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Anno XCII - N. 3 MARZO 2014

orlese

“L’Angelo in Famiglia” - Pubb. mens. - Sped. abb. post. - 50% Bergamo

Direzione ed Amministrazione: Società Editrice SS. Alessandro Ambrogio Bassiano - Bergamo - Viale Papa Giovanni XXIII, 18 - Tel. 035 212344

La nostra fede è come cenere Signore, la nostra fede è come cenere: tiepida e inconsistente! La nostra speranza è come cenere: leggera e portata dal vento. Il nostro sguardo è come la cenere: grigio e spento. Le nostre mani sono come la cenere: quanta polvere! La nostra comunità è come la cenere: quanta dispersione! Signore Dio nostro, ti ringraziamo perché nel cammino di quaranta giorni che oggi iniziamo il soffio del tuo Spirito accende di nuovo il suo fuoco che cova sotto le nostre ceneri. Amen (Pie Charts)


preghiera

La , ossigeno della nostra anima Carissimi, il tempo della Quaresima è sempre avvertito, almeno da chi è “religiosamente sensibile”, come un’occasione di maggiore attenzione alla propria vita spirituale, come un tempo in cui si può recuperare un rapporto più forte con le proprie dimensioni più profonde, con la propria anima. La nostra società è, infatti, diventata una società di “corridori”. Siamo sempre in e di corsa, abbiamo ogni momento l’incubo di essere in ritardo, di aver dimenticato qualcosa e così via. Un ritmo di vita vertiginoso che ci porta a dimenticare quella parte di noi stessi che costituisce il fondamento del nostro “essere persona”, e cioè quella vita interiore dalla quale scaturisce tutto ciò che ci distingue dalle altre creature presenti nell’universo. È facile, allora, cadere in quella “superficialità” che ci fa vivere la vita in modo meccanico, senza porre attenzione alle cose che avvengono attorno a noi, trascurando, spesse volte, anche quei rapporti famigliari che possono piano piano far entrare la propria famiglia in una crisi affettiva. Si è sempre nervosi, tesi come 2

tante corde di violino, pronti alla risposta che ferisce, con facce imbronciate, incapaci di una minima sopportazione e così via… Queste sono cose che partono da dentro, dall’anima, e poi emergono fuori, scatenano reazioni violente, litigi, oppure trovano sfogo in bassezze d’ogni tipo e dipendenze di vecchio e nuovo conio. La Quaresima ci invita a trovare uno spazio per nutrire la nostra anima. E di che cosa ha bisogno la nostra anima? Essa ha bisogno soprattutto della preghiera. Specialmente oggi. La preghiera è parte insostituibile della fisionomia dell’anima umana, del suo nutrimento, del suo dinamismo. Leggevo recentemente, ma ne avevo sentito parlare tempo fa anche alla televisione, che la preghiera, in particolare l’orazione del Rosario (e questa è stata una sorpresa), non solo nutre la nostra anima, ma produce cambiamenti positivi anche nel corpo come una diminuzione del ritmo cardiaco, una notevole riduzione del consumo di ossigeno e una presenza di onde alfa nel cervello. Herbert Benson fu il primo a studiare, negli anni ’70,

gli effetti della meditazione dal punto di vista medico, controllando i cambiamenti fisiologici e metabolici prodotti dall’orazione mentale nei carmelitani scalzi di Washington. Altre indagini, in seguito, confermarono il potere terapeutico della preghiera nella cura delle malattie cardiache e tumorali. Ancora Benson aveva osservato, praticando alcune ricerche sui monaci del Dalai Lama che, tra le altre cose, la meditazione elimina, o almeno attutisce, lo stress, l’ansietà, le preoccupazioni, le crisi di panico, aumentando la capacità di concentrazione, il rendimento scolastico, la creatività personale, la comprensione degli altri e la serenità. Ma al di là di queste notizie che ci possono anche fare piacere, che cosa è nella sostanza pregare? La preghiera è prima di tutto una lode a Dio; è cioè il riconoscere che sulla nostra esistenza vi è una parola di benedizione detta da Dio, nostro Padre, sin dal giorno del nostro venire al mondo. In altre parole, ciò che Dio ha detto nella creazione dell’uomo e della donna: “Questa è cosa molto buona”, lo dice, oggi, anche per ognuno di noi.


L’uomo di fede è esattamente colui che giunge ad affermare della sua esistenza, con tutte le luci e le ombre di cui è composta: “è cosa molto buona!” ma non perché è capace di fare cose molto buone e molto belle, ma perché sa di essere oggetto dell’attenzione di Dio, sempre, anche quando sbaglia. Queste parole, però, diventeranno vere nella misura in cui si è capaci di ritagliare spazi e tempi da dedicare alla vita interiore, spirituale: dalla celebrazione eucaristica alla preghiera comunitaria dei Salmi, dalla meditazione personale alla “lectio divina”, dalla preghiera di contemplazione del Rosario alla meditazione della Via Crucis, sino al silenzio di amore dinanzi al Santissimo Sacramento. Sono tutte occasioni per un invito a lodare, a magnificare, a benedire: a dire bene di Dio e del mondo, degli altri e di noi stessi, del nostro essere nelle mani di Dio e dei nostri sogni. Nella preghiera cristiana non deve mancare la richiesta di aiuto e neppure il lamento. Senza il lamento la lode sarebbe scialba. La nostra vita è sempre contemporaneamente troppo grande e troppo angusta. Anneghiamo nell’infinito e nello stesso tempo ci troviamo costretti a vivere in un luogo determinato. Sei libero di fare mille cose, ma non puoi saltare un giorno di vita. Puoi elaborare pensieri elevatissimi e nello stesso tempo pensieri inumani. Puoi fare gesti di grande amore verso estranei e negare amore

e comprensione alle persone che, quotidianamente, condividono con te la vita. Puoi collegarti con il mondo intero, ma hai e sei questo corpo, questa storia, questo tono di voce. La lettura della Parola di Dio, che ci racconta storie sempre possibili, i Salmi, che ci tramandano il respiro della preghiera distribuita nei secoli, i misteri della vita di Gesù che ci ha portato il perdono del Padre e la Salvezza, ci aiutano a prendere coscienza delle sproporzioni su cui si basa l’esistenza dell’uomo, la nostra esistenza. Questo è il midollo della preghiera: toccare la precarietà della propria esistenza, elevarla a Dio e riceverla di nuovo da Lui con una parola di benedizione, di incoraggiamento. “Signore, è troppo bella la mia vita perché Tu non venga

in mio aiuto per custodirla e farla fiorire. Signore non sono all’altezza di me stesso, del mio destino, del destino di essere un uomo: non lasciare la mia vita solo a me stesso”. Approfittiamo, quindi, della Quaresima per dare più respiro alla nostra vita spirituale, ritagliando nelle nostre giornate uno spazio per dare più “ossigeno” a quella parte di noi stessi che ci aiuta ad essere più positivi, più sereni, più buoni, più contenti. Ricordiamo che la “bombola” che contiene questo ossigeno è la Parola di Dio, il perdono sacramentale attraverso la Confessione, l’Eucaristia domenicale, la preghiera personale, famigliare e comunitaria.

Buona Quaresima. Con stima ed affetto il vostro parroco

Don Luigi

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La Quaresima come palestra di vita famigliare

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uaresima tempo di CONVERSIONE, tempo in cui siamo invitati dalla Chiesa a “cum-vertire” cioè a cambiare direzione, a invertire la rotta, a modificare la nostra mentalità perché si avvicini il più possibile a quella indicataci dal Risorto. La Quaresima, se considerata esclusivamente come periodo di sforzo e mortificazione, può offrire una visione distorta della vita cristiana e smette di essere un’opportunità di crescita personale e spirituale dei membri di una comunità, in particolare del nucleo famigliare. Un buon percorso quaresimale non richiede semplicemente di impegnarsi a rinunciare a qualcosa, di sacrificarsi, di vivere in maniera più sobria: se è vero che la fede deve sempre tradursi in opere e gesti concreti, è altrettanto vero che alla base dell’agire non estemporaneo, o limitato a un determinato periodo del tempo liturgico, c’è sempre una riflessione interiore in grado di incidere sulle motivazioni più profonde della persona promuovendone il cambiamento vero. Come proporre cammini possibili e credibili di conversione nelle nostre comunità, nelle nostre famiglie, nel nostro cuore? In particolare per la famiglia, oggi le proposte che provengono dai vari uffici, diocesani e non, sono molte: non è semplice fare una scelta che coniughi le necessità 4

di intraprendere un percorso di preparazione quaresimale serio e, contemporaneamente, in grado di “affascinare” i bambini, di aiutarli a vivere questo periodo dell’anno liturgico non come un tempo di tristezza, ma come un tempo di grazia per riscoprire la propria identità cristiana e riconoscere i talenti personali da mettere al servizio della vocazione missionaria. Per questo, forse, è arrivato il momento di puntare su altre cose, di proporre nuovi stimoli: certamente la rinuncia al dolcetto, la preghiera quotidiana, l’accantonamento di denaro da destinare all’elemosina, l’impegno a collaborare nella gestione famigliare assumendosi un incarico hanno ancora qualche valenza nella formazione religiosa e spirituale dei più piccoli, ma non possono esaurirla. In una realtà quotidiana ordinaria che già molto valorizza il “fare”, tante volte fine a se stesso, forse è il caso che la famiglia si

ponga un po’ in controtendenza promuovendo l’incontro con la riflessione, con l’ascolto che affascina, che educa ai valori del mettersi a disposizione degli altri e del prendersene cura. Quali strumenti la comunità e la famiglia possono oggi utilizzare per arrivare al cuore e alla mente dei bambini e degli adolescenti, proponendo validi spunti di riflessione e di crescita? Sicuramente in famiglia il tempo quaresimale può essere il momento ideale per leggere e far leggere ai ragazzi libri, episodi e testimonianze che trattino temi importanti, non necessariamente religiosi, sui quali poi riflettere. Si pensi, per esempio, all’impatto che possono avere su un bambino o un adolescente le idee, il pensiero e gli esempi di vita di persone quali Gandhi, Mandela, Madre Teresa di Calcutta… Nell’età evolutiva la narrazione e l’incontro con i grandi personaggi sono fondamentali per educare ai grandi valori cristiani e alla missionarietà, ma anche per far scattare quei processi di identificazione che fanno maturare la consapevolezza di sé e delle proprie attitudini, aprendo la strada ad un inserimento maturo, responsabile e attivo nella comunità. Anche la scelta dei film da vedere insieme può offrire suggestioni potenti per allargare gli orizzonti spirituali e vivere la


preparazione alla Pasqua come un momento di autentica crescita personale e famigliare; solo per citarne alcuni, si pensi a film come “Vai e vivrai”, “L’amore inatteso”, “Welcome”, “Uomini di Dio” o, per i più piccoli a cartoni animati, “Dragon Trainer”…: tutti, al di là della storia che raccontano, aiutano a riflettere su temi che interpellano, ad esempio, la nostra capacità di vivere evangelicamente e responsabilmente alcuni atteggiamenti o scelte di vita. Sarebbe bello, inoltre, che in

Quaresima la famiglia dedicasse davvero del tempo a se stessa. E’ importante vivere con i propri cari momenti di confronto in cui ci si racconta vicendevolmente le ricchezze di ognuno, ma anche le fragilità o le fatiche che si stanno vivendo: è solo da un dialogo intenso, sincero ed empatico, che può nascere l’impegno autentico a mettersi a disposizione degli altri. E perché non pensare di fare un passo ancora più in là per trasformare davvero la Quaresima in una palestra di vita famigliare

fatta di serenità, comprensione e perdono reciproco? A tale scopo un giorno di ogni settimana quaresimale potrebbe diventare per le nostre famiglie il “giorno del sorriso”, in cui ciascuno si impegni a evitare tutti i possibili motivi di discussione portando il proprio contributo di sorriso e di pazienza alle vicende quotidiane. Vissuta in questa prospettiva la Quaresima diventa davvero “sacramento”, segno visibile della grazia di Dio e della nostra conversione.

La Cena del Povero

I n Q uaresima sei invitato a una cena speciale … Mercoledì 26 marzo a partire dalle ore 19.30 in oratorio potrai consumare insieme alla tua comunità una cena semplice e frugale, per poi vivere un momento di riflessione e di preghiera su temi legati alla missione. Ti aspettiamo I sacerdoti e il gruppo missionario

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Vita

Giornata

della

…canti gioiosi rallegrati dal battito delle mani, voci di bimbi che risuonano nel silenzio della consacrazione e poi qualche “corsetta” tra le navate della chiesa…così, festosa e un po’ movimentata, è stata la S. Messa celebrata domenica 2 febbraio “Giornata della Vita”, a cui erano invitati tutti i bimbi piccoli della nostra comunità. Chi, infatti, più dei bambini con il loro sorriso sincero e il loro sguardo curioso, può essere testimonianza della Vita? Una giornata speciale che è proseguita in oratorio dove, insieme ad alcune famiglie abbiamo assaporato il piacere di un pranzo condiviso. Nel pomeriggio ci siamo ritrovati in chiesa, la casa del “Grande Papà del cielo” per celebrare insieme a Don Davide e Don Luigi il ricordo del nostro Battesimo… per riscoprire il significato della Luce che Gesù ci 6


Vita

Giornata della

ha donato in quel giorno: una fiamma, la fede, che illumina e riscalda e che a noi genitori è chiesto di custodire e alimentare. Sono bastate parole semplici e piccoli gesti per raccontare queste cose ai bambini e illuminare i loro occhi e il loro cuore:

su un piccolo cuore bianco e lo ha poi attaccato su

“Grazie Gesù che con il Battesimo ci hai donato una luce che non finisce mai”… al buio alcuni papà hanno acceso una candela alla fiamma del cero pasquale, simbolo di Gesù risorto, e poi hanno “passato” la luce ai piccoli accendendo i loro lumini colorati … la Chiesa si è illuminata di una nuova luce!

fammi strumento per portare attorno a me luce

“Grazie Gesù che con il Battesimo ci hai donato un cuore nuovo” … ogni bimbo ha scritto il suo nome

uno più grande rosso, il cuore di Gesù. E felici ci siamo salutati cantando: “Signore sono qui per dirti ancora sì, fammi scoppiare di gioia di vivere, e chi è vicino a me sappia che tutto in Te è luce” Grazie a tutti i bambini che con la loro spontaneità, l’entusiasmo e lo stupore ci fanno riscoprire la freschezza di una fede fatta di verità e semplicità. le catechiste del gruppo 0-6 anni

i nostri incontri continuano… 7


Cammino di Quaresima Cammino di Quaresima Vivere

la

casa…

abitare

la

vita:

… fidandosi … ascoltando … attingendo … vedendo … credendo … compatendo

Il Cammino della Comunità Riprendono le preghiere nelle famiglie, dopo la bella esperienza dell’Avvento. Per i 6 venerdì di Quaresima (7, 14, 21 e 28 marzo e 4 e 11 aprile) ci ritroveremo a condividere dei momenti di preghiera sul Vangelo della Domenica nelle nostre case. I nomi delle famiglie che ospiteranno la preghiera le possiamo trovare in chiesa parrocchiale o sulla home del sito dell’oratorio: www.oratoriogorle.net La preghiera sarà alle 20:45. Tutti sono invitati a partecipare.

La Domenica dei Piccoli Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite (Mc 10, 14-16) INVITIAMO TUTTI I BAMBINI DAI 2 AI 6 ANNI (prima elementare compresa) A QUESTI INCONTRI: Le Domeniche di Quaresima (09/03 - 16/03 - 23/03 - 30/03) dalle ore 9,45 alle ore 11,00 presso l’Oratorio per offrire loro un momento di partecipazione nel quale possano, con il loro linguaggio fatto di giochi e di colori, fare amicizia con Gesù e…per offrire ai genitori l’opportunità di partecipare alla S. Messa delle ore 10,00 E INSIEME AI GENITORI per le seguenti domeniche: 06/04 - S. MESSA PRESSO LA CHIESINA DELL’ORATORIO alle ore 10.00. 13/04 - D OMENICA DELLE PALME: partecipazione alla processione alle ore 11.15 in oratorio e alla S. Messa delle ore 11.30 presso la Chiesa Parrocchiale.

Pubblichiamo un pensiero pervenutoci in merito agli incontri di preghiera in famiglia dello scorso Avvento. Grazie per questa testimonianza! Mi è stato chiesto di scrivere riguardo all’esperienza delle “Preghiera in famiglia”. E’ il caso di dire che forse, come credono persone vicine alla Fede, lo Spirito Santo è sceso su di me. Non mi sarei, infatti, mai aspettata d’accettare di fare questo passo, pensando alle domande, dubbi, incertezze, ecc: mi sono semplicemente lasciata guidare, concorde con mio marito, da quella sensazione di volerlo fare e subito mi è stata donata la ricompensa più bella e indicativa; vedere i miei figli attenti e partecipi in tutti e quattro gli incontri di preparazione al’Avvento. Grazie per questa bella opportunità. Chicca e famiglia

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a

Sto già sperimentando la vostra generosità N

ell’ultimo notiziario parrocchiale avevo accennato al problema delle campane e della necessità di mettere tutto l’impianto elettrico “a norma di legge”. Ebbene: il bollettino è stato distribuito sabato 8 febbraio e domenica 9 febbraio avevo già ricevuto alcune offerte a sostegno di questa iniziativa. Inutile dire che ciò mi ha fatto molto piacere e mi è stato di incoraggiamento. Ma devo dire che, ancor prima di questo fatto, avevo già ricevuto una dimostrazione di generosità in occasione della celebrazione degli anniversari di matrimonio: le coppie di coniugi hanno accolto l’invito ad aiutare la parrocchia ad affrontare questa spesa straordinaria. Mi è stata consegnata una busta che conteneva un’offerta accompagnata dal seguente pensiero:

Gorle 12 febbraio 2014 “Grazie Gesù che con la tua visita mi porti la grazia più grande: Te stesso. Gradisci questa offerta: è per le campane della nostra Chiesa che sono la tua voce e che mi trasmettono tanta gioia”. (segue la firma)

Che bello! Che sensibilità e delicatezza! Sono sicuro che la vostra generosità non si farà attendere. Verrà preparato un cartellone sul quale verrà raffigurata una grossa campana contenente delle piccole campane ognuna delle quali verrà colorata al raggiungimento di una offerta di € 50. Così potremo vedere come piano piano riusciremo ad assolvere questo impegno economico. Offerte per la messa a norma dell’impianto delle campane (dal 15-01 al 20-02)

NN. 150,00; NN. 50,00; NN. 50,00; NN. 500,00; NN. 30,00; NN. 25,00 in ricordo di mio papà; dal Gruppo Alpini 500,00; Festa degli anniversari di matrimonio 1.400,00. Per chi volesse fare bonifici attraverso la Banca: UBI-Banca Popolare di Bergamo, filiale di Gorle, con le coordinate bancarie IT 66 N 05428 53100 000000073549 indicando la motivazione: per le campane.

Grazie per la vostra Generosità e Fiducia!

Don Luigi

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Rivoluzione Estate 2014 L

a vivacità e la bellezza di una comunità non si misurano nei numeri o nelle quantità di proposte offerte durante un anno. Ma si vedono soprattutto nella semplicità di un appassionarsi a Dio e all’uomo. Dopo diversi anni di attesa è arrivato il momento di fare un passo “azzardato” e quanto mai necessario. Questo riguarda le attività estive che si sono sviluppate e molto modificate nel nostro oratorio: sono aumentati i ragazzi, gli animatori, le proposte… Tante volte mi è frullato per la testa la possibilità di allungare l’esperienza del Centro Ricreativo Estivo. Nelle ultime esperienze, ho notato, sia negli occhi

dei bambini, sia nello sguardo degli animatori, una certa nostalgia al termine del Cre. Tre settimane sono velocissime! Il “cantiere” inizia a muoversi da febbraio in poi tra domande al Comune e all’ASL per l’autorizzazione, all’organizzazione delle gite, degli spazi, alla formazione degli animatori, alla raccolta delle informazioni, alle tante attività da preparare … la macchina da mettere in moto chiede tempo ed energie. A volte è talmente complessa che sembra un pachiderma. E spesso noti che, quando inizia il Cre, il grosso è già alle spalle. Tre settimane sono belle, certo, ma molto veloci! Quando sei in piscina il mercoledì della seconda


settimana sei già a metà! Il resto è una discesa senza freni. Anche se non è mai corretto parlare di numeri, ogni tanto vale la pena prenderli in considerazione. Al Cre nel 2013 hanno partecipato 220 bambini e 60 animatori (nel 2012: 220 ragazzi + 50 animatori). Numeri non piccoli! L’esperienza di Pianezza porta a un numero di 35 ragazzi per turno (i turni comunque non sono tutti pieni) con 6 animatori. Facendo un po’ di conti: Al Cre 220 bambini + 60 animatori = 280 presenze Pianezza 35 bambini + 6 animatori X 3 turni = 123 presenze. Penso che i numeri parlino chiaro! Per questo ho condiviso l’idea con don Franco prima e don Luigi poi di allungare l’esperienza del Cre portandola da TRE a QUATTRO settimane. Questo per dare a tanti ragazzi una possibilità in più, una settimana in più! Ne abbiamo discusso nel Consiglio Pastorale Parrocchiale di ottobre e da lì sono iniziati i lavori di “ristrutturazione”. Una commissione di 15

ragazzi supportati da Michael Longhi (animatore dell’Ufficio Pastorale per l’Età Evolutiva), stanno lavorando insieme per riprogettare il Cre! A fine maggio sarà presentato a tutti i genitori e i ragazzi. Come cambiano le proposte del Cre e di Pianezza? Il Cre sarà di 4 settimane e precisamente da lunedì 16 giugno a venerdì 11 luglio (sempre dalle 13:30 alle 18:30) in oratorio. Il campo estivo di Pianezza non sarà più diviso in 3 turni ma soltanto in 2: al 1° turno parteciperanno i ragazzi di 3°, 4° e 5° elementare da Lunedì 14 luglio a Martedì 22 luglio al 2° turno parteciperanno i ragazzi di 1°, 2° e 3°media da Martedì 22 luglio a Mercoledì 30 luglio. Cosa dire? Per me questo è un sogno che si avvera. Ho desiderato tanto allungare il Cre e quest’anno si realizzerà! Spero che questa nuova occasione sia per la comunità una possibilità in più da vivere. Ringrazio i ragazzi che stanno lavorando per il restyling del Cre (anche questa è un’avventura)! Finisco allegando un pensiero che ci ha lasciato Michael dopo l’ultimo incontro di revisione. Parla di sogni e di desideri… Il desiderio è una nuova possibilità offerta a tutti: vivere più intensamente l’oratorio come luogo di gioco, d’incontro e di preghiera! «Dice la leggenda di San Lorenzo che ogni volta che una stella cade dal cielo si avvera un tuo sogno. La caduta di una stella lascia traccia brevissima nel cielo. Perché tu possa approfittare di quell’istante è indispensabile che tu tenga sempre pronto un desiderio nell’animo. Ma non è soltanto nella notte di San Lorenzo che cadono le stelle dal cielo tutta la vita è come una notte di San Lorenzo. Si propongono all’improvviso occasioni propizie per i tuoi sogni, come neppure tu lo sai. Quelle occasioni assomigliano a stelle cadenti. Perché tu possa cogliere davvero quelle occasioni è indispensabile che tu viva animato da un desiderio, o da molti desideri».

Buona estate a tutti don Davide

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CONDIVISIONE

ADO 2014

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bbiamo deciso di raccontare questa bella esperienza a più voci… Lasciamo spazio a piccole riflessioni personali di qualche ragazzo, animatore e una mamma! Ragazzi: Un’esperienza fantastica che ha consolidato i rapporti che già avevo e che ne ha creati di nuovi. La ripeterei all’infinito. È stata un’occasione per conoscerci meglio e un modo di passare il tempo tutti insieme senza sprecarlo. L’unica fatica è stata la sveglia! Andrea

La condivisione è stata una bellissima esperienza perché eravamo tutti insieme ed è stato un momento in cui ci aiutavamo a vicenda: ad esempio nei compiti o anche nelle faccende di casa. Mi è servita anche per maturare la mia responsabilità nelle cose. Stando con gli altri ho apprezzato di più le qualità di quelle persone che, magari, non conoscevo fino in fondo sopportando anche qualche loro difetto. Paola M.

Ciao don volevo ringraziarti per questa meravigliosa settimana passata insieme, sono stata benissimo tra compagnia, mangiare, divertimento e risate in compagnia, attività e tutto il resto, tutto perfetto peccato 12

solo che sia durata cosi poco!! Mi è sembrato di stare in una vera famiglia!! Grazie di cuore! Alice

Grazie mille per la bellissima esperienza che ci hai permesso di condividere! Sono stati cinque giorni stupendi e mi manca già vivere li con voi. Non so proprio come dirti quanto sono grata per tutto! Buona notte e grazie ancora don!! :-) Elisa

La condivisione è stata una bellissima esperienza significativa perché ha fatto capire ad una ventina di adolescenti del nostro oratorio il vero significato del vivere insieme e condividere non solo beni materiali come può essere la casa o il fare pulizie, ma anche qualcosa di più profondo come pensieri

e riflessioni riguardanti i temi affrontati: alcol, fumo, droga e scelte personali. Lorenzo

Educatori: Caro don Davide, grazie di cuore per la possibilità che ci siamo dati ieri sera. I ragazzi di Paratico erano entusiasti, e nel viaggio di ritorno mi spingevano a fissare la data per farvi venire sul lago per contraccambiare. Ti sono davvero grato perché hai permesso a questi ragazzi di sentirsi ospiti graditi ed accolti, da un oratorio e da un gruppo di ragazzi con un po’ più di storia e convinzioni. Non sai quanto parlavano sul pullman rileggendo luoghi, volti, modi... Grazie poi, per avermi dato la possibilità di condividere pezzi di questa mia storia con i tuoi


ragazzi. Sono davvero in gamba, e mi aprono il cuore! Ritrovo in essi la speranza che mi animava e anima tuttora la mia idea di oratorio. Sono per me grandi doni. Infine grazie per la fiducia e la bella collaborazione che stiamo vivendo insieme. Con stima e affetto. Michael

Mi è stato chiesto di scrivere 4 righe sull’esperienza della condivisione… 4 righe sono troppo poche per raccontare tutto quello che abbiamo fatto o per trasmettere tutte le emozioni che abbiamo provato. Allora mi sono chiesta: e se dovessi dirlo con 4 parole quali sceglierei? Le prime a cui ho pensato sono state: AMICIZIA perché il gruppo che si è formato era davvero unito e mi sono sentita accolta in una grande famiglia. DIVERTIMENTO perché quando si sta insieme a degli amici ed ognuno ha il suo carattere speciale è inevitabile che ci si diverta da matti (avrei vari esempi su questo: vedi la panna spalmata ovunque, le gemelle principesse, ecc). SERVIZIO perché ognuno cercava di dare il suo contributo facendo ciò che poteva per gli altri: chi lavava le tazze della colazione, chi preparava da mangiare (GRAZIE mamme!), chi cercava di far capire ai ragazzi delle cose importanti per le loro scelte future, la pazienza del don nell’avere la casa invasa e il bagno perennemente allagato… PREGHIERA perché ogni gior-

nata si apriva e si chiudeva con un momento di preghiera era il filo conduttore della nostra esperienza, anche perché se alla base di tutto non ci fosse stata la fede, non ci saremmo mai trovati insieme per vivere questa bellissima condivisione. Vorrei quindi ringraziare don Davide per averci accolti nella sua casa come farebbe un fratello o un papà e per averci donato l’occasione di fare gruppo e diventare amici, mentre consiglio di vivere quest’ esperienza a tutti i ragazzi a cui verrà proposta perché è veramente stupenda! Valentina

“Come ogni volta è stata un’esperienza unica da qualunque punto di vista la guardi, sia per le persone presenti sia per gli

argomenti affrontati in questi giorni. Che tu sia un animatore piuttosto che un ragazzo questa è stata un’esperienza non priva di difficoltà, dalla gestione degli spazi alla necessità di adeguarsi alle decisioni collettive. Quello che rimane però è la voglia di ritornarci per il divertimento e forse perché donarsi agli altri ti scalda il cuore”. Ale

“L’amore è attenzione”... Con questo inciso di una delle più importanti scrittrici italiane contemporanee, Susanna Tamaro, si potrebbe riassumere l’obiettivo massimo della nostra esperienza di condivisione di quest’anno. E ancor più forte sembrano risuonare queste parole, quando una 13


delle critiche forti e più ricorrenti portate agli adolescenti e giovani del mondo di oggi è quella di aver sostituito le persone con una marea di altre “cose” (per esempio strumenti tecnologici quali Internet, cellulari e chi più ne ha, più ne metta) dimenticandosi come relazionarsi con il prossimo in carne e ossa. Diventa dunque ancor più bello e importante l’aver trascorso un po’ del nostro tempo tutti assieme condividendo e convivendo sotto lo stesso tetto. Uso volutamente entrambe queste due parole perché ciò che si è cercato di fare è stato rimanere insieme durante tutto l’arco della giornata: non si sono solo condivisi momenti e attività di riflessione più o meno profondi (veramente interessante e stimolante è stato, a mio modestissimo parere, confrontarsi con gli adolescenti riguardo a temi che li e ci toccano spesso in prima persona, quali le di14

pendenze da alcol, fumo e droga e la capacità di pensare e scegliere autonomamente) ma anche momenti di svago e, perché no, piccoli attriti nella vita di tutti giorni che sorgono inesorabili quando si vive in tanti (in 15 per turno nel caso specifico) sotto lo stesso tetto. Già sempre quel famoso tetto a cui si faceva riferimento prima, che nel nostro caso, non è proprio quello di una casa comune, bensì di un oratorio: ecco allora che il legante fra tutte queste attività, alcune più, altre meno importanti, rimane il momento di preghiera che ci ha ricordato che in quella casa, ma anche e specialmente fuori non siamo da soli e che c’è qualcuno che ci dedica ben più di qualche attenzione… Infine un ultimo momento interessante da citare è stato la possibilità di incontrarci e dialogare con un altra comunità di Oratorio: i ragazzi di Paratico sono infatti passati a farci visi-

ta per condividere insieme ciò che succede e anima i nostri Oratori. Questa serata è stata un’occasione preziosa per fare un po’ di sana autocritica costruttiva per vedere che cosa funziona e in cosa si può ancora migliorare. Beh come concludere: purtroppo con i cellulari abbiamo fallito miseramente (nessuno è tornato a casa volendosene disfare o volendo ricominciare a utilizzare lettere e/o piccioni viaggiatori ;) ), però d’altra parte la speranza è quella di essere riusciti a rendere questo gruppo più affiatato e a far sperimentare quanto sia bello spendere del tempo con gli altri e anche per gli altri. Personalmente ringrazio tutti per questa esperienza e per l’attenzione e la cura che ragazzi, mamme e don hanno saputo esprimere gli uni verso gli altri. Luca

Una mamma: Ciao Don! Oggi dopo pranzo hai fatto a tutti un sacco di ringraziamenti; mi sono accorta però di non averti detto il mio grazie per aver dato a mio figlio e agli altri ragazzi della convivenza questa bella opportunità. Sono convinta che è stata una settimana con momenti di preghiera, belle attività e perché no anche divertimento. Anche il divertimento fa parte delle cose belle della vita e avvicina le persone. Non è indispensabile fare “cose troppo alte” è bello invece fare cose semplici perché tutti le possano vivere in una dimensione fraterna.


o i r a i D a n u i d hista c e t a c Io Credo la Chiesa… D o n L u i g i i n c o n t r a i r a g a zz i d i 5 a e l e m e n t a r e “Io Credo la Chiesa, Una - Santa - Cattolica - Apostolica”: una professione di fede importante, che ripetiamo ogni domenica a messa; una dichiarazione da capire e annunciare con il cuore carico di gioia. Già non è facile, per noi adulti, comprendere le parole che pronunciamo a memoria, figurarsi spiegare a ragazzi di 10 anni che cosa si intende per Chiesa, quando è nata, da chi è formata… Per questo abbiamo deciso di fare un viaggio di 4 tappe-incontri. Siamo partiti dall’ascolto della canzone “Chiesa di mattoni NO, Chiesa di persone SI’” (proprio per chiarire che la Chiesa non è un edificio di cemento, ma siamo noi, battezzati, popolo dei figli di Dio) e siamo arrivati al ‘brainstorming’, una tecnica di creatività di gruppo per far emergere idee volte, lasciando la mente dei ragazzi libera di associare al concetto di Chiesa ogni altro riferimento (Chiesa = Sacerdote, Trinità, Eucaristia, casa di Dio, festa, domenica, canti,…). Il momento più emozionante è stato avere con noi un ospite speciale, un vero rappresentante della Chiesa che ci ha guidati nel suo santo mondo: Don Luigi. Sedie poste in cerchio e il parroco a spiegare chi è il Vescovo (successore degli Apostoli), il Papa (successore di Pietro e vescovo di Roma) e come mai si afferma

che la Chiesa è Una (uno solo è il popolo dei figli di Dio, come uno è il Signore), Santa (perché dono di Dio e salvata dal peccato attraverso la morte e resurrezione di Gesù), Cattolica (cioè universale, diffusa in tutto il mondo) e Apostolica (fondata su quanto raccontato e insegnato fin dai primi apostoli). Ma soprattutto Don Luigi ha chiacchierato liberamente con i ragazzi, incantati e attenti. Appassionante il momento in cui ha raccontato la sua vocazione: una chiamata arrivata da fanciullo, quando faceva parte del Gruppo Chierichetti, e confermata dal fatto di voler essere come ‘Don Pierì’, storico sacerdote dell’Oratorio di Leffe. Nessun sogno, visione o apparizione, solo un forte desiderio di voler ‘sposare’ la Chiesa e Cristo; una vocazione ancora oggi viva e forte perché il Signore l’ha chiamato e lui ha risposto “SI’”. Ogni volta che diciamo al Signore “Eccomi”, la nostra vita diventa meravigliosa perché realizziamo esattamente il progetto che Dio aveva su di noi. E, allora, qualunque cosa ci chieda il Signore, rispondiamo con gioia “SI’”: non ci pentiremo mai della scelta fatta perché Lui ci resterà sempre vicino. Paola

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E V E R B n i E L R GO

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ccoci alla seconda puntata della nostra nuova rubrica che ci racconta “in pillole” gli avvenimenti e gli appuntamenti più significativi occorsi nella nostra comunità lo scorso mese. a cui siamo chiamati: divenire con Cristo luce del mondo. Domenica 2 febbraio, Giornata della Vita, è stata interamente dedicata ai piccoli della nostra comunità. Tutto è iniziato con l’animazione della messa delle 11.30: numerosi bambini del gruppo 0-6 anni, accompagnati da genitori e catechiste, hanno partecipato

Sabato 1 febbraio la nostra comunità, nella Messa delle 18.30, ha celebrato la festa della Presentazione di Gesù Bambino al Tempio, che tutti ricordiamo con il nome di Candelora. Questa festa si celebra 40 giorni dopo il Natale e ricorda il gesto compiuto da Maria e Giuseppe al tempio. All’inizio della messa don Davide ha benedetto le candele accese, quali simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”, 16

come il Bambino Gesù venne chiamato dal vecchio Simeone al momento della presentazione al Tempio di Gerusalemme; dalla candela benedetta i ragazzi di terza media, che animavano la Messa, hanno attinto la fiamma con cui hanno acceso i lumini consegnati ai fedeli prima dell’inizio della messa, così in poco tempo la nostra chiesa si è riempita di luce e calore. Il lumino acceso vuole essere il segno di ciò


attivamente alla celebrazione, prima di passare in oratorio per un gustoso pranzo condiviso. Alle 14.30 le Giovani Famiglie sono tornate in chiesa per festeggiare il ‘Ricordo del Battesimo’ e per riscoprire il significato della Luce che Gesù ci ha donato in quel giorno tanto importante della nostra vita. Oratorio in festa e pieno di volti felici per la condivisione degli adolescenti. Due gruppi di giovani (uno dal 4 al 9, l’altro dall’11 al 16 febbraio) si sono trasferiti, notte e giorno, a casa di Don Davide. Un’esperienza sempre carica di entusiasmo e gioia di vivere, tra suoni di sveglie (tutte diverse), corse a prendere il pullman, scuola, pranzo (con il ‘ristorante’ aperto dalle 13 alle 14.30), compiti, attività sportive e… tanto-tanto divertimento.

Domenica 9 febbraio la nostra comunità ha celebrato il battesimo di Giorgia, rinata in Cristo. Preghiamo per lei perché il Signore la custodisca sempre alla Luce della sua presenza e le indichi il cammino verso una vita straordinaria di fede, speranza e carità. Domenica 9 febbraio si è tenuto il Pranzo Sociale dell’Associazione Nazionale Alpini Gorle. L’appuntamento è stato alle ore 10 per la Santa Messa in parrocchia, presieduta dal coro ANA ‘Penne Nere’ di Almè-Petosino; alle ore 12.30 pranzo con tutti gli affezionati.

ne. L’intervento ha richiesto una settimana di lavoro, durante la quale il suono delle campane è stato sostituito con delle trombe che, posizionate nella cella campanaria, hanno segnalato le varie funzioni religiose. Benvenuta! Le campane hanno suonato a festa per la nascita di Margherita. Una grande gioia per la mamma, il papà, la sorellina Vittoria, i parenti e per tutta la comunità di Gorle che augura tanta felicità alla piccola nata.

Lunedì 17 febbraio, sotto una pioggia abbondante, sono iniziati i lavori per mettere a norma di legge tutto l’impianto elettrico delle nostre campa17


L’incontro con il vescovo L

o scorso 23 febbraio nella nostra Parrocchia abbiamo avuto il piacere e l’onore di ospitare il Vescovo di Bergamo, sua Eccellenza Monsignor Francesco Beschi, il quale ha condiviso con noi le sue riflessioni sul tema della liturgia in quello che è stato l’incontro conclusivo di una serie di appuntamenti, tenutisi nella nostra diocesi, di dialogo e confronto su questo tema. In una prima parte dell’incontro il Vescovo ha esposto una riflessione su alcuni aspetti della dimensione liturgica, mentre nella seconda ha voluto ringraziare il pubblico presente in sala. Il Vescovo ha sottolineato l’importanza della celebrazione liturgica ponendo soprattutto l’attenzione sull’aspetto dinamico e mai ripetitivo che deve caratterizzare, appunto, la liturgia. La liturgia è un evento. Succede qualcosa nel momento stesso in cui si celebra. Abbiamo un celebrante che celebra e dei ministri che partecipano facendo sì che emerga il mistero di Dio nella celebrazione che si sta compiendo. La celebrazione liturgica è l’amore di Dio che si comunica mentre sono compiuti quei gesti e sono pronunciate quelle parole.

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sul tema della liturgia La liturgia, come ha sottolineato il Vescovo, non è una mera rappresentazione, non è il susseguirsi di segni o parole. Per noi che siamo credenti la liturgia è un qualcosa che avviene attraverso i gesti e le parole, attraverso l’opera dello Spirito Santo. Inoltre, nella liturgia l’assemblea ha un ruolo molto importante, Monsignor Beschi l’ha definita decisiva, in quanto si ricollega con tutta la Chiesa di oggi e di sempre, si ricollega alla Chiesa che cammina nella storia. La liturgia è anche un dono di Dio: è Gesù che dice “fate questo in memoria di me”. Ecco perché ogni celebrazione eucaristica è unica, affido in questo momento, tra queste persone l’amore di Dio. Questo fa sì che ogni celebrazione sia una rinnovazione del ministero e non una sua ripetizione. Nella seconda parte il Vescovo ha ringraziato le persone presenti all’incontro, tutte persone che si occupano di liturgia svolgendo i vari compiti: chi le letture, chi i canti ecc. Il grazie di Monsignor Beschi è dettato dal fatto che coloro che animano la celebrazione si sono messi al servizio di una comunità. Il grazie non è per dire quanto le persone sono brave, ma è soprattutto il rico-

noscimento di un servizio che scaturisce dalla consapevolezza di tutta la comunità che la liturgia è importante. Non è semplicemente fare qualcosa, ma è piuttosto partecipare intimamente a ciò che Cristo ha fatto e fa. Essere cristiani riguarda Dio, seguire il suo insegnamento. Non è una cosa che si fa. È il mistero che è celebrato nella liturgia che la rende bella. Non sono i canti, i paramenti che rendono bello il mistero. Servire non è solo fare qualcosa, ma è partecipare a qualcosa mettendosi al servizio di Cristo. Il prete non è il “padrone” della liturgia, è il “presidente”, né ci sono i padroncini, cioè coloro che nel settore liturgico si sentono i capi. Il servitore scompare davanti al Signore e all’assemblea. Tutti quelli che partecipano alla liturgia dovrebbero sapere cosa succede perché il mistero è unico, così, ad esempio, il cantore dovrebbe conoscere le letture di quella celebrazione e il lettore i canti. Quando si legge il Vangelo l’assemblea si alza, si incensa il Vangelo perché il ministro, ordinato da Gesù, che parla (non che dice quello che Gesù ha fatto), è Gesù che in quel momento parla attraverso il mini-

stro ordinato. Quando i lettori leggono le letture, è Gesù che sta leggendo la parola di Dio (Gesù entra nella Sinagoga, gli viene dato il rotolo della Bibbia e lo legge). La liturgia non è un precetto da osservare, è un modo di manifestare l’amore di Dio che è vivo e risorto. Questa è la differenza tra le altre religioni, che a loro volta hanno i loro segni, e la nostra. Per noi cristiani ciò che è importante è distinguere tra il preparare una rappresentazione e prepararsi a celebrare il mistero di Dio. Non sono io il protagonista dei gesti, ma è Cristo. Il vescovo ha, quindi, concluso il suo incontro raccontando una storiella dal contenuto umoristico, ma dal significato assai profondo: “C’è un pollaio e un gallo e le galline gli fanno tutte la corte. Alla mattina il gallo canta e il sole sorge. Una mattina, però, il gallo non canta e le galline sono tutte in agitazione, ma il sole sorge lo stesso. La mattina successiva le galline sentono il gallo cantare come mai prima e questo perché il gallo si è finalmente accorto che prima cantava per far sorgere il sole, mentre ora canta perché il sole è sorto”. Daniela

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DAL CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE L

unedì 27 gennaio si è riunito il Consiglio Pastorale Parrocchiale. Dopo la preghiera iniziale e l’approvazione del verbale della seduta precedente, si è fatta una breve revisione sul cammino dell’Avvento proposto a tutta la comunità. Il tema di “Vivere la casa, abitare la vita” si è dimostrato interessante e tutti i vari gruppi sono stati aiutati a riflettere sugli atteggiamenti necessari per accogliere il Natale di Gesù, facendo riferimento al simbolismo che alcuni ambienti della nostra casa esprimono: Lavarsi gli occhi per vedere cose nuove (bagno) - Servire per condividere (cucina) - Ascoltare per accogliere (salotto) - Entrare in se stessi per sognare cose nuove (stanza da letto). Molto bella l’esperienza della preghiera nelle famiglie. Si è verificato qualche inconveniente organizzativo come la sovrapposizione con altre proposte in parrocchia, ma in generale il bilancio è positivo e si pensa di riproporre l’esperienza per la Quaresima. A questo riguardo il “Gruppo mandorlo” è già al lavoro e sta predisponendo il cammino quaresimale che si basa sempre sul tema della casa. Sono previste proposte di preghiera per i ragazzi e per gli adulti. La preghiera nelle famiglie si articolerà in sette venerdì, uno dei quali si svolgerà in chiesa, dove confluiranno tutti coloro che stanno facendo questa esperienza. Questo convergere di tutti i gruppi verso la chiesa vuole sottolineare la dimensione comunitaria della preghiera nelle famiglie. Si ringrazia il”Gruppo mandorlo” per questo prezioso servizio alla Comunità. Si passa poi ad esprimere le proprie impressioni 20

sull’incontro con il Vescovo di Giovedì 23 gennaio. La partecipazione alla Messa non è stata numericamente significativa, ma è stata una celebrazione sentita e vissuta. Bello il momento di condivisione all’oratorio dove era preparato un rinfresco con ogni ben di Dio. Una maggiore partecipazione si è registrata all’incontro serale del Vescovo con gli operatori liturgici nella Sala Teatro Sorriso. L’incontro è stato significativo e semplice. Il Vescovo ha affermato la bellezza e l’importanza del servizio dei lettori e degli operatori liturgici ed ha auspicato la presenza di un gruppo liturgico in ogni parrocchia. Don Luigi ricorda che sta per essere riscritto il nuovo “Direttorio liturgico” (quello attuale provvisorio è stato il primo frutto del sinodo). A questo proposito le parrocchie riceveranno delle schede da compilare che consentiranno il coinvolgimento delle stesse nell’opera di revisione. Si accenna alla settimana per l’unità dei cristiani: l’incontro ecumenico di preghiera che si è svolto nella nostra chiesa non ha visto una larga partecipazione di fedeli. Si è trattato comunque di un bel momento nel quale il Pastore Winfrid Pfannkuche ci ha fatto riflettere sul tema: “Cristo non può essere diviso”. È necessario pregare lo Spirito Santo perché si possa costruire quella unità che viene auspicata nel vangelo di Gesù. Si dedica la parte finale dell’incontro alla lettura di alcuni brani della esortazione Apostolica “Evangelii gaudium” di Papa Francesco. La riunione termina con una preghiera e ci si da appuntamento al Lunedì 24 febbraio.


LE VITE DEI SANTI San Giuseppe, 19 marzo 2014

Il

nome Giuseppe è di origine ebraica e sta a significare “Dio aggiunga”. Interpretando estensivamente questo significato, si può dire che Giuseppe possa anche significare “aggiunto in famiglia”. San Giuseppe fu lo sposo di Maria, il capo della “sacra famiglia”. Non fu un padre assente; sicuramente fu molto silenzioso, ma fino ai trent’anni della vita di Gesù fu sempre accanto al figlio con fede, obbedienza e disponibilità ad accettare i piani di Dio. Cominciò a scaldarlo nella povera culla della stalla, lo mise in salvo in Egitto quando fu necessario, si preoccupò nel cercarlo allorché dodicenne era “sparito’’ nel tempio, lo ebbe con sé nel lavoro di falegname, lo aiutò con Maria a crescere “in sapienza, età e grazia”. Lasciò probabilmente Gesù poco prima che “il Figlio dell’uomo” iniziasse la vita pubblica, spirando serenamente tra le sue braccia. Non a caso quel padre da secoli viene venerato anche quale patrono della buona morte. Secondo il vangelo apocrifo “Storia di Giuseppe il falegname”, che descrive dettagliatamente il trapasso del Santo, Giuseppe avrebbe avuto ben centoundici anni quando morì, godendo sempre di un’ottima salute e lavorando fino al suo ultimo giorno. Avvertito da un angelo della prossima morte, si recò a Gerusalemme e al suo ritorno venne colpito dalla

malattia che l’avrebbe ucciso. Stremato nel suo letto solo la consolazione di Gesù riuscì a calmarlo. L’anima del Santo venne raccolta dagli arcangeli e condotta in paradiso. Il suo corpo venne poi sepolto con tutti gli onori alla presenza dell’intera Nazaret. Ancora oggi non sappiamo dove si trovi la tomba del Santo. Secondo alcuni è a Nazaret, secondo altri a Gerusalemme. Giuseppe era discendente della casa di Davide, di stirpe regale, ed abitava nella piccola città di Nazaret. La sua nobiltà era solo di nome perché la vita lo costrinse a fare l’artigiano del paese, a darsi da fare nella lavorazione del legno. Creò strumenti di lavoro per contadini e pastori, nonché umili mobili ed oggetti casalinghi per le povere abitazioni della Galilea. Di lui non si sanno molte cose sicure, non più di quello che canonicamente hanno riferito

gli evangelisti Matteo e Luca. Intorno alla sua figura si sbizzarrirono invece i cosiddetti “vangeli apocrifi”. Da molte dello loro leggendarie notizie presero, però, le distanze personalità autorevoli quali San Girolamo, Sant’Agostino e San Tommaso d’Aquino. Una leggenda, ad esempio, circolò intorno al suo matrimonio con Maria: in quella occasione vi sarebbe stata una gara tra gli aspiranti alla mano della giovane. Quella gara sarebbe stata vinta da Giuseppe, in quanto il bastone secco che lo rappresentava, come da regolamento, sarebbe improvvisamente e prodigiosamente fiorito. Si voleva con ciò significare come dal ceppo inaridito del Vecchio Testamento fosse rifiorita la grazia della Redenzione. San Giuseppe non è solamente il patrono dei padri di famiglia come “sublime modello di vigilanza e provvidenza”, nonché della Chiesa universale, con festa solenne il 19 marzo. Egli è oggi anche molto festeggiato in campo liturgico e sociale il 1° maggio quale patrono degli artigiani e degli operai, così proclamato da Papa Pio XII. Papa Giovanni XXIII gli affidò addirittura il Concilio Vaticano II. La tradizione vuole tuttavia che Egli sia protettore in maniera specifica di falegnami, ebanisti e carpentieri, ma anche di pionieri, senzatetto, Monti di Pietà e relativi prestiti su pegno. 21


NGOLO DELLA POESIA SUSSURRI …e rompere il silenzio solo per sussurrare parole più importanti del silenzio stesso. (Valentino Salvoldi)

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on Valentino Salvoldi, con questa poesia composta da sole tre versi, ci invita a riflettere sull’importanza del silenzio che va interrotto solo se si hanno parole più importanti del silenzio stesso. Oggi viviamo in un mondo caotico di rumore assordante, non solo esteriore ma anche interiore, che ci rende refrattari a ciò che richiede un ascolto e un’attenzione particolari. Non è un problema solo dei nostri giorni perché già il filosofo greco Eraclito nel V secolo a.C. definì i propri simili come “incapaci di ascoltare e di parlare”. Abbiamo bisogno del silenzio da un punto di vista prettamente

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pratico, perché l’uomo comunica in modo armonico soltanto grazie ad un corretto rapporto tra parola e silenzio. Anche la musica ha bisogno del silenzio: l’alternarsi sapiente di note e silenzio crea il ritmo e la melodia, altrimenti sarebbe solo rumore. Non bisogna però confondere il mutismo con il silenzio. Il non voler parlare e quindi non voler ascoltare è chiusura e rifiuto; il silenzio invece, è apertura e disponibilità all’ascolto dell’altro. Ma abbiamo bisogno del silenzio soprattutto dal punto di vista spirituale. Solo il silenzio, infatti, rende possibile l’ascolto, cioè l’accoglienza in sé non soltanto della parola pronunciata ma anche della presenza di colui che parla. La tradizione spirituale cristiana da sempre ci invita alla pratica del silenzio per vivere una vita interiore più autentica. Il Savonarola ha detto che la preghiera ha come padre il silenzio e per madre la solitudine. Per la fede ebraica e cristiana, il silenzio è una dimensione teologica: sul monte Oreb, il profeta Elia percepì di essere alla presenza di Dio non nel frastuono dei venti, tuoni e terremoto ma solo quando ascoltò “la voce di un vento sottile” (1 RE 19,12). Quando il cuore e la mente sono stanchi di soffrire, cercano nel silenzio quasi una medicina in cui ritemprarsi. Don Valentino, in un’altra sua poesia in cui descrive la povertà, i disagi e la sofferenza da lui incontrati durante i suoi numerosi viaggi, sia in America Latina che in Africa, ci dice: Oh, avessi io ali per fuggire solo, sui monti, a lasciarmi curare dal silenzio! Nei nascondigli delle rocce, come Giobbe, intonerei il mio canto…. Il silenzio ci aiuta a raggiungere un livello più profondo di intensa vita spirituale: non possiamo fare a meno di pensare al silenzio della vita monastica finalizzato all’accoglienza in se’ della Parola di Dio, o al silenzio dei mistici di ogni tradizione religiosa. Può sembrare un paradosso, ma dovremmo imparare ad ascoltare il silenzio, riusciremmo allora a cogliere gli sforzi compiuti per crearlo e custodirlo. Riusciremmo a sentire la presenza, a volte impercettibile, delle persone che ci stanno accanto e a comprendere il “non detto”. Riusciremmo finalmente a sentire l’animo degli altri, cogliendo le loro angosce e i loro problemi e di pari passo impareremmo ad ascoltare meglio noi stessi, la nostra mente e il nostro cuore. Don Valentino Salvoldi, nato a Ponte Nossa nel 1945, ordinato sacerdote nel 1970, è un sacerdote che si è fatto pellegrino nel mondo insegnando nelle diverse università della Nigeria, del Burundi, dello Zambia… Laureato in filosofia e teologia morale, scrittore e giornalista, tiene seminari e conferenze in Italia e all’estero. Le sue numerose pubblicazioni (tradotte in diverse lingue) spaziano dal componimento poetico alla riflessione antropologica e teologica.

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La STORIA della COMPAGNIA SOTTOSOPRA

Il

Progetto teatro della Compagnia Sottosopra nasce nel 2009 per volontà della Società Cooperativa Sociale Namasté e dei Comuni di Gorle, Torre Boldone, Scanzorosciate, Albano Sant’Alessandro e i servizi residenziali. È composta da circa n. 15 persone disabili provenienti dai vari servizi in seno alla cooperativa che spaziano dalle comunità residenziali ai servizi formazione all’autonomia, da tre educatori e da alcuni volontari. Ha in repertorio uno spettacolo realizzato nel 2010 dal titolo “Sfuggenti attimi” e ha fatto tournèe nei teatri di Milano, Bergamo e provincia. Si tratta di un gruppo eterogeneo sia per quanto riguarda l’età che per le caratteristiche individuali e di genere. Naturalezza è un progetto teatrale, culturale e sociale. Mette in scena una visione dell’ecologia attraverso uno spettacolo fatto da persone, uomini e donne, diversamente abili. Uno spettacolo teatrale che si fa portatore di un

messaggio nuovo, portando in scena la diversità dà voce ad una ricchezza enorme, a delle abilità altre, cercando di sensibilizzare il territorio all’accettazione del diverso e all’abbattimento di pregiudizi, barriere e stereotipi infondati, al fine di creare una nuova e più corretta cultura della diversità. Naturalezza fa tutto questo con leggerezza e divertimento. Naturalezza è uno spettacolo che porta in scena la natura. Naturalezza parla del rapporto che l’uomo ha con il mondo naturale. Naturalezza riflette sull’importanza del rispetto per ogni essere vivente. Naturalezza propone una possibile visione ecologica del mondo. Naturalezza chiede a tutti di valorizzare la cura per la vita. Naturalezza è uno spettacolo divertente per bambini e famiglie.

NATURALEZZA “ C o m pagn i a T eatrale S O T T O S OP R A ”

È un progetto di Coop. Sociale Namastè, in collaborazione con il Comune di Gorle A cura della Compagnia Teatrale Sottosopra

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IL VENTO DI PRIMAVERA...

è quello che scompiglia le nostre teste come una piacevole carezza fresca e fugace, intinta in un sole radioso, ma ancora un po’ acerbo. Questa gioiosa sensazione è quanto può succedere nell’assistere ad un evento in cui la sorpresa allarga il cuore e le nostre stesse convinzioni a traguardi inaspettati. È il preambolo per idealizzare l’imponderabile, il vento di primavera che lambisce i capelli, gli occhi, il viso se non tutto il corpo in un ideale trasporto nel meraviglioso paese di Alice, quello della sorpresa. Ma per essere così bisogna avere lo spirito libero e l’animo leggero, quello che trovo in coloro che qui si mettono in gioco a rappresentare una realtà forse sognata, ideale. È così che mi piacerebbe che fosse per ogni angustia della terra! Via sulle ali del vento e noi trascinati lontano, tanto da spogliarci di ogni indumento pesante e goffo; lambiti dal soffio che appiana le cupe rughe del nostro volto crucciato da mille pensieri e ci trasforma per un attimo in variopinte farfalle gioiose: serenità dell’anima. Ma dove voglio arrivare con questo dire così “arieggiante”? È forse il richiamo della vita che vuole sfuggire la sua opacità, l’immobilità dei giorni nostri, per aprirci ad una primavera così sempre desiderata? È il bisogno di partecipare con uno spirito nuovo ed un corpo trasformato; è voler vedere con altri occhi, è desiderare di cambiare. Ma quando? Ma come? … anche oggi! Ognuno oggi può essere artefice del proprio destino, ma non si può prescindere dal contesto degli altri che sono il nostro mondo, le nostre sorprese ed essi sono altrettanto determinati ad inseguire la nostra stessa felicità. Oggi io posso costruire una parte della felicità di questo mio mondo reale: applaudo a chi si è impegnato a farmi sorridere e contribuisco a sgelare il mio celato egoismo, partecipo alla divisione dei beni, per quello che posso, mi interesso della sorte degli altri, perché così facendo la primavera contiene davvero i sorrisi di tanti ed i colori di tutti e finalmente mi sento vivo in tutti i miei sensi. Ora posso semplicemente tradurvi: siete tutti invitati allo spettacolo benefico, promosso dal Comune di Gorle, della Compagnia teatrale SOTTOSOPRA che coi ragazzi dello S.F.A., darà corpo a questi pensieri nel suo spettacolo a sfondo solidale per l’Associazione: “Condivisione e Solidarietà alle Famiglie Don Aldo Morandi” giovedì 3 aprile 2014 - alle ore 21 presso il cineteatro parrocchiale Sorriso di Gorle si rappresenta

NATURALEZZA La natura va in scena Doverosi complimenti alla Compagnia Teatrale SOTTOSOPRA ed al Pubblico tanti GRAZIE!GRAZIE!GRAZIE!GRAZIE!GRAZIE!GRAZIE!

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NUMERI TELEFONICI

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24030 PRESEZZO (BG) Via De Gasperi, 13 Tel. e Fax 035 618377

studiosatariano@gmail.com • Part. Iva 03763450164

Casa Parrocchiale: 035.661194 Segreteria: 035.0770699 Don Davide: 035.663131 Don Carlo: 035.668690 Cineteatro Sorriso: 035.656962 Sito parrocchiale www.oratoriogorle.net Per inserzione nello spazio “In ricordo dei defunti” contattare la segreteria dell’oratorio oppure inviare una mail a bollettino@oratoriogorle.net


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