La ricostruzione dello spazio pubblico dopo le catastrofi a cura di: Walter Fabietti
INTERVENTI DEI PARTECIPANTI Relatori: Paola Branciaroli - Gli spazi pubblici nella ricostruzione comunitaria di New Orleans Caterina F. Carocci – Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici analisi e criteri di mitigazione Giacomina Di Salvo, Piera Pellegrino - Rischio sismico e pianificazione: dall’emergenza all’ordinario. La struttura urbana minima come pretesto per ripensare la città pubblica Margherita Giuffre’, Barbara Pizzo - Rischio sismico e pianificazione: dall’emergenza all’ordinario. La ridondanza di spazio pubblico come risposta urbana all’incertezza Annalaura Spalla – Fare un paese: emergenza e ricostruzione a Cavallerizzo in Calabria
Sessione tematica “La ricostruzione dello spazio pubblico dopo le catastrofi” Gli spazi pubblici nella ricostruzione comunitaria di New Orleans
“Ciò che è accaduto resta incorporato nella vita della comunità e prende vita una nuova realtà.”
Jean Van den Eynde, Artliur Veno
Calamità e catastrofi sono una costante nella società moderna. Gli scenari post-catastrofe, che i media palesano quotidianamente, ci fanno scoprire come l’uomo, ignorando gli eventi naturali, inneschi inconsapevolmente condizioni di rischio sconvolgendo, così, l’ordine naturale delle vicende umane. Riallacciandomi a una citazione della scrittrice americana Rebecca Solnit, il disastro, per quanto sia un evento tragico e doloroso, al contempo risveglia desideri ed opportunità tali da rafforzare sentimenti di socialità che spingono le persone a mettere da parte i propri egoismi e le proprie differenze culturali, religiose ed economiche e ad aggregarsi per ricostruire il proprio spazio identitario. Nonostante, però, i disastri ci riportino a vivere in collettività, non è rilevabile una progettualità in tal senso di spazi pubblici urbani per il post-emergenza e ciò soprattutto a causa dell’urgenza emotiva degli eventi e della moltitudine degli aspetti coinvolti che portano a concentrare tutta l’attenzione sul discorso abitativo, tralasciando l’aspetto non meno importante della socializzazione. Si vuole dimostrare come nel post-disastro lo spazio pubblico sia un’opportunità nelle politiche di ricostruzione, elemento strategico nella rigenerazione urbana e sociale e amplificazione di ciò che avviene nei contesti marginali e degradati.
Bring New Orleans Back Commission Plan - Vision
Per dimostrare la tesi vengono interpretate e rilette le esperienze di spazi pubblici proposti o realizzati a New Orleans in Louisiana a seguito dell’Uragano Katrina che, nell’agosto 2005, coinvolse 233.000 kilometri quadrati del Golfo del Messico, causando il più grave disastro economico degli Stati Uniti. La zona più colpita, a causa della rottura degli argini del fiume, è stata New Orleans, città con un’antica storia e cultura vernacolare e con espressioni artistiche e organizzative centrali nello sviluppo della comunità. Qui il progetto dello spazio pubblico è divenuto strumento d’interpretazione critica del contesto fisico e sociale, opportunità di diffusa qualità urbana e riaggregazione collettiva, concretizzata in diverse esperienze di partecipazione con i cittadini, innescando un processo di rivitalizzazione del territorio attraverso un equilibrato rapporto tra parti nuove ed esistenti. Spazio pubblico e partecipazione sono da subito elementi chiave sia nei Piani di Ricostruzione sia nei singoli interventi di riqualificazione. Infatti la comunità, nonostante sia stata in gran parte delocalizzata, viene prontamente informata anche attraverso siti web e riveste un ruolo centrale nelle scelte. I cinque Piani che si sono succeduti fino ad oggi sono il risultato delle volontà e delle esigenze della collettività. Il primo di questi, il Bring New Orleans Back Commission Plan (ottobre 2005-marzo 2006), ambiva a una comunità socialmente equa e sicura dal punto di vista ambientale, dove i quartieri, arricchiti con attrezzature e servizi pubblici, venivano progettati con i cittadini e connessi alla regione, preservando il proprio patrimonio di cultura, paesaggio e architettura. Un sistema d’infrastrutture verdi doveva favorire gli spostamenti e lo spazio per l’incontro e la socializzazione. Interessante come le potenziali aree da adibire a parchi non siano state imposte, ma proposte, lasciando ai cittadini la decisione finale sulle proprietà da includere o meno.
Il Plan for the 21th Century New Orleans 2030, con forza di legge, aspira a guidare la città verso il futuro attraverso spazi pubblici materiali e intangibili con ricca eredità culturale, tradizioni di creatività, innovazione e adattamento al cambiamento. Parallelamente ai Piani di Ricostruzione, il Tulane City Center (organizzazione interna all’omonima Università, diretta dal Prof. Scott Bernhard) collabora, con diverse associazioni esterne al campus denominate community based and civic organization, alla realizzazione di oltre cinquanta progetti di riqualificazione di spazi pubblici e privati all’interno dei quartieri disastrati. L’obiettivo è quello di trasformare spazi abbandonati in luoghi sociali ed ecologici interconnessi dove le persone possano incontrarsi, discutere di problemi comuni e condividere esperienze. Questo crea l’opportunità per docenti e studenti di affrontare i problemi reali della ricostruzione, legati all’esigenza di realizzare spazi ad uso collettivo dalla scala del quartiere a quella urbana. Viet Village Cooperative Urban Farm, sviluppato nel quartiere vietnamita Village de L’est in accordo con il Mary Queen of Vietnam Community Development Corporation, ripristina le fattorie urbane e i mercati agricoli distrutti dalle inondazioni. I community gardens, utilizzati fin dalla migrazione della comunità negli anni Settanta, erano la loro principale attività economica e culturale in quanto producevano tipico cibo vietnamita non disponibile nella regione, venivano usati per nutrire le famiglie e diedero l’avvio a informali mercati agricoli per vendere il surplus di prodotto che non veniva consumato. Il progetto recupera, quindi, un fondamentale aspetto del loro stile di vita, formalizzando le attività in un unico sito, massimizzandone la produttività e creando spazi pubblici accoglienti che servono le comunità locali colmando il divario tra le generazioni anziane e quelle giovani, e attirando visitatori da altri quartieri e città. La collaborazione con la Carrollton-Hollygrove Community Development Corporation e con il New Orleans Food and Farm Network produce diversi progetti nel quartiere Hollygrove.
Tulane City Center - Hollygrove Greenline - render
Hollygrove Growers Market and Farm - foto dell’autrice
Hollygrove Greenline trasforma la grande infrastruttura ferroviaria che divide il quartiere, abbandonata dall’inizio del secolo e ormai inaccessibile, in uno spazio pubblico attrattivo e produttivo dove svolgere attività di vicinato e agricoltura urbana, rivalorizzando il sito per una comunità vivibile. Nel processo di progettazione vengono coinvolti in maniera attiva i residenti e le organizzazioni di vicinato, in quanto saranno loro i beneficiari dell’intervento, dai quali dipenderà la garanzia del risultato finale. Un sondaggio all’interno di un opuscolo informativo aiuta a comprendere le opinioni riguardo all’utilizzo di quello spazio e una mappa di impegno comunitario rileva le esigenze della comunità sensibilizzando il team di progettazione al fine di arrivare ad un disegno condiviso. Hollygrove Growers Market and Farm consiste in un centro di vendita al dettaglio che promuove l’economia locale offrendo ai residenti prodotti freschi coltivati localmente, quindi a prezzi accessibili, e programmi di certificazione di green jobs in agricoltura urbana. Promuove stili di vita salutistici e contribuisce in larga misura alla rivitalizzazione del quartiere come catalizzatore per le future innovazioni e incentivo per la creazione di fattorie urbane. È uno spazio che non viene creato dal nulla, ma riutilizza e implementa le infrastrutture e i servizi esistenti attraverso attrezzature ecosostenibili, tra cui un sistema di raccolta dell’acqua piovana per l’irrigazione, pannelli solari sul tetto, schermi e tetti verdi. Un padiglione realizzato in questo spazio rappresenta un esempio di architettura consapevole dal punto di vista sociale, ambientale ed economico: offre un luogo ombreggiato polifunzionale che favorisce l’incontro e la comunicazione tra i residenti del quartiere, discretamente sollecitati ad entrare grazie al pergolato di innesto con la strada; utilizza materiali naturali o riciclati, tra cui il cemento, minimizza gli scarti da lavorazione edile e filtra le acque piovane per irrigare gli orti; viene realizzato in autocostruzione da professori e studenti della Tulane School of Architecture, con metodi facili e materiali poco costosi. Unità mobili modulari facilitano le connessioni all’interno della comunità creando ulteriori aree flessibili e multifunzionali come estensioni esterne del mercato, utilizzate come spazi per la sosta, per il lavoro, per l’immagazzinamento e per l’insegnamento.
Tulane City Center - Hope Haven - fotomontaggio
Hope Haven, con l’aiuto della New Orleans Chatolic Charities Archdioceses, riattiva il Campus integrando tre programmi che agiscono come piattaforma collaborativa per le attività della comunità, in continua interazione con visitatori e lavoratori e supportandosi in termini di infrastrutture e risorse attraverso la produzione e la sviluppo di cibo fresco. ProjectSprout, nato dalla collaborazione con il New Orleans Food and Farm Network e il New Orleans Redevelopment Authority Limitless Vistas Inc., è una strategia di stabilizzazione produttiva che mira a trasformare i molti quartieri marginali devastati dall’inondazione in nodi di rivitalizzazione urbana e riqualificazione della comunità. Giardini di bio-energia che utilizzano i girasoli bonificheranno il suolo, produrranno il bio-combustibile, forniranno posti di lavoro in campo ecologico e creeranno spazi pubblici d’incontro per la collettività. Lo spazio pubblico diviene non solo spazio condiviso dalle comunità con diverso background etnico, culturale e religioso, ma anche luogo temporaneo ed estemporaneo di arte e spettacolo nel quale attivare dinamiche di partecipazione. Questa pratica sociale mira a rivitalizzare differenti aree urbane, in particolare quelle marginali, abbandonate o devastate da disastri, che divengono opportunità di recupero per artisti che le acquistano, in quanto a buon mercato, e le utilizzano per allestire non solo workshop e laboratori, ma anche iniziative culturali e occasioni di vita pubblica.
Britney Everett - Abandoned Contentious Border Zones - fotomontaggio
Le Abandoned Contentious Border Zones, devastate dall’uragano, situate in prossimità dei binari, delle highway e dei parchi industriali, rappresentano per l’Arch. Britney Everett dei Concordia Architect l’occasione per trasformare aree critiche di bordo localizzate tra il French Quarter, il Treme Quarter, l’Iberville Housing Development e il Louis Armstrong Park, in un’infrastruttura urbana socialmente dinamica e fisicamente accessibile a tutti, attraverso un programma culturalmente ricco e attrattivo. Il progetto rimodella il terreno del bordo con tagli e rigonfiamenti ricavando spazi ipogei dove si sviluppano gli eventi del border food. I tagli accolgono i mercati, mentre le sue ondulazioni ospitano il centro di apprendimento gastronomico. Il sottoutilizzato bordo, riattivato attraverso questa strategia di ricostruzione progressiva, diviene la spina dorsale della città creando uno spazio collettivo integrato con la coesistenza di cibo, cultura e persone. Così, se un disastro naturale infligge tensione al tessuto locale, il progetto dello spazio pubblico di bordo offre un’opportunità organizzativa e propulsiva per tutti i fenomeni di sviluppo economico, aggregazione sociale e rafforzamento dell’identità culturale. Alla luce di queste esperienze maturate in seguito all’Uragano Katrina, si è costatato che gli interventi sullo spazio collettivo trovano il massimo punto di forza nella specificità dei gruppi etnici, nel recupero delle tradizioni e nella ricerca di modelli eco-sostenibili. Tali progetti fanno riferimento a spazi pubblici flessibili e relazionali, generatori di energie e di programmi diversi, nei quali l’utilizzo del suolo si combina con le espressioni della comunità per divenire fulcro di rinascita urbana e sociale in chiave ecologica. Così il recupero degli spazi degradati, abbandonati disastrati, crea nuove opportunità di coordinamento e sviluppo. PAOLA BRANCIAROLI
Università G. d’Annunzio Chieti - Pescara
VulnerabilitĂ sismica degli spazi pubblici analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, UniversitĂ di Catania
VulnerabilitĂ sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, UniversitĂ di Catania
meccanismo di primo modo VulnerabilitĂ sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, UniversitĂ di Catania
meccanismo di secondo modo VulnerabilitĂ sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, UniversitĂ di Catania
1699 Etna’s eruption, Anonymous Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
VulnerabilitĂ sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, UniversitĂ di Catania
Added staircases in the facades of churches to fill the difference in height caused by the lowering of streets level. The Minoriti church in via Etnea (centre) clearly shows the signs of the portal’s traslation downwards to adjust the entrance to the new street elevation. Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
PROJECTS AND CONSTRUCTIONS (1820-1879)
The San Demetrio ai Quattro Cantoni Palace, before (left) and after (right) the leveling carried out in 1832-33.
Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
Rising of street elevation and insertion of outside public steps
External stairs realised to connect the entrance of existing buildings with the new streets level VulnerabilitĂ sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, UniversitĂ di Catania
The settlement of the Strada Stesicorea
Section and plan of a section of via Etnea enclosed with Landolina’s project, 1862 Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
Plan of Catania (by S. Ittar, 1833) indicating the road axes that were levelled. VulnerabilitĂ sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, UniversitĂ di Catania
Trasformazioni sugli edifici a causa del livellamento stradale VulnerabilitĂ sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, UniversitĂ di Catania
Outline of street elevation lowering works by adding a floor to the building facing the road VulnerabilitĂ sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, UniversitĂ di Catania
Project drawing representing the modification in a façade with the addition of a new ground floor (left) View of openings arrangement due to a ground floor inserting (right) Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
REMARKS ON AND IMPLICATIONS IN TERMS OF HISTORICAL BUILDINGS’ VULNERABILITY
Reconstruction of street lowering and changes in onlooking buildings
Forecast seismic damage scenario which take into account the weakness introduced by street levelling operations. Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
La ricostruzione dello spazio pubblico dopo le catastrofi a cura di Walter Fabietti Facoltà di Architettura di ROMA3, 14 maggio 2011
SS. Trinità Convent (via Vittorio Emanuele), changes in the profile associated with the modification in street elevations. Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
VulnerabilitĂ sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, UniversitĂ di Catania
L’entità del danno
via Andreassi prima del sisma Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
L’entità del danno
via Andreassi dopo il sisma Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
VulnerabilitĂ sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, UniversitĂ di Catania
Stato di fatto Ridisegno della planimetria con riportate le informazioni ottenute dal lavoro sul campo
Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
Progetto ‐individuazione di Zone di intervento e i loro “punti di attacco” ‐localizzazione dei punti di accesso dei mezzi pesanti
‐mappatura degli interventi Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
Approfondimento del progetto per la Zona C Percorso _ 2 Cantiere Stazioni
Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
B| Messa in sicurezza e conservazione dell’isolato campione
Individuazione dell’isolato campione
Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
Documentazione fotografica dello stato di fatto con catalogazione per fronti
Fronte 1
Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
Documentazione fotografica dello stato di fatto catalogazione per fronti
Fronte 3
Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
Illustrazione dell’ipotesi antesisma
Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
Analisi dello stato di fatto
Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
Analisi dello stato di fatto
Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
Restituzione assonometrica dell’isolato
Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
verifica dell’ipotesi antesisma_ viste di via Romana
Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
Stato di fatto
Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
Interventi
VulnerabilitĂ sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, UniversitĂ di Catania
Centri storici - procedura di identificazione negli aggregati del tessuto edilizio dei centri storici: esperienze post sisma.
Villa Sant’Angelo_ 2011
VulnerabilitĂ sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, UniversitĂ di Catania
Villa Sant’Angelo_ 2011
Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
Villa Sant’Angelo_ 2011
Vulnerabilità sismica degli spazi pubblici: analisi e criteri di mitigazione Caterina F. Carocci, DARC, Università di Catania
INU - Biennale dello spazio pubblico - Roma 12-14 maggio 2011 Sessione : La ricostruzione dello spazio pubblico dopo le catastrofi
le Sum attraverso i requisiti di funzionalità, identità e sicurezza, con l’obiettivo di ‘usare’ la sicurezza per porre nuova attenzione e centralità alla città pubblica.
Rischio sismico e pianificazione: dall’emergenza all’ordinario. La Struttura urbana minima come pretesto per ripensare la città pubblica.
Provare a cambiare il punto di vista: parlare di Sum per parlare di spazio pubblico, città e politiche urbane Il presente contributo nasce dalle riflessioni comuni sviluppate dal gruppo di ricerca del Dipartimento Dptu (ora Data) della Sapienza Università di Roma, che ormai da oltre un decennio si dedica al tema della riduzione del rischio sismico a scala urbana, attraverso un approccio di tipo ‘strutturale’ alla città. Questo approccio tende a individuarne le componenti fondamentali e, tra queste, quelle ‘strategiche’ in un’ottica di prevenzione del rischio sismico e di gestione dell’emergenza e della ripresa, attraverso la categoria analitica e di progetto della Sum. Proponiamo qui un primo sviluppo della riflessione originata a partire dalle sperimentazioni sviluppate in questi anni, che apre ad una più ampia prospettiva sul rapporto tra politiche ‘straordinarie’, legate al tema della sicurezza e dell’emergenza, e politiche urbane ‘ordinarie’.
Giacomina Di Salvo, Margherita Giuffré, Piera Pellegrino, Barbara Pizzo1 (Gruppo di ricerca del Dipartimento DATA, La Sapienza Università di Roma) Abstract Partendo dalle linee guida per la definizione della Struttura urbana minima (Sum)2 all’interno del Prg, per la risposta urbana al sisma in fase di emergenza, e per il mantenimento e la ripresa delle attività urbane ordinarie, economico-sociali e di relazione in fase successiva all’evento sismico, si intende osservare la questione dal punto di vista specifico dello spazio pubblico, considerandone il ruolo fondamentale di ossatura fisico-funzionale della Sum. Si parte dall’ipotesi che le caratteristiche morfologiche e dimensionali dei singoli spazi pubblici del tessuto urbano, vadano osservate, nell’ottica della prevenzione e della risposta all’emergenza, nelle relazioni con l’intero sistema degli spazi pubblici. Rileggendo alcuni casi studio già oggetto di ricerche sulla vulnerabilità sismica degli insediamenti si prova a osservare i diversi sistemi di spazi pubblici costituenti
L’obiettivo di questo contributo è quello di provare ad invertire i termini del discorso su spazio pubblico e sicurezza ambientale: perché porre attenzione alla città pubblica solo per rispondere alla domanda di sicurezza e, invece, non ‘usare’ questa necessità per dare nuova attenzione alla città pubblica? Nella città pubblica e nello spazio pubblico si concentrano e si sovrappongono significati relativi non solo a questioni di tipo funzionale, relazionale e identitario, ma anche riguardanti la necessità di sicurezza. Lo spazio pubblico e collettivo, nel suo ruolo fondamentale di ossatura fisico-funzionale della Sum, è quindi spazio funzionale e di sicurezza. Lo stesso spazio è anche luogo di relazione, incontro, sosta e scambio, luogo di riconoscimento di una comunità, nel quale si genera senso di appartenenza, e che in seguito ad eventi catastrofici assume un valore particolare e determinante per orientare e sostenere la ripresa. E’ spazio di costruzione e ri-costruzione di identità.
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Questo contributo è frutto di un intenso scambio tra le quattro autrici, che si sono confrontate sui significati in termini di spazio pubblico degli esiti delle ricerche condotte nel campo della prevenzione sismica attraverso metodi urbanistici. Il testo nel suo complesso è frutto di elaborazione comune, anche se questa sintesi è stata elaborata da Giacomina Di Salvo e Piera Pellegrino 2 Per Sum (Struttura urbana minima) si intende “il sistema di percorsi, spazi, funzioni urbane ed edifici strategici per la risposta urbana al sisma in fase di emergenza, e per il mantenimento e la ripresa delle attività urbane ordinarie, economico-sociali e di relazione in fase successiva all’evento sismico. La Sum costituisce il sistema essenziale per la tenuta al sisma dell’organismo urbano, anche in seguito alla possibile concatenazione di eventi collaterali causati dal sisma (incendi, frane, dissesti e fenomeni idrogeologici ecc.).” Cfr. Regione Umbria - DPTU- Dipartimento di Pianificazione Territoriale e Urbanistica, Sapienza Università di Roma, Gruppo operativo per le Linee Guida: F. Fazzio, M. Olivieri (Coord.), R. Parotto, B. Pizzo, “Linee guida per la definizione della Struttura urbana minima all’interno del Prg – parte strutturale” (dicembre 2009). Ricerca Por-Fesr 2007-2013: Linee guida per l’individuazione della Struttura urbana minima e le valutazioni di vulnerabilità urbana. Gruppo di lavoro: M. Olivieri (Coord.), M.S. Benigni, G. Di Salvo, F. Fazzio, F. Fiorito, M. Giuffré, R. Parotto, P. Pellegrino, B. Pizzo. Cf. p. 3
DATA– DIPARTIMENTO DI
Il problema generale: alcune questioni irrisolte rispetto allo spazio pubblico in Italia Il tema della dimensione pubblica della città, nell’ottica della prevenzione del rischio sismico, deve tener conto di alcune condizioni di contesto tipiche del territorio italiano, dove generalmente le trasformazioni urbane e territoriali non sentono la necessità di realizzare spazio pubblico e collettivo, e dove gli obiettivi di sicurezza ambientale non occupano un posto centrale nelle politiche urbane.
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DESIGN, TECNOLOGIA DELL’ARCHITETTURA, TERRITORIO E AMBIENTE
INU - Biennale dello spazio pubblico - Roma 12-14 maggio 2011 Sessione : La ricostruzione dello spazio pubblico dopo le catastrofi
Sebbene infatti il territorio italiano sia soggetto ad alti livelli di rischio ambientale (eventi sismici, alluvioni, frane, ecc.) politiche e azioni efficaci per la prevenzione e per la cura ordinaria del territorio non si sono affermate, a parte alcune eccezioni. Ad esempio la Regione Umbria, committente delle ricerche che hanno impegnato in questi anni questo gruppo di ricerca, attraverso la L.r.11/2005 prescrive l’integrazione degli obiettivi e degli interventi per la riduzione di vulnerabilità sismica a scala urbana negli strumenti di pianificazione (nel Prg parte strutturale e operativa). L’intento è quello di rendere parte del processo ordinario di governo del territorio la cura, la prevenzione, la riduzione del rischio partendo proprio dalla ‘struttura’ urbana, dal sistema di percorsi, spazi, funzioni urbane ed edifici strategici di carattere pubblico o collettivo.
Lo spazio pubblico e la Sum. Funzionalità, identità e sicurezza: considerazioni attraverso una rilettura dei casi studio In riferimento all’ipotesi di partenza, che proponeva di ‘usare’ la domanda (e la necessità) di sicurezza delle città e dei territori rispetto ai rischi naturali (in particolare i terremoti) per dare nuova attenzione alla città pubblica, la lettura e la comparazione dei sei casi di studio3, analizzati con attenzione specifica ai loro diversi comportamenti in seguito agli eventi sismici, laddove si sono verificati, e alle diverse Sum, hanno portato ad alcune considerazioni. Partendo dall’ipotesi che uno spazio pubblico, sia in termini di prestazioni ‘ordinarie’, sia in termini di capacità di risposta ad un evento calamitoso, dovrebbe (idealmente) rispondere ai requisiti di funzionalità, identità e sicurezza, è stato possibile constatare che le tre condizioni raramente si verificano contemporaneamente.
Utilizzare il tema del rischio per convergere sull’importanza della città pubblica e dello spazio pubblico Poiché fino ad oggi il tema della sicurezza, e in particolare della prevenzione del rischio sismico, non ha portato ad esiti soddisfacenti, e la dimensione pubblica dello spazio è stata progressivamente erosa, si propone di porre al centro dell’attenzione lo spazio pubblico e ‘usare’ il tema della sicurezza per metterne in evidenza le criticità ai fini di una sua complessiva rivalutazione. In questo modo si riconosce alla sicurezza il suo ruolo fondamentale e la si pone tra le componenti ‘ordinarie’ nel discorso sullo spazio pubblico. L’importanza dello spazio pubblico, in occasione di eventi calamitosi, emerge ed è riconosciuta in modo immediato e spontaneo: si scappa in strada, si organizzano i soccorsi negli spazi aperti pubblici o collettivi, dove ci si ritrova e (anche) ci si sostiene e aiuta reciprocamente. Non si tratta quindi solo della riscoperta dello spazio pubblico in senso stretto, ma della consapevolezza dell’importanza della dimensione pubblica e collettiva e, anche, del ‘senso di comunità’. In stato di emergenza, cambia l’interpretazione di ciò che è ‘spazio pubblico. Si associa alla parola “pubblico” anche la parola “sicuro” così da farne emergere il valore e la necessità. Provando a ragionare fuori dalla ‘logica dell’emergenza’ che ha caratterizzato la storia delle catastrofi italiane, si propone di ri-pensare lo spazio pubblico come un sistema di luoghi, spazi e funzioni, necessario sia per intervenire e rispondere in modo più strutturato e coerente agli eventi disastrosi, sia come struttura necessaria per permettere ad una comunità di sostenere la ricostruzione e la ri-costruzione della propria identità, migliorando contemporaneamente la qualità urbana.
DATA– DIPARTIMENTO DI
I casi analizzati mostrano come quasi sempre è il centro storico ad accogliere le funzioni urbane e i luoghi di relazione principali, così da rappresentare e identificarsi con la città stessa, e divenendo nel suo complesso ‘spazio pubblico per eccellenza. Diversamente, le espansioni e i nuclei esterni sono generalmente meno vulnerabili e più sicuri ma sono caratterizzati da una minore complessità perché accolgono un numero limitato o nullo di funzioni pubbliche e collettive e presentano una minore riconoscibilità e un diverso valore in senso identitario. La questione che emerge può essere quindi posta come tensione tra due situazioni estreme ma compresenti: • I centri storici sono tuttora predominanti all’interno della struttura urbana, concentrando funzioni e valori storici e identitari. Sono però caratterizzati da alti livelli di vulnerabilità e da difficoltà oggettive di messa in sicurezza nel loro complesso; • I tessuti esterni ai centri storici, di origine recente, sono generalmente meno vulnerabili e più sicuri, ma anche subordinati ai centri storici sia dal punto di vista delle dotazioni di servizi che dei modi d’uso della città. Sono inoltre spesso scarsamente dotati di spazi pubblici riconoscibili e con qualità urbane e funzionali.
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I casi studio qui riletti sono i comuni umbri oggetto delle ricerche del gruppo. Nello specifico riguardano Amelia, Nocera Umbra, Vallo di Nera, Montone, Città di Castello e Gubbio.
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DESIGN, TECNOLOGIA DELL’ARCHITETTURA, TERRITORIO E AMBIENTE
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Figura 1: I due tipi di letture effettuate sui casi studio.
Figura 2: Un ragionamento sulla riposta all’evento sismico rispetto all’uso spazi e alle funzioni pubbliche.
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DESIGN, TECNOLOGIA DELL’ARCHITETTURA, TERRITORIO E AMBIENTE
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Figura 3: Lettura parallela di due insediamenti la cui Sum non corrisponde con il centro storico, ma è più articolata, bilanciata e flessibile, comportando una riduzione complessiva della vulnerabilità urbana.
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DESIGN, TECNOLOGIA DELL’ARCHITETTURA, TERRITORIO E AMBIENTE
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Le due situazioni si traducono, rispetto al trinomio funzionalità, identità e sicurezza, nella difficoltà di trovare spazi pubblici sicuri nei centri storici, ma anche spazi pubblici riconoscibili e funzionali nei tessuti esterni. Questo squilibrio, rappresentato dalla maggiore concentrazione di funzioni nei tessuti storici della Sum, comporta che in caso di sisma si verifichi una perdita di organizzazione e di funzionalità non solo delle parti maggiormente colpite, presumibilmente il centro storico, ma dell’intero organismo urbano. La riflessione svolta fa emergere la necessità di mettere in più stretta relazione e continuità il sistema degli spazi e delle funzioni pubbliche del centro storico con quello dei tessuti più recenti, introducendo nuovi criteri di intervento, come quello legato al concetto di ridondanza4, e tenendo sempre presente che si tratta di un problema che è specifico per ogni contesto, e che quindi, a meno di criteri generali, deve essere ripensato e calibrato per ciascuna specifica realtà. (Riferimenti bibliografici eliminati per ragioni di spazio)
4 Del concetto di ridondanza si tratterà nell’articolo, curato dallo stesso gruppo di ricerca, dal titolo Rischio sismico e pianificazione: dall’emergenza all’ordinario. La ridondanza di spazio pubblico come risposta urbana all’incertezza ed elaborato da B. Pizzo e M. Giuffrè.
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DESIGN, TECNOLOGIA DELL’ARCHITETTURA, TERRITORIO E AMBIENTE
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Abstract La “ridondanza” della Struttura urbana minima2, intesa come capacità del sistema di rispondere all’evento sismico anche nel caso di collasso di una delle sue componenti sistemiche, emerge come necessità per rispondere alla varietà di incertezze presenti in caso di sisma: l’incertezza rispetto all’evento sismico e alle possibili concatenazioni con altri eventi collaterali indotti, e l’incertezza rispetto al comportamento del sistema. Il contributo propone, attraverso l’introduzione di elementi ridondanti, di pensare e modellare la rete degli spazi pubblici nella loro duplice rilevanza: di fondamentale valenza urbana, e di rafforzamento del funzionamento della Sum.
Si propone qui una sintesi in 5 punti del contributo: a. obiettivo - provare a cambiare il punto di vista: parlare di ridondanza nella Sum per parlare di spazio pubblico, città e politiche urbane, in una prospettiva di incertezza: Similmente all’approccio del contributo intitolato: La Struttura urbana minima come pretesto per ripensare la città pubblica, anche qui partiamo dalla riduzione del rischio sismico – e in
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Questo contributo è frutto di un intenso scambio tra le quattro autrici, che si sono confrontate sui significati in termini di spazio pubblico degli esiti delle ricerche condotte nel campo della prevenzione sismica attraverso metodi urbanistici. Il testo nel suo complesso è frutto di elaborazione comune, anche se questa sintesi è stata elaborata da Barbara Pizzo e Margherita Giuffré. Il gruppo di lavoro del Dipartimento DATA (ex – DPTU), coordinato da M. Olivieri, è composto da: M.S. Benigni, G. Di Salvo, F. Fazzio, F. Fiorito, M. Giuffré, R. Parotto, P. Pellegrino, B. Pizzo. 2 Cf. la definizione adottata nel nostro altro contributo, intitolato: La Struttura urbana minima come pretesto per ripensare la città pubblica.
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particolare attraverso la Sum – per parlare di spazio pubblico, e non viceversa3. Si affronta il tema del rapporto tra interventi di prevenzione e riduzione degli effetti del sisma a scala urbana e spazio pubblico nel quadro del paradigma dell’incertezza, e si ragiona sulla risposta all’evento sismico come declinazione particolare del tema dell’incertezza che caratterizza sempre l’agire di pianificazione. Questo nella convinzione che tale diverso punto di vista possa essere utile a chiarire meglio molti degli aspetti e delle implicazioni del problema in generale, e contemporaneamente, ad inquadrare in modo diverso il tema particolare della prevenzione e della riduzione del rischio sismico. Il punto di partenza è che la Sum, che per definizione discende direttamente dalla struttura urbana, dalla quale seleziona strategicamente le componenti minime indispensabili per assicurare la tenuta dell’intero organismo in caso di evento sismico, deve comunque essere caratterizzata da una certa ridondanza, e che questa ridondanza può servire alla flessibilità e alla capacità di adattamento della città non solo rispetto all’improvviso mutamento di condizioni dovuto ad un evento calamitoso, ma anche alle spinte al cambiamento in condizioni di incertezza che caratterizzano il nostro tempo.
b. il problema generale - ragionare sulla risposta della città all’evento sismico per trattare della necessità per la città di rispondere ai bisogni e alle spinte di trasformazione in condizioni di incertezza: All’interno del discorso sulla Sum il concetto di ridondanza risulta un concetto chiave. Se si afferma che la Sum sia composta dalle componenti minime indispensabili, non è pensabile che in essa rientrino delle componenti ‘aggiuntive’ o ‘supplementari’ che invece costituiscono il fondamento della ridondanza. Il problema, nella versione formulata per le Linee guida4, viene affrontato insieme alla definizione della Sum come categoria ‘di progetto’, e alla necessità di garantirne il funzionamento anche attraverso interventi mirati all’aumento di funzionalità. Il sistema deve essere ridondante per due ragioni principali: 3
Il contributo è frutto delle riflessioni maturate a partire dal lavoro decennale del gruppo di ricerca del Dipartimento Dptu (ora Data) della Sapienza Università di Roma, sul tema della riduzione del rischio sismico a scala urbana, attraverso un’attività di ricerca e sperimentazione commissionata dalla Regione Umbria anche all’interno di Progetti Europei, che ha portato, tra l’altro alla stesura di Linee guida per l’individuazione della Struttura urbana minima (Sum) all’interno degli strumenti di pianificazione, ad uso delle amministrazioni locali e dei progettisti dei piani urbanistici (2009). 4 Cfr. “Linee guida …”, cit., p. 6
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la varietà di situazioni a cui il sistema urbano potrebbe trovarsi a rispondere, che si può sintetizzare nell’incertezza rispetto all’evento sismico e alle possibili concatenazioni con altri eventi collaterali indotti; l’incertezza rispetto al comportamento del sistema che, ai fini della sicurezza, deve sempre essere considerato come caratterizzato da margini di imperfezione.
Nella definizione di ridondanza, e nelle motivazioni che la giustificano, è esplicito il riferimento al tema dell’incertezza, che rispetto alla questione specifica della riduzione della vulnerabilità sismica a scala urbana (e perseguita con strumenti urbanistici) si articola in un’incertezza rispetto all’evento, e in un’incertezza rispetto al comportamento della Sum, nelle sue diverse componenti.
c. l’approccio proposto - utilizzare il tema del rischio per convergere sull’importanza della capacità di ‘adattamento’: Il concetto di ‘ridondanza’ è importante non solo in una prospettiva di riduzione e prevenzione del rischio sismico, ma anche perché rappresenta la flessibilità della struttura, con implicazioni anche di livello più generale. Si può sostenere infatti che ridondanza significhi flessibilità, capacità di adattamento/adattabilità. Questi concetti fondamentali all’interno del discorso della prevenzione e della riduzione del rischio sismico possono aiutare a mettere in luce con più chiarezza alcune questioni che, a nostro parere, dovrebbero essere comunque al centro dell’attenzione politica rispetto alla città: specialmente in questa fase di contrazione e ristrutturazione del sistema socioeconomico è importante che le città abbiano la capacità /possibilità di ri-organizzarsi. Quello che la sperimentazione evidenzia è, in estrema sintesi, che una città in cui la Sum è molto ‘rigida’, in cui è difficile riconoscere elementi o parti per garantire la necessaria ridondanza, e quindi in cui la sicurezza può essere difficilmente assicurata è, presumibilmente, una città rigida complessivamente, dove le possibilità di trasformazione e i cambiamenti necessari per rispondere a quelli connessi alla domanda socioeconomica potranno avvenire in modo limitato e problematico. Questo comporta, a nostro parere, la necessità di un ripensamento più generale dei temi della città pubblica e del pubblico.
Nera e Gubbio)5, con un focus sullo spazio pubblico, pone nuova attenzione alla città pubblica. Il tema del legame tra tipologie insediative e loro funzionamento emerge dai diversi casi di studio ragionando sul rapporto tra tipologie edilizie, modi di aggregazione, rapporto tra centri e nuclei storici ed espansioni, distribuzione delle funzioni sul territorio e accessibilità, e capacità di risposta all’evento sismico. In un altro contributo6, è stata messa in evidenza la coincidenza spesso problematica tra concentrazione di funzioni e di spazi pubblici e di significati storici e simbolici proprio nei centri storici, dove si rilevano i più alti livelli di vulnerabilità sismica urbana. Se un’azione capillare di riduzione della vulnerabilità sismica a scala edilizia risulta impraticabile, il miglioramento del comportamento della città può essere perseguito intervenendo sulla riduzione della vulnerabilità urbana e, all’interno di questo approccio, anche assicurando gradi di flessibilità e adattabilità della Sum, ovvero attraverso elementi di ridondanza. Per chiarire meglio questo punto di vista è utile ripartire dallo stretto legame tra Sum e struttura urbana, e dalle ragioni che hanno portato alla definizione di questa categoria: ragioni che non sono solo di ‘protezione civile’, ma che discendono da un approccio di planning. Ciò significa che il ‘destinatario’ delle politiche e degli interventi di prevenzione e riduzione del rischio non è solo la popolazione, ma la popolazione nel proprio contesto di vita (la città, il territorio).
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Tra questi, I comuni di Vallo di Nera e Nocera Umbra che hanno fatto esperienza diretta, seppure in epoche diverse, di un evento sismico (rispettivamente nel 1979 e nel 1997), offrono un esempio riguardo alla necessità di ridondanza per la prevenzione nonché come occasione per dotare di caratteri di flessibilità e adattabilità l’organismo urbano. 6
d. argomentazione attraverso casi studio ed esempi La rilettura dei casi finora analizzati con finalità di riduzione della vulnerabilità sismica urbana (Nocera Umbra, Montone , Città di Castello, Amelia, Vallo di
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G. Di Salvo, M. Giuffré, P. Pellegrino, B. Pizzo (2011), Rischio sismico e pianificazione: dall’emergenza all’ordinario. La Struttura urbana minima come pretesto per ripensare la città pubblica. Contributo presentato alla Biennale dello Spazio Pubblico organizzata dall’ INU, Roma, 12-14 maggio 2011, Sessione: La ricostruzione dello spazio pubblico dopo le catastrofi (a cura di V. Fabietti).
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Figura 1: La ridondanza è intesa come la capacità del sistema di rispondere all’evento sismico, anche nel caso di collasso di una delle sue componenti.
Figura 2 A partire dalle debolezze e carenze potenziali della Sum è possibile riconoscere le componenti su cui intervenire per migliorarne la funzionalità complessiva.
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Figura3: I casi studio sono stati osservati rispetto alla relazione tra tipologie insediative e loro funzionamento.
Questa premessa serve a chiarire perché lo svuotamento di un centro storico di tutte le sue funzioni, la sua chiusura, la realizzazione di insediamenti monofunzionali (residenziali), il modello della casa isolata su lotto, non siano annoverabili tra le soluzioni in una prospettiva urbanistica di riduzione della vulnerabilità7. 7
Si tratta di una questione particolarmente controversa, che è al centro del dibattito scaturito dagli eventi più recenti: quella della monofunzionalità residenziale dei nuovi insediamenti realizzati sul modello della casa isolata su lotto in seguito al terremoto dell’Aquila dell’aprile del 2009, non solo come risposta all’emergenza ma come soluzione ai problemi di vulnerabilità urbana. Tale soluzione è stata oggetto di diverse critiche a partire da diversi punti di vista. Dalla prospettiva qui adottata è possibile argomentare perché tale modello risulta insoddisfacente all’interno di un approccio urbanistico alla riduzione della vulnerabilità, in particolare, attraverso le questioni che abbiamo fin qui fatto emergere rispetto al tema della Sum e della sua ridondanza. Se assumiamo lo spazio pubblico come ossatura della Sum, e le sue qualità riassumibili nel trinomio funzionalità, identità e sicurezza, il modello insediativo di cui sopra non solo rinuncia alla dimensione pubblica dello spazio, ma separa anche la sicurezza dagli altri due aspetti caratterizzanti; inoltre, esaspera la dimensione privata, non partecipa alla costruzione della città nel senso che si da per scontato che spazi, servizi e funzioni pubbliche, che pure devono essere garantite, siano da qualche altra parte. In questo modo il problema è, al massimo spostato, non risolto. Inoltre, il modello delle case isolate su lotto (non solo per la monofunzionalità, ma anche per la tipologia insediativa) è
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Il riferimento specifico ai casi su cui si è concentrata negli anni la sperimentazione è stato utile a dare spessore analitico a queste riflessioni. Tra le molte riflessioni possibili ci chiediamo, in particolare: cosa si può imparare intersecando ragionamenti sulla Sum, e in particolare sul concetto di ridondanza, e sul ‘modello di città’? In generale si può dire che la ridondanza, che si traduce in possibilità di alternative, è più facilmente assicurata in contesti più articolati, specialmente se caratterizzati da pluri-funzionalità e dalla presenza di significati pubblici e collettivi propri della ‘città pubblica’, e molto meno in contesti di dimensioni limitate, e specialmente quando la concentrazione funzionale coincide anche con particolari situazioni di ‘concentrazione’ della struttura urbana complessiva dovuta a fattori geo-morfologici (centri murati di sommità, con forti dislivelli, con accessibilità limitata e notevoli problemi di circolazione, specialmente carrabile, come emerge chiaramente nei casi di Vallo di Nera e Montone).
e. conclusioni: Se è vero che, considerando l’intero centro storico come ‘spazio pubblico’, il trinomio ‘funzionalità-identità’-sicurezza’ non può darsi sempre (particolarmente rispetto alla sicurezza), è anche vero forse il meno flessibile e il meno adattabile a trasformarsi o rispondere alle domande di trasformazione.
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INU - Biennale dello spazio pubblico - Roma 12-14 maggio 2011 Sessione : La ricostruzione dello spazio pubblico dopo le catastrofi che lo stesso trinomio non si da neppure nei tessuti esterni, dove mancano funzionalità e identità. Perché il discorso della sicurezza e della riduzione della vulnerabilità urbana abbia pienamente senso, il ricorso alla ridondanza, e cioè la ricerca di elementi aggiuntivi che possono assicurarla, dovrebbe essere perseguito non solo in direzione di un aumento di sicurezza, ma anche degli altri due elementi del trinomio. Ciò significa, in sostanza, partire dalle necessità della sicurezza per ripensare più complessivamente la città, la sua organizzazione, i modi d’uso che la caratterizzano. A nostro parere, in conclusione, sicurezza, dimensione pubblica della città, e qualità urbana (e in particolare dello spazio pubblico) sono molto più strettamente connesse di quanto possa sembrare. (Riferimenti bibliografici eliminati per ragioni di spazio)
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Fare un paese
Emergenza e ricostruzione a Cavallerizzo in Calabria
Annalaura Spalla
La planimetria del nuovo paese di Cavallerizzo appesa nel Tiidda bar di Ceneta Progetto di rilocalizzaziorte e ricostnuione del paese <fi Cavalierino a Cerzeto (Coserua). 200S -2008. 264 case. 6 piazze una scuola e una chiesa.
1. Fare un paese: istruzioni per l'uso
•OPl
2. Emergenza e ricostruzione
Fotogrammi dal filmato
7 marzo 2005 - 7 marzo 2006: dalla notte del dramma all'alba della rinascita, realizzato dal Comitato Cittadino per Cavallerizzo nel primo anniversario della frana. Il filmato rappresenta il sentimento della comunità nel momento della perdita del luogo di appartenenza.
Questo sentimento collettivo è narrato da una parabola visiva che esprime la disperazione per l'interruzione delle consuetudini sociali e della vita di relazione. Il filmato è organizzato in tre sezioni: la serenità, la serenità perduta, l'alba. In apertura la sezione la serenità, con le immagini della processione di San Giorgio per le vie di Cavallerizzo, il ballo con la piccola
orchestra di fisarmoniche e chitarre (fotogrammi 1- 4), seguita dalla sezione la serenità perduta, con le immagini della frana dall'elicottero, i filmati tratti dai telegiornali, la fase di prima emergenza e l'evacuazione degli abitanti (fotogrammi 5-7). L'ultima sezione, l'alba, conclude il filmato con i disegni di progetto del nuovo paese (fotogramma 8).
3. Guardare un paese
gjitonia catundi gjitonia monticello gjitonia scescio gjitonia breggo gjitonia inserte
1. Analisi dei fabbricati
2. Analisi funzioni principali
3. Analisi numero dei piani
4. Analisi superficie coperta
5. Analisi del tessuto edilizio: individuazione degli isolati
fabbricati indicati nel catastale e nei rilievi Comune e Comitato
residenza
1 piano
superficie coperta maggiore di quella rilevata
fabbricati indicati nel catastale e nel database Comitato
residenza con altre funzioni al piano terreno/interrato
2 piani
superficie coperta minore di quella rilevata
part. 26,239,241,242,244.355
fabbricati indicati nel rilievo del Comitato
magazzini, attivitĂ artigianali e commerciali
3 piani
superficie coperta minore di quella rilevata
part. 65,289,290
fabbricati aggregati
fabbricati aggregati
(impronta a terra comitato=tabelle comitato)
4 piani fabbricati aggregati
superficie coperta eguale a quella rilevata fabbricati aggregati
isolato 1 isolato 2 isolato 3 pan. 64, 66, 277, 278, 279, 281, 283, 285, 287, 292, 295 isolato 4 part. 9, 25, 234, 235, 236, 237 isolato 5 part. 28, 252 isolato 6 part. 67,284,295,297,300,301,302 isolato 7 part. 63,275,276 isolato 8 part. 68,69,70 sistema di relazioni
7. Spazi aperti e relazioni
8. Schema della struttura di gjitonia
6. Analisi numero dell'articolazione del tessuto fabbricati viabilitĂ e spazi pubblici
piazza di Catundi piazza di ScescĂŹo
gjitonia di Catundi gjitonia di Scescio piazza S. Giorgio parco
gjitonia di Inserte piazza di Inserte gjitonia di Motticella gjitonia di Breggo chiesa
scuola campo di calcetto
canonica
4. Come e quanto ricostruire
ANALISI DELLE GJITONIE
CRITERIO DI ADEGUAMENTO
CRITERIO DI RIDUZIONE
riduzione superficie 35% criterio di riduzione applicato se la superficie non scende al di sotto di quella minima per componenti del nucleo familiare
Scescio
130 mq
50 mq 200 mq
Breggo
Catundi
80 mq
attribuzione superficie minima Inserte
Motticella
110 mq
criterio di attribuzione applicato se la riduzione del 35% porta il valore della superficie al di sotto di quella minima prevista per abitante
130 mq
150 mq
170 mq
50 mq 65 mq criterio di attribuzione applicato se la superficie di stato di fatto è già al di sotto della superficie minima prevista
50 mq 45 mq
I criteri di riduzione e di adeguamento utilizzati per il dimensionamento del quadro esigenziale di progetto sulla base dell'analisi quantitativa delle superfici e della proprietà di Cavallerizzo.
Gli schemi di nuovo impianto sviluppati sulla base degli scenari dimensionali di 12.000 mq, 22.000 mq e 36.000 mq.
scenario 1: SUL 12.000 mq schema a maglia con asse di servizio laterale
scenario 2: SUL 22.000 mq schema a maglia con asse di servizio laterale
scenario 3: SUL 22.000 mq schema a maglia con asse urbano centrale
scenario 4: SUL 36.000 mq schema a maglia con asse urbano centrale
scenario 5: SUL 36.000 mq schema a nuclei su asse urbano centrale
SI AVVISA LA CITTADINANZA DI CAVALLERIZZO CHE DAL 10 LUGLIO AL 14 LUGLIO P.V. SARA' A CERZETO UN INCARICATO DEL SOGGETTO ATTUATORE (ING. RINALDI) PER RACCOGLIERE LE SCHEDE f
SINTETICHE DI ADESIONE AL PROGETTO DI RICOSTRUZIONE. IL CALENDARIO DEGLI INCONTRI, CHE SI TERRANNO PRESSO I LOCALI DELLA VECCHIA SEDE DEL COMUNE, E' IL SEGUENTE: - LUNEDI 10 LUGLIO - MARTEDÌ 11 LUGLIO - MERCOLEDÌ 12 LUGLIO
BREGGO CATUNDI INSERTE
- GIOVEDÌ 13 LUGLIO
MOTTICELLA
- VENERDÌ 14 LUGLIO
SCESCIO
Si raccomanda di presentarsi con copia di atto di proprietà o simile, e di copia dei documenti progettuali dell'immobile posseduto. Orario dì apertura: m a t t i n o 9 . 0 0 - 1 4 . 0 0
5. Lo scriba, il traduttore, il medico condotto
Motticella
Scescio
Breggo
Catundi
Inserte
6. Forma paese
Gjitonia Scescio - Schema planivolumetrico
7. Ti piace la tua nuova casa?
Le richieste degli abitanti la stecca D della gijtonia di Inserte presentata agli abitanti (progetto esecutivo)
richieste che implicano variazioni semplici di riorganizzazione interna
richieste che implicano variazioni importanti nell'organizzazione delle abitazioni e della stecca nel suo insieme
la Stecca D delfa gijtonia di Inserte nella revisione intermedia
la slecca D della g/tonie di Inserte con Caccoalimento delle modifiche richieste (perizia di variantel