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A.Ri.Bi
palliativa differenziata per bisogno e fasce d’età, con interventi orientati a garantire risposte eque ai bisogni di salute della popolazione di uno specifico ambito territoriale di riferimento. Sostiene e coordina il percorso dell’assistito attraverso l’informazione, l’educazione e la promozione del self care, la presa in carico pro attiva, sviluppando un percorso assistenziale definito con gli altri professionisti, al fine di promuovere, attraverso il lavoro di rete, l’integrazione tra la persona assistita, la sua famiglia e i diversi interlocutori e servizi presenti nel sistema salute territoriale.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’IFeC è il professionista competente nella promozione della salute e della prevenzione, compresa la presa in carico dal punto di vista infermieristico, delle persone nel loro ambiente familiare e di vita, nella gestione partecipativa dei processi di salute individuali e della comunità. L’obiettivo è mantenere, e migliorare nel tempo, l’equilibrio e lo stato di salute della famiglia, nella comunità, aiutandola a evitare o gestire le minacce alla salute. Oggetto dell’assistenza dell’IFeC è quindi l’intera comunità, di cui fanno parte la rete dei servizi sanitari e sociosanitari, le scuole, le associazioni e i vari punti di aggregazione, che vede la famiglia come unità di base.
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Le competenze necessarie a questo professionista sono di tipo relazionale, gestionale, clinico ed educativo. L’ infermieristica di famiglia e di comunità facilita il passaggio dal paradigma della medicina d’attesa a quello della medicina di iniziativa e l’evoluzione dal focus sulla malattia all’orientamento alla persona e al contesto di vita. L’IFeC può fare la differenza nella personalizzazione delle cure, nel rafforzamento della capacità di cura della famiglia, delle reti della comunità e dell’integrazione del team territoriale, nel potenziamento della continuità delle cure e nella diffusione del caring professionale. Ne consegue il mantenimento della capacità dell’utente di gestire in autonomia il proprio problema salute, con un aumento della qualità di vita soprattutto nei gruppi fragili e cronici e diminuzione di ripetuti ricoveri in strutture e accessi incongrui al pronto soccorso.
A tutte le professioni sociosanitarie è richiesto un cambiamento delle modalità di lavoro che consiste nell’aprirsi una costante comuni-
“Secondo me la missione delle cure infermieristiche in definitiva è quella di curare il malato a casa sua (...) intravedo la sparizione di tutti gli ospedali e di tutti gli ospizi. (...) ma che cosa serve parlare ora dell’anno 2.000?”
∞ FLORENCE NIGHTINGALE
Infermiera inglese conosciuta come “la signora con la lanterna”, considerata la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna. cazione e condivisione delle informazioni cliniche, nelle capacità di scambiare dati in tempo reale, nella disponibilità alla gestione di responsabilità condivise in un modello di continuità delle cure.
Dopo il Patto per la salute 20192021 in cui si parla di assistenza infermieristica di famiglia e comunità valorizzata, Regione Lombardia con i DGR XI/2672, XI/3377 e XI/3525 nel potenziare le cure primarie e territoriali attiva e definisce i criteri per l’assunzione di infermieri di famiglia. Attualmente nella provincia di Bergamo gli IFeC sono dipendenti delle ASST, Papa Giovanni XXIII, Bergamo Est e Bergamo Ovest e il loro numero è quantificato in base al numero dei cittadini del territorio dell’ASST di competenza. Molti di loro hanno partecipato ad un corso regionale di formazione, con i colleghi delle altre province lombarde e ora stanno svolgendo attività di supporto territoriale per l’emergenza Covid. Per esempio l’effettuazione dei tamponi Covid domiciliari per le persone che non hanno possibilità di muoversi da casa, preceduta da un colloquio telefonico; durante la visita domiciliare viene svolto anche un monitoraggio della situazione del cittadino, che può essere ricontattato o rivisto a distanza di ore o giorni.
È una grandissima svolta per la professione infermieristica e per la cittadinanza: l’IFeC è l’ anello di congiunzione tra l’ utente e tutte le offerte territoriali, il sostegno a cui la persona può fare riferimento perché sa di poter ottenere una risposta alla sua richiesta. È un percorso da costruire: conoscenze, competenze, creatività, resilienza e consapevolezza di fare la differenza nella vita e nella salute delle persone.
A.Ri.Bi. 40 anni in sella, pedalata dopo pedalata
40 anni e non sentirli. ARiBi., associazione nata per promuovere il rilancio della bicicletta in
Italia, quest’anno taglia un traguardo importante con tante iniziative già portate avanti e realizzate con entusiasmo e altrettante all’orizzonte. Sempre in sella, una pedalata dopo l’altra. «L’A.Ri.Bi. è nata nel 1981 per “studiare” soluzioni atte a sollecitare e favorire l’uso della bicicletta e deve la sua nascita a benemeriti personaggi bergamaschi tra cui l’Avvocato Angelo Mainetti, il grande campione Felice Gimondi e ad altri numerosi professionisti noti» spiega Claudia Ratti, presidente dell’associazione.
«Era un periodo in cui la crisi petrolifera imponeva la ricerca di mezzi di locomozione più “sostenibili” rispetto all’ambiente. Ecco perché occorreva rilanciare la bicicletta! Da allora molto è stato fatto, sia nelle abitudini dei singoli, che in molti casi si sono resi conto della necessità di cambiare stile di vita, sia nelle scelte politiche e amministrative. Certamente siamo ancora lontani da un risultato soddisfacente: le strade sono piene di auto che si paralizzano da sole, il trasporto pubblico non è sufficientemente sviluppato né su ferro né su gomma; le abitudini dei singoli sono dure a cambiare anche perché le alternative nella mobilità sono poco praticabili, poco sostenute. Andare in bici nelle nostre città è ancora difficile, a volte pericoloso, scelta di un numero ancora limitato di testardi e appassionati pedalatori nonostante l’avvento del bike sharing e di incentivi statali per agevolarne la scelta». Oggi A.Ri.Bi. che fa parte della grande famiglia
del CSI (Centro Sportivo Italiano), festeggia i suoi primi 40 anni, un punto di arrivo ma ancora di più di ri-partenza.
Un compleanno celebrato il 27 marzo con un evento social a cui hanno partecipato numerose presenze e autorevoli ospiti che hanno contribuito in modo fattivo a far crescere l’associazione e con tanti nuovi progetti. Innanzitutto un nuovo logo inclusivo, che al suo interno ripropone la bandiera della pace per ribadire che l’Associazione non ammette nessun tipo di discriminazione. Ma anche un nuovo sito più smart per attrarre le giovani generazioni, reso visibile anche sul sito in-lombardia.it per amplificare la visibilità delle iniziative dell’associazione, e ancora una mostra itinerante con otto pannelli tematici che ripercorrono le principali tappe e obiettivi che A.Ri.Bi. ha perseguito in questi anni.
«Il contenuto di questi pannelli è stato tradotto in inglese come le precedenti pubblicazioni che avevano al centro le mappe del territorio al fine di renderle anche strumenti di promozione territoriale e turistica» sottolinea la Ratti. E non è tutto. «Abbiamo anche istituito il premio “La Piccola Copenaghen” conferito per la prima edizione alla città di Treviglio, anche sede della nostra Associazione, che ha recentemente messo a punto il prestigioso progetto “Bicipolitana Treviglio” in sinergia con A.Ri.Bi., Team Gerobile, Pianura da Scoprire e Legambiente Circolo Terre del Gerundo» conclude la Presidente Claudia Ratti.
ARiBi. Associazione per il Rilancio della Bicicletta Via Monte Gleno 2 L Bergamo aribiufficio@gmail.com www.aribi.it