Tesi di Laurea Magistrale in Restauro archeologico | a cura di Benedetta Amato e Matteo Venanzio

Page 1





Ringraziamenti Un ringraziamento speciale è rivolto alla nostra relatrice, la Professoressa Valentina Russo, che ci ha accompagnato e aiutato a crescere in questo lungo percorso. Ringraziamo Stefania, la nostra correlatrice, nostro grande punto di riferimento. Ringraziamo inoltre il Professore Pasquale Miano, che ci ha aiutati ad affrontare un tema complesso in maniera stimolante. Un ringraziamento speciale va infine alle nostre famiglie e a tutti i nostri amici.


Indice INTRODUZIONE Ville Romane e caratteri generali

14

Ville d’Otium Marittime nella Penisola Sorrentino-Amalfitana

16

CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto architettonico e del suo contesto 1.1 | Inquadramento Territoriale

23

1.2 | Indagine Storico-Archivistica

30

1.3 | Rilievo Metrico

38

1.4 | Rilievo dei Materiali e delle Tecniche Costruttive

42

CAPITOLO 2. Strategie per la definizione del progetto 2.1 | La tutela del patrimonio archeologico

64

2.2 | Strategie progettuali a scala territoriale

66

2.3 | Strategie progettuali a scala urbana

68

2.4 | Principali azioni progettuali

72


CAPITOLO 3. Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione del manufatto architettonico 3.1 | Interpretazione e vulnerabilitĂ del manufatto architettonico

76

3.2 | Analisi dei dissesti e dei meccanismi di collasso: cause, indagini ed interventi di consolidamento

78

3.3 | Analisi dell’umidità presente nel manufatto ed interventi di risanamento

82

3.4 | Analisi dei fenomeni di degrado e progetto di conservazione delle superfici

88

CAPITOLO 4. Progetto architettonico 4.1 | Introduzione al progetto

98

4.2 | Evoluzione compositiva e modelli di studio

100

4.3 | Percorsi, accessi e funzioni di progetto

108

4.4 | Interventi di valorizzazione del sito archeologico

112

4.5 | Progetto di un museo e di una copertura a supporto del sito archeologico

118

Conclusioni

135

Bibliografia Sitografia Riferimenti archivistici

136 138 139


8 | INTRODUZIONE


Foto del Triportico, Minori, 2018

INTRODUZIONE | 9


10 | INTRODUZIONE


Premessa

Nell’attuale contesto di densificazione delle città, dove lo spazio disponibile diviene sempre più raro, la questione della tutela del patrimonio esistente è oggi sicuramente più che mai d’attualità. La finalità del presente studio, dunque, è quella di contribu-

ad una scomparsa fisica di alcune delle testimonianze storiche e artistiche qui ancora presenti. La ricerca è frutto di uno studio condotto attraverso laboriose indagini bibliografiche ed archivistiche, attraverso l’analisi di testi antichi e moderni, nei quali sono repe-

ire alla conoscenza di uno dei siti archeologici più importanti della Campania, se non dell’Italia stessa: quello della Villa Romana di Minori. Tale progetto ha come scopo l’elaborazione di strumenti di analisi indispensabili per i processi di valorizzazione e di salvaguardia di quest’opera insostituibile. Tali strumenti risultano indispensabili nel processo di valorizzazione, in considerazione delle continue e veloci trasfromazioni di questo ambito territoriale in fase di ammodernamento, che potrebbe portare anche

ribili notizie per la conoscenza dell’opera. Essa si basa inoltre su una accurata documentazione fotografica, fondamentale per l’analisi dettagliata e di confronto e per la conoscenza delle tecniche costruttive adottate. In seguito ad uno studio comune del sito, della sua storia e del suo contesto, si proporrà un programma di restauro del sito, che si declinerà successivamente nel progetto di un museo e di una copertura a supporto del sito archeologico stesso.


12 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


INTRODUZIONE

Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 13


Ville romane e caratteri generali Il termine villa in tutta la tradizione letteraria si riferisce a tipologie edilizie profondamente differenti tra di loro, che hanno innanzitutto come caratteristica comune come quella di trovarsi in ambito extraurbano. Per villa infatti si intendono sia installazioni di tipo rustico che quelle lussuose a carattere residenziale, ma anche quelle a carattere economico-produttivo. Numerose notizie ci vengono fornite dagli antichi autori, che possono così essere suddivise in tre categorie: - la villa rustica, ovvero delle semplici installazioni agricole; - la villa d’otium, una tipologia di residenze aristocratiche con caratteristiche architettoniche e decorative di un certo prestigio; - la villa urbano-rustica, associazione delle funzioni produttive e residenziali. Si può poi operare un’ulteriore distinzione in base alla collocazione tipografica: - la villa suburbana, vicina alla città e generalmente utilizzata, in età romana, per brevi periodi di secessus ed otium; - la villa marittima, collocata in zone marittime costiere, lacustri e frequentata essenzialmente per periodi di villeggiatura.

14 | INTRODUZIONE


Villa di Pollio Felice, Sorrento

Villa di Oplontis, Torre Annunziata

INTRODUZIONE | 15


Ville d’Otium Marittime nella Penisola Sorrentino-Amalfitana

L’ evoluzione della villa romana fu intimamente connessa ai cambiamenti economici e culturali del periodo tardo-repubblicano e proto-imperiale. In quel periodo, la penisola italica visse in campo agricolo il passaggio da una situazione di autonomia a una posizione di subordinazione. Conseguenza di tale trasformazione fu anche la comparsa delle prime ville concepite esclusivamente per il riposo e lo svago dei loro abitanti, prive quindi di qualunque funzionalità agricola. Tali ville stabilivano un rapporto preferen-

ziale con il paesaggio;in particolare quelle marittime, creavano qualsiasi contatto attraverso cornici architettoniche (triclini,belvedere,portici,passeggiate,finestre),inquadrando l’ambiente ed esaltando gli assi visivi. E tuttavia, non si trattava di semplici abitazioni accanto al mare,ma di residenze dotate di biblioteche, terme, ginnasi, palestre, vasche, fontane, piscine,teatri, giardini,ninfei, triclini, grotte in cui ogni centimetro quadrato era ornato con mosaici, affreschi, stucchi, sculture.

Villa marittima con portico, statue e giardini religiose; da Pomepi, Museo Archeologico Nazionale.

Veduta di Villa Jovis; da F. Alvino, Ricostruzione grafica di Villa Jovis a Capri, 1975.

16 | INTRODUZIONE


La Penisola Sorrentino-Amalfitana: individuazione delle principali aree archeologiche

Dal I sec. a.C. la Penisola Sorrentino-Amalfitana assiste al sorgere in molti dei suoi punti più panoramici di ville marittime d’otium. Infatti, con l’affermarsi della costa campana come luogo privilegiato per la costruzione di grandi ville d’otium, cominciano ad essere occupate anche le isole, la costiera sorrentina e quella amalfitana, che offrono, per la realizzazione di approdi e peschiere delle ville marittime, insenature protette e raccolte, oltre ad un collegamento con le terre fertili delle colline retrostanti di cui sfruttare le risorse. In tutto il territorio della Penisola Sorrentino-Amalfitana è stata riscontrata la presenza di numerose ville romane risalenti all’età imperiale nelle seguenti località: Vico Equense, Sorrento, Massa Lubrense, Isca, Crapolla, Positano, Isola del Gallo Lungo, Capri, Amalfi, Minori, Vietri sul Mare.

Esse vennero costruite dalla classe elitaria, che aveva eletto la Penisola come luogo di villeggiatura prediletto e per celebrare gli “otia” degli uomini politici romani che, durante le pause dalla vita affannosa in città, si dedicavano alla soddisfazione di vari piaceri o alla coltivazione dei propri interessi culturali. In questo quadro territoriale si inserisce il complesso della Villa Marittima Romana di Minori, costruita presumibilmente all’epoca di Tiberio (14-37 d.C.) appartenente alla dinastia Giulio-Claudia (14-68d.C), caratterizzato da un’importante fase di età severiana e da una continuità d’uso senza drastiche interruzioni fino agli inizi del VII sec d.C. Il complesso monumentale romano è ubicato nel comune di Minori, in posizione centrale nell’insenatura compresa tra Capo d’Orso e Conca de’ Marini, in antico molto più profonda, allo sbocco della Valle del torrente Reggina Minor.

INTRODUZIONE | 17



Foto del Triportico, Minori, 2018

Il complesso monumentale romano è ubicato nel comune di Minori, in posizione centrale nell’insenatura compresa tra Capo d’Orso e Conca de’ Marini, in antico molto più profonda, allo sbocco della Valle del torrente Reggina Minor. Questa insenatura, stretta tra il mare e le pendici meridionali dei Monti Lattari, poteva essere raggiunta facilmente solo via mare. Il passaggio meno disagevole, che la collegava all’entroterra e al territorio della città di Nuceria Alfaterna, era il Valico di Chiunzi. Fondamentale fu il ruolo di Nuceria, detta Alfaterna dall’omonima tribù Sannitica, a cui faceva capo una federazione comprendente anche Pompei, Stabia, Ercolano, ed i relativi territori, nonché quello dei Sarrasti. Nel 268 a.C., nella pianura compresa tra Salerno e la destra del Sele, i Romani fondarono Picentia , in occasione di una deportazione forzosa di genti dall’originaria regione del Piceno. Con

la seconda guerra punica, la defezione dei Picentini a favore di Annibale determinò la distruzione della città e la deduzione , nel 194 a.C. , della colonia marittima di Salerno che ne incorporò il territorio. Questa colonia venne a costruire un importante polo di aggregazione a cui si contrapponeva a cui si contrapponeva più a nord Nuceria Alfaterna ,con un territorio ulteriormente incrementato dall’annessione di quello di Stabiae, ribellatasi ai Romani durante la guerra sociale e distrutta da Silla nell’89 a.C. In questo quadro storico si inserisce il territorio di Minori, che probabilmente rientrava nella sfera di influenza di Nuceria , città dalla quale era accessibile via terra. Le testimonianze di una frequentazione delle zone limitrofe all’insenatura di Minori sono sporadiche: sono infatti rari gli insediamenti rurali nell’entroterra costiero, tra i quali la villa rustica di Tramonti.

INTRODUZIONE | 19


20 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


CAPITOLO 1.

Conoscenza del manufatto e del suo contesto

Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 21


22 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


1.1 | Inquadramento Territoriale

Minori è un Comune italiano di 2 712 abitanti, situato nella provincia di Salerno, in Campania. L'intero territorio cittadino è stato dichiarato Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO, così come il resto della Costiera Amalfitana. Il territorio del Comune di Minori confina con il territorio di Maiori a est e a nord e con quello di Ravello a nord, e a ovest e risulta costituito dalle frazioni di Villa Amena, Montecita, Torre Paradiso, Monte, Via Pioppi e Torre. La superficie comunale è meno vasta di quella di Maiori e pari a 2,56 km². L'area urbana di Minori cominciò a svilupparsi dopo il ritrovamento delle reliquie di Santa Trofimena, nel VII secolo, e corrispondeva a quella degli altri centri marittimi del ducato amalfitano: un centro urbano più densamente popolato intorno al quale si sviluppavano piccoli villaggi di carattere rurale. Il cento abitato era collegato alle città vicine soprattutto via mare, ma esistevano comunque dei tragitti terrestri, costituiti da ripide scalinate pubbliche e da lunghi sentieri. L'area minorese, così come le aree delle altre città costiere, ha avuto

origine da eventi alluvionali che con l'apporto di detriti hanno formato pianure di estensione limitata. La morfologia del territorio è caratterizzata da rilievi aspri, con versanti molto acclivi e non di rado perpendicolari al suolo. La costa è perciò alta, a strapiombo, localmente interrotta da canaloni e vallate formatesi a seguito di fasi di frattura e dell'erosione carsica. Proprio nelle vallate, oltre che nei pianori a quota collinare è concentrata la presenza antropica. Col trascorrere dei secoli l'assetto urbanistico della città ha subito notevoli variazioni, ma conserva, tuttavia, ancora l'originale aspetto di centro costiero. Il nucleo principale si colloca a ridosso della costa e cavallo del corso d'acqua principale del Reginna Minor ed è costruito dal nucleo storico delle zone urbane di recente formazione. La parte del territorio non urbanizzata, invece, è composta da terrazzamenti, in gran parte coltivati a limoneto, che rappresentano un segno inconfondibile del territorio della penisola, e dalle aree boscate in corrispondenza delle fasce altimetriche di maggiore elevazione.

Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 23


Minori e la protezione dell’area secondo il protocollo UNESCO

Area sottoposta a tutela da parte dell'UNESCO Il complesso monumentale romano è ubicato nel comune di Minori, il quale si trova in posizione centrale nella Costiera Amalfitana. La WHC World Heritage Commitee - Commissione del Patrimonio Mondiale - durante la ventunesima sessione tenutasi a Napoli nel Dicembre 1997, dichiarò l’iscrizione della Costiera Amalfitana nella

lista dei siti ritenuti Patrimonio Mondiale dell’Umanità e dunque tutelati dall’UNESCO. Minori si trova pertanto in posizione centrale rispetto all'area indicata e rappresenta un valido esempio di paesaggio mediterraneo, per la particolarità della topografia dei luoghi e della sua evoluzione storica.

24 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


Tutela Paesagistica e Normativa Urbanistica

Dal 25 Febbraio 2016 l’intero territorio della Penisola Sorrentino-Amafitana è disciplinato dal P.U.T., (L.R. n.35/87), approvato ai sensi dell’art. 1/bis della legge n. 431/85, che include i territori di 34 comuni di cui 14 nella provincia di Napoli e 20 nella provincia di Salerno. Nel territorio è inoltre istituita la Riserva Naturale Marina “Punta Campanella” ed il Parco Regionale dei “Monti Lattari”. Naturalmente i 14 comuni della provincia di Napoli sono oggetto del PTCP della Provincia di Napoli, mentre i restanti 20 sono inclusi nel Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Salerno. Inoltre il comprensorio, che è parte integrante dell'ambiente insediativo denominato Penisola Sorrentina, individuato dal Piano Territoriale Regionale, coincide con l'Ambito identitario della Penisola Amalfitana definito dal Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Salerno. Vi sono dunque due strumenti urbanistici che si sovrappongono. Il Comune di Minori è stato

munale ha approvato il nuovo strumento urbanistico che era stato elaborato già due anni prima; si tratta dell’atto conclusivo di un percorso iniziato nel 2011, e che pone finalmente rimedio a un vuoto pluridecennale. Per la prima volta in Costiera Amalfitana è stato approvato un Piano conforme alle nuove norme di governo del territorio, nonché adeguato alle previsioni del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. L’obiettivo generale del Piano è volto allo sviluppo del turismo locale nelle sue diverse accezioni e punta fortemente all’integrazione tra le aree costiere e le aree interne, cercando di coniugare, attraverso un’attenta azione di salvaguardia e difesa del suolo, la valorizzazione delle risorse ambientali e culturali dell’area con un processo di integrazione socio-economica. In questo quadro, la priorità è senz’altro da attribuire ad una rigorosa politica di riequilibrio e di rafforzamento delle reti pubbliche di collegamento, soprattutto all’interno dell’area, in modo da consentire a tutti i comuni di beneficiare di un

recentemente dotato di PUC, Piano Urbanistico Comunale. Dal 25 febbraio 2016 il Consiglio Co-

sistema di relazioni con l’esterno attualmente gravante, prevalentemente, sulla fascia costiera.

Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 25


Dal rilevamento in sito e dal confronto con analoghe situazioni riscontrate in aree limitrofe, risultano evidenti i segni di fenomeni d’instabilità del territorio ascrivibili al crollo di blocchi dalle pareti subverticali, ma anche e soprattutto al transito e successivo accumulo di coltri detritico-alluvionali e colate rapide di fango miste a detrito. Si tratta di fenomenologie che hanno a più riprese interessato le coltri di terra piroclastica poste a copertura dei depositi carbonatici in seguito ad eventi meteorici particolarmente copiosi. Inoltre, le condizioni di drenaggio degli stessi materiali piroclastici, caratterizzati da grado di permeabilità variabile, ma comunque medio-basso, rappresentano condizioni predisponenti all'attivazione di fenomeni di dissesto anche di grandi proporzioni, soprattutto

in occasione di eventi pluviometrici intensi e concentrati. Allo stato attuale delle conoscenze, l’area dove trova sviluppo il centro storico di Minori risulta essere stata afflitta, oltre che dalle colate vulcanoclastiche appena successive all’eruzione del 79 d.C., da una lunga serie di alluvioni e colate di fango miste a detrito, attive soprattutto nel corso del secolo scorso. Nello specifico si ricordano gli eventi del 24 ottobre 1910 e del 26 ottobre del 1954 che a Minori fecero rispettivamente quattro e tre vittime. L’area di intervento ricade nell’area di tutela paesistica individuate per legge dall’art. 142 del D.Lgs 4272004: zona di Interesse archeologico vincolata.

26 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


Villa marittima romana di Minori

Carta dei vincoli, Marzo 2014

Zona di Interesse archeologico vincolata

Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 27


28 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 29


1.2 | Indagine storico-archivistica L'indagine storica condotta nei confronti della fabbrica antica ha dovuto tener conto delle fasi diverse che essa stessa ha vissuto, in particolare la sua nascita, la sua scomparsa e la successiva scoperta avvenuta in tempi pressochè recenti. La ricostruzione storica è stata dunque condotta tenendo insieme tre fasi differenti ma strettamente collegate tra di loro: 1) l'evoluzione cronologica della Villa Romana di Minori; 2) l'evoluzione urbana del Comune di Minori; 3) l'evoluzione degli scavi della Villa Romana di Minori. 1. Evoluzione cronologica della villa marittima romana di Minori. La prima analisi dunque ripercorre le fasi costrut-

al momento della sua scomparsa. Minori è infatti, come dimostrano le ricerche archeologiche, uno tra i più antichi siti abitati della Costiera Amalfitana. Al di sotto della zona pianeggiante dell’odierno centro urbano infatti, si sviluppa infatti la villa romana marittima, organizzata su due piani, di cui si conserva solo quello inferiore. Questa villa, appartenente a qualche esponente del patriziato senatorio o equestre, fu attiva per tutta l’Età giulio-claudia per poi essere gradualmente abbandonata dopo il III sec. d.C e, quindi, inesorabilmente coperta da cumuli di materiale lavico eruttato dal Vesuvio e precipitato poi a valle a causa di forti piogge torrenziali. Secondo diversi studi ed interpretazioni (Melillo, Maiuri, Bencivenga, Fergola, Sestrieri), si sono potute in-

tive del manufatto architettonico, partendo da una sua ricostruzione ipotetica fino ad arrivare

dividuare in generale tre fasi costruttive principali ed una corrispondente a quella del suo abbandono totale.

30 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 31


2. Evoluzione urbana del Comune di Minori. Medioevo. La storia della villa e, di conseguenza, quella del primitivo nucleo abitato di Minori sembrano misteriosamente interrompersi intorno al 1300 per poi ricomparire nel 1500. La Cronaca della Minori Trionfante, fonte letteraria di rilevante importanza per la ricostruzione storica della città costiera, riporta un’antica tradizione, secondo la quale il primo nucleo abitato di Minori si sarebbe sviluppato nella località

interna e collinare di Forcella. Secondo Marino Freccia, famoso erudito del Cinquecento, il più antico nome dell’abitato fu Reginella, perché, scriveva, come una regina, "risplendeva tra tutte le città della Costiera." La tradizione minorese afferma che il primitivo abitato di Forcella fu abbandonato al tempo in cui avvenne il miracoloso ritrovamento di Santa Trofimena sulla spiaggia sottostante nel 1500. Gli abitanti, infatti, avrebbero fondato una chiesa in onore della Santa e un nuovo insediamento lungo il litorale.

32 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


Età Moderna. La struttura urbana di Minori subì, in età moderna, varie trasformazioni, determinatesi al tempo del vicereame spagnolo. Furono potenziate le difese marittime nel corso del XVI secolo per resistere alle incursioni dei corsari barbareschi, mentre gli edifici di culto diminuirono sensibilmente. Questo periodo non fu certamente felice per Minori; la vita cittadina venne afflitta da una profonda crisi economica per un insieme di motivi: incertezza politico-amministrativa e calamità d’ogni genere che in varie epoche, afflis-

sero la popolazione: nel 1597 Minori e tutta la costa vennero investite da una violenta mareggiata; successivamente negli anni 1636 e 1656. il paese fu colpito da epidemie di peste e di colera. Tutto ciò non permise al piccolo centro abitato di espandersi e potenziarsi. Età contemporanea.Le trasformazioni urbanistiche del territorio successive infatti sono in buona parte riconducibili alla rottura dell’isolamento grazie al completamento della strada che collega Amalfi a Vietri, la

Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 33


SS 163, e alla contemporanea “scoperta” turistica. La crescita avvenuta è imputabile tanto alla funzione turistica quanto al ruolo di località strategica che Minori svolgeva e svolge ancora oggi nell’ambito del sistema locale. XX Secolo. Studi recenti sulla Costa d’Amalfi consentono di ricostruire e di collocare cronologicamente le fasi dell’espansione edilizia che ha interessato la Costa d’Amalfi nel corso del XX secolo. Più della metà delle

abitazioni è riconducibile all’espansione edilizia recente: ai periodi 1919-1945 e 1946-1961 risalgono rispettivamente 2776 e 2683 abitazioni, pari al 14 e al 13% del totale. Infatti, in assenza di strumenti di pianificazione e governo del territorio, gli anni Sessanta hanno segnato un’impennata della crescita, che ha però subito un rallentamento già nel decennio successivo: al 1974 risale infatti il primo tentativo di limitazione dell’espansione nell’area costiera (Legge regionale n°17). In realtà, il fervore edilizio è proseguito sotto il

34 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


marchio dell’abusivismo aggressivo e diffuso almeno fino all’entrata in vigore del Piano Urbanistico Territoriale, approvato dalla Regione per l’intera Area Sorrentino - amalfitana solo nel 1987. Complessivamente, negli anni Ottanta è stato costruito il 6% delle abitazioni (ossia 1301). Agli anni Novanta, quindi al periodo successivo all’entrata in vigore del PUT, risalgono invece 343 nuove abitazioni, pari al 2% del totale. Se fino agli anni Cinquanta l’espansione del tessuto edilizio è prevalentemente riconducibile ad esigen-

ze di miglioramento delle condizioni abitative della popolazione residente, dagli anni Sessanta in poi la crescita è stata piuttosto motivata dalle logiche del mercato immobiliare, delle seconde case come degli affitti stagionali. Le aree maggiormente coinvolte dalla cementificazione sono quelle costiere sviluppatesi a seguito del boom del turismo balneare estivo: eppure, gli investimenti immobiliari sono stati rivolti anche alle aree interne, attratti soprattutto dal basso costo dei terreni.

Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 35


3. Evoluzione degli scavi della Villa romana di Minori. Le prime conoscenze riguardo la Villa Romana Marittima di Minori risalgono alla fine del 19° sec. , quando la Commissione Archeologica della provincia di Principato Citeriore riporta la scoperta, avvenuta tra il 1873 e il 1874, di “Terme Romane”, che viene illustrata dal segretario Luigi Staibano e che potrebbe anche essere avvenuta a seguito di uno scavo condotto in nome e per conto della Commissione Archeologica. La zona aveva preso il nome di “Grotte”. Il 12 aprile 1932 il Sig. Cav. Dott. Matteo Della Corte, Direttore dei Regi Scavi di Pompei, invitava il Soprintendente alle Antichità della Campania e del Molise ad un personale esame della recente, notevole scoperta avvenuta a Minori, alla via S. Lucia ovvero Grotta S. Maria (Prot. 193 H10 archivio Soprintendenza di Pompei). Il giornale di scavo, redatto da Racise Giovanni, così inizia: «Verso la parte bassa di Minori, paesello della costiera amalfitana, a circa m. 11 dal livello del mare, alcuni operai, nell’eseguire un lavoro di fondazione per conto del Sig. Alfonso Sammarco, scoprirono a circa m. 2 dal piano coltivato e a m. 0,80 dal piano stradale, il primo di una serie di ambienti, appartenenti a una villa romana di epoca imperiale, interrata da materiali alluvionali». Armando Schiavo a tal proposito dice che la

villa fu scoperta dal muratore Luigi D’amato mentre eseguiva dei lavori di fondazione. I lavori di scavo iniziarono il giorno 3 maggio 1932 alle ore 11, alla presenza del Sig. Cav. Carlo D’Avino, Capo d’Arte dei Regi Scavi di Pompei e delle autorità civili locali. Il primo ambiente riportato alla luce corrisponde alla grande sala con volta decorata da un illusionistico motivo a cassettoni, che, dice il redattore del giornale di scavo, «difficilmente si riscontra sotto le volte degli ambienti pompeiani», con pareti ornate in tardo III stile e in IV stile iniziale. Il 13 agosto del 1932 termina anche lo scavo del secondo ambiente. L’area del viridarium sarà affrontata nelle successive campagne del 1934/35. Dal 1934 comincia così la prima campagna di scavi, seguiti e coordinati dal prof. Amedeo Maiuri, Soprintendente alle antichità della Campania, e Vincenzo d’Amato, Ispettore della Soprintendenza alle Antichità per la Campania; soltanto alcuni ambienti della planimetria attuale vennero portati alla luce. I nuovi ambienti scoperti erano il tablinum, il caledarium, la sala di musica e la sala di teatro. Nel 1939 infatti Armando Schiavo nella sua pubblicazione La villa romana di Minori in “Giornale d’Italia”, nn. 16-17, riporta la planimetria della villa romana che rappresenta solo la parte emisimmetrica della stessa. Nel 1951 avviene

36 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


poi la costruzione dell’Antiquarium come struttura provvisoria per contenere reperti archeologici di ogni tipo rinvenuti all’interno della villa. Questa struttura, che avrebbe dovuto essere temporanea, è presente ancora oggi nel sito archeologico e risulta senza dubbio inadeguata. Nel 1954 si verifica una forte alluvione : ingenti inondazioni, fenomeni franosi si abbattono sulla Costiera Amalfitana, comportando peraltro la progradazione della linea di costa in diverse località. La villa durante l’alluvione ha funto da vasca di raccolta dei fanghi provenienti dalle montagne e dal torrente ‘Reginna Minor’, per poi essere nuovamente sepolta nuovamente da colate di fango. In seguito all’alluvione, nello stesso anno iniziano i lavori di svuotamento della villa dai detriti e dal materiale accumulatosi durante l’alluvione, che rappresentò una sorta di ‘riscoperta’ della stessa. Contemporaneamente vengono effettuati anche i lavori di deviazione del torrente ‘Reginna Minor’ da parte del Genio Civile. Dal 1956 riprendono gli scavi post-alluvione : vengono scoperti gli ambienti del nucleo orientale della villa, che sono i due ambienti di rappresentanza, gli ambienti termali e le sale tematiche. I lavori di scavo si spinsero anche nella zona lato mare, cominciando a mettere in luce l'ala laterale avan-

Rilievo fotografico con drone; Stato di fatto, Settembre 2018

zata della villa. Nel 1974 viene effettuato lo scavo del terrapieno che occlude il prospetto meridionale della villa, che ne determinava l’interramento sul fronte mare scoprendo le tre semicolonne decorate addossatte al portico. A partire dal 2002, a sud del complesso archeologico viene scavato un altro volume destinato alla coltivazione. Attraverso l’indagine archeologica è stato possibile liberare il prospetto sud lato mare della villa e a far emergere l'ala laterale sinistra, ambiente di ingresso originario della villa con affaccio diretto sul mare. Attualmente l'area archeologica risulta essere sottoposta ad un fitto tessuto edilizio che persiste su una parte del manufatto storico ostacolandone la sua messa in luce.

Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 37


1.3 | Fasi di rilievo

La zona archeologica della villa romana, che doveva espandersi nel suo impianto originale su di un area molto più ampia con ampi terrazzamenti, risulta sottoposta ad una serie di edifici e circondata tutt’intorno da cortine di palazzi di costruzione più o meno recente; il piano di calpestio risulta posto a profondità superiore ai sei metri dal piano campagna attuale. La fase di rilievo in tali condizioni ha dunque mostrato non poche criticità, come l'inagibilità di alcuni ambienti, la pericolosità elevata di caduta massi, la mancanza di luce naturale e/o artificiale , la vulnerabilità elevata del sito archeologico, l'elevata differenza di quote nel complesso, l'insufficienza del rilievo fotografico per un inquadramento generale della villa. Inoltre un rilievo con drone e sistema GPS è risultato fondamentale per passare dalla scala del manufatto a quella urbana complessiva. I metodi utilizzati nella fase di rilievo sono stati differenti: 1.Trilaterazione e Rilievo Diretto 2.Rilievo Indiretto 3.Rilievo con Drone e Sistema GPS

38 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


Trilaterazione e Rilievo Diretto. La trilaterazione è una tecnica di rilievo geometrico che permette di calcolare distanze fra punti sfruttando le proprietà dei triangoli. Tramite questa, si è riusciti

strumenti di diverso tipo: livella a filo, metro laser, filo di piombo, rotella metrica, ecc. Partendo da un adeguato eidotipo, si è arrivati dunque alla redazione di una pianta geometrica del piano

a ricostruire alcune parti della villa, combinando tale tecnica ad un processo di rilievo diretto, mediante

terra, con l’indicazione della poligonale esterna e delle trilaterazioni interne.

Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 39


Rilievo Indiretto. Un importante ramo del rilievo indiretto è la fotogrammetria, procedura che consente di ortorettificare le immagini fotografiche riferendole a un sistema cartesiano in modo da ricavarne rappresentazioni grafiche in proiezione ortogonale. In tal modo si è riusciti, mediante una consistente battuta fotografica del sito, a risalire a delle ortofoto finali dei prospetti principali del sito archeologico. Rilievo con Drone e Sistema GPS. Nell’ambito del rilievo del territorio complessivo si è invece utilizzato il GPS, sistema che consente di determinare le coordinate spaziali di un punto a terra effettuando delle trilaterazioni con i satelliti. Per ottenere dunque un rilievo georefereziato ci si serve di un drone che effettuerà un processo fotogrammetrico, scattando una quantità molto numerosa di fotografie dall'alto.E' da tener presente che per un’ ottima restituzione del rilievo è preferibile mantenere una sovrapposizione di almeno l’80% tra due fotografie consecutive perpendicolari al terreno, e del 60% tra due strisciate adiacenti di immagini. Una volta conclusasi l’attività di campo si è passati alla restituzione a computer. Si è riusciti infatti a ricostruire un modello 3D dell'intera villa stessa.

40 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


Elaborazione modello fotogrammetrico Triportico

Elaborazione modello fotogrammetrico Ala laterale sinistra

Modello fotogrammetrico finale

Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 41


Sezione urbana, Pianta Pian Terreno

1.4 | Rilievo dei Materiali e delle Tecniche costruttive

Descrizione del manufatto architettonico L’area di ubicazione della villa romana, edificata ad una quota di poco superiore a quella del livello del mare (verosimilmente a ridosso della spiaggia di età romana), ricade poco a monte dell’attuale della foce del torrente Reginna Minor. Ciò che resta della villa oggi è il pianterreno, ma sappiamo che al di sopra avrebbe dovuto estendersi il piano superiore, di cui oggi restano poche

strutture, ridotte a fondazioni ed occultate per lo più da ricostruzioni successive. Vi è solo la parte ovest di una grande vasca, presumibilmente un semplice impianto di riscaldamento di un’abitazione. La villa marittima di Minori è definita dal Mingazzini come una villa di “Tipo Chiuso” o “Gruppo Compatto”, dove tutti gli elementi sono delimitati da uno spazio rigidamente geometrico e gli ambienti sono simmetricamente disposti gli uni rispetto gli altri.

42 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 43


Descrizione del manufatto architettonico La Villa Romana di Minori appartiene al genere delle Ville di “Tipo Chiuso” o “Compatto” (Mingazzini - Pfister, 1941). Schematicamente si possono descrivere i seguenti nuclei principali del manufatto: 1. NUCLEO OCCIDENTALE, costituito in origine da sale di rappresentanza più o meno vaste. 2. NUCLEO ORIENTALE, costituito da ambienti di rappresentanza e da una parte termale con tepidarium, calidarium, praefurnium e apodyterium. 3. SALA TRICLINARE/NINFEO, l’ambiente più lussuoso nonché fulcro della villa, , ai lati del quale si sviluppa simmetricamente tutto il resto della struttura. 4. VIRIDARIUM CENTRALE con piscina e triportico (a questo, simmetricamente, ne corrisponderebbe uno analogo sul lato est dell’impianto)

Pianta Piano Terra_ Individuazione nuclei principali del manufatto con ricostruzione ipotetica di una parte restante del piano terra della villa romana, in particolare la parte restante del Viridarium e l’ala laterale destra.

5. ALA AVANZATA LATERALE SX, ambiente di ingresso di grande impatto scenografico per chi veniva dal mare (a cui corrisponderebbe l’analoga sul lato est dell’impianto)

44 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


Per quanto riguarda la fase di analisi dei materiali e delle tecniche costruttive, ci si è concentrati sulla redazione di elaborati grafici che evidenziassero la consistenza architettonica, materica e strutturale del manufatto. Attraverso una legenda dettagliata sono state indagate le tipologie ed i materiali impiegati nelle strutture verticali, negli orizzontamenti (archi, arcotravi, volte murarie, solai), nelle coperture, nelle scale, nelle finiture (intonaci, stucchi, tinteggiature, rivestimenti, soglie, ecc.), nelle pavimentazioni, negli arredi fissi e nelle decorazioni. All’interno dei medesimi grafici sono stati poi riportati i quadri deformativi e fessurativi, nonché un abaco dettagliato delle diverse murature che si possono riscontrare nel complesso. Il tutto è stato infine corredato da una allusiva simbologia e da eventuali particolari.

I materiali della fabbrica I materiali utilizzati nella fabbrica antica derivano dal luogo in cui l’opera sorge e sono tipici delle tecniche costruttive utilizzate in quell’epoca. I materiali principali utilizzati per la costruzione del manufatto sono i seguenti: pietra calcarea locale, malta di calce, laterizio, blocchetti di tufo pestano, intonaco (con finitura e non).

Laterizi. Si riconosce per: il colore rosso intenso, la consistenza ceramica a pasta porosa. Pietra Calcarea Locale. Si riconosce per : il colore scuro intenso; granulosità e macroporosità; la durezza e la difficile lavorabilità. Malta di Calce. Si riconosce per: il colore chiaro; la presenza costante di inerti e la presenza di fessurazioni da ritiro. Blocchetto di Tufo Pestano. Si riconosce per: il colore giallo ocra intenso, graulosità e microporosità, la leggerezza e l’alta lavorabilità. Intonaco. Si riconosce per il colore chiaro, l’elevata traspirazione, resistenza e coibentazione.

Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 45


Legenda 1 : Lettura dei materiali e dei sistemi costruttivi

46 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


Pianta Pian Terreno

Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 47


Legenda 1 : Lettura dei materiali e dei sistemi costruttivi

48 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


Pianta Piano Primo

Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 49



Sezione C-C'


Analisi delle murature preesistenti

52 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


Sezione Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. A-A' | 53


54 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


Sezione Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. |B-B' 55


56 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


Sezione Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. |F-F' 57


Dettaglio dell'arcone principale d'ingresso

Arco a tutto sesto

Intervento anni 30': Ricostruzione dell'arco con travetti in cemento armato alternato a pignatte.

Intervento anni 2002: Consolidamento pregresso: contrarco metallico.

58 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


Sezione D-D'

Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 59


Analisi delle finiture

Intonaco esterno

Intonaco esterno a base di calce e/o pozzolana con finitura in tinta o non.

60 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


Sezione E-E'

Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 61


62 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


CAPITOLO 2. Strategie per la definizione del progetto

Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 63


2.1 | La tutela del patrimonio archeologico

L’Italia, fatta eccezione per alcune aree archeologiche di chiara fama e adeguatamente valorizzate, presenta una straordinaria varietà di siti di assoluto rilievo dal punto di vista culturale, ma carenti sotto il profilo della fruizione. I siti archeologici, se opportunamente organizzati, sono infatti in grado di promuovere e valorizzare il loro contesto, anche in aree in ritardo di sviluppo, migliorandone la capacità di attrarre visitatori e creando così un volano economico di cui anche la popolazione residente può beneficiare. difendere e valorizzare il patrimonio che i nostri antenati ci hanno lasciato in eredità significa proteggere i luoghi d’elezione in cui si preserva nel tempo, attraverso la conservazione di manufatti e reperti, la memoria storica e artistica dell’Italia, per contribuire alla conoscenza della nostra storia e alla divulgazione del sapere e della cultura. L’obiettivo, dunque,

64 | CAPITOLO 2. Strategie per la definizione del progetto

è anche quello di valorizzare destinazioni e siti di carattere archeologico, contribuire alla destagionalizzazione, incrementare le ricadute culturali e le opportunità occupazionali ed economiche. A tal fine sono necessarie una serie di misure trasversali quali il potenziamento dei trasporti e dei collegamenti per favorire una miglior accessibilità ai luoghi del sapere; lo sviluppo e la cura del patrimonio culturale tramite una gestione allo stesso tempo innovativa e conservativa; la creazione di partnership culturali ed economiche tra piccole e medie città; nuovi e più incisivi canali di accesso ai mezzi di comunicazione; rinnovate strutture ricettive in grado di ospitare turisti di tutte le fasce di reddito; il recupero e la riqualificazione di siti fino ad oggi poco noti; allestimenti innovativi e nuove tecnologie applicate alla fruizione del patrimonio archeologico.


OBIETTIVI :

CRITERI:

Salvaguardare la preesistenza Adottare strategie e interventi scelti nel rispetto di identità e valore storico del manufatto.

Compatibilità I materiali impiegati non devono recare né danno fisico né estetico ai materiali originali; devono avere stesse proprietà chimico-fisiche-meccaniche.

Riconnettere l'architettura con il paesaggio circostante Valorizzare il complesso in tutte le sue componenti, adeguarlo alle nuove esigenze di vita contemporanea.

Creazione di una nuova struttura polifunzionale a supporto del sito archeologico Creazione di nuovi spazi per la valorizzazione della villa romana (museo, infopoint, caffetteria, bookshop, ecc.)

Distinguibilità Ogni intervento di restauro deve essere riconoscibile e qualsiasi parte aggiunta deve essere distinguibile dall’originale, senza recare disturbo alla visione dell’opera stessa.

Minimo intervento Limitare al minimo l’intervento di restauro affinché sia garantito il rispetto delle informazioni sulla costituzione e sulla storia del manufatto.

Strategie per la definizione del progetto CAPITOLO 2. | 65


2.2 | Strategie progettuali a scala territoriale

Il legame molto forte che si respira in questo luogo tra architettura, natura e paesaggio rende impossibile pensare ad strategia a livello locale, ma invita ad attuare una strategia a livello territoriale , sia via mare che via terra. L’idea è dunque quella di potenziare i collegamenti esistenti ma anche introdurne di nuovi, al fine di creare un collegamento diretto al sito archeologico, oltre ad un percorso di visita della Rete delle Ville Romane in Costiera Amafitana. Il progetto nasce dalla volontà di conservare e valorizzare la fabbrica antica, attraverso la rivitalizzazione culturale del luogo, divenendo cosi, assieme al tessuto urbano circostante, parte di un unico disegno architettonico. Si tratta di un’azione permanente a supporto di un sistema turistico di per sé già maturo come quello della Costiera Amalfitana e Sorrentina, un sistema che, al di là della sua notorietà internazionale, intende ampliare la sua offerta turistica, affiancandovi il segmento relativo al turismo culturale. Ciò può esser fatto attraverso il recupero e la valorizza-

66 | CAPITOLO 2. Strategie per la definizione del progetto

zione di testimonianze archeologiche di grande pregio: il sistema delle ville romane. Il nuovo itinerario turistico proposto si basa creazione di un biglietto unico per la promozione culturale della rete delle ville romane in Costiera Amalfitana, mettendo al centro l’area archeologica di Minori e definendo delle stazioni marittime principali di partenza e arrivo: Salerno e Sorrento. Fondamentale poi risulterà essere il ricorso alla tecnologia. Le installazioni multimediali, che rappresentano il momento innovativo nella modalità di fruizione dei beni culturali , ridaranno vita alle antiche ville romane della Penisola Sorrentino - Amalfitana, riproducendo scene e momenti di vita quotidiana e prevedendo modalità interattive di coinvolgimento dei visitatori attraverso l’innesto di momenti di spettacolo. In più il carattere permanente che le installazioni assumeranno, e quindi non solo legate allo svolgimento dell’evento stesso, ma diventando un momento di attrazione per i visitatori anche per il futuro.


La Penisola Sorrentino-Amalfitana: _ViabilitĂ e Collegamenti

Strade Statali - SS 145 / SS163 Austrode Traghetti Ferrovia Creazione di un biglietto unico per la visita delle ville romane della Penisola Sorrentino-Amalfitana

Strategie per la definizione del progetto CAPITOLO 2. | 67


2.3 | Strategie progettuali a scala urbana

Il riassetto urbanistico e, più in generale, la salvaguardia del patrimonio culturale, costituiscono una delle priorità dell’intera area. La valorizzazione e il potenziamento del sito archeologico potrebbero verificarsi grazie alla valida integrazione del sistema economico-turistico della fascia costiera. Per difendere e valorizzare un patrimonio così rilevante è necessario però concentrare l’at-

68 | CAPITOLO 2. Strategie per la definizione del progetto

tenzione su tutte le problematiche legate alla sua conservazione, strettamente correlate al contesto urbano nel quale è inserito. Risulta fondamentale dunque analizzare tutte le criticità presenti nell’area per poi definire delle strategie di intervento a scala urbana indispensabili nelle attività di tutela, controllo e valorizzazione del patrimonio archeologico.


Strategie per la definizione del progetto CAPITOLO 2. | 69


_connessioni

_spazi ricettivi

Elementi puntuali. L'intero territorio comunale possiede un consistente patrimonio di edifici che si possono definire "antichi" e che offrono interessanti opportunità di comprensione e valorizzazione delle locali tipologie architettoniche. Tali edifici rappresentano quote significative del patrimonio edilizio che, messe in relazione al sito archeologico, possono rappresentare una risorsa turistica notevole per il centro abitato di Minori.

per raggiungere il centro abitato di Minori, sia per la visita della Rete delle Ville Romane nella Penisola Sorentino-Amafitana.

Connessioni. La viabilità principale è rappresentata in tal caso da quella carrabile oltre che da quella marittima. Il progetto punta al potenziamento dei collegamenti esistenti oltre ad introdurne di nuovi, al fine di creare un collegamento diretto al sito archeologico; la mobilità via mare diventa dunque un punto fondamentale del progetto, sia

70 | CAPITOLO 2. Strategie per la definizione del progetto

Spazi ricettivi. Nel centro abitato di Minori è stato possibile mediante numerosi sopralluoghi in sito, riconoscere quelli che sono e possono potenzialmente diventare spazi ricettivi, ovvero spazi che per loro natura sono luogo d’incontro,accoglienza, di scambio, e di smistamento. Uno degli spazi ricettivi più importanti è rappresentato dallo spazio compreso tra il nuovo polo museale e il nuovo ingresso al sito archeologico. Questo spazio è pensato come permeabile e aperto, ma anche di collegamento, sosta, smistamento. Degli spazi ibridi che tentano di adattarsi ai cambiamenti della città contemporanea.


Planimetria generale

Strategie per la definizione del progetto CAPITOLO 2. | 71


2.4 | Principali Azioni Progettuali Il territorio del Comune di Minori presenta un altissimo valore ambientale e paesaggistico, contribuendo tuttora alla fama della Costiera Amalfitana stessa. Si tratta di un territorio nel quale ancora si riconoscono le forme, i paesaggi agrari e le differenti topografie urbane, l'articolazione sedimentata dalla storia e dalla tradizione, in un'unitarietà che

72 | CAPITOLO 2. Strategie per la definizione del progetto

è insieme varietà e complementarietà. È una straordinaria ricchezza, che permane nonostante la minaccia delle recenti ed ingenti trasformazioni: la crescita ediliza che ha occupato lo spazio cancellando i segni e confondendo i confini, le nuove logiche che si sono appropriate del territorio semplificandolo e livellandolo, annullando identità, mutando valori, cancellando e creando funzioni.


Per approcciarsi ad un tema di progetto così complesso è necessario tener conto del contesto urbano e di quello archeologico,e affrontarli simultaneamente, dandovi lo stesso peso ed importanza.

la presenza e l'interesse dei visitatori, lo sviluppo socio-culturale e, in genere, un rapporto più equilibrato con la crescita turistica, potrebbero se non altro contribuire alla tutela del sito archeologico.

La valorizzazione delle aree ai margini dei circuiti turistici può contribuire a limitarne la manomissione e/o il degrado dovuto all'abbandono:

La valorizzazione turistica infatti può svolgere un ruolo fondamentale nel processo di valorizzazione del sito archeologico in esame.

Strategie per la definizione del progetto CAPITOLO 2. | 73


74 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


CAPITOLO 3. Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione del manufatto architettonico

Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 75


3.1 | Interpretazione e Vulnerabilità del manufatto architettonico

Sono state individuate le seguenti problematiche: 1. INSISTENZA SULL’AREA ARCHEOLOGICA DI UNA VERA E PROPRIA FRAZIONE URBANA , che determina: -Meccanismi di collasso -Instabilità e Dissesti di vario genere 2. CATTIVA MANUTENZIONE IMPIANTI IDRICI E DI SMALTIMENTO DELLE ACQUE PIOVANE , che determina: -Infiltrazioni -Imprignizioni -Percolamento dei fluidi dalla rete dei sottoservizi Il presente paragrafo, parte integrante del progetto di conservazione e valorizzazione della villa romana di Minori, analizza le condizioni geologiche, geomorfologiche e ambientali all’intorno dell’area di ubicazione della strutture archeologica, descrivendo le possibili cause che determinano le condizioni di degrado e dissesti vari proponendo al contempo una serie di soluzioni che possono contribuire a risolvere parzialmente o definitivamente il problema.

3. PERICOLO DA COLATE DI FANGO E ALLUVIONI, che determina: -Allagamento Sporadico del Sito Archeologico -Acqua di penetrazione per risalita dal suolo -Acqua di penetrazione per percolazione dalle volte, causata da microlesioni di varia natura -Acqua di condensazione interstiziale che si forma all’interno delle murature per i naturali scarti contestuali di temperatura.

76 | CAPITOLO 3. Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione


Pianta di sovrapposizione impianti di smaltimento pubblico / sito archeologico (Progetto di restauro elaborato nel 2002 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Provincia di Salerno, Avellino, Benevento)

Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione CAPITOLO 3. | 77


3.2 | Analisi dei Dissesti e dei Meccanismi di Collasso: cause, indagini ed interventi di consolidamento

Per l’analisi dei dissesti strutturali ci si è concentrati sui seguenti punti: Diagnosi dei dissesti strutturali; Progetto delle indagini diagnostiche; Interventi di consolidamento strutturale. La diagnosi dei dissesti strutturali consiste nella rappresentazione del quadro fessurativo in piante, prospetti, sezioni e schemi assonometrici; nell' interpretazione complessiva dei fenomeni di dissesto analizzati nelle loro cause e nei relativi effetti mediante schemi grafici esplicativi. Nel caso in esame le principali cause riscontrate sono: l'insistenza di fabbricati sul sito archeologico, il deterioramento della materia, la cattiva manutenzione degli impianti, abbandono progressivo del sito. La diagnosi ha dunque fatto emergere: la perdita dell’effetto scatolare e la progressiva riduzione della resistenza del manufatto; la perdita dell’azione di contenimento delle murature interne ed esterne. Dall'analisi del quadro fessurativo sono emerse : fessurazioni passanti, non passanti e capillari. Dall'analisi invece del quadro deformativo sono invece emerse

l'azione di carichi verticali distribuiti e l'azione di momenti rotazionali. Il progetto delle indagini diagnostiche consiste invece nella localizzazione sull’edificio oggetto di studio delle indagini non distruttive da condurre in rapporto al tipo di dissesto, con indicazione della tipologia di prova. Analisi del quadro fessurativo e deformativo

78 | CAPITOLO 3. Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione


Per quanto riguarda invece il progetto di consolidamento strutturale, sono stati individuati degli interventi di consolidamento mediante schemi grafici esplicativi (piante, prospetti, sezioni, assonometrie). Gli interventi andranno relazionati me-

todologicamente ai problemi statici individuati nella fase di diagnosi, distinguendo quelli volti all’eliminazione delle cause dei dissesti da quelli volti all’eliminazione degli effetti. Nel caso in esame è molto importante il concetto del mini-

Fessurazioni sulle volte del triportico

Perdita dell'azione di contenimento delle murature

Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione CAPITOLO 3. | 79


mo intervento, ovvero limitare al minimo l’intervento di restauro affinchÊ sia garantito il rispetto delle informazioni sulla costituzione e sulla storia di un sito archeologico cosÏ fragile.

80 | CAPITOLO 3. Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione


Progetto delle indagini diagnostiche e diconsolidamento strutturale

Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione CAPITOLO 2. | 81


3.3 | Analisi dell’umidità presente nel manufatto ed interventi di risanamento

Una trattazione specifica merita la questione relativa alla presenza di umidità negli edifici storici. L’incidenza di quest’ultima come fattore di degrado risulta essere molto diffusa e anche particolarmente insidiosa perché compromette con il tempo le strutture degli edifici e il loro contenuto, ma anche la vivibilità stessa degli ambienti, causando notevoli disagi anche dal punto di vista

genea distribuzione della pioggia e delle polveri, producendo una lenta sabbiatura delle superfici esposte, ed è quindi un fattore di moltiplicazione degli effetti idrici appena descritti. Per quanto riguarda il soleggiamento, tale studio risulta fondamentale per comprendere fenomeni come gli sbalzi termici, ovvero gli effetti che le variazioni di temperatura provocano sulla ma-

funzionale ed economico. La diagnosi ha come finalità l’individuazione delle cause che determinano la presenza di acqua, in modo da consentirne la rimozione. L’indagine visiva e la lettura delle caratteristiche materiche dell’edificio sono seguite dal riconoscimento dei diversi fenomeni di alterazione e degrado e quindi dal ricorso a tecniche di rilevamento anche strumentale. Nel caso in esame si è partiti dallo studio del soleggiamento e della ventilazione prevalente. Infatti il vento svolge un’ azione di trasporto, accelerazione e disomo-

teria. Quando la temperatura si abbassa si sviluppano due effetti: la pietra tende a contrarsi, mentre l’acqua contenuta nei vuoti solidifica aumentando di volume; le due pressioni si sommano e possono generare tensioni interne, localmente anche particolarmente elevate, che disgregano la tessitura del materiale interessato. Il soleggiamento è fondamentale anche per capire quali fronti del complesso sono meno esposti al sole, poiché, non riuscendo a far evaporare l’eventuale acqua presente, risultano più vulnerabili al fenomeno dell’umidità.

82 | CAPITOLO 3. Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione


Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione CAPITOLO 3. | 83


Nel caso in esame le principali cause riscontrate della presenza di umidità sono: la cattiva manutenzione degli impianti idrici; il cattivo smaltimento delle acque piovane; il pericolo da colata medio-elevato di quest'area; la diagnosi ha quindi messo in luce la presenza di infiltrazioni, imprignizioni e percolamento dei fluidi dalla rete dei sottoservizi. Da notare è la presenza di più tipi di umidità diffenti: Umidità di risalita: l’umidità presente nel sottosuolo, dovuta alla presenza di una falda freatica o di acque disperse di scorrimento, può risalire nelle murature, per capillarità. E’ legata alle caratteristiche geologiche del terreno di fondazione, essa interessa innanzitutto gli strati superiori del terreno. Umidità da infiltrazione: nelle vecchie costruzioni, specie in quelle in stato di avanzata fatiscenza, è possibile riscontrare quasi sempre umidità nelle murature, derivante da infiltrazioni di acqua di origine meteorica. L’acqua meteorica penetra orizzontalmente nel muro grazie alla pressione del vento ed alla capillarità del materiale. Il vento quindi porta la pioggia a contatto con le pareti, ma la penetrazione è dovuta principalmente all'assorbimento per capillarità e al successivo raffreddamento della struttura. •Umidità per condensazione: si rileva quando l’acqua presente nell’aria, sotto forma di vapore, si condensa.

84 | CAPITOLO 3. Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione


Umidità di risalita

Umidità di infiltrazione

Umidità di condensazione

Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione CAPITOLO 3. | 85


Non sempre però è facile comprendere quali siano le cause dell’umidità: per una corretta diagnosi è necessario rifarsi o ad una ricognizione visiva all’impiego di varie tecniche diagnostiche (dirette o indirette) : nel nostro caso, le tecniche utilizzate sono indagine di tipo visivo e termografia. Si è passati poi ad esaminare le cause : infiltrazione per gravità di acqua piovana , assenza di un sistema efficiente di smaltimento delle acque meteoriche e mancanza di ventilazione naturale degli ambienti. Infine, gli interventi previsti sono analizzati in funzione delle cause principali della presenza di umidità : trasformazione dei sali igroscopici , rifacimento di un adeguato sistema di raccolta delle acque ed infine inserimento di impianti per la ventilazione forzata.

86 | CAPITOLO 3. Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione


Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione CAPITOLO 2. | 87


3.4 | Analisi dei fenomeni di degrado e progetto di conservazione delle superfici

I materiali che compongono i manufatti architettonici, una volta posti in opera, per effetto di complessi fenomeni di interazione con l’ambiente che li circonda, subiscono delle trasformazioni che ne modificano o ne alterano le caratteristiche originarie. Il restauro architettonico quindi si propone l’obiettivo di identificare la natura e la causa di una determinata tipologia, attraverso l’analisi dei sintomi, dei segni presenti e degli effetti macroscopici, per comprendere le cause ed i meccanismi dei fenomeni di degrado. Si è soliti nel restauro fare un parallelo con la “Metodologia Clinica” per la quale la diagnosi è l'identificazione della natura e della causa di una patologia, la

concretezza fisica e morfologica sugli elaborati grafici. Si è poi proceduto all’individuazione delle possibili cause che hanno portato ad un così evidente stato di degrado della facciata, andando a suddividere tra cause naturali e cause non naturali. Partendo dagli elaborati da noi redatti, (prospetti e sezioni architettonico-materici significativi), saranno indicati i fenomeni di alterazione e degradazione , graficizzati attraverso la simbologia contenuta nel Lessico Nor.Ma.L. 1/88, (aggiorn. aprile 2006). Con la voce “Normal” si intendono quella raccolta di direttive e voci specifiche, elaborate e redatte dai centri di ricerca dell’Istituto Centrale del Restauro – CNR, al fine

prognosi è il prevedere il decorso e l’evoluzione dei fenomeni individuati ed infine la terapia è il vero e proprio progetto di restauro, ovvero l’insieme delle misure aventi lo scopo di riportare uno stato patologico a uno stato sano modificando il decorso previsto. Analizzando il manufatto, abbiamo potuto riscontrare numerosi degradi e dissesti, relativi alle diverse componenti materiche che la compongono. La prima operazione effettuata è stata l’individuazione puntuale sulla facciata dei fenomeni di degrado, andando a stabilirne la

di suggerire agli operatori e restauratori un interpretazione quanto più corretta possibile del restauro dei manufatti considerati per il raggiungimento di una eccellente qualità nell’intervento di restauro medesimo. Le fasi di lavorazione che articolano il processo di restauro sulle superfici identificano quattro categorie di intervento: preconsolidamento, pulitura, consolidamento e protezione, ma non sempre tutte e quattro sono necessari: bisogna tener conto del principio del minimo intervento.

88 | CAPITOLO 3. Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione


Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione CAPITOLO 3. | 89


Legenda: progetto di conservazione delle superfici

90 | CAPITOLO 3. Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione


Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione CAPITOLO 3. | 91


92 | CAPITOLO 3. Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione


Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione CAPITOLO 3. | 93


SIMULAZIONE ESITO INTERVENTO 1 Localizzazione: Viridarium

Fenomeni di alterazione e degrado Mancanza: Caduta di materiale e distacco anche di grandi porzioni

Patina Biologica: Strato sottile, morbido ed omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo piĂš verde

Disgregazione: Decoesione con caduta del materiale sotto forma di polvere o piccoli frammenti

Efflorescenza: Formazione superficiale di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, generalmente di colore biancastro.

Interventi 1. Spazzolatura delle zone da trattare 2. Lavaggio con acqua deionizzata 3. Eliminazione delle erbe infestanti con diserbanti tramite inpacchi o per iniezione 4. Stuccatura con malta compatibile 5. Imprignizione con resine stese a pennello o a tampone 6. Utilizzo di prodotti protettivi organici che modificano il contatto dell’acqua con la superficie senza impedire il passaggio del vapore acqueo

94 | CAPITOLO 3. Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione


SIMULAZIONE ESITO INTERVENTO 2 Localizzazione: Sala Triclinare/Ninfeo

Fenomeni di alterazione e degrado Alterazione cromatica: Variazione di uno o più parametri che definiscono il colore: tinta, chiarezza, saturazione

Patina Biologica: Strato sottile, morbido ed omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo più verde

Presenza di Vegetazione: Presenza di individui erbacei, arbustivi o arborei

Efflorescenza: Formazione superficiale di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, generalmente di colore biancastro.

Interventi 1. Spazzolatura delle zone da trattare 2. Lavaggio con acqua deionizzata 3. Pulitura meccanica a seccon con l’ausilio di spazzole e getti di aria compressa a bassa pressione 4. Applicazione di biocida a spruzzo 5. Estrazione dei sali solubili mediante cicli di impacchi di polpa di carta e acqua deionizzata 6. Utilizzo di prodotti protettivi organici che modificano il contatto dell’acqua con la superficie senza impedire il passaggio del vapore acqueo

Progetto di consolidamento, conservazione e valorizzazione CAPITOLO 2. | 95


96 | CAPITOLO 1. Conoscenza del manufatto e del suo contesto


CAPITOLO 4. Progetto architettonico

Conoscenza del manufatto e del suo contesto CAPITOLO 1. | 97


4.1 | Introduzione al tema di progetto

Il progetto di conservazione e valorizzazione del sito archeologico della Villa Romana di Minori rappresenta l'occasione di riqualifica di un'area oggi molto dispersiva, risultato di una speculazione edilizia molto recente. Si tratta di un progetto di restauro urbano vero e proprio, che tenta innanzitutto di far emergere il vuoto del sito archeologico dal disordine del centro abitato. L'area di progetto infatti è caratterizzata da diversi problemi tra cui: la scarsa accessibilitĂ ai servizi amministrativi, sanitari, universitari, sportivi, culturali e dello spettacolo; la mancanza di qualitĂ urbana ed edilizia; l’assenza quasi totale di spazi pubblici progettati, integrati nel contesto urbano e vivibili. Il progetto si articola quindi su scale differenti, che vanno da quella urbana e territoriale, a quella architettonica fino ad arrivare a quella di dettaglio. Il progetto cerca di tenere insieme tutti questi livelli differenti attraverso un linguaggio compositivo unitario e coerente. Il progetto comprende la creazione di un polo museale, di una copertura di resti archeologici oltre che l'attuazione di una serie di interventi di valorizzazione del sito archeologico.

98 | CAPITOLO 4. Progetto architettonico

Area di progetto, stato di fatto 2018


Progetto architettonico CAPITOLO 4. | 99


4.2 | Evoluzione compositiva e modelli di studio

L’idea progettuale prevede il riuso di una modesta area urbana, nel cuore del centro antico di Minori, destinata a parcheggio auto e adiacente sia l'area archeologica che la strada principale statale amalfitana,destinandola in parte a servizi ricettivi quali infopoint, bookshop, caffetteria, uffici, ed in parte ad un polo museale, entrambi a supporto del

100 | CAPITOLO 4. Progetto architettonico

sito archeologico. Il riuso funzionale dell’area contribuirà al conseguimento dei seguenti obiettivi: ricucitura del tessuto sociale del quartiere in cui ricade l’area; -potenziamento della qualità del quartiere e del sito archeologico a beneficio dei residenti locali ma anche dell'offerta turistica;


-potenziamento della dotazione di servizi ricettivi e dell'accessibilità dell'intera area; Una volta individuata l'area, si è passati alla ricerca della forma attraverso lo studio del contesto urbano e archeologico. L’ edificio si divide in due funzioni principali, pubblica ed espositiva, creando uno spazio centrale d’ingresso e

di collegamento; mediante la scansione del tetto dell'edificio e della copertura stessa, si cerca di creare un collegamento con l'articolazione del tessuto urbano. Così, l’inclinazione dei piani delle coperture crea un rapporto visivo con la forte pendenza dell’area, al fine di interagire con la città storica ed il manufatto archeologico.

Progetto architettonico CAPITOLO 4. | 101


Il progetto si propone di conferire al sito dinamicità e attrattività, non soltanto grazie alla creazione di nuove strutture di supporto al sito archeologico, ma anche mediante la valorizzazione del sito stesso e la riapertura di gran parte degli ambienti che sono attualmente chiusi al pubblico per motivi di sicurezza, determinando il recupero del numero dei visitatori e di conseguenza un rilancio dell’attrattività dell'area soprattutto ai fini turistici. Nello stesso senso, il ripristino della visitabilità e dell'accessibilità di ulteriori aree limitrofi determinano il

102 | CAPITOLO 4. Progetto architettonico

potenziamento della fruibilità del patrimonio archeologico e la funzione promozionale dello stesso a favore dell’intero contesto urbano. I principali beneficiari dell’intervento saranno i visitatori dell’area archeologica, oltre alla popolazione residente del Comune di Minori e di tutte le altre località turistiche limitrofe (costiera amalfitana, Salerno, Sorrento, etc.). Si può ritenere che il recupero della fruizione dell’area archeologica produrrà effetti positivi sia sul piano culturale che su quello turistico e commerciale.


Progetto architettonico CAPITOLO 4. | 103


Modello di studio - stato di fatto

104 | CAPITOLO 4. Progetto architettonico


Modello di studio - evoluzione compositiva

Progetto architettonico CAPITOLO 4. | 105


106 | CAPITOLO 4. Progetto architettonico


Progetto architettonico CAPITOLO 4. | 107


4.3 | Percorsi, accessi e funzioni di progetto

Il progetto complessivo punta al miglioramento della fruibilità e dell'accessibilità dell'area archeologica mediante: la creazione di nuovi ingressi all'area archeologica e il miglioramento di quelli esistenti; la valorizzazione dei percorsi pedonali e il potenziamento delle infrastrutture di collegamento; la creazione di punti di osservazione esterni e interni sul paesaggio archeologico; la risistemazione e/o sostituzione di portoni e recinzioni; la creazione dei percorsi di visita per nuclei tematici dell'area archeologica; il miglioramento della segnaletica, dell’informazione e della promozione dell’area archeologica.

108 | CAPITOLO 4. Progetto architettonico

Legenda Accessi al museo Accessi al sito archeologico Percorsi pedonali


Progetto architettonico CAPITOLO 4. | 109


110 | CAPITOLO 4. Progetto architettonico ORGANIGRAMMA FUNZIONALE MUSEO


Il nuovo museo si sviluppa principalmente su quattro livelli, più un livello sotterraneo che funge da collegamento con l’area archeologica. Andando ad aprire un vano precedentemente tamponato, è stato possibile creare un collegamento diretto con la villa romana, senza danneggiare il manufatto antico. Il museo presenta due funzioni principali: quella prettamente espositiva e un’ altra per lo più di servizio. A separare le due funzioni vi è un elemento centrale, che funge da ingresso principale, luogo di sosta e/o smistamento, ma anche da collegamento interno e affaccio panoramico sul sito archeologico. Il visitatore è dunque libero di scegliere se cominciare la visita del museo o quella del sito

archeologico, potendo usufruire inoltre di un collegamento diretto tra i due; mediante questo espediente architettonico si è riusciti a risolvere il probelma delle barriere architettoniche. Il museo è costruito in modo da dare una vista sui resti ancora conservati del secondo livello della villa, oltre che sul Viridarium, raccoglie scoperte avvenute a Minori durante gli scavi archeologici, ma anche quelle provenienti dai siti archeologici limitrofi. Inoltre il museo è pensato come luogo per far comprendere il sito archeologico nella sua complessità, attraverso l'aiuto di plastici e filmati che ripercorrono la storia della villa romana di Minori.

Progetto architettonico CAPITOLO 4. | 111


4.4 | Interventi di valorizzazione del sito archeologico Gli interventi di seguito illustrati indicano la necessità di tenere insieme le esigenze della conservazione con quelle della valorizzazione del sito archeologico della Villa Romana di Minori. Attraverso la realizzazione di interventi strutturali e di quelli di promozione e comunicazione, si tenta di implementare la comprensione del sito nella sua evoluzione storica complessiva. Sul piano conoscitivo, l’obiettivo prioritario è quello di costruire una base ampia di informazioni che permetta migliorare le condizioni e la qualità della fruizione delle aree e di agevolare lo sviluppo del sito anche in termini economici.

112 | CAPITOLO 4. Progetto architettonico


C'

D

A

D'

A'

B

C

B'

113 | CAPITOLO 4. Progetto architettonico Progetto architettonico CAPITOLO 4. | 113


Dettaglio Sezione C-C': sistema di camminamento su passerelle in corrispondenza dei mosaici

114 | CAPITOLO 4. Progetto architettonico


Passerella in acciaio zincato e cristallo strutturale: dettaglio costruttivo

Progetto architettonico CAPITOLO 4. | 115


Dettaglio Sezione A-A'

1. Impianto di illuminazione a pavimento, realizzato utilizzando canalina preesistente. 2. Impianto di illuminazione a parete con l'utilizzo di staffe metalliche di ancoraggio a molla,che ammorsano la struttura antica senza praticare in essa alcuna foratura.

116 | CAPITOLO 4. Progetto architettonico


Impianto di illuminazione a pavimento e a parete

Dettaglio Pianta Piano Terra: sistema di illuminazione negli ambienti termali

Progetto architettonico CAPITOLO 4. | 117


4.5 | Progetto di un museo e di una copertura a supporto del sito archeologico

118 | CAPITOLO 4. Progetto architettonico


Pianta Quota Stradale

Progetto architettonico CAPITOLO 4. | 119


120 | CAPITOLO 4. Progetto architettonico


Pianta Coperture

Progetto architettonico CAPITOLO 4. | 121


Copertura di resti archeologici

La realizzazione del progetto di copertura di resti archeologici risponde a diverse esigenze specifiche del sito. Innanzitutto la struttura è priva di fondazioni scavate sotto i livelli esposti: in tal modo non sono stati intaccati i livelli archeologici sottostanti. Sono poi stati scelti colori e materiali piÚ vicini possibile al colore naturale del luogo, in modo da non creare un impatto visivo troppo forte e gli alzati della struttura alludono alla presenza di una copertura a falde, ma reinterpretando questo tema in chiave contemporanea. La falda infatti diviene un espediente tecnico in grado di far convergere lo sguardo del visitatore nel livello principale del sito archeologico. Questo sistema inoltre permette di avere una visione piÚ vicina e chiara possibile dei resti,in quanto l'interno della copertura presenta l'installazione di faretti led.

122 | CAPITOLO 4. Progetto architettonico


Progetto architettonico CAPITOLO 4. | 123


Sezione C-C' 124 | CAPITOLO 4. Progetto architettonico


Progetto architettonico CAPITOLO 4. | 125


Sezione D-D' 126 | CAPITOLO 4. Progetto architettonico


Progetto architettonico CAPITOLO 4. | 127


Prospetto Museo Sud-Est

Sezione B-B'

128 | CAPITOLO 4. Progetto architettonico


Progetto architettonico CAPITOLO 4. | 129


Prospetto Sud-Est

130 | CAPITOLO 4. Progetto architettonico


Progetto architettonico CAPITOLO 4. | 131


Sezione A-A'

132 | CAPITOLO 4. Progetto architettonico


Progetto architettonico CAPITOLO 4. | 133


134


Conclusioni Il progetto di restauro della Villa Romana di Minori mira alla conservazione del monumento in quanto tale e pone, nello specifico, una particolare attenzione all'ambiente che lo circonda. Quest'ultimo è inteso come elemento di simbiosi tra coontesto urbano ed archeologico. Le soluzioni progettuali proposte tentano di garantire il rispetto e la conservazione della fabbrica antica, valorizzando l'intera area di intervento.

135


Bibliografia

Della Corte 1939 – M. Della Corte, La villa marittima di Minori, in “Giornale d’Italia”, nn. 10-11, 1939, p.3. Schiavo 1939 – A. Schiavo, La villa romana di Minori, in “Giornale d’Italia”, nn. 16-17, 1939. Armando Schiavo : La villa Romana di Minori; Estratto dalla Rivista “Palladio” anno III, N. III. (Biblioteca Diocesana di Salerno MAG C II, MISC. 24 16. ) Schiavo, The monuments of the Amalfi coast, Milan-Rome, 1941, pp. 175-185. P. Mingazzini - Pfister, Italiae Form. Surrentum, Rome, 1941, pp. 147–151. Maiuri, The history of the ancient monuments of the Amalfi Coast and Sorrento in the light of the recent floods, in "Proceedings of the Academy of Archaeology, Literature and Fine Arts of Naples, XXIX, 8, 1954, pp. 87. M. Napoli, Acts dell'IX Study Conference on Magna Grecia, Taranto, 1971 , Naples, 1972, pp. 391-393. Nicola Franciosa, La villa Romana di Minori, Minori : Associazione Pro-loco, 1968. ROMITO M., Il materiale dell’antiquarium di Minori, in Apollo V, 1985-1988 pp. 119–164.

136


Mangieri, The Roman villa of Minori: the numismatic data, in "Apollo", VI, 1985–1988, pp. 165–194. BENCIVENGA C. – FERGOLA L. – MELILLO L., Ricerche sulla villa romana di Minori, in AION "Annals of the Oriental Institute of Naples, Archaeology and Ancient History", 1, 1979, pp. 131 ff. ROTA L. – IANNELLI M. A., L’Antiquarium di Minori, La Villa Marittima romana, Minori (anche in lingua inglese). Villa Maritime Minor triclinium-nymph. The restoration of the mosaics, Naples-Salerno, 1999. PASTORE F., Chi abitava la “Villa Marittima” di Minori nel III sec. d.C.?, in Storia e storie della Costa d’Amalfi, a. 2000, n°1, Minori. Franciosa 2004 – N. Franciosa, La villa romana di Minori, Roma-Minori 2004. Registro di Prima Emissione, l’Antiquarium di Minori.

137


Sitografia

www.unescoamalficoast.it www.comune.minori.sa.it https://www.youtube.com/watch?v=fKMlOKl2D2c www.villaromanaminori.com https://www.beniculturalionline.it https://www.archart.it

138


Riferimenti Archivistici

Archivio Soprintendenza di Pompei - Prot. 193 – H 10 ADA - Archivio Documentazione Archeologica della Soprintendenza Archeologia, Belle artie Paesaggio di Salerno e Avellino – Indice 34.31.01 – Fascicolo : Minori – Busta 71 69 Archivio di Stato di Salerno – Genio Civile, Secondo Versamento, Busta 65 – 1 Minori

139



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.