Open Building Research
Paolo Brescia / Tommaso Principi
Birkhäuser Basel
Introduzione, p. 4
I
One < > Many, p. 6
Dialogo con Roni Horn, p. 8
II
Common < > Public, p. 82
Dialogo con Michel Desvigne, p. 84
III
Museum < > Culture, p. 152
Dialogo con Giovanna Borasi, p. 154
IV
World-City < > City-World, p. 230
Dialogo con Georges Amar, p. 232
Open Building Research, p. 296
Regesto, p. 308
Biografie, bibliografia, crediti, p. 340
01
Complesso Residenziale, Milanofiori, p. 16
03
Campus Unimore, Modena, p. 40
02
04 05
06
LH1 & LH2, London, p. 30
Piazza del Vento, Genova, p. 48
Ospedale dei Bambini, Parma, p. 60 Lehariya, Jaipur, p. 68
07
Area ex Fiera, Genova, p. 94
09
Nuovo Ospedale Galliera, Genova, p. 114
08 10 11
12
Casa Vela, Genova, p. 106
Comparto Stazioni, Varese p. 130 Parco Centrale, Prato, p. 142
Museo di Pitagora, Crotone, p. 162
15
Terrazza Triennale, Milano, p. 186
16 17
18
Galleria Sabauda, Torino, p. 174
Riviera Airport, Albenga, p. 208
Museo Mitoraj, Pietrasanta, p. 220
Bassi Business Park, Milano, p. 240
21
MIND Innovation Hub, Milano, p. 258
22 23 24
Anámnēsis: Museum < > Culture, p. 228
Jameel Arts Centre, Dubai, p. 200
19
20
Anámnēsis: Common < > Public, p. 150
Waterfront, Santa Margherita Ligure, p. 122
13 14
Anámnēsis: One < > Many, p. 80
Ex Cinema Roma, Parma, p. 250
Michelin HQ & RDI, New Delhi, p. 266
VEMA, 10. Biennale Architettura, Venezia, p. 276 Right to Energy, MAXXI, Roma, p. 284
Anámnēsis: World-City < > City-World, p. 294
Introduzione
Abbiamo sempre inteso l’architettura
I capitoli riflettono i quattro temi indagati
interconnessa ad altri mondi e discipline.
trasversalmente nei dialoghi, successivamente approfonditi attraverso alcuni progetti di OBR
A distanza di venti anni dalla fondazione di OBR
(6 progetti per capitolo, per un totale di 24
abbiamo sentito l’urgenza di reagire alle sfide della
progetti) con immagini, disegni e testi stesi
contemporaneità – dai cambiamenti climatici alle
durante la loro ideazione, da cui deriva un
regressioni civili, politiche e sociali – coinvolgendo
certo pluralismo di rappresentazione. Ogni
alcuni dei nostri maîtres à penser, con i quali unire
capitolo si chiude con un’anamnesi, una sorta
le forze e avviare un dibattito attorno ad alcuni
di reminiscenza che ricostruisce il percorso
temi fondamentali del nostro vivere. Riteniamo,
compiuto sul tema specifico del capitolo.
infatti, che sia come viviamo che deve determinare il nostro abitare, non viceversa. La finalità di questo libro non è soltanto mettere in discussione la nostra attività ragionando su quello che ci è capitato di comprendere facendo architettura, ma soprattutto promuovere una più ampia riflessione che indaghi il vivere contemporaneo alla luce di molteplici prospettive, dalle arti alle scienze, dal paesaggio alla mobilità del futuro. Ciò non poteva non avvenire se non attraverso una conversazione polifonica con esponenti di discipline diverse dall’architettura, i quali lasciano emergere non solo le tematiche sulle quali ci siamo confrontati, ma anche un pensiero necessariamente più esteso sulla realtà, soprattutto quella che verrà. Georges Amar, Giovanna Borasi, Michel Desvigne e Roni Horn sono gli attori di questo dialogo a più voci. Con loro abbiamo pensato ad una sorta di “team immaginario” per un progetto di architettura ideale, inteso come common task, non tanto l’obiettivo o il risultato, quanto un processo collettivo, evolutivo, cooperativo. Il libro è un intreccio aperto tra ricerca e costruire, che come trama e ordito formano insieme la struttura della narrazione. La ricerca è declinata attraverso quattro temi rilevanti per l’approccio di OBR: la molteplicità delle identità nella comunità, lo spazio pubblico come bene comune, i luoghi della cultura, il rapporto tra globalità e specificità locali. Il costruire consiste, invece, nella presentazione di alcuni progetti significativi di OBR, realizzati, non realizzati o in corso di realizzazione.
Dialogo con Roni Horn
RH PB TP
Roni Horn Paolo Brescia Tommaso Principi
PB
Il tuo lavoro è di grande ispirazione
per noi. Ci interessa profondamente la tua
della mia stessa identità anno dopo anno. Ogni
consapevolezza di ciò che è in costante
volta che torno in Islanda, trovo un nuovo punto
mutazione, o come direbbe Gilles Deleuze, della
di connessione che mi colpisce fortemente.
“variazione universale, oscillazione universale,
Non riesco mai ad afferrarla. Ma quello che ho
sciabordio universale” . I fenomeni in continua
davvero imparato lì è stato il valore dell’empirico.
evoluzione, nella tua poetica, sono inscindibili
L’importanza del reale è soprattutto presente
dal tema identitario. Identità come qualcosa di
nella mia scultura. Il reale non è più popolare;
mutevole, in trasformazione continua, qualcosa
il virtuale oggi sta acquisendo un forte ruolo
che non può essere afferrato nella sua interezza.
nella società e nella comunità. Non lo dico
Non appena si pensa di averne intravisto il volto,
criticamente, ma riconosco di appartenere a un
ha già cambiato faccia.
altro tempo. Credo ci sia molta responsabilità
Lavorando in OBR, abbiamo sempre orientato la
personale coinvolta nella comunità.
nostra ricerca progettuale verso un’integrazione
In un certo senso, l’Islanda mi ha aiutata a
tra artificio e natura, per creare ambienti sensibili
trovare un equilibrio fra quello che mi è stato
in continua trasformazione, cercando di favorire
dato come persona e chi volevo essere.
– attraverso l’architettura – l’espressione di
Sono arrivata a un’accettazione di me stessa.
diverse identità individuali all’interno di un
È il potere del deserto, che è un ambiente
tutto, promuovendo in questo modo il senso di
meraviglioso per imparare a conoscere sé stessi.
comunità.
Non ti dà altro che una straordinaria chiarezza,
In Portrait of an Image (with Isabelle Huppert)
che viene dai termini semplificati, radicali, del
(2005-06), ricerchi un certo equilibrio instabile
suo linguaggio. Stare in un deserto molto freddo
tra differenza e somiglianza, mettendo il dito
o molto caldo: queste qualità dominano in un
proprio nel cuore della questione identitaria.
modo tale da determinare tutto il resto. Ecco
Nel tuo approccio, questa idea di identità può
perché considero la mia relazione con l’Islanda
contribuire a un senso di comunità?
l’aspetto più influente della mia formazione.
1
RH Credo che l’idea di comunità possa
8
di questo dialogo ha a che fare con il mutare
Un altro aspetto dell’identità che trovo affascinante e che ho esplorato nel mio lavoro è
essere estremamente problematica quando
l’androginia, con cui mi sono dovuta confrontare
si basa sulla conformità. C’è una tendenza a
fin da bambina, attraverso il nome che mi è stato
considerare la visione prevalente come quella
dato. Non tutti sanno che lo spelling R-O-N-I
normale, per quanto anormale possa essere.
è di fatto quello femminile. La grafia maschile,
Al momento, per esempio, mi chiedo se riuscirò
che è più comune, è R-O-N-N-I-E. Quando ho
a restare un membro della società americana,
cominciato a ricevere delle lettere indirizzate
perché i suoi valori e la sua idea di qualità di vita
a Mr. Ronnie Horn, ho pensato che forse avrei
sono completamente estranei ai miei.
potuto abitare anche quello spazio.
Tornando all’identità, penso che sia qualcosa
Erano coinvolti molti elementi, ma non avevano
di estremamente complesso, relazionale e
solo a che fare con la sessualità o il gender.
dialettico. Credo di avere almeno tante identità
Mi ponevo piuttosto la domanda perché non
quante persone, luoghi e cose conosco, perché
posso essere tutto? Per me l’idea di androginia è
questi entrano in contatto con diversi aspetti
integrare differenze, non escluderle.
di me stessa. Non appena sono capace di
Quando si è androgine, si viene buttate fuori dai
riconoscerli, ecco che la condivisione può
bagni, come se non si potesse essere dove si è.
avvenire.
Quindi mi sono creata un milieu nel mondo che
A questo proposito, l’Islanda è stata importante
intanto è molto scomodo. E credo che questo mi
perché mi ha permesso di scoprire precisamente
abbia preparata per il disagio in cui si sviluppa
questo. La mia esperienza in Islanda non si basa
il mio lavoro. È molto importante avere questa
sulla comunità, ma piuttosto su una relazione
resistenza. E credo anche che si debba essere
uno a uno, un dialogo solitario. Il contenuto
un po’ perversi. Aiuta sempre. La perversione è
buona... L’identità è davvero nel cuore di come
Questo comporta una complessità che ha un suo
io vedo me stessa, identità come qualcosa di
valore intrinseco come forma di coinvolgimento,
fluido, non fisso.
come accesso a un’esperienza. A che punto la
PB
differenza diventa una nuova identità? Quanto è Un’altra tematica che ricorre nella tua
poetica e che ci stimola da anni è quella della ripetizione. Numerose tue opere, da You are
grande il ventaglio di sottili differenze prima di oltrepassare un confine?
the Weather (1994-96) a Some Thames (2000),
PB
vertono sulla ripetizione come espediente
di relazione con l’altro, che è un ulteriore modo
per rivelare l’identità. Ancora una volta, la
di investigare il tema dell’identità che troviamo
ripetizione è soggetta a variazioni, generate
estremamente interessante nel tuo lavoro.
dalla reiterazione di un’irripetibile ripetizione.
La tua idea di acqua come “forma di relazione
Questo tuo modo di concepire la ripetizione ha
perpetua” è emblematica di questo punto di
ispirato l’approccio alla molteplicità che abbiamo
vista3. L’acqua è un materiale non autonomo,
adottato nel progetto Lehariya 2, attualmente
ma plasmato dalle sue circostanze. L’acqua si
in corso a Jaipur. In mancanza di un’industria
definisce attraverso la sua relazione con il suo
edilizia locale, l’intenzione progettuale è quella
contenitore, le sue correnti, i suoi movimenti,
di riconnettere l’architettura contemporanea
il vento che la increspa, le onde, la luce che vi
all’artigianato tradizionale, rinforzandone le radici
penetra o che vi viene riflessa...
locali, promuovendo le identità individuali delle
Senza queste relazioni, l’acqua non è. Potremmo
persone coinvolte nel processo costruttivo e
fare un ragionamento analogo con gli esseri
quindi il senso di comunità.
umani, che esistono nella loro relazione con
Combinando una progettazione parametrica
l’altro, ma ne possiamo anche fare un tema
con i metodi costruttivi locali, stiamo cercando
architettonico: il costruito, benché statico,
di compiere la trasposizione dalla piccola scala
esiste e acquisisce significato sono nella sua
dell’artigianato alla grande scala dell’edificio. Il
relazione dinamica con il mondo e con le
colore di ognuna delle baguette in ceramica che
persone che lo abitano. In OBR concepiamo
compongono le facciate dell’edificio, configurate
l’architettura come un organismo che agisce e
in un pattern ispirato al lehariya – un tessuto tie-
reagisce con la realtà, esprimendo ciò che è in
dye tradizionale del Rajasthan –, è stato scelto
costante mutamento. Ecco perché il tuo discorso
da colui che l’ha modellata. Gli artigiani locali,
sull’acqua ci tocca da vicino. Pensiamo che il tuo
con la loro sensibilità, hanno infatti selezionato i
Another Water (The River Thames for Example)
colori e la loro disposizione nel pattern generale.
(2000) sia un meraviglioso pezzo di architettura.
Il loro coinvolgimento non è quindi solo nella
Questo ha a che fare anche con l’idea
produzione, ma anche nel processo progettuale,
RH Una delle proprietà notevoli dell’acqua
fin dalle fasi iniziali. Le 60.000 baguette in
è che è intrinsecamente una relazione attiva, un
ceramica incarnano quindi il valore della
verbo più che un oggetto o un nome.
molteplicità come ripetizione (manuale), anziché
Mentre lavoravo a Another Water, Still Water e
mera moltiplicazione (industriale), per dimostrare
Some Thames, ho capito che guardando l’acqua
la magnificenza dei materiali e dell’iconografia
non facevo che guardare me stessa e tutto ciò
locale. In altre parole, 1+1+1+1+… è molto diverso
che mi circondava. L’acqua include tutto, è la sua
da 1x…
natura. Chimicamente, ma anche otticamente.
RH
Questo ha significato molto per me. Sono Assolutamente. Anziché ripetizione,
affascinata da questo paradosso: quanto l’acqua
possiamo dire che esiste una “identità nella
possa apparire così coerente, eppure includere
differenza”. Non ho inventato io questa formula,
tutto.
è una frase comune, ma è precisa in quanto
C’è una domanda che mi pongo continuamente:
parla dell’opportunità che la ripetizione consente
quando vedi il tuo riflesso nell’acqua, riconosci
di osservare le sottigliezze della differenza.
l’acqua in te? Questa questione continua a 9
01 Complesso Residenziale Milanofiori
Project team:
Cronologia:
OBR, Favero & Milan Ingegneria, Studio Ti,
2010 fine lavori
Buro Happold, Vittorio Grassi
2007 progetto esecutivo 2006 progetto definitivo
OBR design team:
2006 progetto preliminare
Paolo Brescia e Tommaso Principi,
2005 concorso di idee (1° premio)
Laura Anichini, Silvia Becchi, Antonio Bergamasco, Paolo Caratozzolo Nota,
Premi:
Giulia D’Ettorre, François Doria,
2014 Architizer A+Awards, finalisti, London
Julissa Gutarra, Leonardo Mader,
2013 Premio Ad’A per l’Architettura Italiana, Roma
Andrea Malgeri, Elena Mazzocco,
2012 Green Good Design Award, Chicago
Margherita Menardo, Gabriele Pitacco,
2012 WAN Awards, Residential, London
Chiara Pongiglione, Paolo Salami,
2011 LEAF Awards, Overall Winner, London
Izabela Sobieraj, Fabio Valido, Paula Vier,
2011 Residential Building of the Year, London
Francesco Vinci, Barbara Zuccarello
2010 European 40 Under 40 Award, Madrid
OBR design manager: Chiara Pongiglione Direzione artistica: Paolo Brescia e Tommaso Principi Committente: Milanofiori 2000 S.r.l., Gruppo Cabassi Project management: Luigi Pezzoli Direttore lavori: Alessandro Bonaventura Impresa: Marcora Costruzioni S.p.A. Luogo: Assago, Milano Programma: residenze Dimensioni: area di intervento 30.000 mq superficie costruita 27.400 mq
16
L’area di Milanofiori all’estremità sud di Milano
La serra bioclimatica che caratterizza ogni
è caratterizzata da un mix di funzioni – uffici,
appartamento ha una doppia valenza:
hotel, ristoranti, cinema, retail, residenze – che
ambientale di termoregolazione e architettonica
definiscono un cluster di nuova costruzione.
di estensione dello spazio interno verso il
Immagine pagina successiva: il sistema delle serre bioclimatiche verso il parco. (001)
paesaggio esterno. Secondo questo approccio, Il progetto del complesso residenziale è l’esito
la facciata non funziona più come un semplice
di un concorso a inviti, il cui obiettivo era quello
involucro, ma assume una terza dimensione, la
di creare un ambiente abitativo in un contesto
profondità, diventando uno spazio di transizione
che non aveva ancora trovato una propria
tra dentro e fuori, in cui includere frammenti
identità urbana.
di paesaggio all’interno, ma anche estendere nuovi modi di abitare all’esterno. In altre parole,
La nostra scelta è stata quella di recuperare il
la facciata non è più un layer bidimensionale
senso dell’abitare dalla specificità del luogo,
che separa l’interno dall’esterno, ma un buffer
caratterizzato da un boschetto preesistente
tridimensionale tra interno ed esterno, da abitare
sopravvissuto alla recente espansione dell’area
con modalità differenti in funzione delle stagioni.
metropolitana di Milano. Quel boschetto rappresentava per noi il paradigma di quell’area
Così, il progetto ricerca una sorta di olismo
indefinita tra città e campagna. Abbiamo quindi
naturale, un sistema in cui l’interazione tra i vari
pensato di creare una simbiosi tra l’architettura
livelli da pubblico a privato produce all’interno
e quel paesaggio specifico, affinché dalla sintesi
degli appartamenti un paesaggio intensivo unico,
degli elementi artificiali e naturali si generasse
personalizzabile direttamente dall’abitante.
la qualità dell’abitare, favorendo il senso di
Attraverso il sistema dei giardini il senso
appartenenza da parte degli abitanti.
dell’abitare viene evocato a partire dal suo significato originario di aver cura, simile a quello
Il campo di applicazione di questa sintesi è
che sviluppa un giardiniere verso il
dato dall’impianto a “C” del complesso che
proprio giardino. Oggi possiamo dire che quella
abbraccia il parco pubblico e dalla facciata
facciata è effettivamente abitata, diventando uno
che qualifica tutte le 110 abitazioni, pensata
spazio vivo, vissuto, in cui l’abitante diventa il
come interfaccia tra pubblico-privato, vicinato-
soggetto del proprio modo di abitare, e non più
alloggio, comunità-individuo. Verso la strada
l’oggetto di un modello abitativo.
esterna, la facciata assume un carattere urbano, con un disegno che individua con chiarezza le
È significativo osservare che gli abitanti del
logge delle singole unità abitative, definite dalla
complesso, quando interrogati su quale
composizione dei marcapiani orizzontali e dei
sia il proprio alloggio, spesso rispondano
setti verticali, e da elementi lignei scorrevoli di
identificandolo a partire da ciò che loro stessi
diversa densità, scuri totali o filtri parziali.
hanno deciso di mostrare del proprio alloggio
Verso il parco pubblico la facciata è invece
attraverso la facciata “abitata”, dicendo:
costituita da un sistema continuo di terrazze
“abito là, dove c’è quel tavolo e quell’acero”.
e serre bioclimatiche che produce effetti caleidoscopici dati dalla sovrapposizione della
In linea con le mutazioni dei modi di abitare
riflessione del parco pubblico esterno con la
contemporaneo, le residenze di Milanofiori sono
trasparenza dei giardini privati interni.
abitazioni in perpetua evoluzione, un organismo che interagisce con i propri abitanti in virtù degli
La geometria dell’edificio è articolata da
scambi dinamici che avvengono tra uomo e
leggere traslazioni in sezione dei livelli più alti in
ambiente.
relazione all’irraggiamento solare, e da minime rastremature in pianta delle terrazze esterne, a favore di una maggiore privacy tra gli abitanti.
17
La facciata urbana con le logge a doppia altezza. (002)
20
Le logge e gli elementi scorrevoli frangisole filtranti e oscuranti. (003)
Le logge inquadrate dalla struttura corrispondente alle unità abitative. (004)
21
Facciata nord-ovest verso il parco pubblico. (005)
22
Facciata nord verso il parco pubblico. (006)
Facciata est verso il parco pubblico. (007)
23
La terrazza esterna in continuità con la serra bioclimatica. (008)
Continuità tra la terrazza esterna, la serra bioclimatica e gli spazi abitativi interni. (009)
24
07 Area ex Fiera Genova
Project team (Waterfront di Levante):
Cronologia:
Renzo Piano (donatore del masterplan),
2022 progetto esecutivo e inizio lavori
RPBW, OBR, Starching, AG&P greenscape
2021 progetto definitivo 2020 progetto preliminare
OBR design team (Waterfront di Levante):
2020 piano urbanistico operativo
Paolo Brescia e Tommaso Principi,
2016 concorso Blueprint
Edoardo Allievi, Francesco Cascella, Biancamaria Dall’Aglio, Paolo Fang, Maddalena Felis, Giulia D’Angeli, Chiara Gibertini, Luca Marcotullio, Lorenzo Mellone, Silvia Pellizzari OBR design manager: Edoardo Allievi Committente: CDS Holding S.p.A., CDS Waterfront Genova S.r.l. Project team (concorso Blueprint): OBR, Baukuh, Arup, D’Appolonia, Acquatecno, Oliviero Baccelli, Silvia Bassi, Margherita Del Grosso, Michel Desvigne, HMO, Mario Kaiser, Openfabric, Matteo Orlandi, Giulia Poggi, Valter Scelsi, Studio Viziano OBR design team (concorso Blueprint): Paolo Brescia e Tommaso Principi, Edoardo Allievi, Paola Berlanda, Francesco Cascella, Riccardo De Vincenzo, Paride Falcetti, Chiara Gibertini, Anna Graglia, Zayneb Hassani, Nika Titova, Edita Urbanaviciute, Giulia Zatti Impresa: CDS Costruzioni S.p.A. Luogo: Genova Programma: servizi pubblici, residenze, uffici, commercio, arena sportiva, parco urbano, passeggiata pubblica Dimensioni: area di intervento 122.000 mq superficie costruita 113.000 mq
94
Il progetto dell’ex Fiera di Genova rappresenta
con Arup, Baukuh, D’Appolonia, HMO, Michel
per noi una delle esperienze più lunghe e
Desvigne Paysagiste, Openfabric, Mario Kaiser,
complesse. La storia comincia nel 2013, quando
Valter Scelsi, Oliviero Baccelli, Margherita del
un operatore privato ci ha chiesto di sviluppare
Grosso, Matteo Orlandi. La nostra proposta,
uno studio di fattibilità per ripensare le volumetrie
redatta conformemente alla visione del Blueprint
in disuso della Fiera di Genova all’ingresso del
di Renzo Piano, partiva dai vuoti, ricercando la
porto. Era chiaro fin da subito che eravamo in una
qualità dell’intervento in una profonda attenzione
delle aree in corso di dismissione più sensibili
verso gli spazi aperti sul mare, ma anche verso
della città. Per questo motivo, ci è sembrato
le grandi coperture piane (tipicamente genovesi)
doveroso condividere una visione comune con
da dove disvelare vedute sorprendenti sulla città:
Renzo Piano che, con le Colombiadi del 1992 e
l’affaccio diventava sutura tra città e mare. La
l’Affresco del 2004, aveva affrontato il tema della
proposta prevedeva anche una grande piazza
relazione città-porto, a partire dalla città (e non
pubblica aperta sul mare – la Piazza del Mare
viceversa).
– caratterizzata da una grande copertura che
Immagine pagina successiva: planimetria generale del Waterfront di Levante. (078)
offriva riparo e creava un luogo super-urbano a La decisione è stata quella di sviluppare insieme
pelo d’acqua.
uno studio per riqualificare le aree retroportuali, con lo scopo di realizzare una forte urbanità
A seguito del concorso di idee, che non
di Genova sul mare, là dove l’accrescimento
determinò un progetto vincitore, il Comune di
del porto del dopoguerra l’aveva indebolita,
Genova optò per redigere un bando pubblico
togliendo, anziché aggiungendo, e trasformando
per ricercare un operatore capace di acquisire
ciò che prima era il retro del porto in un nuovo
le volumetrie in dismissione, sviluppandole
fronte della città sul mare.
secondo le linee guida del Blueprint. Parallelamente, il Comune di Genova avrebbe
Così come la rigenerazione del Porto Antico del
realizzato le aree pubbliche, tra cui il porto
1992 ha permesso al centro storico di recuperare
canale e le connessioni con la città.
il proprio affaccio al mare, lo studio prevedeva di risolvere la cesura tra città e mare grazie a
Nel 2017 la visione di Renzo Piano diventa
un nuovo canale tra il Porto Antico e la Fiera.
il Waterfront di Levante. Nel 2020 OBR
Anziché conquistare spazio al mare, si prevedeva
collabora alla stesura del piano urbanistico
un processo inverso, per il quale è l’acqua a
operativo su incarico del gruppo CDS Holding,
ritornare dov’era lungo le mura storiche della
concessionario delle aree private, e cura
città, creando l’isola del porto-fabbrica. Inoltre,
il progetto di rigenerazione del Palasport
agendo sul brownfield della Fiera, si immaginava
nell’interfaccia con la città. Nel 2021 Renzo
di dimezzare la volumetria costruita dei padiglioni
Piano coinvolge OBR nella progettazione del
dismessi della Fiera, realizzando una nuova
lotto residenziale. Nel 2021 il Sindaco di Genova
prominenza di Genova sul mare con funzioni
Marco Bucci avvia i lavori delle aree pubbliche.
pubbliche e private: un porto canale, un grande parco urbano, residenze, uffici, studentato, retail, hotel e il recupero del Palasport. A seguito dell’alluvione di Genova del 2014, Renzo Piano decide di donare alla città la sua visione come apporto libero e gratuito per il futuro urbano, portuale, industriale e sociale di Genova: il Blueprint. Nel 2016 viene bandito un concorso di idee, al quale partecipiamo formando un gruppo 95
Waterfront di Levante, vista aerea. (079)
L’ingresso del Palasport. (080)
98
Waterfront di Levante, vista del porto-canale da ponente. (081)
Waterfront di Levante, le residenze affacciate sul porto-canale. (082)
99
100
50 m
Waterfront di Levante, planimetria generale. (083)
101
Concorso Blueprint: il porto-canale. (084)
102
Concorso Blueprint: la Piazza del Mare e l’hotel. (085)
103
13 Museo di Pitagora Crotone
Project team:
Cronologia:
OBR, Erika Skabar, Favero & Milan Ingegneria,
2011 fine lavori
Claudia Lamonarca, Giuseppe Monizzi,
2006 progetto esecutivo
Giovanni Panizzon, SISSA Scuola Internazionale
2005 progetto definitivo
Superiore di Studi Avanzati
2004 progetto preliminare 2003 concorso di progettazione (1° premio)
OBR design team: Paolo Brescia e Tommaso Principi,
Premi:
Antonio Bergamasco, Giulia Carravieri,
2013 Ad’A, Roma
Dahlia De Macina, Chiara Farinea, Manuel Lodi,
2011 In/Arch Ance Award, Giovani Architetti, Roma
Paola Pilotto, Gabriele Pisani, Gabriele Pitacco,
2010 European 40 Under 40 Award, Madrid
Giulio Pons, Michele Renzini, Paolo Salami,
2009 Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana,
Onur Teke, Massimo Torre, Francesco Vinci
2009 finalista, Triennale Milano 2008 Urbanpromo, INU, La Biennale di Venezia
OBR design manager:
2008 Plusform Award, Best realized architecture
Manuel Lodi
2009 under 40, Roma 2007 AR Emerging Architecture Award,
Direzione artistica: Paolo Brescia e Tommaso Principi Committente: Comune di Crotone RUP: Sabino Vetta Direttore lavori: Alessandro Bonaventura Impresa: Edilcase Luogo: Crotone Programma: museo Dimensioni: area di intervento 180.000 mq superficie costruita 1.000 mq
162
2009 Honorable mention, London
Il progetto nasce dal concorso internazionale
ma che fosse anche prominente verso la città.
promosso dalla Comunità Europea. Oggetto del
Questa relazione tra architettura e paesaggio
concorso era la creazione di un parco di 18 ettari
viene enfatizzata negli spazi interni del foyer e
avente come tema la figura di Pitagora nella
della caffetteria, che inquadrano il panorama
Kroton del VI secolo a.C.
esterno.
Situato nella prima periferia di Crotone, il
Al museo è possibile accedere sia dal livello
progetto è parte di un più ampio piano di
inferiore salendo dalla città, sia dal livello
rigenerazione urbana finalizzato a rivitalizzare
superiore scendendo dalla collina. Una
con nuove funzioni pubbliche e culturali le aree ai
promenade architecturale a spirale gestisce la
margini della città, realizzando una passeggiata
distribuzione interna accompagnando in modo
tra il castello cinquecentesco Carlo V e il Parco
fluido e continuo il visitatore fino alla copertura-
Pignera, per istituire un chiaro legame tra centro
giardino, che si trasforma in piazza all’aperto.
e periferia.
Essa è concepita come belvedere sul parco e
Immagine pagina successiva: il Museo di Pitagora nel parco Pignera. (141)
la città, luogo di socializzazione dove il limite Nelle intenzioni condivise con l’amministrazione,
tra funzione espositiva, piazza e giardino è
il Museo e i Giardini di Pitagora dovevano
connotato dall’uso degli utenti. Il progetto
rappresentare una nuova forza attrattiva per il
museologico propone un programma articolato
turismo culturale internazionale, contribuendo
che affianca scienza, arte, natura, storia,
allo sviluppo economico e sociale della città.
filosofia, matematica e musica, stimolando un
Per questo motivo il progetto agisce su due
approccio multidisciplinare e di ricerca.
livelli: globale, proponendo la valorizzazione dell’identità storico-scientifica di Pitagora (che a
La figura di Pitagora diventa il percorso ideale
Crotone aveva fondato la sua Scuola), e locale,
per coniugare la cultura classica della Magna
avviando un processo di riqualificazione urbana
Grecia al pensiero scientifico moderno che,
a partire dalla periferia, attraverso un’idea di
attraverso Fibonacci e Keplero e poi Wiles
museo radicato nella propria comunità.
e Witten, conduce fino ai giorni nostri. Non si tratta però di un museo tradizionale. Il
L’intenzione è quella di stimolare il senso di
percorso espositivo è costituito da installazioni
appartenenza e superare il timore reverenziale
hands-on, studiate per essere usate dal
tipico del museo come luogo auratico,
pubblico che stabilisce con esse un rapporto
ripensandolo invece come luogo partecipato
fortemente interattivo, favorendo in questo
e che partecipa alla vita della collettività. Una
modo l’autoapprendimento e il ragionamento
delle nostre preoccupazioni è stata proprio
autonomo.
quella di permettere ai ragazzi del quartiere, che in quell’area si ritrovavano spontaneamente, di continuare a frequentare quel luogo sentendolo come proprio. Abbiamo così concepito alcuni spazi del museo in modo tale che rimanessero sempre accessibili e aperti, come la copertura e il belvedere sulla città. Nella nostra idea l’architettura del museo doveva contribuire alla formazione di un paesaggio morfologicamente consolidato al suolo. Per questo motivo abbiamo pensato a una struttura che fosse ipogea ed epigea insieme, integrata nell’orografia del sito quasi a voler riprendere il profilo del rilievo collinare esistente, 163
La copertura-giardino del museo. (142)
Inserimento del museo nel parco. (143)
166
Il raccordo della struttura con l’orografia del giardino. (144)
L’aggetto della struttura che definisce l’ingresso al museo. (145)
167