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A colloquio con di Klaus Davi
/Cultura QUESTIONE DI STILE
A colloquio con di Klaus Davi
A cura di Carla Cavicchini
Imparare ad esprimerci tramite suoni, gesti e musicalità della parola non è sempre così facile, specie quando dobbiamo trasmettere le nostre emozioni facendo valere il proprio punto di vista nel pieno rispetto altrui senza porsi in contrapposizione.
Di questo parliamo con il massmediologo nonché imprenditore della comunicazione Klaus Davi in maniera altamente armonica visto che colpisce il suo modo d’accogliere, così “fresco”, curatissimo nei dettagli, avvolto in quel pizzico d’eccentricità che non guasta in quanto sconfinante nel buon gusto. Parliamo d’una persona capace di porre estrema attenzione al suo interlocutore con stile fermo ed asciutto, tant’è che ha fatto della propria arte professione. Seduto su uno sgabello in maniera estremamente disinvolta, notiamo i capelli scuri scolpiti dal gel e quegli occhialini così limpidi e brillanti, quasi da specchiarcisi sopra.
Si parla molto di comunicazione assertiva, della capacità d’entrare in empatia gestendo la cosa in maniera estremamente fluida. Questo è maggior presente in Italia o all’estero?
“Beh, inizierei con l’osservare che proprio lo Stivale non è una grandissima Nazione in fatto di comunicazione, in quanto più brava a produrre emozioni ma non sempre brava ad esprimerle. Questo poiché abbiamo decine e decine di aziende di eccellenze in tutti i settori che però andrebbero conosciute meglio. Non siamo all’avanguardia rispetto agli Stati Uniti o Inghilterra però, tanto per portare un esempio, pensiamo ai musei minori della Toscana che anche io conosco poco ma, non per questo, sono minori. Musei diffusi sul territorio che andrebbero maggiormente valorizzati anche se attualmente non è così. E questo al contrario invece per la moda, le auto, lo sport, ed anche il vino che, rispetto a prima, agli anni addietro, sono stati in grado di guadagnare una buona posizione. Decisamente.”
Se immagine e comunicazione possono andare di pari passo, si può, è giusto interferire nel privato quando una persona ricopre un ruolo pubblico? Mi riferisco alla cronaca, a quella odierna e del passato quando avvengono situazioni compromettenti tipo spionaggio industriale ed ancora libertinaggio sessuale. (Per un momento mi appare quel festino a luci rosse a Bruxelles formato prevalentemente da uomini in piena violazione delle norme anti-Covid con quell’eurodeputato – uno degli autori della Costituzione ungherese decisamente a favore della famiglia tradizionale, poi dimessosi – che, seminudo aveva tentato la fuga dalla polizia calandosi da una grondaia)
“No, no, la fermo subito in quanto ci sono politici gay come Scalfaratto, Vendola, che nessuno demonizza, si tratta di esseri trasparenti. Altro è quando la vita privata inficia le decisioni pubbliche. Di conseguenza le cose vanno viste e valutate per quello che sono e chiaramente se parliamo di stupefacenti, innegabilmente ci vuole un po’ di buon senso. Personalmente, se fossi un politico, sposato ed anche con figli, mi darei una regolata!”
Lei è l’uomo che non ha paura (Klaus Davi è impegnato contro le associazioni a delinquere, in particolare la ‘ndrangheta) e sa perfettamente a cosa mi riferisco. Regna ancora molta omertà in merito?
“Parliamo di criminalità organizzata. La paura c’è ma cerco di non razionalizzarla troppo altrimenti diventa un blocco. Noto però che se tenti di dialogare qualcosa tiri fuori, specialmente dai più giovani. Quello che ho imparato in questi anni, nel sud della Calabria ed altro ancora, è la mancanza d’attenzione ed anche d’investimenti, ribadendo mancanza d’attenzione in primis. L’interesse, diciamo c’è, anche se non è gradito ed i ragazzi talvolta reagiscono: c’è poi chi tira i remi in barca e chi inizialmente si approccia per poi lasciar perdere. La paura, parlo a livello personale, viene se penso a quello che potrebbe succedere ma, nel momento in cui vado nei territori, la rimuovo.”
Consiglio da mass-mediologo. Una buona fonte di comunicazione per allontanare i giovani dal crimine?
“Dico una banalità: formazione scolastica e buone opportunità di lavoro.”