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Il complesso rupestre Grotta dei Santi
di IRENE NOVELLO FOTO I GREGORIO GIARRUSSO
a Sicilia è una terra da scoprire, ogni angolo del suo territorio nasconde bellezze uniche, che incantano e tolgono il fiato. Molte di queste straordinarie ricchezze sono spesso sconosciute, come i piccoli siti archeologici disseminati nel territorio dell’isola, testimonianze storiche e culturali che hanno determinato la straordinarietà della nostra terra. Uno di questi siti ricade nel territorio di Licodia Eubea, a pochi chilometri da Vizzini, su di un colle che si affaccia sulla valle del fiume Amerillo. Si tratta di un sito rupestre arroccato sul colle, luogo adatto per lo stanziamento di villaggi rupestri che durante il tardo impero e il dominio bizantino si diffondono in Sicilia. In origine il sito fu utilizzato come area cimiteriale cristiana per la popolazione del territorio circostante, successivamente nel VI secolo vi si stabilì un piccolo gruppo di monaci cenobiti, dediti a una vita comunitaria, caratterizzata dalla condivisione del tempo, del lavoro e della preghiera, divenendo un centro importante per i piccoli insediamenti rurali presenti nel territorio limitrofo. L’area fu trasformata in un oratorio rupestre, un luogo di culto per le comunità vicine ed è stata frequentata per oltre un millennio: dall’epoca tardo antica al XV secolo. Inoltre, nei pressi del sito sono anche presenti delle abitazioni rupestri chiamate Ddieri dei Denari, dall’arabo “ad diar”: casa. Quello che oggi è possibile visitare nella Grotta dei Santi è il frutto di una continua trasformazione avvenuta in un lungo periodo di tempo. Al sito si accede attraverso un piccolo sentiero che percorrendolo fa presupporre la segretezza del luogo e il senso di raccoglimento che un tempo lo caratterizzava. Seguendo il sentiero si raggiunge il terrazzamento con il primo gruppo di camere ipogeiche, dove sono ancora presenti le tracce della loro destinazione cimiteriale, nonostante i rimaneggiamenti subiti nel tempo. Al secondo terrazzamento e alla catacomba meglio conservata si accede attraverso uno stretto passaggio. All’interno sono presenti i resti di diverse sepolture scavate nella roccia, un tempo coperte da grandi tegole e lastre di pietra. L’architettura della camera è caratterizzata da piccoli pilastri con delle incavature, dove si appoggiavano le lucerne per illuminare il vano. E con stupore inatteso sono visibili tracce di pannelli pittorici che probabilmente dovevano rappresentare la teoria dei Santi che dà il nome al sito. Da qui un piccolo corridoio a gomito porta a un grande arcosolio, isolato dalle altre sepolture, forse destinato a una sepoltura di un personaggio di spicco della comunità cristiana. Nella fase di trasformazione in oratorio, l’ambiente a fianco della catacomba perse le sue forme strutturali e si trasformò in una sala a pianta rettangolare con volta piana; sul lato orientale fu realizzata un’abside con un arcosolio, dove è presente uno straordinario pannello pittorico con il tema della staurosis: Gesù Cristo crocifisso con affianco la Madonna a destra e a sinistra San Giovanni e Longino, rappresentato nell’atto di trafiggerlo al costato e in alto i volti del Sole e della Luna. L’affresco è datato agli inizi del XIV secolo. Numerosi graffiti ricoprono il pannello pittorico, la firma più antica risale al 1445 ed è probabile che dopo questa data l’oratorio non sia stato più frequentato. Il pannello pittorico è stato restaurato grazie all’impegno della sezione locale dell’ArcheoClub da anni impegnata per la promozione e la valorizzazione dei beni culturali del territorio. Passeggiare per questi piccoli sentieri che conducono alla Grotta dei Santi è rigenerativo per la mente e per il corpo. La vista spazia tra la verde vallata arricchita dall’altopiano ibleo e, in lontananza, dalla splendida Etna. L
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