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LIQUIRIZA AMARELLI

L'iconica scatoletta di metallo

A cura di Carla Cavicchini

È proprio il caso di dire: “La dolcezza in uno scrigno di ferro” osservando Giuseppina Mengano Amarelli, vera e propria imprenditrice di successo nel settore della liquerizia. Gentilissima, durante la scorsa edizione del “Premio Internazionale Semplicemente Donna” - giunto alla decima edizione in quel di Castiglion Fiorentinoracconta della sua emozione e felicità del premio ricevuto e, soprattutto, nell’essersi ritrovata in un gruppo di donne speciali compresa la stampa, decisamente al femminile!

Sappiamo del suo bel volume presentato a Verona, cosa ci racconta in proposito? “Beh, a causa di un riposo forzato... pensi, per me imprenditrice sempre di corsa! ...ho avuto modo di scrivere questo libro sulla nostra azienda storica, della famiglia dall’anno mille al 1700, adoperandomi per la casa editrice ‘Rubettino’. E, dal momento che sono rimasti entusiasti, via alla pubblicazione ricchissima di fotografie vincendo il premio “migliore biografia d’impresa dell’anno”.

Entriamo allora nei dettagli, sicuramente "capitana d’industria"!

“Inizio dicendo che nella Confindustria sono nel ‘Gruppo Tecnico Cultura’ seguendo particolarmente lo sviluppo dei borghi ed aree interne, interessandomi anche di formazione giovanile, di rapporti tra imprese e mondo scolastico nonché ‘empowerment‘ femminile anche come Cavaliere del Lavoro dal 2006, di ciò sono estremamente orgogliosa e ‘prima’ ad esserlo in Calabria. Creda, ci siamo adoperate molto nella creazione di un gruppo di lavoro visto che siamo solamente il minimo in tale settore in Italia... il 3% con voglia di portare altre candidature, è bello lavorare assieme e, in ascensore non si sale da sole!”

Quando è salita sul palco per ricevere il premio “Semplicemente Donna” è stato osservato che lei è anche nel comitato ‘Leonardo’

“Esatto, si è un comitato delle eccellenze imprenditoriali italiane presieduto da Luisa Rodini, grandissima imprenditrice, dove abbiamo messo insieme le nostre esperienze cercando di portare avanti il Made in Italy, in particolar modo per quel che riguarda lo sviluppo all’estero delle nostre industrie che si distinguono per l’abilità manifatturiera più brillante in Europa, con occhio attento anche verso i prodotti tipici. Il nome è stato preso proprio dallo scienziato vinciano, tra l’altro esiste un premio gemello il ‘Premio Leonard’ presso il castello dove è morto, Amboise. Ed eccoci al 1919 con la creazione delle scatolette ‘liquirizia’, con grandissimo successo anche all’ estero a Dubai, Parigi, Tokio, Londra, ovunque, presenti anche al museo del ‘Moma’ a New York e fotografate da ‘Treccani’.”

Vi occupate anche della tutela ambientale?

“Già nel ‘700 si parlava di economia circolare nel senso che, non esistendo il carburante, veniva acceso il fuoco con la legna avanzata nella nostra proprietà, principalmente dall’avanzo delle lavorazioni delle olive, legname imbevuto d’olio.

Consideriamo inoltre che la pianta della liquirizia cresce spontaneamente in profondità nel terreno, un ramo sotterraneo della pianta lungo anche oltre un metro, senza possibilità pertanto di poter fare altre colture. La liquirizia fa un lavoro per l’ambiente poiché estirpandola dal suolo non c’è necessità di consumare il terreno, quindi eliminare la liquirizia fa bene alla terra. In più siamo molto attenti negli ultimi anni al rispetto delle norme per quanto riguarda le emissioni, di fumi etc., nonché all’aspetto energetico. Così come siamo stati i primissimi in Calabria a impiantare una cabina di trasformazione per avere l’energia elettrica già a fine ‘800, adesso abbiamo il fotovoltaico che dà energia rinnovabile, e che in parte riesce a coprire i bisogni aziendali. Nell’inverno per quanto riguarda il riscaldamento degli uffici, sfruttiamo il vapore della produzione, appositamente incanalato, diventando fonte di riscaldamento. Da qui il nostro contributo.”

La Regione Calabria è sensibile a tali tematiche?

“Adesso maggiormente. Prima, vent’anni fa, quando pensammo di fare il ‘Museo della Liquirizia’ risultarono abbastanza scettici, nonostante ciò il primo anno 2001 vennero 40.000 visitatori. Sta di fatto che ricevemmo il “Premio Gughenaimm” a Venezia per Museo d’Impresa e, nel 2004, un francobollo di poste italiane dedicato al nostro Museo. Scusi il gioco di parole ma museo è... e museo rimane!”

Quanti dipendenti avete?

“Circa 50 persone con oscillazioni ne periodo estivo, potenziato con tanto di shop e locali adiacenti. Con la precedente amministratrice Pina Amarelli nel ‘900 erano invece oltre 200; in gran parte donne forti della parte manuale, confezionamento e taglio del prodotto. A seguire poi meccanizzazione ed informatica negli anni ’70. Pertanto il nostro personale è fidelizzato con forte senso d’appartenenza d’unità familiare e territoriale. Con mio nipote siamo alla dodicesima generazione, anche tra i nostri collaboratori ve ne sono alcuni già alla terza e quarta generazione.”

Ci viene in mente Luisa Spagnoli. “Già donna energica e forte antesignana in tutto che cambiò il mondo.”

Parliamo delle proprietà della liquirizia?

“Assolutamente semplice e naturale che fa benissimo alla digestione e alla voce. Tra i miei clienti illustri cito volentieri Katia Ricciarelli, Josè Carreras, il compianto Pavarotti, Raina Kabaivanski, Paolo Fresu virtuoso della tromba, nonché il mio carissimo amico volato in cielo troppo presto Lucio Dalla che soleva dire: io viaggio sempre ‘amarellato’. Controindicazioni?

Senza esagerare, 4- 5 piccoli pezzetti al dì non interferiscono sulla pressione sanguigna. Pensi che in antichità con fatica fisica predominante, riuscendo a trattenere sodio, non veniva avvertita la sete tonificando di conseguenza e dando benessere. Basilare poi conoscere che la nostra liquirizia non macchia assolutamente i denti al contrario di altre. Pertanto la concorrenza non ci tocca proprio agendo sulla purezza. Inoltre quella pura va dalla filiera completa dalla agricoltura alla commercializzazione, e creda, siamo veramente pochissimi in ogni angolo del mondo con prerogativa che la liquirizia calabrese secondo anche l’enciclopedia britannica, è la migliore del mondo. I surrogati non ci appartengono proprio: quella a base di liquirizia proveniente dall’Irak, Cina, Pakistan, Afghanistan, è molto amara e quindi viene zuccherata mentre il nostro è zucchero naturale che equivale al glucosio del miele e fruttosio della frutta: pertanto va bene anche per diabetici.”

Il suo lavoro ha penalizzato la famiglia? “Direi che mi sento una privilegiata. Pur lavorando sempre molto, ho anche dei figli ed è innegabile che ho avuto aiuti. Rimane che il nostro è un impegno assai pesante nel saper conciliare tutto anche se, al contrario di prima, la donna può godere di ‘benefit’ con la speranza che il ‘circolo’ si allarghi. Dal canto nostro, ci siamo sempre battute su tale tematica per i giusti riconoscimenti.”

Voi siete una importante realtà calabrese, parlo di Rossano cittadina dando di conseguenza forza e lavoro.

“Si, cerchiamo di privilegiare anche per i fornitori; ogni azienda ha un indotto, pensiamo al Museo e al palazzo quattrocentesco che lo conserva, richiedente manutenzione e mano d’opera specifica. In sostanza cerchiamo di restituire al territorio ciò che ci ha dato offrendo questo alla Calabria. Regione che sembra la Cenerentola d’Italia mentre invece gode d’una serie di risorse con tante industrie che operano con successo.”

Qui siamo in Toscana, esattamente a Castiglion Fiorentino, anni fa come ha raccontato dal palco, ricevette il “Premio

“Si, fu un vero e proprio piacere ritrovare le amiche dell’A.i.d.d.a. nella culla dantesca, un momento splendido. Sono inoltre accademica dei Georgofili da tanti anni e... che dire, parliamo di premiazioni prestigiosissime.”

Questa lunga intervista è per ‘Beesness’ magazine milanese, conosce Milano?

“Certo, sono in un paio di Consigli nonché in quello del “Sole 24 ore”. L’ho frequentata per tanti anni conoscendo bene la realtà della carta stampata. Sono ancora nel consiglio d’amministrazione del “Touring Club Italiano”, nel direttivo “Musei d’impresa”, nonché “Unione italiana Food” che cerca di difendere con la Comunità Europea il Made in Italy, combattendo imitazioni e problematiche collegate.”

Vi occupate anche di beneficenza?

“Si, e con grande orgoglio, in quanto consigliere della “Fondazione Santo Bono” di Napoli, ospedale ‘Gaslini’ a Genova, ‘Meyer’ a Firenze, testimonial dell’Unicef – Calabria, ed ancora in un’associazione per lo sviluppo dei paesi. Gli impegni non mancano, decisamente, credendo tuttavia nel lavoro di ‘rete’. Fare squadra è basilare.”

Di generazione in generazione.

“Sono l'undicesima generazione, la tredicesima sono le mie nipotine, quattro splendide creature al femminile”

In questa lunga ed avvincente storia aziendale che prosegue, non manca nemmeno la Carboneria e successiva Unità d'Italia. Non la interrompo, parli pure a ruota libera.

“Personalmente sono entrata affiancando la decima generazione che era quella di mio suocero. Qualcuno aveva scritto la ''Nuora Economy'', e, in effetti pareva strano, ma poi non più di tanto, che la nuova entrata in azienda fosse divenuta un po' il simbolo dell'azienda stessa.

Tra poco compio 78 anni, siamo arrivati all'età della pensione ma nessun imprenditore vuole andarci, rimanendo sulla breccia fino a quando ha la forza di vivere. È tuttavia necessario predisporre bene tutto, in modo che non vi ci siano passaggi traumatici. Mentre prima avveniva il passaggio di padre in figlio adesso con le ‘new generation’, abbiamo scelto di affidare l'amministrazione a colui che ha una preparazione più specifica, in modo che non ci siano passaggi traumatici.

L'azienda è stata affidata a nostro nipote Fortunato Amarelli e già il nome è significativo. Ha compiuto studi specifici alla Bocconi in gestione e strategia delle aziende familiari, cattedra tra l'altro! che noi finanziamo. E questa è un'altra benemerenza che ci riconoscono.

La nuovissima generazione è costituita da giovani nipoti che frequentano ancora le scuole superiori e medie, ma che in estate trascorrono lunghi periodi in Calabria con il suo stupendo mare, non perdendo l’occasione per organizzare visite guidate con i loro amici nel nostro museo. Già sentono il valore e la tradizione di un'eredità particolare. Non ritiene questo bellissimo?

La nostra impresa si era già sviluppata prima dell'Unità d'Italia poiché i Borboni favorivano le aziende tipiche del territorio e la liquirizia era tale.

Ovviamente con l’Unità d'Italia finiscono tutti questi privilegi. Tengo a dire che non l’abbiamo osteggiata, anzi, il nostro antenato Vincenzo Amarelli è stato un Carbonaro e maestro di Vincenzo Settembrini, professore universitario. Proprio coloro che fecero appassionare i giovani allo studio e alla cultura.

Da carbonaro finisce in America dove muore a Philadelphia insegnando italiano e perseguendo i principi della cosiddetta 'società degli uguali'. Tutto ciò fa perdere il titolo di Barone alla famiglia, titolo che risaliva all'anno mille. Fatto sta che amiamo precorrere i tempi.

Nel nostro archivio c’è un bellissimo documento di un nostro amministratore che, dopo il 1870, si rivolge ai Savoia affermando che, pur cercando di mantenere gli occupati, purtroppo essi, quando vengono pagati i salari ed escono dalla fabbrica, debbono affrontare il problema della tassa sul macinato non riuscendo a trovare neanche la farina per farsi il pane”.

Conseguentemente affrontando momenti difficili. “Beh, nonostante le difficoltà abbiamo sempre proseguito stringendo i denti e puntando sulle innovazioni.

Agli inizi del Novecento prende le redini dell'impresa Giuseppina Amarelli e, nel 1919, finita la guerra, dice 'il mondo è cambiato' inventandosi una scatoletta di metallo che purtroppo, come tutti i sogni, naufraga con l'avvento del Fascismo e la crisi del 1929. Successivamente, negli anni settanta con la rivoluzione tecnologica sviluppata, abbiamo ricominciato dalle scatolette di metallo, divenute vera e propria realtà iconica.”

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