INSIDE
34 | Una leader di gruppo
Nicoletta Luppi
è la presidente e amministratrice delegata del colosso farmaceutico Msd in Italia. Prima donna in molti ruoli, ha costruito la sua carriera facendosi largo in un’azienda di uomini. Che oggi però ha un’ampia componente femminile. Ama lavorare in team. Famiglia, lavoro e solidarietà sono i suoi mantra.
E i vaccini il suo orgoglio. di Alessandro Mauro Rossi
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APRILE, 2024 | VOLUME 78
Mensile registrato presso il Tribunale di Milano al n°260 del 7 settembre 2017
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Ricatti e rapine, è il Far West digitale
Avete un’azienda, uno studio professionale, una qualunque attività economica? State attenti ai cyber attacchi. Eh sì. La nave dei pirati informatici non sventola il Jolly Roger (la famosa bandiera nera con teschio e ossa incrociate) ma si nasconde tra le onde del web solcando i sette mari. E i corsari sono pronti ad abbordare chiunque abbassi la guardia. Nell’anno appena passato i cyber attacchi sono aumentati del 184% per un totale di 7.068 nel mondo. Nel 61% dei casi sono arrivati dal dark web (siti internet nascosti e accessibili solo attraverso un browser apposito). Lo dice il primo Rapporto annuale sull’evoluzione della cybersecurity realizzato da Assintel - Confcommercio.
L’America è il paese più colpito con il 50% dei casi. Ma anche in Europa i pirati non scherzano: il continente ha visto il 27% degli attacchi complessivi. In Italia non c’è da stare per niente tranquilli: nel primo semestre del 2023 si è registrato un +85,7% di attacchi rispetto al trimestre precedente. E le piccole e medie imprese, in particolare le micro-aziende, si sono confermate il target preferito degli hacker, anche perché tradizionalmente deboli sul piano delle cyber difese.
Il Cyber Report di Assintel evidenzia inoltre un aumento del ricorso al malware (oltre al computer o al dispositivo infetto, il malware può colpire anche tutti i dispositivi con cui comunica), raggiungendo il 70% degli attacchi totali nel 2023. Gli esperti sono molto preoccupati: il 91% degli attacchi dell’anno scorso viene classificato come grave o gravissimo e quelli con impatti critici rappresentano il 24%, con una serie di pesanti ripercussioni in termini economici, legali e di reputazione per le vittime. Il settore che soffre di più è il manifatturiero, dove gli attacchi sono passati dal 5% al 16%, seguito dai settori professionale, scientifico/tecnico, Ict, sanitario e finanziario/assicurativo.
Tra l’altro tra i casi più recenti e sempre più diffusi ci sono i ricatti, il cosiddetto ransomware. Il pirata blocca l’attività digitale della (soprattutto) piccola azienda. Per far mollare la presa e rientrare in possesso dei propri dati, l’imprenditore deve sganciare una somma di denaro, spesso in criptovalute. Nel primo trimestre del 2023, sono stati registrati 898 obiettivi attaccati tramite ransomware in 79 paesi, con una crescita del 19% rispetto al trimestre precedente e un aumento del 161% delle vittime. In Italia le vittime di ricatto sono aumentate dell’85,7% rispetto al quarto trimestre del 2022. In particolare le piccole e micro-aziende si sono confermate il target preferito dai criminal hacker, rappresentando l’80% delle vittime, mentre nel mondo le aziende di servizi sono state le più colpite dalle gang ransomware, con il 47% . E allora visto che siam al Far West informatico, meglio ricorrere allo sceriffo, prima che i banditi svaligino la banca… dati. F
— ALESSANDRO ROSSI, DIRETTOREI podcast di Steve Forbes
What’sAheadè il podcast di Steve Forbes che fornisce intuizioni, opinioni e visioni per rimanere al corrente di ciò che sta accadendo in questo mondo sempre più turbolento. Le puntate si possono ascoltare su YouTube e Spotify e vanno in onda il martedì, il giovedì e il venerdì
ECCO UN MODO PER AIUTARE A SALVARE IL MONDO
Un’azione che renderebbe il mondo un posto migliore sarebbe tagliare drasticamente le spese inutili riguardanti le energie rinnovabili, in particolare pale eoliche e pannelli solari. Agendo in questo modo si libererebbero fondi per investimenti produttivi, per una crescita economica disperatamente necessaria. Il mondo è in pessime condizioni economiche. I paesi in via di sviluppo sono in crisi. Germania, Giappone e Gran Bretagna sono in recessione, o quasi. Questo segmento di What’s Ahead chiarisce che i benefici ambientali complessivi che abbiamo ottenuto dai miliardi spesi per le alternative energetiche rispetto ai benefici ottenuti dai combustibili fossili sono quasi nulli. In altre parole, il denaro è stato in gran parte sprecato. Nonostante l’indugiare del governo, dovremmo impegnarci al massimo per due fonti di energia pulita: il gas naturale e l’energia nucleare.
LA LIBERTÀ DI PAROLA IN CANADA È COSÌ MINACCIATA
CHE FAREBBE ARROSSIRE
ORWELL
La libertà di parola è un diritto fondamentale per i cittadini degli Stati Uniti. È garantito nel Primo Emendamento della Costituzione. Tendiamo a pensare che altre democrazie godano dello stesso privilegio. Ci sbagliamo. Basta guardare al Canada. Come questo episodio di What’s Ahead sottolinea, la libertà di parola è sotto assedio da anni. Sorprendentemente, il governo canadese sta promuovendo una nuova legislazione che, tra le altre abominazioni, farebbe arrestare un cittadino se un giudice fosse convinto che sta per dire qualcosa di illegale. Esatto: non devi dirlo per essere arrestato, basta il sospetto che potresti farlo. Il Canada sta per rendere realtà ciò che George Orwell ha etichettato come “crimine di pensiero” nel suo romanzo distopico 1984. Cuba, Corea del Nord e altre tirannie stanno applaudendo.
COME GLI STATI UNITI POSSONO INFLIGGERE UN COLPO DECISIVO A VLADIMIR PUTIN
L’Ucraina ha disperatamente bisogno di aiuto, eppure la Camera dei Rappresentanti non voterà un pacchetto di aiuti che il Senato ha approvato con il sostegno bipartisan. Questo tentennamento mortale è il motivo per cui questo episodio di What’s Ahead sostiene fortemente un’azione che scuoterebbe Putin fino alle fondamenta: utilizzare i 300 miliardi di dollari di attività congelate della banca centrale russa che gli Stati Uniti e i loro alleati alleati controllano e iniziare a dare all’Ucraina i soldi per comprare armi e mantenere a galla la sua economia martoriata dalla guerra. F
Badare al concreto
È passato da McKinsey, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare di Vicenza e Credito Fondiario.
Dal 2022 Iacopo De Francisco guida Banca Cf+, specializzata in soluzioni di finanziamento alle imprese.
Lo fa con l’approccio pratico imparato a Brescia, la sua città, che applica anche alle sue passioni
Bresciano di origine, ma milanese di adozione, della sua città natale apprezza la concretezza che applica nella vita lavorativa, ma non solo. Come nel trekking, sua grande passione, che lo porta in giro per il mondo a diretto contatto con la natura e gli ambienti più estremi, dai deserti dell’Oman e del Sahara alle montagne dell’Himalaya e della Bolivia, dove ama condurre famiglia e amici. Con oltre 25 anni di esperienza in ambito corporate e retail banking e nella consulenza strategica, oggi Iacopo De Francisco è amministratore delegato di Banca Cf+.
Laureato in economia aziendale all’Università Bocconi di Milano, dopo aver concluso il dottorato di ricerca ha iniziato la propria carriera in Credito Emiliano, dove è stato condirettore generale e responsabile del retail banking. Dal 2002 al 2011 è stato partner di McKinsey, assistendo grandi gruppi bancari nazionali e internazionali in progetti di trasformazione e performance enhancement. Dal 2012 ha rivestito il ruolo di chief commercial officer alla Banca Popolare di Milano e poi di vicedirettore generale vicario e chief business officer in Banca Popolare di Vicenza. Prima di far parte di Banca Cf+, dal 2017 è stato direttore generale di Credito Fondiario, dove si è occupato anche del processo di diversificazione dell’attività dell’istituto. Fondato nel 1898, Credito Fondiario è diventato, grazie alla direzione strategica di De Francisco, leader nel credit management in Italia, dove ha operato come debt purchaser, con l’acquisto di non performing loan (npl) e unlikely to pay (utp), e come debt servicer per la gestione e recupero di crediti deteriorati. Questo modello di business è stato innovativo per il mercato italiano, adattando quello dei grandi player internazionali che operano nel settore del credit management. In un mercato domestico che negli anni è stato caratterizzato dall’esigenza delle banche di ridurre il peso dei crediti deteriorati sui loro bilanci, Credi-
to Fondiario ha partecipato con diversi ruoli, grazie a un modello di business flessibile, a tutte le grandi ristruttu razioni e processi di salvataggio in Italia. Tra le principali, la più grande cessione di crediti mai realizzata al mondo, quella del Monte dei Paschi di Siena, le cartolarizzazioni dei crediti deteriorati delle banche venete (Vicenza, Vene to), l’operazione di salvataggio avvenuta tramite cessione dei crediti deteriorati per le cosiddette good bank (Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, Cr Ferrara) e varie operazioni di disinvestimento di npl e/o utp realizzate da Banca Carige e Credito Valtellinese.
A
seguito dell’acquisto di un ramo d’azienda della fintech Credimi, oggi Cf+ sta per lanciare la propria proposta di digital lending. L’obiettivo è erogare 3 miliardi di euro di finanziamenti nei prossimi tre anni
Nel 2021 c’è stata un’articolata riorganizzazione societaria di Credito Fondiario, che ha portato allo spin off delle attività di gestione e investi mento in crediti de teriorati, confluite in Gardant. Poi, a inizio 2022, dall’esperienza di Credito Fondiario
è nata Banca Cf+, un nuovo gruppo ban cario al servizio delle imprese, alla cui guida è stato confer mato De Francisco, come amministratore delegato e direttore generale. La nuova realtà si posiziona come challenger bank tecnologi camente evoluta, specializzata in soluzioni di finanziamen to alle imprese in situazioni performing o re-performing. Con oltre 125 anni di attività nel settore del credito, Banca Cf+ si è proposta come partner specializzato per le aziende italiane, per costruire una banca innovativa, tecnologica, solida e flessibile in grado di diventare rapidamente un benchmark di mercato. Oggi si focalizza principalmente su tre soluzioni di credito - financing, factoring e acquisto di crediti fiscali -, rivolgendosi sia a imprese in situazione economico-patrimoniale complessa, sia a quelle in situazione economico-patrimoniale positiva, cui mette a disposizione soluzioni di finanziamenti a breve e medio-lungo termine. Accanto agli strumenti per l’impresa, Banca Cf+ offre alla clientela privata conti deposito con scadenze da 12 a 60 mesi, una linea svincolabile e una non svincolabile.
to al 2022. Finora la banca ha erogato finanziamenti per quasi 2 miliardi di euro, deliberando, nel business del financing, più di 500 milioni di euro lo scorso anno, in crescita del 40% rispetto al precedente. A seguito dell’operazione di acquisto di un ramo d’azienda della fintech Credimi, oggi Cf+ sta per lanciare la propria proposta di digital lending, che permetterà alle società di capitali di richiedere un finanziamento in pochi minuti, ricevere una risposta sulla finanziabilità in tre giorni e vedersi erogata la somma in meno di un mese. L’obiettivo è erogare 3 miliardi di euro nei prossimi tre anni.
Nel business del factoring la banca ha fatto registrare lo scorso anno un turnover di oltre 400 milioni di euro, in crescita del 35% rispetto al 2022, mentre sul fronte dei crediti fiscali gli acquisti nel 2022 sono stati superiori a 180 milioni di euro. Alla crescita dei numeri di Banca Cf+ si accompagna anche quella dello staff - oggi 200 persone circa, con un incremento del 25% rispetto allo scorso anno - che ha spinto l’istituto di credito a lanciare un piano di welfare strutturato, perché per le sfide future occorre un team forte e motivato. Ne è convinto De Francisco, che ha scelto di puntare al benessere delle persone per costruire un ambiente con un clima positivo, permettendo a Banca Cf+ di attrarre e mantenere i migliori talenti. F
Rischio europeo
Il Parlamento Ue ha approvato l’AI Act, la prima normativa al mondo sull’intelligenza artificiale. Per qualcuno è una svolta storica. Per altri è la dimostrazione di una battuta che circola nella Silicon Valley: “L’America innova, la Cina replica, l’Europa regola”
L’Europa ha conquistato il primato mondiale sull’intelligenza artificiale, ma sulle regole. E finora sembra preoccuparsi meno della partita tecnologica ed economica che si gioca fra Stati Uniti e Cina, con un nuovo terzo incomodo che si chiama Arabia Saudita. Il controllo degli algoritmi, che ci stanno illudendo di poter fare (quasi) tutto quel che fanno gli esseri umani, in un mondo sempre più digitalizzato è ormai una questione geopolitica, di equilibri di potere fra chi investe di più sullo sviluppo dei cosiddetti llm, i large language model che sono alla base di ChatGPT o Gemini, e sulle infrastrutture per farli funzionare. “L’Europa ha deciso di fare l’arbitro nella partita fra Stati Uniti e Cina. Ma l’arbitro non vince mai”, è l’immagine proposta sui giornali e in tv da Alec Ross, già consulente per la tecnologia di Barack Obama, oggi venture capitalist e docente alla Bologna Business School. Dopo che il 13 marzo il Parlamento Europeo ha approvato a larga maggioranza l’AI Act, il primo corpus normativo al mondo sull’intelligenza artificiale (oltre 450 pagine, 113 articoli e 13 allegati), si è aperto il dibattito fra chi festeggia la “svolta storica”, che porta finalmente regole per frenare gli eccessi della tecnologia, e chi la considera la conferma di una battuta che circola nella Silicon Valley: “America innovates, China replicates, Europe regulates”. L’America innova, la Cina replica, l’Europa regola. L’AI Act tenta di trovare un punto di equilibrio fra l’innovazione senza limiti e la tutela dei diritti fondamentali, a cominciare dalla privacy dei cittadini. In sintesi, suddivide le applicazioni di intelligenza artificiale in quattro categorie di rischio, da minimo a inaccettabile, prevedendo diversi livelli di intervento, fino al divieto per quelli ritenuti pericolosi per la società, come i sistemi di sorveglianza basati su riconoscimento facciale in tempo reale. Viene poi attribuita la responsabilità dei modelli di IA alle aziende che li producono, importano e distribuiscono, con pesanti sanzioni pecunarie.
“L’Europa ha deciso di fare l’arbitro nella partita fra Stati Uniti e Cina. Ma l’arbitro non vince mai”, ha commentato Alec Ross, già consulente per la tecnologia di Barack Obama, oggi venture capitalist e docente alla Bologna Business School
“Quando abbiamo sviluppato macchine più veloci degli uomini – le automobili – abbiamo scritto il Codice della strada non per limitare la libertà delle persone o per uccidere il mercato dell’auto, ma per evitare incidenti in cui la macchina producesse vittime umane”, ha scritto su Avvenire Paolo Benanti, consigliere di Papa Francesco sull’intelligenza artificiale, unico italiano nel New Artificial Intelligence Advisory Board creato dalle Nazioni unite e presidente della Commissione sull’intelligenza artificiale per l’informazione di Palazzo Chigi. “L’AI Act è come il Codice della strada, una protezione di ciò che veramente vale: la vita e la libertà degli europei”. Ineccepibile, tanto che, sempre a marzo, è arrivato il primo documento delle Nazioni unite sul tema: una risoluzione, proposta dagli Stati Uniti e approvata dall’Assemblea generale dell’Onu, che chiede standard per affrontare i rischi dell’intelligenza artificiale.
Anche gli esperti di diritto, però, hanno qualche dubbio. Per esempio su tempi: l’AI Act entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (prevista in maggio) e sarà pienamente applicabile dopo 24 mesi, addirittura in qualche caso (gli obblighi sui sistemi ad alto rischio) dopo 36. La norma rischia di nascere obsoleta, quindi, vista la velocità con cui evolve la tecnologia. “È molto probabile che ci saranno criticità applicative e che, tra qualche tempo, ci sarà bisogno di modifiche sia per adeguare le regole ai mutamenti della tecnologia, sia per correggere quello che non avrà funzionato. Le norme e il diritto funzionano così”, spiega Ernesto Belisario, senior partner dello studio E-Lex, che all’intelligenza artificiale dedica una newsletter. “La vera sfida adesso è scrivere norme che funzionino”. Appunto. Per far funzionare l’AI Act, che dovrà essere recepito dagli stati dell’Ue con una legge specifica e ‘sorvegliato’ da un’autorità dedicata, ci saranno un Consiglio dell’AI, dove saranno rappresentati tutti i
stimento di 10 milioni di euro. I bandi sono già aperti. Si può quindi comprendere la preoccupazione degli imprenditori: temono che la nuova impalcatura normativa freni lo sviluppo di una tecnologia che, secondo la recente Technology Vision di Accenture, a livello globale potrebbe generare un valore fra i 6mila e gli 8mila miliardi di dollari. Più di 150 manager, tra cui gli amministratori delegati di Renault, Siemens e Orange, hanno firmato una lettera aperta per esprimere “seria preoccupazione” sull’AI Act. Il timore? La sovra-regolamentazione, con un appesantimento di costi e rischi per le aziende che usano gli strumenti di intelligenza artificiale. Certamente dare la colpa agli avvocati, ai filosofi e ai burocrati dei ritardi dell’Europa negli investimenti sull’intelligenza artificiale è una semplificazione, ma il confronto è clamoroso. I dati sono instabili, ma servono a dare un’idea sugli ordini di grandezza: circa 100 miliardi l’anno negli Stati Uniti, quasi 40 in Cina, mentre l’Unione europea pensa di cavarsela con 10 miliardi
resterà la pioniera delle regole, rischiando di perdere la partita più importante sull’intelligenza artificiale: quella della ricerca e dell’innovazione, nonostante abbia più abitanti e un Pil più alto dell’Arabia Saudita. Ma è un’unione che non funziona come uno stato. Alfonso Fuggetta, amministratore delegato del centro di ricerca Cefriel, che ha appena pubblicato il libro Alla ricerca del buon management. Esperienze e metodi per una cultura dell’innovazione, ha posto su Medium una domanda: “Perché per l’IA ci preoccupiamo degli aspetti etici, mentre nulla si è mai detto delle altre tipologie di sistemi software? A me pare che chi sta decidendo su questi temi non sappia cosa siano un’applicazione informatica, un prodotto software, e pensa che l’IA sia quella di Star Wars e Star Trek. Ci stiamo comportando in modo fanciullesco, immaturo, superficiale. Stiamo trasformando una tecnologia certamente potente e utile in una sorta di feticcio o pietra filosofale, o, peggio, in una barzelletta”. F
Il nuovo petrolio
La crescita del mercato azionario americano nel 2023 è dovuta alle sette maggiori aziende tecnologiche: Apple, Microsoft, Google-Alphabet, Meta, Amazon, Nvidia e Tesla. Alla base del loro successo c’è il bene più prezioso del nostro tempo: il dato che generiamo quando abbiamo un contatto con un dispositivo connesso
È noto come i giornali cartacei siano in crisi perché sempre più persone, soprattutto i più giovani, si informano su internet. È noto anche che tutto ciò che avviene sulla rete, proprio come un diamante, è per sempre, perché la traccia di ogni nostro contatto rimane in eterno a disposizione di chi sappia e voglia farne uso. Queste tracce indelebili costituiscono la principale ragione dello straordinario successo economico delle sette magnifiche del mercato tech - Apple, Microsoft, Google-Alphabet, Meta, Amazon, Nvidia e Tesla -, che hanno accumulato l’intera crescita di capitalizzazione dell’azionario americano del 2023, lasciando le restanti 2.993 società dell’indice Russell 3000 sostanzialmente al palo. Questa concentrazione di ricchezza si spiega attraverso la metafora dei dati come ‘nuovo petrolio’ di un’industria del controllo che premia chi meglio sa estrarre dai nostri comportamenti attuali dati elaborabili per prevedere quelli futuri.
Oggi, a quattro anni dall’inizio della pandemia, ci sembra impossibile immaginare come si potesse vivere senza programmi di videoconferenza tipo Zoom o Meet, o senza potersi vedere recapitato a casa, a prezzo sostanzialmente invariato, ogni bene, cibo incluso. La stessa incredulità mostrata, anni addietro, dalle mie figlie adolescenti di fronte all’idea che ci si potesse incontrare in piazza dandosi appuntamenti fissi, senza una serie di telefonate di avvicinamento. Questo a solo quattro anni dal Covid e a poco più di uno dalla diffusione di ChatGpt, il sistema di intelligenza artificiale che si appresta a divenire insostituibile. Naturalmente queste meraviglie tecnologiche nascondono un lato oscuro, di cui è bene essere avvertiti, che va dallo sfruttamento energetico e sociale intensivo alla
pervasiva sorveglianza, fino alla cattura dei dati personali nei modi più impensabili, per esempio quando saliamo, scendiamo, conversiamo o scegliamo la destinazione su un’auto di ultima generazione. Lasciare tracce indelebili della propria presenza, dal semplice passaggio a quanto diciamo in una conversazione vicino al cellulare, può creare uno strano (ma prudente) fenomeno di autocensura. Gli incontri politici, economico-organizzativi, o di commissioni concorsuali, o le lezioni online non possono essere completamente libere. Un tempo si diceva verba volant, scripta manent. In rete, omnia manent: parole, scritti, azioni.
Nel nostro mondo virtuale è difficile distinguere il falso dal vero. Lo diventerà sempre di più con il progresso tecnologico in tempi di singularity, ossia della macchina più intelligente del suo programmatore. Per questo i provvedimenti legislativi che provano a governare il problema fanno sorridere per la loro ingenuità
Nel nostro contesto interamente mediato dalla tecnologia digitale, distinguere il vero dal falso diviene molto complesso. Qualche settimana fa, per fare un esperimento, un dottorando mi ha chiesto di mandargli una paginetta in italiano, con quattro o cinque pensieri su un temino che mi ha assegnato. Poche ore dopo mi ha inviato un video in cui recitavo quel testo in tedesco, lingua che non conosco. Il video era ‘ripreso’ in un bell’ufficio immaginario e muovevo la bocca in modo coerente con la lingua tedesca che stavo divinamente parlando. Era impossibile capire che si trattava di un fake. L’altro giorno, poi, è giunta una notifica da parte del preside della mia facoltà a San Francisco, che informava noi professori che il programma di intelligenza artificiale di Lexis Nexis (il più importante database di giurisprudenza e dottrina degli Stati Uniti) era ricaduto nel vizietto di inventarsi i casi, fenomeno ‘autopoietico’ che ne aveva già provocato il richiamo. L’intelligenza di Lexis, proprio come un avvocato disonesto, piuttosto che non rispondere a un cliente si inventava la risposta in modo molto difficile da
scoprire e inspiegabile per i programmatori, così come è difficile scoprire lo studente che si fa fare capitoli interi della tesi di laurea da ChatGPT. Infine, già dal 2022 la startup israeliana Toka, dell’ex primo ministro Ehud Barak, commercializza (e trasferisce a governi e servizi segreti) programmi in grado di entrare nelle telecamere di sorveglianza, inserendovi immagini che consentono di incastrare chi neanche si trova da quelle parti. Nel nostro mondo virtuale è dunque difficilissimo distinguere il falso dal vero. Tale difficoltà è pericolosa (pensiamo alle conseguenze di un video falso di Putin che dichiara un attacco nucleare) e certo lo diventerà sempre di più, con il progresso tecnologico in tempi di singularity, ossia della macchina più intelligente del suo programmatore. Per questo i provvedimenti legislativi che provano a governare questo problema senza precedenti fanno sorridere per la loro ingenuità, se non sospettare complotti, per i pericoli che aprono per la democrazia. Il Gdpr (Regolamento generale protezione dati Ue del 2016), per esempio, dà all’utente il diritto di ricevere spiegazioni in termini comprensibili del modo
in cui la macchina processa i suoi dati. In realtà neppure il programmatore lo sa. Più di recente, sempre in Europa, il Digital Service Act del 2022, entrato in vigore il 17 febbraio, non solo ribadisce questo principio (da uomo di Neanderthal rispetto all’evoluzione delle macchine), ma conferisce alle piattaforme (per ora solo le più grandi) una specie di dovere di distinguere le notizie false da quelle vere, pena una pesante multa (fino al 16% del fatturato). Ciò genera uno straordinario potere di censura proprio in capo a quei ‘magnifici 7’ soggetti che si vorrebbe limitare nel loro strapotere, che avranno la scusa per pubblicare soltanto le notizie provenienti dai media mainstream (ossia quelli in cui essi stessi hanno interessi azionari incrociati), escludendo come falsa ogni informazione diversa rispetto a quanto il potere voglia farci conoscere. Ciò è successo in Italia, fra gli altri, alla televisione a distribuzione nazionale Byoblu. Che tutto ciò avvenga mentre aspettiamo la decisione sul caso Assange, un giornalista che rischia vari ergastoli per aver messo a disposizione del pubblico una piattaforma ‘di verità’, suona quanto meno inquietante. F
Anche quest’anno Forbes Italia pubblica 100 Professionals, che trovate in allegato a questo numero. Sono state selezionate 100 società e studi professionali del mondo legale e della consulenza, ordinate in cinque categorie: Consulting firm, Foreign law firm, Italian law firm, Italian boutique e Tax & legal. Per ciascuna è stata indicata la sede e una o più persone chiave, come ceo, soci fondatori, managing partner
GIOVANNI LEGA
LCA STUDIO LEGALE
Lca Studio Legale, nell’anno del suo ventennale, conta più di 250 professionisti e sedi in Italia, Belgio ed Emirati Arabi Uniti; offre consulenza su misura per ogni tipologia di cliente, da startup a multinazionali.
Giovanni Lega, managing partner di Lca, fondatore e presidente di Asla (Associazione degli Studi legali associati), vanta esperienza trentennale nel campo delle operazioni straordinarie. È membro di consigli di amministrazione di numerose società, enti sociali e associazioni benefiche.
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Simone Facchinetti, fondatore di Facchinetti Studio Legale, è anche senior partner di Farest, società dove diplomazia commerciale e legale, galateo professionale, raccolta informazioni attendibili attraverso una rete di sorgenti interconnesse sono i pilastri del suo intervento, per una consulenza strategica in materia di internazionalizzazione di impresa, raccolta fondi e gestione finanziaria. Una rottura con i modelli tradizionali di advisory per le imprese, un ponte tra ricerca applicata e impresa, un luogo di incontro tra i sogni dell’imprenditore e le competenze strategiche legali, fiscali, commerciali e finanziarie. Partendo dall’Italia per Londra, ove il sogno potrà prendere forma e sviluppo.
ALESSANDRO NACCI
NACCI & ASSOCIATI
Alessandro Nacci ha iniziato a svolgere l’attività professionale nel 1989 ed è da una sua intuizione che nel 1996 ha visto la luce lo Studio Nacci, fino a evolversi in un’associazione di tre professionisti con l’arrivo di Rosella Terreni e Francesco Fiaschi. Oggi lo studio Nacci & Associati conta su oltre una decina di collaboratori, per condividere e integrare le esperienze e i rispettivi percorsi professionali, e con l’intento comune di alzare ulteriormente il livello qualitativo dei servizi offerti ai clienti, come consulenza aziendale, fiscale, contabile e societaria.
Marchionni Romagnoli
Paola Marchionni e Massimiliano Romagnoli
Foligno (Pg)
Studio Legale Mosetti
Compagnone
Daniele Compagnone e Giulio Mosetti
Gorizia
Ozim
Roberto Calabresi
Milano
Studio Legale Patrizio
Paolo Patrizio
Francavilla al Mare (Ch)
Studio Legale Polimeni e Cotroneo
Antonio Polimeni - Roma
Studio Legale Rocco
Fabio Rocco - Roma
Santaniello e Associati
Orlando Santaniello - Roma
Studio Legale Stradella
Umberto Stradella - Milano
Studio Legale Vesci
Leonardo Vesci - Roma
Studio Viti
Pierfrancesco Viti
Bari
ITALIAN LAW FIRM
B – Hse
Francesco Bruno e Matteo Benozzo - Roma
Blv - Belvedere & Partners
Antonio Belvedere - Milano
Bonelli Erede with Lombardi
Sergio Erede - Milano
Bruno & Associati
Bernardo Bruno - Milano
Cappelli Rccd
Roberto Cappelli - Milano
Carnelutti
Luca Arnaboldi - Milano
Chiomenti
Filippo Modulo - Milano
Gop
Francesco Gianni e
GianBattista Origoni
Milano
Gpbl
Francesco Gatti, Carlo
Pavesi, Luigi Arturo
Bianchi, Paolo Ludovici
Milano
Lca
Giovanni Lega - Milano
Legance
Alberto Maggi - Milano
Lexia
Alessandro Dagnino - Palermo
Pavia e Ansaldo
Stefano Bianchi - Milano
Polis Avvocati
Andrea Di Comite, Giovanni Di Cagno, Enza Palmiotto, Niccolò
Alessandro Dello Russo
Bari
Renna & Vivani
Mauro Renna
e Claudio Vivani - Milano
FRANCESCO CARDONE
IMPREFOCUS
Nata da un’idea del commercialista Francesco Cardone, Imprefocus è la prima società di consulenza aziendale specializzata nell’aumentare la redditività degli imprenditori, proteggendone allo stesso tempo il patrimonio. Convinta che un imprenditore ‘redditivo’ possa sostenere l’azienda, Imprefocus supera i limiti della contabilità e della consulenza fiscale e progetta e realizza interventi strategici e operativi.
Toffoletto De Luca Tamajo
Franco Toffoletto - Milano
Trifirò & Partners
Giacinto Favalli - Milano
Wi Legal
Gianluca Spolverato
Padova
TAX & LEGAL
Studio Bifolco & Associati
Luciano Bifolco - Napoli
Biscozzi Nobili & Partners
Francesco Nobili,
Carlo Garavaglia - Milano
bureau Plattner
Peter Karl Plattner - Milano
Di Capua & Partners
Raffaele Di Capua
Roma
Ferlin Tiozzo & Associati
Alberto Ferlin, Marco Tiozzo - Milano
Lex Jus Sinacta
Gianluigi Serafini - Bologna
Lta
Chiara Melotto - Verona
Studio Mandico & Partners
Monica Mandico - Napoli
Marzo Associati
Gianluca Marzo - Roma
Studio Matera
Andrea Matera - Genova
Mpo
Corrado Mandirola e Alessandro Siess
Milano
Nacci & Associati
Alessando Nacci - Firenze
Pirola Pennuto Zei
Massimo Di Terlizzi,
Luca Occhetta - Milano
Plusiders
Paolo Puri - Milano
Cagnola & Associati
Fabio Cagnola - Milano
Caravati Pagani
Edoardo Caravati, Filippo
Caravati e Pietro Pagani
Milano
Corbello, Cardo, Gravante & Raimo
Francesco Corbello Aversa (Ce)
Daniela Bruno
Studio Legale Tributario
Daniela Bruno - Milano
Della Rosa
Andrea Della Rosa
Udine
Studio Previtali
Giacomo Previtali
Milano
Studio Righini e Associati
Alberto Righini
Verona
Rlvt
Natalia Operti - Torino
Studio Savino
Luca Savino
Trieste
Studio Legale Tescione e Associati
Giulio Fortunato Tescione
Reggio Calabria
È Tour tra le ECCELLENZE
Dal mondo dell’innovazione a quello dell’enogastronomia e della cultura. Forbes va alla scoperta delle migliori realtà imprenditoriali, raccontando storie e personaggi con un roadshow di eventi che toccherà dieci città italiane. La prima tappa si è tenuta a Firenze
partito da Firenze Forbes Italian Excellence, il nuovo progetto di Bfc Media che punta a scoprire, raccontare e premiare le eccellenze italiane attraverso due giorni di eventi in dieci città, una sezione dedicata sul sito e sui social di Forbes Italia Eccellenze italiane raccontate attraverso le
storie di personaggi del mondo dell’imprenditoria, dell’innovazione, dell’enogastronomia e della cultura. Con questo nuovo roadshow, Forbes Italia intende valorizzare e sostenere l’impegno di imprese e manager che tengono alto il nome dell’impresa italiana nel mondo. Un progetto unico nel panorama editoriale italiano, coordinato dal cso Francesco Cordova.
Il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, uno dei più maestosi di tutti i tempi, ha accolto le istituzioni locali, alcuni degli imprenditori più importanti del territorio, l’editore Danilo Iervolino e la dirigenza di Bfc Media. L’apertura della prima tappa del tour ha visto sul palco, oltre al direttore di Forbes Italia, Alessandro Mauro Rossi, Alessia Bettini, vicesindaca di Firenze con delega al
turismo, cultura e decoro urbano, Nicola Formichella, ceo di Bfc media, Ilaria Scarselli, vicepresidente di Confesercenti Firenze, Paolo Sorrentino, vicepresidente di Confindustria Toscana, e Iervolino, che ha sottolineato: “Eccellenza non è perfezione. Eccellenza vuol dire cercare di fare le cose in una maniera unica, le cose fatte bene, le cose buone, le cose belle”. Il primo panel, moderato dal
giornalista di Forbes Italia Enzo Argante, ha raccontato l’eccellenza di Firenze. Al direttore dell’Opera del Duomo Tymothy Verdon il compito di esplorare quella artistica e culturale; a Marco Pierini, prorettore dell’Università di Firenze, quella degli studi; a Stefano Aversa, presidente della Andrea Bocelli Foundation, quella sociale; al partner di Lca studio legale, l’avvocato Niccolò Abriani, il capitale d'impresa; a Pasquale Cataldi, fondatore di Altus Realty quella legata al grande tesoro immobiliare di Firenze. La seconda tavola rotonda ha visto protagonista la moda con un’angolatura di visuale particolarmente significativa: l’attività di welfare nel settore. Ad approfondirla sono stati chiamati: Gianluca Brenna, vicepresidente di Sistema Moda Italia con delega al welfare; Fabio Cappuccio, direttore di Previmoda Fondo di previdenza complementare; Gianmario Casati, direttore di Sanimoda Fondo di sanità integrativa. A seguire le testimonianze d’impresa, con Fabrizio Bolognino, hr Industrial and employee & labour relations director di Valentino; Simone Magnanelli, employee & labour relations manager di Valentino; Alessandro Fazio, ad di Dr.Feel, il primo ospedale digitale d’Italia. Ma anche Ivan Canelli, docente di previdenza complementare
dell'Università Unimarconi, che ha parlato della normativa di settore e degli aspetti critici del sistema.
Con Marco Giacalone, cmo di Dr.Feel, già global managing director di Procter & Gamble Healthcare, si è quindi entrati nel merito dei processi di innovazione del welfare aziendale, grazie a Giovanni Masotti, executive chairman di Elesta, e Martina Gensini, executive director di Gsk. Un tema di grande attualità e di grandi aspettative è stato invece toccato nel dibattito sulla Multiutility, un grande progetto che ha cominciato a prendere forma e sta riscontrando consensi tra gli enti locali della Toscana.
Al dibattito ha partecipato
Nicola Perini, presidente Cispel e di Publiacqua che ha affrontato il tema dell’impatto economico dei servizi pubblici nel tessuto sociale e le problematiche di un sistema di erogazione ad oggi troppo frammentato. Un tema di grande attualità e di grandi aspettative è stato invece toccato nel
dibattito sulla multiutility, un progetto che ha cominciato a prendere forma e sta costruendo consensi tra gli enti locali della Toscana.
Al dibattito ha partecipato
Nicola Perini, presidente di Cispel e di Publiacqua, che ha affrontato il tema dell’impatto economico dei servizi pubblici nel tessuto sociale e le problematiche di un sistema di erogazione a oggi troppo frammentato. Un ruolo di spicco nel progetto multiutility toscana ce l’ha Estra, la società che eroga servizi di luce e gas, smart living e impianti energetici, illustrati dal presidente Francesco Macrì. L’azienda vuole
erogare servizi sempre più avanzati e più diffusi nel territorio. D’altra parte la multiutility toscana deve e dovrà sempre più fare i conti con la concorrenza dei grandi player nazionali già presenti sul territorio, o a cui il mercato della regione fa gola. Macrì ha affrontato questi temi, auspicando l’adesione alla multiutility di un crescente numero di enti locali. Si è detto d’accordo l’assessore Enrico Tucci del Comune di Siena, che ancora non fa parte della multiutility, ma la sta valutando con grande attenzione, in una logica di miglioramento dell’offerta dei servizi.
Da Firenze è stato lanciato un segnale forte anche sulla capacità di innovazione del territorio.
Nella tavola rotonda Rinascimento Digitale, Arcangelo Pugliese, communication marketing manager di DuskRise, ha proposto un’analisi sulla capacità di difesa del sistema anche alla luce delle applicazioni di intelligenza artificiale con Stefano Mele, responsabile del dipartimento di cybersecurity e coresponsabile del dipartimento privacy
dello Studio legale
Gianni & Origoni. E ancora Emanuele De Lucia, chief intelligence officer di DuskRise, ha parlato degli attacchi hacker e della definizione di intelligence; mentre Claudio Salvador, presidente di Ame, si è soffermato sull’impegno delle imprese in ambito sostenibilità sociale.
A testimoniare la capacità di innovazione del sistema
impresa della Toscana sono stati poi chiamati tre player insigniti del premio Forbes Italian Execellence: Alessandro Sordi, amministratore delegato di Nana Bianca; Andrea Paolini, direttore generale della Fondazione Toscana Life Sciences; Andrea Di Benedetto, presidente del Polo Tecnologico di Navacchio. Sul palco di questa sessione
Open Toscana si sono poi alternati i giovani fondatori di alcune delle startup più promettenti della nuova imprenditoria italiana: Binoocle, 4Books, Purilian, Sentcell, Siena Imaging, Materia medica, Relief, Soundsafe Care, Weabios. Un racconto affascinante dalla sicurezza nei cantieri alla ultraformazione, al ringiovanimento umano, alla robotica e ultrasuoni
contro i tumori, al tessuto smart. Per non parlare dell’intelligenza artificiale applicata alla finanza per un’assicurazione personale studiata su misura da Antonio Candido, fondatore della startup ChangeX. Un viaggio tra le stelle di un firmamento d’impresa italiana innovativa che sicuramente si farà valere anche a livello internazionale. F
INNO ALLA QUALITÀ
Forbes, in collaborazione con So Wine So Food, da cinque anni sceglie 100 tra le eccellenze italiane. Quest’anno sono state premiate al Principe di Savoia di Milano. Il direttore Alessandro Mauro Rossi: “Le abbiamo selezionate da un bacino di migliaia di aziende e prodotti che hanno fatto e stanno facendo grande il nostro Paese”
L’Italia, con la sua cucina e le sue materie prime, ha conquistato le tavole di tutto il mondo. L’agroalimentare italiano nel 2023 ha registrato 64 miliardi di fatturato export ed è cresciuto del 6% rispetto all’anno precedente. Il record, secondo un’analisi della Coldiretti, è trainato dall’agricoltura nazionale più green in Europa. L’eccellenza si traduce in economia: il settore agroalimentare coinvolge quattro milioni di lavoratori e 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita.
Per questo da cinque anni Forbes, in collaborazione con So Wine So Food, casa editrice diretta da Stefano Cocco che mette al centro la ricerca della qualità italiana, premia 100 tra le eccellenze italiane. Questi protagonisti della qualità italiana sono stati suddivisi nelle categorie drink, food, restaurant, socialize e wine e sono stati premiati al Principe di Savoia di Milano mercoledì 6 marzo. “Ormai da cinque anni, Forbes ha il piacere di produrre un volume dedicato proprio alle eccellenze italiane”, ha commentato il direttore, Alessandro Mauro Rossi. “Anche quest’anno le abbiamo selezionate pescando da un bacino di migliaia di aziende e prodotti che
hanno fatto e stanno facendo grande il nostro Paese”. Il direttore ha dato il via alla serata chiamando sul palco Riccardo Illy, presidente del Polo del Gusto, che ha raccontato il nuovo progetto Incantalia, una rete di negozi di eccellenza. Poi ha intervistato Miriam De Vita, caporedattore di So Wine So Food, che ha raccontato la nascita del progetto editoriale. La serata è proseguita con gli interventi di alcuni dei protagonisti della selezione, in due panel. Il primo è stato: ‘Comunicare le eccellenze tra aspetti legali e passaparola digitale’. Sono intervenuti Paola Corte, partner di Studio Legale Corte, Vincenzo Parisi, direttore commerciale di Nicolis Project, Benedetta
Andreozzi, ceo e founder di Realz, Concetto Testa, amministratore di Testa Conserve, e Mattia Caleffi, chief strategy officer di Cantina Caleffi.
Il secondo panel è stato: ‘Persone al centro: come colmare la distanza tra aziende e dipendenti’. A intervenire sono stati Cristian Biasoni, ceo di Chefexpress, Alessandro Necchio, fondatore di Studio Necchio, Sara Zanetti, direttore marketing di Recla e Fausto Amodio, ceo di Gruppo Ciro Amodio. La serata è proseguita con una cena di networking tra aziende che condividono passione e professionalità e che contribuiscono a portare l’eccellenza italiana nel mondo. F
SNEAKERS SOSTENIBILI
prodotte con gli scarti della frutta
Bucce di mela, vinacce, foglie di ananas e mais che diventano sneakers a basso impatto ambientale. È la scommessa di Id.Eight, startup nata dall’incontro, durante una fiera di settore, tra Dong Seon Lee e Giuliana Borzillo (nella foto). Scattò una scintilla di sentimenti e di business e, dopo aver lavorato lui come stilista in Germania, lei come product manager in Italia, entrambi in aziende calzaturiere, decisero di andare
HR TECH
L’intelligenza artificiale per ASSUMERE I GIOVANI
La ricerca di nuovo personale non si farà più come una volta. Con l’hr tech, come viene definita l’applicazione delle tecnologie digitali alla gestione delle risorse umane in azienda, stanno cambiando molte cose grazie al lavoro delle startup. Joinrs ha creato una piattaforma basata su sistemi di intelligenza artificiale che automatizza l’incontro
tra annuncio e profilo dei candidati: in marzo ha chiuso un round da 1,7 milioni ed è pronta per aprire sedi all’estero. IA e social sono utilizzati da Stepsconnect, che ha chiuso un round da 1 milione per sviluppare una soluzione che migliora la ricerca di candidati millennial e della generazione Z e che è già utilizzata da aziende come Mediaset e Rinascente.
convivere e di dare vita al loro progetto. Le scarpe ecologiche
Id.Eight sono venute lanciate nel 2020 con una campagna di crowdfunding e a marzo hanno chiuso il primo round da 350mila euro, guidato da un fondo di venture capital a impatto. Ogni anno vengono prodotte 24 miliardi di sneakers, contribuendo per l’1,4% sulle emissioni globali di gas serra. Id.EIght usa solo materiali sostenibili e riciclati, anche per le confezioni.
REAL ESTATE
La startup per COMPRARE CASA all’asta
Comprare case alle aste è sempre stata un’opportunità riservata a pochi, un mondo chiuso dove era difficile entrare e muoversi. Finora. Si chiama proprio Immobiliallasta.it la startup che ha raccolto in un database gli immobili in asta, ha addestrato l’intelligenza artificiale a leggere le perizie e tutti documenti delle case e ha creato una piattaforma dove chiunque può fare le proprie offerte. “Il mercato delle aste è in forte crescita e con Immobiliallasta.it offriamo un’alternativa a chi desidera acquistare una casa”, dice Ivano de Natale, ceo e co-fondatore assieme a Giulio Licenza. Dopo un primo round di 550mila euro, in marzo la startup ne ha raccolti altri 685mila con una campagna di crowdfunding.
Giulio Licenza (a sinistra) e Ivano de Natale
Attenti al GREEN WASHING nella plastica riciclata
La domanda di plastica riciclata per imballaggi corre a una velocità tale che entro il 2030 la domanda supererà l’offerta. Secondo i dati di PlasticFinder - il marketplace nato in Italia che fornisce materie plastiche e servizi digitali per lo sviluppo della seconda vita dei materiali plastici - gennaio si è chiuso con un incremento del 23% rispetto al 2023. “Di fronte alla domanda crescente serve maggiore trasparenza”, spiega Stefano Chiaramondia, presidente PlasticFinder. “Oltre a facilitare la compravendita di materie plastiche vergini e riciclate con una tecnologia che garantisce affidabilità, qualità, conformità alle norme europee (end of waste, re-
COMUNICAZIONE
CREATIVITÀ A SOSTEGNO DELL’INCLUSIONE
ach, tracciabilità), il portale offre strumenti per la garanzia di autenticità e qualità dei materiali plastici riciclati. Partecipando al programma tecnologico Certified recycled plastic e utilizzando la tecnologia blockchain, assicuriamo che le informazioni sui prodotti siano trascritte in modo immutabile e sempre verificabili”. I venditori possono dimostrare che i loro prodotti rispettano gli standard dell’Ue, mentre gli acquirenti possono fidarsi della qualità e dell’origine del materiale acquistato. “Inoltre, il codice qr, fornito a ogni acquisto, permette l’accesso a tutte le informazioni del prodotto, aumentando la trasparenza e aiutando nella lotta al greenwashing”.
ASSICURAZIONI
Proteggere le imprese dagli eventi atmosferici ESTREMI
Equal è un premio promosso da Adci (Art directors club italiano), che riunisce i migliori professionisti nel campo della comunicazione pubblicitaria per diffondere la cultura dell’uguaglianza e una comunicazione sempre più inclusiva. Il riconoscimento è diventato un riferimento per l’industria creativa e un punto di osservazione privilegiato per monitorare l’andamento della comunicazione. “Equal celebra il potere della comunicazione”, commenta Stefania Siani, presidente di Adci, “e nel tempo si è trasformato in un programma sempre più esteso per ampliare gli immaginari: partito per favorire l’uguaglianza di genere, si è evoluto fino a comprendere tutti i temi legati a etnia, orientamento sessuale, età e disabilità. Abbiamo creato diversi progetti, come Cast the Inclusion, pensato per promuovere una maggiore consapevolezza nella scelta degli interpreti che compongono i cast delle produzioni creative”.
I grandi numeri della blue economy: un valore globale di oltre 1.500 miliardi di dollari all’anno e più di 30 milioni di posti di lavoro. In Italia più di 225mila aziende coinvolte e oltre 900mila lavoratori impiegati. Ma c’è anche un’altra sfida: fare leva sul potenziale delle acque nel rispetto della biodiversità e degli ecosistemi marini, ricavandone vantaggi sempre maggiori anche grazie all’evoluzione tecnologica. “La struttura Education ecosystem and global value programs di Intesa Sanpaolo”, spiega la responsabile Elisa Zambito Marsala, “sta avviando diverse iniziative a supporto della blue economy, in virtù delle potenzialità di questo trend, dal quale nasceranno sfide e opportunità, in particolare per le nuove generazioni. La banca sostiene programmi di education e diffusione di cultura legati a questo trend attraverso un approccio basato su quattro leve: osservatorio permanente, education, soluzioni innovative, sostenibilità. È in corso il set up di un nuovo osservatorio dedicato alla blue economy in collaborazione con One Ocean Foundation con università italiane e centri di ricerca nazionali e internazionali. Uno strumento di analisi e di individuazione di nuove competenze per fornire suggerimenti per affrontare al meglio le sfide economiche e ambientali e cogliere le opportunità derivanti dalle innovazioni emergenti”.
intelligenza artificiale
PRESTAZIONI di nuova generazione
Microsoft mette a frutto il suo investimento in OpenAI di 10 miliardi dollari per la nascita di Copilot. Nasce una nuova generazione dei pc Surface, che vengono comunemente denominati
AI Pc. Secondo le notizie in arrivo dall’azienda fondata da Bill Gates e Paul Allen, questi aggiornamenti su macchine leggere e portatili come Oled Surface Pro 10 e Surface
Laptop 6 “consentiranno enormi guadagni in termini di prestazione ed efficienza, grazie ai loro processori aggiornati”. Le novità dovrebbero riguardare, in una fase iniziale, solo i prodotti dedicati al business e quelli commerciali, prima di andare a potenziare con IA anche i device consumer. I processori saranno Intel
Core Ultra o Snapdragon X Elite con unità di elaborazione neurale (npu) di nuova generazione che gestiscono l’intelligenza artificiale avanzata. A livello di memoria siamo a 64 gigabyte di ram. Anche il design e lo schermo, più luminoso, saranno interessati da questi aggiornamenti. Touchpad tattile, cornici più sottili e la selezione delle porte arricchita da due Usb-c (quella standard comune anche agli smartphone) e una Usb-a posizionata sul lato sinistro.
HEALTHCARE
Gli assistenti tech per la SALUTE
Da Oulu, città della Finlandia e capitale europea della cultura nel 2026, arriva Oura. Si tratta di un anello smart dedicato alla salute che ha conquistato il mercato mondiale e, soprattutto, che ha ispirato giganti come Samsung e Apple a creare nuovi anelli dotati di microsensori che monitorano la nostra salute. Oura, prima dei competitor, vuole dimostrare il suo stato di avanzamento nella ricerca e ha annunciato la nuova funzione dedicata alla gravidanza, Pregnancy Insights. Le informazioni fornite alle future mamme riguardano l’età gestazionale, le risorse educative per seguire al meglio la fase che precede il parto e la qualità del sonno. Il Samsung Ring aspira, invece, a una funzione per il controllo della glicemia. E nel campus di Cupertino - casualmente a forma di enorme anello - si lavora all’Apple Smart Ring. Tutti questi dispositivi devono però superare il test severo della Food and drug administration (Fda) prima di essere pienamente certificati: solo così i medici potranno fidarsi dei dati che il paziente potrà inviare attraverso le varie app.
SOCIAL MEDIA
TikTok sfida Instagram a suon di foto
Il mondo dei social media non dorme mai. Mentre il Senato americano prova a fermare la diffusione di TikTok nel mercato americano, l’applicazione più amata dalla Generazione Z prepara uno step che la renderà concorrente diretta di Instagram. Anche per questo ci sono varie preoccupazioni in casa Meta, consapevole della potenza di fuoco che può vantare l’azienda creatrice di Tik Tok, ByteDance: oltre un miliardo di utenti attivi nel mondo, circa 20 milioni solo nel mercato italiano. La novità si chiama TikTok Photo, una nuova app separata dal social network e dedicata esclusivamente alla condivisione delle immagini. E potrà utilizzare una base utenti già consolidata che ha una assidua frequentazione della piattaforma. Alcuni sviluppatori hanno intercettato un messaggio all’interno della piattaforma che suona come un invito: “TikTok Photo sarà lanciato presto, per aiutarti a conquistare un nuovo pubblico nella nuova app. Quando vedrai l’interruttore attivo potrai sincronizzare le foto pubbliche”. Al momento, però, non ci sono indicazioni precise in merito al lancio.
L’Europa si connette allo SPAZIO passando per il Fucino
La piana di Avezzano diventerà l’ombelico europeo della connessione satellitare. Sarà infatti il centro spaziale del Fucino, gestito da Telespazio (joint venture tra Leonardo, al 67%, e Thales, al 33%), a ospitare il centro di controllo di Iris², la risposta europea alle costellazioni per la comunicazione e la fornitura dei dati (anche per l’internet of things) come Starlink di SpaceX o la futura Kuiper di Amazon. Lo ha annunciato il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, durante la visita al teleporto abruzzese il 4 marzo. Terzo programma flagship dell’Unione europea – dopo Copernicus e Galileo –, Iris² consentirà la connessione internet satellitare continentale, per usi
MISSIONI
ARIANE 6 A KOUROU, LANCIO IN ESTATE
Gli elementi principali del nuovo razzo europeo, Ariane 6, sono arrivati allo spazioporto in Guyana Francese. La nave Canopee di ArianeGroup è attraccata al porto di Kourou il 21 febbraio, nel primo viaggio operativo dell’imbarcazione costruita per trasportare lo stadio centrale e quello superiore, che saranno ora trasferiti alla rampa di lancio dove verrà assemblato in vista del primo decollo. I booster laterali a combustibile solido, forniti dall’italiana Avio, sono invece prodotti a Colleferro e riempiti nella facility di Europropulsion dello spazioporto europeo. Il debutto di Ariane 6, il cui sviluppo ha subito numerosi ritardi (inizialmente il suo debutto era previsto per il 2020) è ora annunciato fra giugno e luglio 2024. Con l’entrata in servizio di Ariane 6 (e con la ripartenza di Vega C, in autunno), l’Europa tornerà ad avere un proprio accesso autonomo allo spazio. L’ultimo volo di un vettore europeo (un Vega) risale infatti al 9 ottobre del 2023. Ariane 6 ha una lista di ordini per ben 28 lanci, 18 dei quali solamente con Amazon per la consegna in orbita dei satelliti per la costellazione internet Kuiper.
La produzione in serie dei booster (gli stessi che usa Vega C) e la nuova linea produttiva negli stabilimenti francesi e tedeschi dovrebbero assicurare ad ArianeGroup, all’Esa (che ha convogliato i finanziamenti al programma Ariane) e all’industria spaziale europea una nuova spinta anche sul mercato. L’obiettivo dichiarato dal direttore generale dell’Esa, Josef Aschbacher, è arrivare a dieci lanci di Ariane 6 all’anno.
sia civili che governativi. Il programma dovrebbe entrare in funzione nel 2027. L’infrastruttura punterà a garantire l’autonomia delle connessioni sfruttando l’assetto più resiliente: quello spaziale. Secondo quanto dichiarato dal chief technology and information officer di Leonardo, Franco Ongaro, “farà concorrenza ai satelliti di SpaceX di Elon Musk”. Altri due centri saranno realizzati in Francia, a Lione, e in Lussemburgo, ma quello italiano sarà il principale. Urso ha sottolineato che per il Fucino, che già ospita il Centro di controllo Galileo, sarà stanziato “un nuovo significativo investimento di circa 50 milioni di euro per creare la struttura e circa 200 nuovi posti di lavoro”.
TECHNOLOGY
Leonardo studia un supercomputer spaziale per la DIFESA
Un supercomputer diffuso nello spazio, lo space cloud, con reti di satelliti in orbita per immagazzinare ed elaborare dati, è un sistema allo studio delle big tech come Google, Microsoft e Amazon. Ma al quale guardano con attenzione anche le forze armate, comprese quelle italiane. Ci sta infatti lavorando Leonardo, con il progetto di studio Military space cloud architecture (Milsca), della durata di 24 mesi, assegnato dalla Difesa. Sarà prima di tutto testato attraverso una simulazione digitale, un digital twin che riprodurrà, all’interno del supercomputer Davinci 1, le performance di ciò che si realizzerà in futuro: l’archiviazione di oltre 100 terabyte di dati generati sulla Terra e nello spazio a bordo di ogni satellite della costellazione. Il cloud computing potrà eseguire elaborazioni con una potenza superiore a 250 teraflops (250mila miliardi di operazioni al secondo) e, con algoritmi che sfruttano l’intelligenza artificiale, machine learning e analisi di big data direttamente in orbita, fornirà informazioni in tempo reale accessibili da qualsiasi parte del mondo per operazioni multi-dominio e multi-nazione. I satelliti potranno elaborare e scambiarsi i dati comunicando tra loro protetti da sistemi avanzati di cyber security. Sarà un’infrastruttura strategica, perché permetterà un backup spaziale di informazioni sensibili di centri a terra più esposti a calamità naturali. Il sistema sarà il precursore per utilizzi civili di osservazione della Terra e di missioni di esplorazione spaziale verso la Luna e Marte.
NICOLETTA LUPPI
LNICOLETTA LUPPI
È LA PRESIDENTE E AMMINISTRATRICE
DELEGATA DEL COLOSSO FARMACEUTICO MSD IN ITALIA. PRIMA DONNA IN MOLTI RUOLI, HA COSTRUITO LA SUA CARRIERA FACENDOSI
LARGO IN UN’AZIENDA
DI UOMINI. CHE OGGI PERÒ HA UN’AMPIA
COMPONENTE FEMMINILE. AMA LAVORARE IN TEAM. FAMIGLIA, LAVORO E SOLIDARIETÀ SONO
I SUOI MANTRA. E I VACCINI IL SUO ORGOGLIO
UNA LEADER DI GRUPPO
Ama la musica, tutta la musica, ma soprattutto il rock. “Mi dà ritmo”, dice. Ama fare attività fisica in palestra o andare in bicicletta al parco“sono modenese e per noi la bici è una specie di prolungamento delle gambe”, scherza. Ama soprattutto la sua famiglia e ama tantissimo il suo lavoro.
Eppure, quando ha cominciato, Nicoletta Luppi, oggi presidente e amministratrice delegata per l’Italia di Msd, uno dei gruppi farmaceutici più grandi del pianeta (circa 1 miliardo di euro di fatturato in Italia e oltre 60 miliardi di dollari nel mondo), non avrebbe mai immaginato che sarebbe andata così.
“La mia avventura in Msd è cominciata quando stavo facendo il primo master in business amministration alla Luiss”, racconta Nicoletta. “Venivano varie aziende a presentarsi e venne anche la Msd Italia, offrendo la possibilità di fare un colloquio. Stavo finendo il master alla Luiss e contemporaneamente avevo cominciato a lavorare per una società di consulenza che mi impegnava molto. Però stavo tanto tempo sui libri e non avevo mai realmente lavorato fino ad allora. Così compilai le schede che avevano lasciato i dirigenti Msd e venni convocata per partecipare a una selezione che avrebbe potuto consentirmi di ricoprire una posizione non ben definita. Alla fine rimanemmo in due, ma l’altro finalista era un ingegnere uomo e, secondo me, era destinato a vincere facile. Direi che mi ero quasi rassegnata, tanto che andai in vacanza a Rimini con la mia famiglia. Invece, proprio mentre ero in vacan-
za, mi arrivò una telefonata: mi voleva incontrare il presidente e amministratore delegato dell’epoca, Umberto Mortari”.
Così, con curiosità e orgoglio Nicoletta accettò un ruolo molto diverso da quello che pensava di fare. Era stata assunta come informatrice scientifica del farmaco, la prima donna assunta in tale ruolo. Decise di lasciare la consulenza per un’opportunità che le consentiva di studiare medicina, una materia che l’ha sempre appassionata. E poi aveva finalmente la possibilità di imparare un mestiere. Addosso aveva però una grande responsabilità, perché il giudizio su di lei, unica donna, sarebbe stato decisivo per decidere se avere altre donne, in quel ruolo, in Msd.
“All’inizio non è stato facile: proseguendo nel mio percorso di crescita, in cui ho sempre dovuto dimostrare il doppio, sono approdata in un leadership team di soli uomini dove tutti indossavano la stessa cravatta del presidente”, racconta la manager. “C’erano anche personalità brillanti e di grande ispirazione, ma era una sorta di club. Per di più quando sono arrivata ero incinta di sette mesi, con il pancione. Devo tanto al presidente Mortari che sicuramente era molto avanti rispetto ai tempi. Se oggi mi guardo indietro, vedo che sono riuscita a realizzare quello che volevo. Il mio ideale era avere una famiglia, dei figli e un lavoro che mi avrebbe consentito di esprimere le mie potenzialità. È stato possibile in quest’azienda dai valori alti che partono dal vertice, e ho lottato perché accadesse”. Poi però la Nicoletta circondata da uomini ha saputo farsi spazio tra loro e conquistare la vetta. “Sono cresciuta all’interno di Msd Italia” racconta, “e mi hanno affidato prima una business unit, poi due sister company, poi ho guidato una joint venture. In seguito ho avuto l’opportunità di lasciare il business e di creare una divisione di market access and commercial operation. Mi è stato anche consentito di uscire contrattualmente da quest’azienda, pur rimanendo nel perimetro Msd, guidando per la prima volta come general manager una joint venture con Sanofi sui vaccini. Alla fine, dopo quattro anni, mi hanno richiamato qui per diventare la nuova presidente e amministratrice delegata”. Ed è riuscita a finalizzare la visione corporate di un’affiliata all’insegna della massima espressione di principi come la diversità, l’equità e l’inclusione, introducendo una forte presenza femminile in azienda anche nei ruoli apicali. “Sì, però valorizzo anche la figura maschile. Per me quello che conta è la ricchezza delle diversità. Il merito è centrale, perché nel momento in cui ho persone diverse all’interno di un’organizzazione, e le faccio stare tutte quante bene, mi danno il massimo. Mi piace
“Mi piace lavorare con un team composto da persone più differenti possibile, con esperienze diverse, che sono uno specchio della realtà che c’è fuori. Finora questo approccio ci ha premiato tantissimo”
lavorare con un team composto da persone più differenti possibile, con esperienze diverse, che sono uno specchio della realtà che c’è fuori, perché sentire quello che c’è fuori è fondamentale per portare avanti la nostra missione straordinaria, che è quella della salute. E non si può sbagliare quando si parla di salute. Finora questo approccio della diversità e dell’inclusione ci ha premiato tantissimo”. Msd è un’azienda moderna, molto attenta al sociale, al rapporto con i dipendenti, a quello con il territorio. In sostanza è un’azienda leader nel segmento esg e molto attenta alla cultura del give back, vissuto in due dimensioni: dall’azienda e dai suoi dipendenti. “Facciamo tanto non solo per i dipendenti, ma con i dipendenti”, dice Luppi. “Se abbiamo dei progetti distintivi di welfare è perché non solo ci riuniamo attorno al tavolo del mio leadership team, ma abbiamo il nostro gruppo che si chiama Welltogether, che raccoglie tutti gli input dai dipendenti che si impegnano volontariamente, portano delle idee e dei suggerimenti che vengono valutati ed eventualmente finanziati. In sostanza aggiungiamo molto di più rispetto a quello che già lo Stato consente. Abbiamo tantissimi progetti che vanno
in questa direzione. Un esempio su tutti: assumiamo anche donne incinte e riconosciamo il congedo parentale retribuito al 100% anche per i papà”. Sembra quasi un amarcord della sua esperienza iniziale in Msd. “Vorrei restituire quello che ho ricevuto di buono da quest’azienda”, spiega Nicoletta con un sorriso. “Insieme ai dipendenti cerchiamo di restituire anche alla comunità. Facciamo tantissime iniziative. Una per tutte? Quella per pulire Roma. Però attenzione: il nostro è un volontariato a carico dell’azienda, impegnata in prima persona. Infatti, quando i nostri dipendenti fanno attività di volontariato, sono regolarmente pagati, praticamente diventano manodopera a disposizione della comunità”.
Tutte queste attività si aggiungono poi a quelle corporate. L’azienda ha inventato un farmaco contro la cecità fluviale (oncocercosi), una piaga che affligge intere popolazioni soprattutto in Africa e in America latina, che non ha lo scopo di essere commercializzato, ma semplicemente di aiutare delle popolazioni povere: l’intervento decisivo di Msd – attraverso la più longeva partenrship pubblico-privato al mondo - ha eliminato la cecità fluviale in nove
paesi. E ora focus su un altro obiettivo, molto ambizioso: abbattere la mortalità materno-infantile del 70% nel mondo, con un investimento di 650 milioni di dollari in dieci anni in partnership pubblico-privato.
e quello contro il papilloma virus. Ecco, vorrei poter dire ai miei figli e a tutti i cittadini che il nostro lavoro consentirà loro di non conoscere proprio alcune malattie”.
Risultati che nascono da un grande lavoro di ricerca finanziato con ingenti fondi. Msd fa investimenti in ricerca pari al 31% del fatturato (circa 13,5 miliardi nel mondo e oltre 100 milioni in Italia). “Attenzione”, spiega Luppi, “la ricerca è solo focalizzata sull’innovazione. Abbiamo un doppio approccio: da una parte ricerchiamo tutto ciò che c’è di innovativo e andiamo solo su piattaforme innovative; ma dall’altra parte cerchiamo di risolvere quel bisogno di salute ancora inespresso”.
Nicoletta Luppi ha guidato una joint venture con Sanofi sui vaccini. Dopo quattro anni è stata richiamata per diventare presidente e amministratrice delegata.
I vaccini, tra i tanti prodotti innovativi dell’azienda, sono quelli che indubbiamente a Nicoletta piacciono di più, perché offrono un’opportunità straordinaria. “Con l’utilizzo dei farmaci tradizionali”, spiega, “vengono sostanzialmente ripristinate le condizioni più accettabili di salute, oppure si guarisce. Invece il vaccino è quello che non ti farà mai conoscere la malattia. Non solo: mentre protegge te, protegge gli altri. Tra i tanti abbiamo anche vaccini contro il cancro, come quello contro l’epatite B
A proposito di finanziamenti, forse è arrivato il momento di ripensare alle priorità in materia di spesa e di bilanci pubblici. “Investire in salute produce un impatto positivo olistico, con tante derive positive sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile”, sostiene Luppi. “Guardiamo solo all’impatto dell’innovazione farmaceutica in Italia: i risultati sono straordinari, non solo in termini di outcome clinici, grazie all’innovazione che è già in commercio, ma anche per i benefici che possono derivare per i pazienti italiani dalla sperimentazione clinica e dall’uso compassionevole dei farmaci, che rendono disponibile già oggi l’innovazione che arriverà nel futuro, per una risposta ancora più tempestiva ai bisogni di salute, anche grazie alle quasi duemila collaborazioni attive con ospedali e centri di ricerca”. La filiera della salute è un settore ‘sano’, la cui produttività in ricerca farmacologica sta raggiungendo traguardi storici, come nel 2023, con 55 nuove molecole approvate dalla Food and Drug Administration americana, il secondo miglior risultato negli ultimi 30 anni. E gioca anche un ruolo determinante e strategico nella crescita economica del Paese, tanto che il settore farmaceutico vale almeno il 2% del Pil. Ma, nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni, l’Italia deve aumentare la propria attrattività in quei settori che possono garantire un vantaggio competitivo, una crescita sostenibile nel Paese e importanti benefici per i pazienti. Secondo Nicoletta infatti, “le meritorie e apprezzate misure messe in atto, sino a ora, dal nuovo governo non sono sufficienti ed è cruciale la definizione di una nuova governance della spesa farmaceutica pubblica”.
Ogni anno la differenza tra la spesa effettiva e le risorse stanziate per la farmaceutica è superiore a 2 miliardi di euro, ma non certo perché spendiamo troppo, anzi. Basti pensare che la spesa farmaceutica italiana pro capite è inferiore del 22% alla media europea. Negli ultimi cinque anni è cresciuta del 2% all’anno, mentre altre voci di spesa pubbli-
ca sono aumentate del 4%; i prezzi dei farmaci sono più bassi rispetto ad altri paesi e i tempi di accesso alle nuove cure ancora troppo lunghi (14 mesi nazionali, più circa dieci mesi in media per l’introduzione nei prontuari regionali).
“Al nuovo governo riconosciamo di aver previsto, con l’ultima legge di bilancio, un significativo aumento delle risorse destinate alla Sanità pubblica”, sostiene la manager. “A differenza di altri paesi, il finanziamento straordinario che è stato allocato sulla sanità in ragione della pandemia non è stato distratto, ma è rimasto sulla sanità. E sono convinta che confronti semplicistici, come il rapporto del finanziamento della spesa sanitaria pubblica sul Pil, non siano indicatori attendibili o rappresentativi della realtà. Al tempo stesso, però, è innegabile che la crescita della spesa sanitaria pubblica in Italia sia stata inferiore, negli ultimi anni, a quella dei principali paesi dell’Unione europea: rappresenta una grave criticità anche in funzione dell’inverno demografico. La legge di bilancio 2024
po; una forza lavoro talentuosa e dotata delle competenze richieste dal settore; un ambiente di ricerca & sviluppo avanzato e un’efficace protezione dei diritti di proprietà intellettuale; un contesto favorevole per partnership pubblico-privato, un ecosistema di collaborazioni intersettoriali e open innovation in network”.
Ma Luppi ha le idee chiare anche su cosa bisognerebbe fare. “In quanto parte attiva e di valore dell’ecosistema della salute”, dice, “vogliamo essere anche portatori di proposte guidate da questo senso di responsabilità: chiediamo che la salute sia mantenuta in cima all’agenda politica e istituzionale. In Europa, guidando la revisione farmaceutica all’insegna del progresso, esattamente come riflesso nel position paper del governo italiano alle proposte della Commissione europea; in Italia, aumentando progressivamente le risorse destinate al Sistema sanitario nazionale, facendo leva sulle opportunità di ammodernamento e realizzando la trasformazione digitale, per fornire salute e servizi di alta qualità
1 MILIARDO 7 MILIARDI 31%
IL FATTURATO IN EURO DI MSD IN ITALIA. QUELLO GLOBALE
È DI 60 MILIARDI DI DOLLARI
IL PAYBACK IN EURO A CARICO DELLE AZIENDE FARMACEUTICHE
NEGLI ULTIMI SEI ANNI
ha previsto anche un ulteriore ribilanciamento dei tetti di spesa farmaceutica pubblica”, insiste Luppi. “Ma il peso del payback è diventato ormai insostenibile e difficilmente giustificabile alle nostre case madri. Negli ultimi sei anni, il payback a carico delle aziende farmaceutiche è stato pari a circa 7 miliardi di euro. E il 98% del payback è pagato dalle aziende a capitale estero. Il pagamento del payback è un segno tangibile del senso di responsabilità del settore e del superamento del periodo di conflittualità, a livello di ricorsi legali, che ha caratterizzato un periodo della recente storia”. La salute ha bisogno di investimenti e di innovazione. Ma l’innovazione, al tempo stesso, ha bisogno di un ecosistema attrattivo. E Luppi ha le idee chiare sulle azioni da intraprendere per incentivare l’innovazione e consentire al comparto delle life sciences di continuare a crescere. “C’è bisogno di una visione di medio-lungo periodo per il settore delle life sciences e un impegno, condiviso e stabile, da parte del governo e dell’industria; un ambiente conducive to innovation con incentivi garantiti nel tem-
LA QUOTA DEL FATTURATO CHE MSD INVESTE IN RICERCA
tempestivamente e per tutti. Auspichiamo, inoltre, l’adozione di una strategia italiana per le life sciences in grado di posizionare la ricerca e la filiera industriale sugli standard internazionali più avanzati, rendendo il Paese più attrattivo nei confronti degli investimenti esteri”.
Luppi è anche convinta che “sia necessaria la definizione di una nuova governance per il settore farmaceutico con un nuovo modello di finanziamento della spesa farmaceutica pubblica, che premi e incentivi l’innovazione, anche grazie all’inclusione dei farmaci con innovatività condizionata all’interno del Fondo per i farmaci innovativi, che è capiente. Inoltre, è necessario riconoscere nella spesa sanitaria un asset strategico per il Paese e, di conseguenza, rivedere i criteri di contabilizzazione almeno di una quota della spesa sanitaria - quella destinata all’immunizzazione - in conto capitale e non come spesa corrente perché mi vaccino oggi, per essere protetta per tutta la vita, come nel caso della prevenzione dei tumori correlati all’Hpv o nel caso della vaccinazione antipneumococcica”. F
ABBRACCIARE LA VITA
Grazie alla tecnologia Adc Dxd, Daiichi Sankyo sta rivoluzionando il settore dell’oncologia. “Operiamo per dare alle persone un tempo di buona qualità per stare con i loro cari e continuare a realizzare i loro sogni”, dice Mauro Vitali, head of oncology business division della consociata italiana del gruppo
Avere un impatto sulla vita dei pazienti oncologici, rivoluzionando gli attuali standard di cura con l’introduzione di terapie innovative e sempre più efficaci. È con questo obiettivo che Daiichi Sankyo opera per dare alle persone un tempo di buona qualità per stare con i loro cari e, in generale, continuare a realizzare i loro sogni.
Con oltre 120 anni di esperienza scientifica, il gruppo farmaceutico - per come lo conosciamo oggi - trae le sue origini dalla fusione del 2006 di due aziende giapponesi: Sankyo e Daiichi. La prima, fondata nel 1899 da Takamine Jokichi, inventore dell’adrenalina, nel tempo si era specializzata nella produzione di enzimi, vitamine e farmaci cardiovascolari; la seconda, nata nel 1910, pro-
duceva farmaci per la sifilide, l’asma e la tubercolosi e agenti emostatici. “Nel 1990 Sankyo acquisì anche un’azienda farmaceutica tedesca, con sede a Monaco, come porta d’accesso per l’Europa. Da Daiichi abbiamo ereditato i 40 anni di esperienza nella ricerca di terapie antitumorali”, dice Mauro Vitali, head of oncology business division di Daiichi Sankyo Italia, divisione che ha allargato anche da Roma a Milano la presenza del gruppo nel nostro Paese.
Dalle prime terapie per il tumore gastrointestinale, polmonare e mammario, e i primi preparati di interferone beta per il tumore al cervello, oggi Daiichi Sankyo, con circa 17mila dipendenti in tutto il mondo (di cui duemila in 14 paesi d’Europa), grazie alla creazione della tecnologia Adc Dxd (deruxtecan), sta cercando di rivoluzionare gli standard di cura di diversi tipi di tumore metastatico. “I nostri Adc (anticorpi monoclonali farmaco-coniugati) sono progettati per somministrare il trattamento direttamente al tumore, minimizzando l’impatto sui tessuti sani; sono composti da un anticorpo monoclonale progettato per riconoscere un bersaglio molecolare specifico espresso sulle cellule tumorali e dal deruxtecan, che comprende il DXd, un derivato dell’exatecano, dieci volte più potente del chemioterapico irinotecan e il linker, un legante stabile e contemporaneamente scindibile, che mantiene il DXd ancorato all’anticorpo fino all’internalizzazione dell’Adc nella cellula bersaglio”, spiega Vitali. Peraltro, grazie alla versatilità della tecnologia, il gruppo giapponese sta cercando di affrontare i bisogni di cura insoddisfatti dei pazienti oncologici in un ampio range di tumori, quali il cancro al seno, al polmone, allo stomaco, al colon-retto, alle ovaie e altri tumori solidi. Obiettivo che rispecchia la filosofia dell’azienda, soprattutto nell’ambito della ricerca, basata su tenacia e perseveranza nel superare gli ostacoli per ottenere un continuo miglioramento. Sentimento che nella cultura giapponese ha un nome: kaizen. “Da noi si riflette nel considerare la qualità di vita dei pazienti una priorità. Questa nuova tecnologia può contribuire a migliorare quella delle persone affette da tumore metastatico, non solo ad allungarne la sopravvivenza. E visto che il nostro obiettivo è portare le terapie oncologiche al
maggior numero di pazienti nel più breve tempo possibile, ragioniamo soprattutto in termini di collaborazione e partnership con chi ha i nostri stessi obiettivi”, precisa Vitali, che identifica altri tre valori imprescindibili: “Integrità, inclusione e senso di responsabilità. Quest’ultimo, in un settore cruciale come quello della salute, deve permeare ogni decisione e attività”. Anche e soprattutto guardando alla ricerca e alle risorse impiegate per dar vita a tecnologie e soluzioni innovative per migliorare la vita delle persone. Basti pensare che il gruppo, tra il 2021 e il 2026, investirà a livello globale 11 miliardi di euro in ricerca e sviluppo - si tratta di più del 24% del suo fatturato annuo - e 1 miliardo di euro per espandere il suo
unico impianto produttivo europeo di Monaco, per aumentare la capacità di produzione dei suoi Adc. “Sarà completato entro il 2026 e diventerà un centro di innovazione internazionale con laboratori dedicati alle nuove terapie antitumorali. Qui si svolgeranno anche attività di ricerca e sviluppo, come la formulazione di dosaggi aggiuntivi, la definizione di processi produttivi per principi attivi su scala industriale e lo sviluppo di nuovi metodi di analisi per garantire la qualità dei prodotti, oltre a rafforzare i sistemi logistici e consentire l’implementazione di ulteriori meccanismi di sostenibilità ambientale”, sottolinea
Vitali.
Con ricavi stimati per il 2023 in circa 10 miliardi di euro e un risultato operativo del 12%, Daiichi Sankyo non sta guardando solamente al settore degli Adc, dove, secondo l’ultimo rapporto indipendente di GlobalData, entro il 2029 sarà di gran lunga la forza dominante, con quasi 11 miliardi di dollari di vendite annuali globali, ma anche alle opportunità offerte dall’intelligenza artificiale, che è destinata a giocare un ruolo cruciale anche in ambito sanitario e farmacologico. “In oncologia l’IA ha enormi potenzialità, ma è ancora sottoutilizzata e limitata alla diagnostica e all’interpretazione degli screening. Eppure potrebbe fornire informazioni utilissime sulla genomica dei tumori, in chiave sia preventiva che terapeutica. Perché l’IA realizzi il suo pieno potenziale ci sono ancora due grandi sfide da vincere a livello internazionale: il primo è di natura legislativa, perché non esiste ancora una regolamentazione specifica sull’uso di questi dati che consenta di uniformare le valutazioni cliniche; il secondo riguarda la formazione degli oncologi, che devono arrivare a utilizzare questo strumento in maniera critica e sicura, in modo che uomo e macchina lavorino insieme per ottenere migliori risultati per i pazienti. In Italia, invece, stiamo agendo come facilitatori del dibattito nazionale e internazionale su come l’IA e le innovazioni tecnologiche nel prossimo decennio potranno integrarsi nel processo di prevenzione, diagnosi e cura dei pazienti oncologici”. Un esempio è il supporto della filiale italiana del gruppo all’evento Next Oncology di ottobre a Milano, il primo convegno al mondo che ha unito medici, biologi, scienziati, ricercatori, ingegneri, fisici e altri esperti internazionali di vari settori, “per creare uno spazio multidisciplinare unico in cui far convergere la ricerca oncologica e lo sviluppo tecnologico e trovare soluzioni concrete e sempre più mirate ai bisogni del paziente”. F
The Investigation
Tutti in DIFESA
La guerra in Ucraina ha spinto l’Europa al riarmo. Alcune aziende del settore, tra cui l’italiana Leonardo, hanno visto triplicare o quadruplicare il valore delle loro azioni. L’aumento della domanda, però, ha anche evidenziato le lacune di un’industria impreparata a un conflitto di terra ad alta intensità. Ora i governi devono trovare un modo per risolvere l’emergenza. Tra le opzioni c’è anche il debito comune, la strada suggerita da Mario Draghi
“Fino a poco tempo fa ci accusavano di essere dannosi, volevano cancellarci, ma ora le cose sono cambiate radicalmente”. Così commentava Armin Papperger, l’amministratore delegato di Rheinmetall, il gigante tedesco della produzione di armamenti, di fronte alla svolta epocale della Germania in materia di difesa. Era il giugno del 2022 quando il governo del cancelliere Scholz annunciò un investimento di 100 miliardi di euro per spese militari in risposta alla guerra condotta da Putin in Ucraina. Oggi l’azienda tedesca si trova tra i protagonisti del riarmo europeo, con il valore delle sue azioni quadruplicato dal 2022. Questo aumento riflette il fervore delle sue fabbriche: Rheinmetall è uno dei principali fornitori europei di proiettili d’artiglieria da 155 millimetri, una risorsa di cui l’Ucraina, in grave carenza di munizioni, ha un disperato bisogno. Entro il 2026 il gruppo tedesco dovrebbe essere in grado di produrre 700mila colpi all’anno, contro i 70mila precedenti all’aggressione dell’Ucraina.
Anche altre aziende, come la britannica Bae Systems, la francese Nexter e il gruppo Nammo, di proprietà dei governi finlandese e norvegese, stanno aumentando la loro produzione per far fronte alla domanda. Quella ucraina è una guerra che consuma artiglieria, missili, droni, sistemi di difesa aerea, lanciarazzi, carrarmati. E sta trasformando le società di armi europee. Il continente si trova di fronte uno storico crocevia: a est c’è la Russia di Putin, autoritaria e bellicosa – quest’anno destinerà il 7% del Pil al budget
militare, un terzo della spesa pubblica –; a ovest c’è l’incertezza per un ritorno di Donald Trump, che non solo sta impedendo nuovi aiuti all’Ucraina, ma ha anche messo in discussione l’articolo 5 del trattato Nato sulla difesa collettiva. In questo scenario i governi europei stanno aumentando gli investimenti militari e i produttori di armi reagiscono di conseguenza. I nuovi ordini delle sette principali aziende del settore, tra cui Bae Systems, Saab, Rheinmetall e l’italiana Leonardo, hanno raggiunto la cifra quasi record di oltre 300
miliardi di euro. Sul podio dei guadagni in Borsa, al secondo posto si colloca la svedese Saab, il cui fiore all’occhiello è il jet da combattimento Gripen. Ma è un’altra l’arma che ha reso protagonista l’azienda in tempi più recenti: il lancia missili anticarro Nlaw. Leggero e maneggevole, in Ucraina è stato spedito in migliaia di esemplari che hanno inflitto perdite devastanti ai carri armati russi. E contemporaneamente hanno fatto impennare le azioni Saab. Una variazione di prezzo del 240% negli ultimi due anni, stando al Msci World Aerospace and Defense, un indice internazionale che misura la performance del mercato aerospaziale e della difesa. Altri prodotti Saab risultati decisivi includono i radar per la difesa aerea, impiegati dagli ucraini per contrastare gli attacchi di Mosca.
La terza azienda per guadagni azionari è l’italiana Leonardo,
Armin Papperger, amministratore delegato di Rheinmetall. Nell’altra pagina, il modello Rescue del Mission Master, veicolo terrestre modulare senza pilota per il recupero delle truppe ferite prodotto dal colosso tedesco.
con una variazione di prezzo del 198%. Leonardo, come spiega il Financial Times, è sotto i riflettori anche per l’aumento degli ordini ricevuti da Mbda, il principale produttore europeo di missili, società controllata insieme ad Airbus e Bae Systems. Nel 2022 Mbda ha ottenuto commesse per 9 miliardi di euro. Nel 2023 ha firmato contratti per 6 miliardi di sterline (7 miliardi di euro) con la Polonia per apparecchi di difesa aerea e con Francia e Germania per aumentare la produzione. “Stiamo assistendo a una rapida evoluzione delle minacce e l’industria deve adeguarsi per affrontarle. Le attrezzature per la difesa aerea sono molto richieste”, ha spiegato Eric Béranger, amministratore delegato di Mbda. Anche Nexter ha aumentato la produzione dell’obice Caesar, un pezzo d’artiglieria a lungo
“Non si può escludere che entro cinque anni la Russia metterà alla prova l’articolo 5 e la solidarietà della Nato”, ha detto il ministro della Difesa danese, Troels Lund Poulsen. Anche per il suo omologo tedesco, Boris Pistorius, “potremmo trovarci in pericolo entro la fine di questo decennio”
raggio rivelatosi molto utile per gli ucraini sul terreno di battaglia.
La guerra spinge anche gli ordini di fornitori di esplosivi e propellenti, come quelli della società britannica Chemring e della francese Eurenco. In generale, spiega il Ft, i produttori di armi europei hanno guadagnato in Borsa più dei loro colleghi americani. Ma se la guerra sta trainando i titoli azionari, sta anche mettendo a nudo le lacune del settore della difesa europeo. Un’industria che non aveva previsto e non
era preparata a un conflitto di terra ad alta intensità, che nel continente non si combatteva dai tempi della Seconda guerra mondiale. Questo si vede, ad esempio, nei colpi d’artiglieria. La scorsa primavera l’Europa aveva promesso di fornire all’Ucraina un milione di proiettili da 155 millimetri, ma ne arriveranno al massimo la metà. Come risolvere l’emergenza? Una proposta è cercare forniture all’esterno dell’Unione europea. La Repubblica Ceca dice di aver ‘identificato’ 800mila
colpi disponibili subito e ha chiesto di acquistarli con uno schema comune. La somma necessaria non è così elevata: 1,5 miliardi di euro. Considerando che la Corea del Nord ha dato a Putin un milione e 500mila proiettili, se l’Europa fallisse sarebbe imbarazzante. Nel frattempo gli aiuti americani tentennano e i russi guadagnano terreno. La città di Avdiivka, in Donbas, caduta a febbraio, la prima vittoria in nove mesi dei russi, è stata abbandonata per carenza di munizioni, con gli ucraini che ora stanno razionando i proiettili. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha detto che, per la fine del 2025, l’Europa sarà in grado di produrre a un ritmo di due milioni di colpi d’artiglieria l’anno, grossomodo allo stesso livello degli Stati Uniti. Per Kiev rischia di essere trop-
po tardi. Ma c’è chi si dichiara comunque ottimista. In un’intervista all’Economist, Boris Pistorius, il ministro della Difesa tedesco, ha insistito sul fatto che la produzione europea di armi sta aumentando “il più velocemente possibile” e si è detto “molto fiducioso” sul fatto che l’Europa possa colmare eventuali buchi lasciati dall’America. La cosa certa, però, è che per rafforzare l’esercito serve parecchio denaro. In realtà sono ormai diversi anni che l’Europa sta spendendo di più. C’è uno spartiacque temporale: il 2014, l’anno in cui la Russia ha annesso la Crimea e sostenuto con l’esercito i separatisti del Donbas, già abbondantemente infiltrati da forze russe. In quell’anno solo tre membri della Nato avevano raggiunto l’obiettivo di spendere il 2% del Pil per la difesa. L’anno scorso lo hanno fatto 11 paesi, dieci dei quali in Europa, e quest’anno dovrebbero raggiungere la soglia almeno 18 dei 28 membri europei dell’alleanza. Il problema è che questa crescita arriva dopo un lunghissimo periodo di pace in cui gli eserciti sono stati trascurati. Nel 2022, nonostante otto anni di continui aumenti, la spesa dei membri europei della Nato non superava, in termini reali, quella del 1990. Quest’anno raggiungerà circa 380 miliardi di dollari, che a parità di potere d’acquisto è più o meno lo stesso budget della Russia, secondo calcoli dell’Economist
Un altro problema è che le forze armate europee valgono meno della somma delle loro parti e la potenza di combattimento è relativamente debole per quel livello di spesa. Alcuni esperti dicono che, senza l’America, l’Europa oggi sarebbe
nei guai. In un conflitto convenzionale con la Russia non potrebbe difendersi da sola, dice Claudia Major, analista dell’Istituto tedesco per gli affari internazionali e di sicurezza, come riporta il New York Times. Altri analisti affermano che l’Europa potrebbe difendersi bene nel breve periodo, ma avrebbe difficoltà a gestire una guerra d’attrito lunga e ad alta intensità. Seguendo questa logica, indirizzare il 2% del
Pil alla difesa rischia di non essere sufficiente. Il governo tedesco, ad esempio, afferma che la Germania dovrà spendere il 3,5% affinché le forze armate possano ripristinare le proprie capacità di combattimento. I soldi servono per colmare le lacune del passato e rimpiazzare il materiale spedito in Ucraina, ed è uno stato di cose comune a molti paesi europei. Questi requisiti di budget potrebbero essere inferiori se ci
fosse meno frammentazione tra i 27 eserciti dell’Unione europea (diverse modalità di acquisto, diverse attrezzature, a volte capacità che si sovrappongono). Poi c’è da considerare che i fabbricanti d’armi, anche volendo aumentare la produzione, fanno fatica a reagire prontamente. “Gli eserciti bonsai dell’Europa hanno alimentato industrie bonsai”, spiega Christian Mölling, un altro esperto del think tank Consiglio tedesco per le relazioni estere. Va detto, però, che anche la Russia ha subito perdite enormi in Ucraina, e ci vorrà tempo prima che Mosca possa ricostituire le forze e minacciare l’Europa. Analisti e governi parlano di un intervallo che va da tre a otto anni. “Non si può escludere che entro cinque anni la Russia metterà alla prova l’articolo 5 e la solidarietà della Nato”, ha detto il ministro della Difesa danese, Troels Lund Poulsen. Gli ha fatto eco
il suo omologo tedesco, Pistorius: “Le minacce di Putin contro gli stati baltici, la Georgia e la Moldavia vanno prese molto sul serio. Potremmo trovarci in pericolo entro la fine di questo decennio”. Proprio entro la fine del decennio, secondo il rapporto annuale dell’intelligence estone, la Nato dovrà tener testa a “un esercito di massa in stile sovietico”. Il problema è capire come la Nato arriverà a quell’appuntamento. Se l’impegno americano si ridurrà, l’Europa dovrà rafforzare la propria deterrenza. Come faranno i paesi a rispettare impegni più ambiziosi? Un budget militare più alto comporta scelte difficili. Facciamo l’esempio di paesi come Francia, Germania, Spagna e Italia. Hanno già tasse pesanti, dunque è complicato raccogliere ancora denaro con l’imposizione fiscale. Potrebbero essere costretti a ridefinire le priorità, spostando la spesa dal welfare alla difesa. Secondo
Paesi come Francia, Germania, Spagna e Italia hanno già tasse pesanti, perciò faticherebbero a raccogliere denaro con l’imposizione fiscale per potenziare gli armamenti.
I governi potrebbero essere costretti a ridefinire le priorità, spostando la spesa dal welfare alla difesa
i calcoli dell’Ifo Institute, un centro di ricerche economiche con sede a Monaco, per arrivare al 3% del Pil in difesa, il budget per tutto il resto dovrà diminuire del 3% in Germania e in Italia e del 2% in Gran Bretagna e Francia. Carri armati al posto di sussidi e pensioni. Che cosa diranno gli elettori? In teoria un tipo di spesa duratura come quella per l’esercito andrebbe finanziata con le tasse. Ma in uno scenario che richiede investimenti rapidi potrebbe essere fatta un’eccezione. Il regolamento fiscale della zona euro, secondo l’Economist, consentirebbe un certo spazio di manovra. Paesi poco indebitati non avrebbero problemi a
ottenere nuovi prestiti, anche se la Germania deve sbloccare il freno che si è autoimposta con una legge costituzionale. Mettiamoci invece nei panni dell’Europa meridionale. Lì c’è meno margine per prendere nuovo denaro a prestito. E questo ci porta all’ultima opzione: debito comune europeo, la strada indicata da Mario Draghi in un articolo l’anno scorso sull’Economist e più di recente a una conferenza della National Association for Business Economics a Washington. “Anche i più duri isolazionisti devono rendersi conto che ogni paese europeo è troppo piccolo per stare da solo”, ha detto Draghi. “Possiamo fare ulteriori
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passi avanti finanziando una quota maggiore di investimenti in modo collettivo”. Soprattutto in paesi che spendono poco in difesa – l’Italia è uno di questi, con l’1,5% del Pil – c’è la speranza che il debito europeo possa sostituirsi alle casse statali. Ma è una speranza o un’illusione? Ursula von der Leyen sembra aver aperto a questa possibilità quando ha detto che l’Europa dovrebbe fare acquisizioni congiunte di armi finanziandole con debito comune. Ma a ben vedere si tratta probabilmente solo di incentivi. Ciò significa che ogni stato membro deve avere il proprio budget per partecipare agli acquisti. Nel 2022 l’Italia si è impegnata a spendere il 2% del Pil in difesa entro il 2028. In Parlamento votarono tutti a favore, tranne il Movimento 5 stelle. Il consenso europeo è che a quel traguardo i paesi debbano arrivare con le proprie forze, e anche per investimenti ulteriori meglio non affidarsi troppo a piani collettivi. “Per l’Italia puntare sul debito comune per finanziare la difesa è un vicolo cieco”, ci spiega Alessandro Marrone, capo del programma Difesa dell’Istituto Affari Internazionali (Iai), uno dei principali think tank italiani di politica estera. “È un’illusione che non trova riscontro nella volontà politica degli altri paesi e delle istituzioni europee”. Alle società della difesa servono ordini duraturi per aumentare la produzione in modo significativo. Per ora basta la crescita attuale. Ma quanto durerà il boom in Borsa? F
Geopolitica
La frenata TEDESCA
Fino a pochi anni fa era la locomotiva d’Europa. Nel 2023 la Germania è stata invece la peggiore tra le economie avanzate. Nell’ultimo trimestre il Pil è sceso dello 0,3%.
La fornitura di materie prime dalla Russia si è interrotta, la Cina è diventata un concorrente oltre che un partner commerciale. E sullo sfondo c’è la necessità del riarmo
Zeitenwende. Svolta epocale.
Così si era espresso il cancelliere tedesco Olaf Scholz al Bundestag, il 27 febbraio 2022, pochi giorni dopo l’attacco russo all’Ucraina. In questa occasione annunciava la creazione, per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale, di un fondo speciale da 100 miliardi di euro per il potenziamento e l’ammodernamento delle forze armate tedesche. A distanza di oltre due anni, la Bundeswehr, l’esercito di Berlino, versa ancora in condizioni critiche. Intanto la Germania ha chiuso il 2023 in recessione ed è stata la peggiore tra le economie avanzate. L’ex locomotiva d’Europa è improvvisamente diventata il malato d’Europa, come testimonia il -0,3% del Pil nell’ultimo
trimestre, comunicato dall’ufficio federale di statistica Destatis. L’invasione russa ha minato le fondamenta su cui si era costruita la potenza economica della Germania: importazione di materie prime (soprattutto gas) a basso prezzo dalla Russia ed esportazioni verso la Cina. L’economia tedesca, prima manifattura d’Europa, basa il 45% del suo Pil sulle esportazioni. La sua industria, poi, è la più energivora d’Europa e consuma quasi il doppio di
Nonostante 200 miliardi di euro di aiuti statali per combattere i rincari energetici, la produzione industriale tedesca segna un -5% rispetto ai valori raggiunti prima del febbraio 2022, contro un +1% della Francia e un -2% dell’Italia
quelle di Francia e Italia. Prima del febbraio 2022 il 45% del fabbisogno di gas e il 25% di quello di petrolio erano soddisfatti da risorse provenienti dalla Russia. La stabilità delle forniture, cementata anche dall’iniziativa di Gazpron di nominare l’ex cancelliere Gerhard Schröder alla presidenza del gasdotto Nord Stream, ha spinto la Germania a dubbie scelte di politica energetica. Dall’inizio degli anni Duemila Berlino ha progressivamente
abbandonato la produzione di energia nucleare per puntare sulle più volatili fonti rinnovabili. L’ostracismo verso la Russia di Putin ha sconvolto il paradigma.
Nonostante circa 200 miliardi di euro di aiuti statali per combattere i rincari energetici, la produzione industriale tedesca segna, secondo i dati Eurostat, un -5% rispetto ai valori raggiunti prima del febbraio 2022, contro un +1% della Francia e un -2% dell’Italia. Il settore automobilistico ha registrato un calo della produzione del 35% nel triennio 2020-2022. L’amministratore delegato del gruppo Volskwagen, in un’intervista all’Economist, nel luglio 2023 ha rimarcato come sia in gioco “il futuro di Volskwagen stessa” e che la Germania rischia di
non produrre più auto in futuro. La causa di questa frenata va ricercata anche nel rallentamento del primo mercato di sbocco per l’export tedesco: la Cina. Bmw e Mercedes vendevano il 30% delle loro auto nel paese asiatico, per Volskwagen dal mercato cinese arrivavano la metà dei profitti annui. Il calo dei consumi cinesi, unito alla nascente concorrenza dei marchi automobilistici locali, specialmente nell’elettrico, ha avuto un impatto pesante sui produttori tedeschi.
Inoltre i mutati scenari geopolitici hanno influito sul rapporto con la Cina. Nel documento Strategia sulla Cina, redatto nel luglio 2023, il governo Scholz prende atto di come il paese asiatico sia cambiato e di come, di conseguenza, debba cambiare anche l’atteggiamento tedesco nei suoi confronti. Pechino non viene più vista solo come un partner commerciale indispensabile, ma anche come un concorrente, se non un avversario. Berlino non parla, però, di decoupling (disaccopiamento), ma di derisking, per evitare una dipendenza dalla Cina per le materie prime critiche e la tecnologia, come avvenuto con Mosca sul gas. Nel primo semestre 2023 si è già assistito a un calo del 10,5% del commercio con Pechino. Rompere il cordone ombelicale dal primo partner commerciale della Germania, con un interscambio nel 2022 di oltre 300 miliardi di
dollari, non è immediato né semplice. Inoltre potrebbe rivelarsi dannoso per la stessa economia tedesca. Per quanto riguarda la sicurezza, da oltre 70 anni Berlino ha ‘esternalizzato’ la sua difesa agli Stati Uniti, presenti nel paese con oltre 35mila militari. Oggi, però, la minaccia russa è reale, come affermato a dicembre 2023 dal capo di stato maggiore della
Difesa Carsten Breuer: “La Germania deve abituarsi all’idea che un giorno dovrà condurre una guerra difensiva contro la Russia”. Inoltre gli Stati Uniti non sembrano più così propensi a farsi carico da soli della difesa della Nato. La Germania, perciò, è chiamata a un potenziamento delle sue forze armate per raggiungere l’obiettivo stabilito dall’alleanza del 2% del Pil per le spese
militari, mai nemmeno avvicinato negli ultimi anni. Un aumento di 1,7 miliardi di euro per la Difesa è appena sufficiente a coprire gli aumenti salariali del personale. Per di più, secondo rapporti presentati al Bundestag, solo la metà degli equipaggiamenti militari è davvero funzionante. Per esempio, su 350 carri Puma, solo 150 sono pronti all’uso, come solo nove elicotteri Tiger su 50. L’incremento degli effettivi, da 184mila a oltre 200 mila soldati, non è mai avvenuto. Secondo una stima presentata dalla parlamentare dell’Spd Eva Hogl, servirebbero almeno 300 miliardi di euro per colmare le lacune dell’esercito. Un cifra enorme, che però, se spesa solo in piccola parte, potrebbe aiutare anche la ripresa dell’economia. La difesa oggi non si basa
più solo su armi e proiettili, ma anche su intelligenza artificiale, big data e dispositivi tecnologici.
La ricerca e gli investimenti in questi campi potrebbero portare immensi benefici anche a tanti altri settori, per il doppio uso militarecommerciale di molte tecnologie.
Per ripartire, quindi, quella che fino a un paio d’anni fa era la locomotiva d’Europa deve ripensare il suo modello economico e di difesa. Una Germania debole economicamente è un danno per l’Ue intera, perché Berlino è il primo partner commerciale di quasi tutti i paesi membri. Una debolezza militare tedesca, poi, non aiuta la creazione di una difesa comune europea indipendente dalla Nato. La ripartenza di Berlino è nell’interesse non solo dei tedeschi, ma di tutti gli europei. F
Innovazione, strategie di business, finanza. Ma anche sci, sport invernali e turismo in montagna. Le strade di Massimo De Iasi, ceo di Socotec Italia, e del campione di sci
Giorgio Rocca s’incontrano sul Cervino tra neve, investimenti e nuovi progetti
INTESA ad alta quota
MMolti imprenditori, quando devono progettare il futuro della propria azienda, si ritirano in luoghi isolati, lontani dagli impegni della quotidianità, per lasciare che la mente lavori libera. Perfino Bill Gates sostiene che le think week, in italiano ‘settimane in cui pensare’, siano fondamentali per sopravvivere allo stress e per prendere le decisioni giuste: il miliardario americano, due volte all’anno, si ritira infatti in una casetta di due piani sull’Oceano Pacifico, in una località segreta, verosimilmente non troppo lontana da Seattle. Si porta un sacco di paper che contengono le proposte dei suoi migliori programmatori su come rivoluzionare il mondo e, mentre guarda le onde infrangersi sulla West Coast, li legge, anche per 18 ore consecutive. Massimo De Iasi non ha fondato la Microsoft e al mare preferisce di gran lunga la neve. Ma proprio come Gates ha bisogno di ritirarsi dal caos degli uffici ogni volta che deve mettere a punto le strategie operative della divisione italiana di Socotec, colosso mondiale che si occupa di ispezioni, diagnostica e certificazioni per i settori infrastrutture, ambiente e sicurezza. “M&a, strategie di business, stati di emergenza: ogni decisione per la mia azienda l’ho presa durante i miei week-end a St. Moritz, sulle vette del Cervino, con gli sci ai piedi”. E proprio lì, a quattromila metri di altitudine, ha conosciuto Giorgio Rocca, l’ex sciatore alpino vincitore di 11 gare di Coppa del Mondo e di una Coppa del Mondo di slalom speciale, che sulla neve ci è nato, ma che da qualche anno sta dedicando sempre più tempo a business plan, ricavi e fatturato. “Nel 2010 ho fatto il mio ultimo slalom alle Olimpiadi di Vancouver”, afferma Rocca. “Tornato a casa, avevo tre figli da mantenere e non potevo di certo starmene a casa senza far niente. Così ho deciso di fondare la Giorgio Rocca Ski Academy”. Sci e impresa: due mondi lontani che, nella storia di De Iasi e Rocca, diventano vicini, quasi complementari. “Oggi per tenere in piedi un’azienda bisogna puntare su sostenibilità, innovazione, intelligenza artificiale. Ma per eccellere bisogna pensare out of
the box, bisogna uscire dalla comfort zone”, continua De Iasi. “Il mio obiettivo è quello di investire nello sci e creare un binomio composto da sci e finanza. Sia perché il richiamo della montagna per me è forte, sia per il ritorno economico che un investimento del genere potrebbe generare: oggi la mentalità nel fare impresa è cambiata e se, non mixi due sistemi diversi, non otterrai mai il massimo risultato”. Diversificare, per un imprenditore, diventa un modo per alimentare le proprie passioni, oltre che per aprire i propri capitali a nuovi settori d’investimento. Per Rocca, come per tutti gli sportivi professionisti arrivati a fine carriera, è una necessità. “È dura fare a meno di quell’adrenalina che ti dà una gara, della gloria che ti spetta dopo averla vinta”, dice. “Eppure a un certo punto devi fare i conti con la realtà. E oggi, dopo 14 anni da imprenditore, posso dire che quel brivido lungo la schiena, o almeno qualcosa di simile, lo sto provando di nuovo grazie alla mia academy. Ricevere il feedback positivo del cliente, sapere che ha imparato qualcosa e che è stato felice mi fa stare bene. Mi trasmette un’emozione”.
A proposito di diversificazione, oggi la Giorgio Rocca Ski Academy non si occupa soltanto di sci. Offre esperienze a 360 gradi sulla montagna per tutte le stagioni, dagli sport invernali alla mountain bike. Ha una media house interna che produce contenuti per gli sponsor e per i clienti, che possono ricondi-
“La soddisfazione per me è quando prevedi alcuni eventi finanziari e riesci a trarne vantaggio per la tua azienda. Indovinarli tutti è impossibile. Anche sulle piste cerco
di sciare come Giorgio, che per me rappresenta la perfezione, ma non raggiungerò mai il suo livello”
videre i video delle loro discese sui propri social o semplicemente tenerli come ricordo. Ha sedi a St. Moritz, Crans Montana, Livigno, Cervinia, Madonna di Campiglio e Couchevel e vuole diventare un riferimento di alto livello nelle migliori località turistiche. L’obiettivo, per Giorgio Rocca, è quello di puntare più in alto possibile, proprio come ha fatto nella sua carriera. “Se vuoi diventare un campione in questo sport devi avere come obiettivo quello di diventare il migliore. Se non arrivi primo, nessuno si ricorderà di te. E devi lavorare con rigore, facendo sacrifici, tro-
APRILE, 2024
vando la motivazione ed essendo pronto anche all’eventuale sconfitta”, afferma Rocca. “Proprio come nel mondo dell’imprenditoria e della finanza”, risponde De Iasi. “Oggi, come Socotec Italia, siamo presenti sui principali progetti italiani a livello di infrastrutture: il ponte sullo stretto, la Torino-Lione, il Brennero. Stiamo lavorando moltissimo e chiuderemo, a livello di gruppo, con 1,3 miliardi di euro di fatturato e 225 milioni di ebitda. Cento milioni di fatturato e 25 di ebitda per quanto riguarda invece la divisione italiana. Eppure mi sembra sempre di poter migliorare qualcosa”.
Perché in fondo, sciare e fare l’imprenditore non sono due cose così distanti. “In tutti e due ricerchi la soddisfazione, l’appagamento”, dice Rocca. “Ma in entrambi devi anche saperti accontentare. Sulle piste ricerchi la curva perfetta, che poi ti rendi conto che non esiste. Non esiste perché ti sembrerà sempre che avresti potuto farla meglio. E poi lo sci è uno sport con molte variabili, tra la neve, le condizioni meteo e le persone che percorrono la pista prima di te, cambiando quel cumulo di neve che avevi immaginato”. La capacità di adattamento, del resto, è fondamentale tanto per uno sciatore quanto per chi vuole guidare la sua azienda sul terreno della finanza. “Al di là di alcuni aspetti esterni che non puoi ipotizzare, come la pandemia o le guerre, l’imprenditore deve pensare ad aspetti intrinsechi, come l’inflazione, che può invece controllare”, afferma De Iasi. “La difficoltà sta nel capire la portata, la durata, l’estensione e le conseguenze di questi eventi. Se metti tutto in un mixer, ti renderai conto che non vince chi ha indovinato tutto, ma chi ha sbagliato meno. La soddisfazione per me è prevedere alcuni eventi finanziari e riuscire a trarne vantaggio per l’azienda. Indovinarli tutti è impossibile. Anche sulle piste cerco di sciare come Giorgio, che per me rappresenta la perfezione, ma non raggiungerò mai il suo livello”.
Rocca, prima di affrontare uno slalom, era solito visualizzare la pista e le porte, calcolando al centimetro le curve che avrebbe fatto, immaginando i movimenti e accompagnandoli con le mani. “Una volta imparato a fare questo esercizio mentale, quando affronti la gara ti sembra di averla già fatta mille volte”. Anche nel futuro della sua academy prevede ostacoli da superare e imprevisti imponderabili. Ma con la perseveranza, il rigore e il sacrificio è sicuro di superarli tutti, o quasi. De Iasi invece continuerà a inseguire il suo maestro alla ricerca della curva perfetta. Le loro strade si incontreranno, oltre che sulle piste, anche nel mondo degli investimenti? Questo devono ancora deciderlo. Sicuramente il Cervino porterà loro consiglio. Come ha sempre fatto finora. F
L’uomo dei due unicorni
A 21 anni il magnate trumpiano Palmer Luckey ha venduto a Facebook la sua prima startup, Oculus Vr, per 2 miliardi di dollari. Quando Zuckerberg lo ha cacciato, ha fondato Anduril, un’azienda di tecnologie militari. Ora è in trattativa per raccogliere fondi a una valutazione di 10 miliardi
AA 31 anni, con un patrimonio stimato da Forbes in 2,3 miliardi di dollari, Palmer Luckey ha già nel suo curriculum imprenditoriale due unicorni, cioè startup la cui valutazione ha superato il miliardo di dollari. Se la seconda è piuttosto recente - un’azienda che progetta apparecchiature militari all’avanguardia -, a fare impressione è la prima. Per i tempi in cui è nata, per il tema che ha sviluppato e per l’età che aveva Luckey quando ha deciso di provare per davvero a fare l’imprenditore.
Quella di Luckey è la storia di un visionario e di un uomo controverso, che prima ha fatto affari con Facebook, vendendole a peso d’oro la sua prima startup, per poi essere licenziato a causa delle sue posizioni politiche, apertamente favorevoli a Donald Trump. Nulla di tutto questo, però, scalfisce il talento imprenditoriale del nativo di Long Beach, in California.
Un talento dimostrato anche da un numero: in soli 600 giorni Luckey è passato dal lanciare un crowdfunding per la sua prima startup a venderla a Facebook per 2 miliardi di dollari. Segmento di mercato la realtà virtuale, tema che oggi è centrale, ma era molto più marginale una quindicina di anni fa. La realtà virtuale è entrata nella testa di
Luckey grazie a Star Trek e Matrix e all’influenza dei genitori, che, racconta l’edizione americana di Forbes, decisero di istruire a casa Palmer e le tre sorelle, sotto le attenzioni della mamma, casalinga. Oltre alle lezioni, Luckey aiutava anche il padre, un venditore d’auto, lavorando su alcune macchine nel garage di casa. Si appassionò a quel processo di montaggio, smontaggio e studio degli oggetti più disparati, a cui unì un grande amore per i videogiochi. Al college scelse una laurea in giornalismo che non completò, perché nel frattempo l’imprenditoria aveva fatto irruzione nella sua vita.
Come tanti adolescenti americani, Luckey cercava di tirare su qualche dollaro extra. Nel suo caso, però, qualche dollaro divenne decine di migliaia, soprattutto grazie all’acquisto di iPhone rotti che riparava e rivendeva. Nell’estate del 2011 ottenne un lavoro part-time con il pioniere della realtà virtuale Mark Bolas nel suo laboratorio della University of Southern California. Bolas e i suoi studenti avevano trascorso anni a perfezionare i visori e tutte le loro innovazioni erano open source. Luckey acquisì conoscenze, studiò la tecnologia e le applicò rapidamente al proprio lavoro sperimentale su prototipi di visori, che portava avanti da quando aveva 16 anni.
Nel 2016, in seguito a una donazione di 10mila dollari in favore di un comitato anti-Hillary Clinton, Facebook decise di licenziare Luckey in mezzo a feroci polemiche
Nell’aprile 2012, a 19 anni, Luckey completò il sesto prototipo del suo visore, fatto in casa e sostanzialmente da autodidatta. Per migliorarlo si affidò a forum e chat frequentati da altri esperti e appassionati del settore. Uno di questi era John Carmack, leggendario programmatore di videogiochi, a cui Luckey inviò uno dei suoi prototipi. Carmack fu entusiasta e così, a luglio, nacque Oculus Vr. Per darsi una spinta ulteriore, Luckey lanciò una campagna di crowdfunding per raccogliere 250mila dollari, superato in meno di due ore. In un mese i fondi arrivarono a quasi 2,5 milioni e la realtà virtuale divenne una startup del mondo reale.
Carmack lasciò il suo lavoro per unirsi a Palmer e alla sua Oculus. Intanto i round di investimento si susseguirono. A fine 2013 i milioni raccolti erano più di 90 e la valutazione della startup sul mercato era già nell’ordine dei 300 milioni di dollari. Nonostante avesse realizzato solo prototipi, l’azienda attirò le attenzioni di Facebook e di Mark Zuckerberg, che contattò Luckey via email e a gennaio 2014 andò negli uffici della startup per provare di persona il visore. Risultato: Zuckerberg annuncio l’acquisto di Oculus Vr, che pure non aveva ancora un prodotto sul mercato. Il valore dell’operazione era di 2 miliardi di dollari. Nel 2016, in seguito a una donazione di 10mila dollari in favore di un comitato anti-Hillary Clinton, Facebook decise di licenziare Luckey in mezzo a feroci polemiche. Lui non rimase fermo per troppo tempo: già nel 2017 fondò Anduril (dal nome della spada di Aragorn nel Signore degli Anelli), una startup finanziata dalla società di venture capital Founders Fund e dedicata alla tecnologia militare d’avanguardia, con cui si è aggiudicato appalti da miliardi di dollari con il Pentagono. La startup è arrivata così a una valutazione di 8,5 miliardi.
Tra i contatti che Luckey ha creato grazie ad Anduril c’è anche quello con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, come raccontato dall’imprenditore a Wired nel 2022: “Ci ha contattato nel 2020, molto in anticipo rispetto alla maggior parte dei leader mondiali, in un momento in cui la gente non credeva nell’applicazione delle tecnologie autonome alla guerra”.
Come riportato di recente da Bloomberg, Anduril ora sarebbe in trattativa per raccogliere dai 400 ai 500 milioni di dollari in finanzia -
menti, per una valutazione di circa 10 miliardi. Invece di ricorrere a un round di finanziamento tradizionale, Anduril potrebbe raccogliere fondi come debito destinato a convertirsi in azioni, con una valutazione futura di 10 miliardi, in caso di un nuovo round o di un altro accordo. La liquidità verrebbe usata per finanziare acquisizioni come quella dello sviluppatore di aerei autonomi Blue Force Technologies, annunciata il mese scorso, e per la ricerca e sviluppo. F
Spazio sicuro
Imane Marouf, Benedetta Cattani e Gaia Roncalli, tre ingegnere italiane under 30, hanno dato vita a Ecosmic, una software house per satelliti. L’hanno fondata in Olanda, e ora portata a Torino. Il loro obiettivo è stravolgere, in meglio, la gestione del traffico nel cosmo
EE se i satelliti diventassero più intelligenti, con patenti aggiornate per navigare nello spazio? Detto in sintesi, più smart. In un settore in cui si parla soprattutto di hardware, c’è chi, scrivendo codice, vuole stravolgere, in meglio, il modo in cui si affronta il traffico oltre il cielo. Sono tre ingegnere italiane, tutte non ancora trentenni, ma forti di un’esperienza accumulata in alcune tra le realtà più importanti nello spazio che conta. Sono Imane Marouf, Benedetta Cattani e Gaia Roncalli. La loro creatura imprenditoriale si chiama Ecosmic, è nata a Delft, in Olanda, ma l’hanno appena portata “a casa”, a Torino. “Ecosmic è una software house per satelliti”, esordisce Marouf, 25 anni, una nuvola di capelli corvini che dichiara radici famigliari d’oltremare, e un accento un po’ lombardo acquisito negli anni di studio al Politecnico di Milano, che maschera quello di Ferrara, sua città natale. “Siamo tre donne, le fondatrici, tutte italiane. Abbiamo deciso di tornare in Italia e creare valore qui, perché ci sono un ecosistema spaziale importante e un sistema di startup ancora in evoluzione”. Lo spazio attorno alla Terra inizia a essere congestionato: si chiama sindrome di Kessler e riguarda l’intenso traffico di satelliti che si è creato, in particolare, con le reti di grandi costellazioni che si vanno tessendo, prima fra tutte Starlink, ma soprattutto con i relitti di satelliti non più operativi, elementi di razzi passivi e ingovernabili, e le centinaia di
migliaia di frammenti che circolano senza controllo. Ognuno è un proiettile e ogni impatto può scatenare effetti a cascata, con più detriti e più proiettili che minacciano, a loro volta, altri asset orbitali. L’entusiasmo è quello di chi ha imboccato un’autostrada vuota e senza limiti di velocità, la sicurezza è quella della competenza. Si parla, in particolare, di space awareness e collision avoidance: la consapevolezza di ciò che un satellite potrebbe trovare lungo la propria orbita e la capacità di evitarlo. Se necessario, appunto. Secondo l’Esa, tutte le settimane sono centinaia le segnalazioni di collisioni possibili per ogni satellite in orbita bassa, e questo costa: “Più del 99% di quelle ricevute oggi dagli operatori satellitari sono false allerte”, fa presente Cattani, che di anni ne ha 26 e dopo la laurea al Politecnico di Milano ha conseguito la magistrale a Delft. “Gli algoritmi usati sono stati creati più di dieci anni fa e non sono accurati, ora che il numero dei detriti è cresciuto esponenzialmente. Il nostro obiettivo è fornire un algoritmo più preciso, affinché si ricevano solamente allerte realistiche”.
A parole sembra facile; nella pratica è l’esatto contrario. Cattani lo spiega così: “Immaginiamo di conoscere la posizione di un satellite con una precisione di 100 metri e di dover prevedere dove sarà tra tre o cinque giorni. La propagazione dell’orbita, però, genera un’imprecisione ed è in base a questi dati che occorre calcolare la probabilità di collisione con un altro oggetto (i cui calcoli possono avere lo stesso tipo di inaccuratezza, ndr). Parliamo di orbite comprese tra i 600 e i 36mila chilometri di quota”. Più si allarga il ventaglio dell’incertezza, più aumentano le possibilità che scatti un’allerta.
In orbita bassa i satelliti si muovono a velocità superiori ai sette chilometri al secondo. Qui si concentra il traffico più intenso, il rischio di incidenti è più alto e fronteggiarlo impegna tempo e personale: “Un algoritmo accurato permette di ridurre la quantità di risorse a terra impiegate senza motivo, e le manovre costano in termini di carburante”, osserva Marouf.
Proprio la quantità di carburante è tra i fattori che incidono di più sulla durata operativa di un satellite. Quando non è più possibile manovrare e mantenere l’assetto, il suo utilizzo è compromesso. Sono italiane, si scriveva, per quanto ciascuna con radici diverse: Marouf, emiliana con origini marocchine, si occupa della parte marketing, sales e fundraising. Laureata in ingegneria aerospaziale al PoliMi e ora alla magistrale, ha lavorato come investment analyst per il fondo Primo Space, quindi in Esa, all’Attitude and Orbit Control Systems team di Noordwijk. È lì che ha conosciuto Cattani, system engineer dell’Agenzia spaziale europea in ambito clean space, nata in Danimarca da genitori italiani, cresciuta a Parma, con una laurea in ingegneria aerospaziale al Politecnico di Milano e una magistrale a Delft. L’ultimo terzo della compagine societaria è rappresentato da Roncalli, 27enne fiorentina per metà francese, laurea al Politecnico di Torino e prossima alla magistrale a Delft, uno stage a Thales Alenia Space e poi all’Esa nel settore dello space weather. Tutte e tre hanno lasciato il lavoro per dedicarsi a tempo pieno a Ecosmic, che hanno fondato per rendere lo spazio “più responsabile e sostenibile. E perché non si commettano, lassù, gli errori che abbiamo fatto sulla Terra”.
La loro startup ha già ricevuto un grant dalla Commissione europea. È cresciuta grazie all’Esa Busi-
ness Incubator Center e alla collaborazione con Infinite Orbits, compagnia di in orbit servicing, con la quale stanno sviluppando la versione on board del software. “Con Telespazio abbiamo avuto un contratto commerciale, ora terminato, per la proof of concept, cioè per dimostrare la validità del nostro prodotto con i dati satellitari reali”, dicono le fondatrici. Ecosmic ha chiuso il 2023 “per la prima volta in attivo. Ora siamo in cinque”. E si attende la chiusura di un round di finanziamento da 1,1 milioni di euro che permetterà di “assumere dieci persone e scalare le operazioni”.
La space awareness è stata il trampolino di lancio. Adesso le ingegnere hanno l’obiettivo di cambiare il sistema con un approccio modulare. “I grandi satelliti avevano software specifici che facevano la stessa cosa per 15 anni”, spiega Cattani. “Noi sviluppiamo blocchetti di un software che può lavorare su hardware differenti, non importa su quale satellite, e può essere aggiornato e implementato anche dopo il lancio”. I vantaggi sono pratici. Un esempio: “In caso di disastro naturale”, conclude Cattani, “è già successo che i satelliti si riposizionassero per scattare immagini fondamentali per il primo soccorso. Con un software modulare configurabile in tempo reale, può essere possibile analizzare queste immagini, ottenendo più dati e informazioni”. F
Promotori di conoscenza
Google Arts & Culture, guidata dal manager Amit Sood, vuole rendere il sapere accessibile a tutti e contribuire a creare nuove esperienze. Tra le sue iniziative c’è Svelare Leonardo, uno dei più importanti progetti mai intrapresi sulla figura e le opere del genio di Vinci
LLa grande responsabilità dell’universo digitale: preservare la cultura umana in tutte le sue forme, renderla più accessibile, alimentare e valorizzare nuovi linguaggi e gestire i processi sconvolgenti della gamification. In ballo ci sono anche i valori di riferimento della società, con l’intelligenza artificiale che promette nuovi mondi, in gran parte ancora inesplorati. Obiettivi nel raggio d’azione di manager come Amit Sood, che guida Google Arts & Culture (Ga&c) nel mondo e guarda all’Italia come territorio privilegiato.
Ga&c testimonia l’impegno sociale del più importante player dell’universo digitale.
Una grande responsabilità.
Fin dalla nascita, nel 2011, Google Arts & Culture ha un duplice ruolo. Innanzitutto mira a rendere la cultura mondiale in tutta la sua diversità accessibile a chiunque, ovunque. In secondo luogo, vogliamo essere un partner di innovazione e conservazione della cultura, offrendo tecnologia per aiutare le organizzazioni a condividere e preservare i contenuti e a creare esperienze culturali coinvolgenti e approfondite. Prendiamo molto sul serio questo lavoro e la fiducia riposta in noi dai nostri partner e siamo lieti che milioni di persone da tutto il mondo si siano rivolte a noi per saperne di più sulla nostra storia condivisa. Esplorano le migliaia di mostre e storie che portano milioni di artefatti: dalle vetrate del Duomo di Milano alle immagini di Street View all’interno del Palazzo del Quirinale, fino alla Galleria Nazionale di Roma, dove abbiamo lanciato Hot Spot, un hub su arte contemporanea e sostenibilità in Italia.
Tra le tante attività recenti di Ga&c c’è Svelare Leonardo, uno dei progetti più importanti mai intrapresi sulla figura e le opere di Leonardo da Vinci. Come è nata l’iniziativa? Questo esempio testimonia il valore di riunirsi
e collaborare digitalmente. Un grande apprezzamento per questa fiducia va ai nostri partner, soprattutto ai lettori italiani. Leonardo da Vinci ha trasformato gli orizzonti dell’umanità attraverso la sua arte, la scienza e l’ingegno. Grazie al contributo di 28 istituzioni di tutto il mondo – tra cui Castello Sforzesco, Musei Ambrosiani e Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci –, abbiamo presentato Svelare Leonardo, la più grande retrospettiva online dedicata al genio del Rinascimento, mettendo in mostra i suoi straordinari codici e suoi contributi artistici e scientifici. Dalle fasi della sua vita ai miti sul suo conto, che sfatiamo, fino all’esame da vicino dei suoi capolavori, tutti possono entrare nella mente di Leonardo, raccogliendo per la prima volta 1.300 pagine dalle sue collezioni di volumi
e quaderni. I codici, ricchi di schizzi, idee e osservazioni, offrono una finestra sull’immaginazione sconfinata di uno dei più grandi studiosi della storia. Con l’aiuto del machine learning e dell’esperienza curatoriale del professor Martin Kemp, l’esperimento chiamato Inside a Genius Mind svela questi materiali intriganti e talvolta misteriosi.
Qual è la visione di Google Arts & Culture sul rapporto tra intelligenza artificiale e conoscenza?
Siamo sempre alla ricerca di modi per innovare con i nostri partner. In un momento in cui il machine learning e l’intelligenza artificiale stanno emergendo come tecnologie determinanti, Google Arts & Culture mira a favorire la collaborazione tra il mondo della tecnologia e quello dell’arte, supportando i partner nella loro trasformazione digitale, con il sostegno degli artisti. Il nostro team è curioso di esplorare cosa possono fare queste nuove tecnologie per supportare artisti, musei o curatori nella creazione di nuove esperienze e nello sblocco della cultura per tutti, in modo che le persone si connettano con la cultura in modi nuovi. L’obiettivo è creare un dialogo con coloro che utilizzeranno questa tecnologia e insieme plasmeranno il suo futuro. Ad esempio, collaboriamo con artisti per sviluppare giochi culturali ed esperienze musicali basati sull’intelligenza artificiale, o con scienziati per il crowdsourcing della ricerca sulla barriera corallina, o per far emergere le donne nella scienza con lo Smithsonian. L’ultimo esempio è il modo in cui abbiamo utilizzato l’intelligenza artificiale generativa per portare le persone faccia a faccia con la cultura, rivisitando l’arte, la storia e la cultura del mondo attraverso Art Selfie 2. Nata da un prototipo del nostro programma Artists in Residence, questa funzionalità invita a scattare un selfie da solo o con gli amici e scegliere uno stile, quindi vedere come l’intelligenza artificiale generativa crea un’immagine stilizzata attorno al tuo viso, fondendo perfettamente il tuo selfie con lo stile scelto. Funzionalità come Art Selfie 2 sono una porta d’accesso all’apprendimento culturale e ci aiutano a espandere la creatività delle persone. Altri esempi sono Instrument Playground, un esperimento basato sull’intelligenza artificiale di Google di Simon Doury, artista residente presso Google Arts & Culture Lab, che consente di creare musica ispirata a strumenti di tutto il mondo. F
Partire da chi produce
La Lombardia è la prima regione industriale d’Europa. Lo scorso anno l’export ha superato i 162 miliardi di euro. Ma per restare competitivi sono necessarie politiche a sostegno dell’economia. “Vogliamo una Ue che ascolti i territori”, dice l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Guido Guidesi
LLa Lombardia vuole essere protagonista in Europa. E Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia, ha ammesso di passare più tempo a Bruxelles che a Roma. “Vogliamo una Ue che ascolti i territori”, ha detto. La Lombardia è la seconda regione europea per Pil: 440 miliardi di euro nel 2022 dopo l’Île de France (783 miliardi) e prima di Alta Baviera, Eastern e Midland in Irlanda, Rodano-Alpi in Francia, Catalogna in Spagna, Düsseldorf, Stoccarda e Darmstadt in Germania.
È la prima regione industriale d’Europa. Supera il Baden-Württemberg e la Baviera. Registra oltre un quinto degli investimenti netti italiani diretti all’estero. Oltre il 60% degli investitori stranieri in Italia ha investito in Lombardia. Lo scorso anno l’export ha superato i 162 miliardi di euro, con una crescita del 19,1%.
I dati emersi dal Booklet economia del Centro studi Assolombarda riportano che il suo Pil è cresciuto del 5,5% alla fine del 2023 rispetto al 2019. Il dato è superiore rispetto a quello delle regioni europee simili alla Lombardia per capacità produttiva: Catalogna a 1,1%, Baviera a 0,4% e Baden Wurttemberg ancora a -1%.
“La Lombardia è tra le pochissime a non poter beneficiare dell’autonomia e questo si traduce anche in meno possibilità di sostenere le imprese rispetto ai concorrenti europei, che così possono avvantaggiarsi sul mercato”, spiega Guidesi. “Competiamo e collaboriamo con regioni europee che hanno molte più com-
petenze e risorse rispetto a noi, perché trattengono una parte del gettito fiscale sul territorio e lo mettono a disposizione dello sviluppo. Abbiamo l’esigenza di essere messi nelle loro stesse condizioni: non è una guerra tra regioni, è una corretta richiesta per garantire equità di competizione a livello europeo”. L’autonomia differenziata è in arrivo. Il Senato ha approvato il Ddl Calderoli e ora il testo passerà alla camera. La legge prevede che possano essere attribuite alle regioni a statuto ordinario che ne facciano richiesta condizioni di autonomia su 23 materie, tra cui sanità, istruzione e trasporti. È stata molto contestata non solo dall’opposizione, ma anche da studiosi e rappresentanti locali delle regioni meridionali. I critici sostengono che il disegno di legge potrebbe aumentare il divario tra Nord e Sud. Guidesi, invece, ha commentato così: “L’autonomia conviene a tutte le regioni e non deve avere un peso ideologico o culturale, ma economico. Se il Paese ha l’esigenza che la Lombardia continui a essere locomotiva, deve metterla nelle stesse condizioni dei suoi competitor. Il ruolo di traino che garantisce gettito fiscale e partecipazione al bilancio statale crea opportunità anche per le altre regioni”. La Regione sta lavorando per avvicinare l’Europa
“Competiamo e collaboriamo con regioni europee che hanno molte più risorse rispetto a noi, perché trattengono una parte del gettito fiscale sul territorio e lo mettono a disposizione dello sviluppo. Vogliamo essere messi nelle loro stesse condizioni”
alle imprese e chiede politiche industriali per sostenerle. E sta cominciando dai settori della chimica e dell’automotive. “Vogliamo riportare al centro del dibattito europeo il tema della chimica”, ha spiegato Guidesi, che da qualche settimana è stato nominato presidente dell’associazione Ecrn (European chemical regions network). “Pensiamo che l’Ue potrà essere competitiva in futuro se punterà ancora su chi produce e il 95% del manifatturiero dipende dalla chimica. Un settore spesso associato a qualcosa di pericoloso o poco sostenibile, ma che si basa prima di tutto su progetti verdi, con grande attenzione alla transizione energetica e ambientale. Rinunciare alla chimica significherebbe dipendere sempre più dall’estero. Per questo il settore ha bisogno di essere rilanciato dal punto di vista istituzionale e del coordinamento di politica industriale. Attraverso l’Ecrn cerchiamo di coinvolgere altri territori e lo facciamo anche con esempi di economia circolare. La nostra sfida è avere progetti sinergici, filiere interregionali e transfrontaliere e ripartire in termini competitivi da ciò che l’Europa sa fare meglio: produrre”. Nei prossimi mesi la Lombardia sarà a capo dei Quattro motori d’Europa, realtà che riunisce le regioni Ue più industrializzate: Catalogna, Rodano-Alpi, Baden-Wurttemberg e Lombardia. “Anche in questo caso si tratta di un’opportunità per mettere a disposizione delle imprese nuovi strumenti e creare progetti di filiere tra diversi territori europei”.
La Lombardia nel 2025 sarà anche a capo dell’Alleanza delle Regioni Europee dell’Automotive. Le regioni italiane appartenenti all’Alleanza sono nove: Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Abruzzo, Molise, Basilicata, Veneto e Umbria; a queste si aggiungono altre 25 regioni europee tra Germania, Spagna e Francia. Questi territori totalizzano un prodotto interno lordo da 5mila miliardi di euro, il 34% del Pil europeo, oltre a rappresentare complessivamente 134 milioni di cittadini europei.
La Lombardia ha iniziato un percorso di difesa della filiera dell’automotive, basato sulla neutralità tecnologica, in risposta alla decisione della Ue di non permettere la vendita di nuove auto con motori a benzina o diesel a partire dal 2035. “L’Europa non deve imporre ai cittadini quale tipo di automobile utilizzare, ma concentrarsi sulla definizione degli obiettivi ambientali, lasciando la libertà sulle modalità di raggiungimento ai singoli territori. La Commissione europea non ha ascoltato i territori, non si è confrontata e ha preso una decisione suicida, consegnando un settore fondamentale per la nostra economia alla Cina. Adesso vogliamo mettere la commissione europea in condizione di potersi confrontare con i territori manifatturieri che parlano una voce unica”. F
Guido GuidesiCONTRARIAN LEADERSHIP
L’industria è punk
Da ragazzino sognava di lavorare per la Disney. Da grande si è dedicato alla moda e ha fondato il gruppo
Yoox Net-A-Porter, venduto per 6 miliardi a Richemont. Oggi Federico Marchetti è membro del cda di Armani e guida la Fashion Task Force di re Carlo. E pensa a un film sulla sua vita e a una serie tv sulla sua industria
FFederico Marchetti, nato a Ravenna nel 1969, è una delle punte dell’imprenditoria digitale. Fondatore del gruppo
Yook Net-A-Porter, venduto per 6 miliardi a Richemont, ha portato la moda sul web, rivoluzionando l’esperienza di acquisto di beni di lusso. Pioniere della moda sostenibile, è presidente della Fashion Task Force di re Carlo III, dove in febbraio ha fatto il suo ingresso anche il gruppo Prada, e membro del cda della Giorgio Armani. Un percorso avventuroso - raccontato anche nel libro edito da Longanesi Le avventure di un innovatore - esplorato in questa intervista, in cui Marchetti fa una confessione: sfumato il sogno, da giovanotto, di lavorare nella Walt Disney (“azienda che ho sempre amato”), medita di ricavare un film biografico dal suo libro. Così come gli mulinella in testa l’idea di una serie tv sulla moda. A conforto c’è il semaforo verde di Reed Hastings, cofondatore e ad di Netflix, incontrato in un summit e poi a cena nella residenza di Bill Gates.
Cosa l’ha sempre intrigata dell’imprenditoria?
Il fatto di poter osare, sperimentare, innovare, costruire valore. L’elenco proseguirebbe. Da una parte hai una grandissima libertà, perché puoi pensare alla tua impresa come a un organismo vivente da far crescere e da ampliare, puoi usare tutta la tua fantasia per renderlo unico. Dall’altra hai una grandissima responsabilità verso le persone che lavorano con te. Molte
famiglie dipendono dal successo della tua azienda e non puoi deluderle, mai.
Come si vede nei prossimi dieci anni?
Un innovatore, un sognatore che cerca di cambiare il mondo e di renderlo più green e sostenibile.
Ed eccoci alla Fashion Task Force.
È un’ipoteca sul domani, una scommessa per stimolare la moda, rendendola più rispettosa della natura e del pianeta.
Nel suo libro non mancano le sferzate al venture capital.
Non sono critico con tutti i venture capitalist. Anzi. Se ripenso a Elserino Piol, provo solo stima e ammirazione. Negli ultimi anni il nostro era quasi un rapporto affettivo: andavo a trovarlo con mia figlia, mi piaceva ascoltarlo e capire qual era il suo metodo. Piol era un personaggio speciale: coraggioso, aveva creduto in internet e nelle giovani startup italiane prima di chiunque altro. Soprattutto sceglieva con acume dove investire e non aspettava che qualcun altro lo facesse prima di lui. Mi ha aiutato a partire e sostenuto in diversi momenti del mio percorso.
Cos’è il lavoro per lei?
Etica, impegno, dedizione. Ho sempre lavorato più per passione che per soldi, che sono venuti dopo e che ovviamente contano. La cosa più importante è avere una prospettiva, un sogno da realizzare e perseguire con ostinazione. Non mollare davanti alle difficoltà, conservare l’ottimismo anche davanti a un fallimento. Spesso occorre provare e riprovare prima di trovare la strada giusta. Bisogna avere l’umiltà di ammettere i propri errori, essere sinceri, aperti, corretti. Nulla è irrimediabile.
Viviamo un’epoca in cui si reclamano i diritti ma poco si parla dei doveri. Lei cosa pensa?
Anche i diritti ultimamente non stanno tanto bene. In particolare, se parliamo di disuguaglianze, di gender
gap, di discriminazioni. Diritti e doveri devono andare di pari passo ed essere in equilibrio, perché anche pretendere che le persone rispettino solo i loro doveri, senza rivendicare i propri diritti, è sbagliato. Spesso sento dire che i giovani non vogliono impegnarsi, che fuggono dalle responsabilità, ma dobbiamo metterci dalla loro parte e comprendere che percepiscono le loro prospettive future e i loro sogni come chimere irrealizzabili. Questo li porta a volte a enfatizzare il presente e l’edonismo. In realtà però siamo noi che, egoisticamente, abbiamo tarpato i loro orizzonti.
I giovani sono fragili, di cristallo, poco propensi al rischio, si dice. Un vecchio adagio o c’è del vero? Io credo nei giovani. Quando sono partito con Yoox eravamo tutti giovani, alcuni erano anche amici d’infanzia, romagnoli come me. Mi piace lavorare con i ragazzi e le ragazze perché hanno la mente fresca, osano, provano, sperimentano. Se vuoi fare innovazione devi percorrere sentieri inesplorati, e i giovani sono abbastanza incoscienti e ostinati per farlo. E anch’io sono così: un po’ punk, anticonvenzionale, spesso anti-establishment. Forse è per questo che sono riuscito ad arrivare indenne dopo tutti questi anni di lavoro e di difficoltà, risolvendo i problemi e continuando a credere che il futuro è giovane.
In una frase: chi è Anna Wintour, direttrice di Vogue America e sua amica?
Una donna intelligente che ama il potere e lo sa gestire.
“Non siamo felici perché abbiamo successo. Abbiamo successo perché siamo felici”, assicura Shawn Anchor, autore americano. Che cosa ne pensa lei, gran sperimentatore di successo?
È difficile definirsi felice in un mondo così complesso, attraversato da guerre e problemi che non possono lasciare indifferenti. Sono sereno e soddisfatto, più che del successo in astratto, di quello che sono riuscito a creare. Non parlo solo di Yoox net-a-porter, ma di quanto l’e-commerce di moda abbia cambiato il comportamento delle persone e dato ai clienti la libertà di scegliere, di diventare dei bricoleur, di pescare anche nei vestiti delle passate stagioni capi unici, senza tempo, e di abbinarli con creatività ad altre cose.
Come ha vissuto l’uscita da Yoox?
L’ho pensata e programmata a lungo. Certo, mi è mancata la quotidianità, l’adrenalina, il rapporto stretto con alcuni collaboratori, ma mi ero già costruito una seconda vita.
Voltar pagina, del resto, pare essere una delle sue abilità.
Andarsene nel modo giusto e nel momento giusto è quasi più complicato che scegliere quando cominciare o arrivare in un posto. Ma se tutto è sistemato, se programmi le cose in anticipo, prevale l’armonia invece del caos.
Lei è bravissimo a sdrammatizzare. Una dote naturale o un’abilità appresa sul campo?
L’ho per natura. Non mi prendo sul serio, mi butto in imprese che sembrano irrealizzabili con l’incoscienza di un bambino, ma poi emergo con un piano super strutturato. Mi piace l’ignoto.
“Lei è uno bravo”, le disse Marchionne, un fuoriclasse.
Era tale perché ha preso un’azienda che tutti davano per finita e non solo l’ha salvata, ma l’ha anche resa grande e internazionale. Ne ha rivoluzionato l’organizzazione e non ha avuto paura di confrontarsi e fare accordi con colossi, trattando alla pari, come spesso ho fatto anch’io. Ha cambiato non solo la natura, ma anche i confini di quella che ai tempi era la Fiat. Marchionne era un uomo che lavorava indefessamente per raggiungere i suoi obiettivi, ma soprattutto aveva una visione e sapeva come concretizzarla. F
Dopo la maturità scientifica ha frequentato il conservatorio e si è laureato in economia e marketing alla Bocconi.
Quindi Alessandro Salimbeni, general manager di Bmw Motorrad Italia, ha intrapreso una carriera nel settore automobilistico. “Ho accumulato esperienze nella vendita e nel post-vendita, come responsabile di un’area geografica italiana e di un gruppo di concessionari”, racconta. “Ho sviluppato subito un forte orientamento al cliente, alla qualità e al raggiungimento dei risultati. Questo è stato fondamentale per entrare in Bmw Italia nel 1997. Qui, partendo come area manager nel reparto vendite, sono arrivato a ricoprire il ruolo di direttore regionale”.
Nel 2008 Salimbeni è diventato direttore generale di Bmw Milano, la filiale diretta di Bmw Italia. “In questo ruolo ho acquisito esperienza su tutti e quattro i marchi del gruppo: Bmw, Mini, Bmw Motorrad e Rolls Royce. A inizio 2015 ho assunto il ruolo di direttore customer support. Infine, nel settembre 2022 ho avuto l’opportunità di tornare alla mia antica passione per le moto e sono diventato direttore generale di Bmw Motorrad Italia”.
Quali sono state le sfide più difficili che ha affrontato in carriera e come le ha superate?
Parto dal presupposto che le sfide non finiscono mai e che affrontarle è uno dei motivi che mi spingono ogni giorno a dare il massimo, chiedendolo anche a chi lavora con me. Nel mio percorso ho sempre accettato - anzi, ho sempre cercato attivamente - il cambiamento, per uscire dalla zona di comfort. Ho sempre provato a influenzare la realtà per raggiungere gli obiettivi. Creare squadre coese e vincenti, a cui trasmettere la cultura della qualità, del risultato e del cambiamento come opportunità, è sempre stato il mio modus operandi. Ho affrontato tutte le sfide con passione e coraggio, plasmando su questi valori il mio modello di leadership. Infine, in un contesto professionale dinamico e competitivo, una delle sfide più importanti è stata trovare un equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. La mia famiglia è internazionale, dato che mia moglie è giapponese, e abbiamo un figlio adolescente. Siamo aperti mentalmente, orientati al futuro e, in alcuni aspetti, fuori dagli schemi tradizionali, anche per merito delle nostre differenze culturali.
Come Bmw Motorrad Italia si sta adattando al cambiamento nel settore della mobilità e quali sono le principali strategie per rimanere leader del settore? Stiamo operando su diversi fronti per garantire la massima soddisfazione dei nostri clienti, che sono al centro della nostra strategia. Ci concentriamo sull’espansione e la personalizzazione della gamma di prodotti per attrarre nuovi clienti, oltre a lavorare sull’innovazione dei veicoli, con motori sia a combustione interna che elettrici, come il Bmw Ce 02 e l’eParkourer elettrico che stiamo per lanciare nel 2024.
Questi sforzi ci preparano a essere leader in ogni scenario e a seguire ogni tendenza di mercato. Inoltre manteniamo solide relazioni con i partner commerciali, i concessionari, che rappresentano un elemento chiave del nostro successo, perché sono l’anello di congiunzione diretto con il mercato.
Come state affrontando la transizione verso una mobilità più sostenibile e quali sono gli obiettivi aziendali in questo ambito?
Da oltre 20 anni la sostenibilità è al centro della strategia del gruppo. Nel settore delle moto, oggi non ci sono vincoli normativi, quindi stiamo affrontando la transizione elettrica come un’opportunità. Preferiamo la propulsione elettrica nelle applicazioni in cui offre vantaggi in termini di esperienza per il cliente, come la mobilità urbana. Allo stesso tempo, continuiamo a sviluppare motori a combustione interna sempre più performanti anche dal punto di vista delle emissioni. Tuttavia, il concetto di sostenibilità non si limita solo all’ambiente. Lo estendiamo anche a un tema molto importante per noi, che è la sicurezza. Costruire motociclette sempre più sicure e accessibili è un pilastro della nostra strategia di prodotto.
Quali sono le principali novità di prodotto e le più importanti iniziative recenti di Bmw Motorrad Italia?
Negli ultimi anni abbiamo lavorato molto sulla gamma. Il 28 settembre abbiamo presentato la nuova Bmw R 1300 Gs, che, soprattutto sul mercato italiano, resta la regina indiscussa tra le moto di grossa cilindrata. Quest’anno stiamo lanciando diverse novità. La nuova enduro Bmw F 900 Gs e le sue derivate ci permetteranno di rinforzare la nostra posizione nel mercato delle medie fuoristrada. Le nuove Bmw R 12 e R 12 nineT raccolgono il testimone della Bmw R
nineT, un modello della gamma he ritage di grande successo. Il mondo delle crossover ad alte prestazioni vedrà l’arrivo dell’inedita Bmw M 1000 Xr e della rinnovata S 1000 Xr.
Infine, il Bmw Ce 02 affiancherà Ce 04 nella nostra offerta urbana. Poi ci sono altre novità di cui è prematuro parlare.
Come state sfruttando l’innova zione tecnologica per migliorare l’esperienza dei clienti e rimane re all’avanguardia?
Vogliamo che la tecnologia sia al ser vizio dell’esperienza e del piacere di guida, senza comprometterla o smi nuirla. Offriamo prodotti performan ti e sicuri, in cui la sicurezza è un ele mento imprescindibile. Un esempio è la nuova R 1300 Gs, che rappresenta un ritorno alle origini, alla semplicità e all’accessibilità. Tuttavia, nonostan te questo ritorno alle radici, incorpo ra lo stato dell’arte della nostra tec nologia, con caratteristiche come il telaio attivo, i controlli di stabilità in marcia, l’impianto di illuminazione e una sofisticata aerodinamica.
Qual è la sua visione per il futuro di Bmw Motor rad Italia?
Guido un marchio forte, il cui prestigio è emerso in tutta la sua forza in occasio ne delle celebrazioni dei 100 anni, nel 2023, quando un’infinità di clienti, fan e appassionati sono ve nuti alle manifestazioni per stare con noi e festeggiare la passione co mune per le due ruote. Vogliamo es sere leader tra i marchi premium e raggiungere l’eccellenza nel custo mer engagement, ossia quell’approc cio al business che non si limita alla soddisfazione dei clienti, ma punta a garantire loro un’esperienza così au tentica e coinvolgente da trasfor marli in fan, facendoli sentire parte di una grande comunità. Il modo per farlo è lavorare tutti insieme con passione e coraggio. F
Alessandro SalimbeniSinergie innovative
Per Haier europe, Parte di Haier Smart Home, la Più grande azienda di elettrodomeStici al mondo, la contaminazione tra tecnologia e deSign è eSSenziale.
l’italia Ha un ruolo centrale e nei ProSSimi meSi Partirà il rebranding del marcHio candy
do per volumi e terzo per valore. Per comprendere le opportunità di un mercato sempre più tecnologico e interconnesso, Forbes Italia ha intervistato Emiliano Garofalo, country manager Italia di Haier Europe.
Garofalo, in che modo Haier Europe si presenta a questa edizione di Eurocucina-Design Week e quali novità ci saranno?
Dalle sinergie e dalle contaminazioni spesso nascono le migliori innovazioni. Questa è la ricetta scelta da Haier Europe, parte di Haier Smart Home, la più grande azienda di elettrodomestici al mondo, fondata nel 1984 a Tsingtao, in Cina, attiva in più di 200 mercati, con circa 100mila dipendenti e un fatturato globale di 32,6 miliardi di euro nel 2022. La presenza italiana di Haier passa attraverso l’acquisizione nel 2019 del gruppo Candy-Hoover, trasferendo in Italia il quartier generale europeo di Haier Europe e costituendo il Med, Milan experience design center, per progettare soluzioni integrate e connesse, dal design di prodotto all’ecosistema di servizi. Il gruppo in Italia è oggi sul podio dei principali player del settore, secon-
Eurocucina è l’evento più importante per proporre ai nostri clienti non solo innovazione, ma visioni rivoluzionarie del modo di vivere e abitare lo spazio domestico, sempre più importante nella vita delle persone. Presenteremo l’intera gamma delle soluzioni Haier, Candy e Hoover attraverso le esperienze tecnologiche che sono in grado di offrire. Haier, per esempio, mette in mostra le tecniche più avanzate dell’intelligenza artificiale applicata agli elettrodomestici con Bionicook: funzioni innovative che diventano espressione delle preferenze di chi li utilizza. In fiera ospiteremo anche lo chef stellato Gennaro Esposito, che accompagnerà i visitatori a scoprire questa tecnologia. Saremo presenti anche al Fuorisalone, delineando la contaminazione tra tecnologia e design che definisce le nostre soluzioni.
Che ruolo avranno l’intelligenza artificiale e l’internet of things nella casa del futuro e nella cucina del futuro?
Haier Europe è tra i leader nel mondo Iot grazie a progetti dedicati alla creazione di un ambiente domestico in
cui ecosistemi connessi si integrano in una piattaforma onnicomprensiva per massimizzare l’efficienza energetica in tutta la casa e rispondere a tutti i desideri. Per la nostra azienda, smart home significa semplificare la vita delle persone anche attraverso l’app hOn, che consente non solo di controllare gli elettrodomestici, ma di supportare l’utente nell’utilizzo, di monitorare il consumo, accedendo a tariffe migliori a seconda delle esigenze, e di contattare direttamente il customer service.
Nel 2019 Haier ha perfezionato l’acquisizione totale di Candy. Qual è il futuro del brand?
Per noi italiani, Candy è un brand ‘romantico’, che da più di 80 anni racconta la vera imprenditorialità industriale italiana. Oggi la nostra necessità è quella di dare nuova linfa al marchio, facendolo diventare esempio concreto di evoluzione e integrazione di stile e tecnologia. Ciò è possibile grazie a investimenti in ricerca e sviluppo e a un sito produttivo altamente tecnologico che permetterà di lanciare nuove gamme di prodotto, sviluppando nel contempo la componente del design, studiata e progettata in Italia. Partirà quest’anno un rebranding a 360 gradi per soddisfare al meglio l’esigenza di un mercato sempre più attento ai dettagli e alla qualità delle soluzioni, tutte connesse.
Come fa Haier a trattenere e attrarre i talenti in azienda?
Abbiamo applicato un modello di gestione basato sul concetto della micro enterprises una modalità di
lavoro che permette a ogni manager dell’azienda di diventare un piccolo imprenditore, garantendo collaborazione e autonomia ai gruppi di lavoro con libertà decisionale sui progetti sviluppati. Non solo, a livello finanziario esiste un sistema premiante, il profit sharing, che consente di sviluppare un concetto di startup integrato nel nostro modello manageriale.
Questo modello imprenditoriale è nato in Asia?
È nato in Haier e viene distribuito in tutto il mondo, con diverse applicazioni e personalizzazioni a seconda delle regioni, mantenendo sempre al centro di ogni progetto lo spirito imprenditoriale che guida le attività, pur esistendo una gerarchia. Essendoci profit sharing, ogni lavoratore è artefice dei successi del proprio perimetro di business. Il modello è applicato in tutti gli ambiti dell’organizzazione e la spinta che muove l’azienda è quella di creare e incentivare chi vuole mettersi in gioco nella prima società al mondo del settore elettrodomestici. Crediamo molto in questo sistema unico.
Che futuro ha l’Italia per quanto riguarda il vostro settore? E quali sono i trend globali? L’Italia ha un ruolo centrale, qui abbiamo il nostro headquarter europeo e il Med, il centro di design creato in Italia e posto nel cuore dell’azienda. Per quanto riguarda i trend, il tema della sostenibilità sarà centrale anche nel nostro Paese. Come industria investiamo moltissimo nell’efficientamento energetico dei nostri prodotti. Haier è ‘Best in class’ nella produzione di elettrodomestici a basso consumo energetico. Abbiamo, in ogni singola categoria di prodotto, la migliore efficienza energetica e innoviamo ogni anno rispetto a questo parametro, ma non basta.
È un benefit per il consumatore finale perché ha un impatto in termini energetici, ma serve a rendere efficiente l’intera filiera, dalla produzione al trasporto. In Italia, per esempio, inizieremo un percorso di riqualificazione dei prodotti che consentirà di rimetterli in circolo riparati e ricondizionati. Sostenibilità e impatto ambientale sono temi su cui interverremo nei prossimi cinque anni.
L’Asia e la Cina sono famose per l’uso efficace delle tecnologie, l’Italia per la qualità dei suoi prodotti. Quali siner-
gie possono esserci tra le due esperienze?
Credo che la nostra esperienza sia l’esempio del perfetto equilibrio: la tecnologia di Haier, che arriva dall’Asia, e il nostro Med, non a caso in Italia. Haier è il fiore all’occhiello della produzione industriale, sia per i siti produttivi di ultima generazione, sia per l’ecosistema connesso. Il Med, invece, intercetta i trend di design, li sviluppa in Italia e li unisce all’expertise tecnologica del gruppo. Questo è un ulteriore esempio del nostro spirito di sinergia globale. F
Ricomincio da cinque
Il gruppo Msc, claudIo costaMagna, la faMIglIa Marzocco, flavIo BrIatore e danIlo IervolIno hanno decIso dI puntare sulla storIca azIenda dI arredaMento da esternI Unopiù. Il rIlancIo è affIdato al Manager Beniamino Garofalo. ecco Il suo pIano
Marzocco, costruttori monegaschi, e da Flavio Briatore, a cui si è affiancato Danilo Iervolino, imprenditore di successo e fondatore dell’ateneo online Unipegaso, nonché editore di Forbes Italia. I soci hanno scelto di mettere al timone della nuova Unopiù Beniamino Garofalo, manager di lunga esperienza in multinazionali di largo consumo come PepsiCo, Heinz e Danone, quindi nel mondo del lusso con Lvmh e, più recentemente, nel comparto vinicolo con il gruppo Lunelli, poi ceo di Santa Margherita Gruppo Vinicolo. “Da sempre attento alle eccellenze del made in Italy, Unopiù è stato pioniere dell’outdoor design italiano”, sostiene il presidente della società Claudio Costamagna. “Credo nelle potenzialità di sviluppo
Si tratta della più affascinante scommessa del design italiano per i prossimi anni. Dopo un lungo periodo di appannamento, alcuni grandi imprenditori italiani hanno deciso di investire per rilevare e rilanciare Unopiù, la storica azienda di arredamento outdoor nata nel 1978 a Soriano del Cimino e nota in tutto il mondo per i suoi arredamenti glamour da giardino. La nuova compagine sociale, praticamente un club deal, è composta, con quote paritetiche, dal gruppo Msc, operatore leader a livello globale nello shipping navale; da Claudio Costamagna, ai vertici di Goldman Sachs per 18 anni e già presidente, tra l’altro, di Cassa Depositi e Prestiti; dalla famiglia
del brand in un settore che negli ultimi anni ha mostrato grande dinamicità. La società, dopo un periodo travagliato, con questa nuova, solida struttura azionaria e di management sarà in grado di realizzare tutto il suo potenziale”. Dal 1978 Unopiù è un punto di riferimento internazionale nella produzione e distribuzione di arredi di design e accessori per esterni. Sin dall’inizio l’obiettivo dell’azienda è stato quello di arredare ogni spazio outdoor con la cura e l’attenzione solitamente rivolti all’interior design, creando spazi funzionali ed esteticamente eleganti con soluzioni di arredo complete e su misura: dalle sedute alle strutture, fino ai complementi. I prodotti Unopiù, molti firmati da noti designer, sono proposte senza tempo, in termini sia di qualità che di canoni estetici. L’azienda nel tempo ha arredato le migliori terrazze e spazi esterni di rinomati hotel e resort, tra cui Bulgari Hotel, Mandarin Oriental Hotel, Greenwich Hotel di New York, Four Season Resort alle Hawaii.
Il nuovo management ha il compito di sviluppare un ambizioso piano a cinque anni, per riaffermare la leadership di Unopiù nel settore dell’arredamento outdoor, migliorando la relazione con i distributori e lavorando su una multicanalità a 360 gradi per consolidare il rapporto con il consumatore finale. “Siamo fiduciosi.
Il Covid ha cambiato molti comportamenti e oggi c’è più propensione a vivere all’aperto. Stiamo
lavorando a nuove politiche di sviluppo molto importanti. Modificheremo le strategie tradizionali posizionando la società dal b2c al b2b2c”, spiega Garofalo. “Negli anni ’90 Unopiù distribuiva ogni anno otto milioni di cataloghi ad altrettanti potenziali clienti. D’ora in avanti, oltre a sviluppare il canale digitale, punteremo anche su altri canali che portano valore, come i rivenditori di mobili e, soprattutto, il segmento contract (hôtellerie, navale e yachting) a livello internazionale, sfruttando la caratteristica ospitalità italiana come punto di partenza per lo sviluppo strategico e commerciale.
Obiettivo prioritario per Unopiù sarà l’espansione geografica, in particolare nel Medio Oriente e negli Stati Uniti (nel mirino le aperture di Dubai e Miami), che andranno ad aggiungersi ai dieci negozi monomarca che abbiamo in Italia, Francia, Spagna e Germania, tra cui uno nel quartiere Brera a Milano e uno in boulevard Saint-Germain a Parigi. Questi showroom esclusivi offrono ai clienti la possibilità di toccare con mano i prodotti dell’azienda e di apprezzare la loro qualità e bellezza”. Dopo sei anni di assenza, quest’anno Unopiù tornerà con uno stand al Salone del Mobile di Milano, una vetrina fondamentale per il design
italiano di alta qualità. Numerosi gli eventi predisposti per il rientro in grande stile, tra cui le collaborazioni con Explora Journeys del gruppo Msc da Archiprodurcts, con il concept store Salvioni, le cui terrazze saranno interamente arredate da Unopiù, e una speciale edizione limitata della sedia da regista Ginger, nata dalla collaborazione con l’Inter. “Puntiamo sul rinnovamento delle collezioni”, spiega il nuovo ad. “Manterremo il dna tradizionale dei prodotti, ma vogliamo sviluppare linee più contemporanee, più cool. Lavoreremo con designer esterni di grande esperienza che daranno ulteriore qualità a prodotti destinati a una clientela esigente”.
Per raggiungere i target di medio periodo, il focus sarà su selezionate iniziative legate allo sviluppo del prodotto, alla cura di un’immagine coordinata su tutti i touchpoint aziendali, al restyling dei monomarca attuali e all’apertura di nuovi negozi che consentano il presidio di nuovi mercati strategici. “Unopiù si posizionerà come pioniere dell’outdoor, per raggiungere nuove generazioni di consumatori e promuovere la sostenibilità ambientale, sociale e finanziaria. Pratiche responsabili e innovazione saranno alla base della creazione di un prodotto cool e contemporaneo, capace di conservare tutta la storicità del marchio”, spiega Garofalo. “Abbiamo una visione chiara per il futuro. Crediamo che con la nuova compagine e il nuovo management si possa realizzare un progetto globale e imprimere un’accelerazione decisa al percorso di crescita di Unopiù. Affronteremo temi trasversali, come la multicanalità e la digitalizzazione, cercando di diventare uno dei principali partner per tutti gli operatori del mercato. La multicanalità sarà al centro delle nostre strategie”. F
L’avanguardia del networking
Avacard è un biglietto da visita tecnologico in grado di condividere i contatti, i canali social, i dati aziendali e tanto altro in maniera digitale e intelligente. A svilupparlo la web & digital marketing agency Media Creators, fondata da Marius Maxim e Paula Gramaticu
Quante volte, nel presentarsi a un pranzo o un’altra occasione di lavoro, ci si ricorda di non avere con sè i tradizionali biglietti da visita da scambiare ai fini di perfezionare il networking? Quante volte si ha il rimpianto di non averne di aggiornati alle ultime novità della vita lavorativa, magari perché si è cambiato job title o inquadramento, finendo per preferire un ‘ti lascio il mio contatto’? Oggi però anche quelli che una volta erano semplici cartoncini entrano nel terzo millennio: merito di Marius Maxim e Paula Gramaticu, co-fondatori di Media Creators, web & digital marketing agency che sta rivoluzionando il networking professionale. Come? Con un progetto: Avacard, un biglietto da visita all'avanguardia che promette di cambiare per sempre il modo in cui professionisti e aziende si connettono e condividono le informazioni.
Avacard è uno strumento avanzato in grado di condividere i contatti, i canali social, i dati aziendali e tanto altro in modo intelligente, immediato e impossibile da dimenticare.
In un'era dominata dalla tecnologia digitale, Media Creators ha realizzato un tool futuristico ma semplice: basta attivare l'nfc o scansionare il qr code
disponibile sulla card, nel profilo o nel wallet, oppure inoltrare il link del profilo personale, per scambiare i propri dati con quelli dei contatti professionali. Con Avacard, utilizzato oltre un milione e mezzo di volte solo nell’ultimo mese, Media Creators risponde all'esigenza moderna di soluzioni di networking efficienti, sostenibili e facilmente gestibili.
Avacard si distingue per l'utilizzo di tecnologie che permettono agli utenti di condividere i loro contatti con un semplice tocco o scansione. Tra i vantaggi dell’intuizione di Media Creators c’è l’aggiornamento immediato dei dati, che facilita la gestione delle informazioni in modo dinamico: con un account master si possono controllare più card; una feature che rende Avacard ideale per professionisti e team aziendali. Inoltre il prodotto, con già più di cinquemila aziende nel suo portfolio, è compatibile sia con Apple che con Android; non richiede l’installazione di nessuna app; permette l’aggiornamento dei dati in tempo reale; garantisce, inoltre, la sicurezza dei dati personali e della privacy dell’utente: i dati non saranno usati per scopi commerciali, perché Media Creators non traccia in nessun modo
le attività dell'utente o quelle dei suoi clienti che utilizzano la card.
E non finisce qui: Avacard è l’unico biglietto da visita tecnologico che non prevede nessun abbonamento, nessun costo extra per le funzionalità pro e nessun limite di utilizzo o aggiornamento dati. Ci sono poi diverse chicche, come il multi profile: con Avacard il cliente non dovrà preoccuparsi se ha più aziende o più mansioni, perché potrà avere più biglietti da visita all'interno della stessa card e decidere quale condividere con terzi.
La funzione auto detect language è perfetta per i viaggi di lavoro all’estero: il biglietto da visita 2.0 di Media Creators riconosce la lingua del dispositivo del cliente e mostra in automatico il contenuto nella sua lingua. Mandando in pensione il tradizionale cartoncino, si potranno cambiare i propri dati in tempo reale su una comoda e innovativa dashboard. Mai più biglietti da visita da rifare, insomma. Con nfc e qr code si potranno poi condividere i contatti, i profili social, i dati aziendali e i documenti in tempo zero, massimizzando il tempo e la produttività degli incontri lavorativi. Questo biglietto da visita tecnologico non è solo un passo avanti
nell'innovazione, ma rappresenta anche un impegno verso pratiche più ecologiche e consapevoli. L'innovazione portata avanti da Media Creators con Avacard segna un punto di svolta nel mondo dei biglietti da visita. Marius Maxim e Paula Gramaticu vogliono ispirare con la loro visione, dimostrando come la tecnologia possa essere utilizzata per creare soluzioni più sostenibili e pratiche nel networking professionale. La storia di Media Creators, che ha sede a Venezia, inizia con la visione di Marius e Paula, due specialisti del digital marketing, che hanno riconosciuto la necessità di un approccio più sostenibile e flessibile alla condivisione dei contatti professionali. L'obiettivo era creare una soluzione che non solo risparmiasse carta, ma fosse anche facilmente aggiornabile e condivisibile.
Chi è Marius Maxim? Lo racconta lui stesso: “La mia filosofia si basa sulla continua sperimentazione, sull'apprendimento e sull'adattamento, con l'obiettivo di superare le aspettative dei clienti e ottenere risultati eccezionali”, spiega. Marius ha oltre un decennio di esperienza nel campo della seo e del marketing digitale: si è specializzato nell'ideare e attuare strategie innovative per la crescita di e-commerce e l'ottimizzazione di campagne pubblicitarie.
Come la sua socia Paula Gramaticu ha una grande passione per il mondo digitale e la costante ricerca di nuove sfide: è ciò che gli ha permesso di collaborare con una vasta gamma di aziende, aiutandole a migliorare la loro visibilità online, aumentare il traffico organico e massimizzare il roi delle loro campagne pubblicitarie. L’esperienza di Marius e Paula abbraccia diversi aspetti del marketing digitale, inclusa la profonda conoscenza delle dinamiche seo, e passa dall'analisi delle parole chiave alla creazione di contenuti ottimizzati, fino alla strategia di link building e all'analisi delle performance. Marius è anche esperto nell'utilizzo di strumenti analitici per monitorare e
ottimizzare le prestazioni dei siti web, nonché nell'adattare le strategie di marketing alle mutevoli tendenze del mercato e agli aggiornamenti degli algoritmi dei motori di ricerca: un lavoro complesso, che richiede anni di studio e specializzazione, oltre a una costante attitudine all’aggiornamento. Gestire e far crescere e-commerce è una delle passioni principali
del fondatore di Media Creators. “Ho una comprovata esperienza nell'aumentare le conversioni e nel migliorare l'esperienza utente attraverso l'ottimizzazione delle pagine di destinazione, la personalizzazione delle campagne e l'implementazione di strategie di remarketing efficaci”, spiega. E oggi, anche nel rivoluzionare i biglietti da visita.
i impactsocial
Per un mondo MIGLIORE
Ridurre gli sprechi alimentari con gli algoritmi, facilitare l’adozione di animali, contrastare il bullismo. E ancora, introdurre strategie di circolarità nella moda o ridurre l’inquinamento delle strade. Sono le idee degli Under 30 di Forbes Italia per la categoria Social Impact
Per garantire un ambiente di lavoro stimolante e valorizzare le risorse, negli ultimi anni Amplifon ha investito nella formazione attraverso corsi e-learning e programmi di mobilità internazionale
Le persone sono la risorsa più importante e il vero vantaggio competitivo per un’azienda come Amplifon, leader mondiale di servizi e soluzioni per l’udito. Con oltre 2 miliardi di ricavi, Amplifon conta più di 20mila dipendenti e collaboratori di oltre 100 nazionalità in 26 paesi ed è impegnata a migliorare la vita dei propri clienti, aiutandoli a riscoprire tutte le emozioni dei suoni.
La formazione è la leva principale per valorizzare i talenti ed è anche uno dei pilastri su cui Amplifon ha investito di più negli ultimi anni. Ad esempio, con la creazione di una piattaforma di e-learning, Ampli-Academy, che ospita oltre 20mila corsi nelle diverse lingue del gruppo e, solo nel 2023, ha garantito 420mila ore di formazione.
La formazione è anche tra gli obiettivi del nuovo piano di sostenibilità Listening Ahead 2024-2026, che si propone di garantire almeno tre giornate medie di formazione annue pro capite per il personale d’ufficio e di negozio.
Oggi il mercato del lavoro richiede un aggiornamento continuo e metodi di formazione in modalità e-learning o ibrida. Amplifon ha avviato diverse iniziative per stimolare nuovi percorsi di crescita, sviluppare le digital soft skill dei suoi migliori talenti in tutto il mondo, oltre a un programma de -
dicato ai neolaureati che offre loro l’opportunità di lavorare su progetti internazionali durante un percorso di 18 mesi. Tuttavia, creare le condizioni per attrarre i migliori talenti e sviluppare il potenziale delle risorse interne più brillanti non basta. È necessario anche sapere come trattenere i profili migliori. L’obiettivo di Amplifon è, prima di tutto, garantire un luogo di lavoro eccellente.
La forza di un’azienda sta anche nell’attenzione alla qualità della vita delle persone, grazie all’uso di tecnologie di alto livello e in ottime condizioni di lavoro, ma anche al giusto equilibrio tra lavoro e vita privata. Per questo, Amplifon punta a offrire opportunità di carriera alle sue persone anche attraverso programmi di mobilità internazionale, per sperimentare progetti di breve o lungo periodo all’estero. A testimonianza di questa attenzione alle persone, sono giunti per Amplifon anche diversi riconoscimenti internazionali: la classifica dei 100 Most Loved Workplaces 2023 di Newsweek, il Leading Employer 2023-2024, a livello country (in tutti i 26 paes i in cui il gruppo è presente), continent (Americas, Apac, Emea) e global, e la certificazione Top Employer 2024 in due regioni (Europa e Nord America) e 11 paesi (Italia, Francia, Germania, Spagna, Stati Uniti, Canada, Olanda, Nuova Zelanda, Portogallo, Colombia e Panama). F
Solidarietà a quattro zampe
PER ARGINARE IL FENOMENO DEL RANDAGISMO, ANNAMARIA BARBARO E LORENZA SILVESTRI HANNO CREATO
UNA PIATTAFORMA CHE FACILITA LE ADOZIONI DEGLI ANIMALI ATTRAVERSO UN SISTEMA DI MATCHING.
“PER QUEST’ANNO PUNTIAMO A COMPLETARE OLTRE 12MILA ADOZIONI IN TUTTA ITALIA” I
n Italia mancano all’appello dell’anagrafe canina almeno due milioni di cani e solo nel 2022, ne sono stati abbandonati 71mila. Sono i numeri evidenziati da un’indagine del 2023 di Legambiente sulla piaga del randagismo. “È un problema sociale, economico e ambientale”, spiegano le napoletane Annamaria Barbaro e Lorenza Silvestri. Nel 2021 hanno fondato la startup innovativa Empethy, che semplifica, tramite una piattaforma digitale, il processo di adozione.
Empethy nasce dall’osservazione diretta delle lacune nel settore delle adozioni di animali. “Abbiamo notato che molte associazioni si trovavano a operare con risorse limitate”, dicono la ceo Annamaria e la cmo Lorenza. “Allo stesso tempo, molti potenziali adottanti si sentivano sopraffatti dalla complessità del processo di ricerca e selezione”. Da qui l’idea di una piattaforma digitale che operi da intermediaria tra le associazioni e gli adottanti, semplificando il processo tramite un sistema progettato per guidare gli utenti verso la scelta dell’animale più vicino ai loro desideri. Utilizzando i filtri personalizzati e la geolocalizzazione, gli utenti possono visualizzare solo gli appelli di adozione che corrispondono alle loro preferenze, garantendo un processo di ricerca mirato ed efficiente. “Un’altra caratteristica del nostro sistema è la standardizzazione degli annunci di adozione: su Empethy richiediamo alle associazioni di compilare schede tecniche complete, redatte con il supporto di esperti. Questo assicura che i potenziali adottanti dispongano di tutte le informazioni necessarie per valutare se un animale li convince”. Infine, la startup offre un servizio di consulenza online con esperti come educatori cinofili o consulenti felini.
re. Le ragioni includono politiche inefficaci, tassazione elevata sui prodotti per animali e resistenza dei canil-lager”. Va da sé che, finora, l’adozione continua a non essere la prima scelta: “Attualmente solo il 30% degli italiani che possiede un animale da compagnia ha optato per l’adozione tramite canili, gattili o rifugi. Questo dato suggerisce che esiste ancora una vasta fetta di persone che preferisce altri canali, come l’acquisto da allevamenti o negozi di animali”. Tra i motivi, spiegano, potrebbero esserci la percezione che gli animali dei canili siano anziani o problematici e la mancata consapevolezza sulla varietà di animali disponibili per l’adozione.
Oggi su Empethy sono registrate oltre 750 associazioni e canili in tutta Italia, garantendo una copertura geografica completa su tutte le regioni italiane. “Abbiamo agevolato con successo, tramite la nostra piattaforma, più di tremila adozioni di animali. Guardando avanti, con nuove risorse e un potenziamento della nostra infrastruttura, puntiamo a un significativo incremento di questi numeri, estendendo la nostra presenza a tutte le province italiane e facilitando oltre 12mila adozioni nell’anno in corso”.
“Le pubbliche amministrazioni spendono oltre 150 milioni di euro l’anno per il mantenimento degli animali nelle strutture. Le ragioni? Politiche inefficaci, tassazione elevata e resistenza dei canili-lager”
Per arginare il fenomeno del randagismo, per Barbaro e Silvestri basterebbe puntare su investimenti nella formazione sull’adozione responsabile e introdurre regolamenti più rigidi sulla vendita di animali. “Le pubbliche amministrazioni spendono oltre 150 milioni di euro annui per il mantenimento degli animali nelle struttu-
Anche le aziende hanno risposto positivamente al modus operandi di Empethy. “Italo Treno ha organizzato il primo Pet Day aziendale e collaborato con noi nella promozione delle adozioni, contribuendo a trovare una casa per oltre 200 animali. Aziende come Bnp Paribas, Optima, Happily, Certform, Atida eFarma ed Edi Effetti Digitali hanno coinvolto invece i propri dipendenti in iniziative di sensibilizzazione e promozione delle adozioni, supportando le associazioni locali con attività di team building solidali presso i rifugi”. I progetti futuri di Empethy, intanto, interesseranno l’espansione in Europa, con particolare attenzione a paesi come Spagna e Francia, che presentano problemi simili all’Italia. “L’obiettivo è rivoluzionare il settore delle adozioni animali attraverso un approccio digitale innovativo”. F
Roberta MaddalenaDalla parte dei più deboli
PER FRENARE IL BULLISMO NELLE SCUOLE, IL PUGLIESE MIRKO CAZZATO HA FONDATO UN’ASSOCIAZIONE CHE MONITORA E PREVIENE EPISODI DI VIOLENZA CON IL SUPPORTO DEI DOCENTI E UN PROTOCOLLO DI AZIONI MIRATE. DOPO LE COLLABORAZIONI CON ENTI E AZIENDE, ORA VUOLE CREARE UNA GRANDE RETE NAZIONALE
Secondo i dati della Sorveglianza
Health Behaviour in School-aged Children - Hbsc Italia 2022, gli 11enni vittime di bullismo sono il 18,9 % dei ragazzi e il 19,8% delle ragazze. I recenti fatti di cronaca non sono incoraggianti e spesso a fare da teatro a episodi di molestia sono le scuole. Una mattina di fine gennaio 2016, Mirko Cazzato si trovava tra i banchi dell’Istituto Superiore Costa di Lecce, dove nel 2020 avrebbe conseguito il diploma tecnico economico informatico. Era in aula con i suoi compagni, quando il professore di informatica li informò di una notizia appresa dai giornali: una dodicenne di Pordenone aveva tentato il suicidio per atti di bullismo, lanciandosi dal terzo piano di casa. “Per un istante, pensai fossimo noi i colpevoli”, ricorda Cazzato, che oggi ha 22 anni. “Questo senso di colpa mi ha fatto capire come fosse necessario agire per contrastare questa piaga”. Qualche tempo dopo è natoa MaBasta, associazione anti bullismo che gli ha permesso di essere uno dei dieci finalisti del Global Student Prize 2021, premio per il miglior studente del mondo ideato dalla Varkey Foundation insieme a chegg. org. “Abbiamo creato il modello MaBasta, un protocollo di sei semplici azioni che ogni classe d’Italia può adottare per prevenire e contrastare atti di bullismo e cyberbullismo a scuola”, spiega Mirko. La prima azione consiste nello scegliere in ogni classe un docente referente con il compito di ascoltare i ragazzi. La seconda è la compilazione da parte di tutti gli alunni del MabaTest, un questionario anonimo utile al professore per sondare la situazione in classe. La terza consiste nell’eleggere due studenti con il compito di monitorare eventuali focolai. “Questo è un ruolo importante che abbiamo deciso di affidare ai ragazzi perché sono i primi ad accorgersi di eventuali atti in classe e possono intervenire tempestivamente”. La quarta è l’installazione nella scuola di una bullibox, un’urna dove chiunque, anche in modo anonimo, può imbucare segnalazioni. Poi c’è
il MabaDAD – digital antibullying desk, una sorta di bullibox virtuale, presente anche sul sito dell’associazione, che permette a chiunque di effettuare segnalazioni attraverso smartphone, tablet e pc. La sesta azione, infine, è più un obiettivo: ottenere il titolo di classe debullizzata. Finora, con il suo team di 40 ragazzi dai 14 ai 17 anni, Mirko ha conosciuto tante scuole, oltre 500 classi in Italia: “La situazione è delicata. Ho notato che tutti i dirigenti e docenti sono pronti a risolvere questo problema. Ma c’è poca informazione su quello che le scuole possono fare”. Per poter arginare il bullismo è fondamentale mantenere alta l’informazione. “Tra noi ragazzi lo facciamo, ma ci siamo resi conto che bisogna parlare tanto anche con gli adulti”.
“Professori e dirigenti sono pronti a risolvere il problema del bullismo, ma c’è poca informazione su quello che le scuole possono fare”
MaBasta ha collaborato finora con enti pubblici e privati e aziende. “Negli ultimi tre anni abbiamo raggiunto tanti enti e società, come Regione Puglia, ActionAid, Figc, Banca Sella, Fastweb. Una nuova collaborazione, per sensibilizzare sul bullismo in oltre 800 scuole, è partita a dicembre con Regione Sicilia e Usr Sicilia, e tra i partner del progetto ci saranno anche Fondazione Carolina e Telefono Azzurro”. Il progetto di Mirko ha destato anche l’attenzione del presidente Mattarella e di attori come Tom Holland. Da tre anni, inoltre, MaBasta è approdato in Francia grazie a una docente che insegna italiano in una scuola media francese. “Insieme ai ragazzi che compongono il team abbiamo rafforzato la consapevolezza che nelle scuole il problema del bullismo non riguarda solo i ragazzi, ma anche gli adulti. Proprio per questo, continueremo a diffondere il nostro modello sperimentando nuove idee per aiutare dirigenti, docenti e personale amministrativo, tecnico e ausiliario ad affrontare questo problema. L’iniziativa si chiama CresceReteSereni, e la chiave sarà costruire una grande rete nazionale. Per ora la stiamo sperimentando a Lecce, poi si vedrà”. F
Roberta MaddalenaRipulire le strade con l’hi-tech
SENZA RICEVERE ALCUN FINANZIAMENTO, I CAMPANI GIUSEPPE PIRILLO E DENIS OLIVIERO
HANNO PROGETTATO UN DISPOSITIVO ROBOTICO CHE AUTOMATIZZA LA RACCOLTA DEI MOZZICONI DI SIGARETTA. “STIAMO LAVORANDO PER RENDERLO COMPLETAMENTE AUTONOMO”
idea di costruire un robot stuzzicava Giuseppe Pirillo, 17 anni, dalla terza liceo. Poi, a gennaio 2022 ha deciso di rivolgersi al compagno di scuola Denis Oliviero, 18 anni, e di sviluppare insieme a lui un dispositivo dotato di un braccio robotico. Mancava però lo scopo: “Un giorno, mentre stavamo per entrare a scuola, ci siamo chiesti che utilizzo avrebbe dovuto avere il robot. A un certo punto abbiamo notato l’incredibile numero di mozziconi in strada”, ricorda Giuseppe. “Abbiamo capito che il robot doveva essere dotato di un braccio in grado di automatizzare il processo di raccolta, e da lì abbiamo iniziato le ricerche”.
Il modello sviluppato dai giovani campani si chiama RoboButts e ha una base mobile dotata di quattro ruote, che in futuro saranno omnidirezionali, e di un braccio robotico con di sei gradi di libertà.
“Sono un fan della Marvel e il mio personaggio preferito è Iron Man. La mia passione per la robotica è nata grazie a lui”, dice Giuseppe
“Nel suo stato attuale è comandato dalla tastiera del nostro pc, con la quale lo muoviamo vicino al mozzicone, per poi usare il braccio”, prosegue Pirillo. “Per il successivo prototipo stiamo implementando una serie di sensori, schede e camere che permetteranno di automatizzare il processo e quindi consentiranno al robot di girare autonomamente per le strade”. Nella parte meccanica, elettronica e informatica il robot è stato interamente progettato dai ragazzi: “L’unico supporto è stato quello dei nostri genitori”.
Per migliorarne l’efficienza, poi, i fondatori hanno sviluppato un modello di intelligenza artificiale che riconosce la sigaretta nella parte di suolo inquadrata dalla webcam, anche se al momento non ne fornisce la posizione. “Abbiamo sviluppato il modello con un dataset di quasi 500 immagini, sfruttando un software messo a disposizione da Google, e lo abbiamo implementato attraverso un programma scritto con il linguaggio Python”, spiega Oliviero. “Per il successivo prototipo stiamo lavorando a un modello in grado di fornirne la posizione, in modo da poter muovere il braccio e la base mobile di conseguenza”.
Finora sono stati creati tre prototipi, e il secondo ha vinto la Young Maker a Trieste nel 2022. “Quando il vicesindaco di Trieste ci ha omaggiato di questo riconoscimento sono riemerse tutte le cose che avevamo vissuto fino a quel momento: i sabati passati a lavorare con passione, i test, gli errori. Quel premio ci ha confermato che l’età è solo un numero”, dice Giuseppe, liceo scientifico con indirizzo biomedico all’istituto. Adriano Tilgher di Ercolano, che nell’estate 2022 ha partecipato al corso intelligent and autonomous vehicles del Politecnico di Milano. Con una certificazione di uso e programmazione di robot industriali della Comau (società parte di Stellantis, specializzata nell’automazione industriale, ndr), nel 2023 Denis ha partecipato invece alla fase finale dei Campionati della robotica all’I.i.t. a Genova, e tramite la scuola ha frequentato un corso nella sede di Arzano della STMicroelectronics. Per approfondire la robotica Giuseppe sta frequentando adesso il primo anno di ingegneria dell’automazione alla Federico II di Napoli mentre Denis è al quinto anno di liceo scientifico con curvatura robotica. “Sono un fan della Marvel e il mio personaggio preferito è Iron Man. Probabilmente la mia passione per la robotica è nata grazie a lui”, dice. Anche i loro sogni corrono veloci: “Il mio obiettivo”, dice Giuseppe, “è diventare sia imprenditore nel settore della robotica, sia docente universitario, per avere un impatto sulla società”. Denis ha invece superato il Tolc test per entrare a ingegneria meccanica alla Federico II e progetta di lavorare in Formula 1.
“In questo momento, siamo concentrati sullo sviluppo del prodotto e stiamo lavorando per far sì che il robot diventi completamente autonomo”, aggiungono. “Vogliamo effettuare test in strada, e per questo ci rivolgeremo alle istituzioni competenti. Saranno ovviamente necessari dei finanziamenti, che speriamo di ricevere al più presto per accelerare il processo di sviluppo e produzione”. F
Roberta MaddalenaL’IA anti-spreco
GRAZIE AGLI ALGORITMI, OLIVISA, STARTUP CO-FONDATA DA FRANCESCO TANSELLA, FORNISCE AI RISTORATORI ANALISI PREDITTIVE PER OTTIMIZZARE I FATTORI DI PRODUZIONE E RIDURRE COSÌ GLI SPERPERI ALIMENTARI.
“ABBIAMO INDIVIDUATO NUOVI PAESI TARGET E STIAMO DIALOGANDO CON CATENE DI FAST FOOD IMPORTANTI”
Immaginate di avere un locale e poter rispondere a domande quali ‘quanti clienti entreranno oggi nel mio ristorante?’, oppure ‘cosa ordineranno?’. I benefici sarebbero tanti: ottimizzare gli ordini ai fornitori, stabilire il personale necessario in cucina, organizzare di conseguenza il necessario. L’idea è venuta durante la pandemia, a ottobre 2020, a un gruppo di amici studenti a Pisa. L’input è stato di Alberto Bordin, ai tempi neo-laureato in fisica della materia alla Scuola Normale, che ha poi coinvolto Federico Visintini, Lorenzo Roccati e Francesco Tansella. Alla base della startup, Olivia, un’idea semplice: aiutare i ristoratori a capire se rimanere aperti o affidarsi al food delivery. “Questo tramite informazioni qualitative e poi tramite algoritmi predittivi”, spiega Tansella. “Poi ci siamo accorti, attraverso il dialogo con ristoratori e analisi di mercato, che il tema delle analisi predittive per i ristoranti poteva avere uno scopo più ampio”. In altre parole, prevedere il flusso di persone per ottimizzare i fattori di produzione poteva rispondere ad altre domande.
novation, ha ottenuto finora il sostegno di LVenture Group e di alcuni advisor. Per ridurre gli sprechi nella ristorazione italiana non si fa comunque abbastanza. “Porre l’attenzione sui processi non significa abbandonare la qualità. Ma credo che in Italia questo sia meno chiaro. Per ridurre gli sprechi bisogna concepire il ristorante come un’azienda: la ristorazione italiana spreca perché tanti ristoranti non si concepiscono come aziende e quindi non associano a quello spreco una perdita economica significativa”.
Numeri alla mano, in Italia lo spreco di cibo rappresenta un valore annuo di circa 15,6 miliardi di euro, secondo il rapporto del 2022 dell’organizzazione World FoodWaste. “Analizzando le varie fasi, il 36,6% di questo spreco si verifica durante la fase produttiva, mentre il 3,1% si colloca nella fase di trasformazione. La distribuzione contabilizza il 13,5% e la ristorazione il 3,8%.
“La nostra tecnologia può fare tanto non solo nel food, ma anche in altri settori. Stiamo registrando interesse da ambiti industriali e dal mondo finanziario”
La scelta del nome richiama la cucina italiana. Le ultime due lettere, invece, l’intelligenza artificiale. “Facciamo previsioni di domanda, da un livello più aggregato (la domanda di ristorazione in una certa zona geografica), fino a quante pizze venderà il locale ‘x’ domani. In base a questa previsione, elaboriamo una stima su quanto produrre, quante materie prime ordinare e quanto staff sarà necessario per i successivi 14 giorni”. Una web app, insomma, che ogni giorno elabora i dati storici di un singolo ristorante, li combina con calcoli su dati di terze parti, come eventi locali in calendario o previsioni meteo, e comunica i risultati all’imprenditore. La piattaforma riduce così gli sprechi alimentari perché, prevedendo quanto occorre produrre e ordinare, permetterà al ristorante di buttare via meno cibo. La startup, cresciuta grazie a B4i-Bocconi for in-
Per ciò che concerne la ristorazione, la maggior parte dello spreco si verifica nella fase di preparazione del cibo: il 45% del totale”.
In previsione di un round seed tra la fine del 2024 e l’inzio del 2025, intanto, la startup punta al mercato internazionale, con un focus sulla California e un’attenzione particolare alla Germania e al Regno Unito. “Olivia vuole raggiungere una dimensione globale. Abbiamo identificato dei paesi target e stiamo dialogando con catene di fast food importanti”. L’obiettivo è raggiungere entro il 2029 più ristoranti, per i quali Olivia diventerà il sistema predittivo per gestire e ottimizzare le operazioni di procurement e produzione in maniera automatica. “Ci rendiamo conto che la nostra tecnologia può fare tanto anche in altri settori. Stiamo ricevendo interesse da ambiti industriali, sempre in tema di approvvigionamento scorte, e dal mondo finanziario, ma ora siamo concentrati sul food”. F
Roberta MaddalenaIl valore della coesione
Fgn Consulting, fondata in Inghilterra nel 2017 da Francesco Noto, offre servizi di consulenza e marketing in ambito finanziario. Il suo punto di forza è il rapporto di intesa e fiducia tra le figure di vertice
Fondata da Francesco Noto, Fgn Consulting è una realtà solida e dinamica che offre servizi di consulenza e marketing di elevata qualità in ambito finanziario, rivolgendo la propria offerta a multinazionali o importanti imprese dislocate su tutto il territorio nazionale e internazionale. Nata in Inghilterra nel 2017, è diventata rapidamente un business partner qualificato e affidabile, in grado di assistere i clienti, società italiane ed estere, a 360 gradi.
La forza dell’azienda sta nel rapporto di grande intesa, fiducia e competenza tra le persone ai vertici. Noto, il ceo, si è formato nel campo finanziario prima a Milano e poi in Svizzera, nei cantoni Italiano e Vallese, dove ha affinato le sue competenze imprenditoriali. Valentina Zaino, cfo, dopo la laurea magistrale all’Università La Sapienza di Roma, ha iniziato subito la scalata nel mondo del lavoro, con enormi successi nel settore amministrativo di varie società, fino ad approdare al ruolo che ricopre in Fgn
Consulting. Giuseppe Capacchione, coo e anima creativa dell’azienda, si è affermato fin da giovanissimo nel mondo della finanza milanese. La curiosità per ciò che lo circonda lo ha portato poi a rapportarsi con varie realtà che hanno arricchito il suo bagaglio professionale, permettendogli di avere una visione completa dei target richiesti dalle aziende.
Il logo societario nel quale compare il leone, simbolo di virtù e qualità positive, come forza, fierezza, nobiltà e coraggio,
rappresenta, assieme al blu, che è l’emblema dell’equilibrio, tutto ciò che oggi Fgn Consulting vuole trasmettere al cliente. L’importante è essere avanti, puntando sull’innovazione, sull’apertura a nuovi mercati, su nuovi strumenti e nuove modalità di gestione. Le prospettive per gli investimenti poggiano soprattutto su risultati che non si esauriscono nell’entusiasmo di un periodo positivo, ma che creano opportunità di crescita nel lungo periodo.
Tra i clienti di Fgn Consulting ci sono brand prestigiosi, come Mfm Capital Management, società finanziaria che opera sul territorio britannico, che, attraverso proposte di investimento a capitale garantito e a rendimento certo, ha costruito la propria forza. Grazie alla partnership con Fgn Consulting dal 2017 la società si è affacciata con successo anche sul mercato italiano, registrando un incremento del fatturato del 40%.
Mfm Capital Management ha uno strumento finanziario molto innovativo, che dà l’opportunità all’investitore di partecipare alla compravendita a breve termine di immobili nel mercato del Regno Unito, collaborando a stretto contatto con le società immobiliari inglesi. Questo strumento ha un andamento positivo costante e offre solide garanzie, peculiarità che lo rendono addirittura preferibile ai prodotti a capitale garantito classici.
la società partner Rival R.E. Formula di grande interesse perché in grado di abbinare la protezione degli investimenti a un’importante redditività.
Sempre sul territorio inglese c’è una forte sinergia con Lagoon Capital e Cmmc Associates, società di ricerca finanziaria indipendente, che forniscono analisi fondamentali e tecniche dei mercati globali a un gruppo di clienti istituzionali e tramite abbonamento/sottoscrizione per privati.
Importanti collaborazioni sul suolo italiano
mandato (tfm) agli amministratori, un piano di accumulo a garanzia della perdita di questa figura chiave (key man) all’interno dell’azienda, al termine del suo incarico.
Ogni anno la società contraente, in relazione alle sue disponibilità finanziarie e in funzione del risultato prodotto, investe una quota nel mercato immobiliare inglese, beneficiando, allo scadere di ogni anno, di un rendimento garantito e allo stesso tempo accantona una quota di tfm per l’amministratore, beneficiario finale dell’investimento.
La fattibilità delle operazioni nasce dalla collaborazione con JBrown International, società immobiliare londinese che ha trovato una formula per rendere questo prodotto finanziario, inizialmente ideato solo per grandi investitori esteri, accattivante anche per le società italiane. Uno dei servizi mirati e riservati è quello di acquisto immobiliare tramite trust con
avvengono anche con studi commerciali come Fisco Smart, che opera nelle città metropolitane di Roma e Milano e nell’area centro-nord della Puglia. La collaborazione con questi professionisti ha generato una formula per rendere tale prodotto finanziario, inizialmente ideato solo per i privati, accattivante anche per le società italiane, portando a un aumento esponenziale delle sue richieste.
Con tale prodotto è oggi possibile assicurare un trattamento di fine
Per la società, le quote di tfm accantonate sono dedotte nei periodi di imposta di maturazione e quindi secondo il principio di competenza, mentre in capo all’amministratore, secondo il principio di cassa e in funzione della natura del soggetto percettore e del rispetto delle ulteriori condizioni di legge, a tassazione ordinaria o separata. La passione per l'arte di Noto, prima manifestatasi nella sua attività di collezionista, ha favorito l'avvio di una collaborazione con l’artista Giovanni Motta, figura di spicco nel panorama neopop surrealista a livello internazionale. Motta, pittore e artista digitale, è anche un pioniere nell'ambito della cryptoarte. Attraverso la creazione di Nft, ha contribuito alla diffusione di questo strumento tecnologico rivoluzionario nel settore artistico. Questa è solo una parte della galassia che ruota intorno a Fgn Consulting, che ha il suo perno in Noto, che con la sua attenzione e il suo carisma ha portato questa realtà a Londra, Milano e Roma, facendo del “tuo successo, il nostro business”.
In
a cura di Danilo D’Aleo e Attilio Nucetti ASSOLOMBARDA
L’eccellenza del fare
Giunti alla seconda edizione, gli Assolombarda Awards hanno celebrato la capacità delle imprese del territorio di crescere e innovare
Valorizzare l’orgoglio industriale e il fare impresa. È con questo obiettivo che giovedì 14 marzo è andata in scena la seconda edizione degli Assolombarda Awards.
Svoltasi al Teatro Lirico Giorgio
Gaber di Milano, l’iniziativa ha celebrato gli anniversari associativi e i progetti di impresa più innovativi promossi da Pmi e grandi aziende che consentono al territorio - che comprende la città metropolitana di Milano e le province di Monza e Brianza, Pavia e Lodi - “di produrre, da solo, il 13% del Pil nazionale”, come racconta Alessandro Spada, presidente di Assolombarda.
Spada, qual è l’obiettivo di un’iniziativa come gli Assolombarda Awards?
Le nostre imprese sono motore di innovazione, agente positivo di cambiamento, laboratorio di idee. Rappresentano un orgoglio industriale che ci ha permesso negli ultimi anni di raggiungere straordinari risultati. Basti pensare che il Pil lombardo ha fatto segnare +5,5% a fine 2023 rispetto al pre-Covid, ben più dell’Italia (+3,5%) e dei principali riferimenti europei, come Baden-Württemberg (-1%) e Catalogna (+1,1%). È questo orgoglio e questo saper fare che abbiamo voluto valorizzare anche quest’anno con gli Assolombarda Awards. Sono però molte di più le Pmi e le grandi imprese del territorio che meriterebbero un riconoscimento per l’importante contributo offerto allo sviluppo e alla crescita dell’intero Paese. L’Italia, se oggi è la seconda manifattura d’Europa, oltre che il quinto paese al mondo per surplus manifatturiero con l’estero, lo deve al traino delle nostre aziende.
Qual è l’asset più importante su cui investire per un’azienda nell’attuale contesto economico?
Sono diversi gli asset importanti su cui investire per restare competitivi. Ma sono convinto che l’investimento in innovazione sia la vera chiave per il successo di un’azienda: quel pilastro della crescita che abbiamo voluto esaltare con gli Assolombarda
Awards, è l’unico modo per alimentare il motore dello sviluppo anche alla luce delle transizioni ecologica e digitale. Le imprese sono naturalmente portate a innovare, ma servono sempre di più misure trasversali in grado di stimolare gli investimenti.
Quali sono le richieste in vista delle elezioni europee? Cosa si può ancora fare per le imprese lombarde motore del sistema produttivo d’Italia?
Se l’Italia è la seconda manifattura d’Europa, l’Europa è la seconda manifattura al mondo, dietro alla Cina e davanti agli Usa. Una posizione che non possiamo perdere. Quindi la principale richiesta alla politica, in vista delle elezioni europee, è quella di definire una strategia di politica industriale seria, concreta e lungimirante per preservare l’industria continentale e metterla nelle condizioni di investire e innovare. Il Next Generation Eu lo è certamente stato. A questo proposito, come Paese dobbiamo mettere a terra il Pnrr e gli investimenti nelle infrastrutture digitali, anche per cogliere le opportunità dell’intelligenza artificiale. È necessario, inoltre, definire una politica energetica che ci renda autosufficienti e per questo il nucleare diventa imprescindibile. Un’esigenza che riguarda soprattutto le industrie del Nord Italia, che coprono i due terzi del fabbisogno di energia e che per conformazione geografica non possono far esclusivo affidamento alle fonti rinnovabili. F
Alessandro Spada, presidente di Assolombarda, con l’attrice Cristiana Capotondi, conduttrice della serata.
ASSOLOMBARDA
Gli Oscar delle imprese
Durante la serata evento degli Awards molte aziende hanno festeggiato anniversari significativi della loro adesione ad Assolombarda
La serata degli Assolombarda awards è stata l’occasione per ringraziare le realtà che celebrano, quest’anno, le tappe più significative della propria adesione ad Assolombarda: quattro imprese che celebrano i 75 anni di adesione e 20 che festeggiano i 50 con l’associazione sono state premiate dal vicepresidente con delega a organizzazione, sviluppo e marketing, Alvise Biffi, e dal direttore generale, Alessandro Scarabelli.
Per i 75 anni di adesione sono state premiate Manucor, Microtecnica, Nastrificio De Bernardi e Piaggio & C. Per i 50 il riconoscimento è andato a Ali Group, Boettcher Italiana, Bolton Manitoba, Bulloneria Villa, Carcano Egidio & C., Citterio Giulio, Colombo R., Comi Condor, Decsa, Fiscatech, Gmv Martini, Grafikontrol, Intrapack, Iss Facility Service, Landgraf, Marcegaglia Carbon Steel, O Luce, Pamar, S.A.L.P.P. Lavorazione polietilene di Stefano e Walter Redaelli e Vergaengineering.
Gli Assolombarda Awards, nella loro seconda edizione, hanno celebrato anche la capacità delle imprese del territorio di crescere e di innovare. Dopo il saluto in videocollegamento del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, sono stati premiati, alla presenza del presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, i migliori progetti che si sono distinti nelle diverse categorie: Sostenibilità (premio dedicato a Giorgio Enrico Falck), Responsabilità e cultura (dedicato a Carlo Alberto Albertini), Performance (dedicato a Silvio Berlusconi), Design (premio dedicato a Ernesto Gismondi) e Digitalizzazione (dedicato a Domenico Zucchetti), asset strategici per la competitività del futuro. Per la prima volta, inoltre, è stato consegnato un premio speciale dell’advisory board Assolombarda per il Sociale.
I progetti delle imprese - tra le numerose candidature pervenutesono stati valutati e selezionati dal comitato scientifico presieduto da Ferruccio De Bortoli e composto da Mirja Cartia d’Asero (amministratore delegato del Gruppo 24 Ore), Giuseppe De Bellis (direttore di Sky TG24), Claudia Parzani (presidente di Borsa italiana) e Ferruccio Resta (presidente della Fondazione Politecnico di Milano). La serata è stata resa possibile anche da American Express, main partner, e da Aim Group International, Epyon, Jakala, Qc Spa of Wonders e Wurth, silver partner. F
Gli associati che sono stati celebrati per la loro storica adesione ad Assolombarda.
Crescere insieme
Le imprese stanno vivendo il processo di digitalizzazione. American Express le accompagna in questo percorso di trasformazione
Migliorare l’esperienza di acquirenti e fornitori, risolvendo al contempo le sfide più comuni legate ai pagamenti nel b2b. È con questo obiettivo che opera American Express Italia, come ha raccontato Giovanni Speranza, vp cards sales & insurance, durante gli Assolombarda Awards 2024, di cui la società è stata main partner.
Qual è lo stato dell’arte delle aziende italiane?
La nostra recente ricerca con Nielsen, condotta intervistando i c-level di 400 aziende con un fatturato annuo tra i 10 e i 200 milioni di euro in tutta Italia, ha rivelato che le imprese italiane, che rappresentano il cuore della nostra economia, godono di buona salute finanziaria, con l’accelerazione digitale e la crescita della presenza all’estero quali principali driver di sviluppo. Le imprese stanno vivendo uno scenario dinamico, contraddistinto dalla volontà di innovare e di aumentare l’impat-
to della digitalizzazione, adottando così una mentalità più evoluta e flessibile rispetto al passato. American Express riconosce l’importanza di questa evoluzione, abilitando i pagamenti digitali oltre le proprie carte corporate tradizionali, per migliorare l’esperienza di acquirenti e fornitori con soluzioni altamente performanti e un servizio eccellente, risolvendo al contempo le sfide più comuni legate ai pagamenti b2b.
Quali sono le principali sfide che le aziende devono affrontare e i driver della loro crescita?
Abbiamo constatato che l’accelerazione digitale è percepita come un game changer e un booster del sistema impresa e di quello produttivo italiano: quasi il 40% delle aziende con un fatturato in aumento l’ha segnalata come il principale driver di crescita, e le imprese che sono più avanti in questo percorso registrano un maggior incremento dei ricavi. La digitalizzazione e l’automazione dei pagamenti costituiscono parte integrante di questo processo e contribuiscono quindi a renderlo un fattore chiave di competitività, poiché consentono di risparmiare denaro e tempo, rendendo più veloce ed efficiente la gestione delle spese aziendali e del capitale circolante. In tal senso, rileviamo anche qui uno spaccato incoraggiante e positivo riguardo alla consapevolezza di tali benefici da parte delle aziende italiane. Tuttavia, tra quelle che ancora non hanno intrapreso questo percorso uno dei principali ostacoli è la mancanza di un partner adeguato ad aiutarle e ad accompagnarle. Di conseguenza, come American Express, vogliamo essere al fianco di tutti i nostri clienti in questo percorso di trasformazione e crescita, sostenendo la penetrazione dei pagamenti digitali nel mondo delle imprese e facendo capire a tutte le aziende che questi possono essere un driver per la loro crescita.
Quanto è integrata la dimensione internazionale nelle strategie di sviluppo delle nostre aziende?
La proiezione all’estero è un tratto distintivo delle aziende di successo. Secondo la nostra indagine, alla fine del 2023 la metà delle aziende italiane esportava all’estero, percentuale che sale al 60% tra quelle che hanno registrato una crescita dei ricavi lo scorso anno. Più di due terzi operavano in almeno un altro paese. Tuttavia, la flessibilità delle soluzioni di gestione dei viaggi deve essere combinata con l’automazione per rispondere alla volatilità, effetto sia di cicli decisionali più rapidi, sia di sempre più frequenti eccezioni, frutto di eventi inaspettati. Le soluzioni di pagamento virtuali, per esempio, offrono alle aziende la possibilità di semplificare e rendere più efficiente il viaggio verso una completa automazione del processo, consentendo al contempo la riconciliazione automatica di tutti i flussi di pagamento. F
Campioni green
Partendo dal premio Sostenibilità, dedicato a Giorgio Enrico Falck, fondatore della società Acciaierie e Ferriere Lombarde Falck, la giuria degli Assolombarda Awards 2024 ha celebrato, nella categoria Pmi, Sogemi. Partecipata dal Comune di Milano, proprietaria e gestore del mercato, la società si è distinta per Foody 2025, progetto che prevede un intervento di rigenerazione sull’area dei mercati agroalimentari di Milano attraverso due nuovi padiglioni ortofrutta, nuove piattaforme logistiche e un rinnovato palazzo affari che impattano su diversi ambiti della sostenibilità. Il miglioramen-
to della situazione esistente passa da una serie di interventi per ridurre le emissioni di anidride carbonica in atmosfera, attraverso soluzioni che vanno dall’utilizzo di un sistema di scambio termico centralizzato tramite acqua di falda a servizio di sistemi di refrigerazione all’installazione di moduli fotovoltaici, passando per l’integrazione di superfici verdi e alberate, fino all’implementazione della mobilità elettrica e dei sistemi di ricarica. Il progetto delle aree verdi è stato realizzato con Land Italia. “Ricevere questo riconoscimento è per noi motivo di orgoglio, oltre che di grande gratificazione per il lavoro che svolgiamo. Anche in considerazione del fatto che siamo a capo di un’azienda pubblica”, dice Cesare Ferrero, presidente di Sogemi. Nella categoria Grande Impresa, il premio è stato riconosciuto a Ntt Data Italia, parte della multinazionale giapponese Ntt Data, uno dei principali player a livello mondiale nell’ambito
della consulenza e dei servizi It, presente in oltre 50 paesi, con più di 190mila professionisti e una rete internazionale di centri di ricerca e sviluppo a Tokyo, Palo Alto e Cosenza. Decisiva, nella scelta della giuria, è stata la riorganizzazione, da parte di Ntt Data, della sede di Milano. L’operazione, avvenuta in seguito a un’importante espansione occupazionale, è stata guidata dai principi di sostenibilità ambientale. I nuovi spazi per gli uffici, infatti, sono stati individuati nel complesso The Sign, il progetto di rigenerazione urbana di Covivio che ha trasformato in un business district dedicato alle aziende e alla città l’area delle ex Fonderie Vedani. Dopo un’importante azione di bonifica dell’area, sono stati realizzati gli edifici Near zero energy building (Nzeb) in classe energetica A che hanno conseguito la certificazione Leed Platinum. Ntt Data ha qui trasferito la propria sede, concependo l’allestimento dei propri uffici coerentemente con le nuove logiche di gestione degli spazi, in termini sia di vivibilità, sia di fruizione, e ha adottato politiche di gestione ambientale che hanno portato al conseguimento della certificazione Iso14001. Oltre ad aver provveduto alla realizzazione di infrastrutture per la ricarica elettrica di automobili e motocicli per promuovere la mobilità sostenibile, la società, attraverso la domotica, telegestisce il funzionamento degli immobili che sono alimentati interamente da fonti rinnovabili, come l’energia solare prodotta dagli impianti fotovoltaici in copertura. Il progetto è stato sviluppato da Covivio e progettato da Progetto Cmr. “Siamo veramente felici e orgogliosi, perché per noi la sostenibilità è una mission aziendale. È il punto focale di ogni nostra attività, come dimostra la filosofia giapponese del nostro gruppo”, dice Carlo Bardone chief institutional relations & business development officer di Ntt Data Italia. F
Business responsabile
Se l’attenzione alla sostenibilità è un punto focale per le imprese e per il benessere del nostro pianeta, non è da meno tutto ciò che riassume il concetto di responsabilità e cultura. Aspetto preso in considerazione per il premio dedicato a Carlo Alberto Albertini, assegnato durante la serata condotta da Cristiana Capotondi.
Per la categoria Pmi a trionfare è stata Pink Frogs Cosmetics, società benefit specializzata nella produzione di cosmetici conto terzi, che si occupa di sviluppo e produzione di cosmetici moderni con elevati standard di qualità, sicurezza e rispetto per l’ambiente. Decisivo per la società, fondata nel 1979 come consolidamento di un’impresa familiare nata già nel 1939, è il progetto di sostenibilità sociale che si svolge a Rozzano – dove l’azienda ha sede - dedicato all’inclusione di adolescenti affetti da sindrome da spettro autistico. Nel dettaglio, il progetto prevede il coinvolgimento di dieci ragazzi autistici e 30 studenti di scuola superiore che, ogni settimana, svolgono attività e laboratori per favorire rap-
porti di amicizia che sono loro spesso preclusi. Gli incontri avvengono sotto il controllo di personale qualificato presso la società cooperativa Il Balzo di Rozzano. “La responsabilità sociale e d’impresa deve essere nel dna di un’azienda che fa sostenibilità”, dice Matteo Locatelli, ceo di Pink Frogs Cosmetics. “Volevamo fare qualcosa di importante per il territorio che ospita la nostra azienda. E, grazie al lavoro del nostro team e soprattutto dei 30 studenti delle scuole superiori che ogni giorno si prendono cura di questi dieci ragazzi speciali, anche solo andando a mangiare una pizza con loro, ci siamo riusciti”. Per la categoria Grande Impresa, il premio è stato assegnato a Abb, tra i leader tecnologici nell’elettrificazione e nell’automazione, che sta contribuendo a costruire un futuro più sostenibile ed efficiente nella gestione delle risorse. Con una storia di eccellenza iniziata oltre 140 anni fa, Abb ha conquistato la giuria grazie al tema educativo, perno della sua politica di corporate social responsibility, in cui è impegnata da oltre 20 anni. Supportata anche da partnership di valore, come quella con Junior Achievement - la più vasta organizzazione non profit al mondo impegnata sull’educazione all’imprenditorialità - Abb ha sviluppato progetti come il premio Impresa 5.0 rivolto a studentesse e studenti in ambito Stem, RoboCup e RoboLab, focalizzati sulla diffusione di competenze in ambito robotica, e Digital&Green per ragazze e ragazzi delle scuole medie per valorizzare le nuove professioni tecnologiche legate alla sostenibilità. Un percorso che nel 2023 ha raggiunto oltre 20mila studenti in Italia. “Siamo molto orgogliosi di aver ricevuto questo riconoscimento, perché è il coronamento di un impegno che dura da oltre 20 anni”, dice Eliana Baruffi, country communications manager di Abb in Italia. “Abbiamo sempre dimostrato di avere fiducia nelle giovani generazioni e di voler essere d’ispirazione per loro. Perché è solo così che possiamo aiutarli nel guardare al proprio futuro con ottimismo, intraprendenza e spirito di imprenditorialità”. F
Maestri di design
Tecno, fondata nel 1953, che ha vinto il premio Design nella categoria Pmi, realizza architetture d’interni per ambienti di lavoro e spazi collettivi, oltre a essere all’avanguardia nella progettazione e produzione di arredi per uffici e aree ad alta frequentazione, come grandi stazioni e aeroporti. Il progetto premiato è stato WQube, una soluzione non invasiva che definisce una serie di multispazi flessibili e integrabili tra loro, da riorganizzare nel tempo a seconda delle esigenze.
“Ricevere questo riconoscimento in questo periodo per noi è davvero importante”, ha spiegato Paolo Bonafè, direttore del personale del gruppo Tecno. “La nostra azienda arriva da un periodo, il post-pandemia, in cui i luoghi di lavoro tradizionali sembravano dover scomparire. Questo premio è l’esempio della forza e della tenacia dell’azienda, che ha voluto, invece, ridisegnare e rivedere gli ambienti di lavoro e creare quindi un nuovo modo di lavorare”.
Ritira il premio Roberto Gavazzi, presidente e ad di Boffi.
Ritira il premio Paolo Bonafè, direttore del personale del gruppo Tecno
Il premio per la categoria Grandi imprese è andato a Boffi, azienda di arredamento produttrice di cucine, bagni e sistemi di design contemporaneo, fondata da Piero Boffi. Proprio quest’anno l’azienda celebra i suoi 90 anni. Un compleanno in cui si ripercorrono le aperture nelle capitali del design, l’integrazione collaudata tra manualità e tecnologia, i progetti su misura, lo studio sui migliori materiali, le collaborazioni e le partnership ricercate.
Il progetto premiato da Assolombarda è stato Case 5.0, il restyling della storica cucina del marchio elaborato da Piero Lissoni. La rivisitazione delle forme ha visto l’evoluzione in Case 5.0 trovando ulteriori implementazioni funzionali ed estetiche, con l’uso di materiali quali il vetro e nuove finiture, come l’argilla spatolata.
“Per noi questo premio è molto importante perché Assolombarda è un’associazione davvero prestigiosa”, ha commentato Roberto Gavazzi, presidente e ad di Boffi. “Essere premiati per il design, che è quello che la nostra azienda porta avanti da sempre, è estremamente significativo, soprattutto perché arriva nel 2024, anno in cui celebriamo i 90 anni dell’azienda”. Per la società, il premio “è la continuazione di percorso che dobbiamo continuare a fare come imprenditori, in un mestiere che pone sempre nuove sfide”. F
Questione di performance
Il premio Perfomance è stato assegnato alle aziende che meglio si posizionano secondo cinque parametri di redditività e andamento economico: return on assets (Roa); return on equity (Roe), margine operativo in percentuale sul fatturato; crescita del fatturato; aumento del numero dei dipendenti. Enegreen, vincitrice nella categoria Pmi, è una società con sede a Codogno, in provincia di Lodi, e opera nel settore dell’installazione di impianti elettrici in edifici. In particolare, l’azienda offre servizi per la realizzazione di opere elettriche, termoidrauliche e edili in genere.
IL PREMIO PER IL SOCIALE
A vincere il premio speciale advisory board Assolombarda per il sociale è stata Vector, società benefit del settore dei trasporti fondata nel 1978. Si occupa di spedizioni aeree, via mare, via terra e su treno. La mission di Vector è rendere il mondo dei trasporti più sostenibile, promuovendo soluzioni per mitigare l’impatto ambientale e sociale delle attività di spedizione. Il progetto che ha permesso a Vector di vincere il premio si basa su tematiche importanti, quali il supporto alla genitorialità,
marketing di Monier.
“Siamo orgogliosi di ricevere questo premio che è frutto del lavoro che stiamo sviluppando e stiamo facendo tutti assieme”, ha commentato Lino Lomi, presidente del cdA di Enegreen. “È un risultato che ci inorgoglisce anche perché questo premio è dedicato a un grandissimo imprenditore come Silvio Berlusconi”.
Per quanto riguarda la categoria Grandi Imprese, a trionfare è stata Monier, azienda che si occupa di prodotti per l’edilizia ed è parte di un gruppo multinazionale.
“Monier è estremamente orientata alla performance”, ha dichiarato Cecile Drouilly, managing director Italy, Adriatics & Bulgaria, “perché noi costruiamo nuovi orizzonti. Questo premio per noi apre diverse prospettive e sarà una nuova fonte di motivazione per fare sempre meglio nel nostro ambito, quello delle coperture”. F
l’inclusività, la flessibilità aziendale e l’empowerment femminile.
“Sulla parità di genere”, ha commentato Camilla Buttà, sustainability and communication manager di Vector, ci stiamo impegnando tanto in un settore, quello dei trasporti internazionali, che è molto maschile. Da noi c’è totale parità di genere e la maggior parte del nostro management è composta da donne. Inoltre abbiamo progetti di sostegno alla genitorialità molto forti”. F
Ritira il premio Camilla Buttà, sustainability and communication manager di Vector.
Il meglio del digitale
In un contesto in cui la pandemia ha accelerato la trasformazione tecnologica e l’intelligenza artificiale diventa il fulcro delle attività di business, agli Assolombarda Awards 2024 non poteva mancare il premio Digitalizzazione. Dedicato a Domenico Zucchetti, il fondatore della software house italiana scomparso a settembre, il riconoscimento, nella categoria
Pmi, è stato assegnato a Intellico, società specializzata nella progettazione e implementazione di soluzioni e prodotti SaaS della cosiddetta IA spiegabile (Xai) per il settore b2b in ambito smart factory, smart retail e smart service. Decisivo è stato il suo coinvolgimento nel progetto in collaborazione con Perfetti Van Melle, multinazionale di confetteria, caramelle e gomme, che ha permesso alla società di sperimentare l’uso di modelli di IA a supporto delle attività di formulazione, ottenendo predizioni su parametri fisici e sensoriali. È nato così un modello che ha portato diversi vantaggi: dalla riduzione del numero di test di laboratorio del
30% alla possibilità di sperimentare in un laboratorio virtuale nuove formulazioni, fino a una migliore comprensione dei modelli e dei fenomeni e a un incremento delle competenze del team. “Questo premio non fa altro che riconoscere la bontà e l’innovazione di un progetto che, oltre a puntare sui dati, sottolinea un altro importante aspetto dell’intelligenza artificiale: l’importanza di avere una visione distintiva”, dice Francesca Saraceni, co-founder e ceo di Intellico. Dello stesso avviso anche Marco Violi, global head sviluppo prodotto di Perfetti Van Melle, che ha sottolineato l’importanza della collaborazione. “Se siamo riusciti a implementare nei nostri processi aziendali una piattaforma in grado di utilizzare l’IA è soprattutto perché con Intellico è nata una partnership basata sul rispetto reciproco e sull’onestà di capire potenzialità e limiti dell’intelligenza artificiale”.
A trionfare nella categoria Grande Impresa è stato il Centro Diagnostico Italiano, struttura sanitaria ambulatoriale orientata alla prevenzione, alla diagnosi e alla cura in regime di day hospital. Con un network di 34 strutture in Lombardia, che le permette di servire oltre 500mila pazienti, la società ha conquistato il premio grazie al progetto AIpostCovid, un modello di intelligenza artificiale che prevede, con un’accuratezza fino al 94%, l’insorgenza di complicanze polmonari a lungo termine nei pazienti già ricoverati per Covid-19, grazie a un’analisi approfondita dei dati clinici al momento della dimissione. Realizzato con la collaborazione clinica di Asst Fatebenefratelli, Sacco e Fondazione Ircss Policlinico San Matteo, la collaborazione tecnico-scientifica di Fondazione Bruno Kessler, Università Campus Bio-Medico di Roma, Università degli Studi di Pavia e DeepTrace Technologies, il progetto mira a mettere a disposizione del personale sanitario una tecnologia che contribuisca a creare percorsi di cura e monitoraggio personalizzati, ottimizzando l’assistenza post ricovero. “Siamo molto orgogliosi di questo premio, frutto di un lavoro che dura da quasi cinque anni e che ha coinvolto un gruppo di medici e ricercatori che, in un periodo difficile come quello della pandemia, hanno dato vita a qualcosa che andasse oltre il quotidiano”, ha detto Andrea Mecenero, ad di Cdi. Sergio Papa, direttore ricerca, sviluppo e innovazione del gruppo, ha aggiunto: “Quello che abbiamo iniziato è un percorso decisivo, perché, guardando al futuro, il nostro focus è chiaro: spostarci dalla prevenzione alla predittività della malattia”. F
IIl treno della sostenibilità viaggia puntuale. Come da tabella di marcia, costantemente aggiornata dal Gruppo Fs, guidato dall’amministratore delegato Luigi Ferraris Un programma che coinvolge tutti gli attori di una delle più grandi realtà industriali del Paese, fino ai fornitori. E che non rinuncia alle possibilità offerte dalla finanza green. A beneficio, oltre che dei 91mila dipendenti e dei milioni di viaggiatori su quasi diecimila treni al giorno, di tutti gli italiani, anche di quelli che su rotaia non viaggiano, perché il gruppo rappresenta il fulcro della mobilità collettiva e intermodale in Italia.
Offrire soluzioni di trasporto pubblico in grado di ridurre le emissioni inquinanti e climalteranti, a beneficio dell’ambiente, della salute e della qualità della vita è la strada che Fs intende percorrere. E le azioni, molte delle quali già intraprese, iniziative concrete per una costante e rapida decarbonizzazione, si muovono nel perimetro tracciato dal Green deal europeo e dall’agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Raggiungere la neutralità carbonica entro il 2040 è l’obiettivo principale, in anticipo di dieci anni sul target europeo di zero emissioni. Una scelta dettata dal desiderio di ancorare l’impegno per la mitigazione dei cambiamenti climatici agli standard richiesti da Science based targets initiative (Sbti), iniziativa di Carbon disclosure project, global compact Onu, World resources institute e World wide fund for nature, che spinge il settore privato ad abbattere le emissioni per contenere il riscaldamento globale entro 1,5° C. E a gennaio Fs ha ottenuto la validazione del target. L’abbattimento di emissioni inquinanti e anidride carbonica non può che passare dal rinnovo della flotta, e i treni di nuova generazione – come il Frecciarossa 1000 per l’alta velocità, Rock, Pop e il treno ibrido Blues nel trasporto regionale – faranno senza dubbio la loro parte, oltre a incidere ulteriormente sull’efficientamento energetico.
Leve per agevolare la transizione verde, però, sono altresì gli strumenti di finanza sostenibile (tra cui green bond e operazioni di finanziamento legate alla sostenibilità). Soluzioni tramite le quali Fs ha scelto di finanziare numerosi progetti che contribuiscono al miglioramento delle performance in ambito esg. Prodotti che garantiscono un vincolo di destinazione dei proventi verso progetti sostenibili; o che impegnano l’azienda al raggiungimento di determinati obiettivi, incrementando la trasparenza nei confronti degli stakeholder, attraverso rendicontazione e reportistica puntuali sui target raggiunti e sugli impatti ambientali e sociali dei progetti finanziati. Sono nove i green bond emessi da Fs Italiane dal 2017 a oggi. I tre emessi nel 2023 hanno contribuito a raccogliere oltre 1,5 miliardi di euro, 500 milioni dei quali dedicati all’acquisto di oltre 100 treni regionali. Queste operazioni hanno significato il primato per il gruppo quale azienda italiana non finanziaria per titoli green emessi, il cui valore nozionale ammonta oggi a più di 5,5 miliardi di euro. Volumi che proiettano Fs tra i principali player della transizione verde come promotore di un modello di mobilità sostenibile. Con i proventi, infatti, Fs provvede al finanziamento di treni di ultima generazione per l’alta velocità, nuovi treni regionali, locomotive e carri per il trasporto
L’abbattimento di emissioni inquinanti e anidride carbonica non può che passare dal rinnovo della flotta. E i treni di nuova generazione – come il Frecciarossa 1000 per l’alta velocità, Rock, Pop e il treno ibrido Blues nel trasporto regionale – faranno la loro parte, oltre a incidere ulteriormente sull’efficientamento energetico
merci e investimenti relativi all’infrastruttura ferroviaria.
Tra i progetti finanziabili tramite green bond è stato inserito il completamento dell’alta velocità Torino-Milano-Napoli di Rfi. In questo modo, fanno notare dal gruppo, i green bond emessi dal 2017 permettono di coprire tutto il business ferroviario di Fs Italiane, contribuendo ad abbattere le emissioni di anidride carbonica e a porre le condizioni per agevolare la transizione dal mezzo privato al treno e alle soluzioni intermodali. Non si fermano qui le iniziative in ambito finanza sostenibile. A novembre dello scorso anno Fs ha sottoscritto un green loan da 100 milioni di euro con Bbva (il primo sottoscritto dalla questa banca in Italia) dedicato al finan-
ziamento di progetti conformi alla tassonomia Ue e a investimenti legati alla rete ferroviaria per supportare la strategia sostenibile del gruppo potenziando il cosiddetto ‘modal shift to rail’. A luglio 2022 Fs aveva già ampliato da 2,5 a 3 miliardi di euro la linea di credito committed e revolving stipulata nel 2021, che prevede meccanismi di revisione del margine e della commitment fee al raggiungimento di target in ambito esg. Un ampliamento, che senza alterare le condizioni di pricing originarie, ha portato a otto le istituzioni finanziarie coinvolte nel sindacato dei lender: a Intesa Sanpaolo, Unicredit, Cdp, Crédit Agricole Cib, CaixaBank e Banca Popolare di Sondrio si sono aggiunte Bnl - Group Bnp Paribas e Banco Bpm. Per il rinnovo di
tale linea, la cui scadenza è fissata a giugno 2024, il cda di Fs ha deliberato l’ampliamento della size sino a 3,5 miliardi di euro.
Fs ha ricevuto la valutazione advanced nel rating Moody's Esg Solutions e ha confermato lo score A nel 2023 nel questionario di Carbon disclosure project climate change, al di sopra della media europea e del settore ferroviario. Questo grazie al percorso, avviato da tempo, di accompagnamento dei fornitori verso l’integrazione e il consolidamento dell'attenzione sul fronte ambientale e sociale nella fase di approvvigionamento. Il piano industriale prevede che, dal 2026, tutti gli operatori economici intenzionati a lavorare per Fs si sottopongano a una valutazione esg tramite piattaforma informatica. F
Costruttori di relazioni di
Nata iN pieNa paNdemia, Startacrowd vuole cambiare il mercato dell’iNformazioNe fiNaNziaria
Nel segmeNto early stage. “supportiamo le operazioNi coN aNalisi persoNalizzate e strumeNti di data iNtelligeNce”, dice andrea Fato, ammiNistratore delegato
Asimmetria informativa, selezione avversa e rischio morale. Sono i tre elementi chiave da sempre all’origine dei problemi che ricercatori, analisti e professionisti di tutto il mondo si trovano ad affrontare per effettuare operazioni economico-finanziarie.
Pensiamo all’ecosistema dell’innovazione, dove il progresso alimenta ogni settore e dove gli stakeholder fronteggiano un contesto in continua evoluzione, cercando di anticipare bisogni nascenti. In particolare, il settore finanziario, che offre un supporto all’economia reale, si scontra con uno
sviluppo tecnologico più repentino rispetto a quello degli ultimi anni, determinato da nuovi modelli di business, tecnologie ed esigenze. In questo contesto ha un ruolo cruciale l’informazione, ancora più importante in un panorama imprenditoriale dove ci sono giovani imprese innovative, con pochi dati ‘storici’ o di difficile interpretazione e valutazione. Ad esempio, come fa una banca a decidere se una startup è meritevole di credito? Come fa un investitore istituzionale a massimizzare il proprio ritorno, se le opportunità ‘alpha’ sono difficilmente individuabili? Come fa un business angel a decidere se dedicare tempo e soldi a una startup piuttosto che a un’altra, se non ha strumenti per comparare l’impresa con altre simili? Come fanno gli operatori di mercato, dopo aver finanziato un’impresa, ad assicurarsi che questa non decida di abbandonare il progetto o di cambiare il proprio modello? Fenomeni come Theranos o Ftx non sono accaduti molto tempo fa. Infine, come può una startup preparare e trasmet-
tere informazioni alle controparti in maniera efficace?
A queste domande vuole rispondere Startacrowd, una realtà che intende rappresentare un punto di svolta nel mercato dell’informazione finanziaria nel segmento early stage. È nata dall’idea di due dottori di ricerca e un’analista (ex Thomson Reuters), tutti con un background nella raccolta e nell’analisi dei dati. Si è fatta spazio in un mercato finanziario in cui le relazioni sono importanti ed è difficile conquistare la fiducia degli operatori. Partendo da un progetto su carta e da un mock-up di un prodotto tecnologico embrionale, in pieno Covid-19 (2020), Startacrowd è riuscita a emergere, ottenendo la fiducia di business angel, organismi pubblici e bancari. Dal 2023 è società benefit, qualifica che premia la parità di genere e un ambiente di lavoro stimolante e che sposa l’intenzione di essere il catalizzatore della crescita del mercato dell’innovazione early-stage, contribuendo a trasmettere fiducia e sicurezza nelle operazioni finanziarie tra imprese e operatori di mercato. Startacrowd punta a un’allocazione più efficiente delle risorse (monetarie e non solo), portando alla creazione di posti di lavoro e al miglioramento di un patrimonio di conoscenze intangibile. Ha sviluppato anche un rating esg, con il supporto di Invitalia, che coglie l’evoluzione di imprese innovative in termini di best practice, specialmente a livello occupazionale.
Da sinistra, Dario Dardi, consigliere e chief operating officer, Edoardo Forconi, consigliere e chief research officer, e Andrea Fato, presidente del consiglio di amministrazione e amministratore delegato.
Ma come è possibile tutto questo? “Migliorando la qualità dei processi decisionali grazie a un approccio basato su dati affidabili e aggiornati, risultanti da operazioni di data aggregation e rigorosi processi di verifica”, spiega Andrea Fato, amministratore delegato della società. “In concreto, Startacrowd è una società che supporta le operazioni finanziarie in due modi: analisi personalizzate e strumenti di data intelligence. Supportiamo i processi di trasmissione di informazioni a controparti interessate, analizzando a fondo sia aspetti qualitativi, come team, prodotto e posizionamento nel mercato di riferimento, sia fattori quantitativi, come metriche di traction o indici economico-finanziari, tramite sistemi avanzati di raccolta e analisi dei dati. Questo ci permette di tracciare i cambiamenti significativi delle imprese e di monitorare le loro performance nel tempo sulla base di kpi target, fornendo quindi un supporto concreto ai processi decisionali e ope-
rativi, specialmente connessi alle fasi di selezione di imprese target, di due diligence e di monitoraggio del proprio portfolio. Tutte le attività possono essere svolte individualmente, attraverso la piattaforma proprietaria, da imprese e operatori, o con l’ausilio del team di analisti di Startacrowd. In entrambi i casi, tutti gli interlocutori riescono ad avere informazioni e analisi a supporto del processo decisionale, in maniera tempestiva, affidabile e personalizzata, avendo accesso a dati e analytics avanzati, difficilmente identificabili nel mercato”.
Dopo aver chiuso il triennio con più di 500mila euro di ricavi e un team di 12 persone, tra analisti e sviluppatori, Startacrowd vuole ora accelerare la propria crescita, puntando a essere il supporto principale per imprese innovative e operatori di mercato. Dopo aver investito più di mezzo milione di euro in capitale intellettuale, necessario a sviluppare l’infrastruttura tecnologica e gli algoritmi proprietari a sup-
porto dei servizi per i clienti, la società si prepara ad affrontare un nuovo round di investimento, per sviluppare nuovi sistemi di analisi avanzate guidati da intelligenza artificiale e per stringere accordi strategici in Italia e all’estero con attori dell’innovazione come aggregatori di imprese, organismi di investimento professionali, investitori privati, club deal, piattaforme di intermediazione di capitali e provider di dati. Il tema dell’intelligenza artificiale è molto rilevante per la società: “Simulare scenari predittivi relativi a imprese innovative con cui operiamo è essenziale per mitigare il livello di rischio dovuto a investimenti avversi e ottimizzare il rapporto rischio/rendimento del proprio portfolio”, dice Fato. “L’implementazione di queste soluzioni non può essere banalizzata, come molto spesso succede, perché per prevedere esiti utili a effettuare scelte consapevoli sono necessari modelli sofisticati e un gran numero di dati organizzati”. F
Il papà della pinsa
Negli aNNi ’80 Corrado di MarCo ha creato uN prodotto simbolo della cuciNa romaNa. il segreto è stato l’impasto, lavorato a maNo coN fariNe di qualità. oggi, a distaNza di 40 aNNi, la società vuole coNtiNuare a spiNgere sull’iNNovazioNe e progetta di espaNdersi Negli stati uNiti
orientato a trovare un panificato che potesse essere altrettanto gustoso, ma salubre. L’incontro con mia madre, dietista, ha permesso di realizzarla”, ha spiegato Alberto Di Marco, seconda generazione alla guida dell’azienda. “I primi esperimenti furono realizzati in una famosa pizzeria romana, dove l’impasto primordiale della pinsa veniva servito a tavola come sostituto del pane. Fu da subito un successo, rivelando a oltre 300 persone, che facevano la fila per assaggiarla, la sua potenzialità”. Caratterizzata da una forma ovale e una consistenza soffice all’interno e croccante all’esterno, la pinsa Di Marco ha messo in moto un processo di crescita per l’azienda,
con successi di prodotto e l’apertura di due nuovi stabilimenti in Italia, supportati da oltre 200 pinsaioli artigiani che lavorano a mano ogni giorno: “Attualmente la nostra gamma di prodotti accompagna sia i professionisti, sia i consumatori finali. Le farine Di Marco sono ideali per coloro che desiderano preparare basi artigianali nel proprio locale, mentre le basi pronte per l’ho.re.ca. permettono ai ristoratori di risparmiare tempo e ridurre gli sprechi. Inoltre, offriamo la possibilità ai consumatori di prepararsi la loro pinsa preferita direttamente a casa, grazie a quelle disponibili su tutti gli scaffali dei principali player della grande distribuzione”.
La produzione delle pinse, così
Fondata nel vivo degli anni ’70, l’azienda Di Marco è nata dalla passione per la cucina tradizionale italiana e dal desiderio di creare un prodotto che potesse coniugare gusto e benessere, attraverso l’impiego del metodo scientifico. Dopo un decennio, però, il fondatore Corrado di Marco ha deciso di dedicarsi a un altro prodotto, distante dalle tendenze in voga degli anni ’80, volto alla produzione di farine a base di frumento e soia, in grado di consentire la preparazione di una pizza a lunga lievitazione senza grassi e zuccheri aggiunti (Pizzasnella). È nata così la pinsa romana originale.
“Negli anni ’80 la pizza era un alimento elaborato, ricco di zuccheri e grassi, mentre mio padre era
come quella delle farine, sono poi frutto di una selezione attenta di ingredienti. Il processo artigianale, custodito dall’azienda, conferisce al prodotto finale la sua consistenza morbida e alveolata. “Il nostro programma strategico si muove tra il mantenere l’autenticità della pinsa romana e l’adattarci alle preferenze alimentari odierne. Vogliamo usare solo materie prime di qualità e portare avanti la tradizione della ricetta inventata da mio padre e basata su alcuni elementi cardine, tra cui il processo di lievitazione e il coinvolgimento della manodopera esperta”.
Le pinse sono diventate un simbolo della cucina romana e un prodotto imprescindibile per far assaporare l’autentica esperienza culinaria della città: “Ci impegniamo a coinvolgere la comunità locale attraverso l’Associazione Originale Pinsa Romana, che promuove la consapevolezza e la fedeltà dei clienti, oltre a garantire supporto e vantaggi a tutta la rete di associati in Italia, ma anche all’estero. E le attività di marketing introdotte negli ultimi anni sono sempre più capillari, dallo studio di packaging al posizionamento alle attività in store, fino alle nuove piattaforme digitali e alla spinta social”. Nel 2023 l’azienda ha registrato un fatturato di circa 50 milioni di euro, con una crescita a doppia cifra. Ora la previsione per il nuovo biennio include un ulteriore focus sull’innovazione e piani di espansione sia sul mercato italiano, sia su quello estero, con particolare interesse verso gli Stati Uniti. In Italia, invece, l’obiettivo principale per la famiglia resta la crescita a livello distributivo nel settore gdo e in quello ho.re.ca. Di Marco sta lavorando per consolidare la sua presenza in questi segmenti, capitalizzando sulle dinamiche di ciascun settore. F
Aggregatori di intelligenze di Primo Marzoratti
Smeup ha chiuso il 2023 in positivo, grazie anche a operazioni nell’ambito della logistica e all’acquisizione di alcune realtà con soluzioni saas proprietarie, tra cui gpa, azienda con sedi a imola e padova. per il futuro? crescita organica e ottimizzazione dei processi
Credere nel valore aggiunto del knowhow, focalizzarsi sulle necessità dei clienti e adattarsi al singolo contesto e alle specifiche esigenze con le soluzioni più adatte. È questa la mission di Smeup, realtà che nasce dalla messa a fattor comune delle competenze delle aziende che ne fanno parte per garantire supporto alle imprese che intendono costruire sistemi informativi integrati, flessibili, evolutivi e adatti alla crescita.
Il 2023 di Smeup è stato molto positivo: si è chiuso con ricavi a 85 milioni di euro e la crescita in termini di acquisizioni ed espansione sul territorio italiano. “Complessivamente”, ha spiegato Silvano Lancini, presidente di Smeup, “è stato un anno positivo, perché abbiamo raggiunto il budget prefissato dal piano industriale. Ri-
spetto al 2022, anno in cui l’azienda si era concentrata sulla esg, e in particolare sulla governance, nel 2023 abbiamo lavorato in modo particolare sulle operazioni straordinarie”. Di cosa si tratta? “Ci siamo dedicati alle operazioni di acquisizione, anticipando nei fatti di uno o due anni l’obiettivo del piano industriale. Abbiamo avuto la fortuna di incontrare le realtà che ci interessavano. Le ragioni? Dopo parecchi anni di operazioni societarie che hanno portato nuove competenze nel nostro gruppo, risultiamo appetibili dal punto di vista dell’aggregazione e le aziende arrivano da noi senza l’intermediazione degli advisor”. Andando più nel dettaglio, l’azienda ha completato una serie di operazioni nell’ambito della logistica e ha acquisito alcune realtà, anche di piccole dimensioni, con soluzioni SaaS proprietarie. “L’operazione più importante”, ha proseguito Lancini, “è stata quella che ci ha permesso di rilevare Gpa, azienda con sede a Imola e Padova, partner Sap di riferimento sul mercato italiano”.
L’operazione Gpa è stata fondamentale per la crescita di Smeup. “Questa acquisizione”, ha spiegato Lancini, “ha contribuito alla chiusura anticipata del nostro piano industriale 20222026, che prevedeva l’inserimento di
una soluzione applicativa internazionale (Sap). L’unione delle competenze e la fusione delle metodologie tra Smeup e Gpa ci offre la possibilità di porci sul mercato con più forza e capacità di esecuzione”.
L’acquisizione di Gpa, quindi, permette a Smeup di integrare nel portafoglio del gruppo, nel quale sono già presenti soluzioni per il mondo della security e dei servizi cloud, anche una realtà che sviluppa un software internazionale. Come ha spiegato Lancini, “Smeup non si qualifica sul mercato solo per lo sviluppo di un erp (enterprise resource planning), ma soprattutto per la capacità di implementare o integrare le soluzioni che oggi mancano all’interno dei sistemi gestionali standard. È vero che in questi 20 anni l’insieme di questi componenti è anche diventato un sistema erp, ma a noi interessa offrire una soluzione che sia la migliore per il cliente, la più adatta al suo contesto storico e nel suo mercato di riferimento”.
Ma perché le acquisizioni sono importanti per Smeup? “Una delle ragioni principali che ci ha portato alla crescita per acquisizioni è quella di aggregare intelligenza”, ha dichiarato Lancini. “In Italia ci sono tante realtà fatte di belle persone, bei prodotti e bei clienti che non hanno le dimen-
“Abbiamo comprato due cascinali nella Franciacorta per costruire un campus dove attrarre talenti ed evitare che vadano all’estero”
sioni per restare sul mercato. Noi ci siamo candidati come aggregatori di queste intelligenze, che sono distribu ite su tutto il territorio”. La crescita ha permesso l’espansione sul territorio. “Quest’anno”, ha illustrato il presi dente, “abbiamo raggiunto il numero di 610 persone, 23 sedi in tutta Italia, dove incontriamo realtà eccellenti”. Infine, uno sguardo anche sull’intel ligenza artificiale, altro settore in cui Smeup nel 2023 ha investito. “Vedia mo l’IA come vedevamo nel 2000 la bolla di internet”, ha sottolineato Lan cini. “C’erano due modi di farlo: uno sguardo illusorio di breve periodo o uno sguardo lungimirante di medio periodo. Coloro che sono stati capa ci di organizzarsi, immaginando un mondo che sarebbe cambiato, sono diventati leader di mercato. Ecco, noi vogliamo farlo con l’IA. Per questo abbiamo investito in un’azienda con know-how consolidato nel settore, in modo da arrivare preparati alle domande dei clienti”. In che modo? “Cercando di spingere i nostri clien ti a mettere a disposizione masse di dati significative e correlate. Oggi, per esempio, esiste la traduzione auto matica perché ci sono miliardi di do cumenti in più lingue. Noi vogliamo portare i clienti a investire affinché i dati siano a disposizione dell’IA per poterne poi trarne beneficio”. E per il futuro? “Per i prossimi 24 mesi non abbiamo pianificato ul teriori operazioni di m&a, salvo, in caso straordinario, per piccole real tà eccellenti. Oggi la nostra strategia prevede una crescita organica”, ha spiegato Lancini. L’obiettivo è una crescita sostenibile. “Non abbiamo mai rinunciato a guardare al conto economico e alla pianificazione finanziaria. Per questi 24 mesi penseremo all’aggregazione, all’unità e all’ottimizzazione dei processi. La sfida è puntare sull’organizzazione, sull’unità e sull’appartenenza. Senza tralasciare il customer care e l’employer care”.
Centrale per il gruppo è anche la soddisfazione dei collaboratori. “Abbiamo appena comprato due cascinali per costruire un campus dove attrarre talenti nella Franciacorta. Solitamente i talenti si spostano all’estero, io vorrei portare qualcuno in Franciacorta o nelle altre geografie che presidia -
mo, invertendo il tragitto”. Lancini chiude su una vendita della società: “La nostra è un’azienda fatta di persone. La proprietà di Smeup è interamente in mano a soci operativi quotidianamente in azienda. Qualcosa di unico sul mercato che intendiamo perseguire nel futuro”. F
Markus ha appena comprato un’auto elettrica. Ecco perché dovresti essere carico.
Ci sono forze inarrestabili che ci parlano del mondo che sarà. L’aspett ati va di vita aumenterà, la sostenibilità diventerà fondamentale, Internet sarà ovunque. In economia si chiamano megatrend. Per te sono grandi opportunità di investimento.
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Anima Bilanciato Megatrend People (classe A) al 31 gennaio 2024Nuovi carichi fiscali per gli immobili agevolati
In base a una norma, la vendita di case ristrutturate per le quali si è beneficiato del superbonus genera plusvalenze tassabili. Soggetta a lacuna la cessione di quelle ricevute per donazione
Un nuovo carico fiscale sugli asset immobiliari è stato introdotto nell’ordinamento italiano dalla legge 213/2023 che, inserendo nel corpo dell’art. 67, comma 1 del Testo unico imposte sui redditi la lettera b-bis, ha previsto una nuova tassazione delle plusvalenze immobiliari. In particolare, viene stabilito che rientrano nella categoria del “redditi diversi” e sono dunque tassabili ai fini Irpef le plusvalenze derivanti dalla cessione a titolo oneroso di immobili per i quali il cedente o gli altri aventi titolo abbiano eseguito gli interventi “agevolati” di cui all’art. 119 del D.L. 34/2020, e sempre che questi interventi agevolati si siano conclusi da non più di dieci anni al momento della cessione. La ratio della nuova disposizione è tassare i plusvalori ai quali concorre l’accrescimento di valore derivante dall’esecuzione sull’immobile di interventi migliorativi agevolati dallo Stato italiano con il superbonus. Per espressa previsione normativa, non ravvisandosi alcun intento speculativo, sono peraltro esclusi gli immobili acquisiti per successione e quelli adibiti ad abitazione principale del cedente o dei suoi familiari per la maggior parte del decennio antecedente la cessione o, qualora tra l’acquisto/costruzione e la cessione sia decorso un periodo inferiore a dieci anni, per la maggior parte di tale periodo.
La plusvalenza imponibile è pari alla differenza tra il prezzo di vendita dell’immobile e il costo di acquisto/ costruzione, aumentato di ogni altro costo inerente al bene ceduto. Quanto alle modalità di determinazione dei costi inerenti al bene ceduto, la nuova disposizione stabilisce che se gli interventi superbonus sono conclusi da non più di cinque anni all’atto della
cessione, non si tiene conto delle spese relative a tali interventi qualora si sia fruito dell’incentivo fiscale nella misura del 110% e siano state esercitate le opzioni di cessione del credito relativo alla detrazione fiscale spettante o dello sconto sul corrispettivo, di cui all’art. 121, comma 1, lett. a) e b) del D.L. 34/2020. Se invece gli interventi sono conclusi da più di cinque anni ma entro i dieci anni all’atto della cessione, si tiene conto del 50% delle spese se si è fruito dell’agevolazione nella misura del 110% e se sono state esercitate le opzioni di cessione o sconto. La formulazione letterale della nuova disposizione non appare
sufficientemente chiara con riferimento agli immobili situati in edifici sulle cui parti comuni insiste una proprietà condominiale. In particolare, non è del tutto chiaro se il presupposto imponibile di cui al nuovo art. 67, comma 1, lett. b-bis) del Tuir possa sussistere anche laddove gli interventi agevolati con il superbonus siano stati effettuati sulle parti comuni dell’edificio ma non anche sulla singola unità immobiliare oggetto di cessione. Non appare altresì chiaro l’ambito applicativo della disposizione con riferimento alla cessione di immobili ricevuti per donazione e sui quali ante donazione il donante abbia eseguito gli interventi agevolati con il superbonus.
Evoluzione costante
A più di 450 Anni dellA fondAzione, Banca Sella continuA A innovAre. oggi puntA sull’intelligenzA ArtificiAle, trAmite i suoi sellAlAb, e guArdA Al mondo delle criptovAlute
open payments. Cerchiamo di essere concreti, perché sviluppiamo un’innovazione legata al business. Con giovani talenti e competenze specialistiche.
Banca Sella è un gruppo italiano con oltre 450 anni di storia che ha sempre innovato e sviluppato soluzioni verso target meno serviti degli attuali meccanismi di mercato. Forbes Italia ne ha parlato con Andrea Tessera, chief innovation officer.
Quali progetti state attuando? Stiamo investendo molto in intelligenza artificiale. Stiamo lavorando sulla formazione tramite i nostri Sellalab, luoghi strategici sul territorio che diventano volani di innovazione. Uno dei nostri progetti più rilevanti riguarda il consolidamento dei competence center dedicati a open innovation, dlt & digital assets, cybersecurity, cvc, dati, intelligenza artificiale e impact. Siamo molto attivi nell’integrazione dell’IA nel banking e abbiamo circa 60 modelli già in uso nei processi e nei prodotti. Vogliamo rafforzare il nostro ruolo nel mondo dlt e asset digitali, nell’open finance e negli
Come l’intelligenza artificiale sta influenzando il vostro settore e cosa sta facendo Sella? Dal lancio di ChatGPT, l’IA ha rivoluzionato diversi aspetti della nostra vita. In ambito bancario-finanziario, ha avuto un impatto nel migliorare il customer care, nel far evolvere i modelli di rischio e credit scoring, nell’automazione dei processi interni, nei presidi per l’aml, nella sicurezza, nello sviluppo di modelli. È utile anche per ridurre i costi attraverso l’automazione di compiti ripetitivi e a basso valore aggiunto, incrementare la produttività, usare in modo efficiente le risorse tecnologiche e l’energia. Un altro ambito è quello dei processi decisionali e del risk management, automatizzando e rendendo più efficiente la conformità alla regolamentazione in continua evoluzione. Inoltre aiuta nell’analisi e permette previsioni più accurate.
Dlt e asset digitali, una nuova era per la finanza o un rischio? Sono certamente un’opportunità. Studiamo da tempo l’intermediazione basata su dlt e blockchain, cercando di anticiparne l’evoluzione. Oggi lo scenario è caratterizzato dalla normativa Micar, che entrerà in vigore quest’anno per regolamentare le cripto-attività. Ciò favorirà sempre più l’avvicinamento delle istituzioni al mondo delle
blockchain. Lo abbiamo visto anche con la call for proposal di Banca d’Italia, cui abbiamo partecipato con uno specifico progetto sistemico. Il 2024 sarà per noi un anno importante: lanceremo un servizio strutturale su dlt e saremo impegnati sul fronte delle stablecoin. Vogliamo consolidare il nostro posizionamento abilitando le aziende che operano nel settore dei digital asset, della digital identity e della blockchain. Prevediamo che nei prossimi anni si svilupperà un’economia basata sulla tokenizzazione degli asset scambiati tra banche, aziende e clienti retail, beneficiando dell’esistenza di una moneta digitale. In questo senso abbiamo già avviato una sperimentazione di stablecoin. Anche l’euro digitale è un tema che seguiamo con grande attenzione. F
La forza del territorio
AlliAnz 311 è la più grande realtà allianz del nord-est italiano. nata dalla fusione di agenzie radicate nella zona da 40 anni, ha stretto una partnership con progressio ManageMent advisory, società del real estate
Com’è nata Allianz 311?
L’agenzia Allianz 311 Conegliano Marca Trevigiana-Friuli Occidentale è nata nel 2020 dalla fusione di alcune agenzie radicate nel territorio da oltre 40 anni, che ricomprendono le province di Treviso e Pordenone, alle quali, nel 2022, si è aggiunta una nuova sede in Val Badia, sulle Dolomiti. Poi, nel 2023, si sono unite altre sedi nella provincia di Venezia. Oggi Allianz 311 abbraccia una zona che si estende dalla costa adriatica alle Dolomiti, dal Friuli alla Marca Trevigiana.
Quali sono i punti di forza di Allianz 311?
degli stakeholder e a promuovere una governance aziendale efficace e responsabile. Investire nella trasparenza non è solo un’esigenza etica, ma anche un vantaggio competitivo, perché consente di differenziarsi nel mercato e di creare valore a lungo termine per tutte le parti interessate.
Oggi come si compone la vostra offerta? Quali sono i prodotti assicurativi più importanti?
Quest’anno la tappa del Veneto di Forbes Small Giants
è ospitata da H2C al grattacielo Net Tower di Padova (nella foto). Qui, al 19esimo piano, la società ha la sede e dirige lo sviluppo di The NeXt, progetto di rigenerazione urbana nel quadrante est di Padova. Per la gestione, l’advisory e il service sui propri asset e progetti di sviluppo immobiliare, H2C si avvale della sua controllata Progressio Management Advisory, che si rivolge a diverse tipologie di clienti: da aziende a investitori e fondi immobiliari, con una specializzazione nel settore commerciale e direzionale nel Triveneto. Per ampliare la gamma dei servizi nel property management, Progressio M. A. ha iniziato una partnership con la realtà assicurativa Allianz 311. Forbes Italia ha intervistato Paolo Buosi, ceo di Allianz 311, che ha raccontato il forte legame con il territorio e i valori dell’azienda.
La rete capillare rappresentata da 22 sedi dislocate sul territorio, unita a uno staff di quasi 80 persone, rende Allianz 311 la più grande realtà Allianz del Nord-Est e tra le più importanti del gruppo in Italia. Una struttura di questa portata viene valorizzata da costante formazione e continuo aggiornamento, anche in ambiti trasversalmente correlati all’assicurazione e alla previdenza, quali la finanza e la giurisprudenza. Tutto questo ci permette di offrire al cliente una consulenza a 360 gradi.
Un elemento molto importante per voi è la trasparenza, che riguarda non solo i prodotti e i servizi, ma anche il reporting finanziario e la corporate governance
La trasparenza è un imperativo morale e pratico per Allianz 311, come dovrebbe essere per ogni azienda che miri a costruire relazioni solide e sostenibili con la clientela, a mantenere la fiducia degli investitori e
La priorità è l’esigenza del cliente. La nostra offerta spazia dalla mobilità alla protezione del patrimonio, dalla salute all’ambito vita, previdenza e finanza, in sinergia con Allianz Bank, in un progetto denominato Casa Allianz, esclusività nel mercato della consulenza, integrata e personalizzata, di cui il gruppo è apripista in Italia. Un atteggiamento concreto e responsabile deve però affiancare alla protezione anche la progettualità. Per questo offriamo anche piani di investimento e risparmio pensati per permettere ai clienti di raggiungere i loro obiettivi di vita. F
Tra padri e figli
Bnl Bnp pariBas pB & Wm affianca gli imprenditori non solo nella gestione degli asset, ma anche nel passaggio generazionale. “proponiamo strategie e idee per la continuità”, dice il manager luca Bonansea
IIl wealth management di Bnp Paribas è presente in 17 paesi con 6.700 professionisti e 415 miliardi di euro di masse in gestione. In Italia Bnl Bnp Paribas Private banking & Wealth Management gestisce 42 miliardi di euro di asset, con un radicamento su tutto il territorio nazionale, grazie a cinque direzioni territoriali private, una direzione e-private, 27 centri private banking, due hub wealth management (a Roma e Milano), una rete di 340 wealth manager e private banker con un team di oltre 100 specialisti (financial advisor, wealth planner, credit advisor, real estate advisor). Forbes Italia ha incontrato Luca Bonansea, head of private banking & wealth management di Bnl Bnp Paribas.
Ci descrive il vostro modello di servizio?
Si integra con la dimensione internazionale del gruppo Bnp Paribas, permettendo ai clienti di accedere a una piattaforma globale specializ-
zata e a soluzioni personalizzate. L’approccio one bank mette a disposizione, attraverso un unico touch point, tutte le nostre offerte per supportare lo sviluppo dei progetti personali, familiari e aziendali del cliente, e per costruire soluzioni su misura per gestire i bisogni, anche quelli molto complessi. Spesso i clienti sono a capo di imprese con esigenze articolate e trasversali. Per questo affianchiamo le controparti con una consulenza strategica che riguarda non solo gli asset finanziari personali o la gestione del patrimonio aziendale, ma anche le attività di pianificazione o di gestione di operazioni di discontinuità aziendale. Con l’aggiunta del supporto in materia di passaggio generazionale.
Che ruolo svolgono le imprese familiari in Italia?
Il report FamilygovernanceinEuropa: trend e insight pubblicato lo scorso anno da Bnp Paribas Wealth Manage-
ment, in collaborazione con Sda Bocconi, ha confermato che questo tipo di aziende sono oltre l’85% delle imprese italiane attive e rappresentano un importante motore di crescita economica e di sviluppo del Paese. Inoltre, quasi il 50% delle prime mille aziende italiane sono a conduzione familiare.
Qual è l’approccio alla pianificazione del passaggio generazionale nelle aziende familiari del nostro Paese?
Non c’è ancora una propensione consolidata nel pianificare per tempo il passaggio di governance dalla vecchia alla nuova generazione. Ed è proprio in questa fase dell’azienda che si possono orientare gli interlocutori, in modo da valorizzare un’impresa, proponendo nuove strategie e nuove idee per la continuità. In questo senso, la nostra consulenza strategica può fare la differenza, grazie alla presenza di esperti in discipline giuridiche e fiscali e alla nostra società fiduciaria Servizio Italia.
Come vi muovete nella pianificazione del trasferimento del patrimonio?
I nostri esperti sono in grado di affiancare il cliente nell’elaborazione di una strategia patrimoniale personalizzata e di aiutarlo a compiere scelte ponderate in un contesto normativo sempre più complesso e internazionale. Il nostro impegno e la nostra specializzazione nelle attività di pianificazione successoria sono stati riconosciuti anche agli Euromoney Global Private Banking Awards 2024, dove abbiamo ricevuto il premio per la categoria Italy’s Best for Succession Planning. F
La cultura della sicurezza
Nata come società di iNvestigazioNi classiche, Excursus Group offre servizi che vaNNo dall’iNtelligeNce alla cybersecurity, garaNteNdo efficacia e riservatezza
LLo sviluppo della tecnologia, oltre a portare con sé grandi benefici, ha esposto le aziende al rischio di attacchi informatici da parte dei cybercriminali, capaci di abbattere con sempre maggiore efficacia le barriere dei difensori. Secondo un report di Trend Micro Research relativo al primo semestre 2023, l’Italia è stato il primo Paese in Europa e il terzo al mondo per attacchi cibernetici, dietro solo a Stati Uniti e Giappone. In una situazione di questo tipo diventa fondamentale l’attività di società come Excursus Group, che offre soluzioni di business per la tutela della sicurezza aziendale. Fondata nel 2017 a Salerno da Giuseppe Strollo (attuale ceo), offre servizi di corporate intelligence, investigazioni, security e cybersecurity. Con uffici a Roma, Shanghai, New York e Dubai e una rete di informatori distribuita in oltre 200 paesi, Excursus Group si contraddistingue per un servizio di intelligence integrato,
strutturandosi con un’organizzazione in grado di svolgere ogni incarico con le proprie risorse interne dirette, garantendo efficacia e riservatezza. La sua crescita è andata di pari passo con quella del mercato degli istituti investigativi, che negli ultimi dieci anni ha vissuto un cambio di passo. “Oggi ci sono più società di capitali ben strutturate e meno singoli professionisti”, dice Strollo. “Le indagini aziendali hanno superato le investigazioni private matrimoniali, che fino al 2015 rappresentavano circa il 70% del mercato. Anche il mondo accademico inizia ad avere più offerte formative in materia e noi, ad esempio, collaboriamo con l’Università degli studi di Salerno per realizzare workshop, seminari e un master in partenza nel prossimo anno accademico”. Trasparenza, pianificazione e multisettorialità sono alcuni dei punti cardine della società. Nata come società di investigazioni classiche e sicurezza, oggi Excursus Group vuole rispondere ai bisogni delle aziende, con una divisione dedicata alla cyber & digital intelligence che si occupa, tra le altre cose, di individuare reati informatici e illeciti commerciali, tutelare la privacy, misurare l’attaccabilità di un sistema informatico e prevenire gli attacchi. Come spiega Strollo, l’azione di simulazione diventa fondamentale per testare la tenuta dei sistemi a eventuali cybercrimini. “In alcuni casi ci trasformiamo in hacker etici, simulando un attacco informatico all’azienda del cliente. La nostra divisione cyber digital forensics opera nell’intelligence delle minacce informatiche. Abbia-
mo un software aziendale in grado anche di ricostruire i dati cancellati dai computer”. Excursus Group è impegnata anche a difendere un bene intangibile sempre più importante come la reputazione aziendale, verificando le informazioni sui fornitori o la condotta di nuovi manager, figure apicali da assumere ed eventuali soci. Oggi tra i clienti della società troviamo grandi insegne della distribuzione e del retail, aziende produttive di diversi settori, tra cui l’alimentare e il farmaceutico. Ma anche aziende di logistica e trasporti e fondi di investimento. Excursus Group ha ottenuto diverse certificazioni, come l’Uni 10459 Security management, rilasciato dall’ente Accredia, e l’Iso 9001 Standard, basato su una serie di principi di gestione della qualità, tra cui attenzione al cliente, coinvolgimento della direzione aziendale e miglioramento continuo. F
Anticipare la trasformazione
Gauss Cookie DepreCation impaCt tool è la nuova appliCazione lanCiata Da Making Science per misurare l’impatto Della perDita Dei Cookie Di terze parti. “permetteremo Di riCalibrare le strateGie e non lasCiarsi travolGere Dal Cambiamento”, DiCe Victor VaSSallo, manaGinG DireCtor Della Divisione italiana
IIl 4 gennaio Google ha disabilitato i cookie di terze parti per l’1% degli utenti di Chrome, circa 30 milioni di persone in tutto il mondo. È il primo passo del processo concordato con il Cma (Competition and markets authority) del Regno Unito per disabilitare i cookie di terze parti da Google Chrome (come fatto da tutti gli altri browser, Mozilla Firefox, Apple Safari, Microsoft Edge) e attivare le tecnologie di Privacy Sandbox, che ha l’obiettivo di fornire tecnologie per creare un sistema di advertising più rispettoso della privacy dell’utente.
Nella seconda metà di quest’anno, se il Cma si esprimerà a favore delle nuove tecnologie di Google, la nuova funzionalità sarà estesa a tutti. Questo non significa che la nostra attività online non sarà più monitorata. Lo sarà lo stesso,
ma resterà ignota l’identità del singolo utente. Non è una buona notizia per le aziende e le concessionarie di pubblicità. Il blocco renderà più complessa la targettizzazione e potrebbe ridurre l’efficacia di campagne adv in termini di conversione, determinando un aumento dei costi. L’industria pubblicitaria online, che fino a questo momento poteva tracciare le abitudini degli utenti e proporre contenuti e offerte commerciali pertinenti, dovrà quindi rivedere il suo metodo.
Secondo i dati diffusi da Making Science, società internazionale di accelerazione digitale, specializzata in digital marketing, intelligenza artificiale, software e cloud, i primi test condotti su un campione di clienti hanno mostrato un impatto significativo, con cali del tasso di conversione fino al
30%. Per questo Making Science ha lanciato il primo strumento in grado di misurare l’impatto della perdita dei cookie di terze parti: il Gauss Cookie Deprecation Impact Tool, inserito nel Google Cloud marketplace, lo store globale delle soluzioni del gigante tech. “Lo strumento permetterà di avere una valutazione numerica, realistica, dei dati degli utenti che hanno i cookie di terze parti disabilitati”, ha spiegato Victor Vassallo, managing director di Making Science Italia. Questo consentirà alle aziende di valutare il peso che questa rivoluzione avrà nel loro business, “per ricalibrare le strategie di digital marketing e non lasciarsi travolgere dallo stop in arrivo”.
Uno degli uffici di Making Science in Spagna. Nell’altra pagina Victor Vassallo, managing director della divisione italiana dell’azienda.
“Siamo in un momento di trasformazione. E anche se i manager sono consapevoli della necessità di un cambio culturale nei confronti dei dati, c’è ancora poca conoscenza”
Il tool copre tutti i principali browser sul mercato. Lavora combinando più tecnologie avanzate e tecniche di data analysis per conoscere in tempo reale la percentuale di visitatori che accedono al sito con browser che supportano cookie di terze parti o con browser che non lo fanno, permettendo anche di rilevare le conversioni perse da quest’ultimo gruppo di utenti.
“Siamo in un momento di grande cambiamento”, continua Vassallo. “E anche se i manager delle aziende sono con-
sapevoli della necessità di un cambio culturale nei confronti dei dati, c’è ancora poca conoscenza. Molti parlano di problema, ma in realtà abbandonare i cookie di terze parti è una grande opportunità. Si tratta di trovare la chiave per riuscire a capitalizzare i dati di prima parte (informazioni che l’azienda raccoglie dai clienti e dai visitatori del sito), per avere una crescita più sostenibile e, allo stesso tempo, garantire più privacy”. José Antonio Martínez Aguilar, ceo e fondatore di Making
Science, ha commentato in una nota stampa: “Questa nuova soluzione non risponde soltanto alla sfida connessa alla perdita dei cookie di terze parti, ma offre anche alle imprese l’opportunità di prendere le decisioni strategiche per affrontare un nuovo panorama basato sui dati di prima parte”. L’azienda nata a Madrid ha lanciato anche un’altra soluzione proprietaria: ad-machina, un tool basato sull’intelligenza artificiale generativa. “L’attività di ricerca e sviluppo che ci ha portati a lanciare sul mercato soluzioni come ad-machina o Gauss Cookie Deprecation Impact Tool è una delle nostre principali leve di crescita”, ha detto Vassallo. La filiale italiana di Making Science, aperta nel 2019, ha registrato un forte incremento dei ricavi, con un giro d’affari complessivo di 9,5 milioni nel nostro Paese, in crescita del 70% rispetto al 2022, e con un ebitda in aumento del 25%.
“Per il 2024 prevediamo un’ulteriore espansione nel mercato italiano, con un obiettivo di crescita del fatturato tra il 20 e il 25%”, prosegue Vassallo. “Qui la società continua a investire, come testimonia l’apertura della nuova sede di Milano. Dopo il recente inserimento della figura dell’head of data, abbiamo in programma anche nuove assunzioni, con un incremento del team previsto intorno al 10% nel corso dell’anno”.
Il fatturato netto globale, invece, è arrivato a 236 milioni, con un margine operativo lordo di 64 milioni, in aumento del 17% rispetto all’anno precedente. Martínez Aguilar ha detto: “Il nostro focus sul mercato internazionale, con le acquisizioni degli ultimi anni e l’apertura dei nuovi uffici a Chicago, Milano e Bogotá e il recentissimo annuncio di una joint venture in Finlandia, ci ha portati a una crescita solida, nonostante il complicato contesto economico globale. Nel 2023 abbiamo incrementato gli investimenti in ricerca e sviluppo del 60%, con un focus sullo sviluppo di soluzioni tecnologiche basate sull’intelligenza artificiale, di cui siamo pionieri fin dal 2016”. F
Relazioni preziose di
Mirco Gasparotto, presidente di arroweld italia, vuole aiutare gli industriali italiani a crescere tramite i network imprenditore vero e osa community, promuovendo la cultura della collaborazione e del sostegno reciproco. “Ho ricevuto tanto e voglio restituire la fortuna cHe Ho avuto”, dice
Non è raro imbattersi in un manager che affronta più sfide nel corso della sua carriera. Non è così comune, invece, imbattersi in un imprenditore che si fa carico di quello che nessun altro vuole fare: tirarsi su le maniche per aiutare, con la propria esperienza, altri imprenditori nella loro crescita professionale. Per Mirco Gasparotto, presidente del gruppo Arroweld Italia, questo obiettivo è diventato una missione di vita. E ha scelto di realizzarlo attraverso i network Imprenditore Vero e Osa Community, due realtà separate ma complementari – una nata nel 2016 e l’altra nel 2020 –, che fino a oggi hanno dato supporto a oltre seimila imprenditori. Arroweld Italia è un’azienda con un fatturato di 120 milioni ed è tra le principali in Italia nella vendita di strumenti e attrezzature per l’industria in quat-
tro aree: tecnologie di saldature, gomma e tecnoplastici, strumenti di misura e controllo, utensileria professionale e abbigliamento antinfortunistico. Gasparotto, entrato in azienda nel 1983 come fattorino, ha deciso di acquistarla sette anni dopo, in seguito alla morte improvvisa del fondatore. Privo di qualsiasi conoscenza in ambito imprenditoriale, ha passato i primi 20 anni non senza difficoltà, perdendo gli affetti e parte della salute. Poi la svolta. Nel 2004 ha lasciato la gestione operativa e si è trasferito a 300 chilometri dalla sede aziendale per prendere le distanze da quell’operatività che lo stava debilitando mentalmente e fisicamente, mantenendo però la carica di presidente. Da qui, con una nuova prospettiva e una determinazione rinnovata, ha consolidato il suo ruolo direzionale, indirizzando le forze nella creazione della sua cabina di regia. Lo ha fatto attraverso tre elementi fondamentali: visione strategica, controllo dei numeri e gestione delle risorse umane. Dopo questa esperienza, Gasparotto si ritiene in grado di vestire i panni dell’imprenditore al servizio degli imprenditori. Per questo vuole aiutare il maggior numero possibile di loro nella crescita professionale e personale.
Il suo obiettivo? Raggiungerne almeno 50mila. “Se oggi sono quello che sono è perché ho investito tutto su due fronti: quello relazionale e quello della formazione”, dice. “Ho lavorato sodo per acquisire conoscenze in tutte le aree corporate e soprattutto per creare una cerchia di relazioni su cui contare e da cui poter ‘rubare’ l’esperienza. Ho ricevuto tanto e voglio restituire la fortuna che ho avuto”.
Osa Community nasce come gruppo di imprenditori per favorire la crescita condivisa, senza rivalità. Nel tempo è diventata un network sempre più forte, che oggi raccoglie oltre 1.600 imprenditori in tutta Italia. I principi fondanti sono quelli di reciproco stimolo e condivisione di esperienza, formazione, informazioni e contatti. Con 17 sedi sparse su tutto il territorio nazionale, ogni mese, attraverso serate dal vivo, unisce e supporta gli imprenditori fornendo formazione derivata direttamente dal campo. Imprenditore Vero intende invece fornire agli imprenditori basi solide per sviluppare una delle aree più ostiche ma importanti per l’impresa: il controllo di gestione. Lo scopo è diffondere la cultura dei numeri e insegnare l’importanza di una gestione strategica. “L’80% delle pmi non ha un controllo
“Vogliamo raggiungere 50mila imprenditori, che significa circa due milioni di lavoratori. Considerando anche le loro famiglie, si arriva a sei-sette milioni di italiani”
di gestione”, avverte Gasparotto. “Il che significa che l’imprenditore, il più delle volte, prende decisioni a sentimento”. Ecco quindi che Imprenditore Vero vuole consegnare alle piccole e medie imprese strumenti, formazione e supporto di professionisti specializzati, normalmente prerogativa delle grandi aziende, semplificandoli per renderli facilmente applicabili.
I risultati del lavoro di Gasparotto sono tangibili. Imprenditore Vero e Osa Community hanno risposto agli interrogativi degli imprenditori, da quelli alle prime armi a coloro che hanno deciso di reinventarsi, offrendo loro non solo risorse pratiche e formazione, ma anche un supporto concreto e una rete di contatti preziosa.
Per creare un ambiente in cui la condivisione di esperienze e conoscenze è incoraggiata, Imprenditore Vero e Osa Community promuovono la cultura della collaborazione e del reciproco sostegno tra imprenditori; un approccio che ha contribuito a costruire un ecosistema imprenditoriale più resiliente e dinamico, in grado di affrontare le sfide del mercato globale in modo più efficace. “Trasferendo ad altri la consapevolezza dell’importanza di formazione e relazioni, punto ad avere un impatto maggiore sulla comunità imprenditoriale italiana e quindi sull’economia del Paese”, dice Gasparotto. Il mio impegno a favore della crescita e del benessere degli imprenditori muove dal principio che ogni individuo può fare la differenza e ispirare un cambiamento positivo su vasta scala”.
Infine, uno sguardo ai numeri: “I 50mila imprenditori che vogliamo raggiungere non sono solo 50mila imprenditori. Parliamo anche di circa 2 milioni di lavoratori, il 6-8% della forza lavoro in Italia. Se aggiungiamo le loro famiglie, si arriva a sei-sette milioni di italiani. Aiutarli significa riuscire a migliorare il loro tenore di vita e dare degna rappresentatività alle pmi, che sono il 95% dell’ossatura economica del nostro Paese”. F
Promozione finanziaria. Riservato esclusivamente a investitori professionali. I giudizi e le opinioni espresse nel presente documento appartengono al gestore, salvo laddove diversamente specificato e non costituiscono un consiglio di investimento. BNY Mellon è il marchio aziendale di The Bank of New York Mellon Corporation e delle sue filiali. Documento emesso in Italia da BNY Mellon Fund Management (Luxembourg) S.A. (BNY MFML), una società per azioni (société anonyme) costituita e operante ai sensi del diritto del Lussemburgo con numero di registrazione B28166 e avente sede legale in 2-4 Rue Eugène Ruppert L-2453 Lussemburgo. BNY MFML è regolamentata dalla Commission de Surveillance du Secteur Financier (CSSF). Document ID: 1710579, Expiry: 29 July 2024. T12229 02/24
Una gestione ILLUMINATA
Sant’Elmo Beach Hotel, uno dei resort di Blu Hotels
POLITICHE PLASTIC FREE, PROGETTI DI RIFORESTAZIONE, CULTURA AZIENDALE INCLUSIVA E PARITÀ DI GENERE. PER LA CATENA ALBERGHIERA BLU HOTELS LA SOSTENIBILITÀ
AMBIENTALE E SOCIALE È IL PILASTRO DI UN SUCCESSO TRENTENNALE.
“ABBIAMO SEGNATO UN CAMBIO DI PASSO NELL’OSPITALITÀ”, DICE IL CEO NICOLA RISATTI
Al 236esimo posto tra le 500 aziende top bresciane per bilancio, Blu Hotels combina la gestione finanziaria oculata, un’efficace strategia di marketing e un servizio clienti di alta qualità, insieme alla costante ricerca di innovazione nel settore alberghiero.
“L’azienda si è sviluppata per abbandonare il modello di business familiare e puntare su un’offerta turistica professionale di qualità”, conferma Nicola Risatti, presidente e amministratore delegato di Blu Hotels. “Oggi possiamo dire di esserci riusciti: le nostre strutture offrono standard sempre più elevati grazie a 30 anni di duro lavoro, segnando un cambio di passo nell’ospitalità italiana”. Nella formula di Blu Hotels c’è lo sviluppo territoriale, che viaggia di pari passo con un turismo sostenibile. “L’esaltazione del territorio tramite le strutture ricettive richiede un approccio integrato che valorizzi le risorse locali e la sostenibilità ambientale, coinvolga la comunità e metta in campo una strategia di promozione efficace. Puntare alla qualità delle strutture è fondamentale per garantire standard elevati di comfort, servizi e sicurezza che promuovano il ritorno dei turisti italiani e stranieri. Non da ultimo, il coinvolgimento delle comunità locali nello
sviluppo degli hotel ci ha permesso di stringere rapporti duraturi con i consorzi turistici, svolgendo insieme diverse attività”. La sostenibilità territoriale viene ottenuta dal brand in diversi modi, grazie al suo portfolio diversificato. Il tratto comune è l’armonia con l’ambiente, come nel caso dell’Artnatur Dolomites ai piedi dell’Alpe di Siusi, hotel quattro stelle a 1.000 metri di altitudine, che riaprirà a maggio sotto la gestione Blu Hotels. Dal risparmio energetico alla gestione responsabile delle risorse idriche, fino alla promozione di prodotti locali e all’utilizzo di materiali ecocompatibili, l’hotel si distingue per il suo impegno green. Oppure il Blu Hotel Natura & Spa a Folgaria, la cui costruzione in legno con principi di bioarchitettura ha ridotto notevolmente l’impatto ambientale, con energie rinnovabili, una gestione responsabile dell’acqua e dei rifiuti e la conservazione degli ecosistemi locali.
“Anche le nostre strutture in Val Senales hanno subito un’importante ristrutturazione a livello impiantistico. Questa primavera partiranno i lavori per la realizzazione di una centrale a biomasse, che alimenterà integralmente i due alberghi del gruppo nella valle con combustibile biologico proveniente dal territorio, con un investimento complessivo di circa 1 milione di euro. Per garantire efficientamento e risparmio aziendale, da qualche anno abbiamo istituito un reparto di energy management centralizzato per tutti i nostri hotel, che analizza, monitora e gestisce ogni aspetto legato all’energia, con supporto di strumenti tecnologici di ultima generazione per individuare le criticità quotidiane. Abbiamo adottato una politica plastic free, sostituendo progressivamente le linee di cortesia monouso con dispenser ricaricabili. Inoltre, i prodotti a chilometro zero ci permettono di risparmiare notevoli quantità di CO2 e sostenere piccole aziende locali”. Per celebrare il recente 30esimo anniversario, Blu Hotels ha investito nell’iniziativa Regala una foresta per confermare l’impegno nei confronti dell’ambiente. “Vogliamo lasciare un’eredità tangibile e duratura alle generazioni future. Le foreste sono habitat vitali per numerose specie vegetali e animali e preservarle è fondamentale per mantenere l’equilibrio degli ecosistemi. Come azienda riteniamo che sia nostro dovere sociale adoperarci per il bene comune. Supportare progetti di riforestazione è una dimostrazione del nostro impegno verso il pianeta”. In Blu Hotels non si parla solo di sostenibilità ambientale, ma anche sociale, grazie a politiche di welfare all’avanguardia.
“VOGLIAMO LASCIARE
UN’EREDITÀ TANGIBILE
E DURATURA.
SUPPORTARE PROGETTI DI RIFORESTAZIONE È UNA DIMOSTRAZIONE DEL NOSTRO IMPEGNO VERSO IL PIANETA”
“L’adozione di criteri di assunzione basati sulla diversità è un passo fondamentale verso la creazione di un ambiente di lavoro inclusivo. Fabrizio Piantoni vice presidente e direttore risorse umane di Blu Hotels, racconta “Garantiamo da sempre il rispetto e la valorizzazione delle caratteristiche culturali, etniche, religiose e di genere di ogni collaboratore: la cooperazione di gruppi eterogenei è alla base di un’azienda dove si lavora con serenità”. “Il benessere dei dipendenti è un elemento fondamentale per il successo del gruppo e il welfare contribuisce a creare una cultura aziendale solida. Siamo consapevoli che, se i dipendenti si sentono supportati e rispettati dall’azienda, sono invogliati a lavorare insieme per il successo. In questi anni abbiamo introdotto pacchetti sanitari integrativi, flessibilità lavorativa, opportunità di formazione, un premio di fine stagione per tutti i dipendenti e un nuovo sistema di gestione delle mance per una distribuzione più equa”.
Anche in tema di parità di genere Blu Hotels è all’avanguardia, con “il 75% dei dipendenti della sede e il 50% di quelli degli hotel di genere femminile, incoraggiati a candidarsi per posizioni in tutti i livelli dell’azienda, inclusi ruoli di leadership”, sottolinea Piantoni. “Quasi tutti i capi reparto della sede operativa e un terzo dei direttori d’albergo sono donne. Abbiamo avviato un percorso verso la certificazione della parità di genere”. Promuovere l’equità nel settore turistico contribuisce a una maggiore inclusione sociale e alla creazione di esperienze più autentiche per i viaggiatori, rappresentando la maggiore innovazione nel settore turistico. F
La piattaforma che rilancia i borghi
La startup Ruralis facilita la gestione degli affitti brevi in aree rurali d’Italia, riducendo l’impatto ambientale con la riqualificazione degli immobili. Nei piani un round di finanziamento di serie A: “Vogliamo essere presenti in tutte le province e sbarcare in Europa”, dice il ceo Nicolas Verderosa
Il fenomeno dello spopolamento dei borghi italiani è da decenni una realtà, e solo la pandemia, con l’imporsi dello smart working, ha prodotto una timida inversione di tendenza, spingendo molte persone ad allontanarsi dalle grandi città per spostarsi nei piccoli centri. Un ruolo cruciale lo svolge il turismo, che rafforza la conoscenza di questi territori, offrendo nuove opportunità di sviluppo e conservazione del patrimonio culturale e storico.
In questo contesto si inserisce Ruralis, startup per lo sviluppo del turismo e la gestione di case vacanze nei borghi e nelle aree interne italiane, fondata nel 2020, in piena pandemia, da un gruppo di giovani rientrati in Italia dopo una serie di esperienze lavorative all’estero. L’azienda, oggi guidata Nicolas Verderosa, si occupa di tutte quelle attività online di cui i proprietari necessitano per attrarre e gestire turisti internazionali, e permettere loro di concentrarsi esclusivamente sull’accoglienza. Ruralis opera quindi nel mercato del digital property management, occupandosi della gestione digitale delle proprietà, lasciando al proprietario la parte operativa (check-in fisico, pulizia, manutenzione). Portare turisti di tutto il mondo nei piccoli borghi significa tutelare l’ambiente, considerato che i piccoli borghi hanno spesso un’impronta ecologica minore rispetto alle grandi
città, e sostenere l’economia locale, favorendo attività come artigianato, agricoltura e ristorazione. Ma anche valorizzare il patrimonio culturale e promuovere un turismo responsabile. Chi sceglie i piccoli borghi è infatti spesso più consapevole e rispettoso dell’ambiente locale. “Il progetto è nato per portare un valore aggiunto alle aree interne del Paese”, conferma il ceo Verderosa. “Da qui c’è una grande fuga di cervelli. Chi vive in un piccolo borgo italiano tende ad andare prima nelle città e poi all’estero. Senza giovani menti, questi luoghi ricchi di storia, cultura e paesaggi sono destinati a morire”.
NEL 2023 RURALIS HA
REALIZZATO DUE AUMENTI
DI CAPITALE: IL PRIMO DA
210MILA EURO, IN UNA
CAMPAGNA DI EQUITY
CROWDFUNDING SUL PORTALE
CROWDFUNDME, IL SECONDO
DA 300MILA EURO, DI CUI
250MILA DA UN INVESTITORE
STATUNITENSE
L’attività della startup è partita tramite bootstrapping, utilizzando cioè le proprie risorse, senza l’aiuto di finanziatori esterni. E lo scorso anno ha registrato un +153,7% del valore della produzione rispetto al 2022, espandendo la sua presenza in 35 province, da nord a sud, con oltre 150 immobili gestiti e più di 10mila turisti di 25 nazionalità. Negli ultimi tre anni, inoltre, l’azienda ha triplicato il fatturato ogni anno, raggiungendo 180mila euro nel 2022 e gestendo oltre 100 case vacanze in diverse regioni italiane. Il modello di business di Ruralis si è rivelato vincente in primis per il singolo proprietario, ma non solo. A fare la differenza, infatti, è anche l’impatto sociale che, grazie all’incoraggiamento del turismo nei borghi, si riversa sulla popolazione locale, incentivando occasioni di confronto e crescita culturale. Nel 2023 la startup ha realizzato due aumenti di capitale: il primo di 210mila euro, in una campagna di equity crowdfunding sul portale CrowdFundMe (tra gli investitori anche il network Lifegate), e l’altro di 300mila euro, di cui 250mila da un investitore statunitense (cifra che ha consentito alla startup di partecipare al programma Investor Visa del ministero delle Imprese e del made in Italy).
Sempre lo scorso anno, poi, Ruralis ha quadruplicato il suo staff, passando da quattro a 16 dipendenti. Tra i nuovi ingressi nel team anche quello di Paolo Procacci, ex manager di booking.
com, e ora chief commercial officer di Ruralis, incaricato di ampliare l’offerta di alloggi di qualità per turisti da tutto il mondo. Il team di Ruralis è composto da professionisti con esperienze di studio e lavoro in tutto il mondo, e con queste nuove risorse la società sta concentrando ora i suoi sforzi nello sviluppo tecnologico, con l’integrazione dell’intelligenza artificiale sia nella messaggistica, sia nel calcolo dei prezzi. Senza dimenticare lo sviluppo ulteriore del lavoro da remoto (il 60% del team lavora in smart working) e una forte attenzione al comparto risorse umane. Negli ultimi mesi, la piattaforma ha inoltre avviato sinergie importanti con sindaci e amministrazioni di piccoli borghi italiani, focalizzandosi su aree ad alto rischio di spopolamento. Uno sforzo che mira, soprattutto, a
supportare i proprietari di immobili, spesso utilizzati solo pochi giorni all’anno, per integrarsi nell’economia del turismo sostenibile. “L’obiettivo è duplice: da un lato, rivitalizzare queste comunità preservando il patrimonio culturale e naturale; dall’altro, promuovere pratiche eco-sostenibili tra i proprietari e i visitatori. Ruralis è impegnata a trasformare questi immobili in risorse per turisti italiani e internazionali, contribuendo così allo sviluppo economico dei piccoli borghi, nel rispetto dell’ambiente e delle tradizioni locali”.
Una simile strategia favorisce il turismo sostenibile, incentivando un’ospitalità in grado di valorizzare e preservare il tessuto culturale e naturale dei borghi, riducendo l’impatto ambientale grazie alla riqualificazione di immobili esistenti. Nel frattempo, Verderosa e il suo team stanno avviando un round di serie A: “Continueremo a lavorare sulla qualità del prodotto che offriamo ai proprietari di case vacanza e turisti. L’obiettivo per l’anno in corso è quello di essere presenti in tutte le province italiane e sbarcare in un altro paese europeo”, ha concluso il manager. F
Il tempio della notte
A Baja Sardinia, il Ritual è una meta per gli amanti del divertimento.
A guidare il locale è dal 2004 Francesca Fiore, che ha raccolto l’eredità del padre
Il nome richiama gli antichi riti delle popolazioni primitive che vivevano nelle cavità delle rocce di granito. Era il 1970 e l’architetto parmense Andres Fiore aveva comprato un terreno tra le rocce di Baja Sardinia, costruendo, dalla grotta iniziale, un castello dalle linee architettoniche sinuose. Arroccato tra rocce, ulivi e cespugli di mirto, l’edificio, chiamato poi Ritual, è diventato meta del jet set internazionale, grazie a volti quali Margaret d’Inghilterra, Aristotele
Onassis con la moglie Jacqueline Kennedy e Carolina di Monaco. A distinguere il locale è stato il format di intrattenimento: tra le prime discoteche d’Italia, il Ritual proponeva tre ambienti “un giardino, la grotta e le terrazze” dove ballare al ritmo della musica. A raccogliere l’eredità del padre è stata, nel 2004, Francesca Fiore, allora 22enne, che non si è limitata a valorizzare la storia del luogo, ma ha saputo interpretare le nuove tendenze, imponendo una visione imprenditoriale che coniuga ristorazione, mixology e intrattenimento. “Ho affrontato la sfida con pragmatismo, istinto e una giusta dose di prudenza”, ha detto Fiore, “ricreando il senso di famiglia anche con i clienti”. Un obiettivo raggiunto grazie alla collaborazione di un team di manager di consolidata esperienza nel settore, come Marco Poltronieri, general manager, e Tiziano Rossi, direttore del rooftop restaurant e mixology bar Le Terrazze Ritual. A definire l’anima del locale sono oggi tre elementi: il ristorante Le Terrazze Ritual, che per volontà di Francesca esalta dal 2019 i sapori della cucina mediterranea, il mixology club, con una proposta drink innovativa, e la musica. L’intrattenimento ospitato nella grotta di granito del Ritual è infatti ‘prodotto in casa’, per offrire al pubblico lo spirito più autentico del posto, e punta su una scelta musicale personalizzata. “Dopo quasi 20 anni”, ha aggiunto Fiore, “quando ormai è diventata consuetudine avere line-up con dj di fama internazionale, abbiamo sentito il bisogno di mettere in luce il concetto di club con il quale il Ritual è nato ed è stato progettato: la musica in un tempio senza tempo. Un ritorno alle origini, ma soprattutto un ritorno a casa”.
Il locale ha due piste e tre bar incastonati nella natura. Il Temple è una grotta naturale che ospita una combinazione di ferro e granito e anima le notti d’estate con un sound ricercato. Un anfiteatro che riporta nel passato, una pista dove abbandonarsi al ritmo delle danze e un privé, dove vivere l’atmosfera della vita notturna sarda. Il Garden, infine, è uno spazio all’aperto con una zona dance e due bar adiacenti. Intanto, per la stagione 2024 la riapertura Ritual Club è prevista per il 31 maggio, quella del ristorante Le Terrazze, per il 12 giugno. F
Esperienze rigeneranti
La compagnia turistica Maistra gestisce alcune delle strutture più esclusive della Croazia. Tra queste c’è il Grand Park Hotel Rovinj, che mette a disposizione 209 suite di lusso
Servizio personale, gourmet ed esperienze uniche. Basterebbe questo per descrivere Maistra Hospitality Group, catena alberghiera leader del lusso con hotel, resort e campeggi a Zagabria e nelle più belle destinazioni della costa adriatica, come Rovigno, Orsera e Dubrovnik. Il gruppo si impegna ogni giorno per soddisfare le richieste di clienti sempre più esigenti grazie a un servizio discreto e personalizzato, capace di offrire esperienze raffinate che rivelano la bellezza della natura, la cultura e la gastronomia locale. Tra i brand del gruppo c’è Maistra Collection, che include una serie di hotel di lusso e premium dal design moderno, in perfetta armonia con la natura circostante. Il fiore all’occhiello è senza dubbio il Grand Park Hotel Rovinj, tra i più lussuosi hotel in Croazia. Inaugurato nel 2019, la sua costruzione ha coinvolto i più famosi architetti e designer nazionali e internazionali, tra cui il pluripremiato studio 3LHD e Lissoni Architecture, che si è occupato degli allestimenti interni. La struttura, che si affaccia sul centro storico di Rovigno, mette a disposizione 209 suite di lusso, con terrazze e piscine private, una spa, sette ristoranti e bar. Tra questi ci sono il Cap Aureo Signature, capace di offrire agli ospiti
un’esperienza ispirata ai profumi e ai sapori del Mediterraneo, e il ristorante con la stella Michelin Agli Amici Rovigno, il cui menù porta la firma dello chef stellato Emanuele Scarello. L’apertura del Grand Park ha permesso di ultimare i lavori nella zona di Monte Mulini, considerata tra le più lussuose di tutto l’Adriatico, che ospita, tra gli altri, anche il Monte Mulini (appartenenti entrambi al gruppo Lhw), pensato per chi vuole rilassare corpo e mente scegliendo la boutique del wellness e spa o il beach club. Relax, ma anche cucina selezionata con cura, da provare in uno dei tre ristoranti messi a disposizione dalla struttura. Fa parte della collezione anche il Lone, primo design hotel croato, inaugurato nel 2011, connubio di bellezza, stile e design funzionale. Situato in riva al mare, è una destinazione per vacanze e lavoro aperta tutti i giorni dell’anno. L’eleganza delle 248 camere e suite, ideate dai maggiori concept artist e designer croati, unita alla grandezza delle sale polifunzionali, avvicinano il Lone a un museo d’arte contemporanea tutto da esplorare. Qui l’offerta culinaria ben si adatta agli amanti della cucina internazionale, con sapori raffinati e piatti della cucina giapponese realizzati con tecniche tradizionali. L’offerta Maistra permette agli ospiti di scegliere tra diverse proposte premium, che vanno da una cena privata all’interno dell’Arena di Pola, tra gli anfiteatri romani meglio conservati, a una visita all’azienda vinicola Kozlovic, dove degustare olio d’oliva, vini e tartufi, fino al giro in mongolfiera vip nei cieli che sovrastano l’Istria. Senza dimenticare il centro spa di Maistra, dove ogni ospite può godere di trattamenti di bellezza professionali respirando profumi di alghe medicinali ed erbe mediterranee. F
Un approccio dinamico
Rilevata nel 2017 da Edoardo Dal Negro e Giulia Zago, Blinkup aiuta le pmi a crescere con il digitale offrendo un servizio che unisce consulenza, attività di agenzia e digital audit
In un ecosistema digitale sempre più complesso, ciascun punto di interazione online è importante per gestire la propria presenza in rete e ottimizzare qualsiasi progetto di business. Per questo esistono realtà come Blinkup, società nata nel 2015 per aiutare le piccole e medie imprese a crescere sviluppando la digitalizzazione come strumento strategico. Due anni dopo il gruppo è stato rilevato da Edoardo Dal Negro (ceo e amministratore) e Giulia Zago (coo), che hanno avviato l’attività imprenditoriale dopo essere diventati soci operativi nel 2021. “Entrambi eravamo impegnati in due multinazionali”, ricorda Dal Negro. “Io lavoravo nel gruppo Accor, dove curavo la distribuzione in Italia, Grecia e Israele, lei nel gruppo Kering”. Alla base del successo di Blinkup c’è un servizio completo, diviso tra consulenza, attività di agenzia e digital audit, che ha permesso alla società
di differenziarsi dai concorrenti e di conquistare una buona fetta di clientela che mantiene ancora oggi.
Una parte importante dell’attività è rappresentata dal digital audit, un processo che serve ad analizzare, monitorare e potenziare la presenza online. Un percorso che parte da un’analisi di oltre 220 punti di contatto della distribuzione online per definire lo stato di digitalizzazione aziendale, per poi passare a stilare un piano di intervento immediato e, in ultimo, supportare il cliente nel monitoraggio delle evidenze riscontrate, fornendo raccomandazioni periodiche per raggiungere il miglior risultato. Una delle macroaree di sviluppo di Blinkup lega l’attività di consulenza con il concetto di agenzia per ottimizzare la visibilità del cliente, migliorando la qualità della contribuzione economica. Questo grazie all’utilizzo degli strumenti del digital marketing sui canali diretto e indiretto: “Nelle mie esperienze precedenti mi sono reso conto che i consulenti avevano un’adeguata competenza del contesto travel, ma sapevano meno sull’attività di performance marketing, e quindi di pianificazione operativa. Questo ci ha fornito uno spunto per creare il nostro modello, che ci permette di studiare come ottimizzare la distribuzione online e, di conseguenza, la qualità economica generata nei confronti della struttura alberghiera”.
Nel 2023, un caso di successo è stato quello del gruppo alberghiero Place of Charme, che ha registrato un aumento anno su anno delle prenotazioni di quasi il 600% e oltre due milioni di impression grazie a una strategia di marketing portata avanti da Blinkup in collaborazione con Expedia Group Media Solutions. Risultati che hanno permesso alla società di rientrare tra i Global Success Stories. Per associazioni e privati, Blinkup porta avanti un’attività di formazione guidata dallo stesso Dal Negro, docente alla Iulm di Milano e alla Business school de il Sole 24 ore: “Mi dedico alla formazione da oltre otto anni. Come gruppo forniamo una consulenza specifica a tutte quelle aziende che non hanno una conoscenza adeguata. Ogni volta componiamo la nostra offerta a seconda del tipo di cliente che abbiamo di fronte”. Blinkup mantiene una stretta relazione anche con la pubblica amministrazione. Oltre all’attività portata avanti da Dal Negro, a dicembre la società ha sviluppato la piattaforma loyalty Italea Card per il programma Turismo delle radici del ministero degli Esteri, che offre vantaggi, sconti e agevolazioni per chi vuole venire in Italia a scoprire le sue origini. La crescita ha permesso a Blinkup di stringere nel tempo una serie di partnership con aziende di rilievo, come D-Edge, Expedia Group Media Solutions, Sojern e Scalapay. E per il futuro, l’azienda ha chiari i suoi obiettivi: tra il 2024 e il 2025 ha annunciato il lancio di un brand dedicato al tema turismo e hospitality, con soluzioni, procedure e personale dedicato. F
Il giardino delle meraviglie
Nel cuore di Venezia si trova uno spazio verde ricco di storia.
A ospitarlo è l’Nh Collection Venezia Grand Hotel Palazzo dei Dogi, cinque stelle emblema dello stile classico
Nascosto nel sestriere di Cannare,gio si trova il giardino privato più antico di Venezia dove hanno passeggiato Sharon Stone, Paolo Sorrentino, Angelina Jolie e Priscilla Presley. Persino il Dalai Lama ha trovato conforto nei duemila metri quadrati di verde di Nh Collection Venezia Grand Hotel Palazzo dei Dogi, circondato da una ricca vegetazione e da arbusti, testimoni di oltre tre secoli di storie del palazzo nobiliare Rizzo-Patarol che ospita l’hotel. Grazie a un’opera di restauro, la dimora del XVII secolo, che in passato ha accolto un monastero e l’ambasciata di Francia e Savoia, mostra ai suoi ospiti affreschi antichi, sculture e dipinti che contribuiscono a definire l’atmosfera romantica dell’indirizzo a cinque stelle. Il tutto racchiuso in un involucro architettonico prezioso, ricco di
marmi e stucchi, intarsi e broccati, dietro ai quali si cela lo spazio verde privato: una rarità per la città dei canali. La sua creazione si deve a Lorenzo Patarol, appassionato di scienze naturalistiche e botanica che, tra il 1717 e il 1719, creò questo angolo magico nell’allora area coltivabile della città, chiamata Fondamenta Madonna dell’Orto.
Oggi il giardino dallo stile inglese ospita una ghiacciaia utilizzata anticamente per conservare la neve e gli alimenti, oltre al ponticello che collega due collinette e diventa un perfetto set fotografico per le coppie. Da qui si sviluppa un molo privato, da cui si scorge in lontananza l’isola di Murano, mentre gli ospiti che non vogliono perdersi neanche un tramonto possono riservare la maestosa suite presidenziale. Oltre a chi soggiorna all’hotel, al giardino possono accedere anche gli esterni attraverso il Wigwam Club, associazione che tutela gli spazi verdi di Venezia e propone tour guidati alla scoperta della collezione botanica di rose e ortensie dell’albergo.
L’offerta di Nh Collection Grand Hotel Palazzo dei Dogi si articola in 64 camere il cui stile è ispirato alle tradizionali architetture della Serenissima. Alti soffitti, lampadari in vetro di Murano, bagni dalle finiture di pregio e testiere dei letti realizzate da artigiani locali diventano la cifra stilistica classica delle stanze, senza rinunciare ai comfort più tecnologici. Chi vuole abbandonarsi ai piaceri del palato può godersi una pausa al ristorante Il Giardino Segreto, con un’offerta internazionale che strizza l’occhio alle specialità di Venezia, mentre il bar La Voga offre signature cocktail come il Lady Rose, con moscato dei Colli Euganei, frutti di bosco, infuso di verbena, tè alla menta, fiori d’arancio, sciroppo di petali di rose home-made e foglie di menta. Adatto a convention aziendali e matrimoni, Nh Collection Venezia Grand Hotel Palazzo dei Dogi offre spazi dall’autentico stile veneziano con scorci sul canale e angoli romantici. F
Comfort tra le nuvole
Unica compagnia aerea al mondo con la sola classe business, La Compagnie punta a conquistare la clientela con tariffe competitive, una flotta moderna e una modalità di viaggio smart.
A luglio festeggerà dieci anni di attività
Rivoluzionare i viaggi e il servizio in classe business. È questa l’ambizione di La Compagnie, compagnia aerea francese 100% business class che quest’anno festeggia i dieci anni di attività. Società giovane indipendente con 120 dipendenti, ha aerei che volano a New York da Parigi, Nizza e Milano (dal 2022), con un’unica missione: offrire un’esperienza di viaggio unica in volo e a terra per soddisfare una clientela sempre più esigente. Per farlo, la compagnia punta su tariffe competitive, una flotta moderna e una modalità di viaggio smart fatta di comfort, connessione wi-fi gratuita e illimitata e una cucina internazionale gourmet. Il ceo Christian Vernet ha raccontato a Forbes Italia le varie tappe che hanno portato allo sviluppo della compagnia, i servizi e i vantaggi offerti alla sua clientela, su tutti la nuova Lounge&Co a New York Newark, oltre alle ultime iniziative legate all’innovazione e al rispetto dell’ambiente.
A luglio dieci anni di attività. Quali sono state le tappe più importanti di questo percorso?
Dal luglio 2014, quando abbiamo ufficialmente lanciato le attività con il primo volo Parigi-New York, abbiamo raggiunto diversi traguardi. A cominciare dall’operare solo aeromobili Airbus A321neo: la nostra è stata la prima tra le compagnie francesi. E poi l’apertura della rotta stagionale tra Nizza e New York, a maggio 2019, per accogliere una domanda importante durante la stagione estiva. Infine, la grande sfida dell’apertura della Milano-New York ad aprile 2022. Una rotta interessata da una grande competizione, ma dal grande potenziale, che ha dimostrato un’ampia domanda legata al nostro servizio, ancora unico sul mercato. Insomma, dieci anni di traguardi e soddisfazioni, testimoniati anche da importanti riconoscimenti, come il premio Traveller’s Choice di TripAdvisor per la categoria
Specialty airline in Europa del 2019, riconfermato anche nell’ultima edizione del 2020, e la proclamazione come migliore compagnia aerea internazionale ai World’s Best Awards 2023 di Travel + Leisure.
Chi è il vostro passeggero tipo?
Il profilo dei nostri passeggeri sulla rotta Milano-New York è rappresentato da un 60% di viaggiatori business e un 40% di passeggeri leisure, con una crescita rilevante soprattutto tra le piccole e medie imprese. La moda, l’arte e la classe creativa in generale sono gli early adopter di La Compagnie. Chiaramente c’è anche una piccola variazione in favore di chi viaggia per piacere nel periodo estivo e, viceversa, un lieve aumento dei viaggiatori business nella stagione invernale. In generale ci rivolgiamo a tutti quei viaggiatori che sono alla ricerca di un viaggio ricco di comfort, di un’esperienza di volo che non sia solo uno spostamento fisico, ma che sappia lasciare la sensazione di un servizio personalizzato e curato nei dettagli.
Un viaggio in business soprattutto per chi viaggia per business. Che cosa cerca chi sceglie La Compagnie per un viaggio di lavoro?
I nostri passeggeri sono clienti esigenti che cercano un’esperienza di viaggio diversa e senza pensieri, arricchita da tutti i comfort possibili. I viaggiatori d’affari sono generalmente molto soddisfatti della nostra connessione wi-fi ad alta velocità, gratuita e illimitata, di cui possono usufruire per tutta la durata del volo, oltre ad apprezzare il servizio di
fast-track in aeroporto, che permette di evitare le code e risparmiare tempo. I passeggeri in partenza da Milano Malpensa potranno approfittare della comodissima sala Montale, con il servizio bar per ingannare l’attesa con buon cibo e la connessione wi-fi. Di recente, La Compagnie ha inaugurato la sua nuova Lounge&Co a New York Newark, al terminal B. Una volta superati i controlli di sicurezza, un ascensore porta i passeggeri direttamente in quest’area rilassante, dove è possibile sorseggiare un drink o gustare una cena prima della partenza del volo notturno.
“AI NOSTRI VIAGGIATORI PIACE
LA CONNESSIONE WI-FI AD
ALTA VELOCITÀ, GRATUITA E ILLIMITATA, DI CUI POSSONO USUFRUIRE DURANTE IL
VOLO. APPREZZANO ANCHE
IL SERVIZIO DI FAST-TRACK IN AEROPORTO CHE PERMETTE DI EVITARE LE CODE E DI RISPARMIARE TEMPO”
eccellenze italiane, tra cui alcuni giovani chef stellati. Alcuni grandi nomi della cucina hanno già prestato la propria firma a bordo, come lo chef Lorenzo Cogo, che ha curato il menu autunnale 2023, trasportando virtualmente i passeggeri nel suo Veneto con un menu a base di pepe, spezia che racconta una lunga storia fatta di profumi e terre lontane. Lo scorso inverno sono state invece le creazioni dello chef Felix Lo Basso ad accompagnare i passeggeri della Milano-New York.
Una delle sfide per le compagnie aeree riguarda l’innovazione e la sostenibilità. Quali sono le iniziative che avete intrapreso in tal senso e che futuro vede per il trasporto aereo?
Quali sono gli altri servizi della compagnia che permettono al passeggero di vivere una vera esperienza di viaggio?
L’idea di offrire un servizio esclusivo passa sicuramente anche dall’offerta culinaria di bordo. Per la scelta delle nostre collaborazioni cerchiamo di allinearci a profili che rispecchiano i nostri valori e la personalità del brand, dunque professionisti giovani e dallo spirito attivo, innovativo e moderno. Con la rotta Milano-New York cerchiamo di costruire un collegamento non solo geografico tra l’Italia e gli Stati Uniti, portando a bordo alcune
Innovazione e sostenibilità sono aspetti che guidano le nostre scelte di business. Già nel 2017 La Compagnie ha annunciato l’acquisizione di nuovi aeromobili A321 neo, entrati poi in servizio nel 2019: modernissimi e con altissime prestazioni, più silenziosi e più efficienti, questi aeromobili riducono le emissioni di CO2 fino al 30% rispetto alla generazione precedente. La Compagnie utilizza anche, in parte, i nuovi carburanti sostenibili per l’aviazione (saf) estratti da fonti non fossili. A bordo sono state adottate alcune misure per limitare sprechi e rifiuti: l’uso della plastica è ridotto al minimo con tutti i pasti serviti con stoviglie riutilizzabili, sempre nel rispetto dei vincoli normativi e sanitari imposti alle compagnie aeree. Gli sprechi alimentari vengono limitati attraverso una rigorosa politica di gestione delle scorte alimentari e i menu vengono realizzati prediligendo ingredienti di stagione e locali, abbinati a una carta di vini biologici. Il tutto è presentato ai passeggeri esclusivamente in formato digitale sugli schermi di bordo. F
Il gusto di viaggiare
Chef Express gestisce tutte le attività di ristorazione del gruppo Cremonini. Nata nel 1989, oggi ha più di 200 punti vendita tra stazioni, aeroporti e aree di servizio autostradali.
Grazie all’attenzione al dettaglio, li ha trasformati in luoghi di incontro e condivisione
Trovare un partner affidabile per lo sviluppo dei propri marchi è un’esigenza per il successo. In un contesto complesso e dinamico come quello ristorativo e del food service, emerge Chef Express, che, grazie al dna del gruppo Cremonini, a un’esperienza di oltre 30 anni e alla capacità di adattarsi alle esigenze del mercato, è riuscita a portare l’esperienza di mangiar bene fuori casa ovunque, dalle città agli aeroporti.
La storia di Chef Express affonda le radici nell’idea imprenditoriale di Luigi Cremonini, che nel 1963 poneva le basi per l’attuale gruppo. Con l’acquisizione di Burghy e la gestione di spazi di ristorazione in alcune delle principali stazioni italiane, nel 1989 nasceva Chef Express, controllata al 100% dal gruppo
Cremonini, per il quale gestisce tutte le attività di ristorazione. Chef Express, che ha oltre 30 brand in portafoglio, è diventato un punto di riferimento nel settore della ristorazione in concessione e commerciale. In particolare, nel canale travel è oggi leader nelle stazioni, con oltre 100 punti vendita in 54 stazioni, presidia 14 aeroporti e 21 tratte autostradali, con oltre 50 locali per canale, ed è presente nella ristorazione a bordo treno in cinque paesi europei. Si è affermato, anche grazie a una serie di partnership strategiche e collaborazioni, come uno dei principali attori nel panorama del food service: in Italia è franchisee in esclusiva delle catene Pret A Manger e wagamama e primo franchisee di McDonald’s, con 32 locali gestiti.
Grazie alla sua presenza sia in contesti di viaggio che nelle aree urbane (centri commerciali, outlet e centro città), Chef Express offre ai brand una piattaforma per lo sviluppo multicanale. Vuole soddisfare così le esigenze di tutti coloro che mangiano fuori casa, in particolare di chi è in movimento, che si tratti di una colazione veloce prima di un volo, di un pasto comodo al tavolo o di uno spuntino durante una pausa automobilistica. Da poco
Chef Express, con il brand McDonald’s, offre il primo servizio di delivery al gate all’aeroporto di Ciampino, a Roma. In questo modo, i passeggeri in partenza, che nel 2023 sono stati circa due milioni, possono ordinare il pasto in un contesto più rilassato e comodo, per godersi un momento di tranquillità nell’attesa del viaggio.
Nel 2019 Chef Express ha stretto una collaborazione anche con il marchio di ispirazione asiatica wagamama, per seguire una tendenza culinaria ormai consolidata. Dopotutto, il fenomeno della cucina orientale, soprattutto in Europa, è in costante crescita, come evidenza l’ultimo studio condotto da Nielsen e NielsenIQ, in cui si legge come il mercato dei cibi orientali, in particolare quelli giapponesi e cinesi, possa crescere con un tasso medio annuo del 12% tra il 2022 e il 2027. Wagamama ha aperto il primo ristorante nel 1992 a Londra, nel quartiere di Bloomsbury, e ora ha più di 200 ristoranti in 22 paesi. La partnership è un segnale di come Chef Express sia impegnata nello sviluppo di progetti innovativi, con una forte brand identity alle spalle, che possano essere replicabili, con una proposta gastronomica in grado di soddisfare i gusti di tutte le fasce di età.
Con oltre 200 punti vendita tra stazioni, aeroporti e aree di servizio autostradali, ciò che distingue Chef Express è la capacità di andare
oltre l’offerta di cibo, trasformando il punto vendita in un luogo di incontro e di condivisione. L’attenzione al dettaglio caratterizza ogni esperienza nei punti vendita, trasformandoli in destinazioni gastronomiche.
In tutto questo, l’azienda non trascura il processo di digitalizzazione. Chef Express vuole ottimizzare i processi operativi e migliorare la qualità del lavoro delle risorse, puntando sul valore della sostenibilità, che riguarda persone, comunità e ambiente. Per ridurre l’impatto ambientale, Chef Express ha delineato attività per ridurre e monitorare consumi d’acqua e di energia e la produzione di rifiuti. Ha adottato poi pratiche di sourcing responsabile e riduzione degli sprechi, per promuovere una ristorazione più sostenibile. L’obiettivo, spiega l’azienda, è costruire con i partner relazioni basate sulla condivisione di obiettivi, risorse e responsabilità. F
Turismo vincente
Con oltre 600 strutture nel mondo, il gruppo Nicolaus ha cambiato i paradigmi dell’ospitalità con un’offerta multibrand. Per il 2024 prevede un giro d’affari di 174 milioni
Gestire un’azienda tra fratelli non è semplice, ma per gli imprenditori pugliesi Giuseppe e Roberto Pagliara si è rivelato vincente. A capo del gruppo turistico Nicolaus dal 1993, oggi ricoprono rispettivamente i ruoli di ceo e presidente: “Il nostro modello funziona perché c’è una profonda comunanza di valori e obiettivi. L’azienda ha investito dall’inizio sulle risorse umane e nel management. Siamo quindi un’azienda familiare, ma con una struttura organizzativa industriale che non è mai stata verticistica e trae forza da una catena di comando snella”, spiegano gli imprenditori con oltre 600 strutture distribuite nel mondo. Negli anni il gruppo di Ostuni, che ha uffici a Roma e Milano, ha consolidato un format di vacanza flessibile, fino ad affermarsi come uno degli operatori principali del
turismo. Due i rami d’azienda: il tour operator e l’hospitality company, con un focus sulla vacanza in Italia, nel Mediterraneo e nel Mar Rosso (32 villaggi), nonché sul segmento upper upscale e lusso, in Medio ed Estremo Oriente e Oceano Indiano. Tra le proprietà vanno menzionate le strutture Valtur, per un pubblico trasversale alla ricerca dello stile italiano, i villaggi a marchio Nicolaus Club per famiglie, Raro, con i suoi luxury resort, e Raro Villas, con masserie, ville e dimore di fascia alta per affitti brevi e acquisto in Italia e sul Mediterraneo. Infine Mare Italia, con una selezione di proposte generaliste di villaggi, hotel e resort nel nostro Paese.
Il 2022 ha segnato per la società, che per il 2024 prevede un giro d’affari di 174 milioni di euro, con una crescita annua del 25%, una novità nell’hospitality company, con il debutto della prima struttura in montagna: Valtur Cervinia Cristallo Ski Resort. Progetto che ha visto il lancio della nuova linea di prodotto Italian Lifestyle Collection. “Per il futuro prevediamo una crescita legata alla programmazione mare, con l’arrivo, a inizio 2025, del nuovo Valtur Gallipoli Beach Resort, mantenendo ferma l’impostazione upper upscale che abbiamo inaugurato a Cervinia e che trae ispirazione dall’unicità del lifestyle italiano”, dicono i manager.
Importante è anche l’impegno esg. Il gruppo ha infatti ottenuto una certificazione per la parità di genere che premia l’impegno nel creare un ambiente di lavoro attento a inclusione, equità e diversità. Se è vero che il tema sostenibilità del viaggio è oggi cruciale, il gruppo ha adottato inoltre diverse pratiche eco-compatibili nei resort, collaborando con le comunità locali e supportando realtà come la onlus Zanzibar Help (il gruppo è presente con un resort Valtur Escape). “A testimoniare il nostro impegno green è la scelta di restare ancorati al nostro territorio di origine, che si traduce in un forte impatto sull’indotto regionale, creando occupazione e stimolando la collaborazione con università ed enti formativi”. In futuro l’azienda, che ha resistito alla contrazione del mercato innescata dalla pandemia, continuerà a investire in asset e tecnologia. F
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Dove la piastrella È ARTE
L’
80% della ceramica italiana viene prodotta in Emilia-Romagna, con apice nella provincia di Modena, tra Sassuolo, Fiorano Modenese, Formigine, Frassinoro, Maranello, Montefiorino, Palagano e Prignano.
E puntuale arriva l’anglicismo: CeramicLand e/o Valley, espressioni coniate per identificare un fazzoletto di terra noto a livello internazionale come polo d’eccellenza. Comunque lo si chiami, una cosa è certa: qui si crea la ceramica più pregiata del mondo, in competizione solo con quella del distretto catalano di Castellón de la Plana.
Stando alle indagini relative al 2022 di Confindustria Ceramica, le aziende italiane di settore sono 259 e occupano 26.500 addetti nella produzione di piastrelle e lastre, sanitari, stoviglieria, refrattari, laterizi e ceramica tecnica. Il tutto per un fatturato di 8,7 miliardi, dei quali 7,2 derivano dall’industria delle piastrelle. L’80% di questi risultati è da attribuirsi alle province di Modena e Reggio Emilia.
Purtroppo il settore ha conosciuto una flessione nel 2023, con una contrazione delle vendite rispetto all’anno precedente da 449 a 362 milioni di metri quadrati (-19,3%). In calo anche le esportazioni (da 356 a 277 milioni di metri quadrati, -22,1%) e le vendite sul mercato domestico (da 93 a circa 85 milioni di metri quadrati, -8,7%). L’anno in corso rimane critico per l’intero primo semestre, spiragli di speranza da luglio in poi. Perché tutto questo accade qui? Si parte da una data chiave, il 1741, quando venne fondata la prima società di produzione di maiolica a Sassuolo. Ad accendere la fiamma, e le fornaci, era la borghesia nascente, tutt’uno con la meglio nobiltà. I pionieri Giovanni Maria Dallari, il conte Ferrari Moreni e Giovanni Maria Rubbiani, con i rispettivi figli, lanciavano un’impresa avallata dal duca Francesco III d’Este, che concesse il monopolio produttivo per gli stati estensi, il divieto d’importazione di prodotti concorrenti simili, esenzioni fiscali. Lo stimolo a far meglio veniva dalla concorrenza delle maioliche faentine, amalfitane e fiorentine. L’attitudine all’impresa qui si saldò con la conformazione del territorio, dove primeggia l’argilla.
Alcune piastrelle di Elios Ceramica
Queste le fondamenta di un distretto riconosciuto come tale nell’immediato secondo dopoguerra, quando nell’area di Sassuolo e Fiorano già si contavano 36 aziende con 6.500 addetti. Fatti e antefatti di questa storia sono narrati nella Galleria Marca Corona e nel Museo Storico Iris Ceramica Group, i musei di due delle più importanti aziende del comprensorio. Nel 1976 le aziende divennero 509 e crebbero ulteriormente negli anni Novanta, dato il rigoglio dell’edilizia, al punto da contribuire a fare dell’Italia il primo produttore mondiale di piastrelle e di macchinari per la produzione di piastrelle in ceramica. Questo fino al giro di boa del 2000, quando si sono affacciati sulla scena globale nuovi concorrenti. In testa, oltre alla storica Spagna, Cina, Turchia e Brasile. Da allora la situazione è cambiata, e non in meglio. L’Europa è leader mondiale nella produzione di prodotti ceramici strategici e di alta qualità, come piastrelle per pavimenti e pareti, mattoni e tegole, sanitari, stoviglie, tubi in gres, materiali refrattari per i processi ad alta temperatura, ceramiche avanzate per i trasporti, la difesa, i dispositivi medici e altre catene di valore. Tuttavia l’industria europea sta subendo più di altre una serie di minacce. Si parte dal costo dell’energia, pari al 30% dei costi di produzione. Per adeguarsi alla transizione verde, sono in atto continui ma onerosi investimenti, a fronte di prodotti extraeuropei con requisiti di sostenibilità meno rigorosi, liberi da vincoli stringenti e anche per tutto questo a basso costo. La European Industry Association ha elaborato un manifesto, indicando le sei priorità cui attenersi per evitare di fiaccare il settore. L’Europa batta un colpo, il messaggio.
Nel frattempo, nel distretto modenese si punta sulla ricerca e sviluppo di soluzioni innovative, si ottimizzano i processi di produzione, anche con operazioni di acquisizione. Si calcola che gli investimenti green siano pari al 6,2% del fatturato e siano destinati in primis a bruciatori all’avanguardia, impianti in cogenerazione, fotovoltaico e primi forni a idrogeno. F
I MAESTRI DELLA CERAMICA
Dici ceramica e pensi a marchi come Iris, fondata nel 1961 da Romano Minozzi, a Marazzi, avviata nel 1935 da Filippo Marazzi (l’azienda capitalizzò subito la potenza del design collaborando con Giò Ponti), o a Marca Corona (foto sotto), la più antica di tutte, nata nel 1741. C’è poi il filone parallelo rappresentato per esempio da Sacmi Imola (1919), a capo di un gruppo che progetta, produce e commercializza macchinari e impianti per l’industria ceramica e plastica per il beverage & packaging. Quindi Officine Smac, dal 1969 specializzata nella costruzione di automazioni, impianti e attrezzature per industrie ceramiche e dei laterizi.
Attorno ai grandi sono fiorite pmi come Elios Ceramica (fotosotto), che dal 1968 crea superfici ceramiche che spaziano dalle maioliche tradizionali di piccolo formato alle lastre in gres porcellanato 100×100 cm, decorate con tecnologia digitale ad alta definizione. Dal 2017 è parte di Italcer, gruppo creato dal fondo italiano di private equity Mindful Capital Partners, guidata da Graziano Verdi. Obiettivo del gruppo è creare un polo del lusso nel settore della ceramica di alta gamma.
Un altro esempio è Forme 2000, che dal 1986 progetta e produce ceramiche ornamentali per architetture d’interni e d’esterni. La ricerca e la produzione di listelli decorati a mano in bassorilievo, pezzi speciali e tutto quanto viene utilizzato nel corredo e nel completamento di ambienti privati e pubblici è rivolta alle più prestigiose aziende ceramiche e agli architetti.
Non mancano i casi di piccole imprese diventate grandi. Un esempio è Blastule - Panariagroup Industrie Ceramiche (fotosotto), che ha il suo seme in Panaria Ceramica, nata nel 1974 su stimolo di un gruppo di imprenditori. A capitanarli era Giuliano Mussini, capostipite di una famiglia ora proprietaria di maggioranza di Panariagroup Industrie Ceramiche, multinazionale della produzione e distribuzione di superfici in ceramica per pavimenti e rivestimenti. Il gruppo ha oltre 1.700 dipendenti, sei stabilimenti produttivi (tre in Italia, due in Portogallo e uno negli Stati Uniti) e 384,6 milioni di euro di fatturato. La strategia di espansione è stata messa in atto a partire dal 1992 con l’acquisizione di Ceramiche Artistiche Lea, società specializzata nella produzione di pavimenti in monocottura. È stata poi la volta di Cotto
D’Este, Blustyle in Italia, Margres e Love Tiles in Portogallo e Florida Tile negli Stati Uniti.
IL VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELLE ECCELLENZE ITALIANE
Dopo il grande successo ottenuto nelle 10 tappe del 2023, continua anche nel 2024 il viaggio di Forbes dedicato alla scoperta delle PMI, spina dorsale dell’Italia che cresce. Un’occasione per confrontarsi su temi quali sostenibilità, innovazione, digitalizzazione, internazionalizzazione, welfare, accesso al credito e per creare relazioni professionali.
Il progetto è rivolto a imprenditori e manager che gestiscono PMI del territorio e alle grandi aziende che vogliono mettersi in contatto con loro.
eventi.forbes.it/smallgiants/
Stosa Cucine, fondata nel 1964, vuole mettere insieme design e funzionalità. Oggi porta avanti diverse iniziative a tutela dell’ambiente: dal primo report di sostenibilità a una smart factory da 150mila metri quadrati, che ospiterà un impianto fotovoltaico e un parco fluviale
DESIGN DESIGN
CRESCITA ETICA
Nell’ immaginario collettivo italiano la cucina rappresenta lo spazio della famiglia, il luogo dove si esprimono le dinamiche familiari e dove si condividono cibo, pensieri e stati d’animo. Ci sono tanti modi, del resto, per vivere la cucina, e ognuno racconta in modo sottile l’essenza di una famiglia. Proprio da questo legame trae origine il percorso di Stosa Cucine: fondata da Maurizio Sani nel 1964 a Piancastagnaio, in provincia di Siena, l’azienda realizza cucine facendo incontrare design e funzionalità. Con un’idea: raccontare, attraverso i propri prodotti, quel concetto di condivisione e solidarietà tradizionalmente associato alla famiglia, pilastro dell’azienda.
“Progettare una cucina non vuol dire semplicemente arredare un ambiente della casa, ma significa prendere parte a un progetto di vita”, spiega David Sani, direttore
commerciale di Stosa Cucina. La storia di Stosa è fatta anche di costanti investimenti nel campo della ricerca e dello sviluppo e di un approccio etico verso l’uomo e l’ambiente. “Ci impegniamo a seguire logiche industriali responsabili, non solo nei confronti dell’ambiente, ma anche delle persone e delle comunità in cui operiamo.
Sostenibilità per noi significa adottare un approccio a lungo termine per preservare le risorse naturali, promuovere la crescita economica e garantire il benessere sociale. Questi valori si riflettono nei nostri prodotti attraverso l’adozione di pratiche produttive sostenibili e l’attenzione alla qualità e al design”. A confermare l’impegno dell’azienda in ambito sociale e ambientale è il primo report di sostenibilità pubblicato nel 2023. Tra gli sforzi per l’abbattimento dell’impronta ambientale ci sono la creazione dell’impianto fotovoltaico da 1,5 MW, che ha consentito di ridurre del 13% l’energia impiegata per la realizzazione di una cucina e del 33% le emissioni di CO2, e il conseguimento da oltre 12
anni della certificazione Fsc e di quella della circolarità del prodotto Cosmob. “Abbiamo deciso di pubblicare il nostro primo bilancio di sostenibilità perché riteniamo che la trasparenza e la responsabilità siano fondamentali per costruire fiducia e creare valore a lungo termine. Il documento ci consente di comunicare in modo chiaro e completo i nostri progressi e le nostre iniziative nel campo, ci permette di monitorare i nostri impatti ambientali, sociali ed economici, di identificare le aree di miglioramento e dimostrare il nostro impegno verso la sostenibilità”.
Elemento centrale del bilancio è anche la realizzazione dello Stosa Green Park, una smart factory 4.0 che si estenderà su un’area di 150mila metri quadrati e ospiterà macchinari all’avanguardia, insieme a un impianto fotovoltaico. Il progetto, che si concluderà nel 2025, prevede una ricca piantumazione e la realizzazione di un parco fluviale, oltre a parcheggi dotati di colonnine di ricarica per auto elettriche. Ma la sostenibilità per l’azienda non è solo ambientale: il 93% del fatturato viene redistribuito a dipendenti, fornitori e comunità locale attraverso progetti e attività sociali, sportive e culturali, creando valore e contribuendo al benessere del territorio. Stosa
sostiene infatti la comunità e il territorio attraverso sponsorizzazioni e donazioni. Nel 2022 sono state oltre 20 le realtà locali supportate, come scuole, associazioni sportive e organizzazioni benefiche, tra cui la Fondazione Tommasino Bacciotti che aiuta ogni anno le famiglie dei bambini ricoverati all’ospedale Meyer di Firenze. “Una crescita può essere considerata sostenibile quando è in grado di generare valore a lungo termine per tutte le parti interessate, inclusi i dipendenti, i clienti, gli azionisti e le comunità in cui operiamo, senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze. Si basa su pratiche commerciali responsabili, che tengono conto degli
impatti ambientali, sociali ed economici delle nostre operazioni e si impegnano a minimizzare gli impatti negativi e massimizzare i benefici positivi. È importante adottare un approccio olistico che tenga conto di tutte le dimensioni della sostenibilità e bilanci gli interessi di tutti per garantire una crescita equilibrata nel lungo termine”. Intanto, l’azienda si prepara a festeggiare 60 anni: “Per celebrare questo anniversario, stiamo pianificando una serie di eventi e iniziative speciali per coinvolgere dipendenti, clienti e fornitori, ma non solo. Questa celebrazione ci offre anche l’opportunità di riflettere sui nostri successi passati e di guardare avanti con ottimismo e determinazione verso il futuro”. F
Non un brand, ma un percorso, in salita, verso la costruzione di nuovi processi per rendere più sostenibile la produzione di tessuti per l’interior design . È con questo intento che è nata imNativ, spin-off di Aurim, gruppo italiano specializzato nel tessile per il design d’interni fondato negli anni ‘70 e ancora oggi a conduzione familiare. Un intento che si esprime nella realizzazione di filati e tessuti da materiali di scarto oppure postconsumo, creando un sistema di produzione virtuoso e conscio che l’alleggerimento dell’impatto ambientale nel tessile ha ancora molta strada da fare.
Sulla base dell’esperienza di Aurim, imNativ ha preso vita nel 2021 per produrre tessuti manmade riciclati, riciclabili e biodegradabili per l’arredo interno ed esterno, con una particolarità: una filosofia produttiva che pone le basi su un processo di ricerca costante, un cammino verso la sostenibilità fatto di errori, prove e traguardi, ma soprattutto di trasparenza.
“ImNativ produce filati e tessuti derivanti sia dal recupero di scarti industriali, sia da plastica post-consumer, per renderli durevoli, belli e funzionali”, spiega Ersilia Auriemma, responsabile marketing del marchio.
Ciclo virtuoso
Nato come spin-off del gruppo Aurim, il brand imNativ produce filati e tessuti riciclabili e biodegradabili. All’interno dell’azienda anche un laboratorio di ricerca e sviluppo: “Una vera officina creativa”, spiega Ersilia Auriemma, responsabile marketing
“Nel farlo, però, ci teniamo a usare la parola sostenibilità nel modo più onesto possibile: vogliamo dare il nostro contributo verso un settore tessile più rispettoso dell’ambiente, consapevoli però che nessuna industria che usa processi industriali può e deve dichiararsi a impatto zero. Nonostante questo, ci teniamo a immaginare e a creare un settore più responsabile, senza alcun eroismo”.
Realizzati in polipropilene e in poliestere, i tessuti imNativ sono percorsi da pattern geometrici e tonalità cromatiche create utilizzando pigmenti solidi inseriti in fase di costruzione del filo, evitando lo spreco di acqua per la tintura, oppure usando acque industriali di riciclo. Tessuti nati da un intenso lavoro di sperimentazione. “All’interno dell’azienda abbiamo creato #Studio,
un laboratorio di ricerca e sviluppo che è una vera officina creativa, dove le idee si trasformano in stoffa. Qui sviluppiamo e testiamo ognuno dei nostri filati, svolgendo tutti i principali test sulla loro tenuta e sulla resistenza alla luce. È un lavoro che non si ferma mai: di 20 prototipi che testiamo, solo uno o due passano le fasi finali e possono entrare in produzione. Ogni giorno ci sorprendiamo delle nuove
In questa pagina, in alto Federica Biasi, designer della collezione Solleone reverse. In basso: Ersilia Auriemma, responsabile marketing di imNativ. Nella pagina accanto la campagna della collezione di tessuti Ester.
possibilità di utilizzo dei materiali che lavoriamo”.
Proprio dal reparto di ricerca dell’azienda è nata anche Ester, la collezione di tessuti sintetici realizzata con materiale plastico postconsumo e nobilitata per diventare biodegradabile. “Ester è prodotta con un filato composto al 100% da poliestere riciclato in Italia, al quale viene aggiunto un additivo biofilico - quindi a base naturale - che lo rende anche biodegradabile. Se un normale tessuto in poliestere impiega dai 300 ai 500 anni per decomporsi nell’ambiente, il nostro filato si decompone al 90% nell’arco di cinque. Rimane inoltre un materiale con grandissime performance. Il processo di tintura dei tessuti Ester viene eseguito con acque industriali di riciclo, adottando
l’approccio olistico di Zero Discharge Program”. Dallo sviluppo del filato in laboratorio alla sua produzione e alla creazione del tessuto
finito, imNativ controlla l’intera filiera produttiva dei suoi prodotti. “Circa 20 anni fa, in Aurim, abbiamo acquisito una tessitura storica in Brianza e abbiamo investito nel tessile made in Italy in un momento in cui tutti delocalizzavano. Nella nostra tessitura produciamo dal filo al tessuto finito, controllando l’intera filiera. Siamo in grado di fornire alle aziende clienti che lo richiedono il certificato dell’intero percorso produttivo del lotto che acquistano, a conferma della bontà del progetto. Quella di imNativ è una filiera completamente italiana”. A racchiudere e raccontare i prodotti imNativ è poi l’ultima novità presentata
dal marchio: Solleone Reverse, collezione tessile nata dall’incontro con la designer Biasi. Caratterizzata da un pattern che evidenzia l’intreccio di trama e ordito e da una palette di colori intensa, è concepita senza un dritto e un rovescio ed è utilizzabile da entrambi i versi per arredi indoor e outdoor. “Per noi è stata la prima collaborazione con un designer, un’esperienza incredibilmente positiva che vogliamo ripetere, intrecciando innovazione, riduzione dell’impronta ambientale e design. In futuro non smetteremo di investire nella nostra crescita, continuando a lavorare su nuovi filati, tecniche e materiali. È un percorso in salita, ma doveroso”. F
WHAT’S NEW
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WHO’S NEXT
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Cucine d’artista
Blasonati di nome e di fatto, sono i ristoranti preferiti da una clientela internazionale che esige gusto, classe, privacy. Locali di sofisticata eleganza, con chef e brigate di cucina che si muovono in perfetta sintonia. E ‘partiture’ ispirate alla migliore tradizione italiana
IMOLA, San Domenico
La svolta parte dalle cucine ed è all’immagine dello chef Max Mascia: condivisione, semplicità e convivialità. Tanto che oggi per i gourmet c’è la possibilità di brindare e cenare nelle cucine del ristorante stellato più antico d’Italia, sancta sanctorum della grande cucina italiana, il cui accesso per 50 anni è stato riservato a pochi intimi. Due i nuovi punti di contatto: un bancone con sgabelli e un lussuoso privé, la Saletta22, che guarda alla cucina attraverso una finestra adornata, per gustarsi lo spettacolo e vedere senza essere visti. Al bancone si accede dal fondo del ristorante, tramite un passaggio nell’ex Giardino d’Inverno. Qui si possono degustare champagne e tortellini fritti o
Sopra, una delle sale del San Domenico. Sotto, la vista sul Colosseo dalla terrazza del ristorante Aroma e, accanto, l’executive chef Giuseppe Di Iorio e il suo filetto di manzo Marango, foie gras e cassis, tartufo e cavolo.
un piatto leggero, scambiare due chiacchiere con lo chef, osservare la brigata al lavoro a contatto quasi diretto. Saletta22 invece è una chef table incastonata in una stanza a sé, con opere d’arte e luci soffuse (ci è passata anche Angelina Jolie). Qui c’è un menù alla cieca pensato al momento dallo chef, con grandi vini e proposte inedite create e declinate in funzione delle stagioni e del mercato.
MILANO, Giannino dal 1899
Pochi ristoranti si intrecciano con la storia di una città come questo ristorante a due passi da piazza della Repubblica, punto di incontro dell’aristocrazia milanese, e oggi frequentato dai big della finanza e dai calciatori di passaggio in
città. Ottenuta l’iscrizione ai Luoghi Storici d’Italia e la conferma nella Guida Michelin 2024, si apre ora un nuovo capitolo, quello della rinascita e del riposizionamento ai vertici della ristorazione. Con un nuovo executive chef, Carmine Mottola, che porta con sé un’esperienza internazionale di alto livello e una visione ambiziosa, la professionalità del direttore Ivan Pastore e una ristrutturazione realizzata dallo studio Spagnulo & Partners, Giannino dal 1899 è pronto a esportare un format di grande eleganza, con piatti classici fatti ad hoc e una cantina di alto livello, sui mercati internazionali e in varie declinazioni. Tra i progetti, un Giannino Mare e un Giannino Café. Prima però l’obiettivo è restituire a questo spazio il posto che gli spetta tra i big della ristorazione milanese.
ROMA, Aroma
Dalla scenografica terrazza di Palazzo Manfredi, il ristorante dell’hotel offre un percorso che si snoda tra le terre dell’Impero Romano, in una ricerca di sapori autentici e sofisticati. Parte di un progetto dei Conti Ceglia Manfredi che, sotto l’insegna The View, raccolgono gioielli dell’hôtellerie e della ristorazione in posizioni privilegiate, lo stellato Aroma si affaccia sul Colosseo. Qui la regia della cucina è nelle mani dell’executive chef Giuseppe Di Iorio - stella Michelin nel 2014, oggi ricopre il ruolo di brand ambassador per i progetti di ristorazione
di tutte le nuove aperture della compagnia. Ad affiancarlo, dal 2020, il resident chef Fabio Sangiovanni, curriculum ricco di mentori eccellenti tra Napoli, Capri e Roma. La mediterraneità, che costituisce la cifra stilistica della proposta di Di Iorio, in questo sodalizio è esaltata dalle tecniche della cucina contemporanea di Sangiovanni, in un abile gioco di contrasti. La carta si suddivide in quattro menù degustazione (Corinzio, Ionico, Dorico e Colle Oppio) caratterizzati da un massimo di quattro ingredienti per piatto, in perfetto equilibrio tra acidità, grassi nobili e croccantezza. E non possono mancare due grandi classici della tradizione, l’amatriciana e la Carbonara shakerata: la romanità in una raffinata visione. F
Sopra, l’executive di Giannino dal 1899 Carmine Mottola, il privé e un piatto signature dello storico ristorante milanese.Gioco di squadra
Nata nel 2016, Direzione Lavoro è un’agenzia per il lavoro con 20 sedi in tutta Italia. Dalla fondazione è cresciuta in media del 35% annuo, grazie a un approccio basato sull’ascolto delle risorse Con
Realizzare qualcosa di diverso e nuovo, capace di soddisfare le richieste degli imprenditori e dei lavoratori e di dare importanza alla consulenza e alla diversificazione dei servizi, puntando sulla qualità e sulla trasparenza. È con questo obiettivo che è nata nel 2016 Direzione Lavoro, società fondata da Massimiliano Aloi, (amministratore delegato), Emanuele Rossi (direttore amministrazione, finanza e controllo) ed Enzo Sabia (consulente del lavoro), con il supporto di altri professionisti, come Marco Attanasio, Laura Carini e Simona Manfreda.
Per mettere al primo posto l’ascolto delle sue risorse, offrendo loro opportunità per influenzare positivamente l’azienda, Direzione Lavoro si distingue dai suoi competitor proprio per “le persone del team”, dice Massimiliano Aloi. Non a caso, “dalla recente ‘analisi del clima’ che abbiamo condotto è emersa una percezione di un ambiente familiare e sicuro, dove l’orientamento al risultato non è ottenuto mediante la pressione. Questi risultati rafforzano la mia convinzione nel nostro percorso verso importanti obiettivi aziendali”.
Cosa significa trovare le persone giuste per le aziende?
Il mondo delle risorse umane sta vivendo una trasformazione: oggi sono i candidati a selezionare l'azienda e a scegliere se proseguire in un processo di selezione. Non si discute più solo di ral: i lavoratori vogliono condividere i valori e le politiche dell’azienda per la quale si candidano. E noi mettiamo al centro le persone, sosteniamo le realtà locali e difendiamo la parità di genere. Abbiamo, infatti, una rappresentanza femminile pari all’85% delle risorse.
Quali sono i trend principali nel vostro campo?
L’interesse per il mondo digitale e la curiosità verso l’intelligenza artificiale stanno generando una crescente richiesta di nuove competenze e l’esigenza di adattarci al cambiamento. Crediamo quindi che l’attitudine all’innovazione sia un fattore chiave per guidare la nostra realtà, ma anche le aziende che ci scelgono, verso il futuro.
Diventa quindi fondamentale la formazione.
Assolutamente. Noi, grazie a una rete di partnership con molte aziende, formiamo figure assenti sul mercato attraverso attività ad hoc. Per questo intendiamo intensificare gli sforzi in questo settore e investire di più nella formazione, soprattutto nel renderla più flessibile e centrata.
Qual è stato il percorso dell’azienda negli ultimi anni?
Siamo partiti da quattro filiali nel 2016 e oggi abbiamo oltre 20 sedi su tutto il territorio nazionale. Stiamo già lavorando per nuove aperture e investimenti. Dal punto di vista economico, abbiamo registrato da subito una crescita stabile del 35% annuo, con picchi del 70% nel 2022 e del 50% nel 2023.
Che cosa prevedete per il 2024?
Vogliamo mantenere il trend di crescita e ampliare la nostra presenza territoriale, approfondendo la verticalizzazione dei servizi. Abbiamo istituito diverse divisioni specializzate in settori specifici, come It, retail gdo, packaging & pharma, e intendiamo creare ulteriori divisioni per rispondere alle mutevoli esigenze di mercato, oltre a investire sulle soft skill interne. In termini di obiettivi economici, miriamo a un ulteriore incremento del 20%, portando il fatturato a circa 75 milioni di euro.
ristorantis
La rivoluzione del SUSHI
Un progetto imponente - 1.500 metri quadrati su due piani per 200 coperti - per un obiettivo ambizioso: rivoluzionare l’offerta della ristorazione giapponese con un nuovo format e inserirsi tra i locali cool in città. Vuole fare la differenza Domò (dal rafforzativo giapponese domò arigato gozaimashita, ‘molte grazie’), il nuovo indirizzo da poco aperto all’angolo con via Castalfidardo, punto d’incontro per il mondo della moda, dell’arte e del design. Definirlo un all you can eat di lusso sarebbe riduttivo. Nato da un’idea di Massimo Sun, giovane imprenditore asiatico già noto per l’omonimo locale di Roma, Domò è uno spazio contemporaneo e internazionale, dinamico, che parte dalla cucina giapponese ma incontra il palato italiano, accompagnando gli ospiti in un viaggio culinario senza confini. I clienti si divertono e respirano le tendenze del momento. La location è quella dell’ex museo dei Navigli, accanto al Ponte delle Gabelle, spazi imponenti di una dimora storica che hanno richiesto una profonda ri-
MOSTRE PROGETTARE BELLEZZA
Fondato dagli architetti Antonio Citterio e Patricia Viel, Acpv Architects è un collettivo che ha ideato soluzioni di alto profilo in tutto il mondo: dal masterplanning a edifici residenziali, da campus a edifici pubblici e hotel, ogni progetto racchiude una visione originale in cui sono centrali la natura e le più alte aspirazioni umane, per creare un benessere condiviso. A Palazzo Morando, sede di un museo dedicato alla storia della città e all’esposizione della raccolta Co-
stume e Moda, dal 12 aprile al 12 maggio A Kind Of Beauty racconta, attraverso gli occhi dell’artista Carlo Valsecchi, le op20 anni un ventennio (2000-2020). Una serie di scatti in grande formato illustra il viaggio del fotografo - durato 12 anni - negli spazi progettati dallo studio milanese, immagini suggestive di un ambiente costruito che si fonde nel paesaggio, in un processo di scambio continuo fra l’architettura e la complessità degli spazi urbani.
strutturazione da parte dello studio di architettura Naos Design. L’ispirazione è quella di un locale internazionale già dall’atrio. Vele come quinte scenografiche si inclinano sulla navata centrale, mentre una scala sale verso la consolle a specchio del dj, e davanti, sullo stesso palco, troneggia un banco per il sushi show fatto con blocchi monolitici a spacco in travertino naturale. Uno spazio a parte è riservato a caffetteria e dolci. Sulla sinistra, sempre affacciata sulla scalinata, si apre una seconda sala rialzata, dedicata a chi cerca una maggiore privacy. Le note sul cibo: piatti sorprendenti per creatività, ingredienti – pesce in primis – freschissimi. Oltre che per le proposte enogastronomiche, Domò si distingue per la formula open sushi: con 35 euro, bevande escluse, si possono ordinare dieci piatti, serviti in piccole monoporzioni, da un menu che ne propone 80. Perché la mission del titolare, classe 1992, è rendere accessibili anche ai più giovani una cucina gourmet.
EVENTI DUE SECOLI DI DOLCEZZA
Marchesi 1824 festeggia 200 anni di storia e di inconfondibile stile milanese. Una storia intessuta di tradizione e creatività che si fondono in un’armonia tramandata in chiave contemporanea. Dal 2014 parte del gruppo Prada, la pasticceria ha oggi tre insegne (via Santa Maria alla Porta, Galleria Vittorio Emanuele II e Napoleone), oltre a quella londinese di Mayfair. Simbolo di artigianalità dalla sua fondazione in un palazzo settecentesco nel cuore di Milano, Marchesi è un punto di riferimento per le preparazioni di alta pasticceria, rivisitate in chiave contemporanea dal pastry creative director Diego Crosara e dal suo team.
Tra gli eventi e le proposte, per tutto l’anno ci sarà un percorso attraverso quattro ingredienti che hanno fatto la storia della pasticceria: cioccolato, caffè, vaniglia e marron glacé.
Ritrovare l’equilibrio di CORPO E MENTE
FOOD ASSAPORARE LA PRIMAVERA
Un luogo che è un unicum a Roma. Si tratta della nuovissima spa del Bulgari Hotel Rome, che si estende per 1.500 metri quadrati su quattro livelli. Lo spazio è interamente dedicato al benessere psicofisico, al relax e allo sport, tra marmi ed elementi in onice verde, per un trionfo di mosaici colorati e sfumature in smeraldo, giada e malachite, impreziositi da qualche tocco oro. Di forte impatto, poi, la piscina di 20 metri che evoca la magnificenza delle terme romane. Oltre all’hammam, alla fontana di ghiaccio in granito nero e a una cascata, per la primavera è da provare il ‘rituale onice, detossinante’: un trattamento che conduce verso una rigenerazione, dando un senso di pace e armonia nella Onyx spa suite.
VIAGGIO IN GIAPPONE CON L’ARTE
Nella sua cucina mediterranea ricercata, con attenzione ai prodotti e alle ricette romane, la tradizione e l’innovazione convivono nei piatti e negli ambienti del palazzo. Stiamo parlando della filosofia gastronomica di Alessandro Tognacci, executive chef di Palazzo Montemartini Rome, A Radisson Collection Hotel, una cornice gourmet per chi vive in città e non solo. Se già solo evocare il profumo di carciofi romaneschi, fave e mentuccia fa primavera, lo chef arricchisce l’esperienza culinaria per la bella stagione con un connubio di sapori e colori primaverili da gustare all’aperto, ammirando le antiche Terme di Diocleziano su cui si affaccia il palazzo. Con la sua triglia croccante, delicatamente fritta, accompagnata dalla vignarola fresca con le sue note verdi di carciofi, pisellini e asparagi, la freschezza del mare incontra il meglio dei prodotti di stagione.
In occasione della mostra Ukiyoe. Il Mondo Fluttuante. Visioni dal Giappone, visitabile fino al 23 giugno al Museo di Palazzo Braschi, Sara Paternesi, head bartender di ViVi, collezione di bistrot e ristoranti di Roma, ha ideato il cocktail Futon a base di Roku gin al profumo di fiori di ciliegio, tè verde, sake Akafuji, lime, sciroppo di lemongrass e spuma di bergamotto. Francesca Cascia, pastry chef, ha creato invece il matchamisù: un omaggio al tradizionale rito del tè giapponese, con una crema tiramisù al matcha, biscuit al cacao con bagna al rum e crumble al matcha con cocco e cioccolato bianco. Dopo la mostra, quindi, le atmosfere giapponesi sono tutte da assaporare per apprezzare appieno questo tuffo nell’arte tra il XVII e il XIX secolo attraverso 150 capolavori firmati dai maestri del periodo Edo, tra cui Kitagawa Utamaro, Katsushika Hokusai e la grande scuola Utagawa.
GRANA PADANO studia la comunicazione negli Usa
Da Cipriani si celebra la comunità italo-americana
L’annuale gala della National Italian American Foundation (Niaf) a New York promette di essere un’occasione per celebrare la comunità italo-americana. In programma giovedì 18 aprile al Cipriani 42nd Street a New York, l’evento sarà un tributo agli influenti membri della comunità. Durante la cerimonia, Giuseppina Di Foggia (Terna), Monica Mandelli (Kkr) e Carlo Scissura (Ny Building Congress), figure di spicco della comunità italo-americana, saranno celebrati per i loro contributi. Ogni anno il Niaf celebra una diversa regione italiana e nel 2024 toccherà al Friuli-Venezia Giulia. Un appuntamento imperdibile per tutti coloro che desiderano celebrare il legame tra l’Italia e l’America.
Il Consorzio Tutela Grana Padano ha scelto Barabino & Partners
Usa, agenzia di comunicazione con sede a New York, per la gestione della comunicazione del Grana Padano Dop sul mercato statunitense. Con una produzione annua di oltre 5,4 milioni di forme, di cui il 47% esportato all’estero, il Grana Padano è un pilastro dell’eccellenza gastronomica italiana nel mondo. L’accordo mira a consolidare il brand come ambasciatore del Made in Italy, attraverso una comunicazione integrata che valorizzerà le sue iniziative sociali e culturali negli Stati Uniti. Una mossa strategica per il Consorzio, che punta a sfruttare l’esperienza e la conoscenza approfondita del mercato americano di Barabino & Partners Usa, guidata da un decennio da Marco Lastrico.
FOOD
L’incontro
tra cucina asiatica ed emiliana
Un’esplosione di sapori e tradizioni culinarie si prepara a invadere le strade di Soho ad aprile, grazie alla cena a quattro mani organizzata dal ristorante Nonna Beppa. L’evento vedrà la chef Christine Lau, ex executive chef del ristorante fusion italo-giapponese Kimika, unire le forze e la creatività con “l’ambasciatore del tortellino in America”, lo chef Wendy Cacciatori. Lau è diventata un’istituzione nel mondo della ristorazione a New York e ci si aspetta il sold out per questa iniziativa. Insieme, i due maestri proporranno un menu che celebra la fusione e l’unione tra la cucina asiatica e quella emiliana. Gli amanti della buona tavola non potranno perdere l’occasione di degustare creazioni innovative, frutto della collaborazione tra due talenti di livello mondiale.
“Chi non riesce a mettere i suoi pensieri su ghiaccio non dovrebbe entrare nel calore della disputa.”
Friedrich Nietzsche
“Sei abbastanza stupido, sembra, da osare guerreggiare con me, quando potresti conquistarmi facilmente come tuo fedele alleato.”
Aristofane
“Sapere quando combattere è importante quanto sapere come farlo.”
Terry Goodkind
“Le scienze non sono settarie. Le persone non si perseguitano a causa di disaccordi sulla matematica. Le famiglie non sono divise sulla botanica.”
Robert G. Ingersoll
“La comunicazione rispettosa in caso di conflitto o di opposizione è un’abilità essenziale e davvero sorprendente.”
Bryant McGill
“Ci sono due lati in ogni questione: uno è giusto e l’altro è sbagliato, ma il mezzo è sempre malvagio.”
Ayn Rand
“L’inizio del pensiero è nel disaccordo - non solo con gli altri ma anche con noi stessi”
Eric Hoffer
“Progresso economico, nella società capitalista, significa turbolenza.”
Joseph Schumpeter
PENSIERI E PAROLE
Conflitto
“Strade diverse talvolta conducono allo stesso castello”
George R.R. Martin
“La risposta dolce calma il furore, ma la parola dura eccita l’ira.”
Proverbi 15:1
“Non vi è progresso senza conflitto: questa è la legge che la civiltà ha seguito fino ai nostri giorni.”
Karl Marx
“Avevo una ragazza e dovevamo sposarci, ma c’era un conflitto religioso. Lei era atea e io agnostico. Non sapevamo senza quale religione educare i figli.”
Woody Allen
“La vita umana è un eterno conflitto. L’uomo muore con le armi in pugno.”
Arthur Schopenhauer
“Ogni essere umano vuole vedere riconosciuta davanti agli altri la propria superiorità, e poiché tutti vogliamo la stessa cosa, il conflitto è inevitabile.”
Georg Wilhelm Friedrich Hegel
PENSIERO FINALE
“L’avversità stimola gli abili”
B.C. Forbes