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IL MENSILE DI ECONOMIA, ARTE, COSTUME E SOCIETÀ MADE IN BERGAMO
What else?
Il mensile più dinamico della città
PUBBLIZETA
BergamoUp
Viva l'Italia, l'Italia che resiste
BergamoUp APRILE 2011 17
ANNO TRE NUMERO DICIASSETTE | APRILE DUEMILAUNDICI | EURO DUE
In copertina Sun Pub
Speciale La Storia
Event Naturale Biologico
pagina | 10
pagina | 49
pagina | 130
bergamoup.it
Copertina Aprile BGUP 17_Layout 1 06/04/11 15.03 Pagina 2
ESPERIENZA N°12: In contatto con gli elementi
DINAMICA DI GUIDA DA PRIMATO. Afferrare il volante arricchito con una selezione di legni pregiati e moderni, guidare sui percorsi più affascinanti e godere del contatto con il cielo. L’equilibrata ripartizione dei pesi unita al sistema di sospensioni attive Skyhook stabiliscono nuovi record di comfort. Il telaio, progettato per ottenere il massimo in termini di rigidità torsionale e i cerchi da 20 pollici standard assicurano piacere di guida e prestazioni inimmaginabili. Così Maserati GranCabrio, l’elegante convertibile il cui design è firmato Pininfarina, diventa il luogo d’incontro per esperienze mai provate. Consumo ciclo combinato: 15,4 l/100 km - Emissioni di CO2: 358 g/km
www.maserati.com
San Zeno Naviglio (BS) - Via Caselle 35 - tel. 030 2160426 Milano - Via dei Missaglia 89 - tel. 02 5770091 Milano - Viale di Porta Vercellina 16 - tel. 02 43995497 e-mail: info@rossocorsa.it - www.rossocorsa.it
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“Dalle azioni del singolo dipende il destino di tutti.” Alessandro Magno
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www.bergamoup.it
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BergamoUp L’editoriale | di Maryline JM-W
Viva l’Italia, l’Italia che resiste
Quando la crisi si fa generale - dai valori all’economia, passando per le Istituzioni -, come non aver voglia di cantare a squarciagola “Viva l’Italia, l’Italia che resiste”, Non tanto perché il bicchiere è l’ultimoversodellacanzoneVival’Italia diFrancescoDeGregori.
mezzo vuoto - mai come oggi il mondo sembra mosso da un vento di libertà e di democrazia - ma per cantare un inno agli Italiani, perché sono loro che fanno grande questo paese come ce lo ricorda la Storia. E perché il 17 marzo non doveva essere una festa politica, questo mese abbiamo voluto rendere omaggio alla memoria degli Italiani, e non solo, che si sono sacrificati per donare alle generazioni successive un domani migliore, costruendo 150 anni fa un’Italia 002
Caporedattrice www.romanzocollage.it
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unita e, più recentemente, un’Italia libera dalla follia vediilserviziodedicatoalnuovolibrodiAntonioAgosta
di un invasore. Tra questi Italiani, tanti Bergamaschi vediLaresistenzabergamascaraccontatadall’Isrec
ma anche Bergamasche come ce lo ricorda Giuseppe vediancheDanslescoulisses… diunapartigiana
Dossi in un omaggio a Alba Coralli. E tra queste tante Storie, non poteva neanche mancare la piccola storia della rivoluzione grafica del mensile più dinamico della città. Da questo mese, anche una veste grafica più Vieniafesteggiareilnuovoformatconnoi-vedipag.127
consona ai suoi contenuti come ce lo racconta Paolo Vallara, il grafico all’origine di questo relooking. 003
Photo Niccolò Gritti
infatti, BergamoUp non ha solo un nuovo logo, ma
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BergamoUp
Io penso positivo ma non vuol dire che non ci vedo
di Maryline JM-W
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perando che, come 150 anni fa, lo spirito garibaldino di pochi possa unirci per costruire un domani migliore, questo mese siamo scesi in piazza per chiedere alla gente come possiamo crearci un futuro degno di un grande paese:
ridaresensoaparolequalidignitàeesempio Istaurareunostatodigiustizia;solola certezzadellapenascoraggiaidelinquenti.
Formareunaclassedirigentemeritevole;scegliere inostrirappresentanti,siaalivellopoliticoche aziendale,sullabasedivaloriqualietica,lungimiranzaemeritocrazia.
Inquadra questo QR per ascoltare la canzone Penso positivo di Jovanotti
Iseniordevonotrasmettereilloroknow-howai giovanisenzamonopolizzareipostidilavoro; senzasbocchiprofessionali,tuttiglistudidel mondononservonoanulla,enontuttipossono vincereilGrandeFratelloodiventareunafamosavelina.
Insegnareilsensocivicofindalleelementari; l’interessenazionaledeveprevaleresull’interesse personale,sevogliamodareunfuturoainostrifigli.
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Investirenellacultura;ilconfrontocongli altripermettediaprirelamenteediandare oltrel’occultantismochefacomodoalle classidirigenticorrottechevoglionoopprimerelagenteammassandolaneisupermercati.
Sviluppareilnostrosensocriticoemangiarefosforo, altrimentidiventiamodellemarionettenellemanidi unaclassedirigentecorrotta.
Farpagareletassenonsoloailavoratoridipendenti;gliannid’orosonofiniti,orabisogna imparareaspenderebenelerisorsedisponibili.
Faredelnostropassatoilnostrofuturo; L’Italiapossiedeil75percentodelpatrimonio artisticomondialeeppureinostricuginI d’oltralpesonomoltopiùbravidinoiper valorizzarloefarlodiventareun’entrata.
Scommetteresulprogresso;ilfuturoappartieneacolorochefarannoricerca.Nonmancalacreativitàe l’ingegnonellostivaledelmondo,mavienesopraffattodalbisognodirealizzarebeneficisubitomentre laricercarichiedetempo.
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Incopertina:PHotomatteozanga.it
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sommario STORIA DI COPERT INA
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Sun Pub MODA
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Treco Bergamo
PET
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38 Il Bulldog questo sconosciuto CASA
pag.
20 PAN Porte blindate
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40 Cornici d’Autore ECO CHIC
pag.
24
ARREDAMENTO
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Pinzimonio Banqueting
CULTURA
pag.
43 L’inferno di Dante
ART E
26 Matteo Zanga Il fotografo silenzioso
ACCESSORI
pag.
perché anche l’occhio vuole la sua parte PRÊT-À-PORT ER
34 Ufficio Brevetti Registra il tuo stile pag.
ECONOMIA
36 Il pil non misura il benessere 006
pag.
44 Rossocorsa
SPECIALE: LA STORIA
49 Mondo incognita
30 Ottica Gionchilie pag.
pag.
IMPRESA
50 52 56 61 64 68 70 72
Riparazioni storiche Antonio Agosta Risorgimento Mario Dondero Resistenza bergamasca Riccardo Callioni Cavalieri d’Italia 20° convegno Paolo Vallara
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Piera Principe
76
BEL PAIS
pag.
108 Romano di Lombardia DANS LES COULISSES...
pag.
113 Romano di Lombardia BEL PAIS
pag.
118 40° Soap Box Rally ANDIAMO PER MONT I
pag.
120 La montagna a misura di giovani e famiglie
TOP SPEED
pag.
82 Test Lotus Evora S
OPINIONI
pag.
122 Si Salvi chi può
CONT I IN TASCA
pag.
86 La Cedolare Secca
pag.
T ECNOLOGIA
pag.
A PASSEGGIO PER LA CIT TÀ
124 Ottocento museo storico di Bergamo
88 Tecnologia & Natura
APPUNTAMENT I
pag.
INCONT RI SPORT IVI
pag.
91
127 Aprile - maggio
Luca Messi EVENT
pag.
pag.
130 Il primo negozio Naturale
CRIT ICA GAST RONOMICA
95 Un tavolo per due MODA
pag.
98 Le modelle nel tempo
132 134 136 138 140
Biologico in città Apericena con le Iene Aperitivo con l’innovazione Figli delle stelle Buon compleanno Niniva
BERGAMOUP MODEL
pag.
101Lara Fumagalli 104 È possibile essere
pag.
141 Ariete
padroni di sè pag.
IL GIOCO
106 Riscopriamo insieme la città
OROSCOPO
pag.
AST ROLOGIA
144 Segni dal cielo
007
pag.
UNO PSI PER AMICO
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Editore Pubblizeta DiEmanueleZarcone Via Della Valle, 42 - 25128 Brescia
Direttore Generale MicheleOggioni direttore@bergamoup.it
Direttore Responsabile LucaMarinoni info@bergamoup.it
Caporedattrice MarylineMilesi romanzocollage@gmail.com
Redazione elisabettamoretti RaffaellaRavasi Piazza Mons. Chiodi, 31 - Verdello (BG)
Amministrazione BarbaraEpis amministrazione@bergamoup.it
Art BmAdvAdvertising info@bmadv.it
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Segreteria Segreteria@bergamoup.it
Pubbliche Relazioni
Culture and Tourism a SPECIAL WELCOME
338 5961927 Web www.bergamoup.it
10 10 MMusei usei ddella ella ccittà ittà ggratuiti_City rat u i t i _ C i t y m museums useums w with ith ffree ree aadmission dmission useums w ith ffree ree aadmission dmission 8 MMusei usei ddella ella pprovincia rovincia ggratuiti_Provincial ratuiti_Provincial m museums with ngresso rridotto_Provincial idotto_Provincial m useums w ith 7 MMusei usei ddella ella pprovincia rovincia a iingresso museums with reduced reduced price price admission admission 1 155 LLinee inee bbus us ggratis_Free ratis_Free bbus us rroutes outes 1 LLinea inea line 2 Funicolari ttramviaria ramviaria ggratis_Free ratis_Free ttram ram line Funicolari gratis_Free gratis_Free funicular funic ular otels, rrailways_Sconti ailways_Sconti iinn hhotel, otel, ristoranti ristoranti e negozi_Discounts negozi_Discounts iinn hhotels, rrestaurants estaurants aand nd sshops hops
1 Sola S ola card_Only c ard_O nl y one one card c ard
Progetto grafico paolovallara.com Stampa Presservice Fotografi Niccològritti,MatteoMottari,matteozanga Hanno collaborato: MarioTintori,JosephProcino,LucaLeidi,PaoloValoti,StefanoD’Aste,EttoreMaffi,Emanuele L.Cavassa,PaolaCervi,Rach.Finazzi,StefanoSalvi,AlessandraPiacentini,RobertoLonghi, GuidoBosticco,ChiaraMangili,Albertoalfieri,saraesposito,giuseppedossi,VipInternationalS.r.l.,VincenzoCutrì,lucacattaneo Crediti Fotografici: Per le immagini senza crediti l’editore ha ricercato con ogni mezzo i titolari dei diritti fotografici senza riuscire a reperirli. è ovviamente a piena disposizione per l’assolvimento di quanto occorre nei loro confronti. © COPYRIGHT BERGAMOUP MAGAZINE: TESTI E IMMAGINI DELLA PRESENTE PUBBLICAZIONE NON POSSONO ESSERE RIPRODOTTI CON MEZZI GRAFICI, MECCANICI, ELETTRONICI O DIGITALI SENZA AUTORIZZAZIONE FIRMATA DA PUBBLIZETA PRODUCTION. OGNI VIOLAZIONE SARà PERSEGUITA A NORMA DI LEGGE BERGAMOUP, PERIODICO MENSILE DI INFORMAZIONE LOCALE ISCRIZIONE PRESSO IL TRIBUNALE DI BERGAMO N° 16/2009 DEL 18 MAGGIO 2009. CONCESSIONARIA PUBBLICITÀ E ABBONAMENTI: T: 035 23 66 61 - F: 035 23 66 61 info@bmadv.it - www.bmadv.it
Azienda Trasporti Trasporti Bergam Bergamo o
Museo Bernareggi
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di Raffaella Ravasi Photo matteozanga.it
Photo Matteo Mottari
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Sun Pub D
a settembre alla guida del Sun Pub di Trescore Balneario c’è Giuseppe: il nuovo titolare, 30 anni - 15 dei quali passati a lavorare nei locali - che ha rivoluzionato, con la sua nuova gestione, lo storico locale aperto nel ‘95. Con 1200 m² di superficie, 500 posti, di cui 330 a sedere e un arredamento caldo e rustico, il Sun accoglie e soddisfa i suoi clienti dall’aperitivo al dopocena grazie al restyling di Giuseppe che ha trasformato la veranda - precedentemente poco sfruttata - in un vero discopub di 270m² luminoso e dai grandi divani bianchi.
Il Sun, non più solo pub, ma anche discopub e ristorante.
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Il venerdì e il sabato c’è animazione, musica con dj set e si organizzano eventi, mentre tutte le domeniche dalle 18 alle 24 il nuovo appuntamento da segnarsi è l’aperitivo “Bollicine artistico variabile” pronto ad accogliere ben 600 persone. Il ristorante è la seconda novità di Giuseppe: buona cucina ad un prezzo accessibile, con la possibilità di organizzare anche eventi privati in una delle salette che il Sun mette a disposizione con servizio ristorante o pizzeria alla carta, o, in alternativa, cena a buffet. Il nuovo ristorante con quattro persone in cucina e quattro in sala, serve dalle 12 alle 15 pranzi di lavoro a prezzo fisso, mentre la sera l’ottima cucina italiana offre un ricco menù di carne e pesce alla griglia cotto sulla carbonella e servito direttamente sulla pietra.
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Sun Pub
Per chi invece non può rinunciare alla pizza, può approfittare della fornitissima lista del Sun tutti i giorni e il venerdì e il sabato fino all’una del mattino. Con l’arrivo della bella stagione, il Sun Pub sta preparando per i suoi clienti anche il dehors con tavoli per servizio ristorante o pizzeria.
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“Il mio locale soddisfa diversi tipi di clienti: da chi vuole bere un drink in compagnia, passando per chi ha invece voglia di trascorrere una serata più tranquilla cenando e chiacchierando al ristorante nelle accoglienti salette ai giovani che vogliono far la serata al Discopub”.
Photo Matteo Mottari
Per i più nottambuli, segnatevi in agenda che la cucina del ristorante di Giuseppe resta aperta fino a mezzanotte il venerdì e il sabato, la pizzeria fino all’una ed un panino al pub lo si può tranquillamente mangiare fino alle due del mattino. E per chi ancora non era al corrente di tutte le novità organizzate dalla nuova gestione del Sun Pub di Trescore Balneario per sorprendere e soddisfare i suoi clienti,
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Sun Pub
aggiungiamo anche che l’ingresso al Discopub è libero e la consumazione facoltativa. Ampio il parcheggio e molte le idee che Giuseppe può proporvi se avete voglia di organizzare una serata fra amici, se dovete festeggiare una ricorrenza speciale, ad esempio un compleanno, lo spazio e il calore del sole al Sun Pub non mancano mai.
Facile raggiungerli: SUN PUB Trescore Balneario - Via Bruse, 2 Tel. 035 940999
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Photo Matteo Mottari
Aperti sette giorni su sette tranne il martedì sera dal lunedì al venerdì pranzo di lavoro dalle 12.00 alle 15.00 la sera dalle 19.00 alle 24.00 venerdì e sabato fino alle 2.00 del mattino
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Treco Bergamo
calzature artigianali e su misura di Raffaella Ravasi Photo Matteo Mottari
L
e scarpe artigianali e su misura di Luigi e Maddalena, nel nuovo negozio di Via Garibaldi 4/d, raccontano la storia di due amici e della loro nuova avventura professionale: da manager a mastri calzolai. In effetti, se Maddalena si occupa dell’aspetto commerciale, della scelta dei modelli e del contatto con il pubblico, Luigi ha invece recuperato l’antico mestiere paterno dell’artigiano, mestiere che ha sempre respirato in famiglia: 4 generazioni di calzolai da parte di padre e 3 da parte di madre, che il caso ha voluto si incrociassero.
“Treco significa tre mele cotogne, il soprannome del mio trisavolo Luigi del quale porto il nome: nei primi dell’Ottocento riparava a domicilio le scarpe dei clienti e, sul carretto con gli attrezzi, portava anche le mele cotogne”.
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L’aria che si respira nel negozio di Maddalena e Luigi è la filosofia della bottega di un tempo, dove il lavoro dell’artigiano si sposava con un ambiente familiare, dove si poteva passare anche solo per salutare, dove oggi ci si può prendere e regalare un po’ di tempo per chiacchierare, guardare, capire come nasce una scarpa, scegliere eventualmente un modello o perché no, proporre un modello personalissimo che poi Luigi realizzerà.
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Treco Bergamo
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Ci siamo proprio fatti raccontare come nasce una scarpa su misura, modelli unici che sono poi realizzati nel laboratorio a Loreto, zona Piazza Varsavia, dove Luigi lavora con il padre Giorgio. Tra gli attrezzi del mestiere di Luigi ci sono la pinza a martello del trisavolo e i chiodi da calzolaio, le semenze, proprio perchè sembrano dei semini. « Ero bambino e quando d'estate andavo a Terranova di Pollino (Potenza) a trovare i parenti, il mio bisnonno Antonio mi faceva addrizzare le semenze» – racconta Luigi. Il calzolaio è un po' come il sarto per un vestito, l'artigiano che dopo il modellista, il tagliatore e l'orlatrice, costruisce la scarpa assemblando tutte le parti.
“Tre aggettivi per le mie scarpe? Vere, sincere e comode come un paio di vecchie scarpe.”
Per realizzare una scarpa su misura, partiamo dalla richiesta base del cliente: il modello e il pellame. Prese le misure del collo, passata, pianta, caviglia e lunghezza del piede, il modellista realizzerà appunto il modello (una matrice di cartone usata per tagliare le pelli a mano). Entra quindi all'opera la seconda figura: il tagliatore per le parti della tomaia che sarà poi cucita, insieme alla fodera, dall'orlatrice che giunta i pezzi. Ora è il calzolaio che monta sulla forma la tomaia e la fodera, lo sperone, il puntale, il sottopiede e il cambrione, fino alla suola in cuoio, sformatura e lucidatura finale. Queste operazioni vengono fatte con dei chiodi, poi rimossi dopo aver fissato il tutto con la colla. E' da considerarsi indispensabile almeno una prova intermedia prima della sformatura finale. Ed ecco la scarpa finita. Un autentico gioiello artigianale unico ed esclusivo, che può essere realizzato anche in soli venti giorni lavorativi. Sbirciate dalla vetrina e poi passate a trovare Maddalena e Luigi, fra una chiacchierata e un modello di scarpa, vi offriranno anche dell'ottimo cioccolato, accoglienti e cordiali come si usava nelle botteghe di un tempo. TRECO Bergamo calzature artigianali e su misura accessori-articoli di pelletteria Bergamo - Via G. Garibaldi 4/d Tel. 035 233787 trecobergamo@gmail.com
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Pan
porte blindate
di Raffaella Ravasi Photo Matteo Mottari
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AN Porte Blindate nasce più di 25 anni fa nel box di Roberto Nembrini, socio fondatore, e da allora ha vissuto un continuo sviluppo fino ad arrivare oggi alla sede di Albano Sant’Alessandro. Guidata dal signor Nembrini dal 1983, affiancato dal 2006 dai nipoti Matteo Aceti e Mauro Bortolotti, l’azienda si è specializzata in prodotti per la sicurezza della casa. Roberto racconta “Siamo una ditta artigianale, porte e serramenti nascono e si sviluppano all’ interno dell’officina per mano dei nostri operai, veri artisti nella lavorazione del ferro e del legno. Usiamo solo materiali italiani e per una maggiore sicurezza e qualità ci serviamo esclusivamente di componenti - maniglie, serrature, cilindri…- di aziende leader del loro settore. In quasi 30 anni di attività posso dire di aver realizzato più di 50.000 porte. Spesso girando per Bergamo e provincia rivedo i nostri lavori su abitazioni di ogni tipologia, dall’appartamento alla villa. Una vera soddisfazione.”
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“Una porta PAN è come un vestito tagliato su misura” Matteo, il progettista, spiega: “il nostro prodotto principe è la porta blindata. Dal modello base all’antieffrazione classe 3, adatta per ville singole, ogni nostro prodotto offre una struttura robusta e una serratura sicura, il vero cuore della porta.
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1500m²suddivisifraben 1100m²diofficinae 400m²diufficiconuna vastasedeespositiva Distribuiscecirca1500 pezzil’annoinLombardia,soprattuttofra BergamoeMilano,tutti certificatiantieffrazioneanorma “UNIENV1627/30”.
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Se invece parliamo dell’aspetto estetico, le varianti sono molte. Oltre ai pannelli standard in legno, pvc e alluminio, facciamo anche realizzazioni su disegno, riproducendo anche porte già esistenti e inseriamo vetri, anch’essi blindati, di forme, dimensioni e colori a scelta. A breve sono previste ulteriori certificazioni termiche e acustiche per poter identificare sempre meglio il prodotto”. Il resto della produzione riguarda serramenti, persiane, e antoni blindati. I serramenti sono costituiti da uno scheletro in ferro integrato con vetri blindati, mentre le griglie hanno un’anima interamente di ferro, come le porte. Entrambe le strutture possono essere rivestite in legno di varie essenze e si inseriscono in ogni contesto residenziale senza dare nell’occhio, permettendo la blindatura solo dei punti più a rischio. Come fare se si ha bisogno di una porta? A questa domanda risponde Mauro: “semplice: ci si può contattare telefonicamente o tramite e-mail per richiedere un sopralluogo, durante il quale faremo i rilievi necessari alla realizzazione della porta e un preventivo. Se tutto è in linea con le aspettative del cliente inizia l’iter produttivo che si conclude con l’installazione presso l’abitazione. Non servono particolari interventi strutturali. Pensiamo noi a tutto.
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porte blindate
La PAN si occupa di sicurezza della casa a 360°, non solo porte, ma anche serramenti blindati: finestre, antoni e persiane realizzati sempre su misura.
Per avere un contatto diretto con noi e il prodotto, la nostra esposizione di Albano S. Alessandro, presso l’azienda, è aperta da lunedì a venerdì dalle 8.30 alle 12.00 e dalle 13.30 alle 18.30 o il sabato dalle 8.30 alle 12.00”.
PAN PORTE BLINDATE sicurezza e design su misura Albano S.A. (BG) - Via Tonale, 72/A Tel. 035 581099 - Fax 035 582576 www.panporteblindate.com E-mail: pan@panporteblindate.com
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Protezione contro ogni sorta di intrusione senza modifiche estetiche nella nostra casa, proprio perchè anche la sicurezza dev’essere esteticamente piacevole: una porta con un anima sicura, un corpo sicuro che si può vestire come più ci piace in armonia con l’ambiente e lo stile della nostra abitazione. PAN può anche realizzare una sorta di “casa chiavi in mano”, occupandosi sia delle porte per esterno che per l’interno e dei serramenti in legno o pvc, secondo i canoni di sicurezza e qualità che da sempre contraddistinguono l’azienda bergamasca. Da piccola realtà artigianale nata nel 1983, fra i primi a realizzare porte blindate, PAN ha mantenuto negli anni la cura del suo progetto artigianale.
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BergamoUp
Pinzimonio Banqueting è anche eco chic
di Raffaella Ravasi
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a Pinzimonio Banqueting, da quattro anni nel mercato della ristorazione per l’organizzazione di eventi e matrimoni, sdogana anche da noi la novità, già una tendenza nella modaiola Milano, del Matrimonio eco chic. Come ci spiega il titolare e ristoratore Vittorio Pagano, «il verde ecologico e sostenibile, già per noi della Pinzimonio, colore di riferimento, diventa l’assoluto protagonista del fatidico giorno più bello della vita». Attenzione wedding planner, perché la proposta non è certo da sottovalutare, proprio perché eco non vuol certo dire non chic.
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“Gusto e stile nell’organizzazione degli eventi, cura del cliente, qualità e raffinatezza ci contraddistinguono” I suggerimenti per essere fashion e al contempo sostenibili sono molteplici - prosegue Pagano -, «per quanto riguarda la nostra specifica attività di curare il catering, proponiamo ai nostri clienti il menù a chilometro zero, con prodotti del territorio serviti sempre secondo il nostro stile slow food che propone però i fingers in eleganti contenitori non più in plastica, ma in materiali biodegradabili come il bambù. L’apparecchiatura della tavola, che sicuramente è uno degli aspetti più importanti quando si parla del banchetto di nozze, offre un’alternativa al classico bianco con tovaglie
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in materiali grezzi come la juta, senza perdere certo in eleganza. La tavola si arricchisce anche, ad esempio, di particolari quali le foglie di banano come sottopiatto: otteniamo così un’apparecchiatura ad arte, ma diversa, colorata, ricca di gusto e inventiva». La novità del Matrimonio eco può non solo riguardare il servizio di catering del quale si occupa la Pinzimonio Banqueting, ma l’intero evento con i relativi servizi quali i fiori, il viaggio e il servizio fotografico, che sono affidati a professionisti dei vari settori. Una sorta di formula all inclusive eco chic. La nuova proposta per un catering eco della Pinzimonio Banqueting, si presta anche, quale innovativa e trendy soluzione, per l’organizzazione di cene aziendali o aperitivi, tutti naturalmente con “un occhio verde”.
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www.pinzimoniobanquting.it info@pinzimoniobanqueting.it tel. 035 512691
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Bergamo
Zanga Matteo
Il fotografo silenzioso
di Elisabetta Moretti Photo Matteo Zanga
C
ome tanti uomini, Matteo è di poche parole, se a questo aggiungete che è Bergamasco, cominciate a intuire chi si nasconde dietro i suoi stupendi reportage, ormai famosi anche all’estero, e i suoi emozionanti ritratti di uomini e donne “comuni”, ma mai banali. Quando deve realizzare un servizio fotografico - salutato il suo interlocutore - inizia silente a camminare, scrutando ogni angolo alla ricerca della luce o delle ombre. Quindi s’impregna della situazione, o del personaggio da fotografare, e allora, ma solo allora, esce dal suo silenzio per dare direttive con poche parole garbate e, a volte, un timido sorriso.
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Perché il segreto di questo suo silenzio è solo questo: la timidezza.
Photo Luca Barzasi
Siccome questo mese ci ha fatto l’onore di realizzare le foto per la copertina di questo numero di BergamoUp che lancia il nostro nuovissimo progetto grafico, abbiamo deciso di saperne di più di questo fotografo percui la fotografia è un’arte, un amore e un lavoro.
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BergamoUp
“Che scatti da un elicottero, in parete, su ghiaccio o in set con luci artificiali, hair stylist e make up artist, cerco sempre di dare il massimo, per questo motivo sono stato definito un eclettico, riesco a passare da un settore all'altro con facilità, facendo tutto il possibile per ottenere delle belle immagini.”
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Come è nata la tua passione per la fotografia? Piano, piano, nel tempo. Infatti, mi sono laureato in giurisprudenza, e ho abbandonato l'idea di diventare avvocato solo quando, un giorno così per caso, ho comprato una macchina fotografica di seconda mano per 500 euro e ho fotografato un'operazione di soccorso in elicottero; sono un volontario del Soccorso Alpino da anni. [Siccome lo guardo incuriosita, precisa:] Dopo aver pubblicato quel reportage in internet, sono stato contattato da un'agenzia inglese che mi ha chiesto il permesso di poterle utilizzare pagandomi più di quanto avessi pagato la macchina fotografica.
Reportage o pubblicità? Fare il reporter è il sogno nel cassetto di quasi tutti i fotografi. I reportage sono sicuramente una parte importante del mio lavoro, quella che più mi stimola e attrae, ma per poterlo fare è necessario che mi dedichi anche a fotografie più commerciali, quali la moda e la pubblicità. Mi piace moltissimo la fotografia di moda, ma non amo molto il mondo che la circonda, quindi mi dedico principalmente alla pubblicità, che mi diverte e mi da di cui mangiare. Che si tratti di un reportage o di una pubblicità quello che conta è la qualità.
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Qual è la tua filosofia fotografica? Questo è un punto che mi sta molto a cuore. Oggi purtroppo la fotografia si basa molto sulla postproduzione, un'immagine viene ritoccata una volta fatta e spesso tra l'originale e il risultato finale non c'è più nemmeno somiglianza. Io invece amo raggiungere il massimo della qualità nel momento stesso in cui scatto, limitando al minimo gli interventi successivi. Per questo motivo l'attrezzatura è fondamentale. Proprio in questo periodo sto valutando l'acquisto di una macchina digitale di medio formato, il miglior sistema fotografico oggi disponibile che mi permetterà di ottenere delle foto di altissimo livello qualitativo soprattutto in campo pubblicitario. Tutto questo non m'impedisce di sporcarmi ancora le mani con gli acidi di sviluppo: adoro le vecchie pellicole in bianco e nero. Aspirazioni future? Sogno di diventare ritrattista. Mi piace moltissimo fotografare personaggi importanti di un certo calibro sociale. Personaggi che hanno un'anima, che hanno qualcosa da raccontare, che non siano solo apparenza. Per far questo non basta la capacità tecnica, devi essere empatico, capire chi ti trovi davanti, saper cogliere in un duecentocinquantesimo di secondo la sua personalità e riuscire a trasmetterla a chi guarda la foto.
Zanga Matteo Il fotografo silenzioso
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Un ultimo pensiero sulla fotografia? Il vero paradiso per un fotografo è la libertà. La possibilità di fotografare quello che ti piace come ti piace. Ovviamente per poter ottenere questo privilegio è importante l'impegno e la bravura con cui scatti tutte le tue foto. Spero un giorno di meritarmi la fiducia di lavorare liberamente con la mia creatività.
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Gionchilie Ottica Perché anche l’occhio vuole la sua parte di Elisabetta Moretti Photo Matteo Mottari
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el cuore storico di Bergamo, in via S. Alessandro, in un negozio minimal e di design abbiamo incontrato Iuri, proprietario di Ottica Gionchilie, che due anni fa ha spostato la sua pluriennale esperienza nel mondo dell'ottica in questo splendido negozio del centro città. Presente in via S. Alessandro da pochi anni, la passione e l'esperienza di Iuri per il mondo degli occhiali hanno radici molto più profonde, già quarant'anni fa il padre Arturo possedeva a Bergamo un negozio di ottica, in cui Iuri è cresciuto e ha imparato tutto quello che oggi conosce e offre con cortesia e professionalità ai suoi clienti. La filosofia di Ottica Gionchilie, che si percepisce già dallo stile dell'arredamento, è quella di emozionare e coinvolgere a pieno il cliente. Offrire un prodotto nuovo e che colpisce, e trasmettere delle emozioni attraverso una proposta attenta e sempre all'avanguardia, che lascia piacevolmente stupiti chi entra nel negozio.
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"Impara a essere al di là del camice" E' il prezioso insegnamento di un famoso ottico veneziano, una frase che Iuri tiene sempre in mente: non bisogna essere semplicemente un ottico che visita meccanicamente i clienti; si deve andare oltre, diventare qualcosa di più, capire le esigenze del cliente ed esaudire i suoi desideri ma soprattutto è importante emozionarlo. Per questo l'atmosfera che si respira da Ottica Gionchilie è fresca, giovane e informale, il cliente si sente a proprio agio ed è così coinvolto a 360° nella scelta del proprio occhiale.
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BergamoUp Gionchilie Ottica Perché anche l’occhio vuole la sua parte
Borsalino
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ItalianIndipendent
Numerose le proposte di Ottica Gionchilie, dall'occhiale più classico a quello più stravagante, brand famosi come Gucci, Cavalli e Valentino mescolati sapientemente con nomi più ricercati e originali. Punto di forza del negozio è la scelta di marchi appartenenti al più prestigioso Made in Italy. Eleganti e signorili gli occhiali di Borsalino, un'esclusiva che a Bergamo possiede solo Ottica Gionchilie, realizzati a mano e curati in ogni dettaglio, sono occhiali con elementi di altissima qualità e spessore. Più giovanili e modaioli le proposte di Italia Independent, di Lapo Elkann, occhiali fashion che puntano tutto sullo stile. Accanto a questi importanti nomi italiani, Iuri propone linee più stravaganti come gli IC!Berlin, occhiali realizzati con materiali d'avanguardia che si montano e smontano in pochi secondi e pesano solo 8 grammi. Oppure i giapponesi Kata, anch'essi realizzati a mano, ricchi di dettagli artistici ed elementi preziosi come i cristalli colorati. E per le vere fashion addict, anche lussuosi occhiali di Jimmy Choo.
IC!Berlin
Da Ottica Gionchilie troverete numerose proposte per la prossima stagione in cui torna il minimal e soprattutto la lente rotonda alla Jonh Lennon, pulita ed elegante. Questa varietà e attenzione per il dettaglio è dedicata anche agli occhiali da vista, Iuri visita direttamente in negozio e grazie al laboratorio interno segue personalmente passo dopo passo la realizzazione dell'occhiale; dalla creazione delle lenti al montaggio, tutto è curato con esperienza. Vengono inoltre fatte anche comode visite a domicilio.
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OTTICA GIONCHILIE Bergamo Via S. Alessandro, 26A www.gionchilie.it Tel e Fax: 035 319380
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BergamoUp
Registra
il tuo stile da
Ufficio Brevetti
di Elisabetta Moretti Photo Matteo Mottari
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ntrando da Ufficio Brevetti si ha la sensazione di fare un tuffo nel passato, in un'atmosfera intima e accogliente; sembra di essere in un'elegante bottega degli anni cinquanta con mensole e scaffali realizzati a mano recuperando vecchie assi di legno e un arredamento in stile retrò. Davide Spluga, che grazie all'aiuto di cari amici come Veronica e Andrea, ha progettato il suo negozio nella parte alta di via Quarenghi, a pochi passi dal centro, aveva le idee chiare:
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"Volevo realizzare un luogo originale, un negozio antico con elementi recuperati e vintage, qualcosa di ancora non visto a Bergamo, per trasmettere un gusto particolare e unico nel suo genere" Il nome e l'insegna stessa del negozio sono emblematici di questa filosofia e di questa passione per il passato. Ufficio Brevetti è un logo antico, che richiama la ricerca e l'attenzione per progetti e brevetti nuovi, un nome che rappresenta perfettamente lo stile del negozio. Un prodotto di qualità che soddisfa e stupisce piacevolmente il cliente. Ritroviamo la stessa filosofia anche nella scelta dei vestiti;
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Davide ha infatti voluto proporre ai suoi clienti qualcosa di nuovo e ricercato, tutto realizzato in Italia, con elementi di alta qualità e dal design fresco e nuovo. Tutta in cachemire e seta la maglieria, le cinture e le scarpe sono sempre in pelle con fondo di cuoio e la lavorazione è curata nel minimo dettaglio. Non solo abbigliamento, da Ufficio Brevetti si trovano look completi grazie alla proposta di bellissime cinture in pelle, scarpe, borse e gioielli. Fiorentini&Baker, Joy e Dothebag sono alcuni marchi di scarpe e borse. Per quanto riguarda l'abbigliamento, troviamo Bea Yuk Mui, ragazza toscana che fa maglieria dai filati eccezionali, Giancarlo Rossi, Seal Kay per la jeanseria,Vneck e Brian Dale per il total look uomo.
Ma non è tutto. Tanti i progetti che Davide organizza per offrire ai suoi clienti sempre il meglio, dalla prossima stagione infatti parte l'iniziativa "Ti facciamo le scarpe". Si tratta di una collaborazione che Ufficio Brevetti fa con la storica ditta di scarpe Pellettieri di Parma. Il cliente potrà progettare personalmente la propria scarpe, scegliendo il modello, il pellame, il colore e l'allacciatura, la scarpa verrà poi realizzata in modo personale su misura, insomma una vera e propria bottega, come lo scarpino o il sarto di un tempo, dove tutto l'abbigliamento veniva realizzato su misura con il massimo della qualità.
Appuntamento da non perdere:
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UFFICIO BREVETTI Bergamo - Via Quarenghi, 5A Tel. 339 7068889
Sabato 16 aprile, insieme a Oscar Biaggi (Event & Catering), amico e proprietario dell'Underground cafè di Seriate, Davide ha pensato di affittare un pullman londinese, modello vintage rosso (sempre in tema con il mood del negozio) che girerà per Bergamo promuovendo il negozio per poi parcheggiare davanti a Ufficio Brevetti dove si terrà un aperitivo con dj set di Francesco Zazza e Robbie Dox Tutti i lettori di BergamoUp sono invitati personalmente da Davide a questo originale e divertente evento.
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ECOMAT RESEARCH
il pil non misura il benessere di Armando Martino Photo Matteo Mottari
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a ECOMAT Research di cui il dott. Barzago è Presidente, produce e commercializza un elemento costruttivo (lo chiamiamo come vuole lui) in polipropilene additivato con policarbonato e…, ma basta con i tecnicismi; è un mattone in plastica riciclata tolta alla discarica: punto. Infatti con questi moduli si costruiscono case e per il loro assemblaggio non occorre nessun tipo di materiale coesivo (malte bastarde e non) ma solo un semplice click. E’ vero, s’incastrano tra di loro e sono lì a proteggere le mura domestiche.
Pesano un decimo di un mattone normale e può montarle anche un bambino purché in età di Lego;
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Si, perché il Mattek, è proprio identico al mattoncino da gioco mentre il MATPACK serve per il tamponamento di strutture in cemento armato esistenti ma… sempre con un click.
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www.ecomatresarch.com
La ‘favola’ trasformata in realtà da Giovanni Barzago; una semplice intuizione, i capitali per tradurla in operazione economica remunerativa e… il gioco è fatto. La ECOMAT Research non è una ONLUS ma una Società a scopo di lucro; perché il lucro non esclude l’etica; né quella deontologica - che si spera chiunque la possieda come prerequisito per svolgere qualsiasi professione -, né quella nella pienezza del termine: l’etica che rispetta l’ambiente inteso come spazio antropologico; inteso come luogo di convivenza equilibrata tra tutti gli esseri viventi dalle piante agli uomini passando per gli animali; inteso come oggetto preso in prestito per utilizzarlo e poi, da restituire meglio di come l’abbiamo ereditato. Il dott. Barzago esplicita meglio quello che intende la Ecomat Research.
“Ci sono valori intoccabili, non cose intoccabili.” “Se in un qualsiasi luogo, costruisco un edificio, io ho trasformato in modo irreversibile quel luogo. Dunque ho manipolato le cose; ma se nel farlo ho rispettato il valore del luogo, ho rispettato il Genius Loci e quindi ho costruito un edificio adatto a quel luogo e solo a quello, allora non ho intaccato i valori pur manipolando le cose.” Ecco spiegata l’etica d’impresa: ha realizzato un profitto nel rispetto del valore dell’ambiente. A questo punto chiediamo a Giovanni Barzago se la salvaguardia dei valori antropici ed ambientali, sono un costo da considerare in fase di preventivo e dunque di vendita. “In termini strettamente finanziari si, ma la tutela dei va-
lori è una risorsa. Noi italiani abbiamo ereditato un patrimonio culturale corrispondente all’ottanta percento di quello mondiale. I mecenati rinascimentali, i Papi che commissionavano opere ai grandi artisti si accollavano dei costi aggiuntivi. In alcuni casi erano solo costi. Utilizzavano, è vero, un surplus di introiti per far quelle opere. Ma il surplus era tale perché non c’era ancora il PIL.” “Sì; proprio lui.” Continua il dott. Barzago, “Quello che è usato per misurare il benessere di una Nazione. Quello che per stare bene bisogna aumentarlo. Eppure, nel medioevo, nel rinascimento e via fino oltre la rivoluzione industriale, non c’era.”
“Gli indicatori del benessere erano legati alla capacità di un popolo di produrre felicità e benessere legati più al nutrimento dello spirito che al conto in banca”. “L’altro giorno a Cernobbio,” incalza Giovanni Barzago” in occasione dell’annuale conferenza nazionale del notissimo Studio di Commercialisti, il Ministro Tremonti ha fatto delle affermazioni da brivido. Ha dichiarato, certamente con dati oggettivi, che il nostro PIL, quello italiano, è inferiore al PIL di molti Paesi europei perché noi ci portiamo dietro un gravame finanziario dipendente dalla mancata realizzazione del nucleare. E’ un dato oggettivo: il nostro PIL mondato del costo del petrolio sarebbe più alto; dunque, conclude il nostro Ministro: l’Italia ha un debito Pubblico, un debito Privato e un debito Nucleare.” “Lei si sta chiedendo cosa c’è da rabbrividire? Ebbene, non crede che i giapponesi, adesso, avrebbero preferito avere un PIL molto più basso e un debito in più: quello nucleare?”. La ECOMAT Research è un’Azienda che pone al centro del fare impresa: l’etica; quella parte di attenzione all’ambiente, inteso nel pieno del termine, che fa la differenza tra lo sviluppo sostenibile e lo sfruttamento indiscriminato delle risorse. Auguroni.
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Il dott. Barzago tiene a precisare. “La prerogativa dei nostri moduli è che, in futuro, in caso di demolizione dei fabbricati costruiti con MATTEK o MATPACK, possono essere riciclati e ritornare quello che erano: cassette per l’acqua minerale o per la frutta o ancora moduli per costruzione; così, a ciclo continuo e senza inquinamento”.
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Bulldog questo sconosciuto di Raffaella Ravasi
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ottor Porta, laurea in Economia e Commercio e Master MBA, parliamo del suo libro dedicato ai Bulldog inglesi, come nasce la sua passione per questa razza? Ne rimasi completamente affascinato durante una manifestazione cinofila locale, era alla fine degli anni ‘90 quando diedi una grande svolta alla mia vita, scegliendo l’imprenditoria agricola. L’allevamento cinofilo non regala, ma chiede un legame di amore e di comprensione profonda. Non chiede di essere frammentato in piccoli e chiusi punti di vista settoriali di conoscenza, ma vuole essere guardato ed amato come un insieme delicato ed indivisibile, dove ogni regola ha un suo motivo, anche quando può apparire enigmatico ed incomprensibile.
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Le fatiche sono sempre ripagate, il lavoro e l’impegno dedicato giornalmente a questa meravigliosa razza produce bellezza e equilibrio, quasi espressivo per l’allevatore, corresponsabile e compartecipe prosecutore della creazione. Ci racconta del suo allevamento e, curiosità, perché Simplydoor? Il tutto è iniziato quasi per scherzo nel 1995, acquistando il mio primo bulldog in un allevamento d’Oltremanica. Jack era fantastico e sin da subito un membro effettivo della famiglia.
Le prime esperienze di "ring" a livello amatoriale sono venute con lui, ma con scarsi risultati, era un terremoto ed un “anarchico” di natura. Dopo circa un anno decisi di dargli una compagna, Anna, che rappresentò la capostipite dell’allevamento. Poi Victor, un meraviglioso maschio e con lui arrivarono anche i primi importanti risultati a livello espositivo.
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Di lì a poco cominciai a costruire il mio allevamento: Victor diventò presto uno dei maschi più belli nei circuiti internazionali, aggiudicandosi il titolo di campione italiano e internazionale, e il prestigioso National d’Elevage in Francia, che a tutt’oggi solo un altro allevamento italiano può vantare di aver vinto. Nel 2000 ho ottenuto l'affisso Simplydoor da ENCI ed FCI. La scelta del nome non è stata facile, poi la genialata di utilizzare il mio cognome per personalizzarlo il più possibile: Semplicemente Porta dunque Simplydoor.
Ho vinto tutti i titoli più importanti: giovane promessa Enci, Campionato Italiano, Campionato Internazionale, Campionato Sociale, National d’Elevage, Campionato Europeo ed il prestigiosissimo Campionato Mondiale nel 2006.
Perché scegliere un bulldog? Per rispondere a questa domanda mi piace ricordare le “dieci virtù” per cui amare un bulldog che Piero Scanziani descrisse nei primi anni ‘70: 1) perché non ha un “muso”: ha una faccia; 2) perché nel suo corpo è raccolta una forza enorme; 3) perché dietro la sua flemma vi è un carattere solido e un’intelligenza acuta; 4)perché, per spaventare i malviventi, non ha bisogno di addestramento: gli basta guardarli per vederli scappare; 5) perché è un’animale tranquillo che abbaia raramente e ha bisogno di poco moto; 6) perché è cortese con tutti i familiari, ma si sceglie un solo padrone e non lo lascia mai; 7) perché non occorre tagliargli la coda, mutilargli le orecchie, accorciargli il pelo: è bello così com’è; 8) perché è un cane raro e non è da tutti: perciò un “bulldogger” diventa subito amico di un altro “bulldogger” 9) perché è un cane caro, più caro di qualsiasi altro e così fin dall’acquisto ci si rende conto di quanto vale; 10) perché una decina di altre razze derivano dal bulldog e ne imitano questo o quel carattere, mentre il bulldog deriva solo da se stesso.
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www.simplydoor.it
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BergamoUp Il corniciaio
Cornici
di Roberto Longhi
D’Autore
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Cornici realizzate rigorosamente a mano, restauri e recuperi oltre a fedeli riproduzioni di modelli antichi: queste le nostre realizzazioni, del tutto esclusive e create sempre nel rispetto dello stile dell'epoca e secondo la filosofia della conservazione, con l'utilizzo di tecniche secolari. Non solo: dedichiamo attenzione anche al Seicento lombardo, ai paesaggi romanici ottocenteschi e alle opere contemporanee, anche di mobili e dipinti. Frutto della nostra pluriennale esperienza inoltre sono le nostre cornici moderne, che nascono dalla rivisitazione di diversi stili ed epoche e che diventano veri e propri supporti d'arredo. Tutte le nostre cornici sono realizzabili su misura a richiesta del cliente. RobertoLonghihaimparatol’artedell’intaglio,delrestauroedelladecorazione dellegnonellabottegadelpadreGianluigi,apertanel1976.Dal1992èiltitolare dellaboratorioIlCorniciaio:conLonghicollaboranoalcuniartigianieartisti selezionatiperlacreazionedeisuoimanufatti. IlCorniciaiodiRobertoLonghiCaprinoBergamasco(BG)Viadell’Olmo,5 Telefax035782359-Cell.3293152824 www.ilcorniciaiolr.it - info@ilcorniciaiolr.it
LO M B A R D I A ARTIGIANA
LO M B A R D I A ARTIGIANA
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L’inferno
Dante
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di Ettore Maffi Photo: Alessandro Villa - Istituto d’Arte A. Fantoni
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Università degli Studi di Bergamo, l’Istituto d’Arte Andrea Fantoni di Bergamo e il Sistema Bibliotecario Urbano hanno sottoscritto una convenzione triennale per la lettura, da parte di un gruppo di universitari, di una scelta di canti della Divina Commedia di Dante Alighieri. Il progetto è coordinato dalla Preside della Facoltà di Scienze Umanistiche, prof. Claudia Villa, dal prof. Luca Bani, del Dipartimento di Lingue, letterature e culture comparate, dal Presidente notaio Antonio Parimbelli e dai proff. Rita Belotti e Alessandro Villa dell’Istituto d’Arte e dalla Commissione culturale della Biblioteca Gavazzeni. La Biblioteca Gavazzeni - che dal 2006 propone con cadenza mensile ai propri utenti il poema dantesco commentato dalla prof. Beatrice Gelmi - si è fatta promotrice di questa proposta che prevedeva il coinvolgimento di altre agenzie culturali cittadine, in primis l’Università. La prof. Villa e il prof. Bani si sono subito resi disponibili per coinvolgere i propri studenti in questa iniziativa a dimostrazione dell’attenzione che l’Ateneo da sempre rivolge al sommo poeta, sottolineato dal riscontro entusiasta degli studenti.
Canto 23 Anna magnati
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Canto 1 Alessandro Conti
Canto 26 Chaterine Cheyenne
Canto 1 Silvia Dusatti
Canto 13 Brivio Jessica
Canto 3 Ginevra Stefanelli
Canto 20 Federico Maffioletti
Anche l’Istituto d’Arte Andrea Fantoni ha fatto proprio il progetto ed ha inserito nelle proprie attività curricolari l’illustrazione dell’Inferno, elaborata dagli studenti durante le esercitazioni delle discipline artistiche e grafiche; il risultato di questo lavoro sarà oggetto di una pubblicazione che sarà edita per l’occasione e distribuita durante la manifestazione del 30 aprile 2011 in Sant’Agostino. Inoltre, durante la lettura, un gruppo di studenti eseguirà una performance dal vivo proponendo ulteriori disegni ispirati al poema.
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Canto 34 Epis Emanuele
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BergamoUp “Rossocorsa” affianca alla vendita di splendide Ferrari e Macerati una serie di iniziative che evidenziano un modo di essere assolutamente speciale
Qualita’, prestigio e competenza al servizio della grande passione per le automobili
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ossocorsa” è un nome che già da solo evoca sensazioni e passioni molto forti e lascia capire che non siamo certo di fronte a quella che, in maniera del tutto riduttiva, potremmo definire una società che si occupa della vendita e dell’assistenza delle automobili. In effetti solo addentrandoci nel fascino e nel prestigio delle vetture in questione, possiamo comprendere immediatamente che ci troviamo davanti a qualcosa di assolutamente speciale. Una considerazione che traspare in modo ancora più evidente quando si scopre che le marche che segue “Rossocorsa” sono nientemeno che Ferrari e Maserati (basta il nome!), due autentici miti per chi ama i motori. E’ questa l’affascinante base dalla quale prende il via l’attività tutta da scoprire della società che sta portando avanti il suo intenso cammino dall’ormai lontano 1994. Un tragitto che ha saputo aprirsi in diverse direzioni, affiancando all’iniziale raggio d’azione di Milano una presenza sempre più importante e qualificata anche a Brescia. Attualmente “Rossocorsa” presenta, accanto alla sede centrale di via
Missaglia e allo splendido show room di viale di Porta Vercellina, sempre a Milano, i nuovi, eleganti locali di via Caselle 35 a San Zeno, che hanno preso il posto dell’iniziale sede bresciana che era stata collocata in via Triumplina in città, ma che era ormai divenuta troppo stretta rispetto all’intenso raggio d’azione che la “Rossocorsa” porta avanti anche nella nostra provincia. Un modo d’agire che si distingue rispetto a tutti gli operatori del settore e rappresenta l’illustre biglietto da visita della società guidata dal presidente Giorgio Schön, dal vicepresidente Piero Mocarelli e dall’amministratore delegato Pier Luigi Gai. Un’attività che ha come principale punto di riferimento la vendita di vetture che da sempre evocano i sogni di tutti gli automobilisti come Ferrari e Maserati, ma che, sia a Milano che a Brescia, affianca a tutto questo una serie di iniziative e di proposte che raccontano nel più eloquente dei modi una grande passione per l’incantevole rombo dei motori e per la velocità. In effetti, avvicinandoci al mondo di “Rossocorsa”, possiamo ammirare l’apposita officina che a Milano viene riservata al restauro, all’assistenza e alla certificazione, oltre che alla vendita, delle automobili d’epoca (sempre Ferrari e Maserati, naturalmente), che vengono affidate ad un vero e proprio pool di esperti, professionisti che si dedicano esclusivamente a questo tipo di lavoro. Nello stesso tempo, sempre mantenendo fermi gli elevati parametri di qualità e prestigio che caratterizzano tutta l’at-
tività della società milanese-bresciana, gli appassionati che si rivolgono a “Rossocorsa” possono contare anche sull’ulteriore settore della vendita di macchine usate. Una rete di vendita ufficiale, che ha il fondamentale obiettivo di certificare e di garantire l’usato Ferrari e Macerati. In questa direzione “Rossocorsa” presenta con motivato orgoglio due specifici programmi, Ferrari Approved” e “Maserati Certified Pre-Owned”, che sottopongono le vetture ad un severissimo controllo (fino a centonovanta test) destinato a vagliare la meccanica, gli impianti elettrici, la carrozzeria e gli interni, fino a comprendere la verifica che siano state effettuate le manutenzioni regolari previste e che sia certificata l’originalità di ogni componente. Un check up completo, di elevato livello e minuzioso che viene ulteriormente impreziosito dallo staff commerciale di “Rossocorsa”, che nelle sedi di Milano e di Brescia è a disposizione della clientela per mostrare la migliore selezione di vetture usate Ferrari, Maserati e dei più prestigiosi marchi automobilistici. A tutto questo, oltre alla possibilità di attingere tutte le informazioni desiderate sul vero e proprio mondo dell’usato “Rossocorsa” visitando il sito www.rossocorsa.it, bisogna aggiungere un insieme di servizi che fanno letteralmente la differenza e rappresentano una fondamentale garanzia per la clientela. In questo elenco possiamo inserire l’accurata valutazione dell’usato, la gestione personalizzata delle vetture in conto vendita,
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gli esclusivi servizi assicurativi e i piani di finanziamento personalizzati. Il tutto per un’organizzazione ed una struttura che rendono l’usato firmato “Rossocorsa” una vettura assolutamente speciale. Un insieme di attività e di illustri peculiarità, per non parlare delle innumerevoli altre attività quotidiane legate a questa autentica passione per automobili di gran classe come Ferrari e Macerati, che non completa però il modo di essere di “Rossocorsa”. In effetti, quasi a seguire una naturale vocazione legata strettamente al suo stesso nome, la società guidata a tre mani da Schön, Mocarelli e Gai (senza dimenticare, naturalmente, uno staff di collaboratori e professionisti particolarmente qualificato) presenta con motivato orgoglio altre due caratteristiche che le consentono di distinguersi in maniera eloquente. Da una parte, infatti, c’è un apposito team che partecipa al Campionato monomarca Ferrari Challenge, una competizione, organizzata appositamente dalla Ferrari, di assoluto prestigio a caratura nazionale, anche se alcune prove vengono disputate all’estero. Anche in questa stagione, che è iniziata nel fine settimana tra il 9 ed il 10 aprile a Monza, la “Rossocorsa” è presente con le sue vetture e punta a confermare la competitività dei suoi equipaggi. Un intento che verrà perseguito ancora una volta con un dosato mix di passione e competenza sino all’inizio del prossimo autunno, quando il Ferrari Challenge 2011 emetterà i suoi attesi verdetti finali. Sempre dal feeling molto stretto con la corsa, la velocità e la pista ha preso poi origine un’altra iniziativa che è diventata sempre di più una prerogativa illustre e dall’indubbio significato di “Rossocorsa”. In effetti le aziende che lo desiderano possono rivolgersi a “Rossocorsa” ed organizzare una giornata in pista che avrà ovviamente il suo clou nella prova delle fiammanti Ferrari, che possono così diventare, oltre che un momento aggregativo per la ditta in questione, un ottimo elemento promozionale e pubblicitario per la clientela e per gli addetti ai lavori. Un modo, diretto e coinvolgente,
di incontrarsi personalmente con l’irresistibile mondo delle corse e con le suggestioni senza età che un mito eccezionale come la Ferrari riesce a trasmettere anche nella persona apparentemente più fredda e distaccata. Ci sarebbero ancora molte cose da raccontare e aneddoti da svelare, ma, visto anche lo spazio a nostra disposizione, possiamo proprio affermare che questo è il modo di agire di “Rossocorsa”, una maniera di operare che sta ricevendo grandi consensi a Milano e sta conquistando un raggio d’azione sempre più ampio ed importante anche in provincia di Brescia. Un feeling che è scattato al primo impatto, tanto da rendere qualche anno fa troppo stretta la storica sede di via Triumplina. Proprio per questo i nuovi, confortevoli locali di S: Zeno (alle porte della città, comunque) hanno potuto rendere ancora più stretto ed intenso questo legame, che vuole trasmettere sempre di più la passione per la qualità, il prestigio e l’eleganza di automobili che, in realtà, sono autentici gioielli senza tempo e, come tali, vengono trattati quotidianamente dalla grande professionalità e competenza della “Rossocorsa”. Vi preannunciamo in anteprima che nei giorni 6 e 7 maggio Rossocorsa presenterà la nuova ed ultima nata del Cavallino Rampante: Ferrari FF, una vettura rivoluzionaria nell’intero panorama automobilistico e una novità assoluta per il mondo Ferrari.
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speciale
Mondo incognita Un fumetto fatto con personaggi che vivono in un guscio al di fuori del nostro mondo e che lo vedono guadandolo attraverso un buco.
di Rach. Finazzi
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Rach. finazzi e-mail: finazzidea@gmail.com
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speciale
Riparazioni storiche
Corsi e ricorsi di un sapere sempre in discussione di Guido Bosticco
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i sono casi in cui tocca dare torto ai grandi maestri. E se Cicerone disse: «La storia è maestra di vita», questo è uno di quei casi. Per diversi motivi. Un motivo fenomenologico: a giudicare da come la storia dell'umanità procede per guerre, genocidi, ingiustizie, soprusi, grandi catastrofi economiche, sogni infranti, illusioni, menzogne... a giudicare da tutto ciò non si direbbe che l'uomo abbia imparato un gran che dal suo passato. Anzi, visto ad una prima occhiata, sembra che ami ripetere i suoi stessi errori e quelli dei suoi antenati. Poi c'è un motivo sociologico: sembra che l'uomo sia destinato ad affannarsi per migliorare situazioni ritenute pessime, ma che a loro volta sono frutto di azioni precedenti che avevano lo scopo di migliorare altre situazioni pessime già esistenti. E le nuove situazioni create saranno a loro volta oggetto di miglioramenti per i posteri e così via.
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A giudicare da come la storia dell'umanità procede per guerre, ingiustizie, illusioni e menzogne non si direbbe che l'uomo abbia imparato un gran che dal suo passato.
Per esempio, la rivoluzione di Russia voleva migliorare una situazione ritenuta inaccettabile. Successivamente, i movimenti che hanno portato alla caduta del comunismo volevano migliorare la situazione creatasi dopo la rivoluzione. Ora in Russia c'è un capitalismo sregolato e socialmente deleterio a cui qualcuno vorrà mettere mano. Si capisce, per migliorare la condizione di tutti. Così la storia o sembra un grande cammino migliorativo o un continuo riparare agli errori del passato. In ogni caso, non sembra una maestra di vita.
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C'è un motivo psicologico. La storia, infatti, viene spesso piegata alla biografia di chi la scrive e la racconta, a seconda del contesto in cui si trova. Per esempio quale storico potrebbe serenamente studiare e magari riabilitare la monarchia italiana, dato che viviamo in una democrazia così giovane, forse ancora incapace di affrontare liberamente il proprio passato recente? Siamo alle celebrazioni del 150esimo anniversario dell'unità d'Italia e nessuno (o quasi), almeno pubblicamente, ha il coraggio di elogiare i Savoia per i loro meriti in quella situazione. Senza di loro non ci sarebbe l'Italia di oggi. Ma sembra un tabù indicibile. Eppure in scienza i tabù non dovrebbero esistere. E per chiudere il nostro elenco di motivi per cui la storia non può essere maestra di vita, c'è un motivo epistemologico: la storia è sempre scritta per spiegare qualcosa a qualcuno. Quindi essa si configura secondo criteri e categorie di pensiero che tutti possano capire. Significa che gli eventi devono essere trasformati in un “racconto” che dia senso alla complessità e alla casualità delle cose. Ed anche questa trasformazione è opera delle mani dello storico, dei suoi studi, della sua sensibilità, della sua psicologia. Semmai verrebbe quasi da dire che, con buona pace di Cicerone, è la vita la vera maestra della storia. n
Così la storia o sembra un grande cammino migliorativo o un continuo riparare agli errori del passato.
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C'è anche un motivo antropologico. Partiamo, per comprenderlo, da una domanda: quanto di noi c'è nello scrivere la storia? Quanto lo storico “contamina” la scena nel descriverla, raccontarla, interpretarla? È come se uno di quegli investigatori della polizia scientifica toccasse con le mani nude l'arma del delitto per poi scoprire, dopo le analisi chimiche, che ci sono le sue impronte sopra. Ecco, la storiografia (cioè la scienza che si occupa di raccontare la storia) è inevitabilmente fatta a mani nude. Impossibile farla con i guanti di lattice, senza entrare nel vivo degli avvenimenti passati interpretandoli, modificandone la percezione.
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speciale
Antonio Agosta Quando la Storia si fa romanzo
di Maryline JM-W Photo Niccolò Gritti
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S
abato 19 marzo, a due passi dalla statua di Garibaldi e dai busti di Francesco Cucchi e Francesco Nullo, nella Galleria del libro di via XX settembre, si è tenuta la presentazione del libro Io e i Mille di Antonio Agosta, ed. Albatros.
“L’originale intrecciarsi di Storia e fantasia conferisce un grande valore storico-divulgativo al romanzo.”
“La curiosità non è solo femmina; ho scritto questo libro per scoprire come hanno fatto questi 1000 a vincere nella loro impresa “impossibile” contro i Borboni.”
Affabile e garibaldino nell’animo, Antonio ha accolto il pubblico per autografi e chiacchiere ancor prima che iniziasse la presentazione del libro con Paolo Aresi. Il nostro giornalista cittadino ha evidenziato il merito di questo libro che ridà dignità alla Sicilia e ai Garibaldini, e ricorda quanto i Bergamaschi hanno contribuito all’Unità d’Italia.
Paolo Aresi
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“La storiografia ufficiale vive solo di tagli, mentre questo libro cerca di mettere in luce anche i lati oscuri di questa Un lettore vicenda.” Per scoprire le quinte di quest’incontro, inquadrate questo QR
bibliotecaria
“La fantasia è meravigliosa: chiudo gli occhi ed eccomi calato nella parte dello scrittore, e anche dello storico. È proprio vero: i sogni Antonio Agosta non hanno ritegno!”
Grazie a questo misto di analisi oggettiva dei fatti realmente avvenuti e di fantasia, questo romanzo offre una chiave di lettura su un momento importante della storia d’Italia troppe volte mitizzato e troppe altre demitizzato. Infatti, Antonio Agosta non nasconde i suoi intenti: capire “quanto del sogno di questi giovani si sia realizzato davvero”, e il congedarsi con un omaggio a Cesare Mori, il “Prefetto di ferro”, è dei più eloquenti.
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Dopo aver allietato la numerosa platea - tra cui il Vicesindaco Ceci - con la sua spontaneità e alcuni degli aneddoti raccolti nel suo libro, Antonio ha passato la parola al pubblico e un lettore l’ha ringraziato per avere colmato le sue lacune scolastiche:
E per saperne di più del libro, gustatevi questa recensione di Laura Ciccarelli: Con tono fresco, alternando spunti storiografici sull’impresa garibaldina con aneddoti che rendono i luoghi più famigliari e con momenti di emozione quando ricorda le sue origini modeste, l’autore racconta l’eroismo della gente che si arruola per una nobile causa, e non solo, ma cita anche fatti meno conosciuti, che intervennero per la riuscita dell’impresa. Antonio, il nostro scrittore che immagina di arruolarsi insieme ai duecento bergamaschi, narra in prima persona le battaglie, le cronache che scandirono le vicende dell’impresa dei Mille. Parte in camicia rossa, quella stessa che viene confezionata insieme alle duecento da una ditta di Gandino; si arruola a Bergamo nel fabbricato annesso all’ex Chiesa della Maddalena e da Quarto parte il 6 maggio dell’anno 1860 per rientrare nel novembre dello stesso anno, poco dopo il referendum per l’annessione delle Due Sicilie.
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speciale Nonostante la determinazione e l'impegno, non è facile trovare un lavoro redditizio e sicuro, dovranno passare ancora molti anni di fatica prima della famosa e tanta agognata fortuna.
“Relatività L’ottimista vede chiaro, Il pessimista vede scuro, il realista quando vede scuro accende la luce.” Dopo diversi tentativi le cose iniziano a girare per il verso giusto, con i soldi guadagnati l'intraprendente siciliano apre diverse attività, ritira un lavasecco a Como e un maglificio nel cremonese. Nel frattempo arriva il vero amore, Luisa, che dopo qualche anno diventerà sua moglie. Inizia un nuovo lavoro: rappresentate di scale e trabattelli per una ditta di Bergamo. E lì, colpo di genio: Antonio inventa un trabattello per interni multifunzionale che, una volta brevettato, lo porta al successo.
“Il mio mezzo chilometro giallo.” Dal trabatello al romanzo
di Elisabetta Moretti
E' piena di passioni e ricca di sentimenti la storia che mi racconta Antonio Agosta, famoso imprenditore siculo-orobico che nel corso della sua vita ha passato momenti felici e giorni difficili, un racconto che parla di tenacia, impegno e determinazione per raggiungere un sogno diventato poi realtà.
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"Sin da bambino avevo un grande sogno nel cassetto: diventare un imprenditore del nord." Nato a Palermo il 9 maggio del 1937, Antonio si trasferisce giovanissimo a Bergamo in cerca di fortuna, qui inizia a fare il venditore ambulante di coperte. Gli anni '50, sono gli anni dello sviluppo economico e sociale. Gli affari di Antonio vanno bene, si compra la prima macchina e vive un periodo meraviglioso, trascorso sì lavorando ma anche divertendosi, in balera con gli amici e soprattutto con le ragazze, una sua grande passione.
Con la moglie Luisa crea la Svelt: compra un piccolo ufficio e inizia a vendere i trabattelli porta a porta. I guadagni aumentano in breve tempo, l'ufficio diventa un capannone sempre più esteso e la Svelt una ditta internazionale. Oggi l'azienda è mandata avanti con passione dai figli Davide ed Eros. E all'età di settant'anni da un uomo realizzato e felice - grazie ad una famiglia affettuosa con figli, nuore e le tanto amate nipotine - Antonio si lancia in una nuova impresa: la scrittura. n
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speciale
Risorgimento I Bergamaschi protagonisti nella battaglia per l'Unità
di Giuseppe Dossi
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uest'anno si celebrano i festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia, compleanno lungo dodici mesi che attraverserà l'intera Penisola. Ma l'anniversario, più che un'occasione di celebrazione, avrebbe dovuto essere un momento di riflessione su come abbiamo trascorso tutti questi anni (dal regime oligarchico di notabili liberali alla dittatura fascista, dalla Resistenza alla Repubblica). Si sta dibattendo invece sul Risorgimento e cosa emerge? Che il Risorgimento è stato un processo complesso e contraddittorio e soprattutto alimentato da sistemi di valori forse lontani dalla sensibilità di oggi. Una cosa è però certa e l'ha detta lo storico Alberto Mario Banti: “La conclusione del processo risorgimentale, la costruzione di uno Stato unitario, avviene sotto il segno di Cavour e della monarchia sabauda. Ciò non significa che questi siano gli unici agenti del processo: senza il determinante contributo del volontariato democratico e di opinioni pubbliche variamente nazional-patriottiche, nel 1859-1860 non ci sarebbe stato che un piccolo ampliamento territoriale del Regno di Sardegna, che avrebbe inglobato la Lombardia: e basta”.
Cavour confidò al suo diario: “Garibaldi ha reso all'Italia il più grande servigio che un uomo possa renderle. Ha dato agli Italiani fiducia in loro stessi; ha dimostrato all'Europa che gli Italiani sapevano battersi e morire sul campo di battaglia per conquistare una patria”.
Ebbene, di questo “volontariato democratico” che ha fatto l'Italia, la città di Bergamo è stata in prima fila mandando 180 suoi concittadini nella leggendaria spedizione dei Mille per la liberazione del Mezzogiorno. Ecco perché l'allora capo dello Stato, Giovanni Gronchi, assegnava nel 1960 alla nostra città - unica in Italia - la gloriosa denominazione “Città dei Mille” che porterà per sempre. Un riconoscimento quasi dovuto, dunque, se si pensa che era stato per primo Garibaldi a chiamarla “Città dei Mille” e ad esaltare i Bergamaschi come “i più probi figli della gioventù lombarda”.
In una sua lettera Giuseppe Garibaldi scrisse: “Bergamo è la città italiana che con più figli ha gettato più terra sulla bilancia liberatrice”.
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39% operai e artigiani impiegati nelle piccole e grandi manifatture e officine prevalentemente della città. Il 18% erano intellettuali, artisti e impiegati e il 16% studenti; il 5% erano soldati di carriera e per il 12% non è stato possibile definire la posizione sociale. Completamente assenti, invece, sono stati i contadini - come del resto in tutte le altre battaglie dell'Unità - la classe più numerosa e più misera, tenuta nella più completa ignoranza. Ad animare quelle piccole frange di popolo per un'impresa che i governi di mezza Europa definivano pazzesca, vi erano proprio i motivi ideali come l'Unità o la lotta contro lo Stato della Chiesa, i Borboni, gli austriaci, ecc., mentre per i protagonisti più abbienti (che erano la minoranza) i motivi erano anche economici: abolire con l'unità le barriere doganali tra uno Stato e l'altro della Penisola significava per loro favorire gli scambi commerciali e culturali e quindi lo sviluppo e il progresso della nuova Italia. 057
Ma chi erano quei volontari che seguirono il Generale dalla camicia rossa mettendo a rischio la propria vita ed i propri beni per un ideale - ancora oggi poco sentito da gran parte dei nostri concittadini - come l'Unità d'Italia? Ha detto il sindaco di Bergamo del 1960, Costantino Simoncini: “Mi è accaduto di sentire affermare che il volontarismo garibaldino non fu fenomeno popolare, perché esso fu prevalentemente opera della piccola e media borghesia italiana esercitante una professione o un'industria. Questo è, stando ai dati relativi alla Bergamasca, solo parzialmente vero. I possidenti, la borghesia industriale, gli intellettuali professionisti, compresi tra questi molti piccoli impiegati, diedero in tutto solo 50 dei 180 nostri volontari: gli operai, gli artigiani, un certo numero dei quali analfabeti, ne diedero invece 72”. La statistica è del resto confermata da una ricerca effettuata dal Museo storico cittadino: solo il 10% dei garibaldini bergamaschi erano possidenti agrari o industriali e il
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Alba Coralli, una donna per l’Unità d’Italia Il ruolo delle donne nel Risorgimento italiano, come si legge nel nuovo saggio di Aldo Cazzullo “Viva l'Italia!”, fu fondamentale nel costruire l'identità nazionale attraverso l'educazione, il cambiamento dei sentimenti e dei costumi, l'azione sotterranea di ogni giorno. Lo Stato e la società nati dal Risorgimento, purtroppo, non seppero capire il cambiamento delle Italiane. La storia restituisce soprattutto i nomi delle aristocratiche, ma furono migliaia le borghesi e le popolane mandate sotto processo, talvolta in carcere e anche sul patibolo. Alcune furono al fianco dei loro uomini e dei loro figli. Altre stilarono proclami, raccolsero fondi, portarono messaggi nascosti sotto le vesti, e presero le armi.
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Basta leggere le tredici biografie descritte da Antonio Spinosa nel 1994 nel saggio “Italiane, il lato segreto del Risorgimento” per rendersene conto. In quell'elenco c'è l'eroina bergamasca Clara Maffei, ma non Alba Coralli, nobildonna pavese andata sposa in seconde nozze a Gabriele Camozzi, il capo della rivoluzione popolare scoppiata in Bergamo nel 1848 contro gli austriaci al grido di “Viva Mazzini e Garibaldi”: una figura femminile forte, dai tratti caratteriali decisi, dai sentimenti intensi, dall'agire pronto, come ha sottolineato il compianto direttore del Museo storico cittadino che ha visionato le oltre mille lettere scritte e ricevute da Alba Coralli. Il suo tratto principale distintivo, quello che informa la sua lotta, è la passionalità (rimarrà sempre fedele alle idee rivoluzionarie di Mazzini, mentre il marito si lascerà attrarre da Cavour e ciò sarà sempre motivo di numerosi contrasti). Alba, infatti, vive seguendo sempre le proprie inclinazioni, impostando tutta l'esistenza intorno a quattro attività: la politica, i figli, l'educazione dei giovani e delle donne in particolare, la cura degli interessi familiari. Democratica convinta, critica il governo unitario perché non prosegue deciso sulla strada della liberazione di Roma e del Veneto, auspica una sorta di guerra civile per “purgare il paese da gente inetta, codarda, vile”, ospita gli esuli politici lombardi privi di possibilità economiche nella villa dello Zerbino a Genova. In quella casa, alla presenza di numerosi patrioti ricercati dalla polizia austriaca, la notte di capodanno del 31 dicembre 1858 fu suonato per la prima volta quello che diventerà l'Inno d’Italia. È lei stessa a raccontarlo in una lettera: “Ad un certo punto qualcuno tolse dalla tasca un foglietto dicendo: questo è “Il canto degli italiani” (le parole sono di Gofferdo Mameli, la musica di Michele Novaro), cantiamolo. E così avvenne. Uno di noi si mise al pianoforte e pieni di ardore lo cantammo dedicandolo a Giuseppe Garibaldi”. n
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Mario Dondero
Tra scatti di Storia e storie Testo e Photo di Maryline JM-W
“ [Oggi] si assiste alla produzione di foto anche eccellenti dal punto di vista tecnico, ma prive del senso della verità. […] A volte, se sei bravo e se vuoi essere esteticamente seducente, rischi di raccontare la superficie e perdere la sostanza della realtà.” Mario Dondero
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eggenda vivente del fotogiornalismo e poeta del reportage, a più di ottant’anni, Mario Dondero, con la sua eterna borsa a tracolla e il suo sorriso da ragazzo impertinente, non smette di girare il mondo. Famoso per il celebre scatto che per primo ritrae il crollo del Muro di Berlino, per lo scoop in omaggio al suo maestro Robert Capa (è riuscito a scoprire il nome de “Il miliziano morente”) e tanti altri lavori quali i suoi reportages dall’Afghanistan realizzati in collaborazione con Emergency. Ha fotografato i più grandi (Samuel Beckett, Fidel Castro, Francis Bacon, Herbert Marcuse, Pier Paolo Pasolini, George Best) e gli umili (fornai iracheni, contadini, tunisini, pescatori portoghesi, sentinelle turche e operai francesi in sciopero) con lo stesso interesse umano. Così questo mese gli ho chiesto di raccontarci un brano della nostra Storia con uno scatto. 061
Per i più curiosi, ecco due momenti di vita con Mario:
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“Felice Marino, nonno piemontese amichevole che vive con dignità la sua alta vecchiaia, nonché partigiano Felix della brigata Bebbo che combatté nelle Langhe; la stessa brigata in cui militò Beppe Fenoglio che, sulla sua esperienza di guerra, scrisse Il partigiano Johnny.”
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Mario Dondero
Tra scatti di Storia e storie
Considerato uno dei più importanti romanzi della Resistenza, questo libro ha una delle storie editoriali più complesse e controverse del Novecento italiano. Ricordiamo che Beppe Fenoglio non riuscì a pubblicarlo in vita, lo stesso titolo non è autografo, bensì scelto dai curatori della prima edizione Einaudi (1968). Appena uscito, la filologa Maria Corti denunciò questa versione che mescolava (come lo dimostrerà) arbitrariamente due stesure diverse nello stile e ambedue incomplete. Infatti, mentre la prima era divisa in capitoli (ma non iniziava dal primo, bensì dal "decimosesto") ed era scritta in quello che i critici soprannomineranno “fenglese” una curiosa mescolanza d’italiano e inglese, con numerosi neologismi e anglismi -, la seconda stesura era invece divisa in blocchi più vasti e presentava un numero minore di neologismi e termini inglesi. Inoltre, se entrambe le stesure s’interrompono allo stesso punto della storia, solo la prima lascia intendere la morte del personaggio; nella seconda stesura si ha piuttosto l'impressione di trovarsi di fronte alla conclusione narrativa. Anche la riedizione curata da Dante Isella nel 1994 (ancora per Einaudi, con in appendice un importante saggio critico sulla lingua di Fenoglio) riprende sostanzialmente la versione del 1968. Nel 2003 questa versione è stata poi ristampata per una collana di classici del Novecento allegati al quotidiano La Repubblica: una prova ulteriore dell'interesse mai sopito del pubblico per questo romanzo. I curatori dell'edizione Einaudi si erano basati soprattutto sulla seconda stesura, ricorrendo alla prima per i capitoli iniziali. L'idea (difesa, in sede critica, da Eugenio Corsini) era che Beppe Fenoglio verso la fine degli anni cinquanta stesse lavorando a un grande romanzo “quasi” autobiografico sulla Resistenza, l'ideale continuazione di Primavera di bellezza, in cui avrebbe inserito temi presenti già in altri suoi romanzi e racconti. Per Mario Corti, al contrario, Il partigiano Johnny era da considerare come la prima, e non l'ultima, opera di Fenoglio, scritta probabilmente verso la fine degli anni quaranta.
La polemica coinvolse filologi e critici, e sembrò volgere a favore di Maria Corti, che nel 1978 pubblicò un'edizione critica delle opere di Fenoglio in cui le due stesure del romanzo erano riportate integralmente (accanto a un altro testo, tutto in inglese, battezzato dall’autrice Ur-Partigiano Johnny). L'edizione critica non ebbe la stessa fortuna commerciale dell'edizione pubblicata da Einaudi, sicché la versione più conosciuta e letta del Partigiano Johnny resta a tutt'oggi quella del 1968 che s’ispirava maggiormente alla seconda stesura; per certi versi è un peccato: nella prima Fenoglio si prende libertà linguistiche e narrative che nella seconda vengono bruscamente limitate. Da segnalare che nella trasposizione cinematografica del romanzo il regista Guido Chiesa si rifà esplicitamente alla prima stesura. n
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Il partigiano Johnny : una vicenda editoriale poco banale
Rientrato in divisa nella natia Alba (CN) dopo l'8 settembre, l'universitario Johnny va nelle Langhe e si unisce prima a una banda di comunisti, poi a una formazione di monarchici. Disilluso da entrambi, si ritrova a passare da solo il duro inverno del '44, ma scopre la vera ragione d'essere partigiano, rimanendo se stesso.
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Resistenza bergamasca
Per essere degni della libertà di Maryline JM-W
L’
archivio dell’Isrec di Bergamo (la cui fruizione è aperta a tutta la cittadinanza) racchiude tesori fotografici, documenti d’epoca e preziose testimonianze relative a quel periodo, come lo attestano questi documenti:
Bergamo occupata: “Fino dal settembre del 1943 le forze d'occupazione tedesche e quelle fasciste della Repubblica Sociale Italiana lasciano intendere senza mezzi termini di volersi considerare i padroni non solo della città e del territorio ma anche della sorte della popolazione civile che vi risiede. Segno evidente di questa situazione, oltre ai sempre più numerosi cartelli in lingua, ai frequenti posti di blocco, sono i molti uffici requisiti a scopo militare in tutta la città ed adibiti ad uffici dei comandi ed a sedi per le diverse unità impegnate nella repressione. Bergamo si presenta così come una città occupata militarmente.” 7,8% 16%
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76,2%
Chi sono i partigiani? “Una ricerca condotta dall'Istituto bergamasco per la storia del movimento di liberazione permette di ricostruire un ritratto preciso dell'uomo partigiano sulla base dell'area geografica di provenienza (il 72,2% dei partigiani proviene direttamente dalle zone operative e di stanziamento delle singole formazioni. Emerge così il carattere spiccatamente autoctono di tutte le brigate); dell' età (l'età media dei partigiani – tenendo come anno di riferimento il 1944 – è di circa 26 anni); del livello di scolarità (la stragrande maggioranza dei partigiani è di estrazione popolare, il 70% di essi ha frequentato solo le scuole elementari); della professione (anche qui si conferma l'estrazione popolare degli uomini della resistenza; il dato complessivo – tra operai, contadini e partigiani – raggiunge il 71,2%)”.
Provenienza dei partigiani operanti nella provicia di bergamo Rilevazione su 3017 partigiani 76,2% delle zone delle operazioni 16% Da altre zone della provincia di bergamo 7,8% fuori provincia
L’Isrec Bg è sorto nel 1968 con la denominazione di Istituto bergamasco per la storia del movimento di liberazione. Denominazione mutata nel 1994 in Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, per evidenziare l’allargamento de suoi settori di studio e di documentazione. Le finalità dell’Istituto sono di raccogliere, conservare e valorizzare la documentazione sull’antifascismo e la Resistenza bergamasca nel più ampio quadro della storia contemporanea. Riguardo all’attività di ricerca, che naturalmente a lungo ha avuto come tema privilegiato la Resistenza bergamasca, va sottolineato che l’Isrec ha lavorato non solo sulle fonti tradizionali – i documenti cartacei conservati nei fondi archivistici – ma anche sulle fonti orali e sui documenti iconici (fotografie, cartoline, manifesti) accogliendo le nuove suggestioni del dibattito storiografico e sviluppando una particolare sensibilità e competenza proprio nel “trattamento critico” di queste particolari fonti.
Azioni dei partigiani “Alle ore 8 del 25/11/44 due automezzi con circa 60 fascisti del comando di Resmini attaccavano di sorpresa il paese di Cornalba […]. Il capitano Ratti, il tenente Peter e il tenente Cortinovis cercavano di raggiungere la formazione, ma nessuno scampava alla morte e quelli presi prigionieri alle sevizie. Il tenente Peter si dice abbia risposto al fuoco. In totale venivano uccisi quel mattino 7 dei patrioti con gli ufficiali sunnominati. Prima di giungere in Cornalba i fascisti fermavano la corriera sulla quale si trovavano tre patrioti che vennero malamente seviziati e uccisi. Tutti i catturati vivi vennero malamente seviziati. Contemporaneamente in Ambria veniva fatto prigioniero un altro patriota. Dopo circa due ore, incendiate due cascine e uccisi due sbandati in Cornalba, i fascisti si ritirarono. Le azioni andavano consegnate bene e poi si facevano in pochi […] e l'importante è che dovevano essere azioni fatte di sorpresa, con una certa precisione... Quindi pensare di andare a conquistare determinate località e tenerle non faceva parte degli intendimenti della nostra lotta partigiana […]. Il nostro volume di fuoco si sarebbe esaurito quanto
prima e quindi dovevano essere colpi di mano studiati bene, sfruttando molto bene la sorpresa e possibilmente senza neanche sparare... e quando cominciai a sparare cominciai a essere, direi, la sorpresa che è venuta meno, c'è la reazione e ci si va di mezzo. Con l'azione della Manina ci proponevamo di andare a pigliare i tedeschi, le armi, il materiale; a noi bastava l'azione improvvisa e poi ritirarci. Voler occupare la posizione e tenerla noi al loro posto non era nemmeno concepibile... La Manina era un punto molto importante, soprattutto come protezione della valle Camonica. I tedeschi avevano fatto tutta la fortificazione a partire dalla cantoniera della Presolana, per sbucare in val di Scalve. Dalla cantoniera la fortificazione saliva sullo Scanapà, al Colle di Verano, alla cima del Pora... ma soprattutto era sullo Scanapà che avevano concentrato i bunker. Sopra l'albergo grotta, verso i cassinelli e verso il cornetto c'eran tutte posizioni interrate e avevano fatto un vallo anticarro nei prati sotto il Grotta... Avevano fatto dei lavori anche sopra Darfo, a Mazzuno; ad Anfurro, che è una frazione di Angolo, avevano fatto anche un pezzo di strada e venivano sopra Rogno... insomma dalla cima del Pora era tutto una corona di fortificazioni per proteggere la valle […].”
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Resistenza bergamasca
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Per essere degni della libertà
La repressione nazifascista: “Nella repressione antipartigiana condotta dalle forze nazifasciste, il termine “rastrellamento” è usato per indicare l'operazione militare diretta a distruggere il movimento clandestino in una determinata zona del territorio e della provincia. L'obiettivo del rastrellamento è l'annientamento di ogni possibilità umana e materiale di sopravvivenza delle formazioni partigiane. Ma quando il nemico – vero o presunto – è in tutta la popolazione e l'ambiente della sua attività non ha confini precisi e permanenti, allora questo obiettivo diventa raggiungibile solamente distruggendo sistematicamente ogni suo possibile rifugio e colpendo con durezza tutti gli abitanti della zona dove si ritiene possa trovarsi. L'operazione repressiva di rastrellamento si riduce quindi in un'azione di rappresaglia a sorpresa contro i piccoli paesi, di solito della montagna: le case vengono bruciate, si portano via i giovani eventualmente sottratisi ai bandi di arruolamento dell'esercito di Salò; si fa giustizia sommaria con metodi spesso inumani dei partigiani catturati e di quanti sospettati di sostenere la loro lotta; si fermano
tutti i borghesi maschi – come tassativamente stabilito dagli ordini di operazione inviati dal comando delle SS di Bergamo alla O.P. “Macerata” - nell'età compresa tra i 17 e i 50 anni indifferentemente se hanno o non hanno documenti valevoli per impiegarli come manodopera al servizio dei tedeschi. Questa è la realtà feroce dei rastrellamenti. Ma se è possibile indicare e distruggere case e baite, assalire e deportare popolazioni inermi, proprio per le caratteristiche della guerra partigiana e per le condizioni ambientali dove essa si svolge, non è possibile stroncare completamente con tali azioni repressive l'attività delle formazioni. Esse, sia pure con gravi perdite che le obbligano spesso a lunghe pause nell'attività militare e a difficili spostamenti, riprendono quasi sempre dopo ogni rastrellamento l'attività con attacchi a sorpresa, sabotaggi ed, in certi casi, come al passo della Manina e Fonteno, con vere e proprie azioni tatticamente e militarmente bene organizzate che inducono fascisti e tedeschi a credere talvolta di avere di fronte forze infinitamente superiori a quelle che in realtà esistono.” n
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BergamoUp
speciale
Riccardo Callioni
Scorcio storico della città di Elisabetta Moretti cuoco che mescola insieme tanti ingredienti per ottenere un buon risultato. La protagonista femminile è invece una dea, la mia dea Beatrice, che mi accompagna durante il percorso storico e che alla fine riserva una grande sorpresa.
“B
ergamo viaggio nel tempo" è l'ultimo film/documentario girato da Riccardo Callioni, noto regista bergamasco già premiato nel 2008 all'Orobie Film Festival per "Le mura nella storia di Bergamo". Con questo nuovo progetto il regista ci racconta la storia di Bergamo dagli arbori del '900 a.c. fino ai giorni nostri.
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Ci parla del suo ultimo film? Bergamo viaggio nel tempo è un film documentario che racconta la storia della nostra città dal '900 a.c. fino a oggi. Grazie a immagini d'epoca, rievocazioni storiche e numerosi effetti speciali, la storia della nostra città viene messa in scena con tutti i suoi protagonisti: personaggi, monumenti e tanti aneddoti. Il tutto è stato fatto cercando di trasmettere emozione e pathos grazie all'uso d'immagini e musiche evocative e grazie anche all'aiuto di due speaker di fama nazionale. Chi sono i due protagonisti della storia? La fiction iniziale racconta di un regista che si chiama Leonardo Crea, che vive una storia fantastica spazio temporale. Per questo pseudonimo mi sono ispirato a Leonardo da Vinci, perché, proprio come Leonardo, un regista è un artigiano a 360 gradi. Deve conoscere sia le discipline artistiche che quelle tecnologiche. Deve intendersi di arte, di fotografia, di cinema, di narrativa, deve conoscere la recitazione, la musica e soprattutto l'arte di suscitare emozioni. Ma, a differenza di Leonardo da Vinci, il regista non è un genio, è più simile a un
Il film inizia in modo molto fantasioso, ce ne parla? Potremmo definire la prima parte come una sorta di "fiction", che continua anche durante il film e lo conclude. Si tratta di un’ispirazione che ho avuto per trasformare il documentario in un film, ne vado molto fiero perché è una cosa che nel mio piccolo ho fatto e creato da me, mentre il resto del documentario è semplicemente l'elenco cronologico dei fatti storici avvenuti a Bergamo. La fiction è servita a trasformare un freddo documentario didattico in un film-documentario.
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Il documentario racchiude quasi tre millenni di storia, com’è stato il lavoro di ricerca? Per realizzare questo documentario ho impiegato due anni. Il primo solo di ricerca, mi sono basato principalmente sull'enciclopedia Bortolo Belotti e sul libro "Storia economica e sociale di Bergamo" e ho usufruito dell'aiuto di alcuni storici per aggiornare i dati. Ho impiegato poi un altro anno per la realizzazione cinematografica. A chi si rivolge il documentario? È rivolto a tutti: al profano, allo storico, al turista, allo scolaro e, grazie alla parte della fiction iniziale, anche al più romantico. Uso un linguaggio molto semplice e diretto, per questo la visione è comprensibile anche ai più inesperti e ai più giovani, cerco di trasmettere diverse emozioni e spero così di coinvolgere un po’ tutti. Ha già in mente nuovi progetti? A breve inizierò la realizzazione del mio secondo documentario sulla storia della Grande Guerra sulle Dolomiti, per quanto riguarda Bergamo invece ho in mente un documentario sulla sua storia negli ultimi 150 anni, dal risorgimento alla rivoluzione industriale dall'evoluzione urbanistica del centro Piacentiniano fino ad oggi. Infine, realizzerò un documentario sulle Foibe pensato da una scrittrice di grande talento. Dove si può reperire il dvd? In tutte le librerie del comune di Bergamo, in molti punti vendita di Città Alta e all'aeroporto di Orio al Serio. Per concludere, un auspicio per il futuro? Come dicevo prima, realizzare un film è un pò come cucinare una Paella, Questo piatto è l'unione di un miscuglio pazzesco di ingredienti che vanno cotti separatamente calcolando i tempi per poi mescolare tutto ad arte, la stessa cosa vale per il regista che deve unire ad arte tantissimi elementi per creare un ottimo risultato. Il mio auspicio quindi è con il tempo di diventare sempre più un buon cuoco, cercando di non proporre sempre la stessa minestra, ma un piatto culturale ricco di nuove idee. n Filmografia: - Le mura nella storia di Bergamo (premio Speciale Orobie Film Festival 2008) - La fornace di Madone (documentario romanzato dell$antica fornace di mattoni di Madone) - Bonaldi motor sport Porsche - New York sightseeing (spot “pubblicitario” della “Grande Mela”) - L’inferno e il paradiso sul Lagazuoi (documentario sulla Grande Guerra sulle Dolomiti) - Bergamo - viaggio nel tempo
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BergamoUp
speciale
Cavalieri d’Italia
20°convegno
di Elisabetta Moretti Photo Sara Esposito
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li insigniti della sezione provinciale dell’Unci (Unione Nazionale Cavalieri d’Italia) domenica 13 marzo - dopo la Messa nella chiesa di San Bartolomeo, concelebrata dall’Arcivescovo Emerito di Siena Mons. Gaetano Bonicelli e fra Mario Marini e l’Uff. Don Lino Lazzari, con la corale “Quinta Voce” di Casazza - si sono ritrovati in una sala affollata dell’Hotel Excelsior San Marco per la 20° riunione annuale.
mondi, il Presidente dell’AVIS Comunale Cav. M. Rivola, il Duca di Piazza Pontida B. Agazzi, il Presidente del C. A. B. Cav. C. Morali.
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“Il cavalierato della Repubblica è un riconoscimento al merito di persone che si dedicano con impegno e dedizione alla loro attività; è una scelta di vita con cui si contribuisce alla costruzione di una società più giusta.” All’appuntamento, che si è tenuto con il patrocinio della Provincia, del Comune di Bergamo e della Camera di Commercio, sono intervenute numerose autorità: il Vice Sindaco Avv. G. Ceci, l’Arcivescovo E. di Siena Mons. G. Bonicelli, il Presidente del Consiglio Provinciale Avv. R. Magri, i Consiglieri Regionali G. Barboni e V. Bettoni, in rappresentanza dell’Accademia della Guardia di Finanza il Capo di Stato Maggiore Col. G. Casadidio, in rappresentanza dei Carabinieri 2° Nucleo Elicotteri Cap. A. Moglia, per il Comando del 3° Reggimento Sostegno Aves “Aquila” il Ten. Col. S. Torre, in rappresentanza della Guardia di Finanza il Luogotenente Uff. R. Scarcella, la Presidente delle infermiere del Comitato C. R. I. di Bergamo Cav. C. Arcuri, il Presidente dell’A.N.G.E.T. Cav. C.Vittorino, il Presidente provinciale dei Bersaglieri Cav. G. Passera, il Presidente dei carristi Cav. F. Pezzotta, il Presidente del CAI P. Valoti, il Vice Presidente Nazionale della federazione Maestri del Lavoro Cav. Dr. L. Matarazzo con il Vice Console Regionale Comm. R. Lena, il Console Provinciale dei MdL B. Chiesa con il Vice Console Cav. V. Rai-
Erano poi presenti il Presidente Nazionale Gr. Uff. E. Radici, la Responsabile Nazionale delle donne Uff. Tina Mazza Annoni da poco rieletta, il Console UNCI della Regione Lombardia e Presidente della delegaz. Prov. di Lodi Comm. S. Gori, il Presidente Provinciale di Venezia Cav. di Gr. Croce R. Scarpa, il Vice Presidente Provinciale di Parma Uff. Ugo Romani, Il Presidente della commissione Distinzione Onore e Merito UNCI Comm R. Degli Augelli di Venezia, il Presidente della Delegazione di Como Cav. L. Cabano, la Delegata Mandamentale Giudicarie Cav. A. Zambotti, il Delegato Mandamentale Valli Ladine Uff. G. Debertol, il Segretario della Sezione Provinciale di Milano Cav. L. Tabini, l’incaricato della Sezione di Rimini Cav. di Gr. Croce U. Zio, l’incaricato della Sezione di Reggio Emilia Cav. C. Bassi e il Consigliere Nazionale Uff. E. Doria di Venezia.
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La riunione si è aperta con l’inno d’Italia cantato dal tenore Comm. G. Capurro e da tutti i presenti in sala, è seguita la relazione del vice presidente nazionale e presidente provinciale Gr. Uff. Marcello Annoni il quale - prima di proporre all’attenzione di tutti i presenti una relazione sui programmi, le iniziative e le attività realizzate dall’Associazione nel corso di un anno - ha letto i telegrammi del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano e del Presidente del Senato Renato Schifani, e ringraziato Persone, Enti ed Associazioni che operano in favore dei cittadini più bisognosi. Sono seguiti gli autorevoli interventi del Console Regionale Uff. Gori, del Presidente Nazionale Gr. Uff. Radici: i quali hanno sottolineato che “non è più tempo di delegare. Bisogna essere d’esempio e di sprone, affinché altri percorrano questa strada di saggezza e lungimiranza”. Apprezzata la relazione di Mons. Gaetano Bonicelli su “I Cristiani e l’unità italiana”; il vescovo ha ricordato la posizione dei cattolici nel periodo risorgimentale, non contrari all’Unità d’Italia, ma dispiaciuti per il modo con cui è stata realizzata nei confronti del Papa. Emarginati per anni dalla vita politica, i cattolici si sono comunque sempre impegnati nel campo del sociale.
“Essere cavalieri significa anche rendere più salda questa Repubblica, far crescere lo Stato italiano sui pilastri che fondano la nostra Costituzione.” Quindi si è proceduto alla consegna dei diplomi ai nuovi soci simpatizzanti: P. Angeloni, R. Bissa, Dott.ssa Fabiani, Ing. G. Gabbiadini, G. Maino, F. Mangili, R. Murgia, J. M. Nagy, S. Oldoni, Dr. A. M. Pellegri, F. Sacco, C. Valvassori, soci stati insigniti: Cav. G. T. Ambrosini, Cav. A. Baraldini, Cav. A. Breno, Cav. M. Bresciani, MdL V. Bresciani, Comm. A. Calligaris, Comm. P. Cetti, Cav. F. Chiofalo, Cav. L. Cortesi, Cav.
Il Vice Sindaco Avv. Ceci ha portato i saluti dell’Amministrazione Comunale e unitamente ai Consiglieri Regionali Barboni e Bettoni hanno sottolineato l’impegno dimostrato da Annoni e dagli altri associati nel tenere alto i valori della Patria, del lavoro e della solidarietà. Si è poi proceduto alla consegna ai presidenti e delegati delle altre sezioni d’Italia delle pubblicazioni artistiche e culturali al fine di diffondere nelle loro città le bellezze di Bergamo e la sua provincia. L’incontro si è poi concluso con il brindisi e il pranzo sociale durante il quale si è consegnato un contributo a favore del Centro “Spazio Autismo” di Bergamo e all’Associazione “ Oltre Noi” di Almè.
Quest’anno ricorre il ventennale della sezione Unci di Bergamo. Per l’occasione il Presidente Annoni ha presentato il volume 1991-2011 di 350 pagine con tantissime fotografie e la storia dei 20 anni dell’Unci bergamasca che oggi conta 450 soci. Vengono ricordati anche i 137 soci defunti.
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Photo Gianni Gritti
S. Fabiani, Cav. O. Fratus, Cav. L. Frigeni, Cav. G. Gusmini, Cav. L. Matarazzo, Comm. N. Mercandelli, Cav. D. Milani, Uff. M. A. Pecis, Cav. S. Pricone, Cav. E. Pulerà, Cav. F. Ravasio, Cav. A. Salvi, Cav. M. G. Salvi, Cav. G. Scarpellini, Cav. R. Selini, Comm. P. Ventura. I soci che hanno avuto una variazione di Onorificenza superiore sono: Gr. Uff. D. Amaddeo, Uff. G. B. Colombi e Uff. O. Pellegri. Prima della consegna delle distinzioni “Onore e Merito Unci” da parte del Comm. degli Augelli unitamente al Cancelliere Comm. Giovanni Capurro e al Membro effettivo Cav. Dr. Rodolfo Pizzuto, l’Uff. Tina Mazza ha letto le motivazioni che hanno assegnato le distinzioni: all’Uff. Maria Teresa Frigeni e all’Uff. Giovanbattista Stucchi.
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BergamoUp
speciale
Paolo Vallara
Creativo vocazione per
di Elisabetta Moretti
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er raccontarvi la nuova veste grafica di BergamoUp, abbiamo deciso di lasciar parlare l’artefice di questa rivoluzione, Paolo Vallara, dello studio associato Openspace 3.0 di Lecco.
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Com’è nata l'idea per il nuovo progetto grafico? BergamoUp significa "Bergamo che cresce", si tratta di un mensile d'informazione che tratta diversi temi e ha lo scopo di mettere in luce le numerose realtà della vita bergamasca. Per realizzare il nuovo progetto sono partito proprio da questo concetto. La comunicazione al giorno d'oggi è fondamentale, in particolare per un mensile d’informazione, nel pensare alla nuova grafica ho voluto quindi mettere in primo piano proprio i contenuti. BergamoUp non tratta solo di eventi o gossip ma anche di temi sociali e di attualità, per questo ho pensato a delle modifiche che potessero mettere in luce proprio questo elemento, che reputo essere il punto di forza della rivista.
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BergamoUp
speciale
Per prima cosa ho modificato i font, sia dei titoli che dei testi, ho usato un Bodoni, carattere storico e maggiormente utilizzato dai quotidiani perché è disegnato in modo tale da facilitare la lettura e rendere più scorrevole la struttura stessa di un articolo. Importante innovazione è stata l'introduzione delle “caption”, ossia frasi di particolare importanza che vengono messe in risalto per catturare l'attenzione e rendere più interessante la lettura. Anche il logo in copertina è cambiato: per progettarlo ho preso sempre un Bodoni ma l'ho ridisegnato per creare qualcosa di nuovo e unico che identifichi immediatamente BergamoUp, ora il titolo è più fresco e brillante.
“Contenuto e forma. Contenitore e contenuti. L'uno non può precludere l'altro."
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Penso che oggi la rivista sia più fresca e anche più coerente con il messaggio che vuole trasmettere e soprattutto adesso il contenuto viene celebrato.
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Com’è iniziata la tua carriera di grafico? Da circa 20 anni lavoro come grafico, ho iniziato in una tipografia della Brianza in cui disegnavo biglietti da visita, partecipazioni, inviti e molto altro ancora. Mi sono poi occupato di packaging, realizzando diversi prodotti per nomi importanti coma Acutil Fosforo e Iodosan di Zambeletti e altri prodotti di cosmesi per Collistar e Manetti&Roberts. Qualche anno più tardi, ho iniziato a lavorare nel mondo dell'editoria quotidiana e settimanale, ho progettato brand identity, cataloghi e libri. Ho vinto diversi concorsi regionali sempre legati alla progettazione editoriale e sono arrivato primo ad un concorso per la progettazione del nuovo packaging su carta Favini della linea I Coloniali di J & E Atkinsons, promosso con il supporto di AIAP (Associazione Italiana Progettazione per la Comunicazione Visiva) e rivolto ai soci professionisti dell'Associazione. Per arrivare a questo punto mi sono impegnato molto, diplomandomi prima al liceo artistico e frequentando poi lo IED (istituto europeo di design) a Milano. Oggi sono un uomo felice e realizzato, lavoro in uno studio bellissimo, dove tutti i giorni sono a contatto con professionisti e artisti di grande calibro, felicemente sposato, amo la musica house, l'odore dell'inchiostro tipografico e soprattutto amo il mio lavoro. Ci parla dello studio in cui lavori: Lo studio si chiama Openspace 3.0. è nato a Lecco nel 2003. Si tratta di uno studio associato che ho ideato insieme ad altri due amici/collaboratori, con il passare del tempo si sono poi unite altre persone, ognuna con un compito ben preciso, oggi oltre ai grafici ci sono web designer, commerciali e pubblicitari, lo scopo dello studio è quello di fornire al cliente un servizio a 360°.
E D G C AB S R Q P NO h g f e d c b a u t s r q p o n Bodoni, la piccola storia di un grande font: Gianbattista Bodoni fu un tipografo e stampatore italiano vissuto tra il 1700 e il 1800. Lavorò principalmente a Parma dove fu nominato Direttore della Tipografia Reale di Parma. Nel 1798 Bodoni disegnò un carattere con grande contrasto tra le linee spesse e quelle sottili e con le estremità molto definite, questo nuovo progetto si trasformò in una vera rivoluzione che costituì il punto di partenza dei caratteri moderni. Bodoni definì questo fonte elegante, uniforme, di buon gusto e d'incanto. Più che un semplice font, un vero atto d'amore.
Openspace 3.0. non ha pareti, è un grande spazio completamente aperto dove tutti questi professionisti lavorano a contatto l'uno con l'altro, non ci sono dipendenti o capi ma solo liberi professionisti che svolgono la loro attività in totale autonomia e si scambiano idee e consigli quando il lavoro lo richiede. Il nostro scopo comune è quello di offrire sempre un prodotto e un servizio di qualità, originale e realizzato con professionalità. n
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La nostra sinergia è il valore aggiunto.
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BergamoUp Persone e personaggi di Paola Cervi Photo matteozanga.it
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Paola足Cervi
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Ladanzatricenonèunadonnachedanza, maunametafora Stéphane Mallarmé
Piera Principe
Si può ballare con 20 fratture Allʼinterno del Museo Bernareggi, incontro Piera Principe, una figura esile e molto dolce con una forza dʼanimo immensa, parlare con lei è molto piacevole, trasmette tranquillità, mi sento subito a mio agio, come se la conoscessi da tempo.
Dopo gli anni di formazione iniziata in Italia dal 1974, si perfeziona a Parigi, New York e Boston. Fin dagli anni Ottanta apre la sua ricerca artistica alla musica jazz e all’improvvisazione danzando per i musicisti: Giorgio Gaslini, Stefano Battaglia, Piero Bassini, Daniele di Gregorio e Guido Mazzon con cui collabora dal 2000
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Negli anni 70, finiti gli studi liceali, si reca in America per perfezionare l’inglese e per allontanarsi dalla famiglia che le impone di seguire le orme del padre assicuratore. Rimane affascinata dalla danza contemporanea e muove i suoi primi passi verso quest’arte che diverrà la sua ragione di vita. “Al mio rientro in Italia, scopro che la danza contemporanea è poco conosciuta, ci sono solo due scuole che la insegnano, tra cui una a Verona. All epoca, non potevo permettermi di pagare le lezioni, quindi accettai di entrare in questa scuola come segretaria. Durante le otto ore di lavoro, sbrigavo le pratiche più velocemente possibile per poter assistere alle lezioni delle altre ragazze, questa cosa viene notata dalla direttrice della scuola che, comprendendo la mia passione, mi invita a partecipare alle sue lezioni. Dopo pochi anni divento la sua assistente.”
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Negli anni 80, la passione per la danza è cresciuta con lei, insegna e si prepara per un’audizione. “La mattina del 21 settembre 1985, chiedo in prestito l’auto al mio fidanzato, dovevo recarmi a Milano per provare con la danzatrice Luisa Casiraghi, quindi dopo la mia giornata di lavoro, imbocco la Paulese verso le 18.00 per andare a cena da mia madre. Presa dai pensieri di tutti i giorni e dai miei progetti, non sapevo che non sarei mai arrivata a quella cena.”
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Esce miracolosamente viva da un incidente che le procura 20 fratture, tra cui una all’osso occipitale che le fa perdere parte della sua memoria e il giorno del suo trentesimo compleanno che non ha mai festeggiato, rimane in coma per 9 giorni ed in ospedale per un anno. “Al mio risveglio dal coma, vivo una tragica realtà: i medici mi comunicano che non potrò più danzare e forse nemmeno camminare, queste parole mi risuonano in testa come se stessero parlando di un’altra persona; sono una ballerina, devo tornare dalle mie 80 allieve e partecipare all audizione di Ca roline Carson.”
Piera Principe
Si può ballare con 20 fratture
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BergamoUp Piera Principe
Si può ballare con 20 fratture Piera non accetta la sua condizione di disabilità, cerca disperatamente di recuperare i ricordi che, è certa, da qualche parte nel suo corpo sono depositati. Nasce così, con la necessità di rimettersi in una condizione di normalità, il metodo “la memoria poetica del corpo”. Con questo metodo, Piera stupisce tutti i medici e tre anni dopo l incidente, realizza un assolo che si chiama Riservato e vince un premio a Vignale Danza, uno dei più grandi festival di danza nazionale. “Prima dell’incidente ero diversa: venivo da un ambiente un po snob e m’identificavo con le mie abilità. Oggi ascolto la bellezza dei piccoli gesti; bisogna avere tanto coraggio per mostrarti dove sai di non poter essere al meglio. Vorrei oggi che lo spettatore non guardasse me, ma - attraverso me - la poesia del corpo, di un corpo fragile.” Chi volesse conoscere Piera Principe e lasciarsi affascinare dal suo amore per la Vita oltre che dalle sue doti da ballerina, può assistere lʼ8 aprile - presso la parrocchia di S. Nicolò a Zanica alle 20:30 - ad una performance dedicata al testo “Le sette parole di Gesù in croce” di A. M. Cànopi letto da Nicola Aliprandi (una danza di 33 minuti). In questa occasione, verrà esposta Crocefissioni, unʼopera del pittore Andrea Ferrari Bordogna (vedi foto).
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Peripiùcuriosi, eccolequintediquestoincontro:
Dopo l’incidente Piera è diventata un’attenta formatrice alla disabilità (per 14 anni ha collaborato con l’Anffas di Milano. Una collaborazione che ripartirà a maggio con HELP PROGETTI in equipe con Marta Rampinini e Silvia Solari, due formatrici esperte.) e ha iniziato ad insegnare il suo metodo, non solo a chi si avvicina alla danza, ma anche come autoterapia della persona con anziani, genitori di ragazzi down e psicotici gravi; è utile a chiunque abbia difficoltà. Uno dei tanti laboratori, l’ha realizzato all’università Bicocca con due ex allieve, l’ha chiamato Permanente come la sua disponibilità, “laboratorio permanente per viaggiatori abili e disabili”. “Il mio metodo è molto delicato, un gioco tra la mente e il corpo molto poetico; ogni allievo deve entrare in contatto con la sua memoria storica. È grazie alla memoria del gesto, che sono riuscita a tornare sul palcoscenico e posso dire “si può ballare anche con 20 fratture”. Anzi, ti dirò di più, quello che l’incidente mi ha tolto impedendomi di partecipare a quell’audizione del 21 settembre, l’ho recuperato partecipando ad un’audizione per Raffaella Giordano nel dicembre 1999, e sono stata scelta da una danzatrice con cui ho ballato fino all’anno scorso quindi per altri 10 anni”. Prima di salutarmi, accarezzandomi dolcemente il viso, mi confida: “Preferisco lo sguardo di un pubblico non pagante, che non si aspetta, non giudica, e si lascia attraversare dalle cose. Più che i luoghi teatrali, infatti, amo gli angoli non deputati allo spettacolo, ecco perché vorrei ringraziare di cuore Don Giuliano Zanchi per averci permesso di fare questo servizio fotografico in uno dei magnifici saloni del museo Bernareggi di via Pignolo. Danzare in un oratorio, in un chiostro o in un museo - come in questo caso - mi fa sentire libera: quando la realtà non è “pre-confezionata”, posso contaminarla con questa mia piccola poesia gestuale.”
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BergamoUp Top Speed di Stefano D’Aste Photo Matteo Mottari
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Stefano D’Aste pilota automobilistico Casco d’Oro 2007 “Italia che Vince” - vincitore nel 2007 del campionato del Mondo Turismo FIA Yokohama independent’s Trophy, nonché nel 1994 5th al Campionato Italiano 125 cc su Cagiva (Vinto da Valentino Rossi) - 1998 5th Campionato Italiano 250 su Aprilia 4th Classe A7 Rally di Monza su Clio A7 - 2003 2nd Campiontao Europeo Clio 3.0 V6 1° classificato Rally di Monza (Toyota Corolla) - 2004 4° Campionato Europeo Turismo Ind (BMW 320i) - 2005 3° Campionato del Mondo Turismo I(BMW 320i) - 2006 3° Campionato del Mondo Turismo I (BMW 320i) - 2007 Campione del Mondo Turismo I (BMW 320si) - 2008 3° Campionato del Mondo Turismo I (BMW 320si) - 2009 4° Campionao del Mondo Turismo I (BMW 320si)
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a test di vetture a test di moto, scooter, quad passando per barche, jet sky e magari aerei o elicotteri, potrebbe sembrare il programma del magazine di un pazzo, invece sono solo alcuni argomenti che andremo a trattare in queste pagine; parleremo di Motorsport (a cui molti Bergamaschi sono legati), parleremo delle loro esperienze e risultati, di quello che capita dietro le quinte delle corse svelando curiosità e aneddoti a volte simpatici quasi ridicoli ma a volte sconvolgenti; la vita di un pilota che spesso può sembrare semplice e senza problemi ma che poi raramente è così. Alcune semplici pagine sulla tecnica di base applicata ai veicoli o alla guida, consigli su come affrontare le 4 stagioni con la propria auto stradale, spesso smentendo i luoghi comuni che non fanno altro che complicare le cose. E per concludere non poteva mancare l’argomento a richiesta, se avete dubbi che volete chiarire, inviatemi un’e-mail a sdaste@pbracing.it; farò il possibile per risolvere i Vs dubbi. Boxer e motori a sbalzo, la vita da ora comincia ad essere complicata. Dopo la Evora 3.5 V6 arriva finalmente la Evora S ossia la versione da 350cv; equipaggiata con lo stesso 3.5 V6, ma dotato di compressore volumetrico! Disponibile in due versioni: 2+0 e 2+2 a partire da €71000.
Controlli elettronici e impianto frenante Lode al controllo di trazione LTC sviluppato completamente da Lotus; agisce utilizzando l’impianto dell’abs e controllando sia reazioni di sovrasterzo che sottosterzo. Altra lode all’impianto frenante, gli spazi d’arresto sono davvero ridotti con 33.3m da 100km/h a zero; l’abs è perfettamente tarato e il grip che la vettura ha grazie a telaio e assetto ne richiede l’intervento solo in casi limite o di asfalto sporco.
Le dimensioni interne sono quelle di una vera GT, ben distanti da quelle a cui eravamo abituati con Elise ed Exige. La posizione di guida è da vera sportiva, i sedili sono dei Recaro, avvolgono perfettamente il corpo di pilota e passeggero senza però precluderne i movimenti naturali e garantendo un ottimo comfort; sono più morbidi di quelli montati sulla versione aspirata. La qualità della pelle è eccelsa e la rifinitura delle cuciture degli interni sono degne di una vettura del Regno Unito. Cruscotto in alluminio spazzolato, strumentazione completa con un computer di bordo che riporta in tempo reale la pressione di ogni singolo pneumatico nella parte dx e nella parte sx premendo un pulsante si possono far scorrere le pagine di: consumi, autonomia, velocità digitale, temperatura esterna. Il volante è regolabile in profondità e altezza permettendo di trovare l’ottimale posizione di guida.
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Abitacolo:
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EvoraS
Test
Telaio: In alluminio estruso ha una resistenza alle torsioni incredibile; la sua rigidità permette l’utilizzo di una taratura di ammortizzatori abbastanza morbida che per l’utilizzo stradale è perfetta in modo da rendere la vettura confortevole, sicura su ogni tipo di fondo e facile da guidare ed interpretare. Un punto di forza della casa Inglese infatti è proprio il Telaio, le macchine comuni sono tutte costruite su una scocca portante che funziona da telaio, le Lotus hanno un vero e proprio telaio su cui vengono montati motore, sospensioni e carrozzeria; questo conferisce all’auto un grado elevatissimo di sicurezza grazie alle travi portanti che compongono la cellula di sopravvivenza; barra anti intrusione, travi portanti, roll bar, struttura anticrash anteriore e telaietto collassabile in acciaio posteriore rendono l’abitacolo davvero molto sicuro.
Motore, prestazioni, consumi:
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Il motore è davvero rabbioso, prontissimo a qualsiasi regime grazie al generoso compressore Eaton; si viaggia forte già cambiando ad un regime di 4000rpm; le prestazioni sono notevoli con un 0/100Km/h in 4.6 sec e una velocità di punta superiore ai 280km/h. I consumi sono superiori rispetto a quelli del modello aspirato ma il rapporto prestazioni consumi resta comunque ottimo. Potenza
350cv a 7000rpm
Coppia
400Nm a 4500 rpm
0/100 km/h
4,6 sec
Vel. Max.
280Km/h
Consumo combinato
10,2 l/100km
Su strada: Mi sorge il dubbio che l’orientamento al comfort, abbia fatto perdere il carattere Lotus e il piacere di guida di una Lotus Exige 240 o 260 Cup, ma direzionalità dello sterzo diretto e del feeling che trasmette sono gli stessi. Il silenzio che avvolge l’abitacolo è incredibile e si mantiene tale sullo sconnesso; i dossi che con Elise ed Exige spesso spaventavano li posso dimenticare; ottimo assemblaggio e compatta. Se l’aspirato aveva già prestazioni da super sportiva la S è un vero e proprio cannone; quella della prova poi era dotata del pacchetto Sport Cup che da una buona dose di cavalli in più. Il motore sale rabbioso fino a soglia 7200 rpm, i cerchi da 19 e 20 e l’impronta più larga dei pneumatici si sentono e permettono delle velocità di percorrenza impressionanti per un’auto stradale. Ad alte velocità nessun alleggerimento e si viaggia tranquilli anche a velocità proibitive; ha un bilanciamento perfetto, rapida nei cambi di direzione e con un inserimento velocissimo, il posteriore segue benissimo ma se si esagera un po’ e si disinserisce il controllo di trazione il sovrasterzo non si fa attendere.
6 Jean Alesi
Da cosa nasce la tua passione? Io sono praticamente nato nella carrozzeria di mio padre, quindi crescendo in questo ambiente per me le auto sono diventate parte della mia vita, dunque la passione è arrivata molto presto. Il ricordo più bello? Il mio primo Gran Premio in F.1, con la Tyrrel: per un pilota arrivare in F.l è la cosa più Bella e quando ti ritrovi in griglia di partenza per il tuo primo GP è veramente un Gran Momento. Il rischio grosso? Essendo un pilota, il rischio fa per forza parte della mia vita e io, personalmente, non ho mai pensato di essere in pericolo. L’auto da corsa a cui sei rimasto più affezionato e perché? La mia Prima F.1, la Tyrrel, andava alla Perfezione e mi ha dato la possibilità di combattere contro chiunque. Com’era correre a Montecarlo con le F1 di una volta? Guarda la cosa più difficile era il primo turno di prove libere del giovedì, appena salito in macchina dopo 10 minuti mi sembrava di morire, non ce la facevo già più e pensavo che fosse impossibile finire la gara; poi già al secondo turno ti rendevi conto che era solo il modo sbagliato di coordinare il respiro, una volta controllato il respiro non c’erano grossi problemi, si faticava ma quello fa parte del gioco; chiaro a fine gara piaghe e sangue dalle mani ma nulla di così preoccupante. Ambasciatore Lotus e Testimonial della Type 125, cosa ne pensi della nuova macchina destinata ai clienti? Si sono davvero contento di questo ruolo affidatomi da un marchio così prestigioso. La vettura è un vero e proprio cannone, va fortissimo ed è davvero vicinissima ad una vera F1; la differenza è che l’utilizzo è semplificato e idoneo ad un pilota non professionista; chiaro che quando ci si siede li dentro bisogna rendersi conto di cosa si stia per mettere in moto, ma quello è proprio il bello dell’utilizzo di un mezzo del genere.
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BergamoUp Conti in tasca di Luca Leidi Disegno: Alessandro Di Miceli
La
C
cedolare Secca
on il decreto sul federalismo municipale è stata introdotta dal 2011 la cosiddetta cedolare secca sugli affitti di unità abitative. Il decreto introduce un regime alternativo a quello ordinario applicabile per la tassazione del reddito fondiario per le persone fisiche proprietarie di immobili o titolari di diritti reali di godimento su unità immobiliari locate a uso abitativo. La tassazione ordinaria dei redditi di locazione di unità abitative Le persone fisiche che affittano un immobile avente natura abitativa ordinariamente vengono tassate sull’importo dei canoni dovuti in base al contratto ridotto di una percentuale forfetaria pari al 15%. La normativa prevede un ulteriore abbattimento del 30% del canone da tassare per i contratti a canone convenzionato stipulati per immobili siti in comuni ad alta densità abitativa (per la provincia di Bergamo, il capoluogo, Seriate, Torre Boldone e Dalmine). Il reddito così determinato è rilevante ai fini dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali e si va a cumulare a eventuali altri redditi conseguiti dalla persona fisica (di lavoro dipendente, autonomo, di capitale, fondiari, diversi).
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La novità Anzitutto si sottolinea che la cedolare è applicabile solamente alla tassazione dei canoni d’affitto di unità abitative; i canoni di locazione percepiti da un privato per l’affitto di un immobile avente natura commerciale o industriale continuano a essere tassati solamente con il metodo ordinario. Anche le società, gli enti, le ditte individuali e i professionisti che affittano immobili nell’ambito della propria attività, continueranno a essere tassati in modo ordinario. Dal 2011 le persone fisiche che affittano un immobile
avente natura abitativa (e le sue pertinenze locate congiuntamente all’abitazione) hanno la facoltà di tassare i canoni di locazione con una cedolare secca, di modo che i redditi derivanti da affitti non si cumulino con altri redditi. La percentuale è pari al 19% per i contratti di affitto a canone convenzionato (i cosiddetti 3+2, così denominati per la durata di 3 anni con rinnovo di altri 2) e pari al 21% per i contratti d’affitto a canone libero (cosiddetti 4+4, per via della durata di 4 anni con rinnovo per altri 4). L’imposta è sostitutiva dell’Irpef e delle relative addizionali, dell’imposta di registro e di bollo sul contratto di locazione, sulla sua risoluzione o sulla proroga del contratto medesimo. La convenienza Come accennato, per il proprietario si tratta di una facoltà; può decidere se applicare la nuova cedolare o mantenere la tassazione ordinaria. L’opzione per la cedolare dovrà essere esercitata avvisando l’inquilino con una lettera raccomandata, per cui chi non effettuerà la comunicazione rimarrà nel regime di tassazione tradizionale. La legge impone che la scelta per la cedolare implica obbligatoriamente la rinuncia per il proprietario all’adeguamento Istat del canone, ancorché previsto nel contratto. La disposizione si applica anche ai contratti in corso alla data di entrata in vigore del decreto.
luca leidi Dottore commercialista e revisore legale in Bergamo. TOMASI & ASSOCIATI - Studio associato di consulenza aziendale e tributaria Bergamo - Via Foro Boario, 3 - danilo.tomasi@tomasiassociati.it
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A fronte di tale rinuncia, il proprietario risparmia l’imposta di registro, pari al 2% del canone (peraltro il 50% viene rimborsato dall’inquilino) e l’imposta di bollo, pari a euro 14,62 ogni 100 righe. Tale risparmio è possibile solo per i nuovi contratti, in quanto la norma non prevede il rimborso per quelli già stipulati, nemmeno per chi ha anticipato l’imposta di registro per tutta la durata del contratto. Per quanto riguarda l’Irpef e le addizionali, la convenienza in merito all’applicazione di un metodo di tassazione o dell’altro ovviamente dipende dall’ammontare dei canoni e dalla presenza o meno di altri redditi. Si ricorda, inoltre, che con la tassazione mediante la cedolare non è previsto l’abbattimento forfetario del 15% sui canoni, né l’ulteriore abbattimento del 30% sui canoni per i contratti convenzionati. Il confronto tra i redditi imponibili è pertanto diverso; nel caso della cedolare secca tutto il canone viene tassato, mentre nel caso “tradizionale” il reddito imponibile è più basso (di più per i contratti a canone convenzionato).
Le prime simulazioni matematiche proposte dalla stampa specializzata individuano in 15mila euro il reddito sopra il quale è più vantaggioso optare per la cedolare secca per i contratti a canone libero e in 28mila euro il reddito limite per i contratti a canone convenzionato. Le sanzioni Il decreto inasprisce le sanzioni tributarie, raddoppiandole, in caso di mancata indicazione dei canoni nella dichiarazione dei redditi o d’indicazione inferiore a quella effettiva. Inoltre nel tentativo di far emergere i redditi di locazione non dichiarati, introduce un conflitto d’interesse tra proprietari e inquilini; per i proprietari che non registrano i contratti (o li registrano a un canone inferiore al reale o qualora registrino finti comodati) il canone di locazione è abbattuto a partire dalla registrazione (volontaria o d’ufficio) e per tutta la durata del contratto (quattro anni) a un importo pari al triplo della rendita catastale, cioè a livelli decisamente più bassi di quelli di mercato.
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La convenienza va calcolata caso per caso, in quanto vanno sì pesati gli sconti su imposta di registro e di bollo, i minori incassi per via della mancata applicazione dell’adeguamento Istat, la perdita degli abbattimenti forfetari sui canoni, ma anche la singola situazione reddituale sia in termini di aliquota Irpef marginale che di eventuali detrazioni per carichi di famiglia e per oneri (compresi quelli per ristrutturazione edilizia del 36% e risparmio energetico del 55%). Qualora gli altri redditi oltre a quelli di locazione fossero bassi o inesistenti, con la cedolare il contribuente potrebbe infatti perdere gli sconti fiscali derivanti dalle detrazioni.
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BergamoUp Tecnologia di Emanuele Lorenzo Cavassa
Tecnologia& Natura L
a nazione più tecnologicamente avanzata al mondo si è dovuta piegare alle scosse della Terra, impotente anche lei di fronte allo scuotersi repentino e implacabile e allo Tsunami generato nelle profondità marine. La tecnologia non può né prevedere, né impedire questi eventi casuali che si manifestano di tanto in tanto sul nostro pianeta. Può solo attutire il colpo, cercando di rendere meno distruttivo un evento che potrebbe avere conseguenze catastrofiche. Il terremoto del 2008 che ha distrutto parte della città dell'Aquila era 30 mila volte meno forte di questo. Raggiungere un valore superiore all'ottavo grado della scala Richter, sfiorando il 9, in Italia avrebbe causato una distruzione immane. In Giappone, le rigide regole costruttive antisismiche adottate da anni hanno invece consentito di limitare i danni.
Gli oltre 10.000 morti sarebbero stati una catastrofe se fosse accaduto da noi.
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Emanuele lorenzo cavassa, blogger e techwriter, si occupa di tecnologia e new media dal 2001. Creative all’apple store, cura il sito www.ilifetutorial.org
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Alti grattacieli flessibili, che si piegano sotto le scosse del terreno invece di opporre resistenza, viadotti di autostrade con linee di spaccatura programmata e l'uso di materiali innovativi a memoria di forma hanno minimizzato per quanto possibile i danni e le vittime, ma non hanno potuto evitarli completamente. L’uomo non può fermare la natura, può solo lavorare al meglio per compensarne l'accadere. Il Giappone ora comincerà a lavorare per la ricostruzione, una nazione ferita che però non si ferma a piangersi addosso. I giapponesi sono un popolo il cui orgoglio nazionale e la dedizione al lavoro ed alla patria vengono prima di ogni cosa, che dopo un evento del genere invece di perdere tempo nell'attribuire colpe o litigare su chi abbia ragione o torto si rimboccano le mani per rimettere a posto le cose, a cominciare dalla fuga radioattiva generatasi dopo la catastrofe.
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Per riflettere sul nucleare, vedi anche salottino virtuale pubblicato sul numero 09 di BergamoUp.
Il problema sulle centrali nucleari mette in mostra la problematicità della tecnologia atomica indipendentemente dal Paese che la applica. Pur non essendo una nuova Chernobyl, l’accaduto dimostra come, anche con ingenti investimenti nella sicurezza, eventi distruttivi e catastrofici siano più potenti e ingestibili di qualunque misura atta a garantire il corretto funzionamento di impianti del genere. Quindi in caso di terremoto forte anche solo la metà di quello giapponese, cosa potrebbe accadere in Italia? Ricordiamoci che la placca continentale africana spinge verso quella europea, movimento che milioni di anni fa aveva portato alla creazione delle Alpi, quindi non ci sarebbe da stupirsi di fronte ad un’aumentata attività sismica nella nostra penisola. Saremo pronti ad affrontare il problema? E anche senza terremoti, in un Paese in cui anche la sola spazzatura di una provincia è un problema, cosa potrebbe mai succedere con la gestione delle scorie nucleari?
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BergamoUp Incontri sportivi di Raffaella Ravasi Photo Matteo Mottari
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Messi Raffaella Ravasi
Mi commenti questa frase di Muhammad Ali? “I campioni non si costruiscono in palestra, si costruiscono dall’interno, partendo da qualcosa che hanno nel profondo: un desiderio, un sogno, una visione. Devono avere l’abilità e la volontà, ma la volontà deve essere più forte dell’abilità”. È proprio così, e poi Muhammad Ali è il più grande atleta della storia, ha fatto diventare il pugilato uno sport, ed è un grande uomo, da apprezzare anche fuori dal ring. Il mio sogno è quello di incontrarlo e, pare proprio che quest’estate riuscirò a realizzarlo, grazie al mio manager Don King, che è stato anche il suo e quello di Tyson. A proposito di Tyson, dall’11 marzo, su Discovery Channel è stato protagonista di un programma in 6 puntate, “Le ali di Tyson”: una gara di piccioni viaggiatori che percorrono 500 miglia per poi tornare nelle gabbie di Jersey City. Cosa ne pensi? Divertente, Tyson è sempre stato un amante dei piccioni, la sua carriera ha avuto inizio proprio da una scazzottata per un piccione… Ho avuto il piacere di conoscerlo nell’estate 2010, era in giro per l’Europa per promuovere il suo film, e sempre grazie a Don King, abbiamo cenato una sera insieme a Treviglio.
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Luca
uca, pugile professionista dal 1998, ha disputato 45 incontri da professionista: 37 vittorie, 1 pareggio e 7 sconfitte. Classe 1975, disponibile, sorridente, nonché conosciutissimo e amatissimo in città, fra una stretta di mano, un saluto e una fotografia che la gente gli chiede mentre chiacchieriamo in Città Alta, mi racconta che è appena tornato da Parigi dove è andato per “studiare” il suo prossimo avversario…
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BergamoUp
Fra i titoli vinti, Messi è Campione Intercontinentale W.B.U. dei pesi Welter (2001), Campione Italiano dei pesi Welter (2002), Campione Intercontinentale W.B.A. (2002), Campione Italiano dei medi junior (2005). Nel 2005 è stato sfidante al Campionato Mondiale W.B.A. a Chicago, nel 2006 e nel 2010 sfidante al Campionato Europeo
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Parliamo di te, come hai iniziato? Ho praticato tanti sport e cercavo qualcosa che mi facesse sfogare. Come a volte capita, da ragazzino ero direi arrabbiato e se c’era da far andare le mani, non mi tiravo indietro. Omar Gentile, che oggi è Presidente Regionale Federazione Pugilistica Italiana e mio socio in palestra [Luca e Omar sono titolari della Victoria Palestre a Ponte san Pietro], faceva pugilato amatoriale, e così, come si fa fra ragazzi, ho iniziato e mi son detto: da questa palestra uscirò da campione. Avevo 17 anni e lì è iniziata la mia carriera. Ci racconti la tua giornata? La mia giornata è scandita dai miei allenamenti, due volte al giorno, sette giorni su sette. La mattina due ore di pugilato, il pomeriggio due ore di corsa o di pesi in palestra. Le tue caratteristiche? Sono un picchiatore, sempre all’attacco per “demolire” il mio avversario, tecnicamente non sono perfetto, ma compenso con il coraggio e con la preparazione atletica.
Il tuo colpo migliore? Il jeb sinistro, anche se sono destro. Ma “la faccia da pugile” esiste? [ride] Tipo il naso storto e qualche cicatrice?! Ho rotto il naso dopo 5 anni che combattevo e l’ho rotto durante un allenamento. Può capitare… Segui una dieta particolare? Certo, quella dell’atleta: mangia poco e cose che non ti piacciono tanto… una delle frasi celebri del pugilato è che “il peso non si fa in palestra, ma a tavola”. Disputo una media di quattro incontri l’anno, seguo un regime alimentare per i due mesi che precedono l’incontro, - il limite di peso della mia categoria è 69,850 kg -, per 3 settimane una dieta iperproteica che mi aiuta a perdere peso in fretta, poi mista con carboidrati.
Luca
Messi
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Cosa ti piace fare nel tempo libero? Mi occupo di sport a 360°, dalla mia carriera, alla palestra, passando per un centro di medicina dello sport. Non ho molto tempo libero, ma credo che, se quello che fai ti piace, non lo consideri solo lavoro. E poi c’è Matley, il mio cane, l’unico che viene a correre con me, il mio compagno d’allenamento. Cosa provi quando sali sul ring? Per descriverti la sensazione, uso una frase di Tyson: “Il ring è il posto più bello del mondo perché sai sempre quello che può succedere”. O vinci o perdi… il bello e il brutto del ring è l’adrenalina, una scarica della quale non riesci più a farne a meno. Sono emozioni forti, affronti le tue paure, diventi un uomo più sicuro. Tre aggettivi Luca per descriverti come pugile e come uomo? Temerario, realizzato e sognatore, sia sul ring sia nella vita. Il prossimo incontro? A maggio disputerò il Campionato Unione Europea in Francia contro il campione francese Cédric Vitu. Sono appena stato a Parigi per studiarlo… Grazie Luca e in bocca al lupo.
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BergamoUp Un tavolo per due Appassionato di cucina, membro di un’importante accademia gastronomica, quando passa per Bergamo, cerca un buon locale per trascorrere un momento con Lei.
Trattoria del
Teatro
È quasi surreale, tanto porta indietro nel tempo
Il locale è accogliente, con le volte rustiche di dove la posta una volta ospitava le stalle, e l’arredo tradizionale e curato. Pezzo forte dell’arredo stesso, se mi posso prendere licenza, è la signora Adele di rispettabile età, ma d’indiscussa energia, che si presenta ornata di una bella divisa nera con grembiule bianco, come a far intendere da subito: “qui le cose si fanno in un certo modo”. Con bonaria rustichezza
Bergamo Piazza Lorenzo Mascheroni, 3 Tel. 035 238862
ti spedisce al tavolo, e ti guida a consultare una carta che sembra la lista della spesa della Zia Carlottina: i piatti che si mangiavano, una volta, alla domenica a pranzo con tutta la famiglia schierata, a casa o al ristorante, attorno al padre incravattato, con bambini lavati, pettinati e imbronciati. Basti citare i nodini al burro ed il brasato con polenta, per non dire del capretto al forno o del graditissimo foiolo. La nouvelle cuisine, per non dire della moda “light”, non ha mai bussato a questa porta, o se l’ha fatto le hanno tirato una schioppettata: qui la regola è che il cliente deve uscire un po’ rubizzo, e con quell’occhio acceso che è spia di un’allegra combinazione di alta pressione colesterolica e di adeguata concentrazione di Nebbiolo nel sangue. Sarà nostalgia per i tempi, pur noiosi, in cui i cuochi stavano tra le pentole e non in televisione, ma è una delle cucine che prediligo, pur soffrendo lo stordimento postprandiale che mi rende, fin verso il mezzo pomeriggio, inebetita preda alle macchinazioni dei malevoli colleghi. Una lista essenziale, dunque, di piatti della tradizione lombarda e universale. Io parto con i casoncelli e lei con dei tagliolini pomodoro e basilico. Vince lei: mea maxima culpa, non riesco ad apprezzare davvero questo vanto della
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i dice la letteratura, ed il cinema con lei, che sia passatempo tipico di scienziati prevalentemente pazzi (l’immaginazione popolare lo scienziato lo vuole irrazionale) il voler a tutti i costi creare la “Macchina del Tempo”. I poveretti non sanno che a Bergamo Alta ne esiste già una. Entrare infatti nell’ Osteria del Teatro vuole dire tornare agli anni ’60, e rivivere integralmente un’epoca, a tavola s’intende, nella quale la cultura borghese ottocentesca ed umbertina vive il suo autunno dorato, fatto di molta sostanza e poche solide forme, non presaga dello sconquasso che di lì a poco l’attende.
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Alessandra Piacentini 2010
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cucina bergamasca. Li riprovo di tempo in tempo, ed anche quando fatti a regola d’arte, come in questo caso, mi paiono solo discreti (lo stesso, faccio outing, vale per molte paste ripiene, tortellini & C. inclusi: poche le definirei prelibatezze, tra le quali accolgo volentieri gli scarpinocc di Parre, dai tratti decisi). Lode speciale invece ai tagliolini: ottima la pasta fresca, ed eccellente il sugo di pomodoro che intuisco “alla lombarda”, cioè col burro, e conseguentemente più morbido e avvolgente.
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Date retta a me, la pasta burro e pomodoro è una gran cosa, quasi necessaria se si parla di tagliolini e tagliatelle.
Conversando con una coppia di avventori che si professa cinquantennale seguace del locale, roba da reciproco orologio d’oro, ci avviamo ai secondi: so che tutti voi tifate per il foiolo, per cui lo prendo, mentre lei, dispettosa, va su un nodino, da me tacciata di banale ma premiata invece da una carne-come-non-se-trovano-più, sempre seducente nel suo semplice ma classico vestitino burro e salvia. Non mi pento peraltro del foiolo, servito in un bel coccio dove si sfamerebbe l’intero 47° Battaglione Fanteria Meccanizzata “Ravenna”, nel quale ebbi l’onore di militare. Mi metto d’impegno comunque, ed alla fine resta solo quel pochino che, m’insegnava mia nonna, va “lasciato per Madama Educazione”. Si tratta di trippa alla parmigiana, col pomodoro senza fagioli e soprattutto senza il fastidioso sedano. Tenerissima, saporita, un gusto pieno e non invadente che si potrebbe ruminare per ore: un bell’applauso. Un’insalatina amara ripulisce una tantum la bocca dal burrume, ed un a dir poco corposo Gattinara d’età adeguata ci accompagna alla perfezione, una volta ossigenato a dovere, perché se c’è un vino astringente alla follia se bevuto appena aperto, quello è proprio il Gattinara.
Non c’è spazio per il dolce, perché purtroppo non ci attende un pigro pomeriggio domenicale ma la solita giungla di aziendali leoni seppur vegetariani, e ci salutiamo con grande cordialità dalla gestrice e dal locale, pagato un conto, attorno ai 35 cadauno, che è fin basso per la cena, ma per il pranzo sembra poco concorrenziale: la è che nel 1960 la scaltra abitudine di metter mezzi prezzi a mezzogiorno per acchiappare il parsimonioso lavoratore, e non solo i prodighi ghiottoni come il vostro umilissimo servitore, non c’era… Lunga vita dunque all’Osteria del Teatro, testimone di un tempo che noi abbiamo solo sfiorato, che temo i nostri figli ci invidieranno, e che Leo Longanesi, se mi si concede l’excursus, così ricordava, in “Ci salveranno le vecchie zie ?” “Tutti abbiamo almeno una zia che non va al cinematografo, e che conosce dieci modi di cucinare il lesso rimasto a colazione. Essa sa che i santi cui ancora crede non fanno più miracoli; tuttavia non ha fiducia nei nuovi. Erano, sono, e ancora saranno queste nostre zie, fusti di quercia, dalle radici ben solide, ben piantate nelle vecchie case: case di città o case di paese, ma vere case, sepolte in strade strette, le strade della vecchia anima italiana, dove abbiamo imparato quel po’ che sappiamo... Erano, sono e ancora saranno queste vecchie zie le custodi dell’ordine classico, nutrito da un’ironia un po’ laica, che non tollera il patetico… Erano, sono e ancora saranno queste vecchie zie, decise insegnanti della derisa morale piccolo-borghese i veri capi dell’esercito italiano...” Che possano comandare ancora a lungo, almeno in cucina. Mr. Pink
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BergamoUp Moda di Elisabetta Moretti
Le
modelle nel tempo
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el mondo della moda di storie da raccontare ce ne sono davvero tante, nel numero di aprile, dedicato appunto alla storia, voglio ripercorrere brevemente quella che potremmo definire "l'evoluzione della modella": il percorso che il corpo femminile ha fatto nel corso degli anni per adeguarsi agli standard richiesti. Si può iniziare a parlare di modelle già a partire da fine '900. Le più conosciute sono quelle fotografate da Jean Agelou: donne formose, dai fianchi arrotondati e dal ventre gonfio, sensuali e affascinanti con il loro fisico curvilineo.
I famosi 90 60 90 Un modello di femminilità che persisterà fino agli anni '50 in cui spopoleranno modelle in carne, con pancette impertinenti e glutei generosi. Questo tipo di fisicità inizia a cambiare gradualmente con la ribalta di icone come Betti Page, Sofia Loren e Marilyn Monroe: donne sempre formose ma dal vitino a vespa, tutte curve ma messe al punto giusto. L'inversione di tendenza arriverà negli anni '60 quando sulle passerelle di tutto il mondo sfila l'esile e diafana figura della ormai leggendaria Twiggy. Con il fisico androgino di una bambina Twiggy ha dato un impronta di eleganza alla moda, imponendo un nuovo modello di femminilità, non più generosa ma magra e priva di forme.
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ElIsa moretti elisabetta.more@com
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Una Barbie in carne ed ossa Negli anni '80 e '90 l'evoluzione del corpo della donna subirà un nuovo sviluppo. Nasce il fenomeno delle "Top Model": Cindy Crawford, Christy Turlington, Naomi Campbell, Claudia Schiffer e Linda Evangelista. Modelle che per la prima volta nella storia, dominano l'immaginario collettivo, costituendo il canone di bellezza per eccellenza: la donna perfette e irraggiungibile dal fisico statuario. Anche il mondo dei media è dominato e forse sottomesso da questa nuova donna, famosa è diventata la citazione di Eva Evangelista che meglio di tutto rappresenta questo fenomeno:
“Noi Top Model non ci svegliamo per meno di 10.000 dollari al giorno” E' il turno di Kate Moss e del ritorno alla donna-grissimo. Magrissima, sciupata e dalla vita completamente fuori controllo, Kate diventa famosissima nei primi anni del 2000, non solo come modella e testimonial ma anche in televisione e al cinema, conosciuta da tutti forse proprio per la vita dissoluta.
… Non sappiamo cosa aspettarci per il futuro anche se la speranza è sempre la stessa: un corpo sano, che influenzi positivamente tutte le giovani donne che spesso vedono in una modella l'esempio da seguire.
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Oggi la situazione è "confusa", in molti cercano di trasmettere un ideale di donna sano, come quello di Lara Stone, la modella più ricercata del momento, ma in effetti di modelle magre, spesso anoressiche, se ne vedono ancor tante, anzi troppe. Si cerca poi di aprire la mente su più fronti: provocatoria è stata la sfida lanciata da Aimee Mullins, bellissima modella e atleta che all'età di un anno ha subito l'amputazione di entrambe le gambe ma nonostante questo oggi sfila senza timore con le protesi.
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BergamoUp BergamoUp Model di Matteo Mottari
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Lara Fumagalli
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BergamoUp
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nome: lara anni :18 Professione: studentessa hobby: viaggiare passione: arte altezza: 1,85 m scarpe: 39 taglia: 38
Se anche voi siete aspiranti modelli, contattate la nostra redazione telefonicamente allo 035 4122078 o via mail: grafica@bergamoup.it.
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Matteo mottari Fotografo www.matteomottari.it
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BergamoUp Uno psi per amico
È possibile essere
di Mario Tintori Disegno: Stefano Berta
padroni di sé?
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l filosofo Ehrenberg sostiene che depressione, ansia e stress sono il frutto della democrazia. E aggiunge: “gli individui hanno bisogno di aver più fiducia in se stessi, perché più si è padroni di sé e meno si subisce la società”. Affermazione condivisibile ma ingannevole perché sollecita l’individuo ad incentrare ancor più l’attenzione su di sé, sul proprio ego, alla ricerca della propria illusoria potenza. Questo è proprio vero oggi, immersi come siamo nella cultura dell’apparenza, quando è continuamente incentivato il sentimento di autosufficienza. Ciò è dimostrato dalla diffusione di corsi sull’empowerment, sull’autoefficacia e su dinamiche della mente che puntano proprio sulla promessa di diventare padroni di sé.
La democrazia sollecita l’ego dell’individuo per meglio metterlo in fila al centro commerciale
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Il fatto è che per acquisire un’autentica fiducia in se stessi, occorre passare attraverso il senso della propria impotenza, del limite, o, con termine psicoanalitico, della castrazione. Ciò che oggi, invece, si tende a fare è fornire sostegni posticci, pronti-interventi dell’Io. Strumenti che di fatto sostengono l’illusione della propria autocreazione, annullando le domande del soggetto su ciò che lo inquieta o lo fa star male. È infatti l’assenza di una domanda, o la difficoltà a farla emergere, l’elemento tipico della clinica psicologica contemporanea.
Mario Tintori Psicologo Psicoterapeuta mario_tintori@fastwebnet.it www: psicologo.bergamo.it
E sovente, anche quando un elemento sintomatico è riscontrabile, questo non interroga il soggetto; egli non ne vuole sapere. Chiede solo che il suo male, quasi fosse un mal di denti, se ne vada. Come se il disagio psicologico che lo fa soffrire fosse qualcosa di generico e non qualcosa che lo chiama in causa personalmente. Per queste ragioni sostengo che la giusta incitazione di Ehrenberg alla padronanza di sé come difesa contro il potere della società democratica, possa essere ingannevole. Perché suppone individui che abbiano assunto in pieno la propria condizione, la propria limitatezza e di conseguenza anche le proprie potenzialità.
Il fatto è che per acquisire un’autentica fiducia in se stessi, occorre passare attraverso il senso della propria impotenza
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BergamoUp Un gioco per riscoprire insieme la Città di Maryline JM-W Photo: matteozanga.it
Dov’è questo
Sagitario?
F
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ate come Badia, la vincitrice del numero scorso, alzate lo sguardo e, se riconoscete la silhouette di questo sagittario, mandate via mail (romanzocollage@gmail.com) la vostra risposta. Il primo che indovinerà dove si trova, vincerà un Boscolo gift “Gioielli d’Italia, borghi incantevoli e città preziose” valido un anno per un fine settimana per due persone con una notte in un hotel caratteristico, gentilmente offerto da: IDM VIAGGI di Bergamo Via Borgo Palazzo 104 Ingresso Uffici : Viale Pirovano 2d/e. Tel. 035 210965 www.immaginidalmondo.com
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BergamoUp Bel Pais
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di Ettore Maffi
Romano
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di Lombardia Importante centro agricolo e industriale della bassa, dal 1962 è divenuta città con decreto del Presidente Segni ed è il quinto comune della bergamasca per popolazione. Per la sua posizione strategica tra Milano e Venezia è sempre stata coinvolta in guerre militari e diplomatiche da parte delle autorità civili e da quelle ecclesiastiche. Nel Trecento i Visconti costruirono la rocca, circondata da un ampio fossato e da mura alte cinque metri, divenuti entrambi un viale alberato, o meglio la circonvallazione della città. Restaurata nel 1968, la rocca Viscontea è a pianta quadrata e munita di quattro possenti torri con mura merlate: all’interno la corte della Cancelleria veneta con il leone di San Marco e un’altra, detta corte grande, si trova nel tratto di fossato lungo il lato meridionale.
Passata sotto la Repubblica veneta dopo la battaglia di Maclodio, per un trentennio divenne un feudo di Bartolomeo Colleoni, che fece costruire la roggia Bordogna, ed in breve divenne un importante centro commerciale, essendo confinante con il Ducato di Milano. Il centro storico, caratterizzato da portici, è ben conservato e presenta importanti edifici che raccontano la storia della città: il medievale Palazzo della Comunità o Palazzo della Ragione - già sede dell’arengo - degli uffici giudiziari e la Sala delle Capriate che è utilizzata come sala consiliare, nonché il Palazzo della Misericordia con i suoi portici, voluto dal Colleoni.
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Quando il leone di San Marco ha la zampa appoggiata sul libro aperto significa che tra quella città e Venezia regnava un rapporto di collaborazione, mentre quando il libro è chiuso il rapporto era di dominazione da parte di Venezia.
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BergamoUp
Giovanni Battista Rubini, una vera leggenda dell’opera lirica del primo Ottocento
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Romano di Lombardia
Romano nel 1794 diede i natali al tenore Rubini di famiglia di umili origini. Avviato agli studi musicali dal padre dilettante, ben presto il suo talento musicale non passò inosservato e a vent’anni iniziò così la sua prestigiosa carriera, diventando l’interprete d’eccellenza delle opere di Vincenzo Bellini e in seguito anche di Gaetano Donizetti nei teatri di tutta Europa, compresa la Russia. Lo stesso Bellini gli dedicò la sua opera “Il pirata”. Fu apprezzato da Beethoven, che lo ascoltò a Vienna nel 1824 e gli dedicò anche alcune composizioni. Si esibì pure con Franz Liszt. Cinquantenne e ancora sulla cresta dell’onda, si ritirò dalle scene e ritornò a Romano. Di carattere semplice, si dimostrò anche grande d’animo, condividendo i lauti compensi percepiti con i bisognosi attraverso la creazione di un ricovero per musicisti bisognosi, un ginnasio e un orfanotrofio. Il Palazzo Rubini è tuttora sede del Liceo musicale e del museo a lui dedicato.
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AN.FI. AN.FI. Services Ser vices s.rs.r.l.r.l. Giovan Battista Caniana e Andrea Fantoni, amici nell’arte e nella vita La famiglia Caniana ha rappresentato una rinomata bottega d’intarsiatori e Giovan Battista, architetto e scultore, ne fu il piÚ apprezzato esponente. Nel 1679 a soli otto anni fu inviato a Venezia dalla madre per apprendere i segreti della scultura e dell’architettura. Fondamentale per la sua crescita artistica è stata la realizzazione delle sagrestie nella basilica di San Martino ad Alzano Lombardo, dove strinse una duratura amicizia con Andrea Fantoni. Iniziarono cosÏ ad arrivare le commesse e, sempre ad Alzano, progettò la chiesa di San Michele Arcangelo, dove riposa insieme ai suoi familiari. A Romano di Lombardia progettò la Chiesa di S. Maria Assunta e S. Giacomo Maggiore, la piÚ rinomata, dotandola di due campanili. In Città Alta gli fu affidata la riedificazione della Chiesa di San Michele all’Arco e della Chiesa del Carmine e in Città Bassa la parrocchiale di Borgo Santa Caterina. Si devono al Caniana anche numerose chiese e sculture nell’intera provincia. MorÏ a 83 anni nel 1754 ma la bottega Caniana continuò la propria attività con i fratelli che realizzarono, a loro volta, pregevoli lavori.
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BergamoUp Dans les coulisses... di Maryline JM-W Photo: dimiceli.it/Arch. personale della fam. Casile
L
e prime pagine di tutti i giornali del mondo sono, in questo periodo, dedicate alla Libia: all’intervento internazionale in quello che era inizialmente una rivolta popolare a favore di maggior libertà. Di fronte alle prime immagini giunte a noi, in tanti ci siamo stupiti per la giovane età e l’insufficiente armamento degli oppositori al potere, a dimostrazione che abbiamo spesso la memoria storica corta, ecco perché - per questo ultimo appuntamento in questa rubrica - ho scelto d’inoltrarmi Dans les coulisses…
diuna
libertaria
Un paese in divisa “Sono nata nel 24 e il fascio ha preso il potere nel 22, quindi fin da quando ero piccola tutti - bambini inclusi - dovevano indossare la divisa, anzi durante il sabato fascista i maschi,
armati di fucili di legno, dovevano anche imparare a fare la guerra per Mussolini, mentre per noi femmine c’erano i lavori domeschi e manuali; tutto un programma [aggiunge con sorriso ironico]. Anche la tessera del fascio era obbligatoria, infatti, veniva consegnata agli scolari insieme alla pagella, e ai lavoratori insieme al libretto del lavoro; senza non potevi lavorare.”
“Erano fuori legge persino semplici romanzi americani come Via col vento” “All’epoca, c’erano pochi ricchi e tantissimi poveri, ma proprio poveri, più poveri di quelli di adesso! Ma non lo sapevo. Oggi penso che la mia famiglia fosse antifascista da sempre; non ricordo di aver mai visto simboli fascisti in casa o sentito discorsi fascisti. Però sono arrivata a questa conclusione solo nel 1940 quando la tessera del fascio è diventata obbligatoria anche per gli ufficiali dell’Esercito e mio padre, che era ufficiale, si è dimesso. Sono cresciuta nella più completa ignoranza anche perché i partiti non esistevano, erano vietati, e potevamo leggere soltanto i libri stabiliti dal regime.
Maryline JM-W Nata in Francia, a vent’anni l’autrice è venuta a vivere in Italia dove ha pubblicato due Romanzi Collage©: Dans les coulisses... ed. Il filo (che ha dato il nome a questa rubrica e che significa dietro le quinte) e Se la donna fosse un elefante… ed. Miele. Per saperne di più: www.romanzocollage.it
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Quando suoniamo al campanello del numero 29 di via Mazzini, ci apre la porta una signora elegante, dal volto e la stretta di mano decisi. Solo le rughe e i sottili capelli bianchi attestano del tempo che è passato. Infatti, partigiana durante la seconda guerra mondiale, la Cocca - o meglio Angelica Casile - non ha dimenticato nulla, anzi ha molto da raccontare. E le ore passate con lei sono state un piacere per chi vi scrive e per Alessandro, il nostro video maker, che ha registrato l’incontro di cui potrete trovare il filmato inquadrando questo QR o andando a sbirciare su www.dimiceli.it, alla voce video.
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BergamoUp “Eravamo un popolo d’ignoranti - nel meridione l’80 % della popolazione era analfabeta - eppure ci siamo permessi nel 35 di aggredire l’Etiopia perché dovevamo civilizzare l’Africa” “Anche le maestre ci tenevano all’oscuro di tutto. Ho frequentato le magistrali dalle suore del Sacro Cuore, ma è solo quando, nel 1938, sono entrate in vigore le leggi razziali contro gli ebrei che ho notato qualcosa di strano. Gli ebrei non potevano più frequentare le scuole pubbliche, ma nella mia classe c’era la figlia del proprietario del negozio di moda, Sacerdote. Ovviamente non sapevo che non appartenesse alla cosiddetta razza ariana, però col tempo ho scoperto che, benché venisse a lezione, non era segnata nel registro, e quando arrivavano le ispezioni fasciste, coraggiose, le suore portavano via Luciana. Tra l’altro eravamo amiche, andavo spesso a fare i compiti a casa sua - lei stava in via Verdi al numero 2 - però sua madre non voleva mai che contraccambiassi l’invito: “È meglio che venga tu, è meglio per te” mi rispondeva sempre, senza mai spiegarmi il perché.”
“L’amore mi ha aperto gli occhi” “Ho cominciato a capire delle cose così per conto mio, ma soprattutto a 17 anni grazie a Gino, il mio ragazzo. Quando mi portava in “camporella”, in un boschetto, mi mostrava dei libri arrivati dalla Svizzera che leggevamo e commentavamo; era il 1940. Il 10 giugno, verso le 6 del pomeriggio, in piazza della Libertà, si riunirono tutti i fascisti in divisa, erano stati convocati per sentire attraverso la radio la dichiarazione di guerra. I ragazzi gridavano tutti felici. Noi, ragazze, eravamo andate sul Sentierone come al solito per fare le “vasche” - già all’epoca si andava avanti e indietro [precisa sorridendo] - e mentre tornavo verso casa con la bicicletta, ricordo di aver incrociato due persone anziane che si asciugavano gli occhi, commossi davanti a tanto furore bellico.”
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“Alla borsa nera le cose costavano dieci volte tanto” “Quando nel ‘41 sono iniziate le tessere annonarie che permettevano di comprare pane, pasta, carne, olio e burro - il caffè fu eliminato perché veniva dall’Africa - a prezzo contenuto ma in quantità sempre insufficienti, l’entusiasmo svanì. Alcuni facevano veramente la fame, tant’è che, quando hanno creato le tessere annonarie anche per gli
abiti e i tessuti, i poveri vendevano le loro sotto banco per comprare qualche cosa da mangiare.”
“La guerra è una cosa orribile” “Tutto questo avveniva in nome della Patria, come i conflitti con Grecia, Albania, Etiopia, Francia e Russia: dovevamo rendere grande l’Italia anche a costo della vita di persone che non ci avevano fatto nulla di male e dei nostri giovani compagni di scuola e di giochi che, chiamati a combattere, non tornavano più. Quando abbiamo saputo che in Russia alcuni amici erano morti di freddo, ci siamo resi conto dell’atrocità della guerra. Qualcuno di noi ha cominciato a prendere coscienza; la gente non ne poteva più, soffriva la fame e i bombardamenti sull’Italia andavano aumentando, e così si è diffuso l’antifascismo.”
“L’armistizio ha lasciato l’esercito senza ordini” “Il 25 luglio ‘43 il fascismo non è caduto per volontà popolare; Mussolini è stato fatto prigioniero dal Re con l’appoggio del Gran Consiglio del fascismo: sono i famosi 40 giorni di Badoglio. Ed è grazie a questo che è arrivato l’armistizio. Ricordo il proclama del 8 settembre: “l’Italia ha cessato la guerra contro la Francia e Inghilterra, dobbiamo resistere contro chiunque voglia invadere lo stato”. Ma quali invasori, i Tedeschi erano già qui! Quindi l’esercito è rimasto senza ordini precisi e nessuno sapeva come comportarsi; chi ha resistito, l’ha fatto di propria iniziativa. A Bergamo c’era il 78° Reggimento Fanteria dove militava mio papà (che era di riserva al Distretto, nonostante avesse dato le dimissioni, perché trattenuto per via della guerra), nessun ufficiale ha aderito alla Repubblica di Salò, così tutti sono stati deportati nei campi di prigionia, non erano i campi di sterminio, ma qualcuno vi ha lasciato la vita.”
“Eravamo le fidanzate per cartolina” “Sempre l’8 settembre, il mio ragazzo determinato a non arrendersi, decise di andare in montagna con 3 suoi compagni. Non c’erano ancora le brigate partigiane, ma non potevano stare in città perché cominciavano i primi rastrellamenti e li avrebbero arrestati. Così portai loro da mangiare per tutto il tempo che rimasero a Clanezzo dove Gino aveva uno zio direttore di una centrale elettrica. Poi un giorno decisero di andare in Svizzera, solo che, appena arrivati in stazione, i Tedeschi li presero e li deportarono in Germania. Tutte le fidanzate del tempo di guerra erano “per cartolina” e le chiamavano le “madrine di guerra”.
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“Sono entrata nella resistenza andando dal parrucchiere” “Un giorno, Adriana, la mia parrucchiera, mi fa: Tu sei la ragazza di Gino? Sì, perché? - le risposi [lo conosceva perché Gino abitava in via Sant’Orsola, proprio dove stava la mia parrucchiera] Vuoi entrare nella resistenza? Sì [risposi senza neanche pensarci e senza neanche sapere cosa volesse dire]. A pensarci oggi, entrare nella resistenza era veramente facile, bastava che qualcuno te lo chiedesse e tu dicessi di sì. Adriana era una compagna del partito comunista, quindi era antifascista da prima dell’8 settembre, però neanche questo sapevo. Mi ha messo in contatto con i gruppi di difesa della donna a supporto della resistenza, dove le donne seguivano corsi per diventare crocerossine per curare i partigiani feriti e distribuivano la stampa clandestina o - ruolo molto importante – uscivano di notte per scrivere sui muri. Sono stata nei gruppi di difesa fino alla primavera del 44, il mio contatto era Delia Sacchi, il suo nome di battaglia era Rosa.”
“Ciascuno di noi aveva un nome di battaglia per non essere riconosciuto, il mio era Gina “ “Delia era una compagna cronista, mi dava quinterni di libri da battere a macchina, mio papà aveva una vecchia Remington. Una volta mi ha dato “L’estremismo, malattia infantile del comunismo”; non ci capivo nulla. Io sono diventata comunista con il cuore - a contatto con la povertà dei miei compagni -, non con la teoria.”
“Nel febbraio del ‘44, Rosa mi disse che a Bergamo era nata la SAP (Squadra d’Azione Patriottica del fronte della gioventù) e che cercava proseliti. Mi sapeva abbastanza determinata, e infatti dissi di sì. Ma, questa volta, bisognava dimostrare di avere coraggio per entrare nel gruppo: uomini o donne dovevano disarmare i fascisti. I disarmi - che servivano sia per ledere il loro sistema, che per armarci - si facevano nell’oscurità della sera divisi in gruppi di 3 ragazzi o 10/12 per quelli più importanti. Però il primo si faceva solo in due, perché se ti facevi prendere dalla paura potevi mettere nei guai anche gli altri. Il mio primo disarmo l’ho
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“Per diventare partigiana bisognava sottoporsi alla prova del nove”
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fatto con Tino, comandante della SAP, sul piazzale della stazione.”
“Gli ho puntato una pipa alla schiena” “Erano le otto, otto e mezza di sera, andammo in stazione dove c’era sempre un andirivieni di fascisti che scendevano da un treno e andavano a prenderne un altro. All’epoca c’erano due linee ferroviarie, una per Milano e Brescia, e un’altra che andava nelle valli Brembana e Seriana. Io non avevo armi (te la dovevi conquistare da solo), quindi Tino, che aveva la sua pistola, gliel’ha puntata davanti, mentre io gli ho puntato una pipa alla schiena prima di disarmarlo. Non avevo il cuore in gola, avevo il cuore nella testa, tanta era la paura. Fu il primo di una lunga serie.”
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“Ho sempre davanti agli occhi un operaio che sentendoci urlare mani in alto, le alzò con, in un palmo, il tabacco e nell’altro la cartina, allora le sigarette si rullavano.” “Tra i più importanti eseguiti dalla mia formazione, c’è il disarmo di Dalmine. Ragazzi del luogo ci avevano chiesto di andare a fare un disarmo in una trattoria dove, alla sera, tre fascisti andavano ad infastidire gli operai venuti per giocare a carte e bere un bicchiere di vino. Il nostro mezzo di trasporto era la bicicletta, e neanche tutti ce l’avevano, anzi i miei compagni più poveri - benché lavorassero come operai - non avevano neanche le scarpe, quindi andavano a fare i disarmi con gli zoccoli. Quella sera, siamo andati in 12 con 6 biciclette, mitra e bombe erano legate al canotto e ognuno di noi aveva la sua pistola in tasca. Il piano era di dividerci in due gruppi: 6 avrebbero dovuto assaltare una casermetta della contraerea e portare via le armi, sennonché è suonato l’allarme aereo e i fascisti si sono allertati, quindi non hanno più potuto procedere. L’altro, al quale partecipai, andò meglio. Siamo entrati, abbiamo urlato mani in alto e i tre fascisti armati di tutto punto hanno alzato le mani, e così hanno fatto anche gli operai. Ci siamo portati via tutto: armi (avevano tutti e tre un mitra, pistola e bombe a mano), cappotti e divise (fondamentali per fare i disarmi) e perfino le scarpe (utilissime per i nostri partigiani perché con gli zoccoli non si riesciva bene a correre). Quindi abbiamo lasciato i tre fascisti in mutande davanti agli operai che loro disprezzavano tanto, con l’ordine di non uscire per mezz’ora; avevamo detto loro - bluffando ovviamente - che il paese era circondato dai partigiani. I compagni che erano là ci hanno raccontato che hanno aspettato due ore prima di muoversi e, che per non andare in caserma in mutande, avevano mandato gli operai a prendere le divise. Ovviamente non sono mai più tornati ad infastidire gli operai.”
“Laura non si è mai ripresa dalla casa delle bambole.” “Dopo le leggi razziali del ‘38, nel ‘43 sono cominciate le deportazioni nei campi di sterminio. Luciana Sacerdote, se l’è cavata scappando in Svizzera fino al ‘45, ma Laura - un’amica conosciuta facendo le “vasche” sul Sentierone, suo papà aveva una farmacia ad Ambivere se ricordo bene - è finita in un campo di sterminio con tutta la sua famiglia. I fascisti prendevano 10.000 lire per ogni ebreo che denunciavamo e 5.000 per ogni partigiano denunciato. Ed è stato proprio in seguito ad una delazione che i Tedeschi hanno portato via 9 membri della famiglia di Laura. Sono tutti morti, tranne Laura - che ha trascorso la sua deportazione in una di quelle case delle bambole, a disposizione dei soldati - ma se è tornata integra nel corpo, con la testa non c’era più.”
«Non abbiamo mai ucciso nessuno anche perché le rappresaglie erano feroci: per ogni tedesco ucciso, venivano fucilati 10 Italiani, partigiani o no» “Purtroppo anche noi abbiamo subito sconfitte. Qualcuno è stato arrestato: un giorno hanno preso mia sorella, gravemente malata, in ostaggio per spingermi ad arrendermi. Quindi mio padre - che era ricercato anche lui per essere entrato in una formazione partigiana – si è consegnato; io non potevo perché essendo stata riconosciuta in un disarmo a mano armata rischiavo la fucilazione. Altri sono morti, come Ferruccio Dell’Orto, un nostro compagno di 17 anni. Era l’8 febbraio ‘45, non si vedeva a mezzo metro di distanza - all’epoca c’era l’oscuramento per via degli attacchi aerei e quella notte era senza luna – quindi Gianni, Giacomo, Ferruccio ed io avevamo deciso di tornare a casa visto che non si trovavano fascisti da di-
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sarmare. Ad un certo punto abbiamo visto una divisa, l’abbiamo seguita fino a via Pitentino (adesso via Frizzoni, quella a sinistra in fondo a via Pignolo verso via Camozzi, all’epoca la roggia non era ancora coperta) e lì lo abbiamo disarmato. Mentre Ferruccio, che era senza armi, si stava mettendo la pistola in tasca, è arrivata gente che usciva dal teatro Duse, c’era stata una rivista, un musical credo con Natalino Otto, un cantante che andava per la maggiore allora. Abbiamo minacciato di ucciderlo se non stava fermo, ma si è messo a gridare aiuto e si è buttato in terra. Siamo scappati, davanti Gianni e Giacomo, e subito dietro Ferruccio ed io. Correndo, mi imbatto in uno con la divisa che ci spara contro. Corriamo ancora 100 metri e arriviamo finalmente in via Pignolo, dove ero ospite da una compagna di lotta. Ferruccio mi dice che non si regge più in piedi e si rifiuta di salire sui tetti con noi.
Dans les coulisses…
diuna
libertaria
Pensavo che fosse sfinito per via della corsa, invece quella pallottola sparata era finita ad 1 centimetro dal suo cuore; chissà se non è voluto entrare per non esporci o se, quando a 17 anni ti senti morire, vuoi tornare dalla mamma, e quindi voleva tornare a casa. Comunque sia, ha attraversato la strada ed è caduto 7 o 8 metri più in su della porta dove eravamo entrati. I fascisti che lo hanno catturato, invece di portarlo in ospedale, l’hanno portato in quella casermetta che c’è dopo la torre del Galgario e l’hanno interrogato finché è morto. Volevano sapere dove eravamo e chi eravamo, ma lui, a 17 anni, è morto senza parlare. Ce l’ha raccontato un fascista presente, che dopo l’accaduto ha disertato e, dopo l’insurrezione, è andato a casa dai genitori di Ferruccio per raccontare come era morto. Con i nostri soldi, abbiamo messo una targa in via Pignolo in sua memoria.”
“Nessuno di noi cercava la bella morte, nessuno di noi voleva fare l’eroe, volevamo poter ascoltare la musica che ci piaceva, leggere libri in santa pace ed essere felici come tutti gli altri ragazzi del mondo.”
A buon intenditore, arrivederci (poche parole). Nata nel XVII secolo quest’espressione è un invito alle persone che hanno colto il senso delle parole dette di agire e reagire.
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Quindi, come si dice dalle mie parti, à bon entendeur, salut.
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Soap Box Rally
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ono aperte le iscrizioni per la 40° edizione del SOAP BOX RALLY, la più antica e pazza corsa delle macchine di legno del mondo che si terrà il 1 maggio alle ore 15. Competizione storica di Bergamo che nacque nel 1955 dall’idea di uno studente colpito dalle entusiasmanti performance di queste macchine viste in un film americano. Dopo fasi alterne, il SOAP BOX RALLY è riproposto con successo dal 2000 da PRO LOCO BERGAMO e TEAMITALIA con l’intenzione di non dimenticare un’appassionante tradizione locale.
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Visto il grande successo di pubblico e mediatico di cui il Soap Box Rally ogni anno gode, si prevede che, anche per questo importante anniversario, lungo le Mura venete di Città Alta si daranno appuntamento in circa 50.000 persone per assistere a questa goliardica e spettacolare gara.
Il regolamento tecnico-costruttivo è stato definito più di cinquant’anni fa e ancora oggi viene seguito da tutti gli equipaggi in gara.
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ORIGINALITA’: le macchine saranno esaminate da un’apposita Giuria che compilerà una classifica in base all’originalità ed alla fantasia nella scelta e realizzazione del soggetto, valutando anche l’abilità tecnica e la cura dei particolari; VELOCITA’: i piccoli bolidi di legno partiranno a spinta da Colle Aperto in batterie di 2 equipaggi o più a intervalli di 1min e scenderanno a folle velocità lungo le Mura Antiche di Città Alta per arrivare nei pressi di Porta San Agostino. VELOCITA’ AD OSTACOLI: le macchine partiranno singolarmente spinte a mano da Colle Aperto, a intervalli di 1min, e dovranno superare gli ostacoli posti sul percorso. Chi arriverà indenne al traguardo avrà tutto il plauso di un caloroso pubblico.
Tre le classifiche redatte e i Premi per i vincitori: ORIGINALITA’: punteggio ottenuto in base alle caratteristiche di originalità e creatività nella costruzione della macchina; VELOCITA’: classifica redatta dai cronometristi in base al tempo di discesa delle due prove (velocità e velocità ad ostacoli); CLASSIFICA FINALE GRAN COMBINATA: la classifica valida per l’assegnazione del “Trofeo Soap Box Rally Gran Combinata - Città di Bergamo” sarà redatta sommando i punti ottenuti da ogni equipaggio nelle due prove di Velocità e nella classifica dell’Originalità.
Per info e iscrizioni: Proloco Bergamo e Teamitalia srl, BERGAMO - via Zelasco, 1 tel. 035 237323 teamitalia@teamitalia.com www.teamitalia.com
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Tre le prove previste:
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BergamoUp Andiamo per monti di Paolo Valoti
La Montagna
a misura di giovani e famiglie
“Ai nostri figli dobbiamo insegnare a sognare perché con i sogni avranno qualcosa in cui credere e quando sapranno in cosa credere sapranno perché rispettare le leggi, civiche, sociali e spirituali” Patricio Atkinson
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ra gli obiettivi strategici che devono dare energie, lungimiranza e rinnovamento alla nostra comunità e società vi è indubbiamente la formazione, la cultura e la crescita dei giovani, il nostro capitale più prezioso. Uno scopo fondamentale che si può raggiungere anche grazie alla montagna; un’incomparabile ambiente educativo per stimolare le diverse facoltà fisiche, mentali, estetiche, spirituali ed emotive di tutti, in particolare dei ragazzi e giovani e non solo. La scoperta del “pianeta montagna” offre a tutti la possibilità di conoscere, sperimentare e as-
sorbire insieme a coetanei, in gruppo o con la famiglia, una ricca mescolanza d’impressioni vivissime e altamente formative, quali difficoltà, fatica, pericolo, sforzo, impegno ma altresì benessere, felicità, serenità, bellezza e armonia.
Queste intense sensazioni sedimentano nei ricordi, penetrano nell’animo e nel fisico e possono plasmare positivamente le qualità, capacità e facoltà di tutti i ragazzi e giovani, soprattutto perché le montagne ‘concrete’, le rocce solide da scalare con le mani e gli amici reali offrono un potente antidoto contro il dilagare delle realtà virtuali, dei ‘non luoghi’ e dei contatti digitali.
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L’andare per monti, camminare sui sentieri o passeggiare attorno ad un lago alpino sono un’esperienza personale e comunitaria che ciascuno deve vivere al ritmo del proprio passo, tempo e desiderio, senza fretta, e permette a tutti di poter conoscere direttamente le proprie forze, capacità e preparazioni, e di poter capire e migliorare i propri limiti, paure e inesperienze. Paolo Valoti è socio della Sezione di Bergamo del Club Alpino Italiano (CAI) dal 1982 e attualmente Presidente sezionale eletto per il terzo mandato 2008/2010, nonché Istruttore Nazionale di Sci Alpinismo (INSA) nella Scuola di Sci Alpinismo “Bepi Piazzoli” e Istruttore di alpinismo. La Sezione CAI di Bergamo è stata fondata il 23 maggio 1873 ed è stata dedicata nel 1936 alla memoria di Antonio Locatelli. Oggi è la prima Sezione italiana per numero di soci e conta circa 10.000 soci distribuiti nelle 19 sedi territoriali capillarmente diffuse nella provincia bergamasca. Il Club Alpino Italiano è una storica e moderna realtà associativa con profonde e sane radici in montagna che si rinnovano senza sosta nel servizio per la montagna e per le sue genti grazie alla dedizione dei soci attivi impegnati a diffondere i grandi valori del Club e a condividere l’intramontabile passione per la Montagna, in ogni sua espressione, in particolare coinvolgendo i giovani d’ieri, di oggi e di domani. www.caibergamo.it
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Appuntamenti da non perdere per giovani e famiglie: Domenica 22 maggio - ore 9.00 Cenate Sotto, Sede del Comune. Raduno provinciale giovani e famiglie in montagna con tutte le Sezioni, Sottosezioni, Commissioni, Scuole e gruppi di Alpinismo Giovanile CAI Bergamo insieme a diverse Istituzioni e associazioni bergamasche impegnate nel mondo dei giovani. Coordinamento CAI Trescore Valcavallina Info: segreteria@caibergamo.it
La montagna non è solo montagna è anche una significativa metafora della vita.
La montagna fa comprendere quanto tutti noi siamo piccoli di fronte all’immensità della natura, del mondo e della vita, e il nostro bisogno dell’altro per diventare persone adulte. Il Club Alpino Italiano attraverso le proposte organizzate dall’Alpinismo Giovanile vuole fortemente trasmettere a tutti i bambini, ragazzi e giovani la passione, la conoscenza e l’educazione per la montagna, nella scoperta degli autentici valori umani, nel segno dell’impegno personale e nella gioia condivisa e crescita reciproca. Coordinamento bergamasco di Alpinismo Giovanile e Scuola bergamasca di Alpinismo Giovanile ‘Alpi Orobie’Via Pizzo della Presolana, 15 - 24125 Bergamo. Per saperne di più: www.caibergamo.it
CONSIGLI PER ESCURSIONI CON GIOVANI E GENITORI PREPARARE LA GITA A CASA: informarsi con i bollettini meteorologici, procurarsi una guida e cartina dei sentieri della zona che di vuol visitare, scegliete percorsi che tutti sicuramente possono percorrere in tranquillità, individuate possibili alternative, punti di sosta e rifugi di arrivo. PREPARARE LO ZAINO: meglio se preparato la sera prima della partenza, deve contenere tutto quello che può servire ma evitare tutto il superfluo, capi di ricambio adeguati e leggeri per vestirsi secondo i bisogni con il principio ‘a cipolla’ più strati, capo intimo, maglietta, pile, giacca a vento; alimenti come cioccolato, biscotti, frutta disidrata e barrette, la borraccia da riempire alle sorgenti e succo di frutta, nessun contenitore di vetro, il resto dei generi di conforto li possiamo trovare nei rifugi; crema protezione sole, cappello ed occhiali da sole, pronto soccorso con bende e cerotti, una piccola torcia elettrica, un coltellino e qualche fiammifero e la macchina fotografica. PREPARARE L’EQUIPAGGIAMENTO: pedule o scarponcini, anche leggeri, ma alti per proteggere la caviglia e con suola scolpita tipo ‘VIBRAM’, se si prevedono giochi o passatempi tra acqua e ruscelli prevedere un paio di sandali di plastica. Non solo d’inverno ma anche nelle mezze stagioni una mantella per imprevista pioggia ma anche guanti e berretta di lana. CURARE LA SICUREZZA: Informare i parenti o amici sull’itinerario che s’intende affrontare, percorrere sentieri conosciuti e evitare percorsi che non si conoscono, non sottovalutare i pericoli di temporali, nebbia, buio e caduta di sassi nell’attraversare pietraie. A volte serve il coraggio della rinuncia alla meta programmata per evitare tanti guai. Non va inoltre dimenticato che la sicurezza non può mai essere affidata all’uso di strumenti e tecnologie (cellulare, GPS, radio), e che l’unico strumento veramente indispensabile e insostituibile è andare in montagna prima con la nostra testa e poi con i piedi. Numero di telefono utile per chiamate di Emergenza sanitaria e Soccorso Alpino: 118 su tutto il territorio italiano.
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Infatti, la vita può ben essere considerata una montagna da scalare: sentieri più o meno ripidi, pareti con difficoltà; tanta fatica, ma anche splendidi scenari, paesaggi incontaminati, bellezze impareggiabili, amicizie indimenticabili, incontri sorprendenti e mete conquistate. Un’autentica scuola di vita per chi sperimenta direttamente la volontà di raggiungere una piccola o grande vetta, la disciplina e il sacrificio che questa meta richiede, e la genuina soddisfazione dell’obiettivo realizzato. Lo stare insieme, in cordata, in gruppo o in famiglia, fa anche capire cosa significa dare e ricevere aiuto, mutua solidarietà, incoraggiamento e conforto.
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BergamoUp si Salvi chi può di Stefano Salvi
in Libia? Tardi e male
uando si decide di dichiarare guerra ad un altro Stato, bisogna farlo presto e bene. Invece, l'intervento dell'Europa nei confronti della Libia è stato fatto tardi
e male. Presto e bene perché, nel momento in cui il colonnello Gheddafi, nelle primissime ore di tutta questa vicenda, aveva incominciato coi raid nei confronti del popolo della Cirenaica, immediatamente l'Onu, la Nato e l'Europa avrebbero dovuto mostrare i muscoli al su citato, facendogli capire, senza mezzi termini che, al ripetersi di tali eventi, sarebbe stato spazzato via. Questo, eventualmente, era l'atteggiamento da tenere: presto e bene. Bene, perché ammesso e non concesso che l'intervento armato fosse o sia necessario, se ci deve essere, deve essere chirurgico e limitato nel tempo. Parliamoci chiaro: i vari interventi umanitari in giro per il mondo non sono altro che guerre mascherate, che durano da anni (vedi Iraq e Afghanistan). L’accozzaglia di decisioni prese tardivamente, dall'Onu prima e dalla Nato poi, hanno fatto sì che Gheddafi potesse meglio organizzarsi nell'abbattere il più alto numero possibile di suoi oppositori e, soprattutto, hanno permesso alla Francia, immotivatamente, di prendere a sorpresa il comando delle operazioni e di trasformare una risoluzione Onu per la no fly zone in un vero e proprio bombardamento aereo, contro obiettivi militari assolutamente non previsto dalla risoluzione 1973 dell'Onu. E' chiaro che, ai Francesi, come a gran parte dei governi europei, non gliene frega niente né della democrazia, né delle vite umane dei Cirenaici, ma sono tutti corsi intorno all'osso del petrolio e del gas libici, in particolar modo Inghilterra e Francia che, non avendo buoni rapporti con il governo libico, hanno pensato bene di anticipare tutti, per poter poi essere (eventualmente dovesse essere sconfitto Gheddafi) i primi a beneficiare dei nuovi contratti petroliferi con gli eventuali ribelli vincitori, che certamente riconosceranno a Francia e Inghilterra il merito di essere intervenuti per primi, infischiandosene delle risoluzioni Onu.
Photo Ap/LaPresse
Come mai nell'ecatombe del Ruanda e della Sierra Leone è mancato l'intervento armato a difesa dei civili? Ma chi sono poi questi ribelli? Certo, le televisioni ci mostrano immagini di Cirenaici che, dopo quarant'anni di sottomissione alla tribù di Gheddafi, sono insorti per avere democrazia e costituzione. Ma vi siete resi conto che questi che dovrebbero essere insorti non organizzati hanno aerei, carri armati, armi per la contraerea, blindati di ogni genere? Nessuno sa da quale magico cilindro siano usciti tutti questi armamenti. Mi sembra che qui nessuno si ponga la domanda più elementare: chi c'è dietro a questi poveri disgraziati? Fondamentalista islamici di Al Qaeda, magari mascherati da super potenze economico-politico-finanziarie? Forse qualcun altro il quesito se lo sta ponendo: non è un caso, infatti, che Germania, Russia e Cina si siano immediatamente astenute nei confronto dell'intervento armato. E come mai certi interventi armati a difesa della popolazione civile non si sono mai verificati per l'ecatombe che c'è stata in Ruanda e in Sierra Leone? Forse perché nel loro sottosuolo non c'è né il petrolio né il gas!
Stefano Salvi realizza alcune tra le migliori inchieste televisive che scuotono, come non mai, il mondo politico e dell’informazione in Italia. Vincitore di numerosi premi giornalisti - tra cui il Premio Satira Politica per la Televisione - e autore, insieme ad altri inviati di guerra, del best seller L’informazione deviata, edito da Baldini e Castoldi e presentato al Premio Ilaria Alpi, nel quale racconta la sua esperienza di inviato in Iraq. Corteggiato dalla Rai in più di un’occasione, dal Dopofestival di Sanremo all’Isola deiFamosi, rinuncia, preferendo il nuovo linguaggio della Rete a quello televisivo e apre www.stefanosalvi.it, che diventa ben presto la prima webtv d’inchiesta.
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Guerra
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BergamoUp A passeggio per la città di Ettore Maffi Photo: fondazione Bergamo nella Storia
Ottocento
Museo storico di Bergamo I
l Civico Museo del Risorgimento, voluto dal sindaco Sebastiano Zilioli nel 1916 durante la Prima Guerra Mondiale, fu collocato provvisoriamente nel 1917 presso la sede dell’odierno Ex-Ateneo, nell’edificio costruito nel 1760 sopra il fontanone visconteo di piazza Duomo, che già ospitava il Lapidario. Nel 1933, dopo gli interventi di restauro della Rocca, il Museo del Risorgimento e Lapidario venne trasferito nella Scuola dei Bombardieri veneti e accresciuto di una sezione dedicata alla Prima Guerra Mondiale.
Nel 1959 divenne Museo del Risorgimento e della Resistenza e il Lapidario fu trasferito nel Museo Archeologico, nel restaurato complesso della Cittadella. Nel 1977 il museo fu chiuso per infiltrazioni d’acqua nell’edificio e dimenticato: il disinteresse e l’umidità provocarono gravi danni ai reperti - soprattutto ai tessili, oggetto di onerose spese di restauro - ivi compreso l’aereo di Antonio Locatelli.
“Una d’arme, di lingua e d’altare, di memorie, di sangue e di cor.” Alessandro Manzoni, Marzo 1821
Nel 1997, il Museo storico della Città di Bergamo fu nuovamente riallestito nell’ex convento di San Francesco di piazza Mercato del fieno dalla neonata Fondazione Bergamo nella Storia. Il 7 maggio 2004, inaugurato alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il Museo Storico di Bergamo è definitivamente ritornato in Rocca. Il direttore Mauro Gelfi e il suo validissimo staff hanno studiato una nuova idea di museo strettamente connessa alle tecnologie informatiche dove, attraverso cimeli e documenti, viene illustrato lo sviluppo della città di Bergamo e della sua provincia nell’arco di tempo che intercorre dalla Repubblica di Bergamo del 1797 al 1870 con Roma capitale d’Italia, superando il mero intento didascalico rappresentato dal museo, così come concepito al suo nascere.
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Ettore maffi
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Le vicende belliche e lo sviluppo civile si alternano; otto scenografie a tema ricostruiscono eventi significativi della nostra storia e, attraverso postazioni multimediali, si possono visionare approfondimenti di cui due, in particolare, riservate alla forma urbis di Bergamo, attraverso l’informatizzazione del catasto del 1853. Una piccola curiosità: nella ricostruzione del salotto di Gabriele e Giovan Battista Camozzi, è esposto anche il pianoforte Pleyel sul quale è stato eseguito per la prima volta l’Inno di Garibaldi.
“Vedi noi? Mo noi stiamo a fa’ baldoria: nun ce se pensa e stamo all’osteria; ma invece stamo tutti ne la storia.”
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Cesare Pascarella, La scoperta dell’america
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BergamoUp Ottocento
Museo storico di Bergamo Inaugurata La Biblioteca Del Museo Storico
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Il 31 gennaio è stata inaugurata la Biblioteca del Museo storico negli spazi della ex-sagrestia - presso la Fondazione Bergamo nella Storia in Piazza Mercato del fieno, 6/a - alla presenza dell’amministratore delegato Emilio Moreschi. La responsabile Silvana Agazzi ha brevemente illustrato la consistenza del patrimonio che si compone di circa 6500 testi inerenti alla storiografia dell’Ottocento e del Novecento, la museologia e la didattica, la storia economico-sociale della città e del territorio. Sono inoltre consultabili 278 periodici, collezioni storiche e l’Archivio fotografico
“Felici sono quelli che presteranno orecchio alle parole dei morti.” Leonardo Da Vinci
Sestini – Collezione Lucchetti. La biblioteca è inserita nel Gruppo Biblioteche Speciali di Bergamo ed è in corso la catalogazione nel Sistema Bibliotecario Nazionale. La consultazione è possibile negli orari di apertura: da lunedì a venerdì dalle ore 8 alle 13 e dalla 14 alle 17: è consigliabile telefonare allo 035247116 per verificare la disponibilità del personale a seguire l’utenza. Il prestito avviene attraverso il Sistema interbibliotecario.
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BergamoUp Appuntamenti di Maryline JM-W
Burlesque per BergamoUp 15 aprile – ore 20 Sun Pub / Trescore B.rio - Via Bruse,2 035 940999
Lettori, amici e curiosi, siete tutti invitati a festeggiare la sua nuova veste grafica di BergamoUP con due strepitosi sketch Burlesque di Lise Poison e Miss Satine; sensualità e ironia garantiti! Non mancherà un generoso aperitivo. Concerto: Jazz 21 aprile - ore 21 Sala sovrastante porta Sant’Agostino / Bergamo - Viale delle Mura www.jazzclubbergamo.com / 035 233715 Bombardieri - Gibellini Quartet Guido Bombardieri - Sax alto e soprano Sandro Gibellini - Chitarra Aldo Zunino – Contrabbasso Mauro Beggio – Batteria Ingresso libero Concerto: Jazz 1 maggio - ore 21 Sala sovrastante porta Sant’Agostino / Bergamo - Viale delle Mura www.jazzclubbergamo.com / 035 233715 Tromba e controtromba Sergio Orlandi e Giovanni Falzone - Tromba Francesco Chebat - Piano Marco Ricci - Contrabbasso Tony Arco – Batteria Ingresso libero
Improvvisazione su Bohème, Carmen, Elisir d'amore Fabio Piazzalunga, Pianoforte Guido Bombardieri, Sax / Clarinetti Stefano Bertoli, Batteria Composizioni e rielaborazioni di Fabio Piazzalunga. Con questo concerto, purtroppo, si chiude la magnifica 107° stagione concertistica della Società del Quartetto, appuntamento a febbraio l’anno prossimo. Festival internazionale d'Arte di Strada 15-16-17 aprile Costa di Mezzate (BG) Borgo San Giorgio 035 683399 / 366 4938344 Vie, corti e piazze del borgo antico di Costa di Mezzate, un paese poco distante dalla città di Bergamo e situato all’imbocco della Val Cavallina, ospiterà in occasione della festività di San Giorgio, la XI edizione di Magie al Borgo, un festival di rilievo europeo che ha il pregio di far convivere arti espressive, teatro di strada, circo, musica, storia, gastronomia e tanto altro ancora per restituire al piccolo borgo antico l’atmosfera dei tempi in cui ci si ritrovava nei cortili e nelle piazze per fare festa. Saranno presenti numerosi gruppi provenienti da tutto il mondo con l'ospitalità di anteprime e debutti di alcune novità della stagione e due spettacoli vincitori del concorso nazionale Cantieri di Strada. Concerto: Francesco Renga 19 aprile – ore 21 Pala Creberg Teatro / Bergamo - via Pizzo della Presolana www.crebergteatro.it / 035 343251 Francesco Renga torna a Bergamo a distanza di un anno dal precedente trionfale tour “Orchestraevoce”. Con “FRANCESCO RENGA TOUR 2011”, che partirà il 16 marzo da Brescia per fare tappa nei più importanti teatri italiani, Francesco Renga ripercorrerà tutta la sua carriera proponendo al pubblico alcuni pezzi storici dei Timoria, riproposti per la prima volta dopo la separazione del gruppo, i successi della sua carriera solista fino ai brani di “Orchestraevoce” e brani suo ultimo album di inediti “Un giorno bellissimo”.
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Una mostra, un concerto, uno spettacolo, tante occazioni per incontrarsi e confrontarsi, e fare del presente un futuro piacevole ricordo.
Concerto: Orsù, all'Opera 16 aprile - ore 21 Bergamo - Auditorium della Libertà www.quartettobergamo.it / 035 243311
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BergamoUp
Concerto: Jovanotti 5 luglio – ore 21:30 Fiera di Bergamo Prevendita: 030 2791881 www.cipiesse-bs.it
Scialpinismo: 62° Trofeo Parravicini 17 aprile Carona - Rifugio Calvi www.caibergamo.it - 035 4175475
Il manto di neve sul percorso è in perfette condizioni. Il tracciato, se non ci saranno cambiamenti straordinari delle condizioni dei pendii innevati, rispetterà il percorso originale. Sul sito www.caibergamo.it nella sezione riservata al Trofeo Parravicini sono visibili le foto del canale del Cabianca, la grande novità del percorso. In tutte le precedenti sessantuno edizioni, il tracciato di salita deviava nel canale parallelo al Cabianca che scende verso valle prima di arrivare alla cima del Monte Cabianca. Questo 62° Trofeo Agostino Parravicini si sviluppa su una distanza di poco superiore ai 16,5 chilometri con un dislivello positivo di sola salita di 1.750 metri. Le salite fondamentali sono quattro, ma anche la quinta e ultima di soli 85 metri di dislivello che porterà all’arrivo nei pressi del Rifugio Calvi, metterà a dura prova le gambe dei concorrenti soprattutto quelli più provati dai 1700 metri di dislivello appena affrontati. Le prime due ascese si percorrono integralmente con gli sci calzati. La prima salirà dai 1.975 metri del lago Rotondo al colletto del Grabiasca (2.463metri), la seconda sarà affrontata dalla quota 2.200 metri sino ai 2.383 metri di quota della vetta del monte Reseda. La terza e la quarta, entrambe con un dislivello di circa cinquecento metri, si percorrono in parte con gli sci e in parte a piedi con gli sci nello zaino. In particolare nella terza salita, al cambio di assetto, come vuole la tradizione, ci sarà anche il controllo orario.
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La strada per accedere al Rifugio, in questi giorni si presenta con poca neve e per conferma diretta del sindaco di Carona, Giovanni Alberto Bianchi, sarà sicuramente accessibile fino alla località Lago del Prato (quota m. 1650 slm). In base alle future condizioni meteo la sede stradale sarà sgombrata dalla neve fino a raggiungere uno spiazzo adatto per manovrare le jeep del trasporto atleti.Le iscrizioni dovranno pervenire entro giovedì 14 aprile alla mail segreteria@caibergamo.it. Le iscrizioni si chiuderanno al raggiungimento di ottanta squadre. Le premiazioni avverranno come sempre a Carona subito dopo il pasta party degli atleti.
Crociera: Jazz sul lago d’Iseo 28 maggio Partenza da Sarnico ore 18:30 www.jazzclubbergamo.com / 035 233715 Connubio tra Jazz Club Bergamo e associazione culturale Cavaliere Giallo Piccola crociera con cena a bordo sul traghetto silenzioso “Bergamo” Serviti al tavolo - musica dal vivo Jazz Club Bergamo Sextet Tutto compreso €45 - prenotazioni a partire dal 1 maggio Max. 70 persone Tra i vari appuntamenti a cura del comitato “Bergamo per i 150 anni” vi segnaliamo:
Dal 22 aprile al 1 maggio Bergamo - Foyer Teatro Donizetti Nell’ambito della Fiera del Libro incontri con storici e scrittori sul tema dell’Unità d’Italia. Info: www.comune.bergamo.it 1 maggio - ore 15 Bergamo - Sentierone Apertura della Torre dei Caduti con visita guidata al Chiostro di Santa Marta. Info: www.bergamoguide.it - 035 344205 4 maggio - ore 21 Bergamo - Auditorium Piazza della libertà. Proiezione del film In nome del popolo sovrano di L. Magni. Info: www.lab80.it - 035 342239 5 maggio - ore 21 Bergamo - Sala Curò, Piazza della Cittadella Nell’ambito delle iniziative del Maggio Archeologico incontro su Italia: alle origini di un nome e di una storia a cura di A. Barzanò con proiezioni e letture Info:www.museoarcheologicobergamo.it - 035 242839 8 maggio - ore 15 Bergamo - Incrocio Borgo Palazzo – Via Camozzi Visita guidata I Camozzi in Bergamo. Info: www.bergamoguide.it - 035 344205 11 maggio - ore 21 Bergamo - Auditorium Piazza della libertà. Proiezione del film Un garibaldino al convento di V. De Sica. Info: www.lab80.it - 035 342239
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Inaugurazione del rinnovato Central Bar con la scintillante rassegna del meglio degli spettacoli della stagione in corso di Morgana Roth e Miss Veedee, vedettes di FemmesFatales.
Conferenze: il collezionismo d’Arte e l’Accademia Carrara Il martedì – ore 18 Gamec / Bergamo - via S. Tomaso, 53. 035 399677 - www.accademiacarrara.bergamo.it I martedì dell’Accademia Carrara, sono un ciclo di conferenze sul collezionismo d’arte e l’Accademia Carrara a cadenza quindicinale fino a novembre. Il 3 maggio: Giovanna Brambilla e Matteo Panzeri presentano la raccolta Guglielmo Lochis Il 17 maggio: Enrico De Pascale presenta la raccolta Giovanni Secco Suardo e Alessandra Civai presenta la raccolta dell’Ospedale Maggiore di Bergamo. Ingresso gratuito
Concerto: Trovesi & Bergamelli 18 aprile – ore 17:30 Centro Congressi Giovanni XXIII / Bergamo - Viale Papa Giovanni XXIII 035 358947 - www.bergamofestival.it Il duo “Ma l’amore no” di Gianluigi Trovesi e Gianni Bergamelli fa parte del Festival Internazionale della Cultura Bergamo, un festival nato dall’esigenza di diffondere ed implementare risorse e punte di eccellenza artistiche da ambientare a Bergamo, potenziale polo internazionale della cultura. Il Festival è un viaggio nel mondo della cultura attraverso le 7 arti: la musica, la fotografia, il cinema, il teatro, la letteratura, la danza e la pittura che trovano risonanza in concerti, workshop, master class, interscambi interculturali e la sera, infine, con l’esibizione delle eccellenze in ambito artistico e culturale. Ingresso gratuito.
Corso: Disegno naturalistico (base) 7, 14, 21, 28 maggio Museo Scienze Naturali E. Caffi / Bergamo - P.za Citadella, 10 035 286011 – www.museoscienzebergamo.it
Concerto: “II lunedì dell’Estudiantina” 2 Maggio - ore 21 Sala Locatelli / Bergamo Alta - Via Arena, 9 www.estudiantinabergamo.it Luciana Costanzi -Simone Liconti - Fabrizio Capitanio Soprano/Tenore/Pianoforte Ingresso libero
Burlesque show I giovedì di aprile e maggio – ore 21:30 Alternative Café di Verdello (BG) 035 4820344 - www.alternativeshow.it Maison Burlesque Show presenta le artiste Morgana Roth e Miss Veedee, burlesque star di FemmesFatales. Ironia, glamour, seduzione e musica si coniugano per una serata di raffinato divertimento per tutti. È gradita la prenotazione
Seminario: “Relazione è comunicazione” 07, 14, 21 MAGGIO - ore dalle 10 alle 12 Circoscrizione 1/ Bergamo - via Furietti, 21 3348633735 - airobby@libero.it Attraverso un efficace uso della comunicazione si può migliorare le relazioni interpersonali. Questo seminario ti può aiutare ad avere dei miglioramenti nelle relazioni per te importanti. Costo: 20 € ad incontro
Per vedere le locandine di questi appuntamenti e tante altre occasioni d’incontro, andate sul mio sito www.romanzocollage.it (cliccate su Blog, quindi su Appuntamenti) o inquadrate questo QR
E per le vostre segnalazioni, scrivetemi a romanzocollage@gmail.com
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Burlesque Show 15 aprile – ore 21 Central Bar / Verdellino - Piazza della Resistenza www.femmesfatales.it
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BergamoUp event
Il primo negozio
Naturale Biologico
in cittĂ
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Photo: Alberto Alfieri
Photo: Matteo Mottari
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enerdì 18 marzo, la prima vera giornata di sole ad annunciare la primavera, è stato inaugurato - al numero 12/A della centralissima via Garibaldi - il primo negozio Naturale Biologico in città. Il raffinatissimo rinfresco a base di ostriche e champagne organizzato da La Piazzetta del Pesce I Love Ostrica è stato molto apprezzato dagli amici, dagli invitati e dai passanti curiosi che si sono fermati per scoprire la preziosa linea di cosmetici biologici. Per maggiori informazioni si può anche consultare il sito www.naturalebiologico.it Oltre ad essere un vero punto di riferimento per uomini e donne che vogliono aver cura del proprio corpo con prodotti naturali, Naturale biologico è anche un’eccellente opportunità commerciale: con soli 15 000 euro, chiunque può infatti aprire un negozio chiavi in mano in franchising.
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BergamoUp event
Apericena
con
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Photo: Niccolò Gritti
le iene
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uando di mezzo ci sono le Iene nulla è banale e difatti non lo è stata la serata che si è svolta al Diamond club & restaurant di Treviglio il 27 marzo. Ospiti della serata Pablo Trincia e Matteo Viviani, due degli inviati della pungente trasmissione ‘Le Iene show’. L’Apericena ha avuto inizio alle 19.30 con un grand royal buffet, dove sono state proposte isole gastronomiche a tema e sushi bar in un ambiente glamour e vivace e al quale è seguito l’arrivo dei due ospiti che, concedendosi a saluti e foto con i fans , hanno dato il via alla serata vera e propria, in cui non è di certo mancato il divertimento. Inoltre, a movimentare le danze il meglio del repertorio degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, grazie alla presenza in console di Luciano Bombardieri, dj che anima il Diamond club & restaurant tutte le domeniche, e alla voice di Andy love.
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BergamoUp event
Aperitivo con
l’innovazione
Con la BCC Pompiano-Franciacorta
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Photo: Niccolò Gritti
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iovedì 31 marzo, presso l’Hotel Touring di Coccaglio, si è svolto il secondo dei quattro incontri previsti dal progetto ‘Aperitivo con l’innovazione’, ideato da ‘Il giornale di Brescia’ con la facoltà di Ingegneria dell’Università cittadina e sponsorizzata da BCC Pompiano-Franciacorta. L’evento ha avuto inizio alle 15 e sono state più di cento le aziende che hanno raccolto l’invito, partecipando all’iniziativa per incontrare i giovani dottorandi di Ingegneria, che erano a totale disposizione degli imprenditori per illustrare i contenuti delle loro ricerche e per un confronto diretto su temi applicativi di interesse per l’impresa. A seguire, alle ore 17, si è tenuta una breve presentazione del progetto stesso, durante la quale si è parlato del preoccupante tema della ‘fuga dei cervelli’ che caratterizza l’ambiente della ricerca nel nostro Paese. L’obbiettivo dell’incontro, infatti, è stato proprio quello di creare un’occasione per avviare contatti tra i ‘giovani cervelli’ dell’Università e il mondo dell’imprenditoria locale. Al suo secondo appuntamento ‘Aperitivo con l'informazione’ si è confermato come un progetto innovativo, dal carattere informale, che mira a creare un ponte tra due mondi, solo apparentemente distanti.
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BergamoUp event
delle
Figli
stelle
OroNero e Boutique N째10 omaggiano clienti e amici
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Photo: Matteo Mottari
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na serata all'insegna dell'allegria e del divertimento: questo il clima che si respirava all'evento organizzato il 5 marzo da Oronero Love Music, locale accogliente e d'impatto a Nembro, per Boutique N.10, elegante negozio situato nel cuore di Bergamo, in via S.Orsola. Tanti i dettagli appositamente curati per la clientela che è stata accolta sulle note di 'Figli delle Stelle' e delle più celebri canzoni degli anni Settanta e Ottanta. La festa ha avuto inizio alle ore 22.30 con un ricco buffet per i suoi ospiti ed è proseguita in un'atmosfera vivace e frizzante, che è stata concepita da Claudio, socio di Oronero Love Music e gestore del negozio, come omaggio per amici e clienti. Il tutto è stato supportato dagli sponsors Met Jeans, Maesna e Younig, i cui capi rappresentano i prodotti di punta della boutique. Tanti i regali offerti ai presenti, in una serata speciale dedicata alla moda, alla musica e allo svago.
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BergamoUp event Buon compleanno
Niniva di Almè Restaurant & Lounge Bar
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Photo: Matteo Mottari
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iente di meno che tre giorni di festeggiamenti al Niniva Restaurant e Lounge Bar di Almè per celebrare il quarto compleanno del locale. Fabio con sua moglie Manuela e con tutto lo staff hanno organizzato una grande festa in stile anni Settanta per ringraziare i numerosi amici e affezionati clienti del loro locale e… non li hanno certo delusi! Domenica 13 marzo, a conclusione “della festaiola 3 giorni” al Niniva si sono infatti ritrovati davvero in molti per l’aperitivo lungo dalle 18.00 a mezzanotte secondo lo stile del locale di Almè, fra cocktails e stuzzichini dell’abbondante buffet con musica e non solo… la serata è stata anche all’insegna d’infinite risate e calorosi applausi grazie allo spettacolo di cabaret di Omar Fantini, comico della sfrenata banda di Colorado Cafè, che non si è certo risparmiato! Fabio, ringrazia tutti quelli che sono intervenuti, amici e clienti, e ricorda a che il suo Niniva è sempre aperto, 365 giorni l’anno, dalla colazione al dopocena. Curiosando nel sito www.niniva.net si possono anche scoprire gli event che Fabio organizza per sorprendere e divertire i suoi clienti, perché il locale è sempre in crescita. Tanti auguri Niniva!
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Oroscopo di Joseph Procino
Ariete
21marzo20aprile
che vi abbraccerà durante tutto il mese di Aprile e vi incoraggerà a chiudere situazioni affettive e professionali. Amicizie e amori ormai al limite della sopravvivenza verranno spazzati via in quella che è la bufera del vostro cuore, che pare essersi un pochino acquietata lo scorso mese. Metterete al vaglio anche voi stessi e il vostro rapporto con il prossimo. Lo stesso Marte esorterà i timorosi ad abbassare la guardia e a gettarsi in relazioni che diverranno il punto fermo di questo biennio, ma attenzione a cogliere la palla al balzo: i treni passano soltanto una volta, poi c’è l’attesa… una lunga attesa. Mercurio in Aprile regala novità, lettere, comunicazioni, denaro e sotto tutti i punti di vista, buone nuove, notizie positive. In autunno, i nativi della prima decade (21 marzo-31 marzo), si trasferiranno per lavoro, per il cuore, per altro. Venere, pianeta del piacere vi benedirà dalla fine di Aprile, e vi porterà ancora più fortuna accompagnati da una mente brillante pronta a contrastare ogni inghippo quotidiano. Urano dal canto suo, è appena entrato nel vostro segno e ci lavorerà sino al 2018. Sarete protagonisti di un evento che condizionerà il vostro percorso di vita, e come disse il bello e bravo Italo Calvino: “La vita di una persona consiste in un insieme di avvenimenti di cui l'ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l'insieme”.
Josephprocino Laureatoinscienzedellacomunicazione, especializzandoineditoriamultimedialepressol’Universitàdi Bergamo,studiaastrologia dalProf.UmbertoPirottadiMilano,partecipandoavariseminarisucome predireavvenimentinellavitadelsingoloinrelazionealtransitodeipianeti. Perinformazioni:JosseP.84@gmail.com
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ari Amici del segno dell’Ariete, confermo le grandi novità già pronosticate nel numero di fine anno. Il 2011 sarà ricco di cambiamenti grazie ad una moltitudine di pianeti accanto al vostro Sole. Mentre sarete indaffarati a spegnere tutte le candeline a scartare i pacchi regalo, i pianeti si metteranno all’opera. Sembra una sciocchezza, ma la comitiva Marte, Giove, Urano, Mercurio e Sole si troverà proprio li, accanto a voi, ad esortarvi nel compiere quei passi azzardati a chiudere situazioni in fin di vita. Molti avranno già accolto una piccola offerta di impiego realizzata tra fine Gennaio e Febbraio con un armonico Marte in Acquario, ahimè non sarà ancora la professione al caso vostro e l’anno lo sentenzierà. Non vi preoccupate perché questo è soltanto l’inizio di un grande ciclo di trasformazione che troverà un’esatta dimensione nella Primavera 2012. Solo allora Saturno, pianeta del raziocinio e della logica, uscirà da una posizione assai scomoda per chi come voi, ha nel sangue l’istinto puro. Non crediate di essere sfortunati perché Saturno vi obbligherà a rimettervi in gioco con più oculatezza e vi avvicinerà alla realizzazione. Vi interrogherete spesso sulla scelta giusta da compiere e vi anticipo che la soddisfazione sarà proprio dietro l’angolo. Inoltre, Saturno farà tabula rasa nei rapporti, incoraggiato da Marte
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Nelsuonuovoalbum,Nonsivivein silenzio,LuisaCornacantaun pezzosullamelodiadelnostro JosephProcino.Perascoltarein demo Crediche…, inquadratequestoQR:
ARIETE21Marzo20aprile Amore: Buone chance per ritrovare l’equilibrio nella coppia. State in campana! Alcune novità e sorprese sono attese già dai primi del mese. I single beneficeranno del transito Giove-Marte per un incontro splendido, fautore di un inizio ciclico. Lavoro: Momenti di stanchezza intervallati da una grande energia che vi porterà a strafare. Curate i rapporti con i colleghi e attendetevi un avanzamento di carriera. Se siete in attesa di notizie, contratti o alla ricerca di un impiego la settimana centrale di Aprile sarà quella giusta.
BILANCIA23settembre23ottobre Amore: Un periodo nero. Marte-Sole-Mercurio-Giove con l’aggiunta di una Venere nefasta alla fine del mese, segnano la conclusione di un ciclo importante e impongono scelte radicali. Per i single, imparate a stare in solitudine: in Aprile sarà la vostra miglior medicina. Lavoro: Attenzione ai fulmini a ciel sereno. Nuove direzioni lavorative sono attese. Da Aprile riceverete la carica giusta per chiudere situazioni professionali e aprirne immediatamente altre.
TORO21aprile20maggio Amore: Le stelle non segnalano novità sul fronte amore. Le coppie proseguiranno il cammino intrapreso e per i single sono possibili flirt mondani. Venere nel segno dei Pesci è di buon auspicio per mantenere la calma anche laddove naturalmente viene a mancare. Lavoro: Pazienza, tanta pazienza perché in Aprile dovrete ancora adattarvi a situazioni professionali non gratificanti e appaganti. Venere nel segno vi aiuta a superare tensioni familiari e incomprensioni sul posto di lavoro.
SCORPIONE24ottobre21novembre Amore: È un periodo di ricerca e introspezione. Aprile non segnala difficoltà nella coppia, ma invita al dialogo. La comunicazione si riaccenderà grazie ad una Venere in Pesci che oltre a regalarvi fascino e magnetismo, permetterà di chiarire alcune vostre posizioni prese, non capite fino in fondo. Lavoro: Venere armonico garantisce lucidità e prontezza nel prendere una decisione che agevolerà la vostra carriera. Siate accorti e non strafate.
GEMELLI21Maggio21giugno Amore: Un mese meraviglioso! Saturno in trigono e una moltitudine di pianeti armonici al Sole, vi consentiranno di realizzare piccoli desideri, con la fortuna al vostro fianco. Molte possibilità affettive si presenteranno sul vostro cammino e per i single un incontro decisivo è alle porte. Lasciatevi andare! Lavoro: Sicurezza e istinto saranno le armi vincenti per scelte decisive e azzeccate. Ottime le giornate del 12, 13. Non fatevi pregare per una cena o un invito da colleghi e amici che potrebbero aprirvi nuove porte professionali.
SAGITTARIO22Novembre21dicembre Amore: L’incontro giusto è in arrivo. Dopo mesi di blocco, Aprile vi regala quella serenità e spensieratezza che finalmente vi condurrà verso sentieri di luce e soddisfazione. Le coppie beneficeranno di Giove in Ariete per compiere passi fortunati legati a una compravendita o un matrimonio. Lavoro: Aprile è in assoluto il mese in cui troverete un impiego, amplierete la cerchia dei vostri contatti, usufruirete di privilegi aziendali e riceverete quella comunicazione attesa. Un evento fortunato per la professione si realizzerà nei primi dieci giorni del mese.
CANCRO21giugno22luglio Amore: È un periodo difficile con le pesanti quadrature di Marte, Giove, Mercurio e Urano. Situazioni di blocco affettivo che culmineranno in bruschi allontanamenti, rotture e prese di posizioni infelici. Evitate nervosismi che potrebbero sfociare in crisi personali più profonde. Lavoro: Non buona la sfera professionale. Tante le chiusure attese e fermi che non agevoleranno le vostre finanze. Siate accorti nel gestire il portafogli.
CAPRICORNO22dicembre20gennaio Amore: Tante preoccupazioni, molta confusione, stati d’animo incerti vi accompagneranno per tutto l’arco di Aprile. Da Gennaio è in atto una trasformazione, un’introspezione che vi obbligherà a scelte radicali, allontanamenti, prese di posizioni nette che si manifesteranno proprio in Aprile. Siate meno cupi e apritevi di più parlando dei vostri sentimenti maggiormente. Lavoro: Attenzione all’aspetto finanziario. Gestite meglio il vostro denaro, perché le stelle segnalano l’arrivo di spese impreviste.
LEONE23luglio22agosto Amore: Un mese di fuoco! Sarete positivi, carichi e brillanti tanto da progettare un futuro di coppia stimolante. Ricomincerete a sognare in grande. Ottima la comunicazione col partner e per i single un incontro che crescerà pian piano. Lavoro: Giove regala fortuna. Sarete “al posto giusto nel momento giusto”. È il mese ideale per acquistare l’auto desiderata e ottenere quell’aumento richiesto. Ottimo anche per richiedere con successo prestiti e finanziamenti. Possibili spostamenti per questioni di lavoro.
AcQUARIO21gennaio19febbraio Amore: Un mese splendido. Un amore all’orizzonte, nuove avventure, uscite spensierate con amici. Per le coppie sono previsti momenti magici dal 15. Per i single: superate le vostre paure e lanciatevi in una nuova relazione. Lavoro: E’ il mese del riconoscimento economico. Se siete in attesa di percepire del denaro, Marte nel vostro secondo campo assicura il successo nelle finanze. Approfittate di Aprile per lavorare a quel progetto che troverà realizzazione in Estate.
VERGINE23Agosto22settembre Amore: Attenzione alla sfera affettiva che vivrà in Aprile momenti di instabilità. Degli equivoci col partner potranno essere risolti dalla fine del mese. I single vivranno serate con nuove avventure e amicizie. Lavoro: Si profila per l’ambito professionale un mese di tensione e preoccupazione. Tanti problemi da risolvere e che non troveranno soluzione sino a Giugno. Gestite con oculatezza le finanze.
PESCI20febbraio20marzo Amore: Venere nel segno regala nuovi spunti per vivere la coppia in modo originale e fantasioso. Momenti di soddisfazione sono previsti nella settimana centrale. Ristabilirete i contatti con amici di vecchia data, risolvendo situazioni lasciate a metà. Lavoro: Oberati dagli impegni e dalle responsabilità cercherete vie di fuga che a stento troverete. Ottimo dal 12 in poi quando riceverete quella comunicazione attesa. Per chi è invece alla ricerca di un impiego, fortunate le ultime settimane del mese.
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Segnali
di Joseph Procino
dalcielo
I
n epoche antichissime, già attorno al 4000 a.C., l’uomo stabiliva contatti quotidiani con le stelle per quello che si definisce oggi l’astrologia meteorologica. La precognizione di eventuali agenti atmosferici dannosi per l’agricoltura era essenziale. Fu necessario aspettare il 500 a.C. per vedere apparire l’astrologia in quanto influenza delle stelle sul comportamento dell’uomo. Ma procediamo per tappe: Il misticismo celeste affascinò popolazioni di differenti culture: In primis, gli Egizi: i lati triangolari delle piramidi di Giza furono utilizzati per la misurazione dei pianeti nel cielo. E i Maya, che nella città di Chichen Itsa’ costruirono la Caracol: un osservatorio in pietra al cui interno era presente una virtuosa scala a chioccia che conduceva a diverse finestre dalle quali si poteva osservare la posizione dei pianeti in movimento. Quindi i Druidi che, nella Bretagna di oggi, ersero i menhir di Carnac: enormi blocchi di granito, che anticiparono, a sud dell’Inghilterra, la famosa Stonehenge: una serie di pietre poste in uno schema circolare, utilizzate per tracciare le posizioni degli astri nel cielo.
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A detta degli scienziati, erano solo barbari incapaci; però hanno costruito uno degli osservatori astronomici più sofisticati di tutti i tempi! Accenni storici: Intorno al 700 a.C. i Mesopotamici scoprirono una tavoletta chiamata Mulapin da cui si evinse una rappresentazione della volta celeste e degli astri mobili. Questa scoperta modificò radicalmente l’approccio alla disciplina esoterica e diede inizio ad uno studio che trovò riscontri pratici soltanto nel 500 a.C. ad opera dei Babilonesi. L’uomo capì allora il collegamento intrinseco tra la vita terreste e i pianeti grazie ad un sistema matematico che permise la compilazione delle effemeridi. Un’impronta decisiva fu data anche dagli Egizi quando divisero la volta celeste in 12 segni a cui collegarono 12 differenti parti del corpo, prevedendo così, per primi, il carattere di una persona dalla sua data di nascita. Nel IX secolo l’astrologia arrivò in Grecia dove Pitagora oltre a scrivere la famosa opera “L’armonia delle sfere” e
ad affermare che l’universo era “una sfera gigante che conteneva la terra e l’aria” - battezzò per l’eternità cinque pianeti: Venere, Mercurio, Marte, Giove e Saturno. Eudosso, successore di Pitagora, fu il primo a spiegare il movimento dei pianeti in termini scientifici. Al tramonto dell’impero Greco, astrologi Caldei e Greci cercarono fortuna a Roma, dove furono accolti con interesse da imperatori come Pompeo e Giulio Cesare.
Roma, caput mundi, diede i natali all’astrologia moderna. Nel Medioevo le conoscenze magiche della civiltà araba s’integrarono con gli studi analitici dell’astrologia in Italia, terreno fertile per l’insegnamento dell’astrologia. Mentre in Europa, questa mistica disciplina assunse una connotazione negativa. Fu collegata alla magia nera e alla superstizione. Si arrivò persino a credere che l’influenza di astri in cielo potesse esser causa di malattie ed epidemie mortali. Fortunatamente la nomea dell’astrologia mutò radicalmente grazie anche all’Italia, dove si crearono i primi centri esoterici culturali. Nel 1600 fu realizzato grazie a Placido di Tinti un sistema di domificazione dell’oroscopo tuttora in uso. Nel Settecento invece le correnti Illuministe - che mal si accostavano all’effimero - lanciarono una crociata denigratoria contro tutto ciò che non era riconducibile alla ragione. Gli indovini del tempo - esaltati anni prima - furono banditi dai regnanti, l’astrologia fu trattata come “arte sciocca” e migliaia di libri a tematica esoterica furono messi al bando. Ma nel 1800 la Società Teosofica di Helena Blavatsky - che investigava le leggi inspiegabili della natura attraverso una comparazione tra differenti religioni - suscitò molto interesse tra gli intellettuali che iniziarono così a riavvicinarsi ed allo studio degli astri.
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ESPERIENZA N°12: In contatto con gli elementi
DINAMICA DI GUIDA DA PRIMATO. Afferrare il volante arricchito con una selezione di legni pregiati e moderni, guidare sui percorsi più affascinanti e godere del contatto con il cielo. L’equilibrata ripartizione dei pesi unita al sistema di sospensioni attive Skyhook stabiliscono nuovi record di comfort. Il telaio, progettato per ottenere il massimo in termini di rigidità torsionale e i cerchi da 20 pollici standard assicurano piacere di guida e prestazioni inimmaginabili. Così Maserati GranCabrio, l’elegante convertibile il cui design è firmato Pininfarina, diventa il luogo d’incontro per esperienze mai provate. Consumo ciclo combinato: 15,4 l/100 km - Emissioni di CO2: 358 g/km
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