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GENNAIO - FEBBRAIO 2008

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EDITORIALE

Quando la politica mortifica la professione DI CIRO CARBONE

ari colleghi. Abbiamo chiuso il 2007 con un importante incontro tra i vertici della Federazione nazionale e i Collegi Ipasvi del Mezzogiorno. Si è trattato di un utile momento di confronto per tutti noi perché ci ha consentito di rapportarci con esperienze diverse su tutte le questioni aperte dentro e fuori la professione, sui nodi ancora da sciogliere, sui ritardi e sulle aspettative di crescita professionale di noi tutti e di ciascuno. Napoli e la Campania si dimostrano ancora una volta piazze importanti nello scacchiere geografico della professione. E non solo per l’alto numero di iscritti e per i tanti giovani che si accostano ad essa, in controtendenza con quanto avviene altrove. Napoli e la Campania fanno registrare ormai da tempo una forte e costante crescita della professione a tutti i livelli. Sia nei gruppi dirigenti, all’altezza delle sfide che attendono gli infermieri nei prossimi anni, sia in seno all’intero corpo professionale. C’è la consapevolezza tra noi di aver fatto tanta strada in questi ultimi tempi. Di aver lavorato sodo sul campo della formazione, dell’approfondimento, dell’aggiornamento, della responsabilità e della consapevolezza. E c’è ancora tanta voglia di fare. Tanta voglia di crescere, di apprendere, di sentirsi parte dirigente dei processi di cambiamento che stanno interessando la sanità, le tecniche di assistenza, l’organizzazione dei luoghi di cura. Lo dimostra il lusinghiero successo del primo master in management infermieristico organizzato dal Collegio Ipasvi di Napoli e le tante richieste giunte per le iscrizioni al

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secondo anno. C’è una voglia enorme di sapere. Una sete di conoscenza che ci onora e che testimonia la dinamicità di una professione e l’interesse di ciascuno nel proprio ambito verso un maggiore riconoscimento dei meriti e delle capacità professionali di cui siamo portatori. Non c’è dubbio, colleghi, non c’è altra professione oggi in Italia più dinamica e motivata della nostra. Con in più la sensibilità verso chi soffre. Non sono pochi i colleghi già impegnati in attività di volontariato professionale verso quelle associazioni impegnate a sostenere malati particolarmente svantaggiati. A questi deve andare il nostro plauso e il mio personale riconoscimento, insieme con un invito a fare di più e meglio verso quelle categorie più deboli e bisognose di assistenza. Ma non ha tutti questo fa comodo e non tutti sono disposti a riconoscercelo. Fatta eccezione per il provvedimento di stabilizzazione dei precari, per gli infermieri della Campania e per l’intero sistema sanitario regionale, il nuovo anno è iniziato nel modo peggiore. La sciatteria di una classe politica incapace, inefficiente e moralmente minata al suo interno ha determinato la necessità di ridurre la presenza di infermieri nella sanità privata. Così, con un blitz degno delle peggiori gestioni, è stato approvato un emendamento alla Legge finanziaria regionale che deve leggersi come un grave attacco alla categoria e al diritto alla salute. Ridurre la presenza di chi è più vicino agli ammalati vuol dire decidere di abbassare il livello di qualità delle cure. Vuol dire peggiorare di molto l’offerta di salute in una regione già provata da strutture vecchie, da tecnologie desuete, da una cronica carenza di organici.

Contro questa legge pericolosa e irresponsabile il coordinamento regionale Ipasvi si è mosso per tempo investendo la Federazione nazionale e mettendo in piedi iniziative di contrasto e di denuncia. Siamo certamente felici per il positivo esito della vertenza precari per i quali ci siamo battuti, ma la riduzione degli infermieri ci costringe a dare un giudizio severo e critico nei confronti di una classe politica regionale che non è in grado di assicurare i livelli minimi di assistenza sanitaria e quel diritto alla salute che in altre regioni viene garantito al meglio. Non è un caso, come ha ricordato il ministro Livia Turco, che la stragrande maggioranza dei cittadini della Campania si dice insoddisfatta del servizio ricevuto dalle Asl della loro Regione ed affolla gli ospedali e le strutture sanitarie del CentroNord. Una classe dirigente regionale che riduce il personale infermieristico, pur sapendo che nelle piante organiche delle strutture sanitarie regionali mancano oltre 10mila infermieri si giudica da sola. Ogni giorno il servizio sanitario in Campania è assicurato grazie allo spirito di responsabilità di professionisti che prima ancora di pensare alle condizioni di lavoro, ai carichi eccessivi e a turni spesso intollerabili, restano al proprio posto di lavoro. Questo va ricordato ai politici nostrani, ma anche a quei manager che credono di gestire gli infermieri come personale di rincalzo. Siamo la spina dorsale di un sistema sanitario tra i primi al mondo per professionalità operanti e per servizio reso all’utenza. Siamo molto indietro, invece, nella gestione dei servizi e nell’invadenza della politica, che troppo spesso usa la sanità per acquisire consensi elettorali a danno della qualità.


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Rivista periodica di aggiornamenti professionali, attualità e cultura Organo ufficiale del Collegio Ipasvi di Napoli ANNO XIV- N. 1 - GENNAIO - FEBBRAIO 2008 AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI NAPOLI N. 4681 DEL 27/9/1995

Direttore editoriale Ciro Carbone Direttore responsabile Pino De Martino

Comitato Scientifico-editoriale Addolorata Capasso, Ermanno Corsi, Suor Odilia D’Avella, Elio Drigo, Elena Di Mauro, Lucia Farina, Armando Ferrara, Maddalena Finizio, Cesare Formisano, Paolo Giliberti, Antonio Giordano, Antonio Grella, Gesualda La Porta, Ugo Maiellaro, Angelo Montemarano, Concetta Morra, Marta Nucchi, Filippina Onofaro, Anna Palumbo, Marco Papa, Virginia Rossi, Francesco Rossi, Armido Rubino, Loredana Sasso, Nicola Scarpato, Bruno Schettini, Goffredo Sciaudone, Annalisa Silvestro, Maria Triassi, Maria Vicario, Bruno Zamparelli

Redazione Gianclaudio Acunzo, Gennaro Ascione, Giuseppe Bianchi, Giuseppe De Falco, Giovanni De Rosa, Anna Di Costanzo, Davide Gatta, Mariagrazia Greco, Luigi Lembo, Alessandro Oliviero, Antonietta Peluso, Angela Piezzo, Gennaro Sanges, Costantino Voltura.

Segreteria di Redazione Felice Zinno Hanno collaborato a questo numero Antonio Cerciello, Anna De Leva, Valerio De Martino, Amalia Di Maio, Salvatore Errico, Roberta Esposito Alfio Mancini, Anna Marchitelli, Peppe Papa, Michele Sagliano, Sandro Santangelo, Pippo Trio, Editore Collegio Ipasvi Napoli, Via Costantinopoli, n 27, Cap. 80138, Napoli, Tel. 081 440140, Fax 081 440217 Redazione e direzione via Costantinopoli 27, Cap. 80138, Napoli, Tel. 081 211931, Fax 081 44 02 17 e-mail: napoli@ipasvi.it Televideo RAI pag. 448, www.collegioipasvinapoli.org Spedizione in abb. pos. /art. 2, comma 20/c, L. 662/96 Filiale di Napoli

La riproduzione e la ristampa anche parziali di articoli e immagini del giornale sono formalmente vietate senza la debita autorizzazione dell’editore.

LA RIVISTA VIENE INVIATA GRATUITAMENTE AGLI ISCRITTI GRAFICA E VIDEOIMPAGINAZIONE - QUORUM NAPOLI TEL. 081.40.18.03

NapoliSana n. 1 - Anno XIV - Gennaio - Febbraio 2008

RUBRICHE 3 Editoriale Quando la politica mortifica la professione di Ciro Carbone

34 Professione e società Volontoriato professionale Lettera aperta agli infermieri di Amalia Di Maio

IN PRIMO PIANO

6 La Regione vuole meno infermieri Dura protesta dei vertici Ipasvi Dopo la Lombardia, la Campania é la regione col maggior fabbisogno di Pino De Martino

7 Arriva la stabilizzazione dei precari Finisce bene il lungo e duro braccio di ferro con la Regione per dare un posto sicuro a tanti colleghi di Pino De Martino

8 Prende il via il secondo Master targato Ipasvi Successo della prima edizione: oltre sessanta le nuove iscrizione di Anna De Leva


Sommario

14 Manager offende, il Collegio risponde

Botta e risposta a mezzo posta con il Direttore generale dell’Asl Napoli 5

16 Cambio con polemiche ai vertici della sanità Silurato il manager del Secondo Policlinico di Sandro Santangelo

17 Il ministro rilancia la sanità integrativa I contenuti sulla salute nella Finanziaria 2008

DENTRO LA PROFESSIONE

20 La chirurgia Robotica

Il sistema “Da Vinci”

Alta tecnologia in sala operatoria all’Ospedale Monaldi di Salvatore Errico

24 Una rianimazione a misura d’uomo Tutti i numeri della struttura sanitaria diretta dal Professore De Nicola. Parla il coordinatore infermieristico Francesco Paolo Riti di Valerio De Martino

di Amalia Di Maio

18 Caposala in cerca

via senza bisturi

Master di concerto tra Salute e Università. Ora tocca al contratto

di Roberta Esposito

19 Dirigenza una direttiva

per uniformare

Tra i requisiti la laurea specialistica e 5 anni al top del comparto di Peppe Papa

LO SPECIALE

10 La professione in cammino Una nuova classe dirigente Napoli ha ospitato l’incontro (area Sud) con i vertici nazionali della professione. Gli interventi di Annalisa Silvestro, Gennaro Rocco, Danilo Massai, Marcello Bozzi, Loredana Sasso. di Anna Marchitelli

28 Tumore al seno,

d’identità

di Pippo Trio

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30 In Europa il 75% dei diabetici sottovaluta la malattia All’interno la classifica dei migliori centri diabetici europei di Pippo Trio

32 Ictus cerebrale e ischemie cardiopatiche Occhio alla pressione arteriosa di Maria Rosaria Esposito

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Pediatria, un “Caso insolito” al Santobono-Pausillipon Il rivelatore di tutte le malattie si articola in tre dimensioni: di Michele Sagliano


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L a sanità in C ampania

Con un blitz di fine anno il Consiglio regionale della Campania

La Regione vuole meno Nonostante le proteste del coordinamento regionale Ipasvi, i partiti di maggioranza approvano un grave emendamento alla Legge Finanziaria che penalizza la categoria e gli ammalati. Il provvedimento è stato adottato anche in ragione del grave disavanzo economico creato in questi anni. DI PINO DE MARTINO

Un altro duro attacco alla s a lute de i cittadini arriva dal Co n s i g l i o r e g i o n a l e d e l l a Ca mpa nia . E come tutte le cos e fa tte fuori pos to, cioè co n tr o l ’ i n te r e s s e de l l a gente , è s tato perpe trato di n a s co s to , n e l l e f e s te di Nata le, q ua ndo l’atte nzione è rivolta a ltrove . Cos ì, inopin a ta m e nt e , n e lla le g ge Fina nziaria regiona le è s ta to ins erito all’ultimo momento e n e l pi ù a s s olu to s i le n zi o un e menda me nto che impone la riduzione del numero degli infe rmie ri nei luoghi di cura . Cioè meno pe rs onale vicino agli ammala ti. Si tr a tt a di u n pr o v ve di mento grave ed irre s pons a bile , perché incide dire tta me nte e in modo d e v a s t a n t e s u g l i s t a n da r d a s s is te n zia li e s ulla q ua lità d e l l e cu r e i n u n a r e g i o n e dove chi s i a mmala pre feris c e s e m pre pi ù s pe s s o e m i g r a r e a l n o rd p e r f a r s i cura re . In virtù di q ue s to dis s enn a t o pr o v v e di m e n t o , da l primo ge nna io di q ue s t’a nno la Campania aggiunge un

nuovo tris te prima to a lla s ua gi à n ut ri t a co l l e z i o n e di re cord ne ga tivi in s a nità : è la pr i m a r e g i o n e d ’ I t a l i a a s ce nde re s o t to l a s o gl i a de l l o 0 , 5 0 p e r c e n t o d i addet to per po s to le tt o. U n ’ u l t e r i o r e a t t a c co a l l a s a l u t e de i c i t t a di n i e a l l a ca t e g o r i a d e g l i i n f e r m i e r i , cons iderando il fa tto che per e s s e r e i n r e go l a co n l e norme e urope e occorre rebbe a s s umere in cors ia e s ul territorio o l t r e d i e ci m i l a i n f e r m i e r i . Con il blitz di Natale le cos e pe ggiorano. Saranno a ncora me no gli infe rmie ri a dis pos iz ione di cia s cun de gen te . E ci ò gra z ie s o pr a ttut to a i conti fuori pos to e a llo s pe rpe ro di ris ors e perpetrato in q ue s ti a nni . Sci a la cq ui o di de n a r o p u bb l i co ch e o r a i m po n e a l s i s te m a s a l u te una contra zione della s pes a pe r la s alute. I po liti ci u s a no la s a n ità come bacino elettor ale e i cittadini ne paga no le cons eguenze , ins ieme con gli i nfe r mie ri. Ne ppur e la v i br a t a p r o t e s t a s o l l e v a t a da l Coordina me nto re gionale de gli infermieri è s ervita a dis s uadere i cons iglieri della

m a g g i o r a n z a i n C o n s i gl i o regionale . Con una dura lette ra i n di r i z z a t a al P r e s i de n t e de l l a C o m m i s s ione B ila ncio, Ma rrazzo, i p r e s i d e n t i de l l ’ I pa s v i di N a po li , S a le r n o , C a s e r t a B e ne vento e Avellino hanno detto chiaramento di bocciare ne l metodo e nel merito la legge. “Ne s s una indicazione è pervenuta ai Collegi circa l’i nt e n zi o ne da pa rte de lla R e g i o n e di ri t o cca r e a l ribas s o la pre s enza di infe rmie ri nelle s trutture s a n i t a r i e ” , d i co n o i p r e s i denti. “Eppure, ricordano, r a ppre s e nt i a m o ci r ca 35 mi l a i nfe rm i e ri che o gni giorno s opperis cono a gravi carenze ne lle pia nte organiche. Ma la le gge è s bagliata s oprattutto nel merito: Con i l p r o v v e d i m e nt o a s s u n t o , di ce i l Coor din a me nto , “s i i n ci d e n e g a t i v a m e n t e s u ll’ o ff e r ta e s ull a q u a l it à a s s is tenzia le delle s trutture pubbl i che e pr i v a te , gi à carente s otto dive rs i as pe tti. S e n z a c o n t a r e c h e pi ù s i riduce il numero de gli infe rmie ri, più s i riduce la qua lità d e l s i s t e m a s a n i t a r i o , co n e vide nti rica dute s ui pazie nti”.


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L a sanità in C ampania

a ha ridotto il numero di addetti per posto letto

infermieri Precari, arriva la legge e la stabilizzazione Circa 3.000 persone interessate al passaggio da un impiego a tempo determinato ad un lavoro sicuro. Infermieri e medici, innanzitutto, ma anche tecnici, sociologi e psicologi. I precari della sanità, ma non solo, vice-presidente della commissione Sanità potranno tirare un sospiro di sollievo. In Antonella Cammardella. Una legge per zona Cesarini, come si dice in gerco sporti- lungo tempo all’esame delle commissioni vo, il Consiglio regionale della Campania ha consiliari Lavoro e Sanità. La stabilizzazione dei precari dovrebbe varato un provvedimento per la definitiva stabilizzazione dei lavoratori a termine. Si avvenire senza oneri aggiuntivi, ricorrendo tratta di un nutrito plotone di infermieri e alle risorse del fondo sanitario nazionale medici in servizio presso strutture sanitarie che già vengono impegnate per pagare cenpubbliche senza prospettive certe di lavoro. tinaia e centinaia di precari, spesso assunti Circa tremila persone, forse più. Tutti inte- con contratti a otto mesi. Nove le categorie ressati ad una legge regionale approvata di lavoratori interessate: infermieri, tecnici proprio nel momento in cui passava di laboratorio, tecnici di riabilitazione, assidirigenti medici di un’altra legge, quellainteressate che decurta perso- stenti Circa 3.000 persone al ilpassaggio da un sociali, impiegocommessi, a tempo determinato ad un 1° livello, biologi, sociologi e psicologi. Tre nale infermieristico presente nelle strutture lavoro sicuro. Infermieri e medici, innanzitutto, ma anche tecnici, sociologi e psicologi i private. Con una mano si dà, e con l’altra si requisiti fondamentali: entro novanta giorni dall’entrata in vigore della legge potranno toglie. Ma torniamo ai precari e al provvedi- accedere alla graduatoria i lavoratori titolari mento che dà finalmente risposte positive ai di contratti a tempo determinato da almeno tanti giovani in attesa di un lavoro certo e tre anni non continuativi al 31 dicembre stabile, per i quali anche il Collegio Ipsvi di 2006, i titolari di contratti a tempo determinato stipulati prima del 29 settembre 2006, Napoli si è battuto molto. La legge è passata grazie anche agli spira- infine i lavoratori che sono stati in servizio gli che la legge Finanziaria concede a tutti per almeno tre anni, anche non continuativi gli enti della pubblica amministrazione, nel- negli ultimi cinque anni. Due i paletti. Il l’obiettivo di risanare una piaga che è dive- primo riguarda la spesa: nodo delicatissinuta cronica dopo il ricorso sistematico agli mo, visti gli sforzi per il contenimento del avvisi pubblici e alle convenzioni nell’im- costo del personale, che alla luce del patto possibilità di procedere ad assunzioni a di rientro dal deficit passa per il blocco del tempo indeterminato. Spiragli che in ogni turn over nella misura del 75 per cento (per settore si prestano a nuove opportunità e gli infermieri) e del 90 per cento (per i medicertamente a nuove attese, dal mondo della ci). Il secondo elemento, è quello sollevato scuola a quello della ricerca: si calcola che in dai sindacati intorno ai soggetti beneficiari Campania ci siano più di 50mila precari della stabilizzazione, un popolo particolarnegli enti pubblici. L’iniziativa in Regione mente nutrito vista anche la molteplicità di porta la sigla di Pd e Rifondazione comuni- forme di lavoro flessibile, dai Co.Co.Co. sta. Tra i primi firmatari i consiglieri Mario all’interinale. ( pdm) Sena, Antonio Amato e Vito Nocera e la

Precari, arriva la legge e la stabilizzazione


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M anagement I nfemieristico

Al via il secondo Master ta DI

ANNA DE LEVA

Con la cerimonia d’apertura tenuta alcuni giorni fa nell’austera atmosfera dell’Antisala dei Baroni al Maschio Angioino, si è dato il via al primo Master biennale in “Management infermieristico per le funzioni di coordinamento” indetto dal Collegio Ipasvi di Napoli, insieme con il Centro di Formazione e di Studi sanitari Padre Luigi Monti –IdiIrcs e l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata – Facoltà di Medicina e Chirurgia. Alla folta platea di

Il presidente Ipasvi di Napoli, dott. Ciro Carbone

studenti e docenti del corso, nonché di dirigenti del Collegio Ipasvi di Napoli, sono state illustrate le finalità e la filosofia di un corso di formazione molto atteso, vista anche la scarsità di occasioni presenti ad oggi sul nostro territorio. Con il saluto del Presidente del Collegio Ipasvi di Napoli, Ciro Carbone, si è dato il via alla conferenza alla quale hanno preso parte il Vicepresidente della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi Gennaro Rocco e la dottoressa Patrizia Nappini. “Come Collegio abbiamo rac-

colto l’invito pressante che c’è giunto da molti colleghi ed abbiamo messo in piedi questa prima iniziativa, grazie anche all’impegno e alla disponibilità di Gennaro Rocco e dei docenti, tra cui la dottoressa Nappini che ringrazio in modo particolare, anche per la disponibilità ad essere qui stamani con noi. Con questa iniziativa diamo il via ad un percorso formativo intenso con cui il Collegio di Napoli intende dare risposte ai tanti colleghi che ne hanno segnalato l’opportunità. Nei prossimi anni metteremo in

La platea all’inaugurazione del I° Master Ipasvi

piedi sempre più occasioni di formazione, con Master e con giornate di studi, con tutte le istituzioni formative, Università Statali, private e Fondazioni che raccoglieranno il nostro invito, in attesa di quella facoltà di scienze infermieristica per la quale ci stiamo battendo, di cui si sente parlare, ma che ancora, purtroppo, si fa attendere”. Obiettivi didattici - Il “Master in Management infermieristico per le funzioni di coordinamento”, ha come obiettivo quello di fornire conoscenze avanzate in mate-


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argato Ipasvi ria di gestione delle risorse umane in ambito sanitario e di sviluppare quelle competenze necessarie per la gestione dei processi assistenziali ed organizzativi delle unità operative. Al termine del Master lo studente sarà in grado di analizzare e contribuire all’attuazione delle politiche sanitarie; individuare ed interpretare la domanda ed eventuali disfunzioni nell’organizzazione dell’offerta assistenziale; progettare e gestire interventi di miglioramento dei processi organizzativi ed assistenziali

sviluppando la continuità necessaria al sostegno dei pazienti e delle famiglie; progettare e gestire un sistema di sviluppo delle risorse umane assegnate; contribuire alla valutazione del personale e del sistema premiante; progettare e gestire un sistema d’ottimizzazione dell’utilizzo delle attrezzature e delle altre risorse assegnate all’unità; sviluppare programmi di valutazione e di ricerca in ambito organizzativo e assistenziale; contribuire alla gestione del sistema informativo.

Notizie utili sul Corso Organizzazione Il Master avrà una durata di 1500 ore di lezioni, corrispondenti a 60 crediti universitari (cfu). Il corso, diretto dal professor Augusto Panà, dell’Università di Tor Vergata, sarà articolato in sei moduli, nei quali verranno sviluppate le specifiche competenze nelle funzioni di gestione e organizzazione per il coordinamento dei servizi sanitari e socio-sanitari. A coordinare il master sarà il dottor Gennaro R occo, mentre il coordinamento didattico sarà affidato al presidente Ci ro Ca rbo ne. Il Comitato tecnico scientifico è composto dai professori Augusto Panà e R osaria Alvano, dai dottori Fra nco De ca mi na da, Ciro Carbone, Gennaro Rocco, P a t r i z i a N a ppi n i . La segreteria del corso per la sede di Napoli è affidata ai consiglieri Ange la P ie zzo e ad Alessandro Olivieri. Le lezioni teoriche, le esercitazioni, le simulazioni ed i seminari si svolgeranno prevalentemente presso la sede del Co l l e g i o Ipasvi di Napoli. Le sedi di tirocinio verranno identificate in base agli obiettivi formativi dello studente, tenendo conto di criteri

corredati alla complessità organizzativa , presenza dei processi gestionali-operativi efficienti e innovativi e potranno essere individuate sia nelle strutture di Roma che in altre città concordate con gli studenti e che abbianno adeguate caratteristiche e requisiti di qualità. Le lezioni si svolgeranno generalmente dalle ore 9 ale 17. Il primo dei sei moduli previsti riguarda gli aspetti dell’infermieristica basata sull’evidenza e la ricerca. Si puntualizzeranno gli aspetti legati all’evoluzione della professione e delle competenze del coordinatore, gli scopi, le finalità, i metodi della ricerca, definizioni e metodi dell’Ebn, la pratica clinica basata sull’evidenza. Per le politiche di programmazione sanitaria e sistema informativo si analizzerà il processo della programmazione in sanità; gli strumenti della gestione nelle aziende sanitarie; il finanziamento del Ssn ai vari livelli; il governo clinico; il sistema informativo a sostegno dei processi decisionali; le politiche assistenziali. Per quanto concerne l’analisi organizzativa, si approfondirà l’analisi socio culturale delle componenti che influenzano le organizzazioni sanitarie; l’analisi organizzativa e il cambiamento; la continuità assistenziale; il sostegno sociale; l’organizzazione dei servizi territoriali.

Sul tema della programmazione e controllo dei processi, si approfondiranno gli aspetti legati alla programmazione dei processi produttivi; il monitoraggio del processo e dei sottoprocessi (gestione del personale, materiali e attrezzature, pazienti e famiglie, relazioni assistenziali). La gestione e lo sviluppo delle risorse umane sarà approfondita con lo studio della gestione del clima relazionale , l’analisi delle competenze e dei fabbisogni formativi, il piano formativo aziendale e l’Ecm, la sicurezza nei luoghi di lavoro. Per il tema legato allo sviluppo della qualità dei servizi, l’attenzione del corso sarà focalizzata sulla definizione e generalità della valutazione di qualità dell’assistenza sanitaria, lo sviluppo di strumenti operativi per la valutazione delle attività delle unità operative, l’accreditamento.

Titoli Al termine di ciascun modulo verranno sostenuti gli esami dei corsi integrati previsti e la valutazione del tirocinio. Gli studenti ammessi all’esame finale discuteranno un elaborato scritto (tesi) su tematiche gestionali. A seguito dell’esame finale del master viene rilasciato un diploma di “Master di primo livello in management infermieristico per le funzioni di coordinamento”.


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“Infermieri, una nuova E’ lo slogan lanciato dalla Presidente della Federazione Ipasvi all’incontro nazionale tenuto a Napoli. Più collaborazione con la classe medica. Ripensare l’organizzazione assistenziale. Dare forza alla formazione.

Annalisa Silvestro

DI ANNA MARCHITELLI

Gli infermieri rivendicano con sempre più forza e determinazione il proprio ruolo di professionisti nella sanità italiana. Ed allora c’è da individuare gli obiettivi e i progetti necessari a ridefinire la figura dell’infermiere professionista all’interno del sistema sanitario “Siamo portatori di competenze specifiche e di idee innovative, di progetti e soluzioni da proporre in ambito organizzativo, clinico-sanitario e formativo e per questo

meritiamo e rivendichiamo i riconoscimenti professionali e di status che ancora ci sono negati”. Con queste parole Annalisa Silvestro, presidente della Federazione dei Collegi Ipasvi, ha aperto l’ incontroconfronto tenuto a Napoli con i componenti del Comitato centrale della Federazione. L’Antisala dei Baroni del Castel Nuovo a Napoli si è trasformata per un giorno in una seduta straordinaria dei vertici Ipasvi. Con Annalisa Silvestro erano presenti il vicepresidente

Gennaro Rocco, il tesoriere Franco Vallicella, i consiglieri Marcello Bozzi, Danilo Massai e Loredana Sasso. Nel ruolo di padrone di casa il presidente del Collegio Ipasvi di Napoli Ciro Carbone. Dopo aver organizzato il primo incontro a Verona, come città del Nord, e ad Ancona, per quanto concerne il Centro, è stata scelta Napoli come città rappresentativa del meridione per discutere di aree formative, organizzativogestionale e di esercizio professionale avvicinando i collegi al gruppo dirigente nazionale. Un’opera di ascolto, ma anche di confronto da base e vertice della categoria. Il Comitato centrale della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi, dopo aver esposto con chiarezza gli obiettivi e i progetti tesi a ridefinire la figura dell’infermiere professionista all’interno del sistema sanitario, ha ascoltato con partecipazione gli interventi della platea intenta a chiedere chiarimenti sul percorso formativo proposto dalle università, le quali stentano ancora ad andare incontro alle reali esigenze dello studente. I presenti, soprattutto iscritti al Collegio di Napoli, si sono detti per lo più favorevoli ad un avvicinamento tra il sistema universitario e le aziende, in modo da coordi-

nare le attività di formazione con quelle della messa in opera. Particolare interesse è stato, infine, mostrato per la rivisitazione, dopo dieci anni dalla presentazione, di alcuni punti del codice deontologico al fine di ridefinire in maniera più appropriata e coerente il ruolo e i compiti degli infermieri. Ma andiamo a vedere come i vertici nazionali degli infermieri, a partire dalla presidente Annalisa Silvestri, intendono portare avanti le richieste di un intero corpo professionale in continua crescita.

Il percorso formativo Attualmente esso è articolato in più livelli e rappresenta un punto di cruciale importanza per chi vuole esercitare la professione di infermiere. Dopo aver conseguito la laurea in Infermieristica, che abilita all’esercizio professionale, si può conseguire la Laurea specialistica in Scienze Infermieristiche, che permette l’esercizio di attività di elevata complessità. Si può anche accedere al Master di I livello (dopo il conseguimento della laurea di I livello) e al Master di II livello (dopo il conseguimento della laurea Specialistica). Infine i dottorati di ricerca consentono allo studente di intraprendere la


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classe dirigente”

carriera universitaria e svolgere attività di ricerca in campo infermieristico. Ma tutto ciò, pur se rappresentano importanti traguardi, non basta a soddisfare la sete di professionalità della categoria. C’è da sistemare gli infermieri all’interno del sistema formativo, professionale ed organizzativo, c’è da ripensare i contenuti e i legami tra le tre aree fondamentali: la formazione e la ricerca; l’esercizio professionale e la sperimentazione; l’organizzazione e la centralità della persona assistita. È stato più volte ribadito durante la conferenza il bisogno di migliorare le prestazioni infermieristiche e i processi di assistenza e di promuovere la colAnnalisa Silvestro

laborazione tra infermieri, medici e altre professioni sanitarie al fine di rendere più efficiente e moderno il sistema sanitario.

Dirigenza e precariato Il progetto, portato avanti con passione dalla Presidente della Federazione Annalisa Silvestro, s’incentra sulla formazione della classe dirigente e sull’eliminazione del precariato che caratterizza la categoria professionale degli infermieri. È necessario, perciò, prendere coscienza dei problemi presenti all’interno del sistema universitario per potere agire e valorizzare le discipline infermieristiche:

sono gli stessi colleghi, a volte, ad ignorare la criticità della situazione attuale. La professione infermieristica, spiega la presidente, si dirama in generalista, specialista e dirigenzialista: per accedere alle funzioni di coordinazione bisogna essere in possesso di un master; per accedere al ruolo dirigenziale, invece, bisogna possedere la laurea di II livello. “Così, dopo anni di infermieri polivalenti” – afferma con soddisfazione Annalisa Silvestro – “si delinea finalmente un preciso percorso di formazione che vada incontro alle reali esigenze di questa figura professionale”. Accanto al rapido sviluppo ottenuto, c’è bisogno

di una rappresentanza forte che sia in grado di affrontare e superare i problemi in campo universitario e nell’ambito organizzativo, che sappia, infine, curare la rete relazionale dei rappresentanti di altre categorie professionali. “L’intento della federazione – chiarisce la presidente - non è certo quello di creare infermieri-bonsai che non ragionino secondo la logica infermieristica, ma è quello di dare un nuovo assetto ai nostri ospedali, ancora organizzati secondo l’impostazione data 35 o 40 anni fa”. Tra medici e infermieri, inoltre, ci deve essere collaborazione. Il presidente ci tiene a ribadire Continua a pag.12


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L a sanità in C ampania

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che entrambe le categorie professionali sono sullo stesso livello per professionalità e formazione. Bisogna trovare punti in comune tra le due figure affinché l’uno possa mettere a disposizione dell’altro la propria conoscenza. Realizzare una tale complementarità tra i due settori appare ancora più necessaria e ovvia se si consi-

dera il comune obiettivo: cioè la cura del paziente. Se il medico ha la specificità diagnostica e terapeutica, l’infermiere orienta l’equipe della persona, legge ed analizza le situazioni. L’Ipasvi ritiene che l’infermiere non debba più lavorare per compiti, piuttosto deve far riferimento a un progetto, deve possedere contenuti professionali ed avere la

capacità, qualora accada, di entrare in contrasto col medico. Insomma, è l’autonomia professionale che si vuole raggiungere e, solo facendo i conti con il materiale umano presente nelle corsie degli ospedali, la si può mettere in pratica.

L’organizzazione Ipasvi Il fine ultimo è sicuramente

quello di favorire la collaborazione fra i vari collegi per definire i ruoli degli organi infermieristici ed il rapporto con medici ed operatori sociosanitari. Quest’ultimi sono una presenza indispensabile per definire in maniera adeguata le mansioni e fare in modo che l’infermiere possa focalizzare i bisogni del paziente, stabilire un percorso assistenziale e

Gli interventi Il consigliere del Collegio Ipasvi, Danilo Massai, inizia il suo intervento sottolineando la necessità di recuperare i veri valori della società e di perderne altri che complicano sempre più un sistema dove i giovani accedono in maniera scarsa. Ribadisce poi l’esigenza di un progetto nazionale attento non solo ai bisogni della nazione, ma anche a quelli della regione e della provincia. Inoltre, accanto a un progetto che si affermi in tutta Italia, è necessaria la presenza di una nuova classe dirigente che faccia strategia e che pensi in direzione delle persone che compongono gli organici di infermieristica, promuovendo, se possibile, una collabora-

Danilo Massai: Nuove strategie sanitarie zione con i medici. “Ci vuole una dirigenza che abbia il coraggio di fare azione di gruppo e di trovare sponsor per se stessi” – afferma Danilo Massai – “Non dobbiamo fermarci alle differenze regionali e non dobbiamo usarle come giustificazioni, dobbiamo piuttosto condividere creatività, progettualità e innovazione”. Il consigliere ricorda i dati statistici in base ai quali attualmente si registra una

sostanziale diminuzione di infermieri ed è per questo che una collaborazione a livello regionale tra azienda e università si rende più che mai necessaria. Il sistema universitario deve anche attivare un maggior numero di corsi per ricercatori, stanziare finanziamenti per gli assegni di studio, offrire master professionali che rispondano alle richieste delle aziende e facilitare l’acquisizione di titoli a distanza. È infine indispensabile avvicinare la formazione degli infermieri alla realtà nella quale questi professionisti vivono e lavorano, senza perdere di vista il confronto con gli altri sistemi regionali.


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Gennaro Rocco: Il ruolo dei Collegi Il vicepresidente della Federazione Ipasvi, Gennaro Rocco, sottolinea le responsabilità dei collegi nell’orientare un gruppo professionale che sia consapevole dei progetti di sviluppo e capace di portarli a termine. La sua attenzione è principalmente rivolta alla formazione nelle università e, a tal proposito, ha esposto una serie di dubbi: “Ai docenti universitari sono chiari gli obiettivi?” “È sufficiente lavorare sui giovani che rappresentano oggi la realtà con la quale ci rapportiamo?” “È pronta la classe dirigente ad acquisire una nuova logica?” E infine: “Le lauree specialistiche sono adeguate?”. La questione è complessa, ma può essere sintetizzata in una unica questione: incidere sui percorsi formativi volti a plasmare figure di professionisti. Ecco che, attraverso un osservatorio posto in Federazione, si è potuto registrare, e quindi controllare, il fenomeno delle iscrizioni ai corsi di laurea di base e dedurne conclusioni produttive. Gennaro Rocco affronta in maniera più ravvicinata anche il discorso sulle tipologie

Gennaro Rocco

dei master, quelli manageriali e quelli concernenti l’area clinica, spiegando con rammarico che se i primi riscuotono maggior successo, i secondi, invece, appaiono poco appetibili, perché privi di un valido riconoscimento. Sebbene non sia stato facile attuare un programma sperimentale volto alla formazione, con la collaborazione di medici che condividono le stesse esigenze degli infermieri, è stato sottoscritto in maniera tardiva, ma provvidenziale, l’accordo in Conferenza Stato Regione sulla disciplina concorsuale della dirigenza delle Professioni Sanitarie. Le modalità per l’acquisizione dei crediti formativi durante la formazione sono state finalmente definite in maniera più chiara e trasparente e in dire-

zione di un’agevolazione per i professionisti che devono sostenere i costi di iscrizione e fare sacrifici per gli spostamenti spesso lunghi e disagevoli. Indispensabili, poi, gli aggiornamenti continui (anche on-line) che prevedono l’acquisizione di crediti formativi. Il riconoscimento di tali crediti avviene in base a un piano di revisione organizzativa nell’ambito in cui si opera. Sono gli ordini e i collegi ad accertarne la validità come usualmente accade in Canada e negli Stati Uniti, cioè in quei paesi dove il sistema sanitario è più avanzato. Anche la scrittura di articoli scientifici pubblicati su riviste specializzate consente di acquisire crediti. Si vuole, inoltre, innovare la modalità con la quale si gestisce il flusso dei dati per l’acquisizione dei crediti: oggi i dati che vengono forniti dai provider confluiscono nei file, in futuro gli stessi dati andranno ad incasellarsi nel database del proprio collegio. Così facendo le anomalie verranno immediatamente controllate e corrette in caso di errori e verranno poi definiti criteri per penalizzare i comportamenti non corretti dei provider. Il vice presidente ha concluso ribadendo l’importanza di una formazione che sia efficace sul luogo di lavoro e che si rinnovi di continuo di modo da garantire ai cittadini prestazioni di elevata qualità.

Marcello Bozzi: Formazione e organizzazione

Loredana Sasso: Una rivoluzione formativa

Anche il consigliere Marcello Bozzi sottolinea l’importanza di coniugare l’ambito della formazione con quello dell’organizzazione, al fine di promuovere l’uniformazione di una regione all’altra. Rende poi noti alcuni dati statistici interessanti in base ai quali in Italia c’è un maggiore numero di medici rispetto agli infermieri. In base ai dati regionali, infatti, su 5244 unità, ci sono 500 infermieri in più e 2063 medici in meno. In Campania, nello specifico, ci sono 76 infermieri in meno e 165 medici in più. Nei paesi europei più avanzati, invece, la situazione è invertita. Ricordando l’importanza di andare incontro alle esigenze dei cittadini, il consigliere invita collegi e colleghi ad esser compatti, evitando di riversare tutto l’interesse sui ruoli dirigenziali.

Il consigliere della Federazione Ipasvi Loredana Sasso s’inserisce nel dibattito ponendo l’attenzione sulle modalità di azione. Ritiene, infatti, che l’impegno formativo vada modificato sia in termini di metodo che in termini di contenuto. “Senza il paradigma infermieristico non si può andare da nessuna parte” afferma convinta - “bisogna lavorare, quindi, per imporre una nuova regolamentazione fondata sui profili di competenza”. Bisogna anche che le università chiariscano alcuni punti essenziali come i dottorati di ricerca che servono esclusivamente per intraprendere la carriera universitaria e, quindi, per svolgere attività di ricerca in campo infermieristico e non per raggiungere un maggiore punteggio in termini di crediti formativi.


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Botta e risposta a mezzo posta

Manager offende, il Col Dura presa di posizione a difesa degli infermieri da parte del Presidente Carbone. Affermazioni oltraggiose rese dal presidente della Na 5 e pubblicate su un organo di stampa locale mandano su tutte le furie la categoria. Poi scoppia la pace: “Sono stato frainteso” Botta e ri sposta tra il di rett or e de l l a A s l Na pol i 5 e i l Col l e gi o de gl i i n f er mi e ri di Na pol i con t an to di mi n acci a d i q u e r e l e e ca r a b o l l a t a . U n ’ u s ci t a poco r i gu a r dos a del l a di gn i tà professi ona l e e uma na degl i in fermieri sul l e pa gi n e di u n gi or n a l e l oca l e d a p a r t e d e l pr e s i d e n t e G e n n a r o D’ A u r i a h a m a n da to su t utt e l e furi e l a cat egori a . Nel l ’i n tervi sta si fa ri feri ment o a l la vol on tà di opera re dei trasferi men ti di person a l e i n f e r m i e r i s t i co a ddu cendo mot iv a zi on i poco professi on a l i , mol to i n gi uri ose, gr a t u i t e e g e n e r i ch e . Cos ì , a ppen a a cqui si ta l ’i n terv i sta s ca n da l o, i l P r e s i de n t e de l Co l l e g i o I pa s v i d i Na pol i , Ci ro Ca rbone, ha preso ca rta e penn a e con un a dura repri men da ha scrit to una nota a l ca l o r bi a n co a l m a n a g e r . Co s ì com e pu r e h a f a t t o i l pr e s i d e n t e d e l l ’ A n i a r t i Ca mpa n i a Gi useppe Bi n chi . A l l a f i n e , co m e n e l l e pi ù cl a s s i ch e s t o r i e i t a l i a n e , tutto chi ari to. Met t e n do u n a pe zza a l l ’e vi den te stra ppo e ri versa ndo com e a l sol i t o l a col pa su l l e s pa l l e de i s ol i t i g i or n a l i s t i i gn ora n t i , D’ A ur i a h a r i ba di t o l a s t i m a n e i con f r on t i de l l a ca t e gor i a , de pl ora n do

ogn i i n cr e s ci os o e qu i v oco. Tu t t o è be n e ci ò ch e fi n i sce be n e , m a m e g l i o s a r e b be r i f l e t t er e a l u n go s u ci ò ch e si a fferma, i nv ece di ri versa r e poi l a col pa su gl i a l t ri . O a lt ri menti , tenere l a schi en a di ri t t a e con fe r ma r e l a pr opri a opi n i on e a ssumen dosen e pi ena mente la pat ern it à e l e responsa bil i tà. Ma a n di a m o pe r g r a di e v edi amo di riprodurre i ton i de l l o s con t r o a t t r a v e r s o l a f e de l e pu bbl i ca zi on e de l l e i nfuoca te missi ve. Scri ve Carbon e n ell a l etter a a v e n t e pe r o g g e t t o “A f f e r m a zi on i gr a v e m e n t e l e s i v e de l l a di gn i t à pr of e s s i o n a l e de g l i i n f e r m i e r i ”. “E g r e g i o d i r e t t o r e , d a l l a s t a m pa a ppr en di a m o l a Sua v olontà di procedere a i ngi us t i f i ca t i t r a s f e r i m e n t i de l p e r s o n a l e i n f e r m i e r i s t i co de l l e s t r u t t u r e a f f e r e n t i a ll ’Asl Na 5. Tr a l e m ot i v a zi on i a ddot t e , L e i s o s t i e n e c h e : “c ’ è ge n t e ch e h a di m e n t i ca t o i l m e s t i e r e di i n f e r m i e r e e i l t r a s f e r i me n t o se r v i r à a r i n f r e s ca r e l or o l a m e m or i a ”. T a l i e s pr e s s i on i , pr of on da m e n t e l e s i v e de l l a di gn i t à degl i i n fer mi eri , ol t re a n on con f a ce r s i a d u n di r i g e n t e pubbl i co, son o si n t oma ti che d i u n a pr a s s i di r i g e n z i a l e

Il Presidente del Collegio Ipasvi di Napoli, Dott. Ciro Carbone

dimenti ca dei progressi compiuti da l la categori a nel l’a rco degl i ul ti mi v en t’a nn i. Lei s i osti n a a con si dera re l ’ a t t i v i t à i n fe rm i e r i s t i ca u n m e s t i e r e e n on u n a pr of e s s i on e pe r i l cu i e s e r ci z i o è ri chi esto i l conseguimento di un a la urea . Le ri por t a t e a f fe r ma zi on i d i m o s t r a n o , i n f a t t i , co m e Lei con s i de r i gl i i n fe r m i e r i qu a l i a ppa r t e n e n t i a d u n a ca t e gor i a pr i v a di qu a l s i a s i prof e ss i on a l i t à , i n ca pa ce di of f r i r e a u t on o m a m e n t e u n ’ a d e g u a t a pr e s t a z i o n e l a v or a t i v a e n ece s si t a n t e di con t i n u i con t r ol l i e r i ch i a mi . Con profon do ra m ma ri -

co ci v e di a m o cos t r e t t i , pe r l ’ en n es i ma v ol t a , a ri ba di r e ch e gl i i n f er mi e ri s on o ope r a t or i s a n i t a r i ch i a m a t i a d i den ti fi ca re i bi sogn i di sa lut e e di a s s i s t e n z a s a n i t a r i a dell a person a e del l a coll etti vi t à . Gl i i n fermi eri s on o ten ut i a pi a n i fi ca re , ge st i re e v a l uta re l ’i n terven to assi st enzia l e, nonché a ga ran ti re l a corre tt a a ppl i ca zi on e de l l e pr es cr i zi o n i di a g n os t i co-t e r a peuti che. I com pi t i degl i i n fe rm i e r i son o t al ment e compl essi che qu e s t i d e bbo n o , pe r l ’espl eta men t o del l e propri e fun zi on i , a v v a l ersi del l ’ ope-


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llegio risponde ra di pe rs on a l e di su ppor t o. Non sol o. Lei ha a ffer ma t o: poi ch é “i n un di pa r t i me n t o ci s on o 1 4 6 i n f e r m i e r i ”, di n on es se re a s con os ce n za di c o s a e s s i ”f a c c i a n o d a l l a matt in a al la sera”. Con ci ò Le i ri con osce n on l ’ i n a de gu a t e zza degl i i n fe rmie ri ad espl eta re l e propri e

fu n zi on i , m a l a di Le i i n ca pa ci t à a con tr ol l a re l e e v en t u a l i i n e f fi ci e n ze fr u t t o, di certo, del le omissioni di spa ru t e un i t à e n on del l ’ i n t er a ca t egori a che Lei i nopi na t a men te offende. Da l di r e t t or e ge n e r a l e di u n a A s l , co s i i m p o r t a n t e com e l a Na 5 , ci s i s a r e bbe

a ttesi una ma ggi ore a cutezza d’a na l isi e ma ggi ore ri spetto dei profes si on i st i ch e quot i d i a n a m e n t e a s s i cu r a n o a l l ’ u t e n z a u n s e r v i zi o d’i n discussa qua l i tà . Non ci r e s t a c h e s pe r a r e c h e l e ri porta t e a fferma zion i si an o i l frutto di un errore del cron i s t a e n on di un a r a di ca t a ,

qua nto immoti va ta , Sua opin i on e . Ne l l ’ u n ca s o, co m e n el l ’al tro, n on possi a mo che i n vi ta rLa a d una immedi a ta e com pl e t a r e t t i f i ca , a l t r i ment i ci vedremmo cost retti a d a d i r e l e v i e l e g a l i pe r v e de r t u t e l a t a l a di g n i t à e l ’ o n o r a b i l i t à de l l a n o s t r a ca tegoria ”.

Ecco come risponde il Presidente D’Auria

Nella foto in alto a destra il Presidente dell’Asl Napoli 5, il Dott. Gennaro D’Auria

“Le Associazioni in indirizzo (la missiva è indirizzata anche al presidente nazionale dell’Aniarti), con due distinte note, nel prendere spunto da dichiarazioni riportate dalla stampa locale, hanno inteso ribadire la rilevanza del ruolo della figura dell’infermiere che solo una lettura distratta o una scarsa chiarezza dei redattori degli organi di stampa, poteva lasciare intendere veni sse denigrata da di chia razioni riferite al lo scri vente. Le di chia razioni di che tra ttasi, e la possi bil e asprezza dei toni, sono certamente da intendersi indirizzate a quella parte della dirigenza di questa Azienda che è risultata utilizzare personale con qualifica d’infermiere in compiti impropri. Da riferirsi a competenze ammi nistrativ e, o comunque non adeguati a lla professionalità di una figura alla quale è gradita l’occasione per confermare la più convinta stima, in considerazione del ruolo strategico svolto nel contribuire alla qualità delle prestazioni in tutte le sturutture che erogano assistenza. Si ritiene di poter smentire, con la più assoluta convinzione, tutte le possibili interpretazioni che possano ricondurre a valutazioni di questa Direzione giudizi generalizzati su qualsivoglia categoria professionale, nel particolare si ritiene di confidare tutti i giorni nell’operato delle figure infermieristiche e nella professionalità che le contraddistingue per assicurare alla utenza delle nostre strutture assistenziali le indispensabili prestazioni. L’operazione di ricondurre la figura dell’infermiere alle squisite competenze della propria professionalità sembra, al di là di ogni ragionevole dubbio, la più convincente conferma dell’apprezzamento per le qualità professionali della categoria”.


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L a sanità in C ampania Silurato il manager del Secondo Policlinico Carmine Marmo. Ruggiero alla Napoli 4

Cambio con polemiche ai vertici della sanità campana DI SANDRO SANTANGELO

Capita sempre che i nuovi manager vengano nominati a fine anno. Ed anche questa volta la tradizione è stata rispettata. Il valzer di poltrone sanitarie è stato messo a punto accontentando qualcuno (lo Sdi per esempio), scontentando altri (i Verdi, tanto per fare un altro esempio) e con l’opposizione che mastica amaro e che giudica l’operazione come un nuovo esempio di spartizione concordata. Lasciando da parte quanto la cronaca giudiziaria dei giorni scorsi ha evidenziato, resta il dato che conferma l’invadenza della politica sulle scelte sanitarie. E non solo in Campania. Una su tutte, la nomina di G i o v a n n i Ca n f o ra e il conseguente siluramento di Carmine Marmo, la mossa che porterà con se per molto tempo gli strascichi della polemica. Un passaggio di consegne che i ben informati attribuiscono al braccio di ferro nel Pd tra A n t o n i o B a s s o l i n o e il ministro L u i g i Nicolais. Ma andiamo per gradi e vediamole tutte le modifiche ai vertici della sanità regionale. Ca rmi n e M a rmo, Manager al Secondo Policlinico e in scadenza di contratto, non è stato riconfermato. Al suo posto la giunta regionale della Campania ha scelto G i o v a n n i C a n f o r a , 57 anni, neurologo con master in gestione e organizzazione sanitaria alla "Bocconi" e ex direttore sanitario alla A s l A v e l l i n o 2 . Canfora è di area Pd (estrazione Ds). La sua nomina ha suscitato non poche polemiche tutte dentro la maggioranza. "È incomprensibile - accusano i Verdi Tommaso Pellegrino e Stefano

Buono, segretario e capogruppo in Regione - che non sia stato confermato un manager come Marmo, che pure ha ottenuto risultati concreti e unanimemente riconosciuti, mentre in altre occasioni sono stati confermati dirigenti che non si può dire vantassero grandi successi. Bassolino dovrà spiegarci come mai l’onestà, la professionalità e le competenze non rappresentino requisiti per la valutazione del lavoro svolto". Difende l’azione di Marmo anche An. "È stato silurato - attacca il capogruppo regionale Enzo R ivellini - solo perchè non aveva il supporto politico adeguato. Il direttore Marmo, sebbene non sia catalogabile come vicino al centrodestra, ha ben operato durante il suo mandato e non vorrei che la diminuzione dei primari da lui voluta,

sulla base del fatto che 190 primari in una struttura con appena 700 posti letto sono davvero sproporzionati, sia stata la vera causa del siluramento. Il centrosinistra continua a tenere in considerazione solo ed esclusivamente l’appartenenza politica e partitica e non la meritocrazia e la capacità". Secondo fonti interne al Pd, Marmo pagherebbe per la guerra tra Bassolino e Nicolais che avrebbe i suoi riflessi anche nel mondo universitario. Sarà una donna, intanto, Antonietta Costantini, il nuovo direttore generale della Asl Cas erta 2. Ai socialisti, in un primo momento, sembrava destinata la direzione della As l Napoli 4, quella commissariata per presunte infiltrazioni camorristiche. Ma lo Sdi ha chiesto di avere una presenza nel Casertano e per chiudere defini-

I nuovi direttori nominati GI OVA NNI CANFOR A.Neurologo, 57 anni, è il nuovo direttore generale del Policlinico della Federico II. Vanta un master in gestione e organizzazione sanitaria conseguito alla "Bocconi". È esperto in riabilitazione e ha collaborato con la Regione alla riorganizzazione del relativo servizio. ANGELA R UGGIER O. Nuovo direttore generale della Asl Napoli 4, ha 56 anni, è medico specializzata in endocrinologia. Ha conseguito un master in medicina del lavoro e un altro in sanità pubblica e gestione delle aziende sanitarie. È stata direttore sanitario alla Asl Napoli 5. A N T O N I E T T A C O S T A N T I N I . Laureata in Giurisprudenza, ha 49 anni, è il nuovo direttore generale della Asl Caserta 2. È in possesso del diploma universitario in Economia e gestione sanitaria. Dal settembre 2005 a oggi è stata direttore amministrativo della Asl di Frosinone.

AZIENDA E AREA

tivamente una partita aperta due anni fa è stata liberata la Caserta 2, trasferendo alla Napoli 4 l’attuale manager A n g e l a R uggi e ro (area Pd, estrazione Ds). Per la Costantini, fino a ieri direttore amministrativo alla Asl di Frosinone, è un ritorno a Caserta: in passato è stata responsabile del Provveditorato all’Azienda ospedaliera “Sant’Anna e San Sebastiano”. La giunta ha anche deliberato la proroga per un anno degli incarichi di coordinatore d’area, stabilendo la rotazione per tre aree. N o r be r t o C a u passa dall’Ufficio di Piano all’area Demanio e Patrimonio; M a rio Lupacchini dall’area Ecologia e Ambiente va all’Ufficio di Piano; Luigi R auci dall’area Demanio e Patrimonio passa all’area Ecologia e Ambiente.

Asl Napoli 1/Napoli Asl Napoli 2/Napoli Asl Napoli 3/Napoli Asl Napoli 4/Napoli Asl Napoli 5/Napoli Asl Salerno 1 /Salerno Asl Salerno 2/Salerno Asl Salerno 3/Salerno Asl Caserta 1 /Caserta Asl Caserta 2/Caserta Asl Avellino 1/Avellino Asl Avellino 2/Avellino Asl Benevento 1/BN Cardarelli NA/Napoli Santobono NA/Napoli Monaldi NA/Napoli Moscati AV/Avellino Rummo BN/Benevento Ruggi SA/Salerno S. Sebastiano CE/Caserta Cotugno NA/Napoli AOU Federico II/Napoli AOU II Univ. di Napoli

NOMINA

DATA NOM.

Mario Tursi 29/7/2005 Raffaelle Ateniese 31/12/2005 Armando Poggi 31/12/2005 Angela Ruggiero 31/12/2007 Gennaro D'Auria 31/12/2005 Giovanni Russo 31/12/2005 Federico Pagano 31/12/2005 Donato Saracino 31/12/2005 Francesco Bottino 30/10/2003 Antonietta Costantini 31/12/2007 Luigi Giordano 5/10/2006 Roberto Landolfi 5/10/2006 Bruno De Stefano 31/12/2005 Enrico Iovino 23/6/2004 Nicola Mininni 31/12/2005 Tullio Cusano 29/7/2005 Giuseppe Rosato 31/12/2005 Rosario Lanzetta 31/12/2005 Attilio Bianchi 17/6/2007 Luigi Annunziata 31/12/2005 Antonio Giordano 16/6/2006 Giovanni Canfora 31/12/2007 Luigi Muto 29/7/2005


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L a sanità in C ampania Fondi sanitari, nuovi livelli essenziali d’assistenza, la difesa del ministero e la nuova sede. Ecco i contenuti sulla salute nella Finanziaria 2008

Il Ministro rilancia la sanità integrativa I progetti di Livia Turco annunciati prima della crisi di Governo DI AMALIA DI MAIO

Il rila ncio de i Fo ndi s anita ri i nte gra ti vi. I nuo vi Lea ( li ve lli e ss e nzia li di a ss iste nza ) a febbra io . La di fe s a de l mi nis te r o della Salute, da non "annacquar e" n e l s u pe r We l f a re . L ' a n n u n ci o d i u n d e t t a g l i a t o rapporto a Prodi su precariato e inde nnità di e s clus iva . Li via T u r co , m i n i s t r o d e l l a S a l u t e , a nticipa le prime mosse in cant i e r e do p o i l v a r o d e l l a F i n a n z i a r i a 2 0 0 8 . Co n u na m o s s a a s o r p r e s a i l M i n i s tr o T u r c o h a f a t t o i n s e r i r e n e l la F i n a n z i a r i a u n a i m po r t a n t e novità passata inosservata: con u n de cre t o, e n t ro f e bbra i o , definirà gli ambiti di intervento dei Fondi sanitari integrativi. “Abbiamo deciso – s pi ega i l ministro - di mettere mano alla sanità integrativa, di non conside rarla più un ta bù. No n po s s i am o fa re gli s tr uz z i e no n ve dere che per la sanità privata s i s pe ndo no 25 mi lia rdi , che i Fondi integrativi sono cres ciuti s e n z a u n a d i s ci p li n a c h e l i governa sse e che so no a ument a t i q u e l l i co n t r a t t u a l i . Se n z a d i r e c he n e ll e p i a t t a f o r m e d i tutti i prossimi rinnovi contrattuali – da quello dei me talmeccanici, 1,5 milioni di la voratori – si pre ve do no fo rme di s a nità integrativa”. S i t r a t t a , s pi e g a m e g l i o i l ministro, di rende re più s olido il Ssn e di misurarsi con bisogni assistenziali non adeguatament e s o s te n uti . C o m e o d o nto i a tria e integrazione socio-s anitaria, a partire dalla non autos ufficienza. M a ne lla nuo va le gge fina n-

z i a r i a s i p a r la a n ch e d i un aggiornamento dei Lea. “Entro fe bbra io – conferma la Turco - lo pre s entere mo alla Sta to-R e gi oni. È un pro vve di me nt o ch e a rr i cchi s ce l a pr e venzione, precis a le prestazioni de l l a me di ci n a t e rri t o ri a l e , p o t e n z i a i l s o c i o -s a n i t a r i o e i ndi ca Lea o do nto ia trici ce rti. L'odontoiatria sarà cruciale nel 2008. I nta nto da ge nna io, gra z ie a lla co lla bo r a zio ne co n gli o do ntoi a tri, pre s e nte re mo un progra mma di "ta ri ffe s ociali" perché s iamo ben coscienti dell'importa nza del problema per le famiglie”. N e ll a l e g g e f i n a n z i a r i a de l 2008 cres ce l’attenzi one pe r la s alute. “La Finanziaria conferma l'impegno per la valori zza zione di un Ss n univers a lis tico e s o li da le ”, dice s o ddis fa tt a i l minis tro. “Cre s co no le ris ors e pe r i Le a e gli i nve s t ime nti . E c' è un 'a tt e n zi o n e f o rt e pe r le fa s ce di po polazio ne che vi vo no i n mo do pi ù a cuto la s o ffe re nza: cure pa llia tive, tras feri m e n t o a l S s n d e l l a m e d i ci n a pe ni te n zi a r ia , i nde nn iz zi a gli emotras fus i”. P er quanto riguarda gli inves ti menti a nnunci ati da llo s tes s o minis tro va ricordato che tra i nuovi fondi e acco rdi di programma firmati nel 2007, è in cors o un pro gramma s traordinario di ammo dernamento e me s s a i n s icure zza degli o s pe da li e de lla re te t ra o s peda le e territo rio. “Si tratta – aggiunge l a ti t o la r e de l mi ni s t e r o de lla s alute - di accelerare , di s timo la re s e mpre più chi è indi etro . C o n t o d i f a r e u n P a t t o co n l e R e gio ni pe r a nt i ci pa re a l cu ni

a s p e t t i d e l m i o D d l ch e s a r à es aminato dal Senato”. R i s p e t t o a l la v i ce n d a ch e v e de c o i n v o l t i p r i m a r i e D g ne lle s ce lte da i pa rt it i i l mi ni s tro non vede la neces s ità che la po li ti ca f a cci a pa s s i i ndi e t ro : “ I o p e n s o c h e l a p o l i t i ca dovrebbe fare tre pass i in avanti . De ve pr o ge tta r e , pro gra mma re , va luta re i ri s ultati. De ve e s s e r e r e s po n s a bi l e . No n mi s t u p i s ce s e i D g s o n o s ce l t i dalle R egioni: se fai un piano di

rientro, de vi ave re de lle pe rso n e di c u i t i f i di . M a l a bu o n a po li tica de ve e s s e re re spo ns a bile e trasparente. Col mio Ddl ho propos to metodi e procedure di mas s ima tra s parenza. Mi p i a ce r e b b e , i n t a n t o , ch e s i apriss e una competizione tra le R egioni s u chi dà ai cittadini la certe zza maggio re sul fatto che i Dg s i a n o no mi n a t i s e c o n do una procedura che garantisca il ma s s imo di tra s pa re nza , co mpetenza e valutazione”.


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L a sanità in C ampania Definita la funzione si dibatte sulla necessità di una formazione omogenea sul territorio

Caposala in cerca d’identità Master di concerto tra Salute e Università - Ora tocca al contratto DI PIPPO TRIO

L'intesa con le Regioni c'è. Ora manca l'organizzazio-ne. Quella dei master o di qualunque altro meccanismo si decida di mettere in pista per dare ai "coordi-natori", gli ex caposala, una formazio-ne uniforme su tutto il territorio nazio-nale e, soprattutto la possibilità di vedere riconosciute le loro peculiarità nel tempo e non solo nel momento del bisogno. Su questo argomento il coordinamento nazionale caposala ha organizzato a Roma, il suo 9° Congresso nazionale che arriva dopo tre anni dall'ultima riunione in cui la nuova funzione era ancora lontana anche dalle idee e di reale c'era solo la cancellazione della figura dei caposa-la dal Ssn. Il nodo della formazione. Di fatto il "coordinatore" è un ruolo interme-dio, di coordinamento tra operatori pro-fessionali e dirigenza vera. E propria e per questo ha bisogno di una formazio-ne specifica che non lasci l'iniziativa ai singoli atenei. Il ministero della Salute ha già preso contatti con l'Università per defi-nire un master con criteri omogenei su tutto il territorio nazionale e anche per valutare l'eventuale opportunità di ren-dere requisito per la funzione di coordinamento l'aver concluso almeno il pri-mo anno del biennio di laurea speciali-stica. Il contratto non basta. Sembra infatti, che per norma-re la nuova qualifica istituita da un’in-tesa Stato-Regioni non può essere rego-lamentata da un atto di gerarchia minore come il contratto è, ma deve trovare riscontro in scelte centrali operate a livello di Governo. la necessità di assegnare un ruolo di- Per quanto riguarda il contratto, tut-tavia, gli infermieri mirano in alto e in particolare per la funzione di caposala. Manager e professional. Dal punto di vista del livello di responsabilità, coordina-si si tratta di raggiungere una distinzione analoga a quella che esiste oggi nel l'area medica tra dirigenza gestionale e dirigenza professionale. Per la quale proprio l'atto di indirizzo recentemente approvato dalle Regioni ha indicato la necessità di assegnare un ruolo diverso, ma di ugual peso alle due situazioni caratteristiche della dirigenza del Ssn per

non lasciare le caratteristiche di vera dirigenza solo all’area gestionale. La prima sarebbe quella affidata alla carriera direttiva del personale, quella che con il salto di contratto entra a far parte delle aree dirigenziali del Ssn e non più del comparto. La seconda è quella

affidata proprio ai caposala che hanno il compito non solo di coordinare il lavoro sul campo, ma anche di raccordarsi con le altre professionalità che operano in azienda. Non solo infermieri. Caposala tut-tavia non è sinonimo di infermiere. Essenziale è infatti che l'azienda sia in grado di graduare le responsabilità secondo l'esperienza perché la funzione di coor-dinamento, così come la dirigenza nel-le professioni, rappresenti davvero un momento di miglioramento della quali-tà dei servizi e non sia solo una manife-stazione di "potere" acquisito. Funzione o ruolo? Su questo punto non si può non concordare con Annalisa_Silvestro Presidente della Federazione, dei Collegi lpasvi: la dirigen-za, qualunque essa sia e a qualunque livello si riferisca, è una "funzione" e non un ruolo. Niente diritti acquisiti insomma: il dirigente può perdere il suo status in qualunque momento se la valutazione del suo operato non doves-se risultare positiva. Un appunto però in questo senso lo ha fatto Maria Gabriella De Togni, presidente del Coordinamento nazio-nale caposala, che ha ricordato come in realtà il dirigente delle professioni che dovesse essere allontanato dall'in-carico resta comunque nell’area - e nel contratto - della dirigenza, mentre il caposala che dovesse subire la stes-sa sorte torna a essere nel contratto del comparto un operatore "semplice" senza che sia riconosciuto il suo background culturale e di formazione. "Date una forma di dirigenza anche a noi - ha detto De Togni - e saremo ben lieti di accettare la "funzione"". Il rapporto con gli altri. Rapporti interni e rapporti esterni delle nuove figure di coordinamento significa co-me il coordinatore si posizionerà ri-spetto alla dirigenza medica e alla dirigenza delle professioni. Alcuni hanno sottolineato la ne-cessità che non si creino più "tandem" di potere come accadeva in passato tra primario e caposala. Altri, invece, come Giuseppina Pontello, dirigen-te infermieristico, hanno chiesto che proprio i coordinatori coordinino con i dirigénti i piani di lavoro per la gestione dell' assistenza che poi dovranno applicare per i loro pazienti.


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L a sanità in C ampania Dirigenza: pronto lo schema di intesa predisposto dal governo e inviato alle regioni

Una direttiva per uniformare Tra i requisiti la laurea specialistica e cinque anni al top del comparto DI PEPPE PAPA

Fino a oggi le Regioni (poche) hanno fatto da sole: la dirigenza (infermieristica soprattutto) prevista dalla legge 251/2000 è stata concessa a un pungo di operatori del comparto che hanno fatto il salto di contratto e sono transita-ti, proprio come la legge ha indicato, nei ruoli della dirigenza professionale, tecnica e amministrativa del Ssn. Pochi e con modalità diverse. E per questo il ministero della Salute ha da qualche mese trasmesso alle Regioni lo schema di accordo per uniformare l’istituzione e la qualifica di dirigente delle professioni sanitarie, fissando requisiti, accesso e punteggi uguali per tutti. D'altra parte il regolamento per l’accesso alla dirigenza è prescritto anche dal contratto del 2000 (firmato però nel 2004) che aveva indicato la necessità di emanare una "disciplina concorsuale" uniforme in base ai requisiti previsti dal Dlgs 165/2001. Intanto, la legge 43/2006 ha anche individuato i requisiti da richiedere ai dirigenti delle professioni sanitarie: Laurea specialistica, cinque anni di servizio effettivo nella professionalità per la quale si vuole essere dirigenti nei livelli D e Ds del comparto (o anche in qualifiche corrispondenti di altre pubbli-che amministrazioni), iscrizione agli albi professionali (se esistono). Questo è il profilo del dirigente delle professioni (al livello D e Ds ci sono oggi oltre 320mila unità di personale, ma non tutte con il requisito dei cinque anni di anzianità) che per ottenere la qualifica dovrà superare una prova scritta sugli argomenti che riguardano la funzione, anche impostando un piano di lavoro o rispondendo a quesiti che riguardano il profilo, una prova pratica per risolvere casi concreti e una orale con un colloquio su materie indicate nel bando. I punti che la Commissione esaminatrice potrà assegnare ai candidati sono cento: 20 per titoli, 80 per le prove d'esame (30 per la prova scritta e per la prova pratica, 20 per quella orale). E tra i titoli contano di più (un punto per anno) il servizio nei ruoli dirigenziali, le specializzazioni e i titoli universitari (un punto ciascuno).

Il testo all'esame dei governatori Art. 1 R equisiti specifici di ammissione l. Ai fini dell' accesso alla qualifica unica di dirigente della specifica area, di cui alla legge n. 251 del 2000, è necessario essere in possesso dei seguenti requisiti: a) laurea specialistica o magistrale della classe relativa alla specifica area; b) cinque anni di servizio effettivo corrispondente alla medesima professionalità, relativa al concorso specifico, prestato in enti del Servizio sanitario nazionale nella posizione funzionale di D o Ds, ovvero in qualifiche corrispondenti di altre pubbliche amministrazioni; c) iscrizione ai relativi albi professionali, ove esistenti, attesta-ta da certificato in data non anteriore a sei mesi rispetto a quella di scadenza del bando. Art. 2 Commissione esaminatrice 1. La commissione esaminatrice è nominata dal direttore generale della azienda Asl o dell'azienda ospedaliera ed è composta da: a) presidente: il direttore sanitario o un suo delegato; b) componenti: due dirigenti dell'area delle professioni sanitarie di riferimento, di cui uno scelto dal direttore genera-le nell'ambito del personale in servizio presso le aziende Aassll o le aziende ospedaliere situate nel territorio e uno designato dalla Regione; c) segretario: un funzionario amministrativo dell’azienda Asl o dell'azienda ospedaliera, almeno di categoria D. Art. 3Prove d'esame Le prove di esame sono le seguenti: a) prova scritta: relazione su argomenti inerenti alla funzione da conferire e impostazione di un piano di lavoro o soluzione di una serie di quesiti a risposta sintetica nelle materie inerenti al profilo a concorso; b) prova pratica: utilizzo di tecniche professionali orientate alla soluzione di casi concreti; c) prova orale: colloquio nelle materie delle pro-ve scritte, con particolare riferi-mento alla organizzazione dei servizi sanitari, nonché su altre materie indicate nel bando di concorso. Art. 4 Punteggio

1. La Commissione dispone, complessivamente, di 100 punti, così ripartiti: a) 20 punti per i titoli; b) 80 punti per le prove d'esame. 2. I punti per le prove d'esame sono così ripartiti: a) 30 punti per la prova scritta; b) 30 punti per la prova pratica; c) 20 punti per la prova orale. 3. I punti per la valutazione dei titoli sono così ripartiti: a) titoli di carriera: 10; b) titoli accademici e di studio: 3; c) pubblicazioni e titoli scientifici: 3; d) curriculum formativo e pro-fessionale: 4. Titoli di carriera: a) servizio di ruolo prestato presso le aziende AaSsLl o le aziende ospedaliere e servizi equipollen-ti ai sensi degli articoli 22 e 23 del Dpr n. 483/1997: 1) nel livello dirigenziale a concorso, punti 1,00 per anno; 2) nella posizione organizzativa, punti 0,75; 3) nella funzione di coordinamento, punti 0,50; 4) nella posizione funzionale inferiore rispetto a quella oggetto di concorso, punti 0,25 per anno; b) servizio di ruolo quale professionista dell'area infermieristica, tecnico-diagnostica e tecnico-assistenziale, riabilitazione. prevenzione e ostetrica presso pubbliche amministrazioni: 1) come dirigente o qualifiche corrispondenti, punti 1,00 per anno; 2) nell'ottavo e nono livello o qualifiche corrispondenti, punti 0,50 per anno; 3) nel settimo livello o qualifi-che corrispondenti, punti 0,30 per anno. 5. Titoli accademici di studio e professionali: a) specializzazioni o titoli universitari attinenti alla posizione funzionale da conferire, punti 1,00 per ognuna; b) master annuale punti 0,50 per ognuna. 6. Per la valutazione delle pubblicazioni e dei titoli scientifici. e del curriculum formativo e professionale si applicano i criteri previsti dall'art. 11 del citato Dpr n. 483/1997.

Art. 6 I. Per le norme generali dello svolgimento dei concorsi nonché per le norme generali relative alla valutazione dei titoli si fa riferimento, per quanto applicabili, agli articoli da I a 23 del Dpr n. 483/1997.


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La chirurgia robotica

Il sistema Da Vinci DI SALVATORE ERRICO

La chirurgia robotica rappresenta il nuovo orizzonte in campo chirurgico. Essa, infatti, rappresenta una evoluzione della chirurgia laparoscopica che ha segnato, a sua volta, negli ultimi anni uno spartiacque con la tradizionale tecnica chiururgica invasiva. Dall’inizio dell’anno 2002 presso il centro di Chirurgia Mini-invasiva e Telerobotica dell’Ospedale Monaldi di Napoli, diretta dal prof. F. Corcione, è in dotazione il Robot Chirurgico "Leonardo da Vinci" (Foto n°1). Esso rappresenta il primo sistema di robotica di tutta l’Italia meridionale e deriva da un sistema ideato negli Usa, ai tempi della guerra del Golfo, per non esporre i chirurghi ai pericoli della guerra facendoli operare a distanza e con l’obiettivo di assicurare anche interventi di alta chirurgia su navi e territori di guerra, pur in assenza di chirurghi ultraspecialisti. Successivamente, grazie ad una azienda Californiana (Intuitive Surgical Inc) il robot chirurgico è stato impiegato in campo ospedaliero, aprendo a nuove possibilità di applicazione fin ad allora inimmaginabili. La prima colecistectomia robotica è stata eseguita nel Marzo 1997 da G.B. Cadière chirurgo di fama internazionale e pioniere della chirurgia Robotica (CHU SAINT-PIERRE, BRUSSELS). "Le barriere dello spazio e delle distanze sono crollate": ha detto Jacques Marescaux, comodamente seduto alla consolle del suo robot a New York,

dopo aver eseguito (il 7 settembre 2001) la prima colecistectomia robotica transoceanica denominata Lindberg – operation su un paziente di 68 anni che era in una sala operatoria a Strasburgo. Ma andiamo a vedere più da vicino come si compone e come funziona il chirurgo robot. Il sistema Da Vinci è composto da una consolle-chirurgo, un carrello chirurgico provvisto di un braccio camera e due bracci strumento) e un carrello monitor. Il chirurgo opera stando seduto alla consolle, anche trovandosi a distanza dalla camera operatoria dove si svolge l’intervento, ed azionando dei manipolatori che sono collegati alle braccia del carrello chirurgico. Quest’ultimo riproduce sul paziente le manovre chirurgiche che gli vengono dettate dal chirurgo a distanza con i movimenti della propria mano sulla consolle. Gli strumenti vengono introdotti nella cavità addominale o nella regione da operare attraverso apposite cannule (trocars). Al tavolo operatorio è indispensabile la presenza dell’aiuto e dello strumentista, che oltre a coordinare l’esatto fissaggio del carrello chirurgico ai trocars posizionati al paziente, sostituiscono, man mano che procede l’intervento, i vari strumenti sui bracci chirurgici. Inoltre, in relazione al tipo d’intervento, l’aiuto chirurgo collabora attivamente con l’operatore attraverso un comune trocar supplementare dove vengono introdotti strumenti laparoscopici. Il ruolo dello strumentista in

chirurgia robotica assume particolare rilievo. Egli è investito di maggiori responsabilità rispetto all’intervento tradizionale, in quanto la preparazione della sala operatoria, il posizionamento del sistema robotico e tutta la procedura di avvio e verifica del sistema, nonché la preparazione sterile del carrello chirurgico sono di sua competenza. Un altro aspetto importante ed innovativo di questa metodica è la conoscenza del nuovo strumentario e la sua manutenzione. Con la chirurgia robotica nasce quindi una nuova figura, quella del tecnico-strumentista. Il personale sanitario e parasanitario che si occupa di tale metodica necessita, prima d’iniziare l’attività, di un periodo di formazione da praticare presso centri specializzati e con un training svolto da personale addetto (Intuitive Surgical Inc). Quali vantaggi procura al paziente il sistema chirurgico robotica? E’ presto detto. L’operatore manovra gli strumenti che gli consentiranno di portare a termine l’intervento stando comodamente seduto alla consolle chirurgo. Nella consolle è integrato un visore stereo che visualizza in modo tridimensionale le immagini ottenute dalla rielaborazione delle informazioni provenienti dall’endoscopio all’interno del campo operatorio. In questo

modo, il chirurgo opera in una corretta posizione ergonomica, appoggiando la testa al visore 3D e utilizzando due manipolatori, detti master, posizionati direttamente sotto il visore stesso. Le punte degli strumenti, visualizzate nel visore tridimensionale, sono così allineate con i master. Grazie al mantenimento dell’allineamento occhi- mani, all’articolazione continua di tutti gli strumenti con movimenti simili a quelli della mano e del polso umani all’interno del paziente e soprattutto grazie ad una visione realmente stereoscopica del campo operatorio, si assicurano movimenti degli strumenti quanto più possibile naturali e prevedibili, addirittura più simili alla chirurgia open che a quella laparoscopica. Questa struttura cinematica (dotata cioè di movimenti articolati) permette al chirurgo di usare tecniche di chirurgia a cielo aperto convertite all’istante, in tempo reale e sotto suo diretto controllo, in movimenti di chirurgia mininvasiva sul sito chirurgico. La robotica interviene, inoltre, nel migliorare le prestazioni del chirurgo su diversi aspetti. Un filtro elettronico, ad esempio, elimina il tremito naturale della mano del chirurgo, assicurando un controllo dello strumento stabile e prevedibile. L’elettronica interviene, inoltre, scalando i movimenti della


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( foto n°2) mano del chirurgo. La scalatura traduce i movimenti della mano a corrispondenti movimenti, più piccoli e quindi più precisi, della punta dello strumento nel campo chirurgico (in pratica se la mano fa un movimento di 5 millimetri, la macchina ne riproduce uno di 1 millimetro). Alcune regolazioni permettono di ottimizzare la scalatura per le diverse applicazioni cliniche. In sostanza l’elenco dei vantaggi è lungo. La visione tridimensionale consente al chirurgo di vedere ogni dettaglio del campo operatorio. L’ampiezza dei movimenti dei vari strumenti superiore ai limiti del polso umano e degli stessi strumenti laparoscopici (rotazione a 360°) consente maggiore agibilità e velocità d’esecuzione. L’elimina del tremore della mano consente un perfetto allineamento vistamano. Il campo visivo tridimensionale e altamente tecnologico consente al chirurgo un immagine perfettamente e continuamente ferma, senza alcuna oscillazione dei movimenti dell’ottica.

tore che stringendo le alette chiude le due branche delle pinze nel sito operatorio. L’estensione dei movimenti dei master effettuati dal chirurgo stesso, sono traslati con precisione ai tre bracci robotici (che sono fissati al carrello chirurgico) a cui sono fissati gli strumenti chirurgici e la camera endoscopica. Mentre gli assistenti possono modificare le funzioni del sistema e le varie procedure da alcuni pulsanti posti sul car-

( foto n°3)

( foto n°4) rello visione, l’operatore li ha a disposizione sui braccioli posti di lato nella consolle (Foto.5).

Comandi manuali

( foto n°6) ri a pedale della consolle( foto n°7). Le funzioni di questi interruttori comprendono: • Clutch che permette il movimento dei master senza un corrispondente movimento dei Bracci-Strumenti. È una sorta di frizione , con una azione simile al sollevamento del mouse del computer per riposizionare il cursore sullo schermo. • Il P edale Came ra disimpegna i Master dai B r a c c i Strumento e li collega invece al Braccio Camera, che può essere spostata nella direzione desiderata, la visuale del campo operatorio è così scelta dall’operatore stesso. • Il P eda le ( +/- ) è usato per mettere a fuoco l’immagine. • Infine il Pedale Coag corrisponde ad una comune unità elettrobisturi.

Pedali della consolle CARRELLO CHIRURGICO: È un voluminoso carrello semovibile ( foto n°7) che deve

lo diversamente in relazione al tipo di intervento che deve essere effettuato. I tre Bracci robotici, uno per la Camera e due Braccia Strumento, sono fissati al Carrello in un punto di rotazione fisso. Speciali adattatori e guaine sterili monouso ( f o t o n °8 -9 10) sono applicate ai Bracci e ai cavi di collegamento tra testa Camera ed il Carrello Vision per mantenere il campo sterile.

( foto n°7)

Accessori carrello chirurgico Accessori al carrello chirurgico. ( foto n°8) Questi bracci strumento devono essere posizionati adeguatamente, sfruttando i diversi punti in cui si articolano, dall’aiuto e dallo strumentista al tavolo operatorio. Questo è un momento fondamentale, perché le forze prodotte dai movimenti dei bracci ( che a volte sono vio-

Consolle chirurgo Per operare il chirurgo siede in una consolle ( foto n°2) , compatta, facilmente spostabile e relativamente poco ingombrante (con dimensioni simili ad un letto operatorio) che è posta al di fuori del campo sterile. Questa distanza può essere di alcuni metri o di migliaia di chilometri, come ad esempio nel famoso intervento transoceanico eseguito da New York a Strasburgo.

( foto n°8)

( foto n°5)

Master I master o manipolatori ( foto n °3- 4) sono una sorta di joysticks con delle alette ai lati. Devono essere afferrati come una penna dalle dita dell’opera-

della consolle Durante l’intervento l’operatore utilizza gli interrutto-

essere posto a ridosso del tavolo chirurgico dopo aver messo in posizione il paziente, angolando-

lente se l’operatore non è accorto! ) non devono causare danni con movimenti molto energici al paziente. Si è previsto per il futuro di dotare il sistema di un terzo braccio strumento da poter essere mosso sempre dallo stesso operatore alla consolle. Il braccio camera controlla la posizione ed i movimenti della


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( foto n°10)

( foto n°9) continua a pag 22 continua da pag 21

camera 3D,

ed insieme all’endoscopio, ai due cavi luce, alle due fonti luminose e ad una rielaborazione centrale, realizzano la visione tridimensionale. Tra i miglioramenti che senz’altro dovranno avvenire, particolare attenzione si dovrà dedicare al ridurre l’ingombro di queste apparecchiature, che sovente limitano ed impacciano il lavoro dell’aiuto al tavolo operatorio. STRUMENTI: Con il sistema Da Vinci lavorano strumenti (fig.12) appositamente costruiti dalla stessa compagnia (Endo Wrist). Tutti gli strumenti sono intercambiabili tra di loro e possono essere usati per un numero limitato di procedure ( gli utilizzi rimanenti sono visualizzati ad ogni nuova procedura con un numero a scalare da 10 a 0 sullo schermo nel momento in cui viene inserito lo strumento ) affinché vengano STRUMENTI

assicurate prestazioni affidabili e coerenti. Essi hanno un diametro di 8 mm e sono solo compatibili con i trocars poliuso in dotazione al sistema. L’avanzata meccanica degli strumenti operatori utilizzati è evidenziata dal fatto che posseggono 6 gradi di libertà più la presa, due in più alla punta rispetto agli strumenti endoscopici tradizionali. Le articolazioni della punta di questi particolari strumenti imitano la flessibilità verticale e laterale del polso umano, superando i limiti dei movimenti del polso, come abbiamo detto con una rotazione completa. STRUMENTI ROBOTICI

Vedi tabella e foto 11 Attualmente la necessità di avere a disposizione un quarto o più accessi, è sopperita dalla costante presenza dell’aiuto chirurgo, è da tenere presente che una eventuale conversione ( in laparoscopia o in chirurgia tradizionale ) deve avvenire nel modo più rapido e sicuro possibile. Quella dell’aiuto al tavolo opera-

torio, è una figura fondamentale, in quanto oltre ad introdurre alcuni strumenti che non possono entrare nei bracci robotici come il sistema di aspirazione ed irrigazione, (che per ora non è disponibile con lo strumentario prettamente robotico), applicatori di clips, forbici laparoscopiche, può intervenire in qualsiasi momento in situazioni di emergenza, direttamente dal tavolo operatorio, attraverso un trocar laparoscopico aggiuntivo (in attesa del 4° braccio robotico) sempre presente. È altresi importante quindi una intesa chirurgo operatore alla Consolle e chirurgo aiuto al campo operatorio, per il coordinamento dei gesti, per lo snellimento dei tempi delle procedure e per fronteggiare le emergenze che potrebbero presentarsi. TROCARS I trocars (foto 12) utilizzati in chirurgia robotica sono del tipo poliuso, 8mm di diametro, con riduttore monouso 8 – 5 mm .L’otturatore può essere sia

CARATTERISTICHE

Bisturi / Electrocauterizzatore

Duplice funzione (bisturi o elettrocauterizzazione) Lame Monouso

Pinza Cadiere

Indicata per la presa di tessuti non tramatizzante

Pinza a denti tondi

Indicata per la presa di tessuti non tramatizzante

Forcipe De Bakey

Usato per la presa di tessuti non tramatizzante

Forbice di Potts

Taglio tessuti delicati

Forbice a punta tonda

Taglio tessuti o sutura

Pinza Micro

Punta delicata usato per afferrare aghi sottili e tessuti

Portaghi grandi

Inserti in carburo per afferrare agi più grandi

Applicatori Clip

Disegnato per applicare clip e legare vasi

Ultrasonic

Shears Bisturi a ultrasuoni

appuntito che a punta smussa. Essi inoltre presentano una base in acciaio che consente il fissaggio con la sede della cannula montata sul b accio strumento. Per l’ottica viene utilizzato un comune trocar 10-12 mm ed anche esso viene ancorato con un sistema a gancio montato sulla sede della cannula del braccio telecamera. SISTEMA PER LA VISIONE TRIDIMENSIONALE ( InSite Vision System ) Telecamera – ottiche 0°-30° Accessori endoscopici Due camere a 3CCD ( f o t o n°13) sono montate su un unico endoscopio 3D con canali ottici separati per avere già all’origine una visione bioculare. Questi particolari endoscopi sono forniti con una angolazione di 0° e 30°. Le immagini destra e sinistra dell’endoscopio, vengono dirette alla testa camera ed ( fotovengon°11) elaborate separatamente; no quindi fuse dal sistema Da Vinci in una visione singola, tridimensionale, ad alta risoluzione che è a disposizione del solo operatore all’interno della consolle (non è richiesto l’uso né di cuffie né di occhiali tridimensionali) . Questo visore stereo 3D ad alta risoluzione (con circa 800 linee di risoluzione orizzontale) è un sistema che, oltre a permettere una perfetta visione tridimensionale e magnificata degli atti operatori di circa 10 volte, trasmette anche, in sovraimpressione, messaggi sonori e visivi (tramite schermate di testo e icone) che sono recepite dal chi-


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rurgo sul suo visore stereo 3D. Questi messaggi, sonori e visivi, oltre a indirizzare l’operatore verso i corretti posizionamenti da assumere, ne rileva anche gli errori che possono essere letti dal sistema come reversibili, quindi facilmente superabili (come ad esempio la sostituzione di uno strumento difettoso), o irreversibili in cui si impone a volte di spegnere e riavviare il sistema o di rimuoverlo del tutto dal paziente e convertire. CARRELLO VISION Parallelamente le due immagini provenienti dalle due camere possono essere riprodotte su due diversi monitor presenti all’interno della sala operatoria, uno dei quali posto ad esempio alla sommità del Carrello Vision ( Foto 14) . Questo Carrello è simile ad una colonna laparoscopica ( contiene i supporti per CO2, il Sincronizzatore di immagine, il controllo fuoco, l’Unità Controllo Camera, due fonti luminose, un eventuale Videoregistratore) ed è destinato ad ottimizzare grazie all’azione, di un personale di sala ben addestrato, la qualità dell’ immagine durante l’intervento che può essere seguito dall’aiuto che si trova al campo operatorio. Il carrello Vision viene collegato alla consolle del chirurgo attraverso cinque connettori, che saranno posizionati ad avvio del sistema.

( foto n°13) taggi per il paziente e per il chirurgo, anche se già cominciano a delinearsi i principali campi di applicazione che sono la microchirurgia di precisione, la chirurgia del reflusso, l’ acalasia, la linfoadenectomia estesa, pensiamo alle anastomosi bilo-digestive, alle micro- anastomosi ricostruttive, agli interventi di vascolarizzazione cardiaca a cuore battente, ed è possibile che in futuro emergano degli scenari che consentiranno una precisa collocazione delle indicazioni della chirurgia robotica

CONCLUSIONI La chirurgia robotica rappresenta una innovazione tecnologica in campo chirurgico, per ora siamo ancora in fase iniziale e si stanno verificando le possibili applicazioni e gli eventuali van( foto n°12)

( foto n°14)


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Castellammare, una rianima Tutti i numeri della struttura sanitaria diretta dal professore De Nicola Parla il coordinatore infermieristico Francesco Paolo Riti. DI VALERIO DE MARTINO

Quello del San Leonardo di Castellammare si presenta come un interessante Centro di Rianimazione, avendo tutti i presupposti tecnologici, le risorse umane ed organizzative perché diventi, nel tempo, anche un centro all’avanguardia. Sono stati spesi milioni di euro per dotare questo reparto di tecnologie moderne e sofisticate, sono state impiegate molte energie per mettere a punto protocolli clinico-organizzativi e per addestrare ex-novo il personale in un’area assistenziale appena nata. L’ospedale non aveva alcuna tradizione in merito e si è partiti veramente da zero. Al direttore prof. De Nicola sono stati dati dei locali, delle tecnologie e del personale: in pochi mesi queste professionalità sono diventate una squadra vincente ed il reparto è divenuto un reparto efficiente. La vita in Rianimazione Per comprendere la criticità del paziente di Rianimazione lo si può paragonare ad un neonato che dipende in tutto e per tutto dagli altri: i bisogni primari vengono vicariati da medici ed infermieri e vengono sostituiti da macchine e da farmaci una o più delle funzioni vitali compromesse: respirazione, attività cardiaca, renale, epatica, ecc. Come dato interessante basta riferire che nella Rianimazione di Castellammare la sola igiene personale quotidiana di un paziente in coma dura 60 minuti ed impiega due infermieri: le perfette condizioni igieniche e la cura del corpo sono determinati per il successo delle terapie. Due volte al giorno il malato viene cambiato di posizione e massaggiato per evitare che si formino sulla pelle le piaghe da decubito, nonostante l’uso di materassi a movimentazione compartimentale d’aria. Potendo accogliere ed interagire con pazienti e familiari stranieri c’è anche personale in grado di parlare inglese, francese e spagnolo, compreso il cappellano. L’umanizzazione delle cure In molte Rianimazioni è possibile che il paziente riceva meno attenzioni della sua

cartella clinica. Ciò a conferma di un atteggiamento mentale diffuso che privilegia gli aspetti tecnici delle cure, trascurando i contenuti antropologici della relazione medicopaziente e l’importanza della comunicazione interpersonale come strumento di supporto psicologico. Questo comportamento sembra trovare giustificazione nel fine stesso della Rianimazione: mantenere in vita il paziente evitando i danni legati alle potenti terapie e favorire il miglioramento. Equivocamente è plausibile che le vite salvate vengono percepite come “vittorie” e i decessi come “sconfitte”. Questo atteggiamento è stato condannato dalla Società Americana di Terapia Intensiva. Infatti il moralista Dunstan affermò: "Il successo della Rianimazione non si misura solo con le statistiche di sopravvivenza, come se ogni morte fosse un fallimento. Esso deve essere misurato anche dalla qualità delle vite conservate o ripristinate, dalla qualità della morte di coloro per i quali è degno morire e dalla qualità delle relazioni umane coinvolte in ogni morte". La tipologia stessa del reparto di Rianimazione impedisce un frequente e lungo contatto tra familiare e paziente; infatti le infezioni sempre in agguato, la quantità di sofisticate tecnologie in funzione continuamente, la necessità di assistere ininterrottamente il paziente critico, il modello di

degenza “a spazi aperti” limitano obbligatoriamente l’accesso prolungato ai “non addetti ai lavori”. Queste barriere e queste limitazioni vengono attenuate dal comportamento degli infermieri e dei medici che continuamente suppliscono al distacco dalla famiglia interloquendo con essi durante tutte le attività assistenziali e mantenendo un contatto fisico e visivo col malato. Inoltre viene praticata la musicoterapica e l’audioterapia che serve a rilassare o stimolare i pazienti. Il rapporto con i familiari viene curato fin dai primi minuti; nella sala-colloquio viene loro illustrato il funzionamento del reparto e vengono date tutte le informazioni scritte necessarie. Viene stimolata la consapevolezza che il loro familiare viene curato nel modo e nel posto migliore: ciò gratifica e tranquilliza la famiglia. Progetto “Rianimazione a domicilio” Per il paziente che non potrà beneficiare di un prolungato ed ulteriore ricovero in Rianimazione viene proposto alla famiglia “l’ospedalizzazione a domicilio”. Si tratta di pazienti critici le cui condizioni si sono stabilizzate ma che non possono guarire o che realisticamente non possono migliorare il proprio stato di salute. Molti pazienti che usciti dal coma si trovano svegli e collegati al respiratore automatico e dal quale non possono staccarsi, possono giovarsi molto, dal punto di vista emotivo, del ritorno a casa. La lungimiranza della direzione sanitaria aziendale ha individuato in ciò vantaggi consistenti: 1) miglioramento dello stato psichico del paziente che si rivede a casa sua, 2) conclusione dell’obbligato distacco dei familiari dal loro caro, 3) abbattimento delle spese assistenziali, 4) disponibilità di un ulteriore posto in Rianimazione. Il motto della nostra Rianimazione: “Non a spet t i a mo i l mome n t o gi u st o pe r fare le cose: il momento giusto è ora”


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azione a misura d’uomo

Prof. Aniello De Nicola, Direttore Struttura complessadi Anestesia e Rianimazione Ospedale San Leonardo ASL NA 5

Paolo Riti, coordinatore infermieristico del Centro di Rianimazione del San Leonardo parla con trasporto della struttura. Da quando è aperta la rianimazione del San Leonardo? E’ stata inaugurata nel maggio 2005. Da anni si aspettava la sua apertura per cui infermieri e medici, sin dal battesimo, si sono rimboccati le maniche con dedizione ed abnegazione, consapevoli di giocare una partita difficile. Si trattava di trasformare i locali, le nuove apparecchiature, il personale in un reparto funzionante e funzionale, praticamente partendo da zero non essendoci alcuna precedente tradizione in merito. Co s a ha r a ppr e s e n t a t o l’a pe rtura de lla ri a nimaz io ne nel territorio dell’ASL NA 5 ? Un ventaglio variegato di iniziative, di ipotesi e di programmi che hanno contrassegnato il "risveglio" assistenziale nel P.O. San Leonardo, aumentando, come un volano, anche le performances delle altre unità operative. Q ua l è la do t a zi o ne o rga n ica

Francesco Paolo Riti Coordinatore Infermieristico Centro di Rianimazione P.O San Leonardo ASL NA 5

“Una equipe nata dal nulla” della rianimazione? Attualmente, lo staff infermieristico è costituito da 23 unità, con un'età anagrafìca media di 40 anni, suddiviso in 5 squadre h 24 che garantiscono assistenza continuativa ai degenti, nonché, tutte le altre attività collaterali del reparto: sala-accettazione, trasferimenti, impianto CVC, interventi di tracheotomia, emergenza nei reparti, ecc. A momenti l’organico verrà completato per arrivare alle canoniche 25 unità per 8 posti letto, previste dalla normativa. Q u a l i s o n o s t a t e l e d i f f i co l t à incontrate? Inizialmente, solo il 30 % del personale infermieristico assegnato aveva un’esperienza limitata di rianimazione. Fondamentale è stata la formazione propedeutica del personale prima dell'apertura del reparto, imperniata su 20 corsi di tematiche di base. Abbiamo prodotto, in proprio, in collaborazione dei vari docenti, un videocorso in formato digitale, rivelatosi uti-

lissimo per l’addestramento di colleghi aggiunti alla nostra squadra successivamente ed efficace per chiunque voglia “ripassare” qualsiasi tecnica infermieristica. Quali sono i punti di forza? In sintonia con il primario abbiamo elaborato un foglio di terapia e di bilancio idro-elettrolitico che é una vera “carta d'identità” del paziente, indispensabile per l'attività clinicoassistenziale. Per l'organizzazione del nursing è stato schematizzato un piano di lavoro ed un piano di attività infermieristica, che valorizza la figura dell’Infermiere. Quotidiano è il processo di umanizzazione dell’assistenza in linea con il principio di Joyce Trovelbee “L 'assistenza ai malati è un processo di relazione interpersonale nel quale l'infermiere aiuta un individuo, una famiglia o la collettività a prevenire la malattia, la sofferenza o perlomeno aiuta ad assi-

milare esperienze di malattia e di sofferenza e, se necessario, a trovarsi un significato". V ie ne d o cu m e n t a t a l’as s is tenza Infermi eris tica in reparto? Abbiamo realizzato la prima cartella infermieristica dell’ASL NA 5 che individua i vari bisogni del paziente e personalizza i processi assistenziali, rapida da compilare ed agevole da consultare. E’ stata presentata al convegno di anestesia e rianimazione “III Meeting Biennale Arena 2006” ed è stata molta apprezzata dai colleghi congressisti. Si ritiene s oddisfatto di questa es perienza? Dovendo fare un bilancio, direi di sì, anche se il cammino da fare è ancora lungo ed i programmi da realizzare sono parecchi. In 2 anni di attività la mia squadra si è confrontata in campo nazionale con altre realtà; si é aggiudicata il 5° posto al Convegno Expo Sanità “Star Bene in Ospedale”, tenutosi a Bologna nel 2006, con il lavoro “Ascolto nel Silenzio” e poi il 2° posto al premio letterario ANIARTI 2006 con il lavoro “Il mio magico Natale”.


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Studio svedese: "Scoraggiarne l'uso ai bambini" Usare il cellulare per più di 10 anni aumenterebbe il rischio di ammalarsi di tumore al cervello. Lo sostiene un studio svedese, opera di due eminenti professori – Lennart Hardell dell’Università di Orebro e Kjell Hansson Mild dell’Umea University – che contraddice così le ultime ricerche ufficiali, che negavano un nesso fra i telefonini mobili e il cancro. Stando ai nuovi risultati, invece, le persone che usano il cellulare da un decennio o più, anche solo per un’ora al giorno, hanno il doppio di possibilità di sviluppare un tumore nel lato del cervello dove di solito appoggiano il dispositivo.

Cervello a rischio Independent "E’ necessaria una grande attenzione nell’uso del telefonino – avvertono gli scienziati nella relazione pubblicata dalla rivista Occupational Enviromental Medicine – e soprattutto i bambini, che sono particolarmente vulnerabili, dovrebbero essere scoraggiati dall’utilizzarlo". A quanto sostiene l’Independent, che ha riportato lo studio, i risultati sarebbero tanto importanti quanto preoccupanti, perché mettono insieme ricerche su persone che hanno usato il cellulare per un tempo abbastanza lungo da poter contrarre la malattia. Finora, infatti, le rassicurazioni ufficiali sulla sicurezza dei cellu-

lari si basavano su ricerche compiute, nella migliore delle ipotesi, su un campione ristretto, ma il cancro impiega almeno 10 anni per svilupparsi, quindi questi studi erano giocoforza parziali. STUDI PR ECEDENTI Il mese scorso, una ricerca inglese sulla sicurezza dei dispositivi promossa dalla Mobile Telecommunication and Health Research (MTHR) e costata quasi 9 milioni di sterline (circa 13 milioni di euro), era arrivata alla conclusione che i cellulari "non potevano essere associati a danni biologici". Ma il presidente della MTHR, il professor Latrie Challis, aveva ammesso che solo una piccola parte dello

studio aveva riguardato gente che usava il cellulare da più di un decennio e aveva annunciato la necessità di nuove ricerche, più complete, per un risultato il più possibile certo. "Non possiamo escludere la possibilità che il cancro possa apparire nel giro di pochi anni - aveva avvertito lo scienziato – perchè la nostra ricerca ha scoperto qualche timido accenno nelle persone che sono state esposte alle radiazioni per oltre un decennio". R ISCHI PER IL CER VELLO I due luminari svedesi hanno, invece, riunito i risultati di 11 precedenti studi svolti in Svezia, Danimarca, Finlandia, Giappone, Germania, Stati

Mini-capsula scopre cancro allo stomaco Viene ingerita come una pastiglia e permette la diagnosi precoce con l'analisi del Dna DI ALFIO MANCINI

Una mini-capsula progettata in Italia offre un nuovo metodo per la diagnosi precoce del tumore dello stomaco, e potrebbe diventare utile soprattutto per lo screening di questa malattia nei soggetti a rischio e in Paesi, come la Cina o il Giappone, dove il cancro gastrico è particolarmente diffuso. Lo studio che fornisce le prove dell'efficacia del nuovo metodo è stato pubblicato sulla rivista Annals of Oncology, ed è stato condotto da un gruppo dell'ospedale di Pesaro e dell'università di Urbino, coordinato da Pietro Muretto.

Grande come un antibiotico La mini-capsula, simile a quella di un comune antibiotico e completamente innocua, viene ingerita e lasciata nello stomaco per poco più di un'ora: un tempo sufficiente per-

chè le pareti dello stomaco a digiuno la avvolgano. Mentre lo stomaco cerca di digerirla , i succhi gastrici penetrano all'interno della capsula e con essi penetrano le cellule dello stomaco, quelle sane come quelle tumorali. Le cellule così catturate vengono prelevate e analizzate in laboratorio, dove tecniche di indagine genetica consentono la diagnosi precoce. Oltre alla possibilità di valutare marker tumorali e infezioni gastriche da Helicobacter pylori, il batterio legato all'ulcera e considerato il più importante cancerogeno per lo stomaco, "vi sono dati concreti per la diagnosi precoce tramite indagini genetiche del succo gastrico" hanno spiegato gli autori della ricerca, che è stata condotta su 20 pazienti con tumore dello stomaco e 14 volontari sani, dimostrando che in oltre il 98% dei pazienti colpiti dal tumore è stata evidenziata l'alterazione genetica correlata alla malattia.

Come e' fatta La capsula-spia è un tubicino lungo 14 millimetri e dal diametro di cinque, rivestito all'esterno da uno strato di gelatina che rende facile ingerirlo. All'interno c'è una strisciolina di carta assorbente avvolta da un contenitore di plastica porosa, al quale è collegato un filo di nylon che termina con un bottoncino. Il paziente ingerisce la capsula trattenendo il filo, assicurato tra i denti con il bottoncino. La gelatina si scioglie e i succhi gastrici penetrano nella capsula di plastica, imbevendo la carta assorbente. Con i succhi gastrici, aderiscono alla capsula le cellule dello stomaco. È in queste che i ricercatori vanno a caccia della spia molecolare del tumore dello stomaco, ossia l'alterazione del gene addetto alla produzione della E-Cadherina, una molecola che aderisce alle cellule gastriche.


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tumore con il cellulare I professori Hardell e Hansson Mild: utilizzare il telefonino per 10 anni fa salire il rischio di ammalarsi Uniti e Inghilterra, che ribadivano l’aumento del rischio di sviluppare il cancro, soprattutto nel lato di cervello dove la gente è solita appoggiare il telefono. Cinque dei sei studi sui "gliomi", tumori delle cellule che proteggono quelle nervose, avevano confermato il potenziale pericolo, mentre quattro relazioni su cinque avevano rilevato la presenza di neuromi acustici, forme tumorali benigne ma spesso causa di invalidità come la sordità. I due svedesi hanno così raccolto i risultati per analizzarli nel loro complesso e hanno perciò stabilito che le persone che usano il telefonino da un decen-

nio o più hanno il 20% in più di possibilità di contrarre una patologia come il neuroma acustico e il 30% in più di sviluppare un glioma maligno. E il rischio sarebbe ancora più grande dal lato della testa su cui appoggia il cellulare: più che triplicato nel primo caso, addirittura quintuplicato nel secondo. "Queste valutazioni danno un campione esauriente per valutare i rischi di aumento di neuromi e glomi – hanno sottolineato Hardell e Mild - . Non solo. In base a questi risultati, non si possono nemmeno escludere la presenza di altre forme di tumore al cervello". COR DLESS Lo studio svedese ha interessato anche i cordless e pure in questo caso si è registrato un aumento di entrambe le patologie. In altre parole, usando un cellulare o un telefono senza

fili per 2000 ore – ovvero, meno di un’ora al giorno per 10 anni – vi sarebbe un rischio concreto di ammalarsi. "Penso che sia davvero strano vedere così tante ricerche ufficiali che dicono che non ci sono rischi – ha spiegato il professor Mild al giornale inglese – perché ci sono precise indicazioni sul fatto che qualcosa succede dopo i dieci anni". Non a caso, il luminare utilizza il cellulare il meno possibile e consiglia di farlo sempre e comunque con i dispositivi vivavoce e di evitare le telefonate chilometriche, preferendo in questo caso gli apparecchi fissi. Grande attenzione poi con i bambini, ai quali i cellulari dovrebbero essere tassativamente proibiti. Il professore riconosce comunque come il numero di radiazioni emesse dai telefoni di ultima generazione sia notevolmente diminuito rispetto al primo dispositivo apparso sul mercato una decina di anni fa, ma la sua raccomandazione è di

preferire modelli a bassa radiazione, visto soprattutto il proliferare del Wi-Fi, che emette raggi altrettanto pericolosi, seppur in misura minore rispetto ai telefonini. P AR ER I CONT R A STANTI Stando alla Health Protection Agency inglese, questo studio svedese sarebbe "molto indicativo", pur ammettendo che i risultati "non si possono considerare ancora definitivi", mentre l’associazione degli operatori di telefonia mobile (Mobile Operators Association) rileva come non ci siano nuovi dati certi sui rischi per la salute, ma concorda sul fatto che siano necessari nuovi studi. Nel frattempo, gli scienziati hanno chiesto anche una revisione degli standard di emissione dei telefoni mobili e di altre fonti radioattive che loro stessi descrivono come "inappropriate" e "non sicure".


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Il macchinario è simile a una Tac. Veronesi: in futuro sempre meno operazioni chirurgiche

Tumore al seno, via senza bisturi Tecnica cinese: gli ultrasuoni bruciano le cellule maligne DI ROBERTA ESPOSITO

L’ultrasuono diventa bisturi. Lo stesso dell’ecografia, ma a una frequenza diversa: capace di sviluppare calore nel punto focale in cui viene concentrato. Una novità tecnologica che potrebbe coronare il sogno di Umberto Veronesi. Lui, chirurgo oncologo, che da sempre vorrebbe operare i tumori senza tagliare e lasciare cicatrici. Non è, quindi, un caso se la prima sperimentazione occidentale degli ultrasuoni focalizzati ad alta intensità (Hifu) è appena iniziata all’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano. Per operare alcuni tumori del seno e anche per migliorare, dal punto di vista tecnologico, l’apparecchiatura nata in Cina e già utilizzata su 20 mila pazienti in una trentina di centri dell’Estremo Oriente. "Eliminare il tumore senza bisturi ", ripete Veronesi che si trova in piena sintonia con l’obiettivo dei cinesi che hanno sviluppato Hifu e lo hanno donato allo Ieo, primo centro di sviluppo e sperimentazione clinica in Occidente. A utilizzarlo saranno Franco Orsi, direttore dell’Unità di radiologia interventistica, e Paolo Arnone, assistente della Divisione di senologia. Arnone è stato anche in Cina per fare pratica e verificare l’efficacia del "bisturi ultrasonico". Il principio su cui si basa la metodica Hifu è quello di produrre onde acustiche, proprio come quelle sonore, ad altissima frequenza (gli ultrasuoni) e convogliarle in un’area precisa, in modo che quando raggiungono esattamente il bersaglio (punto focale) si trasformano "naturalmente" in calore. Un calore tale da uccidere le cellule tumorali bersaglio. Si tratta di un macchinario molto simile ad una Tac: un lettino, su cui si fa sdraiare il malato, con al centro una piccola vasca con acqua purificata, mezzo di diffusione degli ultrasuoni. Questi sono emessi da un dispositivo chiamato trasduttore, situato al fondo della vasca. Poi, come per un’ecografia, si propagano attraverso la pelle e gli altri tessuti fino a raggiungere in modo estremamente preciso il bersaglio da trattare, vale a dire la zona malata. Solo lì, solo in quel punto e in quel momento, si trasformano in calore, in

energia termica, che distrugge le cellule del tumore. Tecnicamente si chiama termoablazione. Il segreto è nella precisione della mira e della messa a fuoco. Il bersaglio viene identificato, prima del trattamento, con un centraggio ecografico: sempre ultrasuoni ma, questa volta, non ad alta intensità. Lo Ieo dovrà anche, con le competenze occidentali, migliorare il sistema di mira per arrivare a colpire tumori più profondi o situati in zone meno raggiungibili. Hifu dà per la prima volta la possibilità di trattare una lesione tumorale senza nessun danno biologico,

senza l’inserimento di aghi e cateteri o la necessità di tagli chirurgici. Il principio in sé era già noto: gli ultrasuoni focalizzati sono da tempo utilizzati per eliminare tumori di superficie in ginecologia, in otorinolarin-

goiatria e, ultimamente, nella prostata. La novità è nella possibilità di operare organi situati all’interno del corpo come la mammella, il fegato, i reni, il pancreas. E di operare qualsiasi massa o nodulo visualizzabile con l’ecografia. Dopo un periodo di messa a punto delle apparecchiature mediante test in vitro, proprio in questi giorni si è dato il via ai primi trattamenti. I risultati, sebbene molto iniziali, inducono ad un concreto ottimismo. E lo stesso Veronesi in una recente intervista ha detto: "Hifu è perfettamente in linea con la strategia dello Ieo del "minimo efficace", vale dire della massima efficacia e della minima tossicità per la persona malata. Già oggi Hifu può essere utilizzato in alternativa alle altre tecniche mini-invasive e anche alla chirurgia nei casi in cui il costo clinico sia troppo alto per il malato, cioè quando l’intervento chirurgico ha effetti collaterali troppo pesanti rispetto ai benefici che può comportare. In futuro, se opportunamente perfezionata, Hifu ha tutte le caratteristiche per sostituire, gradualmente e ove possibile, il bisturi del chirurgo". Come mai i cinesi hanno scelto lo Ieo per migliorare Hifu? Veronesi risponde: "È un grande riconosci-

mento della nostra capacità di credere e investire nell’innovazione tecnologica in medicina e del nostro ruolo di riferimento scientifico, culturale e formativo, non solo per l’Europa “


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I mille aspetti della sincope Numerose e da accertare le cause che si nascondono dietro il classico “svenimento” DI PIPPO TRIO

dViene definita “sincope” un episodio di perdita di coscienza transitorio, a risoluzione spontanea. La sincope è un evento molto frequente (corrisponde, in pratica, a quello che viene comunemente chiamato “svenimento”) e rappresenta una delle cause più comuni di richiesta di prestazioni al pronto soccorso e un capitolo importante della spesa sanitaria. Le cause della sincope sono numerose. Esse, tuttavia, determinano la perdita di coscienza mediante lo stesso meccanismo finale, vale a dire una riduzione dell’afflusso di sangue a quella parte del cervello deputata a mantenere la persona cosciente. Tra le cause della sincope abbiamo anzitutto malattie del cuore, come alterazioni del ritmo cardiaco (che determinano una riduzione notevole della frequenza cardiaca o, viceversa, una frequenza cardiaca eccessivamente elevata) o la presenza di ostruzioni meccaniche all’espulsione del sangue da parte del cuore (ad esempio una stenosi grave della valvola aortica, v. Malattie valvolari cardiache). Un tipo frequente di sincope è la cosiddetta sincope vaso-vagale o neuromediata, che è dovuta ad un’attivazione eccessiva di una parte del sistema nervoso, chiamato nervo vago, che causa dilatazione dei vasi dell’organismo, con marcata riduzione della pressione arteriosa (che deve essere sopra certi valori per mantenere un adeguato flusso cerebrale) e, in alcuni casi, anche della frequenza cardiaca. Un’ulteriore causa di sincope è rappresentata da condizioni che portano ad una riduzione consistente e rapida dei liquidi pre-

senti nel sistema circolatorio, e quindi ad una rilevante riduzione della pressione arteriosa, come, ad esempio, gravi emorragie o diarree, o alcune malattie endocrinologiche caratterizzate da un ridotto riassorbimento di acqua e sali minerali. Gli accertamenti necessari ad appurare la causa di una sincope sono numerosi e vengono scelti inizialmente sulla base del quadro clinico del paziente. Un aspetto cruciale per determinare la causa della sincope è un’accurata ricostruzione dell’episodio. Le caratteristiche che orientano inizialmente verso le cause di una sincope, sono: il contesto ambientale in cui si è verificata, la posizione del paziente prima di perdere coscienza, eventuali sintomi che hanno preceduto la sincope, l’eventuale presenza di traumi determinati dalla caduta, la descrizione resa da eventuali testimoni circa la durata dell’episodio, le caratteristiche della respirazione e del colorito cutaneo durante la crisi, eventuali movimenti involontari, ed anco-

ra le condizioni del paziente dopo la ripresa di coscienza. Insieme alla storia clinica, la visita medica, comprensiva della rilevazione della pressione in posizione sdraiata e in piedi, e l’elettrocardiogramma di base costituiscono dei punti di partenza per l’orientamento iniziale. Gli esami strumentali successivi, per citare solo i più comuni, potranno includere il massaggio del seno carotideo e il tilt-test, qualora si sospetti una sincope vaso-vagale o neuromediata, mentre accertamenti più prettamente cardiologici (come ecocardiogramma, ECG-Holter di 24-48 ore), applicazione di registratori di eventi, studio elettrofisiologico, coronarografia) sono indicati qualora si sospetti una causa cardiaca della sincope. Visita ed accertamenti strumentali neurologici sono, inoltre, indicati in caso si sospetti una malattia del sistema nervoso come causa della sincope. Le implicazioni sulla prognosi a lungo termine della sincope sono criticamente dipendenti dalla sua causa. In poche parole,

avere sofferto di un episodio sincopale da causa cardiaca ha delle implicazioni prognostiche molto più importanti di una sincope vaso-vagale o neuromediata, che non è gravata in genere da eventi sfavorevoli significativi a lungo termine. Il trattamento della sincope è anch’esso fondamentalmente dipendente dalla sua causa: in alcuni casi sarà sufficiente seguire delle norme comportamentali ed imparare ad effettuare alcune manovre fisiche appena compaiono dei sintomi premonitori (come tipicamente nel caso di una sincope vaso-vagale); in altri casi può essere necessario impiantare un pacemaker o un defibrillatore, assumere farmaci o effettuare interventi chirurgici. Individuare la causa della sincope rimane quindi l’obiettivo fondamentale del medico al fine di impostare un corretto trattamento ed impedire che recidive di episodi sincopali causino danni più gravi o che ad essa facciano seguito manifestazioni più gravi e potenzialmente fatali di una


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In Europa il 75% dei diabetici Lo rivela un'indagine che ha coinvolto 787 malati della forma "della maturità" Il controllo della patologia non è adeguato. In Italia molti i centri inseriti tra i migliori in Europa DI PIPPO TRIO

Il 75 percento dei diabetici dell'Unione Europea sottovaluta la gravità della sua malattia, e non riesce a tenerne sotto controllo i disturbi correlati. Ciò nonostante la maggior parte dei diabetici Ue ritiene, sbagliando, di avere un buon controllo della propria patologia, e la considera di forma lieve nonostante la sua cronicità. Lo indica un'indagine commissionata da un'azienda farmaceutica e condotta da GfK Healthcare, sulla base di dati raccolti dalla Federazione internazionale del diabete (Idf). Nello studio sono state intervistati 787 malati di diabete di tipo II, quello legato all'obesità e allo stile di vita, di 5 diversi Paesi europei (Italia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito). E' emerso che i malati trattati con farmaci ipoglicemizzanti (che abbassano gli zuccheri nel sangue) hanno "un falso senso di sicurezza sulla gravità delle loro condizioni", e continuano ad avere un controllo inadeguato della malattia.

Obiettivi non raggiunti Secondo la ricerca, inoltre, i diabetici trascurano spesso gli obiettivi da raggiungere per tenere sotto controllo la malattia: ad esempio nel caso dell'emoglobina glicata, uno degli esami più importanti e che serve a tenere sotto controllo la glicemia, gran parte dei malati non ha informazioni sufficienti o non conosce i valori che dovrebbe avere. Infine, per l'80% dei diabetici la principale difficoltà è il controllo del peso, mentre molti hanno paura di iniziare ad assu-

mere l'insulina, perchè la considerano "l'ultima spiaggia". Secondo Idf Europe, per aiutare i diabetici e renderli bene informati sulla loro malattia, è fondamentale "fornire strategie di intervento pratico che consentano loro di modificare determinate abitudini, come la perdita di peso", ma anche sensibilizzarli su quanto sia importante raggiungere i livelli corretti di emoglobina glicata.

Importante il medico di base La strada è riscoprire e integrare il medico di base. I Servizi devono restare il punto di riferimento per la gestione dei casi più difficili e per la prescrizione delle cure, che dovrebbero essere monitorate e gestite dal medico di famiglia. E si dovrà investire davvero nella prevenzione o la pagheremo fra qualche anno, quando i bimbi obesi di oggi diventeranno un esercito di nuovi diabetici. Ci sarà poco da stare allegri: già ora il diabete è la quarta voce della spesa sanitaria italiana. I ricercatori però ce la mettono tutta perché le prospettive dei malati diventino più rosee. Scoprire le cause del diabete di tipo uno, somministrare in ogni momento l’insulina in funzione della glicemia (così facendo, spiegano i medici, si potrebbe prevenire l’80 per cento delle complicanze), capire meglio i meccanismi della resistenza all’insulina e i difetti molecolari alla base del diabete: sono solo alcune delle sfide che aspettano i medici. Quella più grande di tutte, oltre a riuscire a prevenire davvero entrambi i tipi di diabete, sarà arrivare alla guarigione. Oggi il diabete si

può solo curare, benché sempre meglio. Per sconfiggerlo sono allo studio i trapianti di cellule staminali, che si affiancheranno alla grande possibilità offerta già oggi dal trapianto di isole pancreatiche, e i micropancreas artificiali; quando avremo individuato i difetti molecolari alla base del diabete, inoltre, potremo intervenire con la terapia genica.

Il metodo Ottimo livello in Italia I ricercatori italiani sono costretti a far le nozze coi fichi secchi, ma in materia di diabete non sfigurano rispetto ai colleghi europei, anzi: con quattro centri nelle prime dieci posizioni, l’Italia si confronta da pari a pari con gli altri Paesi. In generale, i diabetologi europei sono forti in genetica e ricerca di base, hanno sviluppato molti farmaci e nuove formulazioni e analoghi di insulina. Tante anche le pietre miliari in clinica: l’UKPDS Study inglese, che ha accertato come l’iperglicemia provochi gran parte delle complicanze nel diabete di tipo 2 ed ha salvato molte vite, evitando a tantissimi malati i ben noti guai a reni, occhi,

piedi; gli studi finlandesi, che hanno dimostrato l’efficacia preventiva di uno stile di vita sano. Scandinavia, Germania e Regno Unito, ai primi posti dell’inchiesta, sono Paesi dove la ricerca è ben organizzata, che in alcuni casi (come in Finlandia) si sono concentrati sul diabete anche per l’alta prevalenza della malattia. Tuttavia che i risultati dipendano molto dai budget previsti per la ricerca dai diversi Stati. In caso di ristrettezze finanziarie, i tagli colpiscono sempre ricerca e sanità. E temo che questo sia da tempo il caso dell’Italia. La mancanza di risorse sta prosciugando l’onda lunga di eccellenza che negli scorsi decenni ha visto i diabetologi italiani competere sullo stesso piano degli europei e ha permesso gli ottimi risultati evidenziati dall’indagine. Purtroppo da noi scarseggiano anche i finanziamenti dalle industrie ed è praticamente inesistente il mecenatismo privato: chi ha soldi da spendere non sponsorizza la ricerca. Risultato, forse ben presto scivoleremo via dalla classifica dei migliori in Europa. Non che il Vecchio Continente se la passi bene, a confronto con il colosso Stati Uniti: in una


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sottovaluta malattia recente indagine pubblicata su Nature Medicine, Halban e Ferrannini segnalano preoccupati che nel 2004 i diabetologi statunitensi hanno potuto contare su finanziamenti per oltre un miliardo di dollari, mentre gli europei (tutti assieme) hanno dovuto accontentarsi di venti milioni di euro. Negli USA il diabete è ormai considerato un problema sociale, mentre l’Europa non sembra aver capito davvero la frequenza della malattia, che oggi riguarda almeno 25 milioni di europei, né la sua gravità. Anche in Italia: passo le vacanze al mare nel vostro Paese da 50

anni e ho visto i bimbi letteralmente ingrassare sotto i miei occhi. La buona notizia è che in Italia i malati vengono curati

meglio che all’estero: perfino gli avanzatissimi statunitensi non applicano le linee guida bene quanto noi, né hanno i nostri

risultati nella gestione della malattia. Lo dimostra un caso illuminante raccontato da Massi Benedetti: Tempo fa gli scandinavi osservarono che il 30-40 per cento dei loro dializzati aveva una nefropatia diabetica. In Italia le percentuali erano molto più basse grazie a un miglior controllo del diabete. Peccato che tutti si guardarono bene dal riconoscerlo: fu detto che forse i pazienti italiani morivano senza che fosse stata loro diagnosticata la nefropatia. Ovvero: siamo bravi, ma dovremmo crederci di più. E lottare per continuare a esserlo.

La classifica dei migliori 20 centri europei

31) Gentofte (Danimarca), Steno Diabetes Center. Niels Steensens Vej 22820 Gentofte (Copenhagen) Impact factor 1349,7 2) Padova (Italia), Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Malattie del Metabolismo, e Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Ospedale Universitario. Impact factor 599,712 3) Dusseldorf (Germania), Policlinico Universitario, Dipartimento di Malattie Metaboliche e Deutsches Diabetes Center. Auf'm Hennekamp 65 40225 Düsseldorf Impact factor 535,264 4) Milano (Italia), Ospedale San Raffaele, Dipartimento di Medicina Generale (Unità Clinica di Diabete ed Endocrinologia e Unità di Immunologia del Diabete) e Divisione di Medicina Interna Impact factor 520,843 5) Londra (Regno Unito), King's College, Dipartimento di Diabetologia, Endocrinologia e Medicina Interna. Denmark Hill, Cutcombe Road SE5 9PJ Londra Impact factor 423,554 6) Torino (Italia), Dipartimento di Medicina Interna (Medicina Generale 1 e 3) e Divisione di Diabetologia, Ospedale Universitario Molinette-S. Giovanni Battista Impact factor 351,699 7) Monaco (Germania), Ospedale Schwabing, Dipartimento di Medicina Interna 3, Sez. Diabetologia ed Endocrinologia. Kölner Platz 1, 80804 Monaco Impact factor 350,103 8) Malmoe (Svezia),Ospedale Universitario, Dipartimento di Scienze Cliniche, Sezione di Diabetologia ed Endocrinologia. Entrance 72, S-205 02 Malmö Impact factor 349,014 9) Kuopio (Finlandia), Ospedale Universitario, Dipartimento di MedicinaUnità di Diabetologia. Mediteknia, Harjulantie 1, Kuopio Impact factor 308,138 10)Pisa (Italia), Dipartimento di Endocrinologia e Metabolismo (Sede Cisanello) e Dipartimento di Medicina Interna (Sede S. Chiara), Az. Osp. Univ. Pisana Impact factor 302,661

11) Oxford (Gran Bretagna), Clinica Radcliffe, Unità di Ricerca sul Diabete. Woodstock Road, OX2 6H Oxford. Web: www.drl.ox.ac.uk Impact factor 294,151 12) Newcastle (Regno Unito), Ospedale Universitario, Dipartimento di Scienze Cliniche, Centro di Ricerca sul Diabete e le Malattie del Metabolismo. William Leech Building, NE2 4HH, Newcastle upon Tyne. Web: www.ncl.ac.uk/medi/research/diabetes/ Impact factor 291,172 13) Perugia (Italia)Dipartimento di Medicina Interna e Scienze Endocrine e Metaboliche, Policlinico universitario Monteluce Impact factor 282,808 14) Exeter (Regno Unito), Ospedale Universitario, Dipartimento di Diabetologia e Medicina Vascolare. Barrack Road EX2 5DW, Exeter. Web: www.projects.ex.ac.uk/diabetesgenes Impact factor 281,385 15) Napoli (Italia) Dipartimento di Geriatria e Malattie Metaboliche, Seconda Università Impact factor 274,692 16) Manchester (Regno Unito), Royal Infirmary, Dipartimento di Medicina. Oxford Road, M13 9WL Manchester.Web: www.cmmc.nhs.uk/hospitals/manchester_royal_infirmary.asp Impact factor 272,834 17) Bristol (Regno Unito), Royal Infirmary, Dipartimento di Diabetologia ed Endocrinologia.Marlborough St, BS2 8HW Bristol. Web: www.ubht.nhs.uk Impact-factor 261,265 18) Parigi (Francia), Ospedale Pediatrico Necker Enfants-Malades, Unità di Diabetologia e Malattie del Metabolismo. Rue de Sèvres 149 75743 Parigi. Web: www.aphp.fr, Impact factor 259,791 19) Amsterdam (Olanda), Policlinico Universitario, Istituto di Ricerca in Medicina Extramuraria, Sezione di Diabetologia. Van der Boechorststraat 7, 1081 BT Amsterdam. Web: www.emgo.nl Impact factor 257,94 20) Helsinki (Finlandia), Ospedale Centrale Universitario, Istituto di Clinica Medica, Divisione di Endocrinologia e Diabetologia.


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Ictus cerebrale e ischemie cardiopatiche Occhio alla pressione arteriosa Ormai è un dato scientifico pressoché certo, i valori pressori sono strettamente correlati alle percentuali di mortalità di queste malattie. Campanello d’allarme un certo tipo di emicrania DI ANTONIO CERCIELLO

L’ictus cerebrale, malattia con devastante impatto sulla salute pubblica e dagli elevati costi per la collettività, rappresenta la seconda causa di morte nel mondo con un’altissima prevalenza nella popolazione, circa 180.000 nuovi casi ogni anno in Italia. Esso è la causa più frequente di ricovero ospedaliero nei reparti di

Neurologia e causa principale di disabilità nella popolazione, dato che circa il 40% dei sopravvissuti all’ictus non recupera le complete capacità intellettuali e fisiche, con un peggioramento permanente della qualità di vita. I fattori di rischio indipendenti per l’ictus sono numerosi e sono per lo più associati all’aterosclerosi. Il più importante fattore di rischio che si può modificare è rappresentato dall’ipertensione arteriosa. Essa,infatti, comporta un aumento da 3 a 5 volte del rischio relativo di ictus:infatti i valori elevati di pressione arteriosa sistolica e/o diastolica

aumentano significativamentel’incidenza di ictus, sia ischemico che emorragico, mentre la riduzione dei valori pressori si associa ad una riduzione di circa il 40% del rischio di ictus cerebrale. Inoltre numerosi studi scientifici hanno dimostrato che i valori della pressione arteriosa sono strettamente associati alle percentuali di mortalità sia per ictus che per cardiopatia ischemica. In riferimento all’efficacia del trattamento antipertensivo, anche in questo caso, è stato dimostrato che la riduzione di solo 10 mmHg dei valori pressori sistolici è correlata ad una riduzione del rischio di ictus di circa un

terzo. Considerato che in Italia circa il 38% della popolazione è ipertesa si è visto che il rischio di ictus a 10 anni è di circa il 17% ed aumenta nei pazienti anziani, diabetici ed in quelli con ipertrofia ventricolare sinistra. Recentemente è stato riconosciuto come fattore di rischio emergente per l’ictus l’emicrania. Tra ictus ed emicrania esiste una relazione complessa e non ancora completamente chiarita. I dati certi ad oggi sono: • L’associazione tra emicrania ed ischemia cerebrale è limitata alle donne di età inferiore ai 35 anni.

• L’emicrania nelle donne in età fertile aumenta significativamente il rischio di ictus ischemico , ma non emorragico. Inoltre l’associazione con l’uso di un contraccettivo orale o con il fumo sembra esercitare un effetto più che moltiplicativo sul rischio di ictus ischemico. • Il rischio di ictus ischemico nelle donne con emicrania è maggiore che in quelle sofferenti di emicrania con aura. Si può dunque ipotizzare che emicrania ed ictus possano riconoscere una causa comune dal punto di vista fisiopatologico, anche se i meccanismi non sono ancora del tutto chiari


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la P rofessione

Pediatria, un “Caso insolito” al Santobono-Pausilipon DI MICHELE SAGLIANO

Durante la fase di crescita di un bambino si rilevano parametri clinici che confrontati con quelli di un adulto lasciano intendere ad una patologia che in realtà poi non risulta tale. Ulteriore necessaria considerazione è rappresentata dalla differenza tra l’adulto ed il bambino, in quanto quest’ ultimo soprattutto in età molto piccola manca di un’espressività tale da facilitare l’orientamento verso la giusta interpretazione dello stato patologico. Inoltre si rileva la grande difficoltà nel gestire il bambino con una patologia legata ad un organo quale il rene che oltre ad essere impegnato nel proprio sviluppo, contribuisce attivamente alla crescita dell’intero organismo. Il trattamento emodialitico viene effettuato a pazienti che presentano una perdita della funzionalità renale tale da non essere più compatibile con le funzioni vitali . Il trattamento emodialitico consente di bilanciare l’elettrolitemia , regolare l’equilibrio acido-base , depurare l’organismo da quelle sostanze non più filtrate dal rene e soprattutto per eliminare quei liquidi che si accumulano per la contrazione della diuresi tra una seduta emodialitica e l’altra . In età pediatrica , ancora oggi , le cause principali che inducono all’insufficienza renale sono le nefrouropatie-malformative . Tale malformazioni portano ad una perdita della funzionalità renale con una diuresi mantenuta . Tale diuresi è inefficace , infatti i liquidi espulsi sono privi delle sostanze eliminate dal rene in condizioni fisiologiche e rendono comunque necessario il trattamento emodialitico . Per la maggior parte dei casi nei pazienti in emodialisi si osserva comunque un disequilibrio , anche se minimo , tra i liquidi introdotti che risultano essere maggiori rispetto a quelli persi con le urine .

Ciò comporta la necessità durante il trattamento dialitico di “tirar via” i liquidi in eccesso accumulati tra un trattamento emodialitico e l’altro . Presso il centro di emodialisi pediatrica del Santobono-Pausilipon diretto dal Professor Carmine Pecoraro è in trattamento emodialitico da circa due anni una piccola paziente (F.G.) . La piccola F.G. affetta da una nefrouropatia-malformativa si differenzia dagl’altri pazienti in quanto conserva un’eccessiva diuresi. La rilevanza del caso , rappresenta una particolare eccezione , in quanto tale diure-

si crea un disequilibrio tra i liquidi introdotti che risultano essere , in questo caso specifico , minori rispetto ai liquidi eliminati con le urine . Tale disequilibrio causa una disidratazione alla piccola F.G. al punto da rendere non sufficiente il solo reintegro di liquidi per via orale ma , richiedendo un intervento di infusione in corso di trattamento emodialitico . Pertanto si ha modo di assistere ad una situazione paradossa che generalmente si nota in un centro per emodialisi : alla piccola F.G. non vengono tolti liquidi durante il trattamento emodialitico ma vengono


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Volontariato professionale Lettera aperta agli infermieri S o n o o r m a i d i ci o t t o a n n i ch e m i a fi gl i a Mari a Grazi a, affetta da spina bifida, ed i o quotidia namente ci confronti amo con l a re a l t à e ci di ba t t i a m o, o gn i gi orn o, al l ’i n terno del mondo dei “n ormodotati ” per conquistare un granel lo i n più di a ssi stenza e di autonomia. Pochi me si or son o Ma ri a Gra zi a h a parte ci pa t o a d un soggi orn o fuori da l l a f a m i g l i a n e l q u a l e h a r i ce v u t o l ’a ssi st en za che l e era n e ce ssa ri a da un vost ro col l ega che ci ha col pi t o non sol o per l a sua professi on a l i t à ma a n che per l ’ u m a n i t à e l a de di zi o n e co n cu i s i è dedicato al suo i mpegno di vol ontario. P u r t r o ppo , pe r ò , co n t a n t i r a ga z zi di sa bi l i presen ti , vi era sol o quel vostro col l ega che , se pur bra v o e di spon i bi l e, n on pote v a cert a men t e fron te ggi a re da

s o l o l a n u m e r o s i t à d i n e ce s s i t à e d i ri chiest e che i raga zzi , anche senza parl are , mi se mbra v a n o gri da re con t ut t a l a loro forza. Per quest o moti vo Ma ri a Grazi a ed i o ci pe rm e t t i a m o di r i v ol ge r e si n go l a rm en t e a d og n u n o di v oi u n i n v i t o: Segui te l’esempi o del vostro col lega. Prova t e a l men o una vol t a a fa re quest ’ e spe ri e n za . Sost en e t e ci , n e usci re t e arri cchit i di umani t à e competenze. Noi sia mo certe che i ra ga zzi con di sa bil i tà e l e loro fa mi gl i e ve ne sa ra nno grati , perchè con personal e i nfermi eri sti co speci ali zza to è possi bi l e non solo permettere di recupera re notevol i potenzia li tà resi due, spesso i ni mmagina bi l i, ma soprattutto è possi bi l e con qui st a re sempre ma ggi ori occa si on i e spa zi di a u t on o mi a . O gn i di sabi l e vi ve i l tempo del la quot idi ani tà

Formazione a distanza Iniziativa Ipasvi I l C o l l e g i o I n f e r m i e r i di Napoli grazie alla piattaforma di Fa d Infe rmie ri o rga niz za pr o g e t t a e v e n t i f o r m a t i v i a ccre dita ti ECM e no n per il pers onale operante nei settori de lla sa lute e de i s e rvi z i a lle pe rs o ne i n s t re t ta r e la z i o n e co n il te rri torio ( na zi o na le e lo ca le ) e le s ue is ti tuzi o ni di co mpa rto , utilizzando a nche una piattaforma tecnologica e r e da z i o n a l e di l a r g h i s s i m a fruibilità. Grazie a lla co llabo razi one con Docebo e al suo s istema di co muni ca zi o ne i nte ra tti va a distanza ( accreditato pres so il Ministero della Salute) , realizz i a m o e v e n ti f o r m a t i v i a distanza. P e r la frui zio ne de i co rs i è pre vis ta la re gis tra zi o ne a lla

pi a t t a f o r m a . P e r u l t e r i o r i informazioni consultare il sito www.fadinfermieri.com

e del l a prospett iva. Per n oi a vere una prospet ti v a di v en ta qua l cosa di v i t a l e e per i mma gi n a re un po’ pi ù av an ti qua l e sa rà l a n s. gi orna ta di do m a n i , o cco rr e cre a r e de i l e g a m i so ci a l i ch e ci pe r m e t t o n o di r i ce v e r e appoggio e sostegno. I l n o s t r o è u n i n v i t o a pa r t e ci pa r e come v ol on t a ri a soggi orn i , w ee k -en d, con v egn i , ri un i on i , a cu i pa rt eci pa n o i nostri raga zzi per coniugare l a professi onali tà da voi acquisi ta con percorsi e prot o col l i f or ma t i v i , con l a cu l t u r a de l l a sol i da ri e t à . St a t e n e ce rt i : que st o pot rà serv i re non sol o a mi gl i ora re l a qua l i t à del l a vi t a dei ra gazzi di sa bi l i , ma a nche ... la vostra! Aspettiamo di sentirvi: Stefania Gagliardi, 3332759557

I colleghi del Pascale ricordano Wanda

Lo scorso mese di Gennaio ci ha improvvisamente lasciati la collega Wanda Curcio. La professionalità, la simpatia, la spontaneità del suo stare con gli altri erano solo alcuni dei tanti suoi pregi. Ben si comprende allora il dolore che la notizia ha suscitato tra gli infermieri dell' Istituto Pascale di Napoli ed in tutti quelli che l'hanno conosciuta. Ad essi si associa tutto il Consiglio Direttivo del Collegio Ipasvi Napoli nel commosso ricordo di una collega che con raro spirito umanitario e severo impegno professionale ha contribuito a tenere alti i valori della nostra professione.


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