spazio espositivo, e due ascensori, inglobati nel muro di facciata che piega a “C” verso l’interno. A termine del percorso invece è previsto un sistema di discesa separato. Le due facciate prevedono due trattamenti diversi: il fronte canale si presenta come una grande parete vetrata strutturale, che permette di godere di una doppia vista: quella verso il museo vero e proprio e quella verso la città. Il prospetto interno prevederebbe anch’esso una facciata strutturale, che non verrebbe lasciata spoglia, bensì rivestita di sottili lastre di pietra chiara. Con lo stesso approccio di rispetto e accettazione dell’esistente vorremmo relazionarci con l’edificio della barchessa, all’interno del quale vorremmo ospitare l’ingresso al museo con i suoi relativi annessi e avere una spazio di distribuzione, che permetta di raggiungere il livello base della nuova sopraelevazione su Ca’ Venier dei Leoni. Le preesistenze date dalle murature perimetrali non verrebbero intaccate dal “nuovo” poiché noi vorremmo creare un volume che non sfrutti nessuno degli elementi portanti esistenti ma che semplicemente si innesti ed abbia dimensioni inferiori rispetto a quelle attuali. Vorremmo avere un nuovo recinto, che preveda l’innalzamento del volume attuale, sottolineando anche qui una nuova stratificazione. Per quanto riguarda Palazzo Levi, edificio da sempre correlato alla storia di Ca’ Venier, avremmo pensato ad una riorganizzazione interna che permetta di adempiere a diverse funzioni non direttamente espositive, ma strettamente correlate e necessarie pur mantenendo lo schema strutturale esistente.


sezione longitudinale, vista dal Canal Grande


sezione longitudinale, vista dal giardino della Collezione Guggenheim


sezione trasversale


sezione trasversale “paesaggistica�


prospetto sul Canal Grande


prospetto verso il giardino


estratto di prospetto e di pianta

estratto del prospetto sul giardino: parte vetrata vs parte rivestita

estratto di pianta: ascensore vetrato all’interno dello spazio formato dal muro che piega a “C�




THE CONSTRUCTION OF A LANDSCAPE / F. BAROZZI / VENICE / 2015


In architettura ha un valore sia il progetto che il contesto. Ogni paesaggio compone una realtà sulla quale occorre costruire il progetto. Un progetto può modificare questo sfondo, trasformarlo e svelare scenari inaspettati. Cosa succederebbe se questo rapporto si ripensasse? Un oggetto autonomo può trasformarsi in qualcosa di specifico per un luogo? Per riflettere su queste tematiche il workshop propone un approccio visivo, attraverso la costruzione di un’ immagine. Il montaggio di immagini “affini” -di architetture e contesti- può svelare nuovi paesaggi. La manipolazione coerente di soggetti o sfondi delle immagini può evocare nuove relazioni fra architettura e paesaggio.



INSITO / INSITO? questo fotomontaggio è nato con l’intento di affermare che vi sono dei fondamenti alla base dell’architettura contemporanea e questi permangono al variare della forma. Dunque, per coglierli, è necessario riflettere sul processo che ha portato a quella architettura , con quella determinata forma. Ecco dunque come un osservatore, posto dietro una vetrata “contemporanea”, può osservare l’opera di Kahn, la basilica di Massenzio, persino un frammento di colonna e, se attento e critico, può riconoscere dei principi comuni a tutte questi esempi di architettura. Riflettendo, questa lettura si è poi rivelata limitante ad un’interpretazione storicista dell’architettura, infatti, pur rimanendo all’interno del medesimo edificio “contemporaneo” ma cambiando punto di vista, che paesaggio potrebbe mostrarsi al medesimo osservatore? Forse l’errore sta nel titolo, non nell’interpretazione.


BENDABLE SPACE / HANGAR 16 / FORMER SLAUGHTER HOUSE IN MADRID


l’idea di progetto consistente in un meccanismo di pannalli flessibili e mobili su rotaie poste nel pavimento in questo modo è possibile ottenere diverse configurazioni dello spazio, in base alle necessità del caso: performance, installzioni, esibizioni ecc lo spunto progettuale è nato dalla manipolazione, il ritaglio e l’incastro di un pezzo di carta axonometric view


possibili configurazione dei pannelli schema del movimento orizzontale e verticale appoggi verticali per lo scorrimento del pannello

vertical movement

orizontal movement


pianta dell’ex macello con inserimento pannelli


facciata facadedell’ex of themacello hangar


sezione longitudinale


modelli



AN HYPOGEAL IDEAL CITY / PALMANOVA 2015 / RIGENERAZIONE URBANA


“Aveva un muro grande e alto, aveva dodici porte, e alle porte dodici angeli, e sulle porte erano scritti dei nomi, che sono quelli delle dodici tribú dei figliuoli d’Israele. A Oriente c’erano tre porte, a Settentrione tre porte, a Mezzogiorno tre porte, a Occidente tre porte. E il muro della città aveva dodici fondamenti, e su quelli stavano i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello. E colui che parlava meco aveva una misura, una canna d’oro, per misurare la città, le sue porte, il suo muro. E la città era quadrangolare, e la sua lunghezza era uguale alla larghezza. (…) Le sue porte non saranno mai chiuse di giorno (e la notte non vi sarà piú), e in lei si porteranno i tesori e la gloria delle nazioni. E niente d’immondo e nessuno che commetta abominazione o falsità vi entreranno, ma quelli soltanto che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello.” Apocalisse, 21.10-27


edificato la presenza delle mura bastionate ha implicato lo sviluppo della città solo verso l’interno; possiamo dunque dire che l’elemento “fortezza” è sempre stato considerato un margine/recinto per la realtà cittadina tanto da poter definire Palmanova una città “finita”


cittĂ fortificata


LA CITTA’ IPOGEA Da un preliminare studio della città militare, è emersa la presenza di numerose gallerie e percorsi sotterranei, che avevano lo scopo di collegare l’interno delle mura con il paesaggio circostante. La tematica della città ipogea colpisce in quanto è la corrispondenza tra l’architettura visibile e quella invisibile, il perfetto gioco di rimandi tra ciò che sta in superficie e ciò che sta sotto la realtà percepita. Le gallerie sono un sistema unico della città fortezza ma non leggibile in maniera indipendente dal complesso della sua logica costruttiva, strettamente connesso alle funzione della piazzaforte.


gallerie sotterranee


gallerie sotterranee

“L’oracolo sbagliava ? Non è detto. Io lo interpreto in questo modo: Marozia consiste di due città: quella del topo e quella della rondine; entrambe cambiano del tempo; ma non cambia il loro rapporto: la seconda è quella che sta per sprigionarsi dalla prima” (Le citta nascoste.3. da “Le città invisibili” , Italo Calvino )


schizzi


Alla base dell’intervento progettuale vi è la volontà di mettere in connessione l’interno della città con il paesaggio oltre le mura: il tema del margine viene inteso in maniera “positiva”, più come filtro che come limite della città. Il progetto prende anche in considerazione il percorso in quota, legato al vecchio sistema di ronda: l’inserimento di un muro di contenimento a ridosso del terrapieno consente l’incastro di due solai raggiungibili attraverso un sistema di rampe, mentre la facciata sulla piazza risulta piena in quanto è anch’essa un muro. La copertura si presenta verde in quanto è il risultato di un riporto di terreno: lo sbarco in quota permette dunque di raggiungere il livello più alto dei bastioni. Questi in origine erano il limite ultimo e celavano alla vista la città dall’esterno ; partendo da questo stato conservatosi sino ad oggi, abbiamo optato per l’inserimento di alcune torrette/cursori, punti di risalita per consentire la vista della città dall’alto ma con un ribaltamento della prospettiva: la direzione non è verso il paesaggio esterno ma verso la città stessa. Palmanova infatti è apprezzabile solo se vista dall’alto, cosa non possibile quando si passeggia per le sue vie. Infine gli ultimi temi che sono stati affrontati sono quelli dello scavo e dello svuotamento: tramite la riapertura delle gallerie sotterranee è possibile vivere una seconda città, satellite rispetto a quella in superficie.

“ Il ritorno dell’interesse verso il mondo sotterraneo sia espressione di autentica modernità, sia una delle condizione di affermazione della modernità […] L’architettura della caverna invece, per sua stessa natura, espressione di un’unica dimensione costruttiva e figurale: quella stereotomica.” ( Francesco Venezia 1987)


planimetria area di intervento - ex caserme piave


sezione paesaggistica vista della piazza


sezione paesaggistica del progetto


viste




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