Strozzi Planet-Dante tra realtà e fantasia

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STROZZI PLANET DANTE ALIGHIERI TRA REALTA’ E FANTASIA Anno 2 Numero 1

APRILE 2008

D

NOI DANTE E LA BERIO

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Redazione Aadil Ayden, Altamura Matteo, Balestrini Lorenzo, Baril Barreto Francesca, Catagua Monserrate Jorge Eduardo, De Gaetano Francesca, Gambelli Lorenzo, Lebrun Miriam, Mazzella Marco, Mazzoni Andrea, Mirabile Ivan, Murillo Tapia Jennifer , Musso Angelo, Parodi Francesca, Pilot Marco, Pronzato Alessio, Rizzini Denise, Ruggieri Gloria, Schiappacasse Ayla, Vannucci Virginia, Villa Alessandro. Hanno collaborato Sebastiano Matteo Timossi e Gabriele Marmo I B Giornalino realizzato dalla classe II B nell’ambito dell’iniziativa Il Giornale in classe del Secolo XIX Ideazione e coordinamento prof. Maurizio Braggion.

Ciao a tutti! Siamo i ragazzi della II B della sede della scuola media Bernardo Strozzi di Genova. In classe siamo 21, con una predominanza maschile(12 maschi e 9 femmine). Due compagni provengono dall’Ecuador, dove, ci hanno detto, gli insegnanti sono severissimi, uno dall’Iraq e una è di origine filippina Siamo una classe originale e piuttosto simpatica, a detta di tutti. Siamo molto affiatati, anche se a volte ovviamente si litiga, e ci vogliamo bene, Come in ogni classe, anche nella nostra ci sono gli studiosi(pochi, soprattutto femmine), i diligenti, quelli che fanno il minimo indispensabile e infine i nullafacenti, che nel corso delle lezioni fissano l'orologio con impazienza, attendendo il suono, anzi no, la melodia di quella campanella aurea che segna la fine di un'ora e l'inizio di un'altra. Costoro, specie se disturbano, sono naturalmente il bersaglio dei proff. che li colpiscono con note e compiti di castigo. Molti di noi praticano attività sportive. A cominciare da Francesca P., che due volte alla settimana si sveglia alle cinque del mattino per andare a nuotare. E’ bravissima, nuota come un pesce! Francesca D e Lorenzo sono invece due “grandi” sciatori e Ivan un mago dello snowboard. Sport a parte, c’è da dire che Ayla, Angelo ed Edoardo si sforzano di imparare a suonare decentemente il pianoforte, la chitarra e il flauto, anche per far soffrire il meno possibile chi è costretto ad ascoltarli, mentre Denise, che frequenta il corso di cinematografia della scuola, fa progressi come cameraman (camerawoman a dire il vero), al punto che le sono state affidate alcune riprese del concerto scolastico di Natale. Alessio nel laboratorio pomeridiano di scrittura creativa, si diletta a viaggiare nel tempo, pare abbia intervistato John Kennedy e che il grande presidente gli abbia chiesto notizie sulle prossime elezioni americane. Sempre a proposito di scrittura creativa, tra lo scorso anno e quest’anno abbiamo fanta intervistato, tra gli altri Dorando Pietri(l’intervista di Matteo è citata sul sito ufficiale del centenario di Dorando Pietri!), Colombo, Giovanna d’Arco. Alessandro Manzoni, Giuseppe Garibaldi e il pirata Dragut. Quanto al futuro, nessuno tra noi pensa al momento di fare da grande il giornalista, le professioni più gettonate sono a tutt’oggi quelle del medico, dell’ architetto, dello psicologo, dell’ informatico, del pompiere e della guida turistica. Grazie al bellissimo progetto “Il giornale in classe” al quale partecipiamo per il secondo anno siamo stati piacevolmente “costretti" a leggere il giornale, cosa che, quasi certamente non avremmo fatto per conto nostro. Ora invece ci capita di leggere anche a casa il nostro amato quotidiano . A proposito, oltre a leggere gli articoli altrui, ci piace molto scriverne per il nostro giornalino cartaceo e on line Strozzi Planet, dedicato al progetto del Secolo XIX, per il quale ci siamo occupati, tra realtà e fantasia, del Sommo poeta Dante che abbiamo avuto modo di intervistare ! Tra le attività più importanti del Giornale in classe, c’è stata quest’anno la visita alla Berio. Il nostro articolo è stato pubblicato sul Secolo XIX.

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HO INCONTRATO DANTE A FIRENZE

Caro diario,

non fosse fallita l’impresa di Arrigo VII di pacificare l’Italia!” Io feci finta di non capire, anche se conoscevo la sua biografia e sapevo tutto sull’imperatore Arrigo-Enrico VII di Lussemburgo e sulla moglie, Margherita di Brabante, morta di peste a Genova. Gli dissi che ero genovese e che a scuola il professor Braggion ci aveva fatto studiare la sua vita. Ne fu stupito. Non pensava di essere diventato così famoso, anzi era convinto che la sua fama di poeta sarebbe col tempo svanita. Come dargli torto, visto che allora non esisteva ancora la stampa. Riprese a parlare, raccontandomi molte cose. Nominò Beatrice. Gli dissi se poteva parlarmi del suo amore per lei. E lui “O la gloriosa donna della mia mente, la mia amata… purtroppo il suo spirito non è accanto al mio non lo era in terra, non lo è nell’Oltretomba!” Mi disse che per Bice Portinari, detta Beatrice, ”gentile e onesta , venuta sulla terra a miracol mostrare" provò l’amore più grande del mondo. La conobbe a nove anni durante la festa di Calendimaggio e la rivide vicino a dove ci trovavamo ora, all’età di diciotto. Da quel momento mi disse che andò in chiesa soprattutto per osservarla e lanciarle i suoi sguardi. Un’altra giovane, un giorno, pensò che egli stesse guardando lei. Il poeta allora ebbe un’idea: finse di essere interessato a quella e ad altre donne per evitare che la gente sospettasse il suo amore per Beatrice.“Le chiamai donne schermo perché dovevano far da schermo al mio vero amore.” E io”Ma com’erano queste donne? “ Erano molto bellerispose-ad esempio la prima ,Violetta, era la numero trenta tra le sessanta più belle giovani di Firenze” .Quando costei si trasferì a Bologna Dante trovò una seconda donna schermo. “Beatrice lo seppe e mi negò il suo dolcissimo saluto!...Fu terribile. “ Successivamente Beatrice si sposò. ma il matrimonio non mutò il suo amore per lei. Quattro anni dopo le nozze, Beatrice morì. “A causa del dolore non mangiai, né dormii per molti giorni!” Dante sposò Gemma Donati, andando a vivere con lei nella casa di San Martino del Vescovo. “Gemma …non mi seguì in esilio, ma fu una brava sposa e una buona madre dei nostri quattro figli… io invece spesso peccai col pensiero a causa del mio amore per Beatrice…”

solo a te posso narrare quanto mi è successo lo scorso anno durante la visita della mia classe a Firenze. Non ne ho parlato finora a nessuno , perché nessuno mi crederebbe, come non mi hanno credettero le mie compagne. Sì... perché, durante la visita della città toscana, incontrai… Dante…sì Dante Alighieri. O meglio il suo fantasma, venuto dal passato, grazie ad un permesso speciale datogli da “colui che tutto puote”. Mi sa che non mi credi neppure tu, amatissimo diario. Va be’ ora ti racconto tutto. Eravamo nella zona di Ponte Vecchio, una delle più caratteristiche della città. Ad un certo punto, ai miei occhi apparve il Sommo poeta avvolto in una luce folgorante, con una toga candida, il nasone, il mento sporgente. Stava recitando alcuni versi della Vita Nova, ovviamente dedicati a Beatrice. Nessun altro vide e sentì Dante quel giorno. Il Sommo poeta si rivolse a me e, indicando le auto posteggiate, disse. “Salve, o giovane, sono Dante Alighieri, poeta fiorentino, cosa sono codesti oggetti?”. Senza attendere la mia risposta, Dante sfiorò la maniglia dell’auto più vicina facendo scattare l’antifurto. Udendo l’allarme, egli sussultò, si ritrasse spaventato e infine sbottò: “L’Inferno è qui …”. Subito dopo iniziò a parlare come un fiume in piena. Mi disse, nel volgare toscano del suo tempo, che veniva dal Paradiso, precisamente dal IV Cielo del Sole, dove si trovano gli Spiriti sapienti, dopo essere stato tanto tempo nella I cornice del Purgatorio tra i superbi. Il suo spirito era tornato temporaneamente sulla Terra, per rivedere Firenze. Ignorava di esserci arrivato, infatti esclamò: “In quale ‘cittade’ sono finito?” Io risposi nella lingua del 2000, forse lontana dal volgare illustre che egli sognava per l’Italia: “Siete dove volevate essere, a Firenze, siamo nel 2008”. Nell’udire ciò, gli vennero le lacrime agli occhi”Oh … amata , odiata Fiorenza, non la riconosco più settecento anni dopo. Neppure le mie ossa vi riposa“Gemma …non mi seguì in esilio, ma fu no!!!Sarei potuto tornarvi da vivo se auna brava sposa e una buona madre dei vessi accettato l’amnistia nel 1215 o se Pagina 3

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nostri quattro figli… io invece spesso peccai col pensiero a causa del mio amore per Beatrice…” Poi proseguì: “Dovetti lasciar Fiorenza quando i Neri presero il potere, grazie a Carlo di Valois, mandato in città da papa Bonifacio, come finto paciere …Ahi serva Italia” Fu condannato prima a pagare 5000 fiorini di multa , poi al rogo, perché accusato senza prove di baratteria e di profitti personali. “Tutto perché mi sono occupato da priore di Firenze delle vie, delle piazze e dei ponti della città …Visto che ero pieno di debiti pensarono… Diventare priore fu insomma la causa e il principio delle mie sventure. Che non fossi un disonesto lo dimostra il fatto che da morto non sono finito all’Inferno, dove si trova invece il mio giudice , quel Cante dei Gabrielli da Gubbio, servo dei Neri.” Poi proseguì “Dovetti chiedere ospitalità per vent’anni a vari signori... Mi ritrovai povero pellegrino, senza moglie, né figli… sperimentai come sa di sale il pane degli altri e come è duro scendere e salire le scale dei loro palazzi” Prese un respiro e mi guardò come se volesse che gli dicessi qualcosa sul suo racconto. Io, preferendo non addentrarmi in argomenti così delicati, gli chiesi “Quali opere avete scritto?”. Dante me ne elencò una sfilza, anche quelle in latino. Lasciò per ultime le più importanti: la Vita Nova e soprattutto la Divina Commedia, da lui chiamata soltanto Commedia, con la quale, mi disse, non guadagnò nemmeno un fiorino, mentre tanti amanuensi si arricchirono con il suo poema. Subito dopo, cominciò a recitare i famosi versi iniziali dell’Inferno:”Nel mezzo del cammin di nostra vita…” Io, udendo quei versi che il prof. ci aveva fatto studiare a memoria pochi giorni prima proseguii all’unisono con lui “mi ritrovai per una selva oscura” Dante a quel punto smise di declamare i suoi endecasillabi e, tutto adirato, mi disse. “Non osare storpiare i miei versi come fece un fabbro ai miei tempi…Mi arrabbiai così tanto che afferrerai martello e incudine, con cui stava lavorando e li buttai per strada!!

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VITA DI DANTE governata dai rappresentanti delle Arti Maggiori.

Dante scrisse che i suoi antenati erano tra i più antichi cittadini di Firenze. Probabile che suo trisavolo sia stato Cacciaguida , dell’antica casata ghibellina degli Elisei, nominato cavaliere dall’imperatore Corrado III e morto, secondo quanto scritto da Dante nel Purgatorio , combattendo per la fede cristiana durante la seconda Crociata. Nei suoi scritti, Dante fece sapere, sempre in riferimento agli antenati, che la sua famiglia, di sangue nobile, ma che godeva di una situazione economica modesta,, aveva sempre abitato nella cerchia di mura più interna di Firenze . Dante, diminutivo di Durante, nacque a Firenze da Alighiero (piccolo proprietario terriero, probabilmente un cambiavalute o forse un usuraio, come scrisse Forese Donati) e da Madonna Bella, diminutivo di Gabriella, degli Abati, nell’ultima decade di maggio o nei primi venti giorni di giugno del 1265. Dante nacque in una casa, oggi scomparsa, sita nel popolo di Santa Maria del Vescovo, di fronte alla Torre della Castagna, tra i quartieri fiorentini di Orsanmichele e Badia.

Tornando a Dante, va detto che la madre morì quando il futuro poeta aveva cinque anni e la sorellina pochi mesi. Il padre si risposò con Monna Lapa di Chiarissimo Cialuffi ed ebbe altri due figli, Francesco e Tana. Della matrigna., come pure della madre, Dante non ha mai parlato. L’educazione del giovane Alighieri fu buona. Egli studiò inizialmente da autodidatta, in seguito frequentò scuole(ad esempio quella dei domenicani a Santa Maria Novella) e fìlosofi . Studiò anche scienze , teologia e retorica. Il suo maestro di retorica fu Brunetto Latini, funzionario del comune di Firenze e traduttore di Cicerone.. Intorno ai 20 anni egli andò a studiare a Bologna , ma non conseguì alcun titolo, perché non frequentò corsi regolari. Studiare era allora molto costoso:una dispensa del Corpus Juris di Giustiniano, ad esempio, costava dalle 14 alle 20 lire, con quattordici lire si comprava una coppia di buoi. Per trovar conforto alla morte dell'amata Beatrice, di cui parleremo in seguito, si dedicò alla filosofia leggendo la “Consolazione della filosofia” di Boezio e “L'Amicizia” di Cicerone.

e tutto il resto. Quando il fabbro gli disse se era impazzito, Dante rispose che gli aveva rovinato la “sua roba”. Il 9 gennaio 1277 , il padre combinò il matrimonio con Gemma Donati, accordandosi con il genitore di lei. La musa ispiratrice di Dante, “la gloriosa donna della (sua)mente” , come egli la definì, non fu però Gemma, ma Bice figlia di Folco Portinari, ricco mercante che aveva donato un ospedale a Firenze. Dante, poeticamente, la chiamò Beatrice, ritenendola beata e beatificante. Beatrice , nella Divina Commedia, lo accompagnò fino al sommo dei cieli. Dante la vide la prima volta a nove anni ,nel 1274, a Calendimaggio, festa della natura, “vestita di nobilissimo colore umile e onesto,sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia” . Beatrice indossava un abito di sanguigna, stoffa preziosa delle Fiandre, che solo un ricco mercante come il padre poteva comprare alla figlia,. e se ne innamorò. La rivide una seconda volta nove anni dopo, a diciotto anni.

Questa volta indossava un abito bianco ed era insieme a due donne anziane. Beatrice lo salutò “molto virtuosamente” . Dante Fisicamente il poeta “non era bello, aveva tornato a casa compose un sonetto. un nasone a rampino che pareva volesse agganciare la non lontana punta del menSegue a p.9 to sporgente, mascella volitiva, occhi da’uccellaccio arrabbiato” A Dante piaceva molto la caccia ; amava anche chiacchierare nella bottega dell’amico Belacqua un liutaio molto bravo, ma piuttosto pigro , che, si dice con qualche esagerazione, pregasse sempre il Signore di avere pochi clienti!

Nel febbraio 1266 un’insurrezione popolana rovesciò il governo dei Ghibellini. Su invito della nobiltà guelfa, che divenne padrona di Firenze, entrarono in città le truppe francesi ,mandate da Carlo D’Angiò . Nel 1267 i Ghibellini furono cac- Un aneddoto interessante ci permette di ciati definitivamente da Firenze. conoscere meglio il carattere di Dante. Un giorno il poeta sentì un fabbro che Nel 1280 i popolani fiorentini ottennero cantava, storpiandole, le parole di una sua la creazione del governo dei Quattordici, canzone, ritmandola con il martello sulcon il quale finì il dominio dei nobili nel l’incudine. Il poeta infuriato gli si lanciò partito guelfo. Nel 1282 fu creato il priocontro, gli strappò il martello e lo gettò in rato(consiglio delle corporazioni fiorentimezzo alla strada. Poi rovesciò l’incudine ne più antiche). Dopo il 1282 Firenze fu Pagina 4

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HO INCONTRATO DANTE A FIRENZE eravamo andati in visita quella mattina alla sua dimora . "Bene-rispose-Mi ci puoi portare ora?" Io annuii e chiamai alcune mie compagne, facendo loro cenno di venire con noi. Le compagne pensarono che avessi le visioni. Solo io vedevo Dante. Attesi il momento buono per lasciare la classe, senza che nessuno se ne accorgesse. Approfittai della sosta ai giardini di Boboli dove i proff. ci lasciarono liberi . Dissi allo spirito di Dante di seguirmi. Raggiungemmo il suo quartiere. Erano passati così tanti anni che scambiò per la sua, una vecchia casa medievale, Segue da p. 2 vicina alla cosiddetta casa di Dante. Era commosso. Disse:"Ohhh che bella visione. La mia vecchia casa. Grazie" Si seIn quel momento ebbi paura che Dante se dette su una panchina di cemento. Decisi la prendesse con me come col fabbro, ma che il mio incontro con Dante doveva finire lì. Mi voltai per salutarlo, ma mi acquell’incontro mi affascinava così tanto che superai il timore e gli rimasi accanto. corsi che sulla panchina non c'era più nessuno. Il fantasma di Dante Alighieri era Gli dissi che la sua Commedia era stata chiamata dai posteri “Divina”. E che un sparito. famoso attore, Benigni, recitava i suoi canti nelle piazze. Ne fu compiaciuto. A- Non mi fermai oltre e raggiunsi in tutta vendogli fatto sapere che ero genovese, fretta la classe ai giardini di Boboli. I mi disse che un genovese , Branca d’Oria proff., per fortuna, non si erano accorti l’aveva spedito da vivo all’Inferno. Preci- della mia breve assenza. sò che aveva in odio Branca e non gli Caro diario, fu proprio una giornata stugarbava neppure il nostro dialetto, pieno penda. Ora purtroppo devo salutarti perdi “z”, ma non ce l’aveva con i genoveché devo studiare la …Divina Commedia, si. “Sarà-pensai- ma come dimenticare i anzi prima guarderò l’interpretazione di versi riferiti a noi genovesi:“perché non Benigni dell’Inferno che non so se sarebsiete del mondo spersi”. Mi parlò poi brebe piaciuta al grande poeta. vemente del suo viaggio letterario nel mondo dei morti. Gli dissi, banalmente, lo riconosco “Vi è piaciuto il viaggio nell’Oltretomba?” Lui, ormai preso dalla noAyla Schiappacasse stra conversazione rispose:” L’unica gioia fu raggiungere il bene, il viaggio all’Inferno fu terribile. Sentire soffrire la gente e non poter far nulla è bruttissimo”. In quel momento passò un autobus e Dante urlò:”Aiutooo, Fiorentini, Dio vi sta punendo per la vostra invidia, superbia e avarizia” Poi iniziò a pregare. Io lo guardai e dissi “Non vi preoccupate. E’ un autobus” “Un che? Mi disse osservandomi con una faccia interrogativa. Il cielo era plumbeo. “Se piove-disse- dove andrò…in questo Inferno. Ah ci fosse Virgilio! Ti prego, aiutami a raggiungere la mia vecchia casa…se i Neri non l’hanno abbattuta”. Non ebbi il coraggio di dirgli che i fantasmi non si bagnano con la pioggia e che la sua vera casa non esisteva più. Quella chiamata casa di Dante, si trova nei pressi della sua. Gli dissi che Pagina 5

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NOI , SREGATI DALLA BERIO La casa dei libri con il bar (e col gatto)

BERIO, non solo libri! Sì, perché se il prestito dei libri resta la principale funzione di ogni biblioteca, oggi la Berio è un centro culturale in cui è possibile leggere quotidiani e riviste, navigare su Internet, imparare le lingue, prendere in prestito film, assistere a conferenze, esposizioni, seminari, presentazioni di libri, e perfino andare al bar, il famoso BerioCaffè. L'abbiamo scoperto, noi della II B, durante la visita per il progetto Dante tra realtà e fantasia, insieme con i professori Maurizio Braggion, insegnante di lettere, responsabile del progetto "Giornale in classe" per la scuola Strozzi e l'insegnante di matematica Adriana Petrone. Nella Sala lignea, dopo un saluto della dottoressa Gaggero, responsabile Eventi Culturali, abbiamo incontrato Emanuele Canepa della sezione moderna e Emanuela Ferro, responsabile dei Fondi antichi. La Berio - ci hanno spiegato - fu fondata in via del Campo dall'abate Berio, nella seconda metà del Settecento. Gli eredi la diedero a Vittorio Emanuele I che la donò alla città. La biblioteca fu trasferita da Campetto a De Ferrari nel 1831 e dal 1998 occupa l'attuale sede, un ex convento seicentesco di via del Seminario. All'avanguardia nel favorire l'accesso ai disabili, la Berio è frequentata da circa ottocento persone al giorno. Per le scuole organizza visite guidate e laboratori sul libro antico. «La scelta dei libri da acquistare - ci hanno detto - è autonoma, senza alcuna censura sociale, politica o religiosa, ma con attenzione alla qualità. I fondi per gli acquisti sono buoni, a differenza del passato». Quanto agli eventi, Ferro ha detto che sono tantissimi. «Si svolgono nella Sala dei Chierici e nella Sala Mostre. Ne diamo notizia alla città attraverso la stampa e sul calendario Berio Eventi. La biblioteca ne organizza in proprio due all'anno». Abbiamo chiesto se la biblioteca accetta donazioni di libri. «In genere - ci è stato risposto - non accettiamo libri dai cittadini. Tempo fa però abbiamo invitato a lasciare testi nel cortile interno dove chiunque avrebbe potuto prenderli. Le offerte libere sono comunque utili: con il loro ricavato, a esempio, è stata sistemata la biblioteca del carcere. «Google libri - ha chiesto Alessio - può rappresentare una temibile concorrenza?». «Assolutamente no - ha risposto Canepa -. Anzi, è un utile strumento: talune biblioteche digitalizzano per il web i propri libri antichi». Abbiamo domandato poi che cosa succede quando un libro preso in prestito viene restituito danneggiato. «Ai libri antichi stiamo molto attenti - è stata la risposta -. Per gli altri ci affidiamo al senso civico della gente. Nella mostra "Orrori in biblioteca!" abbiamo esposto i libri maltrattati nel tentativo di sensibilizzare i lettori». Ayla ha chiesto quali opere si trovino nella sezione Conservazione. «Abbiamo opere a stampa dal XV al XIX secolo, tra cui l'incunabolo della Divina Commedia del 1491 appartenuto allo scozzese Mackenzie. E poi autografi, lettere, incisioni e codici, anche miniati, dall'XI al XVI secolo». Ne abbiamo visto uno, un bellissimo Canzoniere miniato, con un sonetto dedicato a Galeazzo Maria Sforza. Subito dopo ci è stato mostrato l'incunabolo dantesco con legatura ottocentesca in cuoio contenente 97 vignette silografate. È stata una grande emozione! Ci siamo scatenati scattando foto a ripetizione. Silvia Ambrosi, fotoreporter del Secolo XIX, ci guardava compiaciuta. Lei fotografava noi che fotografavamo la Divina Commedia e noi fotografavamo lei che fotografava noi e la Commedia. Tutti abbiamo potuto sfiorare una pagina dell'opera dantesca. Poi abbiamo visitato la sezione moderna, la sezione periodici, la sezione ligure e quella di conservazione. Due di noi hanno potuto conoscere e immortalare il famoso gatto Berio, mascotte della Biblioteca, che sembra però non aver molto gradito l'intrusione nella sua privacy. Francesca, entusiasta della visita, ha detto: «Non vedo l'ora di tornare alla Berio. Mi piacerebbe poter studiare qui». La classe II B della scuola Strozzi

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LA PRESENTAZIONE DEL GIORNALE IN CLASSE Il giorno 19 novembre, insieme al prof. Braggion , coordinatore per la scuola del progetto, abbiamo partecipato in rappresentanza della Scuola Strozzi alla presentazione dell'iniziativa “Il Giornale in classe” del Secolo xix, alla Biblioteca Berio, nella sala dei Chierici. Purtroppo non ha potuto essere presente la prof. ssa Vernizzi a causa di un impegno scolastico. La bellissima sala era gremita , c’erano infatti professori, alunni e studenti di numerose scuole: elementari medie e superiori, che partecipano come la nostra al “Giornale in classe”. Ha preso per prima la parola Patrizia Gaggero della Biblioteca Berio, che ha fatto gli onori di casa. Subito dopo hanno parlato Lanfranco Vaccari ,direttore del Secolo xix, che si è detto entusiasta di un' iniziativa, che ha ereditato dai suoi predecessori e Alessandra Nasini, coordinatrice del progetto, che ha ricordato che quest'anno noi studenti dovremo diventare piccoli giornalisti, vignettisti e fotoreporter, narrando la nostra realtà scolastica e il territorio in cui viviamo, oltre che con con le parole, con le immagini (vignette e fotografie). Sono quindi intervenuti Attilio Massara direttore regionale della Pubblica Istruzione,che ha detto tra l'altro che crede moltissimo nel progetto che segue da alcuni anni e un rappresentante della Iplom, uno degli sponsor dell'iniziativa, che ha detto che lo scorso anno la sua azienda ha regalato un computer a una classe meritevole. E' stato quindi il turno di Silvia Ambrosi, fotoreporter del Secolo XIX che "immortala" da anni, oltre che gli eventi più importanti della città, i ragazzi delle scuole che partecipano al "Giornale in classe". Dopo un breve intervento del responsabile del sito web del Secolo XIX, che ha ricordato che nei giorni precedenti il sito è stato messo ko per un giorno da hacker romeni, ha preso la parola una giovane giornalista, Francesca Vulpani, che sta facendo una tesi in Scienze Politiche sui giornalini scolastici ed è molto interessata anche al nostro "Strozzi Planet", legato al progetto del Secolo XIX. Durante i vari interventi scorreva un filmato con le belle foto scattate da Silvia Ambrosi negli scorsi anni alle varie classi, in una di esse si vedevano il professor Braggion e il nostro Preside, Piermario Grosso, ripresi con i loro alunni durante la premiazione dello scorso anno. Al termine della manifestazione, il prof. ci ha presentato alla dott.ssa Nasini, dicendole che siamo le nuove leve della scuola della Strozzi. Dobbiamo dire che è stato molto interessante partecipare a questo incontro e lo sarà certamente ancor più prendere parte per la prima volta, insieme ai "veterani" della II B al "Giornale in classe".

di Sebastiano Matteo Timossi e Gabriele Marmo I B

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LA ROWLING INCONTRA DANTE sa"Sono Durante, detto Dante, Alighieri! Non so dire per quale motivo sono qui, né come mai conosco la vostra lingua e non so neppure come ci sono arrivato, ma voglio tornare a "casa mia", in Paradiso! Mi inquietano troppo cose qui sulla terra. Ad esempio quel tagliacarte che state usando come un pugnale"

Cari lettori, sono la vostra Joane Kathleen Rowling e ho deciso di raccontarvi un fatto molto strano che mi è accaduto. Pazienza se non mi crederete! Stavo bevendo il classico tè inglese nella mia biblioteca, quando mi parve di vedere qualcuno con la coda dell'occhio. Mi girai di scatto, realizzando che non c'era nessuno, per cui mi rimisi a bere. Dopo qualche minuto però sentii un colpo di tosse provenire dal caminetto che era spento. Mi girai nuovamente, ma ancora una volta non vidi nessuno. Notai però una fiammella verde nascere dalla cenere del caminetto. Essendo io la persona più ricca d'Inghilterra dopo la regina, temevo che fosse un ladro a tentare di entrare in casa mia dal camino della biblioteca. Vi sembrerà strano, ma non potevo chiedere aiuto, perché il mio personale di servizio era tutto in ferie per Natale. Armi vere non ne avevo, per cui, non ridete, presi un'arma impropria, un tagliacarte e mi diressi nel punto incriminato della mia enorme biblioteca. In quel mentre vidi un bagliore. Subito dopo le fiamme verde smeraldo mi travolsero. Urlai dalla paura, ma non per il dolore, infatti quelle fiamme non bruciavano. Per sicurezza, mi allontanai comunque. Appena le fiamme smisero di ardere un uomo vestito di rosso cadde dal camino a gambe all'aria. Gli chiesi subito chi fosse e cosa volesse da me e lui rispose con voce orgoglio-

taio tanto bravo, quanto pigro,al punto da pregare di avere pochi clienti.

Dopo avermi detto che con la Commedia non guadagnò neppure un fiorino, mi disse che non sopportava che qualcuno storpiasse i suoi versi. Mi raccontò che un giorno udì un fabbro che cantava, storpiandoli, alcuni versi di una sua canzone"Mi infuriai così Vinta la paura e spinta dall' enorme tanto, che lo insultai gettai a terra i curiosità di avere in casa un così suoi strumenti di lavoro: incudine e grande personaggio letterario, gli dis- martello" si, posando il tagliacarte, che nemmeno io sapevo come potesse essere ar- "Ma perché?" dissi "Perché? Mi dirivato lì. Lo invitai a bere con me. Mi te”sbottò. “Costui aveva rovinato la ringraziò, ma mi ricordò che gli spiri- mia roba e io avevo fatto lo stesso con la sua. Occhio per occhio,dente ti non possono bere. per dente!!!" Iniziammo a conversare. Gli dissi che anch'io ero una scrittrice, che a- Gli chiesi se era stato innamorato. vevo scritto sette romanzi ,che erano "Una moglie l'avevo-mi disse-ma non letti in tutto il mondo, e che da essi ne ero innamorato. Era stato solo un erano stati tratti altrettanti film. Non matrimonio d'interesse. Io ho sempre capiva cosa gli stessi dicendo. Ro- amato Bice Portinari, che chiamai manzi? Successo mondiale? Film? Beatrice, figlia di un ricco mercante, Mi tolse lui dall'imbarazzo chieden- una giovane bellissima, che un po' vi domi di poter leggere il primo volu- somiglia."Lo ringraziai per il complime di Harry Potter. Glielo consegnai mento che mi aveva rivolto indirettasubito. Le anime del Paradiso hanno mente."I miei mi avevano promesso sicuramente poteri soprannaturali, in sposo a Gemma Donati, che avrebperché lo lesse in pochissimo tempo, be portato in dote duecento fioribenchè fosse scritto in una lingua ni,che allora erano veramente tanti, considerato che con quindici potevi straniera. acquistare una coppia di buoi! Io però Finita la lettura, mi disse che il mio ero innamorato perdutamente di Bice, libro era solo robaccia, che non c'era tanto che mi appostavo in chiesa per nemmeno una rima e che in esso si vederla e…" parlava solo di maghi, streghe e mondi magici che non esistono. Mi risen- Dante non riuscì a finire la frase pertii. Proprio lui che aveva scritto la Di- ché una vampata verde lo risucchiò su per il caminetto. Non potei così vina Commedia ora condannava i nemmeno dirgli-cari lettori-che mi mondi fantastici! Ma si era trattato solo di un equivoco, aveva fatto proprio piacere dialogare infatti quando esclamai :"Ma come vi con lui. permettete è un fantasy amato in tutto Francesca De Gaetano il mondo" esclamò"Me lo potevare dire che era un fantasy, come fantasy non è niente male, il vostro libro" Durante la chiacchierata gli chiesi quali erano i suoi passatempi quand'era in vita. Egli mi disse che amava la caccia e gli piaceva parlare con gli amici, in particolare scambiare due parole con l'amico Belacqua, un liu-

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LA VITA DI DANTE il riso delle amiche di Beatrice.

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Egli, per vederla, si appostava in chiesa, dove Beatrice, nona tra le donne più belle di Firenze, si recava con le amiche. Un’altra giovane, Violetta, credette che le attenzioni del poeta fossero dirette a lei e gli lanciò uno sguardo di rimprovero. Dante a questo punto continuò a guardare Violetta, al punto che molti fedeli pensarono che il poeta fosse innamorato di questa donna. Dante contento che la gente fosse stata tratta in inganno e non sospettasse il suo amore per Beatrice, sorrideva per strada a Violetta , trentesima tra le donne più belle di Firenze ,e le dedicò alcuni versi. Chiamò Violetta “donna dello schermo” perché proteggeva i suoi veri sentimenti dalla curiosità della gente. Qualche tempo dopo, Violetta lasciò Firenze, Dante allora si procurò una “donna dello schermo numero due”, il cui indirizzo gli fu dato da Amore, mentre era tormentato a causa della partenza di Violetta. Dante in quel tempo corteggiò con insistenza questa o un’altra giovane(Petra), così Beatrice gli tolse il saluto. Dante si precipitò in camera a piangere. Qualche tempo dopo, incontrando Beatrice in casa di conoscenti, fu preso da un tale turbamento che un amico dovette sorreggerlo e portarlo fuori a prendere un po’ d’aria, tra

Dante, ammalatosi, ebbe la visione della morte di Beatrice, che si avverò il 19 giugno del 1290. Beatrice morì ventiquattrenne poco dopo essersi sposata con Simone de' Bardi, ricco e potente banchiere fiorentino. Dopo la morte di lei, il poeta non mangiava e non dormiva più, i suoi occhi "pareano due abbondantissime fontane d'acqua surgente". Superato in parte il dolore per la morte di Beatrice( l'amore per lei , per molti critici , fu più che altro una realtà artistica.), Dante avrebbe scoperto il piacere del divertimento(Guido Cavalcanti lo rimproverò in un sonetto di aver sprecato molto denaro in quegli anni) e fatto la corte a una tal Lisetta, o Fioretta o Fiammetta. Morta Beatrice, i parenti decisero di accelerare il matrimonio con Gemma, che portò in dote di ben 200 fiorini.. Le nozze tra Dante e Gemma furono celebrate nella chiesa di San Martino, vicina alla casa di Dante, il quale, sposando Gemma, chiese la grazia di un po’ di pace e serenità.

zia”. Fu una costituzione democratica, con leggi che favorivano i popolani, e particolarmente il popolo grasso, a danno dei nobili, ai quali veniva vietata ogni attività politica. Fino al 1295 Dante non ebbe quindi la possibilità di partecipare alla vita politica di Firenze. Nel 1295 gli Ordinamenti furono modificati e fu deciso che anche i nobili potessero partecipare alla vita politica, bisognava però che fossero iscritti a una delle Arti Maggiori del popolo grasso (corporazioni di arti e mestieri). Dante, come filosofo, s' íscrisse all'Arte dei Medici e degli Spezíali, e cominciò a prender parte alla vita cittadina. Fece così parte del Consiglio Speciale del Popolo, intervenendo ad un consiglio per l'elezione dei priori. Diresse i lavori pubblici e partecipò nel '96, anno in cui fu posta la prima pietra di Santa Maria del Fiore, e nel '97, al Consiglio dei Cento, opponendosi ai tentativi del papa Bonifacio VIII di influenzare la vita politica fiorentina, appoggiandosi a Corso Donati e ai Guelfi Neri. Nel '98 iniziò a Firenze la costruzione del Palazzo della Signoria.

Dopo la vittoria sui Ghibellini, i Guelfi si erano divisi in due correnti, diventate poi partiti, i Guelfi Bianchi e Neri. Ecco come andarono le cose. L’aristocratico Corso Donati, cugino di Gemma, voleva sposare in seconde nozze(la prima moglie , una Cerchi, si diceva fosse stata da lui avvelenata) Tessa degli Ubertini , una ricca ereditiera con una dote di 6000 fiorini, I parenti di lei non erano d’accordo, salvo la Dante partecipò alla vita militare. Dopo madre che combinò le nozze. I Cerchi, paaver comprato un cavallo e un’armatura, combatté con i Bianchi fiorentini, a Cam- renti degli Umbertini, popolani che si erapaldino, contro i Ghibellini d’Arezzo (11 no arricchiti comprando a basso prezzo i giugno 1289). Egli stava tra i feditori, i ca- beni confiscati agli eretici, volevano che valieri d’assalto. Gli aretini ,che erano so- Tessa fosse diseredata. liti disprezzare i fiorentini perché “si liSegue a p. 10 sciavano come dame e si pettinavano le zazzere” , furono sconfitti. Nell’agosto delle stesso anno Dante prese parte(era uno dei 400 cavalieri, all’assedio del castello di Caprona ,contro i Pisani, e assistette alla loro resa. Dal matrimonio nacquero i figli Piero, Jacopo, Antonia e Giovanni. Pare che Gemma Donati sia stata una buona madre e sposa. Non al punto, però, di seguire il marito in esilio. Nell’opera letteraria di Dante Gemma ebbe un’importanza pressoché nulla, infatti Dante non le dedicò nemmeno una riga nelle sue opere.

Nel 1293 entrò in vigore a Firenze una nuova costituzione,voluta da Giano della Bella, chiamata “Ordinamenti di giusti-

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VITA DI DANTE Segue da p. 9

Dal momento del matrimonio, vi furono numerosi scontri tra i Cerchi e i Donati . La sera di Calendimaggio del 1300, nel corso delle danze della primavera, un partigiano dei Donati tagliò il naso a Ricoverino dei Cerchi. Sfregiare un nemico era quasi meglio che ucciderlo. La sua menomazione serviva infatti ad ammonire per sempre gli odiati avversari. Dopo questo scontro, i Guelfi si divisero, i Cerchi, guidati da Vieri dei Cerchi, presero il nome di Bianchi e i Donati, guidati da Corso, quello dei Neri. I Neri erano partigiani di papa Bonifacio VIII, che aveva assegnato alla famiglia Spini, di parte nera, il monopolio degli affari della Curia fiorentina. Quando i Donati misero in giro la voce, falsa, che i Bianchi erano ghibellini:; papa Bonifacio VIII andò su tutte le furie. Dante, che fu Guelfo Bianco, ai primi del Trecento andò a Roma per il Giubileo (indulgenza per i fedeli che fossero venuti a pregare a Roma sulle tombe degli apostoli), voluto da Bonifacio VIII.

pi dell’esilio. Dante, da Priore, scrisse che non si dovevano dare al Papa i cento cavalieri che chiedeva per combattere la famiglia Aldobrandeschi . “Niente da fare” disse Dante. Per questo, da allora, papa Bonifacio vide in lui un nemico; Dante ricambiò questa avversione. Per contrastare il Papa,che voleva diventare vicario imperiale della Toscana, si avvicinò ancor di più al partito dei Bianchi, nemici del Papato, come si è detto. Da priore, Dante si dimostrò imparziale, bandendo dalla città il suo caro amico Guido Cavalcanti. In un’occasione si trovò a discutere con Genova per i confini. Egli compose la questione ottimamente.

colpa specifica sarebbe stato sottoposto alla tortura. Fu perciò condannato in contumacia a pagare cinquemila fiorini piccoli di multa e a due anni di confino, fu inoltre escluso da ogni carica pubblica. Dante non pagò, anche perché una somma simile non l’aveva mai vista in vita sua. Il 10 marzo 1302, non avendo pagato la multa e non essendosi presentato per discolparsi, fu condannato all’esilio perpetuo e al rogo: sarebbe stato arso vivo se fosse caduto nelle mani del Comune di Firenze. “Se cadrà in potere del Comune, sia bruciato vivo in modo che muoia”. Cominciò allora il suo doloroso esilio.” Chi a Firenze avesse ospitato Dante avrebbe rischiato una grossa Carlo di Valois, fratello del re di Francia multa e la distruzione della casa.”Il libro Filippo il Bello, alleato dei Neri, era venuto del chiodo” che registrava le sentenze(era in Italia per volontà di Bonifacio VIII e mi- chiamato così per il chiodo che attraversanacciava il governo dei Bianchi. Dante per va la rilegatura) , conservato all’Archivio scongiurare il pericolo fu convinto a recar- di Stato di Firenze, raggiunse le 80 pagine! si, assieme a due altri priori, a Roma per Inizialmente Dante visse il suo esilio a Sieparlare di ciò con il Papa. Dante disse in na e si unì agli altri Bianchi e ai Ghibellini quell'occasione :”Se io vo chi resta e se io in esilio, prese tra l'altro parte alle fortunate resto chi va?” Poi andò. Bonifacio disse ai guerre del Mugello, contro Firenze, poi si tre priori“Umiliatevi a me…io non penso staccò da tutti gli altri esuli. che alla vostra pace. Ridotto in povertà e con un mutuo sulla I Neri dicendo che a Firenze era in pericolo casa di Firenze da pagare(il che dimostra la religione e che i Btianchi parteggiavano che non si era arricchito da priore) , solo, con l'impero ghibellino, , spinsero Carlo di senza la moglie e i figli , nel 1303 , Dante Valois ad intervenire per ridurre alla ragio- si rifugiò a Verona, presso Bartolomeo delne i Bianchi. la Scala, capo dei Ghibellini e quindi avversario del Papa e dei Neri fiorentini. CurIl 1°novembre del 1301, grazie proprio a Carlo di Valois, finto paciere, i Neri prese- vo, con il mantello rosso, la barba accurataro il potere. Essi cacciarono i Bianchi e ne mente rasata, i capelli neri e crespi, distrussero le case(Carlo aveva autorizzato stragi e saccheggi)

Dante, che ai primi di gennaio del 1302 era a Siena, di ritorno da Roma, seppe che avrebbe dovuto presentarsi davanti al nuovo Nel maggio dei 1300 fu ambasciatore a San podestà, Cante dei Gabrielli da Gubbio (un Gimignano, allo scopo di invitare il comu- cui discendente vive a Genova e raccoglie da anni documenti sull’antico avo, che dine ad un raduno dei Guelfi toscani. Il 13 fende a spada tratta), con l’accusa di « bagiugno fu eletto Priore di Firenze(i priori erano sei) per il periodo 15 giugno-15 ago- ratteria », di corruzione, cioè di aver fatto, quando era priore, favori illeciti, ricavansto. done profitti personali. Fu anche incolpato “Tutti li mali e l’inconvenienti miei dalli di essere ostile a Bonifacio VIII, a Carlo di infausti comizi del mio priorato ebbono Valois e ai Neri. Dante non si presentò al cagione e principio” scrisse il poeta ai tem- processo. Sapeva che in mancanza di una Pagina 11

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HO INCONTRATO DANTE ALLA BERIO

Qualche tempo fa mi trovavo alla biblioteca Berio, la più bella biblioteca della mia città, fondata a metà del Settecento da un abate di nome Carlo Giuseppe Vespasiano Berio: ero decisa ad approfondire la vita di Dante, per svolgere nel modo migliore il compito assegnatoci dal prof. Braggion: un'intervista immaginaria a Dante Alighieri, Mi stavo per sedere al mio posto di lettura con tra le mani una biografia di Dante, quando vidi non lontano da me uno signore non più giovane, strano nell'aspetto e negli abiti, con un naso imponente e il mento sporgente(mi si perdoni la rima). Egli tentava invano di chiedere informazioni: nessuno, salvo me, pareva che lo vedesse. Era vestito in modo bizzarro, indossava infatti un abito rosso, lungo fino ai piedi, in stile medievale. Il suo sguardo era serioso. Incuriosita mi avvicinai. "Salve buon uomo- dissi- vuole aiuto? Lui si voltò e mi disse: "Salve, donzella, Vi ringrazio, mi hanno detto lassù nell'Oltretomba che in questa biblioteca c'è un libro che parla della mia Beatrice… vorrei leggerlo" Poiché si esprimeva in un linguaggio strano, poco comprensibile, capii erroneamente che volesse parlare con una certa Beatrice, per cui gli porsi il mio cellulare. Spaventato

da quello strumento, probabilmente per lui quasi infernale, esclamò adirato: "Cos’è codesto oggetto?". Cercai invano di spiegarglielo. Me lo ridiede, dicendomi" Vi prego, tenete per voi simili diavolerie, poi non chiamatemi più buon uomo, sono Durante degli Alighieri. Chiamatemi pure Dante""Dante, Dante Alighieri?"dissi io illuminandomi. Lui annuì. Io allora quasi inchinandomi alla sua gloria, lo osservai meglio. Sì, era proprio simile all'immagine stampata sul nostro libro di narrativa. Avevo dunque davanti a me lo spirito del più grande poeta mai vissuto al mondo.

sa soprattutto per vederla" A quel punto gli chiesi cosa aveva provato la seconda volta che l'aveva vista, all'età di diciott'anni. Lui disse"Ero talmente scosso che non riuscii a proferire parola, poi le cose andarono come andarono, lei sposò Simone de' Bardi e .infine, ah non fatemi ricordare, la persi definitivamente, perché morì. Provai un dolore infinito…Dopo la sua morte, mi allontanai dalla retta via e caddi nel peccato. " Mi parlò, subito dopo, della sua sfortunata esperienza da priore di Firenze che gli costò l'esilio. Gli chiesi come si era sentito, da priore, a dover bandire da Firenze il suo amico Guido Cavalcanti. "Stetti maleIniziammo a parlare. Il suo linguag- rispose-ma con quella carica dovevo gio ora mi pareva più comprensibile. essere imparziale" Gli dissi del mio compito, Mi promise che mi avrebbe raccontato tutta Mi parlò poi del suo ingiusto esilio, la sua vita, così da permettermi di maledicendo l'ingrata Firenze"Le svolgere il mio lavoro nel migliore mie spoglie dovranno rimanere per dei modi, prima però io dovevo aiu- sempre a Ravenna" sbottò. Parlando tarlo a trovare il libro dal titolo di Bartolomeo della Scala, che l'ave"Beatrice, ritratto di una donna an- va ospitato con grande gentilezza a gelo". Dopo pochi minuti, grazie al- Verona disse:" Fu un grande amico, l'efficienza del personale della BeBartolomeo. Gli rimprovero solo di rio, esaudii il suo desiderio. Presi in non avermi ammesso ad insegnare prestito il volume a mio nome e glie- allo Studio,la scuola superiore di lo consegnai. Nel prendere il libro Verona.". tra le mani, fu sbalordito, pensava infatti che si trattasse di un testo ma- Mentre mi stava parlando della noscritto, come quelli dei suoi tem- Commedia(si arrabbiò quando la chiamai Divina, un aggettivo che api. Per poter parlare con calma e senza dare fastidio a nessuno, ci re- veva aggiunto qualcun altro, riprencammo in un luogo tranquillo, la sa- dendo Boccaccio), lo spirito di Danla di conservazione della biblioteca, te svanì e con esso pure il libro che dove ci fece compagnia il gatto Be- avevo chiesto in prestito. Non saperio, la mascotte della biblioteca ge- vo se essere più emozionata per quell’incontro straordinario, che mi novese.. avrebbe consentito di svolgere nel Dante fu di parola e mi raccontò migliore dei modi il mio compito, o molti, moltissimi particolari della preoccupata per un libro che non asua vita. Io a un certo punto gli dis- vrei più potuto restituire! si"Eravate davvero innamorato di Gloria Ruggieri Beatrice o lei era soltanto una vostra creatura letteraria?" Il poeta si inalberò"Creatura letteraria, che dite? Era un angelo venuto in terra a miracol mostrare. L'amavo perdutamente...era così bella, la seguivo ovunque, pensate che mi recavo in chie-

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LA VITA DI DANTE .segue da p.10

anch’essi a morte in contumacia. La figlia Antonia era diventata, nel frattempo, suor Beatrice. Dante, a Ravenna, insegnò e compose i canti finali del Paradiso. l’ultima cantica del poema che egli intitolò Commedia e che, in seguito, fu chiamato Divina Commedia.

Al ritorno da Venezia, dove si era recato come ambasciatore di Da Polenta , Dante si ammalò, probabilmente di malaria. La sua salute peggiorò rapidamente ed egli morì a Ravenna nella notte tra il 13 e il Dante parlava poco ed era sempre pensie- 14 settembre 1321. Fu sepolto nella chieroso. Nel 1306 fu ospite dei marchesi di sa ravennate di San Francesco. Malaspina in Lunigiana. Su loro incarico, incontrò il vescovo di Luni, e, probabil- Firenze, nel Quattrocento, chiese la restituzione delle spoglie del poeta, ma Ramente, si recò a Parigi, agevolato pare dalla conoscenza del francese. Andò poi a venna rifiutò. Avrebbe dovuto accettaForlì, Padova, Treviso, Venezia, Reggio, re ,nel Cinquecento, perché così aveva Lucca. Quindi si trattenne nel Casentino. deciso papa Leone X della famiglia dei Medici. Aprendo la tomba, ci si accorse Seguì per qualche tempo, l’imperatore però che il sepolcro era vuoto. Le spoglie Arrigo VII di Lussemburgo, chiamato da erano sparite. Durante alcuni lavori, esepapa Clemente V, affinché pacificasse le guiti nel 1677, fu trovata una cassetta di città italiane , unificandole sotto il suo legno, contenente ossa umane, quelle del dominio. poeta. Esse erano state trafugate dai frati ravennati, in modo che non fossero portaDante, che sognava un ritorno al Sacro te a Firenze. C'è da aggiungere che altre Romano Impero, scrisse: “Rallegrati...o ossa , si dice appartenenti a Dante, furono Italia:perché lo sposo tuo, soccorritore del rinvenute in epoche successive. A Ravenmondo e gloria del tuo popolo, il clemenna, in una cella presso il tempio di tissimo Arrigo, divo e Augusto e Cesare, S.Francesco, riposano tuttora le sue ceneaccorre...”. Dante si augurava che Arrigo ri, ripetutamente e invano chieste anche intervenisse in Firenze, ma i guelfi, cain seguito dall'ingrata Firenze. peggiati da Firenze, gli furono contrari. L’imperatore morì in Italia nel 1313. Il sepolcro definitivo fu costruito nel 178Dante si recò nuovamente a Verona, ospite di Cangrande della Scala, fratello di Bartolomeo, del quale divenne amico. Cangrande, però, non lo ammise ad insegnare allo Studio(la scuola superiore di Verona).

0 per opera di Camillo Morigia

Nel 1311 Firenze decise un’amnistia a vantaggio degli esuli neri, ma Dante ne fu escluso. Anzi, nel 1315, fu confermata la condanna la sua condanna a morte. Il poeta trascorse gli ultimi anni della sua vita presso Guido Novello da Polenta, signore di Ravenna, accanto ai figli, condannati Pagina 13

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DANTE GIOVANE ED IO che sembrava seguisse qualcuno. Mi avvicinai a lui e mi presentai. Poi gli chiesi: “Cosa stai facendo?”Egli mi rispose: “Sto seguendo un angelo soave e delicato di nome Beatrice” Io gli dissi ” Ascolta, già che ci sono ne approfitto per intervistarti per Strozzi Placet il giornalino della scuola media Bernardo Strozzi di Genova” Mi guardò sbalordito. Intevista? Giornalino? scuola media? Non capiva cosa stessi dicendo. Mi disse solo che non conosceva Bernardo Strozzi. Lo Proprio quest’anno abbiamo iniziato a studiare la vita di Dante e la Divina Com- credo pensai, il buon Bernardo sarebbe nato qualche secolo dopo! media, un poema davanti al quale ogni studente italiano si sarà chiesto almeno Dopo aver capito cosa desideravo da lui, una volta:”Ma quel Dante non aveva altro acconsentì. Mi disse però che io in camda fare!?”Devo confessarti, caro diario, bio dovevo cercargli una donna schermo. che anch’io mi sono posto questa domanAcconsentii. Gli chiesi innanzitutto di da. Poi però ho riflettuto che se non avesBeatrice. Quasi sciogliendosi, mi disse: “ se scritto la Divina Commedia, che come Beatrice è’ la nona donna più bella di Fici ha detto il prof. Non gli fruttò quasi renze. E’ un essere speciale !” Gli dissi se alcun guadagno economico, la lingua itaaveva già scritto qualche verso famoso. E liana probabilmente non sarebbe quella lui “Come fai a sapere che sono un poeche è oggi e la letteratura mondiale non ta?” Disse, schernendosi, di non aver anavrebbe avuto uno dei suoi maggiori rapcora scritto niente di importante” Gli presentanti. chiesi cosa provò quando incontrò BeaForte di questa convinzione, due mesi fa, trice a diciotto anni . Egli rispose così:”Non riesco a descrivere cosa provai in a casa, pensavo che sarebbe stato bello poter incontrare Dante Alighieri. Mi ad- quel momento. Mi mancano le parole. Subito mi resi conto di avere davanti a dormentai con quella convinzione. Nel sonno la biografia di Dante che avevo a- me un angelo”. vuto davanti a me quel giorno, con il caLa conversazione si era fatta interessante, ratteristico volto de poeta fiorentino in purtroppo senza che lo desiderassi mi copertina, si trasformò in una sostanza ritrovai nuovamente nella mia camera, magmatica, che mi risucchiò, facendomi con di fronte il libro di Dante. Non avrei precipitare in una cittadina apparentepotuto aiutare Dante a trovare la sua donmente medievale. Fui attirato da una perna schermo. gamena, appesa su un muro. C’era scritto” Cercasi donna schermo per proteggere La voce della mamma che mi invitava ad i miei veri sentimenti” Mi venne da sorri- alzarmi per andare a scuola, mi fece capidere. Pensai subito a Dante, ovviamente, re che era stato soltanto un sogno, un bel e alla Vita Nova. Iniziai a girare per la sogno, in fondo cittadina. Capii dopo un po’ che mi trovaLorenzo Gambelli vo a Firenze. Ero incuriosito dalle abitazioni basse, dalle strade sterrate e sporche, ma soprattutto dalle persone e dal loro abbigliamento. Ad un certo punto mi imbattei in un giovane non tanto bello, con il naso a scaletta, il mento sporgente e i capelli arruffati. Era proprio Dante, Pagina 14

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DANTE TRA SOGNO E REALTA’ Ero a Firenze, il magnifico capoluogo toscano, in gita con la mia classe. Passeggiavamo tutti lungo l’Arno;ad un certo punto girandomi per ammirare Ponte Vecchio illuminato dal sole, vidi un uomo con un vestito rosso medioevale !!!! Era disorientato dai clacson delle macchine e dal gran numero di persone.

mio esilio“. Gli chiesi come mai non nominava mai nelle sue opere sua madre e Gemma?”

Lui rispose che di sua madre non aveva ricordi particolari e che nonostante Gemma fosse stata una buon moglie e madre lui non la amava, almeno quanto la sua Beatrice. Mi raccontò di tutti i suoi inconChiesi ad un mio compagno:”Guarda tri con Beatrice dal primo, durante la fequell’uomo, com’è strano!” sta di Calendimaggio , all’ultimo nel 1290 alla morte di lei. Mi disse che fu lei la E per risposta ottenni:”Quale uomo?Te lo musa ispiratrice delle sue opere. sarai sognato…”. Poi gli chiesi di parlarmi della sua espeCapii che solo io potevo vedere quell’uo- rienza da priore di Firenze. Egli mi dismo, per giunta basso di altezza. Così, di se :”Non era una vita facile perché dovetti nascosto dagli altri, saltai dal muretto che bandire dalla città il mio caro amico Guimi separava dal fiume, e andai incontro a do Cavalcanti ; la carica di priore inoltre quello strano personaggio. Lo guardai in mi portò all’esilio. Io non mi presentai al faccia. Il suo viso mi sembrava familiare, processo perché se fossi andato, sarei di allora gli chiesi:”Buon uomo, qual è il sicuro stato ucciso”. Dopo aver parlato problema che v’affligge?” per ore ci ritrovammo di nuovo lungo l’Arno dove lo avevo incontrato. Dante Con un accento toscano antico rispose :”Il problema che m’affligge è d’amo- sparì d’improvviso. Ero contenta di aver conosciuto Dante Alighieri. Subito dopo re, non trovo più la mia donna. Il mio nome è Durante, ma sono conosciuto co- però sentii urlare:” Alessia Alessia!” Mi svegliai. Era stato solo un sogno e mia me Dante.” mamma mi aveva appena svegliato. VeloPensai tra me e me “ Mamma mia, un in- ce!! Preparati- disse- devi andare in gita a namorato che crede di essere Dante!”. Per Firenze!” gioco gli dissi:”Mi scusi, sta cercando BiMiriam Lebrun Alessio Pronzato ce, anzi Beatrice?” Lui rispose di sì, che cercava Beatrice, e declamò uno strano verso. Mi resi conto continuando a parlare che era veramente Dante!!!! Con lui mi incamminai perle strade di Firenze alla ricerca della sua amata e ne approfittai per fargli alcune domande: “Sig.Dante,come riuscì a scrivere la Divina Commedia?” “Fanciulla, come ti permetti!!!!!!! Il nome del mio libro è: La Commedia. Mi scusai immediatamente, ero confusa, effettivamente l’aggettivo “Divina” fu dato da Boccaccio. Dopo di che lui rispose dicendo :” La Commedia è basata sulla mia vita , e sul Pagina 15

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TURISTA PER CASO ALL’INFERNO

Immerso nelle letture scolastiche dantesche ho fatto recentemente uno strano sogno. Cercherò di riportarlo abbastanza fedelmente. “Visita speciale all’Inferno soli 10 euro.” Così era scritto sulla locandina dell’edicola. E poi ancora. “I bambini sotto ai dieci anni non pagano”. Comprai il giornale. Leggendolo, pensai che mi sarebbe piaciuto partire per Gerusalemme, dove- c’era scritto- era previsto il raduno dei turisti in visita alla voragine dell’Inferno, che -come scriveva Dante- si apriva sotto quella città, spingendosi fino al centro della Terra, dove era conficcato Lucifero. Come accade a volte nei sogni mi ritrovai subito in quel luogo. Per essere precisi, finii magicamente in una piazza abbastanza grande, sita vicino all’ingresso della voragine in cui stavano quelli “ch’hanno perduto il ben dell’intelletto”. In quella piazza c’era un signore alto, con i capelli grigi, ben messo. L’uomo disse ad alta voce a noi turisti dell’ Oltretomba queste parole “Per l’Inferno seguite me, sarò la vostra guida, non vi lascerò mai soli.” Aggiunse di chiamarsi Virgilio. Curioso-pensai- lo stesso nome della guida di Dante. Solo che questo Virgilio, a differenza dell’altro, era vivo e vegeto. Ci mettemmo in fila. Dopo aver aspettato gli ultimi arrivati, ci incamminammo fino ad un sottopassaggio che ci portò ad una specie di metropolitana, capace di penetrare nelle profondità della Terra, nel regno della dannazione. Fermatici alla fermata “Inferno”, ci dirigemmo alla biglietteria. Mentre facevo la fila, mi saltarono agli occhi due scritte luminose che riportavano queste parole “Per me si va nella città dolente. Per me si va nell’eterno dolore” e ”Lasciate ogni speranza o voi che entrate e..prima di entrare timbrate

il biglietto!”Alla biglietteria incontrai un ti alla questura. Faccio bene no, ad essere mio vecchio compagno delle elementari, si inflessibile” Io annuii. Erano soltanto pochi minuti che gli parlavo, ma ero già stufo chiamava… si chiamava Michele. di udire la sua voce. Fosse stato almeno il Superato il posto di blocco della polizia Dante che avevo apprezzato nelle letture in infernale, entrammo nell’Antinferno Lì classe! Quando stavo facendo quella riflesvedemmo degli allevatori di vespe, correre sione, fortunatamente la nave attraccò suldietro a una bandiera, senza alcuna prote- l’altra sponda dell’Acheronte, così potei zione, inseguiti da quelle simpatiche crea- allontanarmi da lui. ture che in vita avevano allevato. La nostra guida ci disse che le anime dannate che Appena scesi, la nostra guida ci contò(e stavano in quel cerchio non avevano avuto non fu facile) per vedere se si era perso ideali nella loro esistenza, avevano insom- qualcuno. No , c’eravamo tutti! Superato il ma vissuto senza scopo alcuno, facendo Limbo e il secondo cerchio, dove stavano i poco e niente di buono. Erano gli ignavi. peccatori per amore, arrivammo al terzo Superato quel vespaio, si profilarono dacerchio. La guida ci invitò ad aprire i novanti ai nostri occhi un fiume e un portic- stri ombrelli. Cadeva una fitta pioggia, miciolo. La nostra guida nel regno della dista a neve e grandine. In quel cerchio vi sperazione ci disse:” Questo è il fiume A- erano tra le altre le anime degli ingordi(che cheronte, uno dei fiumi infernali e noi do- vissero solo per mangiare) e degli ubriacovremo attraversarlo a nuoto… no, scherzo, ni. con quella nave laggiù. “ Per fortuna noi turisti non facemmo la coAll’improvviso una voce squarciò il cielo noscenza di Cerbero, il cane a tre teste, che “Si informa la gentile clientela che la nave operava in quel luogo. Quello infatti era un della compagnia Carontia sta partendo dal giorno speciale, in cui, eccezionalmente,non valeva la regola del contrappasso al molo tre… grazie per l’ascolto” . punto che una nota pasticceria aveva potuUdito quel messaggio, ci dirigemmo verso to regalare ai dannati cioccolata, bignè, il molo indicato. L’equipaggio e il coman- torte ricoperte da un sottile strato di ciocdante erano la stessa persona, cioè Caron- colato e puntellate da pezzi di cocco. Solo te, un vecchio altissimo e grasso, con i baf- a vedere la scena, avevo prodotto mezzo fi e una lunga barba bianca. La guida ci litro di acquolina!!! disse che Caronte, a differenza del passato, non voleva più essere pagato con una Lasciammo il terzo cerchio per raggiungemoneta da ogni dannato ed era diventato re il quarto. In una grotta enorme scorabbastanza gentile anche con le anime dan- gemmo una sorta di centro commerciale. In quel cerchio stavano le anime dei prodinate. Potenza degli affari! ghi, che in vita avevano avuto le mani buSalito sulla nave, mi resi conto che c’era cate. Ora costoro dovevano spingere col una persona che stava sempre attaccata alla petto enormi macigni e non potevano mai nostra guida: aveva un cappello rosso, un riposare. Si scontravano ogni tanto con le grosso naso e si guardava in giro quasi fos- anime degli avari, dei taccagni, che per se pedinato. Mi ricordava tanto quella buo- sicurezza di non spender nulla in vita uscinanima di Dante Alighieri, o meglio la sua vano senza il portafoglio. All’Inferno erarappresentazione sul nostro libro di scuo- no costretti a comprare oggetti inutili, vitla. Gli andai vicino e scambiai due parole time del più incredibile consumismo. con lui. Gli chiesi come mai era così teso. L’uomo, dopo avermi detto che si chiama- Lasciato senza rimpianti (salvo per i pava Dante, mi rispose. “Cerco di liberarmi sticcini) quel cerchio scendemmo, grazie a dal fantasma della mia Beatrice che mi un enorme ascensore, nel quinto cerchi e perseguita”. Oh no, ancora-pensai- sono arrivammo nei pressi della palude dello settecento anni che ci prova a dimenticarla Stige. Mi colpì l’odore nauseabondo che e non c’è ancora riuscito! Ci demmo del c’era. La nostra guida ci disse: “Alla votu. Gli chiesi che lavoro faceva. E stra destra c’è l’ufficio proteste. lui:”Faccio il vigile urbano a Firenze.” ISegue a p. 18 nutile dire che gli chiesi se aveva mai scritto qualcosa. La sua risposta fu: “Beh, tutti i giorni scrivo, scrivo multe, una dietro l’altra. Ci sono certi rimbambiti che parcheggiano nei passi carrabili, fin davan-

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IL “MIO” DANTE ALL’INFERNO

<Oh destino crudele, mi trovo qui nella selva oscura, ho bisogno d’aiuto!>. Le mie parole rimbombarono nella foresta. Dopo qualche minuto alzai lo sguardo e vidi dei fuochi d’artificio che lasciavano infine scorgere una scritta: “Dio ti aiuterà”. Non avevo mai immaginato che esistessero i fuochi d’artificio all’Inferno. Continuai a camminare per la foresta oscura. A un certo punto sentii dei passi dietro di me. Ero spaventato, ma decisi di difendermi; mi girai e, vedendo la sagoma di una persona dietro di me, lo colpii con un pugno così forte da stenderlo a terra. Alla luce dei fuochi riconobbi poi il grande poeta Virgilio e mi scusai con lui eternamente. Mi spiegò che era venuto in mio aiuto e che per giungere al Paradiso sarei dovuto passare per l’Inferno. Iniziai con lui il lungo viaggio per liberarmi dai miei peccati. Passati tra vari cerchi, tra dannati e diavoli guardiani e traghettatori, arrivammo al sesto cerchio, davanti alle mura della città di Dite. Avevo una grande paura di quella città infernale, infuocata, piena di eretici, anime dannate che erano rinchiuse in tombe infiammate. Virgilio mi preannunciò che, Medusa, un diavolo, avrebbe potuto pietrificare chiunque la guardava. Decisi, per una volta, di nascondere la mia paura e dissi a Virgilio: “Cosa aspettiamo ad entrare?” e fu così che Virgilio, stupito, mi fece strada. A un certo punto, lungo il nostro cammino, ci ostacolarono alcuni diavoli. Questi ci minacciarono e, vedendo me vi-

vo, chiesero a Virgilio di parlare con loro. Dopo circa cinque minuti che aspettavo fuori dalla porta(si fa per dire) decisi di entrare, per portar via Virgilio dalle loro grinfie e continuare il nostro viaggio. I diavoli non erano d’accordo e cercarono con forza di riportarmi fuori. Io, stufo , per legittima difesa, tirai un morso a uno, un calcio all’altro e un pugno al terzo, facendo capire loro di essere …un bel tipino. Io e il duca mio riuscimmo a scappare. Eravamo ormai lontani quando ci trovammo in un sentiero tra le tombe. Ad un tratto si alzò un dannato che mi chiese di parlare con lui. Quell’ anima dannata era Farinata degli Uberti. Ognuno dei due cercò di vantarsi dei propri antenati, ma alla fine io lo zittii. Parlando poi con Cavalcante dei Cavalcanti feci intendere al pover’uomo che suo figlio era morto, anche se non era vero.L’uomo, disperato, si ritirò nella sua tomba. Lo chiamai varie volte ma, dato che non rispondeva, andai a bussare sulla sua sepoltura. Ancora niente. Si ostinava a non uscire. Allora alzai il coperchio della tomba e gli dissi che era un coniglio. Lui, vergognandosi, mi degnò di uno sguardo. In quel momento gli spiegai che Guido era vivo. Farinata, che era contento di quanto aveva udito perché era in buona amicizia con Cavalcante., a quel punto mi predisse il futuro. Mi disse che sarei stato esiliato da Firenze. Udendo quelle parole, ero io che volevo ritirarmi nella mia tomba. Ma io lì non ci sarei mai finito, vuoi perché ero ancora vivo, vuoi perché non ero un eretico, come Farinata. Uscimmo dalla città di Dite. Mi sentii afflitto nell’udire il futuro che avrei dovuto vivere lontano dalla mia Firenze. Avevo bisogno di sfogarmi. Subito dopo, io e Virgilio ci trovammo davanti al Minotauro. Dissi a Virgilio, che se quello mi avesse minacciato, non avrei avuto paura a combattere con lui. Il Minotauro, che era orrendo alla vista, non provò nemmeno a sfiorarmi. Io e Virgilio arrivammo davanti all’argine di un fiume le

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cui acque ribollivano di sangue. Lì, Nesso, un centauro, ci minacciò, ma Virgilio gli spiegò che eravamo in quel luogo per volontà divina. Dovevamo attraversare quel terribile fiume, ma, visto che io non potevo volare, essendo vivo, mi feci accompagnare da Nesso. A lui chiesi la storia dei Centauri. Mi spiegò che loro , esseri mostruosi per metà uomo e metà cavallo, erano nati dall’amore tra Issone e una nuvola. In poco tempo eravamo già arrivati all’altra sponda. Virgilio non mi lasciò finire il mio discorso con Nesso, perché il viaggio sarebbe stato ancora lungo. In quel momento l’unica preoccupazione che avevo davvero era relativa al mio futuro. Sarei di sicuro arrivata alla fine del mio sogno infernale se la mamma non mi avesse svegliato dicendomi che era ora di alzarmi per andare a scuola. Ripensando al sogno di questa notte, devo proprio dire che “il mio Dante” era decisamente più coraggioso di quello della Commedia che s’è avventurato con mille paure nel mondo delle anime dannate.

Ayla Schiappacasse


IO ALL’INFERNO Dopo aver superato sette duri cerchi infernali e avere visto Caronte il traghettatore, il mostruoso cane a tre teste Cerbero, la città di Dite, i Centauri, il Minotauro, le Arpie e sperimentato la terribile puzza delle anime dei violenti, sono pronto a scendere accompagnato dalla (buona)anima di Napoleone, sul suo cavallo Bianco(che ho scoperto essere marrone), nell’ottavo cerchio infernale. Per arrivarci, ci servirà, come insegna la Divina Commedia , l’aiuto del terribile demone alato Gerione, addetto al trasporto aereo delle anime. . Il mio maestro mi dice, guardandomi dall’alto del suo cavallo:”secondo la mappa, qui ,da qualche parte,dovrebbe esserci un burrone, bagnato da un fiume di sangue.Io, volgendo lo sguardo davanti a me gli dico: Ma quale burrone? Io vedo solo una fila di anime. Napoleone, paziente, mi mostra il baratro. Entriamo in un piccolo edificio vicino all’ orlo del burrone. Leggo una scritta “Gerione air”. Capisco subito che è un aeroporto.Davanti a noi c’è una gigantesca coda di anime dannate per i biglietti. Tiro un sospiro. Ci mettiamo in coda aspettando il nostro turno. Passano ben due ore prima che si riesca a raggiungere la biglietteria. Il mio maestro chiede al diavolo addetto alla biglietteria quanto costano i biglietti per un’ombra adulta, uno spirito di cavallo (marrone)e un umano di quattro anni. “Ma , veramente io ne ho tredici” dico. Napoleone mi tappa la bocca , non facendomi la frase, poi dice”Tu ne hai quattro, vero?”E’ evidente che non vuole pagare il biglietto intero. Annuisco. . Pagato il biglietto ed oltrepassata la biglietteria, un altro demone ci consegna delle corde firmate “Gerione air”. Non capisco bene a cosa servano, ma dopo che vedo il mio maestro lanciare la sua nel burrone, come del resto fanno le altre anime, faccio altrettanto.Dopo tre minuti ci appare davanti il gigantesco e mostruoso Gerione, un demone alato assai diverso da quello narrato da Dante. E’ un mostro con la faccia umana, le zampe da leone, il corpo da drago e le ali da pipistrello. Sul dorso ha una fila di sedili in pelle, nuovi fiammanti, firmati D&GSaliamo con altre anime sul mostro alato e ci sediamo. Il decollo avviene senza particolari problemi, anche se la coda di Gerione ci infastidisce alquanto, sfiorandoci più volte la testa.Il volo verso l’abisso, verso Malebolge, che a Dante era sembrato interminabile, mi sembra breve ed emozionante.Sto per entrare con Napoleone nell’ottavo cerchio , dove si trovano gli uomini che hanno frodato prossimo. In quel mentre sento una voce che mi chiama. "Marco. Marco . E' ora alzarti" Mi accorgo in quel momento che quanto ho raccontato è frutto di un sogno, anzi no, di un incubo. Marco Mazzella

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TURISTA PER CASO...

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Dentro ci sono gli iracondi, preda, come in vita, dell’ira e dell’odio.” Costoro, che quando erano sulla terra erano sempre arrabbiati come bestie, ora sono costretti ad arrabbiarsi inutilmente per i servizi inefficienti dell’Inferno. Quanto agli accidiosi, costoro che stettero da vivi sempre in ozio, ora fanno i fanghi nelle acque salsoiodiche di un torrente infernale e vengono di tanto in tanto morsicati da Cerbero. La guida aggiunse, facendoci sorridere, che la giornata tipo di molti di essi quand’erano al mondo, era questa: sveglia alle undici, pranzo, poltrona, grattamento della pancia, spuntino, cena, letto. Lasciato quel girone,era venuto il momento di raggiungere la città di Dite, la Gerusalemme infernale. Sulle rive dello Stige vedemmo Flegias, custode del cerchio, pieno di fango, ma meno mostruoso di come l’aveva descritto Dante. La guida ci disse che Dite era dei modi in cui veniva chiamato Plutone, dio degli Inferi. Aggiunse di non preoccuparci per le fiamme intorno a noi. Facile a dirsi. Entrati, malgrado l’esperienza della guida, finimmo per perderci. Girando per i vicoli della città infuocata , incontrai alcuni eretici dentro un panificio infernale. Quando chiesi alla commessa. “Avete della focaccia?” Lei rispose“ No, l’abbiamo finita. In compenso abbiamo… là Farinata. Dalla cintola in su tutto il vedrai.”In quell’istante scomparve il panificio e apparve davanti ai miei occhi uno spirito, che sportosi dal suo sepolcro infuocato mi pregava di fermarmi. Era Farinata degli Uberti. E dire che io sognavo un bel pezzo di focaccia o di farinata! Farinata degli Uberti, a ottocento anni dalla sua fine, iniziò a parlarmi di Guelfi e Ghibellini e di Firenze. Mi diceva le stesse cose che avevo sentito narrare in versi da Dante nel Canto X della Divina Commedia. Fortunatamente, dopo poco, Virgilio, la guida, mi chiamò. Proprio in quel momento mi svegliai. Il mio sogno era finito. Peccato!Mi sarebbe piaciuto raggiungere almeno Malebolge. Sarà per il prossimo sogno o incubo! Fate voi. Lorenzo Gambelli


IO ALL’INFERNO PER UN GIORNO ci?”domandò Dante inquieto.

mo. Anche Dante sembrava impaurito.

Virgilio rispose:”State tranquilli, lo convin- Le anime stavano davanti a Minosse in attesa di un suo cenno ed egli ruotava la sua cerò” coda varie volte. Dopodichè i dannati, uno Virgilio si avvicinò al demone che non a uno, come automi si muovevano verso accettò subito la sua richiesta, anzi rispose l’interno dell’Inferno. Alla nostra richiesta molto adirato” “Io trasporto solo anime di spiegazioni, Virgilio disse”Minosse con ‘prave’ e non intendo traghettare questi due i giri della sua coda indica ai dannati in viventi” quale girone infernale dovranno espiare le loro colpe.”I giri della coda di MinosseVirgilio a quel punto gli disse. “Caronte, il aggiunse-aumentano ogni volta che i pecviaggio di Dante è voluto da Colui che tutcati commessi sono stati più gravi “ Minosto puote, e forse anche quello di questa se quando ci vide disse “O voi che venite giovine. Ti basti questo e più non dimanda- al doloroso ospizio guardate com’entrate e re” di cui voi vi fidate. Non v’inganni l’ampiezza dell’intrare!” Caronte udite quelle parole si calmò e ci Quel due di febbraio, giorno della verifica fece salire sua nave. Insieme a noi presero di italiano su un personaggio dell’Inferno, posto sulla imbarcazione di Caronte tantis- In quel momento sentii una grande stanchezza, la testa mi girava. Dante volse gli ad un tratto sparii dalla vista dei compagni sime anime malvagie. Vidi davvero delle occhi verso il punto in cui mi trovavo e poi e mi ritrovai, come seppi in seguito,nel “brutte facce” e non feci fatica a immagi- disse”Ma non ti vedo più!” E io “Anch’io passato, lungo le strade dell’Inferno, o me- nare quali gravi peccati potessero aver fatico a vedervi” glio dell’Antinferno, era l’aprile del 130commesso. Molti di essi urlavano, bestem0.Ero sola e sperduta. miavano Dio e maledicevano i loro paIn quella nebbia che ci avvolgeva reciprorenti. Caronte urlava loro di sbrigarsi a sali- camente, ci salutammo. Non avrei visto il Dopo un’ora di cammino, vidi in lontananre sulla sua imbarcazione e batteva con il resto dell’Inferno e nemmeno il Purgatorio za Dante e l’anima di Virgilio, che erano remo quelli che erano indecisi sul da farsi. e il Paradiso. molto simili ai ritratti che avevo visto sui libri scolastici e corsi subito verso di loro. Arrivati sull’altra sponda del fiume inferUn istante dopo mi ritrovai a scuola a terDante, in particolare, mi accolse con gran- nale, vidi alcune anime che non mi semminare la verifica di italiano. “Il mio Paede stupore. Mai si sarebbe aspettato di tro- bravano affatto malvagie. Esse appena vise…” varsi di fronte ad un altro vivente, nell’In- dero Virgilio lo salutarono con grande corferno. Ma anche Virgilio non nascose la dialità. Capii solo dopo il perché. Erano le Subito dopo una voce mi chiamò, era mia sua sorpresa e mi disse in latino”Chi sei tu anime del Limbo. Virgilio ci disse “Sono le mamma che mi diceva che era ora di alzaranima viva. Chi ha autorizzato il tuo viag- anime di coloro che sono morti prima della si. gio nell’Inferno?” Sorprendentemente non venuta di Gesù Cristo. Non avendo potuto solo capii ciò che mi diceva , ma riuscii a Era stato soltanto un sogno o forse più esatricevere il battesimo e non avendo conorispondergli nella sua lingua. “Io non so sciuto i Vangeli, non potranno mai andare tamente un brutto incubo. cosa sto facendo qui-dissi- so solo che im- in Paradiso. Io sono tra loro” Dante si comJennifer Tapia Murillo provvisamente ho lasciato il luogo in cui mosse nell’udire quelle parole e anch’io. mi trovavo e sono finita qui. Ero a scuola, Trovavo la loro situazione profondamente dove stavo scrivendo un tema sul mio pae- ingiusta. Anche i grandi uomini dell’antise l’Ecuador . Scuola, tema, Ecuador. I chità -pensai- meritavano la beatitudine due poeti mostrarono di non capire quanto del Paradiso se si erano comportati bene in stavo dicendo. Cercai di spiegarmi, con vita! qualche risultato. Subito dopo Dante mi chiese“Anche tu sei stata chiamata dal Cie- Passato il Limbo, scendemmo nel secondo cerchio. Lì vedemmo tante anime prave in lo” fila davanti a un mostro con i capelli lunghi E io”Non lo so, non credo” risposi. E Vir- e sporchi, il corpo ricoperto di peli e una gilio “Sia come sia. Unisciti a noi adesso.” coda lunghissima. Io ebbi paura e chiesi a Accettai . Non avevo altra scelta. Virgilio chi era quell’essere orrendo e disgustoso. Arrivati davanti alla riva dell’Acheronte, vedemmo arrivare un vecchio enorme per Virgilio mi rispose. “ Quell’orribile essere, peso e altezza, con una lunga barba. come tu lo definisci, è Minosse, il guardiano dell’Inferno. Guardate con attenzione , Io chiesi”Ma chi è quell’uomo?”E Virgiora” lio”E’ Caronte, il traghettatore delle anime”. “Quell’uomo vorrà traghettarLa scena che vidi mi impressionò tantissiPagina 19

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INCONTRO IMMAGINARIO CON MINOSSE Arrivai alla riva di un fiume, si trattava del famoso Acheronte. C’era una lunga coda di anime dannate che aspettavano il loro turno per pagare il biglietto a Caronte ed essere traghettate sull’altra sponda.

Tempo fa- al termine delle vacanze natalizie - avevo ancora un compito da svolgere: avrei dovuto incontrare un personaggio dantesco. Dopo aver riflettuto a lungo su quale personaggio “intervistare”, decisi che l’indomani avrei avuto come interlocutore uno dei più importanti della mitologia e della Divina Commedia: il giudice dei defunti, Minosse. Purtroppo non sapevo molto di lui , così decisi di andare in biblioteca. Quella sera andai a dormire presto e feci strani sogni. Voglio raccontarvi quello più importante. Mi trovavo nei giardini della biblioteca con in mano un libro sui personaggi dell’Inferno di Dante. Ad un tratto la vegetazione incominciò a ingrandire fino a diventare una fitta foresta. Avevo perso ogni cognizione sia riguardo al luogo che al tempo. Provai a chiedere aiuto. Non rispondeva nessuno, per cui continuai a camminare. Dopo un po’ vidi un albero in mezzo, attaccati ad esso vi erano due cartelli.

Inferno 1km Colle per paradiso 5km

Subito decisi di salire sul colle, ma mi fu impedito da tre bestie: un pitone, un pitbull affamato e un rinoceronte infuriato. Spaventato, tornai subito indietro e presi la via per l’inferno come fece Dante: l’unica differenza era che io, purtroppo, non avevo una guida. Continuai a camminare. Raggiunsi la porta dell’inferno e, senza preoccuparmi della scritta, che era sempre quella: “lasciate ogni speranza, voi che entrate” la varcai.

to da Dedalo. Non può perdonarmelo!”

Gli posi molte altre domande, ma non ricordo le sue risposte. Finché, ad un certo punto, vidi moltissime anime arrivare. “Ecco il traghetto -mi disse- se vuoi conDato che non avevo denaro, decisi di at- tinuare il viaggio vai avanti, se invece traversare a nuoto il fiume. Arrivato sull’- vuoi tornare tra i vivi prendi l’infernobus, altra sponda, raggiunsi, senza mai girar- una nuova invenzione di Lucifero.” mi, il primo cerchio: il Limbo. Proseguii Decisi ovviamente di prendere il bus correndo e raggiunsi il secondo cerchio. speciale di cui mi parlava Minasse,,che Lì,finalmente, incontrai Minosse. Il demi avrebbe permesso sperabilmente di mone era diverso dalla descrizione fattane tornare nel mio mondo . E così fu. da Dante. Aveva infatti i i capelli corti e puliti e pochi peli sul petto. Inoltre era privo di coda, per cui a differenza del Mi- Dopo qualche ora ero a casa, intento a nasse dantesco usava dei cartelli per dire scrivere su quello straordinario incontro. a ciascuna anima in che cerchio doveva Ad un tratto, un suono proveniente dall’andare. Mi avvicinai lentamente. Appena esterno mi svegliò. Mi resi conto che il mi vide Minasse urlò “ Come osi avvici- mio incontro con Minosse era stato solo narti così tanto a me!?” Io, superato lo un sogno. Un sogno non del tutto inutile, spavento, gli chiesi timidamente . “ Sono comunque, visto che grazie ad esso non venuto per farle alcune domande, me lo avrei avuto alcuna difficoltà a svolgere il concede?” Minosse mi guardò in modo compito assegnato dal professore torvo, facendomi pensare ad una risposta negativa, invece disse: “Accetto. Chiedi pure. Ma, ti parlerò per non più di qualAngelo Musso che minuto.” Incominciai chiedendo. “ Come mai è lei il giudice dei defunti?” Lui rispose. “ Come osi chiedere questo!? Io sono stato il più grande re di Creta e sono figlio di Zeus e d’Europa, fratello di Radamanto, marito di Pasifae e padre di Acalla, Arianna, Androgeo, Catreo, Deucalione, Fedra, Glauco e Senodice. Sono stato il fondatore della potenza marittima di Creta. Quando morii incontrai Lucifero che mi disse che sarei diventato il giudice dei defunti, cioè colui che avrebbe detto alle anime dannate in quale cerchio sarebbero dovute andare” Aggiunse che si ritrovò all’inizio del secondo cerchio tramutato in demone e che solamente qualche tempo dopo, riuscì a riassumere una forma più umana. Ad una mia successiva domanda, rispose “Noi demoni ci siamo modernizzati. Per esempio, Caronte, con i soldi dei defunti, si è comprato un traghetto a motore e i Centauri usano i fucili al posto dei loro archi. Io, invece, dopo aver fatto un bagno con la doccia del Minotauro, mi sono tagliato i capelli e il folto pelo” Sorpreso dalle sue parole, mi sbrigai a fargli un’altra domanda. “Perché non ha la coda?” E lui: “Perché quando andai a fare la doccia, il Minotauro non mi riconobbe e me la staccò. O forse lo fece apposta, perché ce l’ha con me da quando lo rinchiusi nel labirinto costrui-

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