Progetto

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Progetto e realtà dello spazio pubblico a cura di: Mauro Giudice, Presidente INU Piemonte Mario Piccinini, Presidente INU Emilia Romagna Francesco Ghio, Università Roma Tre

INTEVENTI DEI PARTECIPANTI Relatori: Matteo Fioravanti – Access_SOS. Costruire città accessibili a tutte le età: strumenti e azioni Mauro Giudice, Giacomo Leonardi – La progettazione degli spazi pubblici a Torino. Il progetto metamorfosi Giuseppe Serra, Fillippo Orsini – L’ esperienza di Torino Luca Montuori – Quale spazio pubblico. Temi progettuali nei concorsi per gli spazi pubblici nei nuovi insediamenti romani Mario Piccinini, Sandra Vecchietti – INU Emilia-Romagna: Laboratori di urbanistica sugli spazi pubblici


acces_SOS .Costruire città accessibili a tutte le età: strumenti e azioni. di Matteo Fioravanti _acces_SOS atp*

Il confronto La ricerca ha colto l’opportunità del confronto con le istituzioni attraverso tre piattaforme specifiche.

*associazione internazionale tra professionisti composta dagli studi: qart progetti (Firenze), TASCA studio (Bologna) e Territori24 (Barcellona). acces-sos.eu

Nel caso emiliano, confrontandosi con il Piano d’azione per la comunità regionale (PAR, approvato con DGR 2299 del 22/11/2004), intercettando quanto già previsto dalla L.R. 20/2000 in materia di partecipazione e dalla più recente L.R. 3/2010, Il PAR è uno strumento integrato, che propone un approccio intersettoriale per sostenere politiche e programmi con l’obiettivo prioritario di realizzare “Una società per tutti”.

I punti di vista Lo spazio pubblico lancia un SOS, segnale universale di richiesta di aiuto, tre lettere di una semplicità tale da permettere anche a non esperti di recepire immediatamente il messaggio. L’accessibilità è la chiave di lettura con cui s’intende dare risposta, attraverso uno sguardo profondamente strabico, una visione molto periferica intuendo quello che succede intorno a noi anche se ai limiti del nostro campo visivo. Nasce così acces_SOS da un’idea, di un gruppo di professionisti legati da una lunga esperienza comune, di convogliare in un unico contenitore, pratiche, conoscenze e speranze rispetto al tema della città pubblica e del suo grado di accessibilità. acces_SOS nel 2009 diventa un programma di ricerca internazionale, promosso dalla Regione EmiliaRomagna, che attraverso il progetto di luoghi specifici, promuove eventi, strumenti e azioni volti ad indagare la natura dello spazio pubblico, assunto come dato di fatto l’invecchiamento della società europea contemporanea. La ricerca trova la sua sintesi in una pubblicazione: acces_SOS. Costruire città accessibili a tutte le età: strumenti e azioni. L’approccio non è accademico, né tecnocratico. Il buon senso, ovvero il senso comune, e la propensione al gusto per la bellezza funzionale delle cose sono gli elementi necessari richiesti per interpretare ed ampliare il contenuto visionario e operativo del libro. acces_SOS lavora sullo spazio pubblico perché la sua predisposizione ad accogliere e consentire le trasformazioni della nostra società, rappresenta la sfida per rigenerare e formare nuove parti di città europee secondo un approccio metodologico 'senza età' (ageless thinking) acces_SOS opera con inquadramento trasversale ed inclusivo, affiancando la partecipazione alla progettazione finalizza le esperienze sul campo a progetti operativi per dare un contributo di concretezza a tale sguardo. acces_SOS si rivolge ad amministrazioni, enti istituzionali, partner privati, progettisti, uffici tecnici, associazioni e cittadini interessati all’accesso di quelle parti di città che appartengono a tutti ma non sempre sono utilizzate od utilizzabili.

Nel caso catalano, la Llei de millora de barris, àrees urbanes i viles que requereixen atenció especial approvata nel 2004 e giunta al sesto bando di finanziamenti ai comuni, finanzia proposte che sappiano coniugare e integrare tra loro le trasformazioni fisiche degli edifici con programmi di riqualificazione sociale dei quartieri, dotazioni di servizi collettivi, riqualificazioni dello spazio pubblico e degli spazi comunitari, sino agli adeguamenti energetici ed alle innovazioni tecnologiche ed impiantistiche del patrimonio immobiliare; e prevede di sovvenzionare i Comuni che abbiano quartieri che possano essere considerati come aree urbane d’attenzione speciale. La Generalitat ha inserito acces_SOS tra gli strumenti e le modalità innovative di promozione e comunicazione tra le amministrazioni locali all’interno dell’istituto Xarxa de Barris (Rete dei Municipi) per dare attuazione alla stessa Llei de Barris. Più recentemente, acces_SOS si è rivolto anche all’Autorità Regionale per la Partecipazione della Regione Toscana che, attraverso la L.R. 69/2007, “prevede per gli enti locali sostegni e incentivi allo svolgimento di processi partecipativi per le loro politiche con l'obbiettivo di promuovere la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione e di governo della Regione in tutti i settori e a tutti i livelli amministrativi e creare e favorire nuove forme di scambio e di comunicazione tra le istituzioni e la società”.


Il format A monte della progettazione, acces_SOS affianca un percorso di partecipazione, di volta in volta declinato alle diverse situazioni e condizioni. Il format del “laboratorio senza edificio” è attività propedeutica alla stesura del progetto definitivo nonché expertise necessaria per la conoscenza ed il confronto con il territorio e la comunità. È all’interno dei laboratori che si introduce e si mette a dibattito il tema progettuale dello spazio pubblico, declinato alle esigenze e alle potenzialità dei vari portatori di interesse. Attraverso questa modalità di approccio, si intende conoscere ed interpretare la sempre più diffusa domanda di cittadinanza, per affrontare da un lato reali situazioni di conflitto e difficoltà, dall’altro per promuovere la ricerca di un estetica nuova quale risultato conseguente di un operare filtrato dalla realtà.

I progetti Ad oggi i comuni che hanno preso contatto con acces_SOS sono 31, diversamente dislocati nelle tre regioni..3 i casi studio sino ad ora sviluppati e condivisi con le amministrazioni locali e le regioni coinvolte, che hanno portato alla definizione di progetti diversamente accessibili nei contesti urbani di riferimento. 1_ Malgrat de Mar (ca.20.000 abitanti) Progetto di accessibilità al Barri del Castell uno spazio urbano segregato in una zona a forte pendenza della collina oggi caratterizzato per le sue singolari condizioni sociali ed economiche. _Progetto definitivo, esecutivo, in via di esecuzione.

È l’architetto che va verso l’esperienza di città e verso le esigenze della comunità. ben sapendo che il suo ruolo ha, nel corso degli ultimi 30 anni, disperso nei vicoli tecnicistici e ipertrofici della professione la sua credibilità ed affidabilità. I laboratori ed i casi studio appartengono a più realtà, una comparazione internazionale importante , fatta con una strumenti ed azioni esplorative, di viandanti ormai con una certa esperienza. La struttura dei Laboratori è suddivisa in tre fasi: la fase d’indagine preliminare, la fase esperienziale che si conclude con una prima elaborazione progettuale, la fase conclusiva di comunicazione sul territorio locale del progetto e di divulgazione del caso studio all’interno della ricerca più complessiva.

2_Quartiere Borgo Panigale (ca. 24.000 abitanti), (BO): nuova zona 30 km/h Progetto di mobilità come forma nuova accessibilità urbana. una piattaforma unica dello spazio pubblico base azioni di una fisioterapia che implementi e potenzi il ricco tessuto civico-associazionistico esistente. _Progetto preliminare

Strumenti ed azioni attingono poco ai manuali consolidati, che pur sono in dote in termini di capacità accumulate, i ricercatori sanno che lo spazio pubblico attraversa una crisi di identità pari a quella delle città Empirismo, trasversalità ed accessibilità sono i principi fondamentali per sviluppare progetti e realizzare interventi responsabili, consapevoli. acces_SOS è alla ricerca di una nuova estetica che abbandoni l’idea tradizionale della bellezza esplorando il tema dell’accessibilità come nuova virtù della città da perseguire.

3_Morciano di Romagna (ca. 24.000 abitanti), (RI): attraVERSO MORCIANO laboratorio cittadino per definire le linee strategiche e progettuali per la rigenerazione del centro urbano e del comparto pastificio Ghigi _Laboratorio e documento progettuale d’indirizzi.


LA PROGETTAZIONE DEGLI SPAZI PUBBLICI A TORINO. IL PROGETTO METAMORFOSI Mauro Giudice (*), Giacomo Leonardi (**)

La Città di Torino attraverso una progettazione partecipata sta trasformando complesse e interessanti parti della città. Con la presentazione dei risultati del progetto Metamorfosi con particolare riferimento alle politiche degli spazi pubblici nell’area nord di Torino (nuova porta di una nuova centralità) la Città sta trasformando una vecchia barriera operaia in un’area diversificata e appetibile alla dimensione pubblica urbana. La grande trasformazione urbana innescata dalla Variante 200 richiede di essere affrontata a partire da una riflessione collettiva sui possibili progetti per queste aree e sulle immagini di città che le nuove architetture propongono. Con il concorso d’idee “La Metamorfosi”, la Città di Torino ha chiamato a questa riflessione le risorse e le competenze professionali più sensibili ai nuovi temi che il progetto affronta. La cosiddetta ”Variante 200“ è uno strumento urbanistico che modifica alcune delle indicazioni contenute nel Piano regolatore di Torino, adeguandole a rispondere a nuove esigenze, problematiche e potenzialità. L’opportunità di realizzare la linea 2 della Metropolitana occupando, nel suo primo tratto, il “trincerone” ferroviario che attraversa Barriera di Milano e Regio Parco, diventa l’occasione per trasformare importanti aree industriali dismesse. Per la prima volta, a Torino, progetto infrastrutturale e progetto urbano si integrano in forma organica definendo nuove funzioni e fruizioni urbane.

Negli ultimi anni la Città di Torino è cambiata in modo radicale e la sua immagine, anche a livello internazionale, è fortemente migliorata. A partire dall’approvazione del nuovo Piano Regolatore (1995) sino allo svolgimento delle Olimpiadi invernali (2006) le trasformazioni urbane - che però hanno avuto anche importanti ricadute nell’intera area metropolitana hanno interessato il riuso di grandi aree industriali dismesse o sottoutilizzate collocate all’interno del tessuto urbano oltre a una importante riqualificazione del centro storico della Torino barocca. Nel dicembre 2008 la Città approvava il Documento Programmatico della Variante Strutturale n. 200 facendo seguito al documento "Indirizzi di politica urbanistica", nel quale venivano delineati gli scenari di trasformazione dei prossimi anni. Tra questi il progetto infrastrutturale e insediativo connesso alla futura Linea 2 della metropolitana che rappresenta uno dei capisaldi principali della prossima trasformazione torinese. La valenza strategica di questo progetto è confermata dal fatto che, nel documento sopra richiamato, l'intero ambito della Linea 2 viene a configurarsi come una quarta centralità del Prg, in aggiunta a quelle della Spina Centrale, di corso Marche, e del Progetto Po. Il progetto della Linea 2 attraverserà la Città da nord a sud e permetterà l'interscambio con il passante alle stazioni Rebaudengo e Zappata, raccorderà i flussi di traffico pedecollinare della statale 11 con il nodo di scalo Vanchiglia, incrocerà la Linea 1 della metropolitana e raggiungerà a sud corso Marche. Tutto ciò, con il funzionamento integrato a regime del passante ferroviario, faciliterà l'utilizzo del sistema di trasporto pubblico e incrementerà l'accessibilità urbana e in particolare l'intorno delle stazioni.

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Il tratto di Linea 2 da Rebaudengo allo Scalo rappresenta inoltre una grande opportunità di riqualificazione urbana della zona nord di Torino e il riutilizzo della trincea ferroviaria dismessa, con la sua copertura, è occasione per "ricucire" due parti di Città a oggi separate. La condizione dei quartieri delle Circoscrizioni 5 e 6 attraversati dal passante ferroviario e dalla futura Linea 2, è paradigmatica dei tessuti consolidati periferici di Torino in cui il degrado fisico è spesso associato al degrado sociale e per i quali, un intervento infrastrutturale di tale portata, costituisce un'occasione in termini di qualità urbana, di dotazione di servizi, di mix funzionali e soprattutto, di qualità dello spazio pubblico. L'ossatura del trasporto pubblico è oggetto in questi anni di importanti progetti di riorganizzazione che fanno perno sul rilancio del trasporto su ferro, sulla realizzazione di alcune importanti infrastrutture stradali e, soprattutto, sulla stretta integrazione modale dei sistemi di trasporto. Lo "Scenario strategico del trasporto pubblico torinese" fa emergere che tra le zone dell'area metropolitana più carenti di offerta di linee di trasporto di forza risultano quelle dei quadranti sudovest e nord-est: in base a tali approfondimenti è stato definito il tracciato della Linea 2. Fondamentale elemento innovativo della variante urbanistica è l'approccio progettuale integrato del tema infrastrutturale e di quello della riqualificazione e dello sviluppo, introducendo importanti innovazioni nella configurazione dello spazio pubblico e privato, delle relazioni urbane, della qualità architettonica e creando al contempo l'occasione per una "valorizzazione territoriale" nelle aree di Barriera di Milano e Regio Parco, dotate di ampie potenzialità, per dotazione di spazi, identità sociale e del sistema economico e produttivo locale. Su alcuni di questi fondamentali problemi di trasformazione urbana la Città di Torino e la sezione Piemonte e Valle d’Aosta dell’Istituto Nazionale di Urbanistica hanno organizzato, il 26 novembre 2010, una giornata di studio riguardante i temi dello Spazio Pubblico (Progetto, Risorse e Cittadini) a partire dell’esperienza del progetto di trasformazione, riqualificazione e infrastrutturazione tramite una nuova linea di metropolitana, del quadrante nord-est della città oggetto di una variante strutturale di Piano.

Il Concorso internazionale di idee per disegnare il futuro di Torino “La Metamorfosi. Trasformare Barriere in Aperture” è il titolo della campagna di lancio e presentazione ai cittadini della Variante 200 al Piano Regolatore vigente. La campagna parte dal concetto di metamorfosi urbana del territorio, associando metaforicamente la zona nord della città ad una crisalide che sta per trasformarsi in farfalla. La città è quindi racchiusa in un bozzolo, pronto ad aprirsi ai cittadini per svelare le trasformazioni urbane future. Il progetto nasce dall’esigenza, per l’intera Città di Torino, di affrontare il tema della riqualificazione di una vecchia barriera operaia – che subirà profonde trasformazioni nei prossimi anni – per avviarne una ripresa qualitativa e costruire, per alcuni verso, una centralità urbana fondata sulla localizzazione di nuove funzioni e sul miglioramento dell’accessibilità alle aree centrali (superando, in questo modo, le separatezze e le distanze oggi esistenti). La grande trasformazione urbana innescata dalla Variante 200 richiede di essere affrontata a partire da una riflessione collettiva sui possibili progetti per queste aree e sulle immagini di città che le nuove architetture propongono. Con il concorso d’idee “La Metamorfosi”, la Città di Torino ha chiamato a questa riflessione le risorse e le competenze professionali più sensibili ai nuovi temi che il progetto affronta. 80 gruppi di progettazione composti da architetti e ingegneri hanno dato il proprio contributo, fornendo all’amministrazione un enorme patrimonio di sapere e creatività. Gli esiti del concorso (bandito a gennaio e conclusosi a maggio 2010) rappresentano importanti elementi per la concreta e future progettazione dell’intera area. Tra gli elementi innovativi di questo progetto va richiamata l’azione finalizzata al coinvolgimento dei cittadini nel processo democratico di partecipazione diretta. La Metamorfosi è stata lanciata nel mese di ottobre 2009 con un’azione di guerrilla marketing condotta in luoghi significativi della Circoscrizione 6. Uno dei più significativi momenti di progettazione partecipata alla trasformazione indirizzato alle scuole e finalizzato al concorso Dai un nome alla Metamorfosi è stato lanciato dalla Città di Torino e da Urban Center Metropolitano con l’obiettivo di dare un nuovo nome alla trasformazione legata alla Variante 200.

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Indirizzato agli studenti delle scuole secondarie delle circoscrizioni 5, 6 e 7, il concorso ha permesso di confrontarsi direttamente con la trasformazione e riflettere sulla sua identità e sul futuro del quartiere. Tra le proposte pervenute, una giuria tecnica ha selezionato tre nomi (Barriera C’entro, Collana Verde e Metafix) che sono stati presentati sul sito della Città

di Torino per una votazione aperta a tutti i cittadini. Il nome più votato, Barriera C’entro identifica oggi la trasformazione e ne definisce la nuova identità visiva. Ospitato presso l’Ecomuseo della Circoscrizione 6, il Centro della Metamorfosi è il nuovo punto di informazione e racconto della trasformazione, di ascolto e coinvolgimento dei cittadini e degli attori del territorio. Gli spazi attraverso cui si accede all’Ecomuseo urbano diventano un piccolo centro informativo per raccontare ai cittadini il territorio di Barriera di Milano e Regio Parco e il processo di trasformazione della Variante 200. Materiali visuali e pannelli informativi intrecciano i diversi fili di un racconto complesso. Una foto aerea dell’area nord mette in scena le principali valenze del territorio e i temi di progetto, collegandoli con vedute a volo d’uccello; una serie di mappe interpretano la strutturazione storica del territorio, dalla fine del ‘700 a oggi; altre immagini permettono di inquadrare il tracciato della linea 2 nell’insieme della mobilità urbana e visualizzano le future aree di intervento. Il Concorso in particolare, e di conseguenza i progetti presentati, ha riguardato tre ambiti che rappresentano, nel loro complesso, le diverse tematiche presenti nell’area. In particolare: - il primo riguarda l’ambito della cosiddetta “Spina 4”, compreso tra via Cigna, il viale della Spina centrale e corso Grosseto. Futura “porta nord” della città, questa area ambisce a diventare importante centro direzionale e nodo di interscambio tra le principali vie di accesso a Torino. A partire da questi presupposti, obiettivo principale del concorso è l’approfondimento della configurazione della forma urbana di quest’area e della definizione del carattere architettonico del costruito e degli spazi aperti, a partire da un disegno urbano principale già definito; - il secondo interessa l’asse oggi occupato dalla trincea ferroviaria dismessa lungo le vie Gottardo e Sempione, che va da Spina 4 - parco Sempione fino

alla zona dell’ex scalo Vanchiglia. A partire dal progetto infrastrutturale della linea 2 della metropolitana, inserita nell’ex trincea ferroviaria, si richiede ai partecipanti un approfondimento sulla sua copertura, con particolare attenzione al disegno del suolo, alle nuove centralità legate alle stazioni della metropolitana e, più in generale, al ruolo di questo nuovo boulevard urbano nel processo di riqualificazione di Barriera di Milano e Regio Parco; - il terzo interessa l’ambito dell’ex scalo ferroviario Vanchiglia, compreso tra corso Novara, corso Regio Parco e il Cimitero monumentale, la nuova via Regaldi e la confluenza tra i fiumi Po e Stura. Destinato a diventare un nuovo quartiere della città, capace di attrarre nuove funzioni e attività creative, il concorso cerca proposte per la definizione di un masterplan complessivo dell’area, guardando in particolare all’integrazione tra i nuovi fronti costruiti e il tessuto esistente, al rapporto tra le attività previste e le future stazioni della linea 2 della metropolitana, alla definizione degli spazi aperti e di un nuovo parco lineare. A partire dai risultati conseguiti si dovranno rintracciare le risorse necessarie per l’attuazione dell’intero programma e per far si che i cambiamenti prospettati realizzino l’obiettivo perseguito di integrazione di importanti parti della città. Per condurre la progettazione e la realizzazione della Variante, la Città di Torino intende costituire una Stu, la cui funzione è quella di progettare, realizzare e commercializzare interventi di trasformazione urbana sulla base degli strumenti urbanistici vigenti; operando con modalità tipicamente imprenditoriali, prestando particolare attenzione agli aspetti economico-finanziari, ai tempi di realizzazione e ai fattori qualitativi e ottimizzando le risorse in base ai principi di mercato. Attraverso l’utilizzo di questo strumento, le aree di trasformazione possono essere commercializzate, acquisendo così i capitali che permettono di cofinanziare la metropolitana. Per quanti interessati i contenuti dei progetti partecipanti al concorso sono reperibili all’indirizzo:

www.barrieracentro.it/variante200/concorso_id ee cliccando, sulla destra della pagina web, i link Spina 4, Trincerone e Scalo Vanchiglia.

(*) Presidente INU Piemonte e Valle d’Aosta

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(**) Dirigente del Settore Strumentazione Pianificazione Urbanistica della Città di Torino

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L’ESPERIENZA DI TORINO Giuseppe Serra(*), Filippo Orsini(*)

Il nuovo PRGC non è semplice pianificazione ma ridisegno morfologico che definisce segni marcanti (introduzione del tema della riqualificazione dello spazio pubblico). L’Amministrazione individua la stabilità di governo e continuità programmatoria come proprie priorità con una forte attenzione ai tipi di ritorno offerti dalle azioni di riqualificazione. L’avvio dell’esperienza è basata sulla contrapposizione all’uso veicolare del centro attraverso provvedimenti di pedonalizzazione con l’individuazione di un sistema di relazione tra luoghi. Il bilancio dell’esperienza si basa sullo spazio pubblico rigenerato e quello ricostruito (centro e periferia), sulla struttura dello spazio pubblico attraverso il ridisegno progettuale che comprende il governo dello spazio pubblico, la diffusione di una nuova sensibilità verso il tema che sono in grado di consentire a Torino ha una nuova immagine e una nuova vitalità. I problemi da risolvere sono: la frammentazione e dispersione delle azioni su diversi centri decisionali, la perdita di corrispondenza diretta tra deleghe e struttura divisionale, la difficoltà di costruire un bilancio, la programmazione per interventi sistemici interrotta o a singhiozzo, le soluzioni normative per la gestione di progetti ambiziosi (PUSP), l’indirizzo degli interventi privati a scomputo nelle trasformazioni urbane e la necessità di una cascata piani/programmi/azioni organizzata e condivisa.

- Torino si dota nel 1995 di un nuovo PRGC, sviluppato dallo studio Gregotti associati sotto la guida di Augusto Cagnardi, in collaborazione con diversi dipartimenti del Politecnico di Torino. Per la prima volta si ha a che fare con uno strumento urbanistico che, oltre a ragionare lo sviluppo della città secondo la logica della zonizzazione e del rispetto degli standard, mette in evidenza una struttura di piano che privilegia la creazione di un disegno urbano con l’analisi morfologica e dei caratteri strutturanti del territorio. Tra le novità assume sicuramente un ruolo di rilievo il tema dello spazio pubblico, che è declinato su diversi fronti. Prima di tutto quello normativo, grazie all’introduzione di uno specifico articolo delle N.U.E.A. (art. 25) e lo sviluppo dei temi delle Z.U.C.S. e della Z.U.S.A.. Ma poi anche di progetto, individuando dei temi strategici (il viale della Spina Centrale sopra il passante ferroviario) ma anche dei temi apparentemente secondari rispetto al tema dello sviluppo urbano (la Spina Reale, gli assi storici da ricostituire) così come la messa a fuoco di aree complesse, sia di puro spazio pubblico sia di addensamento di servizi pubblici soprattutto periferici su cui condurre un’attenzione progettuale particolare (i P.U.S.P.). - In quegli anni si è intanto insediata una nuova forma di Amministrazione Comunale, sicuramente

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determinata nella sua novità dall’elezione diretta del sindaco, che porta ad avere delle maggioranze di governo stabili in grado di sviluppare dei progetti di lungo respiro. Una giunta stabile, dunque, e un assessore dedicato alle tematiche ambientali che prende a cuore, anche per predisposizione professionale, il tema dell’arredo urbano e della riqualificazione dello spazio pubblico. Una freschezza e disinvoltura che porta ad adottare dei provvedimenti di rottura rispetto al passato. Una capacità dell’Amministrazione all’ascolto delle richieste dei cittadini rivolte a una nuova cultura degli spazi pubblici di qualità e alla traduzione degli intenti in programmi e progetti. Una spiccata attenzione ai tipi di ritorno offerti dalle azioni di riqualificazione dello spazio pubblico (come l’immagine spendibile del centro o la qualità del vivere e la diminuzione di tensioni sociali in periferia) e una discreta capacità di collegare più obiettivi politici. Tutto questo ha permesso di raggiungere i primi, significativi risultati già posti in essere nella seconda metà degli anni novanta.

l’avvìo dell’esperienza, alla metà degli anni novanta, si basa sulla forzatura delle consuetudini (anche con il sostegno del piano regolatore, che traccia una acuta visione della ZUCS e mette in evidenza il possibile sistema di relazione tra spazi pubblici) proponendo con determinazione una politica di pedonalizzazioni. Ciò porta a una progressiva disponibilità di spazi pubblici di grande qualità scenica sui quali gli interventi saranno guidati dalla semplice lettura delle architetture (spesso unitarie) che compongono le quinte scenografiche del sito o dall’inserimento di modesti – quanto fondamentali – elementi di attrazione come i giochi d’acqua a scomparsa di piazza Castello. La lettura dei principali contenitori culturali che compongono la scena barocca della città porta poi a studiare un sistema di relazione tra luoghi che porta a mettere a sistema (come indicato dal piano) le tante piazze disegnate nel periodo di massimo splendore della città e, nei passati decenni, avvilite dall’onnipresenza di auto in sosta (addirittura nella Piazzetta Reale!).

- Nel frattempo, a livello di struttura degli uffici, si assisteva all’evoluzione di un nucleo fondativo delle attenzioni già rivolte allo spazio pubblico, risiedente nel precedente ufficio Arredo Urbano. Dai semplici (ma centrali) temi del piano del colore, delle regolamentazioni di alcuni aspetti degli usi dello spazio pubblico (chioschi, impianti pubblicitari, illuminazione pubblica ecc) e del corredo urbano si passa a un più strutturato Settore che appoggia le proprie azioni su un certo numero di architetti capaci di condurre azioni anche semplici ma determinanti. La storia dell’ufficio Arredo Urbano si evolve allora nella costruzione di una vera e propria struttura dedicata allo spazio pubblico che lavora per obiettivi, che ha forti interrelazioni con altri Settori (Suolo e Verde Pubblico) e che assieme a loro sarà poi inglobata nella successiva Divisione Ambiente. Una struttura che è mossa da una forte motivazione e che è spinta anche dalla sensibilizzazione del gruppo di progettisti sulla disciplina (alimentata anche dal confronto con esperienze straniere, soprattutto francesi) e che fonda il proprio approccio progettuale anche attraverso la comprensione e l’attenzione ai sistemi della “scena urbana” e ai loro attori.

- Contemporaneamente sono sviluppati dei progetti di area (o di sistemi spaziali), sia in centro sia in aree semicentrali e in periferia. Si offre dignità di fruizione e maggiore riconoscibilità a luoghi che oggi sono nelle abitudini dei torinesi e dei visitatori: l’area Mole (con il museo del Cinema e il cinema Massimo, cuore del TFF, Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche e la Mole Antonelliana stessa), il Quadrilatero romano (motore, assieme ai Murazzi del Po, della movida serale e notturna), il Borgo Dora (sede naturale e storica del famoso mercato dell’usato chiamato Balon), ma anche l’area semicentrale di via Catania (luogo di sviluppo di nuove vitalità economiche) e l’area Abba (esemplare approfondimento del tema dei borghi operai extramoenia). Anche le aree commercialmente ricche attorno a via Roma sono toccate; e via Amendola diventa (dopo via Garibaldi) un esempio della possibilità di un sviluppo commerciale senza la presenza di auto, dando la strada per i più recenti interventi su via Lagrange e via Carlo Alberto.

- Dopo la pioniera azione di chiusura al traffico di via Garibaldi, messa in pratica dalla giunta Novelli con la deviazione di una linea di tram nei primi anni ottanta e fortemente contrastata (all’inizio…) dai commercianti,

- Come detto, anche il PRG diventa pretesto per iniziative non sempre facili da ottenere. In alcuni casi, (come la Spina Reale) è lo strumento urbanistico stesso a tracciare la strada, a volte (come nel caso di piazza Galimberti) sono le indicazioni di piano regolatore che saranno forzate, determinando le condizioni per una riduzione o una ridefinizione delle concentrazioni

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edilizie previste. Il secondo caso, essendo concluso su sé stesso (l’intervento si è concretizzato nella conversione di un grande piazzale precedentemente utilizzato per la sosta e la movimentazione degli autotreni in fornitura del mercati generali in un grande giardino) oltre al sostegno della popolazione locale non ha bisogno di molto altro. Nel primo caso, invece, la complessità dell’intervento, articolato su differenti tratti a causa dell’ingente impegno economico richiesto, farà frenare l’azione di trasformazione a fronte di un risultato comunque di tutto rispetto. Nonostante la chiara indicazione di piano. Beata Parigi che ha completato la Promenade Plantée di boulevard Daumesnil (ma lì muoveva tutto anche la ZAC della stazione Reuilly). La Spina Reale, purtroppo, non muove assolutamente nuove cubature… - Dopo una serie di primi interventi (anche apparentemente disarticolati), si iniziano a delineare nuove politiche e programmi di riqualificazione, come “TorinoCittàd’acque” e “CentopiazzeperTorino”. Il primo è un lungimirante programma mirato al recupero delle sponde del Po e delle altre tre aste fluviali cittadine, basato sull’esproprio di aree altrimenti condannate da piccole attività produttive spesso inquinanti o dal dilagare di orti urbani spontanei e quindi invasivi, in accompagnamento al risultato ottenuto sulla qualità delle acque con la creazione del grande collettore fognario. La seconda è una politica di concorsi di progettazione che ha come modello l’esperienza romana e che permette di affrontare anche luoghi di estrema perifericità (come la Falchera o piazza Livio Bianco a Mirafiori Nord) che altrimenti non avrebbero occasioni di riscatto e di messa in evidenza sulla scena cittadina se non per fatti di cronaca. - Con il passare degli anni novanta, il nuovo millennio apre per la Città una nuova e irripetibile occasione che, da sola, funzionerà da motore per iniziative di forte impatto e sbloccherà vecchi progetti nel cassetto, contribuendo anche all’accelerazione di importanti investimenti in corso. Quest’occasione è l’assegnazione dei Giochi Olimpici Invernali 2006. In quegli anni si mette in moto una febbrile attività anche sul versante dello spazio pubblico. ● L’avanzare del passante ferroviario permette di svelare il carattere del grande viale disegnato dallo studio Gregotti e associati e definito “Spina Centrale”, per richiamare il suo significativo ruolo di cerniera di

sviluppo di una nuova centralità riportata a ovest del centro barocco. ● La sudata conquista dei finanziamenti per mettere in pratica (nella città dell’auto!) la prima linea di metropolitana sotterranea, per di più fiore all’occhiello dal punto di vista tecnologico per via della sua completa automazione, permette anche di studiare un nuovo assetto di corso Francia e di sperimentare con esso nuove soluzioni che diventeranno modello applicativo per tanti interventi di corrente azione di riqualificazione del tessuto connettivo. ● La linea 4, tranvia portante del trasporto in superficie, diventa occasione per un riordino – non sempre rispettato da un superficiale senso civico – di un intera asta viaria come corso Giulio Cesare, stabilendo un equilibrata distribuzione degli spazi tra la fruizione pedonale e quella automobilistica e dimostrando anche (senza arrivare alla radicali progettazioni delle nuove linee tranviarie francesi) che il mezzo pubblico può essere concorrenziale con il mezzo di trasporto privato. ● Intanto una oculata politica della mobilità in area centrale porta all’istituzione della ZTL con l’attestamento delle auto in margine alla zona più sensibile all’interno della cinta napoleonica. Ma una parallela politica di creazione di parcheggi sotterranei permette anche di liberare importanti spazi dell’area centrale: Piazza San Carlo, Piazza Vittorio Veneto, ma anche piazza Bodoni e piazzale Valdo Fusi, non possono neppure essere paragonate a ciò che erano prima, con una sistematica e invasiva occupazione di ogni angolo libero da auto parcheggiate. La lettura non disturbata della qualità delle architetture barocche e neoclassiche è dovuta al fatto che adesso le auto sono sotto terra. Almeno in buona parte. Negli ultimi anni Torino ha sviluppato una politica di creazione di parcheggi sia pubblici che privati (e cioè di carattere pertinenziale) sotto il suolo pubblico che in tutta la città ha dato ospitalità, in sede appropriata, a più di 15000 auto, oltre a più di settemila posti auto in parcheggi pertinenziali. - Gli stessi giochi olimpici muovono direttamente alcune trasformazioni dello spazio pubblico, come il grande spazio fronteggiante lo stadio olimpico e il palaIsozaki, la creazione del padiglione Oval e il grande arco rosso della passerella pedonale del Lingotto, vero e proprio simbolo di quell’irripetibile momento della storia cittadina. Alterano provvisoriamente alcuni spazi pubblici (come nel caso dei padiglioni di Atrium in

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piazza Solferino), creando però nuovi punti di attrazione e di conoscenza della città. Ma soprattutto, con la scelta di trasformare piazza Castello in Medal Plaza, essi veicolano nel mondo una nuova immagine della città che sovverte l’abitudine di interpretarla come una città dal volto esclusivamente industriale e ne rilanciano la spendibilità sul mercato del turismo culturale (e non solo). Oramai, sono soprattutto i grandi eventi che permettono di sbloccare interventi che si fanno sempre più onerosi; sicché, dopo le olimpiadi invernali, saranno occasioni come l’ostensione della Sindone o i 150 anni dell’unità nazionale a permettere interventi altrimenti differibili nel tempo. - I primi anni del nuovo secolo hanno visto anche il consolidamento di una attenta e pragmatica applicazione di programmi europei e nazionali di recupero e riqualificazione urbana. URBAN, Programma integrato di Sviluppo Locale, Contratti di Quartiere, Programmi di Recupero Urbano, Programmi di Riqualificazione Urbana e Programma Integrato sono diventati oramai una consuetudine quale fonte di finanziamento per progetti mossi dalla Città. Torino è in piena fase di deindustrializzazione e si vota sempre di più al terziario e alla ricerca. Molte aree di vecchie industrie dimesse diventano occasione per cambiare il tessuto urbano. Si creano nuovi quartieri residenziali, poli tecnologici (Environment Park, raddoppio del Politecnico, TNE a Mirafiori ecc) e parchi urbani insospettabili (il Parco Dora in Spina 3 e la Clessidra). Vecchi quartieri dormitorio trovano nuova vita in interventi di rigenerazione urbana e tanti piccoli interventi di trasformazione urbanistica diffondono una miriade di piccole occasioni di spazi pubblici di vicinato. - L’azione dell’Amministrazione Comunale si spinge anche sul difficile terreno dell’arte urbana, promuovendo concorsi per opere d’arte in contesti che sono stati oggetto di riqualificazione, ipotizzando proprio di accogliere gesti artistici contemporanei. Parimenti, sulla Spina Centrale, è lanciata l’operazione “undici imprevisti per il passante”, giocando intelligentemente sulla voce del quadro economico della grande opera ferroviaria che rivoluziona buona parte della città. Torino ospita così, nel suo spazio pubblico, gli artisti di quell’arte povera che l’hanno lanciata nel circuito internazionale dell’arte contemporanea. Alcune

piccole zone di trasformazione accolgono, anch’esse, opere d’arte pensate per quei luoghi. Ma intanto la stessa Amministrazione, che oramai ha fatto proprio il tema della riqualificazione dello spazio pubblico, affida anche al mondo accademico la stesura di contenuti di sostegno a questa politica. E’ pubblicato così il fascicolo “Strategie di immagine urbana per l’area metropolitana” che raccoglie interessanti spunti per possibili futuri programmi di intervento e sancisce la bontà dell’analisi urbana calata su interventi per sistemi, siano essi areali o lineari. Ma vengono anche affidate sperimentalmente due regìe esterne a docenti della facoltà di architettura. La delicatezza dei temi da affrontare fanno infatti ritenere che coperture accademiche possano garantire maggior sostegno e risultato. Il tempo dirà se ciò era necessario. Anche perché l’alto volo progettuale dei docenti, in parte, si infrange anch’esso con la realtà operativa e programmatoria. - L’attualità mette in evidenza una serie di programmi avviati che avranno una sicura continuità, come TorinoCittàd’Acque, con il proseguimento del progetto di corona verde, come le Spine, con gli sviluppi a nord (Stura, Romania e Settimo) e sud (Lingotto, Fiat Avio), come il centro aulico, con la continuazione della politica di pedonalità. Altri temi, di nuovo respiro e di ampio sviluppo urbanistico, creeranno occasioni di riqualificazione dello spazio pubblico. Il nuovo Corso Marche, grande boulevard urbano con funzione di collegamento diretto tra i poli della reggia di Venaria e della palazzina di caccia di Stupinigi. La nuova linea 2 della metropolitana, che confermerà la decisa strada intrapresa con la prima linea che unisce Collegno con il Lingotto passando per il centro città. La variante 200 (oggetto del concorso “Metamorfosi”), che permetterà di avviare un ripensamento importante e strategico del quadrante nord est di Torino. Lo sviluppo di nuove centralità nei quartieri, assicurando una integrazione tra promozione del commercio al dettaglio (in contrapposizione ai centri commerciali) e uso ciclo-pedonale dello spazio pubblico, sia con vere e proprie pedonalizzazioni sia con operazioni di mitigazione degli effetti del traffico privato. La ricostruzione dei margini urbani e, al contempo, la connessione della città con i tessuti urbani della prima cintura.

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- Il bilancio di questa esperienza, a distanza di quasi vent’anni dai primi, timidi passi, è senz’altro positivo. ● Torino ha saputo conquistare, anche grazie agli interventi sullo spazio pubblico, una nuova immagine e una nuova vitalità su diversi fronti di spendibilità sul mercato delle città europee di medio/grande dimensione. ● La città, quando se ne è avuta la possibilità, ha saputo approfittare delle occasioni di riqualificazione dello spazio pubblico come motore di trasformazione e di sviluppo sia del patrimonio immobiliare che delle attività economiche che beneficiano di uno stretto rapporto con lo spazio pubblico. ● In città si è diffusa una nuova sensibilità verso il tema della qualità dello spazio pubblico e ciò ha determinato nuovi usi della città, specie nel centro, e ha dettato nuove priorità, come – ad esempio – l’abbattimento delle barriere architettoniche sia motorie che sensoriali. ● Vi è stata una enorme quantità di spazio pubblico rigenerato e ricostruito (sia in centro che in periferia) e il risultato pone, ad esempio, l’argomento delle pedonalizzazioni e contestuali riqualificazioni di parti del tessuto cittadino in tutte le circoscrizioni come tema di campagna elettorale nelle imminenti elezioni amministrative. ● E’ oramai a regime un governo dello spazio pubblico che agisce sulla regolamentazione del corredo urbano, dell’illuminazione pubblica (anche scenografica), delle varie forme di occupazione dello spazio pubblico e della ritinteggiatura degli edifici.

accompagnate da strumenti di gestione anche giuridica delle scelte da operare. ● E’ anche necessario ritrovare maggiore incisività da parte dell’Amministrazione nell’indirizzo progettuale degli interventi privati realizzati a scomputo nelle varie trasformazioni urbane. ● Infine è fondamentale che si crei un maggiore coordinamento delle azioni sviluppate dai diversi centri decisionali ed è dunque bene definire una sistema a cascata di piani, programmi e azioni organizzata e condivisa. La definizione di un credibile e legittimato piano-programma di interventi sullo spazio pubblico è indispensabile per coordinare i vari temi governati dalla struttura dell’Amministrazione e cioè: urbanistica, mobilità, verde, commercio, arredo urbano, periferie, cultura ecc.. Infatti, nel tempo, le azioni si sono frantumate tra diversi Settori (almeno otto settori si occupano ora operativamente di spazio pubblico, suddivisi in almeno cinque Divisioni). Forse potrebbe essere possibile la creazione di una Direzione “Spazio Pubblico”?

(*) Settore Riqualificazione Spazio Pubblico della Città di Torino

- In compenso possono essere messi in luce alcuni temi e criticità da affrontare nel prossimo futuro. ● Ad esempio diventa urgente saper trovare le risorse che, tra mille difficoltà di bilancio e la conseguente impossibilità di indebitamento dell’amministrazione, si sono rarefatte stante anche la volatilità che, da una decina di anni a questa parte, caratterizza gli oneri di urbanizzazione. ● Diventa altrettanto centrale formulare una programmazione convinta e opportunamente coperta dal punto di vista finanziario, per alcuni interventi sistemici interrotti o con movimento a singhiozzo (le “incompiute”, come corso Francia, la Spina Reale, l’area di via Catania, via Nizza) ● Bisogna trovare soluzioni normative per la gestione di progetti “ambiziosi” come i Progetti Unitari di Suolo Pubblico, superando le belle intenzioni del Piano poco

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Quale spazio pubblico Temi progettuali nei concorsi per gli spazi pubblici nei nuovi insediamenti romani Il tema di questo intervento vuole portare una riflessione sul tema del progetto degli spazi pubblici in zone urbane ancora fisicamente non esistenti se non sulla carta con uno sguardo critico al ruolo dei concorsi di architettura. Per circa tre anni infatti mi sono occupato di progettare concorsi come di consulente di un ufficio del Comune di Roma (UO XI del VI dipartimento, segni di qualità). Nel dettaglio, tra le diverse procedure cui l'ufficio ha dato vita parlerò dei concorsi denominati “meno e più”. Non vorrei entrare qui nel merito delle ragioni che hanno portato all'approvazione da parte del Comune di Roma del Piano delle compensazioni edilizie per i comprensorio di Tor Marancia perché rappresenta uno di momenti, a mio modo di vedere, peggiori del governo di questa città; vorrei piuttosto provare a elaborare un ragionamento specifico sul tema di questa sessione della biennale dello spazio pubblico con uno sguardo specifico al ruolo che possono assumere gli spazi pubblici nello sviluppo urbano. Una premessa: quale spazio? Occorre però sgombrare il campo da alcuni equivoci intorno al tema, non esiste infatti una definizione univoca di spazio pubblico, anzi se vogliamo individuare un “problema” riguarda la codificazione delle soluzioni di iperdesign negli spazi pubblici di molte città europee e la trasformazione di molti luoghi, parchi, giardini in “musei” dello spazio pubblico. Anche per questo negli ultimi anni stiamo assistendo a un radicale cambiamento del senso dello spazio pubblico nelle aree urbane con un tentativo di identificare gli spazi pubblici come i luoghi dell'incontro di comunità chiuse e definite, della consuetudine, della sicurezza, del controllo. Luoghi da cui allontanare qualsiasi elemento di estraneità, di confronto o contraddizione. L'esatto contrario dei luoghi di cultura della differenza, del confronto con l'altro da sé, della moltitudine, della libertà: “sia nell’immaginario popolare democratico sia nella teoria urbana, le strade e le piazze erano qualcosa che potremmo definire uno spazio radicalmente egualitario in cui non sussisteva né una gerarchia di status né privilegi”1. Le questioni dello spazio pubblico e quelle relative al controllo sono strettamente collegate e la trasformazione degli spazi da territorio comune, luogo della libertà, cui tutti possono accedere, a luogo della consuetudine e della sicurezza, è incarnata dalla recinzione fisica degli spazi (per motivi di sicurezza e ordine pubblico). Nella recinzione degli spazi pubblici si legge l'incapacità delle città contemporanee di promuovere la cittadinanza. Gran parte dei parchi e dei giardini di Roma sono oggi recintati, e all’interno del recinto principale c'è il recinto 1 Mike Davies, in Fronti Metropolitani, Trascrizione della lezione tenuta nel marzo 2005 a Palermo, nell’ambito del master in Diritti umani organizzato dalla cattedra di Sociologia dei processi culturali, facoltà di Scienze della formazione, Università di Genova, e dall’associazione Next (Nuove energie per il territorio) di Palermo.

per i cani, c'è il recinto per i giochi dei bambini, c'è lo spazio per sedersi. Ogni zona ha un cartello che indica cosa si può e cosa non si può fare in quella specifica area (giocare, godere “dell'erba”, introdurre cani, biciclette, palloni...), e quindi ogni zona è pensata per rispondere regole precise, responsabilità precise per i fruitori.

1. Un cartello ci accoglie all'ingresso di uno spazio pubblico.

In generale i centri storici delle città europee hanno perso o comunque stanno perdendo la loro vocazione di centri vitali, di luoghi pubblici per trasformarsi in luoghi di consumo turistico. Il programma Centopiazze ha ottenuto i risultati più interessanti nelle aree esterne al centro storico con il recupero e la rivitalizzazione di reti di luoghi spesso inaccessibili e sconosciuti, luoghi di margine spesso in aree cresciute spontaneamente come per esempio nelle aree dell'acquedotto alessandrino. Questo perché non esiste una ricetta per la qualità dello spazio pubblico, un tema di design o ancora meno una grammatica, non si potrebbe spiegare altrimenti il successo di alcuni luoghi stilisticamente discutibili e l'insuccesso di altri studiati in tutti i dettagli. Si deve piuttosto indagare la possibilità di interventi di sistema, di relazione tra parti diverse, di confronto tra scale diverse per permettere di pensare a una diversa forma di cittadinanza legata alla attuale crescita delle aree urbane. Il tema dello spazio pubblico va ripensato oggi in altri luoghi, negli spazi in cui la città sta crescendo ampliando la sua dimensione alla scala quasi geografica e perdendo le caratteristiche di città così come molti continuano ancora a pensarla. In molti casi si tratta di luoghi di margine, inattesi, spesso inospitali ma a volte solo apparentemente. Luoghi oggetto ormai di una vasta


letteratura, un tempo terrain vagues, oggi luoghi di sperimentazione di nuove socialità. Lo spazio pubblico non come luogo del consueto quindi, ma al contrario quello degli incontri occasionali, della vita impersonale all'interno del quale coesistono realtà diverse e complesse, del confronto con l'altro da sé.

2. La Ville Fertile: una mostra a Parigi indaga le relazioni tra nuova dimensione urbana e natura

Un tema: quali luoghi?. Guardiamo ai luoghi in cui si stanno sviluppando forme di urbanità non riconducibile né alla città, né alla periferia, né al borgo rurale. Le zone in cui sono state ridistribuite le volumetrie delle compensazioni di Tor Marancia sono aree attualmente di campagna. In alcuni casi si è tentato di ricollocare le volumetrie vicino ad aree spontaneamente cresciute in piccole lottizzazioni abusive, magari con l'intento di “riqualificare” alcune parti, sfruttare i nuovi insediamenti per realizzare le urbanizzazioni mancanti. Ma anche in questi casi si tratta fondamentalmente di campagna, campagna romana meravigliosa, in molti casi ancora agricola. I soli toponimi sarebbero sufficienti a descriverla: Prato Smeraldo, Divino Amore, Colle delle Gensole, Paglian Casale. E altri ancora, sono tante le compensazioni. Quale spazio pubblico è possibile in questi luoghi? Da un lato l'Amministrazione Pubblica ha rinunciato a ogni possibile influenza progettuale che le permetta di entrare nel merito delle scelte di disegno dei piani, dall'altro non ha le competenze sufficienti ad andare al di là dei temi strettamente vincolistici (servirebbero progettisti aggiornati, tecnici capaci...). Tutto quindi

nasce dallo scontro tra i veti e le norme (in particolare dalle norme del Codice della Strada che la fanno da padrone) e le esigenze di commercializzare le residenze e le parti commerciali. Il risultato è che quasi ogni insediamento si compone di un centro commerciale (quasi mai commercio di vicinato, quello si aiuterebbe lo spazio pubblico), una parte residenziale, in genere ben separata e magari anche attraversata da strade private. In ultimo rimane una parte residuale in cui realizzare i servizi pubblici (generalmente un asilo nido con una scuola materna) e, a completamento, gli spazi pubblici. Questi in genere sono in prossimità di un fosso, in un'area inedificabile, o sui margini degli insediamenti in continuità con la campagna che li circonda. Di queste aree si sono occupati i concorsi “meno e più”. I concorsi avevano diversi obiettivi: da un lato di riaffermare che spazi e servizi pubblici, in quanto beni comuni, dovevano essere assoggettati alla procedura del concorso di progettazione e non potevano essere realizzati dai privati come opere a scomputo. Il secondo obiettivo era quello di rimettere intorno al tavolo, a discutere di progetti di qualità (soprattutto di progetti meno consueti del solito) i diversi soggetti interessati: costruttori, architetti e amministrazione. Tre mondi che non interagiscono e di conseguenza non hanno idea delle reali reciproche esigenze e problematiche. Lo scopo era di ricondurre a un processo di “normalità” la realizzazione di opere tipiche della quotidianità: scuole di quartiere, a volte aree sportive con palestre e piscine, piccole zone pubbliche, parchi. Ma al di là della ricerca sull'edificio, sul rinnovamento degli schemi tipologici, i progetti hanno dovuto affrontare un tema molto complesso: l'interpretazione del contesto. Del contesto assente e di quello esistente, della città che ancora non c'è (e che non ci sarà) e della campagna, del temporaneo e del confine labile tra aree di progetto e zone e non sono riducibili a una configurazione definita e che grazie a questa loro caratteristica si offrono allo sviluppo di dinamiche sociali e di vita pubblica nuove. Durante le fasi concorsuali gli edifici che dovrebbero definire i contesti urbani in cui inserire spazi e servizi pubblici non erano ancora stati progettati (al massimo nei piani erano indicati sotto forma di “sagome di massimo ingombro) e i loro fantasmi aleggiavano nei render in trasparenza come ectoplasmi.

3. L'uscita da scuola a Olgiata nuova nel progetto dello studio -scape: dove inizia la campagna e dove finisce lo spazio pubblico pedonale?

Nella totale assenza di qualsiasi struttura urbana preesistente o prevista (condizione assunta come dato), i progetti si sono rivolti alla scala del paesaggio per


4. L'area di Paglian Casale: si prevedono nuovi 8000 abitanti

ricercare il senso di questi luoghi, e il paesaggio è il contesto con il quale si sono confrontati: i campi agricoli, le forre, le aree di margine e i fossi della campagna romana. Così le zone di frizione tra parti diverse, i margini diventati vere e proprie aree di transizione che mettono in relazione sistemica diverse parti del contesto urbano, sono stati i temi su cui si sono concentrati gran parte dei progetti. Molti dei progetti hanno indicato una diversa scala dello spazio pubblico come possibile tema di ricerca, allo stesso tempo hanno però anche dimostrato la debolezza dell'operazione: l'ampliamento della scala alla ricerca di una nuova “arcadia”2, l'apertura verso luoghi da esplorare alla ricerca di nuove forme di socializzazione, non può essere collegato alla realizzazione di singoli edifici quanto piuttosto alla progettazione di sistemi in grado di rileggere i diversi gradi di complessità in questa rinnovata dimensione dell'urbanità.

I progettisti che hanno partecipato ai concorsi hanno posto esattamente questo tema proponendo di rileggere i margini degli insediamenti e di trasformare i confini normativi e proprietari in aree di integrazione tra insediamenti e paesaggio, in spazi pubblici, guardando alla possibilità di mantenere un equilibrio tra la loro naturalità, la temporaneità del loro possibile utilizzo. Hanno guardato alla contraddizione di questa ricchezza: i luoghi più vitali della città contemporanea sono i luoghi in cui il progetto sembra poter incidere meno.

2 “Artificial arcadia” è il titolo di una ricerca del fotografo olandese Bas Princen. Si tratta di una arcadia fatta di luoghi apparentemente abbandonati di cui i cittadini si riappropriano non per a loro vocazione estetica ma per la possibilità che luoghi non configurati offrono di poter essere utilizzate grazie all'uso di “dispositivi”. Le sue foto narrano di aree di cantiere trasformate in piste per mountan bike, vecchie dighe su cui si radunano bird watcher, piloni di ponti nell'acqua mai finiti di costruire su cui si arrampicano free climbers, strade periferiche su cui far correre modellini di auto radiocomandate, o auto truccate.

5. Le spiagge descritte da Reyner Banham in “Los Angeles” come luoghi del rifiuto del consumo: “La spiaggia è l'unico posto di Los Angeles in cui tutti gli uomini sono uguali e vivono un territorio comune”.


Il progetto: quali strumenti? Quale progetto per lo spazio pubblico quindi? Da un lato c'è un tema di scala: è il progetto della struttura dei nuovi insediamenti che deve guardare non allo spazio destinato alla singola piazza o al singolo giardino ma al sistema, alle relazioni complessive che si stabiliscono tra i diversi spazi e le diverse scale per evitare creare recinti e guardare invece alla possibile integrazione tra le parti. Il progetto non è solo un progetto di design ma è anche un progetto politico che guarda alla città come luogo di integrazione e non di esclusione. Per poter fare questo è necessario lavorare a una scala intermedia in grado di superare l'astrazione della norma e la specificità della soluzione progettuale, che guardi piuttosto alla processualità della trasformazione definendo la struttura del sistema. Un secondo punto di riflessione riguarda invece le strutture deboli di appropriazione e uso di questi spazi, i dispositivi che ne permettono l’esplorazione. E' il caso per esempi delle attività ludiche, sportive o comunque legate al tempo libero che si svolgono in contesti naturali. Si va in questi luoghi per correre, arrampicarsi, coltivare l'orto, far volare l'aeroplano radiocomandato, andare in mountain bike o altre attività che costituiscono comunque attività di condivisione di questi spazi. Sono sempre più frequenti i progetti che lavorano sull'appropriazione temporanea degli spazi di margine offrendo dispositivi appunto in grado di trasformare momentaneamente un luogo. Sempre più il progetto deve ridefinire i suoi temi e i suoi strumenti per poter interpretare nella maniera più corretta le domande che le nuove forme di urbanità pongono. Domande che a loro volta esigono risposte non univoche e che non possono essere sintetizzate semplicemente in una soluzione di design, ma vanno indagate alla corretta scala per comprendere il rinnovato rapporto tra espansioni urbane, paesaggio, ambiente, alla ricerca di un possibile territorio comune cui tutti possano liberamente accedere e attingere, passare il proprio tempo libero, promuovere attività, condividere spazi. Luca Montuori Ricercatore, Facoltà di Architettura Roma Tre. DIPSA Dipartimento di progettazione e studio dell'architettura, Piazza della Repubblica, 10 - 00185 Roma (RM) Email: lmontuori@uniroma3.it


INU Emilia-Romagna: Laboratori di urbanistica sugli spazi pubblici Mario Piccinini* e Sandra Vecchietti**

L’INU Emilia Romagna ha promosso la formazione di laboratori di urbanistica rivolti a giovani laureandi o laureati interessati a fare una esperienza di Workshop ancorato a temi urbani relativi alla progettazione dello spazio pubblico. L’iniziativa si è svolta con il patrocinio della Provincia di Bologna e del Comune di Bologna tramite l’Urban Center e l’adesione di cinque Comuni della Provincia di Bologna: Budrio, Castelmaggiore, Fonatanelice, Marzabotto e San Pietro in Casale. L’individuazione dei partecipanti è avvenuta attraverso un bando, i giovani che hanno aderito al progetto sono stati suddivisi in cinque gruppi, uno per ciascun tema individuato dai cinque comuni.

IL BANDO INULAB : LABORATORIO DI URBANISTICA 2010 L’INU Emilia Romagna promuove la formazione di Laboratori di urbanistica rivolti a giovani laureandi o laureati interessati a fare una esperienza di workshop ancorato a temi urbani concreti relativi alla progettazione dello spazio pubblico. Che cosa è INULab: è un laboratorio di urbanistica. Chi lo promuove : I laboratori promossi da INU Emilia-Romagna hanno il patrocinio ed il sostegno della Provincia di Bologna e del Comune di Bologna tramite l’Urban Center ed hanno avuto l’adesione, tramite la consultazione dei Comuni da parte della Provincia di Bologna, dei Comuni di Budrio, Castel Maggiore, Fontanelice, Marzabotto, San Pietro in Casale. L’INU Emilia-Romagna mette a disposizione le proprie strutture e sostiene le iniziative relative alla pubblicizzazione dei progetti. Che scopo ha: quello di sperimentare proposte e soluzioni volte al miglioramento e alla qualificazione dello spazio pubblico e di micro-urbanistica partecipata.

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A chi si rivolge: a giovani laureati o laureandi urbanisti, architetti, designers, ingegneri interessati a sperimentare e a proporre idee e progetti per la città; i partecipanti possono anche non essere iscritti all’INU. Chi sono gli interlocutori: gli Enti, in primo luogo i Comuni, i Quartieri cittadini, i cittadini. Quali sono i temi: i temi proposti dai Comuni riguardano la qualificazione dello spazio pubblico e sono illustrati nelle schede allegate al bando. Si tratta di temi di piccola entità, in modo da essere affrontati in un arco di tempo limitato. Come si organizza: attraverso la formazione di gruppi di lavoro a tema di massimo 6-10 persone. Il laboratorio è autogestito dai partecipanti: il gruppo di lavoro elegge un coordinatore che si fa carico della convocazione del gruppo e del rapporto con l’INU Emilia-Romagna. L’INU Emilia-Romagna individua per ogni gruppo di lavoro un referente che mantiene i rapporti con il gruppo. Il lavoro svolto prevede inoltre il confronto con il Comune, che indica un proprio tecnico come referente. Che elaborati produrre: elaborati grafici, scritti, audiovisivi, etc. Nel caso di elaborati grafici dovranno essere presentati pannelli di formato 90 x 140 su supporto rigido (forex); nel caso di relazioni in formato A4. Che durata ha: un semestre (da maggio ad ottobre) per l’approfondimento del tema da parte del gruppo di lavoro. Che esiti ha: il laboratorio termina con la presentazione pubblica dei risultati del lavoro svolto e con una mostra; gli esiti del lavoro potranno essere pubblicati. Sede del gruppo: La sede in cui riunirsi e lavorare è la sede INU-ER, in Via Castiglione n.41, Bologna. Domanda di partecipazione: nella domanda saranno indicati: nome, cognome, università e titolo di studio (laurea o attestato di iscrizione se studente), data di nascita, indirizzo, numero di telefono e indirizzo di posta elettronica. Sarà indicato il Comune ed il tema prescelto, e specificato l’ordine di gradimento degli altri temi per l’assegnazione del tema di studio in caso di sovrannumero. Il candidato non potrà partecipare a più di un laboratorio progettuale. Termine per la presentazione della domanda: entro il 30 maggio 2010 Le domande saranno indirizzate ad INU Emilia Romagna, via Castiglione n.41 Bologna o inviate tramite posta elettronica alla seguente e-mail: emiliaromagna@inu.it

I TEMI PROPOSTI 1. Comune di Budrio Tema: Riorganizzazione degli spazi attorno all’edificio della stazione ferroviaria di Budrio Referente tecnico del comune: arch. Chiara Girotti Referente INU: arch. Elettra Malossi Gruppo di progettazione: arch. Francesaca Casu, arch. Valentina Cosmi, ing. Giulia Tansini

2. Comune di Castel Maggiore Tema: riqualificazione ed arredo urbano di viale Repubblica-viale Europa e nuovo comparto Referente tecnico del comune: ing. Alberto Caula Referente INU: ing. Simona Tondelli Gruppo di progettazione: arch. Laura Bonora

3. Comune di Fontanelice Tema: Riorganizzazione del perimetro del centro storico e studio dell’accessibilità agli spazi pubblici Referente tecnico del comune: arch. Sandra Manara Referente INU: arch. Mario Piccinini Gruppo di progettazione: arch. Margherita Bernardi, dott. Disegno industriale Claudia Naso Onofrio

4. Comune di Marzabotto Referente tecnico del comune: Arch Paolo Tolomelli Tema: riqualificazione area Pieve San Lorenzo di Panico Referente INU: arch. Vittorio Emanuele Bianchi Gruppo di progettazione: ciclostile architettura (arch. Gaia Calamosca, arch. Giacomo Beccari, arch. Alesssandro Miti) con arch. Alberto Giancani

5. Comune di San Pietro in Casale Tema: riorganizzazione territoriale di spazi urbani nel capoluogo Referente tecnico: Ing. Antonio Peritore Referente INU: arch. Sandra Vecchietti Gruppo di progettazione: dott. Scienze geografiche Stefania Agrò, arch. Enrico Fregna, ing. Lorenzo Gondoni

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Per il gruppo riqualificazione e arredo urbano viale Repubblica-viale Europa e nuovo comparto del Comune di Castelmaggiore, un Comune della prima cintura bolognese, la proposta è quella di definire una nuova centralità nel paese affrontando il tema del movimento nelle sue implicazioni globali e locali. Il gruppo che aveva come tema la riorganizzazione degli spazi attorno alla stazione ferroviaria nel Comune di Budrio ha condotto una analisi dei fruitori del piazzale davanti alla stazione, ha indicato le criticità presenti e le potenzialità per poi indicare come soluzione la trasformazione degli spazi a piazza e a parco cittadino attraverso il miglioramento della accessibilità e dei percorsi. Il gruppo che aveva come tema la riorganizzazione del perimetro del centro storico e studio dell’accessibilità agli spazi pubblici nel Comune di Fontanelice ha sviluppato una analisi dei punti di interesse, sia di tipo storico che naturalistico, definendo una proposta di ampliamento del centro storico e sviluppando una rete di percorsi e di collegamenti tra il centro e le aree naturalistiche da valorizzare. Il gruppo che aveva come tema la riqualificazione dell’area della Pieve di San Lorenzo a Panico in Comune di Marzabotto ha intrapreso con l’Amministrazione Comunale un percorso di progettazione partecipata con incontri pubblici tra amministrazione e i cittadini che hanno consentito di delineare le linee guida del progetto che consiste nella valorizzazione dell’are della Pieve anche attraverso la promozione di una mobilità lenta come occasione per riscoprire il territorio.

riorganizzazione territoriale di spazi urbani nel capoluogo del Comune di San Pietro in Casale

Elenco dei Comuni , dei temi proposti , del referente comunale e del referente INU Emilia Romagna. Comune di Budrio Referente tecnico: Arch. Chiara Girotti Referente INU ER: Arch.Elettra Molossi Gruppo di progettazione: Arch. Francesaca Casu Ing. Giulia Tansini Arch.Valentina Cosmi Tema: Riorganizzazione degli spazi attorno all’edificio della stazione ferroviaria di Budrio Comune di Castel Maggiore Referente tecnico: Ing. Alberto Caula Referente INU ER: Ing, Simona Tondelli Gruppo di progettazione: Arch.Laura Bonora Tema: Riqualificazione e arredo urbano Repubblica-viale Europa e nuovo comparto.

viale

Comune di Fontanelice Referente tecnico: Arch. Sandra Manara Referente INU ER: Arch. Mario Piccinini Gruppo di progettazione: Dott. Dis.Ind.. Claudia Naso Onofrio Arch. Margherita Bernardi Tema: Riorganizzazione del perimetro del centro storico e studio dell’accessibilità agli spazi pubblici Comune di Marzabotto Referente tecnico: Arch.Paolo Tolomelli Referente INU ER: Arch. Vittorio Emanuele Bianchi Gruppo di progettazione: ciclostile architettura Arch. Gaia Calamosca Arch. Giacomo Beccari Arch. Alesssandro Miti Con Arch. Alberto Giancani Tema: Riqualificazione area di San Lorenzo di Panico Comune di San Pietro in Casale Referente tecnico: InArch. Sandra Vecchietti Gruppo di progettazione: Dott. Scienze Geografiche Stefania Agrò Tema: Riorganizzazione territoriale di spazi urbani nel capoluogo. * Presidente INU Emilia-Romagna; ** Vicepresidente INU Emilia-Romagna

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