Napkins notes #1

Page 1

Technical Illiteracy e pubblica amministrazione

12/03/2018


Leggo il bel pezzo di Carlo Stagnaro su Il Foglio e non posso trattenermi da qualche riflessione condividendo gran parte del testo e soprattutto lo spirito che caratterizza l’articolo. Una delle tesi di fondo è quella per cui la tecnica deve fare da supporto alla politica nel compiere delle scelte che poi devono trovare applicazione grazie ad una amministrazione che non abbia paura di farsene interprete. Si aggiunge anche, giustamente, che la politica deve però possedere una qualche ‘visione’ che potremmo anche chiamare ideologica per sapere inquadrare i dati, ma soprattutto le azioni che da questi derivano in una struttura di valori coerente. Non è semplice. Oggi una politica debole si affida ad una amministrazione vecchia (e quindi conservatrice) che porta alla applicazione di schemi e modelli vecchi. Se, come già confessato, condivido merito ed impostazione dell’articolo credo però sia altrettanto doveroso provare a tracciare qualche suggestione che offra una via di uscita. Non abbiamo bacchette magiche e non possiamo permetterci il lusso di disegnare green-field il contesto però possiamo cercare di valorizzare quegli esempi che nella situazione attuale possono rappresentare delle ‘buone pratiche’ da promuovere. Il cambiamento, poi, è sempre una cosa difficile ma ha un grande pregio. Se dimostra di funzionare è contagioso... Il problema della economic illiteracy è certamente accentuato quando sui temi di cui il tandem politica/amministrazione deve cimentarsi sono pervasi dal vento di una innovazione tecnologica che viaggia a velocità di ordini di grandezza superiori a quelli della formazione della consapevolezza e della assunzione delle decisioni nelle strutture. Due esempi su tutti, il settore dello iCt (la scrittura non è casuale a rimarcare la straordinaria predominanza del settore comunicazioni nel più ampio panorama dell’agenda digitale) e quello dell’energia. Quest’ultimo è un settore che ha una ulteriore particolarità. Alle scelte di natura nazionale si affiancano (e forse si sovrappongono) vincoli per la condivisione di alcuni obiettivi (principalmente di natura ambientale) condivisi con i partner europei (e.g. Energy Package) e con quelli internazionali (e.g. COP21). In questo caso, quindi, un substrato ideologico o, se preferite,


una visione esiste e la recente emissione della SEN (Strategia Energetica Nazionale) in qualche modo cerca di coniugare esigenze nazionali con visioni sovranazionali. E’ stato riconosciuto da più parti che la SEN ha rappresentato un elemento di qualche novità nell’approccio metodologico anche grazie ad una certa apertura a voci più ampie di quelle dei più diretti portatori di interesse. E’ stato anche organizzato un workshop diviso per tavoli tematici dove è stata favorita la partecipazione di soggetti anche internazionali. Certo tutto è perfettibile ma mi colpisce che nella sua disanima Carlo non abbia voluto riservare qualche riga a quello che potrebbe essere un meccanismo replicabile di costruzione di provvedimenti (almeno in termini di visione strategica) in cui è possibile ovviare alle debolezze della politica e, in parte, alle timidezze dell’amministrazione. Ad esempio credo che la SEN abbia effettivamente avuto il pregio di dispiegare di fronte al decisore lo scenario del possibile con una dotazione di informazioni (gli scenari) abbastanza ricca e completa chiedendo alla politica di operare poche qualificate scelte nella dimensione del possibile. Questo è stato reso possibile da almeno due cose. i) l’esistenza di una rete abbastanza robusta di soggetti e competenze in grado di sostenere le analisi ex ante necessarie alla definizione di questo ‘scenario del possibile’ ii) un preesistente e lungo lavoro di preparazione che ha coinvolto e coordinato i contributi di più amministrazioni centrali mettendo a disposizione del gruppo di lavoro che ha sviluppato la SEN dei semilavorati su cui era già maturato un consenso preliminare. Questi sono due ulteriori elementi che andrebbero presi in considerazione per cercare di sviluppare un approccio meno autoreferenziale e cristallizzato della burocrazia. Sfruttare appieno le infrastrutture tecniche che possono operare a supporto dell’amministrazione e favorire il coordinamento a tutti i livelli. Sempre più i provvedimaneti travalicano l’ambito di riferimento tradizionale dei singoli dicasteri e chiamano ad una visione integrata delle iniziative che molto difficilmente può essere raggiunta ex post tramite il meccanismo dei concerti ma che può esser più direttamente colta con una leale collaborazione sin dalle fasi iniziali della scrittura dei provvedimenti. Apriamo in questi giorni una nuova legislatura che dovrà farsi interprete di una profonda voglia di cambiamento. Promuovere nuovi strumenti più efficaci per organizzare l’esistente


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.