Grande blu

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edici giovani poeti del Mediterraneo

'IL G RAN D E M B L U IL tM mRANDm Ù1 N E R 0 Bf


La Biennale 88 è promossa dal Consorzio Università-Città di Bologna, con il contributo e la collaborazione d ell’Azienda Comunale per il Diritto allo Studio, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna e del M inistero T urism o e Spettacolo. Hanno collaborato tutti i partner del Comitato Intem azionale della Biennale: Comuni di: Firenze, Assessorato alla Pubblica Istruzione-Progetto Giovani; Milano, Ufficio Problemi dei Giovani; Modena, Progetto Giovani; Parm a, Assessorato Gioventù; Prato, Assessorato alla Cultura; Reggio Emilia, A ssessorato alla Condizione Giovanile; Torino, Assessorato alla Gioventù; Venezia, Fondazione B evilacqua La Masa; Regione Lombardia, Assessorato al Coordinam ento per i Servizi Sociali; Arcinova Arcikids nazionale; Arci Bari; A rcinova A rcikids Firenze; A rcinova Napoli; Arcinova A rcikids T orino

It a l i a .

C ip r o .

Servizio Culturale del M inistero d e ll’Educazione

Comuni di: Lyon, Services de la Culture; M arseille, Affaires Culturelles; M ontpellier, D irection des Affaires Culturelles; Toulouse, Service des Jumelages, Ecole des Beaux Arts; Eurocreation, Paris; Peuple et Culture Languedoc Roussillon, M ontpellier

Fr a n c ia .

Gr e c ia .

M inistero della Cultura, Segretariato G enerale alla Gioventù

Ljubl jana, s k u c Forum, c i d m , Centro di A ttività C ulturale Giovanile, m k z s m s , Associazione di Giovani Socialisti; Dubrovnik, o k s s o n , T eatar Lero; Zagreb, h d l u , Associazione di Giovani Artisti, Com une di Zagreb

J u g o s l a v ia .

Fundo de Apoio aos Organismos Jovenis; Direc. Gral de Act. Cultural; Camara M unicipal de Lisboa; Clube Portugues de Artes e Ideias

Po r t o g a l l o , f a o j ,

Comuni di: Barcelona, Area de Joventut; M adrid, Direccion de Servicios de Educacion y Juventud; Sevilla, Instituto M unicipal de Juventud y Deportes; Valencia, Concejalia de Juventud

Sp a g n a .

La Biennale di Bologna è la quarta edizione di una m anifestazione ideata da Arcikids nel 1984, col nom e di Tendencias e tenutasi nel 1985 a Barcellona, organizzata dal Comune di Barcellona in collaborazione con Arcikids. L ’edizione 1986 si è tenuta a Salonicco, organizzata dal C om une di Salonicco e dal Segretariato Generale della G ioventù-M inistero della Cultura; l’edizione 1987 ha di nuovo avuto luogo a Barcellona. Sponsor della Biennale 88, L a R ep u b b lica. Una pubblicazione by T r a n s e u r o p A

Ancona, Via Volturno 2 Bologna, Via S. M. M aggiore 7 Prima edizione con il titolo Il grande blu il grande nero Dicembre 1988


IL GRANDE BLU IL GRANDE NERO A cura di Silvano Ceccarini, Nicola Muschitiello e Roberto Roversi

m E N N A LE W m - GioĂŹaniArtisti dell'Binv/ki .1laMeritilieti -

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r a n s e u r o p

A


La cura prestata a questo libro da Silvano Ceccarini, Nicola Muschitiello, Roberto Roversi (che sono stati richiesti di scegliere i due giovani poeti operanti a Bologna), ha carattere puramente editoriale. Le trascrizioni dei testi sono state effettuate dagli autori stessi, quando lo abbiano esplicitamente proposto (Iury Lech, Francoise Goria, Alexandre Iskra; la versione del testo di Ales Debeljak è di Sergij Siene); e da giovani traduttori di madrelingua.


j Presentazione

Produzioni poetiche giovanili d ell’Europa m editerranea è il titolo sotto cui s’iscrive questa breve antologia. Il riferim ento all’area m editerranea costituisce già di per sé un m otivo di fascino, come fossim o chiam ati, p er 1’occasione, a estrapolare, da un mito fa­ m iliare o dalle rovine fastose di una storia m illenaria, un dono d ’esistenza, la novità di un giorno im m aginario e m em orabile, dove fissare la luce entro cui percepire certi avvenim enti di testo o il sem plice scam bio delle parole del­ le quali soltanto vorrem m o fare com m ercio e sfida. Si vorrebbe, cioè, poter guardare alle lingue e alle scritture, senza l ’assillo delle arm i, come a una fun­ zione sim bolica dell’econom ia: perché quasi nulla si scam bia o si trasmette nel silenzio. Vendere e com prare: come parlare e rispondere, così che un m er­ cato abbia sempre la grandezza delle m olte voci che riem piono la distanza e portano i colori, i gesti, i pensieri attraverso le innum erevoli strade d ’acqua e di terra, formando qua e là piccoli depositi di conoscenza. L uogo di “eredità diverse”, di grandi splendori e grandissim i silenzi, il M editerraneo non cessa di essere, in noi e contro di noi, u n ’idea perm anen­ te di vitalità creativa e di nom adism o culturale, lo spazio dove Occidente e O riente, N ord e Sud, fanno della diversità un punto d ’unione e d ’assieme, e anche di m olteplici conflitti. Perché è vero, come si dice, che non si può fio­ rire o risplendere senza sfruttare e dominare gli altri e che la bellezza è spes­ so frutto di un’ingiustizia (tutto ciò è accaduto e di nuovo accadrà), m a è an­ che vero che la poesia, che si costruisce senza m arm i, ha sem pre cercato al­ tre opzioni. Sa di volersi ingenua quel tanto che le perm etta di stupire, di m u­ tare gli esem pi o di dare a ll’ideologia il suo seme m aturo per poi rifare i cam ­ mini inversi. Ci sem bra im portante non tacere questa funzione di ritorno del­ la poesia, che non è mai nostalgia di passato m a presenza di passato, che cer­ ca il possibile tra le tante cose di senso e il traffico speciale di vele e di sape­ ri nel segno indelebile di una vasta, certe volte atroce, estate mediterranea la quale, com e una divinità pagana, siede sovrana sulle virtù minori del freddo


e delle separazioni (giacché “le froid est un contre tem p s” com e rivela uno dei giovani poeti antologizzati). M a poesia è anche, si p u ò dire, nostalgia del presente: fam elica nostalgia tenendo d ’occhio confusam ente un avvenire che sem b ra bruciato dalle cavallette. N ei testi giovanili seguenti si percepiscono im provvise disparità di sen­ so e di sentim ento, di linguaggio e di coraggio; essi m ostrano che la poesia p iù ch e u n luogo del m ondo, è un luogo d ell’anim a, an ch e se il m ondo è, let­ teralm en te, form idabile. Di qui l’ansia dura di vivere e lo sgom ento d e ll’o m ­ bra; o m eglio di un om broso nulla. A volte. L ’ingenuità appartiene a ll’anim a, non al m ondo. C om e il desiderio sor­ do di dirsi, più che dire; com e il rinnovato saggio della scrittura, che vale un assag g iare la vita, m entre la propria s ’avanza e conosce già, p er gradi, l ’im ­ m o b ilità. E i testi stessi sono, belli o no, qu ell’im m obilità, quel correre di g io ia o di strazio che s ’arresta, m a non per m olto, nelle parole esperite (esper­ te) o p p u re non ancora tali. E so n o anche, com e p er tutti, m essaggi nella bottiglia: tènere carte di un a irriducibile vocazione al non tacere, a non voltare le spalle al proprio te m ­ po. U n m odo, qui e ora, di riafferm are la presenza in cam po del popolo in ­ so n n e degli interpreti e degli affabulatori, secondo una antica scuola che fu di lo g ic a e di sapienza. P er ogni oggetto im possibile esiste la metafora del suo p o ssib ile, vale a dire il sofism a di quel qualcosa d ’altro che noi m ettiamo in atto p er rispondere all ’infelicità della storia, ben sapendo che i desideri si p o s­ so n o esprim ere solo al presente e in modo del tutto contingente. Al co sp et­ to delle cose. Con l ’anim a fatta a specchio. Q uesti tem pi non sono più “oscuri” di quelli passati, anche se un velo d ’o m b ra durevole sem bra calato davanti al sole. N on possiam o attribuirci, cio è , p er consolazione eroica o per il decoro della rinuncia, una m iseria più grande. È g iu sto perciò che la flotta sia ogni volta allestita, che il suo sontuoso e b iz z a rro apparato di vele assum a la form a dell’attesa provocazione di un m a ­ re che, com e è stato detto, è un grande “teatro del m o n d o ”. Il viaggio è esso stesso scrittura: sia che si m uova verso i larghi estuari dell ’E st, sia che risalga verso i luoghi dove l ’Europa si fa più atlantica e tecno­ lo g ica, sia ancora che discenda dove sarà sem pre più A frica. E il passato di cui vorrem m o parlare, quando i tem pi saranno di nuovo tra ­ scorsi, vorrem m o fosse un passato di tutti.


PORTOGALLO



The acme thunderer O olhar vivia sob o instante. Parado envolto pela areia das saudades. F eliz por ser judeu e do sangue fazer moeda da pàtria. Escudo de conjuras e forte de guerra pronto a acolher a fé na predagao. Os dedos cantavam triunfo sem subtileza. A alma vogava no ermo do relàmpago, deus brincava com o fogo, acendia estradas em direcgào

TH E A C M E THUNDERER

Lo sguardo viveva sul momento. / Ferm o avvolto dalla sabbia / delle saudades*/ Felice per­ ché giudeo e / dal sangue far m oneta / della patria. // Scudo di congiure e fortezza / di guer­ ra pronta ad accogliere / la fede nella predazione. Le dita / cantavano trionfo senza finezza. // L ’anima vogava nell’eremo / del lampo, dio si trastullava / col fuoco, accendeva le strade / che portano // * Saudade è il senso di struggim ento, l’affettuoso ricordo di persona o cosa cara, accom pagna­ to dal desiderio di raggiungerla o vederla.


ao deserto. Na solidào da voz descobria a etemidade, a certeza do ex ilio sem cercos e as admiràveis fronteiras de sangue.

al deserto. Nel ritiro della voce / scopriva l’eternità, / la certezza dell’esilio / senza grate e le stupende / frontiere di sangue.


Devassou os esconderijos. Anos tinham passado sobre as suas ambÌ5Òes. Cortara com pequenos hàbitos e o intenso azul despojara - o de verdades. Por entre esboroado amor a alma, sob o limite da razao do prazer, sustinha incompreensivel arte, impacientes palavras de furor. Fazia do pròprio nome incerto caminho face aos dias.

A DO NN A LU ISA D E G U S M À O

Scoprì i nascondigli. / Erano trascorsi degli anni / sulle sue ambizioni. // Aveva smesso cer­ te piccole / usanze e il profondo blu / s ’era spogliato delle certezze. // Dall’amore andato in rovina, / l’anima, / al confine della ragione / del piacere, tratteneva // incomprensibile arte, / parole impazienti / di furore. // Faceva del suo proprio / incerto nome / un cammino faccia ai giorni.


Acendeu o cigarro e marcou a pàgina onde se detivera a emogao. Por vezes, quando assim passava as tardes, buscava o que de engano e tropego lhe oferecia a solidào. Imagens, gestos, o incisivo odor de urna fior inesperadamente surgiam e pretendi am ser a generosa vida. Ergueu - se e avangou o olhar para a roseira para a pedra da varanda. Cinzentas no céu as aves e nos seus olhos as àguas suspensas

Accese la sigaretta / e segnò la pagina dove / s’era fermata l’emozione. // Alle volte, quando così trascorreva / i pomeriggi, cercava ciò che / dall’inganno e dall’ostacolo / la solitudine gli offriva. // Immagini, gesti, l’odore / penetrante di un fiore, / inaspettatamente si levavano / e volevano essere / la generosa vita. // Si mise in piedi e portò avanti / lo sguardo fino al rosaio / e alla pietra della veranda. // Color cenere in cielo gli uccelli / e negli occhi suoi / le acque in sospeso II


pela ausĂŠncia da palavra, pelo mistĂŠrio de deus.

per la mancanza di parola, / per il mistero di dio.


D esceu a po n te e cam inho u p e la fria m argem . A s infiguràv eis aleg rias d a sua vida, os am ig o s, a am argura. A cruel sedugào dos corpos ro u b ara-lh e rep o u so e ju v en tu d e. A o sorriso seg u iu -se o esgar, à esp eran g a o trajecto entre o café, a c a m a e a afeigoada p o n te do ja rd im .

D iscese il ponticello / e si m ise a camminare sulla fredda riva. / Le g io ie inim m aginabili / d el­ la sua vita, gli amici / l’amarezza. / / La seduzione crudele dei corpi / gli aveva carpito il ripo­ so / e la giovinezza. / / A l sorriso fece seguito / la smorfia, la speranza, / il tragitto / / tra il c a f­ fè, il suo letto / e quel caro ponticello del giardino.


E nvelhecera. S u b ira -lh e ao ro sto urna brutal im p acièn cia. A alegria h a m u ito se to m ara infiel aos làb io s, às recordagòes. V ivia sob co n traried a d e s. E sm agava-o a o p re s siv a p assag e m da esperanga inacessfvel às p a lav ra s de que dispunha. A penas m em ò ria de u m n o m e guardava, n o c tu m o e e x ten u a n te, e ao seu eco ced ia p a rte do m undo porque nas suas m àos nào cab ia jà a perfeigào.

Era invecchiato. Sul suo v iso era salita / un’im pazienza brutale. / La gioia di altri tempi / era diventata infedele sulle labbra, / n elle rimembranze. / / V iv ev a n elle contrarietà. / Era schiac­ ciato dal passaggio opprim ente / della speranza, / in a ccessib ile alle parole / di cui disponeva. / Custodiva appena la m em oria / di un nom e, notturno ed estenuante, / e a quel suo e c o c ed e­ va in parte / il suo m ondo, perché / n elle sue mani non / entrava più la perfezione.





lury Lech

Mudos corno peces I

La mudez previene innumerables nostalgias de cuchillos enjaulados entre arterias rfos legamosos que atrofian al remolino penetrando su herrumbre en rojas espirales caravanas de ciem piés sobre el hielo II

anclados en la arboladura cobriza la fragilidad de ciertos movimientos tropiezan con el agua y se disparan supersticiosamente hacia el encuentro del otro del auriga de la nervadura sedienta

M UTI CO M E PESCI

i - Il mutismo previene nostalgie innumerevoli / di coltelli ingabbiati fra arterie / fiumi fango­ si che atrofizzano il vortice / penetrandone la ruggine in rosse spirali / carovane di millepie­ di sul ghiaccio il - ancorati all’alberatura color rame / la fragilità di certi movimenti / inciampano n ell’acqua e schizzano / superstiziosamente verso l’altro / verso l’auriga dai nervi assetati


Ili

un àrbol sujeta la pulidez de un campo la casa deshabitada pronuncia primeros descensos los jardines sin serpientes ni brillantes derrotados corno aquel arrecife que cae por el tacto del objeto desde su piedra IV si la propia boca nos ensordece observemos que sólo era un deposito en donde se mastica el encierro se hiere suenos con abalorios espinosos vicios que repite la memoria

siniestros los circulos que fueron bosques la mano que solfa desarmar la erección del nudo se estrelló entre los maslos de una cadena fundida en la anomalia de un duelo electrizando al pez que succionaba su muerte

in - un albero sorregge la limpidità di un campo / la casa disabitata pronuncia primi declivi / i giardini senza serpenti o brillanti / sconfitti come quello scoglio che cade / al tatto dell’og­ getto dalla sua pietra iv - se la bocca stessa ci assorda / osserviamo che solo era un deposito / in cui si mastica clau­ sura / si feriscono sogni con vetruzzi spinosi / vizi che la memoria ripete v - sinistri i cerchi che furono boschi / la mano che soleva sciogliere l’erezione del nodo / si schiantò fra gli steli di una catena / forgiata nell’anomalia d ’un duello / elettrizzando il pesce che succhiava la sua morte


VI se repite el vértigo en la sombra de un pàbilo corno obeliscos sobre cementerios ^quedarà endemoniadamente satisfecho para regresar al pozo su salpicadura el temblor microdesvastado? VII

que la cafda supere al habla que las figuras liberen siglos finales que la obscenidad se pavimente de ideas que toda mariposa prenada respire a través de lo escrito en sus membranas v ili

el presente borra la luz devora un vacfo que jamàs fue correspondido - una moneda sin cuno ni rostro libera al desconcierto de su euforia la trama que nos desteje corno puntos negros.

vi - si ripete la vertigine n ell’o m b ra/d i un lucignolo come obelischi su cimiteri / rimarrà dan­ natamente soddisfatto / per ritornarne al pozzo la spruzzatura / il tremito microdevastato? vii - che la caduta superi la p aro la/c h e le figure liberino secoli finali / che l’oscenità si lastri­ chi d ’idee / che ogni farfalla gravida respiri / attraverso le sue scritte membrane viti - il presente cancella la luce / divora un vuoto che mai fu corrisposto / - una moneta sen­ za testa né conio - / libera lo sconcerto dalla propria euforia / la trama che come punti neri ci fila.


Boca abajo Dentro del purpura de un vientre adhiero la maldición de las cenefas fuera de tu corteza envejecida destruyo el reticulo de tantas irrumaciones fosilizadas entre lengua y pensamiento arcada despidiendo fornituras trozos de pulgares incrustados en el mar que aparenta ser un hidrómetro deslizàndose mediante el castigo la savia pinta los cristales del orificio tràgico al amancebamiento no duermo miràndome en el ritual escandaloso pero es extrano dejar de abrazarme con un beso ulcerado bajo las flores su frangancia estimula a la rebeldfa ya he cafdo en la impotencia afeminada te arrojo mandriles al rostro

CARPONI

A ll’interno della porpora d ’un ventre / aderisco la m aledizion e d e lle orlature / fuori della tua corteccia invecchiata / distruggo il reticolo di tanti stim oli / fra lin gua e pensiero fo ssiliz za ­ te / arcata sprigionando forniture / pezzi di pollici incrostati / nel m are che sim u la un idrom e­ tro / scorrendo m ediante il castigo / la linfa dipinge i cristalli / d e ll’orifizio tragico al concu­ binato / non dorm o guardandom i nel rito scandaloso /m a è strano sm etter d ’abbracciarmi /c o n un bacio ulcerato sotto i fiori / la cui fragranza spinge a ribellione / ormai caduto n e ll’im po­ tenza effem inata / ti butto mandrilli in viso /


manojos de espiritu tras protuberancias corno un salvaje abro las volĂ tiles piemas la sangre cuyo suero trago observado.

m anciate di spirito fra protuberanze / c o m e un selv a g g io apro le volatili c o sc e / il san gu e il cui siero ingoio osservato.


La exoulsion de las marquisas Nos vetaron mas que misterios danzas en tom o a una piedra ciega viajes triunfales a lomo de eunucos ensenanzas precarias de cómo amar dos pechos sujetos con galones de cadarzo memorizar la oquedad observada del fuego que se desprendfa de sus pàrpados la razón de ser sin poder contrariar a la razón por la cual el Ser exigi'a razón trances triturados al igual que la grava la hybris puntiaguda de aquellos monasterios desgajando el timpano del mundo pervigilio dios entregado a su propio acecho libros paralizados en cicatrices somnolientas una mujer banada por la camalidad de su perfil el segundo que sucede a la muerte

L 'E S P U L S IO N E D E L L E PE R IP A TET IC H E

Ci vietarono più che misteri / danze attorno ad una pietra cieca / viaggi trionfali a spalla d ’eu­ nuco / precari insegnamenti di come amare / due seni sorretti da nastri di bavellina / m anda­ re a memoria il vuoto osservato / del fuoco che scaturiva dalle sue palpebre / la ragion d ’es­ sere senza poter contrariare / la ragione per cui l’Essere esigeva ragione/ frangenti come ghiaia frantumati / l’hibrys appuntita di quei monasteri / schiantando il timpano del mondo in veglia / dio di se stesso in agguato / libri paralizzati in cicatrici assonnate / una donna bagnata dal­ la carnalità del profilo / il secondo successivo alla morte /


iman blanquecino que inventa un porvenir sellado ineficaz corno el dislocamiento del cuerpo humano recuerda la parodia del canto que voz no tiene el hombre sólo una sensacion de apagar su silencio el horror que contagian las partes del todo tentando la presencia de un ave fuera del paraiso o abra su imagen inconclusa disimulada entre tantos muros.

calamita biancastra che inventa un avvenire sigillato / inefficace come la dislocazione del cor­ po umano / ricorda la parodia del canto / che voce l’uomo non ha / solo una sensazione di spe­ gnere il silenzio / l’orrore che contagiano le parti del tutto / tentando la presenza d ’un uccel­ lo fuori paradiso / o apra la sua immagine inconclusa fra tante mura nascosta.


El semejante animai Si la carne desmenuza carne en cuantas bocas se rescata la sangre sobre una tabla el m ùscolo lento corno un desconocido al odio se aprieta lame y macera ^pezones o adomos? engendran las secreciones con su veneno de criaturas huecas asnos terciopelados sin cabeza la garra que aspira podredumbres de un sexo e igual de brutales menstruaciones perviven los dedos disfrazados corno pieles satinadas de murices sacrificio que en toda noche se excita en hornos de cera ayuna con su espanto.

IL S IM IL E A N IM A L E

Se la carne sbriciola carne / in quante bocche si riscatta / il sangue su di una tavola / il musco­ lo lento come sconosciuto / si stringe all’odio / lecca e macera / capezzoli od ornamenti? / ge­ nerano le secrezioni /c o n il veleno di creature vuote /asin i senza testa vellutati / l’artiglio che aspira / marciumi di un sesso / e come mestruazioni brutali sopravvivono / le dita maschera­ te / come pelli satinate di murici / sacrificio che ogni notte si eccita / in forme di cera col pro­ prio spavento digiuna.


Fiebre calma N o recuperar la memoria Vestirse con el encaje suyo traspuesto Como un hierro oxidado por dentro Las palabras entreabren Una entrana incandescente De magma en argento Persiguen sin m otivo profecfas Casto y desertado presente Siempre anhelando una m ùsica effmera Ni siquiera mejor que despertar atado al m iedo Surco relente en los arenales Prelusión a una muerte mas dulce que esa voz.

F E B B R E C A L IG IN E

Non recuperare la mem oria / Vestirsi col suo merletto assopito / Come un ferro arrugginito dentro / Le parole socchiudono / U na viscera incandescente / D a magm a in argento / Perse­ guono senza ragione profezie / Casto e disertato presente / Sem pre anelante una m usica effi­ mera / Neppure meglio d ’un risveglio legato alla paura / Solco di guazza negli arenili / Pre­ ludio ad una morte di questa voce più dolce.



Cristina Caballero Samper

Como abanico que repliega los rayos sobre si mismo el so l dorarà suturas y grilletes, y en galeras mi corazón no sabrà del ocaso que en cubierta se ciem e.

C O M E U N V EN TA G LIO

che ripiega i raggi su se stesso / il sole dorerà suture e ceppi / e in galera il mio c u o re / non saprà del tram onto / che in coperta sovrasta.


Y me VENDERAN un corazón grande y granate con un alambre que haga de aorta lo prenderé al hueco o mas sencillo sujetarlo con las manos a la altura del pecho un poco ladeado hacia la izquierda y de vuelta a casa si no tropiezo con ese olivo ese ùnico olivo que nada pinta ahi entre fauces de cemento no volverà a caer el corazón corno un soldado a tierra Y es que ahi fuera todo està mal pintado corno si algùn instrumento de la reai orquesta desafinarà y desafinan desafìa una a una mis sonrisas después del noticiario en este dia de tempestad y corazones rotos La inconsciencia del imbécil las cebras las puertas de par en par de los edificios cagarse en los almohadones blandos de los tronos

un cuore grande e granato / con un fil di ferro che faccia da aorta / lo imprigionerò nella cavità / o sarà più semplice tenerlo saldo con le mani / a ll’altezza del petto / un po’ inclinato verso sin istra/e di ritorno a casa / se non inciampo su codesto o liv o /co d esto unico olivo che non conta nulla lì / tra fauci di cemento / non tornerà a cadere il cuore com e un soldato a terra / Ed è che là fuori tutto va storto / come se qualche strumento della reale orchestra stonasse / e stonano / sfida / ad uno ad uno i miei sorrisi dopo il notiziario / in questo giorno di tempesta / e cuori rotti / L ’incoscienza dell’imbecille / le zebre / le porte spalancate degli edifici / farsela addosso sui soffici cuscini dei troni / E mi venderanno


y volver a empezar sin deseo alguno DESENTONA caer en picado contra las tormentas y espejos rotos entrar en una casqueria a la hora de la siesta para que me vendan un corazón de animai de cuatro patas y regresar a casa con paso seguro evitando el olivo evitàndose uno mism o los ojos en bianco y pretender contàroslo quizàs tam poco venga al caso

e ricominciare da capo senza alcun desiderio / stona / gettarsi in picchiata c o n tro le tempeste / e specchi rotti / entrare in una tripperia a ll’ora della siesta / perché mi v e n d a n o un cuore / di animale a quattro zampe / e tornare a casa con passo sicu ro /ev itan d o l’olivo / ev itan d o se stessi / gli occhi delusi / e tentare di raccontarvelo forse neanche è il caso


Tejo, tumba del pesar del plom o.. S ólo la muerte corno un aldabonazo sùbito nos mantiene a raya. Y asistim os, recatadamente trazando los pelos por otro pulso mas dispuesto, pero volcado està el piato en porteria y parece que al Cerbero lo devoraron sus propios muertos. N i la m iei, ni las liras, ni la fuerza del mism o Hércules fueron necesarias; la carencia fue su cómitre, la carencia despoja igual al muerto y al vivo: no poder pagar una travesta por el Estigia (el òbolo que compre al àvido Barquero)^ ni la planidera que alivie con su llanto al pariente piadoso. M aldigo al “Odiado”,

Tasso, tom ba pesante come il piombo...// Solo la morte / come un picchio improvviso / ci mantiene in riga. / E accorriam o in soccorso, prudentem ente / disponendo i capelli / con polso più abile, / ma rovesciato è il piatt^ in portineria / e sem bra che Cerbero lo divorarono / i suoi propri morti. / N é il miele, né le lire, / né la forza dello stesso Ercole / furono necessarie; / la carenza fu il suo aguzzino, / la carenza spoglia allo stesso modo il morto e il vivo: / non poter pagare una traversata dello Stige / (l’obolo che com pri l’avido Barcaiolo), / né la prefica che consoli col suo pianto / il parente devoto. / M aledico l’”Odiato”, /


ofrezca m i lengua resistencia al metal y nunca e l llanto pusilànim e trepe hasta mi boca. Porque a pesar nuestro, solam ente soldada està la sangre a la carne la carne soldada al hueso el hueso al minerai, y el tablón siempre cae corno un espaldarazo que la vida nos diese.

/ offra la m ia lingua resistenza al metallo / e mai il pianto pusillanim e / si inerpichi sino a lla mia bocca. / Perché nostro m algrado, soltanto / il sangue è saldato alla carne / la carne sa ld a ta all’o s s o /l'o s s o al m in erale,/e la pesante tavola sem pre cade / com e una piattonata che la v ita ci desse.


Prolongue mi infancia crei reai el color de los pàjaros, a su ciega imagen el tiempo luego me formaba. Mi perfil hoja de espada vertical al cielo violenta a los mansos. Cual licor que procura lucidez fermentò el odio, y escancié la copa de la muerte sensata.

C O N T IN U I LA M IA IN F A N Z IA

credetti reale il colore degli uccelli, / alla loro cieca immagine / il tempo poi mi educava. // Il mio profilo / lama di spada verticale al cielo / violenta i mansueti. // Quale liquore che procura lucidità / fermentò l’odio, e mescetti il calice / della morte sensata.


Y sin saber por qué siguen entrando ganas de llorar y de morirse. En la honda espesura de la noche cual poza que todo lo ahogara, mas no el quebranto de mi escudo contra la tierra dirigido, el espfritu em bosquece, tras la hoja la respiración se rezaga hasta el aliento: aliento que nos sobrevive a ras de la piel corno ave de paso que planea. Y no hallo el rumbo, pierdo el breve pico iman de la paloma, el posible magnetismo que retome mi cuerpo hacia su casa, al pànico de sus ventanillas, a la media càscara de naranja corno un sol exprimido con gula. Algo se escinde en mi

E senza sapere perché / continua a venir voglia di piangere / e di m orire. / N ella profonda densità della notte / quale pozza che tutto som merga, / ma non l’infrangersi del mio scudo / contro la terra rivolto, / lo spirito si fa bosco, / dietro la foglia la respirazione si attarda / sino a farsi alito: / alito che sopravvive a noi stessi / a fior di pelle / come uccello di passaggio che plana. / E non trovo la rotta, / perdo il corto becco calamita della colom ba, / il probabile magnetismo / che riconduca il m io corpo verso casa, / al panico delle sue finestrelle, / alla mezza scorza di arancia / com e un sole spremuto con golosità. / Q ualcosa si scinde in me /


semejante al aletazo insistente del pez en la madera y frfas se quedan las manos, repentinamente muertas sobre las superficies de las cosas. Porque antes de los sentidos estàn las cosas: el rosario de la sangre que todo lo denta; el dolor es privativo de cada cual y ninguno puede adentrarse por la herida, hacerla que respire debidamente. Tan sólo el frio inhibia, riente quijada, el crecimiento de la sangre al margen de los dfas. Porque hay dfas que estoy a punto de morirme y seme fija el dolor en los costados y voy a bandazos hasta dar en tierra con las alas tullidas de un àngel.

simile al colpo di pinna insistente del pesce / sul legno / e fredde restano le m ani, / improvvisamente morte / sulle superfici delle cose. / Perché prima dei sensi sono le cose: / il rosario del sangue che tutto tenta; / il dolore è proprio di ognuno /e nessuno può introdursi nella ferita, / far sì che prenda debitamente sollievo. / Così tanto solo il freddo inibiva, ridente mascella, / la crescita del sangue / al margine dei giorni. // Perché vi son giorni / in cui sono sul punto di morire / e il dolore mi si conficca nei fianchi / e procedo a sbandate sino a cadere a terra / con le ali rattrappite di un angelo.


F

r a n c i a



Francoise Goria

- Poesia come gesto - N ella biblioteca, i libri chiusi, strati di parole che si ac­ cavalcano, legam i segreti e tipografici si preparano. C orto-circuiti am oro­ si. Gesto d ’amore. Che accade nei libri chiusi? Libri che diventerebbero co­ me la m ia mem oria, la m ia m em oria che si m ette a im m aginare traiettorie fuori sintassi. Im pressione m em orabile. Abbracci. U na gram m atica di suo­ ni. U tilizzare un supporto sensibile, sottile e trasparente. Si tratta tu tt’al più di uno sguardo indiscreto che si infila tra il retto e il verso a un certo m om en­ to del racconto. Poesia ladra, tenero parassita che sottrae un p o ’ d ell’istan­ te, proprio al m om ento della scena d ’amore. A bitudine cinem atografica del primo piano probabilm ente. Il rom anzo non ha tem po. D ecalcom ania. C lep­ tomania. Arresto su narrazione. Riprodurre la parola con un certo piacere. È un estratto preciso, eppur falsificato. Più densità, più consistenza alle let­ tere. Sulla pellicola vergine annoterò i nomi presenti, allineam ento m etodi­ co delle im magini, fram m enti anatom ici e geografici che si susseguono sen­ za durata. Si tratta di un fuori tem po. - Poeta silenzioso -


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Son d o ig t r o u g e c e ro u g e à lè v r e 3 l a t a i e l a ta ch e •9 ;tt9 ò 9 iio :ib su o i; aa n ia a i a a aob al a a id xuad co u ch ée su r l e v e n tr e l e ro u g e so n d o ig t à l a b ouche el a à iia o è t a a u ie ià p à i e ip x o b 891 n o i^ is o q so n d o ig t u n e s e n s a t io n so n d o ig t l e s ch ev eu x au e o u o q s i a e i v é l e 9 l a u o a x g b n i ' I X i o i u o a a l ^ p io b d e s s u s d u f r o n t l a p o in t e d u p o u c e l ' i n d e x l e s c in q 89b e p r o i a l s e r v ò ! a a b 9 p u o i e l no^ nem a l auoa d o ig ts la c h e v e lu r e le s ch eveu x cette m asse de e r fo n a ld e i a ^ a l e jjp in u a r io s i a n u a p n o l e e l^ x io a ^ a u p ch ev eu x b r u ta le m e n t la p o in t e d e s c h e v e u x u n f lu id e x u e Y a e l e u o e n i a m a l a o b e l e b u o o u à e x io u a p a a i d 9 l aux d o ig ts l ' odeur des ch eveu x in s is ta n te le s ^a a p n o l s^ p io b e9l a x/oc a l e h u ^ in à lq a b n ot. a l cheveux la b e lle lig n e n e tte la lo n g u e n u q u e l e s a a l e e d tìia c a e l b e i q u h e J x i a l q a l e e d a ia c e e b a a o n ijii cheveux coupés c o u r ts so ig n e u s e m e n t le fr o n t e o b e l u b n a ^ è b a è ^ i a o à t a a m e i é p è l flia jH a l a b a c t g io b n a tu r e lle m e n t lo n g s c o u r ts l e f r o n t l e s s o u r c i l s e t a l 9luaqà'I a a i d 9l e b i o q 9l a u o c a a n ìa m a iJ a o le s c ils des d o ig t3 d 'u n e m a in le s cheveux xuj a e l j j a q à a a l a a i d x u a b a lid o m m i n ia in al e o io ì p r o fo n d é m e n t c h e v e lu la tè te è p ie in e m a in le s e lu a q è 'I a iu iie v u o o al in e b r io ? gnu i n a i a i in a ? s o u r c il3

la

douceur

le

v en tre

xuabo ' I aaid 9 l n i ani al aob ub z e i v é l

agl ^ n an ao u o b a lu a q à 'I sb


Un fle u v e de douceur la c e rtitu d e un ib iu o ^ à u s q n u Jn 9 v s i s i n i ì n x eeo sq ag 29J c h a n g e m e n t l a r e s p i r a t i o n l e c o r p s so u 3 l u i s s b suuioo 3n9iii90U0b 9£u9u31um u3 a n io n i ol un s e n t i m e n t c e t t e in te n s it é p ie d s nus s i 9xiu ^ i i q e s noe 9 iÌjé e o ^ s u g lu o o eb e lx o q v iv a n te l a p r é s e n c e c b a r n e lle nue nu le s b ra s u s q n u su n n e ì 9 b eoi) n u i l d u o ' I n o i J j d I l e J e n o o le v e n tre to u te s se s fo rc e s co rp s te llu r iq u e 98U 9luoeuin e l u o r f 9nu xu9uct a s c ia i i i o q n u e a i p l e s o l e i l u n e 3 u e u r m usquée l ' a i r p l u s f r a i s 3ìd 9 n ± jslq 9 l l 9 d 9 ^ ^ 9 0 8Sd e u l q e s ^ e lq o ia o 8 9 l so n v i s a g e f e r m é l a b o u c h e u n e b a i e i n e c b a u d e 9òidiflBO 9 Ì x o ^ ^ è s p a l q s n u 9 à ingenuo;* d ia rio v i s a g e u n e b o u f f é e s u r c h a r g é e d 'o d e u r s d e s 2 9 0 3 0 ì 9 b a n p i l i9 v u b 9 l i q n u 9 x o 9 ì p la n te s des se m e n c e s des b o u rg eo n 3 eee Jn9JH 9upeu:id 93onoe 9 v a ip 39^n9pi9V ±Jb é t r o i t e m e n t m é lé e s sa g e m e n t c o n io n d u e s s o n Bl 8 9 JÓ 1 0 9 8 8 9 Jtp i9 n è 8 9 l XU910 90 8nÌBHI s e x e l e s o l u n s o c im m ense g r a n d s o l i t a i r e 90 8 9 I I Ì 9 3 0 8 9 l ÒÓiVBIJ) S l d è l 9UI8Sq8 9ctn93àb assommé m i n i s c u l e c o l l é e p e u r e u s e m e n t à l a H 9 ii n ìJje n i jn sm g a a n u r i a n o ta u o d nu ^oìh peau v e r tig in e u s e m e n t avec l u i lia jiu a o e


Une l é g è r e h é s i t a t i o n l a r a i s o n u n l i t b a s u n a l a b ? u a u l a l ctx l a 1 o n a i d è u p x q a b a d o ? anU m a te la 3 un d r a p l'é d r e d o n p e a u rouge l e s l i t 3 a ^ a o x l à b e 3 x a ? i a a a a l a l ì a ? a a b a a l d i a i v n i a q u ia l 1* e s s e n t i e l l a cham bre t o r s e n u de d o s tà c h e x i? q ax iaa uocxd nu ?uaouob al an ia m eab d é l i c a t e s e s m ain a l e g e s t e q u e lq u e ch o se s u r a ì ì o ^ è ' I ^ l o ì ì a axiaa a d o ? a l a ^ a a g n u a o n a x J a q m i q u e lq u 'u n s a c e i n t u r e l a b o u c le so n p a n ta l o n s e s a a l a lq u o a u a a q ab anxaa a a l è n x o a a ì ario n ald jam b es é n o rm e s n o u e u 3 e 3 v e l u e s d e s ja m b e s d e ^a x u o n a p u b a n o x i a ! u o x ^ ? a a a l a a l d x x a l ì aarionarf p a l m ì e r u n m urm ure l ' o r e i l l e s e s p i e d 3 n u s l e s a n o i a c t jé a ? é x ? ? a n a 3il a l j n a m a o u o b a a l u a q à a a b b r a 3 b a l l a n t 3 l e l i t u n mouvem ent d e r e c u l s o n la x o a 'b arixa? aal in aila a u a ? v à x ì jn ajn 9 la ;fu ? d o e il


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Improvvisamente i l naso subito in v o lto la anoxsanxiao'I oìojjv Ijja xooaidda xvoun f e l i c i t à ombre i l suo vecchio cuore d iv iso e lla b essellom elIaJb xpubnx xlpab Beosome pace g io rn i e g io rn i i co n fin i la so ttan a aaoxsnaoxl aiavea ese n ti Sai jéctxaieviaq fuggito un oggetto d isp etto so n e lla sua éixoxleì oruectiijjq nu acteoea nu elxdaxsacnx memoria i ric o rd i la n o sta lg ia subito la allei) oxoad lei) éi^ulov a lle ò ooxmen stagione p iù b e lla e c ie lo p re sto esp erta assenexq a l eladiev apnxaul a lle ò assenso dappertutto piano come matto e se rc iz io a J a n iììa i oiadxirt eiom a'I oqoò a s s e ia iiJ al eroico il piacere prove ardimento iso^dmo xseioa a ^ a isiv aaoiooiiqao generosità dedizione tensione tu tte le anu x^aooaan xpjjìx*i x xxlonaia x^nemx^neaxi faco ltà in tric a ti a tto rti im pervii xb xlpxoaxp o^nev la bJbxooo^boos axlpoì 9muxq


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La f a n c i u l l a b e l l a un a b it u c c i o l i s o abbastanza l i ooìlsd tìio ou s l ì ilp x p s l l s s s a p ib inaa io u a i in v e rec o n d o su l p e tto al c o llo una c o lla n a l i ìI I js v a l l 9 b x i o x ì ofiBip ì b oxriooum nu 9? ifl9V oua p ie t r u z z e c o l o r a t e v i l i s s i m e l a t e s t a un c o l l o su e a l l s b ooiin sn la b buibi^ a i o e omuìo:iq l ì 9 io la o b ia n c o i s u o i o c c h i l e p i s c i n e i l suo naso le 3l arm oloo 9<±nBp 91 ìla b n e a Ì 9n i b 9i q iou a i e id d e l chiome p orp ora l a sua chioma un g r e g g e d i cap re i a? ou a i s ì l a b i b a x l p i ì xxIohbìì ìo u a ia b aripaiq s u o i d e n t i g r e g g i d i p ecore b e l l a b e l l a un g r e g g e o^nejffivBq oJbun lu e axoòBid 9ue g l b ìo o 9?^ buì ellsb d i cap re n a s t r o d i porpora l e tu e la b r a s p ic c h io d i oua l i x a o x s x la b jaoood sue a l l a b ì a l ib ì ì i b ?aq m elograno l a tu a gu a n cia i l tu o c o l l o sp a v e n ta to Bl XrfOOO XOUC* ì B l l 9d 90X1BUP 9ua 9l 9l ? 9q 9l o l l o o r a p ito l'a u r o r a l a luna f u lg id a i l 30l e i l 3U0 b^bìxIooo aud” anu 9l o v 9 ^nBoni aoov au3 a i bxoobì bu3 p e t t o l a mano i l v o l t o l e p a r o le g i o i a un g em ito ou3 Ix BupaxI ou3 bI a^Mal 9 l 9xm a^ddal sul 9 l sommesso d i cap ra in t e n e r it a i l a c c i l ' a b i t o s u l b io i u b ' 1 a^ctal onxM B ip ab anatri oì ò io q ia b o i i q a a i p e tt o B^iqBi e lx d x n a ^ a lo a Ix an ul a l


Allitès Déjà Le bord d ’oubli de leurs yeaux Est grevé par un poids En galets de nuit Se tenant là Empaumés de désir de cem es noirs Les amants Ils ruissellent de tout leur long Muraille tétue gavée d ’ombre Et Crénaux jouxtant nuages Ils leur volent le poids d ’orage Dont ils ombrent ensuite les grands marchepieds pàles de leurs rèves L ’absolu de la nuit les décante Puis absous leur champ d ’étoile Les vibrions de l’aube ont réduit leur pàté En un sue bien plus clair Orphelin de contours Puis le jour les exile Hors du limon des toiles A LETTO

Già / Il ciglio d’oblio dei loro occhi / È gravato da un peso / Di sassi notturni / Sono lì / Presi dal desiderio di occhiaie nere / Gli amanti / Grondano lungo il corpo / Muraglia tenace nutri­ ta d’ombra / E / Merli prossimi alle nuvole / Le derubano del peso di tempesta / Con cui om­ brano poi / i grandi marciapiedi pallidi / dei loro sogni / / L ’assoluto della notte li decanta / Poi assolto il loro campo di stelle / 1 vibrioni dell’alba hanno ridotto la loro sostanza / In un suc­ co più chiaro / Orfano di contorni / Poi il giorno li esilia / Fuori dal fango delle tele


Au cceur du m onde il y a un enfant noir qui se lam ente sous les midis terribles. Il est heureux, le soir, lorsq u ’il voit de sa fenètre les amants batisseurs de brindilles courbés au-delà du mur nu, gargouilles invisibles. Il est sans nom au fond des arrières-cours. Ou encore, quand terrassés nous gisons en début d ’aprésmidi sous des om brelles décentrées à jam ais, il nous oublie et va sous la peau de l ’arbre. ici repose le noir secret du temps.

Nel cuore del mondo c 'è un bambino nero che geme / sotto terribili m eriggi. È f e l i c e , l a s e ­ ra, quando / vede dalla finestra gli amanti costruire ram oscelli ricurvi al di là d e l m u r o n u d o , doccioni invisibili / Non ha nome in fondo ai cortili retrostanti. O ppure, q u a n d o g i a c i a m o e sausti all inizio del pomeriggio / sotto i parasoli per sem pre decentrati, ci / d im e n t i c a e v a s o t ­ to la scorza dell’albero. // qui riposa il nero segreto del tempo.


L ’Ephebe L ’oiseau, n é à m arèe b asse, qui n ’eut jam ais recours au geste pour s ’ouvrir, n ’est pas encore désensablé. Celui qui le désire se voit sous cette forme m ais reste sans sa voir que faire d ’adéquat... La form e rèvée de l ’o isea u est sans recours, sinon le bond. Durant sa v ie, qui est courte et glissante, il ne cesserà de lui p ousser de petites aigrettes. S es ailes étant d ’une longu eu r vespérale sont toutes indiquées pour dédoubler les sein s d ’une ellipse qui se prom ène nue. Il se croira, un tem ps, éther, et nous l ’aurons perdu. O isea u x d e bure: revenez. Il a des ruades qui vont droit aux dents de la couleur. L ’idée qui ne nait pas de lui co n v a in c q u ’il agit dans le feu d ’un travail de vitraux. T ous ses fils et ses filles se croient bàtards et brulent avec l ’espoir insensé de vivre. D ’autres on t le m asque d ’air plus épais que la peau. Le plus com m un e st translucide et n ’oublie rien.

L ’E F E B O

L ’uccello, n ato con la bassa m area che non è mai ricorso a un / gesto per aprirsi, non s ’è an­ co ra liberato d e lla sabbia. / C hi lo desidera si vede in questa form a m a / resta senza sapere cosa sia opportuno fare... L a fo rm a / sognata d e ll’uccello è senza scam po /. D urante la sua vita, breve e sfugg ente, gli spunteranno / senza posa piccole pium e. Le sue ali, / d ’una lunghezza vesperale, sono certo adatte / p e r sdoppiare i seni d ’un ’ellisse che cam m ina / nuda. Per un po’ si crederà etere e l’avrem o / perduto. Uccelli di ruvido panno: tornate. T ira calci che / vanno dritti ai denti del colore. L ’idea che non / nasce da lui convince che agisce nel fuoco d ’un la­ v o r o /d i vetrate. T u tti i suoi figli e le sue figlie si credono / bastardi e bruciano con la speran­ za insensata di vivere. /A ltri hanno la m aschera d ’aria più spessa d ella pelle. 11 più / comune è traslucido e n o n d im en tica nulla.



Alexandre Iskra

Lettre. Un jour... J’arréterai. M’enfermerai... Par terre. Sans rumeur à ècouter. Mes doigts n’iront plus caresser Tenere des combats ca ssé s. J’en aurai fini las... O ub lié. Loin de trancher les v e in e s du poignet. Je dormirai muet Dominant le fer des gares, comme une traverse va in e. J’arreterai brisé, com m e j ’ai rage de voir. Je n’aurai pas eu le tem ps de tout dire de palper... D ’appeller Ce qui manque et qui sera sous le Ut oublié. Les yeux ouverts s’y fai re j ’arreterai l’usure et le galop . Mais la musique La musique et le café noir. LETTERA.

Un giorno... Smetterò. / Mi rinchiuderò... Per terra. / Senza rumore da ascoltare. / Le mie di­ ta non andranno p iù /acarezzare / L ’inchiostro dei certami spezzati. / Ne sarò stanco... Dimen­ ticato. /T u tt’altro che tagliare le vene del polso. / Dormirò muto / Dominando il ferro delle stazioni, / come una traversa in u tile . / Smetterò rotto, come / ho rabbia di vedere. / Non avrò avuto il tempo / di dire tutto / d i palpare... Di chiamare / Quel che manca e che sarà / sotto il letto dimenticato. / Gli occhi a p e rti / smetterò il logoramento e il galoppo./M a la m u sica/L a musica e il caffè.


Bars Mon amour ma solitude avec l ’attente qui s ’étem ise ces heures posées sur le comptoir les verres que Fon remplit la nuit n’arrète pas de boire et votre tète sur mon épaule comme un oiseau qui bat de l ’aile mon bel oiseau effarouché tous ces mots que d ’autres disent tous ces cceurs qui débordent des bières toutes ces vies que j ’écoute le regard perdu dans le miroir avec la rue à la dérive et ta présence qui me rend riche mon amour ma solitude je vais sans me retoumer flanquer ma fatigue à la niche tu me cries tu seras toujours seul je te dis que je m ’en fous mais il n’y a plus de lumière où me laver de la nuit Mio umore, mia solitudine / con l’attesa che si attarda a lungo / le ore sul banco / i bicchieri che si empiono / la notte non smette di bere / e la sua testa sulla mia spalla / come un uccel­ lo che muove le ali // il mio bell’uccello spaurito / tutte queste parole che altri dicono / tut­ ti questi cuori che traboccano dalle birre / tutte queste vite che ascolto / lo sguardo perduto nel­ lo specchio / con la strada vagante / e la tua presenza che mi rende ricco // mio amore, mia so ­ litudine / vado senza voltarmi / gettare la mia stanchezza nella nicchia / tu mi gridi sarai sem ­ pre solo / ti dico che me ne infischio / ma non c ’è più luce / dove lavarmi della notte


Je t’ai retrouvé com m e au rire de ma mémoire tout crispé de douceur, entouré de vagues frauduleuses. J’ai clos les volets au passage de la fète Les robes usées se sont envolées et tu as quitté ton habit de beau d in d ’oeil tu t ’asseois sur du velours frappé com m e tes mains se pressent sur les gouttelettes que tu rythmes de mots d ’amour tu es la désespérance de la raison tu vogues tei une ritournelle dans la n ef de nos nuits je tiens m es rèves com m e des armes les couleurs de ta peau changent au passage de chaque pluie je scande tes anxiétés de baisers com plices je voudrais t’enrober de steppes quand ton visage se voile au sortir des fétes anciennes tes épaules sont tendres à mes morsures tu marches lentement

T i ho ritrovato com e nel ridere della m ia memoria / tutto contratto di dolcezza, circondato da onde fraudolente. // Ho chiuso le persiane sul passaggio della festa /1 vestiti usati sono vola­ ti via / e hai lasciato il tuo abito di una tua bella occhiata // ti siedi sul velluto battuto / come le tue mani si stringono sulle goccioline / cadenzate con parole d'am ore / sei la disperazione della ra g io n e / volgi come un ritornello / nella navata delle nostre notti / tengo i miei sogni co­ m e delle arm i / i colori della tua pelle cam biano / col passare di ogni pioggia / scandisco le tue ansie con baci com plici / vorrei rivestirti di steppe /q u an d o il tuo viso si co p re/ all’uscita del­ le feste antiche / le tue spalle sono tenere ai miei morsi / cammini lentamente /


au bout de la rue tu m ’attends tu me traines vers la peur des nouvelles saisons au milieu d’ombres fròlantes lancinant d ’une mélodie profane et m y s t é r i e u s e aux limites des drames de ta main.

in fondo alla strada / mi aspetti / mi trascini verso la paura delle nuove s ta g io n i / / fra ombre sfioranti/lancinante di una melodia profana e misteriosa/ai limiti dei drammi d e l l a tua mano.


D écapsuler la fiole d’Igitur Verser le vide dans l’absence Agiter avec l ’angoisse Mèler M inute et Etemité Ajouter sang et cyanure (une pincée) Agiter avec l’angoisse Teinter d e feu Mixter Adjoindre rires et verre pilé (réglisse à l’occasion)

Agiter av ec l ’angoisse S a u p o u d re r d ’om bre et de trèfles (finem ent hachés)

Flamber à la prunelle Agiter av e c l ’angoisse Verser l ’absence dans le vide Recapsuler la fiole HOW D O Y O U TH IN K IT FEELS

Aprire l ’a m p o lla di Igitur / Spargere il vuoto nell 'assenza /A gitare con l’angoscia//M ischia­ re M in u to e E ternità / Aggiungere sangue e cianuro / (un pizzico) / Agitare con l’angoscia / / Tingere d i fu o c o / Mescolare / Aggiungere riso e vetro pestato / (regolizia alfoccorrenza) / Agitare c o n l ’angoscia //Spruzzare d’ombra e di trifoglio/(sottilm ente tritato)/ Abbrustolire alla p u p illa / A gitare con l’angoscia // Spargere l’assenza nel vuoto / Richiudere l’ampolla /


La glisser au rayon “VIE” du supermarché La voler le lendemain La boire à traits menus (yeux mi-clos) Et guetter guetter guetter...

Metterla nello scaffale " v i t a " del supermercato / Rubarla l’indomani / Berla lentamente / (con gli occhi socchiusi) // E osservare osservare osservare...


J’ai rèvé qu’un soir il ne s ’était rien passé tant pis pour moi, Toujours la mème trahison! Encore plus tard. Mais quelle est donc cette histoire? Je suis là, toujours. Tes cheveux qui trainent Les nerfs tiennent que faire? Oh, vous dire le temps efface les caresses trop minces. Rève? Patte de velours.

Ho sognato che una sera non era accaduto niente / peggio per me, / Sempre lo stesso tradimen­ to! / Ancora più tardi. / Ma qual è d u nq u e questa storia? / Sono qua, sempre. / 1 tuoi capelli che strascicano / I nervi resistono / che c o sa fare? / Oh, dirsi / il tempo cancella le carezze trop­ po sottili. / Sogno? / Zampa di velluto.



Jean Lue Talamoni

Intuition printaniere Mars n ’est pas encore mouillé Que les vapeurs blanches De cet hiver qui flanche, Se dissipent par désir anticipé; On attend longtemps, Quand on est fils du soleil, Le froid est un contre temps, Une mort artificielle, le sommeil, Car de tous les interstices De cette planète sans justice, On peut distinguer, Les yeux encore fatigués, Des milliers de petites choses, Dormeurs des temps givrés, Qui désirent changer de pose... Quelle éclosion magnifique, Sommes nous en état d ’attendre... Le réveil soporifique, De milliards d ’images tendres,

IN T U IZ IO N E P R IM A V E R IL E

M arzo non è ancora bagnato / Che i vapori bianchi / Di quest’inverno che cede, / Si dissipa­ no con desiderio anticipato; / Si attende molto, / Quando si è figlio del sole, / Il freddo è un contrattempo, / Una m orte artificiale, il sonno, / Poiché da tutti gli interstizi / Di questo pia­ neta senza giustizia, / Si possono distinguere, / Gli occhi ancora stanchi, / Migliaia di picco­ le cose, /Dormitori dei tem pi brinati, / Che desiderano cambiare posa... / Che sboccio stupen­ do, / Siamo pronti ad attendere... / Il risveglio soporifìco, / Di m iliardi di tenere immagini, /


B onbons nostalgiques, Sugant souvenirs m agiques Ou pastilles poivrées, Que l ’on je tte désoeuvré; Il est là, on l ’attend, Profitons en, C ’est bientót le printem ps!

C aram elle no stalg ich e, / S ucchiando m agici ricordi / O p astic ch e p e p a te , / C h e si buttano via, ozioso; / È qui v icin o , l ’aspettiam o, / A pprofittiam one, / F ra p o c o sarà prim a v era! //


Médecine D ans une bulle de notes, U n désert de silence... Le son dans les oreilles, H ifi sans pareil, Execute l ’atm osphère, D ’un regard d ’astronaute Du haut de sa m o n g o lfière, Tension des plus intense, On se sent “free m a n ” Sur le voi m usical, De la m édecine radicale, Du docteur “w alk m a n ” .

M EDICIN A

In una b o lla di n ote, / U n d e s e rto di silen zio ... / Il suono n elle o recch ie, / H ifi senza uguale, /E s e g u e l ’atm o sfera, / C on u n o sg u a rd o d ’astro n au ta / D a ll’alto d e lla su a m ongolfiera, / T en ­ sio n e delle più in ten se, / C i si se n te “ free m an ” / Sul volo m u sica le , / D ella m ed icin a ra d ic a ­ le, / Del d o tto r “ w alk m a n ” .


Blafards soirs Il est des soirs, Blafards, Ou il m ’est interdit De rire, D ’écrire, Je pourrais me sentir Maudit... Accrochant dans ce chez moi, Décadant, Un tissu de vie, Pour ma survie... Et puis ces images, De toi Dans cette putain de cage, J’en rage... J’attends le matin... Dans le mème décor, Je me réveille encore, Avec cette impression d’ètre, De naitre, Bousculant le desordre,

SC IA LB E SER E

Ci sono sere, / Scialbe, / In cui mi è vietato / Ridere, / Scrivere, / Potrei sentirmi / Maledetto... / Appendendo in questa mia casa, / Decadente, / Un lembo di vita, / Per la mia sopravviven­ za... / E poi queste immagini, / Di te / In questa lurida gabbia, / Mi esaspero... / Attendo il mat­ tino... / Nello stesso ambiente, / Mi risveglio ancora, / Con questa impressione di essere, / Di nascere, / Travolgendo il disordine, /


D ’un coup de pied, Mais y ’a plus de café, La serpillère à tordre, A cause des fuites, Et toute la suite... Jusqu’à ces soirs, Blafards, Ou l ’on se sent cafard, Atroce bète, Atroce tète... Tiens? Une hirondelle! Vivement demain bordel!

Con un calcio, / Ma non c ’è più caffè, / Lo strofinaccio da torcere, / Per le perdite d ’acqua, / E tutto il resto... / Fino a queste sere, / Scialbe, / In cui ci si sente scarafaggio, / Animale atro­ ce, / Testa atroce... / Ma guarda? Una rondine ! Non vedo l’ora che sia domani, accidenti!


L ’am our volage Il s ’est posé là. Regarde le et dis moi, Comment faire pour figer dans ma mémoire cet oiseau là? Aussi beau qu’un ciel d’été, that’s love mon ami! C ’est pas qu’il est... plutót insaisissable, parti avant d’ètre arrivé n’essaye pas de comprendre, d’un coup d ’aile, léger, il ne laisse que cendres, un ange est passé...

L 'A M O R E V O L U B IL E

Si è posato qui. / Guardalo e dimmi, / Come fare per fissare / nella m ia mente quest’uccello? / Bello come un cielo d ’estate, / that’s love amico mio! / Per caso, non sarà che... / inafferra­ bile piuttosto, è partito / prima di essere arrivato / non cercare di capire, / con un fremito d ’a­ la, leggero, / non lascia che cenere, / è passato un angelo...


L a p a resse Faut pas que cela presse... c ’est une caresse... c ’est une traitresse... qui te met en laisse... toi le chat, qui n’aim e que cela. L e plaisir est intense... le péché, la patience... le devoir à distance... un soufflé d ’insolence... un voile de soleil, dans une atmosphère divine, avec des centaines de degrés kalvin. Lourd ou léger c ’est pareil... le sourire indicernable... les yeux m i-clos... il fait beau... on distingue le

pa r a d ia b l e ...

L A P IG R IZ IA

N on c ’è fretta... / è una carezza... / è una traditrice... / che ti m ette al guinzaglio... / tu, gatto, / che non desideri altro. / Il piacere è intenso... / il peccato, la pazienza... / il dovere a distan­ za... / un soffio d ’insolenza... / un velo di sole, / in un’atm osfera divina, / con centinaia di gra­ di kelvin. / Pesante o leggero, è lo ste sso .../il sorriso im percettibile.../gli occhi semi-chiusi... / è bel tem po... / si scorge il p a r a d i a v o l o . . .





Giorni Alcuni dei miei giorni, nascono con l’orticaria e la congiuntivite insieme: sono grumi di pensieri a chiaroscuro impastati e scomposti da un vento gelido; altri - invece - hanno colore di canapa, e fragranza di foglia d ’autunno; sentirli scorrere sulla pelle come raso può essere così bello da togliere il fiato, così tenero da scompigliare le nubi... Alcuni di quei giorni (rimasti senza nome) mi piace riscriverli alla luce della sera quelle volte che, solo o con la donna mia mi racconto a me stesso... Le mie giornate nascono da un canestro di vimini, e al tatto sono tiepide e morbide o spigolose ed unte: ognuna di esse è incastonata sul tulle leggero del sogno, e del dolore; quando le vado a riscoprire, sono funghi, e bacche dolciastre, o spine di una rosa imprevista.


Alcune volte sono operaio di fucina: ritrovo schegge di emozioni da pressofondere e assemblare in un concetto di “sociale�, da fluidificare e riplasm are in lingotti. In certi attimi, dal gusto di cioccolato e metallo, sento forze oscure - come onde notturne che stravolgono e concretizzano i miei criteri... M i sento sballottare, aprire e richiudere, spingere senza scampo verso la m isura dei miei limiti, dove condutture variabili e snodate articolano il mio essere tra gli altri, e lo spingono, com e una barchetta in un bicchiere...


T ornano per caso, certe sere, storm i di gabbiani infreddoliti in quei luoghi - identici e freddi soggetti a stagioni periodiche. N el vivido ricordo di una m oviola biologica lo storm o riproietta sul proprio cuore (che è il mio) uno spettro solare riveduto e corretto: scherm i di grezza tela si susseguono in un alternarsi sinuoso, com e grinze cerebrali su cui è bello spiegare i propri sensi, in assenza di suono. E im provviso è il ritom o dei rum ori, com e schegge infitte illegalm ente nelle ali, e negli occhi... C ’è una casa sugli scogli piena di estati lunghe e corte ripiegate, una sull’altra, com e asciugam ani fragranti di bucato.


Divagazioni sem ipiani semicupi sem ivuoti semilucidi traslati violenti e infitti nei muri a puro scopo intimidatorio e prevedibili scappatoie inusitate feritoie lacrim atoi inutilizzati disprezzati poi riciclati stupende sensuali colonne coloniali straripano com e il pensiero su fum osi orizzonti vegetali schium e biologiche e sentieri vaporizzati V ie d ’uscita si schiudono mute soluzioni prim avere perdute com e foglie contratte distratte cadute Sorgono imperi e colonnati oltre gli ultimi muri accartocciati su se stessi D ivaricatori senza scrupoli


separano popoli quasi com e dissacratori iconoclasti cloroplasti muti come pesci parlanti e sconosciuti A ntichi passanti e passatori presentano conti baroni e cartoncini di credito a scom puto e quietanza di tutta la sacrosanta mattanza e che pietanza e come agita le pietre e sale e corre e si riporta e scatta e si riflette com e se ogni volta fosse alla meta; e scalinate vaste com e una vita im m ensitĂ represse com e carcasse pietrificate di abitudini.


Certi visi Certi visi

sono ologrammi di vasti territori sparsi sugli orizzonti senza ombra alcuna: il tempo di riflettere, e sono già oltre confine dove le strade si intersecano e sono tunnel. Certe volte i ricordi rendono i sensi affranti e rappresi ripiegandoli su se stessi come stagioni... Certi visi

sono uccelli, capaci, coi loro voli, di striare i cieli di grafite, come tracciassero glosse involontarie; certi visi non sono che sparvieri immoti inchiodati ai cieli dell’anima da ricordi un po’ più marcati. Certi sono solo brevi età raggrinzite a fisarmonica.


Fabrizio Lombardo

Incontri fuori / al buoio / accanto alle crepe sul muro / la notte / voci attraversano i tuoi occhi sul soffitto / l’aria / pareva la mia ombra / L ’alba / Scordammo le luci che si incontrano nei visi Ho paura di COSE melodie fuse / rotte / trafitte / ed io / cose come il nulla / gli altri / ed io / Io che non conosco le tue voci / io / pregno di dolore / all’alba / quando / quando la luce penetra / e le cose e le cose / sono / attorno a me / sono. ..........Oggi sono caduto da un sogno fatto ieri / ero immobile / fermo a guardare il mio sguardo fermo a sentire l’oblio fermo / a SENTIRE.......


Qualcuno aspetta getta gli occhi verso un cielo (un m are un prato / un cuore) Trafitto

Lento volgo lo sguardo ed è giĂ

oggi-


Insistente il vecchio mi chiede se sopra alle scale conosco qualcuno. Mi volto. G uardo il riflesso che la strada bagnata affonda nei solchi aspri della pelle. Poi. Le scale ed i gradini di legno si confondono all’intonaco um ido del muro. C ontinuo a pensare se conosco qualcuno. La voce m artella D ura e cupa il cervello M io - ingorgo di facce tutte com e frecce Scolpite da un sogno M etallico ed affilato. “No, non conosco nessuno.” A ltre scale / Altre voci / Stesso intonaco umido. Io che guardo il riflesso del sole sulla strada d ’asfalto. Io che non conosco nessuno. Pom eriggio. In fretta attraverso tutto il viale, tra il binario Sud e quello N ord. Al centro incontro il vecchio dalla voce cupa. Forse è dom ani che devo cam biare i vestiti. E siste dentro di noi, il gioco del “Questo lo ricordo e questo non lo voglio ricordare.” ... La m attina sulla finestra trovo tracce


di fantasie violentate dagli stessi occhi che io guardavo giocare. Tu una m attina mi hai chiesto se avevo sognato. Ti ho risposto: “V icino ad un camino acceso, in Francia.” poi ho preso la chitarra e l ’ho frantum ata tra gli specchi e gli occhi. Non Più

Riconosco la m ia Voce Neppure i miei silenzi.

(....Auto....) (....In strada....) “No, non conosco nessuno.”


Ruvida N on Resta che R abbia incontrollabile. T re stelle Deserte sale d ’aspetto. - A lla stazione sentivo crescere il desiderio di fuggire oltre me T utto il sangue può uscire ed entrare in un verso. L e porte chiuse sono state aperte alm eno una volta? Le labbra screpolate del vento sono sem e e odore. N on ci si può scaldare appoggiati ad


un vetro - Fuori nevica “Perché non guardi?” “Non conosco nessuno.” L ’odore intenso dei gesti e le ombre impresse sul viso d ell’alba. N asce in qualche mano La paura D ’uscire.


Un sapore m i prese il cuore, quando la notte scaraventò i venti le tem peste ed il sogno di qualcuno come di qualcosa / oltre la vetrata che si apriva dentro le rosse distese infuocate nel cuore. B ruciato / mi sentivo B ruciato - se fossero le voci che sentivo inconscie? Se il desiderio di dolcezza non posso che sentirlo, L ’oscurità mi penetra con la violenza d ell’infinito o del finito che non conosco. Tutto lo sguardo A ttraverso il silenzio V asto com e prigioni, Solitario, ha Scalfito l’oscurità Di cui siam o sanguinanti R um ori che non si Incontrano mai.


Quando nel tem po intuiamo di invecchiare ci aggrappiamo al passato come ad un feticcio baciato lontano........ Le nascenti stelle trascinavano ogni cadenza di Fuoco mi guardò

Colpito insaguinato La gola

sentire come la gola è deserto ed io non riesco ad avere che paura. Paura. Il vento sfiora le flebili cosce di vuoto ed oscurità dentro dove / resto immerso / sanguinante........


Ho sognato un ricordo: Una lacrim a mi rifrange Sopra le snelle figure di penom bra, D isegnate sul m uro di siepi. Raccogliere la Spiaggia dentro labirinti che Si illum inano di occhi curiosi. Spezzato il Colore che veste le schegge di respiri affannati Che si stringono alla m ia gola / tra i miei piedi - sabbie Di gesti riversano umori dolorosi dentro la ferita scavata Dal gioco infantile - P enetra il colore reale dentro Al colore immaginato: rosso su rosso / il senso del sentire e Q uello del pensare. Fatale mi sembra,... mi rim ane, il tragico disegno di Finzioni avvolte. Un limite si frappone di nuovo, tra me e la C ittà orgiasticam ente vista n e ll’amplesso di luci, - riflessi - distrazioni roche / A gitazione che spazza ogni idealità del cuore. C onflittuale stato d ’esistere (Le rose tatuate Sulle mani del vento) (O ssa penetrate nei M iei occhi. Ossa uccise) Trascinarm i senza calpestare le Spine lasciate cadenti. La labirintica scacchiera di Cui sono pedone, puzza di m elodie soffocanti, come U na stanza spalancata sul m ondo.


Io Gocciolanti d ’esperienza vissuta in qualche bocca. Vedo striscianti superfici di supremazia e potere, Com e il tavolo di marmo di una macelleria. Mi sento come A ppeso ad un Gancio / Grondante D i parole. Gioco vivace di rami fioriti. Mi hanno raccontato di regioni spoglie di vita, com e se Schegge di vita uccisa, fossero discese a ricoprire. Tra le unghie ritrovare la sabbia Di qualche giorno vissuto. / Se si potesse uscire........ Certi giorni Ci si perde Tra i denti di ipocriti sorrisi. Il gesto della notte che scende a baciare gli sguardi Tattili della vita, lascia pochi secondi al pensare, Come u n ’alba, come un Sogno ricordato in sogno / Come se finalm ente Si potesse dimenticare.

grondo d


Il ritrovamento Lasciam o la pensione (fanno chiasso a ll’interno i silenzi che m i dici). A caso scelgo un punto sulla m appa sbiadita. M ando a m ente i pochi incroci, pochi luoghi letti su una carta celata dai tratteggi. U na rete che trattiene un assetto che non dura, com e le foto sui marmi. A ndiam o, a passo svelto. Come conosciute da sem pre quelle strade si susseguono. Rileggo i luoghi sui cartelli, i nomi, i sim ulacri del passato atto. Ritrovo ad ogni svolta il giusto indizio coincidente, riassum e lo spazio. Solo i passaggi di un vasto rom anzo percorsi a scuola sull’antologia adesso m i puntellano l’insiem e. M a dopo u n ’altra svolta l ’im previsto si im pone n ell’incontro di un ignoto edificio, un ritrovo incontem plato. Su una struttura ardita ancora acerba alla m em oria - uno studiato intarsio di luci e di cristalli che incanala la visita allo scavo archeologico tu m i ram m enti scurita i m om enti noti del nostro amore. Ti nascondi con quel racconto un sospetto m alore


che ti prende a rivolgerti. Il disagio di tornare nel posto dell’infanzia che appena ti ricordi, che ai vicini hai raccontato bello, fino a quando a te stessa l ’hai finto cosÏ. Ora se vedessi quel luogo, già domani m uterebbe il passato, fatto altro.


La caduta (davanti al simulacro dell’Annunciazione in un giardino che non conosci) Q uesto gesso rivolto altrove. Fisso e scalfito lo sguardo. V acuo volto lontanissim o. Sordo l’urlo infisso n ella voce rivolta, rifiutata. N e ll’arcata di quell’aspra struttura, che non risponde, appare disegnata a freddo l’ingiunzione di lasciarla. T orm enta, pesa l’ansia d e ll’attesa attorno attorno. Qui la terra lesa leg a la nube, intesa ad ignorarla, nel cavo delle pozze. Lì, cadute, le pium e e un nido senza uova. Storno lo sguardo dal giardino, non rinnova. L a rotazione di ottiche scadute è quello che rimane. Il resto stam e è difficile. Inutile il com ando, q u e ll’am pio gesto si infrange. E stam ane quel cadere e strisciare lungo il m uro e qu elle m arche sulla carne, che ora scolano. Ti rassegnano la so la essen za che precipita e scolora. T u ti distacchi contro un cielo cupo, m a l ’ala che distendi non consola.


Qui e adesso Adesso è persa. Almeno nella form a di prima. È sparita. M a non come prima, quando non c ’era. C ’è e non c ’è, adesso. Prim a non c ’era per niente, proprio per niente. Sem bra strano, m a è così. A nche ora, se mi chiedi, dico non c ’è. M a è diverso da prima. Non so dirti in che cosa. Se ti parlo, sembra lo stesso. Dovrei dire “c ’è” . Ma mi viene più facile parlare di “c ’era” o “non c ’è”. Eppure qui dentro sem bra tutto lo stesso. A prim a vista mi sem bra come prim a, tutto fermo. A nch’io, a prim a vista. M a là fuori.


A l centro di una stanza vuota. I m uri bianchi. Niente. Le cose ancora via. L a finestra che chiude sulla via un cielo grigio. La lam pada lurida ancora è spenta. N essuno che spia. N essuno che è tenuto a darm i auguri. L asciato tutti. Ogni tanto sturi il cesso. Attento al risucchio. La m ia cura. CosÏ. Tanto per fare. Intanto tra poco forse mi muovo. Per bere. N u lla d a fare. Aspetto. L a serata poi passa. Come tutto. Frattanto m i succhio i denti. R im ango a sedere. D a blatta di una cam era svuotata.


Oltre le rovine L a luna inargentava i tristi scheletri della centrale abbandonata. Noi stavam o nella macchina zitti. I campi cosparsi di m acerie indicavano u n ’arido destino, sem pre lo stesso. Eppure nuova dicevo ancora quella scena che sempre si ripete, se ci pensi. Qualcosa pur si offre, modesta, che viene a noi da queste infeconde distese. M a tu accendesti i fari della macchina e tornam m o nel buio.


Onirica La fontana con l’angelo di sasso giù zampillava. Acqua. A cqua sul sasso e sul marmo freschi. A cqua sulla fontana e n e ll’acqua stagnante che si lam enta. Il piccolo zampillo esce dalla punta deU’om brello aperto e ricade poi giù sul sorriso d e ll’angioletto e sopra i suoi piedini puri. L ieve rum ore. La fontanella è al centro di un cortile chiuso vicino ad un porticato con il pavim ento in m arm o rosa. Prendo form a nella fontana, mi rinfresco dal caldo e inizio a scorrere nell’acqua sollevandom i poi nel piccolo riecheggiare sulle alte m ura bianche. Sono in una nuova dim ensione. U na donna vecchia mi guarda col suo volto m ezzalunato dietro l ’orologio a pendolo. M i guarda. M i fissa. S ento sem pre la m usica d ello zampillio della fontana. (O nirica...)


La parte del volto che vedo è im m obile. C ontinua a fissarm i. Vicino alla donna un divano ondulato e vellutato di tinta verde-forte. L ’appartam ento ha pareti di colore grigio-bianco-fosforescente. N on vi è una sola finestra e non vi è la porta d ’uscita o d ’entrata. Solo mobili antichi, silenzio, battito lieve d e ll’orologio a pendolo, e lontano rum ore d ell’acqua della fontana che cade sul m arm o e sul sasso e sul verde m uschio che avvolge la piccola testa d e ll’angioletto con la sua boccuccia e i suoi piccoli occhi da strano pesce oceanico. Un enigm atico vaso è poggiato su di un cassettone. U n’altra vecchia è seduta su di una sedia. Ella dorme. Spigolosa, con la pelle tirata. Fredda. Il lam padario è grande. Di vetro periato. Illum ina di una luce forte m a strana. L ’antichità poggia su ogni cosa. U na bam bina di circa sei anni è in piedi vicino ad un tavolo marrone. Ferm a e sorridente. N essuno parla. N essun rum ore si scom oda. Solo il tic-tac e il canto della fontana. Tutto è velato di un fine ed estraniante profum o. Profum o da tenere in cassetto insiem e alle collane


e a g li orecchini. G li orecchini. L ’ascen so re lussuoso. Il p a u ro so ascensore antico c o l suo incubo strano che si rinnova n e lle stagioni di Onirica. Il lu s so d e ll’enorm e ascensore ricoperto di moquette. 10 p icc o lo e l’ascensore grande.

I tasti di lusso. Figure. M o n d o strano rie m p ito di nobiltà senza brillio e di gente statica. G e n te che guarda. T u tte le luci accese n e l l ’appartam ento in cui luce naturale non entra. L u c i accese e stanze vuote rie m p ite solo dall’aria larga. In c red ib ilità della donna a letto so tto le lenzuola bianche c h e guardano il soffitto giallo. L a donna fìssa un quadro. N e l quadro la foto di un uomo di circa quarant’anni. G li occhi giovani. 11 sorriso... la serietà... la tristezza... C ’è qualcosa di diverso. T u tto è fermo. T u tto è silenzio. T u tto è l’antico. V i è anche un candelabro. L e candele sono accese... ... ed anche la luce elettrica lo è. L e figure i mobili i q u a d ri le persone so n o avvolti da O nirica.


Onirica che balla col suo incubo enorme e spaventoso. Onirica che avvolge tutto, Onirica che è tutto nella sua enigm atica e statica sterilità .


Cinzia Soldano

Poesia brutta Sei mai venuto con me a passeggio nel viale dei laurocèrasi? Foglie coriacee e persistenti si dice che curino la tosse. Mentre percorro il vocabolario mi cade l ’occhio sui leccasanti (non ridere - vedi - io non rido). Quando fu l’ultima volta che ti caddero gli occhi e te li ho raccolti? Ricordo invece un giorno che ti ho smontato pezzo per pezzo. Non prendere sonno - vedi - io non dormo. Io, per un morso, non me la prendo. N on mi piace neanche affiorare tra un buco e l’altro m a se allungo le mani mi garba incontrare interstizi che parlano. Stai composto - vedi - io ci sto. N on sottovalutare gli scherzi. Ciò non significa che il tuo passo non debba essere più leggero, o più sicuro. Si tratta di questo - in definitiva: quando verrai con me a passeggio nel viale dei laurocèrasi?


Un inverno di molti anni fa, il 1988 mi pare, io non c ’ero quell’anno, ti ricordi, oh, ma se ci fossi stata senza alcun dubbio t’avrei mandato siepi alte di bosso e camelie bianche, camelie cremisi, camelie rosa, camelie bianche variegate con foglie smaglianti e arbusti di lillà rose da occhiello piccole e bianche, rose mensili color rosa rose centifoglie su grossi steli, rose muschiate, rose di un rosso così cupo che quando fossero cadute sarebbero sembrate nere, e una squisita qualità di rose color crema con esile stelo rosso e vivide foglie scarlatte, mucchi di campanule e ogni specie di gerani e arbusti di verbena e cespugli azzurrini di lavanda e un’aiuola di pelargonio con occhi di velluto e foglie come ali di falena, resede e viole del pensiero, biondi nasturzi e alti ellèbori e vasi azzurri di giacinti e girasoli giapponesi... e certo d’allora avrei procurato che ci fossero sempre pronte per te nel mio cuore calendule dagli occhi d ’oro e il fiore dell’aloe che sboccia ogni cent’anni

è ben vero che sarei stata la tua amica sempre più scema e sempre più innamorata.


Poesiola Non ti ho mai detto ancora cosa succede all’ombra dell’albogatto? Vieni con me una sera. Te lo dirò all’ombra dell’albogatto. L’ombra dell’albogatto è proprio una gran cosa. Non che si veda lì né fuoco fatuo né si respiri fiore di eliotropio né, mai, ti accadrà di trasognare: “dolce era il tempo / che mi ravvolgeva l ’ombra d ell’albogatto”. L ’ombra dell’albogatto, no, è un’altra cosa. Ah, l ’ombra dell’albogatto... Brilla nel fondo della scatola nera? Somiglia a ll’istante dell’alzabandiera? L ’ombra dell’albogatto è dove ti porterò una sera.


Semiotica botanica Io, ti prendo, amore mio troppo sul serio. Per esempio ho già impacchettato la stella della sera sull’albero della gomma (se non andasse bene ho di riserva un grande eucalipto, nero, contro la luce pallida). Per le occasioni difficili punto su: “le viole splendono fredde come acqua” e “un gran mazzo di anemoni del [sud”. Ma tu, no, tu storci il naso, tu preferisci i mutatis mutandis. Te ne manderò un paio in un vassoio di petunie. Per gli attanti della diegési non so proprio cosa potrò fare tranne incastrarli in un intrico di crisantemidaliepesantiasterarruffati si capisce. Ma le plongée, oh le plongée sì che mi vanno a genio cercale dentro il cespuglio con certezza sotto il fiore bianco del manuka coperte magari di ragnatele fitte. Ora, Io so, lo so che non è abbastanza tu storci il naso, tu preferisci sentirmi morire di fame e di freddo quando di pomeriggio te ne stai tranquillo e abbracciato alla funzione indexicale dell’iconico.


Scherzo botanico n. 5 Non bleffo neanche p iù a scriverti occhiodigigliogiallo, e non è perché sono più b u o n a . Non so nulla, confesso, sulle piante dell’Amazzonia. Non ho testa per altro che non sia l’orchidea violacea c h e ti cresce su una guancia. (...)

Secca acrobata sta n c a per appiglio mi fa c c io la tua fodera bianca di raso, non raso. E non è perché sono cattiva. Sulle scale a sorpresa con un colpo di v e n to riguadagno la riva, faccio a tempo a se n tire la radio, ad u n ’ora precisa p ioverà la notizia im portante: crescono a vista d ’ occhio le piante neU ’Amàzzonia.


Se decidi di venire alla mia festa, piccolo mago della mia festa, portali tutti i tuoi giochi di prestigio. Io nel frattempo sarò uscita a comprare un abito da pomeriggio di velluto bianco (con guarnizione di gelidi bucaneve) e una poltrona di seta gialla e cinquanta vasi di dalie su cinquanta tavolini per ingannare l’ora del tè. Apparirai all’improvviso fuori da un tronco bianco di betulla e di frassino sgranocchiando zucchero d’orzo come se niente fosse... (anche senza giacca un mago è sempre un mago) ... e quando le magie non si potranno più contare non basterà che io batta le mani esigerai in cambio i miei polsini di mussola pieghettata.


zobotanicoultimoscherzobotanicoultimoscherzobotanicoultimoscherzobo Fossi nata nel paese del sapindo non avrei questa brutta abitudine di precorrere le stagioni. (È una cosa che capita) Dove abito io, poi, lo sanno tutti liberarsi delle brutte abitudini è difficile, specialmente alle sette di sera. Finisce che perdo la mia dote più rara, la puntualità. (Anche questa è una cosa che capita) Stando così, le cose, non aspettare. Forse è vero che ti ho promesso notizie più diffuse sulla storia del sapindo e io, tu lo sai, non manco mai alla mia parola. Anche questo è un gran peccato, a causa degli incidenti di viaggio. Se mi riempio la bocca di quei piccoli tulipani bianchi e rossi quelli corti, è probabile,


riesco a fare un altro pezzo di strada non però fino al luogo vuoto dell’appuntamento. (Al mercato dei fiori ci s ’imbatte in deviazioni strane). Fossi nata nel paese del sapindo non avrei questa brutta abitudine di precorrere le stagioni...

non dovrei mandarti a dire fuor della terra della malagrazia meine lieber, non ti stupire se io arrivo a un’ora isolita un po’ tardi, un po’ mai.


JUGOSLAVIA



Ales Debeljak

so: razn i kraji in tajna skrivalisca. pot zvezde repatice in k a r se spom ni se kdo drug. - potem neizm erljiva sirina n eb a, ki je razpeto cez. tiho k ak o r pergam entna sifra, ki ne bo nikoli razvozlana. in vse, k ar pride hip pred enolic n o stjo , da se vtisne v razrriehcan beton: ti. - prstni odtis in tvoj up in sen: iz oci v oci s cistokrvnim zanikanjem . k a k rse n si, bos vedno tak. izgubljen za tisto, kar bi nekoc la h k o p o stalo zanesljivo. zadaj za teboj ni nic, spredaj pred teb o j ni nic. k ak o r k riz od vzh o d a do zahoda in pocez: razteie se n a zivai in brin o v e jagode, razsute naokoli. - ni ravnovesja in g a ni: o, dotaknjene stvari! k je r iz fotokopije d avneg a spom ina o m a m n o diha ali divje sem e igre ali kriterij popolnosti: biti v o d a vseh oceanov, biti trd v sto sprem em bah, sam oten, prost. n atan c en k ak o r osji pik in zrel za tehniko zlocina in lastne smrti.

PRESENZA DELLA FISICA

vi sono: vari posti, segreti nascondigli, corso di cometa / e altro ancora che qualcuno ricorda - e poi l ’immensa vastità / del cielo disteso sopra, piano quale codice di pergamena che / mai sarà sbrogliato, e tutto quanto viene un attimo primo deH’uni-//form ità a imprimersi nel m ol­ le calcestruzzo: tu. - impronta digitale / e tuo sogno e speranza: faccia a faccia negazione pu­ rosangue. / così com e sei, sarai sempre uguale, perduto perciò che una volta/poteva esser cer­ to. dietro a te non c ’è nulla, davanti a // te nulla, come croce da est e ovest e di traverso: be­ stia squar- / tata e bacche gineprine sparse tutt’intorno. - non vi è equilibrio, / non v ’è: o co­ se toccate! dove sulla fotocopia d ell’antica memoria // fascinoso respira o il seme del gioco o il criterio della perfezione: essere / acqua di tutti gli oceani, essere duro in cento mutamen ti, solitario, libero, /esatto com e puntura di vespa e maturo per la tecnica del delitto e della pn pria morte.


nikoli ni dovolj: pisati, na meji neznosno glasnih gongov in nevarnosti. nikoli: si to, kar je svetloba v dezju. si to, kar pred smrtjo sanja vsak otrok, tik pred tem. - in platnice potopisov, preìistanih povrsno kot per minut. si to, kar je tezje od presenecenja v tesnem in golem valovanju dni: kot zlati premaz ikone, ki se ni bila naslikana in nehce ne ve, ce bo. in materino mleko, ki skeli do bolecine, in usta, ki jim ne bo nic prihranjeno. tocno opoldne, ko grejo sence izgnanih cez strehe in v kriz in te vse doleti. cesar nihce tukaj ne pozna. in z nikomer se ni m ogoce srecati. - koliko karatov te moci, izbrusene surovo dalec vsem primerjavam. o, koliko! tako prezivi le redko kdo. obraz, nerazlocen in nestalen kakor roj music, nicemur se ne da izogniti: si to, zgrozen nad tem, kako vse ze ves, Cesar Vallejo, lik izbranih deckov in utrujenih beguncev.

non basta mai: scrivere al limite di gong insopportabilmente rumorosi / e pericoli, mai: sei ciò che è luce nella pioggia, sei / ciò che davanti alla morte sogna il bambino subito prima. - o / le copertine dei libri di viaggi sfogliati di sfuggita come per cinque minuti. // sei ciò che è più difficile della sorpresa nell’angusto nudo ondeggiare / dei giorni: come aurea patina sull’ico­ na non ancora dipinta e nessuno / sa se lo sarà, e il latte materno che brucia fino a far male, e la bocca / che niente avrà risparmiato, a mezzogiorno in punto quando le ombre degli e- // spul­ si per i tetti e nella schiena e ti succede tutto ciò che nessuno qui / conosce e con nessuno è pos­ sibile incontrarsi. - quanti carati di questa / forza sfaccettata grezza lontano da tutti i confron­ ti, o quanti! così // sopravvivono pochi, il viso indistinto e instabile come sciame / di mosce­ rini, niente si può evitare: sei questo, inorridito di sapere / già tutto, imperator vallejo, imma­ gine di fanciulli scelti e di stanchi profughi.


roza, ki cvete ves cas: kakor zamujeno bitje in prehitra smrt. vse je ritem prelagajanja, kjer skrivnostno sadje do konca dozori in ostane cvrsto, gladko, lepo, od dalec se ne vidi, kako zelo, in sladkor se stopi na majhni zlici, kdove kdaj. o, nihce ne more reci kdaj! o, smehljaj, kjer se svet nestetokrat prelije v slast. - naj bo samota, kadar zapoje slepa deklica: to je zanesljivo. ni zvoka in ne melodije: samo galebja krila zdrsnejo skoz to, kar se seie bo zgodilo. ah. neskoncno bezno kakor droben trik. to: da skrlatno vzide izza resnega oblicja, hipoma. prevara je nepredima in zila v kvadrih marmorja popoka skoz in skoz. in vse je ritem in vse je preganjavica, ki zabrisuje mnozico razlik med jutrom in nocjo. - do belega; - razcvetena slana roza pozge vse upanje in pusca znak nic stopinj v ljudeh, neslisno. in do dna.

rosa che fiorisce di continuo: come essere perduto e precoce / morte, tutto è ritmo di adegua­ mento in cui misteriosi frutti / finiscono di maturare e restano sodi, lisci, belli, di lontano / non si vede quanto e lo zucchero si scioglie nel cucchiaio // chissà quando, o, nessuno può dire quando! o, sorriso dove / il mondo infinite volte si trasforma in piacere. - solitudine del nul­ la quando / prende a cantare la fanciulla cieca: questo è sicuro, non vi è suono né melo- / dia: soltanto le ali del gabbiano scivolano per ciò che appena // sarà, ah, infinitamente fuggevole come piccolo trucco, questo: che scarlatto / sorge di dietro un volto serio, d’un tratto, l’ingan­ no è impenetrabile e / la vena nei prismi di marmo tutta si fende, e tutto è ritmo // tutto è ma­ nia di persecuzione che cancella una massa di differenze tra mattina / e notte. - fino al pieno. - la brina fiore sbocciato brucia tutta la speranza / lasciando il segno zero gradi nella gente, im­ percettibile. e fino in fondo.


nasproti vecni slutnji svita in skrajnega breztezja, tipajoc in sam. izginiti v kazalcu tehtnice, kier ravnovesje vstopi ostro kakor puskin strel v glavo. da naenkrat mine svet. in sé bolj ostane, neopazno. kot zimski med v cebeljih bivaliscih. vse se ve: kar je odsotno onstran toliko cloveskega premagovanja, bo odsevano v ploskvi trumalina. kjer se dan menjuje z brezstevilnimi nocmi. samostalnik zanj ne bo iz te govorice. bo le praznina v pogledu - se najbolj nikjer. in stokrat zametena sled. njej nasproti. - v hermelinsko beli grafiki se ti vedno samo zdi: kakor ladja, ki skoz bivse piime in oseke pluje in nikjer ne pristane. dalec proc: kot zensko nezni poljub, odtisnjen v negibno in v zamujeno. nekoc izracunano na osem decimalk. ali je potem le domotozje ali vonj po prvem mleku, ki napolnjuje svit in marsikaj?

incontro all’eterno presentimento: dall’alba e dell’estrema assenza di peso, / tastoni e soli, an­ dare: e spostare l’ago della bilancia al punto / in cui l’equilibrio entra brusco come lo sparo del fucile alla testa, sì / che d ’un tratto passa il mondo, e ancor più rimane inosservato come il miele // d’inverno nelle amie delle api: tutto si sa: ciò che è assente di là / dei tanto umano superamento si specchierà sulla superficie di tormalina. / dove il giorno si avvicenda con in­ numeri notti, il sostantivo per lui / non sarà di questo idioma: il vuoto nello sguardo, insieme. - tutto: ancora // di più in nessun luogo e l’orma mille volte cancellata, solo di fronte - in / una grafica bianca ermellino pare soltanto una nave che / per i passati flussi e riflussi navighi senza mai approdare, lontano //via è lo stesso: come bacio femminilmente lieve stampato nell’ignoto e / nel perduto, già calcolato a otto decimali, è allora soltanto / la nostalgia o l’odo•e del primo latte che riempie l’alba e altro ancora?


temni gozd in temni travniki. in zadrzani dih zivali, ki ne jejo in ne pijejo. ze dolgo tega, obupano. do kraja. skoz mlacni predve£er se siisi suhi kaselj iz bojazni in krute negotovosti. grmovje odmira pri koreninah: kot pepel, raztresen cez rastlinsko trepetanje in zrelo zito, ki zmrzuje v cmikaste kristalòke. - nekdo je sklonjen v temo in je poln kisline, ki pronica noter do kosti. nekdo vse vpija vase, kar trpi. - gibati se skozi mnogo praznih let in smrti in jih odstevati: zdaj. - kakor nepregledno tujih sprasevanj, ki se ne pomirijo z nekaj nametanimi besedami. o, veka, razlrta od solz in nemo£i! ponovno rojstvo: to je stava vseh stav, zagotovo. nedosegljivo na levo in na desno, gor in dol. napetost, ki se ne sprosti. o, bela maska, skovana iz trpljenja in hladu! nekdo, zivljenja vase jemajoó. in to je vse.

scuro bosco e scuri prati e il respiro trattenuto delle bestie / che non mangiano né bevono, già molto tempo fa, disperate, fino in fondo. / per il tiepido crepuscolo risuona una tosse secca di paura e / crudele incertezza. I cespugli muoiono alle radici: come cenere II del nulla sparso per il tremito delle piante e il grano che / gela in nerastri piccoli cristalli. - qualcuno è chino sul­ le tenebre / e pieno di acido che cola dentro fino alle ossa, qualcuno tutto / assorbe ciò che sof­ fre. - muoversi per molti anni vuoti e // molte morti e sottrarli, ora. - come l’immenso di al­ tre domande / che non si contentano di due parole buttate giù. o palpebra corrosa dalle lacri­ me e dall’impotenza! utero mai più: è la scommessa // di tutte le scommesse, certamente, ir raggiungibile a destra e a sinistra, su e / giù, tensione che non cala, o bianca maschera forgi' ta dal / dolore e dal freddo, uno che prende in sé la vita, e questo è tutto.


odtrgan in kdorkoli. odprt in pripravljen na nepregledno zivljenj, na vsak cudni up: kolikokrat iskana vrtnica, kdo v njenem cvetnem prahu? izpuhtelem kot da gre za sonéni mrk. in tisti nacrt prihodnosti, ki prinese krvavi madez v dar, se poslej spreminja kakor guba na obleki. - in od tu drugam: zarotitve, nestrpno vohanje v zrak, nesmiselni poskusi, tesnoba v zelodcu. - votlo mrzli strah: nicesar ni za piko stavkov, ki so razvrsèeni v orionsko znamenje. in varljiva drza vseh postav v njih tece kakor potok nazaj v skalo, obrasceno z mahom in s praprotjo. - tu se taja se spomin, kakor zlitina kovin in pristnosti: isti hip bo nadzorovan z vseh strani. ker ko pod obcutljivim mikroskopom skopni zadnja crka tegale zapisa, ostane le telo, in rob sveta bo rapognjen nazaj v sebe: v zgodovino fizike. kakor je nekoc ze bil. nekoc in tale hip.

strappato e chiunque, aperto e pronto a innumeri / vite, a ogn i strana attesa: rosa quante vol­ te ricercata, chi / nel suo polline, evaporato com e fo sse ec lis si solare, / e quel progetto di fu­ turo che porta in dono una m acch in a sanguinosa, // tramuta p oi com e piega d e ll’abito. - e da qui altrove: / giuramenti, im p azien te annusare per l ’aria, assurdi tentativi, affanno / nello sto­ m aco. - paura fredda di dentro: n o n c ’è niente per il punto d elle frasi. / disposte nel segno di Orione, e la fallace posa di tutte / / le stature in esse corre co m e rivo indietro alla rupe coper­ ta di / m uschio e felci. - qui s c io g lie anche la m em oria, co m e lega / di m etalli e schiettezza: lo stesso istante sarà controllato dappertutto. // perché quando sotto il sensib ile microscopio si scioglie l 'ultim a lettera di co d esto / scritto, rimane so lo il corpo, e il m argine del mondo sa­ rà rim boccato a ll’indietro in sé: / n ella storia d ella fisica, co m e già una volta e quest’istante.


ti§je dvorane in sonce, ki zahaja in neskon£ne galerjie praznih slik. in pisemske ovojnice z drobnim grbom plemiskih druzin v zgomjem desnem kotu. pelinkovec, ki ne dehti: nih£e. brez okusa in snovi. Se manj, kot si drzne kdo pomisliti. iz dneva v dan: je grezilo potopljeno vedno globlje, kjer nemima sla v jetrih naraSòa in se poòasi vzdiguje na povrsje, brez prestanka. kakor gladina ob poplavah, Òez nasipe in jezove. - in stara rana tveganja se odpre kot premik v skorji zemlje, ki drhti v potresnih sunkih: o, leta 2eje in nestrpnosti! in: koliko stika med izgubljenim in dobljenim, da se izpolni vse, kar mora priti. koliko zvenenja v odprtih oknih, kjer negibni sij veòemih ur vme tako podobo, ki je v niem nikoli ni. takoj in v nedogled. preieto z mnogimi ekstazami in stihom, ki ga nih£e ne zna na pamet. niti stari mojstri ne. tako je to.

più silenziosa sale e il sole che tramonta e immense gallerie / di quadri vuoti, e buste con un minuscolo stemma di nobili / casati sopra a destra; assenzio inodore: / nessuno, niente gusto e di materia ancora meno di quanto uno oserebbe // pensare, di giorno in giorno: è la sonda som­ mersa sempre più a fondo / dove l’inquieta brama cresce nel fegato e piano sale a / galla, sen­ za sosta, come superficie nelle alluvioni, oltre argini / e dighe; - e la vecchia ferita del rischio si apre come spostamento nella scoria // terrestre che sussulta nelle scosse sismiche: o anni di sete e impazienza. / e: quanti contatti tra il perso e l’acquisito perché si adempia / tutto ciò che ha da venire, quanto tintinnio nelle finestre spalancate dove // l’immobile bagliore delle ore serali rifrange un’immagine che in essa non vi è / mai. subito e all'infinito, pervaso da mo) te estasi e da un verso / che nessuno sa a mente, nemmeno i vecchi maestri, ecco com’è. Ili


niò naskrivaj in ni£ na vzhodni strani, ki se zlepa ne pokafce iz £rte horizonta, ven. niti ni prosojnost kopnega niti meglicasti obris iz pticjega lebdenja, mogoòe: nizko nad gladino, zlepljeno v kredno risbo sveta. ki skriva £ivo rano: eno. kakor §iv, ki se poka£e v ledjih, ko carski rez zaóuti mehko Snov in se strjuje kri poroda. - in svinòen okus po tavanju. kot divje òeSnje, volòjè: d’iSeòe" preliv iz £ilskega solitra zdaj ustroji in kamen in se tako odporni les. - in neizcpmo m nogo rek, ki jim izvira nih£e ne pomni, niti najstarejsi. in jih ni m ogoòe najti v geografskih spisih. - o, raztopina groze, ki prodre do zivca in v prihodnje mesece in leta, da oói zateòejo. in odsotnost vznemiri to ozraòje. nemo, brezupno, neomejeno. in tako. neko mesto v srcu stiska neizpolnjen beg. ali zalost, bolj kot prej.

nulla di nascosto e nulla dalla parte est che proprio / non si mostra dalla linea deH’orizzonte, fuori, non è trasparenza / della terraferma né contorno nebuloso di uccelli sospesi in aria, / for­ se: basso sul pelo dell’acqua, incollato in un disegno a gesso // del mondo che cela una feri­ ta aperta: una quale sutura che si mostra / ai lombi, quando il taglio cesareo avverte la mate­ ria molle e si aggruma / il sangue del parto. - e il gusto plumbeo del vagare come ciliege sel­ vatiche, come belladonna: odorose, la salsa di nitro ora concia e // la pietra e il legno anche resistente. - e infiniti fiumi di cui / le sorgenti non ricorda nessuno, neanche i più anziani e che non puoi trovare / nei libri di geografia. - o soluzione di orrore che penetra fino al nervo // e nei futuri mesi e anni sì da gonfiare gli occhi, e l’assenza / turba l’atmosfera. Muta, dispera­ ta, infinita e una città / così stringe nel cuore inesaudito: fuga o pena, più di prima.


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CASTIGO

Forse questo boato / la pioggia e le frane della memoria / sono il mio castigo / no stancato di cercarti / ed alla fine ho preferito / fingere di essere un giardino te / con un allocco sulla gola / e l ’edera sulle mani.


Apàxvri Eipai ri apa/vt) xo\) 8ro|iaxioD god Tiq fiepeq C,co ce pia yrovixaa ò|xcoq tk; vTJxxeq peyaÀcovco rcAiicw ttjv atropa oo\) Kai ae jiexatpepro e r a evco Kotpaaai Toxe xo KOppi xai 01 Kpa'U'yEq oot» 5ev av^Kouv oxiq opopcpeq KonùjEq nov oveipe'ueoai aXka ae peva tcod a7ta^iei<; Kai va pe oKoxroaeit;.

RAGNO

S o n o il ragno della tua camera. / Di giorno vivo in un a n golin o / m a la notte cresco / tesso la tua amaca / e ti porto lì mentre tu dormi. / Allora il tuo corpo e le tue urla / non appartengo­ no alle belle donn e ch e sogni / ma a me che non ti degni n em m en o di uccidere.


rpa/Li/iatàia

Bpicnceoai 7rioco |iov t\ SircÀa |a.ou ^etpuAÀiÉ'ovxaq Kanoio o\)yypa|i(ia x c o p iq v a |X7cop(ó v a aou tcoo o x i e v a Y p a |i ( i a x a K i a v

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LETTERINA

S ei dietro me o accanto a m e / sfoglian d o un trattato / sen za ch e ti possa dire / che se io fo s­ si una letterina / ferm atasi sotto ai tuoi occhi / non avrei avuto b isogno di queste parole.


H avccGcx ao\) aKouyótav 8a)vatn

Meo’ arco to StSKplVOt t o

ttokvÓ

(pt>ÀÀ.co|aa

KOKKIVO a t t ’ tO 7tODKa(I|ICTO (701)

Avoi^a 8pó|io jiéoa aito touc; Gafivo-uq K a i -potè ei8a eva jia K p 'ó k o k k i v o <pi8i ruAryiievo yupco arto eva Sevtpo va [le Kopoi'Se’uei (ie trj 8i%aÀ,(otr| toi) yXdxyaa.

SOGNO

Il tuo respiro si sentiva forte. / Dal folto fogliam e / ho scorto il rosso della tua cam icia / M i s o ­ no fatto strada tra i cespugli / e allora ho visto un lungo serpente rosso / attorcigliato ad un a l­ bero / prendersi gioco di m e con la sua lingua biforcuta.


Occhaiva r p i a (pdA,aiva 5iaxr|p(ó |ié b a oxr|v Koi>aa jiod xr|v n akia cpcoxoypaqxa xou 7taxpiK0i5 - 1! £ xov fjÀao x a i xr| ae^fjvri Suo Àa^TtaSeq a x a T t^ay iaevco r| a5eX(pri ^iou |iexa|iop(p(o|iévr| c e yopyóva Tipiovi^ei x a KÓKKaX,a |iod.

M’ àXka Xóyia: a v Kai 01 cpdXaiveq |ioia£oi)v ave^apxrixeq ki aKivrjxeq rcapaaupovxai ki am éq arco xo peufia.

BALENA

V ecchia balena con servo nel m io ventre / l ’antica foto della casa patema / - co l sole e la lu­ na due ceri sui lati - / mentre m ia sorella trasformatasi in sirena / sta segando le mie ossa. // Con altre parole: / nonostante le balene sembrino indipendenti e immobili / anche loro si fan­ no trasportare dalla corrente.



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DAL VANGELO SECONDO ADAMO •

Poi le acque diverranno più pallide. Più / livide le labbra per unirsi lor sole nel / freddo. // E poiché esisterà D io ed il Paradiso / inizierà a contar le coppie Adamo. // E poi di nuovo nuo­ tando nello iodio / ricorderà com e iniziava dal suo fianco la / solitudine e com e s ’era trasfor­ mata. Come era soffocata. // Eva, tutta vocali, peluria d ’un fiore non dischiuso, acqua / sini­ stra, urlo corrente e rapimento // Il tempo segreto prima di noi e Adamo / prima di morire rim­ pianse prima di / Eva il fuoco.


Mvr\OT£ia Byaivei |i7ipocxà arc’ xa %póvia Kai fiupi^ei a|i(avxo Me xo Kepi (pcoxi^ovxaq xiq TjSoveq. Me xnv a7còoxacri nàta e^hijjiÉvtj, imoTeia avaoaivovxaq Me cncacpavSpo avePaivovxaq crxov epcoxa. Me iaxeq

Eivai r| KoiAti Nv/xa 7cod oveipeuxr|Ka.

FIDANZAMENTO

Spunta dagli anni e sa di / amianto. // Con la candela illuminando le voluttà. Con la / distan­ za. // Di nuovo infocata, respirando sotterranea. // Con lo scafandro ascendendo n ell’amore. Con / urla. / / È la Cava Notte che sognai.


npoyovr/ ‘H amA.fi xr|c; m poixnaq xri<; ém ve xa 5évxpa v a pryouv. iDÀlàpi^e xo vepó \xe >,<x|j.<J)eiQ Exov arnvo xr|<; (iia aÀ£7ioi) expexe 0oX,o)|iévrj, ano xn Xvcaa xod Kanvou ki ano xov xpo|io rn<;. ’'E7ce(pxav 7i\)popoX,iCT^ioi Kai SaKpDTovoi ave^oi (piKJovoav

M ia vu^xa novi Kaiyoxav o Qpamóq Kcxpm^e d oa)pavo<;. ’AvxavyEieg aypKov Kaprccov Kai Gpfjvcov Ti evvai ri a|aoipfj xr^q cpXoyaq 01 àv0pamoi v a OdiìtiGovve nàXi. Ti eivai r\ GKarcdvri vc]q (pcoxiaq. flcoc; KDvriyaei [Le k^k^oix; xo TEpàici.

ANTENATA

La minaccia della sua presenza faceva rabbrividire / gli alberi. Sillabava l’acqua barbagliando. // Nel suo sonno una volpe correva offuscata / dalla rabbia del fumo e dalla sua paura. / Cre­ pitavano spari e venti lacrimogeni / soffiavano. // Una notte, quando ardeva l’Oropo, fruttifi­ cava / il cielo. Riverberi di frutti selvatici e di / pianti lugubri. // Qual è il compenso della fiam­ ma gli uomini / ricordino di nuovo. Qual è il piccone del fuoco. / Come dipana cerchi il fal­ co nella caccia.


E8a(pio

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Koixa^ei xo Kp'Ufip.evo 7capeX,0ov Kai 5ev 0t)|j.axai Oxavei o r\%oq |ióvo |iiaq vepoaxayovac; axn o t i t i Àia Kai a v a ^ e x a i oe SaKpua

Kai xrjv Tvtyiv x(ov Ttpoyovcov O(ioico0Tioco|iev Sxo aS |ia xr|c; aav |ieoa oxo kevò (ie xa Kovm'a aKODq va À.à|ivouv£ 01 emaKémeq. Iliaco xoix; 7tàvco an' xo vepó aicuPovxaq )Lié ÀA)'y]io'u<; o o\)pavó<;, eSàcpio xqq crxayóvaq

Xcopiq (pcovTi Kai |iéaa oxnv rixco jj.a0aivei<; rccoq avaaxevà^ovv x a Tto\)À,ia, 7ico<; a v à 5 e ,uovxai xa 07iÀ,à%va

VERSETTO DELLA GOCCIA

Guarda il passato nascosto e non /ricord a//G iun ge soltanto il suono d ’una goccia d ’acqua n el­ la / grotta e si scom pone in lacrime // E al rimorso degli avi conform iam oci / / N el suo corpo come coi remi / nel vuoto odi vogare gli ospiti. Dietro di loro / sopra l’acqua si china sin gh ioz­ zando il cielo, / versetto della goccia // Senza voce e dentro l ’ec o apprendi / com e gem on o gli uccelli, com e si scuotono / le viscere


C

ipro



Pia va éxco évav r\foo Z titco v a ppco

Triv ave|ieA,r| %apaDyfi xcov aia0T|)iaxctìv Fia v a KpaSaivoo xiq %ap£q K a i v a TEjii^co |ne xa(j.07£À,a xo KÓajio. Zt|xo) v a ppco Trjv KapSepiva nov e(pi)y£ (iéoa axcov |iax ió v xriq xo rcpcoivó H a v a éxco évav fjXio X a8i a i a |naXÀ,ia.

'Exai Tceprcaxcovxat; xiq a7ioyor|X£ó)G£i<; jiod Ma^e'uovxaq xi<; 7ciKpo8a(pv£<; vr\q vioxriq TpDycovxaq |a.eaa ano nakaiieq £\>r\%Eq xo\)<; axo%aa^io'G(; E^r|xriaa va ppco M eo’ ano fio ra i kec; Kai (jj'oGipiafiaxa M ia ve(pé?iri

Ma jiéaa cxot» Tipoacómn) aot> xo Siatpavo BpfjKa Kai 7caA.iv £aéva ÀaKp'u (io\) acrr||J.(0|i£vo. PER AVERE UN SOLE Di t r o v a r e / La spensierata alba dei sentimenti / Per urlare la gioia / E riempire iLmon do di sorrisi. // c e r c o d i t r o v a r e / Il cardellino che è partito / nel mattino dei suoi occhi / Pe avere un sole / Carezza sui capelli. //C o sì camminando le mie delusioni / Cogliendo gli olean dri della gioventù / Vendemm iando tra palmi sonori / i pensieri / / h o c e r c a t o d i t r o v a r e / T la musica e i bisbigli / U na nuvola / Ma nella trasparenza del tuo viso / Ho trovato di nuo>

cerco

te / Lacrima mia d ’argento.


Me<; ctto TceppòÀi xod ’Epcoxa S>d M o xo tpuÀXo rcepvayE T| £corj |iag. Eycó xo rcóxi^a Kai ai) xo KXàòemq Kai xoi)q KaprcoDc; xod<* jia^EDav xa viaxa xod a^epa. r -o p to a rc’ x o

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O coq XOD O^D^UtOD.

Y<j)c5vovxa<; xo Kecpata eScoaeq xo %epi 7i£pa arto vr\ EicuÀXa Kai xtì KapD(38r|. Tliató ano eva 7cepipÀ,r||j.a ayepooxTK aicoTrfjc; npo(3aA,Xei<; 5iacpavri. M7copeiq v a Scóaeic; axrj Xvyepaòa xod M-'uaA.OD aoD av a a a ekmòaq;

EROTICO

N el giardino dell 'Eros / Foglia dopo foglia passava la nostra vita. / Io lo annaffiavo / Tu lo p o ­ tavi / E i suoi frutti era la gioventù del vento / a cogliere. // Intorno al sangue il cuore / Intor­ no al cuore le labbra / Intorno alle labbra gli occhi / Intorno ai tuoi occhi i m iei o cch i / La lu­ ce d e ll’O lim po. / / A lzando la testa hai dato la m ano / oltre S cilla e Cariddi / D ietro ad un in ­ volucro di orgoglioso silenzio / Appari trasparente. // Puoi dare alla leggiadria della tua m en ­ te / sospiro di speranza; /


Mrcopeig v a KatoiK^aen; aio rcpóacorco (ioti; Mrcopeiq v a avxÀ,fjaei<; aifia arco xiq (pÀefteq (iod Ka i v a rcpoPaÀ£i<; |T eva KÀ,api ocoxnpiaq oxo poqacpoq; Tóxe eiaai epcoxet>jievr| (xe o, xi 8ev “Eiaai”. M éaa arco xa jiaxia 'E%aaa Ka0e D(pfj xcov (lopicov xou rcpoocórco'i) aoi). Kai O épcoxaq yivr[KE néxpa k i ayEpa<;.

P u o i abitare sul m io viso; / Puoi attingere sangue dalle m ie vene / E apparire con un ramo di s a lv e z z a n el becco; / A llora sei innamorata di tutto quello che non “S ei” / Attraverso i tuoi oc­ ch i / H o perso la d isp osizion e delle m olecole del tuo viso. / / E / L ’Eros diventò / Pietra e ven­ to.


Eav xepauvoi tiod avapooprjvoDv fise; a x a %ópxa

XX'uno'uaav 01 Kafinàveq. Mia jiÉA-iaoa cndpxr|0£ oxr|v a7io0ècocrri xod kókkivod Kai yco PÀircovxat; xa rcexpOKapapa oxiq axxeq MexpoDaa xi<; axeXeicoxec; ava|ivfja£i<; xod Ka^oKaipiou. T a nA-tiyiaCTjj-eva m i8 n c a |iod 5aKXDÀ.a

KpaxoDaav xo Koviofxa xnq navayiac, Ka0c5<; %£\kn xpe)ia(ieva avyoY'uOiptCav KOCTtOia lIDOXlKfj 7CpOO£DXfÌ.

K ai ri£p7uaxcóvxa<; mvco crxr| cnaa p.0D Ma0aivovxa<; xo 7tio (i£aa an xr]v aTtóyvcoari BÀ£7tovxa<; xo 0avaxo v ’ avoiyExai Z£ £i5a KaÀ.oKaipi. O fjfcioq cncóvxa\|/£ axr|v icèxpa |_i£q cxt) 8urÀri £D0D|iia vr\q vióxriq T a m iS ia av8paj0r|Kav rcpócopa £^avx^6vxac; xo (pax; 7tava> oxiq 7ipc5p£q xriq ^oofjq T a po8a yio(iioav ayicaOia.

LA GEOGRAFIA DELL'ESTATE

C om e dei fulmini che lampeggiando tra l’erba / suonavano le campane / U n’ape sussultò nell ’apoteosi del rosso / Ed io vedevo le navi di pietra sulle coste / Contavo gli interminabili ri­ cordi d ell’estate. / / Le mie ferite dita infantili / tenevano l’icona della Madonna / Mentre lab­ bra frementi bisbigliavano / una preghiera segreta. / E / Camminando sulla mia ombra / Im­ parando ancora oltre la disperazione / Vedendo la morte aprirsi / Ti ho vista estate. // Il sole inciampò sulla pietra nella / doppia allegria della gioventù / 1 bambini diventarono uomini pre­ maturamente / Esaurendo la luce sulla prua della vita / Le rose si riempirono di spine. //


Kai ’ycó, BD0o^£xp<6vxa<; xov e^£DX£À.io|j.ó Kai xr|v a'yvórrixa x o d xpayiKOD m ^ o K a i p i o D Aycovicó yia xr|v eK p a c r r i x o d xa£,i8ioD x o d .

Ta )j.dxia KapOoóOriKav axrjv 7ioxia(j.éver| xécppa. Té(ppa x o d 7capeA,0ovxo(; Té(ppa x o d |iéA.A,ovxo<;.

Ed io / Analizzando in profondità l’umiliazione e la purezza / della tragica estate / S< quieto per l’esito del suo viaggio / Gli occhi si fissarono sulla cenere impregnata / Cen passato /Cenere del futuro.


Kepuveia, Móp(pov, Mia Mr^Xia, àikco|ì.o To7uo0ecn.éq nov> aw óvo|ia ypacpovxai a ’ eva Kaiaaxixo ripócov. Xcopu; ran cia emiri 8eu|i£VTi npocnàQeia Kapaaaovxai crac, CKiéq noi) 7rripav oapKa Kai ooia noi) yivav eva pie ir|v avBpcómvn amóciaoTi riov Scóaave |iop(prj oxo \}/co|xi Za)|ióvovTd<; to (ie iSpcóxa ki ai(ia Kai AvaKaXwrroviaQ xo rcapóv axr|v cóxpa xod 7tapeÀ.0ovioq Mia r(%6 ood moPaAAei Aev é%ei ap%ri xo aip.a jif|ie xekoq.

TOPOGRAFIA DEI CANTI

Kerinia, Morfù, Mia Milia, Dikono / Luoghi che autonomamente si iscrivono / in un registro di eroi. / Senza nessuno sforzo affettato / Incidendo sulle ombre / Che hanno preso corpo / Che sono diventate tutt’uno con l’esistenza umana / Che hanno dato forma al pane / Im pastando­ lo con sudore e sangue / E / Scoprendo il presente a ll’ocra / del passato / U n’ec o ti suggeri­ sce / / Il sangue non ha inizio né fine.


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AKavBiva xa pó5a tiod gov 8ivo\)v Ki Ó|ìcd<; xt>(pÀ.cóv£Gai ki ev8i8eiq B X im q xov Kaxfitpopo Ki ójicoq Ttpoxcopett; ki ev8i 8£i <; £xa paxa nov |3oDÀ,ia££i<; BÀ£7t£lQ XO cpcoq Ki óp.coc, 8 i a p p c ò v £ G a i |i£ G a g xo T c a p ó v Ki £yc5

7 u p o a (i£ v c i).

c h e ,i danno / Ma ,i v i a a v a n zi e S arrendi / N ei rovi In cui Ma, ... .......... d i n el p resen te / / E sto aspettando.

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Fernando Lui's, portoghese, ha ventotto anni ed è laureato in lingue e letterature moderne.

/uri Lech, ventinove anni, è nato a Buenos Aires e attualmente vive a Barcellona. Ha studiato musica e arte drammatica.

Cristina Cabotiero Samper è nata a Madrid, dove vive, nel 1962. Francoise Goria ha ventinove anni e vive a Marsiglia. Ha compiuto studi artistici.

Anne Guigou vive a Montpellier, in Francia ed è nata nel 1964. Studia sociologia.

Alexandre Iskra vive a Marsiglia e ha ventinove anni. Ha compiuto studi artistici.

Jean Lue Talamoni vive a Lyon e ha ventinove anni. Ha studiato matematica e architettura.

Alfio Cangiani è nato a Bari, dove vive, nel 1960. E laureato in giurisprudenza.

Fabrizio Lombardo ha vent’anni. Vive e lavora a Bologna. Enzo Mansueto vive e lavora a Bari. Si occupa da alcuni anni di poesia.

Giovanni Ronda è nato nel 1973. Vive a Parma. Cinzia Soldano, ventisette anni, vive e lavora a Bologna. Ales Debeljak, jugoslavo, è nato nel 1962 e ha pubblicato la sua prima raccolta di versi sei anni fa. t

Anastasia Anastasiadou è nato a Tessalonica, dove vive, nel 1967. Frequenta il terzo anno della facoltà di lettere.

Thanasis Chatzopoulos vive ad Atene e ha ventisette anni. Ha studiato medicina.

Cristos Hadjigeorgiou è nato a Nicosia, Cipro, nel 1969. Studia economia.



Indice



PORTOGALLO

Fernando Luis, 11 SPAGNA

Iury Lech, 21 Cristina Caballero Samper, 31 FRANCIA

Francoise Goria, 41 Anne Guigou, 47 Alexandre Iskra, 51 Jean Lue Talamoni, 59 ITALIA

Alfio Cangiani, 69 Fabrizio Lombardo, 75 Enzo Mansueto, 85 Giovanni Ronda, 91 Cinzia Soldano, 95 JUGOSLAVIA

Ales Debeljak, 105 GRECIA

Anastasia Anastasiadou, 115 Thanasis Chatzopoulos, 121 CIPRO

Cristos Hadjigeorgiou, 127



finito di stampare nel dicembre 1988 d a lla litosei via bellini, 22/4, rastignano, bologna


IL GRANDE BLU IL GRANDE NERO La Grande Bleue era (ancora è?), in francese, locuzione familiare per riferirsi al M editerraneo, tra designazione antonom astica e suggestiva dilatazione metaforica. C oscienza vuole che a quel colore si aggiunga, e si contrapponga oggi, un altro colore: il nero. Potrebbe essere questa, una indicazione (a n c h ’essa m etaforica) per il titolo del presente volume, là dove, per esempio, la pur certa diversità dei testi proposti non inibisce com unque la capacità di segnalare un disagio, se così si può dire, una vocazione tutta giovanile a ll’affabulazione, che si confronta e ha a che fare con una sorta di “ ansia dura” del vivere, di “sgom ento d e ll’o m b ra ” . 1 testi poetici qui contenuti appartengono a sedici autori sotto i ventinove anni (provenienti da Portogallo, Spagna, Francia, Italia, Jugoslavia, Grecia e Cipro). E sono testi che si presentano, suggeriscono i curatori del volume, anche com e “messaggi nella bottiglia: tènere carte di una irriducibile vocazione al non tacere a non voltare le spalle al proprio tem po.”

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788878 280199

U na p u b b li c a z i o n e

T

by

RANSEUROP P R E Z Z O , L I R E 1 8. 0 0 0

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In copertina, disegno di Andrea Ronzini

ISBN 8 8 -7 8 2 8 -0 1 9 -4


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