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Tecno System

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Le sigarette elettroniche? Non aiutano a smettere di fumare

Uno studio prospettico italiano, primo in Europa, coordinato dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, l’Università di Pavia e l’ISPRO di Firenze, mostra che le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato non aiutano i fumatori a smettere di fumare. Al contrario, emerge che portano i non-fumatori, soprattutto i più giovani, a iniziare a fumare sigarette tradizionali e gli ex-fumatori a ricadere nella dipendenza da tabacco. I risultati di questa ricerca, realizzata grazie a un importante finanziamento dell’AIRC, sono stati pubblicati sull’autorevole rivista Tobacco Control. La ricerca è stata resa possibile grazie a fondi ottenuti tramite bandi competitivi e presenta nuove evidenze nella letteratura scientifica, già “contaminata” da risultati fuorvianti che derivano da studi con conflitti di interesse con l’industria del tabacco spesso non dichiarati.

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La danza come terapia per il Parkinson

Classi di danza dedicate a persone con Parkinson all’interno dell’Accademia Carrara condotte da insegnanti certificati, a contatto con le opere d’arte. Si chiama “DANCE WELL – Ricerca e movimento per Parkinson” ed è un’iniziativa nata a Bassano del Grappa e poi diffusasi in Italia e all’estero, ottenendo il riconoscimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per i suoi benefici. A Bergamo è l’Associazione Immaginare Orlando insieme all’Accademia Carrara, e con il supporto dell’Associazione Italiana Parkinsoniani sezione Bergamo, a proporre questa pratica. Fino a dicembre DANCE WELL si svolge tutti i mercoledì dalle 10.30 alle 11.30 al Palazzo del Podestà di Bergamo, prima di tornare in Accademia Carrara. Per informazioni: https://www.orlandofestival.it/it/ eventi/dance-well-bergamo-al-museo-delle-storie

Al Papa Giovanni XXIII il test a RNA nello screening contro il Papilloma virus (HPV)

All’interno del programma di screening che Regione Lombardia ha avviato per la prevenzione del tumore del collo dell’utero attraverso l’analisi del DNA, l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha introdotto la ricerca dell’infezione da Papilloma virus (HPV) attraverso test mai utilizzati prima in Italia, che si basano sull’analisi dell’RNA. L’affidabilità del test, in uso negli Stati Uniti e in altri otto Paesi, è stata di recente riconosciuta anche in Italia proprio su iniziativa dell’Ospedale Papa Giovanni, che può così ottimizzare l’impiego di due potenti macchinari introdotti durante la lotta al coronavirus e utilizzati per l’analisi dell’RNA virale nei tamponi molecolari. Il test a RNA ha un maggiore valore predittivo positivo, in quanto fornisce indicazioni più dettagliate sul rischio effettivo che il virus possa generare lesioni neoplastiche. Nulla cambia rispetto a DNA HPV test per quanto riguarda la modalità di prelievo delle cellule della cervice uterina. Le destinatarie di questo primo anno della campagna di screening attraverso l’analisi dell’RNA nei laboratori del Papa Giovanni XXIII sono circa 12.800 donne residenti in tutta la provincia di Bergamo, nate nel 1958 o nel 1959. La campagna di screening prevede in aggiunta l’invito a effettuare il tradizionale pap test per le donne nate nel 1997, che non risultino coperte dal vaccino contro l’HPV. Tutte le donne coinvolte della provincia stanno ricevendo in queste settimane da ATS Bergamo una lettera con i dettagli dell’appuntamento organizzati dalla azienda socio sanitaria di riferimento. Per quanto riguarda l’ASST Papa Giovanni XXIII, sono cinque le sedi in cui avverrà il prelievo di cellule del collo uterino: a Bergamo in ambulatorio all’Ospedale Papa Giovanni e nel consultorio di Borgo Palazzo; nei consultori di Villa d’Almé e di Sant’Omobono; a San Giovanni Bianco nell’ambulatorio ospedaliero.

Progetto Rocco: i risultati

∞ A CURA DI ELENA BUONANNO

A un anno dal Covid il 50% dei pazienti ha ancora difficoltà a respirare o stanchezza, mentre il 24% prova ancora dolore. E ancora il 59% riferisce ancora un peggioramento della qualità di vita rispetto a prima del Covid. Sono questi alcuni dei dati emersi dallo studio scientifico curato dal dottor Dario Bugada, anestesista rianimatore del Papa Giovanni XXIII, che ha coinvolto 720 pazienti bergamaschi, monitorati e supportati dall’esordio della malattia fino ai 18 mesi seguenti. Lo studio si inserisce all’interno del Progetto ROCCO (acronimo di Registry Of Coronavirus Complications), nato a giugno 2020, in memoria dell’Ingegner Rocco Bettinelli mancato nel mese di marzo 2020 a causa del Covid, con il supporto di Rotary Distretto 2042 e la partnership tecnico economica e scientifica di AIOLA. L’iniziativa, sociosanitaria e di ricerca, con lo scopo di valutare e monitorare le conseguenze a lungo termine nella popolazione colpita da Covid 19 è unica nel panorama internazionale. Il progetto di ricerca, in particolare, si proponeva, attraverso la collaborazione con il centro di ricerca croato Genos e Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, di studiare in tutti i pazienti il profilo glicoproteico (la glicoproteina è uno degli elementi fondamentali attraverso cui il virus infetta le cellule) per valutare se esistessero dei markers che potessero predire non solo la suscettibilità all’infezione, ma anche la suscettibilità di sviluppare a lungo termine effetti collaterali di diverso tipo non solo polmonari. I risultati dello studio, in questo senso, sono stati incoraggianti: la glicomica ha permesso infatti, almeno in fase di malattia acuta, di identificare dei possibili marcatori che possono aiutare a definire il rischio di malattia grave. Il gruppo Genos sta valutando gli ultimi risultati per evidenziare se vi siano anche marcatori per il long Covid. Il secondo obiettivo era

quello di studiare gli effetti a lungo termine non solo a livello respiratorio ma anche a livello muscolare e di dolore cronico. Per farlo i partecipanti allo studio sono stati suddivisi in cinque gruppi, a seconda della lievità o gravità della malattia. I risultati emersi confermano l’esistenza della sindrome da Long Covid non solo nei mesi immediatamente successivi alla malattia ma fino a un anno, con effetti che influiscono in molti casi pesantemente sulla vita di chi ne soffre. Il secondo progetto, socio-sanitario, che ha coinvolto più di 100 pazienti, si proponeva invece non solo di valutare le complicazioni dopo esposizione/infezione a Covid 19 a lungo termine, ma anche di porre particolare attenzione al percorso riabilitativo. I sintomi accusati all’inizio del percorso erano di affaticamento, difficoltà di concentrazione e una riduzione dell’autonomia. Dopo un mese di cure fisiatriche e riabilitative è stato osservato un miglioramento della forza fisica e, più in generale, della qualità della vita. Il progetto ROCCO ha ottenuto il patrocinio di ATS Bergamo, del Comune di Bergamo, della Provincia di Bergamo, dell’Ordine dei Medici di Bergamo, Ordine delle Ostetriche di Bergamo, AREU 118, Istituti Ospedalieri Bergamaschi, Vecchia Bergamo, UniAcque, Croce Rossa Italiana Comitato di Bergamo. Sponsor: Planetel, ATB, L’eco di Bergamo, Qui Bergamo e Bergamo Salute.

Lo studio sociosanitario e di ricerca ROCCO, con lo scopo di valutare e monitorare le conseguenze a lungo termine nella popolazione colpita da Covid 19, è unico nel panorama internazionale”

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PALESTRA DELLA SALUTE

La salute è un investimento, non una spesa!

A TUTTI COLORO che per motivi di salute necessitano di un percorso di allenamento personalizzato e monitorato e che evidenziano le seguenti patologie:

• Diabete • Cardiopatie • Ipertensione • Obesità • Controllo del peso • Algie • Insufficienze respiratorie

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