Bollettino_2011_12

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Anno LXXXIX - N. 10 Dicembre 2011

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“L’Angelo in Famiglia” - Pubb. mens. - Sped. abb. post. - 50% Bergamo

Direzione ed Amministrazione: Società Editrice SS. Alessandro Ambrogio Bassiano - Bergamo - Viale Papa Giovanni XXIII, 18 - Tel. 035 212344

CHE NE DICI SIGNORE?

Tu che ne dici, o Signore, se in questo Natale faccio un bell’Albero dentro il mio cuore e ci attacco invece dei regali i nomi di tutti i miei amici? Gli amici lontani e vicini, gli antichi ed i nuovi, quelli che vedo di rado, quelli che ricordo sempre e quelli che, alle volte restano dimenticati; quelli costanti e quelli intermittenti, quelli delle ore difficili e quelli delle ore allegre; quelli che conosco profondamente e quelli dei quali conosco solo le apparenze; quelli che mi devono poco e quelli ai quali devo molto; i miei amici semplici ed i miei amici importanti; i nomi di tutti quelli che sono già passati nella mia vita: Un albero con radici molto profonde, perché i loro nomi non escano mai dal mio cuore. Un albero dai rami molto grandi perché i nuovi nomi venuti da tutto il mondo si uniscano a quelli già esistenti: Un albero nel quale metterò Te, G E S ù  B A M B I N O, il primo e più importante degli amici di tutti gli uomini; un albero con un ombra molto gradevole, che faccia sentire a tutti il calore della Tua amicizia e del tuo amore… perché la Tua e nostra amicizia sia un luogo bello dove trovare sicurezza in ogni momento della nostra vita.


Pensieri in disordine per il Natale

È

molto difficile per me scrivere pensieri sul Natale quando mancano ancora 45 giorni alla festa. Ma i tempi lunghi della preparazione di questo giornaletto mi richiedono di provare a mettermi nelle “situazioni” molto tempo prima di viverle. Oggi il mercato del Natale si è già avviato, mentre la liturgia dell’Avvento, mentre scrivo, non è ancora partita. E’ meglio guardare in terra o guardare in cielo per prepararmi al Natale? Di botto darei la mia preferenza al cielo. Del resto non cantavamo fin dall’infanzia il mistero di Uno che “scende dalle stelle”, di Uno che viene dall’alto? 2

Ma poi mi ritorna in mente l’evento della nascita di Cristo, narrato nel vangelo in modo così terrestre da sembrare simile a quello di tante nascite di poveri in ogni parte della terra e allora lo sguardo torna sulla terra. Nel racconto della nascita di Gesù, si dice che Maria, la madre “lo mise alla luce”. Ma dov’era mai la luce se era notte? E’ più giusto dire che “lo mise al buio, alla notte”. Il vangelo ci riferisce che i pastori nell’ora della nascita di Gesù vegliavano il gregge, ed era notte fonda. Solo a loro si presentò l’angelo avvolgendoli di luce (Lc. 2,9). Non si parla nei vangeli di una luce miracolosa venuta dal cielo,

dall’alto, per far luce alla donna che vedeva uscire dal grembo il frutto di nove mesi di attesa. Non si parla neppure di una mangiatoia illuminata e riscaldata in cui, avvolto di fasce, venne deposto il piccolo. Era notte, buio pesto. Nella grotta possiamo solo immaginare una luce fioca proveniente dall’umile lampada accesa da Giuseppe. Mi chiedo: e allora questo impazzire ovunque di luci natalizie aiuta a vivere il vero Natale o ci distrae? Ci richiama Colui che è la Luce o lo soppianta? Era buio quella notte, non c’erano luci sfacciate. Per questo oggi c’è quasi da augurarsi che almeno per un tempo breve si spenga-


no tutte le luminarie, per provare un’emozione antica e per essere più facilmente toccati dalla luce della grazia di Dio, l’unica che vince il buio e le nostre paure. Il miracolo dei miracoli che accade la notte di Natale è un Dio che scende nella notte e nella ruvida paglia di una mangiatoia. Se si toglie il buio e la ruvida paglia, diventa più difficile comprendere lo sposalizio che avvenne in quella notte tra la luce e le tenebra, tra la speranza e la disperazione, tra Dio e l’uomo. “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa, una luce rifulse”. Ma la Luce fece fatica a scacciare le tenebre e a vincerle: “Venne tra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto” (Gv.1,11); “La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta” (Gv.1,5). Certo, solo un pazzo oggi potrebbe andare per le strade a gridare: “Togliete le luminarie, perché danno un’immagine falsa del mondo. Mascherano il buio che ci portiamo dentro il cuore, il buio che segna i nostri giorni. Cancellano il grido del buio che chiede come un mendicante la luce vera. Queste luminarie sono quasi una presa in giro per la lampada fioca di Giuseppe. Fanno passare in secondo piano Colui che viene a illuminare gli angoli oscuri della vita e del mondo…”. Ma come spesso accade, i pazzi e i folli sono gli unici che possono permettersi di dire liberamente la nuda verità. Questi sono alcuni pensieri disordinati che mi sono venuti in mente mentre Natale è ancora

lontano. Ma voglio provare a fermarmi ancora un po’ sulla domanda “Cos’è il Natale per Dio e per noi?”. Per Dio il Natale non è fuggire dalle nostre tenebre, non è tenere una distanza di sicurezza dalla terra. Natale è incarnazione, è un Dio in mezzo a noi, è il Dio con noi immerso nella realtà più dura. A rischio di contagio e di pianto. E anche di morte. Per Noi il Natale è accendere una lampada non troppo sfacciata che ci aiuta a vedere il Salva-

tore necessario e il nostro prossimo; ci aiuta a vincere la nostra indifferenza verso i poveri e ad illuminare e scaldare la loro notte. Ma non per un giorno solo, non per una buona e straordinaria azione natalizia. Occorre una lampada che rimanga accesa a lungo per ricordarci che il primato è sempre e ovunque di Dio e dell’uomo. Come ci racconta la nascita del Dio fatto uomo. Questa nascita infatti dice la vicinanza di Dio all’uomo, non per

un giorno solo ma per sempre; senza dimenticanza o distanza, indifferenza o fuga per gli altri trecentosessantaquattro giorni. Questa nascita dice l’immersione di Dio nella terra, dice il suo abbraccio per l’umanità, a costo di ferite e di morte. Ritornano forti le parole di Charles Péguy, che invitano a non andare nella direzione opposta di Dio: “La santità non è un itinerario di fuga o un recinto di filo spinato che evita il contatto con la realtà quotidiana; la realtà può essere maleodorante, ma il Verbo ha voluto stringerla nelle sue mani come creta per farne nuove creazioni, più perfette della prima”. Questi pensieri di Natale in disordine, possono diventare una preghiera: “O Signore, ci sia data ancora la lampada della fede e non ci succeda di smarrirla, perché è la sola che nella notte di questi giorni difficili, nella notte della storia, ci può aiutare a sfuggire dal buio, accarezzando con tenerezza il tuo viso di neonato e contemplando gli occhi estasiati di tua madre e anche le facce ruvide e commosse di pastori che sentono di odore di greggi”. La lampada della fede è così simile alla lampada fioca di Giuseppe che nella stalla, ondeggiando e sfrigolando, svela gradualmente il mistero della vicinanza di Dio, l’Emmanuele - “Dio con noi”. La stessa lampada della fede ci invita a prenderci a cuore le persone e a prenderci le nostre responsabilità, perché nella carità si sveli davanti a noi il volto vero del Signore della vita. Don Franco 3


La Festa con i bambini I

nizio questa riflessione con questo breve racconto tratto dal “Piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupèry (cap. XXIII).

“Buon giorno” disse il piccolo principe. “Buon giorno” disse il mercante. Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere. “Perché vendi questa roba?” disse il piccolo principe. “E’ una grossa economia di tempo” disse il mercante. “Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatre minuti alla settimana”. “E che cosa se ne fa di questi cinquantatre minuti?” “Se ne fa quel che si vuole…” “Io” disse il piccolo principe, “se avessi cinquantatre minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana…”

I cristiani spesso si comportano come questo mercante di pillole e come i suoi clienti: quando arriva la domenica pensano subito a risparmiare cinquantatre minuti del loro tempo quello della messa! Ma poi non sanno sempre cosa farsene. E allora come li vivono? Magari gironzolano per casa in pigiama o si sdraiano sul divano davanti alla tivù o corrono nel parco o vanno al supermercato… tutte cose molto più interessanti (!) dell’andare a Messa. Ma la messa può essere considerata tempo perso o tempo guadagnato? Faccio rispondere al Papa Benedetto XVI (Monaco 10 settembre 2006) “Cari genitori! Vorrei invitarvi vivamente ad aiutare i vostri 4

bambini a credere. Vi prego, andate insieme con i vostri bambini in chiesa per partecipare alla Celebrazione eucaristica della domenica! Voi vedrete che questo non è tempo perso; è invece ciò che tiene la famiglia veramente unita, dandole il suo centro. La domenica diventa più bella, tutta la settimana diventa più bella, se insieme partecipate alla Liturgia domenicale. E, per favore, pregate anche a casa insieme: a tavola e prima di andare a dormire. La preghiera ci porta non solo verso Dio, ma anche l’uno verso l’altro…”. Il piccolo principe propone di usare il tempo libero per camminare adagio verso la fontana. In altre parole propone di gustare la domenica e i suoi doni, di camminare, cioè di attivare il corpo, lo

spirito e il desiderio. Ma adagio, molto adagio, proprio per gustare il cammino e non sprecare il tempo. Camminare verso la fontana, simbolo delle sorgenti sacre della vita e delle Sacre Scritture e della sorgente eucaristica. L’eucaristia è per il cristiano la sorgente da cui sgorga l’acqua viva della Parola di Dio e il nutrimento e le energie per vivere bene la settimana e per dare un senso alla nostra vita. Allora, possiamo come cristiani, vivere la domenica semplicemente trascinando i figli o facendoci trascinare da loro verso un Centro commerciale o consumando la festa stravaccati fino a tardi sul letto e poi sul divano? Concretamente come possiamo vivere da cristiani la festa con i piccoli?


1 - Ci si prepara dalla vigilia. E’ singolare che la domenica cristiana cominci già il sabato sera. C’è una sapienza in tale scelta, perché ci aiuta ad interrompe il quotidiano fluire dei giorni e ci mette in stato di attesa per proclamare il giorno di Dio. C’è qualcuno che in famiglia compie piccoli riti di ingresso nella domenica, aprendo ad esempio il libro dei Vangeli o accendendo un cero, segno di Cristo, Luce senza tramonto; c’è chi riscopre il digiuno dal cibo, dalla TV, dal computer, per stare con i propri cari. C’è chi dedica il sabato a riordinare la casa, perché tutto ricordi Colui che mette nel loro giusto ordine le cose della vita; c’è chi si allena a mettere in pratica il monito di Tertulliano ad astenersi nel giorno della Risurrezione da tutto ciò che genera ansia e fa litigare (ad esempio rimandando le discussioni con i figli a un altro giorno!); c’è chi si premura di fare dei gesti di riconciliazione prima di andare a dormire (chiedersi scusa e perdonarsi), perché ha intuito che questo rende il sonno più riposante rispetto al semplice dormire di più. 2 - Occorre essere ben consapevoli che per un cristiano il cuore della festa è l’Eucaristia, non altre cose o altri momenti. Nell’Eucaristia c’è una progressione che va dal vedere all’ascoltare fino al mangiare… Senza entrare adesso nei particolari dei vari momenti della liturgia, si può notare che fin dall’inizio della Messa la famiglia è invitata a fissare il proprio sguardo sul volto misericordioso di Ge-

sù (“Signore pietà”) e a lasciarsi guardare da Lui. Nella liturgia della Parola poi l’udito si apre all’ascolto, la voce si dispiega nel canto e nell’acclamazione, nel giusto equilibrio tra parola e silenzio. Nella liturgia eucaristica c’è il progressivo venire a contatto con il gesto di amore di Gesù che dona la vita, attraverso le mani che si aprono (presentazione dei doni), si alzano a benedire e a rendere grazie, si tendono a invocare e si elevano ad offrire (preghiera eucaristica), per poi aprirsi ancora a stringere le mani degli altri nel segno della pace, a spezzare e a ricevere il Dono (comunione). Nella comunione eucaristica si raggiunge il culmine del contatto spirituale, con il mangiare che si fa assimilazione del corpo del Signore. E l’olfatto? In questa rilettura dell’Eucaristia dal punto di vista dei sensi, il senso dell’olfatto accompagna silenzioso i vari momenti della Messa, sottolineati dal profumo dell’incenso. Il genitore che sta accanto al figlio e vive con lui la Messa, può ogni volta attirare la sua attenzione su un aspetto, un gesto, una parola e aprirgli gradualmente i vari sensi. La prospettiva del vedere, vivere, sentire la Messa, obbliga certamente a rivedere lo stile delle nostre celebrazioni eucaristiche, spesso troppo parlate, troppo ra-

zionalistiche o aeree. Dove infatti non c’è coinvolgimento del corpo, non si accende la festa e soprattutto i bambini non vengono coinvolti. D’altra parte, occorre vigilare sul pericolo opposto rappresentato da una celebrazione che coinvolge solo i sensi: c’è il rischio che si trasformi la Messa in uno show, che invece di essere “finestra aperta verso l’invisibile” fa da schermo opaco, o peggio da specchio, nel quale non si riflette altro che noi stessi. 3 - E’ importante vivere la festa “oltre” l’Eucarestia. Terminata l’Eucaristia domenicale, non si torna subito alla vita quotidiana dei giorni feriali: c’è tutta una giornata da vivere nella gioia, nel riposo e nella bellezza. Dal grande rito eucaristico siamo invitati a passare a quei piccoli riti che dilatano la festa e dilatano anche il cuore grazie alla luce del Dono ricevuto. “Dobbiamo custodire la domenica, e la domenica custodirà noi”. Affinché il valore della domenica non rimanga solo sulla carta, ma prenda corpo occorrono gesti e riti festivi. Noi abbiamo il grande comandamento (“Ricordati di santificare la festa”), ma forse ci mancano i piccoli comandamenti (“Che fare per ricordare e per santificare la festa?”). Anche la battaglia contro la cultura consumistica del week-end risulta poco convincente, se non è accompagnata da proposte positive e affascinanti che consentano di vivere la domenica come un dono e una benedizione. 5


Quali gesti e quali riti abbiamo a disposizione per riscoprire la forza e la sapienza della domenica cristiana? Quelli della millenaria tradizione ecclesiale, ovviamente da recuperare e da attualizzare perché la domenica sia davvero giorno di gioia e di riposo, di preghiera e di pace, di carità e di libertà. A questo proposito, i documenti della chiesa non mancano di suggerire alcune piste concrete, che possono essere adattate anche a misura di bambino: innanzitutto la celebrazione gioiosa e fraterna dell’Eucaristia, poi il riposo e l’astensione dal lavoro, il raduno familiare specialmente a tavola, il recupero di forme tradizionali di preghiera e di pellegrinaggio, le attività dell’oratorio, la visita ai parenti, ai malati e al cimitero, la contemplazione della natura, lo sport vissuto, l’attenzione a chi è solo e bisognoso, il cinema… Sono indicazioni preziose, che possono essere concretizzate in modo intelligente, realista e al tempo stesso fantasioso. Da soli - come singoli e come famiglie - è troppo facile perdersi e conformarsi alla mentalità di questo mondo, che consegna facilmente la domenica alla pura evasione, al consumo, alla passività televisiva, all’ozio o al lavoro incessante di chi ha paura di fermarsi 6

e guardarsi dentro. Ma con l’aiuto della comunità parrocchiale e con una rete di relazioni non troppo rigide con altre famiglie (nel senso che non siamo obbligati a fare tutti e sempre le stesse cose) questo può diventare possibile. Un’attenzione particolare va data al pasto festivo e alle relazioni. La tavola imbandita per tutta la famiglia radunata è un segno importante affinché all’Eucaristia domenicale in chiesa corrisponda in casa il pasto festivo, alla tavola eucaristica corrisponda la tavola imbandita e alla comunione eucaristica corrisponda la possibilità di migliorare le nostre relazioni, all’insegna di una stima e di un affetto che non viene meno. La Messa dunque chiede di dilatarsi in gesti e stili di vita che ci aiutino a “stare” insieme agli altri con semplicità e mitezza. Per esempio: sostare un po’ sul sagrato della chiesa o sulla piazza del paese per riannodare i legami con altre famiglie; parlare anche con lo sconosciuto per dilatare i confini del nostro io ed espandere il “noi”; visitare i parenti e le persone care, in particolar modo

i malati; ospitare ogni tanto qualcuno nella nostra casa. Alla luce dell’Eucaristia, è possibile valorizzare anche altre espressioni della sensibilità moderna che contraddistinguono il tempo e lo spazio festivo: il movimento e il gioco, lo sport e il turismo, sino al dolce far nulla del riposo… purché non diventino esclusive e totalmente assorbenti. C’è un “di più” di vita che si può cogliere anche nell’esperienza del turismo familiare, dello sport, della danza, del corpo in movimento. C’è un “di più” di vita che non è affatto estraneo alla logica del giorno del Signore. Tutto dipende da come lo si vive e quanto tempo vi si dedica. Conclusioni con una proposta per i piccoli «Il giorno di domenica siate tutti lieti, perché colui che si rattrista in giorno di domenica fa peccato». Così dice la Didascalia degli apostoli. Giocare, muoversi, riposare sotto lo sguardo del Signore può essere un rimedio alla tristezza che opprime il mondo, un aiuto a riscoprire il valore della gioia cri-


stiana. La grazia dell’Eucaristia può impregnare di gioia tutte le azioni che si espandono sull’intero giorno del Signore. Le parole severe di san Tommaso d’Aquino, secondo il quale “la domenica è per lodare il Signore e non per divertirsi”, risuonano come un ammonimento solo per quella parte di noi che è talmente preoccupata di divertirsi e di “staccare la spina” tanto da lasciare all’ultimo posto e all’ultimo minuto il gesto della lode e della preghiera, salvo poi dimenticarsene. I bambini possono insegnarci in modo semplice a vivere la festa e la gioia, purché non li abbandoniamo davanti alla televisione, il rimedio alla nostra assoluta mancanza di disponibilità e di creatività. La televisione o il computer sono il classico tappabuchi, tanto comodo quanto diseducativo. Ormai anche per i bambini vale la parola di Gesù: “Se non diventerete come bambini”: occorre cioè mettere i bambini nelle condizioni di vivere da bambini il tempo libero e il gioco. “Camminare, adagio, verso la fontana”… Torniamo al Piccolo principe di Saint-Exupéry, e al suo messaggio: «Io se avessi cinquantatre minuti da spendere, camminerei adagio verso una fontana». Il piccolo principe ci propone di camminare adagio verso la fontana. La domenica è il tempo donatoci da Dio per camminare adagio verso la sorgente eucaristica della vita. E l’Eucaristia è per il cristiano la sorgente da cui sgorga l’acqua viva della Parola di Dio e il sacramento del

corpo e del sangue di Cristo donato per noi e per tutti. La festa cristiana deve avere un tempo e uno spazio dedicato per abbeverarci alla Sorgente. Naturalmente ad ogni età della vita corrispondono la bevanda e il cibo più adatti. Non è detto per esempio che per un bambino piccolo (prima dei 6-7 anni) la Messa sia necessariamente il cibo più adatto, dal momento che è pensata soprattutto per gli adulti. Sia chiaro: tutti hanno diritto a partecipare alla celebrazione eucaristica della domenica, ognuno a modo suo

e secondo le sue capacità. Ma alcuni piccoli fanno davvero fatica a resistere tutto il tempo della Messa e finiscono per disturbare l’assemblea. Per questo abbiamo pensato di proporre ai piccoli qualcosa di più adatto a loro, almeno nei tempi forti di Avvento e Quaresima. Li aspettiamo quindi in oratorio alle ore 9,45 di ogni domenica di Avvento (a partire dal 27 novembre) per vivere l’esperienza della domenica dei piccoli, mentre i loro genitori potranno partecipare con maggior tranquillità e raccoglimento alla Messa delle ore 10. Don Franco

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Anno LXXXIX - N. 9 Novembre 2011

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Direzione ed Amministrazione: Società Editrice SS. Alessandro Ambrogio Bassiano - Bergamo - Viale Papa Giovanni XXIII, 18 - Tel. 035 212344

Quando busserò alla tua porta

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- N. 8 Ottobre

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Famiglia” - Pubb.

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PER NOI? ... CHI È MARIA

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Anno LXXXIX - N. 7 Agosto/Settembre 2011

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Quando sono uscito dal grembo di mia madre ho pianto, ma poi ho imparato a sorridere. Quando uscirò dal grembo della madre terra verserò ancora una lacrima, ma sarà l’ultima, perché dopo sorriderò per sempre. Penso ogni giorno a quella lacrima, e mi studio di riempire il mio cuore di povertà e di pace, di giustizia e di semplicità, per ritornare a casa senza abusare troppo della Tua bontà. Sei un Dio giusto e misericordioso perciò ti prego chiudi un occhio su di me, perché il discorso della montagna non l’ho vissuto proprio tutti i giorni. Chiudi un occhio su di me perché gli angeli e i santi perderebbero un loro compagno di giochi e il paradiso si rattristerebbe. E quando busserò alla tua porta corrimi incontro e abbracciami perché mi manca da una vita quel calore del tuo sorriso. Averardo Dini

E ORARI DELL NI CELEBRAZIO SE SANTE MES vi: Sabato/prefesti ore 18.30 Giorni festivi: -11.30-18.30 0 .0 0 -1 0 .0 8 ore Giorni feriali: 0 ore 9.00-17.3

NUMERI TELEFONICI hiale:

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Oratorio: 035.663131 Don Carlo: 035.668690 iale Sito parrocch riogorle.net www.orato


L’angolo della poesia

L’angolo della poesia LA TUA VOCE

Leggendo Sant’Agostino Chi mi darà di riposare in Te? Chi mi darà che tu m’entri nel cuore, ed io tanto ne goda che mi scordi i mali antichi e nuovi, e Te soltanto contempli e adori, unico bene? Io voglio ascoltar la Tua voce. La Tua voce vera, Signore, prima della morte. So che essa ha un eco in ogni cosa: so che è nel sole che mi scalda, nelle pietre che calpesto, nel fiore e nella fronda, nella pioggia e nel fulmine, nell’uomo che mi è fratello e in quel che mi è nemico. Ma se Tu mi parlassi come un padre alla sua figlia, e mi dicessi: “Figlia, io ti perdono”! Una sol volta, un solo istante, udirti: annichilirmi al suono tremendo e dolce: e non poter far altro, o mio Dio, che morire, per udirti sempre. (Ada Negri)

Sant’Agostino nella “Città di Dio”, poderosa opera in 22 volumi, ha scritto: “Tu ci hai fatto per Te, Signore, e il nostro cuore è inquieto se non riposa in Te”. Ecco da dove scaturiscono le due domande iniziali della poesia. Chi mi darà (la possibilità) di riposare in Te? Chi mi permetterà che Tu entri nel mio cuore a tal punto che io dimentichi tutti i miei mali e soltanto adori Te, mio unico bene? Io so Signore - ci dice Ada Negri - che Tu sei presente in ogni cosa del creato: dal sole che ci scalda, alla pioggia che ci bagna; dalla pietra che calpestiamo, al fiore che ci meraviglia. Sei presente nell’uomo, mio fratello, che sia amico o nemico. Ma ciò non mi basta, mio Signore, io voglio sentire la tua vera voce prima di morire. Molti mistici hanno chiesto al Signore di avere un riscontro tangibile, non perché avessero bisogno di prove concrete, ma per un bisogno intimo d’amore. L’autrice non chiede al Signore parole eclatanti, si rivolge a Lui come una figlia al padre, chiedendogli una parola di perdono. Avrebbe potuto chiedere qualunque

altra cosa per sentire la Sua voce, invece riconoscendo la sua miseria umana (e chi ne è privo?) sarebbe felice se il Signore gli dicesse: “Figlia, io ti perdono”! Ed ecco allora la risposta alle due domande iniziali: l’udire la voce del Signore, anche solo per un istante, è un atto sublime, tremendo e dolce al tempo stesso, tanto da desiderare di morire per perpetuarne l’ascolto. Ada Negri (Lodi 1870 - Milano 1945), nata da una famiglia di umili origini, raggiunse fama letteraria poco più che ventenne, mentre era maestra a Motta Visconti, per essere poi quasi dimenticata dopo la sua morte. Scrisse numerose raccolte di poesie, le prime, quelle giovanili, animate da una vena di passione sociale per poi approdare, nell’età matura, a temi sempre più interiori e profondi. Nella raccolta Fons Amoris scritta tra il 1939 e il 1943, pubblicata postuma nel 1946, di cui fa parte anche la poesia che pubblichiamo, vi è una continua ricerca del senso della vita che sfocia in una ricerca di Dio. 9


... meditando e pregando la PAROLA di Dio... Testo e dipinto di Carlo Tarantini

XI.

crocifisso… ogni volta

“Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori… Gesù diceva: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”… Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto”. Anche i soldati lo schernivano… e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. C’era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. Ma l’altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai

con me nel paradiso”. (Lc 23,33-43) “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me”. (Gal 2,20)

Preghiamo

«Tu, Signore - crocifisso per causa nostra … crocifisso con noi … crocifisso a nostro favore hai crocifisso nella tua carne l’orgoglio del nostro arrogante onnipotentismo e hai testimoniato che, solo inchiodando sul nudo legno della fede la presunzione di salvarci senza te, è possibile sconfiggere, sin d’ora, la paura di affrontare da soli la nostra morte. Invece, noi - ancora servi della menzogna e schiavi della sfiducia sempre a volerti far scendere, non solo dalle nostre croci, ma persino da quella croce sulla quale noi stessi ti abbiamo inchiodato. Non è facile per noi accettare, vero miracolo, non è vederti scendere dalla tua croce - o far scendere noi dalle nostre Ma, fiduciosi, restarci sopra con lo sguardo del Padre impresso nel cuore. E - con il malfattore credente - poter dire: “Gesù, portami con te nel tuo Regno” e - come il malfattore credente - poter udire: “Oggi sarai con me nel paradiso” e giungere, così, insieme a te, nel tua Casa che, finalmente, ora è anche nostra» 10


XII. … per far morir la morte “In verità, in verità vi dico: … Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo… “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”. Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire”. (Gv 12,24ss) “Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: “Ecco, chiama Elia!”. Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: “Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce”. Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, dall’alto in basso. Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!”. (Mc 15,33ss)

Preghiamo «Cristo Gesù - mentre stavi morendo - quel centurione - per nulla estraneo alla tua crocifissione - guardando verso di te cosa - in te - ha visto? Non avevi neppure apparenza umana eppure, ti ha chiamato ‘Figlio di Dio’. Lui - miscredente - cosa ha saputo scorgere in quel tuo volto sfigurato ch’io, tuttora, non so vedere? Lui - romano - come ha potuto scoprire nei tuoi occhi - ancora aperti sull’atrocità umana - lo sguardo misericordioso del Padre? Lui - pagano - cosa possedeva di cui io - che pur mi reputo uomo di fede - sono ancora privo? Signore, come poterti incontrare lungo i sempre nuovi calvari della storia? Come riconoscerti sulle quotidiane nostre croci senza speranza? Una risposta - da me sempre saputa, ma mai veramente accolta - tu offri al mio sincero e sofferto bisogno di verità: “Consapevolezza d’avermi ucciso”».

Per l’Avvento viene proposta la

«LECTIO DIVINA» guidata da don Carlo sul tema:

“DISCORSO PARABOLICO in MATTEO 13,1-52” Venerdì 2 e 9 dicembre alle ore 20,45 presso la chiesa parrocchiale 11


La famiglia il lavoro la festa Il programma Pastorale Diocesano 2011: “la Famiglia il Lavoro e la Festa”, calza alla perfezione con le finalità della nostra Associazione: “CONDIVISIONE e SOLIDARIETA’ alle FAMIGLIE - DON ALDO MORANDI” Il lavoro: il lavoro che manca è diventato uno dei principali obiettivi delle nostre ricerche di solidarietà. E’ superfluo forse ripetere che la mancanza di un lavoro qualsiasi, anche umile e mal retribuito, toglie ogni dignità alle famiglie, le svuota delle residue energie di crescita, le appiattisce alla mera sopravvivenza, le obbliga all’umiliazione di raccontare le proprie miserie agli altri nella speranza che qualcuno intervenga. Quando non avviene una chiusura depressiva in seno alle famiglie, che finisce per isolarle. Il tema del lavoro ha coinvolto nel giugno dell’anno in corso, in un approfondito dibattito, molte forze della Diocesi di Bergamo, con la partecipazione del nostro Vescovo Francesco Beschi e di tante altre autorità laiche, che hanno preso parte al convegno: “Lavoro e Sviluppo: il lavoro cambia e ci cambia” . Anche noi dell’Associazione ci sentiamo umilmente uno strumento di relazioni con la nostra Comunità Parrocchiale di Gorle e siamo disponibili a promuovere tutte quelle azioni e quei confronti con le persone di “buona volontà” che possono aiutare queste famiglie a risolvere concretamente situazioni estremamente precarie, o quantomeno avviare qualche processo di sostentamento per evitare la disperazione di ogni loro “fine giornata” infruttuosa. Il nostro è anche un appel-

lo perché, chi ci conosce, possa farci pervenire qualsiasi proposta di lavoro o di collaborazione anche di poche ore, per dare qualche risposta ad una richiesta sempre più frequente: mi serve un lavoro subito! La Famiglia: in particolare la famiglia disagiata è al centro delle nostre scelte emotive che divengono poi operative nell’ascolto e nello sviluppo di progetti a sostegno di molti bisogni espressi: dagli alimenti ai costi energetici, dall’affitto alla scuola, dalla salute alla solitudine, da consigli ad aiuti burocratici, da rapporti di conoscenza ad una amicizia condivisa, sempre con l’ottimizzazione della disponibilità delle nostre risorse finanziarie e soprattutto umane. Desideriamo che le famiglie disagiate diventino per la comunità un “patrimonio” di esercizio di buone azioni e speriamo che, alla luce della Parola Divina, la comunità se ne faccia carico per quanto è nelle sue possibilità di condivisione e di solidarietà. Allora sarà Festa quando ogni famiglia, asciugata da qualche lacrima e rassicurata dalle premure di tante altre famiglie, sentirà di appartenere ancora alla sua comunità e non dispererà più della vacuità delle nostre promesse e del nostro egoismo. Allora, questa famiglia, potrà riconoscere e ringraziare ancora il Signore per i vari “Samaritani” che si sono soffermati a soccorrerla mentre era a terra, supplicante aiuto. La Festa della Natività del Signore è la festa per eccellenza che dovrebbe racchiudere come in una sintesi la gioia di ogni famiglia, senza distinzioni. Per questo la nostra Associazione vuole augurare gioia e pace ad ogni famiglia della nostra comunità. Cogliamo l’occasione per ringraziare le molte persone che costantemente stanno già collaborando e auspichiamo una continuità di bene senza scadenza che coniugherà la speranza in una nuova realtà. Edgardo

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“TESTIMONI DI DIO”

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RICORDI DELLA GIORNATA MISSIONARIA

l tema scelto in Italia per celebrare l’85ma Giornata Missionaria Mondiale è “Testimoni di Dio”, un tema che è anche un invito rivolto a chiunque si senta impegnato a portare nel mondo l’annuncio del Vangelo. La missione non è, dunque, una questione che riguarda solo i missionari: l’impegno a testimoniare coinvolge con la stessa forza qualunque battezzato. Ognuno di noi, tuttavia, può testimoniare solo ciò che ha effettivamente sperimentato e il tema di quest’anno ci sollecita a riflettere sulla missionarietà non come un evento straordinario, riservato a pochi temerari, ma come un’esperienza che ogni credente può fare con le risorse personali e le possibilità concrete che ha a disposizione. L’esperienza della missionarietà, infatti, può essere quella dei religiosi e può durare tutta la vita come per Don Elvio, suor Cherubina e il Vescovo Pagani, ma può essere anche quella delle persone più “comuni”, giovani e più anziane, che decidono di partire per mettersi al servizio degli altri. L’esperienza della missione, inoltre, non si realizza necessariamente dall’altra parte del mondo ma, come il Papa ci ricorda, la missionarietà autentica comincia sempre all’interno della propria comunità e coinvolge il credente, fin da bambino, manifestandosi con piccoli gesti dal profondo significato. Il segno che è stato allestito quest’anno in chiesa, con il prezioso aiuto e il tocco artistico di Valentina, voleva essere proprio un omaggio ai “Testimoni di Dio” che vivono o sono legati alla comunità gorlese: testimoni grandi e piccoli; testimoni da una vita intera o per un solo mese…tut-

te persone che hanno voluto mettersi in gioco e sperimentare uno dei modi più impegnativi per essere testimoni della Parola. Sugli espositori c’erano fotografie in terre di missione, in quasi tutti i continenti, di persone molto conosciute come Don Elvio e suor Cherubina, Piero Merelli, Don Marco…ma anche persone meno note, fino ad arrivare ai bambini e ai ragazzi del catechismo che hanno lasciato un loro piccolo segno come impegno a fare la propria parte come testimoni di Dio in famiglia, a scuola, nella comunità… Per la celebrazione del mese missionario sono state realizzate diverse iniziative che hanno avuto il loro culmine nelle giornate dal 21 al 23 ottobre con la proiezione del filmdocumentario “Come un uomo sulla Terra” e l’inaugurazione della mostra fotografica “MEU OLHAR: Lo sguardo dei bambini di strada del Brasile”, in collaborazione con il C.M.D, ma anche la vendita delle mele biologiche sul sagrato e la merenda in oratorio con l’estrazione dei numeri vincenti della lotteria pro-missioni. Il film - documentario ha raccontato, senza i “veli” e le manipolazioni delle informazioni spesso operate dai mass media, la realtà dei viaggi dei “disperati” nel Mediterraneo dando voce ai protagonisti che ne hanno raccontato le atrocità e le sopraffazioni, denunciando anche l’indifferenza generale dei governi e delle organizzazioni che dovrebbero vigilare sul rispetto dei diritti umani. La mostra fotografica, pensata anche per coinvolgere concretamente bambini e ragazzi in una riflessione sul tema della missionarietà, ha dato voce alle persone più fragili e indifese che, pur vivendo in situazioni

di estremo degrado, attraverso i loro sorrisi ci comunicano speranza, gioia di vivere e ci invitano a non restare inerti. Entrambi gli eventi sono stati guidati dall’intervento di un missionario laico del C.M.D. che ha presentato efficacemente le problematiche che, di fatto, rappresentano le sfide più attuali dell’impegno missionario ed evangelizzatore della Chiesa. La risposta della comunità alle iniziative di solidarietà concreta finalizzate alla raccolta fondi è stata, come sempre, sollecita e generosa; la partecipazione al film e alla mostra fotografica, che nel nostro intento avrebbero dovuto fornire spunti di riflessione e di sensibilizzazione, è stata un po’ più scarsa, ma ciò non ci scoraggia… è solo il segno che è molto importante continuare a fare questo tipo di proposte per accendere i riflettori sugli aspetti meno tradizionali e scontati del fare missionarietà all’interno della propria comunità. Infatti la prossima iniziativa, prevista per il mese di dicembre, sarà un’altra mostra fotografica per presentare il “Progetto Uganda: Sostegno agli orfani e alle vittime dell’aids”, che il C.M.D. intende far conoscere ai diversi vicariati della diocesi per promuovere concrete iniziative di solidarietà.

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Sala da Pranzo e Cucina dell’Oratorio

La cucina e la sala da pranzo dell’Oratorio sono disponibili per chi ne facesse richiesta. Di seguito vi diamo alcune indicazioni.

Utilizzo della sala da pranzo (solo sala e scaldavivande per il riscaldamento dei cibi portati da casa): € 80 + € 20 di caparra [in caso la sala restasse sporca o durante il pranzo si rompesse qualche oggetto dell’oratorio (se il valore dell’oggetto fosse superiore naturalmente si adeguerebbe il prezzo)]. In questo caso si forniscono piatti, bicchieri, posate di plastica e tovaglie di carta. Chi utilizza la sala alla fine deve lasciare tutto pulito e in ordine. Il materiale per le pulizie lo fornisce l’oratorio. Richiesta stoviglie di ceramica e tovaglie di cotone: prezzo per l’affitto € 40. Se oltre alla sala si richiede l’uso della cucina: per l’affitto della cucina si richiede € 70 + € 20 di caparra (in caso si lasciasse la cucina sporca). Durante la preparazione dei cibi sarà presente una responsabile dell’oratorio che fornirà istruzioni per l’utilizzo delle varie apparecchiature. I cibi da cucinare devono essere portati da casa. L’oratorio non si prende a carico la spesa degli alimenti. La cucina alla fine della giornata deve essere pulita e ordinata. Se la cucina venisse gestita da un catering il prezzo dell’affitto è di € 170. Per informazioni e prenotazioni: Graziella Giorgi: 035 66 21 26 Segreteria Oratorio: 035 07 70 699

Campo da calcio e spogliatoi dell’Oratorio L’oratorio di Gorle dal mese di settembre ha completato i lavori di costruzione degli spogliatoi per il campo da calcio. Attualmente il campo è utilizzato da una sola squadra dell’oratorio. È possibile quindi affittare il campo a 7 in sabbia e gli spogliatoi al costo di € 70,00 l’ora. Gli spogliatoi sono nuovi, attrezzati con 2 indipendenti zone per il cambio e le docce. Per qualsiasi informazione chiamare i numeri in fondo alla pagina. Per informazioni e prenotazioni: Emanuele Clivati: 340 26 32 833 Segreteria Oratorio: 035 07 70 699

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20° compleanno dell’ORATORIO

“Cristo nostra Pasqua”

settimana di festeggiamenti dal 4 all’8 dicembre Domenica 4 dicembre: Sante Messe della Domenica: 8, 10, 11:30 e 18:30 con il lancio della settimana sull’oratorio. Nel Pomeriggio: attività per bambini e ragazzi LAVORETTI DI NATALE (2° incontro). Ore 19:00 ADORAZIONE EUCARISTICA e Preghiera del Vespro in Chiesina per l’INIZIO DELLA CONVIVENZA con gli adolescenti di 3°, 4° e 5° superiore. Lunedì 5 dicembre: LODI MATTUTINE in Chiesina alle ore 7:00 (aperto a tutti, specialmente agli adolescenti, giovani e adulti). SANTE MESSE delle 9:00 e delle 17:30 celebrate in CHIESINA DELL’ORATORIO. Alla Messa delle 17:30 sono invitati i RAGAZZI DELLE MEDIE. Alle 20:45 in Auditorium INCONTRO PER TUTTI I GENITORI con Domenico Simeone titolare della cattedra di Pedagogia generale alla Università Cattolica di Milano sul tema “Educare nella famiglia e nella comunità cristiana tra lavoro e festa”. (Sospensione del Catechismo durante la settimana)

Martedì 6 dicembre: 7:00 Lodi Mattutine in Chiesina (aperto a tutti). 7:20 PREGHIERA D’AVVENTO per i RAGAZZI DELLE MEDIE in Chiesina. Sante Messe delle 9:00 e delle 17:30 celebrate in Chiesina. Alla Messa delle 17:30 sono invitati i BAMBINI del gruppo 0-6 anni e delle elementari. Alla sera 20:45 incontro per adolescenti e giovani con Monsignor Davide Pelucchi, vicario generale della diocesi sul significato e l’importanza dell’oratorio (in auditorium). Mercoledì 7 dicembre: 7:00 Lodi Mattutine in Chiesina (aperto a tutti). 7:20 PREGHIERA D’AVVENTO per i BAMBIMI DELLE ELEMENTARI in Chiesina. 9:00 Messa celebrata in Chiesina. 18:30 S. Messa prefestiva in Chiesa Parrocchiale. 20:45 Al cinema Sorriso: film Giovedì 8 dicembre: 20° COMPLEANNO Sante Messe dell’Immacolata: 8, 10, 11:30 e 18:30. Alla Messa delle 11:30 presentazione dei ragazzi di 2° media che riceveranno il sacramento della Confermazione. Pranzo comunitario in oratorio (per informazioni e partecipazione contattare Miriam Taramelli 3472513360 o Cristina Ghilardi 3493257698) Nel pomeriggio giochi per ragazzi. Premiazione del logo sull’oratorio e Tombola.

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Raccontiamo Raccontiamoci …

Raccontiamoci … per conoscerci

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a famiglia è un cammino! Un grande amore, il matrimonio, poi i figli come frutti che man mano la formano e le danno vita. Ma la famiglia Duzioni che ci ospita si distingue per un evento straordinario, la nascita di tre gemelle, che nove anni fa li ha resi, in un sol colpo, una famiglia numerosa. Stasera, nel soggiorno accogliente della loro casa riscaldato dal camino acceso, Francesca, Giulia e Chiara sono particolarmente interessate al racconto dei loro genitori. Franca e Ottavio sono giovani studenti, lei 17 e lui 19 anni, quando nel 1987 si incontrano a Foppolo. Franca nasce a Bergamo da mamma bergamasca e papà siciliano titolari della storica azienda “OROBICA PESCA SpA” di Bergamo. Dopo il diploma in ragioneria programmatori frequenta il corso di laurea in Economia e Commercio all’Università di Bergamo che conclude con

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successo nel 1995. Durante l’Università lavora come amministrativa in un’industria alimentare a Grassobbio, mentre dopo la laurea collabora presso una società di consulenza e marketing di Bergamo. Nel 1996 entra nell’azienda di famiglia occupandosi di sistemi in-

formativi aziendali. Ottavio nasce a Biella. Il papà bergamasco lavora in un lanificio, la mamma è milanese. All’età di 5 anni la famiglia si trasferisce a Bergamo in via Borgo Palazzo. Diplomato al liceo Lussana prosegue gli studi al Politecnico di Milano dove si laurea in ingegneria gestionale nel 1993. Si mantiene agli studi maturando diverse esperienze lavorative e dopo il servizio militare viene assunto presso la “BREMBO SpA” nella programmazione della produzione. Nel 1997 Franca e Ottavio si sposano. Il parroco Don Sergio Colombo benedice le nozze celebrate nella chiesa di Redona e si stabiliscono in via Rota, una laterale di via Bianzana. Ottavio nel 1998, avanza nella carriera passando alla “NESTLÈ” con sede a Milano, ma nel 2000 decide di dare una svolta alla sua vita accettando l’invito del suocero ad entrare in Orobica Pesca.


oci …

Nel 2002 avviene un fatto incredibile che arricchisce ulteriormente la loro storia: Franca rimane incinta e la prima ecografia che conferma la gravidanza rivela la futura nascita di 3 gemelli. La loro gioia è grandissima e tutta la famiglia è coinvolta nei preparativi per il lieto evento. Nonostante una serena gravidanza, all’inizio del sesto mese il medico prescrive il ricovero in ospedale. Passeranno due mesi, ma il 30 dicembre nasceranno tre splendide bambine: Francesca, Giulia e infine Chiara. Le piccole stanno bene, sono forti e sane e dopo pochi giorni i neogenitori possono finalmente ricongiungere l’intera famiglia. L’impegno è immenso e la fatica a volte prevale, ma con ferrea organizzazione i giorni passano e la nuova famiglia procede. Tra ciucci, biberon e pannolini le bimbe crescono e gli spazi risultano sempre più ristretti. Per ovviare al problema la famiglia si trasferisce nel 2005 a Gorle in via Turati dove ora le nostre bellissime gemelle volteggiano con fantastiche piroette. Ora sono in quarta elementare presso la scuola comunale che frequentano in sezioni diverse. Durante l’estate hanno partecipato attivamente alle iniziative proposte dal nostro oratorio quali il CRE e il soggiorno a Pianezza. Di questo ultimo Francesca rammenta le lunghe camminate mentre Giulia ricorda la partecipazione alla “cena primitiva” a base di cotechini e costine e il gelato serale a Vilminore. Chiara infine ricorda particolarmente il gioco delle coppie e quello delle facce durante il quale, di notte, gli animatori li hanno conciati per le feste con trucchi e gel. Le ragazze ci parlano dei loro progetti per il futuro: emerge la predisposizione di Francesca per Immagine e per l’arte pasticcera, passioni condivise da Giulia che ama anche l’italiano e

la matematica e si immagina da grande come stilista. Chiara invece predilige l’informatica e le attività sportive e sogna da grande un futuro da gestore di centri sportivi. La famiglia per Franca e Ottavio è un grande prezioso dono da custodire, crescere e sviluppare al meglio. “In questo importante compito educativo siamo affiancati da una bella comunità attiva, giovane e vivace. Qui ci troviamo bene e consideriamo fondamentale che Francesca, Giulia e Chiara vi siano inserite. Nonostante siano oberate da impegni personali

e familiari, troviamo sempre persone magnifiche e disponibili ad aiutare gli altri”. Nelle innumerevoli foto-ricordo delle bimbe nelle varie fasce d’età, gli sguardi felici ne rammentano i momenti ed i luoghi. Il tempo scorre veloce e muta irrimediabilmente il presente che amiamo, vediamo e viviamo. Carissimi Franca e Ottavio, la grande gioia per la vostra meravigliosa famiglia continui senza tempo. Con tanta stima e affetto un grandissimo grazie da tutta la comunità. Rachele e Cinzia

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G O R L E E D I N T O R N I 18

Continuano gli articoli che si propongono di far conoscere alcuni aspetti del nostro paese.

Quartiere Villini L’unica area verde rimasta oggi all’interno del quartiere è il piccolo giardino pubblico di via Europa, comunemente chiamato campetto o campino, il cui toponimo deriva dai campi agricoli su cui è sorto il quartiere. Oggi purtroppo questo giardino è poco frequentato dai bambini, ma solo qualche anno fa pullulava di ragazzi che giocavano partite interminabili di calcio ed era il punto di incontro di tutti i giovani del quartiere. Le storie dei ragazzi che sono cresciuti nel quartiere hanno il sapore dei bei tempi andati, ricordano le vicende della via Pal, della Via Gluck o di Peter Pan. In particolare, la storia dei ragazzi della via Pal oggi è forse poco conosciuta, ma allora l’esistenza di bande antagoniste non era una novità: fra i ragazzi dei Villini e quelli del paese vecchio si era instaurata una certa rivalità che ogni tanto si tramutava in dispetti reciproci. E allora si parlava di guerra, anche se poi non succedeva nulla, se non uno scambio di parolacce. Quando ci si trovava all’oratorio per le infinte partite a calcio si ridiventava amici. Le radici di questi malumori si rintracciavano nel fatto che i nuovi arrivati erano visti come degli intrusi: per generazioni i campi su cui sorgevano i Villini erano stati coltivati dalle famiglie locali, che si sentivano quindi “espropriate” anche se solo dal punto affettivo. Inoltre, i gorlesi erano - e sono tuttora - molto legati al culto della Madonna a cui era dedicata la chiesa Parrocchiale. I residenti dei Villini si sentivano in un certo senso esclusi: si lamentavano per esempio che le processioni non includessero nel percorso le vie del quartiere (almeno nei primi momenti). Spesso Don Emilio Mazza (Parroco di Gorle dal 1945 al 1960 - foto a fianco) passava per le vie dei Villini e si intratteneva volentieri con i residenti, a cui confidava di apprezzare molto le rose. Forse per gettar il seme della pace, il Parroco suggerì che i giardini pieni di rose e fiori dei Villini sembravano un omaggio alla Madonna: come tut-

ti sanno, infatti, la rosa è legata al culto di Maria. Le vie del quartiere non rimasero a lungo anonime: infatti negli anni Sessanta fu assegnato loro la denominazione di fiumi italiani, come Arno, Tevere, Po, Ticino, Brenta e Tagliamento. Unica eccezione la via Europa, forse perché era una vecchia strada che, proseguendo da via Marconi, conduceva a Torre Boldone e a Ranica e nelle mappe ottocentesche veniva definita “strada comunale per Torre Boldone”. In prossimità della roggia Morlana i campi finivano e lasciavano il posto, come si è già detto, alla “boschina” e alle ortaglie coltivate dai contadini. Il terreno era molto fertile e sabbioso e l’irriga-


zione era resa semplice dalla conformazione stessa della Roggia Morlana, che in quella zona scorre ad un livello superiore rispetto a quello dei campi. Nell’area del quartiere in prossimità del ponte esisteva un’unica cascina (dove oggi sorge l’autofficina “Garage 2000”) che fu abitata prima della sua demolizione dalla famiglia Ravanelli. Non era molto grande ed era costituita da due corpi di fabbrica paralleli una per la residenza e l’altro per le attività agricole. Il portone principale si affacciava in direzione del Ponte di Gorle (via Mazzini) e quindi sulla strada consolare Romana, dove si innesta l’attuale via Trento, che conduce a Ranica per la località di Viandasso. Vista la sua posizione, i ragazzi immaginavano che la cascina fosse stata in passato un fortino da cui i soldati controllavano e proteggevano il ponte. Nel lato opposto esisteva un portone di dimensioni minori che dava su l’ampio brolo che arrivava fino all’attuale Via Arno, in cui si trovavano piante da frutta e filari di vite. Nell’ala adibita alle attività agricole si trovava la macelleria Bresciani: sulla porta, a mo’ di insegna, capeggiava un teschio di mucca munito di corna. Il banco era in marmo bianco di Carrara dove era incisa la faccia di una mucca, quasi a riprodurre l’insegna esterna. Dopo la demolizione, il negozio si trasferì nell’edificio chiamato “casa bianca” in via Mazzini dove si trova tuttora. Sempre lungo via Mazzini, a fianco della macelleria c’erano una bellissima area attrezzata con tavolini e panche in graniglia e due campi da bocce, gestiti dall’antica osteria Epis. Le prime case dei Villini sorsero lungo la strada provinciale, ora Via Bixio e via Mazza, fra le quali si ricordano quelle delle famiglie Persico, Galia, Acerbis, Novara, Panseri e Rota. In via Europa all’incrocio con via Brenta, c’era un bar condotto dal signor Ravanelli detto “Peten” nel quale

esisteva l’unica televisione del paese e dove parecchie famiglie si radunavano la sera per vedere “Lascia o raddoppia” di Mike Buongiorno o “Il Musichiere” di Mario Riva, mentre i bambini si riunivano il pomeriggio a vedere la tv dei ragazzi. Il signor Ravanelli incuteva un po’ di timore in quanto aveva pettinatura e baffetti simili a quelli di Hitler. Un altro negozio di riferimento era la merceria della famiglia Persico, mentre gli altri negozi si trovavano lungo la strada provinciale come le salumerie Sala e Epis, le macellerie dei Fratelli Bresciani, una in via Mazzini e l’altra situata nella torretta di via Marconi. L’unico fruttivendolo si trovava a fianco del negozio di alimentari Sala ed era condotto dalla famiglia Esposito e successivamente dai Biava. Il lattaio si trovava invece in un piccolo negozio situato nella cascina dei “Due cantù”, sul lato opposto della Torretta. Qui si raccoglieva anche il latte dei contadini e quindi si poteva scegliere tra questo o quello della latteria. Giornalmente si faceva la spola tra questi negozi: allora i frigo non esistevano, per cui non si potevano conservare a lungo gli alimenti. Le botteghe erano dei formidabili luoghi di incontro, dove si veniva a conoscenza di quanto succedeva nel paese. Durante lo sviluppo edilizio di Gorle, nel quartiere esistevano addirittura tre imprese edili: la più importante, situata all’inizio di via Europa, dove ancora oggi sono visibili delle strutture industriali, apparteneva al Signor Giuseppe Acerbis, il costruttore della chiesa parrocchiale. La seconda, ubicata ancora in via Europa, era dei Signori Peliccioli e Manzoni, mentre la terza, che si trovava all’incrocio fra via Arno e via Brenta, era quella del Signor Giorgi, a cui il parroco Don Biava affidò la costruzione del Cineteatro “Sorriso” e degli annessi negozi e aule per il catechismo. (Pierluigi e Cinzia)


PUNT

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2011 anno di censimento. Chi più, chi meno sarà stato coinvolto dalla compilazione del questionario che fotografa la nostra Italia indicando quanti siamo, cosa abbiamo e come viviamo. Beh, il 2011 è anche l’anno in cui, sempre per rimanere in tema di numeri, statistiche e previsioni, la popolazione mondiale ha raggiunto il numero di 7 miliardi. A pensarci un attimo questa cifra fa spavento tanto grande è l’ordine di grandezza a cui si riferisce. A me vien da pensare come facciamo a starci tutti sulla terra? Eppure ci stiamo chi meglio, chi peggio. Fatto sta che l’avvento della sette miliardesima persona deve aver creato grande subbuglio a livello mondiale perché televisioni e giornali devono aver presentato scenari drammatici legati alla crescita della popolazione mondiale. Io, francamente, non ho prestato grande attenzione all’arrivo della bambina che ci ha portato ad essere 7 miliardi. Tuttavia, questa notizia deve proprio aver creato grande agitazione se qualcuno ha sentito la necessità di sdrammatizzare lo scenario dipinto dai mezzi di comunicazione. Ecco perché di seguito vi riporto l’articolo scritto da Costanza Miriano. Un po’ per ridimensionare il catastrofismo che nell’ultimo periodo ci perseguita come “la nuvola fantozziana”, un po’ perché Natale si avvicina e noi a Natale festeggiamo una nascita, un evento sicuramente bello e felice, indipendentemente da statistiche e previsioni. “Cara bambina numero sette miliardi, ti scrivo questa lettera per tranquillizzarti nel caso ti capitino sotto mano i giornali del ricco mondo occidentale, preoccupato per la tua nascita: dicono che siamo in

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di VISTA

troppi. A qualcuno potrebbero magari essere sfuggite parole poco accoglienti, e mi dispiace, anche se dubito che tu e soprattutto tua madre perdiate tempo con i nostri editoriali: tu non sai leggere, lei ha partorito ieri e credo che per qualche tempo potrà dedicarsi al massimo alla lettura delle istruzioni dell’additivo igienizzante per bucato, e, se le dovesse capitare di immergersi in qualcosa di più elaborato - tipo il foglietto del dentifricio - si assopirà senz’altro alla terza riga, spero (dimmi che sono normale, ti prego). Pare, dicono gli esperti delle Nazioni Unite, che ci siano buone probabilità che tu, oltre a essere femmina - e dunque a rischio gravidanza fra qualche annetto - abbia anche l’aggravante di essere filippina o indiana. Credo che queste congetture servano appositamente a gettare un’ombra sinistra sulla tua venuta, avvenuta tra l’altro per studiata coincidenza nel giorno che i pagani dedicano alle loro paure, Halloween: fossi stato un solido maschio tedesco nato in primavera, magari, avresti suscitato meno angosce. Invece una bimba di un paese “periferico” - anche se la geografia mondiale del peso economico pare invitare a rivedere il concetto - sembra più minacciosa per il benessere dei paesi ricchi. Noi invece ti vogliamo dire comunque benvenuta. Noi ti vogliamo dire che lo sviluppo sostenibile è una parola d’ordine che non ci appartiene, se il suo obiettivo è mantenere per pochi un livello di ricchezza illimitata, uno stile di vita inneggiante alla crescita infinita della produzione dei beni (ma com’è che i prodotti interni lordi devono crescere sempre ma quando nasce la gente le risorse sono finite?). Noi ti vogliamo dire che le preoccupazioni per l’ambiente sono giuste, sì, ma, come ha ricordato il Papa agli ambientalisti tedeschi, esiste anche un’ecologia dell’uomo. “L’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé - ha detto parlando al Bundestag questo signore che spero potrai presto imparare a conoscere, ne vale la pena - L’uomo non crea se stesso.” E’ proprio questo il punto, cara bambina. Poiché non ti sei creata da te stessa, e poiché neanche i tuoi genitori ti hanno creata, ma solo si sono resi strumenti della trasmissione della vita, e poiché la vita è comunque

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e sempre un dono di Dio, intoccabile e indisponibile dall’inizio alla fine, noi ti diciamo che dal momento che sei arrivata c’è posto anche per te. In particolare noi che siamo Italiani possiamo confermartelo: siamo il popolo che fa meno figli al mondo, e tanto il nostro Pil non cresce. Anzi non cresce proprio per quello: meno gente, meno lavoro, diminuiscono i consumatori, e mentre non si sostiene in nessun modo la famiglia, tutti sono costretti a consumare affannosamente di più, contraendo debiti anche per mantenere i tanti vecchi. Ma questa è una cosa troppo difficile per te cara bambina. Comunque fidati, lo dice meglio di tutti il Papa, sempre lui, si chiama Benedetto, nella Caritas in Veritate: “la diminuzione delle nascite mette anche in crisi i sistemi di assistenza sociale, contrae il risparmio, restringe

il bacino dei cervelli”. Adesso hai sentito parlare di tutte queste cose brutte - debiti, pil, sovrappopolazione - e magari stai pensando che forse qualche ragione di spaventarti un po’ c’è. Stai tranquilla. Dio a noi ha detto. “Non vale la vita forse più del vestito?” Lo ha assicurato a noi, che, non te l’ho ancora spiegato, siamo cristiani, cioè familiari dei santi, cittadini del cielo, e scusa se è poco. Se vuoi unirti a noi ti possiamo promettere che tutto concorre al bene per coloro che amano Dio. Piuttosto noi, forse ci dovremo occupare di una cosa: visto che la farina aumenta, forse è il caso che aumentiamo un po’ la quantità di lievito. Lo so persino io che sono una massaia piuttosto scarsa”. (Costanza Miriano, Avvenire del 1 novembre 2011) Daniela

Caro bambino settemiliardi miliardi Caro bambino sette ! ! “Caro baby sette miliardi! Non so se tu sia una bimba o un bimbo, se tu sia indiano o cinese, nato in una metropoli o in un villaggio, nella pampa o sotto un igloo, in una piccola isola sperduta o sotto una tenda o magari in un piccolo villaggio palestinese come Gesù. Non so se tu sia sano o malato o portatore di handicap. Non so se ad abbracciarti ci siano tutti e due i tuoi genitori o solo la mamma. Non so se diranno che tu e i tuoi coetanei siete troppi o troppo pochi. Ti avverto: questo mondo in cui arrivi è un po’ complicato e non è ospitale con tutti. Già quando nacque Gesù, l’evangelista Giovanni dovette scrivere nel suo Vangelo: “Venne fra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto…”. Noi non siamo migliori, non siamo così bravi da prepararti un mondo più accogliente. I capi dei popoli più ricchi e potenti sono spesso riuniti attorno a un tavolo ad arrovellarsi su come

andare avanti senza combinare altri disastri, e anche noi ci interroghiamo sul tuo domani. Però oggi io voglio dirti che tu sei unico e diverso da tutti gli altri, che sei un dono meraviglioso, che sei un miracolo, che il tuo spirito vivrà per sempre, e quindi sei benvenuto. Noi ti auguriamo che quando sorriderai qualcuno risponda al tuo sorriso e quando piangerai qualcuno ti accarezzi. Che tu possa andare a scuola e non soffrire la fame. Che qualcuno risponda saggiamente alle tue domande e ti incoraggi nelle tue iniziative e nell’assumere le tue responsabilità. Che tu possa voler bene agli altri, crescere, lavorare e vivere con la tua famiglia, con tanti amici, in un popolo e in un mondo libero e in pace. Che tu possa capire che la tua vita ha un senso pieno al di là della morte. Perché tu sei nato per questo: per vivere per sempre e per migliorare questo mondo con il tuo contributo.

Il tuo Creatore e Padre ti ha fatto per questo. Noi faremo la nostra parte perché questo diventi possibile; ma tu datti da fare, perché il tuo futuro dipenderà anche da te e forse toccherà a te dare il benvenuto al baby otto miliardi”.

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Il fioretto degli adulti in attesa del Natale

a magica atmosfera del Santo Natale è già un po’ nell’aria e per poter godere di questo magnifico momento della nostra vita cristiana bastano davvero ancora pochi giorni di attesa. Si tratta, insieme alla Pasqua, della festa più importante della nostra religione e, come tale, va preparata e vissuta nel modo più appropriato. Demandando a chi ha più titolo il raccontare come vivere l’Avvento dal punto di vista spirituale, che, peraltro, è senz’altro l’aspetto più importante, in queste poche righe proveremo a capire come gestire al meglio l’attesa del Natale anche dal punto di vista del benessere fisico. Si sa, infatti, che le feste natalizie sono un’imperdibile occasione per condividere con le persone più care piacevoli incontri, i quali si svolgono per lo più intorno ad una tavola ben imbandita. Proprio in previsione di questi inevitabili strappi alla regola alimentare, prima e dopo le feste

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sarebbe opportuno osservare un regime alimentare un po’ rigoroso, al fine di scongiurare eccessivi aumenti di peso, colesterolo e trigliceridi. Dunque, per attenuare gli effetti dei bagordi natalizi, per prima cosa è fondamentale una piccola, ma costante, attività fisica. Per i più giovani, ognuno scelga le attività sportive che più predilige, mentre ai non più giovanissimi sono più indicate passeggiate all’aria aperta a passo abbastanza sostenuto, oppure brevi nuotate possibilmente a dorso. Dal punto di vista alimentare, contrariamente a quanto si pensa ed alle abitudini più diffuse, la colazione non va sottovalutata, poiché è la principale fonte di energia per affrontare al meglio la giornata. Va, quindi, fatta con la dovuta calma e deve garantire un apporto calorico sufficiente: una bella tazza di caffè e latte (possibilmente poco caffè e tanto latte) lievemente zuccherata, due fette di pane con marmellata o miele (un paio di cucchiai in tutto), un pugno di cereali con lo

yogurt e uno o due frutti di stagione costituiscono la colazione ideale quotidiana. Salvo che ci siano particolari problemi d’intolleranza, è bene non assumere il thé al posto del latte, poiché quest’ultimo è una fonte di proteine e calcio davvero importante per il nostro organismo, in particolare con l’avanzare dell’età. Per pranzo è consigliabile assumere la giusta quantità di carboidrati (70 gr circa di pasta o riso conditi in modo molto leggero), un’abbondante porzione di verdure crude ed una quantità adeguata di proteine, tramite ad esempio carne bianca, pesce od uova. In alternativa alla pasta o al riso, qualche volta si può preparare una zuppa d’orzo. Questo cereale è ricco di proprietà rinfrescanti e depurative. In parti-


gendo parallelamente un effetto benefico sulla mucosa e sulla flora batterica intestinale. Coadiuva, inoltre, la fisiologica funzionalità del sistema immunitario ed è un buon antiossidante. Bardana: Questa pianta cresce spontaneamente in Italia e si può facilmente trovare nelle zone rurali, specie nelle zone più esposte al sole. La radice della Bardana vanta un’importante attività purificante e depurativa.

colare, l’orzo “mondo” (il cui chicco, una volta giunto a maturazione, perde naturalmente il proprio rivestimento esterno e viene direttamente destinato alle successive operazioni di tostatura e frantumazione) ha principi nutritivi tali da avere effetti particolarmente benefici per il nostro organismo. Per la cena si consigliano cibi non troppo elaborati: i legumi, ricchi di fibra alimentare e pochi grassi, accompagnati con verdura cotta ed un frutto, sono ideali per rimanere leggeri, oltre a favorire il corretto transito intestinale. In generale, di sera è opportuno non mangiare troppo tardi e non andare a dormire subito dopo il pasto, di modo che l’organismo abbia modo di smaltire almeno parte delle calorie assunte. Inoltre, per eventuali languorini fuori dai pasti, evitare il più possibile i dolci, sostituendoli con frutta o yogurt.

Per smaltire gli effetti dei pasti ipercalorici festivi, oltre a cercare di non esagerare con il cibo prima e dopo Natale, ci può venire incontro anche la natura. Esistono, infatti, alcune piante officinali che aiutano il fisiologico processo di smaltimento delle tossine accumulate tramite l’alimentazione e possono contribuire a contrastare l’eccessiva presenza di trigliceridi, l’ipercolesterolemia e l’iperglicemia. Vediamone insieme alcune: Aloe: Pianta tipica delle regioni calde delle Indie occidentali nel Mar dei Caraibi, grazie al suo spirito d’adattamento, è oggi coltivata anche in Italia e nel sud della Francia. Oltre alle sue note proprietà lenitive, emollienti ed idratanti, utili per contrastare gli stati infiammatori della cute, l’Aloe svolge un’azione depurativa rilevante, favorendo la fisiologica eliminazione di scorie e tossine accumulate nell’intestino e svol-

Carciofo: Probabilmente noto a tutti, il carciofo è originario dell’area del Mediterraneo e predilige terra argillosa e climi caldo-temperati. Il Carciofo è ricco di proprietà fitoterapiche. Garantisce, infatti, un’azione epato-protettrice, ipoglicemizzante e normalizzante della funzionalità renale. Grazie alla sua azione depurativa epatica, questa pianta può contribuire a contrastare anche l’ipercolesterolemia. Attenzione il carciofo deve essere utilizzato con cautela nei soggetti con calcolosi biliare. Allora, ricapitolando, per prepararsi al Natale, sono necessari un po’ di attività fisica, un po’ di accortezza nel cibo ed, eventualmente, un piccolo aiuto di madre natura. A tal proposito, come sempre, vi ricordo che l’assunzione di preparati a base di piante può avere effetti collaterali, quindi, prima di avventurarvi nel mondo della fitoterapia, chiedete sempre al vostro medico o farmacista. Piergiorgio 23


ASSOCI….AZIONI

ASSOCI….AZIONI

Benvenuti nella mini rubrica delle Associazioni

A.R.C.A. Domenica 13 Novembre l’Asso-

ciazione A.R.C.A (Associazione Ricreativa Culturale Assistenziale) ha festeggiato il 10° anniversario dalla fondazione. Durante la S. Messa delle ore 10 è stato benedetto il nuovo stendardo dell’Associazione. A seguire gli associati e gli amici si sono ritrovati pressi i locali del Centro Sociale per i saluti del Presidente seguito da un breve resoconto sulle attività svolte, i saluti e ringraziamenti del Sindaco, gli interventi di altri consiglieri e amici. I volontari avevano predisposto grandi ed efficaci pannelli espositivi con le fotografie e le locandine delle manifestazioni

realizzate. La mole di documenti esposti ha interessato tutti i presenti che hanno constatato la quantità di lavoro realizzato a beneficio della comunità. Ricordiamo, tra le altre attività, la progettazione e produzione dei calendari; la complessa organizzazione della Camminata della Solidarietà, giunta ormai alla 8° edizione; l’organizzazione di mostre fotografiche, culturali, storiche e artistiche; la partecipazione alle attività aggregative come castagnate e biciclettate e, quale fiore all’occhiello, la precisa e laboriosa organizzazione del servizio di trasporto per anziani e disabili, per il quale tanti volontari si adoperano affinché sia regolarmente attivo. A questo servizio l’Associazione ha aggiunto quello domenicale a disposizione degli anziani, o di chi ne ha necessità, per il trasporto alla chiesa parrocchiale per poter partecipare alla S. Messa.

AVIS-AIDO-ARCA-ALPINI

in collaborazione con tutte le altre Associazioni di Gorle organizzano per Domenica 11 Dicembre una festa di Santa Lucia. La Piazza ospiterà bancarelle, dolciumi e giochi. Durante il pomeriggio ci sarà una sorpresa per i bimbi che vorranno essere presenti. Vi aspettiamo numerosi.

AVIS Il 4 Novembre scorso l’AVIS di Nembro

ha organizzato una serata divulgativa e di aggiornamento sulla celiachia. Approfittiamo dell’ospitalità di questa pagina per esporre, molto brevemente, quanto di interessante è emerso perché, purtroppo, questa malattia colpisce indifferente bambini, adulti e anziani e non è conosciuta nonostante le gravi conseguenze che ne derivano per la salute di chi ne è affetto. La celiachia è una intolleranza permanente al glutine. Il glutine è una sostanza proteica presente nel frumento, 24


nell’orzo e nella segale. Per chi non ne fosse a conoscenza, l’AVIS Provinciale di Bergamo, grazie alla sua organizzazione e alla disponibilità dei numerosi volontari, è stata scelta quale sede per un importante test nazionale di valutazione sulla prevalenza della malattia celiaca tra i donatori. Il test è oggetto, proprio per la insolita quantità di soggetti da testare (nell’ordine di decine di migliaia) di attenzioni anche internazionali, perché produrrà dati molto più realistici di altri test effettuati su minori quantità di soggetti. In sostanza, alla conclusione del test, si potrà quantificare quanti donatori sono affetti da celiachia, quanti di questi ne erano a conoscenza e, con opportuni calcoli, ipotizzare l’incidenza sulla popolazione in genere. Altro aspetto importantissimo si identifica nel poter immediatamente testare i famigliari dei donatori risultati positivi, in modo da porli in condizione di curarsi ed evitare conseguenze. L’incidenza di questa intolleranza alimentare, in Italia, è molto elevata. Si quantifica nell’ordine dell’1-1,5% della popolazione. L’importanza della conoscenza e coscienza della celiachia è dovuta al fatto che nei soggetti predisposti geneticamente, l’introduzione nella dieta di alimenti contenenti glutine (quali pasta e pane) determina una reazione immunitaria abnorme a livello dell’intestino, con conseguente infiammazione cronica e scomparsa dei villi intestinali. I villi intestinali sono importantissimi per la nostra salute, perché sono addetti all’assorbimento, tra le altre sostanze nutritive, dei lipidi, dei sali minerali e del ferro. La carenza di ferro, con o senza anemia, è una delle manifestazioni cliniche caratteristiche della celiachia non trattata. A causa del malassorbimento intestinale, causato dalla celiachia, l’anemia non risponde alle cure con preparati a base di ferro. In tutti i casi la mancata diagnosi della celiachia, può portare a forme irreversibili di osteoporosi, (per carenza prolungata di calcio), infertilità, diabete mellito, aborti ripetuti, bassa statura nei ragazzi, tiroidi autoimmuni, e altre forme di varie gravità. Una diagnosi corretta, con conseguente dieta con esclusione dei prodotti contenenti glutine, possono prevenire buona parte dei problemi anzidetti. La celiachia può presentarsi in forme cliniche molteplici:

la forma tipica presenta sintomi quali diarrea cronica e calo di peso; una forma atipica si presenta tardivamente con sintomi prevalentemente extraintestinali, come anemia, epatite o patologie autoimmuni; una forma silente non presenta sintomi eclatanti; una forma potenziale (latente) si presenta con esami sierologici positivi (indicativi di malattia) ma con biopsia intestinale normale. La carenza (o assenza) di segni clinici caratteristici è causa, in moltissimi casi , della mancata diagnosi, con esposizione degli interessati alle conseguenze sopra menzionate. La diagnosi si basa sul dosaggio nel sangue di specifici anticorpi e sulla biopsia intestinale praticata mediante gastroscopia. La presenza di alcuni geni evidenziabili con indagine genetica sul sangue, conferma l’eventuale diagnosi. I risultati emersi finora dai test sul parco donatori hanno prospettato percentuali nell’ordine di un celiaco ogni 80/100 persone. Se si confrontano i dati che stanno emergendo con i dati a disposizione emersi da altri studi storici, si evidenzia che , mediamente, l’incidenza della celiachia sulla popolazione raddoppia ogni 15/20 anni. Altro dato importante che si sta confermando, e che finora non era stato così evidenziato, è la possibile insorgenza della intolleranza permanente anche in età molto avanzata.

AVIS-AIDO-ARCA-ALPINI

Sabato 17 dicembre, alle ore 20,30, tutti i volontari e i simpatizzanti delle Associazioni si riuniranno presso il Centro Sociale in Piazza Papa Giovannni XXII, per un caloroso scambio di auguri natalizi.

Per comunicare informazioni che potrebbero essere utili ad una miglior visibilità del Volontariato in Gorle (e anche fuori porta) si invita a contattare Luciano alla mail cial59@hotmail.com

Buon volontariato a tutti 25


Ripensando Ripensando alla bancarella di Maggio… alla bancarella di Maggio…

F

inalmente la bancarella delle nonne di domenica 1° Maggio ha visto il sole! Non che fossimo rassegnate al maltempo, come gli anni scorsi: oltre che bagnarci e acutizzare i dolori delle ossa, rendeva i nostri prodotti meno appetibili e fragranti. Ci si sentiva un po’ prese di mira dalla sfortuna, tanto che si era deciso di non mettere più in vendita i prodotti alimentari, come biscotti, torte o ravioli. E’ vero la Provvidenza non era mai mancata in passato, ma i rischi erano troppo pesanti. Il sole e il tempo buono hanno arriso alla bancarella e il provento è stato di € 700,00, permettendo così 26

di poter continuare il nostro piccolo contributo al Vescovo Padre Pagani, a Don Elvio, a Suor Cherubina e ai Cristiani della Terra Santa. La gente generosa e sensibile di Gorle dimostra di aver sempre a cuore i Missionari del paese. Si è lasciata coinvolgere e abbiamo potuto offrire i nostri lavori con più tranquillità, scambiare qualche parola, qualche idea, qualche ricordo. A proposito di ricordi, siamo andate indietro negli anni ricordando quelle tante care persone che tanto lavoravano e ora non ci sono più, oppure sono costrette all’inattività dagli anni e dagli acciacchi. Ora se ne sono aggiunte altre, che nonne non sono ma che mantengono in funzione questo piccolo volontariato nella nostra Parrocchia, avremmo bisogno di forze nuove, speriamo per il futuro. L’avvio alla Bancarella delle nonne l’aveva dato l’Unicef nel 1993 con

le “pöe” (bambole di pezza); dopo due anni eravamo passate a fare ancora qualche bambola, ma soprattutto altri lavori a mano: centrini a filet, golfini, lenzuolini e tovaglie ricamate, presine e mille altri lavoretti. Lo scopo era di essere presenti ai bisogni dei nostri Missionari che andavano per il mondo a portare amore, fede e speranza, e nello stesso tempo tener vivo in noi il senso di solidarietà per l’umanità meno fortunata: “Amatevi fratelli, come io ho amato voi” ci ha detto il Signore. Quando ci leggerete, la bancarella di domenica 27 novembre si sarà già tenuta: speriamo che sia altrettanto fortunata. Chissà…! Sicuramente sarete stati numerosi come sempre: vi ringraziamo fin d’ora. In un prossimo appuntamento vi forniremo il resoconto. La bancarella delle nonne


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