Articolo
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Aprile 2012 n. 4 1€
Mensile d’informazione DIRETTO DA ANGELICA CANFORA
Edizione
Il giornale dei cittadini Centro Sardegna
22-23 » PRIMA DI TUTTO 3 » INNOVAZIONE 13» AGORÀ Crisi in Chiesa Agricoltura Oristano, una città Sì a Gesù, molto meno In dieci anni in Sardegna “intelligente” ai suoi rappresentanti. hanno chiuso un terzo
Inchiesta sulla religiosità nella Diocesi di Oristano: solo un terzo della popolazione è praticante
Il Comune deciso a completare i progetti con i fondi della Regione o con i fondi quelli europei
delle imprese agricole, scese da 90 a 60 mila. L’allarme di Coldiretti e Confagricoltura
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Alessia Serra Non ha segreti solo per gli amici più stretti e ha un debole per l’inglese.
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Sei porti senza tasse Occasione mancata
FAN DEL MESE
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Dalle istituzioni Consorzio Industriale
«I rifiuti agricoli avranno l’impianto» Il presidente Claudio Atzori è categorico: «Vogliamo risolvere una volta per tutte il problema rifiuti per le aziende del comparto agro-zootecnico e lo faremo anche facendo ricorso alle finanze di progetto se la Regione non P. 16 dovesse contribuire» Azienda sanitaria locale
Ghilarza: la dialisi sei giorni a settimana Da circa un mese l'attività del Centro Dialisi dell'ospedale Delogu di Ghilarza è raddoppiaPer comunicare ta. Alle consuete aperture con Articolo 21 del lunedì, mercoledì e 88 800-7043 venerdì si sono aggiunte de ver numero quelle del martedì, gioarticolo21@ sardegnapress.it vedì e sabato, per consentire il funzionamento del servizio Dialisi per sei giorni alla settimana. Con l’attivazione di questo secondo turno si riescono a soddisfare completamente le richieste che vengono dal p. 4-5 P. 18 territorio.
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ARTICOLO 21
informazione pubblicitaria
Aprile 2012
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Infissi interni scontati del 10%
FAN DEL MESE
Vince Alessia con 250 preferenze! Si svela solo con gli amici più stretti e ha ancora vivo il ricordo della vacanza studio in Inghilterra fatta a 16 anni. Alessia Serra è la nostra fan di Aprile, ha 21anni e si divide tra Marrubiu, il suo paese, e Sassari dove studia Scienze della Comunicazione. Le sue passioni? «La musica, il ballo e l’inglese! Sono innamorata di questa lingua», racconta Alessia, «l’anno scorso sono volata a Dublino per impararla meglio e mi sono trattenuta nella capitale dell’Irlanda per quasi un anno. Un’esperienza molto importante che mi ha permesso di mettermi alla prova in una città estera».
GIUSEPPE VARGIU
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“La pillola dei 5 giorni dopo” in vendita anche nell’Isola Si può acquistare anche nelle farmacie della Sardegna il nuovo contraccettivo di emergenza che ritarda o inibisce l’ovulazione. Rispetto agli altri dispositivi, la pillola dei 5 giorni dopo ha una efficacia e tollerabilità migliori grazie al meccanismo di azione primario del suo principio attivo, l’Ulipristal acetato. Il farmaco va assunto entro 5 giorni dal rapporto sessuale non adeguatamente protetto. Per l’acquisto è necessaria la ricetta medica.
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ANGELO PORTA
ALLARME LUDOPATIE
L’aiuto del Ser.D per uscire dal tunnel del gioco d’azzardo Quando l’impulso di giocare diventa irrefrenabile bisogna correre subito ai ripari e farsi aiutare. Chi si trova in questa condizione soffre di “ludopatia” e può chiamare il numero verde 800.921.121 o rivolgersi gratuitamente al Servizio Dipendenze (Ser.D) della Asl di Oristano, in via Michele Pira n. 46. EDITO DA
Sardegna Press s.c.
Il giornale dei cittadini ANNO IX
via Beato Angelico, 11 - Oristano Tel. 800-704388 DIRETTORE RESPONSABILE
ANGELICA CANFORA direttoreresponsabile@sardegnapress.it DIRETTORE EDITORIALE
TOMASO LEDDA direttoreeditoriale@sardegnapress.it
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A cura di Poste Italiane
EDIZIONE CENTRO SARDEGNA
Questo numero sarà consegnato a tutti gli 88 comuni della provincia di Oristano
TIRATURA MINIMA GARANTITA Cartacea: 50.000 copie Online: 5.100 fan
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800-704388
Articolo 21 è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
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ARTICOLO 21
Città e territorio
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La pratica religiosa
Sì a Gesù, meno alla Chiesa
L’analisi del vescovo mons. Sanna sulla comunità Arborense: solo un terzo della popolazione frequenta abitualmente la messa incontro avuto nel febbraio scorso tra l’Unione Stampa Cattolica Italiana (Ucsi) e l’Arcivescovo di Oristano, mons. Ignazio Sanna, ha dato spunto a un esame molto attento e approfondito della situazione socio-religiosa della Diocesi Arborense. Il presule ha infatti offerto dati e cifre attraverso i quali è scaturito un quadro esauriente su quanti, tra sacerdoti, religiosi e laici, operano all’interno della comunità e della diocesi stessa.
MONS. SANNA Arcivescovo di Oristano
l’
La situazione nella Diocesi di Oristano. La Diocesi è formata da 85 parrocchie medio piccole. Esistono gruppi di non credenti, di credenti militanti, di credenti periferici e di credenti critici. Se si sommano queste forme di religione diffusa, si arriva al totale del 61,1%. Aggiungendo il 22,8% di chi “vive la religiosità”, si ottiene la cosiddetta religione continua, che arriva quasi all’84% della popolazione.
La situazione in Italia Nel nostro Paese è sensibile il calo delle vocazioni. Il dato è evidente: se nel 1978 i sacerdoti diocesani in Italia erano 21.500, nel 2007 sono scesi a 13.000, circa il 40% in meno. Il 60% del totale dei preti è stato ordinato prima del 1978 e, quindi, l’età media del clero diocesano già nel 2003 era di 60 anni, di cui il 13% formato da ultraottantenni e solo meno del 19% con un’età inferiore ai 40 anni. Tutto ciò si riflette ovviamente in un turnover negativo per i sacerdoti, con le nuove vocazioni che non
compensano i decessi, per non parlare degli abbandoni. Nel 2006, ad esempio, si sono avute in Italia 473 nuove ordinazioni, a fronte di 708 decessi e di 28 persone che hanno lasciato il ministero. In altri termini, per ogni due nuovi sacerdoti ordinati se ne perdono circa tre. Il clero in Italia, dunque, ha sempre meno pastori ed è sempre più vecchio. A questo si aggiunge la distanza sempre più crescente che si registra tra gli italiani e gli operatori del sacro. Già in precedenza s’è visto che ben il
45,2% della popolazione è ormai convinto di poter fare a meno dei preti e delle figure religiose nel proprio rapporto con Dio, idea questa significativamente diffusa anche tra i molti italiani che continuano a dichiararsi cattolici (39,1%). Anche in un Paese a lunga tradizione cattolica come quello italiano sembra dunque che il fedele, invece di accettare il ruolo di mediazione tra uomo e Dio svolto dal clero e dalla Chiesa, si affidi sempre più al “fai da te” religioso.
È un po’ meno positiva la valutazione nei confronti dell’attività svolta dalle parrocchie: il 20% la considera carente. E la percentuale aumenta quando il giudizio negativo è espresso dai soli giovani. Tra questi è sempre più presente il convincimento che il ruolo della Chiesa sia ormai ridimensionato. Quasi tutti gli abitanti della Diocesi si professano cattolici, ma se da un lato il 52% dichiara di credere in Cristo e negli insegnamenti della Chiesa, dall’altro più di un diocesano su tre dichiara sì di credere in Gesù Cristo, ma solo in parte negli insegnamenti della Chiesa cattolica.
Chi partecipa. La frequenza regolare alla messa è di circa un terzo della popolazione di 18-74 anni, mentre chi non partecipa mai o raramente è più della metà (52%). Tra i maschi l’assenza, o quasi, di partecipazione, supera il 63%, contro il 42% delle donne; tra i giovani di 18-34 anni tocca il picco del 65% contro solo il 22% di coloro che hanno superato i 64 anni. La percentuale più bassa di frequenza regolare si riscontra tra le persone di 18-34 anni (21%), che per i maschi si colloca a livello del 18,5%. Se è vero che molti non si accostano mai all’Eucaristia (22%) o molto raramente (27%), è anche vero che la frequenza regolare a questo sacramento è andata aumentando nel tempo, raggiungendo oggi il 23%. La confessione, invece, risulta mai o poco frequentata dai due terzi dei diocesani. Esiste dunque, non tanto una crisi del rapporto tra il fedele e l’istituzione della Chiesa, quanto un’evoluzione. Ciò è sottolineato anche dalle critiche che vengono mosse al mondo ecclesiastico per l’eccessivo potere economico e politico, non sempre comA. D. preso dai credenti.
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Primo Piano AGEVOLAZIONI
LE ZONE FRANCHE: REGALO RESPINTO Un decreto legislativo di 14 anni fa permetteva di istituirle nei principali porti della Sardegna, con notevoli vantaggi fiscali, ma il Consiglio regionale non ha provveduto
P
robabilmente una delle tante opportunità di sviluppo non colte dalla nostra Regione. Il mancato recepimento da parte del Consiglio regionale del decreto legislativo sull’istituzione delle Zone franche nell’Isola, emanato ormai quattordici anni fa dal Presidente della Repubblica, può considerarsi a tutti gli effetti una vera e propria occasione persa di sviluppo economico. Per l’esattezza, con il decreto legislativo n° 75 del 10 marzo 1998, il Presidente della Repubblica, su proposta del Governo, emanò le norme di attuazione dell’articolo 12 dello Statuto speciale della Sardegna, istituendo così le Zone franche nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Portovesme, Porto Torres e Arbatax. Il Consiglio regionale, però, non diede mai seguito al processo di delimitazione delle aree, passo fondamentale per l’avvio del progetto.
La Zona franca. Ma cosa sono esattamente le Zone franche? Si tratta di aree geograficamente o amministrativamen-
Sopra: il porto di Cagliari. A sinistra: lo scalo di Shenzhen in Cina, una delle principali zone franche del mondo. A destra: Livigno
te delimitate che godono di agevolazioni per lo svolgimento di determinati tipi di attività. Si parla di agevolazioni perché le condizioni applicate in queste zone si distinguono dal resto del Paese per ciò che concerne i diritti doganali, le imposte dirette o indirette e i finanziamenti. Quando si parla di Zona franca, però, si fa riferimento a una serie di entità economiche, ognuna caratterizzata da peculiarità proprie e da denominazioni che variano a seconda del Paese in cui vengono introdotte. È comunque possibile classificare
queste esperienze in due grandi categorie: la Zona franca classica, caratterizzata da agevolazioni in tema di diritti doganali e imposte indirette, e la Zona franca d’eccezione, che si contraddistingue per le agevolazioni in tema di finanziamenti e di imposte dirette.
ri, fino a quello che è considerato l’obiettivo finale, e cioè lo sviluppo generale dell’economia del territorio. Ovviamente la gestione di queste determinate aree deve avvenire con il massimo controllo: Zone franche non correttamente gestite si tramuterebbero facilmente in aree di illegalità.
Vantaggi e svantaggi. I vantaggi
L’esperimento riuscito. La Zona
offerti dallo sviluppo di una Zona franca possono essere svariati: dalla diminuzione dei costi per l’impresa investitrice che usufruisce delle agevolazioni, ai maggiori investimenti este-
franca è essenzialmente uno strumento che consente di “stimolare” l’economia di un Paese. Per comprenderne la portata si può prendere come modello l’esperienza della città cine-
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Primo Piano AGEVOLAZIONI se di Shenzhen, nella provincia di Guangdong, che grazie all’introduzione di una delle prime zone economiche speciali della Cina si è trasformata da un piccolo villaggio di pescatori in uno dei più importanti motori dell’economia cinese.
L’esempio in Italia. Se invece consideriamo le esperienze di Zone franche in Italia, impossibile non menzionare Livigno. La cittadina lombarda gode dello status di zona extra doganale dal 1910 ed è pertanto esente da alcune imposte. Ciò ha favorito in maniera crescente lo sviluppo turistico, in particolar modo a partire dalla fine degli anni Cinquanta. I prezzi delle merci vendute a Livigno sono esenti da IVA. Chi visita Livigno trova conveniente l’acquisto di tabacchi, zucchero e alcoolici, come pure di altre merci di maggior pregio di cui occorre verificare la convenienza (profumi, orologi, ecc.). È particolarmente conveniente anche il rifornimento di carburante, soprattutto in un momento storico come questo dove nel resto del territorio nazionale la benzina si avvia a sfondare il muro dei due euro a litro. L’originario motivo della nascita della Zona franca era correlato all’isolamento che ha lungamente caratterizzato questa località. Basti pensare che fino all’inverno del 1953, la comunità di Livigno rimaneva sistematicamente priva di qualsiasi via di comunicazione con il resto del mondo per l’intero periodo invernale. Dunque, solo grandi vantaggi. Da evidenziare, però, come il governo Monti nell’ultimo periodo avrebbe manifestato l’intenzione di eliminare questi privilegi fiscali.
Le Zone franche urbane. Insieme alla possibilità delle Zone franche in quanto tali, esistono anche delle zone mirate, e cioè quelle urbane. L’obiettivo, come indicato dal Ministero dello Sviluppo Economico, è quello di “favorire lo sviluppo economico e sociale di quartieri ed aree urbane caratterizzate da disagio sociale,
IL DECRETO LEGISLATIVO
Il Federalismo fiscale Innanzitutto la definizione: si tratta di un sistema economico e politico che prevede un rapporto direttamente proporzionale tra le imposte riscosse in un territorio (Comune, Provincia, Regione, Stato) e quelle effettivamente impiegate, nel tentativo di promuovere le Autonomie locali e creare un coordinamento tra i vari livelli amministrativi e di governo, tagliando gli sprechi e responsabilizzando gli enti. Ma nel nostro contesto restano i dubbi sull’impatto che il federalismo può avere nel sud Italia. La base del federalismo fiscale è nel cambiamento del Titolo V della Costituzione (avvenuto tramite la
Legge costituzionale del 2001), che nella versione originaria del 1948 non lo menzionava in modo esplicito. I primi due commi del nuovo articolo 119 sono: “I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate proprie, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della Finanza pubblica e del Sistema tributario. Dispongono inoltre di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio”.
economico e occupazionale, e con potenzialità di sviluppo inespresse”. Nelle Zone franche urbane le nuove società godono di varie agevolazioni, tra le quali vi sono diversi tipi di esenzioni come su IMU, IRAP, imposte sui redditi e sul versamento dei contributi previdenziali. Queste esenzioni sono totali per i primi cinque anni e ridotte a scaglioni (phase out) fino al quattordicesimo anno di vita dell’impresa. L’obiettivo primario è quello di far fiorire l’economia in territori depressi e, soprattutto, di attirare capitali dall’estero.
regionale di Confartigianato, Luca Murgianu. «Parlare di Zone franche oggi, in un contesto come quello dell’economia sarda, probabilmente non avrebbe più molto senso», afferma Murgianu, «qui si parla di un’economia che lamenta gravi ritardi strutturali, e che sembra mancare quasi del tutto della necessaria presenza delle Istituzioni nazionali». «In Sardegna occorrerebbe, anzitutto, ristabilire un certo equilibrio. Il tessuto imprenditoriale sardo è in gravissima difficoltà: prendiamo ad esempio la situazione del Sulcis, la provincia più povera d’Italia, dove le principali realtà industriali stanno per chiudere i battenti. A tal proposito, che senso ha parlare di Zone franche?
La situazione in Sardegna. Nella nostra Regione si è parlato di un progetto di Zone franche urbane per Cagliari, Quartu Sant’Elena e Iglesias. Un accordo di massima fu raggiunto con l’Unione europea, ma, in seguito, un pasticcio del governo italiano sotto forma del cosiddetto decreto “mille proroghe”, modificò il regime di aiuti, vanificando in definitiva gli sforzi compiuti fino a quel momento.
L’intervento del presidente regionale di Confartigianato. Qualche perplessità sull’utilità o meno dell’istituzione di Zone franche in Sardegna viene espressa dal presidente
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Luca Murgianu (Confartigianato)
1. In attuazione dell'articolo 12 dello Statuto speciale per la Regione Sardegna approvato con Legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, e successive modificazioni, sono istituite nella Regione Zone franche, secondo le disposizioni di cui ai regolamenti CEE n. 2913/1992 (Consiglio) e n. 2454/1993 (Commissione), nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax ed in altri porti ed aree industriali ad essi funzionalmente collegate o collegabili. 2. La delimitazione territoriale delle Zone franche e la determinazione di ogni altra disposizione necessaria per la loro operatività viene effettuata, su proposta della Regione, con separati decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri. 3. In sede di prima applicazione la delimitazione territoriale del porto di Cagliari è quella di cui all’allegato dell’atto aggiuntivo in data 13 febbraio 1997, dell'accordo di programma dell’8 agosto 1995 sottoscritto con il Ministero dei trasporti.
Questa forma di agevolazione sarebbe molto utile per il rilancio di un’economia che fatica a camminare con le proprie gambe, un mezzo che diventerebbe una sorta di acceleratore per lo sviluppo. Ma per quello stesso sviluppo sono necessarie delle vere e proprie basi strutturali da cui partire, mentre qui si tratta di intervenire pesantemente per cercare in primo luogo di fermare un’emorragia che, a oggi, potrebbe rivelarsi letale. Penso che sarebbe più utile l’istituzione di uno stato di crisi. Questo comporterebbe da parte dello Stato centrale il riconoscimento di determinate agevolazioni, capaci in primo luogo di ridare ossigeno a chi non ha più neanche quello». ANDREA DESSÌ
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Città e territorio
Consiglio regionale
Lo Statuto (troppo) speciale La Sardegna è sempre restia a recepire le norme nazionali, ma poi spesso non sfrutta l’autonomia Statuto speciale di cui la Regione sarda è dotata, può essere visto attraverso le due facce di una stessa medaglia. Da una parte vi è certamente una speciale autonomia che consente ai rappresentati del popolo sardo di legiferare e regolamentare diverse materie in completa autonomia dallo Stato centrale, e quindi di non recepire una certa legislazione nazionale. Dall’altra, però, è innegabile una certa carenza nell’utilizzare quello stesso Statuto come arma straordinaria di autogestione. «Il mancato recepimento di alcune norme nazionali», spiega Attilio Dedoni, consigliere regionale dei Riformatori Sardi, «dovrebbe sempre tradursi in un maggior impegno del Consiglio. Il vero problema, infatti, è che il nostro Statuto speciale, spesso e volentieri, non viene utilizzato nella maniera più consona. I motivi sono diversi, ma i
lo
Attilio Dedoni
Gian Valerio Sanna
più radicati sono quelli che riconducono alla volontà di noi consiglieri. I troppi egoismi di parte, molto spesso, non ci permettono di sfruttare al meglio quell’autonomia che la Costituzione ci ha dato». Qualche esempio? Risponde Dedoni: «Mi viene in mente la materia del credito, come anche quella che riguarda la legge elettorale. Tutti argomenti che potrebbero essere meglio regolamentati secondo la nostra particolare autonomia». Di diverso parere Gian Valerio Sanna, consigliere in forza al Partito Democra-
tico. «Ci sono materie che devono rimanere una prerogativa del Consiglio», dichiara Sanna, «quando vi sono proposte di norme nazionali che riguardano temi come per esempio l’agricoltura, devo ammettere che ci troviamo in forte imbarazzo nel recepirle: materie come quella agricola rientrano nelle peculiarità del Consiglio: credo sia un nostro diritto-dovere trattarle in maniera adeguata, secondo quello che è la nostra particolare competenza».
Che cos’è lo Statuto speciale. La Regione a Statuto speciale (Sardegna, Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia e Sicilia) è una Regione nella quale vengono assegnati specifici poteri delegati dallo Stato centrale. La principale differenza tra lo Statuto speciale e lo Statuto di una Regione “ordinaria”, è che, mentre quest’ultimo è adottato e modificato con legge regionale, lo Statuto speciale è
adottato con legge costituzionale, così come ogni sua modifica. I principi stabiliti negli statuti speciali vengono definiti da una Commissione paritetica Stato-Regione con le Norme di attuazione dello Statuto speciale, e pubblicati attraverso Decreti Legislativi. Nelle Regioni a Statuto speciale vengono previsti tre tipi di potestà legislativa: la potestà esclusiva, che è la più caratteristica, perché le Regioni ordinarie ne sono prive; la potestà legislativa concorrente, che incontra gli stessi limiti per quanto concerne le competenze delle Regioni ordinarie, ma differisce da queste per le materie elencate; la potestà integrativa e attuativa che permette alle Regioni di creare norme su determinate materie, che possano adeguare la legislazione statale alle esigenze regionali, evitando, dunque, la competenza delle Regioni e riservando le materie residuali allo Stato. ANDREA DESSÌ
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Economia
Consumi
Auto, più di 3mila euro l’anno È questo il costo medio di mantenimento calcolato da Aci-Censis: più 2,7 per cento nel 2011 crisi economica frena l’automobile: 1 italiano su 5 ha ridotto l’uso del proprio veicolo, che si conferma comunque il mezzo preferito per l’83,9% degli spostamenti. È quanto emerge dal XIX Rapporto ACI-CENSIS “Automobile 2011”. Anche se si usa sempre meno, l’auto costa sempre di più:
la
in media 3.278 euro nel 2011 contro i 3.191 del 2010 (+2,7%). Le maggiori voci di spesa sono il carburante (1.530 euro, +2,3%), l’assicurazione (715€, +2,9%) e il parcheggio (218€, +5,3%). In forte aumento le multe (+18%), frutto di maggiori controlli su strada. La crisi porta a ridurre notevolmente i costi di manutenzione ordinaria (15,2%), ma questo fa crescere sensi-
Mercato in crisi. Il Rapporto fotografa anche il mercato dell’auto, che nel 2011 fa segnare -17% rispetto al 2009. La tenuta dell’usato e il contenimento delle
radiazioni comportano un incremento dell’anzianità del parco circolante (9,3 anni). Per il futuro è prevedibile un rimbalzo delle immatricolazioni: il 7,4% degli italiani sarebbe disposto ad acquistare un’auto nuova nel 2012, soprattutto se calerà il prezzo dei carburanti e delle polizze assicurative e si introdurranno forme di incentivazione econoP. M. G. mica, come la rottamazione.
MODIFICA DELLE ABITUDINI D’USO DELL’AUTO NEGLI ULTIMI 3 ANNI
SPESA ANNUALE CARBURANTE PARCHEGGIO (GARAGE + PARCHEGGIO A ORE) AUTOSTRADE MULTE BOLLO ASSICURAZIONE MANUTENZIONE ORDINARIA MANUTENZIONE STRAORDINARIA DANNI NON RIMBORSABILI E ALTRO TOTALE
bilmente quelli di manutenzione straordinaria (+8,5%). Tra le spese considerate “superiori al giusto” spiccano la benzina (84% delle risposte) e l’assicurazione (67,6% del campione).
2010 1.495,0 207,0 185,0 100,0 189,0 695,0 165,0 118,0 37,0 3.191,0
2011 1.530,0 218,0 188,0 118,0 193,0 715,0 140,0 128,0 48,0 3.278,0
VARIAZ. 2011/12 +2.3 +5.3 +1.6 +18 +2.1 +2.9 -15.2 +8.5 +29.7 +2.7
Fonte Aci - Censis Servizi, 2011
2011
2010
29,6
Ho utilizzato di meno l’auto
70,4 26,6
26,6
73,4
2009
21,0 79,0
21,0
Non ho modificato le mie abitudini
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Economia
Consumi
Chi ha una partita Iva può fare contratti a lungo termine con un vantaggio: i costi restano fissi e comprendono tutto (o quasi) noleggio a lungo termine dell’auto è uno strumento che raccoglie consensi sempre crescenti, non solo fra coloro che devono gestire un parco auto aziendale, ma anche per assecondare le esigenze di piccole e medie imprese, artigiani, professionisti e privati, in quanto permette la scelta della soluzione più adatta e conve-
il
niente per ogni singola esigenza. Con il versamento di un canone mensile fisso, determinato sulla base del modello di auto scelto, del chilometraggio annuale e del periodo di durata del contratto (da un minimo di 12 ad un massimo di 60 mesi), si possono guidare automobili completamente accessoriate e personalizzate. Tutti i costi relativi all'auto, comprese le spese or-
ACQUISTO SERVIZI
Noleggio, l’alternativa all’acquisto
IL CONFRONTO (AUDI A4 AVANT 2.0 TDI 170CV FAP QUATTRO) VOCI DI COSTO
ACQUISTO
PREZZO DI LISTINO (COMPRESA IMMATRICOLAZ., MESSA SU STRADA E IPT)
€ 31.440,83
-
SCONTO IPOTETICO CONCESSIONARIO (8%)
- € 2.515,26
-
COSTI TOTALI DI ACQUISTO
€ 28.925,57
TASSA PROPRIETÀ
€ 1.419,00
Inclusa nel canone
€ 14.868,00
Copertura equivalente inclusa nel canone
COPERTURA ASSICURATIVA RCA, INCENDIO, FURTO, KASKO MANUTENZIONE + PNEUMATICI SOCCORSO STRADALE COSTI TOTALI DEI SERVIZI
NOLEGGIO
€ 10.860,00
2 cambi di pneumatici inclusi nel canone
€ 356,00
Incluso nel canone
€ 27.503,00
Incluso nel canone
TOTALE ACQUISTO + GESTIONE
€ 56.428,57
-
REALIZZO DA VENDITA DELL’AUTO USATA
- € 13.600,00
-
COSTO TOTALE
€ 42.828,57
€ 39.168,00
COSTO MENSILE
€ 892,26
€ 816,00
COSTO ANNUO
€ 10.707,14
€ 9.792,00
RISPARMIO NOLEGGIO AUTO A LUNGO TERMINE VS ACQUISTO
-9%
Dati Arval dinarie e straordinarie, sono inseriti nel canone mensile fisso. Il noleggio a lungo termine rispetto all’acquisto consente di risparmiare capitali: il maggiore potere di acquisto delle società di noleggio, sia nei confronti dei costruttori sia nei confronti delle compagnie assicurative, permette di ottenere sconti elevati impensabili per un privato.
Noleggiare l’auto consente, a seconda della categoria professionale di appartenenza, di detrarre l’Iva e parte dei canoni. Quando si è proprietari di un mezzo, nel momento in cui si decide, per desiderio o necessità di cambiarlo, è necessario occuparsi della sua rivendita. Con il noleggio a lungo termine sarà invece la società locataria a farsi carico di questo onere.
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Persone
Stefano Oppo
Un “europeo” a Oristano Dopo un 2011 che lo ha portato al titolo continentale, c’è grande attesa per uno dei più promettenti talenti del canottaggio italiano giugno 2011 Stefano Oppo ha conquistato, con i compagni dell’equipaggio 8+, il titolo di Campione d’Europa ai campionati Europei Juniores che si sono svolti a Kruszwica, nel lago Goplo, in Polonia. Il giovane oristanese muove i suoi “primi passi” in questo sport incoraggiato e stimolato dal fratello Matteo, anche lui grande appassionato. Nel 2003, a 9 anni, sale per la prima volta su una barca del Circolo Nautico Oristanese e da allora barche e remi divengono il suo passatempo preferito. Fin dall’inizio il suo allenatore, Antonio Marras, ne ha saputo cogliere le potenzialità. Stefano esordisce in ga-
a
Campionati Europei Kruszwica (Polonia) giugno 2011, 1° classificato
Stefano, il suo allenatore Antonio Marras e il Presidente della F.I.C. Enrico Gandola
re regionali nella categoria allievi e coglie i primi frutti del suo talento. Nel 2007 affronta il suo primo impegno nazionale al “ Festival dei giovani” di Piediluco, ottenendo buoni risultati in singolo e in doppio con il
compagno di squadra Claudio Contu. Nel 2008 conquista le prime medaglie nazionali nella categoria cadetti. Nel 2009 e 2010 vince tutte le gare regionali e manca per pochi decimi le finali nazionali. A luglio 2010 Stefano partecipa alla selezione nazionale per i 5 posti disponibili al College Remiero di Piediluco della Federazione Italiana Canot-
taggio, superando tutte le prove. Ed è così che a settembre si trasferisce sulle sponde del lago di Piediluco (Terni), dove insieme con gli altri quattro compagni inizia a vogare “di punta” alla conquista di nuovi traguardi. Tra faticosi allenamenti, fissati e seguiti dal pluricampione olimpico e oggi allenatore federale Agostino Abbagnale, lezioni scolastiche al liceo scientifico di Terni e dure serate di studio, Stefano vive un 2011 che è un susseguirsi di successi: al 1° Meeting Nazionale conquista due bronzi, due medaglie d’oro a Sabaudia e medaglia d’argento nella gara internazionale “Memorial Paolo D’Aloja”. Vince anche al 2° Meeting Nazionale dove gareggia in equipaggio misto con altri atleti della nazionale juniores, battendo in un vibrante finale l’8+ della Canottieri Stabia. E a coronare una splendida annata, a giugno arriva anche l’oro degli Europei, il primo successo internazionale. La strada per un grande futuro si è A.P. aperta.
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ARTICOLO 21
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Innovazione
Smart Cities
Oristano sarà “intelligente” Il Comune deciso a completare il progetto con i soldi della Regione o con i fondi europei progetto è certamente ambizioso, ma allo stesso tempo ampiamente realizzabile. Ripensare le città, renderle tecnologiche e interconnesse, ma anche sostenibili, confortevoli, attrattive e sicure. In una sola parola “intelligenti”: è questo l’identikit ideale delle cosiddette smart cities, le città sulle quali, in Europa e nel mondo, si tenta di scommettere per garantire uno sviluppo urbano equilibrato. A Oristano, in particolare, è in atto un percorso per realizzare un progetto in tal senso, a prescindere dall’esito di un bando della Regione sulla stessa materia. «Siamo molto attivi sotto questo punto di vista», precisa Giuseppe Pinna, dirigente del settore Urbanistica Edilizia privata e pubblica del comune di Oristano, «per quel che riguarda il bando regionale sono 20 i Comuni sottoposti a valutazione, e tra questi c’è anche quello di Oristano. Noi, però, ci
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stiamo muovendo indipendentemente dall’esito del bando, attraverso la creazione di un Ufficio intercomunale che si rapporterà direttamente con l’Unione europea, per riuscire poi ad attivare i finanziamenti necessari». Primo passo: predisporre il Piano energetico. In che modo? «Attraverso una ricognizione dei consumi energetici fino al 2008», prosegue il dirigente, «verificheremo le medie dei consumi nel territorio comunale, per poi puntare a
ridurre le stesse del 20% entro il 2020, secondo quanto prescritto dal protocollo di Kyoto. Per raggiungere l’obiettivo partiremo da una riorganizzazione degli edifici comunali, attraverso la loro coibentazione e l’uso del fotovoltaico. Il progetto si estenderà poi in tutto il territorio urbano».
Di cosa si tratta. Ma che cos’è davvero una “città intelligente”? È essenzialmente una città in cui l’alto livello di
GLI ESEMPI NEL MONDO A volte nascono ex novo, come è il caso di Masdar City (nella foto il progetto), la città a zero emissioni che sta sorgendo ad Abu Dhabi, o come la cinese Caofeidian, progettata dall’architetto italiano Pierpaolo Maggiora. A volte, invece, le città intelligenti sono il risultato di lungimiranti politiche di riqualificazione e risanamento: in Brasile, per esempio, sorge uno degli esempi pioneristici di città intelligente, Curitiba, capitale dello stato del Paranà, che ha il merito di essersi occupata di sostenibilità già a partire dagli anni Settanta.
qualità della vita è l’obiettivo finale da raggiungere. Una città in cui gli spazi sono studiati per vivere la vita quotidiana attraverso una mobilità più agevole. Il tutto con un occhio di riguardo per l’ambiente e la sua salvaguardia, attraverso i tanti progetti ecosostenibili: dalle coibentazioni degli edifici, all’uso quasi esclusivo di energie pulite, come per esempio il fotovoltaico. Puntare sulle nuove tecnologie è il passo ulteriore. A. D.
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Fisco
Le novità 2012
Redditi: quale modello? Il 730 o l’Unico? Tutto quello che serve sapere anche per farsi aiutare nella compilazione orna l’appuntamento con la dichiarazione dei redditi. Lavoratori dipendenti, autonomi o pensionati devono presentare al fisco tutta la documentazione per calcolare – e pagare – le tasse. Se non si può consegnare tutta la documentazione (modello 730 e modello per la scelta della destinazione dell’8 e del 5 per mille) al proprio datore di lavoro entro il 2 maggio, c’è tempo fino al 31 maggio per rivolgersi a un Caf o a un professionista abilitato, così da avere assistenza per la compilazione del modello 730, che deve essere trasmesso all’Agenzia delle Entrate entro il 15 giugno. Qualche giorno in più per coloro che presentano il modello Unico: il 2 luglio è l’ultimo giorno utile per la trasmissione del modello cartaceo, mentre per la trasmissione telematica c’è tempo fino al 1° ottobre.
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I versamenti a saldo risultanti dalla denuncia e quelli relativi al primo acconto devono essere effettuati entro il 18 giugno, oppure entro il 18 luglio con la maggiorazione dello 0,40%.
La formula “mini”. Qualche novità è stata introdotta per la compilazione del modello 730, che può essere utilizzato dai pensionati, dai lavoratori dipendenti e dai contribuenti che percepiscono indennità sostitutive (come la mobilità). Se però nel corso del 2011 si sono accumulati più redditi, per esempio derivanti da partita Iva o da redditi d’impresa, è necessario compilare il modello Unico Persone fisiche. Anche quest’anno, per le situazioni meno complesse, è stata predisposta una versione semplificata di Unico: è Unico mini, che può essere usato da chi, residente in Italia, nel periodo tra il 1° novembre 2010 e la data di
presentazione della dichiarazione non ha variato il domicilio fiscale, non è titolare di partita Iva e vuole fruire delle detrazioni e delle deduzioni per le spese sostenute o per carichi di famiglia e lavoro. Tra le novità del modello da presentare troviamo anche il richiamo alla cedolare secca sugli affitti nel quadro B, dove vanno indicati i redditi da fabbricati. Chi ha deciso di adottare il nuovo regime deve quindi barrare la casella “opzione cedolare secca”.
Oneri deducibili. Sono deducibili (possono essere sottratte al reddito prima di
calcolare l’imposta da pagare) senza limiti di importo tutti i contributi previdenziali e assistenziali obbligatori per legge, i contributi facoltativi versati alla gestione pensionistica obbligatoria di appartenenza (anche per i familiari fiscalmente a carico), quelli versati per il riscatto degli anni di laurea, quelli versati per la ricongiunzione di periodi assicurativi e quelli versati al fondo dalle casalinghe. Si possono dedurre anche i contributi versati ai fondi pensione e per le assicurazioni sulla vita fino a un massimo di 5.164,57 euro e, fino a 1.549,37 euro, quelli versati a favore di colf e badanti. Tra le deduzioni ci sono anche i versamenti a favore di organizzazioni no profit, onlus e istituzioni religiose. Con limiti: il tetto massimo del 10% del reddito fino a 70mila euro per le donazioni a favore di onlus e fondazioni e del 2% nel caso delle ong (oppure si può scegliere una detrazione d'imposta del 19%); il tetto massimo scende a 1.032,91 euro per le donazioni a enti religiosi. In caso di separazione o divorzio si possono de-
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durre gli alimenti per il coniuge (ma non quelli per il mantenimento dei figli). Se si è adottato un bambino straniero si può scaricare il 50 per cento delle spese, così come si deducono le spese sostenute dai disabili per acquisto di medicinali, prestazioni mediche e assistenza.
Oneri detraibili. Sono quelli che si sotraggono all’imposta. Il capitolo più importante è senza dubbio quello delle spese sanitarie per le quali è prevista una detrazione del 19% quando sono superiori a 129,11 euro (se non si supera questo importo minimo non si possono detrarre). Se in un anno le spese superano il limite di 15.493,71 euro, è possibile ripartire la detrazione spettante in quattro quote annuali di pari importo. Per quanto riguarda la casa, è prevista la detrazione del 19% per gli interessi passivi e per gli oneri accessori derivanti da contratti di mutuo ipotecario per l'acquisto. Una voce importante è anche quella legata alle ristrutturazioni e alla riqualificazione energetica degli edifici con deduzioni del 55 e del 36%. Per le donazioni che non rientrano nel capitolo deduzioni, infine, è prevista una detrazione del 19% fino a un limite di 2.065,83 euro per onlus, associazioni di promozione sociale, iniziative per Paesi extra Ocse. Sono scaricabili anche le donazioni per scuole, partiti, società spor-
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tive e per le popolazioni colpite da calamità (come nel caso del terremoto dell’Aquila). Tra le altre voci detraibili troviamo i premi dell’assicurazione sulla vita e contro gli infortuni, i corsi di istruzione e perfezionamento, le rette degli asili nido (fino a 632 euro), le spese veterinarie (fino a 387,34 euro) e l’iscrizione annuale e di abbonamento per associazioni sportive, palestre e piscine.
8 e 5 per mille. Al momento di compilare la dichiarazione dei redditi i contribuenti possono decidere di devolvere una quota dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, ovvero dell’Irpef, al finanziamento di progetti di interesse sociale e di carattere umanitario. Due i contributi possibili: l’8 per mille, che va ai beneficiari che hanno siglato uno specifico accordo con lo Stato italiano (Chiesa cattolica, Chiesa cristiana avventista del Settimo giorno, Unione delle chiese metodiste e valdesi, Chiesa evangelica luterana in Italia, Unione delle comunità ebraiche italiane, Assemblee di Dio in Italia), e il 5 per mille, per qualsiasi società che abbia fini di solidarietà, cultura, istruzione. Gli elenchi dei soggetti a cui destinare la quota del cinque per mille dell’Irpef sono disponibili sul sito dell’Agenzia delle Entrate (www.agenziaentrate.gov.it). ELEONORA DELLA RATTA
LE SCADENZE 2 MAGGIO 31 MAGGIO
15 GIUGNO
30 GIUGNO 2 LUGLIO 1° OTTOBRE
Il modello 730/2012 può essere presentato al proprio datore di lavoro o ente pensionistico Il modello può essere presentato a un Caf o a un intermediario abilitato (iscritti agli albi dei dottori commercialisti ed esperti contabili e dei consulenti del lavoro). Entro questa data il datore di lavoro o ente pensionistico deve consegnare al contribuente cui ha prestato assistenza una copia della dichiarazione elaborata e il prospetto di liquidazione modello 730-3, con l'indicazione delle trattenute o dei rimborsi che saranno effettuati. Il Caf o il professionista abilitato deve consegnare al contribuente cui ha prestato assistenza una copia della dichiarazione e il prospetto di liquidazione modello 730-3, elaborati sulla base dei dati e dei documenti presentati dal contribuente. Il Caf o il professionista abilitato trasmettono il modello 730 all'Agenzia delle Entrate. Termine per la presentazione del modello Unico e Unico mini cartaceo Termine per la presentazione del modello Unico e Unico mini per via telematica
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ARTICOLO 21 News dalle istituzioni
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Consorzio Industriale Provinciale di Oristano A CURA DELL’UFFICIO COMUNICAZIONE
Indirizzo via Giovanni Marongiu - Porto Industriale
Centralino 0783 35461
Internet www.ciporistano.it
PRESA DI POSIZIONE DEL PRESIDENTE
Atzori: «Rifiuti animali, l’impianto va avanti» S arà realizzato dal Consorzio Industriale Provinciale di Oristano il nuovo impianto per lo smaltimento dei rifiuti animali. Parola di Claudio Atzori che, a poco più di un anno dalla sua elezione alla presidenza dell’Ente consortile, annuncia l’imminente avvio di una nuova importante opera per il territorio provinciale. La struttura sorgerà nel sito di Masangionis, nell’agro di Ar-
CLAUDIO ATZORI
Vogliamo risolvere per sempre il problema e lo faremo anche senza l’aiuto regionale
borea, dove il Cipor ha costruito l’impianto per la selezione, il trattamento e la valorizzazione dei rifiuti solidi urbani a servizio dell’Ambito territoriale ottimale, operativo da gennaio scorso. Come dire, raggiunto un obiettivo avanti il prossimo: «Vogliamo risolvere una volta per tutte il problema rifiuti per le aziende del comparto agro-zootecnico e lo faremo anche facendo ricorso alle finanze di progetto se la Regione non dovesse contribuire», dichiara il presidente. Per questa ragione il Consiglio di amministrazione del Consorzio ha di concordo inserito quest’opera tra gli interventi prioritari dell’Ente. «Non è possibile che per conferire le carcasse animali e gli scarti della macellazione gli imprenditori continuino a sostenere oneri eccessivi come avviene tuttora per smaltire fuori provincia o addirittura in Continente. Col progetto siamo a buon punto – sottolinea Atzori – i tecnici dell’Ente stanno mettendo a punto lo studio di fattibilità e tutte le valutazioni opportune». È un progetto sul quale si registra una condivisione molto ampia da parte delle categorie
produttive e delle istituzioni locali. Infatti, la realizzazione di questo nuovo impianto è particolarmente attesa dalla comunità della Bonifica che si è resa disponibile ad ospitare nel proprio territorio anche il sito dei rifiuti solidi urbani e in cui ora spera di poter smaltire presto i rifiuti animali. «Un’opera veramente importante per tutto il territorio e per le nostre aziende locali, ci auguriamo che il progetto si realizzi con
PIERFRANCESCO GARAU
Si tratta di un’opera veramente importante per tutto il territorio e per le nostre aziende
DELEGAZIONE ASIATICA IN VISITA NELL’ISOLA A FINE APRILE
Il Cipor vuole conquistare i cinesi Hanno fiuto per gli affari e sono ben disposti a investire anche nella provincia di Oristano. Sono i rappresentanti di una delegazione istituzionale della Provincia di Jiangsu, nella costa orientale della Cina, che a fine aprile visiteranno in particolare alcune aree del nostro territorio in cui hanno anche già avviato delle trattative per la realizzazione di un impianto fotovoltaico. Per la delegazione cinese anche l’area industriale del capoluogo potrebbe essere un’opportunità di business piuttosto appetibile, per questo il Consorzio Industriale Provinciale di Oristano non si è lasciato sfuggire l’occasione di far conoscere le proprie potenzialità e ha messo a disposizione dei rappresentanti della Provincia di Jiangsu diverso materiale informativo sulle caratteristiche dell’agglomerato e in particolare sullo scalo portuale.
«La visita di questa rappresentanza dà modo al Consorzio di proporre al mercato cinese le risorse e i servizi dell’area consortile», dichiara il direttore Marcello Siddu, «la posizione strategica e le peculiarità tecnicofunzionali del nostro porto possono essere elementi di grande interesse anche per i paesi dell’estremo Oriente». La Provincia di Jangsu è una delle province cinesi più sviluppate. Si trova nella costa orientale della Cina, ha una superficie di 102.600 chilometri quadrati e una popolazione di circa 80 milioni di abitanti. Nel 2011, il suo Pil totale (Prodotto interno lordo) era pari a 578 miliardi di euro. Una Provincia che ha stabilito rapporti commerciali con 231 paesi e regioni del mondo, ha stipulato 236 gemellaggi con 48 paesi tra cui la Regione Veneto e la Regione Toscana.
celerità», ha dichiarato il sindaco del Comune di Arborea, Pierfrancesco Garau. Intanto, a quattro mesi dall’attivazione dell’impianto Rsu (rifiuti solidi urbani) proseguono i conferimenti da tutti gli 88 comuni della provincia. «Per l’inaugurazione ufficiale aspettiamo la conclusione dei lavori per il completamento delle strutture amministrative», anticipa il presidente. Al di là del capitolo rifiuti, Claudio Atzori esprime piena soddisfazione anche per il prossimo avvio dei lavori di realizzazione di un’altra opera infrastrutturale importante targata dal Cip oristanese. Si tratta del raccordo che collegherà presto la via Parigi, nel corpo Nord dell’agglomerato industriale, con la strada provinciale 56
Oristano-Santa Giusta. «Siamo alla fase operativa, le risorse ora sono disponibili e procederemo con l’iter per l’affidamento dei lavori non appena concordata la tipologia di incrocio con la Provincia e il Comune di Santa Giusta», conclude il presidente. L’attenzione del Consorzio Industriale Provinciale di Oristano si concentra anche in direzione delle imprese insediate. Su proposta del consigliere Giuseppe Giarrusso, in qualità di rappresentante degli imprenditori, il Cda del Consorzio, compatibilmente con il rispetto degli equilibri di bilancio, sta valutando la possibilità di definire tariffe agevolate per venire incontro alle aziende in difficoltà dato questo particolare momento di crisi.
Il Cda unanime per l’accordo con la Camera di Commercio Totale condivisione tra i componenti del Consiglio di Amministrazione del Cip oristanese per trovare una soluzione che sani in modo bonario la controversia nata con la Camera di Commercio di Oristano, nel rispetto dei reciproci ruoli istituzionali e delle regole contrattuali. Il Consorzio Industriale Provinciale di Oristano ha rivendicato i propri diritti su un lotto acquistato dall’Ente camerale nell’84 per realizzare la propria sede amministrativa, lotto che però non ha mai utilizzato
dando così al Cip oristanese legittime facoltà di riacquisirne la proprietà, riconosciute anche dal Tar in sede cautelare. L’ipotesi che si sta valutando prevede la retrocessione di una parte sola del lotto che ha una notevole estensione e presenta delle buone potenzialità di valorizzazione e di attrazione di nuovi investimenti produttivi, venendo così incontro alle esigenze della Camera di Commercio per la realizzazione della propria sede camerale.
CORPO NORD
Raccordo stradale con Santa Giusta La realizzazione del raccordo stradale tra via Parigi e la strada provinciale 56 che collega Oristano con Santa Giusta si fa sempre più concreta. Presto il Consorzio Industriale Provinciale di Oristano che ha curato il progetto darà il via all’iter procedurale per l’affidamento dei lavori. Le risorse regionali ora sono disponibili e l’Ente consortile attende solo le autorizzazioni dalla Provincia e dagli altri enti competenti per procedere. Grazie alla realizzazione di questo raccordo sarà possibile accedere alla via Parigi e al comparto Nord dell’agglomerato anche dalla strada che collega Oristano con Santa Giusta. Il Consorzio Industriale oristanese ha concepito questo progetto per garantire inoltre maggiore visibilità alle imprese insediate in questa parte dell’area industriale.
News dalle istituzioni ARTICOLO 21
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Comune di San Nicolò d’Arcidano Indirizzo Piazza della Libertà 1
A CURA DI SARDEGNA PRESS
Centralino 0783 88741
Internet info@comune.sannicolodarcidano.ot.it
APPALTI IN DIRITTURA D’ARRIVO
Strade e marciapiedi più belli e più sicuri S
aranno a breve appaltati due importanti progetti voluti dall’Amministrazione comunale. Il primo, che riguarda i lavori di manutenzione e adeguamento della viabilità urbana e rurale, per 82.131,80 euro, che riguarda le strade e i marciapiedi, sarà eseguito in modo da garantire, sotto il profilo tecnico e costruttivo, il raggiungimento degli standard previsti di sicurezza e fruibilità. Il sindaco Emanuele Cera ricorda che il progetto prevede i seguenti interventi: sistemazione della Strada Vicinale Terralba – SS.126 (detta “Orto Meloni”) mediante pulizia e risagomatura della canalizzazione esistente, ripristino del fosso di raccolta delle acque meteoriche verso Viale dei Platani, regolarizzazione del piano stradale e completamento tramite stesura di conglomerato bituminoso. Intervento simile sarà realizzato sulla strada urbana denominata Vico I Repubblica, con la realizzazione com-
pleta della bitumatura. Saranno inoltre effettuati interventi sui marciapiedi, si prevedono lavori di sistemazione di quelli già esistenti, ma danneggiati o degradati, e la realizzazione di nuovi nella Via Argiolas, nel tratto compreso tra la Via Roma e la Via Ponte sa Murta, in Vico II Marconi, Vico II Rinascita, Via Michelangelo Buonarroti, Via Renzo Laconi, Via Ugo la Malfa. «Grazie a importanti risorse di bilancio e a un contributo della Provincia di Oristano», prosegue Cera, «si è riu-
sciti a definire questa serie di interventi che ci consentiranno di completare la viabilità urbana ed eliminare, dove è possibile, le barriere architettoniche, così da rendere la stessa sicura e fruibile in maniera compiuta». Il secondo progetto in via d’appalto, per un importo di 137.000 euro circa, riguarda i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria nonché adeguamento alle norme di sicurezza di alcuni edifici pubblici. Nello specifico, gli interventi riguarderanno: la sistemazione dell’ex Muni-
cipio di Piazza Roma, mediante lo smantellamento della copertura in eternit e relativo rifacimento della stessa in tegole, la sostituzione degli infissi e delle grate nonché il rifacimento completo della tinteggiatura esterna e la sostituzione della copertura, sempre in eternit, del magazzino annesso; riguardo i magazzini comunali siti nel cortile del Centro di aggregazione sociale, è prevista la sostituzione della copertura in eternit esistente. Il progetto prevede anche
IL SINDACO EMANUELE CERA:
“
Il progetto prevede anche interventi al Centro di Aggregazione Sociale e alla Biblioteca
INTERROGAZIONE
Il Sole di casa: il sindaco risponde La minoranza consiliare, guidata dal consigliere Silvia Valeria Cadeddu, ha presentato un’interrogazione urgente con richiesta di risposta scritta al Sindaco per conoscere il motivo che ha spinto l’amministrazione comunale a sostenere l’iniziativa denominata “ Il Sole di casa”, progetto tendente a presentare e proporre ai privati cittadini l’installazione sui tetti delle case di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, utilizzando gratuitamente la sala conferenze e pubblicizzando a proprie spese l’iniziativa. Il sindaco,
NUOVE CONDOTTE
Migliora la rete idrica Procedono, seppure un po’ a rilento, i lavori di potenziamento e miglioramento della rete idrica urbana finanziati dalla Regione Autonoma della Sardegna per un importo di 210.000 euro ed eseguiti dall’Ente Gestore ABBANOA. Il progetto prevede la sostituzione di vecchi tratti di tubatura in polietilene con nuove condotte in ghisa per circa 1000 metri totali e la
la tinteggiatura esterna del Centro di aggregazione sociale di Viale Repubblica e l’ampliamento della Biblioteca Comunale, che dopo l’installazione del Bancomat ha sacrificato un piccolo spazio che verrà ora ricavato attraverso il tamponamento di una parete nell’androne dello stabile. Si provvederà inoltre alla posa in opera dei nuovi cancelli di recinzione nel campo sportivo di Via Linnaris e sostituzione pali e rete di recinzione del campo di gioco». «Siamo lieti, conclude il sindaco Emanuele Cera, di poter avviare una consistente rivisitazione degli stabili pubblici, sia in considerazione del loro funzionamento e di conseguenza della loro fruibilità sia dal punto di vista del decoro urbano, ma soprattutto riteniamo di primaria importanza lo smantellamento delle coperture in eternit sopraccitate, al fine di scongiurare la vicinanza della popolazione con il cemento amianto».
EDILIZIA COMUNALE in risposta, ha evidenziato che il Comune in base alla legge italiana è l’Ente locale che rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo. «Ispirandoci a questi principi», commenta ancora Cera, «abbiamo sostenuto l’iniziativa con il duplice obiettivo di informare la popolazione sull’opportunità di abbattere i costi relativi alle bollette per la fornitura di energia elettrica e contestualmente rispettare l’ambiente contribuendo alla riduzione delle emissioni di Co2, inoltre è bene evidenziare che i cittadini, dopo aver partecipato all’assemblea e aver preso conoscenza e coscienza del progetto, sono liberi di decidere se aderire o meno, senza vincoli e costrizioni di alcun tipo».
realizzazione di 77 allacci nuovi. Le vie interessate dall’intervento sono: Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Bau Iua, Verdi, Italia, Funtana Bella, Vico E. d’Arborea, Vico I° Argiolas, Vico I° Verdi, Vico La Larmora. Questo intervento va ad integrare il precedente già avviato dall’Amministrazione Comunale, orientato al miglioramento del servizio di erogazione della rete idrica e all’eliminazione delle perdite esistenti nell’impianto, causa di notevoli sprechi di risorse idriche/economiche.
Altri due alloggi H
anno avuto inizio nei giorni scorsi i lavori di realizzazione di ulteriori due alloggi Comunali per un importo di 371.000 euro circa, progetto interamente finanziato dalla Regione Sardegna, all’interno del Programma Regionale Straordinario di Edilizia per la Locazione a Canone Sociale. I due appartamenti, uno al piano terra e uno al primo piano, sorgeranno in Via Italia, dove c’era il Bar Pili, saranno completamente indipendenti e dotati di cortile e posto auto. I due alloggi avranno alcune differenze: l’abitazione che sorgerà al piano terra sarà composta da due stanze da letto, un soggiornocucina, un bagno e un ripostiglio, per una superficie totale
di 70 mq., mentre l’appartamento al primo piano sarà composto da tre stanze da letto, un soggiorno-cucina, due bagni e un ripostiglio, per una superficie totale di 84 mq. Spiega il sindaco Cera: «Tutto sarà conforme alle disposizioni normative in materia di efficienza energetica con soluzioni e componenti che consentano il raggiungimento della classe energetica A, con conseguente risparmio per le famiglie.I nuovi alloggi ci consentiranno di ottemperare in parte al fabbisogno abitativo locale. Infatti, considerati i 5 alloggi realizzati in Via La Marmora, ormai completati e di prossima assegnazione, avremo a disposizione ben sette unità abitative».
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Asl Oristano Indirizzo Via Carducci, 35
A CURA DI PAOLA MEDDE, UFFICIO STAMPA
Centralino 0783 3171
Internet www.asloristano.it
NOVITÀ IN VISTA ANCHE AL SAN MARTINO
Ghilarza: la dialisi sei giorni a settimana
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a martedì 13 marzo l'attività del Centro Dialisi dell'ospedale Delogu di Ghilarza è raddoppiata. Alle consuete aperture del lunedì, mercoledì e venerdì si sono aggiunte quelle del martedì, giovedì e sabato, per consentire il funzionamento del servizio Dialisi per sei giorni alla settimana. La notizia arriva dal nuovo Direttore della Struttura di Nefrologia e Dialisi della Asl di Oristano Antonio Maria Pinna, insediatosi il primo gennaio scorso, e dalla responsabile della Dialisi Territoriale Maria Antonietta Sechi, che hanno portato a termine un progetto molto atteso dai pazienti del Guilcier e
del Barigadu, fino ad oggi costretti a spostarsi su Oristano o Nuoro per effettuare i cicli di dialisi. «L'attivazione del secondo turno al Centro Dialisi di Ghilarza – spiega il dottor Pinna – permette di soddisfare pienamente la richiesta proveniente dal territorio, in quanto con il raddoppio dell'orario d'apertura del servizio potre-
mo seguire altri sei pazienti che si aggiungeranno ai sei che già trattiamo attualmente». In ciascun turno di Dialisi prestano servizio un medico, due infermieri e un ausiliario, in un rapporto di un infermiere su tre pazienti, come previsto dai criteri per l'accreditamento. Da sottolineare che il raddoppio dell'orario di apertura del servizio dedi-
ASSISTENZA PRIMARIA
cato ai pazienti dializzati è stato ottenuto senza l'utilizzo di risorse professionali aggiuntive: «Abbiamo offerto un servizio aggiuntivo alla comunità riorganizzando semplicemente il personale esistente» precisa Pinna. Una prova di “buona sanità”, dunque, che consentirà di potenziare l'assistenza nell'Alto Oristanese, invertendo il trend della mobilità passiva verso altre strutture. Ma i trattamenti per i dializzati promettono di fare passi in avanti anche al San Martino di Oristano dove è prevista, nel giro di alcuni mesi, l'apertura di una nuova sala dialisi da dodici posti rene, che si andranno a sommare alle otto postazioni at-
tuali e alle due per acuti. «In totale avremo ventidue posti rene – afferma il direttore – che saranno in grado di soddisfare pienamente le richieste dell'utenza». «Siamo in una fase di intensa e rapida riorganizzazione – conclude il primario di Nefrologia e Dialisi – che sta richiedendo un grande impegno da parte di tutto il personale. L'ampliamento dei turni al Centro di Ghilarza, molto atteso dalla popolazione, è un primo traguardo che abbiamo raggiunto grazie alla collaborazione dei nostri professionisti, medici, infermieri e operatori socio-sanitari, che hanno aderito con convinzione al progetto».
PUNTI BLU
Ambulatorio migranti: Per ticket automatici nessuno viene respinto aperte nuove casse È
stato attivato ad Oristano, nei locali del poliambulatorio di via Michele Pira, l'ambulatorio dedicato ai cittadini immigrati, sia comunitari sia extracomunitari, temporaneamente presenti, compresi quelli non in regola con il permesso di soggiorno. Attivato in via sperimentale a partire dal novembre 2011 su proposta del Direttore del Distretto socio-sanitario di Oristano Antonio Delabona in collaborazione con il Direttore Generale Asl Mariano Meloni, oggi il servizio è entrato a regime e garantisce un'apertura settimanale, il giovedì dalle ore 15 alle 18. L'attività sanitaria viene svolta da un medico specialista in medicina interna, uno di medicina generale e da alcuni infermieri volontari, con la disponibilità, nel caso se ne presenti l'esigenza, degli specialisti Asl. Nella fase di avvio ci si è avvalsi della collaborazione di mediatori culturali messi a disposizione dalla Provincia di Oristano. Da sottolineare che l'ambulatorio riveste non solo un'utilità sociale per coloro che resterebbero altrimenti privi di assistenza sanitaria, ma svolge
U
anche una funzione di prevenzione sanitaria collettiva, in quanto permette di far emergere dal cono d'ombra della “clandestinità” malattie, a volte a rischio contagio, che sempre più spesso vengono veicolate dalla popolazione immigrata. Secondo le rilevazioni Istat 2011, nella nostra provincia sono presenti 2.244 cittadini stranieri, di cui 821 uomini e 1.423 donne: un dato a cui, però, sfugge probabilmente una fetta di popolazione costituita dall'immigrazione irregolare. «Con l'attivazione dell'ambulatorio per immigrati – spiega Elisabetta Floris, responsabile del Servizio Socio-sanitario aziendale – stiamo rispondendo a quello che è uno dei principi del nostro servizio sanitario, ovvero la garanzia dell'assistenza a tutte le persone in maniera universale, senza alcuna discriminazione».
na piccola rivoluzione tecnologica è in arrivo negli ospedali e negli ambulatori della provincia, dove sono state installate sei nuove casse automatiche che permetteranno ai cittadini di pagare il ticket 24 ore su 24, sette giorni su sette, senza fare la fila. Due macchine si trovano all'ospedale San Martino di Oristano (una in prossimità degli uffici prenotazioni e riscossione ticket, l'altra del Pronto Soccorso), una al Delogu di Ghilarza e una al Mastino di Bosa, mentre due casse si trovano al poliambulatorio di Oristano e in quello di Terralba. I nuovi punti blu non sostituiscono, ma affiancano gli operatori addetti alla riscossione del ticket, e funzionano con una moderna tecnologia touch screen, che permette di seguire le istruzioni fornite dalla macchina solo toccando lo schermo con un dito. Per servirsi delle casse automatiche è sufficiente avere con sé il foglio di prenotazione o la tessera sanitaria, indispensabile se la prestazione è stata prenotata telefonicamente. Inserendo l'impegnativa o la tes-
sera sanitaria nello spazio indicato, automaticamente la macchina leggerà i dati relativi all'identità dell'utente, alla prestazione richiesta e all'importo da pagare: il versamento si potrà effettuare tramite bancomat o in contanti. Al termine della procedura, sarà rilasciata una ricevuta cartacea in duplice copia, la prima destinata al servizio sanitario, la seconda all'utente. Anche le prestazioni del Pronto Soccorso, nel caso in cui non subentri il ricovero, potranno essere saldate alle casse automatiche. Inserendo la tessera sanitaria nella cassa, sarà poi possibile visualizzare tutti i controlli ed esami il cui saldo è in sospeso: una sorta di “memorandum” elettronico che permetterà di mettersi in regola con il pagamento, evitando di incorrere in sanzioni pecuniarie.
Agorà ARTICOLO 21 19
Aprile 2012
Il cittadino digitale
›› Commercio
A CURA DI ANDREA DESSÌ
LA RIVOLTA DEI PICCOLI
Il centro commerciale che diventa “naturale” I l concetto di “vissuto” dei centri storici delle città rischia di snaturarsi, giorno dopo giorno, a causa dello smisurato potere che le grandi catene di distribuzione hanno assunto ormai da diversi anni. Per tentare di arginare questa netta predominanza commerciale, negozianti e bottegai stanno sperimentando quelli che sono definiti dei veri e propri centri commerciali naturali. Ma di cosa si tratta esattamente? Il centro commerciale naturale non è altro che un’aggregazione di negozi, di attività artigianali e di servizi che sorgono in una stessa zona o nella stessa via della città, agendo come soggetto di un’offerta commerciale integrata. Non si inventano e non si creano ma si costituiscono, a volte, quasi spontaneamente. Sono la testimonianza più autentica di come siano state le città a nascere attorno ai commerci e non viceversa. Promuovere la presenza dei negozi e delle botteghe artigiane che si intrecciano nel centro della città, insieme a tutti gli altri fenomeni che
rendono attrattiva questa parte fondamentale del territorio, è diventato quasi un imperativo per salvaguardare la sopravvivenza degli esercizi stessi. È qui che nasce la voglia di consorziarsi, di iniziare un cammino uniti, convertendo le idee in
progetti reali con lo scopo finale della soddisfazione della clientela, magari esaltando anche la storicità dei luoghi. Dal punto di vista più tecnico, dunque, si tratta di un “accordo” tra operatori che si riconoscono in alcune rego-
le base, attraverso un nome e un marchio comune, che diventa garanzia di un certo standard di servizio. La disciplina che riguarda la creazione dei centri commerciali naturali, per ciò che riguarda la Sardegna, è inserita nella Legge
regionale n. 5 del 2006, al Titolo IV. Tra le altre cose, essa stabilisce che a queste forme di associazione, al fine di rivitalizzare i centri urbani e promuovere la qualificazione dell’offerta e la migliore accoglienza dell’utenza, sono concessi dei contributi per la realizzazione di programmi annuali di promozione. In particolare, hanno priorità i Comuni che, d’intesa con i titolari dei centri commerciali naturali, prevedano, nei progetti di riqualificazione, opere di supporto agli stessi. I fondi sono messi a disposizione dalla Regione: i centri commerciali naturali che tra novembre e dicembre di ogni anno presentano domanda, partecipano al bando per l’assegnazione di tali risorse. Questo bando va a finanziare (fino al 70%) tutta una serie di spese di promozione dell’area urbana come manifestazioni, locandine, spettacoli, mercatini, affitto di strutture e di attrezzature, ma anche ciò che riguarda la creazione e la promozione di un marchio identificativo e di un sito internet.
L’ESEMPIO DI GHILARZA
«Così fronteggiamo la crisi economica» Nella maggior parte dei casi, un centro commerciale naturale nasce per contrastare lo strapotere dei centri commerciali cosiddetti artificiali. A Ghilarza, però, si è voluto creare questa forma di associazione spontanea a prescindere. «Il centro commerciale naturale ghilarzese è nato anzitutto per fronteggiare la crisi economica», dichiara la presidente dell’associazione, Franca Mameli, «da circa un anno. Da quando è nato il centro commerciale naturale ghilarzese, ben sessanta attività commerciali su cento presenti nella nostra cittadina hanno deciso di consorziarsi per creare come una sorta di fusione tra gli stessi commercianti e il tessuto urbano».
I cittadini hanno accolto bene la novità? «Sicuramente si», prosegue la Mameli, «all’inizio non è stato facile muovere i primi passi. Novità come questa vanno metabolizzate lentamente. Poi, le diverse iniziative messe in atto con l’obiettivo di far conoscere fino in fondo la realtà che si è venuta a creare, hanno contribuito positivamente al progetto. Gli eventi che periodicamente creiamo in collaborazione con l’Amministrazione comunale sono sempre ben accolti dalla popolazione: le aperture serali, per esempio, in concomitanza con manifestazioni importanti, contribuiscono certamente alla crescita della nostra associazione.
Altro obiettivo importante, poi, è quello della fidelizzazione della clientela. Ciò però può avvenire solamente se il prodotto offerto è davvero meritevole di attenzione e di fiducia. E a questo, noi commercianti, teniamo particolarmente». Qualche progetto futuro? «Molto dipenderà dai contributi regionali a cui speriamo di attingere», afferma la presidente del centro commerciale naturale, «come altre associazioni, anche la nostra concorre al bando annuale predisposto dalla Regione. Per quanto riguarda i progetti a breve termine, stiamo cercando di approntare una sorta di tessera a punti, un modo certamente utile
per il cliente per potersi servire nei punti affiliati, conoscendo e apprezzando sempre più il lavoro che stiamo svolgendo con grande passione». Di recente, la presidente Franca Mameli ha ottenuto dall’Amministrazione comunale l’inserimento del centro commerciale naturale ghilarzese nell’Albo comunale delle associazioni, quale riconoscimento formale.
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›› Patto di stabilità
A CURA DI ELEONORA DELLA RATTA
ENTI LOCALI
Il vincolo di bilancio che “stressa” i sindaci C onti sempre in ordine, come chiede l’Europa e come vuole il Governo per tutti gli enti locali, primi fra tutti i Comuni. Dal 2013 saranno anche le città più piccole, ma sopra i mille abitanti, a dover rispettare i parametri dettati dal Patto di stabilità, che già negli ultimi anni ha messo sul piede di guerra i sindaci delle città più grandi. Il Patto di Stabilità Interno nasce dall'esigenza dell’Unione europea di rispettare uno dei parametri fissati dall’Unione europea per creare una convergenza di tutte le economie dei Paesi membri verso livelli comuni. In particolare, il rapporto tra l’indebitamento netto della pubblica amministrazione e il Pil non deve superare il 3%. Di conseguenza, il buon andamento dei bilanci della pubblica amministrazione è un fattore particolarmente importante e il conto economico di Regioni e Comuni ne costituisce una parte notevole. Da qui la necessità di richiedere ai sindaci di non creare buchi di bilancio nelle casse comunali, di finire l’anno con i conti in ordine: in pratica, di non indebitarsi. Nella realtà però non basta essere Comuni virtuosi per rispettare i patti di stabilità e far quadrare i bilanci. Rientrare I COSTI
L’onere finanziario Le nuove misure hanno disposto un ulteriore concorso alla manovra di finanza pubblica in termini di fabbisogno e di indebitamento netto pari a 700 milioni di euro per l’anno 2012 e 800 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013 per le Province e a 1.700 milioni di euro per l’anno 2012 per i Comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti e 2.000 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013 per i Comuni con popolazione superiore a 1.000 abitanti.
virtuosità. Ora è stata prevista l’estensione dei vincoli del patto a una platea più ampia di enti. E a partire dal 2013 saranno assoggettati alle nuove regole, oltre alle Province ed ai Comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti, anche i Comuni con popolazione compresa tra 1.001 e 5.000 abitanti nonché le aziende speciali e le istituzioni (art.25, comma 6, del decreto legge n. 1 del 2012). Inoltre, a decorrere dal 2014, saranno assoggettate alle regole del Patto interno le Unioni di Comuni formate dagli enti con popolazione inferiore a 1.000 abitanti (in applicazione del comma 1 dell’articolo 16 del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138).
nei paletti fissati di anno in anno dalla manovra finanziaria non è così semplice. Se in un primo momento il Patto era impostato unicamente sui limiti di spesa (ovvero i Comuni non potevano spendere più di un certo importo prefissato, al di là delle disponibilità reali), successivamente è stato introdotto il concetto di saldo di bilancio: per rispettare il Patto i Comuni non devono peggiorare il proprio saldo finanziario rispetto a due anni precedenti (nel 2011, per esempio, i Comuni non potevano peggiorare il saldo finan-
ziario rispetto al 2009). Questo però pone molte difficoltà: sul fronte del pareggio dei conti, perché l’anno di riferimento potrebbe aver avuto entrate straordinarie (per una lottizzazione, vendita di immobili, etc.) che rendono difficile un confronto con quello attuale, ma soprattutto su quello degli investimenti futuri perché difficilmente le opere pubbliche, soprattutto se impegnative, riescono a essere completate nello stesso anno in cui vengono reperite le risorse. A questo va aggiunto che il mancato rispetto del Patto
di stabilità costringe al pagamento di sanzioni che vanno ad aumentare i deficit locali. Per il 2012 sono gli articoli 30, 31 e 32 della legge 12 novembre 2011, n. 183 (legge di stabilità 2012) a disciplinare il nuovo patto di stabilità interno per il triennio 20122014. Con la Circolare esplicativa n. 5/2012, poi, sono stati fissati i criteri interpretativi per l’applicazione delle nuove regole da parte degli enti locali, compresi il metodo di calcolo degli obiettivi programmatici e il nuovo meccanismo premiale basato sulla
TAGLI ALLA POLITICA
Cura dimagrante per i Comuni Ridotto il numero di consiglieri comunali e di assessori L’articolo 1 della Legge regionale n. 4 del 2012 è intervenuto sulla composizione dei consigli e delle giunte comunali. Le norme entreranno in vigore già dalle prossime elezioni amministrative di maggio. In particolare, si prevede che nei Comuni della Sardegna, il consiglio comunale è composto dal sindaco e: a) da 34 membri nei Comuni con popolazione superiore a 100.000 abitanti; b) da 28 membri nei Comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti; c) da 24 membri nei
Comuni con popolazione superiore a 25.000 abitanti; d) da 20 membri nei Comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti; e) da 16 membri nei Comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti; f) da 12 membri nei Comuni con popolazione superiore a 1.000 abitanti; g) da 8 membri nei Comuni con popolazione fino a 1.000 abitanti. Inoltre, il numero degli assessori comunali non deve essere superiore a un quarto, arrotondato aritmeticamente, del numero di consiglieri comunali.
Il criterio virtuoso Tra le novità più significative delle regole che disciplinano il Patto di stabilità interno del 2012 c’è l’introduzione di un meccanismo di ripartizione dell’ammontare del concorso agli obiettivi di finanza pubblica tra i singoli enti basato su criteri di virtuosità. In particolare, gli obiettivi del patto di stabilità interno da quest’anno sono attribuiti ai singoli enti locali in base alla virtuosità misurata operando una valutazione di quattro parametri: rispetto del patto di stabilità interno, autonomia finanziaria, equilibrio di parte corrente e rapporto tra riscossioni e accertamenti delle entrate di parte corrente. Inoltre, da quest’anno per i Comuni sopra i 5mila abitanti il patto di stabilità si applica alla media degli impegni della spesa corrente registrata nel triennio 2006-2008.
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›› Patto di stabilità
A CURA DI ELEONORA DELLA RATTA
LE SCADENZE PREVISTE
Sardegna: entro 2 anni coinvolti i 377 Comuni A
oggi sono 73 gli enti locali sardi che devono rispettare il patto di stabilità interno: la Regione, le 8 province e 64 Comuni, ovvero il 17% del totale. Cifra che crescerà enormemente nei prossimi due anni: nel 2013 quasi il 70% dei Comuni sardi saranno interessati dal provvedimento e nel 2014 toccherà a tutta la regione con i suoi 377 Comuni. C’è chi giudica con ottimismo questo processo purché accompagnato da un analogo percorso di regionalizzazione del Patto: è il caso dell’Associazione nazionale costruttori edili che reputa il provvedimento il modo migliore per ridurre il fenomeno dei ritardati pagamenti della pubblica amministrazione. Secondo l’Ance: «Si tratta di uno strumento che permette di liberare a costo zero, per le imprese e per la Pa, una parte significativa dei pagamenti per opere pubbliche dovuti alle imprese. Un altro effetto positivo della regionalizzazione è quello di assicurare una maggiore sostenibilità della finanza locale».
Secondo un’indagine realizzata dalla stessa Ance nazionale, infatti, la regionalizzazione del Patto da parte di 13 Regioni ha consentito di liberare circa 1,2 miliardi di euro di pagamenti nel 2011. Per il triennio 2012-2014, con la previsione della possibilità per le Regioni di definire, a partire dal 2013, regole a livello regionale (anche diverse da quelle nazionali) e di introdurre parametri per premiare gli in-
vestimenti in conto capitale, la situazione dovrebbe ancora migliorare fino all’applicazione, entro due anni, del Patto a tutti gli enti locali. La Regione Sardegna ha adottato la regionalizzazione nel biennio 2010-2011, con un importo complessivo di pagamenti liberati pari a 74,8 milioni di euro. La prima conseguenza è stata la priorità data agli investimenti, al pagamento di debiti fuori bilancio, all’at-
tuazione di programmi regionali e allo smaltimento di residui passivi. Ma fino ad oggi il patto di stabilità è stato un’arma a doppio taglio, come denuncia l’Ance Sardegna, visto che i tempi per i pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni si sono allungati arrivando a una media di otto mesi di ritardo. Secondo un’indagine condotta dall’Ance sarda, la causa dei tempi troppo lunghi di at-
tesa per le imprese, già in difficoltà per la crisi economica, dipende per il 71% degli intervistati dal Patto di Stabilità interno. Nel prossimo triennio si potrebbe sviluppare un ulteriore irrigidimento delle condizioni del Patto vista la sua estensione, con prospettive preoccupanti, per cui secondo l’Ance appare necessario rafforzare lo strumento della regionalizzazione, in termini di aumento dell’importo dei pagamenti liberati, definire regole regionali che premino gli investimenti in conto capitale e rafforzare il coordinamento della finanza pubblica integrata attraverso la realizzazione di un “Patto di stabilità integrato”. Correttivi, interventi normativi, coefficienti premianti, incentivi, sanzioni e un sistema di monitoraggio costante della spesa degli enti locali saranno per il prossimo biennio gli ostacoli che i Comuni e le Unioni di Comuni dovranno superare, ma che dovrebbero garantire agli imprenditori maggiori garanzie sulla puntualità dei pagamenti dovuti.
L’OPPOSIZIONE AL PROVVEDIMENTO
Per l’Anci “situazione disastrosa” Q
uesti grossi cambiamenti non entusiasmano però i sindaci. I vertici dell’Anci hanno definito il quadro descritto dalla nuova normativa come “una situazione disastrosa” per le difficoltà a cui i piccoli Comuni andranno incontro, sia da un punto di vista organizzativo che di bilancio. Ma è soprattutto la necessità di organizzarsi, in tempi stretti, in Unioni di comuni a preoccupare le amministrazioni locali, come spiega Filippo Scalas, sindaco di Nurachi, in provincia di Oristano che conta circa 1.800 abitanti. Nurachi rientra tra i Comuni che dal 2013 dovranno rispettare i parametri fis-
sati dal patto di stabilità. «In realtà quello del rispetto dei parametri per il patto di stabilità non è un problema», spiega il sindaco. «Questo perché esiste di fatto un escamotage: la possibilità, o meglio l’obbligo per i piccoli Comuni, di unire i servizi pubblici essenziali che sono quelli che, più degli altri, pesano sulle casse. I problemi da affrontare sono grandi, ma non sono i paletti imposti alle spese che ci preoccupano». Le difficoltà maggiori sono infatti di tipo amministrativo, visto che in meno di dodici mesi dovrà essere rivista l’intera organizzazione comunale: «Riuscire in solo un anno a
riorganizzare tutto è un’impresa record. Trasporti, servizi e quant’altro pensati in una maniera nuova, organizzati in maniera consorziata con i Comuni vicini, adattati a nuove esigenze e a un nuovo territorio. Farlo in così poco tempo e per di più mentre tutti i servizi attuali continuano a viaggiare e funzionare è a dir poco difficile». Per il momento i sindaci si sono messi al lavoro cercando di trovare soluzioni comuni: «Abbiamo avviato tavoli di lavoro e stiamo studiando la fattibilità per consorziare i servizi. Questo però richiederà molto tempo e impegno».
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Il cittadino digitale
›› Agricoltura
A CURA DI ALBERTO PICCI
LA CRISI NELLA NOSTRA REGIONE
In 10 anni hanno chiuso un terzo delle aziende C MADE IN ITALY VERSO L’ESTERO +19% +20% +12% +9% +8% +7% +7% +21% +13% +8% +22% -8%
nell'export della birra italiana in Gran Bretagna nell'export del formaggio in Francia nell'export del vino nell'export dell'olio d'oliva nell'export della pasta nell'export dei prodotti da forno nell'export dei salumi nell'export di grana padano e parmigiano reggiano nell'export del gorgonzola nell'export del pecorino nell'export delle mele nell'export di ortaggi
I NOSTRI MERCATI EUROPEI Incremento medio nell'export verso i Paesi dell'Unione europe
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+ %
+ %
+ %
TOTALE
VERSO LA GERMANIA
VERSO LA FRANCIA
VERSO IL REGNO UNITO
on un calo dello 0,5% su base annua, il valore aggiunto dell'agricoltura è sceso, nel 2011, a 27,8 miliardi. E il 2012 non sembra promettere nulla di buono visto che il maltempo ha pesantemente condizionato il primo trimestre, causando danni per oltre 300 milioni di euro tra perdita di raccolti, crolli di edifici, stalle e capannoni, aumento dei costi del riscaldamento e dei trasporti. Sulla base dei dati Ismea, la Coldiretti sottolinea che «nel confronto con l'anno precedente si è verificata una flessione dei prezzi agricoli del 3%, con un ribasso del 9% per le coltivazioni e un aumento del 4% delle produzioni da allevamento, con un effetto negativo sul Pil agricolo nel primo mese del 2012». Nel dettaglio, i numeri appaiono ancora più preoccupanti: i prezzi degli ortaggi a gennaio sono calati del 25% rispetto
al 2011, quelli dell'olio d'oliva hanno avuto una flessione intorno al 19%, quelli dei cereali sono scesi del 12% e quelli della frutta delll'8%. In generale il ribasso delle colture è del 6,3%. Le sole note positive sembrano provenire dalle produzioni zootecniche, con un rialzo del 4%, e dal comparto vitivinicolo che, a febbraio, in rapporto al 2011, ha visto decollare il valore dei vini fino al 34,8% in più. Tutto questo, per molte aziende, ha significato la chiusura: sono 50.000 le imprese agricole scomparse nel solo 2011 nonostante il "made in Italy" sulle tavole di tutto il mondo abbia toccato il miglior risultato di sempre con un indotto di 30 miliardi di euro (più 8%), meglio del settore autovetture, rimorchi e semirimorchi. Abbiamo chiesto ai rappresentanti delle categorie come è la situazione in Sardegna.
COLDIRETTI
«Seguiamo l’esempio di Obama» «C
omincio con un esempio: le superfici dedicate alla coltivazione del grano in Sardegna, che nel 2005 erano circa 50.000 ettari, oggi sono meno della metà. Una perdita così consistente e così repentina significa innanzitutto perdere competitività e fette di mercato importanti; in secondo luogo è lo specchio di una mancanza di programmazione, valorizzazione e tutela delle nostre produzioni». Luca Saba, direttore di Coldiretti Sardegna, è convinto che molti interventi si sarebbero dovuti effettuare prima perché allo stato attuale la rincorsa è maggiormente in salita se non a costo di grossi sacrifici come per le coltivazioni di carciofi dove il mercato tiene solo per le "rinunce" ai profitti degli agricoltori. «È inutile negarlo, il mer-
Il mercato è in crisi, ma sono convinto che in Sardegna esistano le potenzialità per un rilancio LUCA SABA Direttore Coldiretti Sardegna
cato è in crisi, ma sono convinto che in Sardegna esistano le potenzialità per un rilancio a patto che, prima di ogni altro intervento, si proceda a un migliore controllo della commercializzazione e attraverso lo sviluppo di adeguate politiche di marketing». Il trend, comunque, è negativo: «Negli ultimi 10 anni, tra il 2000 e il 2010, l'Istat ci dice che in Sardegna ci sono 30.000 imprese agricole in meno, da circa 90.000 a meno di 60.000. Non è possibile fa-
re lo stesso genere di calcolo sulle attività di carattere "hobbystico", che pure hanno una certa importanza nell'economia locale dato che spesso il prodotto finale di queste realtà viene venduto alle cooperative locali». Che cosa fare concretamente per uscire dallo stallo attuale? «Mi limito a citare il caso degli Stati Uniti dove, per la prima volta, Barack Obama ha deciso di tassare di meno le
imprese che non delocalizzano, cioè di sgravare le imprese che decidono, di fatto, di investire per il lavoro nel proprio Paese. A mio parere si tratta di un segnale significativo: se l'Italia, anziché premiare come ha fatto fino a oggi, frenasse la corsa costante alla delocalizzazione produttiva, il marchio "made in Italy" godrebbe di tutele maggiori con ricadute positive su tut-
to il sistema». In effetti, secondo le stime fornite dai carabinieri del Nucleo anti-frodi comunitarie, la truffa agroalimentare rispetto ai falsi "made in Italy" muove un giro d'affari di circa 60 miliardi di euro. «Noi crediamo che già l'etichetta di origine obbligatoria, per la quale ci battiamo da tempo, possa rappresentare una soluzione alla pirateria che spaccia per italiani prodotti coltivati all'estero». E ancora, la nostra Regione deve, in coerenza con le politiche nazionali, valorizzare il marchio Sardegna in cui gli agricoltori sono pronti a investire energie sempre nuove: già, perché un aspetto singolare della situazione agricola sarda è che, in controtendenza all’andamento nazionale, c'è una crescita continua di nuovi insediamenti agricoli.
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Il cittadino digitale
›› Agricoltura
Siccità e Imu: due colpi a un settore in difficoltà D opo la neve dei mesi scorsi, ecco la siccità. Gli eventi meteorici verificatisi negli ultimi mesi sono assolutamente insufficienti a garantire il regolare sviluppo delle coltivazioni. «Le nostre aziende attraversano un momento estremamente difficile» spiega Marco Scalas, presidente di Coldiretti Sardegna. «Dopo i danni per le nevicate dei mesi scorsi, per le quali ancora si leccano le ferite, arriva l’assenza della pioggia a completare il danno». E Luca Saba, direttore di Coldiretti Sardegna conferma. «Il problema è serio e colpisce in maniera particolare le aziende agropastorali: le scarse piogge, infatti, stanno costringendo gli allevatori ad acquistare i mangimi, con incrementi di costi difficilmente sostenibili. Abbiamo chiesto all’Assessore Cherchi di intervenire, avviando l’iter per il
riconoscimento dello stato di calamità naturale. Con i nuovi carichi impositivi, il costante aumento del costo del gasolio e dei mezzi tecnici, sarà arduo restare sul mercato; in una congiuntura così complessa la siccità rischia di dare il colpo di grazia». Proprio in tema di nuovi carichi fiscali, Confagricoltura, insieme con altre organizzazioni, ha scritto una lettera a tutti i sindaci invitandoli, in un momento di forte crisi, ad applicare le riduzioni delle aliquote Imu per i terreni agricoli e dei relativi fabbricati rurali. «Questa nuova “patrimoniale agricola” si abbatte pesantemente sugli agricoltori. La tassazione degli immobili agricoli avrà un peso contributivo che, nella maggior parte delle situazioni, diventa assolutamente insostenibile, con aumento dell’imposizione fiscale fino anche a oltre 10 volte la precedente tassazione».
CONFAGRICOLTURA
«In Sardegna siamo ancora vitali» Q
ualche segnale positivo a cui aggrapparsi dunque c'è, come confermato da Elisabetta Falchi, neo presidente di Confagricoltura Sardegna: «Il comparto agricolo in Sardegna è ancora vitale con aziende che comunque crescono di dimensioni: ciò significa innanzitutto che si sta concentrando e razionalizzando il lavoro. E le potenzialità del comparto, nonostante l'indubbia crisi in cui versa, andrebbero adeguatamente sfruttate per farne un fiore all'occhiello della Regione». Il momento pare essere il peggiore degli ultimi 30 anni. Trent’anni nei quali i problemi, anziché risolversi, si sono aggravati, consolidando situazioni da cui è difficile ripartire con un semplice colpo di spugna. La frammentazione aziendale, l'aumento
Nel nostro settore si dovrebbe poter accedere con facilità ad agevolazioni e fondi comunitari ELISABETTA FALCHI Presidente Confagricoltura Sardegna
progressivo dei costi dei trasporti, dei concimi, dei mangimi e la famigerata legge 44 non si possono modificare dall'oggi al domani. «In particolare, proprio la legge 44/88 sull'indebitamento ha creato situazioni croniche e peggiora giorno dopo giorno date le attuali difficoltà di accesso al credito per le aziende agricole che sempre più spesso non vengono considerate dalle banche clienti solidi o solvibili», accusa la Falchi.
A questi problemi generali si aggiungono criticità nuove come i costi imposti da una burocrazia assurda che disincentiva gli investimenti e, in alcuni casi, il rispetto delle leggi vigenti. «Nel nostro settore, per esempio, si dovrebbe poter accedere con facilità ad agevolazioni e fondi messi a disposizione dall'Europa soprattutto a sostegno delle aziende in difficoltà: bene, tutto questo non accade ma anzi succede che qualcuno "abbandoni" preso
dallo sconforto per pratiche che non sembrano avere mai una fine». Già, perché senza quei soldi per molti è impensabile poter sopravvivere. Ultimo scoglio da affrontare in ordine di tempo è la tassa dell'Imu istituita dal decreto Salva Italia del Governo Monti: «Gli agricoltori erano di fatto esonerati dal pagamento dell'Ici per i fabbricati rurali e la tassazio-
ne sui terreni risultava comunque sostenibile: l'Imu, sostituendosi all'Ici, ha reintrodotto aliquote che pochi nel comparto si possono permettere di pagare. La cosa più assurda è che l'Imu dovrebbe interessare il patrimonio: in realtà per gli agricoltori si trasforma concretamente in una tassa sui fattori di produzione, perché questo sono i terreni agricoli». A chi rivolgersi, dunque? «Da un lato è giusto che anche gli agricoltori dimostrino serietà nel momento in cui la pretendono, però io mi rivolgo in particolare al presidente della Giunta che, una volta nominato, ha deciso di avocare a se stesso il settore dell'agricoltura, avendolo individuato come strategico per un rilancio dell'Isola. Serve più attenzione».