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156. Bonsai News
di Luca Bragazzi Antonio Ricchiari Carlo Scafuri
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PIETRA
PAESAGGIO
PIETRA
OGGETTO
I
l percorso bonsaistico su questo esemplare di Mirtus communis siciliano risale alla primavera del 2006 momento in cui venne raccolto in natura e dopo pochi mesi entrato in mio possesso. Da li in poi la sua evoluzione ha visto varie fasi dalla selezione dei germogli utili atti ad ottenere il risulato prefissato in fase progettuale, alle concimazioni sostenute, alle potature drastiche, di mantenimento o selezione, ai rinvasi atti ad ispezionare il pane radicale ed al cambio di granulometria del terriccio in funzione del livello di maturità raggiunto e degli obiettivi ancora da raggiungere. Le immagini che seguiranno vogliono essere uno spunto per descrivere fasi di progettazione, coltivazione e rinvasi che hanno preceduto la creazione di questo esemplare. Già nella fase di studio dell'esemplare vennero approntate una serie di soluzioni progettuali per vedere graficamente i possibili risultati ed una volta identificato quello che piÚ gratificava l'esemplare si è iniziato il percorso educativo. Vennero selezionati i rami utili, direzionati e non potati, la-
sciandoli liberi di crescere sotto un sostenuto regime di concimazione. Dopo diverse stagioni vegetative con impostazioni parziali e rinvasi si giunse ad un livello di maturità tale da poter pensare di dare una prima impronta alla silhouette che il futuro bonsai avrebbe dovuto avere. Le cure ed il mantenimento ovviamente seguirono l’andamento stagionale e continuano tutt’ora vista
la grande vigoria dell’essenza. Ne seguì il rinvaso in un vaso appositamente progettato e realizzato a mano da Milan Klika e la sua esposizione al Congresso IBS – So Saku Bonsai Award di Nole (TO) nel Settembre 2009, al Congresso Andolfo Student's Trophy di Cambiago (MI) a Novembre 2009, al Congresso UBI di San Marino nell’Aprile 2010 ed è ora con grande soddisfazione è stato selezionato per partecipare al Congresso
Europeo EBA di Zurigo a Giugno 2010. Mi piace considerare questo esemplare come quello della mia collezione che meglio identifica l'areale Mediterraneo in cui vivo e di cui sono figlio. Esaminandolo attraverso le emozioni che riesce a trasmettermi, tramite ad esempio la bellezza dei colori che lo caratterizzano dal rosso aragosta della corteccia, al verde intenso del minuto fogliame, al bianco candido dei delicatissimi fiori, al blu/violaceo dei
deliziosi mirtilli, si può facilmente comprendere ciò che intendo. Infatti in un tutt'uno difficilmente descrivibile racchiude la bellezza della mia terra, la rusticità dei luoghi, le condizioni difficili di vita e la delicatezza delle stagioni. Dedicato a tutti i Siciliani, popolo generoso e pieno di vita!!! © RIPRODUZIONE RISERVATA
Secret WorlD
"Fine ultimo della scienza è la verità, fine ultimo del bonsai è il piacere" - A. ACAMPORA -
L'nelACQUA giardino
giapponese
di Gian Luigi Enny
I
giardini più antichi erano costituiti da un grande lago navigabile, chiamati "giardino-isola”, che rappresentavano, un’autentica espressione del tipico paesaggio costiero. Nei secoli seguenti, l’acqua, senza perdere la sua importanza simbolica fondamentale, si riduce a poco a poco, fino a raggiungere talvolta, le dimensioni di uno stagno molto ridotto, o addirittura essere rappresentata semplicemente in una vasca di pietra. L’isola era considerata una delle parti integranti classiche del giardino giapponese. Con il nome "giardino-isola" era solito chiamarsi un tipo specifico di giardino di epoca antica costruita con l’intenzione di riprodurre in miniatura un autentico paesaggio marino. L’acqua aveva anticamente un preciso significato religioso: i laghetti della venerazione scintoista avevano parecchie isole ognuna delle quali usata per venerare una divinità. Anche nel "giardino-paradiso" la disposizione delle isole prevedeva che il padiglione principale contenente la divinità massima, il Buddha, fosse eretto sull’isola più grande in po-
sizione centrale raggiungibile con ponti. L’uso del ponte risale senz’altro ai più antichi giardini con la presenza di acqua, dove in quell’epoca erano realizzati prevalentemente in legno nella tipica forma curva d’influenza cinese, spesso laccati in rosso, soprattutto utili per superare corsi d’acqua di notevole larghezza. Dove c'erano più ponti nello stesso giardino, questi dovevano essere di forma sempre diverse, mai ripetendosi e sopratutto di aspetto armonioso. Nel caso in cui il corso d’acqua avesse avuto una limitata profondità, il ponte sarebbe stato realizzato con grosse pietre per consentire un agevole e divertente guado. La cascata, altro elemento compositivo del giardino, veniva a rafforzare il paesaggio riprodotto cercando di non evidenziare alcuna traccia di artificiosità. Per questo erano utilizzati schermi vegetali, composizioni di pietre che associno la cascata a reconditi luoghi di montagna, pertanto, erano inseriti alberi dal fogliame colorato in autunno per favorire pregevoli effetti cromatici sull’acqua cercando in
questo modo di sviare l’occhio da difetti, alcune volte troppo vistosi. La pietra tutt’oggi rimane comunque il principale elemento costitutivo e indispensabile per la costruzione di una cascata forse più della stessa acqua che è invece contenuta nel volume e nella portata, anche per ovvi problemi di manutenzione. L’acqua, ritenuta tradizionalmente fondamentale nella realizzazione di un giardino, è sempre presente; anche nei giardini zen, dove non esiste fisicamente. La riprova della non necessità, a volte, dell’elemento acqua, si trova nelle realizzazioni aride del giardino karesansui, dove l’imposta-
zione e la particolare forma delle pietre usate e la ghiaia sapientemente rastrellata sono sufficienti a suggerire simbolicamente l’immagine di onde che s’infrangono sulla roccia. Lo specchio d’acqua, quando è inserito nel paesaggio del giardino, possiede in genere un punto focale rappresentato da una cascatella che lo alimenta. Tranne che nel caso di giardini domestici molto piccoli, in cui è consentita una simbologia più contenuta, come per esempio il “kakehi”, una canna di bambù che trasporta l’acqua nello tsukubai, la classica vasca di pietra. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L
'Istruttore Stefano Frisoni da alcuni anni ha fondato il Laboratorio Bonsaisensei con lo scopo di dare spazio a collezionisti e altri appassionati in cerca di un vero punto di riferimento nella rimodellatura e preparazione su bonsai di pregio per la presentazione a mostre d’alto livello europeo. Fa spazio anche ad un numero di persone “limitato” che intendono affinare ed esaltare la propria tecnica e artisticità nella creazione del bonsai. Queste persone dovranno possedere già un’adeguata esperienza, maturata in scuole o club, permettendo così di migliorare esclusivamente le proprie carenze e le proprie capacità,
portandole al top e all'avanguardia. Il numero limitato permette una maggior qualità e attenzione verso chi si appresta a fare un percorso più dettagliato e personale. Quindi un laboratorio aperto a chi vuole fare del bonsai il proprio punto di riferimento professionistico ed artistico. Da questa base si è sentita oggi la necessità di creare il Club Bonsaisensei che è fondato sulle persone, sulla qualità del lavoro e del gruppo. Le radici risiedono nella motivazione, nella passione e nella capacità d’ogni individuo di saper trasformare in concreto le idee migliori. Le piante e le tecniche bonsaistiche sono cose di poca
importanza se alla base non vi è un team di persone che seguono una filosofia ed un percorso che accomuni traguardi e risultati. Ogni persona deve avere la consapevolezza che la propria crescita personale indica un passaggio fondamentale per l’accrescimento del gruppo nel quale nessuno ricopre un ruolo secondario, ma è bensì parte attiva del Bonsaisensei Club. L’obiettivo è incentrato sulla formazione mirata e specializzata di un ristretto numero di persone le quali seguendo costantemente l’Istruttore possono intraprendere un percorso selettivo di crescita, ed apprendere non solo le tecniche ma lo spirito ed i principi di questa arte affascinante. Nasce così a Reggio Emilia nel Gennaio
2010 potendo contare già su una ventina d’iscritti. Da subito abbiamo voluto aderire all’UBI associazione seria e competente, fondamentale per la crescita del bonsai in Italia. Non siamo interessati e nemmeno abbiamo la pretesa di raggiungere un numero di soci che ci porti in cima alle classifiche dei club più numerosi, tanto meno abbiamo la pretesa di essere uno dei club più importanti nel settore, ma ci auspichiamo vivamente che il nostro gruppo possa essere motivo d’orgoglio per chiunque desideri farne parte. Non fisseremo appuntamenti sul calendario o programmi d’incontri settimanali a serate fisse, perché sappiamo che il bonsai ed il bonsaista hanno necessità ed esigenze che devono essere rispettate. Avremo la possibilità di trovare spazio in avvenimenti, mostre, e lavorazioni offrendo a chi frequenta il laboratorio la possibilità di integrarsi e confrontarsi con realtà esterne sperando che queste esperienze si trasformino in stimoli che ci permettano di migliorare nel tempo. Parlavamo di idee, di traguardi, e quindi come non avere in programma qualche preziosa iniziativa come work shop con personaggi di rilievo, dimostrazioni, e magari l’organizzazione di una mostra. Crediamo che solo col tempo e col nostro lavoro si possano meritare consensi altrui, e per questo che spinti dall’entusiasmo continueremo nel lavoro che giorno dopo giorno ci auguriamo possiate apprezzare. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IN
MEMORIA DI
L
MARCO BOCCARDO
a tragica scomparsa di Marco, lo scorso settembre, colpisce profondamente per l’inaccettabile grado di fatalità. Certo Marco lo conoscevamo tutti come amico e persona di grande profilo da ogni punto di vista: umanamente, culturalmente, intellettualmente e bonsaisticamente. Tra i migliori allievi che abbia mai avuto, Marco mi è sempre stato molto vicino anche in progetti e studi bonsai: un grande insegnamento che ci lascia la sua testimonianza è stata proprio la capacità di fare bonsai per divertirsi e crescere, senza secondi fini, e soprattutto, cosa rara tra i bonsaisti, essere amico di tutti. Con lui ho disegnato vasi, impostato Bonsai, fatto progetti, fatto
fotografie,viaggiato, visitato mostre e fatto escursioni, per non parlare delle mitiche cene allietate da sua moglie Daria. Con lui ho condiviso le gioie della sua grande Laurea in Architettura da centodieci e lode e la magnifica festa del matrimonio. Elemento di punta alla FKB, collezionava bonsai nello stile Bunjin, riflesso del suo approccio sublime al Bonsai, ma soprattutto riusciva a conciliare un grande lavoro di studio e cultura, con il carattere di esperienza dell’insegnamento giapponese. La trasmissione dell’insegnamento nella cultura giapponese è tradizionalmente esperienza diretta e vissuta in completa unione e comunione di intenti con il proprio maestro. Con lui l’allievo stringe uno dei legami più importanti della vita, ne condivide la quotidianità, assorbe giorno dopo giorno la sua arte osservando i suoi movimenti, i suoi sguardi, l’azione scelta di momento in momento, in un continuo adattamento all’attimo presente. L’allievo non si impone autonomia, né ini-
ziativa, ma imita il suo maestro rispondendo con instancabile diligenza al suo sforzo per farne un esperto. Il maestro non si perde in lunghe spiegazioni o precise istruzioni e non si aspetta domande. L’uno non corre, l’altro non spinge, ma un giorno la conoscenza diventa manifesta nella reciproca soddisfazione. Persona di grande spiritualità, legato moltissimo agli ambienti salesiani di Torino, esperto di Medio Evo europeo, è sempre stato molto affascinato dal sacro; un particolare che ricordo con emozione è una sua osservazione in una galleria d’arte di Torino dove eravamo andati per comprare una Acquatinta di soggetto egittologico da regalare a Kimura sensei. Ad una parete era appesa una magnifica tavola quattrocentesca di un San Francesco: sperava un giorno di poterla acquistare perché per il Santo d’Assisi aveva una particolare devozione. Caro Marco, un giorno credo che ci rivedremo! © RIPRODUZIONE RISERVATA
L
a 9ª edizione del Raduno Internazionale del Bonsai e Suiseki, l’appuntamento più importante nel mondo bonsaistico europeo, si è concluso a Parabiago (Mi) domenica 19 settembre con un bilancio al di sopra delle aspettative. Dieci le intense giornate in cui si sono susseguiti conferenze, dimostrazioni e spettacoli dedicati al bonsai, al suiseki e alle tradizioni orientali. Ideato nel 1995 il Raduno prosegue, edizione dopo edizione, nel suo obiettivo di diffondere in Europa la cultura del bonsai e del suiseki, un obiettivo centrato anche quest’anno vista l’affluenza di pubblico che
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ha sfiorato la soglia dei 25.000 visitatori. Grande successo di pubblico dunque, ma anche di partecipazione da parte degli espositori, che giunti da tutta Europa hanno esposto i pezzi migliori delle loro collezioni. Le mostre concorso sono state: Crespi Bonsai Cup, Crespi Shohin Cup, Amatori a Confronto, Crespi Suiseki Cup, Crespi Pot Cup. Gli esemplari esposti hanno confermato una costante crescita nel livello tecnico e qualitativo del bonsai europeo. La presenza di grandi personaggi del mondo del bonsai e del suiseki, provenienti da diversi paesi d'Europa quali Spagna, Germania, Repubblica Ceca, Svizzera, Francia ecc. è stata una nuova testimonianza della volontà di riunirsi e cooperare per un
obiettivo comune: approfondire le conoscenze attraverso lo scambio di esperienze e migliorare la conoscenza dell'albero nelle sue esigenze fisiologiche e come specie nel suo ambiente naturale. Il denso programma di attività attinenti al bonsai e più in generale alla cultura giapponese ha consentito a tutti i visitatori di spaziare dagli incontri didattici alle dimostrazioni, dalle conferenze alla degustazione di cibi giapponesi, godendo appieno il tempo trascorso nella struttura di Crespi Bonsai a Parabiago, che ha impeccabilmente organizzato l'evento. Gli ospiti giapponesi, i maestri Kentaro Shino e Nobuyuki Kajiwara ed il dottor Masakuni, presidente della rinomata azienda produttrice di attrezzi, hanno conquistato il pubblico con le dimostrazioni didattiche che hanno visto nascere nuovi splendidi esemplari avviati alla formazione come bonsai e hanno risposto con disponibilità e precisione alle numerose domande. Buona la partecipazione anche ai corsi tenuti da Kentaro Shino, Masakuni Kawasumi III, Alberto Lavazza, Gaetano Settembrini, Alessandra Bonecchi. Quest'anno, oltre alla carta washi di Miyako Kato e agli origami di Agnés Paganelli, i visitatori hanno potuto avvicinare il mondo del fumetto giapponese con Keiko Ichiguchi e Andrea Baricordi, il tatuaggio giapponese presentato da Rossella Marangoni, le carpe koi di Koi-garden, la cucina giapponese secondo l'esperienza di Graziana Canova Tura, la spada giapponese e le antiche tecniche di forgiatura spiegate dal dottor Masakuni e supportate dall’ottima dimostrazione degli atleti del dojo Shumpukan. L'esperto tedesco Willi Benz ha parlato del giardino giapponese e dell'arte di apprezzare le pietre, mentre il maestro Kajiwara ha tenuto un’inedita conferenza sull'evoluzione delle specie nel proprio ambiente naturale di crescita. Antonio Ricchiari ha presentato in anteprima il suo libro, edito da Crespi Bonsai, dal titolo “BONSAI – tecniche avanzate”. Alla presentazione ha preso la parola anche Luca Bragazzi che ha collaborato con l’Autore alla preparazione del volume. Luigi Crespi ha ricevuto da Gianni Picella il premio “Io difendo l’Ulivo”, diventando membro effettivo del Comitato per la difesa dell’Ulivo, insieme ad altri notissimi personaggi
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del mondo italiano della cultura, della musica, del cinema, ecc. Durante la premiazione di sabato 18 settembre, Edoardo Rossi e Lorenzo Agnoletti hanno consegnato a Luigi Crespi la tessera di socio onorario dell’Associazione Sakka Kyookai Europe, un’associazione di grande prestigio il cui obiettivo primario è la divulgazione in Europa delle antiche tradizioni della cultura giapponese legata al bonsai. L’aria che si è respirata durante le giornate della manifestazione era veramente positiva, rilassante, direi rassicurante, se posso usare questo termine. Un’aria conviviale, di collaborazione e di amicizia. Non è stata solamente mia questa sensazione ma è stata registrata dalle persone con le quali ho avuto modo di parlare. Credo che manifestazioni di questo tipo dovrebbero essere circondate da un clima uguale. A prescindere dai miei rapporti personali di amicizia e collaborazione con Luigi e Susanna Crespi, il livello di ospitalità, cordialità e signorilità della famiglia Crespi va sottolineato e puntualizzato. Questa la chiamerei classe, e non è cosa da poco! La famiglia Crespi, che anche quest'anno ha dedicato ampio impegno all'organizzazione della 9ª edizione dell'evento internazionale rinomato in tutto il mondo, ha chiuso la manifestazione domenica 19 settembre salutando con riconoscenza tutti i numerosi ospiti ed i partecipanti che, con i propri esemplari, hanno ripreso il cammino del ritorno, in alcuni casi lungo ed impegnativo. "Massimo Bandera, Edoardo Rossi, Antonio Ricchiari, Gianni Picella e tutti gli
esponenti italiani ed europei del mondo del bonsai hanno reso l'occasione davvero speciale. Ma soprattutto devo esprimere la mia grande stima per i personaggi giapponesi che ci hanno regalato momenti intensi, non
soltanto per la loro profonda esperienza nel campo del bonsai, ma per la simpatia e la disponibilitĂ che hanno dimostrato nelle loro performance.", dice Luigi Crespi, fondatore di Crespi Bonsai.
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E ora? "Una breve pausa di riposo e poi cominciamo ad organizzare la decima edizione, per la quale vogliamo davvero stupire i nostri sostenitori...", cosĂŹ ci saluta Susanna Crespi, responsabile delle relazioni esterne di
Crespi Bonsai. Appuntamento quindi nel 2012 per la decima edizione del Raduno Internazionale del Bonsai & Suiseki! Š RIPRODUZIONE RISERVATA
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Q
uest’anno a Novembre è arrivata la “nostra” festa, dico nostra perché la mostra Kokoro-No Bonsai Ten (patrocinata dall’UBI con la presenza del consigliere Antonio Gesualdi e del presidente Marino Nikpal, e dall’IBS con la presenza del presidente Sandro Segneri) è stata un momento conviviale di incontro e, perché no, di
consolidamento dei rapporti. Incontrarsi vuol dire riconoscersi, prima ancora di conoscersi, e questa volta erano veramente tanti! Non nascondo, oggi, che ero molto impensierito per l’ esito della mostra, temevo che intercorrendo parecchi anni dalla manifestazione precedente, si era persa la voglia, l’entusiasmo, la dedizione, la passione, elementi indispensabili per organizzare una mostra, e che venisse condizionata sfavorevolmente dalle ultime peripezie che il club ha dovuto superare negli ultimi mesi. Invece no! Venerdì 5 novembre, con il passare delle ore ho visto la fonderia “Righetti” di Villa Bruna sede della mostra popolarsi di soci, ho visto arrivare facce conosciute, care, e facce non note di nuovi amici (come quella di Sergio Guerra conosciuto sul forum del NBC, del Club Bonsainsieme di Torino). Bene gli stand sono stati allestiti nello spazio esterno alla fonderia, per ospitare il Centro Bonsai Iodice, lo stand del Bonsai & Suiseki magazine, quello dei vasi di Tiberio Gracco e quello dedicato all’editoria, ed infine quello degli scambi di araki, un’apertura di “caccia” per tutti. Gli spazi espositivi (sekikazari) nella giornata di venerdì piano piano, sotto lo sguardo attento di Maurizio Di Maio, il nostro “deus ex machina” e con la partecipazione dei soci più attivi hanno preso forma. Poi è arrivato il sabato e con l’inaugurazione della mostra, hanno iniziato le loro dimostrazioni Roberto Raspanti, Federico Springolo, e i nostri soci Antonio Marino (talento italiano 2010) e Mario Siano (vincitori trofeo Arcobonsai per Club).
Ogni volta che si ha modo di imparare qualche cosa di nuovo, si deve essere infinitamente grati a questi insegnanti che non esitano a condividere le loro conoscenze con noi. Queste demo sono state accompagnate dalle conferenze di Francesco Santini, Luca Bragazzi e Marco Tarozzo, su alcuni temi poco illustrati come “shu, ha, ri, o il senpai, il kohai e il dorryo”. O ancora a parlare del rapporto con le piante inteso come percorso personale verso il loro perfezionamento che viene a sovrapporsi ad un approfondimento del rapporto di ciascuno di noi con noi stessi. Sul palco inoltre si sono avvicendati Fabrizio Buccini con la costruzione di un daiza, con uno splendido movimento che ha contribuito a rendere la pietra montagna più affascinante e rappresentativa. Egli ha ricordato che una pietra oltre a poter condensare tutte le valenze simboliche della montagna, possiede nonostante le apparenze, una propria vita intrinseca. I mutamenti al suo interno e sulla sua superficie si esplicano in tempi lentissimi.
Essa possiede un proprio qi, una specifica energia che si rivela nella sua consistenza. Poi è arrivato il momento di Tiberio Gracco con la costruzione per la prima volta in diretta in una mostra di un vaso bonsai che ha emozionato tutti, facendo vedere come da una massa informe di gres, uscisse fuori un magnifico vaso, perfetto esempio di arte dove naturalezza, bellezza, e sentimento si fondano insieme. Tiberio ha spiegato che la scelta del contenitore riveste una grande importanza perché il vaso non solo permette di coltivare l'albero in buone condizioni ma lo mette anche in mostra sottolineandone la bellezza poiché ogni bonsai è unico. Il bonsaista, attraverso la sua scelta, potrà così donare un significato alla sua creazione. Potrà creare un'atmosfera particolare in relazione sia al luogo dove vive abitualmente la specie o ad una stagione, sia a un sentimento, un ricordo che gli è proprio. Questo aspetto poetico raramente viene sviluppato ma è un elemento importante ed i
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Maestri giapponesi amano insistere su questo punto. Ed infine una dimostrazione di shodo tenuta dalla maestra calligrafa Daniela Di Perna che attraverso i kanji e quindi la sua arte ha espresso una gamma di sentimenti che tutti anche non esperti hanno potuto rilevare. Ha attratto l’interesse del numeroso pubblico affascinato da questa antica ed avvincente arte. Colori, suoni,spazi e pacifiche invasioni, solo queste parole non possono esaurire l’articolata esperienza vissuta alla Kokoro-No Bonsai Ten 2010, ma riescono a presentare con effetto l’impatto che la manifestazione ha suscitato al primo colpo d’occhio. La collocazione dei sekikazari ha permesso di sfruttare al meglio le dimensioni della fonderia offrendo
una visuale completa dei bonsai e dei suiseki in esposizione. Molte persone hanno visitato diverse volte l’esposizione, per riuscire a cogliere le emozioni che i bonsai sanno trasmettere. Essere in contatto con tanti appassionati è stato un grande piacere, così come rispondere alle loro numerose curiosità. Speriamo di essere riusciti a trasferire a tutti i visitatori della mostra, l’amore per la natura. I complimenti, l’interesse, le parole di elogio per i bonsai esposti e per l’abilità dei dimostratori ci fanno essere soddisfatti e appagati per lo svolgimento della mostra. Parlando dei premi che i bonsai ed i suiseki in esposizione hanno ottenuto dalla giuria composta da Ricchiari, Picella, Acampora,
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occorre sottolineare che quest’anno sono stati undici per il bonsai e sei per i suiseki. Il premio targa kokoro no bonsai ten 2010 è stato assegnato al cipresso di Francesco Santini, il secondo premio al tasso baccato di Angelo Santoriello. Il terzo al pino pentaphilla di Giovanni Vegliandi. La targa migliore latifoglia al mirto di Francesco Sellito. Premio UBI all’acero deshojo di Shi Zhong Uan. Premio IBS all’ulivo di Carlo Scafuri. Per i suiseki primo premio con una pietra paesaggio ad Angelo Santoriello, secondo premio “la semplicità” di Geppino Mauriello, terzo premio “all’isola non trovata” di Daniela Schifano. A questi si sono aggiunti i due premi "Bonsai & Suiseki magazine". Quello per il miglior bonsai è andato al pino nero di Enrico Sallusti, mentre quello per il miglior suiseki è andato a Daniela Schifano con la sua pietra "L'isola non trovata".
In qualità di presidente del Napoli Bonsai Club desidero rivolgere i miei più sentiti ringraziamenti a tutti quei soci ed ospiti che hanno dedicato del tempo a questa iniziativa, contribuendo con la loro presenza a diffondere la passione che ha dato vita alla nostra associazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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n o i t a r o b a l l o C
P
roprio durante l’ultima esposizione Kokoro-No Bonsai Ten tenutasi a Novembre a San Giorgio a Cremano (NA) con la magistrale regia del Napoli Bonsai Club e del Centro Bonsai Iodice, si è visto come la didattica dedicata all’insegnamento del bonsai abbia avuto negli ultimi anni uno slancio verso l’individuazione di figure altamente specializzate.
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Il lavoro svolto in quell’occasione, ha visto protagonista Sandro Segneri e gli istruttori della Bonsai Creativo School nelle persone di Luca Bragazzi, Marco Tarozzo, Francesco Santini, Roberto Raspanti e Federico Springolo. I temi trattati hanno spaziato da demo pratiche sino a lezioni teoriche tramite presentazioni in Powerpoint, toccando il bonsai nella sua totalità come argomenti. Nella fattispecie, Roberto Raspanti ha dimostrato su un Juniperus Sabina opportunamente preparato per l’occasione, mostrando delle tecniche altamente spettacolari di piega, in cui il concetto di preparazione dell’esemplare è emerso come perno principale nella cura di esemplari da modellare. Federico Springolo ha provveduto alla trattazione di un tema interessantissimo come la legna secca e di come questa possa essere gestita in un esemplare vecchio come quello su cui ha dimostrato.
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Nelle lezioni teoriche, Francesco Santini ha provveduto ad erudire il pubblico su quelle che sono nozioni di estetica delle chiome e formazione dei palchi dal punto di vista estetico, tema tra l'altro molto sentito per l’importanza che riveste l’estetica dell’albero nell’arte bonsai. Luca Bragazzi, nelle sue ben note esposizioni su complicati argomenti di patologia e fisiologia, ha parlato in quell’occasione di batteri fitopatogeni e del loro ruolo nella coltivazione bonsai. Infine, Marco Tarozzo, che con la sua preparazione in estetica classica giapponese, ha parlato in maniera del tutto semplice e
comprensiva di un argomento molto approfondito e non del tutto diffuso in ambito bonsaistico, ovvero dell’organizzazione che regola il rapporto tra allievo e maestro in Giappone. Gli interventi nella loro totalità sono risultati ben amalgamati tra loro ed è stato evidente come un organizzazione didattica altamente specializzata come quella della Bonsai Creativo stia gettando le basi in maniera del tutto pioneristica per il futuro dell’insegnamento bonsai in Italia e all’estero.
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È
Con grande piacere che annunciamo l’istituzione del "Premio Bonsai&Suiseki magazine”. L’idea nasce dalla volontà di attribuire un riconoscimento ad appassionati di bonsai e suiseki non professionisti che, con la loro presenza nelle mostre, arricchiscono quel patrimonio di cultura bonsai e suiseki di buon livello sempre presente ad oggi nelle varie manifestazioni. Il premio costituito da una targa di merito per ognuna delle due categorie, verrà assegnato nelle manifestazioni nazionali e locali, il cui comitato organizzatore ne farà richiesta… ebbene si, lo si potrà richiedere in redazione direttamente a Luca Bragazzi. Il bonsai e il suiseki insigniti del riconoscimento avanno l'opportunità di essere ospiti nelle pagine del magazine con la loro storia e del loro rispettivo proprietario. Pertanto, attendiamo le vostre richieste con l’augurio che questo premio possa contribuire ad una partecipazione sempre più numerosa.
magazine
Le richieste dovranno pervenire al seguente indirizzo e-mail: luca.bragazzi@bonsaiandsuisekimagazine.eu
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N
ella cartella ci sono due incisioni "io difendo l'ulivo", in mostra due ulivi maestosi. Due esemplari complementari l'uno all'altro, secondo l'idea che si va maturando nel riconoscimento da assegnare ad un ulivo bonsai. L'uno, troneggia in uno spettacolare vaso verde bruno con colature più scure, di raffinata produzione italiana. Lava rossa è il letto da cui sorge il tronco poderoso, spaccato già da subito, così come l'immagine di "io difendo l'ulivo" e, adesso che lo guardo un raggio di sole scava in quello spaccato e inventa ombre e lu-
ce sul tronco grigio cenere. Una chioma giovane con rami a scalare vuole illuderci d'una ricchezza di vegetazione che ora la pianta non ha, ma che promette di avere. E' giovane vegetazione impostata col filo, ma vigorosa e ben orientata, tanto da coprire e scoprire il taglio di formazione che è all'origine di questo bonsai. E' un ulivo che è una buona simulazione e attende d'impreziosirsi col tempo. Ne sono pronubi la sensibilità dell'autore che ha piantato l'albero in questo vaso, che ne ha curato la presentazione discreta e raffinata con
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questo ricciolo di corteccia d'ulivo più scura. Ad maiora signor Scafuri. Il secondo ulivo bonsai è in un vaso rettangolare di gres marrone scuro con angoli rientranti. Un tronco di vecchia pianta, con parte morta caratterizzata da funghi. Negli anfratti del tronco si celano foglie e residui organici. La vena che dà vita alla pianta è segnalata da radici turgide affioranti dalla lava che forma il suolo. Da questa vena parte la vegetazione vigorosa che, sola,forma l'albero magnifico, ricco di frutti. E' il primo ulivo coltivato come in pieno campo che conosco ed
è affascinante. I grossi frutti tondi e lucenti rivelano una varietà da mensa e sono quasi tutti presenti sul lato dell'albero protetto dai venti freddi. La pianta bonsai ha raggiunto la stabilità di una pianta matura, di un vecchio patriarca. La raccolta dei frutti è lì in un piccolo tondo di paglia intrecciata, foglioline e frutti. Da quanti anni hai in coltivazione quest'albero, Gerardo? O da quante generazioni mi verrebbe voglia di chiederti? © RIPRODUZIONE RISERVATA
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he barba, pure quest’anno arriva il Natale… si è proprio così: anche quest’anno ci saranno le feste natalizie; che rabbia che noia! Che noia che rabbia!!! Sapete che c’è invece che fa si che questo periodo sia speciale? Il panettone? Il torrone? Lo spumante? No! Non lo sapete? Ma dai, suvvia!! C’è che c’è la BONSAI & FRIENDS!!!!! Alla grande amici, anche quest’anno sia-
mo andati alla grande. Una due giorni di Cultura, Bonsai, Amici e Festaaaa……… si perché proprio questo è lo spirito che contraddistingue quest’incontro da tutti gli altri che esistono in giro per l’Italia, e, a renderlo ancora più speciale, quest’anno ci sono stati gli interventi di Lorenzo Agnoletti e Carlo Cipollini. Scusate se è poco. Beh, vi ricordate com’era andata lo scorso anno? La chiamata di Sandro al sottoscritto per condividere l’idea… le telefonate
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tra di noi e i vari Bragazzi, Santini, Springolo e Raspanti l’organizzazione… la festa… le demo… la diretta sul forum e infine saluti con la promessa di ritrovarci tutti insieme l’anno dopo. La promessa di ritrovarci? Detto fatto! Quest’anno l’organizzazione è partita tardi e in sordina, in occasione della KokoroNo Bonsai Ten di Napoli la conferma che ci sarebbe stata la festa e da lì è partita l’organizzazione. Ognuno di noi, come al solito si è preso
in carico qualcosa da fare, Carlos “primero” Scafurio la diretta sul forum e la presentazione del magazine, Bragazzi, Raspanti, Springolo e Santini le conferenze, gli ospiti Cipollini e Agnoletti il racconto delle proprie esperienze, i Bandera (si moltiplicano sapete, ora sono due: Massimo e Massimiliano e in quella famiglia c’è ‘na fantasia sui nomi che ha dell’incredibile) le conferenze per gli accademici e il pubblico silente. E tu, caro Marco, cosa ti sei preso in
carico vi verrà da chiedere? Anch’io ho avuto il mio bel da fare: ho portato tre bottiglie di Grappa... quella veneta... quella DOC!!! Sapete, conosco bene i polli e so che se non arriva il carburante la sera questi cedono e si affidano velocemente alle braccia di Morfeo, quindi, per far si che ciò non accada il “rifornimento” è iniziato già il venerdì sera dopo la cena con coricata alle tre di notte ed è continuato il sabato sera, dopo la bisteccata, con coricata alle tre di notte. Una considerazione: napoletani e romani buttano giù la “veneta” come fosse acqua. A proposito di Napoli e Roma anche in questo evento sono rappresentate tante regioni d’Italia, infatti ci hanno raggiunto amici dal Veneto, Friuli, Trentino, Emilia, Liguria, Marche, Puglia, Campania, Lazio, Calabria e, immancabilmente, gli amici della Toscana. Ora, più seriamente, lo svolgimento “della due giorni”. Venerdì mattino inizia Massimo Bandera con una dotta e piacevole lezione sui vasi, le ore sono volate velocemente e oltre agli studenti c'è molto pubblico che inizialmente era silente e poi via via ha interagito molto con
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Massimo; a seguire il pranzo e alle 14,30 si riprende con Massimiliano (Bandera 2 “il ritorno”) con una conferenza sui giardini giapponesi. In contemporanea, nella torre, iniziano a raccontare le proprie esperienze Agnoletti prima e Cipollini dopo. Durante queste conferenze, così come il giorno dopo, il MI-TTICO Carlos Primeros Scafurio ha bruciato grassi saltando da una stanza all’altra per scattare foto e “postare” la diretta sul Napoli Bonsai Club Forum, frantumando, lui il guinness dei chili persi in una giornata, e il forum quello dei contatti on-line in un solo momento che sono stati più di 170 con oltre 700 visite nel solo pomeriggio del sabato. E’ arrivata veloce-
mente la sera, una doccia e ci si trova per l’aperitivo e la cena. Sorpresa, Bruno Proietti ha velocemente installato la sua postazione e ci accoglie con un sottofondo di musica da vero e proprio esperto di DJ Set. Inutile raccontare la cena se non per citare l’omaggio fatto da Sandro, agli ospiti conferenzieri intervenuti, si è trattato di un disegno autografato e ben incorniciato. Sul dopo cena sorvoliamo perché quello che è successo fa parte dell’esperienza filosofica, culturale e spirituale che ogni presente porterà con se per il resto della propria vita (questa m’è venuta proprio bene, hi hi hi...). Il mattino e il pomeriggio della domenica
hanno avuto luogo le lavorazioni degli studenti e le contemporanee conferenze di Federico, Francesco e Luca. Ogni studente ha lavorato con una pianta e queste erano volutamente preparate a stadi di coltivazione e lavorazione diverse, dalla prima impostazione (Mario, Cosimo ed il sottoscritto), alla seconda (Marcelo, Geppino e Francesco), terza (Luca, Roberto e Fulvio) fino alla rifinitura pre-esposizione (Federico), questo per far vedere le metodologie di approccio alla lavorazione in base allo stadio evolutivo
del materiale. Il tutto si è concluso poco dopo le 17 e fino a quell’ora erano presenti molti amici intenti a vedere lo svolgimento dei lavori, prima dei saluti finali, foto di rito e il ringraziamento di tutti verso tutti per l’esperienza vissuta. A questo punto che dire se non: appuntamento al 2011, non mancate! © RIPRODUZIONE RISERVATA
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...le origini
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on l’occasione dello svolgimento della Bonsai & Friends credo sia giusto che io dia le motivazioni di un tale e importante appuntamento, dividendo la parte ludica, che è necessaria e basilare, da quella prettamente didattica; inoltre vorrei spiegare il perché la scuola che ho fondato si avvale di un metodo didattico che non ha precedenti e che sta lasciando dei segni importanti e tangibili in tutto il movimento bonsaistico occidentale. Per correttezza temporale ritengo sia giusto partire dal secondo argomento per poi passare, prima delle conclusioni, a parlare dell’appuntamento annuale che abbiamo appena avuto nella sede storica Accademica di Cerreto Guidi in provincia di Firenze. Alcuni anni fa, stanco di una metodologia stereotipata e ormai banale, ho pensato che dovevo fare qualcosa di diverso, più composto, per elevare l’informazione didattica e culturale all’interno della mia scuola e di conseguenza portare il mio contributo d’innovazione nel mondo del bonsai occidentale. Ciò accadde al mio rientro dal Giappone dopo la permanenza nel giardino del M° Kobayashi.
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Ho quindi pensato e formalizzato una metodologia d’insegnamento che non é più svolta dal singolo, il capo scuola, ma da più persone specializzate e che abbraccia in maniera profonda e professionale tutti i campi che sono coinvolti nella strutturazione, coltivazione, estetica e progettazione, mantenimento ed esposizione delle piante che via via passano all’interno del “mondo scuola” della Bonsai Creativo. Per fare questo mi sono rivolto, oltre che all’interno della struttura che dirigo, anche all’esterno aprendo la mia scuola a colleghi che in tempi definiti e per periodi determinati sono intervenuti per portare la propria esperienza e il proprio contributo alla formazione dei miei allievi. Ho aperto quindi le porte della scuola ai vari colleghi Invernizzi, Andolfo, Genotti, Padrini, Bandera, Marc Noelanders oltre che ai Maestri giapponesi Kunio Kobayashi e Shinji Suzuki, ognuno di loro ha dato il proprio contributo su tematiche specifiche.
Questo però l’ho ritenuto ancora riduttivo perché non dava la possibilità alle persone “esterne” al mondo della Bonsai Creativo School di godere della nuova formula didattica, innovativa e unica; ecco quindi che ho intrapreso l’avventura, diventata in seguito un successo, di usare una forma complessa di “formazione” anche quando sono chiamato, in maniera personale o come scuola, a partecipare ad eventi o dimostrazioni sul territorio nazionale ed internazionale. Di che cosa si tratta? In poche parole quando sono chiamato a fare una dimostrazione quello che propongo agli organizzatori non è solo l’ormai consunta lavorazione tecnica ma un pacchetto completo che si compone di informazioni che riguardano la tecnica di lavorazione, lo studio botanico dell’essenza in questione, il mantenimento e la coltivazione dell’esemplare in post lavorazione, lo studio estetico della forma ricercata, la discussione della metodologia d’esposizione dell’esemplare tramite l’analisi estetica
giapponese. Per fare ciò mi avvalgo d’istruttori nazionali appartenenti al collegio IBS che si sono formati all’interno della struttura didattica che dirigo. La prima esperienza di questo tipo di dimostrazione è avvenuta in occasione della VIII edizione della So-Saku Bonsai Award a Roma nel 2007 e da allora si sono succedute tante altre dimostrazioni nelle quali abbiamo potuto affinare e consolidare il metodo. Ad oggi sono quindi moltissime le occasioni in cui il pubblico ha potuto godere di queste perfomances sia in Italia che in congressi europei, esso ha potuto interagire direttamente con i dimostratori che, man mano che il lavoro sulla pianta procedeva, si sono succeduti nelle conferenze approfondendo gli argomenti che sopra ho riportato.
Ecco, definito questo, andiamo a vedere la valenza della Bonsai & Friends in un contesto didattico di questo tipo. Essa è l’apice di tale metodologia didattica accademica perché, oltre alla partecipazione degli studenti e istruttori della Bonsai Creativo School – Accademia, al pubblico presente, sia esso composto da appartenenti alla scuola, amici o semplicemente curiosi, offriamo la possibilità di godere della sapienza e della cultura di amici Bonsaisti di fama nazionale ed internazionale che per spirito di amicizia e di comprensione del progetto si sono resi disponibili in questi anni a partecipare e condividere per uno o due giorni la didattica e la festa che programmiamo a Cerreto; dove l’evento, oltre a fare proselitismo, diventa anche didattica live per gli allievi stessi. Ora mi preme porre l’accento alcune si-
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tuazioni che possono venirsi a sviluppare nel futuro. Parto con il porre alcune domande: Chi è stato il primo uomo che ha messo il piede sulla luna?........ E il secondo? ...e il terzo? Chi è stato il primo uomo a volare? E il secondo? ...e il terzo? Chi il primo uomo ad abbattere il muro dei 10 secondi sui 100 metri? E il secondo?...e il terzo? Direte che sono diventato pazzo, invece no; le mie domande sono legittime poiché mi chiedo quanto tempo passerà prima che la formula didattica che ho sviluppato possa essere copiata da altri, e quanto ancora dovrà passarne prima che un appuntamento importante come la Bonsai & Friends sia copiata e magari pubblicizzata come esclusiva da chi ha mezzi e risorse più importanti di quelle che oggi abbiamo noi. Beh, non lo so quanto ne passerà, ma sono sicuro che accadrà perché è impossibile che quando si nota che una cosa funziona e, osservandola, copiandola e magari invidiandola,
ma non si hanno le capacità d’inventarne una altrettanto funzionale, rimanere immobili e non farsi prendere dal quel “copia e incolla” come si usa al computer per, evidentemente, fare meno fatica e limitare i propri rischi al minimo. Credo anche che quando ciò accadrà assisteremo a una svolta epocale nel bonsai: ci renderemo conto che oltre alle borse Louis Vuitton, Valentino, Armani sarà sancita la taroccatura di performances e iniziative del bonsai. Beh, quando succederà, noi della Bonsai Creativo School saremo contenti di essere ricordati come Neil Amstrong, Orville Wright e James Ray “Jim” Hines, essere ricordati quindi come i primi perché dei secondi e dei terzi, normalmente, non si ricorda mai nessuno. Un abbraccio e Buon Bonsai. Sandro Segneri
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STORIA, ESTETICA, TECNICHE E SEGRETI CI COLTIVAZIONE
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uesta è la ventesima pubblicazione di Antonio Ricchiari che sarà presentata in libreria a dicembre. Libro di grande formato, molto “bello da vedere”, libro da leggere e da sfogliare continuamente poiché ha contenuti assolutamente innovativi. Si apre con la prima parte tutta dedicata all’anaisi e alla critica estetica di esemplari di grande rilievo che sono stati curati anche da un maestro come Massimo Bandera. La seconda parte è dedicata alla progettazione alle tecniche di impostazione e di mantenimento. Libro ricco di splendide fotografie e di disegni di Antonio. Balza evidente l’originalità del libro. L’esperienza editoriale dell’autore si apprezza nell’originalità e nell’impostazione non usuale del lavoro. Insomma, non è il “solito” libro dedicato ai bonsai. La Casa Editrice Giunti-De Vecchi apre, con il volume sui bonsai, una nuova collana ed una veste editoriale molto curata e ricercata. Devo dire che il prezzo è molto contenuto rispetto al valore del libro ed alla cura che l’autore e i grafici hanno messo nel realizzare questo che è un bellissimo volume dai contenuti veramente innovativi. Ancora una volta Antonio ha centrato l’obiettivo. Credo che dobbiamo a lui il fatto che in Italia la diffusione e la didattica del bonsai hanno raggiunto un livello veramente invidiabile! © RIPRODUZIONE RISERVATA
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esus Quintas, socio ESA, ha appena pubblicato “Suiseki: qseki 2009”, un libro in cui svela la sua personale visione sulle pietre paesaggio, ispirata nello stile Giapponese (suiseki). Il libro contiene 210 foto a coloro che consentono di apprezzare i 33 lavori eseguiti nel corso del 2009, nel suo ventesimo anno quale collezionista di pietre paesaggio. Ciascuna pietra è presentata dalla sia vista frontale, ma ulteriori foto più piccole consentono di vederla dal retro o dall'alto, dalla sua vista frontale, ma ulteriori foto più piccole consentono di vederla dal retro o dall'alto, senza daiza come anche vedute del daiza dall'alto e dal fondo. È anche incluso un breve commento per ciascuna pietra. Inoltre il libro contiene brevi articoli su diverse edizioni di suiseki e perfino degli haiku (brevi poemi nello stile Giapponese). Il libro è scritto in Inglese e Spagnolo ed è composto da 88 pagine. Il prezzo (incl. spese postali) entro l'Europa è 27,00 € (per ordini oltre 5 copie 22,00 € cad.). Per gli ordini prego rivolgervi direttamente a lui all'indirizzo e-mail: jqb@analisisasesores.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
THE STORY OF STONE FLOWERS
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uesto è il primo libro in inglese su queste rare e straordinariamente belle pietre con formazioni di minerale rassomiglianti a fiori di crisantemo. Una messa a fuoco specializzata dell'arte di apprezzamento delle pietre che è sbocciata in Asia da oltre 2000 anni, le pietre crisantemo sono regolarmente là esibite, dove esse sono altamente apprezzate tra le pietre artisticamente naturali. Malgrado siano state inizialmente trovate in Cina e Giappone, più recentemente sono noti esempi dalla Corea e dagli Stati Uniti occidentali. Gli autori hanno viaggiato estensivamente in Cina e Giappone per mettere insieme informazioni storiche con gli attuali nuovi dati, ed il loro esauriente lavoro mette a punto un nuovo modello per libri inerenti l'arte di apprezzamente della pietra, dei loro vari tipi, forme e località di origine. Questa informazione è ampiamente integrata con oltre 130 fotografie illustranti l'intera gamma delle pietre crisantemo, dalle più rare e di maggior valore a quelle incontrate più di frequente nei mercati. È inclusa una bibliografia, la più completa lista di referenze sull'argomento mai riunita in una pubblicazione. Il Dr. Thomas S. Elias è un bonsaista e precedente direttore dell'Arboretum Nazionale degli Stati Uniti a Washington, Distretto Columbia. Uno specialista sui Giardini Asiatici e l'uso ed apprezzamento delle pietre Asiatiche, egli ha viaggiato e lavorato in Cina e Giappone per oltre trenta anni. Tre dei suoi precedenti libri furono selezionati dall'Associazione Libraria Americana tra i migliori 100 libri di scienza e tecnologia negli anni in cui furono pubblicati. La Dr.sa Hiromi Hakaoji è nativa di Kyoto, Giappone, ed è una laureata della Università George Washington a Washington, Ditretto Columbia. Ella ha lavorato quale interprete Inglese – Giapponese, traduttrice, e ricercatrice per oltre venti anni. Indirizzo postale: 2447 San Mateo Court, CLAREMONT California 91711-1652 – U.S.A. E-mail address: tselias@msn.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
TECNICHE SPECIALI
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ome si suole dire: “nelle migliori librerie”, nei garden center e in tutti i centri bonsai viene distribuito l’ennesimo lavoro di Antonio Ricchiari. Libro presentato alla Crespi Cup 2010 dall’Autore che esce con un lieve ritardo, devo dire abbastanza atteso poiché per la prima volta nel mondo bonsai stico un intera pubblicazione è dedicata alla lavorazione della legna secca e a quelle tecniche particolari che hanno determinato l’affermazione della corrente d’avanguardia. E’ un libro estremamente ricco di contenuti tecnici, di nozioni sul legno degli alberi, corredato da una quantità veramente notevole di fotografie e disegni dell’Autore. Non voglio anticipare altro perché sarà una gradevole sorpresa per tutti i bonsaisti e sul piano nozionistico una fonte preziosa per le lavorazioni speciali. Leggo nella prefazione di Luigi Crespi: “…l’ennesimo lavoro di questo prolifico autore che tanto intensamente contribuisce alla diffusione del bonsai e alla sua didattica tratta in maniera profonda ed esaustiva di tecniche avanzate, che riguardano la lavorazione della legna secca. Un lavoro quindi prettamente tecnico ma Ricchiari trova lo spunto per approfondire tutti i concetti di estetica che poi sono alla base di tutto il bonsai e che sono oggetto di studio da molti anni da parte dell’Autore. Troppo spesso si danno per scontato concetti e regole che sono ignorati o addirittura sconosciuti. Il successo degli scritti di Ricchiari è racchiuso proprio nella sua capacità di fare didattica sempre in maniera estremamente chiara. Didattica che peraltro una carriera lunga oltre trent’anni ha reso più efficace e più immediata. E questo enorme bagaglio di esperienza, messo di peso a disposizione di tutti gli appassionati, si trasforma in un forte stimolo per chi fa già bonsai e in un incoraggiamento per tutti quelli che hanno voglia di avvicinarsi a questa affascinante arte che oramai da molto tempo ci vede protagonisti della scena internazionale.” Non resta altro che acquistare quello che si annuncia come un prezioso ed estremamente utile testo e… buona lettura! © RIPRODUZIONE RISERVATA
l’arte di andare nella Natura alla ricerca (selettiva) di pietre suggestive
"Attraverso la Tanseki Koo, approfondire la conoscenza e l’amore per la Natura"
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otrebbe sembrare strano a noi, principianti italici, che per un Giapponese e non solo, il suiseki per eccellenza sia una pietra di fiume... strano per noi fortunati, ricchi di tutto quel ben di Dio che è il Palombino... La scoperta prima, la notorietà dopo, di questo materiale, ha però spesso condizionato il nostro andare alla ricerca, portandoci a focalizzare la nostra attenzione sul Palombino e limitando di molto il nostro modo di “vedere”, interpretare, vivere il suiseki. Anche in Giappone, come in ogni dove, possono essere raccolte differenti tipologie di calcare tipo il palombino; ne è fratello, quello scuro, descrittivo, a rughe e guglie, della regione di Furuya, al quale spesso ci riferiamo: molti Meiseki storici, illustrati su prestigiosi Cataloghi, sono infatti pietre di Furuya, tradizionalmente posizionate su daiza corposi e panciuti; suiseki in gran voga presso i literati, ma apprezzati sin dal 18° secolo.
Sì, in Giappone le pietre di fiume, chiamate "Sawa-ishi", sono le preferite. La superficie lisciata dalla costanza dell'acqua e dal tempo, dalle morbide forme e dal duro cuore, ben rappresenta lo spirito del Suiseki; al contrario, non sono molti i luoghi di montagna che diano buone pietre. Il cuore. Ogni strato morbido, ogni strato degradato esterno è stato tirato via ed il cuore, l'anima dura della pietra, è rimasta. Ci
L’azione dell’erosione idrica modella la pietra di fiume: sia, con debole flusso, lasciandola incastrata sul fondo a subire l’usura del passaggio ruvido della sabbia; sia correndo a pieno carico, trasportando fango e sabbia ed investendo la roccia, smuovendola e rotolandola. Succube dello sfregamento con altre pietre e con la sabbia, la materia più debole cede di fronte alla durezza delle più compatte. Poi, la varietà dei materiali: i fiume raccoglie per km, tra montagne e valli, tra affioramenti di fasce geologiche diverse. Quanto cammino risparmiato, per noi! Noi
vuole tosta durezza, per opporre coraggiosa resistenza alla corrente, allo sfregamento contro bancali di sabbia; per vincere nella lotta corpo a corpo con le altre pietre. Ci vuole bontà di materiale e giusto percorso di trasformazione in grado di smorzare gli speroni, senza perdere l'identità della forma. Tra la vita lunga di una pietra e la vita breve di un uomo ci si deve, nel giusto momento, incontrare sulle rive del fiume.
scendiamo al fiume nel punto giudicato più agevole, dove la riva non sprofonda ripida nell’acqua, ma dove anse ed allargamenti favoriscono il deposito di bancate di sassi. Scendiamo e... passeggiamo accanto, dentro quelle acque fresche e scorrenti che hanno depositato ai nostri piedi il risultato del proprio millenario lavoro. Andiamo piano, occhi a terra, cercando la FORMA, prima di tutto. Va da sé che se il fiume ci porta palombino o arenaria su percorsi di relativamente breve percorrenza, possiamo aspettarci che una qualche forma sia rimasta; anzi, è possibile rinvenire forme stondate anche da quei palombini dallo zoccolo talmente duro, da resistere anche alla più drastica sabbiatura: l’erosione entra nelle fessure, allargandole ed esalta le dure vene di quarzo in consistenti cascate. Ecco: la forma a capanna è per me una delle più suggestive ed intriganti da cercare, assieme alle pietre a pozza o lago. Forse, anche una delle più facili da trovare. Anche in spiaggia i sassi a strati: nerobianco-nero (es: ardesia, quarzo, ardesia, dove il bianco è la parete della capanna) sono abbastanza frequenti.
Ma io, voi, lungo il fiume, allenati alle facilmente riconoscibili forme del Palombino, siamo coscienti di ciò che stiamo cercando, oppure raccogliamo ciò che “sembra assomigliare a” o “guarda che colore insolito, che meraviglia”, “ che strano disegno...”? Si raccolgono soprattutto pietre per Biseki... perdendo parecchio di vista il suiseki. Lo so: un po’ tutto il mondo sfoglia la nostra rivista. Loro sanno bene come si guarda e si raccoglie nel fiume: è la loro fonte di rifornimento principale. Mentre noi, italiani Palombino-dipendenti... La mia intenzione, su queste pagine, era di raccontarvi l’esplorazione di un mio fiume, cercando di suddividere con voi (non ho scritto “per” voi!) le prede a seconda di una classificazione. Poi, ho cambiato idea. Forse, guardare cosa si raccoglie in Giappone nei fiumi giapponesi... chissà: potrebbe aprirci qualche orizzonte; darci qualche suggerimento, farci meglio valutare. Convincerci a... caricare la macchina con un poco di bramosia frettolosa in meno. I Fiumi del Giappone sono caratterizzati da una lunghezza relativamente breve e
dalla forte pendenza, derivante da una stretta e montuosa topografia del paese. Proverò a mostrarvi le rive piÚ a monte, lontano dalle grandi città e solamente qualche fiume tra i piÚ famosi. Troverete quelle rive molto familiari: tutti, fiumi o torrenti, sono pressappoco uguali, da piccoli! Bene ragazzi: come sapete (meglio di me che viaggio emulatrice di una pre-
sunta “fantasia verniana”) il Giappone propriamente detto, è costituito dalle quattro grandi isole di Hokkaido (la più settentrionale), Honshu (la più estesa e più popolata), Shikoku
(la più piccola) e Kyushu (la più meridionale) per un totale di n°... fiumi: non sono stata a contarli, ma solo in Hokkaido ce ne sono 316. Non credo perciò desideriate che ve li presenti tutti... in fondo... son fiumi... ed anche noi ne siamo pieni e ricca e varia è la geologia del nostro territorio, egualmente montagnoso, ricco di coste scoscese e vulcanico. Con gli occhi pieni di tali esempi, proviamo ora a riguardare alle nostre prede. Se siamo forti,
probabilmente faremo spazio, attorno a quelli che avranno superato l’esame. Se siamo teneri di cuore, troveremo un angolino ancora libero e fuori mano ove dimenticarli senza dolore. Non perdiamoci d’animo: molte rive vergini attendono. Che aspettate, allora? Armiamoci e... partite!!! Il prossimo appuntamento... a casa nostra ;-)
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www.tiberiogracco.it
"Il bosso Spacca Scalpelli" Francesco Santini Bonsai Creativo School-Accademia
www.bonsaicreativo.it
A
nno 2001!!! Ricevo una telefonata di un amico alle 23,30: "Francesco, vicino casa mia, con le ruspe, stanno buttando all'aria un giardino di un mio amico. Ci sono dei bossi di grosse dimensioni, andiamo a dare un'occhiata? Dobbiamo farlo adesso perchĂŠ domattina portano via tutto!" "Il solito esagerato" pensai. Ma nel dubbio, meglio non rischiare! 10 minuti dopo sono giĂ sul posto. In effetti il mio amico aveva ragione. Davanti ai miei occhi c'era un cumulo di terra incredibile e tronchi, tanti tronchi....di bosso!!!
Purtroppo l'escavatore era andato poco per il sottile e molti di questi tronchi erano completamente rotti, spezzati o senza radici. Con una torcia cerchiamo di individuare almeno qualche bosso con un minimo di pane radicale. Le piante sono grosse... vecchie... e pesanti! Carichiamo quello che ci è possibile e
via a rinvasare. Alle 4 di notte abbiamo finito!!! I nostri bossi sono tutti in vaso. Tra questi, ce n'era uno di dimensioni "generose"... eccolo!!! L’ho chiamato il bosso "spacca scalpelli�. Vi lascio immaginare il perchÊ!!! Le prime foto risalgono al 2003 ad attecchimento avvenuto! Nella prima fase di coltivazione, la
mia attenzione è stata rivolta all'ingrossamento dei rami. Il bosso tende a fare molte gemme concentrate in pochi punti. Se si lasciano tutti i rametti e non si fa selezione, si rischia di ottenere solo tanti rami giovani e di consistenza erbacea. E’ bene quindi lasciarne pochi, ben distribuiti lungo il tronco e farli ingrossare e lignificare! Lasciateli crescere liberamente, coltivate al sole e con abbondanti concimazioni. Vedrete che risultati!!! Vista la consistenza del legno di bosso sarebbe bene dare una piccola impostazione ai rami fin da giovani. Consiglio un filo di alluminio da applicare lasciando larghe le spire. Servirà soprattutto per abbassare il tratto iniziale del ramo prima che diventi troppo duro per essere piegato!La presenza del filo sul tronco non mi permetteva la lavorazione del legno. Ho dovuto
attendere il raggiungimento di una ramificazione con diametri corretti, per poter prendere in mano gli scalpelli! ...ed è qui che nasce il nome di questa pianta!!! Il legno del bosso, si sa, è molto duro e compatto. Il modo migliore per spaccare i nostri scalpelli è farli entrare nel legno con una bella martellata e poi illudersi di farci leva per alzare i fasci linfatici... ERRORE!!! Con il bosso bisogna fare attenzione. Se, come me, non amate il lavoro con la fresa elettrica, la prima sgrossatura avviene con l'utilizzo di una fessuratrice. Una volta che la pinza entra dentro, il legno si spacca facilmente. Meglio non esagerare con il "morso". Meglio "addentare" piccole porzioni di legno! Una volta ridotto il volume di legno è il momento di approfondire il lavoro con gli
scalpelli. Anche qui vale la stessa regola: piccole porzioni di legno. L'occhio deve leggere i segnali che il legno ci suggerisce. Piccole fessure sono segni importantissimi: una piccola crepa indica il punto esatto in cui un legno comincerà a decomporsi. Sarà in quella fessura che entrerà acqua, minuscoli animali, aria... sarà da lì che comincerà quel lungo processo naturale di decomposizione che con il tempo darà vecchiaia al legno...e sarà proprio da qui che lo scalpello inizierà il suo percorso! L’utilizzo di attrezzi manuali, per quanto lungo, permette di poter leggere continuamente questi segnali, cosa che la fresa elettrica tende a cancellare. Dopo anni di coltivazione, arriva anche il momento del rinvaso. Ecco il fatidico momento in cui bisogna togliere la vecchia zolla, quella orribile argilla che ormai è diventata cemento! E’ un rinvaso senza compromessi. Tolgo tutta la terra con un bastoncino e poi una bella lavata di radici! Il bosso viene po-
sizionato in un vaso provvisorio. Mi curo molto del suo ancoraggio al punto di usare un puntello improvvisato! La pianta non accenna a muoversi ed è un tutt'uno con il vaso. Non resta che mettere il nuovo terriccio: una miscela composta dal 70% circa di pomice (anche di grossa granulometria) e il re-
stante 30% con terriccio universale. Entrambi gli elementi sono stati setacciati per eliminare le particelle piÚ piccole. Nel corso di questi anni ho applicato piÚ volte il filo in modo da aprire e abbassare la ramificazione primaria. Con la pinzatura invece ho ottenuto un buon infoltimento dei rami. E’ il mo-
mento di procedere alla disposizione di tutti questa vegetazione. Questa lavorazione è oggetto della dimostrazione fatta al congresso IBS 2010 di Arco. Il lavoro svolto è stato essenzialmente di selezione e distribuzione della vegetazione. Visto il periodo (maggio) ho deciso di non intervenire in modo radicale, escludendo potature o pieghe drastiche. Niente rafia quindi, ammesso che ce ne fosse stato bisogno! Solo tanto filo in modo da distribuire tutti i numerosi rametti. La modellatura puntava soprattutto all'apertura della ramificazione cercando di conferire una buona costruzione della chioma a 360°. Se facciamo un giro intorno alla pianta possiamo percepire una chioma abbastanza ordinata e naturale da tutte le angolazioni. Durante l’avvolgimento dobbiamo chiaramente fare attenzione a non danneggiare la
vegetazione. Consiglio di pulire il rametto più o meno come facciamo per i ginepri: togliere la vegetazione alla base delle biforcazioni, le foglie presenti sul primo tratto di tutti i rametti e così via. In questo modo passare con il filo è più agevole. E poi non ci dimentichiamo che in tutti gli alberi la vegetazione è solo sulle punte dei rami. Non ha senso tenere le foglie sulle parti interne. Durante il posizionamento dei rami, soprattutto quelli di medie dimensioni, bisogna fare molta attenzione. La rotazione durante la piegatura è un ottimo sistema per ridurre i rischi di rottura. Non piegare eccessivamente. Molto meglio posizionare i rami dritti e alla luce, senza movimenti troppo stretti; al limite accorciarli se risultano troppo lunghi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
bobrasp@libero.it
"Un sognatore di alberi... un innamorato romantico del susseguirsi delle stagioni..."
Allora... iniziamo con il rompere il ghiaccio e ti chiedo subito di descrivere Roberto Raspanti quando è a casa con la sua famiglia. Beh....uno che deve andare sempre di corsa! La famiglia è per un padre il bene più prezioso, e anche se talvolta il tempo non è moltissimo cerco di passarlo nel migliore nei modi insieme a Claudia, la mia compagna che da 11 anni ormai mi sopporta e insieme a Serena e Viola le nostre due figlie che da otto e sette anni ci accompagnano in questo lungo viaggio che è la vita. La famiglia è per me un bene irrinunciabile La domanda può apparire scontata, ma tra famiglia e lavoro, come riesci a trovare il tempo da dedicare al bonsai? A rifletterci così, subito dopo aver letto la domanda, articolare una risposta è una cosa da panico, ma nella realtà la cosa mi riesce abbastanza
naturalmente. Il mio lavoro mi assorbe per cinque giorni la settimana con sveglia mattutina alle 5:45, tre volte fino alle 15:00 del pomeriggio e altre due fino alle 19:00. Per il bonsai solitamente lascio degli spazi nei fine settimana; che vanno dal lavorare sulle mie piante o su quelle di qualche cliente, ospitare dei bonsaisti che partecipano ai laboratori. Per lavorazioni che richiedono più tempo diluisco il lavoro, specialmente quello di filatura, durante la settimana nel dopo cena, e quando c'è la possibilità anche nel pomeriggio. Sempre a proposito di lavoro, visti i molteplici impegni ed il tempo dedicato, hai l'impressione che il bonsai sia quasi un secondo lavoro, o lo consideri ancora una grande passione? Il bonsai è la mia grande passione. E' innegabile però che visto il tempo e l'impegno che gli
dedico, sia anche un'opportunità che può offrire una giusta remunerazione. Ed ora veniamo a noi... il tuo curriculum parla chiaro, sei uno dei più bravi bonsaisti italiani/europei. Tu cosa pensi del Roberto Raspanti bonsaista? Un sognatore di alberi sicuramente... un innamorato romantico del susseguirsi delle stagioni... un acuto osservatore (forse troppo). Uno che cerca sempre di essere corretto e talvolta ci riesce ( e questo nel bonsai odierno è talvolta una magia). Un po' troppo buono (anche se ho l'impressione che in molti pensino il contrario). Sicuramente non sono un'opportunista, forse sono troppo diretto e poco ruffiano non mi accontento mai, cercherò sempre di migliorarmi e di vivere il bonsai con l'entusiasmo del primo giorno! Una curiosità mia, tu credi che alla lunga, dedicare tanto tempo al bonsai, magari facendo i salti mortali per far coincidere orari ed esigenze diverse, possa portare ad una perdita di interesse? No, perché allo stato attuale delle cose non potrei perdere interesse per una cosa che mi dà così tanto. Le cose sono più belle quando si lotta per ottenerle, anagraficamente sono di una generazione che apprezza ancora il lavoro per l'ottenimento di un risultato. Era il 1997 quando ho iniziato a frequentare i corsi tenuti da Sandro in concomitanza dell'accensione di un mutuo per l'acquisto della mia casa. Ricordo anni durissimi di rinunce e di sacrifici per poter avere una buona formazione bonsaistica. Gli attrezzi comprati uno per volta, le trasferte in autostrada e i panini per risparmiare il ristorante. Adesso non ho più il mutuo: ho due figlie ed una compagna, un giardino dal quale ricavo molte soddisfazioni, un buon lavoro... come potrei perdere l'interesse? L'unica cosa che si può rischiare di perdere è il provare piacere nel farlo, ma io mi diverto tantissimo!!!
Tanto per rimanere in tema, molti ti considerano come il naturale erede di Sandro Segneri, che effetto ti fa questo accostamento? Ma che domande fate?!? Arrossisco per questo iniquo accostamento... Sandro oltre che un amico di lunga data è stato finora il mio unico Maestro... posso solo dire che prima didatticamente e poi artisticamente mi considero un divulgatore ed un sostenitore dei suoi insegnamenti, ed il sapere che talvolta nei miei lavori trasparisce il suo lavoro non può che inorgoglirmi. Ricordo ancora quando gli telefonai dalla Repubblica Ceca per informarlo di aver vinto il Talento Europeo.... la gioia che ci scambiammo quella sera la sento ancora dentro! E' un bellissimo ricordo, e approfitto dello spazio per ringraziare ancora Lo Zio! Leggendo di te, una cosa che salta all'occhio è il tuo grande impegno nella didattica. Quanta soddisfazione ti da insegnare a fare bonsai? Tutte le arti si fondano sulla didattica. Per imparare un'arte e farla propria occorre imparare la tecnica, e la didattica è imprescindibile. La tecnica è lo strumento che fa scaturire l'arte, questo è essenzialmente il mio credo. Il senso estetico è dentro di noi, ma senza la tecnica non può uscire e non può essere realizzato. Se uno capisce questo concetto può affrontare una bonsai do ricca di soddisfazioni. Insegnare però non è una cosa semplice. I gruppi talvolta possono essere molto variegati e aventi livelli cognitivi e di preparazione differenti. E' comunque oltremodo stimolante riuscire a trasmettere nozioni e sensazioni in una seduta di lavoro nel quale vengono affrontate situazioni operative di differente entità. Insegnando si impara maggiormente: le esperienze e le piante degli altri
arricchiscono il bagaglio dell'attento osservatore! Seguire la formazione di un bonsaista per alcuni anni e vederlo rendersi autonomo anche al di fuori dei laboratori, avere la fiducia di chi lavora con te e ti mette a disposizione le proprie piante è veramente una grande soddisfazione, che però va vissuta con grande responsabilità. A proposito di didattica e scuole, secondo te è necessario regolamentare l'attività di docenza o è superfluo? Le regole servono a mantenere la chiarezza e a dare un'indicazione, oltre che a garantire i requisiti necessari all'insegnamento. Ma anche il buonsenso è necessario... Dal tuo sito si vede chiaramente che i tuoi interessi per le arti che vengono dal Giappone vanno oltre il bonsai, pensi che siano un necessario completamento all'arte principale o possono essere indipendenti? Se ti riferisci all'altra delle mie malattie, le koi, posso dirti che possono essere abbinate ma possono anche non esserlo. A chi tuttavia ha a disposizione un po' di spazio nel proprio giardino e sta pensando da tempo di cimentarsi nella cura di questi splendidi animali posso solo consigliare di farlo. Ad oggi esistono impianti di filtraggio ad alta efficienza che riducono le manutenzioni a circa un'ora a settimana, producendo un'acqua idonea alla splendida visione delle koi. Unici consigli: rivolgetevi ad esperti del settore (ce ne sono diversi anche in Italia) e non improvvisatevi "maghi del fai da te", Le prime notizie che ti accostano all'arte bonsai risalgono al 1997, è quella la data di
nascita della tua passione o c'era stato qualche approccio precedente? Ho iniziato nel 1997: ero iscritto al Club Prato Bonsai, quando venne organizzato un WorkShop con Sandro Segneri, di cui avevo già visto svariati lavori sulle riviste del settore, apprezzandoli oltremodo, da lì è partito il tutto. Tuttavia il mio primo approccio col bonsai risale a qualche anno prima: durante un viaggio in Olanda visitai Floriade e vi acquistai un olmo cinese che seccò miseramente pochi mesi dopo! A mia discolpa va detto che mai prima di allora avevo avuto la curiosità di coltivare un vegetale! In un tempo relativamente breve sei arrivato ad essere considerato uno dei più quotati bonsaisti italiani, quanto ti è costato arrivare a questi livelli? Come ti ho accennato prima gli sforzi sono stati tanti, anche se inconsciamente ho sempre saputo quello che potevo ottenere applicandomi con costanza. Il tempo in parte mi ha dato ragione, e anche se sono incappato in alcune cocenti delusioni, sono consapevole che ciò fa parte di questo meraviglioso gioco che per me è il bonsai. Ed ora, a che punto ti senti della tua bonsaido? Nel tempo di mezzo... tutto passa così velocemente, le mie figlie crescono, ho sempre più sonno e penso che negli ultimi anni mi si sia abbassata la vista, ma ho sempre una maledetta voglia di bonsai... nel mio giardino è come se il tempo si fosse fermato. Ora una domanda che ho già rivolto ad un tuo collega alla BCS, tale Marco Tarozzo... quanta amicizia vera hai trovato nel mondo del bonsai? Penso che il mondo del bonsai racchiuda le stesse tipologie di individui che si possono incontrare nella vita reale. Tuttavia quando si ha la fortuna di poter condividere un'amicizia vera, la vita è più leggera. Tra tutte le persone che hai visto accostarsi alle tue lezioni, quanto interesse vero hai trovato e quanto dettato da una moda passeggera? C'è sempre una percentuale di persone che si affacciano al mondo del bonsai per poi decidere che non fa per loro. Personalmente posso dire che i gruppi che frequentano i miei laboratori sono abba-
stanza consolidati: alcuni di loro sono con me da svariati anni. Generalmente il bonsaista che si avvicina ad un istruttore sa già cosa vuole. Talvolta ci si trova davanti a giovani veramente promettenti, ma che per qualche motivo e loro malgrado sono costretti a mollare un po' con il bonsai per motivi vari e tutti degni del massimo rispetto ( lavoro, casa, moglie , figli etc etc) Come vedi il futuro del bonsai italiano? Con curiosità.... ciclicamente il bonsaismo italiano viene investito da rinnovamenti e nuovi personaggi, oltre che a nuove idee. Sono abbastanza disilluso sul fatto che il movimento del bonsai italiano possa "guarire" da tutti i malcontenti che attualmente esprime. Un movimento che sappia attirare nuovi appassionati, che sappia fare divulgazione e didattica, che apra le porte ai giovani e che sappia accrescere il proprio patrimonio bonsaistico anno dopo anno. Al bonsaismo italiano non manca nulla per intraprendere questo cammino, ci vuole solo un po' di applicazione. Veniamo ora ai tuoi gusti, cos'è per te il bonsai? A livello visivo per me il bonsai è pura forma, eleganza viva, vibrante emozione. A livello personale vivo il bonsai quasi o come una disciplina: apprezzo molto la quotidianità, la routine semplice ma difficile dell'annaffiatura, il lento scorrere delle stagioni in un giornaliero confronto tra me e i mei alberi, silenziosi amici e compagni di viaggio. Per me il bonsai è un bisogno di formazione continua: osservare per capire, documentarsi, scambiare opinioni ed esperienze, costruttivo confronto. A proposito dell'annoso problema araki si araki no, qual è il tuo punto di vista in merito? Una domandina da poco! E' come dire:" Ape Piaggio o Harley Davidson?". Le mie considerazioni a riguardo sono molteplici: premesso che ci si dovrebbe dedicare agli araki quando si sono acquisite le necessarie capacità operative di base. La pratica per acquisire tali capacità operative la si dovrebbe sviluppare lavorando prevalentemente materiali di interesse vivaistico, per evitare di combinare guai e per dare il necessario rispetto ad un albero sicuramente unico e cresciuto in condizioni del tutto casuali in natura. Talvolta si vedono amatori che hanno raccolto materiali di buon pre-
gio, ma che si accingono ad effettuare step di lavorazioni che non sono in grado di gestire non avendo la preparazione necessaria. Personalmente amo lavorare gli araki perché offrono situazioni sempre diverse e irripetibili, mettendo alla prova le capacità di chi le lavora e le coltiva. Seguire in toto lo sviluppo di un albero, dalla raccolta (responsabile e fatta con giudizio, il bosco non è un supermarket!) all'esposizione, è una esperienza molto gratificante, un lungo cammino che può essere affrontato solo se lo si fa seriamente, disponendo delle conoscenze e della sensibilità necessarie. Com'è composta la tua collezione? È formata sempre dalle stesse piante o pratichi una specie di turnover? La composizione della mia collezione... dunque... facciamo l'inventario insieme!!! Allora ad oggi 9 settembre 2010 nel mio giardino ci sono: 8 pini silvestri, 4 cipressi, 3 sughere, 2 sabina, 2 filliree, 3 olivastri, 2 itoigawa, 2 pini neri (uno giapponese, l'altro italiano), 1 ginepro taiwan,1 ginepro sargentii, 1 ginepro fenicio, 1 ginepro oxicedrus, 2 taxus baccata, 1 acer buergerianum, 1 quercus ilex. Sarebbe bello tenere tutte le piante che si lavorano anche quando hanno partecipato a tutte le mostre possibili! Ma di difficile realizzazione poiché il lavoro aumenterebbe in maniera esponenziale di anno in anno, quindi anche se a malincuore, ogni tanto qualche pezzo lascia aiko en, non senza prima aver già individuato il sostituto. La tua pianta preferita? Qual è quella che ti da più soddisfazione nel lavorarla? Non ho un'essenza preferita da lavorare, anzi, amo spaziare e variare, anche se apprezzo la duttilità delle conifere e la complessità della loro coltivazione. Tuttavia alla lunga, si hanno grosse soddisfazioni anche dalle caducifoglie, al patto di saperle aspettare!!! Augurandoti un futuro pieno di successi e soddisfazioni, ti salutiamo ringraziandoti per il tempo che ci hai dedicato. Grazie degli auguri! E' stato un piacere rispondere alle vostre domande, ed è stato pure divertente! Sicuramente ne sono uscito arricchito, ho fatto molta introspezione per rispondervi! Un caro saluto a tutti voi, augurandovi: "Buon Bonsai!" © RIPRODUZIONE RISERVATA
Kiryu e
Lapillo
C
onsiderando le essenze mediterranee latifoglie da un punto di vista puramente fisiologico, queste sono quasi per la maggior parte delle specie sempreverdi (Quercus Suber, Quercus Ilex, Pistacia Lentiscus, Olea Oleaster, Mirtus spp., Arbutus Unedo, ecc.), che richiedono per il loro sostentamento giornaliero riferito all’apparato fogliare, una continua presenza di elementi ferrosi per la costante biosintesi della clorofilla. I risultati ottenuti dall’inserimento in miscela di percentuali di Kiryu e/o Lapillo mai superiori al 30%, hanno consentito agli esemplari di svilupparsi in maniera omogenea sia nella quantità che nella qualità della ramificazione e fogliame senza scompensi di vigore. E’ consigliabile non superare il 30% in miscela di kiryu e/o Lapillo per il fatto che un eccesso di questi provocherebbe un risultato esattamente opposto, ovvero un rallentamento
della crescita. Come infatti, in Giappone, la coltivazione di pinaceae in kiryu pura, viene adottata solo su esemplari ormai finiti e con molti anni di coltivazione in vaso, proprio per ottenere un equilibrio della vigoria tendente al minimo di crescita, senza scompensi ed eccessi di sviluppo. L’inserimento in fase di formulazione della miscela, deve tener conto, non solo dell’essenza botanica, ma anche e soprattutto del grado estetico e di rifinitura dell’esemplare: opteremo per una maggior % di Kiryu per esempio su Quercus Suber, inquanto accostata alla presenza di Kanuma al 20% e di pomice scura al 50%, (foto 1) non solo renderà il pH ulteriormente acido, ma renderà ricco il substrato nella sua interezza di elementi ferrosi prontamente disponibili. Consiglio l’aggiunta di Kiryu e Lapillo, anche nella formulazione di miscele riferite a acidofile quali azalee, gardenie ed essenze da
frutto utilizzate in bonsai per il maggior apporto di microelementi nei periodi antecedenti la fioritura e fruttificazione. Già in passato, durante l’esposizione di argomenti inerenti l’importanza dei microlementi nella coltivazione bonsai, si è data enfasi a questi nutrienti che essendo poco considerati, assumono invece un ruolo preponderante nelle varie fasi fenologiche degli esemplari. Scegliere in fase di formulazione una percentuale anziché un’altra, è un passo che deve considerare se dobbiamo aumenare o diminuire la spinta vegetativa: in linea generale se siamo in fase di formazione l’aggiunta sarà minima (10%) (foto 2, 3, 4), se siamo in fase di perfezionamento allora si arriva al 30%.
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E L'ARTE DI DISPORRE I FIORI http://bibliotecagiapponese.wordpress.com
D
ietro le ruvide e spesse pagine de Lo Zen e l'arte di disporre i fiori di Gusty Herrigel (ed. SE, pp. 112, € 13), si cela la storia della ricerca di un'armonia. Non geometrica, razionale, calcolata, ma gentile ed ineffabile: giapponese. La scrittrice - moglie del celebre professore di filosofia, autore de Lo zen e il tiro con l'arco - ha tentato, con questo libretto, di avvicinare i lettori occidentali a qualcosa che sfugge sempre all'intelletto, vale a dire gli equilibri segreti e fragili dell'ikebana. Il felice risultato raggiunto è ben differente da una guida al giardinaggio o – peggio - dall'ennesimo manuale sulla falsariga dell'insegnamento zen applicato con superficialità a qualsivoglia ambito. Durante un soggiorno in Giappone, Gusty scoprì e si applicò all'ikebana, arte complessa tradizionalmente trasmessa in modo orale da padre a figlio e da maestro ad allievo; nel volume, possiamo leggere i primi, scoraggianti passi della donna alla ricerca di un equilibrio impossibile da cogliere con una mente rigida e sorda alla bellezza. I fiori, le gemme, i rami custodiscono infatti una grazia profonda, sfuggente a un occhio distratto, che perciò va allenato con pazienza a cogliere i chiaroscuri delle foglie, le ombre dei petali, le forme racchiuse nel legno. Prima di essere un'arte, l'ikebana è però, senza dubbio, una disciplina dello spirito, che richiede costanza, impegno e umiltà, poiché <<la sola bellezza è insufficiente: essa può realizzarsi se è associata al sentimento "giusto">>. Questo stato d'animo è raggiungibile attraverso la pratica del buddhismo zen, in grado di aiutare l'individuo a entrare in sintonia con se stesso e con la Totalità universale, in quanto <<senza pace, senza calma, senza distacco da sé non c'è serenità né libertà reale, e la "via dei fiori" rimane chiusa e inaccessibile>>. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L
’esposizione di diversa durata all'irraggiamento solare di diversi esemplari esposti in foto può darci un’idea del grado di influenza che il sole esercita sul filloplano dei nostri bonsai. Come si è detto la scorsa volta, sia generi di conifera che di latifoglie ne sono soggetti (foto 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7) e la schermatura tramite ombreggianti diventa obbligatoria non solo nelle regioni del Nord dove impiegheremo percentuali di schermatura non oltre il 50%, ma soprattutto nelle regioni del Sud dove si arriva a schermare per i periodi a cavallo tra Luglio e Agosto (due-tre settimane) anche al 100% ovvero in ombra completa. La depigmentazione è oltretutto un grande stress che determina una mancata efficienza fotosintetica, che potrebbe ripercuotersi sulla capacità di accumulare energie frutto dalla fotosintesi.