Anno III - Numero 1 - Gennaio Febbraio 2015
Euro 4,50
che
Periodico di Musica, TV, Cinema, Teatro e Arte
t tacolo
il magazine che non t'aspetti (tutti i colori dell'intrattenimento)
Il talento di Serena Rossi, autentico fiume in piena nel mondo dello spettacolo L'eclettica attrice e cantante napoletana ripercorre i tratti salienti della sua carriera, dagli esordi con «Carmen Catalano» in «Un posto al sole» fino alla recente vittoria a «Tale e quale show» su Raiuno, spaziando in una chiacchierata con ironia e un «gran desiderio di lasciare un'umile traccia di sè nel pubblico»
I SIGNORI DEL TEATRO
Bianca Guaccero Sergio Assisi INCONTRI FRA MUSICA E TV
Al Bano Valentina Pace Gennaio Febbraio 2015
Anno III - Numero 1 - Gen Feb 2015 FONDATORE, DIRETTORE EDITORIALE E RESPONSABILE Gianluca Doronzo GRAFICA E IMPAGINAZIONE Benny Maffei - Emmebi - Bari HANNO COLLABORATO Alessio Piccirillo, Paola Bosani, Sante Cossentino, Andrea Vacchiano, Maria Letizia Maffei, Paolo Daniele, Marco Blasi, Tatiana Corvaglia, Marta Falcon e Valentina Corna. SI RINGRAZIANO Serena Rossi, Simon Grechi, Bruno Cabrerizo, Valentina Pace, Bianca Guaccero, Sergio Assisi, Al Bano, Pamela Villoresi, Luca Biagini, Ivan Boragine, Niccolò Calvagna, Amara, Chanty, Kaligola e Domenico Auriemma per le interviste concesse; Maria La Torre per l'immagine di copertina di Serena Rossi; Alessandro Rabboni per gli scatti di Simon Grechi; Patrizio Cocco per il racconto visivo dello spettacolo “Oggi sto da Dio” con Bianca Guaccero e Sergio Assisi; P.Bruni per le foto di Luca Biagini; Erminando Aliaj per Chanty; Giorgio Amendola per i posati di Kaligola e Pasquale Arcopinto per Domenico Auriemma; “Parole & Dintorni”; “Manzo & Piccirillo” e “Massmedia Agency” di Cossentino-Telese. INDIRIZZO REDAZIONE Via Monfalcone, 24 – Bari gianlucadoronzo@libero.it tel. 347/4072524 FACEBOOK E la notte un sogno Autorizzazione del Tribunale di Bari n. 16 del 26/09/2013 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Si alza il sipario: va in scena il 2015. Tantissimi volti animeranno nei prossimi mesi le pagine della mia e, soprattutto, vostra rivista, spaziando dal teatro al cinema, fino alla tv, musica e danza. Oltre 200 personaggi si sono raccontati trasversalmente in 14 edizioni, consentendomi di entrare “in punta di piedi nel loro cuore”, anche svelandone aspetti inediti della personalità, dichiarando le connotazioni della mia linea editoriale “fuori dal coro”. Ciascuno è stato fortemente voluto e scelto da me, senza minima pressione: ogni mensilità ha avuto un preciso motivo conduttore e “il coraggio delle idee” l'ha fatta puntualmente da costante, mettendomi al servizio degli artisti (e, di conseguenza, dei numerosi lettori, che in maniera sempre più esponenziale manifestano affetto e stima nei confronti del mio operato). In virtù di questi principi, perseguiti con “sangue, sudore e lacrime”, non potevo disattendere quanto realizzato in questo lasso di tempo: mi sono, pertanto, messo al lavoro per regalarvi davvero un numero speciale, degno degli inizi di un nuovo anno, selezionando accuratamente i miei ospiti. Dando una precisa sfera “identitaria” a ciascuno degli intervistati: formulare incontri all'insegna del “talento”. Quello che, etimologicamente, vuol dire “dono di Dio”. E ne è referente la donna di copertina, da me a lungo inseguita e voluta per l'ampio “respiro” di “Che spettacolo – il magazine che non t'aspetti (tutti i colori dell'intrattenimento)”. Sto parlando dell'eclettica Serena Rossi, fra le donne più complete nel panorama contemporaneo: reduce dalla vittoria di “Tale e quale show” su Raiuno (con una finale da quasi 7milioni di spettatori), racconta “il suo momento magico”, a coronamento di stagioni di gavetta, impegni teatrali e fiction. Humour, simpatia e tanti sorrisi saranno i compagni di viaggio della nostra chiacchierata, a mo' di istantanea dell'anima, esattamente come piace a me. Con lei (e con molti altri in rassegna) ho avuto modo di ricordare anche la recente scomparsa di Pino Daniele, un artista che ha fatto la storia della musica italiana, un uomo che ha lasciato un vuoto in ciascuno di noi. Mantenendo fede all'idea (vincente, a vostro dire) della triplice copertina, troverete (a seguire) due giovani promesse della recitazione, di grande impatto sul pubblico femminile: sto parlando di Simon Grechi (fra i protagonisti della fiction “Solo per amore”, ogni mercoledì su Canale 5 alle 21.10, per la regia di Raffaele Mertes) e Bruno Cabrerizo (new entry in “Centovetrine” su Rete 4, dal lunedì al venerdì, ore 20.10). Due ragazzi molto profondi, che descrivono l'ascesa nel loro percorso, con toni amichevoli, familiari e di grande onestà intellettuale, nell'auspicio che “l'arte possa tornare ad essere protagonista della vita di tutti noi”. Fra le figure femminili in kermesse, vorrei soffermarmi un attimo su un'amica: la prima volta la intervistai per un quotidiano tanti anni fa; poi ebbi modo di ritrovarla per un trimestrale ed ora, da direttore editoriale e responsabile, ho il piacere di averla fra le mie “guest”. È l'eclettica Bianca Guaccero, alle prese con la tournée della pièce “Oggi sto da Dio”, per la regia di Mauro Mandolini, assieme a Sergio Assisi (troverete anche lui in questo ricco ventaglio di proposte): in un momento di “profondi cambiamenti”, è davvero una delle signore della nostra scena, sapendo cantare, ballare e recitare come poche (vorrebbe tornare al cinema, magari diretta da Bellocchio o Virzì: e noi le auguriamo tutto il bene). Spazio anche alla bellissima Valentina Pace, nei panni di “Elena Giordano” in “Un posto al sole” (Raitre, dal lunedì al venerdì, ore 20.30), desiderosa di cambiare registro “magari in una commedia, con un personaggio sopra le righe”. Sfogliando le pagine, leggerete anche le dichiarazioni del Signore (volutamente con la maiuscola) della canzone italiana: Al Bano Carrisi. Un incontro emozionante, che dà ancora più lustro a quello che, con tanta pulizia, sto cercando di mettere a punto col mio impegno. Grandi attori come Pamela Villoresi e Luca Biagini, al di là dei loro impegni professionali, dimostrano generosità nel ricordare i compianti Rosi, Lisi e Anita Ekberg. Il promettente Ivan Boragine fa il punto della situazione sulla fiction “Gomorra”, in onda su Raitre ogni sabato alle 22.00, con quasi 2milioni di spettatori in media, delineando un'altra di quelle chiacchierate “vere, delicate e d'impatto”. Ovviamente non si può fare a meno di parlare del prossimo “Festival di Sanremo” (in onda su Raiuno, dal 10 al 14 febbraio alle 20.30, con Carlo Conti, Arisa, Emma e Rocio Munoz Morales): spiazzando, ho deciso di incontrare alcuni giovani che calcheranno il palco dell' “Ariston”, dando loro la chance di farsi conoscere al meglio. Entrerete, così, negli universi di Amara, Chanty e Kaligola (il più giovane in gara, con i suoi 17 anni). Dulcis in fundo, due personalità molto particolari e diverse: il piccolo Niccolò Calvagna (ha solo 8 anni) delinea il suo essere un “bambino prodigio” nella recitazione (figlio del noto attore e regista Stefano), facendo un resoconto dei suoi tre film girati nel 2014, anticipando quello che accadrà a breve in tv e al cinema, con la sua cifra da piccolo, con l'innocenza della sua infanzia; Domenico Auriemma, campano ad hoc, ottico di fama internazionale, ci farà vivere i successi del suo marchio “D-Style”, andando a ritroso nella sua storia, dimostrando quanto si possa essere imprenditori oggi, interagendo con i personaggi del mondo dello spettacolo, contando sulle proprie forze, senza chiedere aiuto ad alcuno. Esempi che mi hanno conquistato e, per questo, ho voluto portarli alla vostra attenzione. Cari lettori, buon “talento” a tutti. Un abbraccio. Gianluca Doronzo
Gennaio Febbraio 2015
Anno III - Numero 1 - Gennaio Febbraio 2015
che
Periodico di Musica, TV, Cinema, Teatro e Arte
t tacolo
il magazine che non t'aspetti (tutti i colori dell'intrattenimento)
«Vorrei che l'arte tornasse ad essere protagonista della vita di tutti noi: oggi più che mai faccio scelte senza filtri, cercando di dimostrare quello che sono» Dal «Grande Fratello» nel 2006 ha fatto molta strada, diventando uno dei volti più popolari della fiction italiana: Simon Grechi fa il punto della situazione sul suo «Gabriele Ferrante» in «Solo per amore» (Canale 5, ogni mercoledì, ore 21.10, quasi 4milioni di spettatori in media col 14% di share), per la regia di Raffaele Mertes, in un mix di «suspense, intrighi e colpi di scena»
I MAESTRI DELLA RECITAZIONE DAL PALCO AL DOPPIAGGIO
GIOVANI PROMESSE CINEMA E RAP A CONFRONTO
Niccolò Calvagna Kaligola
Pamela Villoresi Luca Biagini Gennaio Febbraio 2015
Sommario IL PERSONAGGIO IN COPERTINA Serena Rossi «Sono entrata in punta di piedi nel cuore della gente: ne sono commossa e vorrei umilmente continuare, dando sempre il meglio nella mia carriera» IL PERSONAGGIO IN COPERTINA Simon Grechi Le consapevolezze di Simon fra maturità espressiva, desiderio di animare «un ruolo accattivante» al cinema e bisogno di vivere «con impatto immediato, puntando su progetti e idee» IL PERSONAGGIO IN COPERTINA Bruno Cabrerizo «Allo specchio? Vedo l'immagine di un uomo che ha iniziato dal nulla e, pian piano, sta diventando sempre più sicuro, cercando di impegnarsi al massimo» FICTION - L'ATTRICE IN ASCESA Valentina Pace «Il mio sogno? Animare uno spettacolo teatrale che mi faccia sentire viva, oppure un bel film, magari comico, con un ruolo sopra le righe per sperimentare e cambiare registro»
4
8
12
16
TEATRO - L'INCONTRO Bianca Guaccero Le continue trasformazioni di Bianca: «Torno a teatro con entusiasmo, ma mi piacerebbe essere diretta al cinema da registi del calibro di Bellocchio e Virzì»
20
TEATRO - L'INCONTRO Sergio Assisi «Credo non ci sia mai un punto d'arrivo nel lavoro artistico: io sto percorrendo la mia strada con enorme entusiasmo, energia e progetti per il futuro»
24
IL SIGNORE DELLA CANZONE ITALIANA Al Bano «La gente ha bisogno di emozioni e sentimenti veri: la tv, a mio avviso, dovrebbe continuare in una simile direzione, arrivando al cuore»
28
LA SIGNORA DELLA SCENA Pamela Villoresi «Sostengo fortemente il teatro contemporaneo, ricco di spunti riflessivi, funzionali a farci capire meglio chi siamo e dove, soprattutto, stiamo andando»
32
IL MAESTRO DEL PALCO E DEL DOPPIAGGIO Luca Biagini «Nella mia carriera ho affiancato davvero gli attori italiani più importanti, seguendo un percorso non convenzionale: sono molto triste per le recenti scomparse di Rosi, Ekberg e Lisi, personaggi straordinari» 36
TV - LA RIVELAZIONE DI GOMORRA Ivan Boragine Un attore che vive il suo «gioco serio» con «anima e cuore»: storia di Ivan Boragine e dell'onestà della sua passione, fra fiction, teatro e «il sogno del cinema»
40
FRA CINEMA E PICCOLO SCHERMO IL BAMBINO PRODIGIO Niccolò Calvagna «Mi piace tanto recitare e sono contento di giocare con i miei personaggi: ho un ottimo ricordo di Lillo e Micaela Ramazzotti»
44
LA CANTAUTRICE DELLA GENTE FRA LE NUOVE PROPOSTE A SANREMO 2015 Amara I «mille colori» di Amara, «donna libera» che fa della quotidianità la sua principale ispirazione nei testi, con un «profondo sentire» 48 LA CANTAUTRICE COSMOPOLITA FRA LE NUOVE PROPOSTE A SANREMO 2015 Chanty «Non vedo l'ora di salire sul palco dell'Ariston per raccontare il mio universo cosmopolita, con un sincero desiderio: fare della musica la mia vita» 52 IL PIÙ GIOVANE IN GARA FRA LE NUOVE PROPOSTE A SANREMO 2015 Kaligola Ha solo 17 anni, adora la poesia e il cinema: Kaligola e l'emozione di essere il più giovane in gara al prossimo «Festival di Sanremo» 56
UN IMPRENDITORE DI TALENTO L'OTTICO DEI VIP Domenico Auriemma «Essere imprenditori oggi non è semplice: se si perseguono qualità, rispetto per il pubblico e fashion, non si sbaglia mai e si ottengono ottimi risultati»
Gennaio Febbraio 2015
60
Anno III - Numero 1 - Gennaio Febbraio 2015
che
Periodico di Musica, TV, Cinema, Teatro e Arte
t tacolo
il magazine che non t'aspetti (tutti i colori dell'intrattenimento)
Semplicità, passione e una gran voglia di mettersi in gioco sul set: le armi vincenti di Bruno Cabrerizo, alla conquista dei telespettatori di «Centovetrine» L'attore nato in Brasile (di origini italiane) fa un viaggio nel suo giovane percorso, manifestando serenità e gioia per l'ingresso nella celebre soap di Rete4 (dal lunedì al venerdì, ore 20.10, oltre 1milione d'audience in media col 5% di share), consapevole di «dover fare ancora tanto», passando in rassegna le sue esperienze vissute in tv con la d'Urso («una splendida lavoratrice») e la Carlucci («Ballando con le stelle» nel 2011)
LE CANTAUTRICI DEL FUTURO AL FESTIVAL DI SANREMO 2015
Amara Chanty
I TALENTI PARTENOPEI FICTION E IMPRENDITORIA
Ivan Boragine Domenico Auriemma Gennaio Febbraio 2015
Serena Rossi Gennaio Febbraio 2015
IL PERSONAGGIO IN COPERTINA
Fra humour, simpatia e semplicità, Serena Rossi si descrive «a cuore aperto», dalla vittoria di «Tale e quale show» su Raiuno agli impegni legati al doppiaggio, sognando di diventare protagonista di un programma tv («vorrei vivere l'adrenalina della diretta») e di una fiction («magari ci fosse un ruolo in costume»), nell'auspicio di una futura presenza al «Festival di Sanremo» (da cantante)
«Sono entrata in punta di piedi nel cuore della gente: ne sono commossa e vorrei umilmente continuare, dando sempre il meglio nella mia carriera»
Serena è un fiume in piena di humour, simpatia e, soprattutto, “talento”. Quello che, etimologicamente, vuol dire “dono di Dio”. Eclettica, sincera, “entrata in punta di piedi nel cuore della gente” e con una risata semplicemente contagiosa, la Rossi (napoletana ad hoc) è una delle donne di spettacolo più complete nel panorama contemporaneo. A confermarlo (qualora aveste avuto qualche dubbio in passato) la recente vittoria a “Tale e quale show” di Carlo Conti su Raiuno, con una media di quasi 7milioni di spettatori sul finale e uno share del 33%. Canta, balla, recita, è alle prese col doppiaggio e “vorrebbe vivere molto presto l'adrenalina di un programma in diretta in tv”, non dimenticando l'amore per il musical (“mi piacerebbe tornare ad animarne uno”) e la fiction (“magari ci fosse un ruolo d'epoca, in costume!”). Nella chiacchierata (fortemente voluta dal giornalista per una “cover”) assisterete ad un caleidoscopio di stati d'animo (passando in rassegna anche gli esordi con “Carmen Catalano” in “Un posto al sole”), lasciando spazio alla commozione (con un bel ricordo di Pino Daniele, da sempre “nel suo iPod”) e tanta, tanta, ma tanta voglia di lasciare un'umile traccia di sé in chi la segue (e chissà che non le capiti, prima o poi, di partecipare al “Festival di Sanremo”). Siete pronti? Signori, buon viaggio! Domanda – Serena, finalmente riusciamo a chiacchierare: la sto inseguendo da quasi due mesi ma, dopo aver conquistato il podio a “Tale e quale show”, non era ancora capitata l'occasione giusta per “incontrarci”. Eccoci per una “cover”, da me fortemente voluta. Risposta – La ringrazio, Gianluca, per aver pazientato. L'importante è avercela fatta ed ora siamo qui: sono pronta, mi domandi pure tutto. D . – Certo, non le risparmierò alcuna domanda. R . – Allora, mi devo preoccupare (e scoppia una risata comune, ndr)? D . – (Conclusa la risata telefonica, ndr) Non si preoccupi, non si preoccupi: lei, dal mio punto di vista, è un “talento” nel senso etimologico (“dono di Dio”) e come tale ne verrà fuori il ritratto più appropriato. R . – Gianluca, la ringrazio. Lei mi sa che è troppo buono e gentile. D . – Aspetti a dirlo, dobbiamo ancora iniziare (e scoppia un'altra risata, ndr). Scherzi e preamboli a parte, veniamo a noi seriamente: archiviata la meritata vittoria a “Tale e quale show”, cosa sta accadendo nel suo percorso? R . – Innanzitutto dopo la vittoria a “Tale e quale show” ho fatto una bella vacanza, assieme al mio fidanzato, permettendomi di rifiutare anche qualche offerta di lavoro, come quelle che ti propongono a fine d'anno, per intenderci. Era necessario, in seguito a mesi e mesi di duro impegno, staccare la spina e prendermi un po' di spazio per me stessa. In questo periodo sono alle prese con una serie di impegni legati al doppiaggio e, pian piano, si ricomincerà su altri versanti, rallentando decisamente i ritmi, diventati frenetici nel 2014: lo scorso è stato un anno decisamente intenso, ma anche molto, molto faticoso. Tutto quello che ho ottenuto l'ho perseguito con fatica, sangue, sudore e lacrime. D . – Ma, alla luce dei risultati, ne è valsa la pena. Una curiosità: cosa l'ha motivata ad accettare di partecipare a “Tale e quale show”? Immaginava l'esperienza così come l'ha realmente vissuta?
Gennaio Febbraio 2015
5
IL PERSONAGGIO IN COPERTINA
R . – Gli autori da ben quattro anni mi inseguivano, eppure non mi sentivo ancora pronta: il mio obiettivo era fare una bella figura, arrivando nel momento giusto. Diciamo che dopo “Rugantino” e le varie esperienze nel doppiaggio, mi sono sentita circondata da tanto affetto da parte del pubblico e, in cuor mio, ho sentito fosse arrivata l'edizione giusta a cui prendere parte. Diciamo che in molti mi conoscevano come attrice e non mi avevano mai sentito cantare: in questo senso sono stata una rivelazione per il grande pubblico. E non posso che esserne entusiasta. Tengo solo a precisare una cosa: non sono mai stata competitiva con i miei colleghi, bensì ho puntualmente pensato a dare il meglio e, onestamente, non è stata una passeggiata, in quanto sono stata anche bassa in classifica per un periodo. Ho faticato tanto per conquistare quello che ho ottenuto: ne sono pienamente soddisfatta. D . – I quasi 7milioni di spettatori in media di “Tale e quale show” dimostrano come il pubblico abbia bisogno di un sano e pulito intrattenimento in tv, quasi ricalcando i varietà d'una volta. R . – Secondo me la gente è un po' stanca di vedere le solite cose, trite e ritrite: ha bisogno di “talento”, proprio come lo ha definito lei all'inizio della nostra chiacchierata. Ai telespettatori piace vedere un programma nel quale ci siano cantanti, ballerini, ospiti e sketch. “Tale e quale show” è tutto questo, ma molto altro: si premia, apprezzando il trucco e i
6
Gennaio Febbraio 2015
costumi, anche ciò che non si vede e c'è dietro le quinte, in aggiunta allo spessore dei coach, fondamentali per ciascuno di noi. Io sono entrata in punta di piedi nel cuore della gente: per me è stata un'enorme gratificazione. D . – “Entrare in punta di piedi nel cuore della gente”: una bellissima espressione, all'insegna dell'umiltà. R . – Io sono così, caro Gianluca: si va avanti con calma, senza fretta. Pian piano si raggiungono gli opportuni obiettivi nella vita. D . – Cosa le piacerebbe fare oggi in tv? R . – Diciamo che, dopo l'esperienza a “Tale e quale show”, vorrei vivere l'adrenalina di un bel programma in diretta, nel quale spaziare nelle discipline. Sarebbe un bel traguardo da raggiungere. D . – Vedrà, Serena, che prima o poi succederà. Noi lanciamo la proposta: qualcuno l'accoglierà (e scoppia una risata comune, ndr). R . – Grazie, Gianluca, grazie. Lei è proprio carino. D . – Con un'artista come lei è il minimo. Ma continuiamo ricordando “Tale e quale show”: con chi è rimasta maggiormente in contatto? R . – Con alcuni ci siamo scambiati anche gli auguri di Natale: sono rimasta in contatto con Fabrizio Frizzi, Luca Barbareschi, Pino Insegno, Michela Andreozzi, Roberta Giarrusso e Valerio Scanu. Belle persone, davvero.
IL PERSONAGGIO IN COPERTINA
D . – Dicevamo prima che il pubblico italiano ha scoperto le sue qualità canore: ha mai pensato, in tempi non sospetti, di partecipare al “Festival di Sanremo”? R . – Qualche anno fa ci ho pensato, ma temevo non fosse il momento giusto: oggi, magari con un bel progetto e una canzone degna, mi piacerebbe. Ma senza fretta: con calma, con calma. D . – E delle scelte di Carlo Conti, sia in merito alle coconduttrici che per i “Campioni”, cosa pensa? R . – Credo siano scelte nuove, diverse e, in alcuni casi, imprevedibili. Carlo riuscirà ad accontentare tutti, avendo alle spalle un solido gruppo autoriale, davvero in gamba. D . – Nello specifico, che pensa dei cantanti in gara? R . – Il coraggio mi sembra sia la costante: non mi aspettavo “I soliti idioti”, ad esempio. Sono felicissima per Raf, che adoro. E poi Alex Britti, Nek, Anna Tatangelo, Malika Ayane e molti altri: tutti bei nomi, pronti a rimettersi in gioco. Sarà una gara appassionante. D . – Bene, concluso l'argomento “Sanremo”, torniamo al suo percorso: la fiction potrebbe essere nel suo futuro? R . – Certo: recitare mi piace sempre. Però, come le dicevo prima, mi stuzzicherebbe una diretta televisiva, un bel programma d'intrattenimento. D . – E il teatro? R . – Di sicuro mi vedrei bene in un nuovo musical: non tanto nella prosa, quanto in un'impresa stimolante, nella quale spaziare nel canto, ballo e recitazione. È il mio mondo. D . – Serena, con lei non si può fare a meno di ricordare Pino Daniele: che dire della sua prematura scomparsa? R . – Io da napoletana ho sofferto tanto. Ero in vacanza ai Caraibi, quando mi è arrivata la tragica notizia. Lui ha raccontato la nostra città, vestendo musicalmente le pelli più svariate: è stato sempre avanti, ora blues, ora jazz, ora pop e leggero. Impossibile non amarlo. Io non sono ancora tornata a Napoli, ma so che si respira un'aria strana, di grande perdita, di lutto nei vicoli. Pino Daniele è sempre stato nel mio iPod: davvero non ce n'è uno uguale nel panorama contemporaneo (e si commuove al telefono, ndr). D . – L'importante è avere sempre nel cuore i grandi, che non moriranno mai. Serena, nel momento in cui si chiacchiera con lei, è impossibile non passare in rassegna la sua “Carmen Catalano” ai tempi di “Un posto al sole” su Raitre. R . – Io sono sempre stata una che ha guardato il presente, senza andare troppo indietro o proiettarsi nel futuro. Quelli vissuti ad “Un posto al sole” sono stati sei anni importanti, indimenticabili e intensi: ad un certo punto ero un po' stanca e ho avvertito l'esigenza di cambiare. La nostra è una passione, che diventa lavoro e si nutre di stimoli. Per questo, abbandonato il set della soap, ho deciso di trasferirmi a Roma, mettendomi in discussione in nuove imprese. Ricordo che quando lasciai “Un posto al sole”, che per me rappresentava un'entrata certa, mio nonno mi disse di non farlo, perché avevo delle spese da sostenere. Ma me ne andai e, stando a quanto accaduto fino ad oggi, diciamo che ho fatto tante altre cose nel frattempo. D . – Quale ruolo le piacerebbe interpretare oggi? R . – Io amo le fiction in costume: diciamo che un bel personaggio in questa direzione, non mi dispiacerebbe proprio. Chissà!
D . – Altro desiderio espresso in questa chiacchierata: vedrà che sarà esaudito! R . – Gianluca, non è che lei ha la lampada di Aladino (e scoppia nuovamente un'altra risata, ndr)? D . – Mannaggia, mi ha scoperto: come ha fatto a capirlo, essendo la nostra un'intervista telefonica (e la risata continua, ndr)? R . – Ho dei poteri nascosti (e si ride davvero di gusto, ndr). D . – Al di là dei nostri sketch, torniamo nuovamente seri: a chi sente di dire “grazie”, alla luce di quanto maturato nel tempo? R . – La gratitudine per me è un valore molto importante: la mia famiglia me l'ha insegnato. Ed è proprio a loro che lo direi in primis: mi sono sentita sostenuta e amata negli anni. Sono stati davvero speciali. Poi lo dico al mio fidanzato, che mi sta accanto di cuore. E poi, ad esempio, tornando a “Tale e quale show” lo direi alla coach Maria Grazia Fontana, davvero fondamentale per la mia crescita e l'annessa evoluzione nel programma. Se sono migliorata, lo devo a lei. D . – Come vorrebbe, Serena, potesse proseguire il suo percorso? R . – Non lo so, sinceramente non lo so. Non viaggio molto con le aspettative: io sono pronta a momenti di silenzio e ad altri di piena attività. Devo dire che, rispetto ai primi, questi ultimi sono stati fortunatamente ben proficui nelle stagioni, in tutte le discipline dello spettacolo. E ne sono fiera. Vivrò quello che mi si presenterà, senza alcun tipo di problema. D . – D'accordo, Serena. S'immagini ora, metaforicamente, allo specchio: in che modo si rifletterebbe? R . – Ah, questa è una bellissima domanda, ma anche molto difficile allo stesso tempo. Diciamo che vedo una giovane donna che sta finalmente crescendo, sotto diversi punti di vista, grazie all'amore del pubblico: sento di essere compresa in quello che faccio e tutto ciò mi appaga. D . – Siamo, purtroppo, arrivati alla conclusione della nostra chiacchierata. Secondo Longanesi “un'intervista è un articolo rubato”: cosa le è stato sottratto, Serena, durante questa chiacchierata? R . – Il nostro è stato un incontro molto bello, per cui non sono per niente d'accordo con quello che Longanesi sosteneva. Io la ringrazio profondamente. D . – Sa, Longanesi era un editore e forse ce l'aveva con i giornalisti, perché avrebbe voluto pubblicare le interviste. R . – Ah, allora era un “rosicone”! Gianluca, lo lasci perdere: era solo un “rosicone” (e la risata diventa davvero coinvolgente per entrambi, a dimostrazione di un incontro ricco di humour e simpatia, con scherzi continui, ndr). Gianluca Doronzo
Gennaio Febbraio 2015
7
8
Simon Grechi Gennaio Febbraio 2015
IL PERSONAGGIO IN COPERTINA
Intimo, profondo e schietto, il bel Grechi si lascia trasportare da una chiacchierata «allo specchio», riflettendo «sul momento di grande trasformazione» che sta affrontando, in un viaggio professionale arricchito dal suo «Gabriele Ferrante», interpretato nella fiction «Solo per amore» (Canale 5, ogni mercoledì, ore 21.10, quasi 4milioni di spettatori in media col 14% di share), per la regia di Raffaele Mertes
Le consapevolezze di Simon fra maturità espressiva, desiderio di animare «un ruolo accattivante» al cinema e bisogno di vivere «con impatto immediato, puntando su progetti e idee»
Nel suo percorso sente di essere in un momento di “crescita e grande trasformazione”. Oggi Simon Grechi vuole portare avanti solo progetti nei quali crede fortemente (“mi piacerebbe che l'arte tornasse ad essere autentica”), con una maturità rispetto al passato, in attesa che un regista cinematografico gli dia “la grande occasione”, quella nella quale valorizzare le proprie potenzialità. Al telefono si lascia andare con estremo sentimento, quasi fosse un amico di sempre, dando vita ad un'intervista scorrevole, intima e vera, qualità che non accomunano puntualmente i suoi colleghi. Ripercorrendo i tratti salienti della sua carriera (sembrano lontani i tempi del “Grande Fratello” nel 2006), oggi veste i panni di “Gabriele Ferrante” nella fiction “Solo per amore” (Canale 5, ogni mercoledì, ore 21.10, quasi 4milioni di spettatori in media col 14% di share), per la regia di Raffaele Mertes, raccontando gli intrighi di “una saga familiare, declinata nel melodramma”. E non mancheranno i colpi di scena. Domanda – Simon, attualmente sta vestendo i panni di “Gabriele Ferrante” nella fiction “Solo per amore” (Canale 5, ogni mercoledì, ore 21.10, quasi 4milioni di spettatori in media col 14% di share), per la regia di Raffaele Mertes. All'interno del suo percorso, cosa rappresenta un simile personaggio? Risposta – Il mio è un personaggio positivo, anche se forse non si è ancora visto del tutto in queste settimane: pian piano ci saranno sviluppi nelle varie vicende che lo vedono protagonista. Come dire: la sua è una storia che, nonostante i tradimenti e molto altro, sempre e “solo per amore” riuscirà ad avere una sua precisa connotazione, all'interno della saga familiare in cui è incluso. D . – Qual è il suo punto di vista sugli ascolti, rasentando i 4milioni di spettatori in media col 14% di share circa? R . – Diciamo che il nostro non è stato un esordio col botto: la rete e il produttore molto probabilmente si aspettavano cifre
Gennaio Febbraio 2015
9
IL PERSONAGGIO IN COPERTINA
più alte. C'è da dire, tuttavia, che nella stessa serata in cui è iniziata la serie c'è stata la tragedia a Parigi, per cui tutta l'attenzione mediatica era rivolta altrove. Pian piano di sicuro le cifre miglioreranno e, di settimana in settimana, la storia darà sempre più spazio agli attori, anche a quelli meno visibili finora, in modo da far capire bene gli sviluppi delle trame di fondo. D . – Come si sentirebbe di definire “Solo per amore”? R . – Ecco, questa non è una domanda facilissima, perché non è mai semplice definire un lavoro nel quale sei coinvolto. Diciamo che da un punto di vista registico si ha la voglia di raccontare una vicenda che, in un certo qual modo, ha coinvolto tante famiglie (senza fare i nomi) degli Anni '70-80. Ci sono degli elementi propriamente nostri, di italianità pura, per intenderci, circostanziati dalla cifra del melodramma. D . – Per capirci, dunque, la vostra è una saga familiare, declinata nel melodramma. R . – Bravo, esatto. Credo sia la definizione migliore. D . – Da un punto di vista seriale, che fase stiamo vivendo in queste stagioni? R . – Stiamo vivendo una fase molto brutta, in quanto ritengo ci sia una sorta di grossa “sporcatura” (mi lasci passare il termine) rispetto all'identità dei nostri prodotti. Non riusciamo, per così dire, a farne uno specifico, integro nella sua confezione, senza ammiccare ad un certo tipo di cliché, non
10
Gennaio Febbraio 2015
andando in profondità nei particolari. Si è perso il gusto per il dettaglio. Se noi parliamo di saghe americane, ci riferiamo a grandi produzioni che hanno soldi da investire, consentendo agli attori di spaziare nelle loro potenzialità. Negli Stati Uniti se si sviluppa un registro narrativo che riguardi la vita di ogni giorno, lo si scandaglia fino in fondo, centrando il bersaglio. Quando, invece, come da noi c'è una cosa che deve piacere a tutti, non si approfondisce da nessuna parte e si rimane in superficie. Detto questo, sicuramente stiamo vivendo una fase di grande mancanza di coraggio. Bisogna rischiare, ma mi sembra non ci siano grandi personalità disposte a farlo. Viviamo un momento di enorme confusione e ne stiamo pagando un po' tutti le conseguenze. La gente ritengo abbia bisogno di essere sorpresa, invece è quasi indottrinata a vedere sempre le stesse cose: bisognerebbe fare in modo che l'arte tornasse ad essere vera, quasi un “oppiaceo” di cui non poter fare a meno. C'è la necessità di un sano recupero dei valori, dei principi cardine della nostra quotidianità, non facendoci fagocitare e dominare dall'effimero. D . – Simon, che lei mi creda oppure no, avrei voluto nel canovaccio della mia intervista affrontare con lei, ad un certo punto, proprio il discorso sull'arte: mi ha preceduto, quasi avesse letto la mia scaletta. R . – (Dopo una risata comune, ndr) Sono lusingato di aver anticipato le sue intenzioni, Gianluca. Vuol dire che, pur non
IL PERSONAGGIO IN COPERTINA
conoscendomi, sapeva potesse farmi piacere affrontare un simile discorso. D . – Esatto. Sono stato, nel mio piccolo, intuitivo e visionario in questo senso. E sono contento di aver colto nel segno della sua personalità, perché questo è il bello delle interviste “oltre il prevedibile”. R . – Evidentemente lei è uno di quei giornalisti ai quali piace andare “oltre” e non può che renderle onore tutto ciò. Noi, in generale, abbiamo bisogno di arte e di un sano recupero della cultura: non ne possiamo fare a meno. E ci dovremmo sforzare un po' tutti in questa direzione. Ce la possiamo fare. D . – Esatto: ce la possiamo e dobbiamo fare. Una curiosità: a che punto del suo percorso attoriale sente di essere oggi? R . – Guardi, è un momento un po' particolare quello nel quale sto vivendo: sento di essere maturato e cresciuto rispetto a quando mi facevo “cullare” da certe idee. Oggi ho bisogno di dire quello che penso e di fare quello che sento, dimostrando ciò che sono: non mi voglio, per così dire, adattare più alle circostanze e alle situazioni. Non ce la faccio più. È il momento in cui voglio dire, anche urlando, che questa è la mia arte, che piaccia o no. Voglio essere me stesso, non riesco a far finta di nulla. Qualsiasi cosa la farò perché “mi calza a pennello”, non per altre motivazioni. D . – Cinema e teatro, due generi da lei frequentati negli anni: quale predilige e perché? R . – Purtroppo ho perso uno spettacolo teatrale di recente, perché è venuto meno un rapporto di fiducia che si era instaurato con i miei interlocutori. Era come se non riuscissi più ad “inscatolare” le insicurezze altrui, facendomele metabolizzare. Per questo mi sono detto: “Simon, se c'è qualcosa che non va, lascia perdere e passa oltre”. Premesso ciò, le rispondo dicendole che vorrei fare teatro per tutta la vita: il palco ti ricarica l'anima ed io mi ci butterei a capo fitto. Il
teatro mi rigenera: è bello preparare uno spettacolo. E, se poi non accadrà, mi leggerò un bel libro. Il cinema mi piacerebbe, con registi di un certo tipo, che possano darti davvero quello spazio che meriti, credendo nel tuo potenziale. Io vorrei che la “mia agenda si muovesse su più versanti”, dimostrando di essere cresciuto e maturato: di sicuro c'è che il grande schermo ti rende più visibile, mentre il teatro rimane uno scenario più limitato, ma di ampia struttura per la tua crescita interiore e artistica. D . – Come vorrebbe, Simon, potesse proseguire il suo percorso? R . – Mi auguro di poter mettere vari tasselli su certe cose, che ancora sono da “spuntare”. Vorrei vivere il mio lavoro al meglio, senza alcun tipo di compromesso, appagando il mio senso di arte, mettendoci l'anima. D . – Metaforicamente allo specchio: quale immagine verrebbe fuori oggi di Simon Grechi? R . – Verrebbe fuori un primo piano, a metà fra un autoritratto e immagini passate: mi piacerebbe continuare a vivere quella sfera ludica e infantile che, in fondo, appartiene a ciascuno di noi e spesso è messa a tacere, a causa dei ritmi frenetici, delle corse continue e della mancanza di tempo. Quello che vedo è un Simon uomo, con l'entusiasmo di un bambino. D . – Infine, Longanesi sosteneva che un'intervista fosse “un articolo rubato”: cosa le è stato sottratto durante la nostra chiacchierata? R . – Non mi è stato sottratto proprio nulla, caro Gianluca. Lei mi ha dato una grande possibilità di racconto, cosa che avviene sempre meno da parte dei suoi colleghi: mi ha consentito di dare voce alle mie molteplici anime e in questo mi rispecchio. La ringrazio: avevo proprio voglia di farmi una bella chiacchierata! Gianluca Doronzo
Gennaio Febbraio 2015
11
12
Bruno Cabrerizo Gennaio Febbraio 2015
IL PERSONAGGIO IN COPERTINA
L'affascinante Bruno Cabrerizo, dalla moda al piccolo schermo, racconta la sua escalation nel jetset, vestendo dagli inizi del 2015 i panni del misterioso «Velasco Donè Paro» nella soap «Centovetrine» (Rete4, dal lunedì al venerdì, ore 20.10, oltre 1milione di spettatori in media col 5% di share), affiancando «attori illustri e grandi persone da cui imparare tanto», in attesa di animare nuovi progetti lavorativi in Portogallo («forse ci sarà il teatro»)
«Allo specchio? Vedo l'immagine di un uomo che ha iniziato dal nulla e, pian piano, sta diventando sempre più sicuro, cercando di impegnarsi al massimo»
Allo specchio? Vedrebbe l'immagine di un uomo “che ha iniziato dal nulla, con la consapevolezza di dover fare ancora tanto, dando il meglio di sé”. Bruno Cabrerizo sta, pian piano, avviando la sua carriera attoriale, crescendo “di esperienza in esperienza”. Dopo aver partecipato a diverse fiction, attualmente sta vestendo i panni del misterioso “Velasco Donè Paro” in “Centovetrine” (Rete4, dal lunedì al venerdì, ore 20.10, oltre 1milione di spettatori in media col 5% di share), con una gran voglia di “imparare tanto dai suoi colleghi”. Dagli esordi nel mondo della moda alla partecipazione in programmi di Barbara d'Urso, negli anni è stato anche protagonista di show alla “Ballando con le stelle” e “Jump” (rispettivamente nel 2011-'13), arrivando puntualmente a sfiorare il podio. Senza alcuna aspettativa verso il futuro (“sto lavorando in Portogallo e forse ci sarà un impegno teatrale”), procede nel suo viaggio artistico senza una meta ben precisa, rimanendo “un uomo semplice”, all'insegna di un costante sorriso. Domanda – Bruno, lei è una delle “nuove entrate” nella soap “Centovetrine” (Rete 4, dal lunedì al venerdì, ore 20.10, oltre 1milione di spettatori in media col 5% di share), vestendo i panni del misterioso “Velasco Donè Paro”: a che punto del suo percorso è arrivata una simile proposta? Risposta – Direi che questo personaggio è arrivato nel momento giusto, in quanto sto crescendo nel mio percorso, cercando di mettere a punto al meglio il mio essere attore. Sento di aver voltato pagina, dovendone scrivere una nuova nel 2015: in questa direzione sono solo agli inizi della mia carriera e ho tanto, ma davvero tanto da imparare. Con umiltà e passione. D . – Quali le potenzialità del suo personaggio? R . – Ammetto di non aver accettato “Centovetrine” per il personaggio in sé: per me era importante entrare a far parte del cast di una soap così famosa e longeva in Italia, da cui hanno avuto inizio belle carriere. Io ho tanta voglia di imparare stando sul set, soprattutto affiancando colleghi che
Gennaio Febbraio 2015
13
IL PERSONAGGIO IN COPERTINA
ne sanno molto più di me: è un onore vedere il mio nome accanto ad illustri esponenti del panorama italiano. Sento di essere solo agli inizi in questo senso: vado avanti, cercando di dare il meglio. D . – Dal suo punto di vista, in tutta sincerità, qual è il segreto del successo di “Centovetrine”? R . – L'affiatamento del gruppo, l'abilità registica, la produzione e il senso di grande, grandissima famiglia che si respira: sono in onda da molti anni e in Italia non è uno scherzo andare avanti da così tanto tempo. Per questo è prestigioso esserne parte. Si lavora dal lunedì al venerdì con grande impegno e a ritmo serrato: ci si capisce al volo e si ha un gran rispetto l'uno dell'altro. Credo che tutti questi elementi si respirino dal video: il pubblico ama la soap, davvero tanto. D . – Giustissimo quanto lei dice, ma non possiamo far finta di non sapere ciò che sta accadendo da qualche settimana a questa parte: la soap è stata spostata da Canale 5 a Rete4, passando dalle 14.15 alle 20.10, superando di poco 1milione di spettatori in media. Un calo vertiginoso, che mette a rischio il futuro di tanti lavoratori. Che ne pensa? R . – Io sono arrivato adesso nella soap e, come dirle, ho preso un treno in corsa, per cui non mi sento di esprimere giudizi in merito. Certo, più che il cambio di rete, stupisce la scelta dell'orario della messa in onda: se dopo tanti anni si prende una decisione così drastica, destabilizzando il pubblico in
14
Gennaio Febbraio 2015
questa maniera, forse sarebbe il caso di rivedere il tutto, tornando ai palinsesti di prima. Da ultimo arrivato dico che, a mio modesto parere, l'orario è un po' strano. Il target di “Centovetrine” è sempre stato quello della “pausa pranzo”, desideroso di rilassarsi davanti alla tv fino alle 14.45, seguendo le vicende di tutti i protagonisti. Ora è diventata tutta un'altra storia. Speriamo bene. D . – Bruno, come vorrebbe potesse proseguire il suo percorso? R . – Onestamente non sono uno di quelli che pensa al futuro. Cerco di vivere al meglio giorno dopo giorno, senza grandi aspettative, impegnandomi al massimo. Ho voglia di mettermi in discussione in tante nuove imprese e fare l'attore mi piace. Vedremo quello che accadrà nel tempo. D . – Guardandosi un attimo indietro: si sarebbe mai aspettato un percorso come quello messo a punto negli anni? R . – Sinceramente no. Se vogliamo, le rispondo in maniera consequenziale rispetto a prima: essendo molto concentrato sul presente, non mi proietto mai su quello che sarà. In questo momento sono in Portogallo, dove sto lavorando, ma vivo da dieci anni in Italia e dal 2009 ho fatto i miei primi passi nel mondo dello spettacolo, accantonata la carriera di modello. Tutto quello che è venuto è stato una “manna dal cielo”. Adesso andiamo oltre e affrontiamo ogni cosa che si presenterà, non abbassando mai la guardia.
IL PERSONAGGIO IN COPERTINA
D . – Quali ricordi ha di esperienze come “Ballando con le stelle” (2011) e “Jump” (2013)? R . – “Ballando” mi ha lasciato dei bellissimi ricordi: si è trattato di un programma stupendo, meraviglioso, ricco di impegno e passione. Ho avuto la fortuna e la gioia di conoscere Milly Carlucci, una grande professionista con un solido gruppo di autori, in onda da ben 10 anni il sabato sera su Raiuno. Di sicuro ho imparato ad amare il ballo. “Jump” mi ha lasciato l'ebbrezza dell'emozione di fare i tuffi dall'alto: ho lavorato sul mio autocontrollo e, anche in quell'occasione, mi sono davvero impegnato tanto. Ho sempre messo amore in quello che ho fatto nella mia vita. D . – E se le dico Barbara d'Urso, cosa mi risponde? R . – Beh, quella è stata proprio la mia prima esperienza lavorativa: non parlavo neanche l'italiano e, per quello che facevo, non serviva neanche. Ero una sorta di valletto nel suo programma domenicale, in diretta su Canale 5. Barbara è una grande lavoratrice: facevamo le prove il sabato e prima di andare in onda a tutti noi dava delle dritte e dei consigli, cercando di aiutarci. Ha sempre avuto una grande attenzione ai dettagli ed è una professionista ammirevole.
D . – Al suo attivo anche tournée teatrali: le piacerebbe tornare sul palco? R . – Certo, certo. Quando sono stato in tournée in Italia ho fatto una commedia, brillante e molto divertente, con tante attrici bravissime. Abbiamo davvero girato in lungo e in largo, conquistando il pubblico. Adesso potrebbero esserci in Portogallo delle proposte: vedremo di capire quello che succederà. D . – Bene, Bruno: siamo arrivati alla fine della nostra piacevole chiacchierata. Se, metaforicamente, dovesse specchiarsi, quale immagine verrebbe fuori oggi? R . – Ah, questa è una domanda molto, ma molto difficile. Non ne ha un'altra (e ride, ndr)? D . – No, no, caro Bruno: le tocca (e la risata diventa comune, ndr). R . – Vedo un uomo che è arrivato in Italia tanti anni fa, iniziando davvero dal nulla, facendo piccoli passi in salita. Forte di una profonda e autentica consapevolezza: c'è ancora tanto da fare, dando il meglio di sé. Ed io sono pronto a tutto. Ma proprio a tutto. Gianluca Doronzo
Gennaio Febbraio 2015
15
16
Valentina Pace Gennaio Febbraio 2015
FICTION - L'ATTRICE IN ASCESA
Valentina Pace ha fatto la sua rentrée nella soap «Un posto al sole» (Raitre, dal lunedì al venerdì, ore 20.30, oltre 2milioni di spettatori in media col 10% di share), nei panni dell'enigmatica «Elena Giordano», attraversando un «momento felice nella narrazione, fra giusti incastri, intrighi e grande affetto del pubblico»
«Il mio sogno? Animare uno spettacolo teatrale che mi faccia sentire viva, oppure un bel film, magari comico, con un ruolo sopra le righe per sperimentare e cambiare registro»
Si sente “maturata da un punto di vista sia artistico che umano”. Ha “una gran voglia di sperimentare, mettendosi in discussione in imprese che possano spaziare, dal cinema al teatro”. E, virando registri rispetto al passato, le piacerebbe interpretare “un ruolo comico, magari anche un po' sopra le righe”. Valentina Pace oggi è una donna che, passo dopo passo, ha creato solide basi nella sua carriera, puntando sempre alla qualità del progetto, centellinando le proposte. La sua “Elena Giordano” di recente ha fatto rentrée in “Un posto al sole” (Raitre, dal lunedì al venerdì, ore 20.30, oltre 2milioni di spettatori in media col 10% di share), diventando protagonista di vicende “molto forti, con giusti incastri narrativi e intrighi”. Al telefono chiacchiera con semplicità, convinta che “un'intervista sia un raccontare i propri stati d'animo, nel rispetto e nella condivisione con chi ascolta”. Come darle torto? Domanda – Valentina, ormai da diversi anni (fra uscite di scena e ritorni) veste i panni di “Elena Giordano” in “Un posto al sole” (Raitre, dal lunedì al venerdì, ore 20.30, oltre 2milioni di spettatori in media col 10% di share): quale bilancio sentirebbe di formulare, in tutta sincerità? Risposta – Il bilancio del mio personaggio è estremamente positivo e buono: io sono rientrata a settembre e ammetto di essere diventata protagonista di una storia molto forte, in un momento estremamente favorevole per la soap, con giusti incastri narrativi, intrighi e tematiche ben messe a punto. Non posso che esserne entusiasta. E ne parlo al di là del riscontro del pubblico, sempre numeroso e ricco d'affetto: la mia è una valutazione in primis artistica, fondamentale per la ricchezza interiore di un attore. Come lei ha anticipato nella sua domanda, io più volte sono uscita di scena e ho fatto la mia rentrée: stavolta davvero sento di essere cresciuta. D . – Bene, allora mi verrebbe voglia di farle una domanda: a
Gennaio Febbraio 2015
17
FICTION - L'ATTRICE IN ASCESA
che punto del suo percorso attoriale ritiene di essere oggi? R . – Sono in una fase nella quale sento di essere maturata sia artisticamente, che da un punto di vista umano. Ho, arrivata a questo punto, una gran voglia di sperimentare e provare nuove esperienze, stimolanti per la mia carriera. Noi attori abbiamo la fortuna di poter spaziare in tante discipline: ora sento di essere pronta per mettermi in discussione nel teatro e nel cinema, ad esempio. Vedremo quello che accadrà. D . – Dal suo punto di vista, sinceramente, qual è il segreto del successo di una soap così longeva come “Un posto al sole”? R . – Mah, onestamente non lo so. Nel senso che ogni tanto me lo chiedo anch'io, visto il successo e la longevità: oggi come oggi le direi che le storie sono estremamente attuali e la recitazione è molto semplice, diretta e spontanea. Ci si può identificare in quello che si vede e il pubblico ha voglia e desiderio di capire, seguendo gli sviluppi di ogni vicenda, di puntata in puntata. Il nostro è un gran bel gruppo di lavoro e credo si percepisca dal video l'affiatamento. D . – In fondo in fondo, in tempi come questi il pubblico ha bisogno di identificarsi in quello che vede. A suo parere, ad esempio, che fase sta attraversando la serialità italiana? R . – Non mi sembra ci sia moltissimo in giro: le fiction presenti nei palinsesti sono di gran lunga inferiori
18
Gennaio Febbraio 2015
numericamente rispetto ad una volta. C'è la crisi e le produzioni scarseggiano. Prima, onestamente, c'erano maggiori opportunità per noi attori: adesso si tende ad andare sul sicuro, ripetendo quello che al pubblico piace, senza grandi scommesse o innovazioni. D . – A lei che ruolo piacerebbe interpretare oggi? R . – Di ruoli, in tutta onestà, ce ne sono tanti: mi piacerebbe, ovviamente, interpretarne uno distante da quello che ho fatto finora, con una personalità diversa e poliedricità nel suo universo. Da quelli più umani ai positivi, fino all'essere “fuori dagli schemi”: mi piacerebbe essere un po' tutto questo. L'importante è che non si perda di vista la qualità. Mai. D . – E un genere da affrontare, magari sul grande schermo? R . – Le confesso che non sarei infelice se mi cimentassi nel comico, magari con un ruolo anche un po' forzato, per così dire “sopra le righe”. Vorrei anche far ridere il pubblico, dimostrando di poter essere versatile, distanziandomi dall'immagine data finora con i personaggi sul piccolo schermo. D . – In una delle risposte precedenti ha ammesso che si sentirebbe pronta per il teatro: cosa in particolare? R . – Il palcoscenico è il riscontro vero per un attore: non puoi bluffare dal vivo e avverti il calore del pubblico, il suo
FICTION - L'ATTRICE IN ASCESA
entusiasmo, l'umore di fondo. Non importa il genere o il ruolo: fondamentale è che ci sia un'ottima proposta, nella quale dare vita a tutte le sfumature di Valentina. D . – Valentina, se si guarda un attimo indietro, dagli esordi a “Miss Italia” (nel '95) in poi, avrebbe mai potuto immaginare un percorso come quello messo a punto fino ad oggi? R . – No, non l'avrei immaginato. Però ammetto di aver cercato tutto quello che ho animato nel tempo: probabilmente oggi, con l'esperienza maturata e gli errori commessi, farei delle scelte diverse in alcuni sensi, modificando il mio approccio al lavoro. Ma non rinnego nulla di quello che è stato e sono pronta a qualsiasi tipo di innovazione. Sempre con coraggio. D . – E, metaforicamente, allo specchio in che modo si rifletterebbe a questo punto? R . – Vedo riflessa una donna che aveva bisogno di attraversare determinate fasi della sua vita, con una consapevolezza maturata nel tempo, pronta per un futuro tutto da scrivere e scoprire. C'è ancora molto, ma molto da fare. Ed io sono pronta. D . – Perfetto, Valentina: bel ritratto proiettato verso il futuro. Concludiamo con una massima: secondo Longanesi “un'intervista è un articolo rubato”. Cosa le è stato sottratto, in tutta sincerità, durante la nostra chiacchierata? R . – Non credo che l'intervista sia un “rubare”, bensì un concedersi all'interlocutore, raccontando un po' di sé e dei propri stati d'animo, in una dimensione di rispetto reciproco e condivisione. Un “articolo rubato”, a mio avviso, è tutta un'altra cosa: non condivido quello che sosteneva Longanesi. D . – Sa, Longanesi era un editore e forse ce l'aveva con i giornalisti: avrebbe, probabilmente, voluto pubblicare interviste e non libri. R . – (Dopo una risata comune, ndr) Probabilmente. Gianluca Doronzo
Gennaio Febbraio 2015
19
20
Bianca Guaccero Gennaio Febbraio 2015
TEATRO - L'INCONTRO
Versatile, talentuosa, semplicemente schietta: la Guaccero, dopo aver avuto la primogenita Alice, è nuovamente in scena, in tournée con la commedia «Oggi sto da Dio», per la regia di Mauro Mandolini, assieme a Sergio Assisi, Fabrizio Sabatucci e Giancarlo Ratti (il 27 e 28 febbraio al «Puccini» di Firenze, il 4 marzo al «Kennedy» di Fasano e dal 21 al 26 aprile al «Gioiello» di Torino, fra l'altro), esprimendo il desiderio di partecipare alla prossima edizione di «Tale e quale show» di Carlo Conti (su Raiuno)
Le continue trasformazioni di Bianca: «Torno a teatro con entusiasmo, ma mi piacerebbe essere diretta al cinema da registi del calibro di Bellocchio e Virzì»
La trasparenza è il suo motivo conduttore. E, in questa chiacchierata “a cuore aperto”, lo conferma ancora una volta, prendendo le distanze dalle ipocrisie di molte colleghe nel mondo dello spettacolo. Bianca Guaccero è versatile, preparata e, soprattutto, “in continua evoluzione”, con un desiderio profondo: “Essere diretta in un film da Bellocchio o Virzì”. In queste settimane, dopo aver dato alla luce la piccola Alice, è alle prese con la tournée della commedia “Oggi sto da Dio”, accanto a Sergio Assisi, Fabrizio Sabatucci e Giancarlo Ratti, per la regia di Mauro Mandolini (il 27 e 28 febbraio saranno al “Puccini” di Firenze, il 4 marzo al “Kennedy” di Fasano e dal 21 al 26 aprile al “Gioiello” di Torino, fra l'altro). Pubblico entusiasta, due ore di “puro divertimento” e tanta voglia di “far dimenticare i problemi della quotidianità”, regalando un'escalation di emozioni. Inevitabile ricordare il suo “Festival di Sanremo” (nel 2008), il sogno di una vita: e, con estrema empatia, formula il suo “in bocca al lupo” a Carlo Conti, sperando di essere nella prossima edizione di “Tale e quale show” su Raiuno. Non possiamo che augurarle tutto il bene. Chapeau. Domanda – Bianca, qualche settimana fa ha debuttato in quel di Bari (al “Team”) lo spettacolo “Oggi sto da Dio”, per la regia di Mauro Mandolini, accanto a Sergio Assisi, Fabrizio Sabatucci e Giancarlo Ratti. Quali emozioni hanno preceduto la performance e, a caldo, che tipo di riscontri avete avuto? Risposta – Eravamo felicissimi che, sulla carta, il “Team” fosse già pieno e, considerando i tempi, non è mica facile fare il “tutto esaurito” in una struttura di ben 2000 posti. Ciò, ovviamente, ha responsabilizzato il nostro debutto e devo dire che ciascuno di noi ha cercato di dare il massimo: abbiamo assistito ad un vero e proprio trionfo di consensi. La gente è venuta nei camerini a dirci di aver trascorso due ore di sana serenità, divertendosi e ridendo: il fatto che ti si ringrazi per questo, in virtù soprattutto del periodo nel quale ci troviamo, è un obiettivo più che raggiunto. In generale, alla luce delle
Gennaio Febbraio 2015
21
TEATRO - L'INCONTRO
nostre quasi 70 tappe in tutt'Italia, abbiamo venduto bene “sulla fiducia” e nessuno di noi si sarebbe potuto immaginare un riscontro simile. Siamo stati premiati rispetto al nostro impegno, ai nostri sforzi e, in particolar modo, al nostro credere in quello che facciamo. D . – Come giustamente ha appena detto, non è facile far ridere in questo momento di “crisi” incondizionata nel Belpaese. La vostra è una sfida nella sfida. R . – Esatto. Lo abbiamo ripetuto proprio in occasione del nostro debutto: ognuno oggi è circondato da un sacco di problemi e trascorrere un paio di ore a teatro, garantendo evasione pura, è un bel regalo che ci si dovrebbe fare, per rigenerarsi nella quotidianità. D . – Da un punto di vista attoriale, in questo momento della sua vita si sentirebbe di esclamare: “Oggi sto da Dio”! R . – Non propriamente: sento di essere in un momento di crescita e cambiamento. Per questo mi piacerebbe tornare a fare cinema, con la direzione di un bravo regista che sappia valorizzarmi, consentendomi di esprimere il mio universo a tutto tondo, dando il cuore e l'anima in quello che faccio. D . – Come dire: ci vorrebbe, cinematograficamente parlando, il correlativo oggettivo di quello che è stato un personaggio alla “Assunta Spina” sul piccolo schermo. No? R . – Giusta osservazione: ci vorrebbe proprio un bel personaggio forte, in grado di emozionare. Per farle un esempio: a me è piaciuto molto il ruolo che Maya Sansa ha interpretato nel film “La bella addormentata” di Marco
22
Gennaio Febbraio 2015
Bellocchio. Oggi sono diventata più selettiva e faccio molta attenzione ai progetti da mettere a punto: preferisco più fare piccole cose, laboratori teatrali o cortometraggi (di recente ne ho fatto uno con Piero Pelù), in cui sono me stessa e non ho filtri o diktat. Ho, le ripeto, bisogno di crescere, avendo concluso una fase della mia vita per iniziarne un'altra, con stimoli giusti e imprese da animare. D . – Per questo, in attesa che arrivi un'occasione cinematografica importante, è meglio il teatro. R . – Se l'alternativa è qualcosa che ho già fatto, allora va benissimo il teatro, dove posso crescere e mettermi alla prova come attrice, vivendo il contatto diretto col pubblico. D . – Chiaro, chiaro. Vorrei, a questo punto, affrontare con lei la questione “talento”: oggi sembra essere un termine bistrattato e inflazionato, a causa soprattutto dei cosiddetti “talent show”. Cosa significa, dal suo punto di vista, averne? R . – Partiamo dal presupposto che sicuramente in ciascuno c'è una predisposizione, un'attitudine ad una disciplina piuttosto che un'altra. A me ci sono “talent” che piacciono come “X Factor”, ad esempio. Detto ciò, credo che per molti anni sia stata fatta un po' di confusione sulla concezione dell'essere artista, disattendendo i contenuti e facendo passare un messaggio, a mio avviso errato, legato alla popolarità: si è, così facendo, legittimato lo scandalo, a discapito dell'etica, vendendo giornali che, in sostanza, hanno creato falsi miti, con personaggi non capaci per qualcosa, ma abili solo nel far parlare di sé per gli argomenti più svariati e futili. Noi siamo in
TEATRO - L'INCONTRO
un Paese dove anche chi finisce in galera può essere un personaggio, fare un film e partecipare ad un programma televisivo. E ciò non va bene, non è formativo per le nuove generazioni. Come dire: per troppo tempo c'è stata un'attenzione focalizzata sul brutto. D . – Colpa della “cattiva politica” di certi giornali, famelici in senso voyeur. R . – Bravo, si è trattato proprio di una “cattiva politica”. Purtroppo, caro mio, ne stiamo pagando un po' tutti le conseguenze e sarà difficile venire fuori da una simile situazione, inquinata nel peggio. Sarebbe, pertanto, opportuno che si faccia capire cosa significhi essere realmente artisti, coltivando il bello, ciò che fa bene e struttura le coscienze, avversando l'inutile e il diseducativo. D . – Dovremmo impegnarci un po' tutti in una sorta di inversione di tendenza rispetto all'attualità. R . – Il talento è la poesia della vita, la magia dell'esistenza, riuscendo a dare un valore alto a quello che si fa. Bisogna, a mio avviso, “rubare” dai grandi maestri dello spettacolo che, onestamente, non sono quelli che oggi abbiamo attorno, ma è necessario andare a ritroso, nel passato, nella storia della tv. D . – Bianca, è inevitabile con lei parlare del “Festival di Sanremo”, avendolo condotto nel 2008: a giorni inizierà la 65esima edizione. Quali ricordi ha del suo con Baudo e come pensa possa essere quello con Carlo Conti, anche in merito alle scelte artistiche fatte? R . – Premetto che io sono sempre stata una fan del “Festival di Sanremo”, ancor prima di salire sul palco dell' “Ariston”: si tratta di una macchina assurda, della più grande giostra esistente in Italia. Il mio è un ricordo stupendo: ho l'emozione di aver vissuto una grande favola, soprattutto perché ero accanto a Pippo Baudo, un professionista e signore della tv. Io l'ho fatto con grande amore ed è stata la meta di una vita, quella che avrei voluto raggiungere quando, da casa, ero piccola e lo guardavo da Bitonto, fantasticando un giorno di esserci. È stato, onestamente, un bel regalo che la vita mi ha fatto. In quanto a Carlo Conti, che dire? Tutto il bene possibile: è un enorme professionista, una persona intelligente, attento al dettaglio e desideroso di dare sempre il meglio. Il suo sarà un bellissimo “Festival”. La scelta di farsi affiancare da Arisa ed Emma la trovo giustissima e intuitiva: sono due donne che sono riuscite a costruirsi una carriera, di grande talento. Poi ho sentito il nome di una terza presenza femminile, ma non la conosco (Rocio Munoz Morales, ndr): so solo che in Italia è nota per essere la compagna di un attore (Raoul Bova, ndr), ma non ho ben presente il suo curriculum artistico. A prescindere, credo che Conti farà un “Festival” esattamente nelle sue corde, così com'è lui, senza mai eccedere, educato, con la giusta parola al momento opportuno. Meritava un palco del genere da tanto e sono contenta sia arrivato il suo momento. D . – A proposito di Carlo Conti: parteciperebbe a “Tale e quale show”? R . – A dire la verità, Carlo me l'ha chiesto per tre anni consecutivi: per due volte non ho potuto accettare perché ero sul set. Avrei voluto esserci nell'ultima edizione, ma ero incinta e non se n'è fatto più nulla. A me come programma piace molto e ritengo sia fatto proprio bene: chissà che la prossima non sia l'edizione buona per entrare nel cast. Vedremo! D . – E noi le auguriamo tutto il bene, Bianca. In che modo
vorrebbe potesse continuare il suo percorso? R . – Vorrei fare del cinema e mi piacerebbe partecipare ad un bel varietà televisivo, come quelli eleganti d'una volta tipo “Studio Uno”, creando momenti di vero spettacolo, interagendo con ospiti internazionali e andando in presa diretta, anche con l'imprevisto del momento. Prima le ho parlato del grande schermo: oggi come oggi vorrei lavorare con Bellocchio e Virzì, che trovo molto più vicini alle mie corde di un Paolo Sorrentino, per farle un esempio, anche se posso sembrare impopolare. I registi che ho citato li trovo più caldi e affini alla mia sensibilità: potrebbero consentirmi di dare tanto in un bel ruolo. D . – Allo specchio, metaforicamente, come si riflette oggi? R . – Sicuramente come una persona meno ingenua di prima: ciò, ben inteso, non significa che io abbia perso la capacità di incuriosirmi. Diciamo che ho maturato le mie esperienze e, onestamente, è un bel po' più difficile farmi mettere i piedi in testa. Ho il coraggio di dire quello che penso e non mi faccio alcun problema: sono me stessa, perseguendo la verità. D . – Siamo, purtroppo, arrivati alla conclusione. Longanesi sosteneva che un'intervista fosse “un articolo rubato”: cosa le è stato sottratto durante la nostra chiacchierata? R . – No, non mi è stato sottratto assolutamente nulla. Io credo, invece, che le interviste siano uno scambio di idee, dove poi il giornalista ha la responsabilità di dare voce a ciascuno di noi, attraverso il suo filtro e quello che gli arriva. Io spero di averle comunicato belle cose. D . – Bianca, lei è stata sincera, trasparente e, semplicemente, se stessa: ha dichiarato di essere in una fase di cambiamento, avendo chiuso un capitolo della propria vita per aprirne uno nuovo. Buona fortuna. R . – Buona fortuna a lei, Gianluca. E mi raccomando: la prossima volta la voglio ritrovare alla direzione di un giornale famosissimo, che le sta più a cuore, visto che finora le ho portato fortuna in tutte le chiacchierate fatte in questi anni. Gianluca Doronzo
Gennaio Febbraio 2015
23
24
Sergio Assisi Gennaio Febbraio 2015
TEATRO - L'INCONTRO
Sergio Assisi, dopo fiction e film di grande seguito, è tornato ad animare in teatro una commedia (da lui scritta e prodotta), dal titolo «Oggi sto da Dio», per la regia di Mauro Mandolini, accanto a Bianca Guaccero, Fabrizio Sabatucci e Giancarlo Ratti (dal 17 marzo al 5 aprile al «Sala Umberto» di Roma, fra l'altro), sperando di essere nel cast della prossima edizione di «Tale e quale show» di Carlo Conti (su Raiuno)
«Credo non ci sia mai un punto d'arrivo nel lavoro artistico: io sto percorrendo la mia strada con enorme entusiasmo, energia e progetti per il futuro»
Sergio è tornato a teatro “con un grande entusiasmo”. E il pubblico lo sta premiando ogni sera, fra risate, applausi a scena aperta e tanta “voglia di evadere dalla routine dei problemi quotidiani”. Da qualche settimana Assisi è alle prese con la commedia (da lui scritta per “Quisquilie Production”) in due atti “Oggi sto da Dio”, per la regia di Mauro Mandolini, accanto a Bianca Guaccero, Fabrizio Sabatucci e Giancarlo Ratti (il 5 febbraio saranno a Porto Sant'Erpidio, dal 17 marzo al 5 aprile al “Sala Umberto” di Roma e dal 29 aprile al 10 maggio al “Diana” di Napoli). Al telefono, con estrema semplicità, racconta il suo felice momento attoriale, consapevole di una nuova energia (“abbiamo appena finito di girare un film e forse ce ne sarà un altro”), facendo della scrittura una sua autentica dimensione espressiva (anche in merito ai romanzi). Perseguendo “coraggio, passione e tanta voglia di rischiare in progetti innovativi”. Senza esitazione di sorta. Domanda – Sergio, il 2015 sta segnando il suo ritorno a teatro con la commedia “Oggi sto da Dio” (da lei scritta e prodotta), per la regia di Mauro Mandolini, assieme a Bianca Guaccero, Fabrizio Sabatucci e Giancarlo Ratti: a che punto del suo percorso arriva una simile avventura? Risposta – Io penso che nel lavoro artistico non ci sia mai un punto d'arrivo, ma una strada da percorrere, dando il meglio di sé. Di sicuro quello che rimane costante è l'entusiasmo, passando dal teatro al cinema fino alla tv, in maniera incondizionata. “Oggi sto da Dio” è un testo che arriva lungo la via, a cui tengo tanto, condividendolo con grandi compagni di scena e un regista encomiabile come Mauro Mandolini. D . – Qual è stata l'ispirazione della pièce?
Gennaio Febbraio 2015
25
TEATRO - L'INCONTRO
R . – La molla della pièce è stata semplicissima: eravamo in vacanza in uno stabilimento balneare di Fregene con Sabatucci, altro autore del testo e, ad un certo punto, è venuta proprio fuori la fatidica frase “Oggi sto da Dio”. Così, da una giornata di sole, abbiamo deciso di iniziare a scrivere uno spettacolo teatrale, che andrà avanti per circa 70 tappe in tutt'Italia in questi mesi. D . – Qual è stato il riscontro del debutto a Bari, in quel del “Team”? R . – Eccezionale. Abbiamo fatto due serate da pienone, cosa non facile in un teatro che ha una capienza di ben 2000 posti. Abbiamo sentito il calore della gente, tanti applausi e sorrisi a scena aperta. Credo che questo testo regali due ore di sano svago, consentendo di evadere dalla solita routine. D . – Se vogliamo, è quello che il teatro dovrebbe fare nei confronti del pubblico, soprattutto in tempi di “crisi” come i nostri. R . – Esatto. Noi stiamo ringraziando di cuore il pubblico per il seguito, per il riscontro e per quello che stiamo ricevendo, in maniera incondizionata, ogni sera. D . – Tra l'altro, è coraggiosa anche la scelta di investire producendo un testo contemporaneo, non un classico. R . – Bravo. Oggi tutte le produzioni tendono ad andare sul sicuro, essendoci la paura di rischiare. Se non porti un classico, diventa una grossa incognita: noi stiamo dimostrando come si debba credere in quello che si fa, senza esitazione di sorta.
26
Gennaio Febbraio 2015
D . – C'è una bella vivacità, dunque, nel teatro contemporaneo? R . – Assolutamente, direi proprio di sì. Oggi ci sono tanti autori talentuosi e si respira un bel fermento nella drammaturgia contemporanea: ne sono dimostrazione i nostri Lorenzo Gioielli e Carmine Prato, autorevoli esponenti della scrittura scenica. È necessario andare oltre il timore e la paura di rischiare, credendo profondamente nelle potenzialità espressive di chi fa arte. D . – Da un punto di vista attoriale, sentirebbe di poter esclamare: “Oggi sto da Dio”! R . – In questo preciso momento della mia vita, direi proprio di sì. Sono contento di quello che sto facendo e ho accanto a me degli attori straordinari in scena, con il supporto di un'ottima produzione. Sento di essere parte di quelle che, una volta, si definivano “le compagnie di giro”. Mi sto divertendo e mi fa davvero bene quello che sto facendo, avendo il giusto entusiasmo. D . – Cosa vorrebbe potesse accadere nel suo percorso, arrivato a questo punto? R . – Credo che la risposta si ricolleghi a quello che le ho detto all'inizio: io, come principio, non mi aspetto mai nulla, non ho un preciso obiettivo e mi faccio trasportare dagli eventi e dagli entusiasmi. Sono uno istintivo e passionale. Quando c'è una cosa che mi diverte la faccio: io credo nel sacro fuoco del nostro mestiere e vorrei renderne onore ogni giorno.
TEATRO - L'INCONTRO
D . – In cantiere ci sono film o fiction? R . – Abbiamo appena finito di girare il film “A Napoli non piove mai” ed ora stiamo cercando di capire i tempi di distribuzione. Con molta probabilità andremo avanti con un altro film e l'editore “Il Cairo” mi ha chiesto di scrivere un nuovo romanzo. Insomma c'è un gran bel fermento: vedremo quello che accadrà. D . – Una curiosità: parteciperebbe ad un programma come “Tale e quale show” di Carlo Conti? R . – In realtà già Carlo me lo aveva chiesto in passato, ma a causa di una concomitanza di impegni ho dovuto rinunciare: mi è dispiaciuto molto e lo dico proprio a malincuore, perché mi sarebbe piaciuto esserci, in quanto trovo sia davvero ben fatto il programma. Ora, colgo l'occasione della sua intervista, per dire che sarebbe gratificante esserci, magari nella prossima edizione: se mi vogliono, io sono a disposizione (e ride, ndr). D . – E noi le auguriamo di entrare a far parte del cast quanto prima. Cambiamo argomento: se, metaforicamente, dovesse specchiarsi, quale immagine verrebbe fuori di Sergio Assisi
oggi? R . – Sinceramente non mi vedo molto cambiato rispetto al passato: forse sono un po' più stanco, perché col tempo la passione si assopisce, ma appena ci sono risultati buoni come quelli che stiamo ottenendo, subito torna in primo piano l'energia. Pertanto, oggi mi vedo come un uomo più maturo, soddisfatto del suo percorso, sempre propositivo verso il futuro. D . – Bene, bene. Concludiamo con una citazione: Longanesi sosteneva che un'intervista fosse “un articolo rubato”. Cosa le è stato sottratto durante la nostra chiacchierata? R . – In questa con lei non mi è stato sottratto sinceramente nulla, ma diciamo che tante volte accade ciò che Longanesi sosteneva: io credo ci sia una differenza netta fra fare vera informazione, come nel suo caso, e perseguire lo scoop, vendendo giornali nella resa più commerciale del termine. Per cui, visto che non faccio di tutta l'erba un fascio, la ringrazio per la piacevole chiacchierata e le auguro davvero buon lavoro. Di cuore. Gianluca Doronzo
Gennaio Febbraio 2015
27
28
Al Bano
Gennaio Febbraio 2015
IL SIGNORE DELLA CANZONE ITALIANA
Disponibile, fiducioso verso le nuove generazioni («se non eccedono possono andare lontano») e appagato da quello che la vita gli ha dato («non posso chiedere altro»): Al Bano fa un breve bilancio esistenziale e artistico, felice per il recente successo della seconda stagione di «Così lontani, così vicini» su Raiuno (oltre 4milioni di spettatori in media), accanto a Paola Perego, in attesa di rivederlo sul palco dell'«Ariston» con Romina Power in qualità di «superospiti»
«La gente ha bisogno di emozioni e sentimenti veri: la tv, a mio avviso, dovrebbe continuare in una simile direzione, arrivando al cuore»
Il suo “Così lontani, così vicini” (condiviso con Paola Perego) ha superato i 4milioni di spettatori in media, con ottime percentuali di share. A vincere sono stati “i sentimenti, il cuore e un'ottima squadra di autori”, raccontando storie nelle quali immedesimarsi. Ma per Al Bano i successi televisivi sono solo una piccola, piccolissima componente della sua illustre e storica carriera, scandita da un 50ennio di gratificazioni in tutto il mondo. Con la disponibilità dei grandi, si racconta in una piacevole chiacchierata, fotografando anche il momento nel quale stiamo vivendo, premiando le nuove generazioni (“hanno più mezzi rispetto a noi e, se non eccedono, possono andare molto lontano”). Non si sbilancia su un'eventuale partecipazione con Romina Power al prossimo “Festival di Sanremo” in qualità di ospiti, ma una cosa è certa: il palco dell' “Ariston” rappresenta il suo “Natale laico” e tornerebbe un giorno in gara. Domanda – Signor Carrisi, ci ritroviamo a distanza di qualche anno dall'ultima volta in cui ho avuto l'onore di chiacchierare con lei, evincendo da parte sua un'estrema disponibilità, prerogativa dei grandi. In questo lasso di tempo è accaduto talmente tanto nel suo percorso, che potremmo stare per ore a discuterne in questa intervista. Ad esempio, di recente ha condotto con successo la seconda edizione di “Così lontani, così vicini” su Raiuno, accanto a Paola Perego, ottenendo più di 4milioni di spettatori in media, con ottime percentuali di share. A suo avviso, qual è il segreto del programma? Risposta – La trasmissione emoziona molto sia il pubblico, sia noi conduttori. Evidentemente ha una forte presa, un notevole impatto emozionale, perché arriva al cuore. Tutto questo spiega il grande seguito. D . – In tv non si sbaglia mai quando sono protagoniste le emozioni.
Gennaio Febbraio 2015
29
IL SIGNORE DELLA CANZONE ITALIANA
R . – Sicuramente quando si parla di emozioni in un contesto televisivo, ogni momento diventa appassionante, perché consente a chi segue di riconoscersi in quello che vive. Quasi ne fosse veramente protagonista. D . – Altri elementi del vostro successo? R . – “Così lontani, così vicini” è un programma scritto e confezionato molto bene. Nulla nasce a caso e il successo dipende dall'ottima organizzazione. D . – In fondo, c'è bisogno di sentimenti in un momento storico non facile, come quello nel quale ci troviamo a vivere. R . – C'è sempre bisogno dei sentimenti, caro mio. In tempi duri come questo, ma anche quando le cose vanno bene. D . – Se le dico Cristina Parodi e Paola Perego, cosa mi risponde? R . – Due brave conduttrici.
30
Gennaio Febbraio 2015
D . – Negli anni ha vissuto talmente tanti successi, da non essere sufficiente una chiacchierata per ricordarli: in tutta sincerità, si sarebbe mai aspettato un percorso come lo ha vissuto? R . – Nulla nasce per caso, anche la mia carriera. Non mi aspettavo nulla, ma qualcosa è….arrivato. D . – Nei suoi libri c'è sempre un richiamo alla fede e alla spiritualità, in concomitanza ad un attaccamento alle proprie origini: i giovani dovrebbero imparare da lei in questa direzione, no? R . – I giovani molto spesso sanno quello che devono fare e ciò che è meglio per loro. Se, poi, hanno bisogno di consigli, i miei libri possono servire anche in questa direzione. D . – Come valuta le nuove generazioni? R . – Hanno grandi potenzialità e mezzi superiori a quelli della
IL SIGNORE DELLA CANZONE ITALIANA
mia generazione. Sono capaci di tutto e, se riescono ad evitare gli eccessi, possono andare lontano. D . – Secondo lei, il pessimismo e il ripetere che “siamo costantemente in crisi” non sono una maniera per “affossare le coscienze” ed evitare che si reagisca, non facendo riflettere e prendere consapevolezza delle proprie capacità per darsi da fare? R . – La crisi c'è ed è evidente, ma non bisogna cullarsi e affondare nel pessimismo. Proprio in questi momenti si dovrebbe avere la forza di reagire. D . – Si è parlato tanto di un suo ritorno al “Festival di Sanremo” in coppia con Romina, in qualità di ospiti: è vero oppure no? R . – Potrebbe essere, vedremo. D . – Tornerebbe in gara da solista?
R . – “Sanremo” è il mio…Natale laico. Sì, non lo escludo. D . – Ci saranno nuove tournée all'estero con la signora Power? R . – Credo di sì, ci sono varie richieste. D . – Siamo, purtroppo, quasi in dirittura d'arrivo: cosa le piacerebbe potesse ancora accadere nella sua vita? R . – Che possa accadere? Quello che accade: va bene così. D . – S'immagini, metaforicamente, allo specchio: in che maniera si riflette oggi? R . – Un uomo maturo, ma anche un uomo che ha tante cose da imparare dalla vita. D . – Longanesi, infine, sosteneva che un'intervista fosse “un articolo rubato”: cosa le è stato sottratto durante questa chiacchierata? R . – Sottratto nulla. C'è stato il piacere di raccontarsi. Gianluca Doronzo
Gennaio Febbraio 2015
31
32
Pamela Villoresi Gennaio Febbraio 2015
LA SIGNORA DELLA SCENA
È stata fra gli interpreti del film «Premio Oscar» di Paolo Sorrentino («La grande bellezza») e, nel suo percorso, ha lavorato con i registi più illustri del panorama italiano: Pamela Villoresi è attualmente in tournée con lo spettacolo «Il mondo non mi deve nulla» di Massimo Carlotto, per la direzione di Francesco Zecca (dall'11 al 15 febbraio al «Verdi» di Padova e il 3 marzo al «Sanzio» di Urbino, fra l'altro), con musiche di Paolo Daniele, sperando che le istituzioni «aiutino la cultura e i giovani, non proprio fortunati in quest'epoca!»
«Sostengo fortemente il teatro contemporaneo, ricco di spunti riflessivi, funzionali a farci capire meglio chi siamo e dove, soprattutto, stiamo andando»
Crede fortemente nel teatro contemporaneo. Ne è dimostrazione lo spettacolo con cui è attualmente in tournée, dal titolo “Il mondo non mi deve nulla”, scritto da Massimo Carlotto, interpretato assieme a Claudio Casadio, per la regia di Francesco Zecca, con musiche di Paolo Daniele. Stiamo parlando di Pamela Villoresi (sarà dall'11 al 15 febbraio al “Verdi” di Padova e il 3 marzo al “Sanzio” di Urbino, fra l'altro), una delle storiche attrici della scena italiana, nel cast del film “Premio Oscar” di Paolo Sorrentino (“La grande bellezza”). Piena di progetti (“vorrei salvare il Festival della spiritualità”), critica nei confronti di una certa politica (“bisognerebbe sovvenzionare la cultura e non apportare continui tagli o fregarsene di quello che facciamo”), si ritiene una donna “fondamentalmente soddisfatta di quello che la vita le ha dato”, anche se “le nuove generazioni, per nulla fortunate, meriterebbero un futuro migliore”. Domanda – Signora Villoresi, attualmente è in tournée con lo spettacolo “Il mondo non mi deve nulla” di Massimo Carlotto, per la regia di Francesco Zecca, assieme a Claudio Casadio e musiche di Paolo Daniele: quali, dal suo punto di vista, le intuizioni della pièce? Risposta – C'è innanzitutto da mettere in evidenza quanto la scrittura di Massimo Carlotto sia teatrale: io e Claudio Casadio la calziamo pienamente in scena. Il testo, in fondo, nasce per essere rappresentato drammaturgicamente, un dato non da poco. Ci sono poi componenti molto noir e amare nello sviluppo della trama. Alla fine dello spettacolo, c'è una massima, a mio avviso, indicativa di quello che è il nostro vivere, nella quale si sostiene più o meno così: “Si nasce e poi si muore, per questo non me ne voglio lasciare neanche una”. Nella struttura narrativa, dunque, ci sono tantissimi spunti di riflessione rispetto al nostro modo di essere: se vogliamo, in un certo qual modo, questo è un po' il compito del teatro. D . – In merito all'allestimento scenico, quali sono state le soluzioni che avete messo a punto? R . – Lo spettacolo è talmente veloce, frizzante e ben fatto, che c'è tanto materiale di arricchimento per tutti quanti: ogni prova è uno spunto di riflessione per gli spettatori e, in primis,
Gennaio Febbraio 2015
33
LA SIGNORA DELLA SCENA
per noi attori. La regia di Francesco Zecca è puntuale e decisa. I disegni di Laura Riccioli sono stupendi e le musiche di Paolo Daniele ci supportano, scandendo alla perfezione i momenti narrativi. Davvero una bella produzione. D . – Dal suo punto di vista, che fase stiamo vivendo nel teatro italiano? R . – Credo sempre di più un po' nei circuiti alternativi e nella forza del teatro contemporaneo: noi stiamo cercando di mettercela tutta, pur di dare il meglio, nonostante le oggettive
34
Gennaio Febbraio 2015
difficoltà legate alla politica e alla gestione delle strutture. Io perseguo l'unione delle forze: la co-produzione è uno dei punti notevoli, per realizzare spettacoli di qualità. D . – Quale progetto le piacerebbe portare in scena? R . – Teatralmente mi ritengo piuttosto soddisfatta, nonostante il periodo nel quale ci troviamo. L'ultimo spettacolo sul quale sto lavorando è un sogno nel cassetto, che ho da 20 anni ed è su “Santa Teresa d'Avila”: il debutto è previsto per la fine di marzo e si tratterà di un lavoro
LA SIGNORA DELLA SCENA
importante, legato alla spiritualità. Non vedo l'ora. D . – Se parliamo di cinema, non possiamo fare a meno di evincere la sua partecipazione nel film “Premio Oscar” di Paolo Sorrentino (“La grande bellezza”): avrebbe mai immaginato un successo così internazionale? R . – Addirittura l' “Oscar” non me lo sarei aspettato: eravamo consapevoli della qualità del film e della sua imponenza. Sapevamo di essere in una grande produzione: pensi che, a volte, eravamo quasi 300 sul set e stiamo parlando di attori tutti professionisti, molti dei quali di stampo teatrale. Detto questo, io credo che un simile riconoscimento abbia dato nuova linfa alle nostre speranze future, con l'auspicio che i giovani cineasti possano farsi valere. Ed io li sostengo. D . – Che dire a proposito delle recenti scomparse di Rosi, della Lisi e di Anita Ekberg? R . – Sono perdite tristi per tutti noi, soprattutto quelle di Rosi e della Lisi. La Ekberg ci ha regalato un sogno di bellezza e scene che rimarranno nell'immaginario collettivo.
D . – Come vorrebbe potesse proseguire il suo percorso? R . – Mi piacerebbe salvare il “Festival della spiritualità”, impresa non facile visto che spesso la politica domina alcune scelte relative allo spettacolo. Ma io ce la metterò tutta e cercherò di dare il meglio in questa direzione, costi quel che costi. D . – Siamo arrivati alla conclusione della nostra chiacchierata, signora Villoresi: se, metaforicamente, si dovesse specchiare a questo punto del suo percorso, quale immagine verrebbe fuori? R . – Mah, sicuramente vedrei una donna grata alla vita, innamorata dei suoi giorni e di quello che fa. Vorrei, onestamente, che il nostro Paese ci desse di più: purtroppo in tanti sono tristi e sconsolati rispetto a quello che sta accadendo, me compresa. Troppe persone disoneste hanno avuto ruoli di potere, ma il nostro compito è quello di difenderci al meglio, non abbattendoci mai. Gianluca Doronzo
Gennaio Febbraio 2015
35
36
Luca Biagini
Gennaio Febbraio 2015
IL MAESTRO DEL PALCO E DEL DOPPIAGGIO
Illustre doppiatore ed esponente della scena italiana, Luca Biagini sta affrontando il ruolo del generale «Giammaria Fiore» nella serie «Solo per amore» (Canale 5, ogni mercoledì, ore 21.10, quasi 4milioni di spettatori in media col 14% di share), per la regia di Raffaele Mertes, dando vita da una «saga familiare, ricca di pathos e suspense»
«Nella mia carriera ho affiancato davvero gli attori italiani più importanti, seguendo un percorso non convenzionale: sono molto triste per le recenti scomparse di Rosi, Ekberg e Lisi, personaggi straordinari»
Nella sua carriera ha spaziato dal doppiaggio al teatro, fino alla tv, nobilitando qualsiasi personaggio con spessore. Ha affiancato illustri esponenti alla Giancarlo Sepe, dando vita a tournée ricche di pathos. Il suo “Edoardo Della Rocca” è entrato nella storia di “Centovetrine”, soap ora spostata su Rete4 (dal lunedì al venerdì, ore 20.10, oltre 1milione di spettatori in media col 5% di share). In attesa di “un importante progetto sul palco”, Luca Biagini sta in queste settimane conquistando il pubblico col suo generale “Giammaria Fiore” nella fiction “Solo per amore” (Canale 5, ogni mercoledì, ore 21.10, quasi 4milioni di spettatori in media col 14% di share), per la regia di Raffaele Mertes, in un mix di suspense, intrighi e tradimenti, come nella migliore tradizione delle “saghe familiari mélo”. Al telefono si racconta con trasporto, definendosi un “attore anomalo”, metaforicamente allo specchio, in relazione alle scelte professionali fatte negli anni. E un ricordo va anche alla scomparsa di grandi alla Lisi, Ekberg e Rosi, da ritenere “delle gravi perdite per tutti”. Domanda – Signor Biagini, attualmente è nel cast della fiction “Solo per amore” (Canale 5, ogni mercoledì, ore 21.10, quasi 4milioni di spettatori in media col 14% di share circa), per la regia di Raffaele Mertes. Che bilancio sentirebbe di fare delle prime puntate? Risposta – Per “Solo per amore” avevo fatto il provino in merito al ruolo del generale “Giammaria Fiore”, trovando la lettura della sceneggiatura molto buona: sulla carta c'erano tutti i presupposti perché si desse vita ad un prodotto attento al dettaglio. Avere già in mano un buon copione, riuscendo a leggerlo fino alla fine è, per noi attori, un 80% del lavoro fatto. Sono, pertanto, stato contento di aver ottenuto la parte e credo che le cose stiano andando abbastanza bene. C'è un cast di attori di ottimo livello, se vogliamo abbastanza inusuale, ricco
Gennaio Febbraio 2015
37
IL MAESTRO DEL PALCO E DEL DOPPIAGGIO
anche di volti non particolarmente visti. Raffaele Mertes è un regista molto valido: dobbiamo considerare che, in pochissimo tempo, è riuscito a mettere su un lavoro più che encomiabile, con un'attenzione particolare a tutto quanto. Nella fiction italiana lui è sempre stato una garanzia per tutti noi: anche stavolta lo ha saputo dimostrare. D . – A suo avviso quali sono le intuizioni della serie? R . – Devo dire che, di puntata in puntata, tutto si sta spostando verso l'intrigo intenso, il giallo, il thriller: si tiene il pubblico sospeso, cercando di riuscire a capire come si evolveranno le vicende. E, soprattutto, dove andranno a parare i vari personaggi. Nessuno è decisamente buono o cattivo. La novità, se vogliamo, è che in tutta questa atmosfera misteriosa c'è una storia d'amore (combattuta), ingrediente importante, con momenti nei quali sembra che tutto crolli. Io credo che il lavoro, nel complesso, sia molto interessante e meno prevedibile di quello che si possa pensare. D . – Soddisfatto degli ascolti, considerando le prime due puntate andate in onda contro gli speciali sulla strage a Parigi e sulle dimissioni di Napolitano? R . – Direi di sì: gli ascolti sono in crescita e il pubblico si sta facendo conquistare dalle varie vicende raccontate. Tra le altre cose, la fiction ha avuto inizio con un bel ritmo e continuerà per tutte le 10 puntate complessive, fino all'ultimo respiro. D . – Da un punto di vista attoriale, cosa vorrebbe potesse accadere nel suo percorso? R . – Credo di essere in un buon momento e, per mia fortuna, ritengo che l'attore non senta mai, per sua natura, di aver
38
Gennaio Febbraio 2015
raggiunto un obiettivo. C'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, che ti mette ansia e subbuglio. Alle mie spalle ho, onestamente, tante cose fatte e, in fin dei conti, uno poi si guarda avanti e pensa a tutto quello che di importante c'è ancora da realizzare. Spero che possa esserci la seconda serie di “Solo per amore” e a teatro forse ci sarà un progetto di altissimo livello, del quale non posso ancora parlarle, con un impegno personale molto forte. Stiamo trattando proprio in questo momento. Poi, ovviamente, nel mio percorso c'è il doppiaggio, che adoro ma, a lungo andare, può correre il rischio di diventare di routine. Per questo bisogna avere sempre nuovi stimoli. D . – Che dire a proposito della recente scomparsa di Virna Lisi, Francesco Rosi e Anita Ekberg? R . – Purtroppo io sono grande, molto di più rispetto a lei e, nel mio cammino, mi è capitato di vedere tante persone che sono andate via, davvero illustri esponenti della scena. Con simili perdite va via un pezzo della nostra storia. Io sono uno che ha vissuto la generazione dei Gassman, Sordi, Tognazzi e Manfredi, grandi Maestri, con la maiuscola, della scena italiana. Rispetto a chi è andato via di recente, credo che Virna Lisi fosse una meraviglia, come donna e persona. Un triste vuoto per tutti noi. D . – Se si chiacchiera con lei, non si può fare a meno di citare “Centovetrine” (Rete4, dal lunedì al venerdì, ore 20.10, oltre 1milione di spettatori in media col 5% di share), che l'ha vista per diversi anni nei panni di “Edoardo Della Rocca”. Con lo spostamento da Canale 5 c'è stata una perdita d'audience di
IL MAESTRO DEL PALCO E DEL DOPPIAGGIO
circa 2milioni: che dire? R . – A me dispiace tanto quello che lei sta dicendo: non vorrei che, con questi cali d'ascolto, potessero esserci dei rischi per i numerosi lavoratori della soap. Io sono molto affezionato a “Centovetrine” e, indubbiamente, per molti attori è stata un'esperienza formativa, bella e importante. È sempre una cattiva notizia quando una produzione rischia di non avere un futuro certo: speriamo si faccia qualcosa per far rientrare il tutto, magari tornando sull'ammiraglia Mediaset, a cui il pubblico è stato da sempre abituato. D . – Le piacerebbe fare del cinema oggi? R . – Onestamente mi piacerebbe molto: sto, infatti, collaborando con un giovane regista per alcuni progetti. Io credo tanto nelle potenzialità delle nuove generazioni e, quando posso sposarne le idee, mi metto al loro servizio. D . – Un esempio di grande generosità il suo. R . – Direi che è il mio lavoro. Io do la mia piena disponibilità, se ci sono nuovi talenti con i quali condividere dei progetti: è un bene per tutti noi. Bisogna tentare cose anche nuove sul grande schermo, visto che il cinema mi sembra un po' in affanno, in generale. D . – Ha parlato di “talento”, un termine inflazionato e bistrattato da molte stagioni a questa parte: dal suo punto di vista, averne che significa realmente? R . – Ha ragione: è un termine abusato e non si capisce più cosa voglia dire. Nello spettacolo lo si intende come propensione naturale a saper fare qualcosa, ma non è sufficiente. Da solo non basta: è necessario studiare, darsi da fare e approfondire per costruire dei seri percorsi nella vita. Di
sicuro abbiamo vissuto stagioni un po' confuse, in cui si facevano delle cose a casaccio, non capendo pienamente quanto mettere a punto. La situazione nella quale ci troviamo, soprattutto con i “talent” e le illusioni, farà molti più morti e feriti di quelli che immaginiamo. Ci vuole umiltà per andare avanti nella vita, in concomitanza ad un'attitudine e alla preparazione. D . – Bene, signor Biagini: siamo arrivati alla conclusione della nostra piacevole chiacchierata. Se, metaforicamente, dovesse riflettersi allo specchio, quale immagine verrebbe fuori oggi? R . – In tutta onestà verrebbe fuori l'immagine di un attore un po' anomalo, che non ha fatto un percorso lineare e convenzionale. Io ho cominciato col teatro, quello anche d'avanguardia, con colleghi illustri come Giancarlo Sepe, fra i registi più talentuosi e creativi da 30 anni a questa parte. Ho maturato davvero tantissime esperienze e tutto questo mi ha consentito di progredire, di crescere, facendomi anche mettere alla prova con imprese come “Centovetrine”, vivendole al meglio, compatibilmente con le mie potenzialità. Le assicuro che quella della soap è davvero una grande palestra: si girano 8-10 scene al giorno, impegnandoti in maniera scrupolosa, a dispetto di tanti che avversano esperienze del genere. Io mi sono sentito sempre pronto per tutto questo, avendo dato pienamente quello che ho dentro. Spero, in tutta onestà, di aver lasciato una piccola traccia del mio operato in chi lo ha fruito, perseguendo il rispetto della mia identità artistica. Gianluca Doronzo
Gennaio Febbraio 2015
39
40
Ivan Boragine Gennaio Febbraio 2015
TV - LA RIVELAZIONE DI GOMORRA
Ha spaziato nei generi (dalla commedia al giallo), mostrando puntualmente profondità e padronanza della scena: il momento d'oro di un interprete partenopeo, fra i protagonisti di «Gomorra», ogni sabato su Raitre alle 22.00 (quasi 2milioni di spettatori in media col 10% di share), nei panni di «Michele Casillo», per la produzione di «Sky e Fandango»
Un attore che vive il suo «gioco serio» con «anima e cuore»: storia di Ivan Boragine e dell'onestà della sua passione, fra fiction, teatro e «il sogno del cinema»
Ivan persegue “il cuore e l'anima” nella recitazione. E lo fa crescendo, facendo tesoro di ogni avventura professionale, dando il meglio di sé con passione e intensità espressiva. Dagli esordi teatrali ha maturato moltissime esperienze negli anni, anche attraverso la fiction, ma il cinema rimane il suo sogno (“mi piacerebbe avere un ruolo in un bel film di Sorrentino”). Napoletano ad hoc (“sono addolorato per la scomparsa di Pino Daniele”), il giovane Boragine sta vivendo settimane di notevoli gratificazioni, alla luce dei quasi 2milioni di spettatori di “Gomorra” (Raitre, ogni sabato, ore 22.00), nei panni di “Michele Casillo”, prodotta da “Sky e Fandango”, per la regia di Stefano Sollima, Francesca Comencini e Fabio Cupellini. Convinto che il suo sia “un gioco serio”, con estrema sincerità descrive il suo momento esistenziale (e artistico) come se fosse al telefono con un amico, lasciandosi trasportare dalla verità. Domanda – Ivan, è soddisfatto dei quasi 2milioni di spettatori di “Gomorra”, ogni sabato su Raitre alle 22.00, col 10% di share? Risposta – Di sicuro i 2milioni di spettatori sono un ottimo risultato, considerando che si va in onda dalle 22.00 in poi. Tra le altre cose, vorrei dire che “Gomorra” è già stato visto su Sky e in Internet è stato scaricato tanto: per cui non siamo dinanzi ad una prima visione assoluta, ma ad un esordio sulle tv generaliste. Il che, a mio avviso, rende il dato ancora più gratificante per tutto il gruppo di lavoro. A dire il vero, io non mi aspettavo nulla, già da quando stavamo mettendo a punto le riprese della serie: eravamo unanimemente convinti della qualità del prodotto, ma nessuno di noi sapeva cosa sarebbe potuto accadere. La risposta del pubblico, in concomitanza a tutto quello che è venuto in maniera consequenziale, è stata sinonimo di un successo stratosferico. Io credo che oggi, rispetto alla prima volta in cui la serie è andata in onda, le mie
Gennaio Febbraio 2015
41
TV - LA RIVELAZIONE DI GOMORRA
emozioni siano cambiate, diventando più mature e consapevoli. Spero sempre di aver vivo in me il sacro fuoco dell'attore, soprattutto per il proseguimento della mia carriera. Sono del parere che il mio sia “un gioco serio”: fare della propria passione un lavoro credo sia bellissimo. D . – Con “Gomorra” e “Romanzo criminale” la critica, fin dalla loro prima apparizione, ha parlato di una svolta nella fiction italiana e di una sana innovazione. Dal suo punto di vista, siamo dinanzi ad un fenomeno del genere? R . – Guardi, Gianluca, credo che non ci sia una vera e propria svolta. Sia “Romanzo criminale” che “Gomorra” sono prodotti fatti in un certo modo, sotto tutti i punti di vista: a mio avviso in Italia ritengo ci siano troppi interessi che vadano oltre quello che si vede. Io, ad esempio, ho sognato di essere in serialità del genere e se pensiamo agli investimenti fatti per “Gomorra”, il totale equivarrebbe a tre/quattro fiction trasmesse dalla Rai o da Mediaset. Pertanto non mi sentirei di parlare di una svolta, in quanto il meccanismo delle serialità, in generale, è un po' malato: siamo in una sorta di tunnel e non è facile venirne fuori. Io, ben inteso, col mio lavoro farò di tutto perché si possa assistere a questa sorta di cambiamento e vorrei mettere il mio fuoco che ho per l'arte al servizio degli altri. Nel nostro Paese, in tutta onestà, ci sono tanti talenti. Molte persone fanno parte di “Gomorra” e sono tutte valide. Detto questo, penso che quanto stiamo facendo sia l'inizio di un qualcosa, che potrebbe proiettarci verso un cambio di direzione: noi abbiamo dato il messaggio che si sa fare qualcosa. La vendita di un simile prodotto in ben 70 Paesi nel mondo ha garantito un bel ritorno economico alla produzione, ma non possiamo sapere quello che accadrà in futuro. Io sono uno che vive alla giornata e quel che sarà, sarà. D . – Da un punto di vista seriale, quale ruolo le piacerebbe interpretare oggi? R . – Ho avuto l'opportunità in passato di fare varie tipologie di ruoli, su cui non ho potuto lavorare come volevo. Nel senso che mi sono state affidate puntualmente parti da bravo ragazzo, da fidanzatino bellino e via dicendo. Io adoro, caro Gianluca, giocare col personaggio che devo interpretare e tutto questo puoi farlo con i ruoli “pazzi”, quelli da psicopatico, borderline, per così dire. In fin dei conti noi siamo attori e sarebbe bello vestire i panni di un prototipo, anche distante anni luce da te. Mi piacerebbe una parte da cattivo: io faccio questo mestiere perché mi piace viaggiare nel cambiamento, vestendo tante anime con le quali essere davvero uno, nessuno e centomila. D . – A che punto sente di essere, Ivan, nel suo percorso? R . – Io, per mia natura, sono una persona molto positiva: credo che la buona energia poi ricada nel lavoro. Da 2-3 anni sento di essere cambiato: sento di essere parte di un viaggio da continuare nel migliore dei modi, dando tutto me stesso. C'è tanto da fare. D . – Teatralmente cosa vorrebbe potesse accadere? R . – Io definirei il teatro un po' come un'amante, dalla quale tornare ogni tanto per divertirsi. Dopo il cinema e la fiction, credo sia una dimora nella quale tornare con molta gioia, in quanto ti dà emozioni diverse e uniche. Io ho iniziato col teatro: attualmente sono alle prese con un giallo di Agata Christie, animando un ruolo dalla triplice personalità. Poi sarò impegnato in una commedia, che presenteremo in anteprima
42
Gennaio Febbraio 2015
TV - LA RIVELAZIONE DI GOMORRA
il 7 e l'8 febbraio, per andare in una tournée completa il prossimo anno in tutt'Italia. Diciamo, in fin dei conti, che c'è un bel fermento attorno a me. D . – E del cinema italiano cosa pensa? R . – Partiamo dal presupposto che, purtroppo, in Italia il mondo attoriale è un po' inflazionato: il nostro deve essere un incontro di anime e sentimenti, non di ruoli meccanici da interpretare. Io adoro il cinema, soprattutto quello americano, da cui abbiamo solo da imparare un sacco di cose. In Italia c'è molto fermento: sono contento per il successo de “La grande bellezza”, ma credo si debba fare ancora molto per arrivare all'estero con la nostra produzione, come si faceva un tempo. A me piace andare al cinema: pensi che in un mese mi capita ben 7-8 volte. Il 2014 credo, da spettatore, sia stato un anno di enorme movimento, molto forte. Chissà che un giorno un grande regista come Sorrentino non mi chiami per un suo film: sarebbe bello lavorare con un “Premio Oscar”. Chissà. D . – Ivan, che dire della recente scomparsa di Pino Daniele, Francesco Rosi, Virna Lisi e Anita Ekberg? R . – Caro Gianluca, le grandi recenti scomparse ci fanno capire tanto sulla situazione, nella quale stiamo vivendo. Uno è aggrappato a tanti personaggi di una certa età, non riuscendo a vedere riferimenti fra i giovani. Quelli che lei ha nominato a livello cinematografico sono stati grandi artisti del passato, creando un vuoto in ciascuno di noi. In quanto a Pino Daniele,
da buon napoletano, non posso fare a meno di dirle che sono cresciuto grazie alle sue canzoni e avrei voluto stringergli la mano, almeno una volta nella mia vita: lo reputo un grande, che ha fatto la storia della musica italiana. In merito a Virna Lisi e Rosi, ad esempio, dobbiamo prendere il buono di quello che ci hanno lasciato, pur essendo addolorati, facendo vivere nel nostro ricordo e nella nostra arte il loro modo di essere. Come dire: dovremmo “sfruttare” i loro immensi insegnamenti, per farne tesoro ed interiorizzarli. D . – Bene, bene, Ivan: siamo arrivati alla conclusione della nostra chiacchierata. Se dovesse, metaforicamente, riflettersi allo specchio, quale immagine verrebbe fuori oggi? R . – Caro Gianluca, questa è una bellissima domanda, ad epilogo di una stupenda intervista. Dico la verità: a me capita spesso di guardarmi dall'esterno ed essere critico con me stesso. Sono del parere che bisognerebbe perseguire il motto: “Non fare agli altri quello che non vorresti ti si facesse”. È, come dire, un mio modus vivendi. Oggi, se mi guardo allo specchio, vedo di sicuro un Ivan cresciuto, maturato e cambiato: io prima ero un'altra persona. Ora rifletto un uomo testardo, caparbio, estremamente sensibile. Vedo un Ivan che mi piace, che ha ben chiaro in testa quello che vuole fare nella sua vita, i punti e gli obiettivi da raggiungere. All'insegna del cuore e dell'anima. Gianluca Doronzo
Gennaio Febbraio 2015
43
44
Niccolò Calvagna Gennaio Febbraio 2015
FRA CINEMA E PICCOLO SCHERMO - IL BAMBINO PRODIGIO
Niccolò Calvagna (figlio del noto attore e regista Stefano) sta vivendo la sua stagione «magica», essendo unanimemente ritenuto il nuovo «bambino prodigio» della tv e cinema: ben 3 film nel 2014, uno in uscita quest'anno (per i fratelli Taviani), la partecipazione a «Domenica In» con Paola Perego e il ruolo di «Jacopo» nella serie «Il sistema», presto su Raiuno, accanto a Claudio Gioè
«Mi piace tanto recitare e sono contento di giocare con i miei personaggi: ho un ottimo ricordo di Lillo e Micaela Ramazzotti»
Il 2014 è stato il suo anno. Ha interpretato ben tre film: “Mio papà”, “Non escludo il ritorno” e “Un Natale stupefacente”. Ma il 2015 non sarà da meno, visto che a breve sarà fra i protagonisti della fiction “Il sistema”, accanto a Claudio Gioè, in onda su Raiuno per dodici prime serate. Niccolò Calvagna (figlio del noto regista e attore Stefano) è davvero un “bambino prodigio”: ha solo 8 anni e respira “polvere di set” da quando aveva 3 mesi. In pochissimo ha lavorato tanto, affiancando davvero i più grandi della scena (“mi sono trovato molto bene con Lillo e con Micaela Ramazzotti”). In queste settimane è entrato anche nel cast di “Domenica In”, assieme a Paola Perego e Pino Insegno, ritagliandosi un momento molto speciale, in una sorta di monologo. In lui una vera, chiara e decisa convinzione: voler fare l'attore “da grande”. Domanda – Niccolò, il 2014 è stato un anno ricco di belle imprese per quel che ti riguarda: tre film di successo (“Mio papà”, “Non escludo il ritorno” e “Un Natale stupefacente”) ti hanno visto fra i protagonisti. Soddisfatto dei risultati raggiunti in così poco tempo? Risposta – Penso che il 2014 sia stato davvero un anno molto positivo, bello e ricco di successi. Lo definirei entusiasmante. D . – Ti saresti mai aspettato tutto quello che sta accadendo nel tuo percorso? R . – Sinceramente no, non me l'aspettavo: mentre giravo i tre film, pensavo solo a fare bene il mio lavoro, senza proiettarmi nel futuro. Non posso che esserne gioioso. D . – Merito del tuo grande impegno. R . – Vero. Ho messo veramente tanto impegno in quello che ho fatto, assieme al cuore.
Gennaio Febbraio 2015
45
FRA CINEMA E PICCOLO SCHERMO - IL BAMBINO PRODIGIO
D . – Nel 2015 ti aspetta una fiction per la Rai, intitolata “Il sistema”, nella quale vestirai i panni di “Jacopo”: di che si tratta? R . – Esatto. Si tratta di una serie con Claudio Gioè, che interpreterà mio padre: andrà in onda su Raiuno per dodici puntate in prima serata e ci sarà tanta, ma dico tanta azione, non dimenticando il sentimento. D . – Definirti “bambino prodigio” è il minimo: hai respirato “la polvere del set” da quando avevi 3 mesi, sebbene la popolarità sia arrivata a sei anni con “Anni felici” di Daniele Luchetti. Da grande, dunque, vorrai fare l'attore? R . – A me piace molto fare l'attore: mi diverte tanto interpretare i miei personaggi e vorrei continuare a farlo per tutta la vita. Amo il cinema e, ad esempio, quando sono a casa vedo un sacco di film, dai classici tipo “Toro scatenato” a quelli più moderni. Il set è il mio mondo e mi impegno tanto per dare il meglio. D . – Niccolò, sinceramente: avresti voluto trascorrere più tempo con i tuoi coetanei per giocare o ti piace quello che fai più di ogni altra cosa? R . – A me piace stare con i miei coetanei, quando ne ho la possibilità, ma amo quello che faccio e mio padre mi è sempre stato vicino, dandomi i giusti consigli per crescere. Io sono contento così. D . – Hai parlato di “consigli” di tuo padre: qual è quello che hai interiorizzato maggiormente finora? R . – Essere sempre con i piedi per terra, senza mai montarmi la testa, vivendo tutto con impegno. D . – Bravo, Niccolò: quello che dici è davvero d'insegnamento a tante persone più grandi, spesso demotivate in quello che fanno, perdendo delle occasioni importanti per sfiducia. R . – Se uno ama quello che fa, non può perdere tempo: secondo me, ci si deve sempre impegnare. D . – E studiare ti piace? Come fai con la scuola? Hai delle maestre che ti seguono? R . – Studiare mi piace tanto. Ho delle maestre che mi seguono e apprezzano molto quello che faccio. Io sono sereno, con la convinzione di voler essere un attore. D . – Pur essendo piccolissimo, hai già avuto modo di lavorare con grandi attori: con chi ti sei trovato meglio, in tutta sincerità? R . – Con Lillo. Sì, con lui in “Un Natale stupefacente”. Mi ha fatto divertire tanto. E poi con Micaela Ramazzotti in “Anni felici” di Daniele Luchetti. D . – Ti piacciono Internet e i social, o preferisci leggere un bel libro? R . – A me leggere piace tanto. Quando ho un po' di tempo, preferisco un bel libro. D . – Sei entrato da poco a far parte del cast di “Domenica In” (con Paola Perego e Pino Insegno): per quante puntate ne sarai protagonista? R . – Per il momento ne sono previste solo 4, poi si vedrà. Mentre per quel che riguarda la messa in onda della fiction “Il sistema”, fra poco su Raiuno, volevo aggiungere che ci sarà anche Enzo Salvi, un attore con cui avevo già lavorato, davvero di grande simpatia. D . – Niccolò, cosa pensi dei bambini che sono
46
Gennaio Febbraio 2015
FRA CINEMA E PICCOLO SCHERMO - IL BAMBINO PRODIGIO
protagonisti di programmi televisivi? R . – Ne penso bene: per me basta che si possano divertire. In questo senso sono d'accordo. D . – Ed è quello, in fondo, che stai facendo anche tu, onorando il termine inglese “play”, giocando in ogni tua performance. R . – Assolutamente. Recitare è la cosa più bella e divertente al mondo: mi piace giocare con i vari personaggi. D . – Bene, bene, Niccolò: le tue risposte dimostrano quanto tu sia un bambino sereno, pur essendo sotto i riflettori del jetset. Di conseguenza, se ti dovessi specchiare oggi, verrebbe fuori l'immagine della felicità: vero? R . – Sì, sì: mi sento un bambino sereno e felice, contento di quello che sta facendo. D . – Infine: hai da darci una “chicca” su un nuovo progetto che stai mettendo o metterai a punto? R . – A febbraio uscirà un altro film che ho girato, per la regia dei fratelli Taviani, dal titolo “Meraviglioso Boccaccio”: io sarò il figlio di Jasmine Trinca. Un'altra bella impresa. D . – Ok, allora passiamo ad un'ultima domanda: secondo Longanesi “un'intervista è un articolo rubato”. Dal tuo punto di vista ti è stato sottratto qualcosa durante la nostra chiacchierata? R . – No, no: è stato un piacere chiacchierare con lei. Non mi è stato sottratto proprio nulla. A presto e grazie. D . – Grazie a te, Niccolò: buona fortuna per il proseguimento del tuo percorso. R . – Grazie, grazie. Gianluca Doronzo
Gennaio Febbraio 2015
47
48
Amara
Gennaio Febbraio 2015
LA CANTAUTRICE DELLA GENTE FRA LE NUOVE PROPOSTE A SANREMO 2015
Si definisce «la cantautrice della gente», ha vinto per ben quattro volte il concorso «Area Sanremo» e finalmente ce l'ha fatta: la 30enne toscana (vero nome Erika Mineo) calcherà il palco dell'«Ariston» (dal 10 al 14 febbraio su Raiuno, ore 20.30) col brano «Credo» nella sezione «Nuove Proposte», dando anima ad una «preghiera d'amore, scritta in un momento in cui nulla sembrava avere più senso»
I «mille colori» di Amara, «donna libera» che fa della quotidianità la sua principale ispirazione nei testi, con un «profondo sentire»
I “mille colori” di Amara. Un universo ricco di suoni, passione e sincerità sta per arrivare sul palco dell' “Ariston”, dal 10 al 14 febbraio su Raiuno alle 20.30, in occasione della 65esima edizione del “Festival di Sanremo” di Carlo Conti. Ed è quello di una cantautrice toscana (il cui vero nome è Erika Mineo) che, dopo averci provato tante volte, finalmente ce l'ha fatta (all'attivo il “Premio Lunezia” e una borsa di studio al “CET” di Mogol). In gara fra le “Nuove Proposte”, interpreterà il pezzo “Credo”, una vera e propria “preghiera d'amore, scritta in un momento in cui sembrava non ci fossero più stimoli”. Entusiasta della vita, è pronta all'uscita del primo album (“Donna libera”), raccontando la quotidianità (“io ho fatto un po' tutti i mestieri: dalla barista al mercato del riciclo”), in concomitanza a ciò che è “profondo sentire”. Domanda – Dopo averlo inseguito a lungo, finalmente salirà sul palco dell' “Ariston” il prossimo febbraio, mettendo in scena tutto il suo universo con un brano molto intimo, nella sezione “Nuove Proposte”. Risposta – Mi piace il suo preambolo sul “mettere in scena” il mio universo sul palco dell' “Ariston”: è una locuzione che mi rappresenta pienamente. Gliela rubo, sa (e scoppia una risata, ndr)? D . – Faccia, faccia pure. Ne sarò pienamente lusingato. In vista dell'esordio, mi sorge spontanea una domanda: che momento sta vivendo? Quali emozioni? R . – Quest'anno vivo l'esperienza di “Sanremo”, avendo raggiunto una maturità e, soprattutto, essendo arrivata a 30 anni, portando un brano profondo nel quale mi rispecchio pienamente, raccontando le mie verità e, in particolar modo, la
Gennaio Febbraio 2015
49
LA CANTAUTRICE DELLA GENTE FRA LE NUOVE PROPOSTE A SANREMO 2015
luce che mi circonda. D . – Il suo è uno stile fatto di ricerca emozionale, no? R . – Io sono sempre alla ricerca di una sfera emozionale: per questo ho maturato due anni di silenzio, rischiando che tutto diventasse una cosa ossessiva. La musica è arte, una scelta di vita, non un quid meccanico. Ti deve venire dal cuore e dall'anima. D . – Il brano con cui sarà in gara s'intitola “Credo” ed è una vera e propria “preghiera d'amore, scritta in un momento in cui temeva non ci fossero più stimoli”. Tra l'altro, durante la settimana sanremese uscirà anche il suo album d'esordio (“Donna libera”): a febbraio ci sarà un gran bel periodo per lei. R . – Guardi, non vedo l'ora. In primis per far ascoltare a tutti quanti il mio pezzo, a cui tengo con tutta me stessa. E poi per l'uscita dell'album, il mio primo album: c'è tanta dedizione, attesa e buona volontà. Ho lavorato con passione e approfondimento: aspetto la risposta del pubblico. D . – Possiamo ritenere Amara “la cantautrice della gente”, che racconta nei suoi brani la vita di tutti i giorni? R . – Sì, alla fine della fiera direi proprio di sì. Io ho lavorato all'insegna della semplicità: ho fatto i mestieri più disparati, dalla barista al mercato del riciclo e conosco la vita di tutti i giorni, nelle sue declinazioni più varie. Per questo racconto la verità nei miei brani. D . – Cosa le piacerebbe potesse essere compreso di Amara,
50
Gennaio Febbraio 2015
all'indomani della sua esibizione sul palco dell' “Ariston”? R . – Mi piacerebbe fosse compresa, appunto, la verità del mio universo. Di sicuro su quel palco sarò me stessa. Poi quel che sarà, sarà. D . – Nel suo percorso c'è stato anche il “CET” di Mogol: cosa ricorda di quell'esperienza? R . – Io ho vinto una borsa di studio per il “CET”: lì mi è stato insegnato ad essere diretta con le parole, quando si scrive. Se devi dire cuore dillo, non girandoci attorno. Così ho imparato ad essere nei miei pezzi: diretta e sincera. Come lo sono nella vita. D . – Cosa suggerirebbe ad un giovane che volesse fare della musica il suo motivo conduttore? R . – Non potrei, caro Gianluca, far altro che suggerirgli di essere se stesso, ribadendo il concetto che abbiamo espresso più volte finora: la verità del racconto. Ognuno ha bisogno di un “credo” nel quale riconoscersi. I ragazzi devono prima cercare la luce che è dentro di loro e poi possono mettere (nero su bianco) tutte le emozioni del caso, facendole diventare musica. D . – Cercare la luce è quanto lei sostiene nel suo brano sanremese, no? R . – Esatto. Pensi che proprio sui social qualche giorno fa ho scritto qualcosa del tipo: “Quando gli occhi non sorridono è perché non vedono la bellezza della vita”. Bisogna apprezzare
LA CANTAUTRICE DELLA GENTE FRA LE NUOVE PROPOSTE A SANREMO 2015
qualsiasi forma di essere vivente, dalle piante e animali in primis: la luce è nella linfa che ciascuno riesce a dare all'altro. La natura è il più bel dono che possa essere a nostra disposizione. D . – In fondo ci fermiamo sempre meno a riflettere sugli aspetti vitali, presi dai continui ritmi. R . – Troppi diktat e altrettanti standard in giro: dobbiamo scoprire ciò che siamo. Di notte fantastichiamo, facendoci un bel viaggio immaginario nei meandri di quello che vorremmo essere. Non potremmo che risvegliarci rigenerati. D . – Tornare ai valori più genuini potrebbe essere una maniera per venire fuori da questa maledetta “crisi”. R . – La conoscenza, la condivisione, l'avversione ai pregiudizi: se fossimo tutti più umili in questo senso, ne gioveremmo complessivamente come genere umano. Ma guardi un po' che bella chiacchierata mi sto facendo con lei! Davvero stiamo spaziando. D . – Grazie, il merito è tutto suo. Tornando al “Festival di Sanremo”, non potrà che essere contenta del fatto che Carlo Conti abbia deciso di far esibire le “Nuove Proposte” in prime time. R . – Sì, è una cosa ammirevole e sono stata davvero fortunata a rientrare nell'annata giusta al “Festival”. Carlo Conti è una bella persona: ha seguito tutte le fasi che hanno portato alla nostra selezione. Ha degli occhi belli. Io sono entusiasta come una bambina per quello che vivrò nella settimana del
“Festival”: non riuscirò più a dormire per l'adrenalina! D . – Delle scelte sulle co-conduttrici cosa pensa? R . – In questo senso è stato giovane, fresco e innovativo. Ritengo sia stata una scelta davvero azzeccata quella di puntare su Arisa ed Emma. Ci sentiremo più a casa tutti quanti. D . – Amara, come vorrebbe potesse proseguire il suo percorso? R . – Caro Gianluca, sinceramente non mi creo aspettative. Sono pronta ad affrontare quello che sarà, senza esitazione di sorta. Spero di entrare nel cuore di tante persone, che impareranno a conoscermi al “Festival”. Mi auguro di fare i miei “live” e mi piacerebbe continuare a lavorare con la mia musica, in maniera fresca e genuina, rimanendo puntualmente me stessa. D . – Metaforicamente allo specchio, come si riflette oggi Amara? R . – Sicuramente come un'Amara che sorride tanto: se mi guardo allo specchio, rifletto i “mille colori” che sono dentro e fuori di me. D . – E sono esattamente i colori che sono venuti fuori dalla nostra intervista, dimostrando un estremo senso di coerenza. R . – Caro amico, quando c'è la verità va sempre tutto bene. Sono coerente col mio modo di vivere e non potrebbe essere altrimenti. Grazie di cuore. Gianluca Doronzo
Gennaio Febbraio 2015
51
52
Chanty
Gennaio Febbraio 2015
LA CANTAUTRICE COSMOPOLITA FRA LE NUOVE PROPOSTE A SANREMO 2015
La savonese Chanty (madre africana e papà italiano) debutterà al 65esimo «Festival di Sanremo» (Raiuno, dal 10 al 14 febbraio, ore 20.30, per la conduzione di Carlo Conti) nella sezione «Nuove Proposte», interpretando il brano «Ritornerai», in attesa che esca il suo primo album ricco di «interiorità e suoni del mondo»
«Non vedo l'ora di salire sul palco dell'Ariston per raccontare il mio universo cosmopolita, con un sincero desiderio: fare della musica la mia vita»
Dalla gioia all'ansia del debutto. La savonese Chanty (vero nome Chantal Saroldi) sta per calcare il palco dell' “Ariston” dal 10 al 14 febbraio su Raiuno alle 20.30, nella 65esima edizione del “Festival di Sanremo” di Carlo Conti. Porterà fra le “Nuove Proposte” il pezzo “Ritornerai”, dando un respiro “cosmopolita” alla kermesse: 22 anni, nata da mamma africana e papà italiano, rappresenta al meglio la contemporaneità dell'integrazione sonora (e cittadina), segno di una svolta dei tempi. In attesa di ultimare il suo primo album, al telefono si racconta con estrema familiarità, sperando di fare della “musica la sua vita”, perché non potrebbe essere altrimenti. E il suo “talento” parla da sé. Domanda – Chanty, quali stati d'animo precedono in queste settimane il debutto sul palco sanremese fra le “Nuove Proposte”? Risposta – All'inizio ho avuto gioia ed estasi totale poi, col passare del tempo, sto iniziando a maturare un sano senso di ansia, soprattutto pensando al fatto che quel palco è stato calcato da chi ha fatto la storia della musica italiana. In queste settimane sto ultimando l'album, che uscirà proprio nei giorni del mio debutto al “Festival”: spero solo di gestire l'emozione in diretta, dando il meglio di me con un pezzo, nel quale credo profondamente. D . – A proposito del brano: s'intitola “Ritornerai” ed è di impronta autobiografica, raccogliendo tutte le esperienze di vita che ha maturato negli anni, seppur giovanissima. R . – Ho voluto fare “Area Sanremo”, proprio perché tenevo tantissimo a questo pezzo, da considerarsi una ballad. A me
Gennaio Febbraio 2015
53
LA CANTAUTRICE COSMOPOLITA FRA LE NUOVE PROPOSTE A SANREMO 2015
piacciono molto le canzoni intense e quelle più leggere, spaziando negli stati d'animo, esattamente così com'è la vita. D . – Nella sua interiorità sono racchiuse le contaminazioni di culture diverse (ha vissuto in Tanzania, Stati Uniti, Taiwan e Italia), dimostrando quanto la sua arte rappresenti una nuova generazione cittadina del mondo. Una scelta decisamente contemporanea quella di averla inserita fra gli esponenti in gara. R . – Sì, decisamente credo che sia stata una scelta proprio bella quella di inserirmi fra i concorrenti: per me è un onore essere fra i primi in una simile direzione sul palco dell' “Ariston”. Io sono italiana, ma ho la mamma africana: rappresento la contemporaneità della cultura nel nostro Paese. D . – Cosa si aspetta possa essere compreso del suo universo, all'indomani della partecipazione al “Festival di Sanremo”? R . – Io vorrei che le persone mi percepissero come una musicista e professionista, capace di arrivare dritta al cuore di chi l'ascolta, in tutte le declinazioni del caso. D . – Quest'anno Carlo Conti ha deciso di far esibire le “Nuove Proposte” in prime time, dando un'utenza di grande ascolto a chi, in passato, non ne aveva. Una scelta coraggiosa: no? R . – Assolutamente: ha messo a punto davvero una bella decisione. Tra le altre cose, Carlo è stato presente ad ogni fase
54
Gennaio Febbraio 2015
delle nostre selezioni. Sono proprio felice della sua conduzione e direzione artistica: tiene tanto alle nuove generazioni e ci sta dando tutte le possibilità per far sì che ciascuno renda al meglio. È un innovatore e farà un gran bel “Festival”. D . – È d'accordo con la co-conduzione di Arisa ed Emma? R . – È stato grande anche in questo, riuscendo a catturare il meglio con due donne di spessore, che stanno dando tanto alla musica italiana. Emma e Arisa sono state scelte per il loro valore: sono delle donne di oggi e mi sento rappresentata da loro. Vanno benissimo. D . – Musicalmente Chanty in che modo si colloca nel panorama contemporaneo? R . – Chanty fa musica pop, con molte influenze soul. Io sto lavorando in una direzione precisa, curando il suono, mettendo tutte le mie esperienze nelle canzoni. Mi sento davvero fortunata ad affiancare grandi produttori e professionisti nel loro campo. D . – Dal suo punto di vista cosa vuol dire avere “talento”, un termine spesso bistrattato nella lingua italiana, a causa della sua accezione mediatica? R . – Io non saprei dire cosa significhi averne realmente, ma sono sicura che nella vita non sia sufficiente da solo. Intanto credo che sia importante, a prescindere, fare qualcosa per attitudine, dando il meglio di sé. Il “talent show”, ad esempio,
LA CANTAUTRICE COSMOPOLITA FRA LE NUOVE PROPOSTE A SANREMO 2015
corre il rischio di farti credere cose non vere. Spesso ci sono tantissime persone talentuose che non appaiono in video e non ce la fanno. La chiave di volta non è solo nell'avere un'abilità: bisogna studiare, approfondire e comprendere tutti gli aspetti legati a quello che si vuole diventare. Bisogna fare musica, ad esempio, perché la si ama e non se ne può fare a meno, non per velleità o altre motivazioni fittizie. D . – In che modo vorrebbe potesse proseguire il suo percorso, Chanty? R . – Vorrei trasformare l'attività “live” di cantante in lavoro: mi piacerebbe dare il massimo a “Sanremo”, essendo una bellissima vetrina, importante per la musica italiana. E poi quel che accadrà, accadrà. D . – Bene, bene. Se, metaforicamente, si dovesse specchiare, quale immagine verrebbe fuori oggi?
R . – Direi che verrebbe fuori l'immagine di una persona che sta crescendo. Alla Socrate io “so di non sapere” e, di conseguenza, ho tanta voglia di imparare e fare bene il mio lavoro, prendendo dalla vita come una spugna tutto quello che di buono c'è. D . – Per Longanesi “un'intervista è un articolo rubato”: cosa le è stato sottratto, infine, durante la nostra chiacchierata? R . – (Dopo una fragorosa risata comune, ndr) Sento proprio di smentire Longanesi, soprattutto oggi, dopo aver fatto questa bellissima chiacchierata con lei. Un'intervista è un modo per farsi conoscere e sta all'artista decidere quale limite delineare o meno. Io non posso che ringraziarla per l'opportunità: attraverso un lavoro come il suo, noi abbiamo modo di farci conoscere per quello che siamo. E non è poco. Gianluca Doronzo
Gennaio Febbraio 2015
55
56
Kaligola
Gennaio Febbraio 2015
IL PIÙ GIOVANE IN GARA FRA LE NUOVE PROPOSTE A SANREMO 2015
Scrive i suoi pezzi fin da piccolissimo e ha un'attenzione particolare alle tematiche sociali: dal 10 al 14 febbraio il rapper romano (il cui vero nome è Gabriele Rosciglione) su Raiuno animerà il pezzo «Oltre il giardino» (dall'omonimo album) fra le «Nuove Proposte», cercando di bissare la vittoria di Rocco Hunt nel 2014
Ha solo 17 anni, adora la poesia e il cinema: Kaligola e l'emozione di essere il più giovane in gara al prossimo «Festival di Sanremo»
Ha solo 17 anni ed è il più giovane partecipante al prossimo “Festival di Sanremo” (Raiuno, dal 10 al 14 febbraio, ore 20.30, per la conduzione di Carlo Conti). Si chiama Gabriele Rosciglione, ma in arte è Kaligola, giovane promessa del rap che, fra le “Nuove Proposte”, porterà il pezzo “Oltre il giardino”, raccontando l'emarginazione di un uomo con un testo molto intenso (“ho tratto spunto dalla realtà per crearne una canzone, quasi fosse un film”). Frequenta il liceo scientifico, ama il latino, la poesia (“Merini, Pascoli e Rilke”) e il cinema (“Hitchcock, Burton e Spielberg”), con la consapevolezza di voler fare della “musica il suo futuro”. Si definisce un “ragazzo positivo” e, in attesa che esca il suo primo album, non vi resta che scoprirne le peculiarità attraverso la nostra chiacchierata. Domanda – Gabriele, con i tuoi 17 anni sei il più giovane partecipante alla 65esima edizione del “Festival di Sanremo”: fra le “Nuove Proposte” porterai in gara il brano “Oltre il giardino”. Quali emozioni stai vivendo prima del debutto imminente? Risposta – Per il momento sono molto contento di andare in gara a “Sanremo”: credo davvero tanto nel mio pezzo e sento di essere fiducioso e positivo. D . – In “Oltre il giardino” c'è il racconto dell'emarginazione,
Gennaio Febbraio 2015
57
IL PIÙ GIOVANE IN GARA FRA LE NUOVE PROPOSTE A SANREMO 2015
col filtro dello spessore del tuo universo interiore: com'è nato il brano? R . – Questa è una canzone nata da un episodio ricorrente la mattina: mentre prendevo l'autobus, vedevo sempre un uomo sorridere, ma non sapevo nulla della sua storia. Ho inventato a questo punto la canzone, dandole quasi una connotazione da film, aggiungendo sul finale il fatto che l'uomo si abbandoni a se stesso. Mi è piaciuto molto comporla. D . – Dopo Rocco Hunt, magari a “Sanremo” ci potrebbe essere il bis con te per la vittoria fra le “Nuove Proposte”: due rapper in maniera consecutiva, no? R . – Sì, magari potrebbe essere proprio così. Sono due pezzi molto diversi e potrebbero piacere proprio per questo. Chissà: vedremo come andrà la gara. D . – Cosa pensi del fatto che Carlo Conti abbia deciso di far esibire le “Nuove Proposte” in prime time? Una scelta rivoluzionaria rispetto al passato. R . – Sì, ritengo sia davvero una bella cosa: avremo modo di farci conoscere dal pubblico in prima serata, senza correre il rischio di esibirci a notte tarda.
58
Gennaio Febbraio 2015
D . – Gabriele, c'è qualcosa che ti piacerebbe potesse essere compreso del tuo universo, all'indomani della partecipazione a “Sanremo”? R . – A dire il vero non c'ho ancora pensato: io scrivo le canzoni e se piacciono a qualcuno ne sono felice. Spero, pertanto, che il pubblico impari ad amarmi. D . – La scrittura cosa rappresenta per te? R . – È un modo sia per sfogarmi che per descrivere quello che c'è intorno, vivendolo attraverso i suoni e le melodie. Mi piace tanto farlo. D . – A 14 anni c'è stato il tuo exploit, con l'uscita di “Ego sum Kaligola”, sorprendendo per l'utilizzo del latino: da dove nasce questa tua passione? R . – Io frequento il liceo scientifico e me la cavo abbastanza bene col latino: diciamo che quella canzone la scrissi quasi per gioco, d'estate, non avendo grandi cose da fare. Non avrei mai potuto immaginare quello che sarebbe accaduto in futuro. D . – So del tuo amore per la poesia. R . – Sì, molto. D . – Fra i tuoi poeti preferiti figurano Pascoli, la Merini e
IL PIÙ GIOVANE IN GARA FRA LE NUOVE PROPOSTE A SANREMO 2015
Rilke. R . – Esatto. Pascoli l'ho studiato a scuola e mi piace molto: trovo estremamente musicali i suoi versi. D . – Anche il cinema è fra le tue passioni. R . – Il cinema è la mia passione più grande: mi piacerebbe scrivere colonne sonore. Ma, per il momento, mi diverto a girare i video dei miei pezzi. Davvero con enorme entusiasmo. D . – In che modo vorresti potesse proseguire il tuo percorso? R . – Non lo so: sinceramente non ho alcuna aspettativa in merito al futuro. Vedo quello che accade giorno dopo giorno, senza proiettarmi troppo in quel che sarà. Sono, comunque, molto positivo. E questo è quello che conta. D . – Allo specchio, metaforicamente, come ti rifletti oggi? R . – Beh, io sono un tipo abbastanza positivo: non saprei dare un'immagine specifica di me allo specchio. Diciamo che non
sempre sono sicuro di me stesso, ma questo ci sta con i miei 17 anni. Vado avanti, nonostante tutto, con fiducia verso il futuro ed ho un'idea alquanto chiara di quello che vorrei fare, scrivendo e facendo musica rap. D . – E i tuoi coetanei li vedi riflessi in questo specchio? Come stanno vivendo la preparazione al tuo debutto sanremese? R . – Sono decisamente tutti molto contenti e non ci credono ancora: ci scherzano tanto. In questo momento li vedo riflessi assieme a me in quello specchio metaforico, di cui stiamo parlando. D . – Longanesi sosteneva che un'intervista fosse “un articolo rubato”: cosa ti è stato sottratto, in tutta sincerità, durante la nostra chiacchierata? R . – No, no, niente. Non mi è stato sottratto niente. Io parlo tranquillamente, senza problemi. La ringrazio. Gianluca Doronzo
Gennaio Febbraio 2015
59
60
Domenico Auriemma Gennaio Febbraio 2015
UN IMPRENDITORE DI TALENTO - L'OTTICO DEI VIP
Col suo marchio «D-Style» è riuscito ad imporsi a livello internazionale, costruendo «un cammino» con onestà e tanto impegno, interagendo con i più noti personaggi del mondo dello spettacolo: storia dell'ottico Domenico Auriemma, fra vis partenopea, bisogno di fare il punto della situazione sul «terrorismo mediatico» in merito alla crisi e convinzione che «chi ha lavorato con una linea di condotta sana andrà sempre avanti in futuro»
«Essere imprenditori oggi non è semplice: se si perseguono qualità, rispetto per il pubblico e fashion, non si sbaglia mai e si ottengono ottimi risultati»
Essere imprenditori oggi non è semplice. Lo Stato non ti aiuta e “devi farti da te”, spesso a tuo rischio e pericolo. In uno scenario scandito da “crisi” e “terrorismo mediatico”, tuttavia ci sono esempi positivi: Domenico Auriemma ne è uno, avendo investito su se stesso. Col proprio lavoro e la passione, è riuscito ad esportare all'estero il suo marchio “D-Style”, interagendo con personaggi famosi e facendosi strada nel cuore del fruitore, personalizzandone i gusti con occhiali “di qualità”, rendendo originale ogni pezzo. Ha iniziato fin da piccolo a fare sacrifici (“avevo solo 13 anni”) ma, nel tempo, senza alcun sovvenzionamento, è riuscito ad ampliare la propria attività fino ad aprire decine di punti vendita, diventando il numero uno nel suo campo. Il segreto? “Aver avuto una linea di condotta sana, senza mai eccedere”. E il mondo dello showbiz lo insegue: a voi le curiosità “che non t'aspetti”. Domanda – Signor Auriemma, essere imprenditori oggi non è semplice: con coraggio, passione e perseveranza, è riuscito ad esportare il suo marchio “D-Style” a livello internazionale, ottenendo lusinghiere attestazioni. Risposta – Proprio qualche giorno fa ho partecipato ad un importante incontro fra addetti ai lavori ed è emerso un particolare, a mio avviso, molto importante: un imprenditore sano, che ha lavorato a certi livelli in questi anni, non può che andare avanti col suo operato in maniera trionfale, nonostante i tempi; uno che invece nella vita si è sempre arrabattato, non può avere esistenza lunga nello scenario nel quale ci troviamo. Il mio vantaggio è nel portare avanti un artigianato dell'occhiale personalizzato, che non ha competitor in Italia: solo l'Inghilterra è una vera e propria concorrente. Nella mia carriera ho lavorato con numerosi artisti, alcuni dei quali sono dei veri e propri amici: ciascuno ha espresso il desiderio di ricevere qualcosa ed io ho iniziato a realizzare per loro occhiali superpersonalizzati e creativi. Esaudendo anche le richieste più strane. Ad esempio, in occasione dell'ultima edizione di “Miss Italia”, Alessandro Preziosi (uno dei componenti della giuria) chiese ad una ragazza cosa sapesse fare bene: lei rispose di poter imitare “la scimmietta”. Qualche tempo dopo l'aspirante miss venne da me, proprio per farsi fare gli occhiali a mo' di scimmietta. Un grande tennista, una volta, se ne fece fare un paio a forma di racchette e via dicendo. Il mio è un marchio rivolto sia alla quotidianità che allo spessore dei contenuti, in maniera del tutto trasversale. Siamo pronti a rendere il nostro un accessorio del tutto particolare, essendo alla moda, rispettando i gusti del singolo con una grande personalità. D . – Ecco, dunque, la vera discriminante: la personalità che rende unico ciò che si fa. R . – Da noi o si richiede quello che facciamo, oppure ci si commissiona un lavoro sulla fiducia. Ovviamente ci sono i vari Alfonso Signorini di turno che ci contattano, oppure c'è chi in base ad un abito da sposa o ad una camicia, in occasione di un evento, ci chiede un prodotto. Ricordo che, una volta, un ingegnere elettronico mi propose di realizzare qualcosa declinato nel suo lavoro: mi diede una scheda madre di un pc e ne feci un paio di occhiali. Un pezzo raro, da collezione. Va da sé che i vari uffici stampa e gli agenti delle star avanzino delle richieste, che noi cerchiamo di esaudire nel migliore dei modi. Mettendoci puntualmente il cuore.
Gennaio Febbraio 2015
61
UN IMPRENDITORE DI TALENTO - L'OTTICO DEI VIP
D . – Certo che non è facile realizzare tutto ciò, alla luce dei tempi nei quali stiamo vivendo. R . – Guardi, lo Stato italiano oggi non supporta per nulla un imprenditore nel realizzare un'impresa. Da noi è molto più facile sentirsi parlare dietro: per questo non mi relaziono molto con i miei colleghi. Ci si complimenta per il tuo operato e poi ti si pugnala alle spalle. Ci sono persone che vanno a farsi grandi cene: l'indomani vengono a dirti di non avere i soldi per pagarti. Ne vediamo di tutti i colori, caro mio. All'estero si paga il prodotto per quello che è, senza chiedere sconti o stare lì a mercanteggiare: c'è molta stima verso il “made in Italy”. Ci sono personaggi che hanno fatto soci e azionisti gli stessi dipendenti della propria azienda, rilevando magari le attività che non hanno potuto dare loro i soldi, animando svariate produzioni seriali. Io, oggi, a 37 anni sono fiero di quello che sto mettendo a punto, con numerose attestazioni rivolte al mio operato: senza aiuto alcuno, mi sono fatto da me, interagendo
62
Gennaio Febbraio 2015
nella maniera più sana con i miei interlocutori. Il che non mi sembra irrilevante. D . – Anzi: lei è riuscito ad aprire ben 13 punti vendita, lavorando da quando era adolescente. R . – Non solo: ma ho fatto tutto questo senza un socio e alcun punto di riferimento. Mi sono dovuto rimboccare le maniche da solo, dando il meglio di me, non ricevendo alcun sovvenzionamento. Ho sudato per diventare quello che sono oggi. D . – Non può che farle onore tutto questo. R . – Chiaramente anch'io nella mia vita ho fatto i miei errori, ho avuto i miei alti e bassi e, magari, certi passaggi non li avrei mai fatti. È vero che ho aperto 13 attività, puntando sulla produzione artigianale, personalizzando il tutto e dando quello che dovevo a chi meritava. Ci sono, oggettivamente, delle cose che non si possono fare da soli, senza collaboratori o dipendenti. Per andare avanti bisogna sempre aver chiaro il
UN IMPRENDITORE DI TALENTO - L'OTTICO DEI VIP
momento nel quale si vive, ridimensionandosi al punto giusto, per migliorare sinceramente. D . – Signor Domenico, alla luce della sua trasparenza, mi verrebbe voglia di concludere facendole la seguente domanda: verremo mai fuori da questa “crisi”, che da un punto di vista mediatico ha generato un terrorismo psicologico senza precedenti? R . – Per quanto riguarda il terrorismo mediatico, forse potrebbe avere fine fra uno, due anni al massimo. In merito alle persone, credo che la fascia medio-bassa sia quella destinata a soffrire ancora per un decennio: siamo solo agli inizi. Per troppi, troppi anni c'è stato l'abusivismo edilizio e abbiamo assistito alla rubinetteria degli sprechi: chi ha gestito il denaro si è trovato a sperperare, sperperare e sperperare. Hanno messo mani su ciò che non era loro: lì sono andati oltre, comprando auto che non potevano permettersi e iniziando ad avere tenori di vita superiori alle proprie possibilità. Alle
prime avvisaglie di ammanco, si è dato l'allarme col terrorismo psicologico dei media, paventando il culto del “non più”. La crisi reale, mio caro, non l'abbiamo ancora vissuta. Le spese hanno superato le entrate e tutto è andato a rotoli. Nel mio settore, ci sono concorrenti che fanno occhiali per il popolino a pochi euro, ma si tratta di copie di firme. Chi, come me, lavora in direzione della qualità del singolo occhiale, è logico che deve vedere riconosciuto il proprio valore. Quello che io produco si amplifica anche attraverso il passaparola: vengo segnalato dal truccatore di una star, piuttosto che da un addetto ai lavori e l'attività cresce, si amplia, spazia. Per questo cerco sempre di soddisfare i gusti del singolo artista, lasciando un buon ricordo di me. Poi gli omaggi sono un'altra cosa: lo dai ad un amico se vuoi, altrimenti il lavoro si paga, come accade all'estero, dove si riconosce il tuo valore col denaro e non con la gratuità pretenziosa. Gianluca Doronzo
Gennaio Febbraio 2015
63
in tutte le librerie d'Italia 64
Gennaio Febbraio 2015
Gennaio Febbraio 2015
65
o l o c a t t e p s o el continua...
66
Gennaio Febbraio 2015