BRUNO NIOLA
IL BOSCO VACCARIZZO (Parco Nazionale del Pollino)
COMUNE DI CARBONE
IL BOSCO VACCARIZZO (Parco Nazionale del Pollino) Ideazione e testi: Bruno Niola Foto: G. Braschi, F. Rotondaro, G. Priore, A. Cerverizzo, M. Branchi (Panda Photo), G. Paiardini (Panda Photo), W. Lapinski (Panda Photo), N. J. Dennis (Panda Photo), M. Biancarelli (Panda Photo), G. Cappelli (Panda Photo) Disegni e grafica: Domenico Gioia
ISBN 978-88-87482-92-8 Š 2007 - EDITRICE Il COSCILE Corso Garibaldi, 110-114 Tel. e fax: 0981.22632 - Castrovillari Internet / E-mail: www.ilcoscile.it segreteria@ilcoscile.it
Foto di copertina: La parte alta del Bosco Vaccarizzo vista dal sentiero descritto nel testo, nei pressi della Serra Le Spine. Sullo sfondo, le vette innevate del cuore del Massiccio del Pollino. Foto di G. Braschi
Š Tutti i diritti riservati Finito di stampare a novembre 2007
Li incontro dopo aver attraversato una pianura bruciata dal sole. Non abitano lungo la strada. per via del rumore. Abitano in mezzo ai campi incolti. accanto a una fonte nota soltanto agli uccelli. Di lontano. sembrano impenetrabili. Come mi avvicino. invece. i tronchi si disserrano. Mi accolgono circospetti: posso riposarmi. rinfrescarmi. ma indovino che osservano con diffidenza. Vivono in famiglia: i più vecchi in mezzo. e i piccoli. quelli che mettono appena le prime foglie. qua e là. tutto intorno. senza allontanarsi. Son duri a morire. e i morti li conservano in piedi fra loro. finché cadono in polvere. Si accarezzano coi lunghi rami per assicurarsi di essere tutti. come i ciechi. Si sbracciano in gesti di collera. se il vento soffia da sradicarli. Ma non litigano mai fra loro. Mormorano tutti insieme. d’accordo. Sento che questa sarebbe la mia vera famiglia: l’altra sarebbe presto dimenticata. Questi alberi mi adotteranno a poco a poco. e per meritarlo imparerò ciò che bisogna sapere. Già so guardare le nuvole che passano: già so stare fermo e ho quasi imparare a tacere. Jules Renard, Storie naturali
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RINGRAZIAMENTI Un libro, come per qualsiasi altro progetto impegnativo, per essere portato a termine, necessita di aiuto e collaborazione. Sono tante le persone che hanno dedicato molto del loro prezioso tempo, contribuendo alla riuscita di questo volume. Desidero quindi ringraziare la dr.ssa agr. Lucia Mancusi. per la fattiva collaborazione; senza di lei questo lavoro difficilmente avrebbe visto la luce. il dr. nat. Pietro Serroni, il dr. nat. Francesco Rotondaro, il dr. for. Mario Franceschi e Giorgio Braschi per i preziosi consigli. Andrea Cerverizzo, Giuseppe Priore per le foto gentilmente concesse. il prof. Antonio Coppola che mi ha aiutato a correggere le bozze Un ringraziamento particolare merita il dr. for. Vincenzo De Santo per il materiale messo a disposizione. SINDACI ___________________________________
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Sommario
Prefazione
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Il Parco Nazionale del Pollino: carta d’identitĂ
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pag. 11
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pag. 13
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pag. 14
Il bosco Vaccarizzo a Carbone Lineamenti vegetazionali
Elenco floristico delle specie presenti
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Breve descrizione degli alberi e degli arbusti
pag. 17
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pag. 21
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pag. 33
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pag. 43
I principali funghi commestibili I tartufi
pag. 09
Lineamenti faunistici
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Schede faunistiche di alcune specie potenzialmente presenti Cartina Sentiero
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pag. 51
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pag. 62
Elenco alfabetico delle specie in repertorio Glossario
pag. 45
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pag. 67
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pag. 73
Bibliografia
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pag. 77
Prefazione Bosco Vaccarizzo è un patrimonio di grande valore ambientale e scientifico caratterizzato dall’importante presenza dell’abete bianco e da associazioni vegetali esclusive. Inserito in zona 1 del Parco del Pollino è Sito di Importanza Comunitaria in rete natura 2000. E’ l’elemento centrale sotto l’aspetto paesaggistico e naturalistico del nostro territorio che può e deve rappresentare un volano fondamentale per le politiche di promozione e di sviluppo anche sotto l’aspetto culturale ed economico. Tanti gli studi, le pubblicazioni scientifiche da parte delle Università che ne mettono in rilievo lo straordinario valore. Bosco Vaccarizzo fin dai secoli passati ha svolto un ruolo attivo nella vita della nostra comunità che lo ha certamente sfruttato in modo eccessivo sia in seguito alla legge forestale borbonica del 1826 che ne consentiva il taglio raso, sia per la ricostruzione dell’abitato gravemente danneggiato dal terremoto del 1857 e ancora nel periodo tra il 1905 e il 1910 in cui furono abbattuti, in particolare, numerosi e grandi abeti. La comunità lo ha anche preservato e protetto quando si oppose alla dissodazione ordinata dal Re Vittorio Emanuele nella seconda metà del 1800 e, ancora, quando nel 1876 viene ordinata la messa a difesa con il divieto di pascolo e di utilizzazione. Oggi Bosco Vaccarizzo è un bosco residuo di una ampia e ricca foresta che conserva ancora tutto il suo fascino e tutto il suo grande valore naturalistico e botanico. La presente pubblicazione vuol far conoscere in modo più dettagliato questo patrimonio; non è solamente una guida scientifica, arricchita con pregevoli foto, sulle particolarità botaniche, sulla fauna, ma vuol essere anche un invito ad addentrarsi nel bosco, a percorrerne i sentieri, a scoprire e a guardare, non solo con gli occhi della scienza, l’incanto dei colori, i paesaggi, i suoni, i segreti che racchiude e conserva. E’ un sentiero, un percorso guidato in emozioni senza tempo. Molti i progetti messi in campo da questa amministrazione affinchè tutto questo potenziale possa trasformarsi in opportunità di sviluppo e di occupazione. Si parte dalla riqualificazione del rifugio che diventerà un museo naturalistico e un laboratorio didattico per lo studio dell’abete bianco, con attività di educazione ambientale; si prevedono, ancora, campagne di sensibilizzazione anche nelle attività didattiche scolastiche con la realizzazione di una sentieristica che dovrà condurre i visitatori a scoprire peculiarità botaniche, faunistiche e paesaggistiche. Questa pubblicazione è un riferimento per chi vuole arrivare a conoscere il nostro territorio attraverso il linguaggio della natura. L’acquisizione della cultura della valorizzazione e della protezione del patrimonio naturale, la coscienza e la consapevolezza di possedere questa grande ricchezza costituisce un passaggio fondamentale affinchè si possano cogliere le opportunità di sviluppo mediante un ambiente naturale tutto da riscoprire e da promuovere. IL SINDACO DI CARBONE Dott. Mario Chiorazzo 7
Il cuore del Parco Nazionale del Pollino, con le cinque cime che superano i 2000 m, visto dalla parte alta dell’itinerario del Bosco Vaccarizzo. Da sinistra: Serra di Crispo, Serra delle Ciavole, Serra Dolcedorme, Monte Pollino e Serra del Prete. Foto di G. Braschi
L’abitato di Carbone e, sullo sfondo, l’estremità orientale del Bosco Vaccarizzo.
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Foto di G. Braschi
Il Parco Nazionale del Pollino: carta d’identità Istituzione: DPR del 15.11.1993 Ubicazione: A cavallo tra due regioni, Basilicata e Calabria, e tra due mari, il Tirreno e lo Ionio, il Parco Nazionale del Pollino, è oggi l’area protetta più estesa d’Italia. Estensione: con i suoi 192.565 ettari, interessa 56 comuni (24 nel versante lucano e 32 in quello calabrese). Territorio: presenta una morfologia prevalentemente montuosa, nella quale spiccano tre massicci appartenenti all’Appennino meridionale Calabro-Lucano: quello del Pollino, situato al centro del parco; a sud ovest, il complesso dei monti dell’Orsomarso e, nel settore settentrionale, si erge isolato il monte Alpi. Flora: Pino loricato (simbolo del parco), associazione Abete-Faggio, Faggio, Quercia, Cerro, Ontano, Leccio, Tasso. Fauna: Lupo appenninico, Capriolo d’Orsomarso, Lontra, Gatto selvatico, Ghiro, Lepre, Cinghiale, Aquila reale, Falco pellegrino, Nibbio bruno, Poiana, Coturnice, Picchio nero, Gufo reale. Il logo del Parco Nazionale del Pollino:
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La sagoma inconfondibile del Monte Alpi domina la parte occidentale del Bosco Vaccarizzo.
Foto di G. Braschi
Il Bosco Vaccarizzo visto in tutta la sua estensione dai prati della Serra Le Spine; al centro biancheggia il Rifugio. Foto di G. Braschi
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Il bosco Vaccarizzo a Carbone Il bosco è ubicato sui contrafforti sud-occidentali dell’Appennino lucano, ad oriente del monte Alpi, in un’area compresa interamente nel territorio del comune di Carbone e confinante con i comuni di Latronico (PZ) e Castelsaraceno (PZ), tra le valli dei torrenti Serrapotamo e Fiumicello, tributari del fiume Sinni. La faggeta del bosco Vaccarizzo occupa una superficie di circa 300 ettari, a quote che vanno dagli 800 ai 1100 m slm e tutta l’area presenta una morfologia caratterizzata da pendenze moderate, tranne per alcune zone più ripide presso i valloni, con esposizione prevalente Nord-est. L’importanza di questa faggeta è dovuta, oltre che al suo isolamento ed alla sua caratterizzazione fitosociologica, alla presenza dell’Abete bianco (Abies alba) sia con individui di classi diametriche medie che con pochi ma spettacolari esemplari di grande taglia. I terreni del bosco risalgono all’Eocene e sono costituiti essenzialmente da alternanze di arenarie, marne ed argille con intercalazioni di grossi banchi di calcari marnosi e marne calcaree1. Il reticolo idrogeologico si limita a pochi corsi d’acqua a regime stagionale; vi è la presenza di una sola sorgente perenne con buona portata. Il bosco dista dal centro abitato circa 5 chilometri.
Il centro abitato di Carbone, verso il Monte Alpi coperto di nubi.
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Foto di G. Braschi
Lineamenti vegetazionali Mentre alle quote alte del bosco la specie prevalente è il Faggio (Fagus sylvatica), nella parte più bassa è abbondante anche l’Ontano napoletano (Alnus cordata) presente anche con soggetti di grossa taglia spesso avviluppati da folte cortine di Vitalba (Clematis vitalba). ....
La faggeta comunque consiste in ampi lembi in cui la vegetazione è un’intricata boscaglia costituita da esemplari di Acero campestre (Acer campestre), di Perastro (Pyrus pyraster), Pero mandorlino (Pyrus amygdaliformis), Cocumilio (Prunus cocomilia), Roverella (Quercus pubescens), Agrifoglio (Ilex aquifolium), Biancospino (Crataegus monogyna), Nocciolo (Corylus avellana), ma in alcune zone è possibile osservare situazioni ben strutturate tipiche degli Abieti-Faggeti. La faggeta va ascritta all’associazione Aquifolio-Fagetum Gent. 1969, variante termofila delle faggete meridionali e rappresenta come l’abetina di Laurenzana, una variante ad Abies alba. L’abete è attualmente ridotto a poche centinaia di piante adulte (circa 350) isolate o riunite in piccoli gruppi sparsi in tutto il bosco. Alcuni esemplari sono molto vecchi (oltre 160 anni di età), con fusto irregolare, con diametri anche superiori ad 1 metro e altezza di oltre 25 metri. Vi sono anche esemplari più giovani (età: 50-70 anni) in buone condizioni vegetative, fusto diritto, chioma equilibrata, diametro di 50-60 centimetri e altezze di 18-20 metri, con buoni accrescimenti e produzione di strobili.
Dalla Serra Le Spine il panorama si apre verso Est su vasti orizzonti.
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Foto di G. Braschi
Va anche segnalata la presenza di numerosi elementi termofili come Pungitopo (Ruscus aculeatus), Euforbia delle faggete (Euphorbia amygdaloides), Tamaro (Tamus communis), Ligustro (Ligustrum vulgare). L’importanza del bosco è sottolineata, inoltre, dalla presenza, rilevata su alcuni grossi esemplari di abete, del vischio dell’abete (Viscum album ssp. Abietis), di cui il bosco Vaccarizzo è la stazione più meridionale d’Italia (Corbetta e Pirone, 1996). L’intera superficie rientra nel territorio del Parco Nazionale del Pollino, in zona 1 (zona a protezione speciale, di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e culturale) ed è sottoposta a vincolo idrogeologico. Il sito, già segnalato nel 1978 dalla Società Botanica Italiana nel “Censimento dei biotopi di notevole interesse vegetazionale meritevoli di conservazione in Italia”, è stato proposto dagli organismi scientifici come SIC (sito di interesse comunitario) della Rete Natura 2000. Come arrivarci: dall’abitato di Carbone, in prossimità dei ruderi ben segnalati del monastero di S. Elia, proseguire verso l’uscita del paese in direzione ovest, seguendo un segnale che indica la località “Vullo” e bosco “Vaccarizzo”. La strada prosegue con un’agevole sterrata che in pochi chilometri, dopo aver superato il torrente Serrapotamo, si addentra nel bosco, attraversandolo completamente. Il bosco termina poco dopo aver incontrato una moderna costruzione (in cemento con ampie finestre aggettanti di vetro) di proprietà comunale. Note: 1) Vedi carta Geologica d’Italia, F° 211
Il Bosco Vaccarizzo, verso Carbone e la Valle del Serrapotamo.
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Foto di G. Braschi
Faggi monumentali presso il passo che precede la Serra Le Spine.
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Foto di G. Braschi
Elenco floristico delle specie presenti (*) SPECIE A PROTEZIONE LIMITATA SPECIALE (Art. 3, DPGR Reg. Bas. 55/2005) (**) SPECIE SPONTANEE A PROTEZIONE LIMITATA (Art. 4, DPGR Reg. Bas. 55/2005)
PIANTE ARBOREE ABETE BIANCO (Abies alba) (*) ACERO OPPIO, L’OPPIO (Acer campestre) ACERO DI LOBELIUS (Acer lobelii) (*) ACERO FICO (Acer obtusatum) CARPINO BIANCO (Carpinus betulus) CARPINO NERO (Ostrya carpinifolia) CERRO (Quercus cerris) COCUMILIO (Prunus cocomilia) FAGGIO (Fagus sylvatica) ONTANO CORDATO O ONTANO NAPOLETANO (Alnus cordata) ORNIELLO (Fraxinus ornus) PIOPPO TREMULO (Populus tremula) ROVERELLA (Quercus pubescens) SORBO COMUNE (Sorbus domestica) SORBO TERMINALE, BACCARELLO (Sorbus torminalis) TIGLIO SELVATICO (Tilia cordata) (*)
PIANTE ARBUSTIVE AGRIFOGLIO (Ilex aquifolium) (**) BIANCOSPINO COMUNE (Crataegus monogyna) BIANCOSPINO SELVATICO (Crataegus oxyacantha) CAPRIFOGLIO (Lonicera caprifolium) CAPRIFOGLIO MEDITERRANEO (Lonicera implexa) CARPINO ORIENTALE (Carpinus orientalis) FUSARIA MAGGIORE (Euonimus latifolius) GINESTRA (Spartium junceum) LAURELLA (Daphne laureola) LIGUSTRO (Ligustrum vulgare)
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MAGGIOCIONDOLO (Laburnum anagyroides) MELO SELVATICO (Malus sylvestris) NOCCIOLO (Corylus avellana) PERASTRO (Pyrus pyraster) PRUNO SELVATICO, PRUGNOLO (Prunus spinosa) RUSCOLO, PUNGITOPO (Ruscus aculeatus) SALICONE O SALICE DELLE CAPRE (Salix caprea) SAMBUCO (Sambucus nigra) SANGUINELLA (Cornus sanguinea) VITALBA (Clematis vitalba)
PIANTE ERBACEE AGLIO TRIQUETO (Allium triquetrum) AGRIMONIA DELLE FAGGETE (Aremonia agrimonoides) ANEMONE BIANCA (Anemone nemorosa) AQUILEGIA COMUNE (Aquilegia vulgaris) BILLERI GRECO (Cardamine greca) BUGULA, ERBA DI S. LORENZO, CONSOLIDA (Ajuga reptans) CAGLIO ODOROSO, ASPERULA ODORATA, STELLINA (Galium odoratum) CARIOFILLATA COMUNE (Geum urbanum) CENTOCCHIO DEI BOSCHI (Stellaria nemorum) CERFOGLIO (Chaerophyllum sp.) CICERCHIA VENETA (Lathyrus venetus) CICERCHIA BASTARDA, MAJORELLA, FIOR-GALLETTO (Lathyrus aphaca) CICERCHIA SFERICA (Lathyrus sphaericus) CICLAMINO NAPOLETANO, PAMPORCINO (Cyclamen hederifolium) CONSOLIDA FEMMINA (Symphytum tuberosum) DENTARIA MINORE, DENTARIA BULBIFERA (Cardamine bulbifera) DIGITALE APPENNINICA (Digitalis micrantha) DORONICO ORIENTALE (Doronicum orientale) EDERA (Hedera helix) ELIANTEMO MAGGIORE (Helianthemum nummularium) ELLEBORO, ELLEBORO PUZZOLENTE (Helleborus foetidus) ERBA FRAGOLINA (Sanicula europea) ERBA LUCCIOLA (Luzula silvestrys)
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ERBA LUCCIOLA A FOGLIE LARGHE (Luzula sylvatica) EUFORBIA DELLE FAGGETE (Euphorbia amygdaloides) FALSA ORTICA FLESSUOSA (Lamium flexuosum) FELCE MASCHIO (Dryopteris filix-mas) FESTUCA DEI QUERCETI (Festuca drymeia) FIENAROLA BULBOSA (Poa bulbosa var. vivipara) FRAGOLA COMUNE (Fragaria vesca) GERANIO DI SAN ROBERTO (Geranium robertianum) GERANIO NODOSO (Geranium nodosum) GIGARO CHIARO, ERBA BISCIA, PAN DI SERPE (Arum italicum) GIGARO SCURO (Arum maculatum) IPERICO, ERBA DI S. GIOVANNI (Hypericum perforatum) LATTUGA DEI BOSCHI (Mycelis muralis) MERCORELLA BASTARDA (Mercurialis perennis) NONTISCORDARDIMÉ DEI BOSCHI (Myosotis sylvatica) ORCHIDE MINORE, GIGLIO CAPRINO (Orchis morio) ORCHIDE SAMBUCINA (Orchis sambucina) ORTICA COMUNE (Urtica dioica) PALÉO SILVESTRE (Brachypodium silvaticum) PLATANTERA (Platanthera sp.) POLMONARIA CHIAZZATA (Pulmonaria saccharata) PRIMULA COMUNE, PRIMAVERA (Primula acaulis) RANUNCOLO BULBOSO (Ranunculus bulbosus subsp.aleae) SILENE ITALIANA (Silene italica) SPARVIERE DEI BOSCHI (Hieracium sylvaticum) TAMARO, CERASIOLA, VITE NERA (Tamus communis) TRIFOGLIO PRATENSE,T. VIOLETTO (Trifolium pratense) VECCIA MONTANINA (Vicia cracca) VERONICA COMUNE (Veronica chamaedrys) VIOLA SALERNITANA (Viola pseudogracilis) VIOLA SILVESTRE (Viola reichembachiana) VISCHIO COMUNE (Viscum album ssp. Abietis)
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Un giovane Abete bianco nella sua curiosa associazione col Cerro, tipica del Bosco Vaccarizzo.
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Foto di G. Braschi
Breve descrizione degli alberi e degli arbusti ALBERI ABETE BIANCO (Abies alba) Fam. Pinaceae Conifera diffusa in tutto il comprensorio del Parco del Pollino, ma si trova localizzata nella fascia montana dove si associa al faggio. E’ un albero sempreverde longevo, che può raggiungere i 600 anni d’età, alto fino a 45 metri (talvolta raggiunge i 75 m), con fusto colonnare che arriva ad un diametro di 2.5 m e chioma conica. I rami sono orizzontali e mai penduli. La chioma è piramidale in esemplari giovani, in esemplari adulti, per l’arresto della crescita apicale, si forma un appiattimento (definito “nido di cicogna”). La corteccia ha un colore grigio chiaro, e si stacca in sottili placche. Le foglie sono costituite da aghi appiattiti (ensiformi), rigidi, inseriti singolarmente a spirale, lunghi circa 1,5-3 cm e larghi 1,5-2 mm, con la punta arrotondata. La pagina superiore (verde) è lucida, mentre quella inferiore presenta due strisce stomatifere biancastre con 6-8 file di stomi e canali resiniferi marginali. Sono disposti ai lati dei rami a spirali ma con torsione della parte basale così da sembrare in due file. I fiori sono riuniti in coni maschili e femminili, compaiono in primavera. Gli strobili, comunemente chiamati “pigne”, sono quasi cilindrici, eretti, lunghi 10-18 cm e larghi 3-5 cm, rosso-bruni a maturità. A settembre-ottobre gli strobili si sfaldano, le squame cadono lasciando il rachide nudo sul ramo (caratteristica del genere Abies). La fruttificazione è di solito piuttosto tardiva (dopo i 30 anni), soprattutto per le piante in bosco.
ACERO OPPIO, LOPPIO (Acer campestre) Fam. Aceraceae Piccolo albero, raramente supera i 15 m di altezza, con tronco spesso contorto e chioma rotondeggiante, non molto densa, a crescita assai lenta e longevità sui 120 anni. La corteccia del tronco, di colore bruno giallastra, risulta screpolata in creste rettangolari e aderenti. I rametti sono fini, bruni e finemente pubescenti. Le gemme sono piccole, rossastre, appressate al ramo. Le foglie, piccole, a 5 lobi ottusi, con lobo mediano a sua volta 3-lobulato, leggermente pubescenti di sotto e con picciolo lungo 2-5 cm. I fiori, riuniti in grappolo, si sviluppano contemporaneamente alla foglie. I frutti sono samare, formate da due pezzi appaiati e presentano delle alette che sono causa del caratteristico andamento a spirale durante la caduta. Il nome acero campestre gli deriva per essere stato molto usato come tutore della vite in quanto sopporta bene la potatura e la defogliazione.
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ACERO DI LOBELIUS (Acer lobelii) Fam. Aceraceae Questo bellissimo ed elegante Acero, endemico dell’ Appennino centro-meridionale, dall’ Abruzzo alla Calabria, è legato alle faggete fresche, nel cui ambito a volte si insedia in stazioni di forra. È morfologicamente vicino all’ Acero riccio (Acer platanoides), con cui condivide più o meno anche le esigenze ecologiche. Questa caducifoglia, bella esteticamente e significativa dal punto di vista fitogeografico, meriterebbe di assurgere a simbolo della vegetazione forestale italiana.
CARPINO BIANCO (Carpinus betulus) Fam. Corylaceae Albero alto di norma fino a 10-15 m., di diametro massimo di 4045 cm. e longevità massima di 200 anni. La chioma è densa, ovale e allungata, il fusto è eretto, scanalato, la corteccia liscia e di color grigio-cenerino. I rami e i rametti, dapprima di color rosso-verdastro, ben presto assumono color cenerino. Le foglie sono alterne, semplici, ovato-oblunghe, lunghe 4-10 cm, larghe 25 cm, con margine doppiamente seghettato, di color verde scuro di sopra, più chiare e opache nella pagina inferiore. I fiori in amenti comparenti assieme alle foglie, le brattee fruttifere trilobe col lobo mediano 2-3 volte più lungo dei laterali e il frutto achenio ovoide di color verdognolo.
CARPINO NERO (Ostrya carpinifolia) Fam. Corylaceae Albero alto fino a 15-20 m., il tronco è diritto e regolare, la corteccia liscia e rossastra, ornata da lenticelle biancastre trasversali da giovane, rosso-nerastra a maturità. La chioma ha forma conico-allungata, non molto espansa. Le foglie sono semplici, caduche, ovali-acuminate, alterne, doppiamente seghettate ai margini, lucide di sopra, un pò pelose agli angoli delle nervature nella pagina inferiore. Fiori in amenti: i maschili visibili fin da Settembre, cilindrici, lunghi 5-8 cm, a maturità penduli, con fioritura piuttosto precoce; i femminili comparenti insieme alle foglie, più brevi e più tozzi (3-5 cm), terminali, dapprima eretti e poi penduli. Il frutto è un achenio (4-5 mm.), liscio, protetto da brattee erbacee, pelose, saldate ai margini, di color bianchiccio a maturità
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CERRO (Quercus cerris) Fam. Fagaceae L’areale del cerro copre gran parte dell’Europa centro-meridionale e orientale, in Italia, la specie è molto frequente sugli Appennini. Albero di prima grandezza, longevo (oltre 200 anni), può raggiungere altezze di 30 - 40 m e diametri fino a 150 cm. Il tronco dritto e slanciato ha una chioma ovale allungata. La corteccia è grigiastra: liscia in piante giovani, fessurata in scaglie irregolari in piante adulte. I rametti più o meno pelosi, grigio-olivastri. Le foglie semplici, oblunghe, con 10 - 14 lobi, tomentose in gioventù, da adulte opache e scabre di sopra, di sotto più o meno pelose e di consistenza quasi coriacea, sono tardivamente caduche. I fiori maschili sono riuniti in numerosi amenti cilindrici, pendenti. Il frutto, un achenio (ghianda) bruno rossastro, protetto per un mezzo-due/terzi circa da una cupola, ricoperta di lunghe squame arricciate.
FAGGIO (Fagus sylvatica) Fam. Fagaceae Questa specie domina la fascia montana dell’intero Appennino. Si tratta di una caducifolia monoica, raggiunge i 30-35 metri di altezza con diametro superiore a 150 cm e longevità fino a 300 anni. Fusto cilindrico, diritto, con chioma dapprima conica, poi ampia, ovale, leggermente appuntita, densa. Rametti di color verde oliva scuro. La corteccia è grigia, liscia e sottile, spesso con macchie biancastre dovute alla presenza di licheni. Le foglie alterne, ovali o ellittiche brevemente picciolate, di colore verde lucente nella pagina superiore, più chiare e con ciuffi di peli rossastri agli angoli delle nervature nella pagina inferiore. I fiori maschili in un amenti corti, tondeggianti, pendenti, di colore giallo, i femminili verdastri all’estremità dei nuovi getti; fiorisce in Aprile-Maggio. Il frutto, è costituito da faggiole racchiuse da 2 a 3 in una cupola legnosa ricoperta da aculei non pungenti che a maturità si apre in quattro valve mettendo in libertà le faggiole. Il legno di colore lievemente rosato, viene adoperato per la fabbricazione di mobili, arredamenti e oggetti di uso domestico, per la sua facile lavorabilità e per il suo piacevole aspetto.
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ONTANO CORDATO O ONTANO NAPOLETANO (Alnus cordata) Fam. Betulaceae Albero alto sino a 25 m, con diametri massimi di 50-60 cm. In gioventù ha portamento slanciato e chioma ristretta, a età avanzata presenta chioma piramidale ovata con rami ad andamento orizzontale. La corteccia è grigio-verde scura, liscia e con macchie biancastre da giovane. Le foglie sono semplici, alterne, tendenti a forme più o meno ovali, di colore verde scuro, lucido nella pagina superiore, verde chiaro in quella inferiore, cordate alla base e apice acuminato con piccoli denti ottusi ai margini; esse persistono sulla pianta fino alla fine di Dicembre. Le infiorescenze in amenti verdastri che compaiono al principio dell’estate.
ORNIELLO (Fraxinus ornus) Fam. Oleaceae Piccolo albero alto fino a 10 m, raramente fino a 20 m; fusto per lo più diritto e chioma ampia e arrotondata. La corteccia è liscia e grigia fino ad età avanzata. I rametti glabri di color grigio o grigiogiallastri. Le foglie sono composte da 5-9 foglioline, ovato lanceolate, irregolarmente dentato - seghettate ai margini. I fiori in pannocchie dense, odorose, terminali, color crema, comparenti dopo la fogliazione in primavera avanzata. Il frutto una samara, lineare o oblunga, a sezione tondeggiante, di color bruno-rossastro.
PIOPPO TREMOLO (Populus tremula) Fam. Salicaceae Il nome specifico allude al tremolìo delle foglie. E’ un albero caducifoglie alto fino a 25 m e con tronco che può arrivare a misurare 1 m di diametro. Ha un vastissimo areale che si estende in Europa e gran parte dell’Asia. I fiori maschili e femminili crescono su alberi diversi (pianta dioica). Fiorisce da marzo a maggio. Il frutto è una capsula che a maturità libera dei piccolissimi semi avvolti da una lanugine bianca che viene trasportata dal vento. Il legno, tenero, non ha gran pregio e viene utilizzato per imballaggi, fiammiferi e per la produzione di cellulosa nell’industria cartaria. Per la sua capacità di adattamento, il Pioppo tremolo viene impiegato nel rimboschimento di terreni nudi di montagna
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QUERCIA PUBESCENTE, ROVERELLA (Quercus pubescens) Fam. Fagaceae Si differenzia dal cerro per la presenza di una fitta peluria chiara sulla pagina inferiore delle foglie e per il fatto che le stesse restano persistenti, anche se secche, per tutto l’inverno e cadono soltanto a primavera. Alto fino a 25 m, con diametri fino a 2-2,5 m e longevità di parecchi secoli, ha un fusto contorto, breve, una chioma ampia, depressa e non molto densa. La corteccia grigio-bruna è fessurata fin da giovane in solchi longitudinali e trasversali. Le foglie alterne sono semplici, ovato-allungate, di color verde e glabre di sopra, più pallide e tormentose di sotto, la defogliazione è tardiva. I fiori maschili in amenti cilindrici, lunghi 5-10 cm, fioritura in Aprile-Maggio. I frutti, le ghiande, sono protette fino a metà da una cupola emisferica, e portati in gruppi di 3-4 da un peduncolo breve e peloso.
TIGLIO (Tilia cordata) Fam. Tiliaceae Il tiglio è un albero a foglia caduca, che raggiunge un’altezza anche di 30 metri con corteccia scura e solchi longitudinali rossastri lungo il tronco. Le foglie cuoriformi, glabre sulla pagina superiore e su quell’inferiore, hanno peli bruni agli angoli delle nervature, la lamina fogliare ha il margine seghettato, l’apice acuminato e il picciolo glabro. I fiori di colore giallo-verdognolo, compaiono in giugno-luglio, hanno un’intensa profumazione e sono riuniti in infiorescenze corimbose pendule, con il peduncolo inserito in un’ampia brattea che funge da “paracadute” una volta che i frutti sono maturi, favorendone la disseminazione. I frutti sono sferici con pericarpo fragile e costolatura appena visibile. Le infiorescenze portano 2-5 fiori, i frutti hanno costolatura sporgente.
SORBO TERMINALE, BACCARELLO (Sorbus torminalis) Fam. Rosaceae Albero caducifoglio alto fino a 15 - 20 m. La corteccia è ornata da lenticelle chiare ellittiche. Le foglie sono alterne, semplici, lungamente picciolate (2 - 5 cm), irregolarmente dentate ai margini, pelose da giovani e verdi e glabre in età. I fiori ermafroditi, in corimbo ramoso ampio ed eretto; calice peloso a lacinie triangolari caduche, bianchi. Il frutto è costituito da un pomo obovato o subgloboso, di colore giallo rossastro punteggiato, bruno a maturità e di sapore acidulo.
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PIANTE ARBUSTIVE AGRIFOGLIO (Ilex aquifolium) Fam. Aquifoliaceae Albero o arbusto dioico alto fino a 10 m, ha chioma piramidale, corteccia liscia grigia e rami verdastri, spontaneo in Italia, dal fogliame verde scuro lucente, decorativo, con varietà variegate di bianco, crema o giallo, e frutti che offrono un decorativo contrasto con il colore delle foglie, che sono alterne o sparse, ovali o ellittiche, coriacee, persistenti, a margine spinoso nei rami più bassi delle giovani piante, intero nelle piante adulte, fiori piccoli riuniti in fascetti ascellari, con 4 petali di colore bianco o rosato, unisessuali, quelli maschili hanno 4 stami quelli femminili un pistillo con ovario supero sormontato da 4 stimmi quasi sessili, durante l’inverno portano drupe globose di colore rosso vivo lucente a maturazione, contenenti 2-4 semi.
BIANCOSPINO (Crataegus monogyna) Fam. Rosaceae Arbusto, o albero, alto sino a 10 m con fogliame deciduo e chioma globosa o allungata, irregolare di colore verde intenso. Il tronco è sinuoso con corteccia di colore arancio-brunastro e rami scuri con spine acute di 2 cm. Le foglie con base più o meno tronca e lamina a contorno ovale o rombico. I lobi risultano dentellati. I fiori con petali bianchi sono riuniti in corimbi. Fiorisce in aprile-giugno. I frutti sono formati da piccoli pomi ovali lunghi 1 cm.
BIANCOSPINO SELVATICO (Crataegus oxyacantha) Fam. Rosaceae Arbusto, raramente albero, alto sino a 6 m con fogliame deciduo e chioma globosa o allungata, irregolare di colore verde intenso. Il tronco è sinuoso con corteccia di colore arancio-brunastro e rami scuri con spine non molto abbondanti. Le foglie hanno un profilo ellittico o obovato; i lobi risultano dentellati. I fiori con petali bianchi sono riuniti in corimbi. Fiorisce in aprile-giugno. I frutti sono formati da piccoli pomi ovali lunghi 1-1,5 cm.
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CAPRIFOGLIO (Lonicera caprifolium) Fam. Caprifoliaceae Pianta lianosa caducifoglia con fusti rampicanti lunghi sino a 5 mt. Le foglie sono opposte, non coriacee, le inferiori ovato-ellittiche, sessili o ristrette in breve picciolo, le superiori saldate alla base. I fiori sono sessili in fascetti inseriti al centro di una brattea ellittica, a forma di coppa, corolla con profumo intenso, tubo lungo sino a 3 cm, di colore bianco crema, a volte con sfumature rossastre, fiorisce da maggio a luglio. Il frutto è una bacca ovoide di circa 8 mm, rossa o arancio a maturità.
CAPRIFOGLIO MEDITERRANEO (Lonicera implexa) Fam. Caprifoliaceae Il Caprifoglio mediterraneo Si presenta in forma di arbusto rampicante sempreverde, con rami volubili. Le foglie glabre, sono opposte e sessili, coriacee con lamina ovata. Le foglie superiori sono concresciute fra loro intorno allo stelo e avvolgenti il fusto a formare un calice intero. Ha fiori sessili, riuniti in capolini terminali tubulosi e di colore rosa inseriti su brattee ellittiche. Fiorisce da febbraio a maggio. Il frutto è una bacca ovoidale di colore rosso-arancio a maturità.
CARPINO ORIENTALE (Carpinus orientalis) Fam. Betulaceae La Carpinella è un piccolo albero, alto sino a 5 (15) m, o arbusto, in ogni parte più ridotto del Carpino bianco, a corteccia rossastra. Le foglie sono brevemente picciolate (5-10 mm), ovate o ellittiche, cuneate o rotondate alla base, doppiamente seghettate ai margini, acute, glabre di sopra, sparsamente pubescenti di sotto. Amenti maschili brevi (2-3 cm), sessili e penduli, infruttescenza pure breve (3-5 cm), acheni tomentosi all’apice, protetti da una brattea triangolare-ovata irregolarmente dentata ai margini ma non lobata. Fiorisce da marzo a maggio.
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GINESTRA (Spartium junceum) Fam. Fabaceae Arbusto a foglie caduche, raggiunge i 2-3 m di altezza ed ha portamento eretto, tondeggiante, con chioma molto ramificata. I fusti sono sottili, legnosi, molto flessibili, di colore verde scuro o marrone, le foglie sono piccole, lanceolate o lineari, di colore verde scuro, molto distanziate le une dalle altre, cadono all’inizio della fioritura. Da maggio a luglio produce numerosissimi fiori di colore giallo oro, delicatamente profumati, sui fusti spogli, ai fiori fanno seguito i frutti: lunghi baccelli pubescenti, che contengono 10-15 semi appiattiti. Queste ginestre sono molto comuni nella nostra penisola, dove crescono come piante selvatiche; grazie al loro apparato radicale molto sviluppato vengono utilizzate per consolidare scarpate e bordi di strade.
LAURELLA (Daphne laureola) Fam. Thymelaeaceae Piccolo arbusto sempreverde con rami eretti, fogliosi verso l’apice, con corteccia grigio-rosea. Le foglie sono sempreverdi lunghe sino a 12 cm, obovate-lanceolate, coriacee, addensate verso l’apice dei rami, le inferiori ripiegate verso il basso. I fiori, piccoli racemi ascellari, giallo-verdognoli, compaiono da febbraio a maggio. Il frutto è una drupa ellissoide, nero-violacea, a maturazione in luglio-agosto.
LIGUSTRO O OLIVASTRO (Ligustrum vulgare) Fam. Oleaceae Arbusto generalmente prostrato, alto sino a 2 m con corteccia bruno-verdastra e numerose lenticelle subrotonde o ellittiche trasverse e molti rami flessibili. Le foglie sono opposte, caduche ma persistenti nelle zone a clima mediterraneo, con picciolo breve e lamina ellittico-lanceolata, intera e glabra, superiormente verde scuro e inferiormente più chiara. I fiori 4-meri in pannocchie piramidali terminali lunghe sino a 8 cm, tubo lungo quanto i petali, corolla bianco lattea, imbutiforme, con odore acuto, fiorisce da aprile a maggio. Il frutto è una bacca di 6-8 mm, nera e lucida a maturità, ottobre-novembre.
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MAGGIOCIONDOLO (Laburnum anagyroides) Fam. Fabaceae Arbusto la cui corteccia è liscia, con rami espansi verdi scuri e ramoscelli penduli e pubescenti. Le foglie (composte da tre foglioline) hanno un lungo picciolo, glabre superiormente e pelose inferiormente. I fiori sono di colore giallo oro, molto profumati, sono raggruppati in lunghi racemi penduli (fino a 25 cm) e fioriscono tipicamente in maggio. I semi sono legumi dai numerosi semi neri contenenti citisina (un alcaloide), estremamente velenosi (per l’uomo, ma anche per capre e cavalli) specie se immaturi. Alcuni animali selvatici tuttavia (come lepri, conigli e cervi) se ne possono cibare senza problemi, e per questo in alcune regioni è ritenuta una pianta magica.
MELO SELVATICO (Malus sylvestris) Fam. Rosaceae È una pianta che cresce prevalentemente in forma di arbusto o alberello, ma che in condizioni ottimali può anche superare i 10 m di altezza. La corteccia è grigiastra, le foglie sono ovali, lunghe 3-4 cm, col bordo seghettato, di colore verde pallido, ricoperte da una peluria biancastra sulla faccia inferiore. I fiori hanno una corolla di 5 petali, bianchi con sfumature rosa. Il frutto è simile a quello del melo domestico ma più piccolo (3 - 4 cm di diametro), duro e asprigno. Giunge a maturazione tra luglio e ottobre. È utilizzato come portainnesto per la coltivazione di varietà di Malus domestica.
NOCCIOLO (Corylus avellana) Fam. Corylaceae Il nome dei genere deriva dal greco kóris, elmo, per la forma dell’involucro membranoso che ricopre il frutto e avellana in quanto diffuso, fin da epoca remota, nella zona di Avellino. La pianta ha portamento a cespuglio o ad albero e raggiunge l’altezza di 5-7 m. Ha foglie decidue, semplici, obovate a margine dentato. Le infiorescenze sono unisessuali. Le maschili in amenti penduli che si formano in autunno, le femminili somigliano ad una gemma di piccole dimensioni. Il frutto (detto nocciola o nocciolina) è avvolto da brattee da cui si libera a maturazione. Esso è commestibile ed è ricco di un olio, usato sia nell’alimentazione che nell’industria e in profumeria.
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PERASTRO (Pyrus pyraster) L’immagine è del pero comune Fam. Rosaceae Arbusto alto 3-4 metri sino ad albero di 15-20 metri, appartenente alle Dicotiledoni. I rami sono spinosi all’apice e la corteccia è di colore bruno, a placche rettangolari con solchi profondi tra esse. Le foglie sono caduche, alterne, semplici, di colore verde-scuro e lucenti di sopra; di sotto più chiare. La consistenza è coriacea. I fiori comparenti prima delle foglie sono ermafroditi e in infiorescenze a corimbi con 3-7 fiori e più. La fioritura avviene ad aprile-maggio. I frutti sono costituiti da pomi di 2-4 cm. E’ utilizzato come portainnesto del Pero comune. Il legno del Perastro è duro, compatto e va bene per la costruzione di mobili e per lavori al tornio. Un particolare utilizzo del legno del Perastro è quello della produzione di righe e squadre in legno. Un altro impiego particolare consiste nella produzione di parti di strumenti musicali. Infine il legno del perastro trova, ovviamente, uso come combustibile.
PRUNO SELVATICO, PRUGNOLO (Prunus spinosa) Fam. Rosaceae Il prugnolo è un arbusto a foglia caduca alto fino a 4 metri. I fiori sono bianchi, con frutti tondi di colore blu; le foglie sono obovate, alterne e seghettate. La fioritura avviene in genere tra marzo e aprile, mentre la maturazione dei frutti tra settembre e ottobre.
RUSCOLO, PUNGITOPO (Ruscus aculeatus) Fam. Ruscaceae Il pungitopo, o pugnitopo, comune nella macchia mediterranea, è una pianta cespugliosa sempreverde alta dai 30 agli 80 cm, provvisto di “cladodi”, rametti che per mancanza di foglie ne assumono la funzione, divenendo ovali, appiattiti e rigidi, con estremità pungenti. Tra i cladodi, in primavera, si schiudono i minuscoli fiori verdastri, e quindi i frutti, che maturano in inverno, e che sono vistose bacche scarlatte grosse come ciliegie.
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SALICONE O SALICE DELLE CAPRE (Salix caprea) Fam. Salicaceae Arbusto o alberetto alto fino a 13 m, utilizzato anche come pianta foraggera nelle zone povere di pascoli, con rami distribuiti uniformemente e foglie ovoidali con margini poco seghettati, di colore verde chiaro superiormente e bianco-grigiastro per la fine peluria inferiormente, all’inizio della primavera prima della ripresa vegetativa compaiono i fiori riuniti in amenti eretti, quelli maschili di grandi dimensioni, sono forniti di moltissimi peli grigio-argentei, chiamati gattini, quelli femminili sono meno appariscenti di colore verdastro, disposte lateralmente ai vecchi rami, il frutto è una piccola capsula conico-allungata sessile, e liscia.
SAMBUCO (Sambucus nigra) Fam. Caprifoliaceae Sambucus nigra è una pianta arbustiva, molto diffusa in Italia soprattutto negli ambienti ruderali (lungo le linee ferroviarie, parchi, etc), boschi umidi e rive dei corsi d’acqua. I rami portano delle foglie composte, imparipennate con margine dentatoseghettato di colore verde scuro; la forma è lanceolata con un apice accuminato, l’inserzione è opposta. I fiori sono dei corimbi ombrelliformi molto vistosi, con numerosi fiorellini bianchi con antere gialle sporgenti. Fiorisce tra aprile e giugno. I frutti sono delle bacche (o drupe) nerastre, lucide con peduncolo rossastro. Il sambuco presenta delle proprietà medicinali-erboristiche nei frutti e nei fiori.
SANGUINELLA O CORNIOLO SANGUIGNO (Cornus sanguinea) Fam. Cornaceae Cespuglio spontaneo alto fino a 4 m, conosciuto anche come “corniolo sanguigno” perchè i rami più giovani hanno un colore rossiccio che risalta quando d’ inverno sono privi di foglie. Tende a colonizzare boscaglie, i margini delle strade, i terreni incolti purchè freschi e profondi. Le foglie sono decidue, semplici, ovoidali, opposte con nervature ben evidenti. Il margine intero e ondulato. I fiori, di colore bianco, sono ermafroditi, riuniti in infiorescenze ad ombrello o corimbo. La fioritura tra a maggio e luglio. I frutti sono costituiti da drupe prima rosse poi nerastre nerastre di 5-6 mm di sapore amaro e sgradevole. La maturazione avviene tra agosto e settembre.
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VITALBA (Clematis vitalba) Fam. Ranunculaceae E’ un arbusto rampicante con fusti ramificati, che si allunga anche per 10-15 m sugli alberi, sviluppando tronchi legnosi anche piuttosto grossi. Il profumo è simile a quello del Biancospino. Fiorisce tra maggio e novembre. E’ una pianta velenosa per la presenza di protoanemonina, una sostanza presente anche in altri generi della famiglia, che si accumula soprattutto negli organi più vecchi. Le foglie sono decidue, composte da 3-5 lamine fogliari ovoidali-lanceolate, il picciolo fogliare si trasforma in organo di attacco ai vari sostegno. I fiori sono ermafroditi, di colore bianco-gialliccio, riuniti in infiorescenze erette a pannocchia; la fioritura da giugno ad agosto. Il frutto è un achenio fornito di una lunga resta piumosa arricciata all’apice, l’ insieme di questi frutti assume aspetto globoso-lanuginoso, persiste spesso anche durante l’inverno. Ha un portamento rampicante, forma delle vere e proprie liane sulle piante di appoggio, può raggiungere i 15-20 m di sviluppo.
Begli esemplari di Agrifoglio, all’inizio del sentiero che segue il crinale tra la Timpa Alta e la Serra Le Spine. Foto di G. Braschi
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I principali funghi commestibili Nel Bosco Vaccarizzo, ma anche il tutto il territorio di Carbone, è possibile trovare buonissimi funghi. Di seguito elenchiamo le schede dei funghi che è possibile trovare nelle diverse stagioni dell’anno. Ecco alcune raccomandazioni e prima di procedere al consumo: - non consumare funghi se prima non sono stati controllati da un micologo o se non si è certi della loro commestibilità; - consumare solo funghi ben cotti; - non far consumare funghi a bambini, a donne in stato di gravidanza o a persone affette da particolari patologie; - se dopo il consumo dei funghi compaiono sintomi come dolori addominali, vomito, diarrea o altra sintomatologia, contattare tempestivamente il medico di base o il pronto Soccorso ospedaliero più vicino; - se ci si reca al Pronto soccorso per i sintomi di cui sopra, portare al seguito eventuali resti del pasto (funghi crudi, cotti, conservati o residui di pulizia dei funghi stessi). Si ricorda inoltre che la legge che disciplina la raccolta dei funghi in Basilicata è la L.R. n. 48 del 14 dicembre 1998 modificata e integrata dalla L.R. n. 43 del 26 novembre 2001.
NOME COMUNE
NOME SCIENTIFICO
AGARICO DELIZIOSO AGARICO FRAGRANTE CARDONCELLO DITOLA AURATA FUNGO DEI CEPPI GALLINACCIO IMBUTINO LINGUA DI BUE MAZZA DI TAMBURO ORECCHIETTA OVULO BUONO PIOPPARELLO PORCINO PORCINO NERO PRATAIOLO
(Lactarius deliciosus) (Clitocybe odora) (Pleurotus eryngii) (Clavaria aurea) (Lyophyllum aggregatum) (Cantharellus cibarius) (Clitocybe infundibuliformis) (Fistulina hepatica) (Lepiota procera) (Pleurotus ostreatus) (Amanita caesarea) (Agrocybe cylindracea) (Boletus edulis) (Boletus aereus) (Psalliota campestris)
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QUALITÀ buono - discreto mediocre buono - discreto mediocre mediocre ottimo buono - discreto buono - discreto ottimo buono - discreto ottimo ottimo ottimo ottimo ottimo
AGARICO DELIZIOSO (Lactarius deliciosus) Il cappello è inizialmente convesso, quindi sempre più piano e a forma di coppa, al cui centro si sviluppa talvolta un piccolo ambone. La cuticola è liscia, lucida e vischiosa con clima umido, e presenta sulla superficie evidenti striature concentriche chiare e scure. Il gambo è cilindrico, tozzo, ristretto alla base, dapprima pieno e poi cavo. La sua superficie è percorsa da piccole fossette di erosione a fondo scuro. Le lamelle sono fitte, esili e poco sviluppate in altezza, biforcate e alquanto decorrenti lungo il gambo. La carne è compatta ma fragile. Alla rottura emette in abbondanza un denso lattice di color arancio carico, dal sapore dolce. VARIABILITÀ: La colorazione del cappello varia dal giallo ocraceo all’arancio scuro. Invecchiando tende a macularsi di verde. Il gambo, di tonalità un poco più chiare di quelle del cappello, è talvolta rivestito da una debole pruinosità che gli conferisce una lieve colorazione rosata. A contatto con l’aria la carne assume una colorazione verdastra, che tuttavia svanisce in poco tempo. HABITAT: E’ piuttosto comune in boschi di conifere, in ambiente montano. PERIODO DI CRESCITA: Estate-autunno. SPECIE SIMILI: Può essere facilmente scambiato con altri lattari che gemono un lattice arancio, quali Lactarius sanguifluus, Lactarius salmonicolor e Lactarius deterrimus, tutti commestibili.
AGARICO FRAGRANTE (Clitocybe odora) Il cappello, molto carnoso e di colore verde-azzurrognolo, è prima convesso e poi spianato o anche piuttosto depresso, con margine spesso ondulato. La cuticola ha sempre riflessi sericei. Il gambo, di colore verde chiaro, è cilindrico, poco slanciato, a volte sinuoso verso l’alto, liscio e sericeo; la base è leggermente ingrossata e spesso rivestita da una fitta lanugine bianca. Le lamelle sono bianche, molto alte e distanziate tra di loro, un poco decorrenti. La carne è verdognola, molto compatta e con caratteristico e forte odore di anice. Sicuramente commestibile, ma proprio il forte odore di anice che persiste anche dopo la cottura, non consente di consumare questo fungo da solo. VARIABILITÀ: La colorazione del cappello varia secondo tonalità più o meno chiare di verde-azzurrognolo. Le lamelle possono essere bianche con sfumature verdi oppure giallo-brunastre. HABITAT: Specie comune nei boschi di latifoglie, principalmente sotto le betulle. Di preferenza in ambiente collinare. PERIODO DI CRESCITA: Estate-autunno. SPECIE SIMILI: Inconfondibile per il colore e l’aroma.
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CARDONCELLO (Pleurotus eryngii) Il cappello molto carnoso è, inizialmente convesso, quindi spianato e anche imbutiforme. Le lamelle sono molto separate fra di loro, ampiamente decorrenti lungo il gambo e di colore biancastro. Il gambo è molto breve, talvolta inserito in posizione eccentrica e leggermente ristretto alla base. La carne è biancastra, compatta e pressoché priva di odore e sapore. VARIABILITÀ: La colorazione del cappello varia dal bianco sporco al grigio-brunastro con riflessi rossicci. Negli esemplari giovani la cuticola ha un aspetto vellutato che si perde gradualmente con la crescita. Il gambo può essere biancastro o sfumato di giallo. HABITAT: Si rinviene negli ambienti incolti ed erbosi, ai margini delle strade, prevalentemente nelle regioni a clima mediterraneo, dove si sviluppa sui resti marcescenti di svariate ombrellifere. PERIODO DI CRESCITA: Dalla primavera all’autunno inoltrato. SPECIE SIMILI: Non può essere confusa con nessun altro fungo.
DITOLA AURATA (Clavaria aurea) E’ uno strano fungo che nel suo insieme (corpo fruttifero) ha un aspetto simile a un ammasso di coralli molto ramificati. Si riconosce una base comune, molto grossa, soda e compatta, assimilabile a un gambo, dalla quale si dipartono numerose ramificazioni che si dividono dicotomicamente varie volte, appiattite, lisce, lucide e di consistenza coriacea. Il bordo superiore di ogni ramo è spesso dentellato. La carne è morbida, fragile, quasi acquosa, con odore gradevole e sapore amarognolo. Viene considerata commestibile, ma per ogni uso gastronomico deve essere trattata con cautela. Gli esemplari maturi provocano un’azione lassativa. VARIABILITÀ: La colorazione delle ramificazioni va dal giallo chiaro al giallo arancio. La base è bianca con sfumature giallastre. HABITAT: Si rinviene nei siti più umidi e ombrosi all’interno dei boschi di latifoglie e di conifere, in ambiente montano.. PERIODO DI CRESCITA: Estate-autunno. SPECIE SIMILI: E’ molto simile alla Clavaria formosa di colore molto più rosato che è un vero e proprio purgante.
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FUNGO DEI CEPPI (Lyophyllum aggregatum) Il cappello, molto compatto ed elastico, è dapprima convesso e infine spianato e anche depresso, con superficie e margine alquanto ondulati e irregolari. La cuticola è liscia, lucida e appena viscosa con tempo umido. Il gambo è cilindrico e anche compresso, talvolta panciuto al centro e assottigliato in alto e alla base, con inserzione sul cappello a volte eccentrica. Frequentemente più gambi sono confluenti in una stessa base. Le lamelle sono fitte, carnose e decorrenti per un breve tratto lungo il gambo. La carne è molto soda, fibrosa, con lieve odore di farina e con sapore scarso ma gradevole. VARIABILITÀ: La colorazione del cappello varia dal bruno chiaro-giallastro, al bruno-rossiccio fino al grigio. Le lamelle sono giallastre o di colore bianco sporco. HABITAT: Si sviluppa a terra nei boschi di latifoglie, ma anche nei prati, dalla pianura alla media collina. PERIODO DI CRESCITA: Autunno anche avanzato. SPECIE SIMILI: E’ molto simile a Clitocybe cinerascens, che ha le stesse caratteristiche di commestibilità.
GALLINACCIO (Cantharellus cibarius) Il cappello, carnoso, compatto e sodo, è dapprima convesso, poi piano-depresso e infine profondamente imbutiforme, con superficie alquanto irregolare e gibbosa e margine ondulato. Il gambo è molto robusto, duro, liscio, a forma di cono tronco rovesciato. La superficie imeniale è composta da pseudolamelle a forme di plica, piuttosto sinuose, ramificate e molto decorrenti lungo il gambo. La carne è compatta, fibrosa, con odore di frutta e sapore dolciastro, talora con retrogusto amaro. VARIABILITÀ: La colorazione del cappello varia dal giallo pallido al giallo oro e talvolta anche all’arancio. Gambo e pseudolamelle hanno le stesse varietà cromatiche descritte per il cappello. In sezione la carne è gialla nelle parti periferiche e biancastra verso il centro. HABITAT: Si sviluppa in gruppi anche molto numerosi sia nei boschi di conifere che in quelli di latifoglie, sulle foglie marcescenti e tra il muschio, prevalentemente in montagna. PERIODO DI CRESCITA: Dalla tarda primavera all’autunno. SPECIE SIMILI: Viene confuso con Cantharellus friesii, di colore più arancione e di pari commestibilità.
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IMBUTINO (Clitocybe infundibuliformis) Il cappello, prima piano e poi profondamente imbutiforme, presenta quasi sempre un piccolo ambone conico. La cuticola è liscia, glabra, spesso finemente solcata in senso radiale, di colore nocciola. Il gambo, dello stesso colore del cappello, è affusolato, compatto ed elastico, piuttosto ingrossato alla base, che è ricoperta da una fine villosità biancastra. Le lamelle, accompagnate da piccole lamellule, sono bianche, molto fitte e lungamente decorrenti sul gambo. La carne è tenera e spugnosa, di colore biancastro, con caratteristico odore di mandorle e sapore vagamente acre. Commestibile ma che necessita di una lunga cottura a causa della notevole consistenza. VARIABILITÀ: La colorazione del cappello varia dal nocciola chiaro, al bruno e talora al bianco sporco. Le lamelle sono bianco puro oppure biancastre. Il gambo è talvolta leggermente striato. HABITAT: Si rinviene in gruppi anche molto numerosi, in lunghe file o in circoli, negli ambienti erbosi e nelle radure, all’interno dei boschi sia di conifere che di latifoglie. PERIODO DI CRESCITA: Estate-autunno. SPECIE SIMILI: E’ molto simile alla Clitocybe vermicularis e Clitocybe squamulosa, commestibili ma di minor pregio.
LINGUA DI BUE (Fistulina hepatica) In questo fungo arboricolo si riconosce solo il cappello, molto carnoso e spesso, che nel suo aspetto generale ricorda una grossa lingua. I pori, piuttosto ampi e tondeggianti, iniziano a formarsi soltanto quando il fungo ha raggiunto notevoli dimensioni. I tubuli sono molto brevi, cilindrici, morbidi e carnosi. Sono alquanto appressati ma liberi. Il gambo non è quasi mai evidente: è breve, tozzo e inserito marginalmente rispetto al cappello. La carne è compatta, rossastra, attraversata da esili venature giallognole e al taglio geme un lattice denso color rosso sangue. E’ pressoché inodore e ha sapore acidulo, ma gradevole. VARIABILITÀ: La colorazione del cappello varia dal rosso chiaro, al rosso fegato e talvolta anche all’arancio. La cuticola è prima vellutata e poi gelatinosa. I pori e i tubuli sono inizialmente giallognoli e infine rosati. Al tocco tendono a imbrunire. HABITAT: Questa specie si sviluppa sui tronchi di svariate latifoglie, dalla pianura alla montagna. PERIODO DI CRESCITA: Estate-autunno. SPECIE SIMILI: Non può essere confusa con nessun altro fungo.
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MAZZA DI TAMBURO (Lepiota procera) Il cappello è inizialmente globoso, quidi ampiamente convesso a ombrello e infine spianato, con grosso umbone centrale liscio e di colore bruno scuro. La cuticola, piuttosto chiara, è ricoperta da numerose grosse squame brunastre, addensate al centro e sempre più rade verso il bordo, con margine sfrangiato. Il gambo è cilindrico, cavo, molto lungo, compatto e fragile, con bulbosità basale alquanto sviluppata. La sua superficie è ricoperta da piccole squame molto addensate e disposte in file concentriche e ondulate, tanto che nel suo complesso appare striato di chiaro e di scuro. E’ sempre evidente un vistoso anello tenace e membranoso, facilmente scorrevole lungo il gambo. Le lamelle sono fitte e alte. La carne del cappello è morbida ed elastica, mentre quella del gambo è dura e fibrosa. VARIABILITÀ: La colorazione del cappello varia dal grigiastro al nocciola chiaro, con squame più o meno fitte. L’anello è bianco nella parte superiore e brunastro in quella inferiore. Le lamelle sono dapprima bianche e infine divengono brune con sfumature rossastre. HABITAT: Cresce nel sottobosco erboso dei boschi radi di latifoglie, su suolo sabbioso o ghiaioso. Dalla pianura alla montagna. PERIODO DI CRESCITA: Estate-autunno. SPECIE SIMILI: E’ molto simile a Lepiota rhacodes, che ha gambo tozzo e bulbosità basale più sviluppata.
ORECCHIETTA (Pleurotus ostreatus) Il cappello molto carnoso è, inizialmente convesso, poi piano e infine spesso anche depresso a forma di conchiglia, con superficie liscia e lucida, spesso ondulata. Il gambo è molto compatto e sodo, ingrossato in alto e esile alla base, che spesso è ricoperta fa una fine villosità bianca. La sua inserzione sul cappello è sempre eccentrica e anche completamente laterale. Le lamelle sono molto fitte, alte, ramificate e decorrenti lungo il gambo. La carne è compatta ma tenera, bianca, con odore gradevole. VARIABILITÀ: Il cappello passa dal grigio scuro con sfumature violette al nocciola chiaro, fino al bruno. Il gambo può essere brevissimo oppure assai sviluppato. Le lamelle sono biancastre con sfumature ora crema ora avorio. HABITAT: Si sviluppa in piccoli gruppi di individui molto appressati, tanto che i vari cappelli si sovrappongono quasi fossero delle tegole, sui tronchi di svariate latifoglie anche a notevole altezza dal suolo e molto raramente sulle conifere. Dalla pianura alla montagna. Viene anche attivamente coltivato.
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PERIODO DI CRESCITA: Autunno-inverno. Cessa lo sviluppo con il gelo, ma nelle giornate più miti riprende rapidamente la crescita. SPECIE SIMILI: E’ molto simile a Pleurotus columbinus, di maggiore consistenza ma di pari pregio gastronomico.
OVULO BUONO (Amanita caesarea) Nello stadio iniziale di sviluppo questo fungo sembra essere un piccolo uovo a causa della volta membranosa ed elastica che lo avvolge completamente. In sezione longitudinale si possono intravedere gli abbozzi del cappello e del gambo di colore giallo arancio, simile ad un tuorlo. La volva quindi si rompe nella sua parte superiore e l’ovulo inizia a crescere. Il cappello è dapprima globoso, poi convesso, infine completamente piano e a volte anche debolmente depresso. La cuticola è liscia, lucida, poco vischiosa e può venire separata con facilità dal cappello. Il gambo è cilindrico, leggermente bulboso, con base avvolta dalla volva coriacea, carnosa e suddivisa in numerosi lobi. Le lamelle sono fitte, molto alte, con bordo di aspetto fioccoso. Nella parte superiore del gambo è presente un vistoso anello membranoso e cadente, con superficie finemente striata, dello stesso colore del gambo. La carne è molto tenera, con odore e sapore poco evidenti. VARIABILITÀ: La colorazione del cappello è arancione, tendente in vari casi a sfumarsi di rosso o di giallo più o meno chiaro. In rari casi sulla cuticola rimangono frammenti della volva a forma di grosse squame appiattite. La carne è bianca tranne sotto la cuticola del cappello, dove assume una vistosa colorazione gialla. Il fungo maturo emana un disgustoso odore di uova marce. HABITAT: Si sviluppa in luoghi caldi e piuttosto aridi, in prevalenza su suoli sabbiosi e ghiaiosi, all’interno dei boschi di latifoglie. Dalla pianura alla montagna. PERIODO DI CRESCITA: Estate-autunno SPECIE SIMILI: Può essere confusa con Amanita muscaria o ancor più con Amanita aureola, molto velenose, ma che tuttavia hanno sempre gambo e lamelle bianchi.
PIOPPARELLO (Agrocybe cylindracea) Il cappello è all’inizio emisferico, quindi piano-convesso e infine talvolta anche depresso al centro, dove può essere presente un umbone scarsamente sviluppato. Nei giovani il margine è profondamente rivolto verso l’interno, ma con il progredire della maturazione si svolge del tutto e tende a fendersi più o meno in profondità in senso radiale. La cuticola è liscia, asciutta, di aspetto sericeo e con il passare del tempo a screpolarsi profondamente, in particolare lungo il bordo del cappello, formando un
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complesso reticolo intrecciato. Il gambo è cilindrico, molto slanciato, talvolta anche sinuoso, alquanto compatto e con riflessi sericei, con tendenza ad assottigliarsi verso la base. Nel tratto compreso tra il cappello e l’anello presenta invece un aspetto fioccoso. L’anello è bianco, posto molto in alto e assai persistente. Le lamelle sono fittissime, sottili e alte, con bordo più chiaro e finemente seghettate. La carne è compatta e fragile, bianca o leggermente imbrunita alla base, con odore molto complesso, da taluni definito di farina rancida, e sapore gradevole. VARIABILITÀ: La colorazione del cappello è quanto mai variabile, potendo passare dal bruno scuro al nocciola, talvolta con sfumature rossastre, e anche al bianco sporco, in particolare negli individui cresciuti in luoghi molto ombrosi. Le lamelle sono inizialmente bianche, quindi giallastre e infine sfumano gradatamente verso il colore bruno tabacco. HABITAT: Si sviluppa a gruppi talvolta numerosissimi sui tronchi e sui ceppi dei pioppi, ma anche su molte altre latifoglie, quali betulle, salici, olmi, sambuchi e alberi da frutto, sia su legno vivo che morto. E’ presente dalla pianura alla montagna. PERIODO DI CRESCITA: Dalla primavera all’autunno inoltrato.
PORCINO (Boletus edulis) Il cappello, molto carnoso e duro, è inizialmente emisferico e quindi convesso o molto raramente poco depresso, con margine dapprima ripiegato verso il gambo e poi completamente svolto. La cuticola presenta un aspetto vellutato rugoso e con tempo umido è anche lucida e leggermente viscosa. Il gambo è massiccio, compatto, cilindrico e spesso ingrossato o quasi globoso, con superficie quasi ricoperta, almeno nella sua parte superiore, da una fittissima reticolatura scura. I pori sono molto piccoli e tondeggianti, con aspetto spugnoso. I tubuli sono esili e lunghi, non aderiscono al gambo e sono facilmente separabili dal cappello. La carne è molto compatta negli individui giovani e spugnosa a maturità, di colore bianco e con sapore e odore alquanto gradevoli. VARIABILITÀ: La colorazione del cappello varia dal biancastro, al bruno più o meno scuro, al rosso mattone e anche al grigiastro, con margine sempre in tonalità più chiara. Il gambo è di colore biancastro o bruno molto chiaro, alquanto reticolato in alto e piuttosto liscio nella parte inferiore che è anche più pallida. I pori e i tubuli sono dapprima bianchi, poi grigiastri, e infine gialli-olivastri. La carne è bianca, inalterabile all’aria, ma sotto la cuticola del cappello assume sfumature brunastre o violacee. HABITAT: Si rinviene sia nei boschi di conifere sia in quelli di latifoglie, preferibilmente in luoghi caldi e soleggiati, lungo i sentieri e al limitare dei boschi. In ambiente collinare e montano, più raramente in pianura. PERIODO DI CRESCITA: Estate-autunno SPECIE SIMILI: Può essere confuso con Tylopilus fellus, dal sapore amarissimo, che ha la reticolatura del gambo molto più rilevata.
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PORCINO NERO (Boletus aereus) Il cappello, molto spesso e carnoso, è dapprima emisferico-globoso e a maturità si fa convesso e quasi piano. La cuticola è liscia, mai di aspetto viscoso, alquanto vellutata e talvolta anche leggermente granulosa o percorsa da finissime screpolature. Il gambo è massiccio, durissimo, alquanto ingrossato alla base e perciò di aspetto piriforme, oppure più o meno cilindrico, con superficie ricoperta da una fitta reticolatura in rilievo a maglie molto strette. I pori, sono molto piccoli e circolari. I tubuli sono piuttosto brevi ed esili. La carne è alquanto compatta, di colore bianco, inalterabile all’aria, con odore e sapore molto gradevoli. VARIABILITÀ: La colorazione del cappello è inizialmente nerastra e nel fungo maturo si fa bruno scura, talvolta con macchie più chiare di varia estensione. La reticolatura del gambo, dapprima biancastra, diviene di color nocciola. I tubuli e i pori possono variare dal bianco cremoso al giallo chiaro e se vengono schiacciati assumono una colorazione verde-olivastra. HABITAT: Si sviluppa preferibilmente nei boschi di latifoglie, in prevalenza nelle regioni a clima caldo, dalla collina alla montagna. PERIODO DI CRESCITA: Estate-autunno SPECIE SIMILI: Il colore e la compattezza della carne ne favoriscono l’identificazione di questo fungo, ma gli esemplari giovani possono essere confusi con Tylopilus fellus, dal sapore amarissimo.
PRATAIOLO (Psalliota campestris) Il cappello è inizialmente globoso, poi convesso e infine completamente disteso, piuttosto carnoso e spesso, con orlo membranoso e fioccoso, leggermente striato e con squame brunastre. Il gambo è cilindrico, liscio, bianco, con anello membranoso e bianco. Le lamelle sono fitte, prima rosee, poi bruno-nerastre. La carne è bianca, al taglio leggermente rosa alla base del gambo e vicino alle lamelle, con odore e sapore gradevoli. VARIABILITÀ: La colorazione del cappello varia dal bianco sporco al bruno chiaro. Le lamelle sono inizialmente rosate, poi bruno cannella e infine color seppia. La carne al taglio tende ad assumere colorazioni rosate. HABITAT: Cresce in terreni concimati, orti, giardini, sentieri, pascoli. Dalla pianura alla media montagna. PERIODO DI CRESCITA: Dalla primavera all’autunno. SPECIE SIMILI: E’ molto simile a Psalliota bispora, considerato come una varietà coltivata.
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Il sentiero è sempre molto evidente e si snoda su prati e rari tratti rocciosi.
Foto di G. Braschi
Veduta della Timpa Alta dal primo tratto di sentiero.
Foto di G. Braschi
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I tartufi Il territorio ha una forte vocazione tartuficola, è infatti presente l’Associazione “il Tartufo Bianco del Serrapotamo” nata grazie all’impegno delle Amministrazioni di Calvera e Carbone, sensibili ad una valorizzazione di questo importantissimo prodotto. A voler rimarcare la tipicità del prodotto non è stata utilizzata la parola “Parco del Pollino” in quanto si è ritenuto troppo generica la denominazione e l’individuazione dell’area che si vuole valorizzare e legare al nome del tartufo bianco. Il toponimo “Serrapotamo”, anche se meno conosciuto, invece, va ad individuare una specifica e delimitata area così da farla conoscere anche per questa pregiata produzione. La qualità del tartufo del Serrapotamo, così come risulta da analisi e studi fatti sia dall’Università di Basilicata che da quella di Perugia, risulta eccellente, molto superiore, per proprietà organolettiche, di aromi e profumo, a tanti altri rinomati (Alba inclusa). Si ricorda infine che la legge che disciplina la raccolta, coltivazione, conservazione e commercializzazione dei tartufi in Basilicata è la L.R. n. 35 del 27 marzo 1995.
TARTUFO BIANCO (Tuber Magnatum Pico) CARPOFORO: Di forma molto varia: rotonda, lobata, con cavità, sinuosa in relazione ai vari tipi di terreno in cui viene a formarsi. Anche la pezzatura può variare notevolmente ma in genere si tratta di tartufi con dimensioni sostenute; non eccezionale trovare carpofori di 200-300 grammi ed a volte addirittura intorno al chilogrammo. PERIDIO: Superficie liscia, di colore giallo ocra o giallo olivastro ma talora anche grigio verdastro. GLEBA (O POLPA): Bianco giallastra con toni nocciola o marroncini; le varie tonalità di colore sono in relazione al grado di maturazione, al tipo di suolo e alla specie forestale con cui è unito in simbiosi. Sono sempre presenti venature biancastre, esili e numerose. PROFUMO: Particolarmente spiccato e gradevole a maturità; inconfondibile e caratteristico anche se non facilmente definibile. SAPORE: molto gustoso e tipico, può ricordare quello del formaggio grana.
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TARTUFO BIANCHETTO (Tuber albidum Pico) CARPOFORO: In genere rotondo, ma anche gibboso; solitamente di piccole dimensione. PERIDIO: Liscio di colore molto variabile dal biancastro ocraceo (per cui può essere confuso con il tartufo bianco pregiato) all’arancio scuro fino al color ruggine e a volte anche maculato. GLEBA (O POLPA): Biancastra inizialmente, in alcuni esemplari vira con la maturazione, al un colore fulvo; a volte fuligginosa, rossastro bruna o addirittura violacea; venature piuttosto larghe, poco numerose, ramificate, biancastre e tendenti ad imbrunire all’aria a maturazione. PROFUMO: Decisamente agliaceo e penetrante (forte odore di acetilene). SAPORE: non molto gradevole viene spesso usato nelle paste tartufate o nei formaggi tartufati.
TARTUFO NERO D’INVERNO (Tuber Brumale) CARPOFORO: Di forma globosa più o meno regolare ma in genere di piccole dimensioni, al massimo come un uovo di gallina. PERIDIO: A superficie finemente verrucosa, con verruche poligonali, basse ed appiattite in genere più piccole del Tuber melanosporum che si staccano facilmente dalla gleba. Il colore del peridio è decisamente nero, o nero brunastro negli esemplari giovani. GLEBA (O POLPA): Grigio-brunastra o grigio-fumo con venature bianche più rade e più grosse rispetto al Tuber melanosporum. Queste venature, piuttosto larghe ed appariscentim spesso si dilatano alle estremità, oppure, confluendo numerose in uno stesso punto, formano caratteristicamente delle ampie chiazze biancastre. PROFUMO: Grato ma forte (da cui il nome “nero forte”) che negli esemplari maturi ricorda quello della rapa. SAPORE: Più marcato anche se meno squisito del tartufo nero pregiato.
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Lineamenti faunistici Non esiste, ad oggi un quadro di studi sistematici della fauna nel Parco del Pollino2. L’ elenco delle specie potenzialmente presenti che viene fornito per l’area interessata, è ricavato dagli studi di sinecologia dei Faggeti (sia termofili con tasso e agrifoglio, sia mesofili con abete bianco), quale è il Bosco Vaccarizzo, inclusi i relativi sistemi lentici e lotici. Gli insetti, quelli che hanno più interesse per questo tipo di ambiente, sono i fitofagi tra i quali si segnalano i coleotteri curculionidi e tra questi la probabile presenza di Kyklioacalles saccoi, specie endemiche dell’Appennino meridionale, e Auchmerestes kiesenwetteri, solo limitato da noi al Parco del Pollino ed a quello della Calabria. Anche per gli anfibi e i rettili, le specie potenzialmente presenti sono: la Salamandra pezzata (Salamandra salamandra),la Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), l’Ululone dal Foto di A. Cerverizzo ventre giallo (Bombina variegata), il Rospo Rospo comune comune (Bufo bufo) (poco comune), la Raganella italiana (Hyla intermedia) (poco comune), la Rana italica (Rana italica), la Rana agile (Rana dalmatina), la Testuggine d’acqua (Emys orbicularis) (poco comune), la Lucertola muraiola (Podarcis muralis), l’Orbettino (Anguis fragilis), il Colubro liscio (Coronella austriaca), Rana agile Foto di F. Rotondaro la Vipera comune (Vipera aspis). Inoltre, il Ministero dell’Ambiente3 segnala anche il Tritone italiano (Triturus italicus). Per quanto riguarda invece l’avifauna nelle faggete mature d’alto fusto, in associazione all’Abete bianco le specie prevalenti sono: il Fringuello (Fringilla coelebs), la Capinera (Sylvia atricapilla), il Pettirosso (Erithacus rubecula), la Cinciallegra (Parus Tritone italiano Foto di A. Cerverizzo
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Pettirosso
Foto di M. Branchi (Panda Photo)
major), la Cincia mora (Parus ater), il Luì piccolo (Phylloscopus collybita) e il Cuculo (Cuculus canorus). La cenosi, inoltre, ospita il più alto numero di componenti esclusive: il Picchio nero (Dryocopus martius), il Luì verde (Phylloscopus sibilatrix), il
Luì piccolo
Foto di G. Paiardini (Panda Photo)
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Regolo comune (Regulus regulus), il Rampichino alpestre (Certhia familiaris), il Tordo bottaccio (Turdus philomelos), la Cincia bigia (Parus palustris) e il Ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula). Tra queste, le prime tre sono le piÚ regolarmente diffuse, mentre risulta piÚ sporadica la presenza delle altre. Inoltre, il Ministero dell’Ambiente segnala tra gli uccelli migratori abituali: la Tordela (Turdus viscivorus), lo Sparviere (Accipiter nisus), la Poiana Picchio nero Foto di W. Lapinski (Panda Photo) (Buteo buteo), il Colombaccio (Colomba palumbus), il Corvo imperiale (Corvus corax), il Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), il Picchio rosso minore
Poiana
Foto di N. J. Dennis (Panda Photo)
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Martora
Foto di M. Biancarelli (Panda Photo)
(Dendrocopos minor), l’allocco (Strix aluco) e il Picchio muratore (Sitta europeas). Le comunità a Mammiferi dei boschi a Fagus sylvatica sono caratterizzate, soprattutto quantitativamente, dalla presenza dell’ Arvicola Rossastra o dei Boschi (Clethrionomys glareolus) e, più in particolare, di Toporagno nano (Sorex minutus). Le suddette specie, che potrebbero essere considerate le specie guida di questa formazione boschiva, sebbene non esclusive di questo ambiente, presentano insieme al Topo selvatico a collo giallo (Apodemus flavicollis) e al Toporagno comune (Sorex araneus) le densità più elevate e divengono quindi anche quantitativamente rilevanti. Nella faggeta sono presenti anche le specie più marcatamente arboricole quali: il Moscardino (Muscardinus avellanarius), il Ghiro (Glis glis), lo Scoiattolo (Sciurus vulgaris Ghiro Foto di G. Priore 46
Tasso
Foto di G. Cappelli (Panda Photo)
meridionalis). Fra i Carnivori tipica è la Martora (Martes martes), predatrice specializzata che può essere presente in faggeta. Fra i Chirotteri possono essere presenti specie legate all’ambiente forestale: il Rinolfo maggiore (Rhynolophus ferrumequinum) e la Nottola gigante (Nyctalus lasiopterus). Frequentatori significativi di questi boschi potrebbero essere anche il Topo ragno acquatico di Miller (Neomys anomalus), il Gatto selvatico (Felis silvestris), il Cinghiale (Sus scrofa), la Lepre comune o europea (Lepus europaeus) la Volpe (Vulpes vulpes), l’ Istrice (Hystrix cristata), il Riccio europeo (Erinaceus europaeus), il Quercino (Eliomys quercinus) e altri mustelidi oltre alla Martora - il Tasso (Meles meles), la Donnola (Mustela nivalis), la Puzzola (Mustela putorius), Faina (Martes foina) - che vi trovano rifugio e alimento. Inoltre, il Ministero dell’Ambiente segnala nel bosco Vaccarizzo la presenza del Lupo (Canis lupus) anche se le recenti ricerche (Boitani & Ciucci) non ne hanno accertato la presenza. Note: 2) Le ricerche più recenti hanno interessato solo alcune specie, tra le più importanti ricordiamo quella sul lupo condotta da P. Ciucci e L. Boitani (1999-2003) e quella sulla lontra di C. Prigioni (2004). 3) Scheda SIC IT9210070 a cura del Ministero dell’Ambiente, servizio Conservazione della Natura.
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Il tratto di percorso nel bosco vero e proprio, coincide con la bella stradella forestale, ombreggiata da grandi esemplari di faggio. Foto di G. Braschi
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Schede faunistiche di alcune specie potenzialmente presenti
ARVICOLA ROSSASTRA O DEI BOSCHI (Clethrionomys glareolus) E’ specie con lunghezza testa – corpo 8-11 cm, coda lunga 3,5-7 cm, grandi occhi e orecchie, pelliccia di colore marrone-rossiccia sulla schiena mentre è chiara nlle parti inferiori. Molto simile all’arvicola campestre e alle atre arvicole dei prati che sono meno rossastre e hanno la coda più corta. Si riproduce tra aprile e ottobre (o tutto l’anno se le condizioni sono favorevoli) con quattro o cinque cucciolate di 3-5 piccoli. La dieta è principalmente composta da gemme, foglie, frutti, funghi e alcuni invertebrati. Dal muso smussato, è la più diffusa delle cosiddette arvicole rossastre e si trova in altre densità negli habitat forestali, lungo le rive dei fiumi. Si arrampica bene sugli alberi e ciò la rende più facile da osservare rispetto alle altre arvicole, meno arboricole. Tuttavia, poiché gran parte della sua attività si svolge al calar delle tenebre, il ritrovamento delle tracce alimentari è importante. Questi resti alimentari vanno da piccole pigne desquamate e i loro semi, alle nocciole con un buco largo, preciso, rotondo e senza le impronte dei denti.
CINGHIALE (Sus scrofa) Il cinghiale è il progenitore del maiale domestico e condivide molte caratteristiche dell’animale da fattoria; corpo robusto, collo e coda corti, testa grande e muso allungato con lunghezza testa – corpo 1,1-1,7, coda lunga 13-30 cm. Inoltre è ricoperto da una pelliccia di peli setolosi, che diventano più scuri e folti d’inverno. Tutto il corpo è appiattito in senso verticale, un adattamento alla corsa tra gli alberi negli ambienti di foresta. Al contrario i cinghialetti hanno strisce orizzontali chiare. Soprattutto notturno; i maschi sono solitari mentre le femmine formano gruppi familiari con i loro piccoli. Si riproducono tra febbraio e giugno con una sola cucciolata di 2-10 piccoli. Sono praticamente onnivori.
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DONNOLA (Mustela nivalis) Le donnole hanno dimensioni variabili: i maschi sono più piccoli delle femmine con lunghezza testa – corpo 13-30 cm e coda lunga 3-10 cm. Si riproduce tra aprile e agosto con una o due cucciolate di 4-6 piccoli. La dieta è composta da roditori e uccelli. La specie necessita fino a dieci pasti al giorno.
FAINA (Martes foina) La faina ha una lunghezza testa – corpo di 40-48 cm, coda lunga 22-25 cm, orecchie corte, mantello folto di colore marrone-grigio scuri e mostra un’evidente macchia bianca sulla gola. Predatore notturno, costruisce le tane negli anfratti rocciosi e a volte anche negli edifici. Si riproduce tra marzo e maggio con una singola cucciolata di 3-4 piccoli. La dieta è composta da roditori e piccoli mammiferi e piccoli uccelli. Mangia frutta e bacche in autunno. La faina può essere facilmente confusa con la martora.
GATTO SELVATICO (Felis silvestris) E’ specie con lunghezza testa – corpo 47-68 cm, testa rotonda e muso breve, coda lunga 21- 38 cm, orecchie piuttosto grandi e diritte, pelliccia folta, soffice e di colore grigio bruno. In tutto simile al Gatto domestico, se ne distingue per coda più corta e grossa con anelli scuri, per il disegno della pelliccia a strisce scure e senza macchie. I maschi sono più grandi delle femmine (peso: 3,5-5,5 Kg). In Italia continentale e Sicilia è presente la sottospecie nominale silvestris, mentre in Sardegna la sottospecie lybica. E’ specie principalmente legata alle foreste di latifoglie, parzialmente aperte e alternate con aree rocciose o, in Sardegna, alla macchia mediterranea. E’ specie solitaria e attiva soprattutto di notte; di giorno si rifugia in alberi cavi, anfratti delle rocce, caverne, vecchie tane di altri animali. Si accoppia a fine inverno primavera e dopo una gestazione di 63-69 giorni la femmina partorisce 1-8 piccoli (in media 3-4) nel periodo da marzo a ottobre, ma prevalentemente ad aprile. Alla nascita i piccoli pesano 100-160 grammi; essi aprono gli occhi a 7-13 giorni e camminano a 16-20 giorni. Dopo un allattamento di
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circa un mese, avviene lo svezzamento fino al 5° mese. I maschi raggiungono la maturità sessuale a un anno, le femmine a 9-10 mesi. La massima longevità registrata in natura è di 11 anni. Ha alimentazione strettamente carnivora, basata su piccole prede (micromammiferi, lepri e conigli, uccelli, rettili, insetti). E’ specie minacciata dalla distruzione e frammentazione dell’habitat, dal bracconaggio e dalla mortalità stradale.
GHIRO (Glis glis) E’un roditore dal corpo lungo 13-19 cm e coda 12-15 cm con orecchie moderatamente prominenti e un folto pelo grigio spesso sfumato di marrone. Conosciuto anche come ghiro commestibile, il Ghiro accumula uno spesso strato di grasso, mangiando semi e noci ottimi dal punto di vista nutrizionale per il letargo. Per questa ragione è stato a lungo cacciato e tenuto in cattività, quale fonte di cibo e di pelliccia. Le sue grandi dimensioni e il pelo grigio possono confonderlo con lo scoiattolo. Ha grandi occhi le cui dimensioni sono accentuate dai cerchi di pelo nero che li circondano. Si riproduce tra giugno e agosto con una singola cucciolata. La dieta è composta da noci, semi, funghi, cortecce, insetti, uova di uccelli e nidiacei.
ISTRICE (Hystrix cristata) E’ un grosso roditore (peso: 10-15 Kg) dal corpo tozzo e coda breve e lunghezza testa - corpo di 50-70 cm. E’ specie inconfondibile per il corpo ricoperto da aculei bianchi e neri e collo coronato da una cresta di lunghe e rigide setole. La coda è ricoperta da brevi aculei a forma di tubi. Ha arti anteriori muniti di 4 dita ben sviluppate e unghie corte atte allo scavo. Ha parti superiori della testa, del collo e le spalle di colore bruno scuro, con setole biancastre sparse soprattutto sulla parte superiore del collo; le parti inferiori del corpo e i lati delle zampe sono nerastre. E’ specie preferenzialmente legata a zone a clima mediterraneo dove colonizza boschi e macchie, aree cespugliate, margini di coltivi, vallate torrentizie più o meno soleggiate in terreni aridi e rocciosi. Si rinviene dal livello del mare fino ad oltre i 1000 m (in particolari nelle regioni più meridionali). La specie scava tane in terreni argillosi, sabbiosi o tufacei, dove trascorre la maggior parte del giorno, emergendo nelle ore crepuscolari e not-
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turne. Si riproduce in primavera e dopo un periodo di gestazione non inferiore a 90 giorni, la femmina partorisce 1-4 piccoli (generalmente 1-2). Alla nascita i piccoli sono ben sviluppati, con occhi aperti e il corpo già rivestito di aculei. Entrambi i genitori si occupano della prole e difendono attivamente i giovani. I piccoli vengono allattati fino a 40 giorni; allo svezzamento segue un periodo nel quale i giovani stanno con i genitori, imparando a procurarsi il cibo. La maturità sessuale viene raggiunta all’incirca ad un anno. E’ specie vegetariana, che si nutre di radici, tuberi, cortecce, frutti caduti al suolo, piante coltivate. In Italia la specie sembra essere attualmente in aumento, probabilmente a causa dello spopolamento delle aree collinari appenniniche. Le principali cause di mortalità della specie sono il traffico stradale e il bracconaggio.
LEPRE COMUNE O EUROPEA (Lepus europaeus) La lepre comune è una specie diffusa, possiede orecchie lunghe e grandi, grandi e possenti zampe posteriori che le fanno raggiungere la velocità di 75 km all’ora per percorsi corti. A differenza del Coniglio, la sua coda è tenuta bassa durante la corsa e il posteriore non mostra così la macchia bianca; le orecchie hanno la punta nera. La loro attività ha luogo all’alba e al tramonto, ma possono essere attive sempre, soprattutto in primavera, durante il periodo riproduttivo. Segnali della loro presenza sono chiazze di erba schiacciata dove le lepri si riposano durante il giorno e allevano i cuccioli. Ha le dimensioni del corpo di 50-70 cm e coda di 7-10 cm. Si riproduce tra febbraio e ottobre con tre cucciolate fino a 4 piccoli . La dieta è composta da cereali, erbe da pascolo, felci e arbusti bassi, lembi di corteccia.
LUPO (Canis lupus) E’ specie dalla forma slanciate, e dalle dimensioni medio grandi, testa massiccia con muso allungato, orecchie relativamente grandi ed erette. Ha colorazione del mantello variabile, dal grigio pallido al marrone grigiastro. Il peso è molto variabile (fino a 70 Kg), ma in Italia in media è compreso tra i 25 e i 35 Kg con maschi più pesanti e massicci. La specie frequenta habitat vari, dalla tundra ai deserti, alle foreste di pianura e di montagna. In Italia la specie predilige le aree con densa copertura
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forestale collinari e montane. E’ specie con abitudini prevalentemente notturne, che vive in branchi composti da un numero variabile di individui (2-7 in Italia) dediti alle attività di caccia, di allevamento prole e di difesa del territorio. Si riproduce tra gennaio e febbraio; all’interno di un branco generalmente si accoppiano il maschio e la femmina dominanti. La gestazione dura circa 63 giorni e le femmine partoriscono da 1 a 5 cuccioli che pesano 400-450 grammi. Lo svezzamento avviene dopo 8 settimane e i giovani rimangono con i genitori almeno un anno. La maturità sessuale è raggiunta intorno al 22° mese. La specie ha alimentazione piuttosto varia che comprende prevalentemente ungulati selvatici (in prevalenza cinghiale e capriolo, ma anche cervo) e secondariamente domestici (in particolare ovini) con presenza di piccoli mammiferi, lepre, frutta, con proporzioni molto variabili secondo la disponibilità e la stagione. In Italia la specie ha subito, negli ultimi 20 anni, un incremento delle popolazioni (dai 100 individui di inizio anni ’70 alla stima dei 400-500 attuali) e di areale. Nonostante tale situazione la specie continua ad essere minacciata a causa dell’alto numero di individui abbattuti illegalmente (all’incirca il 15-20% della popolazione all’anno), dalla frammentazione dell’habitat e dal randagismo canino.
MARTORA (Martes martes) E’ specie dalle forme slanciate, lunghezza testa – corpo 40 – 51 cm, coda relativamente lunga (20-26 cm), muso lungo, orecchie rotonde ed emergenti dalla pelliccia, arti relativamente sviluppati e muniti di unghie robuste, peso di 1-2 Kg. Il colore dominante della pelliccia è bruno, tendente più o meno al nerastro o al giallastro; il muso e il mento sono scuri ed è presente una estesa macchia sulla gola che varia dal giallo pallido all’arancio smorto; tale carattere distingue la specie dalla congenere Faina che ha invece macchia golare bianca. I maschi sono più grandi delle femmine. E’ specie tipicamente forestale (foreste di conifere, miste e di latifoglie) diffusa fino a 2000 m, che evita gli spazi aperti se non per brevi spostamenti. E’ specie agile, arrampicatrice che utilizza sia rifugi arborei (nidi di corvidi o di scoiattoli, cavità arboree compresi nidi di picchi) che rifugi al livello del suolo (anfratti delle rocce, grosse radici di alberi). Si accoppia tra giugno ed agosto. Dopo circa 220-240 giorni di gestazione, la femmina, tra i mesi di marzo e maggio, partorisce 1-7 piccoli (in media 3). I piccoli aprono gli occhi il 2° giorno dopo il parto e vengono allattati e svezzati fino a circa 8-10 settimane, diventando completamente indipendenti intorno ai 6 mesi. La longevità registrata in natura è di 11 anni. E’ specie ad ampio spettro alimentare, predando diversi mammiferi, uccelli e loro uova, cibandosi anche di frutti e carogne. Ulteriori componenti della dieta sono anfibi, insetti, molluschi, anellidi e funghi. La specie può competere con la Faina, con la quale in parte condivide habitat e nicchia trofica. La specie, presente sempre con basse densità sul territorio, è minacciata dalla frammentazione, riduzione ed alterazione degli ambienti forestali, nonché dal prelievo da parte dell’uomo, in particolare in numerosi paesi europei.
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MOSCARDINO (Muscardinus avellanarius) E’ uno dei più piccoli mammiferi italiani. Ha lunghezza testa – corpo di 6090 mm e coda di 55-77 mm e peso di 15-40 grammi. Ha occhi neri sporgenti, orecchie piccole e colore del manto rosso arancio sul dorso e bianco crema sul ventre. Ha dita munite di cuscinetti plantari e coda parzialmente prensile, adattamenti che gli consentono di aderire su ogni tipo di substrato. E’ specie tipica di ambienti forestali (di latifoglie, misti o di conifere) caratterizzati dalla presenza di uno stato arbustivo denso e vario e delle zone ecotonali ai margini dei boschi e diffusa dal livello del mare fino a circa 1500 m. Le densità della specie, salvo rare eccezioni, non superano i 5-8 esemplari adulti per ettaro e, dove gli habitat sono frammentati, le popolazioni possono essere anche molto piccole. In natura si riproduce una volta l’anno da maggio a settembre. La gestazione dura 22-24 giorni. Le nidiate sono composte da 2-7 piccoli (mediamente 4) ciechi fino ai 15-16 giorni che vengono svezzati fino alle 6-8 settimane di vita e restano con la madre fino a circa 10 settimane. La maturità sessuale è raggiunta a un anno di vita. La massima longevità registrata in natura per la specie è 4 anni. Ha alimentazione prevalentemente vegetariana basata su componenti altamente nutrienti quali fiori e frutti, ma si nutre anche di insetti reperendoli quasi esclusivamente sulla vegetazione arbustiva ed arborea. La specie viene predata da rettili, mammiferi carnivori e occasionalmente da rapaci notturni, corvidi e scoiattoli. E’ specie minacciata dalla distruzione ed alterazione del bosco in particolare dello strato arbustivo, nonché dalla generale frammentazione dell’habitat che la espone, data la sua scarsa mobilità, a rischio di estinzione locale.
NOTTOLA GIGANTE (Nyctalus lasiopterus) E’ il più grande chirottero europeo con lunghezza testa – corpo di 84-104 mm, coda di 55-65 mm, avambraccio di 63-79 ed apertura alare che può raggiungere i 460 mm. Ha colorazione della pelliccia marrone dorata ed è simile alla Nottola comune, da cui se ne distingue per le dimensioni nettamente maggiori. Come gli altri rappresentanti del genere, è caratterizzata da muso breve, orecchie piccole e arrotondate e trago (prominenza posta subito dinanzi all’apertura del padiglione auricolare) molto corto ed a forma di rene. E’ specie scarsamente nota nei vari aspetti biologici ed ecologici. E’ specie tipicamente forestale che è per lo più legata alle cavità degli alberi sia per la riproduzione che per lo svernamento e può spingersi sin verso i 2000 m. Gli accoppiamenti hanno luogo tra settembre ed ottobre; verso la fine del giugno successivo la femmina partorisce 1-2 piccoli dal peso di 3-8 grammi. A circa 40 giorni dalla nascita il piccolo è atto al volo. Le femmine sono sessualmente già mature al 1° anno di vita. La longevità potrebbe superare i 6 anni.
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Si alimenta di insetti, e da quanto è noto di sicuro di coleotteri e falene. E’ specie tendenzialmente gregaria e può associarsi ad altri vespertilionidi (soprattutto la Nottola comune). E’ specie migratrice. I fattori di minaccia più importanti per la specie sono rappresentati dall’alterazione e scomparsa delle aree boscate e dal taglio dei vecchi alberi cavi.
POIANA COMUNE (Buteo buteo) La poiana è un uccello da preda tipico dell’Europa. Ha una lunghezza tipica tra i 51 e i 57 cm con una apertura alare dai 110 ai 130 cm, rendendolo un predatore di medie dimensioni. Vive nei boschi, ma di solito caccia in territori aperti. Mangia soprattutto piccoli mammiferi e, talvolta, carogne di animali. Generalmente non si spostano in stormi ma possono essere visti insieme durante una migrazione o in un buon habitat. Questo rapace dalle ali ampie ha un piumaggio assai vario e in Europa può essere confuso con il simile falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) e con la poiana calzata (Buteo lagopus). La poiana costituisce un solo nido sugli alberi e su rocce isolate. La femmina depone solitamente 2 o 3 (più raramente 1 o 4 ) uova nel nido tra marzo e maggio. La colorazione delle uova è bianca con macchiettature grigie o brune. La cova dura solitamente 34 giorni e si alternano sia i maschi che le femmine. I piccoli restano nel nido per i successivi 40-50 giorni. La sua gamma copre la maggior parte dell’Europa e si estende in Asia. Vive in tutte le parti tranne che nelle parti più fredde del suo territorio.
PUZZOLA (Mustela putorius) E’ specie dalle forme moderatamente slanciate, lunghezza testa – corpo 32-45 cm, testa appiattita, muso largo, occhi piccoli, orecchie basse e rotonde, coda lunga (12-19 cm) e peso di 500-1000 grammi. Ha colorazione della pelliccia bruno nerastro con maschera facciale bianca e nera. I maschi sono più pesanti e più lunghi delle femmine. E’ specie che vive in ambienti molto diversi, dagli ambienti umidi, che predilige, alle aree montane forestali e a quelle agri-
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cole, fino ad ambienti antropizzati. Di abitudini prevalente notturne, nelle ore diurne si rifugia spesso in tane del terreno o nella fitta vegetazione. Si accoppia, una volta l’anno, in marzo – giugno. La femmina, dopo circa 42 giorni di gestazione, partorisce nella tana 2-12 piccoli (di solito 3-7). I piccoli aprono gli occhi a circa un mese di vita e vengono allattati per circa 4-5 settimane e raggiungono l’indipendenza a 2-3 mesi di età. La maturità sessuale è raggiunta al termine del 1°anno. La longevità registrata in natura è di 4-5 anni. Ha dieta fondamentalmente carnivora, generalista, che include una grande varietà di animali quali roditori, lepri e conigli, anfibi, uccelli ed in minor misura carogne, rettili, pesci, anellidi, molluschi ed insetti. E’ predata occasionalmente dall’Aquila reale e da grossi rapaci notturni. E’ specie minacciata dalle alterazioni ambientali (deforestazione, bonifica di zone umide, canalizzazione di corpi idrici) e dal bracconaggio e presente generalmente con basse densità sul territorio, anche dipendenti dalla locale disponibilità di risorse trofiche e in probabile decremento rispetto al passato. Infine la presenza di popolazioni rinselvatichite di Furetto rappresenta una potenziale minaccia alla sua conservazione, per il rischio di inquinamento genetico.
QUERCINO (Eliomys quercinus) Il notturno Quercino, agile arrampicatore, è meno arboricolo rispetto agli altri ghiri e si riproduce in cavità, tra le rocce e nei muri. Le sue parti superiori marrone-rossiccio contrastano con le inferiori bianche; possiede una caratteristica mascherina nera sul muso. La coda lunga e pelosa ha la punta bianca e nera e le orecchie sono prominenti. Il corpo è lungo 10-17 cm e la coda 9-15 cm. Si riproduce con una o due cucciolate di 4-6 piccoli tra maggio e agosto. In gran parte vegetariano la sua dieta è composta da gemme, germogli, frutti e noci e talvolta invertebrati.
RICCIO EUROPEO (Erinaceus europaeus) E’ specie con lunghezza testa – corpo 20-30 cm, coda lunga 1-4 cm, rivestita da aculei protettivi lunghi fino s 3 cm con zampe corte e scure. I ricci sono animali comuni in gran parte dell’Europa, che hanno colonizzato persino le maggiori città. Si riproduce atra giugno e settembre con una o due cucciolate fino a sei piccoli. La dieta è composta da lombrichi, lumache, coleotteri e altri invertebrati, uova di uccelli e pulcini, carogne, materiale vegetale e funghi.
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SCOIATTOLO (Sciurus vulgaris meridionalis) Specie con grande variabilità nella maggior parte del suo areale lo Scoiattolo può essere di vari colori dal rossi, attraverso tutte le sfumature del marrone, al nero, anche se le parti inferiori sono sempre bianche. In inverno, tutte le variazioni assumono un aspetto più grigiastro e si sviluppano prominenti ciuffi auricolari. Gli scoiattoli sono molto agili e passano gran parte del loro tempo tra i rami degli alberi, dove la lunga coda pelosa è usata come organo per l’equilibrio. Tuttavia una certa quantità di cibo è presa a terra, dose essi si muovono con leggeri saltelli. E’ una specie lunga 18-25 cm e coda 20-24 cm. Si riproduce con una o due cucciolate di 3-5 piccoli tra marzo e settembre. La sua dieta è composta da semi, germogli, radici, funghi uova di uccelli e nidiacei.
SPARVIERE (Accipiter nisus) Corpo snello, testa piccola, becco elegante e adunco, tarsi alti e sottili come le dita munite di forti unghie, sono i caratteri propri dello sparviere eurasiatico dal punto di vista della struttura. In lunghezza supera i trenta centimetri, oltre dieci dei quali fanno parte della coda; ciascuna ala è di circa sedici centimetri, e la loro apertura supera i sessanta. Nella femmina, queste misure sono largamente superate: essa è infatti di almeno sei centimetri più lunga, e la sua apertura alare sopravanza quella del maschio di oltre dieci centimetri. L’abito degli individui adulti è cinerino scuro nelle parti superiori, bianco con linee ondulate e striature rosso-ruggine nelle inferiori; la coda è segnata da cinque o sei fasce nere ed ha l’estremità bianca. Il becco è azzurro; la cera, i piedi e gli occhi sono gialli. I giovani sono superiormente grigi e inferiormente bianchi: sulla gola e sulla parte anteriore del collo presentano delle striature longitudinali, mentre il ventre e le cosce sono segnati da macchie trasversali. Lo sparviere è diffuso in quasi tutta Europa, eccezion fatta per i Paesi più meridionali, come ad esempio l’Italia, nei quali è uccello di passo, ed abita pure da stazionario la maggior parte dell’Asia centrale. Il nido dello sparviere si trova di solito fra le macchie, sempre ben nascosto e a non grande altezza dal suolo: è formato di ramoscelli secchi, che diventano sempre più fini man mano che si procede verso l’interno, tappezzato con le piume della femmina. Le uova sono in numero variabile da tre a cinque, di media grandezza, a guscio grosso, e normalmente sparse di punte e macchie sul fondo bianco, grigiastro o verdiccio.
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TASSO (Meles meles) I tassi sono soprattutto notturni e quindi si incontrano raramente. La strisce facciali sono peculiari e molto visibili alla luce crepuscolare. Ha una corporatura robusta e tozza, lungo 67-80 cm e coda 12-18 cm e ha una piccola testa appuntita e collo corto che si allarga in un corpo robusto, con zampe corte e forti e piccola coda. Si riproduce con una singola cucciolata di 2-4 piccoli tra gennaio e marzo. Animale onnivoro si nutre prevalentemente di lombrichi, insetti, piccoli mammiferi, anfibi, bulbi, cereali e carogne.
TOPORAGNO COMUNE (Sorex araneus) Il toporagno comune è un animale piccolo, attivo e riservato, con muso allungato dalle lunghe vibrisse sensoriali. La pelliccia degli adulti è di tre colori: marrone sul dorso, color panna sulle parti inferiori e nocciola lungo i fianchi. Al contrario i giovani presentano una colorazione dei fianchi meno netta e in generale un aspetto più chiaro e una coda folta con ciuffi di peli ispidi. I Toporagni comuni sono attivi sia di giorno che di notte, per via del metabolismo; il che significa che, ogni giorno, consumano cibo in quantità superiore al 90% del peso corporeo. Ha un corpo lungo 5,5-9 cm e una coda 3-6 cm. Si riproduce fino a quattro cucciolate tra aprile e agosto di 6-7 piccoli. La dieta è composta da vermi, lumache, acari, ragni, coleotteri, piccoli invertebrati e semi.
VOLPE (Vulpes vulpes) La volpe rossa è il carnivoro più abbondante e diffuso a livello mondiale; è generalmente rosso-marrone, anche se il suo colore può variare dal giallo sabbia a marrone scuro. Le parti inferiori sono in genere bianche o chiare, come la punta della sua lunga e folta coda. Le parti più basse delle zampe e il retro delle orecchie diritte e triangolari sono nerastri. Soprattutto notturna e crepuscolare, ha un corpo lungo 55-90 cm e una coda 30-45 cm. Si riproduce con una singola cucciolata di 4-5 cuccioli tra marzo e maggio. Specie praticamente onnivora si nutre prevalentemente di conigli, roditori, ricci, uccelli e loro uova, coleotteri, vermi e altri invertebrati, granchi, frutta e bacche, carogne e rifiuti alimentari.
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Due belle Orchidee a foglie larghe (Dactylorhiza latifolia L.) tra le rocce della Serra Le Spine.
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Foto di G. Braschi
60 Dai tipi I.G.M. - Foglio n. 522 - Senise - (Autorizzazione richiesta)
Sentiero del Bosco Vaccarizzo a cura di Giorgio Braschi Attrezzatura consigliata: scarpe alte e robuste e abbigliamento adatto alla stagione prescelta. Zainetto leggero con borraccia per acqua o bibite, binocolo e macchina fotografica con funzione macro per fotografare fiori e insetti. Stagioni ideali: primavera per le fioriture e autunno per i colori e la limpidezza dell’aria che permette di apprezzare meglio gli aperti panorami. Parcheggiata l’auto nei pressi del Rifugio Forestale, ci incamminiamo lungo la stradella che risale verso ponente nel bosco. Cerri, faggi e aceri ci fanno ombra in questo tratto iniziale. Dopo qualche centinaio di metri incontriamo a sinistra una stradella che dopo circa centocinquanta metri ci porta al passo sullo spartiacque tra la valle del Fiumitello e quella del Serrapotamo; qui inizia la parte più bella e panoramica del percorso. Il sentiero risale lungo la cresta spartiacque, costeggiando il margine occidentale del Bosco Vaccarizzo. Il panorama, amplissimo e luminoso, si apre sulla sottostante valle del Fiumitello fino al M. Alpi, che svetta più a Nord. Dalla parte opposta, verso oriente, il lussureggiante Bosco Vaccarizzo comincia a mostrare tutta la sua estensione, mentre più in fondo biancheggiano le case di Carbone. Grandi cespugli di agrifoglio dal fogliame lucente ci accompagnano lungo la cresta, che continua a salire per circa mezzo chilometro fino al cocuzzolo di quota m 1998. Il prato è colorato dalle fioriture di anemoni, margheritine bianche e orchidee selvatiche di diverse specie; splendidi faggi stranamente contorti, veri e propri monumenti naturali, alzano i rami di un curioso Quando partite in escursione lasciate detto colore rossiccio lungo la breve sempre a parenti, amici o gestore del rifugio la discesa al passo sottostante. meta e l’itinerario previsto, in modo che possaAl passo termina il bosco e il sentiero continua a seguire la cresta spartiacque, circondato soltanto da folte praterie stupendamente fiorite in primavera.
no dare l’allarme in caso di ritardo eccessivo.
IN CASO DI INCIDENTE... chiama ai seguenti numeri:
118 / 349.18.60.842
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Il tratto di strada che si percorre prima di rientrare nel bosco scendendo dalla Serra Le Spine, visto dal passo che precede la salita alla serra. Foto di G. Braschi
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Lungo questo tratto scoperto è facile osservare il caratteristico volo dei rapaci, soprattutto falchetti e grosse poiane. Passiamo accanto ad un piccolo gruppo di faggi nani, quasi dei bonsai naturali, prima di affrontare l’ultima salita che ci porta sulla panoramica vetta di Serra La Spina, alla quota di 1274 m, la più alta di tutto il percorso. Da qui la vista è superba: si domina tutto il sottostante Bosco Vaccarizzo e lo sguardo spazia fino alle cime del Massiccio del Pollino, ancora innevate in primavera. Dalla vetta scendiamo, sempre proseguendo lungo la cresta, alla sella successiva, dove pieghiamo sulla destra e in poche decine di metri raggiungiamo la strada; poco più avanti incontriamo una piccola fontana in pietra dall’acqua freschissima, ideale per rinfrescarci. Il percorso ora segue la strada, fino a tornare al Rifugio Forestale. Dopo qualche centinaio di metri la strada entra nel bosco; si cammina all’ombra di grandi faggi da cui pendono i caratteristici festoni di liane della vitalba. L’ambiente è molto interessante per la gran varietà di specie forestali presenti; pruni, peri e pomi selvatici mostrano in primavera i loro fiori, ogni tanto appare il robusto tronco avvinto dall’edera di qualche faggio monumentale che svetta verso il cielo. Al sole luccicano gli aghi di radi abeti bianchi e il coriaceo fogliame degli austeri agrifogli, mentre biancheggiano i tenui colori delle fioriture dei biancospini e delle rose selvatiche. In breve raggiungiamo il Rifugio Forestale dove termina la nostra bella camminata.
La bella fontanina che si incontra appena scesi dalla Serra Le Spine sulla strada forestale.
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Foto di G. Braschi
Il passo che precede la Serra Le Spine, visto dal sentiero che risale verso la serra. Si vede il nucleo di Faggi monumentali piÚ bello dell’intero percorso. Foto di G. Braschi
L’ultimo tratto di percorso prima di tornre sulla stradella forestale.
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Foto di G. Braschi
Elenco alfabetico delle specie in repertorio Alberi, arbusti e specie erbacee Abies alba Acer campestre Acer lobelii Acer obtusatum Ajuga reptans Allium triquetrum Alnus cordata Anemone nemorosa Aquilegia vulgaris Aremonia agrimonoides Arum italicum Arum maculatum Brachypodium silvaticum Cardamine bulbifera Cardamine greca Carpinus betulus Carpinus orientalis Chaerophyllum sp. Clematis vitalba Cornus sanguinea Corylus avellana Crataegus monogyna Crataegus oxyacantha Cyclamen hederifolium Daphne laureola Digitalis micrantha Doronicum orientale Dryopteris filix-mas Euonimus latifolius Euphorbia amygdaloides Fagus sylvatica Festuca drymeia Fragaria vesca Fraxinus ornus Galium odoratum Geranium nodosum Geranium robertianum Geum urbanum Hedera helix Helianthemum nummularium
ABETE BIANCO ACERO CAMPESTRE ACERO DI LOBELIUS ACERO FICO BUGULA, ERBA DI S. LORENZO, CONSOLIDA AGLIO TRIQUETO ONTANO NAPOLETANO ANEMONE BIANCA AQUILEGIA COMUNE AGRIMONIA DELLE FAGGETE GIGARO CHIARO, ERBA BISCIA, PAN DI SERPE GIGARO SCURO PALÉO SILVESTRE DENTARIA MINORE, DENTARIA BULBIFERA BILLERI GRECO CARPINO BIANCO CARPINO ORIENTALE CERFOGLIO VITALBA SANGUINELLA NOCCIOLO BIANCOSPINO COMUNE BIANCOSPINO SELVATICO CICLAMINO NAPOLETANO, PAMPORCINO LAURELLA DIGITALE APPENNINICA DORONICO ORIENTALE FELCE MASCHIO FUSARIA MAGGIORE EUFORBIA DELLE FAGGETE FAGGIO FESTUCA DEI QUERCETI FRAGOLA COMUNE ORNIELLO CAGLIO ODOROSO, ASPERULA ODORATA, STELLINA GERANIO NODOSO GERANIO DI SAN ROBERTO CARIOFILLATA COMUNE EDERA ELIANTEMO MAGGIORE
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Helleborus foetidus Hieracium sylvaticum Hypericum perforatum Ilex aquifolium Laburnum anagyroides Lamium flexuosum Lathyrus aphaca Lathyrus sphaericus Lathyrus venetus Ligustrum vulgare Lonicera caprifolium Lonicera implexa Luzula silvestrys Luzula sylvatica Malus sylvestris Mercurialis perennis Mycelis muralis Myosotis sylvatica Orchis morio Orchis sambucina Ostrya carpinifolia Platanthera sp. Poa bulbosa var. vivipara Populus tremula Primula acaulis Prunus cocomilia Prunus spinosa Pulmonaria saccharata Pyrus pyraster Quercus cerris Quercus pubescens Ranunculus bulbosus subsp.aleae Ruscus aculeatus Ruscus aculeatus Salix caprea Sambucus nigra Sanicula europea Silene italica Sorbus domestica Sorbus torminalis Spartium junceum Stellaria nemorum Symphytum tuberosum Tamus communis Tilia cordata Trifolium pratense Urtica dioica
ELLEBORO, ELLEBORO PUZZOLENTE SPARVIERE DEI BOSCHI IPERICO, ERBA DI S. GIOVANNI AGRIFOGLIO MAGGIOCIONDOLO FALSA ORTICA FLESSUOSA CICERCHIA BASTARDA, MAJORELLA, FIOR-GALLETTO CICERCHIA SFERICA CICERCHIA VENETA LIGUSTRO CAPRIFOGLIO CAPRIFOGLIO MEDITERRANEO ERBA LUCCIOLA ERBA LUCCIOLA A FOGLIE LARGHE MELO SELVATICO MERCORELLA BASTARDA LATTUGA DEI BOSCHI NONTISCORDARDIMÉ DEI BOSCHI ORCHIDE MINORE, GIGLIO CAPRINO ORCHIDE SAMBUCINA CARPINO NERO PLATANTERA FIENAROLA BULBOSA PIOPPO TREMULO PRIMULA COMUNE, PRIMAVERA COCUMILIO PRUGNO SPINOSO POLMONARIA CHIAZZATA PERASTRO CERRO ROVERELLA RANUNCOLO BULBOSO PUNGITOPO RUSCOLO, PUNGITOPO SALICONE SAMBUCO ERBA FRAGOLINA SILENE ITALIANA SORBO COMUNE SORBO SELVATICO GINESTRA CENTOCCHIO DEI BOSCHI CONSOLIDA FEMMINA TAMARO, CERASIOLA, VITE NERA TIGLIO SELVATICO TRIFOGLIO PRATENSE,T. VIOLETTO ORTICA COMUNE
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Veronica chamaedrys Vicia cracca Viola pseudogracilis Viola reichembachiana Viscum album ssp. Abietis (*)
VERONICA COMUNE VECCIA MONTANINA VIOLA SALERNITANA VIOLA SILVESTRE VISCHIO COMUNE
Funghi Agrocybe cylindracea Amanita caesarea Boletus aereus Boletus edulis Cantharellus cibarius Clavaria aurea Clitocybe infundibuliformis Clitocybe odora Fistulina hepatica actarius deliciosus Lepiota procera Lyophyllum aggregatum Pleurotus eryngii Pleurotus ostreatus Psalliota campestris Tuber albidum Pico Tuber Brumale Tuber Magnatum Pico
PIOPPARELLO OVULO BUONO PORCINO NERO PORCINO GALLINACCIO DITOLA AURATA IMBUTINO AGARICO FRAGRANTE LINGUA DI BUE AGARICO DELIZIOSO MAZZA DI TAMBURO FUNGO DEI CEPPI CARDONCELLO ORECCHIETTA PRATAIOLO TARTUFO BIANCHETTO TARTUFO NERO D’INVERNO TARTUFO BIANCO
Fauna Accipiter nisus Anguis fragilis Bombina variegata Bufo bufo Buteo buteo Canis lupus Certhia familiaris Clethrionomys glareolus Colomba palumbus Coronella austriaca Corvus corax Cuculus canorus Dendrocopos major Dendrocopos minor
SPARVIERE ORBETTINO ULULONE DAL VENTRE GIALLO ROSPO COMUNE POIANA LUPO RAMPICHINO ALPESTRE ARVICOLA ROSSASTRA O DEI BOSCHI COLOMBACCIO COLUBRO LISCIO CORVO IMPERIALE CUCULO PICCHIO ROSSO MAGGIORE PICCHIO ROSSO MINORE
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Dalla parte alta del sentiero, sulla Serra Le Spine, si domina tutto il Bosco Vaccarizzo. In primavera i prati sono adornati dalle fioriture di belle orchidacee (a sinistra). (Foto di G. Braschi)
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Dryocopus martius Eliomys quercinus Emys orbicularis Erinaceus europaeus Erithacus rubecula Felis silvestris Fringilla coelebs Glis glis Hyla intermedia Hystrix cristata Lepus europaeus Martes foina Martes martes Meles meles Muscardinus avellanarius Mustela nivalis Mustela putorius Neomys anomalus Nyctalus lasiopterus Parus ater Parus major Parus palustris Phylloscopus collybita Phylloscopus sibilatrix Podarcis muralis Pyrrhula pyrrhula Rana dalmatina Rana italica Regulus regulus Salamandra salamandra Salamandrina terdigitata Sciurus vulgaris meridionalis Sitta europeas Sorex araneus Sorex minutus Strix aluco Sus scrofa Sylvia atricapilla Triturus italicus Turdus philomelos Turdus viscivorus Vipera aspis Vulpes vulpes
PICCHIO NERO QUERCINO TESTUGGINE D’ACQUA RICCIO EUROPEO PETTIROSSO GATTO SELVATICO FRINGUELLO GHIRO RAGANELLA ITALIANA ISTRICE LEPRE COMUNE O EUROPEA FAINA MARTORA TASSO MOSCARDINO DONNOLA PUZZOLA TOPO RAGNO ACQUATICO DI MILLER NOTTOLA GIGANTE CINCIA MORA CINCIALLEGRA CINCIA BIGIA LUÌ PICCOLO LUÌ VERDE LUCERTOLA MURAIOLA CIUFFOLOTTO RANA AGILE RANA ITALICA REGOLO COMUNE SALAMANDRA PEZZATA SALAMANDRINA DAGLI OCCHIALI SCOIATTOLO PICCHIO MURATORE TOPO RAGNO COMUNE TOPORAGNO NANO ALLOCCO CINGHIALE CAPINERA TRITONE ITALIANO TORDO BOTTACCIO TORDELA VIPERA COMUNE VOLPE
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Uno splendido esemplare di Orchide maschia (Orchis mascula L.) sul prato della Serra Le Spine.
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Foto di G. Braschi
Glossario Achenio: frutto secco, indeiscente, ossia che a maturazione non si apre spontaneamente per disperdere il seme che vi è contenuto. Aculeato: organo o sua parte che porta uno o più aculei. Albero: pianta legnosa alta almeno 5m, tronco generalmente ramificato soltanto in alto a formare l’impalcatura della chioma. Alcaloide: composto organico contenente azoto prodotto soprattutto dalle piante a fiore e fisiologicamente attivo nei vertebrati, presentando proprietà medicinali o tossiche. Alveolo: depressione cavitaria della superficie di qualsiasi organo. Amento: infiorescenza simile a una spiga pendula, composta da piccoli fiori appressati. Apicale: si dice di un organo o un’appendice che è situato all’apice. Arboricolo: mammifero che vive esclusivamente o principalmente sugli alberi. Arbusto: pianta a fusto e rami legnosi, di dimensioni limitate (alta almeno 5 m), ramificata fino dalla base e con aspetto cespuglioso. Ascella: angolo di unione di una foglia o del suo picciolo con il ramo. Asco: involucro a sacco contente le spore. Bacca: frutto carnoso tondeggiante, contenente diversi semi. Baccello: frutto secco composto da un carpello che si apre lungo una sutura su entrambi i lati. Brattea: organo simile a foglia o squama dalla cui ascella prendono origine i fiori. Bulbo: organo sotterraneo formato da scaglie o tuniche carnose o membranose con funzione di nutrimento e protezione per la gemma vegetativa che si trova all’interno. Bulbosità: vedi bulbo. Caducifolia: pianta che perde le foglie in autunno; ossia che in inverno entra in uno stato di riposo vegetativo. Caduco: vedi deciduo. Capolino: infiorescenza semplice indefinita, caratterizzata da un insieme di fiori in spighe molto dense disposti su un ingrossamento a forma globosa del peduncolo. Capsula: frutto secco deiscente formato da più carpelli che a maturità si apre lasciando uscire i semi contenuti all’interno. Carpoforo: o corpo fruttifero, può essere considerato come una sorta di “frutto” dei funghi. Cenosi: comunità animale o vegetale. Cespuglio: pianta legnosa di modeste dimensioni, che presenta molti fusti riuniti e abbondantemente ramificati fin dalla base.
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Chirotteri: ordine di mammiferi placentati comunemente noti come pipistrelli. Cladodi: rami modificati con funzione clorofilliana e con aspetto di foglie. Coleotteri: ordine della classe degli Insetti, generalmente alati e a metamorfosi completa. Columbidi: uccelli di medie dimensioni con becco la cui parte basale è ricoperta da pelle soffice che coinvolge le narici Conifera: pianta che porta coni, infruttescenze più comunemente chiamate pigne e scientificamente col nome di strobili. Cono: frutto delle conifere, composto da numerose scaglie legnose che si sovrappongono. Anche strobilo o pigna. Cordato: a forma di cuore. Di solito è riferito alla base delle foglie. Corimbo: infiorescenza composta da fiori disposti sullo stesso piano, ma con peduncoli che partono da livelli diversi. Cuticola: ultimo strato, molto sottile, esterno, di cellule epidermiche delle piante erbacee. Deciduo: o caduco, organo che cade dopo aver assolto alla propria funzione. Termine usato comunemente per le foglie. Deiscente: frutto che si apre per permettere la fuoriuscita dei semi. Dioica: si dice di specie nella quale i fiori maschili e femminili si trovano su piante differenti. Drupa: frutto carnoso, con polpa succosa e nocciolo legnoso contenente i semi. Endemico: caratteristico di una regione. Epigeo: in botanica, di una pianta o di una sua parte: che cresce fuori dal terreno; in zool., di animale: che vive sulla superficie del suolo. Ermafrodita: organismo dotato di organi riproduttori sia maschili che femminili. Faggiole: frutti del faggio formati da due noci racchiuse in una cupola a quattro valve Fitofago: un organismo che ha un rapporto trofico unilaterale a spese dei vegetali, ai quali crea un danno più o meno grave. Glabro: privo di peli. Gleba: polpa interna carnosa e compatta. Habitat: ambiente dove una specie trova le condizioni idonee per la crescita. Ifa: filamento composto da cellule fungine Imparipennata: foglia composta formata da un numero dispari di foglione. Infiorescenza: indica la disposizione dei fiori sulla pianta. È costante per ogni specie. Ipogeo: di specie che si sviluppa sottoterra Lacinia: incisione più o meno profonda in un petalo o in una foglia. Lamella: sono sottili lamine disposte a coltello, a raggiera, sotto il cappello dei funghi. Lamina: si intende il corpo della foglia.
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Lanceolata: lamina fogliare a forma di ferro di lancia. Latifoglia: pianta che possiede foglie larghe, in contrapposizione alle aghifoglie. Lattice: emulsione di aspetto lattiginoso e consistenza collosa, generalmente di colore bianco, che si trova in determinate cellule (i laticiferi) di numerose piante superiori e in alcuni funghi. Lenticelle: formazioni rotondeggianti situate sulla corteccia dei tronchi e dei rami, per lo scambio di gas tra la pianta e l’atmosfera. Liane: piante legnose volubili e rampicanti, i cui lunghissimi rami rendono impenetrabili certe foreste. Licheni: particolare associazione simbiontica tra un Fungo ed un’Alga. Macchia: associazione vegetale composta da arbusti piuttosto alti. Mesofila: pianta legata a condizioni climatiche medie, senza eccessi. Micelio: l’insieme delle ife che compongono il complesso vegetativo dei funghi Micorriza: complesso formato dall’unione delle ife con la radice della pianta. Monoica: si dice di pianta che porta fiori sia maschili sia femminili. Mustelidi: famiglia di mammiferi appartenenti all’ordine dei Carnivori.. Nocciola: vedi noce Noce: frutto secco indeiscente dotato generalmente di un involucro duro racchiudente un seme. Ob-: prefisso che significa rovesciato. Obovata: dicesi di una foglia quasi ovale, ma più larga nella parte superiore con una forma che ricorda quella di un uovo rovesciato. Pannocchia: infiorescenza composta con base allargata e ristretta verso l’apice. Pericarpo: strato esterno del frutto, che deriva dalla maturazione delle pareti dell’ovario; può essere carnoso o secco e si suddivide in esocarpo (esterno), mesocarpo (mediano), endocarpo (interno). Peridio: buccia esterna con funzioni protettive verso batteri e funghi Picciolate: munite di picciolo. Picciolo: struttura assile, di forma cilindrica, che sostiene la lamina fogliare e che collega la stessa al fusto. Pistillo: struttura riproduttiva “femminile” costituita da uno o più elementi fertili, fusi tra loro, detti carpelli o macrosporofilli. Pomo: frutto carnoso con scorza coriacea o ispessita ed endocarpo cartaceo con parecchi semi. Portamento: aspetto caratteristico generale che assume una pianta. Portinnesto: parte inferiore di una pianta moltiplicata con la tecnica dell’innesto. Racemo: fiori peduncolati portati singoli lungo l’asse centrale. Resiniferi: vegetali od organi che producono resina. Samara: frutto secco indeiscente munito di ala più o meno consistente che favorisce il trasporto dei semi a opera del vento.
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Sempreverde: quando la sostituzione delle foglie avviene gradualmente in modo che la pianta non rimane mai spoglia. Sessili: foglie o fiori, privi di picciolo. Simbiosi: associazione tra individui di specie diverse che vivono in stretta relazione con reciproco vantaggio. Sporocarpo: il frutto ovvero il tartufo propriamente detto Squame: foglie speciali a funzione protettiva (catafilli). Sono conformati in modo da corrispondere a necessità della pianta. che ne è dotata e possono essere dure e curiose (perule) nelle gemme, turgide e delicate negli Asparagi, carnose nei bulbi (Lilium). Stomi: aperture microscopiche disposte su tutte le parti erbacee delle piante e più specialmente sulle foglie. Hanno la funzione di mantenere lo scambio gassoso con l’esterno e possono essere acquiferi e aeriferi. Strobili: vedi cono. Termofila: pianta legata a condizioni di temperatura elevata.
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Bruno Niola Educatore ambientale e Guida Ufficiale del Parco, vive e opera a Chiaromonte (PZ), dove ha aperto il primo Centro Visite del Parco del Pollino e ha creato il Centro di Educazione Ambientale Pollino - Basilicata. Scrive articoli e pubblicazioni sul Parco Nazionale del Pollino.
La realizzazione di questo volume è stata resa possibile da un cofinanziamento Leader +
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