Metro-polis, tra progetto dello spazio pubblico e progetto

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Metro-polis, tra progetto dello spazio pubblico e progetto sociale a cura di: Facoltà di architettura Roma Tre IRES INTERVENTI DEI PARTECIPANTI Introduzione: Anna Laura Palazzo IRES Nazionale e di Roma Tre

Relatori: Giordana Castelli - Spazio pubblico e progettazione partecipata. Il caso della Romanina Carlo Colloca - Domande di città e progettazione del territorio Luca Davico - Analizzare dati e progetti Per capire, confrontare E pianificare le metropoli Davide Marino e Aurora Cavallo - Paesaggi periurbani: quali confini? Riflessioni preliminari per un progetto di ricerca Fiammetta Mignella Calvosa, Simona Totaforti - Città Compatta, Città Ri-Unita Conclusioni: Elena Battaglini


INU LAZIO - BIENNALE DELLO SPAZIO PUBBLICO – ROMA, 12-14 maggio 2011

METRO-POLIS TRA PROGETTO DELLO SPAZIO PUBBLICO E PROGETTO SOCIALE Anna Laura Palazzo

La vera forza della città è la forza della reciprocità, quella che sconfigge l’estraniamento e il rancore (R. Sennett). Perché METRO-POLIS? Si parla molto di crisi dell’urbanità, come crisi di un modello di interazione sociale che nella città aveva sin dall’origine trovato la propria sede di elezione e le condizioni per un continuo affinamento: se l’esperienza urbana ha assunto carattere pervasivo su scala mondiale, la dimensione quantitativa del fenomeno, fondamentalmente legata alla soglia demografica, alla concentrazione territoriale di uomini e attività e a una significativa presenza di funzioni terziarie, non ritrova un corrispettivo in quella antropologica della civitas o in quella “figurativa” dell’urbs. In effetti, ad essere in questione sono gli stessi fondamenti dello stare insieme: ciò non soltanto nelle conurbazioni del secondo e terzo mondo, dove viene spesso a mancare il requisito essenziale della libertà nel legame sociale, ma anche nelle nostre città, messe a dura prova da processi che modificano continuamente i traguardi dell’esperienza urbana come modello di interazione sociale. In parallelo, sono venuti meno gli elementi di emergenza e rappresentatività delle categorie tradizionali dell’urbano, il lessico e le forme dello spazio comune. Le modalità di produzione tradizionali dello spazio pubblico sono incalzate da una domanda di pratiche “quotidiane” che si esplicano spesso attraverso modalità “altre”, non condivise, quindi non inclusive, e scarsamente decifrabili. In che cosa la città di oggi è ancora debitrice alla città di ieri? in quale modo si sta modificando il connotato più profondo dell’identità urbana? Questo Workshop propone una riflessione sui processi di metropolizzazione all’opera da qualche decennio per comprendere come sia possibile un riallineamento tra progetto dello spazio pubblico e progetto sociale come presidio insostituibile per il rafforzamento della convivenza civile. La risposta non può che provenire da una progettualità sociale di “spazi comuni” con la partecipazione attiva della cittadinanza alla governance urbana. Abbiamo sollecitato perciò un confronto tra diversi sguardi e mestieri della città afferenti alle scienze sociali e alle discipline dello spazio, rivolgendoci a studiosi dei fenomeni urbani che da anni effettuano un monitoraggio prezioso delle politiche urbane e dei progetti di territorio nelle diverse città e metropoli italiane. E’ nostra convinzione che tale confronto sulle trasformazioni, sui processi di sviluppo e d’innovazione dei sistemi territoriali che costituiscono le metropoli e agglomerazioni del nostro paese debba avvenire in forma non episodica, ma con degli appuntamenti costanti, come già accade in Francia con la Plate-forme d’observation des projets et stratégies urbaines (programme POPSU) che


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raccoglie reti di attori della pianificazione locale e gruppi di ricerca interdisciplinari di diverse realtà urbane con il coordinamento del Ministère de l'Equipement. In questo spirito, anche Roma si accinge a costruire un Osservatorio sulla Metropoli, a cura dell’IRES Nazionale e di Roma Tre, in rete con la Fondazione Rota ed il Politecnico di Torino che da 12 anni pubblicano il Rapporto annuale su Torino. L’Osservatorio opererà in sinergia con le attività previste dalla COST Action IS1007 (European Cooperation in the field of Scientific and Technical Research), rete di ricerca finalizzata all’analisi e all’operativizzazione del ruolo della cultura nei processi di innovazione territoriale sostenibile, che ha l’IRES Nazionale come capofila di 33 nazioni. Due le questioni fondamentali che poniamo ai relatori, una di merito e una di metodo. La prima: In quale modo è presente la questione dello spazio pubblico nell’Agenda delle amministrazioni urbane? Quali documenti pongono alla pubblica attenzione le scelte di politica urbana ad esso relative? Quali forme di promozione della partecipazione sono praticate o praticabili in relazione alle azioni attivate? Dovendo necessariamente generalizzare, si può forse azzardare che, guardando all’Europa, si riscontrano modalità di partecipazione alle scelte urbane estremamente codificate, variamente declinate su temi dell’inclusività e dell’accoglienza o di una più prosaica rigenerazione-gentrificazione: qui, le diverse formule della governance istituzionale, a geometria variabile, hanno per contrappunto la costituzione di tavoli di dialogo, di partecipazione (teoricamente con tutti) e di concertazione (con alcuni specifici attori della scena urbana). Con riferimento al caso italiano, si intravvedono modalità più occasionali di costruzione di “spazi comuni” per la partecipazione dall’incontro di moti ascendenti e moti discendenti in forme espressive più disordinate, ma certamente “creative”, il cui potenziale andrebbe esplorato. La seconda questione, convocata dal tema specifico della Biennale, riguarda lo statuto dello spazio pubblico, a carattere sempre più residuale: basti pensare all’attacco frontale sferrato ai beni demaniali, e a una nozione di bene pubblico anche nel settore del welfare sempre più esposta ad erosione. Il termine bene comune nella sua accezione corrente indica le risorse prive di restrizioni nell'accesso indispensabili alla sopravvivenza umana e/o oggetto di accrescimento con l'uso. I beni comuni circolano al di fuori del mercato, attraverso l'accaparramento, la raccolta libera, la condivisione o l'economia del dono. Si può dire che sono beni di fatto "non escludibili", per i quali non è possibile imporre un prezzo. La “Carta dello Spazio pubblico” dovrebbe nelle intenzioni degli organizzatori della Biennale condurre a stilare linee guida e principi ragionevoli e condivisi in merito all’ideazione, la progettazione, la realizzazione, il mantenimento, la fruizione dello spazio pubblico. Lo spazio pubblico e il paesaggio sono dei Commons per eccellenza, e quindi il “naturale” terreno di convergenza per l’azione collettiva all'interno di un


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processo di chiarimento dei fini e di mediazione che è essenzialmente politico. Di tutto ciò avremo modo di discutere estesamente nel Workshop. Buon lavoro a tutti


METRO-POLIS TRA PROGETTO DELLO SPAZIO PUBBLICO E PROGETTO SOCIALE a cura dell’IRES Nazionale e di Roma Tre Le questioni Il confronto promosso tra studiosi dei fenomeni urbani che effettuano con continuità il monitoraggio delle politiche e dei progetti di territorio ha consentito di scandagliare con ampiezza e profondità i processi di metropolizzazione all’opera da qualche decennio nelle principali città italiane. In quale modo è presente la questione dello spazio pubblico nell’Agenda delle amministrazioni urbane? Quali documenti pongono alla pubblica attenzione le scelte di politica urbana ad esso relative? Quali forme di promozione della partecipazione sono praticate o praticabili in relazione alle azioni attivate? Infine, è possibile un ri-allineamento tra progetto dello spazio pubblico e progetto sociale come presidio insostituibile per il rafforzamento della convivenza civile? Una ulteriore questione, convocata dal tema specifico della Biennale, riguarda lo statuto dello spazio pubblico, a carattere sempre più residuale: basti pensare all’attacco frontale sferrato ai beni demaniali, e alla stessa nozione di Common, di bene comune. Lo spazio pubblico e il paesaggio sono dei Commons per eccellenza, il naturale terreno di convergenza per l’azione collettiva all’interno di un processo di chiarimento dei fini e di mediazione che è essenzialmente politico. METROPOLI ITALIANE: RICERCHE IN CORSO Nella sessione Metropoli italiane: ricerche in corso, il contributo di Luca Davico (Fondazione Rota, Politecnico di Torino), Analizzare dati e progetti per capire, confrontare e pianificare le metropoli, riferisce di una esperienza attiva da 12 anni attraverso la pubblicazione dell’annuale Rapporto su Torino, e un articolato sito web (http://www.eauvive.it/statistiche/statistiche.html): Il Rapporto, che affronta la realtà metropolitana in chiave comparativa e su un ampio spettro problematico (sviluppo, innovazione, ambiente, equità) sulla base di dati statistici, indagini sociali, analisi di progetti, è diventato autorevole interlocutore per le politiche urbane orientate alla sostenibilità e, con l’Osservatorio per la Metropoli e altri gruppi di ricerca nazionali, lavorando a costruire comuni criteri di analisi delle dinamiche metropolitane. Tale approccio comparativo si è andato irrobustendo, con una particolare attenzione per la qualità e la sostenibilità urbana complessiva: “Lo sviluppo urbano sostenibile - oggi uno dei principali fattori di competitività - si caratterizza per un’equilibrata

considerazione delle componenti ambientale, sociale ed economica nelle attività di programmazione e pianificazione” (U.E., 2004). Per questa ragione – dopo avere dedicato ampio spazio all’approfondimento di specifici settori e aree tematiche - la fotografia della città offerta, in particolare, nelle ultime edizioni, il Rapporto ha declinato differenti versanti della sostenibilità (ambiente, sicurezza, istruzione, investimenti, tessuto economico, turismo, eventi, equità, integrazione sociale, ecc.), nelle loro implicazioni e relazioni reciproche. Uno dei fili conduttori riguarda gli effetti che la crisi economica potrebbe produrre sulla competitività e sulla sostenibilità, nei diversi settori o profili analizzati. Evidentemente, in una fase di tale turbolenza, il ragionamento sulla crisi non può che scontare alcuni limiti; tuttavia, rimane il tentativo di analizzare e valutare, al di là della contingenza, quanto le trasformazioni strutturali intervenute lungo oltre un decennio abbiano modificato le condizioni dei diversi soggetti, settori e progetti, in modo – tra l’altro – da renderli più o meno in grado di reggere l’inevitabile impatto delle difficoltà attuali. Il contributo di Carlo Colloca (Università di Catania), Domande di città e progettazione del territorio si riferisce a due ricerche: Firenze e la domanda di città dell’establishment, indagine realizzata fra il 2003 e il 2004 a cura della Fondazione Circolo Rosselli e del Centro Interuniversitario di Sociologia politica dell’Ateneo di Firenze e riproposta nell’aprile 2011; Catania e la domanda di città degli immigrati, indagine ancora in fase di esecuzione da parte del Dipartimento di Analisi dei Processi Politici Sociali Istituzionali dell’Ateneo di Catania, di cui il relatore illustra principalmente gli aspetti metodologici. La centralità della città nella società contemporanea deriva dall’effetto simultaneo e cumulativo di alcuni macro-processi: la crisi dello Stato-nazione che ha innescato una competizione fra città; la messa in discussione dell’industrializzazione, tradizionale motore dello sviluppo urbano; la pluralizzazione degli stili di vita e delle culture di appartenenza. Il futuro della città è soltanto parzialmente scritto nel suo passato e la città va ripensata tenendo presente la complessità dello scenario derivante dai suddetti macroprocessi e, contestualmente, l’aumento esponenziale della domanda espressa dai cittadini, vale a dire la convinzione che una città diversa e migliore sia sempre possibile. In seguito alla crisi delle grandi narrazioni si assiste ad una crescente soggettivazione della cultura contemporanea: la riflessività ne è il tratto caratterizzante ed enfatizza il significato della scelta il cui esito dipende da coloro che vivono e coloro che governano la città, spesso portatori di esigenze diverse


e persino opposte. In questa prospettiva, la ricerca su Firenze illustra come il 40% del campione intervistato ritenga che la città debba investire per il futuro nelle grandi opere nel settore della mobilità urbana e dei trasporti per renderla più accessibile da attori esterni; il 30% ritiene che si debba puntare sugli eventi culturali e artistici capaci di valorizzare la specificità della città; il 15% è convinto, invece, che occorra puntare sulla riqualificazione delle periferie mentre il 10% sui servizi di accoglienza per gli immigrati. Dalla ricerca si staglia, dunque, una domanda di cittàimpresa che esprime l’esigenza di aprirsi al mercato nazionale e globale dimostrandosi dinamici e attrattivi innanzitutto per la qualità delle infrastrutture (oggi politica e società locale dibattono sul nuovo aeroporto e il tram di superficie). Al contempo è avanzata anche una domanda di cittàevento da vivere e consumare puntando sull’immagine e la spettacolarizzazione, dibattendo sull’opportunità di fiere, mostre, musei, notti bianche e parchi a tema nel centro storico/nella città antica. Nel contributo di Davide Marino e Aurora Cavallo (Università del Molise), Paesaggi periurbani: quali confini?, è posta attenzione alla complessità dei caratteri, delle dinamiche e delle relazioni che definiscono lo spazio periurbano e alle attività che vi hanno luogo. La stessa categoria analitica di periurbanità, anche con riferimento all’evoluzione della cosiddetta città diffusa e alle funzioni “nuove” che connotano gli spazi liberi all’interno del tessuto urbano, è oggetto di profonda revisione. Il punto di vista che si propone è quello del paesaggio, analizzato e interpretato all’interno di una riflessione più ampia, che coinvolge i rapporti tra ambiente e società e il nostro modo di trasformare il territorio e concepire l’abitare contemporaneo. Van Leeuwen e colleghi (2009) hanno recentemente proposto una lettura tassonomica delle relazioni funzionali che legano gli spazi liberi in aree urbane basandosi su di un’analisi del territorio, incentrata su alcune categorie “cromatiche”, sviluppata in funzione dell’organizzazione spaziale delle stesse. Gli autori osservano un tasso strutturalmente crescente di urbanizzazione (rosso) sia per scopi civili e industriali, un declino economico delle zone rurali (verde), una crescente importanza della aree costiere e delle vie d’acqua (blu), oltre al consolidamento delle aree industriali (marrone) come roccaforti dell’economia, anche attraverso la rigenerazione delle aree dismesse nelle grandi città. La trasformazione dello spazio urbano andrebbe quindi analizzata attraverso l’equilibrio dinamico tra il “rosso + marrone” delle infrastrutture e delle industrie e il “verde + blu” degli spazi verdi e della presenza di acqua.

La varietà di funzioni degli spazi verdi urbani dimostra chiaramente come la loro natura complessa e multifunzionale generi una serie di valori importanti che contribuiscono alla qualità complessiva della vita urbana. Baycan-Levent et al. (2009) hanno proposto una tassonomia dei valori per gli spazi verdi urbani riconducibili a cinque categorie: 1. valori ecologici: intrinseco valore naturale, il valore di diversità genetica, di supporto alla vita, 2. valori economici: valore di mercato; 3. valori sociali: valore ricreativo, valore estetico, il valore di simbolizzazione culturale, storico, edificio valore del carattere, valore terapeutico, il valore di interazione sociale, il valore di sostituzione; 4. valori di pianificazione: strumentali-strutturali valore, sinergie e valore competitivo, 5. valori multidimensionali: valore scientifico, valore della politica. Tali valori si traducono conseguentemente in specifici benefici ambientali, economici, sociali, connessi alla salute, oltre che educativi. Lo schema in figura sintetizza, sulla scorta delle riflessioni sviluppate fin qui, le relazioni funzionali per categorie e forme di possesso.

“Nuove” forme e funzioni dello spazio urbano (coltivato).

La crescita urbana è caratterizzata da una sempre più marcata indifferenza localizzativa: lì dove si sviluppano residenze, industrie, servizi, reti tecnologiche e infrastrutture risultano scarti, residui di tale dispersione insediativa e la necessità di un costante adeguamento delle infrastrutture e dei servizi che accresce la frammentazione dello spazio agricolo e degli ambiti seminaturali. A fronte di una rinnovata attenzione al dibattito su quella che alcuni definiscono la “nuova questione urbana”, le strategie di pianificazione delle future metropoli sono chiamate a confrontarsi da un lato con


la ristrutturazione sostenibile dell’esistente e dall’altro con la compattezza del costruito in rapporto alla tutela del territorio agricolo e alle aree di limite. Nella città dispersa scompaiono i luoghi e s’interrompe quella corrispondenza biunivoca tra la comunità e il suo spazio. Se è vero che con i luoghi scompaiono i valori, allora, al contrario ri-costruendo i paesaggi si possono costruire funzioni sociali, culturali e prima ancora identitarie connesse a tali luoghi e alle loro risorse. Il riconoscimento dell’identità – che è soprattutto sociale e produttiva, prima ancora che paesaggistica e ambientale - dei paesaggi contemporanei è un tema centrale nel dibattito teorico sul paesaggio. Nel contributo di Fiammetta Mignella Calvosa (Libera Università degli Studi Maria SS. Assunta), Città compatta, città ri-unita, si analizza il fenomeno della diffusione urbana come modello di sviluppo non sostenibile che si declina attraverso tre principali dimensioni: consumo di suolo, disuguaglianza sociale, riduzione dei livelli di qualità della vita. In particolare, tale modello - con i suoi corollari in termini di distruzione del paesaggio, di forte consumo di suolo (la”campagna urbanizzata”) che penalizza le attività agricole, di soluzioni abitative ripetitive, di elevati costi di trasporto (collettivo e privato) e di reti infrastrutturali - conduce a fenomeni di esclusione sociale, nonché di crescita delle disuguaglianze e di negazione delle identità locali. In definitiva, “l’urbanesimo totale” produce flussi continui (rifiuti, CO2, persone, etc.) che non si intersecano e non precipitano nello spazio. A questo modello si oppone quello della città compatta più sostenibile principalmente in riferimento sia alla capacità di mantenere la sua caratteristica di crogiuolo e incubatore di innovazione, interazione, scambio, che alla possibilità di un passaggio dall’espansione al riuso, al recupero, al restauro. La città compatta, attraverso un adeguato sistema di regole, prevede progetti di partecipazione civica e inclusione sociale e privilegia una maggiore contiguità tra abitazioni e luoghi di lavoro, insediamenti concentrati, negozi di vicinato, trasporti pubblici efficaci, corridoi verdi, orti urbani, etc. La città compatta - più sostenibile economicamente, ecologicamente e in relazione all’equità sociale - può riattivare, in definitiva, un “vortice culturale” (Hannerz, 1998): perchè facilita il mescolamento dei flussi nello spazio urbano, favorisce le relazioni, non segrega ma, al contrario, apre al confronto e valorizza le identità locali e la vitalità del tessuto sociale, divenendo luogo privilegiato di integrazione sociale e allo stesso tempo di distinzione. La città diffusa può, dunque, essere “ri-unita”, attraverso una governance della sostenibilità che si fondi su: una pianificazione territoriale sostenibile attraverso il risanamento e il recupero urbano sulla

crescita densificata e sul controllo dello sviluppo insediativo anche per mezzo della trasformazione della mobilità e della diffusione di una cultura ambientale. SGUARDI ATTRAVERSO LA METROPOLI Nella Sessione Sguardi attraverso la metropoli, il contributo di Paolo Colarossi (Università di Roma “La Sapienza”), Le città sono fatte anche di quartieri. I quartieri sono fatti anche di piazze, strade e giardini, inquadra gli spazi pubblici come luoghi deputati a soddisfare alcune delle condizioni di base per un buon abitare: la qualità di accoglienza, di urbanità, di socialità e di bellezza. Per poter trattare in modo soddisfacente con adeguati strumenti e tecniche urbanistiche lo spazio pubblico per un buon abitare è necessario riferirsi alla dimensione del quartiere, e al sistema di spazi pubblici principali del quartiere e dei relativi servizi e attrezzature che affacciano (dovrebbero affacciare) sul sistema (la struttura urbana del quartiere): un quartiere è fatto anche di piazze strade e giardini. Uno strumento utile per poter governare gli assetti e le qualità di un sistema di spazi pubblici alla scala di quartiere nella città esistente può essere il Piano di Quartiere: strumento flessibile e capace di disegnare scenari per il futuro sulla base del quale operare con interventi singoli o parziali, ma all’interno di uno schema-quadro disegnato e di relative linee-guida. Una città di piccole città

Il Piano di Quartiere, elaborato con la partecipazione degli abitanti, permette la condivisione di un futuro assetto desiderabile per il quartiere stesso e oculate ed efficaci politiche di interventi e spese individuando priorità e fasi. La considerazione di possibili assetti alla scala locale dei quartieri (dei diversi Piani di Quartiere) è utile (a volte necessaria) per la definizione più efficace di alcune politiche e di operazioni di pianificazione alla scala urbana: la città è fatta anche di quartieri. Il contributo di Giordana Castelli (Università di Roma “La Sapienza”), Spazio pubblico e progettazione partecipata. Il caso della Romanina, presenta


l’esperienza di partecipazione pubblica con cui è stata costruita la proposta dello “Schema di assetto Preliminare” del Progetto Urbano per la Centralità Metropolitana. La finalità del Processo di Partecipazione è stata quella di accordare le opportunità che la nuova trasformazione urbana offriva con le necessità del territorio individuando: i desiderata degli abitanti in relazione al nuovo progetto per “il Centro Città” Romanina (funzioni urbane, servizi locali, spazi verdi); l’accessibilità nel territorio (tra gli ambiti urbani circostanti e tra essi e la centralità metropolitana); i benefici prodotti dalla nuova centralità per le singole realtà locali.

Il contributo di Anna Laura Palazzo (Università Roma Tre), Molto spazio pubblico, poca socialità, affronta le problematiche di un tassello urbano – Valco San Paolo -, nel più generale quadro delle trasformazioni che attendono il Municipio XI del Comune di Roma. Diverse le scale e i livelli problematici sotto il peso di differenti eredità: vi è innanzitutto una storia di lungo periodo che accompagna con fasi alterne il destino dell’intero quadrante “tra Roma e il mare”, una storia divisa tra interessi generali perseguiti con cautele e resistenze specifiche, spesso sotterranee, ben più tenaci e predisposte a mutare il senso della politica urbanistica mantenendo apparentemente inalterato il suo messaggio. Tale eredità, che incontra oggi una nuova volontà politica e una nuova vision, rischia in questa fase cruciale di disperdersi su vicende, traiettorie e destini non sempre in sintonia di fase, difficilmente coordinabili entro il debole canovaccio del Progetto urbano. Essa chiede dunque al Municipio di guardare dentro ma anche oltre il proprio territorio, trattando su basi più ampie opportunità e limiti delle azioni di trasformazione avviate e programmate; di lavorare a una nozione di sostenibilità che porti in conto il trattamento delle aree di interferenza critica tra pianificazioni e dispositivi relativi a filiere decisionali separate, generalmente autoreferenziali; di costruire insomma una geografia delle trasformazioni che tenga insieme e valorizzi le storie.

La progettazione è stata realizzata individuando gli abitanti come elementi portanti per l’attivazione di una rete di laboratori permanenti interni alle realtà locali. Il metodo di lavoro articolato in diverse fasi ( inchieste, tavoli di lavoro, elaborazione schemi di struttura e passeggiate di quartiere) è stato costruito passo dopo passo, seguendo tempi e modalità che il territorio suggeriva e con l’università nel ruolo di terzo attore neutrale che coordina, indirizza e modera il processo e i rapporti tra i differenti attori. Il processo ha fornito l’opportunità per l’individuazione, la programmazione e la valutazione degli interventi sullo spazio pubblico attraverso la redazione di due strumenti: il Piano Programma degli Interventi per il quadrante urbano e i Piani di Quartiere per le singole realtà. Il Piano di Quartiere è uno scenario condiviso per gli interventi sul sistema infrastrutturale e dei collegamenti ciclopedonali, dei luoghi centrali e delle aree verdi. Grande attenzione è stata posta al progetto di comunicazione che oltre alla ricerca continua di linguaggi e rappresentazioni, adatte per i diversi soggetti coinvolti, ha prodotto una mappa audiovisiva che raccoglie e documenta la memoria dei luoghi e, al tempo stesso, diventa strumento interattivo di conoscenza e progettualità.

Il contributo di Elena Battaglini (IRES Nazionale), Il territorio della Provincia metropolitana di Roma quale spazio di innovazione, ha affrontato il concetto di “innovazione territoriale sostenibile”, oggetto del disegno di ricerca dell’Osservatorio metropolitano di Roma. Il focus della ricerca, che produrrà annualmente un rapporto sull’area metropolitana romana, punta in questa edizione a quei processi in grado di sostenere l’efficienza, l’attrattività e la competitività economica di un sistema locale attraverso la promozione di attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale, contrastando il consumo di suolo e la dispersione insediativa e promuovendo la difesa e la valorizzazione dell’identità territoriale a vantaggio della qualità della vita e del benessere delle comunità locali presenti e future. Tali dimensioni di indagine, che postulano un’accezione di “sostenibilità” con forti implicazioni spaziali, affiancano con uno sguardo nuovo la cospicua letteratura, prevalentemente di matrice ambientale, interagendo con essa. Tre i campi tematici, secondo lo schema riportato in figura: 1) la struttura socio-economico e ambientale del sistema, diversamente dotata, a seconda del contesto territoriale, di condizioni che facilitano o ostacolano le dinamiche oggetto di studio; 2) le prestazioni del sistema;


3) le risposte strategiche che, a livello territoriale, si implementano a livello regolativo o di policy a fini di correzione, mitigazione o adattamento del sistema alle criticità interne o esterne. INNOVAZIONE TERRITORIALE SOSTENIBILE

STRUTTURA SOCIO- ECONOM.AMB. TERRITORIALE

Inte grità degli ecosistemi

* Qua lità ecosistema urbano; * Conservazione e innovazione delle risorse naturali; * Qua lità dei processi di uso e consumo di suolo …

PRESTAZIONI

Efficienza economica

* Buona occupazione * Qualità dei prodotti e processi * Capa cità di esporta zione * Efficienza energetica * Utilizzo di fonti energetiche rinnovabili * Accessibilità alle tecnologie migliori e ai servizi tecnologici …

RISPOSTE

Equità soc iale

* Qualità ed a ccessibilità ai servizi di welfare * Clima delle relazioni e grado fiducia intersogg. e interistituz. * Qua lità ed accessibilità ai processi di conoscenza * Democra zia economica …

Sostenibilità culturale

* Sa lvagua rdia e valorizzazione delle risorse tacite * Salvagua rdia e valorizzazione delle risorse culturali * Qualità della formazione e informa zione culturale …

Questa prospettiva permetterà, da una parte, di effettuare un’analisi comparata delle metropoli italiane in tema di sviluppo territoriale competitivo e sostenibile e, dall’altra, un’analisi puntuale della struttura socio-economica, culturale e ambientale dell’area metropolitana di Roma, delle principali prestazioni in termini di qualità ed efficienza dei processi e, infine, delle politiche avviate sui temi indagati. Primi bilanci Cosa significa riflettere di qualità degli spazi pubblici, sul vivere urbano in tempi di crisi? La parola crisi deriva dal verbo greco Krino che significa separare, giudicare, e che Aristotele utilizzava alludendo alla scelta. Tali scelte per quel che ci riguarda sono innanzitutto metodologiche: la costruzione di ipotesi di ricerca o di interventi applicativi è orientata sì dalle cognizioni, ma anche da interessi, valori e, forse, anche dalle nostre speranze. In tempi di crisi, la scelta di ragionare sui processi di innovazione territoriale, di fare ricerca avendo come oggetto l’innovazione territoriale implica l’analisi delle condizioni di vivibilità urbana che consente alle comunità locali innanzitutto di “restare”, di non emigrare altrove, e continuare a investire, vivere, sperare. E’ questo il motivo per cui, tra le macrovariabili territoriali illustrate in riferimento al nostro modello concettuale, abbiamo incluso la qualità e l’accessibilità ai servizi di welfare, il clima delle relazioni e il grado fiducia intersoggettiva e interistituzionale, la qualità ed accessibilità ai processi di conoscenza, la democrazia economica da intendersi quali ulteriori dimensioni della qualità della vita, degli ecosistemi urbani e dei processi insediativi. Il Seminario nuutre l’ambizione di fare di questo confronto un appuntamento costante tra chi in Italia, da tempo, sta lavorando sul tema della relazione tra spazio pubblico, socialità e qualità del vivere urbano; e l’Osservatorio sulla Metropoli, a cura dell’IRES

Nazionale e di Roma Tre, in rete con la Fondazione Rota, intende proporsi come luogo di confronto analitico e metodologico sulla forma e le funzioni urbane nel quadro delle scelte che la crisi che stiamo vivendo impone in un confronto interdisciplinare serrato sulla forma e le funzioni dell’urbano; il rigore nel metodo di ricerca e nelle tecniche selezionate; l’autonomia intellettuale degli studiosi; e, infine, l’assunzione del “senso del luogo”, che accomuna architetti-urbanisti (Christian Norberg-Schulz) e sociologi (Franco Ferrarotti) come fondamento dell’azione collettiva.


Prima Biennale dello Spazio Pubblico Roma 2011 Metro-polis, tra progetto dello spazio pubblico e progetto sociale “Spazio pubblico e progettazione partecipata. Il caso della Romanina”

“Spazio pubblico e progettazione partecipata. Il caso della Romanina” Giordana Castelli


PROCESSO DI PROGETTAZIONE URBANISTICA PARTECIPATA nell’ambito dell’elaborazione del progetto urbano per la nuova Centralità Metropolitana della ROMANINA Convenzione tra il Comune di Roma, Municipio X e il Dipartimento di Architettura e Urbanistica per l’Ingegneria “ Sapienza” Roma

Il progetto Urbano: prospettive per un Centro Città

procedura di partecipazione pubblica

opportunità di riqualificazione per i quartieri

Piano di Quartiere: scenario per il sistema degli spazi pubblici


Il Processo di progettazione partecipata costruire, attraverso racconti, suggestioni e progettualità degli abitanti, proposte condivise di riqualificazione per i quartieri intorno all’area della Centralità.

Partecipare ha significato: definire problemi comuni e condividerne esperienze quotidiane, con l’obiettivo di formulare nuove prospettive e ipotesi di rinnovamento urbano.


Obiettivi del Processo • individuare i “desiderata” per “il Centro Città” (funzioni di livello superiore, servizi locali, spazi verdi);

• individuare connessioni e accessi tra gli ambiti urbani circostanti e la centralità metropolitana;

• individuare opportunità di riqualificazione e di miglioramento del tessuto esistente e interventi sullo spazio pubblico e sul sistema delle aree verdi.


Un metodo a) minimizzare gli effetti negativi e

massimizzare gli effetti positivi

della

trasformazione urbana sul territorio circostante;

b) avviare un processo di partecipazione

c) contribuire all’accrescimento di reciproci

di lunga durata;

rapporti di fiducia tra le amministrazioni

e i cittadini;

d) ampliare la dimensione dell’ interessamento

e al “Nuovo Centro Città”

degli abitanti

sui quartieri contigui


1. Costituire una rete di Laboratori L’inchiesta preliminare

"Giardini di Tor di Mezza Via": prevalenza % delle categorie di problemi

Spazi pubblici e verde pubblico 8%

in quale quartiere abiti ? che problemi ha il tuo quartiere? di cosa ha bisogno il tuo quartiere?

Sicurezza 6%

Manutenzione e pulizia 9%

Non ci sono problemi 2%

Partecipazione dei residenti 1%

Mobilità locale 45%

Schede pervenute: 66 Segnalazioni: 186

Servizi 29%

cosa è un Centralità ? come vorresti il tuo Centro Città ?

"Giardini di Tor di Mezza Via": prevalenza % delle categorie di proposte di miglioramento

Mancanza di spazi pubblici

Vivibilità del quartiere 8%

Sicurezza 5%

Altro 1%

Spazi pubblici e verde pubblico 40% Mobilità locale 18%

Schede pervenute: 66 Segnalazioni: 137

Servizi 28%


2. Affiancare la redazione dello Schema Preliminare Indicazioni per il Concorso di idee

Linee guida di accompagno allo schema di assetto

“servizi pubblici qualificati ”

“grande piazza e un “corso” dove passeggiare”” “luogo moderno ed efficiente”

“nuova cittadina”

“raggiungibile a piedi” “a misura d’uomo”

“bello”

“un punto di riferimento e d’identità” “opportunità di lavoro per i giovani”


3. I tavoli di lavoro libera produzione di idee

• • •

15-20 partecipanti a tavolo con 2 moderatori (ricercatori DAU) elaborazioni grafiche ex tempore - immediata visualizzazione grafica delle tematiche trattate linguaggi e mappature simboliche bidimensionali di estrema comunicabilitĂ

mappe con proposte di trasformazione per ogni quartiere mappa condivisa per con le proposte comuni


4. Schemi di struttura dei quartieri

Individuare per ciascun quartiere un Centro: necessitĂ di uno spazio pubblico per la socialitĂ

Sulla base dei materiali prodotti nei laboratori, il DAU ha elaborato delle prime bozze di schemi di struttura dei quartieri.


5. Le passeggiate

Conoscenza - Ascolto

Condivisione vita del quartiere e convivialitĂ

Rapporto di amicizia e fiducia


6. Il Piano Programma degli Interventi

Schema d’assetto e definizione delle linee guida per gli interventi sullo spazio pubblico


7. “Storie minime” di problemi e opportunità

La torre separata La torre medioevale (del XII-XIII secolo) che da il nome al quartiere, oltre ad essere in un forte stato di abbandono, negli anni recenti a causa della costruzione di palazzi per uffici e centri commerciali è stata separata dal quartiere. Il Viale interrotto Il Viale di vecchi pini, accesso a un gruppo di case rurali della storica fattoria Rampa, motivo ricorrente del paesaggio della campagna romana, attualmente per metà è diventato pubblico, e corre tra edifici residenziali bassi, mentre l’altra metà, privata, è chiusa ed inagibile. La piazza che non c’è E’ difficile incontrarsi in un quartiere senza una piazza. La mancanza di un luogo pubblico attrezzato, al di fuori del centro sociale, rappresenta sin dalla nascita uno dei problemi più gravi. Il corso dove non si passeggia Via Gasperina l’unica strada centrale con i negozi di tutto il quartiere ha i marciapiedi di non più di un metro e non può assolvere alla funzione di luogo dello stare e del passeggio. Due quartieri vicini ma lontani Il quartiere storico di Giardini ( zona O) e la nuova 167, nonostante la vicinanza, non riescono a comunicare, strade chiuse e aree abbandonate non permettono che diventi un unico quartiere. Verde non valorizzato e non fruibile La grande area verde a sud del quartiere, attualmente usata come pascolo o coltivata non è fruibile e godibile dagli abitanti ed inoltre rappresenta, come area incustodita, pericoli per le residenze vicine.


8. Il Piano di Quartiere


9. Ipotesi di attuazione di alcuni indirizzi del Piano Programma Progetto della CentralitĂ

Linee guida per la riqualificazione dei quartieri

Piano Programma

Progetto rete ciclabile


9. Ipotesi di attuazione del Piano di Quartiere Progetto della Centralità

OSSERVAZIONI AL PIANO PARTICOLAREGGIATO “PONTE LINARI - CAMPO ROMANO”

Centro di Quartiere

Piano di Quartiere

Progetto dello Spazio Pubblico

Nuova piazza


Protagonisti

Riflessioni sul metodo

Strumenti

1) Abitanti come elementi portanti del Processo:

3) Passo dopo passo: tempi e modalità che il

contesti di discussione interni alle realtà locali

territorio suggeriva

2) Università come terzo attore neutrale e

4) Mappa audiovisiva : raccolta e documentazione

tecnicamente preparato

della memoria, strumento di conoscenza e progettualità


Conclusioni Importanza del Processo Partecipativo come prassi per la conoscenza e la progettazione urbana dalla fase preliminare

Piano Programma degli interventi/Piano di Quartiere strumenti per l’individuazione, la programmazione e la valutazione degli interventi sullo spazio pubblico ( Amministrazioni – Cittadini)

Progettazione partecipata come modalità necessaria per

conoscenza realizzabilità cura/manutenzione qualità

Spazio Pubblico


Prima Biennale dello Spazio pubblico Roma 12 – 14 maggio 2011 Metro-polis. Tra progetto dello spazio pubblico e progetto sociale

Domande di città e progettazione del territorio di Carlo Colloca carlo.colloca@unict.it

Università di Catania – Facoltà di Scienze politiche


La centralità della città La centralità della città nella società contemporanea deriva dall’effetto simultaneo e cumulativo di alcuni macro-processi: - la crisi dello Stato-nazione che ha innescato una competizione fra città; - la crisi della industrializzazione, tradizionale motore dello sviluppo urbano; - la pluralizzazione degli stili di vita e delle culture di appartenenza.


La domanda di città Il futuro della città è soltanto parzialmente scritto nel suo passato. La città va ripensata tenendo presente: a) la complessità dello scenario derivante dai suddetti macroprocessi; b) l’aumento esponenziale della domanda espressa dai cittadini, vale a dire la convinzione che una città diversa e migliore sia sempre possibile.


La segmentazione della domanda di città “Di una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà alla tua domanda” (Marco Polo al Khan delle Città invisibili di Italo Calvino)

- In seguito alla crisi delle grandi narrazioni utopiche o ideologiche si assiste ad una crescente soggettivazione della cultura contemporanea. - La riflessività è il tratto caratterizzante la contemporaneità ed enfatizza il significato della scelta. - L’esito della scelta dipende da coloro che vivono e coloro che governano la città. - Sono molto diversi rispetto al passato coloro che nella città vivono e lavorano. L’estesa categoria dei city users è portatrice di esigenze diverse e persino opposte.


La ricerca sociologica e l’analisi della domanda di città Firenze e la domanda di città dell’establishment (indagine realizzata fra il 2003 e il 2004 a cura della Fondazione Circolo Rosselli e del Centro Interuniversitario di Sociologia politica dell’Ateneo di Firenze; indagine riproposta nell’aprile 2011)

Catania e la domanda di città degli immigrati (indagine avviata nel febbraio 2011 a cura del Dipartimento di Analisi dei Processi Politici Sociali Istituzionali dell’Ateneo di Catania)


Firenze e la domanda di città dell’establishment L’ipotesi di ricerca: l’attenzione si concentra su una specifica componente della popolazione, vale a dire un campione significativo di attori insider cioè capaci di incidere sulle problematiche urbane sotto il profilo socio-economico e culturale e dei quali si vuole analizzare la rappresentazione che hanno della città e quindi quale domanda di città avanzano. Il campione: sono stati coinvolti 260 cittadini fiorentini fra esponenti dell’università, delle associazioni culturali, di volontariato e sportive, dei vari culti religiosi, delle associazioni di categoria (sindacati, commercianti, imprenditori e ordini professionali), direttori di biblioteche e di musei, presidenti di quartiere e di aziende partecipate del Comune.


Firenze e la domanda di città dell’establishment Lo strumento di indagine: tra novembre e dicembre del 2003 sono stati somministrati 260 questionari attraverso i quali gli intervistati sono stati sollecitati ad esprimere un loro giudizio su Firenze articolandolo su più ambiti. Il questionario si componeva di 21 domande: 16 domande sono state chiuse dotandole di alternative di risposta su base dicotomica (si/no) oppure multiple a preferenza graduata (ricorrendo a termometri e scale Likert per misurare il livello di accordo/disaccordo rispetto a taluni item); 5 domande sono state lasciate aperte per consentire la maggiore spontaneità da parte dell’intervistato. La chiusura delle domande è stata praticata mediante la realizzazione di 7 focus group dove sono stati coinvolti i rappresentanti delle varie categorie di attori insider selezionati per la ricerca. Tale procedura ha permesso di limitare l’individuazione di modalità di risposta che potevano risentire di costrutti mentali e rappresentazioni della città propri dei componenti del team di ricerca. La ricerca è stata pubblicata nel luglio del 2004. Cfr. Carlo Colloca e Lorenzo G. Baglioni, Per Firenze. Seconda indagine sulla città, edizioni ALINEA, Firenze, 2004.


Firenze e la domanda di città dell’establishment In particolare le domande richiamavano l’attenzione su dieci macrotemi: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10.

la qualità della vita cittadina a partire dalla individuazione delle risorse che la tutelano o che la condizionano negativamente; l’immigrazione ed il multiculturalismo; l’impatto sulla città delle grandi infrastrutture in costruzione; l’offerta culturale; Il funzionamento del sistema politico-istituzionale locale; le forme della partecipazione politica; il mondo del lavoro; le rappresentazioni sociali della sicurezza; il traffico e la viabilità; la percezione del paesaggio urbano fra il verde pubblico e il fiume Arno.


Firenze: fra città impresa e città evento Il 40% del campione intervistato ritiene che Firenze debba investire per il futuro nelle grandi opere nel settore della mobilità urbana e dei trasporti per renderla più accessibile da attori esterni. Il 30% del campione intervistato ritiene che si debba puntare sugli eventi culturali e artistici capaci di valorizzare la specificità della città. Il 15% sulla riqualificazione delle periferie. Il 10% sui servizi di accoglienza per gli immigrati. Il 5% sollecita interventi per rendere la città più sicura. Quindi una domanda di città impresa che esprime l’esigenza di andare sul mercato nazionale e globale dimostrandosi dinamici e attrattivi innanzitutto per la qualità delle infrastrutture (oggi politica e società locale dibattono sul nuovo aeroporto e il tram di superficie). Al contempo è avanzata anche una domanda di città evento da vivere e consumare puntando sull’immagine e la spettacolarizzazione (oggi politica e società locale dibattono sull’opportunità di fiere, mostre, musei, notti bianche e parchi a tema nel centro storico/nella città an vtica)


Catania e la domanda di città degli immigrati L’ipotesi di ricerca: l’attenzione si concentra su una specifica componente della popolazione, vale a dire un campione significativo di cittadini stranieri immigrati. Si tratta di attori outsider cioè protagonisti di pratiche di resistenza e di accettazione rispetto a dinamiche di vita urbana che tendono a fare dello straniero il destinatario di una forte esclusione sociale. L’intento, ancora una volta, consiste nell’analisi della rappresentazione che hanno della città e quindi quale domanda di città avanzano. L’amalgama all’origine della città (Lewis Mumford). Le dinamiche di costruzione delle località e della convivenza interetnica. Il ruolo della mediazione culturale. effetti sui caratteri socio-culturali della città meridionale La conclusione della ricerca è prevista per dicembre 2012


Catania e la domanda di città degli immigrati Fasi della ricerca già avviate (febbraio 2011):

Definizione di una geografia della presenza straniera (bengalese, cinese, cingalese, mauritana, rumena e senegalese) nella città di Catania; aggiornamento del materiale bibliografico in tema di città meridionale e processi migratori prestando attenzione anche al reperimento di quelle pubblicazioni promosse dal privato sociale, stante il ruolo di primo piano che riveste rispetto alla questione immigrazione nella società italiana; osservazione partecipante nei quartieri a più alta densità di popolazione immigrata (in part. centro storico).


Catania e la domanda di città degli immigrati Fasi della ricerca da avviare:

Si prevedono 240 interviste in profondità da rivolgere a residenti autoctoni (N: 30) e stranieri (N: 90) nei quartieri dove maggiore è la presenza immigrata. 6 focus group tematici che coinvolgeranno rappresentanti del mondo dell'associazionismo monoetnico e plurietnico, del volontariato laico e cattolico, dei servizi socio-sanitari (tra i quali anche mediatori). I temi oggetto del focus group verranno selezionati sulla scorta di quanto emergerà in sede di intervista e di osservazione partecipante. 1.000 questionari da somministrare nell'ambito delle scuole medie superiori di Catania alle seconde generazioni di immigrati distinte per nazionalità.


Grazie per l’attenzione!


Analizzare dati e progetti Per capire, confrontare E pianificare le metropoli Luca Davico


1. Analizzare dati e progetti


Dal 1999 Promotori: - Associazione culturale - Fondazione Giorgio Rota

Finanziatore:

… un “luogo” intellettualmente libero, in cui fare ricerca La “missione” “Mettere in fila le cose, fare ordine nelle molte parole da cui siamo circondati, ricordare il cammino percorso, le cose fatte e quelle da fare, le promesse mantenute e quelle lasciate cadere”. (dall’Introduzione al 1° Rapporto su Torino)

Territorio di riferimento: l’area metropolitana… questa sconosciuta


NO a tesi precostituite. MA analisi, verifiche, riscontri, dati Dodici anni di Rapporto su Torino – Un po’ di numeri: • 3.500 pagine di analisi • 1.000 testimoni qualificati intervistati su progetti, dati, tendenze • 700 azioni monitoraggio su politiche, piani • 1.500 tabelle e grafici, per 200.000 dati: per 2/3 comparativi tra metropoli • 600 ricerche censite, selezionate e in bibliografia • 15 survey, indagini, sondaggi ad hoc • 3.000 interviste a italiani e stranieri: immagini e opinioni su Torino • 1.600 cittadini torinesi intervistati su città, servizi, identità • 800 giovani torinesi intervistati su progetti e futuro


Una Banca Dati su internet: 246 tabelle: 35.000 dati scaricabili 1. Demografia 2. Economia e innovazione 3. Formazione 4. Ambiente e sicurezza 5. MobilitĂ 6. Assistenza e sanitĂ 7. Trasformazioni urbane 8. Cultura

www.eauvive.it


• Ricerche e partnership in rete con: – Politecnico TO e Università TO – Torino Nordovest (associazione Piano strategico) – Uffici pubblici (Comune e altri) – Ires Piemonte – Ires nazionale Roma

• Crescente attenzione e rapporti: – Amministratori locali – Funzionari pubblici – Ricercatori – Imprese ed enti – Media locali


Numero citazioni del Rapporto su quotidiani locali Posizione della Pag. parole chiave Rapporto su Torino in Google (dic.2010) 80 70 “bancadati torino”

60

“dati 50 demografia torino”

40

“dati mobilità torino”

30

“dati 20 trasformazioni urbane torino” 10

“dati formazione torino”

2° 3°

0

2006-2010 2000-2005 2006-2010 “dati 2000-2005 cultura torino”

La Stampa “dati economia torino”

“dati ambiente torino”

La Repubblica

12°


2. Confrontare, per capire


• Confrontare il Rapporto sempre più sulle metropoli italiane (e non) • Capire cresce la “cultura” del monitoraggio (osservatori) e della rendicontazione (carte servizi, bilanci sociali,…) • Approcci complementari superare querelle quantitativisti vs. qualitativisti


Confronti tra metropoli Europee

Italiane

ES: N째fiere internazionali

ES: Uso mezzi pubblici 0

100

200

300

400

500

Torino Milano Genova Bologna Firenze Roma Napoli Bari Palermo Catania Cagliari

0

600

1999 2003 2007

Bari Bologna Cagliari Catania Firenze Genova Milano Napoli Padova Palermo Rimini Roma Torino Venezia Verona Barcellona Bordeaux Brno Colonia Dortmund D체sseldorf Essen Francoforte Goteborg Hannover Lione Lipsia Marsiglia Monaco Montpellier Nantes Norimberg Praga Rennes Saragoza Siviglia Stoccarda Toulouse Valencia

500

1000

1500

2000

2500

3000


Zoom territoriali: confronti tra zone ES: Saldi demografici a Torino cittĂ

ES: % Stranieri nell’area torinese


13

Quadri di sintesi: posizione della città su diversi fronti

12

11

10

9

8

7

6

5

4

3

2

1

Strade Ferrovie Aeroporti Voli internaz. Aria Acqua Verde Pedonalizzaz. Differenziata Sicurezza Indu. Sicurezza lavoro Sicurezza strada Sicurezza reati Bus Ciclabili Motorizzazione Valore agg. Produtt.Industria Produtt.Terziario Soc.Capitali Ricettività Turismo Esportazioni Brevetti Occupazione Imprenditorialità Fiere Mostre Congressi Classe creativa Sport business Giovani Stranieri Giovani laureati Iscritti Atenei Efficienza Atenei Atenei attratt. Speranza vita Attacamento vita Dotaz.Sanità Sanità attrattiva Volontariato Accesso alloggi


3. Pianificare le metropoli


“Non basta ideare progetti, bisogna tradurli in azione” (dal 1° Rapporto su Torino) Analisi e monitoraggi quali/quantitativi di progetti strategici: • Tempi realizzazione • Investimenti • Rispetto di obiettivi e previsioni progettuali • Evoluzioni nel tempo Antidoto contro: • Compiacimento autoreferenziale • Perdita della memoria


1° ES: Monitoraggio di tempi e costi Gli Impianti olimpici del 2006 Sede Torino Sebastopoli Torino Esposizioni Torino Palavela Torino Oval Torino Tazzoli Sestriere S.Sicario S.Sicario Fraiteve Pragelato Pragelato Plan Bardonecchia

Impianto palahockey 1 palahockey 2 short track, pattin.figura pattinaggio velocitĂ allenamenti short track sci alpino biathlon sci alpino salto fondo snowboard

Inizio lavori giu.2003 (+2) lug.2003 (+3) mag.2003 (-1) gen.2003 (-5) mag.2003 (n.d.) mag.2003 (=) mar.2004 (+4) mag.2003 (=) set.2002 (+2) gen.2003 (+2) mag.2003 (=)

Fine lavori ott.2005 (+6) dic.2004 (+10) dic.2004 (+1) apr.2005 (+4) dic.2004 (+1) dic.2003 (+1) dic 2004 (=) dic.2003 (+1) nov.2004 (-1) ott.2004 (-2) dic.2003 (n.d.)

Sauze

freestyle

lug.2003 (-1)

ott.2004 (=)

Cesana Pariol Pinerolo

bob skeleton slittino curling

giu.2003 (+2) dic.2003 (+2)

nov.2004 (=) dic.2004 (+1)


2° ES: Scheda progetto, con ricostruzione cronologica I treni TAV Risalgono al 1986 i primi studi per linee italiane ad alta velocità; un anno dopo il piano delle Ferrovie dello Stato, la società Torino-Milano SpA (Alitalia, Fiat Engineering e altre società) presenta il progetto per la linea veloce tra Milano e Torino. Nel 1987 la Regione Piemonte include il progetto nel suo Piano dei trasporti; nel biennio successivo, quindi, il progetto di un corridoio veloce nella Pianura padana viene approvato a livello nazionale ed europeo, avanzando anche le prime ipotesi di prolungamento verso la Francia. La fine della divisione del continente in blocchi Est-Ovest permette, tra l’altro, di lanciare la strategia del trasporto veloce per accrescere la coesione territoriale: nel 1994 l’UE include la Torino-Lione tra i quattordici progetti infrastrutturali prioritari, l’anno successivo pianifica l’avvio dei cantieri entro il 1996 e un loro completamento per il 2000. Dal marzo 1990, tra l’altro, realtà del mondo imprenditoriale e camerale del Settentrione avevano dato vita al Comitato promotore dell'alta velocità ferroviaria merci e passeggeri (dal 1998 ribattezzato Transpadana), per sostenere la causa delle linee TAV e “migliorare il trasporto merci e passeggeri nel rispetto dell'ambiente, inserire l'economia italiana in un settore tecnologico d'avanguardia con grandi prospettive di sviluppo, incrementare l'efficienza dei sistemi di trasporto italiani facilitandone il riequilibrio modale a favore della ferrovia, in un contesto sempre più competitivo”. Il Comitato sottolinea l’urgenza del rafforzamento delle ferrovie, perché – in assenza di linee TAV – in Val di Susa il traffico pesante aumenterebbe aumenterà dai 5.000 veicoli al giorno del 2000 a oltre 10.000 nel 2015. Il progetto subisce continui rinvii. Per la tratta tra Torino e Milano, la Conferenza dei servizi, dopo sei anni di lavori, a metà 2000 approva il progetto, programmando un avvio dei lavori nel 2001 e una conclusione nel 2005 per la tratta tra Torino, Novara e Malpensa (due anni più tardi fino a Milano). I tempi si allungheranno poi, rispettivamente, al 2006 e al 2010. Per la linea con la Francia, nel 2001 un vertice intergovernativo si conclude con un piano dei tempi un po’ più realistico del precedente, programmando per il 2015 il completamento della linea veloce tra Torino e Lione (alla fine dell’anno un nuovo vertice la anticiperà al 2012). Emergono tuttavia in modo sempre più chiaro diverse criticità: quella degli impatti sul territorio, col timore crescente – specie in Val di Susa – di devastanti effetti ambientali e sociali; la definizione di un budget preciso (nel 2002 le stime ufficiali sono pari a 5-6 miliardi di euro); le modalità tecniche di realizzazione. Per anni non risulta affatto chiaro se la linea servirà prevalentemente a trasportare merci o passeggeri, né quale sarà il tragitto nell’area torinese e in Val di Susa: nel 2003 la Regione respinge una seconda volta il progetto delle Ferrovie, che non prevede connessioni con lo scalo merci di Orbassano[2]. Anche sulle stazioni permane incertezza: nel 2001 si ipotizza che la stazione della TAV sorga a Settimo, senza penetrare nel capoluogo, più tardi si immagina di fermare i treni veloci a Chivasso; tra il 2004 e il 2005, dopo molte pressioni locali sulle Ferrovie, viene accettata l’idea di entrare nel capoluogo, fermando a Porta Susa. Intanto viene anche divulgato l’ennesimo piano dei tempi (avvio dei cantieri nel 2007 e conclusione nel 2017) e un nuovo budget (triplicato rispetto a quello indicato due anni prima: 15,2 miliardi). L’Osservatorio si riunisce per la prima volta a dicembre 2006 e adotta un approccio tecnicopragmatico, sentendo diversi esperti italiani e stranieri di trasporti e di ambiente, provenienti da UE, enti locali, università, altri enti pubblici, organismi tecnici. Tra il 2007 e il 2008, l’Osservatorio realizza alcuni studi, sulla capacità attuale e potenziale della linea ferroviaria esistente, sugli scenari futuri del traffico merci, sui diversi possibili tracciati nell’area metropolitana. Dopo una settantina di riunioni (quasi sempre nella sede della Prefettura di Torino), nell’estate 2008 viene dato grande risalto politico e mediatico all’accordo raggiunto in seno all’Osservatorio per avviare la progettazione preliminare della linea TAV da Chivasso alla Francia, affrontando organicamente le questioni del tracciato nell’area metropolitana, del tunnel in bassa Valle, di una possibile stazione internazionale a Susa). Il progetto preliminare potrebbe essere bandito nella prima metà del 2009, i cantieri aprirsi tre anni dopo e concludersi non prima di quindici anni più tardi. A fine 2008, intanto, la Commissione trasporti dell’UE ha confermato il finanziamento di 671,8 milioni per la tratta internazionale linea.


3° ES: Analisi sulla geografia dei progetti Aree di trasformazione a Torino e Area metropolitana

Torino cittĂ

Cintura metropolitana


4° ES: Analisi su specifici esiti progettuali Opinioni di esperti (architetti ecc.) su qualità nuovi spazi urbani Quali sono i migliori e peggiori progetti architettonici realizzati di recente ?

Qual è il suo giudizio sulle trasformazioni nell’area Spina 3 ? 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0%

Molto positivo

Abbastanza positivo

Nè positivo nè negativo

Abbastanza negativo

Molto negativo


5° ES: Analisi di Piani e Metaprogetti

0

5

10

15

20

Trasporti mobilitĂ Cultura e tempo libero Formazione istruzione Governance Economia Ambiente riqualif.urbana Turismo Innovazione ricerca

realizzati

in parte

non realizzati

1998 2010


Analizzare dati e progetti Per capire, confrontare E pianificare le metropoli Luca Davico


Gabriele Basilico, Istanbul 2010

Paesaggi periurbani: quali confini?

Paesaggi periurbani: quali confini? Riflessioni preliminari per un progetto di ricerca Davide Marino e Aurora Cavallo Università del Molise e Consorzio Universitario per la Ricerca Socioeconomica e sull’Ambiente (CURSA)

Workshop METRO-POLIS. TRA PROGETTO DELLO SPAZIO PUBBLICO E PROGETTO SOCIALE Prima Biennale dello Spazio Pubblico Roma, 13 maggio 2011


I confini dello spazio periurbano: forme, dinamiche e funzioni


Le dinamiche evolutive Lo spazio urbano

Lo spazio agricolo

1990/2010

55.7 %

Gli spazi forestali e seminaturali 35.7 %

20.5 % 17.8 %

∙ In Italia la popolazione urbana è 2/3 di quella rurale. ∙ In Europa oltre il 75% della popolazione vive in aree urbane. ∙ Negli spazi periurbani vive oltre la metà della popolazione urbana, cresciuti + 4 volte rispetto ai contesti urbani (dati EAA, 2010) ∙ Espansione urbana (+ 5% negli ultimi 10 anni) a fronte di pressione demografica irrilevante ∙ Dagli anni ’80 in Europa l’emorragia rurale si è arrestata e ha smesso di alimentare la crescita urbana ∙ Rurbanizzazione  Urbanizzazione dello spazio rurale (Bauer, Roux, 1976) vs ∙ Exurbanizzazione  le popolazioni urbane si trasferiscono in aree rurali (Donadieu, 2006) ∙ In Italia nel 2008 i pendolari sono una quota pari al 26,6% (25 km percorsi al giorno). Il 58% del pendolarismo riguarda centri urbani fino a 50.000 abitanti (dati INSORT, 2008) ∙ In Italia tasso di motorizzazione privata  59.3 auto/100 abitanti (dati OCSE, 2003)

43.7 %

21.4 %

∙Valore aggiunto agricolo/totale di tutti i settori per l’Italia è pari a 1.8% la media UE 27 è 1.7%

∙ Aree protette (Legge 349/91)  10.8% territorio nazionale (dati INEA, 2010)

∙Incidenza % occupati in agricoltura sul totale per l’Italia è pari al 3.9% (UE 27 5.6%, USA 1.5%, Giappone 3.9%) (dati Eurostat, 2009)

∙ Aree SIC (Direttiva “Habitat”92/43/CEE)  16.4% territorio nazionale.

∙Popolazione/superficie agricola (abitanti/100 ha SAU) in Italia è pari a 464 (UE 27=287) (dati INEA, 2009)

∙ Aree ZPS (Zone di Protezione speciale) il 3.7% (dati INEA, 2010)

∙Valori Fondiari tra il 2000 e il 2009 in alcune aree + 40% (dati Inea, 2010)

∙ L’Italia è un paese ricco di boschi caratterizzati da una bassa qualità ecologica  fallimento ipotesi di riconversione silvopastorale, specie in aree di montagna (politica energetica?)

∙Aziende agricole attive - 20% rispetto al censimento del 2000, a Roma la flessione riguarderebbe il 35% delle aziende (Istat, 2011) ∙Il 49,5% delle imprese < di 2 ettari su 6,1% della SAU totale, il 40% della quale è concentrata nel 2,4% delle aziende con oltre 50 ettari (dati Inea, 2009) ∙Aziende agricole che effettuano vendita diretta sono aumentate del 64% negli ultimi 10 anni, arrivando a rappresentare il 7,4% del totale (Inea, 2009) ∙Il paesaggio agrario è costituito per il 50% da una singola classe di uso del suolo prevalente, che ne caratterizza la copertura per almeno il 70% (Rete Rurale Nazionale, 2009)

∙ Il 70% dei comuni italiani presentano un elevato rischio idrogeologico ∙ Diminuzione fasce boscate, filari, siepi, reticolo canali minori  effetti pesanti in termini di perdita di biodiversità e qualità paesistica


“Nuove” forme e funzioni dello spazio urbano (coltivato) Nuova caratterizzazione degli spazi aperti, delle loro funzioni e delle modalità attraverso cui i cittadini li abitano (Baycan Levent, 2009, Van Leewen et al., 2009)

Spazi pubblici Boschi urbani, community forests, parchi urbani Parchi agricoli Spazi aperti di edifici  scuole, ospedali, centri di ricerca e orti botanici strutture carcerarie Spazi aperti pubblici con “nuove” funzioni  Community gardens, orti urbani,

Spazi verdi “minimi”  spazi interstiziali, verde di arredo urbano es. Guerrilla gardening Spazi del riuso  ex aree industriali, infrastrutture

Funzioni

Economica/produttiva

Ambientale/ecologica

Spazi privati Spazi aperti di luoghi di cura  cliniche private, hospice Spazi di strutture produttive agricole fattorie didattiche, fattorie sociali

Sociale

Terapeutica Divulgativa/educativa Estetico/ricreativa Storico/culturale

Spazi di strutture sociali di prevenzione del disagio e inclusione  strutture di recupero, aree sottratte ad attività illegali Spazi privati di aziende  tetti, parcheggi (es. Detroit)


“Nuove” forme e funzioni dello spazio agricolo Lo spazio agricolo da una parte mantiene forme produttive legate all’organizzazione agraria dall’altra diviene il prodotto di nuove esperienze di abitabilità che riformano i codici formali precedentemente acquisiti. Donadieu (2006) individua quattro tipologie di attività agricola

Attività (e forme) Agricoltura rurale  agricoltura intensiva in aree rurali/Farmer Agricoltura periurbana  praticata da cittadini che lavorano a tempo pieno piccole aziende (spesso in aree periferiche) praticano vendita diretta, reddito familiare basato anche su attività extragricole/Farmer no farm Agricoltura cittadina  part time basata su attività educative e divulgative, ricettive e turistiche in genere. Qualità degli spazi ricopre ruolo primario/Urban no farm Agricoltura hobbistica  cittadini che nel tempo libero praticano attività agricole/ Hobby farmer

Funzioni

Economica/produttiva

Sociale

Terapeutica Divulgativa/educativa Estetico/ricreativa Ambientale/ecologica


Quali sviluppi?

PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DELLA PROVINCIA DI LECCE 1998/2007 Area: 1800kmq Ulivie vigneti 865kmq Abitanti 800.000 Imprese 40.000

www.diba.es

Vigano, 2001

Alcune esperienze

IL PARCO AGRARIO DE BAIX DELLOBREGAT, Barcellona 1976/2002 Area: 2900ha Abitanti: 700.000 Imprese: 550 Municipi coinvolti: 14

COOPERATIVA SOCIALE CAPODARCO, GROTTAFERRATA – ROMA 1978/2000 Area: 23 ha Sostiene e realizza l’inserimento lavorativo di persone portatrici di handicap e disagio sociale


Quali sviluppi? L’immagine del territorio (Paesaggio e identità) Il paesaggio come tema di una riflessione più ampia che coinvolge il modo di costruire il territorio e la società e il rapporto tra il progetto del territorio/società. Tale rapporto va oggi rifondato perché più instabili (e meno resilienti) sono i territori e le società stesse Agricoltura come Infrastruttura naturale di interesse pubblico e i paesaggi “Terzi” 1.Effetti su rapporti urbani: spazio pubblico e privato (e loro forme e funzioni)/centro e periferia/ruolo spazi interstiziali/piazza e strada/spazi collettivi/parchi storici e architetture rurali 2. Effetti sul territorio agrario (questioni ambientali, presidio del territorio, conservazione e gestione paesaggi agrari tradizionali (e produzioni connesse), ricaduta economico/sociale in aree marginali) 3.Ruolo integrazione politiche e dei livelli di governance [pianificazione urbana e territoriale/Urban green policy/Politiche agricole/SR/ambientali/sociali] + identificazione strumenti di governance del territorio e di intervento pubblico (Valutazioni connesse a remunerazioni di esternalità connesse all’uso (produttivo e non) di questi spazi

La Conoscenza del territorio Analizzare gli oggetti territoriali e le loro stratificazioni come il risultato di processi complessi, riconoscerne le diverse valenze e interpretarne le trasformazioni approccio consapevole e interdisciplinare


CITTÀ COMPATTA, CITTÀ RI-UNITA Fiammetta Mignella Calvosa Simona Totaforti 13 maggio 2011


Lo sviluppo urbano la maggior parte degli abitanti del pianeta vive nelle città ; nel 2050 si stima che il 75% della popolazione mondiale risiederà in megalopoli e in regioni a intensa urbanizzazione; enorme impatto ambientale: crescente peso demografico della popolazione urbana, consumo risorse naturali, rifiuti prodotti, emissioni di CO2; il fenomeno della diusione urbana ha dato origine a un modello di sviluppo non sostenibile.


Trasformazioni del territorio gli interessi immobiliari si saldano con l’interesse dei proprietari dei suoli che tendono a trasformare la propria rendita agraria in rendita urbana continue varianti ai piani regolatori mancanza di regole che impongono una pianificazione accorta e sostenibile sviluppo dell’abusivismo speculativo dualismo del mercato abitativo (centro/periferia) CONSUMO DI SUOLO


Trasformazioni demografiche Naturali: cambia la struttura della popolazione locale:

si accentua l’invecchiamento;

diminuisce la natalità.

Sociali: l’insediamento della popolazione sul territorio è condizionato dalle dinamiche di mercato e tende alla diffusione; si accrescono i flussi e le dinamiche migratorie.


Trasformazioni del mercato del lavoro urbano

dualismo tra lavori garantiti e lavori precari mercato nero alimentato dai flussi migratori flessibilità che accentua la polarizzazione verso il basso e verso l’alto DISUGUAGLIANZA SOCIALE


Trasformazioni delle funzioni urbane passaggio dalle funzioni produttive alle funzioni di servizio (attività immateriali) si amplifica il fenomeno della gentrification e il cambiamento di destinazione d’uso degli immobili trasformazione del nucleo originario della città e valorizzazione delle funzioni elevati costi degli immobili nel centro della città e quindi espansione territoriale e ampliamento delle aree metropolitane


Trasformazione della mobilità La diffusione urbana produce maggiore mobilità:

✓ per ragioni lavoro ✓ per ragioni di consumo ✓ per ragioni ludiche Insufficiente adeguamento delle infrastrutture e delle reti di trasporto pubblico RIDUZIONE DEI LIVELLI DI QUALITÀ DELLA VITA


Costi pubblici e sociali infrastrutture e reti

<

mobilitĂ privata

infrastrutture del trasporto <

consumo di tempo

servizi pubblici locali

<

segregazione e diusione territoriale

segregazione residenziale

>

relazionalitĂ e condivisione

La frammentazione urbana alimenta la diseguaglianza


La città diffusa

Distruzione del paesaggio, forte consumo di suolo (la “campagna urbanizzata”), penalizzazione attività agricole, soluzioni abitative ripetitive, elevati costi di trasporto (collettivo e privato), elevati costi reti infrastrutturali, esclusione sociale, crescita disuguaglianze sociali, negazione identità locali. “L’urbanesimo totale” produce flussi continui (rifiuti, CO2, persone, etc.) che non si intersecano e non precipitano nello spazio.


La città compatta è più sostenibile e può mantenere la sua caratteristica di crogiuolo e incubatore di innovazione, interazione, scambio è una città che è riuscita a darsi dei limiti in cui si verifica il passaggio dall’espansione al riuso, al recupero, al restauro che si è data un sistema di regole adeguato che prevede progetti di partecipazione civica e inclusione sociale che privilegia maggiore contiguità tra abitazioni e luoghi di lavoro, insediamenti concentrati, negozi di vicinato, trasporti pubblici efficaci, corridoi verdi, orti urbani, etc.


La città compatta è più sostenibile... economicamente: perchè prevede nuovi modelli che ridisegnano la città, il territorio e i termini dell’abitare ecologicamente: perchè accoglie nuovi progetti che mirano al risparmio energetico e al miglioramento della qualità di vita dell’ambiente e dei cittadini in un’ottica di equità sociale: perchè attenua le forme di segregazione dei diversi ceti sociali e delle diverse identità culturali nelle soluzioni e nelle politiche di mobilità e di consumo


Nella città compatta si può riattivare un “vortice culturale”: La città compatta non favorisce le gated-communities. La città compatta facilita il mescolamento dei flussi nello spazio urbano, favorisce le relazioni, ovvero crea un “vortice culturale” (Hannerz, 1998) che non segrega ma, al contrario, apre al confronto e valorizza le identità locali e la vitalità del tessuto sociale. La città può ancora essere luogo privilegiato di integrazione sociale e allo stesso tempo di distinzione.


La città compatta può essere ri-unita attraverso una governance della sostenibilità che si fondi su: una pianificazione territoriale sostenibile il risanamento e il recupero urbano la crescita densificata il controllo dello sviluppo insediativo trasformazione della mobilità la diffusione di una cultura ambientale


INU LAZIO - BIENNALE DELLO SPAZIO PUBBLICO – ROMA, 12-14 maggio 2011 METRO-POLIS. TRA PROGETTO DELLO SPAZIO PUBBLICO E PROGETTO SOCIALE

Conclusioni Elena Battaglini, Responsabile Area Ricerca Ambiente e Territorio IRES Nazionale, Roma. Cosa significa riflettere di qualità degli spazi pubblici, sul vivere urbano in tempi di crisi? La parola crisi deriva dal verbo greco crino che significa separare, giudicare, e che Aristotele utilizzava alludendo alla scelta. Come le relazioni svolte quest’oggi testimoniano, la riflessione sulla città in tempi di crisi impone delle scelte. Tali scelte per quel che ci riguarda sono innanzitutto metodologiche: la costruzione di ipotesi di ricerca o di interventi applicativi è orientata sì dalle cognizioni ma anche da interessi, valori e, forse, anche dalle nostre speranze. In tempi di crisi, la scelta di ragionare sui processi di innovazione territoriale, di fare ricerca avendo come oggetto l’innovazione territoriale implica l’analisi delle condizioni di vivibilità urbana che consente alle comunità locali innanzitutto di “restare”, di non emigrare altrove, e continuare a investire, vivere, sperare. E’ questo il motivo per cui, tra le macrovariabili territoriali illustrate in riferimento al nostro modello concettuale, abbiamo incluso la qualità e l’accessibilità ai servizi di welfare, il clima delle relazioni e il grado fiducia intersoggettiva e interistituzionale, la qualità ed accessibilità ai processi di conoscenza, la democrazia economica da intendersi quali ulteriori dimensioni della qualità della vita, degli ecosistemi urbani e dei processi insediativi. In questo senso, con il seminario di oggi abbiamo voluto raccogliere le riflessioni metodologiche ed empiriche di chi in Italia, da tempo, sta lavorando sul tema della relazione tra spazio pubblico, socialità e qualità del vivere urbano. Ringraziamo, per questo, il Professor Luca Davico del Politecnico di Torino, Il Professor Carlo Colloca dell’Università di Catania, la Professoressa Fiammetta Mignella Calvosa della LUMSA, il Professor Davide Marino e Aurora Cavallo dell’Università del Molise, il Professor Paolo Colarossi e Giordana Castelli, dell’Università “La Sapienza” di Roma. Con il seminario di oggi, la prospettiva che l’Osservatorio sulla Metropoli configura è, infatti, quella di costruire - e diventare luogo di – confronto analitico e metodologico sulla forma e le funzioni urbane nel quadro delle scelte che la crisi che stiamo vivendo impone: - un confronto interdisciplinare serrato sulla forma e le funzioni dell’urbano; - il rigore nel metodo di ricerca e nelle tecniche selezionate; - l’autonomia intellettuale degli studiosi; - e, infine, citando un bellissimo, e recente, testo di Ferrarotti, l’assunzione del “senso del luogo” come orientamento nelle scelte di analisi, soprattutto se di tipo applicativo, come tutti noi, oggi, abbiamo illustrato.


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