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Carlotta Filippi

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Le mie passioni: correre in montagna e arbitrare il futsal in serie A

∞ A CURA DI LUCIO BUONANNO

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Ha cominciato per gioco con i ragazzi e le ragazze della sua età a Berbenno dove abitava.

Ha poi giocato come portiere con i maschietti nella Berbennese, passando poi con le femminucce nella Almennese poi diventata Orobica e infine nell’Atalanta femminile in Serie A, passando per ilBrescia femminile in Serie A2. Era brava tanto da essere convocata nelle Nazionali italiane Under 17 e 19. Poi dodici anni dopo decide di appendere, come si dice, le scarpette e i guanti al chiodo e indossare pantaloncini e maglietta da arbitro. E ora dirige le partite del campionato nazionale A2 di Calcio a 5 maschile e femminile. Quando l’incontriamo nel suo studio di avvocato (sì perché, tra le altre cose, si è laureata in giurisprudenza all’Università di Bergamo e si è abilitata all’esercizio della professione) alla Rotonda dei Mille a Bergamo è appena tornata da Cagliari e sta per partire per Bari per arbitrare un’altra partita. Carlotta Filippi, 34 anni, è la prima bergamasca arbitro nazionale di calcio a 5. È brava. Finora non ha avuto alcun problema con i giocatori, le calciatrici e con il pubblico. E ci auspichiamo che, a breve, sia promossa in A maschile e femminile. Lei, come da copione, non tifa per nessuna squadra anche se, essendo bergamasca, segue i risultati della squadra orobica. Ma essendo arbitro non si sbilancia. Preferisce raccontarci la sua vita di Serie A2 maschile.

«Ho cominciato a dieci anni con i miei compagni di scuola a Berbenno, giocavo in porta» ci racconta l’avvocato-arbitro. «A quattordici anni sono passata nella squadra femminile della Polisportiva Almennese, che ha poi cambiato nome in Orobica. E sono iniziate le convocazioni nella Rappresentativa Lombardia e le partecipazioni ai tornei regionali ed interregionali. Poi all’Atalanta femminile, prima con la Primavera conquistando due titoli nazionali e poi con la prima squadra in Serie A. E sono arrivate anche le convocazioni nel settore giovanile della Nazionale italiana di Calcio Femminile, in Under 17 e in Under 19. Nel mezzo c’è stata un’esperienza al Brescia femminile in prestito dall’Atalanta femminile. A 24 anni, decido di smettere come calciatrice. Era giugno, avevo appena vinto la Coppa Italia con la Primavera da Capitano. Ma non volevo mollare il calcio. Mi sono allora iscritta lo stesso giugno al corso per arbitri presso la Sezione di Bergamo e a settembre 2010 ho arbitrato la prima gara di giovanissimi a Longuelo».

La carriera è cominciata così, prima le partite nella Bergamasca, quindi in Lombardia e ora in tutta Italia, soprattutto al Sud. Si gioca nei Palasport e talvolta il tifo è uguale a quello del Gewiss Stadium di Bergamo. «La tensione del pubblico è tanta» dice

Carlotta. «Ma non c’è problema. Io cerco di essere autorevole e non autoritaria, come s’insegna e si impara al corso per arbitri e nell’esperienza sul campo, creando un buon rapporto con i giocatori e le calciatici. D’altronde chi ha giocato a calcio è favorito come arbitro. Conosce le dinamiche dei giocatori, lo spogliatoio. L’arbitro ex calciatore sembra aver una marcia in più. I veri problemi li ho avuti quando arbitravo in Prima, Seconda e Terza categoria. In Serie A non capita perché le squadre e le società sanno che possono rischiare grosso con multe pesanti e squalifiche ed il servizio d’ordine è spesso garantito».

Carlotta Filippi è anche delegata del Calcio a 5 per la Sezione di Bergamo ed è nella Commissione Esperti Lombardia come referente sezionale. In pratica, quando gli arbitri hanno qualche problema con sedicenti tifosi piuttosto che con dirigenti e giocatori, lei prende la difesa gratuita dei colleghi. E la sua vita privata? «C’è poco tempo e spazio» ci dice. «Faccio tanto sport per tenermi in forma: cammino, corro, nuoto o pedalo. Per rinforzare i muscoli e la testa. Adoro il lago, e spesso ci vado con la bici.

Non che odi il mare ma amo la montagna dove ho percorso con il mio cane Buk, un incrocio di lupo italiano che ha ormai tredici anni, il Sentiero delle Orobie, orientale e occidentale, e raggiunto tutti i rifugi orobici. Ma adoro anche le sfide ad alta quota. Una su tutte, il TOR X che si disputa ogni anno a settembre in Val d’Aosta e che racchiude in sé quattro gare Tor 330 (Tor de Geants) TOR 450 Ttor des Glacier), Tor 130 (Tor dret) e TOR 30 (Passage au Malatrà), numeri che indicano i chilometri da percorrere. Io però mi limiterò alla TOR 30 lasciando ai giganti le altre sfide. Ho già partecipato ad altre gare in quota, ma nel cuore porto quelle di casa come la Marathon Trail Orobie e la Orobie Urban Trail e soprattutto la MAGA che è l’acronimo delle quattro vette Menna, Arera, Grem e Alben, una corsa in montagna che si tiene la prima domenica di settembre a Oltre il colle, mio paese di adozione perché lì è nata mia madre e ci vivono i miei genitori».

La montagna è certamente la sua seconda grande passione: è anche socia del Club Alpino Italiano, sezione di Bergamo. «Per me la montagna rappresenta la capacità di misurarsi con i propri limiti in una dimensione a contatto con la natura. E quando la fatica si fa sentire penso alla regola dei cinque secondi che vale per lo sport, per la professione e per la persona: “quando in una gara ti accorgi di aver dato tutto, ma proprio tutto, tieni duro ancora cinque secondi perché è lì che gli altri non ce la fanno più’”».

Futsal Come è nato e come si gioca

∞ A CURA DI LUCIO BUONANNO

Il Calcio a 5 o Futsal è uno sport di squadra, che ha avuto origine in Uruguay, dove è tradizionalmente conosciuto come futbol de salon, da cui l’attuale nome Futsal. Nasce nel 1930 a Montevideo dove il professor Juan Carlos Ceriani spinto dall’esigenza di far giocare gli studenti in una piccola palestra ne idea la formula, fondendo le regole del calcio con quelle della pallacanestro, della pallamano e della pallanuoto.

Secondo le regole attuali le partite si giocano in cinque contro cinque ma ciascuna squadra è composta da 12 giocatori che si possono intercambiare in qualsiasi momento della partita, che dura 40 minuti con due tempi da 20 minuti effettivi. maggiore importanza, come le fasi finali, anche un terzo arbitro a bordo campo) e un cronometrista (anch’esso arbitro) che blocca il tempo non appena il direttore di gara fischia un’interruzione o il pallone esce dal rettangolo di gioco o gli allenatori chiedono un time-out.

Punizioni e rigori funzionano esattamente come nel calcio. Tuttavia una volta che una squadra ha commesso cinque falli cumulativi - vale a dire punibili con un calcio di punizione diretto in quanto i falli punibili con un calcio di punizione indiretto non si conteggiano tra i falli cumulativi - in un tempo, per ogni fallo successivo gli avversari hanno diritto a calciare un tiro libero dal punto del tiro libero che si trova dietro il punto del calcio di rigore che si trova a dieci metri dalla porta. I calciatori vengono espulsi dopo due cartellini gialli o in seguito a un cartellino rosso diretto. Dopo l’espulsione, un calciatore non può più rientrare in campo in quella partita, e la squadra penalizzata è costretta a giocare con un uomo in meno per due minuti di tempo effettivo, a meno che non subisca un gol; in quel caso ha il diritto a tornare a giocare a pieno organico.

Per le rimesse laterali (eseguite con i piedi e non con le mani) i calci di punizioni diretti ed indiretti, le rimesse dal fondo, i calci d’angolo, il calciatore ha quattro secondi per rimettere il pallone in gioco, con l’arbitro che conta con le dita lateralmente ben visibili. Se il calciatore non rimette in gioco il pallone entro quattro secondi, alla squadra avversaria viene concesso un calcio di puni-

zione indiretto. Il portiere non può tenere il pallone per più di quattro secondi nella propria metà campo, mentre nella metà campo avversaria è trattato alla stregua di un qualunque calciatore.

In Italia si disputa un regolare campionato italiano di calcio a 5 dal 1984, organizzato dalla Divisione Calcio a 5, sia maschile che femminile. Tale torneo è diviso in categorie nazionali (Serie A, A2 e B maschile; nonché Serie A e A2 femminile), categorie regionali (Serie C1 e Serie C2 maschile; nonché Serie C femminile) e provinciale (Serie D).

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