ANNO XIV NUM. 3
Periodico di Cultura - Tradizioni e Informazione Poste Italiane SpA, sped. in abb. postal e - D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 DCB - Roma Tassa riscossa - Taxe Percue - Roma - Italy Distribuzione gratui ta
AUTUNNO
2008
La Voce di Buccino in sella all’asino rinsalda il legame tra le associazioni dei Buccinesi d’Argentina e nel Mondo Il 9 agosto a Buccino la IV Edizione del PREMIO BUCCINESE NEL MONDO Servizio a pagg. 8-9
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Diario di bordo Settembre dell’A.D. 2008 La Voce di Buccino, questa minuta caravella di carta continua il suo viaggio. Negli ultimi giorni il tempo segna calma piatta e la fa veleggiare ancora nei tranquilli mari del sud. A giorni risalirà la costa tirrenica e approderà alla foce del Tevere per risalire fino al centro di Roma. Ma ai primi di agosto, mentre stavamo risalendo il Sele-Tanagro, fulmini e saette sono stati lanciati dal colle volceiano tanto da mettere a rischio la navigazione. Solo la maestrìa di Mario, il nostro nostromo, e grazie al lasciapassare di due viaggiatori accreditati come Costantino e Rosetta ci è stato possibile approdare a Ponte San Cono e raggiungere Buccino, per svolgere la IV edizione del Premio Buccinese dell’anno ( vedi servizio all’interno). Nell’ A.D. 2008 facciamo parte dell’Europa unita, abbiamo la moneta unica, milioni di extracomunitari chiedono di essere equiparati ai cittadini italiani, eppure, noi che pensiamo di avere i titoli per essere considerati cittadini buccinesi, non riusciamo ad avere questo riconoscimento. E perché succede tutto ciò? Non vogliamo rinunciare alla nostra libertà. Diceva Leo Longanesi: “Non è la libertà che manca. Mancano gli uomini liberi”. A Buccino purtroppo non c’è cittadinanza per gli uomini liberi. Ho un unico torto, quello di non aver chiesto l’iscrizione al partito del potere. Mi viene da pensare che ancora molta strada c’è da percorrere affinchè Buccino diventi un paese libero. Perchè tanto pessimismo da parte mia? Mi vengono in aiuto gli scritti del nostro concittadino Antonio Nitto, che inizio a pubblicare in questo numero. Dopo cinquant’anni le sue analisi su Buccino e sul mezzogiorno sono attualissime. Gli ever-green politici locali si riciclano ma il paese continua il suo inarrestabile declino. Miliardi di miliardi sono piovuti sul cielo volceiano e continuano a cadere ma per la stragrande maggioranza dei giovani non c’è futuro a casa loro. Molti devono prendere la valigia e partire,se vogliono costruirsi una speranza di vita. Questa è la realtà che riporto su La Voce di Buccino.
La Voce di Buccino - Autunno 2008 Invece, su Cronache del Mezzogiorno del 15 agosto è uscito un articolo-peana sull’amministrazione comunale di Buccino. Il titolo era “ Riconoscimenti per i buccinesi emigranti”. Un “ attestato di benemerenza” a Rosa e Costantino Conte. Qualche lettore poteva pensare al premio Buccinese dell’anno assegnato dalla nostra Associazione il 9 agosto nell’ aula consiliare del Comune di Buccino. No! Si trattava invece di una identica manifestazione organizzata dall’Amministrazione Comunale solo 3 giorni dopo. Una grave motivazione avrà spinto gli Amministratori di Buccino a fare una “festa” separata ai coniugi Conte. Nel leggere l’articolo rileviamo che il Sindaco Via: “ ha sottolineato la valenza di tale manifestazione tesa soprattutto a far conoscere, ai Buccinesi lontani, la realtà locale a fronte di una scarsa, quanto inesistente, informazione che, in qualche caso, è professionalmente discutibile”. E dopo una serie di interventi dei vari assessori che hanno illustrato le iniziative in corso d’opera, l’assessore all’ecologia ha detto che: “ l’ammodernamento del sito del Comune di Buccino che vedrà innanzitutto, ( e finalmente) la possibilità del cittadino di poter colloquiare, in via telematica, con il sindaco e gli assessori adducendo suggerimenti, critiche e quesiti ...e, in particolar modo per i Buccinesi lontani, la possibilità di essere informati tempestivamente sui fatti di cronaca locale in modo oggettivo ed attendibile”. Come il lettore può capire l’amministrazione comunale di Buccino non solo lavora indefessamente per il bene del paese ma è attenta anche a far conoscere la sua attività ai buccinesi vicini e lontani perchè c’è una informazione scarsa, inesistente, professionalmente discutibile. Ci penserà quindi l’assessore all’ambiente ad informare in modo oggettivo ed attendibile. Cari giovani buccinesi potete dormire sonni tranquilli, siete in un ventre di vacca, il domani sarà vostro. Caro buccinese ottantenne di B.Ayres o del New Jersey, aspetta e spera: fra qualche anno non avrai più bisogno di ricevere La Voce di Buccino per posta e in ritardo, ci penseranno i vostri amministratori a informarvi in tempo reale. E La Voce di Buccino? Non è affidabile e quindi non serve alla causa. Giunto a questo punto, non mi resta che chiedere asilo politico a qualche Comune della Comunità Montana del Tanagro per poter continuare a scrivere da uomo libero. E se non me lo concedono sarò costretto ad emigrare negli Stati Uniti d’America. Sono sempre figlio r’ Concettina la’mericana..
E-mail dagli USA Caro Angelo ancora una volta vogliamo ringraziarti di vero cuore io , mio marito Costantino, i nostri figli Joseph e Rosa per averci dato l’onore di essere stati premiati dall’associazione Buccinesi nel mondo per l’anno 2008. Ci avete regalato davvero una serata eccezionale e indimenticabile. Ci avete reso davvero felici nel vederci circondati da tutti voi con tanta simpatia e generosità nei nostri confronti. E’ un onore lasciare nel cuore dei nostri figli questi ricordi che li fanno sentire orgogliosi di essere figli di Buccinesi. Sono validi motivi perchè possono continuare ad amare Buccino con i suoi valori e tradizioni. Angelo il tuo impegno per questo giornale è immenso e proprio per merito di questo giornale riusciamo a scoprire e a contattare sempre nuova gente, specie quelli che hanno lasciato Buccino tanti anni fa e che oggi grazie allaVOCE DI BUCCINO si ritrovano. Con ansia e curiosità si aspetta il nuovo mumero del giornale per sentirci sempre piu’ vicini. Angelo da parte nostra e da tutte le nostre famiglie un grazie sincero e profondo. Complimenti Rosetta &Costantino
La VOCE di BUCCINO Aut. Tribunale di Roma n. 190/95 Direttore resp. - Dino Baldi
Direttore
Angelo Imbrenda Direz. - Redaz. - Amm.ne Via Carolei, 22 - 00173 Roma Tel. e Fax 06.72670085 Cell. 329-6156267 e-mail: lavocedibuccino@inwind.it Stampa: GRG Tipolitografica - Salerno mese settembre 2008
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IL FANTASMA DEL BRIGANTE PEPPE RUSSO Mastro Mingo pensò che lo “spirito” del brigante buccinese avesse risposto alla sua domanda e il forte spavento gli causò la morte. Accadde alla mezzanotte di dicembre del 1784 “Il brigante Peppe Russo morì in prigione. Il giorno stabilito Angiolillo e il cadavere del Russo furono appesi alle forche di Salerno. Poi, troncate le teste e fatti i corpi in vari pezzi, le teste e le membra furono mandate a esporsi nei luoghi che erano stati un tempo quelli del loro maggiore trionfo. (1) Il Sinno facendo riferimento a una cronaca del tempo, ignorata dal Croce, scrive: “In tal modo si chiuse la macabra scena del famoso capo di banditi Angelo Del Duca, detto Angiolillo, della terra di S. Gregorio, e del suo crudelissimo compagno Giuseppe Russo, i quali con altri venti briganti ed altrettanti ‘aggregati’, per più di un anno, avevano svolte le loro delittuose imprese nelle Provincie di Salerno e di Avellino, spingendosi fino in Capitanata, e principalmente nella zona settentrionale della Basilicata. Infatti, il nostro cronista così narra: “A’ 10 aprile 1784 fu preso il famoso scorridore di campagna (di S. Gregorio) Angelo Del Duca, di cui si parlò molto per le sue guapperie ed a’ 19 entrò col suo compagno Giuseppe Russo per Porta Rotese su due barelle, perché mezzo arso dal fuoco, accompagnato dalla truppa con sciabole sfoderate e con un popolo numerosissimo di città e vari luoghi; com’anco molti nobili napoletani intervenuti con impegno per vederlo; furono traditi da un loro compagno, detto Zuccariello, che si appaltò per la sua libertà, perch’egli ancora era inquisito, ed il Re (D. G.) vi pose il taglione di docati 1000 per chi lo prendeva vivo, e docati 500 morto. Fu colpito nella fuga dal Caporal Saggese colla carabina e, mentre fuggiva dal Convento degli Antoniani di Muro in cui vi posero fuoco per catturarlo: e restò molto offeso. A’ 23 di detto mese furono posti entrambi in cappella per essere affocati, ma domenica 25 morì in Cappella detto Giuseppe Russo ad ore 22, e la mattina appresso de’ 26 Aprile 1784 morto fu trascinato a coda di un Corrico, e poi fu sospeso alla forca. Ma Angiolillo fu portato in sedia da due facchini, ed anco afforcato: con cavalleria numerosa di soldati; e popolo quasi infinito: ad ora 14 e ¼ di Lunedì. La sera medesima furono entrambi fatti in quarti, e mandati ne’ luoghi da’ medesimi frequentati”. (2) Peppe Russo (3) fu uno degli ultimi superstiti della banda capitanata da Angiolillo (Angelo Del Duca); egli fu famoso perché tanto molestò le popolazioni verso la fine del Settecento e dell’Ottocento (sic). Dopo la morte del suo capo (4) formò una banda a sé ed operò nel Salernitano, nell’Avellinese e nel Potentino; fu più feroce dello stesso Angiolillo, perché distrusse paesi e famiglie, prelevò individui e riscosse taglie favolose. Ma anche questo tristo avanzo di barbarie lasciò la sua vita, come Angiolillo, sul patibolo di Salerno ed anche per costui fu disposta la esposizione
della testa recisa sui campanili, sulle torri, sugli spalti dei castelli per incutere spavento e ammonimento ai favoreggiatori ed ai manutengoli dei briganti, per togliere la voglia di organizzare bande armate.
Toccò così anche a Buccino, località ove Peppe Russo aveva maggiormente commesso stragi, di tenere esposta sulla torre dell’orologio dell’unica piazza la testa di Peppe Russo, giunta da Salerno in una macabra cassa portata dagli armigeri che avevano effettuato la cattura del brigante. Tale miserando avanzo di uomo tanto temuto era semidivorato dai corvi e dai topi; rimaneva ancora un rimasuglio di barba e di naso e un occhio vitreo che guardava in giù bieco e terribile. Una notte, mastro Mingo, il frantoiano che lavorava nel tappeto di Massaro Vincenzo, lo Zoppo, presso il palazzo del Barone, ritornando a tarda ora a casa sua giù al Casale, vicino al convento di S. Antonio, dovette passare assolutamente sotto la maledetta torre su cui era stata issata la spaventevole testa di Peppe Russo. In verità già le gambe incominciavano a tremargli per la paura e non gli pareva vero di attraversare di corsa la deserta piazzetta e togliersi dall’incubo che promanava quel maledetto teschio. Infatti, egli si avvolse tutto nel pesante tabarro, anche per ripararsi dal nevischio che cadeva fitto dal cielo nero e dalla tramontana che soffiava terribile e violenta, forse per non vedere il lugubre resto del brigante, e giunto sotto la torre, come tutti i pavidi, gridò per darsi coraggio e per lanciare un insulto al brigante: -Oi Pepp’ Ru’, che ora è?... Ma caso volle, che alla domanda seguì immediatamente la risposta: -So’ sett’or’…, la quale fu lieve come un lamento; ed a questa risposta, ironia della sorte, suonò immediatamente la campana delle ore che battè i sette colpi fatali con una lugubre eco. Sette ore di allora corrispondono alla mezzanotte di oggi, poiché le ore si contavano dal tramonto. Combinazione volle che sotto la torre, nel cosiddetto Seggio, avanzo di un tempio romano, si trovasse a smaltire la sua sbornia un adoratore di Bacco, il quale, sentito l’incauto appello di mastro Mingo, rispose nei fumi del vino cogliendo l’ora giusta: So’ sett’or’…! ed
ironia del caso, la campana aveva squillato i sette colpi fatali. Andate a convincere mastro Mingo che il puro caso gli aveva giocato quel brutto tiro. Povero mastro Mingo, volesti fare lo spiritoso, beffando il maledetto Peppe Russo, e te ne venne male, assai male e te ne prendesti la morte per lo spavento provato. Così il terribile brigante fece ancora una vittima. Quando la moglie, che era ad attenderlo presso il focolare ove rimestava la polenta nel paiolo, lo vide giungere pallido, esterrefatto, tremante, non seppe come calmarlo, perché lo ‘spiritato’ rifiutò ogni cibo e si mise a letto con una tremarella ed una febbre terzana che lo faceva ballare come se fosse stato morso dalla tarantola. A nulla valsero gli scongiuri della zi’ Seppa con il coltello dal manico di osso nero passato sette volte sotto la pancia del povero mastro Mingo, né l’acqua santa spruzzatagli sul viso, né l’accensione della candela della Candelora, perché la morte, dopo tre giorni di grandi sofferenze, lo ghermì inesorabile. Oggi, passando sotto quella torre, v’è ancora qualche vecchio che si fa il segno della croce ed insiste che lo spirito di Peppe Russo vagola ancora per quella piazza e che mastro Mingo prese lo spirito del tristo brigante.
Testo di Ernesto Grieco Premessa e note di Giuseppe Arduino (1) B. CROCE, Angiolillo (Angelo Duca), Capo di banditi, Napoli, Pierro, 1892, p. 53. (2) A. SINNO, La Confraternita di S. Antonio dei Nobili e la sua opera di pietà per i condannati a morte, in “Rassegna Storica Salernitana”, a. VIII, 1946, pp. 51-52. (3) Secondo il Martuscelli, Peppe Russo era il soprannome di un pastore di Muro Lucano appartenente alla famiglia Perillo. Cfr. L. MARTUSCELLI, Numistrone e Muro Lucano. Note, appunti e ricordi storici, Napoli, Pesole, 1896, p. 463. (4) Il narratore dimentica che il Russo, buccinese e non murese, affetto da sifilide, morì prima di Angiolillo. (5) Mastro Mingo sarebbe tal Domenico Genuese, vedovo di Ippolita La Pera (la moglie, di cui il Grieco omette il nome, era probabilmente la convivente), il quale, ammalatosi improvvisamente, morì il 14 dicembre 1784 all’età di circa settantanni. Cfr. Liber Mortuorum Parochialis Ecclesiae S. Mariae Soldictae, sub anno 1784, f. 276v. Ciò avvalorerebbe la veridicità di questa leggenda buccinese. (6) Una sorta di esorcismo popolare, praticato dalla fattucchiera del luogo, secondo un rituale magico-religioso in uso pure in alcuni paesi della Calabria e della Lucania.
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Le tradizioni del Mezzogiorno
A TAVOLA CON I SANTI Tra i tanti ricordi della mia infanzia buccinese ce n’è uno che affiora spesso nella mia memoria, specie quando assisto allo spreco del pane raffermo gettato nell’umido della differenziata. E’ il ricordo del “pane di Sant’Antonio”. Nella cucina di casa il 12 giugno c’era una grande confusione, venivano impastati da Marietta la sarta una decina di chili di farina, ma potevano essere anche cinque. Chissà! Per me era una quantità enorme di pasta lievitante .Appena uscito il pane dalle fauci ardenti del forno di Peppinella la fornaia, era benedetto da don Nicolò, e sistemato in una gerla davanti casa, all’arco del Barone, non ricordo se prima o dopo la processione. Quello era” il pane di Sant’Antonio” , il pane dei poveri, offerto in segno di pace e di amicizia. Tale tradizione diffusa in tutta Italia trae origine da un episodio della vita del Santo da Padova, che poi padovano non era, ma portoghese di Lisbona. Una giovane madre, alquanto distratta, aveva lasciato il suo bambino incustodito accanto a un pentolone di acqua bollente,il piccolo vi cadde dentro e annegò. La madre disperata promise al Santo taumaturgo che se avesse resuscitato il figlio, lei avrebbe offerto in dono ai poveri tanto pane quanto era il peso del proprio bambino. E così nacque la tradizione del pondus pueri.. Stimolata da questo ricordo, guidata dall’olfatto che dei nostri sensi è quello che ha la memoria più forte- lo dicono Leopardi, Baudelaire e Proust - ho pensato con la memoria gustativa alla gastronomia relativa alle festività religiose, Dal pane e dalla pasta lievitata derivano numerose ricette per frittelle e dolci, come la facilissima ricetta delle”zeppole di San Giuseppe”. Farina,zucchero, uova, strutto o burro e, se si aggiunge olio di gomito, viene fuori un impasto soffice,non eccessivamente dolce, ma delizioso al palato. Pare che tale dolce derivi dalle frittelle di frumento che nella Roma del 500 a. C. si friggevano durante i Liberalia, festa in onore del padre Liber e poi festa delle divinità del vino e del grano. La festa pagana ricorreva il 17 marzo, la festa di San Giuseppe il 19, le frittelle combaciano. Per me, invece, per anni la “zeppola di San Giuseppe “ è stata la “zeppola di don
Giuseppe”. Nel palazzetto Torella,, all’arco del Barone, noi abitavamo a piano terra e le famiglie Perna e Caporale al piano superiore, a cui si accedeva da un ingresso diverso, più a monte. Il 19 marzo festeggiavamo tutti don Giuseppe Perna e piatti di zeppole alla cannella,col suo aroma d’Oriente, andavano e venivano a profumare via Egito e via Quintino di Vona. Nel mio piccolo mondo le zeppole- ancora oggi in tutte le varianti il mio dolce preferito-non erano legate alla festa in onore del padre putativo di Gesù, ma del padre dei miei compagni di giochi Pietro e Carmelina. Un piatto che ,invece, a casa mia piaceva solo a mio padre erano “i tagliolini dell’Ascensione” da consumare il giovedì che segue la quinta domenica dopo Pasqua. Quel piatto di pasta, per giunta fatta in casa, dal gusto dolciastro , non era gradito a mia madre che si rifiutava di prepararlo e a me e mia sorella che ci rifiutavamo di mangiarlo. Allora, per mio padre arrivava dal Borgo quel primo piatto speciale; a confezionarlo era la maestra Bevilacqua di origini lucane, di Sant’Angelo le Fratte, e a portarlo a mano era Mariuccia, la tuttofare in casa Trimarco. Il viaggio non sminuiva la delicatezza dei tagliolini che vanno mangiati freddi e riposati. I tagliolini impastati con farina,uova vengono cotti nel latte zuccherato, che bollendo diventa una crema, una specie di besciamella, che incolla la pasta al piatto. A colorare una spolverata di cannella. La ricetta un po’ calabra, un po’ lucana è di tutto il meridione che anche a tavola vuole ricordare l’Ascensione di Gesù Cristo. Nell’iconografia cristiana,infatti, Gesù che sale in cielo siede su una nuvola bianca spumeggiante, che sa di panna montata, di zucchero filato. Di tagliolini col latte. Una variante della “cuccia “siciliana è la “cucciva” buccinese. Il 13 dicembre, ancora oggi a casa mia si cucinano legumi in onore di Santa Lucia e in ricordo di una vecchia usanza. Sempre quando ero bambina tra l’arco del Barone e la casa di Verderese col terrazzino a ponte, io e le mie amiche del vicinato giravamo casa per casa a chiedere: “cuccive! cuccive”. Mia madre preparava nell’ingresso di casa piccoli sacchi di juta contenenti fagioli, ceci, lenticchie, fave secche e cicerchie che prendevamo a piene mani. L’offrire e il ricevere era una festa condita da timidi sorrisi e Santa Lucia e il suo martirio ne erano l’occasione. La Santa siracusana, protettrice della vista è raffigurata anche con delle spighe di grano ed è lei, perciò l’ispiratrice della minestra a base di grano e legumi. La versione pagana la mette in relazione con la greca Demetra e
la romana Cerere, dea delle messi, la versione cristiana si appella a una leggenda. Si narra che nel 1646 Siracusa colpita da una grave carestia e per di più vessata dalla dominazione spagnola si rivolse alla Santa perché ponesse fine alle sue sciagure. Ed ecco arrivare una nave carica di grano e legumi, che riuscirono a calmare almeno per un po’ i morsi della fame della popolazione. Da allora per ricordare il miracolo di Lucia, che non volle andare sposa a un pagano, dalla Sicilia in sù sono state consumate minestre a base di grano e legumi e condite con un filo di olio, certamente extra vergine. Non molto graditi,invece, da noi piccole erano i biscotti di San Martino. Qualche giorno prima dell’11 novembre venivano impastati con i soliti ingredienti, farina doppio zero zucchero e uova, con l’aggiunta del finocchietto selvatico strappato alla Costa della Tora, i famosi taralli di San Martino. La ricetta scritta a mano con grafia minuta su un foglio volante e custodita per anni nel quaderno delle ricette, era opera della madrina di cresima di mia madre, la siciliana Fausta Locajono. Mia madre per omaggiarla ogni anno preparava questi biscotti che in casa venivano chiamati anche “i biscotti della commara”. Erano destinati “i biscotti della commara” ad un pubblico adulto, perché dovevano essere pure buoni, ma a noi erano interdetti, durissimi andavano ammorbiditi nel moscato di Pantelleria. Per qualche giorno si brindava alla commara, ai suoi biscotti, al vino nuovo e di San Martino nessuno si ricordava. Arrivata direttamente da Napoli, portata dalla napoletanità di mia madre era la ricetta del “torrone dei morti”. E’ vero che i morti non c’entrano coi santi, ma è pur vero che appena morti diventiamo tutti santi. Santi subito. Apparentemente difficile, nella sua versione casalinga il torrone è un facile impasto di cioccolato fondente, burro fuso, mandorle, pistacchi e canditi. Noi ne andavamo pazze, ma potevamo accostarci alle mattonelle di cioccolato soltanto dopo la visita ai cimiteri di Contursi e di Buccino. La ricetta tipicamente napoletana deriva dalla credenza che la sera del 31 ottobre i morti ritornino sulla terra a gustare qualcosa di dolce, messo apposta per loro sulle tavole dei vivi, tavole che per tutta la notte devono restare imbandite. Ricorda e ricorda, le ricette che credevo appartenessero solo alla mia memoria vivono invece nelle tradizioni di tanti, portate in giro per l’Italia chissà quando, chissà da chi, e miracolosamente attecchite per rinsaldare amicizie e comparatici, per rammentare antiche radici comuni pagane e cristiane. A tavola con i santi vi è una cucina rassicurante dove la creatività non è assente, così come la devozione che è trasmessa ai piatti quasi in sordina. Forse troppo in sordina. Maria Rosaria Pagnani
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Ricigliano, faro campano sui monti lucani Intervista al Sindaco Carmelo Caponigri
Angelo Imbrenda presenta La Voce di Buccino al Sindaco Dott. Carmelo Caponigri
La Voce da tempo cerca di espandere i suoi confini oltre le colonne d’Ercole di Buccino. Animata da sete di conoscenza questa volta ha rivolto la prua verso l’ultimo paese della provincia di Salerno prima di attraversare il fiume Platano e sbarcare in Basilicata. Il paese è Ricigliano. Avevo già dedicato un articolo di carattere calcistico nel numero precedente, raccontando delle gesta della locale squadra di calcio che ben si comporta nel campionato di eccellenza. Non solo in campo sportivo questo paese è all’avanguardia ma anche in campi più importanti come quelli economici e sociali. Una buona parte di ciò lo si deve alla buona conduzione amministrativa come andremo a scoprire intervistando il primo cittadino di Ricigliano, il dott. Carmelo Caponigri. D. Sindaco, nel venire a Ricigliano ho visto sulle montagne circostanti dei nuovi mulini a vento che fanno tanto impatto ambientale. R. Abbiamo fatto installare 20 pale eoliche per venire incontro ad esigenze di bilancio. E un problema di sopravvivenza
Pale eoliche sui monti di Ricigliano
che riguarda la s t r a g r a n d e maggioranza dei comuni del Mezzogiorno e per questo abbiamo messo del fotovoltaico, pannelli solari che installeremo a breve sotto le pale eoliche. Tutto questo ci consente di far entrare nelle casse comunali 110 mila euro all’anno, oltre 300mila di roialty Tra pale eoliche e fotovoltaico entrano circa 450mila euro
all’anno. Un quarto della somma viene reinvestita in opere pubbliche e tre-quarti nel bilancio. D. L’installazione di queste pale eoliche quindi è stata una scelta di sopravvivenza. R. Sì, tanto che pensiamo di istallare un’area attrezzata ai piedi di queste dove si può andare a trascorrere un week end. Un altro punto importante su cui stiamo lavorando è la costruzione di un invaso, un lago di montagna per la raccolta di acqua piovana , ecc. e la ricerca di acqua potabile. La penuria di acqua pensiamo di risolverla attraverso questo invaso per soddisfare le esigenze agricole. D. Questo invaso, che dimensione ha , dove sarà allocato e con quali fondi? R. E’ un invaso grosso, molto grosso, sarà costruito in località monte muoio, è prevista una spesa di circa 3 milioni di euro e fa parte di un POR Campania. I circa 300mila euro in entrata di cui sopra che dovremmo restituire li investiremo nella ricerca dell’acqua. Risolveremo così il problema delle zone alte di Ricigliano dove ci sono tante masserìe e abbiamo circa 7mila capi di ovini e caprini. Ricigliano, forse non tutti sanno è uno dei paesi della Campania ove ancora è diffusa la pastorizia. (Famosa è la ormai storica Turniata di San Vito, una manifestazione che consiglio ai lettori di non perdere e di cui abbiamo parlato anni addietro). Per quanto riguarda l’abitato del nostro paese pensiamo di averlo quasi del tutto
riqualificato con circa dieci piazze. Per le vie e le piazze c’è pulizia, fino a poco tempo fa c’erano ancora galline e immondizia. Illuminate le vecchie case, abbiamo fatto un nuovo belvedere sul vecchio con pochi euro. Abbiamo investito nel sociale. E’ stato costruito un micro-nido che funziona da diverso tempo, abbiamo una funzionante biblioteca. Abbiamo trasformato dei buchi in locali nella piazza , in sant’Elia, dove ci sono attività commerciali. Cerchiamo di far circolare la moneta in paese con il preferire tecnici e ditte locali. Quando non è possibile chiediamo alle imprese esterne di utilizzare al massimo personale locale. L’ICI sulla prima casa l’ha tolta il governo Berlusconi e sulla seconda casa l’abbiamo ridotta al 4 per mille. Il trasporto pubblico è gratuito e abbiamo favorito la mensa scolastica. D. E il bilancio com’è? R. E’ in pareggio. Inoltre abbiamo favorito le famiglie con bimbi da zero a tre anni con un buono di mille euro. D. Allora la popolazione cresce? R. Siamo 1350 circa e non c’è un calo demografico. Cerchiamo di favorire i giovani e ci sono delle cooperative che cercano di dare lavoro un poco a tutti. D. E il rapporto con i riciglianesi all’estero com‘è? R. Abbiamo una ricca colonia di riciglianesi a Chicago e qualcuno viene di tanto in tanto al paese d’origine. C’è ancora qualche prefabbricato del dopo terremoto e pensiamo di offrirlo in comodato gratuito a chi ci garantisce una permanenza nel nostro paese. Anche questo serve per movimentare l’economia locale. Ringrazio il Sindaco Caponigri per avermi accolto con amicizia senza nemmeno una mia telefonata che lo preavvertisse della mia invasione. Me lo ricordavo come un tifoso ragazzino al seguito della squadra di calcio di Ricigliano negli anni 60 e l’ho ritrovato quale Primo Cittadino . Un tifoso che lavora per far crescere sempre di più il suo paese. Auguri Sindaco e buon lavoro. Angelo Imbrenda
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Sagre d’agosto Alla ri..scoperta degli antichi borghi: Caggiano Questa calda estate 2008 si sta manifestando con l’ennesima offerta di sagre. Queste ultime dovrebbero far conoscere non solo la cucina dei paesi che le organizzano ma anche far ri…scoprire gli angoli e le bellezze dei vicoli e le piazze dei centri storici. E quello che ho fatto il 10 agosto. Sono andato a rivedere un paese da cui mancavo da più di quarant’anni. Sapevo di una manifestazione a cui gli organizzatori hanno dato il titolo: “Caggiano terra di Sapori tradizioni e Cultura” e che riscuote grande successo per la massiccia presenza di gente che arriva dai paesi vicini, attratti dalla possibilità di assaggiare piatti tipici della cucina locale. Una ormai collaudata organizzazione del percorso culinario ti permette di consumare in ordine, l’antipasto al Largo Re Galantuomo e giungendo in Via S. Maria dei Greci vai a scoprire il primo che è una favolosa lagana e ceci. E a questo punto mi fermo qui perché questo piatto di antica tradizione soddisfa in pieno il desiderio culinario. Una volta appagato lo stomaco ci si può dedicare allo spirito e ammirare le bellezze di un centro storico che è rimasto immutato nei secoli. Ma devo subito arrendermi,le strette vie pullulano di comitive vocianti e in particolare gruppi di giovani, con la loro esuberanza, non consentono di fermarti ad ammirare un angolo caratteristico o un vicolo che ti appare a destra o a sinistra. Corri il rischio di essere travolto da questa fiumara esuberante che sfocia nella scostumatezza. Mi rifugio nell’antica chiesa di Santa Caterina e solo qui dentro trovo un momento di pace. Dopo aver ammirato questa piccola chiesa , in parte restaurata dopo il terremoto del novembre 1980, esco e vengo travolto di nuovo da una folla vociante che mi convince a uscire dal centro storico al più presto e guadagnare il largo. Eppure c’era tanto da vedere e ammirare: il castello Normanno, chiese, portoni e palazzi gentilizi. Non si può nella stessa serata conciliare il sacro con il profano e allora avendo soddisfatto l’olfatto e il palato con una stupenda lagana e ceci, rimando ad altra occasione la visita del centro storico ove sono esposte, in locali terranei, prodotti e arnesi della civiltà contadina che sono riuscito solo ad intravedere.
Caggiano, come tanti altri paesi del meridione, prova ad offrire in poche sere d’agosto segnali di vita e di rinascita. Ma in questa stazione il treno si ferma solo in estate, come faceva una volta il Palinuro express.
La Voce in libreria
Angelo Raffaele Salvante Modi di dire calitrani Presentazione di Michela Salvante © Polistampa 2008, cm 17x24, pp. 288, br., € 20,00 Collana: Quaderni de “Il Calitrano”, 3 Cap’ chi n’ parla, eia chiamata cucozza (La testa che non parla è chiamata zucca) Cora eia cchiù brutta a scurcià / scurt’cà (La coda è la peggiore a spellare: è l’ultima parte di ogni lavoro la più impegnativa) Femm’na fac’ lu chiacch’ e l’omm’n’ ng’ s’appica (La donna fa il cappio e l’uomo ci si impicca) L’autore intende conservare il modo di parlare di Calitri, visto che oggi i giovani non conoscono affatto certi termini dialettali legati per lo più alla quotidianità contadina dei progenitori, fatta di una maggiore comunità di vita e di lavoro. Strumento di ricerca e di studio per le future generazioni che studieranno non solo la storia, ma anche i dialetti italiani, questo libro aiuta a ricordare come si parlava – e si continua a parlare – in questo paese in provincia di Avellino abitato, una volta e per lo più, da gente analfabeta che spesso si esprimeva ricorrendo a frasi idiomatiche, proverbi, contrasti, canzoni, modi di dire ecc.
Lettere all’Asino che vola Caro Mario, non sai quanta felicità mi hai dato nel farmi vedere le foto della nonna con gli zii e i cugini così felici. Come al solito non ti smentisci mai. Là dove ci sono emozioni c’e anche il mio amico Mario Chiariello (Asino che Vola). Questo è il tuo nome Indiano. Devi sapere che a tutte le persone a me care ho dato un nome Indiano e le identifico con quel nome. Per farti un esempio, a mio cugino Beppe, che hai conosciuto, ho dato il nome Vento nei Capelli e sul telefonino nella rubrica non ho memorizzato Beppe ma bensì Vento nei Capelli....ripeto questo è solo un esempio. Gli Indiani d’America assegnano un nome ad una persona a volte per delle imprese valorose, per delle buone azioni compiute, per dei sogni o delle visioni ricevuti, per dei modi di comportarsi, per degli eventi accaduti che possono riguardare la persona ..... Il libro che hai realizzato “C’é un Asino che Vola” è una tua grande impresa, un tuo sogno realizzato e un patrimonio culturale per tutta la nostra gente di Buccino. Per questo penso sia giusto e meritevole che il tuo nome Indiano (soprannome) sia “Asino che Vola”. Sarebbe bello che questo mio pensiero giunga, come un segnale di fumo, a tutti i Buccinesi magari con la foto, quella che ti ho scattato nel mio Tepee con quel magnifico copricapo di un capo Cheyenne, su “ La voce di Buccino “. Continuo a dirti che sono felice e orgoglioso di avere un amico come te. Spero di riabbracciarti al più presto e di rivedere il mio amato paese. Daniele Fernicola
Ditta
T.M.S .M.S..s.n.c.
dei F.lli Trimarco M.& S. Lavorazione e costruzione Ferro e Alluminio Via Cornito, 7 - Tel. 0828.752115 84021 BUCCINO (SA) Fax 0828.751970 Cell. 335.8290882 - 338.8537276
La Voce di Buccino - Autunno 2008
Lettere al direttore
Ricordare una benemerita categoria di artigiani Intitolare una via ai calderai buccinesi La mia lettera è rivolta a persone che sono unite dalla stessa sensibilità e amore per la terra natia; emozioni che hanno fatto sì che in questo momento mi rivolga ad esse perchè motivata dagli stessi ideali: l’amore per Buccino, la lontananza da esso e l’emozione del caro passato volceiano che fa rivivere attraverso lo scritto i nostri genitori. Sig. Nicolino D’Acunto, la debbo ringraziare perchè ha menzionato a tutti i lettori della Voce un calderaio che aveva la sua botte ga dietro gli orti di Santa Croce nella prima metà del’900: mio padre, Amedeo Grieco (di Cicinicchio); sono sua figlia orgogliosissima di esserlo. Quest’anno, nel dì dei festeggiamenti della nostra protettrice, tutto il mio essere era rivolto solo ed esclusivamente ad Amedeo poichè tale giorno coincideva col ventesimo anniversario della sua scomparsa. Il Venerdì ero nel cimitero per sentirmi più vicina a lui e per ricordarlo con tutti quelli che, come me, erano lì per i propri cari. Don Aldo paragonò l’uomo ad un albero che nasce, si ramifica, s’infoltisce e al sopraggiungere dell’autunno si libera e lascia cadere le proprie foglie. Noi siamo un albero, nasciamo, ci fortifichiamo e un giorno perderemo e lasceremo cadere il nostro corpo, ma saremo vivi in chi ci ama. La Domenica 06 Luglio ho ascoltato la messa in Santa Maria delle Grazie e per me quel giorno non è stata una festa, ma mi sono rivolta alla Madonna per dirle: “Tieniti accanto il mio papà, che mi è stato strappato venti anni fa.”Nel perdere i nostri cari stravolti piangiamo, perdiamo il nostro equilibrio, siamo storditi e vinti dall’evento; questo mistero non lo sappiamo nè spiegare nè accettare e lo respingiamo perchè in un solo attimo rapisce chi amiamo incondizionatamente. Tale circostanza ci annulla, sentiamo la mancanza fisica che qualsiasi figlio avverte nel perdere il proprio genitore. Questo è successo a me nel 1988 sig. direttore della Voce. Comprendo il suo dolore, la sua mamma quest’anno lo ha lasciato e noi non siamo mai pronti a perdere una persona cara. Anch’io quest’anno, come lei, il 06 luglio dopo che la statua della Madonna si è incamminata per le vie del paese, sono rimasta sola innanzi alla chiesa, mi sono detta: “Che faccio?”, poi mi sono recata dietro il santuario. Ho pianto, ma poi ho sorriso
nel ricordare i tanti momenti vissuti insieme ad Amedeo e l’ho salutato con serenità. Il tempo farà sorridere anche lei, Angelo, pensando a tutto quel bagaglio di ricordi, di semplicità, di fragilità e forza, d’altruismo e amore che la sua mamma ha lasciato solo a lei. Chi amiamo non ci lascia mai, vive in quello che ci ha insegnato, nell’amore smisurato che ci ha regalato e nella vita che in un atto d’amore ci ha donato. Ecco perchÈ per me, Antica Volcei non significa soltanto ricordare l’illustre, antico e prestigioso passato volceiano, ma è anche ricordare i propri cari, ricordare le nostre radici che restano sempre impregnate della terra natia; significa ricordare l’infanzia e l’età più bella dell’adolescenza. Antica significa l’insegnamento e l’educazione ricevuti e trasmetterli ai propri figli; in questo modo non ci saranno barriere che ostacoleranno il tramandare di quella saggezza antica che vale per noi oggi come lo sarà domani per i nostri figli. Nel ricordare su questo periodico i nostri genitori, spero di donarle la gioia e la positività che “Concettina la mericana” donava a me per le vie del borgo nel parlarmi della dolcezza, onestà, intelligenza e laboriosità di Amedeo, un compagno di lavoro a “lu capannon” di suo marito Pasquale. Mio padre è sempre presente nella mia vita perchè è stato semplicemente una persona meravigliosa, sarà lo stesso per lei la sua cara mamma. Anch’io sig. Imbrenda ho subito dei gravi torti nel mio paese natio, ma l’amore per Buccino si eleva al di sopra di ogni rancore. Sono nata a Santa Croce Vic. IV 1, lì è nato mio padre, mio nonno e gli altri avi ma, in quella casa, non posso andarci e non so dove andare se resto nel mio Buccino. Non mi dispero e aspetto di tornare in quell’arco di Via Santa Croce con quei gradini gremiti di gente come tanto tempo fa, a testimoniare quel fiero passato volceiano fatto di tanta amicizia, ospitalità e solidarietà di vicinato. Sig. Sindaco di Buccino, amico più grande dello stesso rione Borgo, sono pienamente d’accordo col desiderio del sig. Vincenzo Di Leo: intitolare una via o un vicolo ad una categoria di artigiani che ha contribuito a farci conoscere in tanti posti vicini e lontani. Chissà quanti utensili lavorati sotto il tic-toc della dolce musica martellata dei nostri ramai
Pag. 7 abbelliscono e testimoniano altrove la bellezza e l’arte antica buccinese. Anche nella tua famiglia, caro Pasquale Via, ci sono stati i “Calderai Via” all’angolo della “trasunnedda”. Spero che l’amministrazione comunale faccia luccicare una scritta ramata in un angolo di Volcei, per rendere merito a tale prestigiosa categoria. Se ciò dovesse accadere, una lacrima d’emozione ci scenderà sul viso in onore di Amedeo Grieco e di tutti i calderai buccinesi che non ci sono più. Concludo salutando Raffaele Volpe (Feluccio) che aveva la sua bottega nella seconda metà del ‘900 in Via Santa Croce col papà Giuseppe. Oggi tramanda l’arte ramata di Buccino nella sua bottega in loc. Santo Stefano 16. Fa brillare tutta la rame antica che da lui viene accuratamente riparata con maestria, le sa ridare luce e prestigio mantenendo viva ancora oggi questa antica e pregevole tradizione. Michelina Grieco Ringrazio Michelina Grieco per le amorevoli parole riguardanti mia madre e che ricambio nell’attestarle tutto il mio affettuoso ricordo di suo padre Amedeo che occupa una parte del mio cuore come tanti altri colleghi di mio padre. Questa gradita lettera mi da lo spunto per ritornare a chiedere agli amministratori locali di intestare alcune vie agli artigiani buccinesi.Oggi che in quelle vie non ci sono più le botteghe dei calderai, dei falegnami, dei maniscalchi, dei calzolai, dei fabbro ferrai, ecc... è giusto ricordarli intestando loro una via o piazza. a.i.
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La Voce di Buccino - Autunno 2008
Il 9 agosto si è svolta a Buccino la IV Edizione del PREMIO BUCCINESE NEL MONDO
Il nipote Piercarlo ritira la targa ricordo maestro Carlo Sacco
Si è svolta il 9 agosto a Buccino la IV edizione del Premio Buccinese nel Mondo. La manifestazione che si è tenuta come negli anni precedenti nell’Aula Consiliare del Comune, ha visto una numerosa e attenta presenza di concittadini che per più di due ore hanno assistito al ricco programma composto da interventi e filmati. Considerato che eravamo in un caldo pre-serale agostano ancora una volta la scommessa, su una buona riuscita della manifestazione, è stata vinta da Mario Chiariello. Erano presenti oltre a tanti buccinesi anche dei gregoriani e tra questi il presidente dell’associazione gregoriani d’Argentina- Giovanni Robertazzi accompagnato da Beniamino Padula che sono stati fatti sedere sui banchi della presidenza insieme al sindaco di san Gregorio Magno- Prof. Gerardo Malpede. In apertura Angelo Imbrenda a nome dei Buccinesi nel Mondo nel ringraziare il Sindaco di Buccino per aver concesso l’Aula ha dato la parola allo stesso. Il Prof. Pasquale Via ha ricordato la figura di Carlo Sacco, a cui è stata conferito il Premio alla memoria e nei confronti dei coniugi Costantino e Rosetta Conte, premiati dall’Associazione quali buccinesi dell’anno 2007, ha portato la sua personale testimonianza per la loro piena disponibilità nei confronti dei compaesani che si recano negli USA. Nel prendere successivamente la parola il Dott. Nicola Parisi ha ricordato come
queste manifestazioni servono per rinsaldare i contatti con la comunità buccinese all’estero e ha portato la sua testimonianza di quando nelle vesti di Sindaco di Buccino si è recato in Argentina per incontrare la nostra comunità. Il Prof.Gerardo Malpede, sindaco di San in memoria del Gregorio Magno ha ricordato il suo viaggio tra i suoi compaesani in Argentina e la volontà di recarsi anche negli USA per incontrare non solo i suoi compaesani ma anche i buccinesi ivi residenti. Dopo che il presidente dei Buccinesi nel mondo ha motivato il premio concesso ai coniugi Conte ha preso la parola Mario Chiariello che ha ripercorso il suo viaggio negli USA nel settembre 2007 presso la comunità buccinese e gregoriana con la successiva visita alle stesse comunità di Toronto - Canada. Un filmato proiettato in Aula ha integrato in maniera significativa il viaggio dell’asino in America. Mario nel raccontare la sua avventura in terra americana ha tra l’altro detto: La Voce di Buccino, l’Associazione Buccinesi nel Mondo, ma soprattutto io ringrazio ognuno di voi per la partecipazione a questa festa. Ve lo dico sinceramente. Vi sono molto riconoscente. Uno per uno. Il Direttore della VOCE può sentirsi veramente fiero per tutte queste grosse emozioni e per questo appuntamento annuale. Grazie al suo Giornale ho conosciuto Costantino e Rosetta. Con il suo giornale è stato possibile pubblicizzare il viaggio dell’Asino. Con la collaborazione del suo giornale stiamo progettando il prossimo viaggio presso i fratelli argentini. Grazie a questo giornale la mia casa è oggi il punto di riferimento dell’emigrazione
italiana ed estera. Mi sbalordiscono le numerose persone che mi fermano puntando il dito: ti conosco, tu sei l’asino che vola, ti leggo sulla Voce di Buccino Ma riassumo la verità più bella. Il tuo giornale Angelo mi ha visto timidamente nascere; mi ha fatto poi crescere; mi ha cambiato spiritualmente e religiosamente. Ha trasformato la mia esistenza; ha cambiato radicalmente la mia vita. E con la tua barca di carta mi appresto a girare il mondo per cementare amore di terra natia. Questa è la ripercussione del tuo giornale sulla mia vita che ha contagiato tante altre vite: vedi Costantino e Rosetta. Prima della consegna del premio a Costantino e Rosa Conte, C’è stato un breve ma pregnante intervento musicale ad opera di Vito Russo. Il cantore della nostra cultura contadina e delle nostre tradizioni, ha accennato con la sua chitarra un canto a tema: Lu paise mio (il paese mio), ricevendo un caloroso applauso per la bella canzone e per quanto ha fatto e continia a fare per mantenere in vita il nostro vernacolo. (continua a pag. 9)
Toronto – Canada 9 Agosto 2008 Carissimi Rosetta e Costantino. Congratulazioni per questo grande e meritato riconoscimento che l’Associazione del vostro tanto amato paese ha voluto regalarvi. Non potete immaginare quanto vorremmo anche noi essere presenti questo pomeriggio per celebrare questa grande onorificenza insieme a voi. Ci siamo conosciuti circa un anno fa ma per noi siete amici da sempre.Ü Siete persone esemplari e vi ammiriamo per tutto cio che fate. E’ stupendo il grande cuore che avete per gli altri. I nostri piu sinceri auguri e tanta felicitá! Ve la meritate. Siamo tutti con voi. Rosa e Federico Santaluce e Famiglia
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La Voce di Buccino - Autunno 2008 Il 9 agosto si è svolta a Buccino la IV Edizione del PREMIO BUCCINESE NEL MONDO
E-Mail dagli USA Caro Mario,
(da pag. 8)
Si è passati alla consegna del PREMIO BUCCINESE dell’ANNO 2007 a Costantino e Rosetta Conte. Rosetta ha ringraziato il Sindaco per aver concesso l’Aula e successivamente ha ringraziato A n g e l o Imbrenda e M a r i o Chiariello per tutto quello che fanno anche attraverso La Voce di Buccino per n o s t r a comunità. l Premio a l l a Vito Russo Memoria quest’anno, come già abbiamo riferito, è stato conferito al compianto maestro Carlo Sacco. Amelia Salimbene, non potendo essere presente alla manifestazione ha fatto pervenire una lettera a Mario in ricordo dell’amico e collega Carlo. Stralciamo dalla lettera, letta da Rosa Maria Roviello: La sua persona, le sue idee, la sua cultura, tutto il suo operato professionale, sociale e politico restano indelebili nelle persone che lo hanno conosciuto. (...) E alla sua ricca personalità, di cui apprezzavo il senso della misura, l’imparzialità, la serenità, l’equilibrio del giudizio, l’impegno silenzioso e discreto, dico grazie per avermi detto e
dato molto, per aver contribuito a fare la storia civile del nostro paese, per aver sempre cercato spazi e percorsi possibili, portando l’impegno su patti di solidarietà e di corresponsabilità. In omaggio al Maestro Sacco è stato proiettato un filmato di Mario Chiariello su una giornata scolastica di alcuni anni fa. Così come due ragazzi accompagnati dalla fisarmonica del giovane Leandro Marasco hanno riproposto un pezzo di spettacolo portato anni or sono in piazza che aveva come protagonista lu ciucce (l’asino) Per la famiglia del Maestro Carlo Sacco, presenti le figlie e la moglie Luigina, particolarmente commossa, ha ritirato il premio il nipote Pier Carlo. Anche il sacerdote-don Antonio Volpeha ricordato alcuni aspetti della nobile figura di Carlo. Presente alla manifestazione anche il prof. Gallo- dirigente scolastico- che invitato a prendere la parola ha rimarcato l’importanza di questa iniziativa e la insostituibile funzione che le associazioni svolgono se sono supportate dagli enti pubblici. La manifestazione si è conclusa con la deposizione di un bouquet di fiori ai piedi del monumento ai Caduti, nell’antistante piazza, in memoria di tutti gli emigrati sepolti lontano dalla loro terra natìa. A rimarcare la fratellanza tra le comunità dei buccinesi e dei gregoriani a presenziare alla deposizione dei fiori , Angelo Imbrenda p r e s i d e n t e dell’Associazione Buccinesi nel Mondo ha voluto che ci fossero, oltre a Costantino e Rosetta Conte, anche i rappresentanti della comunità Gregoriana d’Argentina e i rispettivi sindaci di Buccino e San Gregorio Magno.
non ci sono parole per poterti dire grazie per tutto il tuo impegno in nostro onore. Sei stato cosi perfetto nei tuoi preparativi. E’ stata una spendida e indescrivibile serata, ci hai davvero sorpresi e commossi nel farci trovare in quell’aula tutte le nostre famiglie e la nostra brava gente. Soprattutto per la presenza del nostro Sindaco Sig. Pasquale Via, del Sindaco di San Gregorio Sig Gerardo Malpede, dell’ex sindaco Sig Nicola Parisi, del nostro parroco Don Antonio, Gregorio Fiscina, Renato Mastursi, prof. Armando Di leonardo, l’indimenticabile Vitalina Isoldi e di tanti nostri compagni di scuola che alla fine della cerimonia si sono avvicinati per ricordare cose di almeno trentaanni fa. Fra queste Sacco,Giuseppina Trimarco ecc. A chiudere la cerimonia in una immensa armonia sono stati i ragazzi con la bellissima fisarmonica con le loro entusiasmanti canzoni. Mario basta guardare il filmato che tuo figlio Daniele ha realizzato per leggere nei tuoi occhi l’entusiasmo, la passione, l’amore per il nostro paese e per la nostra affabile gente che di certo ti è molto riconoscente. In tutto questo da non dimenticare l’incontro con il Sig. Maresciallo Recchia che ci ha riservato un’accoglienza indescrivibile e indimenticabile. Un commosso grazie a voi tutti che ci avete regalato splendidi ricordi che resteranno per sempre nei nostri cuori. A te Mario un grazie a parte per averci fatti sentire degli eroi, ma il vero eroe sei tu e tutti i nostri cari Buccinesi. VIVA BUCCINO.VI VOGLIAMO BENE. Con tanto affetto Costantino & Rosetta
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La Voce di Buccino - Autunno 2008
Al Presidente dell’Associazione Gregoriani Giuseppe Imperiale E ai gregoriani in America dell’associazione gregoriana argentina e diversi gregoriani. Costantino e Rosetta sono rientrati in America con tanti riconoscimenti e con un filmato che ognuno di voi può visionare. Il viaggio dell’asino resterà un evento che non verrà dimenticato. E’ un viaggio che non è mai finito e che continua a generare Il Sindaco Gerardo Malpede e i rappresentanti della Comunità frutti insperati. Per questo mi fa gregoriana in Argentina tra A. Imbrenda e M. Chiariello piacere sentirmi ancora oggi fra voi. In occasione della festa di San Gregorio 2008, a distanza di un anno, non posso Sono felice che Federico, l’altro grande che ricordare con piacere la mia venuta protagonista del viaggio dell’asino, oggi sia fra voi con Claudio suo figlio ad fra voi nel settembre dell’anno scorso. Mi sento in obbligo di ringraziare tutti allietare la serata con l’avvincente per la calorosa accoglienza, per le organetto. onorificenze donate, per i tanti momenti Nell’augurarvi tanto tanto divertimento vissuti insieme, per l’affettuosa e non mi risparmio di ringraziarvi dieci, generosa ospitalità presso le vostre case. cento, mille volte. Sono momenti che mi accompagneranno Non so se l’asino rimetterà piede in terra per tutta la vita e le tante foto con i vostri Americana. Ma abbiate per certo che riconoscimenti ornano i muri della mia l’asino ha ricevuto in terra statunitense il più bel regalo della sua vita e non vi casa. L’asino si era prefisso un nobile scopo: dimenticherà mai. raggiungervi oltreoceano e costruire un Mi risparmio di fare l’elenco dei vostri progetto d’amore sulla nostra terra natia. nomi, ma tutte le vostre foto e sono tante, Ci sono riuscito grazie alla vostra sono gelosamente raccolte in un grande collaborazione. Il viaggio, con il mio volume fotografico. Ringrazio in rientro in Italia, è stato molto particolare la famiglia Rago, la famiglia pubblicizzato. La Voce di Buccino ha Dente con Vito e Paolo, la famiglia provveduto a diffondere le nostre Imperiale, le famiglie Gangala, la famiglia Alex e Maria Zippetto, la famiglia emozioni nei luoghi più lontani. Il filmato realizzato è stato donato Amendola, le famiglie Fernicola con generosamente a tanti e spedito in tante Vincenzo e Giovanni. direzioni. Ha fatto emozionare tantissime Con l’illusione che l’asino sia riuscito a lasciare nei vostri cuori dei segni persone. Dall’Argentina è giunto un invito chiaro incancellabili, mi congedo da voi e con di volere l’asino fra loro per ripetere la orgoglio esclamo ad alta voce VIVA grande emozione. Ed io sarò in questa L’ITALIA all’estero. terra molto lontana nel mese di Dicembre Mario Chiariello, l’umile asino della per incontrare la comunità buccinese e vostra terra. gregoriana. Costantino e Rosetta il 9 di Agosto nell’aula del Comune di Buccino sono stati proclamati PRIMI CITTADINI dell’anno. E’ stata una bellissima manifestazione che ha premiato la 0828.951003 generosità dei coniugi Conte ed ha 347-7180930 apprezzato la vostra calorosa accoglienza 338-2879538 e collaborazione. Nell’aula erano presenti il vostro sindaco Gerardo Malpede, il presidente
Buon Compleanno Dedicato a DONATO IMBRENDA 24 febbraio 1918 - 24 febbraio 2008
... Sei nato in un mondo lontano e diverso, più semplice e genuino, più umano e sincero. Hai solcato la storia nella guerra e nella pace, e hai vissuto da protagonista le grandi trasformazioni del mondo in questi decenni. Sei stato coraggioso, mettendo al mondo 4 figli. Anche se poi il numero dei nipoti e pronipoti ti è sfuggito di mano. Con quegli occhi azzurri e il sorriso malizioso chissà quante donne hai stregato e hai fatto soffrire ! Devi essere orgoglioso dei tuoi novanta anni, così importanti, così belli, così straordinari. E pensando a tutto ciò che hai fatto e vissuto, non potrai essere che orgoglioso. L´augurio che ti facciamo noi è che tu possa amare ancora la vita, apprezzando l´amore che ti circonda sempre e i cari che si prendono cura di te. Goditi i tuoi novant´anni e sii felice. Buon Compleanno.
di RUSSO DOMENICO
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La Voce di Buccino - Autunno 2008 Le interviste di Angelo Imbrenda
La notte delle … stelle all’ELICETO RELAIS a BUCCINO SAN LORENZO (10 agosto 2008) San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Pascoli non è molto amato oggi, anzi è un poeta demodè ma a me è sempre piaciuto perché è stato un poeta buono che ha trasmesso a quelli della mia genera zione sentimenti autentici. E a me i buoni, gli umili piacciono. La mia pur breve e sincopata esperienza di giornalistagiornalaio mi ha portato a conoscere tante persone, di estrazione sociale diversa. Un caravan serraglio composito: dallo sconosciuto emigrato che grazie alla Voce ha trovato un momento di celebrità, al docente universitario che è abituato agli onori della ribalta. Ancora non sono riuscito a vincere la mia connaturata timidezza che mi porta ad essere sfacciato nell’approccio ad un personaggio famoso ma, nello stesso tempo, discreto nel porre le domande. Ma quando ti trovi davanti ad una donna come Veronica De Laurentiis allora diventa tutto più facile perché sembra di conoscerla da sempre. Eppure è figlia di due personaggi che hanno fatto la storia del cinema italiano del dopoguerra. La mamma: Silvana Mangano, è stata una delle attrici più amate e ammirate in Italia e all’estero. Tanto per citare solo alcune sue interpretazioni: Edipo re, Riso amaro, Jovanka e le altre……………. Il padre: Dino De Laurentiis è stato, prima con Carlo Ponti, uno dei produttori più grandi del cinema italiano e ancora oggi è considerato un monumento vivente della cinematografia mondiale. Ma non è della indimenticabile Silvana Mangano che andremo a parlare, anche se tornerà spesso ad essere presente nell’intervista cuore in mano che mi ha concesso Veronica e che vi andrò a proporre. Di un’altra Veronica si è parlato tanto in questi ultimi anni perché moglie di un famoso amato-odiato personaggio del mondo imprenditorial-politico. E’ la Lario, la first-lady di Palazzo Chigi o più esattamente di Villa San Martino ad Arcore. La… tendenza… Veronica è stata quella che da attrice è passata ad essere
la moglie prima dell’imprenditore e a seguire la first -lady del presidente che poi è sempre la stessa persona: Silvio Berlusconi. La nostra Veronica invece, a differenza dell’altra, è stata prima figlia di e adesso sta cercando di essere sé stessa:Veronica De Laurentiis attrice. L’intervista non è stata concessa ad una penna graffiante come la Maria Latella ma ad un umile e sconosciuto giornalistagiornalaio. Di conseguenza non apparirà su quotidiani famosi e ripresa da televisioni e rotocalchi che fanno tanta…tendenza ma uscirà su questa Voce che è letta da poco più di un migliaio di lettori. Ma sono lettori che sono sparsi nei cinque continenti C’è un antefatto che è significativo. Stavo affacciato sulla balconata della mia casetta estiva in una calda e nitida sera di fine luglio nel mio buen ritiro di Pioppi , la località del Cilento che ha dato vita alla Dieta Mediterranea, quando puntando lo sguardo verso capo Palinuro ho intravisto in un breve attimo una stella cadente. Non ricordo più se ho espresso un desiderio, ma a distanza di pochi giorni ed esattamente il 10 agosto, il giorno di San Lorenzo, mentre milioni di sognatori cercano di vedere in cielo la loro stella , io non devo alzare lo sguardo, anzi lo abbasso con pudore perché una stella di nome Veronica mi onora della sua attenzione e mi concede l’intervista a cuore aperto e che vado a condividere con Voi , miei cari lettori. Qualcuno commenterà : ma chi ha intervistato Julia Roberts? No! una grande donna e le auguro un futuro da grande attrice.
Come nasce l’intervista. Antonio ( Ing. Salimbene) , il patron dell albergo Eliceto Relais, nel darmi il benvenuto mi ha parlato della presenza di una grande attrice : Hanna Schigulla ,e mi ha anche detto che tra gli altri componenti della troupe che sta girando un film tra Buccino e Romagnano c’è anche Veronica De Laurentiis. Gli chiedo allora di provare a farmi rilasciare una intervista. E l’occasione si presenta subito. Mentre sto conversando al bar dell’albergo vedo seduta ad un tavolino una signora che sta sorseggiando un cappuccino . Antonio me la presenta e le chiede se e quando posso intervistarla. Siamo nel primo pomeriggio del 10 agosto e la troupe si sta recando a Romagnano per alcune riprese del film. “Adesso non è possibile ma al ritorno senz’altro” risponde con garbata disponibilità Veronica. Nel frattempo altri componenti della troupe si radunano al bar e tra questi il giovane regista di origine napoletana: Lucio Fiorentino. Chiedere a lui di parlarmi del film è tutt’uno ma si rimanda al loro ritorno dal lavoro che è previsto per le 18- 18,30. Dovevo lasciare l’albergo per rientrare nel mio rifugio di Pioppi insieme a mia moglie ma l’occasione di intervistare personaggi famosi ed emergenti è troppo ghiotta per farmela sfuggire. Così decido di rimanere a Buccino ancora per un altro giorno. La mia permanenza nel paese natìo doveva durare solo il tempo necessario al disbrigo della pratica” premio Buccinese dell’anno” fissata per il 9 agosto e invece si sta prolungando oltre. Devo confessare che più tempo passa e più trovo difficoltà a fermarmi per più di un giorno nel mio paese. Ma dopo la cura Eliceto relais non solo a me ma anche a mia moglie l’impatto ambientale con Buccino sta diventando meno traumatico. E questo grazie alla scoperta di un posto meraviglioso come la ex casina elefante, così conosciuta dagli anziani contadini, che rinnovata come albergo sta tornando a essere (continua a pag. 13)
Veronica De Laurentiis tra Angelo e Teresa Imbrenda
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La Voce di Buccino - Autunno 2008
La notte delle … stelle all’ELICETO RELAIS a BUCCINO SAN LORENZO (10 agosto 2008) (da pag. 12)
crocevia culturale dell’ager volceiano. Su questo argomento ci tornerò in altro momento altrimenti parto per la tangente e Veronica de Laurentiis me la ritrovo già rientrata a Los Angeles, sua abituale dimora. D i p r i m o a c c h i t o , Ve r o n i c a m i è sembrata una donna che cerca di attrarre l’attenzione su di sé e questo l’ho arguito da come ha monopolizzato l’attenzione sul suo elaborato consumo del cappuccino. Aggiungi latte… troppo caldo… più tiepido… una vera e propria telenovela intorno ad una tazza diventata un pacco espresso che andava e veniva dal tavolino al banco d e l b a r. P o t e v a s e m b r a r e i l comportamento di una donna insicura che non riesce a trovare un momento di pace. Ma dopo averla intervistata ho capito che le sue erano prove tecniche di recitazione e noi inconsapevoli comparse. La troupe è andata e a me non resta che aspettare il loro ritorno per fare le interviste. Noto così un andirivieni di persone che vengono a visitare questo nuovo accogliente posto. In più c’è la piscina che fa da richiamo per coloro i quali desiderano ritemprarsi in questo caldo agosto. Un albergo con piscina incastonato in uno scenario più unico che raro, fatto dalla catena degli Alburni da un lato, e nel versante opposto dai monti dei primi contrafforti dell’appennino lucano. Il tempo passa e il sole sta per tramontare oltre i Lattari, la catena calcarea che forma la costiera amalfitana, e mi sovviene la frase del Mommsen che definì : Buccino la terra dei tramonti. Questo mi torna in mente mentre vedo una grande attrice come Hanna Schygulla che prende una sedia e insieme alla sua fedele amica si va a sedere sotto una quercia ad ammirare il tramonto del sole sul golfo di Salerno e la costiera amalfitana. Ad un tiro di schioppo di punta Campanella c’è Capri e noi con po’ di fantasia scorgiamo anche i faraglioni e la famosa piazzetta. Ma ancora più in là penso alla casamuseo del medico svedese Axel
Munthe ad Anacapri. Un altro straniero che ha scoperto l’Italia e l’ha amata più di tanti italiani. Eliceto relais … punta Campanella… Capri…siamo nel nostro paradiso terrestre. Queste note le sto scrivendo la notte dell’11 agosto e di fronte a me c’è la luna pioppese che illumina il mare cilentano tra Capo Palinuro e Punta Licosa. Un altro angolo di paradiso di cui è ricca l’Italia. E’ facile allora pigiare i polpastrelli sulla tastiera del pc portatile, e farsi andare sulle onde di un mare argentato che producono fertile fantasia che non inquina. Ma i sogni finiscono all’alba e oggi è un altro giorno. Ci sono varie incombenze e la fantasia deve cedere il posto alla realtà, che mi fa capire che sono andato oltre il consentito e dovrò rimandare al prossimo numero la pubblicazione dell’intervista a Veronica De Laurentiis. In attesa vi consiglio la lettura del suo libro: Rivoglio la mia Vita. Veronica ci e vi farà scoprire che la vita non è solo sogni, rose e fiori. Ho aperto l’articolo con la prima quartina della poesia X agosto di Giovanni Pascoli, consentitemi di concludere con l’ultima significativa quartina: E tu, Cielo, dall’alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d’un pianto di stelle lo inondi quest’atomo opaco del Male!
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L’Asino atterrerà in Argentina
L’ a s i n o , c o n i l v i a g g i o n e g l i S t a t i Uniti, ha provato la sensazione di toccare il cielo con le mani. Si è avverata una realtà impensabile. Col ritorno in patria pensava di aver concluso l’impresa più ardua della vita. Incominciava già a prepararsi a calare la saracinesca delle sue attività. Invece ecco l’invito sincero della famiglia Catone per le lontanissime terre dell’Argentinache rimette in discussione, in fermento, in subbuglio l’esistenza dell’asino, che non vorrebbe più osare, rischiare. Ma, una forza misteriosa, che non gli appartiene, lo esorta, lo spinge e gli dà il coraggio necessario: “Devi farlo, non puoisottrarti”. Il maestro Mario Chiariello e il maestro Vi t o R u s s o , ( n e l l a f o t o ) c u l t o r i e depositari delle nostre tradizioni, artigianalmente hanno da qualche anno messo su un asino di legno. Con l’interpretazione dei bambini hanno dato vita con storie e canti al grande mondo di un passato sempre vivo. Oggi la tecnologia sta raggiungendo punte vertiginose di successo inverosimile in ogni settore, da mettere in ombra tutta la storia che precede. L’asino invece è qui a testimoniare le punte irripetibili di unaumanità che non avrà pari, di una società che, con la forza dell’impossibile, è emersa senza ausili tecnici, ma con le sole risorse umane. L’ a s i n o , c o n l e s u e s t o r i e , s a r à i n Argentina. Lo confermo a Nicola Catone, al Presidente Pietro Candela, a Don Eduardo Picciuolo e a tutti i fratelli argentini. Il biglietto è stato ritirato da giorni. L’arrivo in Buenos Aires sarà la mattina del 30 Novembre. Percorrerà nei giorni di permanenza strade insolite. Rifuggirà le moderne arterie autostradali per preferire strade impervie, mulattiere e preferibilmente mai battute. Prediligerà le strade dell’asino, con l’augurio di tornare in patria con ceste piene di emozioni fatte in casa. Un caloroso arrivederci a tutti gli amici dell’asino e del suo mondo. Mario Chiariello
La Voce di Buccino - Autunno 2008
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Intervista ad Hanna Schygulla All’Eliceto Relais di Buccino
Hanna Schygulla
sola a nuotare, la p i s c i n a è a sua completa disposizione, le sue origini teutoniche le consentono di entrare in acqua quando i primi raggi del sole fanno capolino sull’acqua color smeraldo. Solo fra qualche ora la piscina si gremirà di bagnanti indigeni che non possono permettersi di raggiungere il mare. Una rilassante permanenza a bordo vasca e poi in albergo per la prima colazione. Siamo alla mattina di un dieci di agosto e farà ancora caldo come da tempo non si verificava. Nel pomeriggio la presentazione e la breve intervista. Mi presento come direttore di un periodico che pur essendo piccolo raggiunge i lettori del vecchio e nuovo mondo. L’unica difficoltà è che parlo poco e male l’inglese ma è la famosa attrice a scusarsi per il suo approssimato italiano che intercala con parole in francese, inglese e spagnolo. Le chiedo come mai si trova a Buccino, un paese fuori dalle rotte dello spettacolo.
Si sa che le attrici famose e non grazie alla loro attività viaggiano molto e pur facendo una vita da nomade non si portano appresso una casa viaggiante o camper ma scendono, come suol dirsi, nei migliori alberghi. Anche a Buccino è possibile adesso soggiornare in strutture alberghiere che non hanno niente da invidiare a quelle più rinomate. Così non è difficile, arrivando nel proprio paese e non avendo dove alloggiare, entrare nella hall di uno di questi e fare piacevoli e interessanti incontri. E ciò che è successo a me povero direttore di un Mi risponde che fa parte della troupe che piccolo periodico. L’occasione era troppo ghiotta da farmela sfuggire. Contattare il padre fondatore dell’Eliceto-Relais e farsi presentare la famosa attrice è stato più facile del previsto. Mi presenta ad Hanna Schigulla che ha appena finito di sorseggiare una tisana e parte l’intervista. Avevo già notata, la RELAIS ELICETO famosa attrice, di primo Eliceto - 84021 Buccino - Salerno - Italy web site: www.eliceto.it elicetorelais@ahoo.it m a t t i n o nell’affacciarmi alla sta girando un film proprio nella zona . finestra della mia camera che da sul lato (Il titolo del film è Pandemia del giovane piscina. La Shigulla nuotava regista napoletano Lucio Fiorentino) lentamente,quasi in surplace, Come si trova in questo albergo e cosa nell’accogliente vasca. In lontananza, pensa di questi luoghi. l’Alburno massiccio e superbo, con le sue In sintesi riporto le sue risposte depurate bianche e dolomitiche pareti, faceva da di parole espresse in altre lingue. cornice a quest’angolo di paradiso. E’ Mi trovo bene, è accogliente e il posto è
Hanna Schygulla con un’amica, sotto una secolare quercia, ammira il tramonto sui monti Lattari
rilassante. Mi auguro- aggiunge- di tornarci per trascorrere qualche giorno di vacanza , magari a dicembre. Nella sua lunga carriera ha lavorato con tanti attori , quali ricorda con piacere? Ci pensa un attimo e dice. Marcello Mastroianni, Giancarlo Giannini. E delle attrici italiane ? Stà a pensarci per qualche attimo e sembra quasi non ricordare o forse non vuole nominare nessuna, ma alla fine pronuncia: Piera Degli Esposti. Questo posto, per lei sconosciuto fino a pochi giorni prima, lo ha trovato bello, riposante, aria salubre e accogliente. In Italia quali posti o località l’hanno particolarmente colpita? Risponde prontamente: Roma e la Toscana. Cerca di ricordare anche un’altra località dove è stata a girare un film e si è trovata bene. Vicino Roma e dopo un poco di ricerca mnemonica aggiunge Sabaudia . Mentre cerca nella sua memoria i posti più belli d’Italia che ricorda la osservo e nella sua tunica bianca, un colore che sembra preferire in particolare, con i capelli biondi fermati da una corona di fresco tessuto bianco, sembra un’attrice dell’antica grecia che recita un passo dell’Iliade o dell’Odissea. Manca solo l’anfiteatro. Ma sembra che nel programma dell’Eliceto-relais c’è la costruzione di un anfiteatro proprio a ridosso della piscina. Se ciò avverrà potrebbe essere proprio la Schigulla a inaugurare questo anfiteatro. Da parte mia non mi faccio sfuggire l’occasione di fare qualche foto alla famosa ospite, che gentilmente si presta a farsi fotografare. Sceglie proprio lei alcuni angoli dove poter scattare le foto e malgrado la mia poca dimestichezza con la macchina fotografica riesco a tirare fuori alcune belle foto. Alla fine mi chiede di scattare qualche foto insieme alla sua amica. Il sole è appena scomparso sul golfo di Salerno e Hanna Schigulla con la sua fedele amica vanno a godersi il tramonto sedute sotto una secolare quercia proprio davanti all’avvallamento dove potrebbe sorgere l’anfiteatro. Lo spettacolo che offre madre natura ha due sole spettatrici che si godono quest’angolo di paradiso che circonda l’Eliceto Relais. a.i.
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Romagnano al Monte: Dal terremoto alla Pandemia intervista al regista Lucio Fiorentino D. Perché hai scelto questa zona per girare il tuo film? R. Il film si chiama Pandemia ed è prodotto da una casa di produzione indipendente. E’ un’auto produzione senza finanziamenti ministeriali e lo stiamo girando in questa zona tra Buccino e Romagnano. E’ un film che è cucito molto su questi posti perché ho avuto la Eliceto Relais 10 agosto - Da sinistra gli attori: Francesco Rossini (il cattivo della fiction Elisa di Vallombrosa). Barbara Valmorin, possibilità di il regista Lucio Fiorentino, Veronica De Laurentiis e l’aiuto conoscere questi regista Adriano Casale luoghi grazie ad un amico originario di Romagnano. Venendo Siamo qua da un anno praticamente per in vacanza qui sono rimasto molto colpito sopralluoghi ma le riprese sono iniziate dalle bellezze dei luoghi a volte poco da tre settimane e ne avremo ancora per addomesticati dall’uomo, luoghi in parte due settimane. ancora selvaggi mi hanno veramente D. E’ un film che entrerà nel circuito colpito. Quando mi è venuta l’idea di fare normale? un film un po’ apocalittico, in quanto R. E’ un’opera prima ed è il mio primo racconta la storia di sopravvissuti ad una lungometraggio ed è molto difficile avere grande epidemia ho pensato ch epoteva subito un distributore che rischia. Sono essere bello ambientarlo in questi luoghi film che una volta girati si cerca di selvaggi . Anche perché il film racconta presentarli a dei festival e sperare di trovare un distributore se il film è venuto un’epidemia diffusa attraverso la pioggia, bene. E’ un terno al lotto ma è il destino dove la terra nonostante sia bella non è comune di chi vuole fare cinema. Non ci più sfruttabile dall’uomo. lamentiamo ma cerchiamo di fare e basta. D. Il cast è composto da attori D. Sei giovane e alla prima esperienza? professionisti… R. Ho iniziato partendo dal teatro come R. Sì sono per lo più professionisti e in assistente regista in diverse città d’Italia. parte provengono dal teatro. Gli attori Ho fatto prima di questo film dei corto principali sono Marco Foschi , giovane metraggi, dei documentari non ho attore già affermato in teatro e adesso frequentato corsi ma sono un autodidatta anche a cinema, Alice Palazzi, attrice Ho messo prima su una casa di teatrale ed esordiente con questo film; produzione che si chiamava Tarfilm e Massimo foschi , attore che ha lavorato adesso una nuova che si chiama Cave con Strehler, Ronconi con cui lavora canem che produce il film ed è composta ancora; Veronica De Laurentis; Tommaso da me , da Adriano Casale che è aiuto Ragno, che fa un’apparizione, Barbara regista e supervisore, nonché quello che Valmorin, Francesco Rossini ( il cattivo farà le musiche del film, Alessandro Abate della fiction Elisa di Vallombrosa). Sono che è il terzo socio ed è il direttore della tutti attori affermati e poi ci sono altri più fotografia. giovani che sono Annibale Pavone, D. Tornando alla scelta di questi luoghi Giovanni Calcagno, Michelangelo da Risi, per le riprese sei soddisfatto della scelta? Chiara Baffi, Salvatore Caruso … ed altri R. Assolutamente! Una scelta azzeccata, sto scoprendo bellezze su bellezze, anzi piccoli ruoli anche con attori del posto.
mi sono fermato nei sopralluoghi, nella scelta delle location. Mi sono fermato perché anche durante le riprese si scoprono nuovi posti belli. Vedi di fronte a noi- e indica gli Alburni- c’è questo muro di montagne che sono meravigliosi. E mi sono imposto di non andare a vederli da vicino altrimenti mi vengono le voglie. D. E la scelta dell’ Eliceto Relais come albergo per il soggiorno della troupe? R. La nostra organizzatrice che è Barbara Spina ha preso contatti e ha scelto questo luogo. Devo ringraziarla perché è un posto bellissimo, stupefacente e oltre a lei devo ringraziare Antonio (Ing. Salimbene) che ci ha ospitato e credo che sia un illuminato. Vorrebbe fare di questo posto un centro che muova cultura, arte, pensiero e sviluppo del territorio. E da quello che sta facendo adesso penso che ci possa riuscire. Devo molta riconoscenza nei suoi riguardi per il trattamento che ci ha riservato. Una persona veramente di spessore. Il posto è bellissimo, dopo una giornata di lavoro mi rubo in qualsiasi momento una passeggiata nel bosco, il tramonto, la mattina mi sveglio presto per godermi questo silenzio. a.i.
UNA VOLCEIANA a MISS ITALIA
Elena Micaela Basile è nata il 10/03/1991 in Germania, ma vive a Ischia. Alta m.1,77, capelli biondi e occhi color marrone. Figlia di Nicola e nipote, quindi, del capitano Umberto Basile, il portiere della buccinese degli anni ’30.
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‘A Madonna
Quest’anno ricorre il 150° anniversario delle apparizioni della Madonna a Bernadette. Desideriamo ricordare l’avvenimento con questa poesia di Concettina Cariello sulla nostra Madonna.
Ogn’ anno, la prima domenica di Luglio, c’è l’usanza per i buccinesi di andare alla processione ognuno ll’ adda fa chesta crianza; ognuno adda tené chistu penziero. Ogn’anno, puntualmente, in questa domenica, di questa gioiosa e felice ricorrenza, anch’io ci vado, e, con il cero , il rosario e i Mariani canti, partecipo con devozione a questo importante evento. St’anno m’è capitata ‘navventura… mentre la Madonna stava per uscire dal santuario e tutti applaudivano, (Madonna), si ce penzo, e che paura ! Ma po’ facette un’ anema ‘e coraggio. ‘O fatto è chisto, statemi a sentire: s’ avvicinava ll’ora della processione e io, emozionata come sempre, stavo per seguire la Madonna, ma, ad un tratto rivedo nella folla dietro la processione, tante persone che ormai non ci sono più. Penso ad un colpo di sole, verso dell’ acqua sul mio capo e proseguo il lungo e assolato cammino. La processione prosegue, come sempre, lenta e dopo aver attraversato Corso Garibaldi, imbocca Via Quintino Di Vona. Sulla destra, al balcone le ricamatrici ufficiali dei vestiti della Madonna le famose “sorelle carruzzere” Luisella, Antonietta, Aurora, e il loro fratello Ciccillo, ad un altro balcone è affacciata Santina la bella giovane e il suo consorte Puccio. Sempre sul lato destro seduta c’era Adelina e Vitella r bancarotta.
Affacciati al balcone: zia Maria r Bic Bac e zio Domenico, insieme a Rosa r Anna Rosa. Sul lato sinistro Silvio De Maria, il libraio serio e impassibile, come sempre, e vicino suo fratello dal sorriso indimenticabile Michele il calderaio. In alto, affacciata al balcone Gerardina Magaldi, la famosa seria e precisa ricamatrice. Vicino al muro della piazzetta Mammascina, zio Vito, zia Rosina e zio Vincenzo e la famosa Trip penda dalla postura indimenticabile e dallo sguardo severo. Papà affacciato dalla balaustra di via Chianca Vecchia e gli altri Pasquale r cangiarr, Concettina, Pasquale r parmone, nonna Concettina, nonno Fortunato, zia Vincenzella e zio Costantino nell’ angolo vicino la casa pronto a fare l’offerta. Proseguendo la processione rivedo Felice Sacco e Marietta, Lilino ed Enrica. La Vescula, lu Mures con la moglie, Concettina r Scarpetta,Natalina la sarta, ronna Michela e Vincenzo il gioielliere. Lungo la strada, affacciata alla finestra vi è Lucietta emozionata, Clelia e il suo alto consorte.
Fermo come una statua, davanti al suo negozio, Pierino De Lucia. Più avanti Michele Salimbene e la moglie Olga affacciata al balcone a contemplare la Madonna. Questa è la vita! ‘ncapa a me penzavo...
Pag. 15 La morte arriva, ma la voglia di ritornare sulla terra a vivere la festa della Madonna resta. Tutto a nù tratto, che veco ‘a luntano? Ddoje ombre avvicenarse ‘a parte mia e ascolto: “Ti sembra questa na processione? Questa è una sfilata di spalle e gambe scoperte e vestiti trasparenti. Non è una processione, è un mercato. Mancano solo gli imbonitori che chiedono di comprare qualcosa. Le persone si abbracciano, si baciano sembra un matrimonio, non c’é rispetto per la nostra Protettrice. La Madonna si deve fermare ogni volta perché i fedeli fanno le offerte; che dovrebbero essere fatte in chiesa, no, non c’è più rispetto per il sacro” dice Don Antonio Grieco. “La processione ai nostri tempi era un’altra cosa”, afferma Monsignore Nicola D’Acunto, “la nostra Madonna è assai bella, è una bellezza paradisiaca, chiunque la guarda avverte nel cuore una vibrazione singolare, dolce, penetrante; la mente pensa a un riflesso superiore, un diverbio di Dio Creatore, ma ritornando a com’era la processione ai tempi nostri, ricordi: davanti alla statua c’ erano le due confraternite di S.Pietro e Paolo, (con sopra la tiaria pontificia e le due chiavi di S.Pietro) e l’Annunziata. Ora sono rimasti soltanto gli stendardi rosso e celeste. Davanti alla Madonna c’era una lunga fila di donne con ceri accesi, dietro le figlie di Maria rigorosamente con il vestito e il fazzoletto in testa. C’erano le Gerardine, gli Alfieri e le cente erano numerose . Oggi c’è solo una centa e la lunga fila di bambine vestite con l’abito della comunione e lo sventolio delle bandierine con gli “EVVIVA MARIA” non c’è più. La banda poi suonava una musica mistica, migliore di quella d’oggi. L’unica cosa uguale é la nostra Madonna, che ti rapisce e ti rimane scolpita nel cuore. Noi non possiamo assistere a questo misero spettacolo, perciò ascoltatemi: Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:nuje simmo serie...appartenimmo à morte! Concettina Cariello
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L’emigrazione italiana per la prima volta in un’opera multimediale Presentata il 10 settembre al Circolo del Ministero Affari Estero a Roma L’opera - presentata ieri al Circolo del Ministero degli Affari Esteri - racconta attraverso fotografie e documenti, un’altra Italia che vive, opera e produce, e che continua a mantenere nonostante le distanze, forti legami con il Paese di origine. Sono intervenuti: il Presidente del Circolo del Ministero degli Affari Esteri, e Roma 10 settembre - Circolo del Ministero degli Esteri: Angelo Presidente ICE, Imbrenda presenta la Voce di Buccino a Catia Monacelli e l ’ A m b a s c i a t ore Tiziana Grassi Umberto Vattani, Roma - Storie che sembrano lontane ma padrone di casa, il Sottosegretario con portano dentro un pezzo d’Italia. Storie delega agli Italiani all’estero, Alfredo di un mondo ancora troppo sconosciuto, Mantica , Gherardo La Francesca, ma che preserva con forza i nostri valori e Direttore Generale per la Promozione e la l’identità nazionale. Gli emigrati italiani Cooperazione Culturale. Il Direttore di hanno rappresentato un fenomeno Rai Italia, Piero Badaloni, il Segretario fortemente costitutivo del nostro paese Generale della Società Dante Alighieri, tra Ottocento e Novecento. E le loro Alessandro Masi, e Antonio Gorbisiero, esperienze di vita sono una parte Direttore delle Edizioni Il Grappolo. Ha importante della storia italiana, che non coordinato gli interventi Filippo Gaudentipuò più essere trascurata. Per questo le conduttore del TG1 3 e ha conclusioni testimonianze di questi uomini, sono sono state affidate al Prof. Mario state raccolte per la prima volta in Porcellini- Preside della Facoltà di Scienze un’opera multimediale: “I segni della Comunicazione presso L’Università dell’emigrazione. L’Italia La Sapienza di Roma.. dall’emigrazione all’immigrazione. Antonio Corbisiero, direttore editoriale Documenti, ricerche, testimonianze, de “Il Grappolo”, è soddisfatto: “Con la musiche e filmati”, a cura di Tiziana presentazione di quest’opera Grassi e Catia Monacelli, con la multimediale, viene colmato un vuoto collaborazione di Giovanna Chiarilli. nell’editoria italiana”.
Vallo della Lucania, 29 agosto 2008 Convegno dei Cilentani nel Mondo: da sx il dott. Aniello De Vita (cantore del Cilento), Angelo Imbrenda e l’avv. Tommaso Cobellis (presidente dei Cilentani nel mondo)
Domenico Chieffallo SOTTO CIELI LONTANI Edizioni del Centro di Promozione Culturale per il Cilento www:cilentocultura.it
Dall’Introduzione I percorsi esistenziali degli emigrati cilentani hanno avuto, nel tempo, risvolti molteplici e sbocchi assolutamente differenziati. (…) C’è “ la dolorosa storia dei vinti, di coloro che non giunsero nella terra promessa, che seppellirono i loro sogni nel mare che li accolse come tomba, che morirono senza aiuti medici o di fame”. (…) (…) C’è poi la storia della gran massa anonima proveniente per la gran parte dall’universo della campagna; dal mondo dell’artigianato e dei mestieri (…) Tutti costoro, con enormi sacrifici materiali e forti tormenti interiori, comunque sempre con grande forza d’animo, sono riusciti a trovare un loro spazio vitale nelle lontane terre ove un’atavica miseria li aveva spinti. (…) C’è infine la storia, eclatante ed esaltante, di coloro che hanno realizzato in pieno il sogno americano, per essere diventati partecipanti attivi della vita economica, sociale, culturale e spirituale dei paesi d’accoglienza e per aver raggiunto, in quel contesto, posizioni di assoluta preminenza e prestigio. (…) E’ a quest’ultima categoria che è dedicato il presente lavoro che oltre a ricordarne alcuni dei maggiori esponenti vuole riflettere su quali siano state le motivazioni che hanno reso possibile, nel più ampio e generale contesto del fenomeno migratorio, di emergere in modo possente sotto cieli lontani.
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Il calcio a Buccino negli anni 50 di Carmine Genetiempo Mentre scrivo è appena iniziata l’Olimpiade : ci siano d’esempio gli sportivi che da tutto il mondo si affrontano, cimentandosi con lealtà e rispetto, più forti delle incomprensioni e delle ingiustizie che dividono artificiosamente uomini e paesi. In questa afosa estate salernitana, rinfrescata dalle innumerevoli amichevoli estive nazionali ed internazionali che inondano i nostri schermi (e che da calciofilo impenitente seguo con maniacale attenzione) ho avuto modo di valutare come sia cambiato il nostro amato sport, non solo per i grandi guadagni che concede alle sue stelle. Senza andare molto indietro nel tempo, mi ricordo come era , nei leggendari anni ’50, il principale strumento di lavoro di noi piccoli e grandi pionieri della pedata : la sfera dei sogni e dei desideri , il pallone. A quei tempi , appena uscito dalle fabbriche che ancora artigianalmente ne curavano la confezione, la “palla” aveva un colore giallo , destinato a mutare dopo poche partite fino a scolorire in un biancastro e spelacchiato globo che ci ostinavamo a martoriare, i pezzi tenuti insieme da cuciture fatte a mano: all’interno una camera d’aria veniva gonfiata attraverso un beccuccio per regalare a quella meraviglia la giusta consistenza e forma. La cosa più singolare consisteva nel fatto che per trattenere la camera d’aria all’interno della sfera vi era una chiusura stretta con un robusto laccio di cuoio , che all’impatto con la testa del difensore o dell’attaccante provocava non pochi dolori : quanti goal son stati fatti o evitati a prezzo di fronti doloranti e sanguinanti! I giocatori più dotati nel gioco aereo, e quelli che per il ruolo svolto venivano più spesso chiamati ad interventi acrobatici, avevano preso l’abitudine di fasciarsi la fronte per attutire l’impatto della stringa con il capo, ma quanti mal di testa non si riuscivano a risparmiare! I “vecchi” come me ricorderanno uno degli eroi bendati della nostra gioventù, il grande Mario Landolfi detto “Maione”. Il globo lattiginoso rimbalzava non certo sui perfetti campi di calcio che anche ad agosto , verdissimi, la TV ci propone nei nostri salotti. Alla fine del secondo conflitto mondiale e per molti anni ancora si sarebbe giocato su terreni che durante l’inverno per la
maggior parte erano destinati all’agricoltura . Sempre i più anziani ricorderanno in proposito il campo di San Gregorio Magno: era un terreno di dimensioni ridotte (che costringeva a schierare squadre di sette elementi) che da campo di patate ( una volta raccolte ) si trasformava in campo di football. Rettangoli di gioco aridi e disseminati di crepacci , vere e proprie trappole per gli eroici calciatori che , pur conoscendone le insidie , spesso non potevano evitare abrasioni, ferite se non addirittura rovinose fratture . Negli schieramenti tattici delle partite “contemporanee”, anche di quelle estive che poco o nulla hanno a che vedere col vero calcio, si misura la distanza siderale che separa i moderni da “noi antichi”. Moduli e compiti assegnati son stati stravolti, ed i ruoli, anche se in alcuni casi hanno conservato lo stesso nome, sono radicalmente mutati. Un rapido excursus dei ruoli tipici del calcio anni ’50, tra parentesi (parentesi piene d’affetto e di ammirazione ) i loro interpreti , juventini e buccinesi, che a questo sport mi hanno fatto appassionare sempre di più: Portiere (Viola - Giuseppe Antonio Volpe , ‘Zi Capicchio): oggi, con il divieto di passaggio all’indietro, il portiere è una sorta di “libero”, mentre nei nostri anni ruggenti e impolverati usava quasi esclusivamente le mani e non lasciava quasi mai l’area piccola , raramente avventurandosi nei sedici metri e mai oltrepassando l’area di rigore . Terzini (Manente - Picciotti) : si chiamavano “mastini”, perché mordevano (spesso in senso letterale) le caviglie delle ali della squadra avversaria . Il loro raggio di azione era la loro metà campo e non dovevano mai oltrepassarla : difensori
Pag. 17 arcigni, diventavano quasi degli spettatori quando il gioco interessava i compagni dell’attacco (quante volte allenatori di ogni dove si sgolavano a bordo campo per richiamare all’ordine terzini desiderosi di gustare l’ebbrezza di un cross o di un tiro contro la porta avversaria!) Avevano il compito di effettuare le rimesse in gioco dai vertici piccoli dell’area del portiere al quale non era demandato tale compito : effettuavano le rimesse in gioco usando quasi esclusivamente la punta delle scarpette per dare al pallone più forza e consentirgli di raggiungere i confini dell’area di rigore avversaria . Mediani (Bertolini - Mario Landolfi “Maione”): con compiti eminentemente difensivi, marcavano e contenevano le mezze ali avversarie. Occupavano la parte centrale dello schieramento ed avevano , a differenza dei terzini, la possibilità di addentrarsi nell’area avversaria quando le mezze ali spostavano il loro raggio d’azione in quella posizione. Centromediano (Parola - Agostino Del Monte “Bistecca”) : operava tra i due mediani come “francobollatore” del centravanti avversario , al quale doveva impedire con ogni mezzo la realizzazione del goal . Ali (Muccinelli - Fernando Caprio): giocatori agili e veloci che agivano nella metà campo avversaria sul versante destro e sinistro del campo, con il compito di sviluppare il proprio gioco sulle fasce laterali per cercare di sorprendere i terzini avversari: dovevano essere particolarmente abili nella pratica del dribbling e avevano altresì il compito di effettuare i cross per il proprio centravanti e di battere i calci d’angolo. Mezze Ali ( Boniperti - Landolfi Gerardino e Cesare Scaffa) : i Fuoriclasse. Erano la fonte del gioco e dovevano possedere una elevata personalità ed imprevedibilità, doti necessarie se non indispensabili per mettere in difficoltà i mediani marcatori e nel contempo consentire alle proprie ali di agire (continua a pag. 21)
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Il 13 settembre 2008 Gerardo Volpe è stato ordinato Diacono, insieme ad altri cinque seminaristi, nella Cattedrale di Salerno. La pubblicazione di questo suo articolo vuole essere un omaggio e un augurio per un sereno e proficuo cammino nel nome del Signore.
La Verità sul Codice da Vinci Il Codice da Vinci è considerato uno dei maggiori successi editoriali degli ultimi tempi, tradotto in 44 lingue e venduto in oltre 35 milioni di copie. Basta consultare il sito internet personale dell’autore, Dan Brown, per rendersi conto della vastità del fenomeno e della pubblicità ricevuta dal suo libro. Senza questa copertura pubblicitaria, è certo che il libro non avrebbe potuto avere il successo che poi ha avuto. Successivamente è stato tradotto in un film che ha avuto certamente grande diffusione. Nelle oltre 500 pagine di questo libro, il suo autore, lo statunitense Dan Brown, ripete le vecchie critiche anticlericali rivolte alla Chiesa e ripropone le vecchie falsità della gnosi, presentandocele come se fossero il vero Cristianesimo, il quale sarebbe stato deturpato dalla Chiesa. Il romanzo cerca di esaltare gli insostenibili miti gnostici su Dio, sulla Creazione e la Redenzione, miti già vittoriosamente confutati dagli Apostoli, dai Padri e dai Dottori della Chiesa. Sebbene nel retro di copertina del libro di Dan Brown, esso venga presentato come un romanzo (novel), in una nota preliminare l’autore cerca di darci ad intendere che si tratta di un romanzo storico, ossia un’opera in cui la finzione letteraria serve per illuminare fatti realmente accaduti. Il fatto che Il Codice da Vinci si presenti come un romanzo non diminuisce la gravità delle sue affermazioni e la pericolosità della sua influenza. Spesso le eresie si sono diffuse grazie all’artificio della letteratura,
specie se popolare, a partire dai canti e dalle commedie con i quali gli antichi ariani e donatisti diffondevano le loro menzogne e incitavano alla ribellione contro la Chiesa. Durante il medioevo e l’epoca rinascimentale, lo gnosticismo prima e il catarismo poi si diffusero grazie alle poesie ed ai canti di alcuni trovatori e grazie al ciclo di romanzi cavallereschi dedicati al mito del Santo Graal. Tuttavia, il caso del Codice da Vinci non può essere ridotto ad un complotto basato su una operazione puramente commerciale. Viene spontaneo porsi una domanda. Com’è possibile che un romanzo come questo abbia successo in una società come la nostra: scettica, disincantata, razionalista e secolarizzata? Com’è possibile che una macchinazione così assurda, anche per chi non conosce bene la storia, venga accettata, se non come vera, perlomeno come verosimile? Rispondiamo dicendo che è proprio della mentalità razionalistica la tendenza a rovesciarsi nel suo opposto, ossia in un irrazionalismo che, dopo aver rifiutato la Verità e l’evidenza, accetta l’errore e l’occulto. È proprio del relativismo rovesciarsi nel dogmatismo dell’arbitrio e dell’assurdo. Accadeva già nel XVII secolo con la crisi dell’Illuminismo e poi nel XIX con la crisi del Positivismo, si ripete oggi con la crisi della società tecnocratica. Questo non deve meravigliare il credente. Diceva Chesterton che: “quando una società perde la fede, non succede ch’essa non crede più a nulla, ma che finisca col
credere a tutto, a qualunque fandonia solleciti la sua immaginazione e appaghi le sue passioni”. Il razionalismo e il relativismo demoliscono verità, Concludendo, che cosa dire? Che ancora una volta, con la pubblicazione di questo libro, viene tradita quella sofferenza grandissima e specialissima che il Signore Gesù ha offerto per tutti noi. Viene tradita perché se ne stravolge il significato, ma soprattutto perché se ne respinge il suo senso meraviglioso. Qual è questo senso meraviglioso? È un Dio che si è fatto uomo per accompagnare l’uomo nell’avventura del suo esistere, redimerlo dal più grande problema che è il peccato e condurlo alla Salvezza. È un Dio che si è fatto vittima per indicare all’uomo la strada dell’amore, è un Dio che ha teso e tende le sue braccia per rialzarci e sostenerci. Il tradimento per giunta è ancora quello di sempre: rifiutare quella Compagnia, quel Sangue, quella Sofferenza, quelle Braccia, per illudersi di fare di se stesso il proprio Salvatore. Don Gerardo Volpe N.B. Articolo già pubblicato in “Detto fra noi” Bimestrale del Seminario Metropolitano “Giovanni Paolo II” del 26 febbraio 2007, Anno 0 Numero 2, pag. 2.
Il calcio a Buccino negli anni 50 (da pag. 17)
nelle migliori condizioni possibili per mettere il proprio centravanti in grado di assolvere al compito di goleador. Centravanti ( Borel - Francesco Amedola “Cumpa Cecca”) : il finalizzatore di ogni azione d’attacco e per questo fine doveva stazionare perennemente nei pressi dell’area di rigore . Dotato di buon dribbling per evitare la marcatura del centromediano avversario , era necessario fosse anche dotato fisicamente per intercettare quanti più cross possibili provenienti dalle ali . Il calcio italiano degli anni ’50 assomigliava all’Italia di quegli anni : un nuovo inizio dopo il buio della guerra, schemi semplici e lineari (i difensori che difendevano con ardore, gli attaccanti che segnavano a ripetizione), tanta passione e rispetto. Il calcio italiano dei nostri giorni rischia di somigliare troppo al nostro paese : in piena recessione, complicato dai tanti parolai che si vendono come salvatori della patria quando pensano solo ai loro interessi. Confidiamo nell’anima buona che alberga nella Dea Eupalla (ricordando il grande Brera) : che il calcio, nella sua piccola realtà di gioco e passione, insegni agli italiani come si vive con dignità e rispetto.
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La Voce di Buccino - Autunno 2008
Odori, sapori e ricordi… Ci sono dei ricordi che sembrano scomparsi dalla memoria e che invece se ne stanno assopiti e in attesa dietro la fitta rete del tempo, pronti a districarsi e ad emergere non appena qualcosa, anche banale, li risveglia. Le mie radici sono in parte buccinesi ma non ho mai vissuto a Buccino se non per brevissimi soggiorni per lo più estivi. Conosco tante storie di buccinesi, aneddoti, proverbi e storia locale ma i ricordi personali sono ben pochi. Ascoltavo con piacere le storie che mi raccontavano i nonni, gli zii e il mio papà; spesso ripetute più volte avevano sempre lo stesso incantevole sapore di antico…I sapori e gli odori…: è a questi due sensi che sono legati i miei ricordi buccinesi…L’odore caldo del pane appena sfornato e il suo sapore rassicurante, l’odore della terra bagnata dopo un temporale estivo e il sapore umido delle sere piene di stelle. L’odore stantio del legno antico misto a quello di zucchero dei confetti conservati nella vecchia credenza di una zia che ogni volta che andavo a trovarla me li offriva come qualcosa di prezioso. Mi fu detto di accettare per educazione ma di non mangiarli perché potevano essere lì da tempo. Il sapore dell’uovo battuto aveva l’odore delle galline sdegnate dietro le quali scorazzavo mentre qualcuno mi imboccava e associavo la consistenza delle loro cacche a quella dell’uovo cremoso che solo la nonna riusciva a rendere così gonfio, frullandolo con il cucchiaino per un bel po’ di tempo… L’odore freddo e umido degli scantinati aveva per me qualcosa di misterioso…Lì vi era sempre un vecchio baule che chissà quali segreti conteneva e poi vecchi giocattoli abbandonati e ceste piene di cianfrusaglie, tutte cose sempre interessanti per una bambina, che avevano l’odore inconfondibile delle case stregate… Il sapore delle patate fritte nell’olio di oliva, il cui profumo si diffondeva in tutto il vicinato e sembrava mischiarsi all’odore di tutto il paese, mi inondava di allegria e ne avrei potuto mangiare qualunque quantità! E poi…l’odore della cera calda che striava le strade durante la processione della Madonna, quell’odore puro e sacro che accompagnava i canti e le preghiere e che aveva il sapore salato di lacrime e di sudore. Mai avrei immaginato che uno sarebbe stato tra tutti l’odore che avrebbe
accompagnato ancora tutte le mie visite a Buccino: l’odore triste dei fiori in putrefazione misto all’odore pungente dell’erba tagliata e al sapore delle zolle bagnate e senza nome. Ma quell’odore accompagna ancora il calore della mano rassicurante di mio padre che stringeva la mia piccolina e fredda e oggi, davanti alla sua tomba, respiro il suo profumo, il profumo fresco dell’alba di un giorno di fine estate… Caterina Cariello
La Voce di Buccino… un ponte sui due mondi Carissimo Gianpietro, sono Tina la seconda figlia di Prezioso. In occasione della festa della nostra protettrice, ho avuto la fortuna di conoscere vostro nipote e ho provato una grand’emozione.
Il nipote di Antonino Fumo e un amico dall’Argentina con Tina Cariello e la figlia
Mio padre parlava spesso di voi e mamma vi ricorda molto bene. Ho scoperto poi che adiacente alla mia casa paterna c’è un locale che porta il vostro nome e così, ho ricordato di tutte le volte che a casa mia si diceva: “Tina vai da Gianpietro a prendere della legna”ed ancora “Tina vai a chiudere Gianpietro!” Questo locale caro Gianpietro ancora esiste, ma ora sempre più curiosa e nostalgica mi piacerebbe ricevere notizie e aneddoti su papà e su di voi. Qui a lato vi allego la foto della mia seconda figlia: Raffaella, che ha scritto sul suo adorato nonno Pepé. Ella aveva solo quattro anni quando è morto papà, ma ha conservato un ricordo bellissimo ed ancora adesso sente molto la sua mancanza. Scrivere, probabilmente, ha aiutato anche lei perché in questo modo ho la
Raffaella Poeta
sensazione di sentire papà vicino e sapere che c’è un amico, come voi, che dall’America lo ricorda mi rende ancora più orgogliosa d’essere sua figlia. Quando egli è morto, come usanza vuole qui a Buccino, sono venuti in tanti a rendergli l’estremo saluto, ma, nonostante, il dolore per la perdita ho un unico rimpianto: quello di non aver avuto un registratore. Ogni persona, infatti, mi riportava una battuta particolare o qualche episodio allegro raccontato dal mio babbo. Io, purtroppo, non ho ereditato la sua simpatia, né il suo senso dell’umorismo, ma per fortuna attraverso mio fratello Marcello e mia figlia Raffaella riesco, talvolta, a rivedere mio padre nelle loro nuove battute e, penso a quanto egli possa essere felice ed allegro con tutti anche lassù in cielo. Spero di ricever al più presto vostre notizie o, magari, di avervi come ospite qui a Buccino perché gli amici di papà sono anche i miei. Vi abbraccio forte Con affetto,Tina (Tina Cariello)
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PREVENIRE E’ VIVERE
Grazie mille alla Maestra Rosetta
Un interessante convegno sulla PREVENZIONE DEI TUMORI si è tenuto in San Gregorio Magno, il 22 Luglio 2008
“Grazie mille” - Non poteva esserci canto più appropriato, come colonna musicale portante e prevalente della serata organizzata dalla Maestra Rosetta Masturzo con i suoi ragazzi per festeggiare il saluto alla scuola. Ha lasciato l’insegnamento con incontaminata freschezza in una scuola che sta perdendo completamente la bussola. La maestra Rosa esce dal firmamento didattico come una vera stella polare, quasi unica, senza perdere mai di intensità. La forza prevalente del successo scolastico è stata la sua “leggerezza” e tanta, tanta dolcezza. I bambini, come i pulcini, per la crescita, chiedono una mamma chioccia, amorevole che sappia offrire un nido di calore. E la maestra Rosa ha saputo regalare nei tanti anni di insegnamento molto amore che resterà nella storia dei ragazzi di Buccino suoi alunni. La sua festa di addio alla scuola è voluta essere l’epilogo di un lungo costante percorso didattico. Bisognava vederla in amorosa simbiosi con i suoi alunni. La scuola è il luogo dove si impara a conoscere ma anche a fare ed a saper vivere insieme. I ragazzi hanno messo in mostra le loro abilità, il brio, tanto autocontrollo, l’ entusiasmo, la gioia nel cantare, nello stare insieme: tutti gustosi frutti di una scuola serena. Molto entusiasti tutti i presenti venuti a curiosare, ma particolarmente felici i genitori dei bambini e le nonne che divoravano con gli occhi ogni movenza e ogni parola degli adorati nipoti.
E’ stato organizzato dal Dott. Francesco Tortoriello, pres. Del Gruppo Folklorico Gregoriano in collaborazione con Donato Grande presidente dell’Associazione Folk Baragiano. Presenti il sindaco Gerardo Malpede di San Gregorio ed il Sindaco di Baragiano Giuseppe Galizia. La riuscita della serata è stata determinata dalla valenza dei tre relatori che con competenza ed efficacia sono riusciti a coinvolgere le numerose presenze sulla sensibilizzazione del problema PREVENZIONE. La dott.ssa Carmelina Auletta, relazionando sulla diagnosi dei tumori in guardia medica, ha sottolineato che in Italia i carcinomi più frequenti nell’uomo sono quelli del polmone, colon retto e prostata, mentre nella donna è il cancro della mammella. Grazie ai programmi di prevenzione, con diagnosi precoce il 50 per cento degli ammalati raggiungono una guarigione completa. Il dott. Francesco Abate, chirurgo urologo presso l’ospedale S. Carlo di Potenza ha relazionato sulla prevenzione del tumore della prostata. Il dott. Enrico Mazzeo Cicchetti, direttore di chirurgia senologica presso l’Ospedale S. Carlo di Potenza ha relazionato sulla prevenzione del tumore della mammella. Quindi per definire la prevenzione si può dire che è l’andare dal medico quando si sta bene; l’abitudine di effettuare controlli periodici quando non si ha niente. Il messaggio positivo conclusivo della serata è stato che di tumore ci si ammala di più ma è anche vero che si guarisce sempre di più.
S. Gregorio Magno - Il matrimonio di Maria Policastro
La Maestra Rosetta di questi momenti, nei lunghi anni di insegnamento, ne ha costruiti e regalati tanti. Il momento più emozionante della manifestazione è stato proprio quello finale, quando inaspettatamente una delle sue alunne, oggi mamma e docente, con emozione, è salita sul palco per aggiungere il suo grazie ai mille cantati dai ragazzi. Un grazie ricco di tante valide motivazioni per la sua maestra di circa 30 anni fa, che l’hanno aiutata ad amare la scuola, il sapere e ad essere oggi una motivata professoressa. Dopo di questa si sono affollate sul palco tante altre alunne del lontano passato ed è stata una catena di abbracci, di commozioni e di toccanti lacrimucce. Grazie maestra Rosa per aver saputo donare tanto a tanti bambini. Rousseau, grande pedagogista, ha lasciato alla storia una grande esortazione “ Amate l’infanzia” il periodo più bello della vita ed ha aggiunto “Più lunga l’infanzia, più salda la formazione, più felice la vita”. Penso che tu sia riuscita splendidamente a fare proprio questo. Di nuovo grazie mille Maestra Rosetta dai tuoi numerosi alunni, dai genitori e da chi ha saputo apprezzare il tuo proficuo stile di insegnamento.
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IERI, OGGI, DOMANI…
Spunti e riflessioni sulla secolare questione meridionale attraverso gli scritti di Antonio Nitto
Antonio Nitto nel 1970
Una delle tante cose positive del mio agosto volceiano è stata la lettura del libro METAFORA MEZZIOGIORNO (scritti sulla Questione Meridionale 1946-1976) di Antonio Nitto). Devo ringraziare suo figlio Giuseppe che ne ha curato la raccolta e che ha voluto regalarmi un’opera importante per conoscere i mali che affliggono questo nostro negletto Mezzogiorno. Proverò ad aprire un dibattito sulla Voce, su questo tema ancora irrisolto, pubblicando periodicamente alcuni significativi scritti del nostro compaesano scomparso immaturamente proprio alla vigilia del terremoto dell’80. Ne avrebbe avuto di cose da scrivere sulle tonnellate di miliardi piovuti sulla Campania e Basilicata. Fiumi di danari pubblici che sono scomparsi nei meandri di un sotto bosco politico-affaristico. La questione meridionale continua ad essere materia di studio di tanti dottori attraverso dibattiti e tavole rotonde ma il malato non migliora. Forse in questo caso staccare la spina ai finanziamenti potrebbe essere la medicina giusta. Lo sperpero di risorse economiche e finanziarie hanno giovato solo alle classi politiche che si sono avvicendate in questo cinquantennio per mantenere in vita il virus del clientelismo. Vi proponiamo un articolo scritto da Antonio Nitto, nel febbraio del 1952, per vedere come a distanza di oltre cinquant’anni le sue speranze della rinascita del mezzogiorno sono andate deluse. a.i.
SODDISFACENTE FUNZIONAMENTO DELLA CASSA DEL MEZZOGIORNO In preparazione il disegno di legge che ne prolungherà la vita di altri due anni mentre il fondo annuale sarà elevato di dieci miliardi In questi giorni sarà presentato al parlamento un disegno di legge, concernente la Cassa per il Mezzogiorno: con tale disegno di legge, l’ente in parola vedrà prolungata la sua vita di altri due anni e il fondo annuale innalzato di altri dieci miliardi, ogni anno. Inoltre i suoi compiti saranno allargati, perché essa si interesserà anche delle sistemazioni dei bacini montani e delle linee ferroviarie di maggior traffico. Questi ampliamenti dei compiti della Cassa, nel tempo e nell’oggetto, tornano ad onore del Governo in carica, anche perché il funzionamento della Cassa in questi primi anni è stato più che soddisfacente. Analizzando, invero, l’attività di essa con cifre alla mano, possiamo darle senz’altro, il massimo dei voti. Infatti, e forse questo è il suo maggior merito, la stessa, in tema di progetti tecnici, ha voluto sempre guardare per il sottile, ha cercato ed ottenuto economie(circa dieci miliardi); non ha dato un carattere eccessivamente burocratico nelle sue funzioni; ha lavorato con accanimento e sveltezza ( opere appaltate al 31 dicembre per 169 miliardi, con più di 1500 progetti approvati e con circa un milione di giornate lavorative). Pertanto, fino a questo momento, il meridione non può non gioire, contento che finalmente un governo unitario si sia interessato delle sue contrade. Ma. Poi, è veramente contento quel tale meridionale, oppure persegue nello stato do scetticismo, che gli uomini e le cose gli hanno creato dentro e intorno a lui? Sono, in sostanza, ancor valide le critiche che insigni meridionalisti hanno rivolto ai vari governi succedutesi al Viminale e in altri palazzi della Roma burocratica, sorda ed insensibile ai nostri problemi? In effetti, se noi volessimo metterci nei panni di questo meridionale scettico e ipercritico, dovremmo rispondere di sì. Mettiamoci, ad esempio, nei panni del marittimo napoletano: le recenti polemiche sugli scali delle navi dello Stato-armatore nel porto di Napoli, sono purtroppo un
Pag. 21 esempio di come si trattano i meridionali. E non critica soltanto il lavoratore marittimo, perché il suo coro di lamento è reso ancor più forte da quello dei lavoratori meccanici dell’Ilva di Bagnoli, dei Cantieri di Castellammare, della Navalmeccanica, ecc. E lagrima e grida l’ortofrutticoltore, a cui la vecchia, e mai abbastanza criticata, politica doganale, vieta un valido commercio di esportazione nei vari paesi europei. Problemi soltanto economici ha il Mezzogiorno? Non lo si creda. Sono tanti e poi tanti e di varia natura. Ha problemi da risolvere lo studente universitario, a cui mancano attrezzature scientifiche nelle Università, povere e prive di mezzi. Ha problemi il Sindaco del piccolo Comune, che non sa come dare una adeguata assistenza sanitaria ai propri concittadini. Han problemi gli ospedali, a cui dallo Stato vengono sempre negati mezzi finanziari, necessari alla sua esistenza. Han problemi quotidiani tutti i Comuni, che non costruiscono abbastanza case per i loro amministrati. E per ora basta perché ad enumerarli tutti ci sarebbe bisogno di centinaia di numeri del nostro giornale. Ora è lecito ed opportuno porsi la domanda sul se la Cassa del Mezzogiorno ha effettivamente posto in essere le basi per la risoluzione dei suaccennati complessi problemi. Non è che si deve rispondere in senso negativo, ma è che essa non basta da sola a risolvere quello grosso, il problema meridionale. Se i governanti si cullano soltanto coi miliardi, e son tanti, della Cassa del Mezzogiorno, non potranno dormire bene, ma gl’incubi li assaliranno ed avranno bisogno forse di un psicoanalista. Se, invece, pur continuando a dare sempre più vita e impulso a questo Ente ( la cui attività abbiamo più sopra elogiato), vorranno rileggersi nei momenti di riposo le critiche dei vari Fortunato, De Viti, De Marco, D’Orso, ecc., perché queste sono ancora valide ed attuali, ebbene, se dopo la loro lettura ne capiranno lo spirito altamente unitario e nazionale, allora sì che finiranno le lagne e le critiche del meridionale scettico. Questi, allora, non avrà più problemi singoli che, al massimo, un Prefetto i buon senso, riuscirà a risolvere. ( la Giustizia- Roma 14 febbraio 1952)
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“I vivi sono vivi, ma i morti non sono morti” Marcello Gigante Con questa frase del Prof. Marcello Gigante vogliamo ricordare le giovani vittime del bombardamento alleato del 16 settembre 1943 e tutti i morti della comunità buccinese a Buccino, in Italia e nel mondo.
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Prezzolini e i «briganti» del fisco dibattito sul libro di Sangiuliano L’ossimoro è solo apparente. perchè la complessa personalità di Giuseppe Prezzolini si fa definire solo se in essa vi si colgono come apparenti i contrasti stridenti. Gennaro Sangiuliano, giornalista e intellettuale tra i più fertili della contemporaneità, coglie questo sostanziale aspetto nelle scelte (di vita, professionali e politiche) di Prezzolini che nella biografia a lui dedicata viene indicato come «l’anarchico conservatore». Il volume, edito da Mursia, sarà presentato stasera alle ore 18 presso la sala consiliare di Vietri sul mare. Una scelta non casuale perchè Vietri è stata “patria” di Prezzolini per sei anni prima di autoesiliarsi andando a vivere a Lugano in Svizzera. La decisione fu assunta a seguito di una dura polemica con gli uffici del fisco di Salerno, che Prezzolini definì in un editoriale sul “Resto del Carlino” come «una taverna di briganti». La narrazione della vicenda occupa alcune pagine dei Diari dello scrittore. Ancora una volta il carattere spigoloso e arcigno del fondatore della Voce entrava in rotta di collisione con il suo Paese. Tuttavia, a Vietri e alla provincia di Salerno Prezzolini aveva regalato pagine letterarie di mirabile bellezza soprattutto soffermandosi sul carattere operoso dei salernitani in antitesi a quello dei napoletani. Di questo si discuterà in occasione della presentazione del libro di Sangiuliano alla quale, con l’autore, partecipano Emma Giammattei, ordinaria di Storia della Letteratura italiana, e Gennaro Malgieri, consigliere d’amministrazione della Rai, oltre che neo deputato del Pdl. Il sindaco di Vietri, Alfonso Giannella, presenterà l’originale degli atti con cui fu concessa la cittadinanza onoraria a Giuseppe Prezzolini nel 1965.
Negli anni ’60 Giuseppe Prezzolini all’“Ippocampo” a Salerno Buccino- Luglio 1963 da sinistra Franco Catone con l’amico Peppino Annunziata a passeggio per la ex via provinciale oggi Via Magaldi.
Franco Catone residente a Munchwilen Svizzera mi ha fatto avere questa foto che volentieri pubblico per ricordare un comune amico: Peppino Annunziata ,scomparso prematuramente il 25 ottobre del 1958. A distanza di 40 anni vogliamo ricordarlo come se fosse ancora insieme a noi.
Scompare sulla soglia dei 104 anni la nonnina di Buccino. Filomena La Falce ved. Catone è deceduta il 26 agosto a Buccino alla veneranda età di 103 anni e 10 mesi. Il 6 ottobre avrebbe raggiunto i 104 anni. Ai figli Carmela, Gerardina, al fraterno amico Franco, ai nipoti le sentite condoglianze dell’Associazione Buccinesi nel Mondo.
Il circolo culturale fondato dal compianto Achille Fusco a Torrione La notizia su riportata riguardante la permanenza a Vietri Sul Mare di Giuseppe Prezzolini, un Grande del novecento italiano, mi ha fatto fare un salto indietro di quarant’anni e rivivere momenti irripetibili di passione civile e politica nella Salerno dell’epoca. In particolare il quartiere di Torrione seppe vivere in quegli anni momenti di fervore culturale e politico grazie ad un personaggio che i ventenni dell’epoca non hanno dimenticato. Parlo del compianto Achille Fusco che seppe trasformare un quartiere dormitorio in un pulsante punto di raccolta di una buona parte della gioventù salernitana. Prima con la creazione di una squadra di calcio giovanile e poi con l’apertura di un circolo culturale a cui diede il nome “ Ippocampo”. E proprio in questo circolo sul finire degli anni 60 , Giuseppe Prezzolini fu invitato a tenere una conferenza sul Ghibellin fuggiasco Dante Alighieri. Sembrerà strano oggi immaginare un grande della cultura e della letteratura italiana come Prezzolini lasciare la sua casa a Vietri sul Mare e, malgrado la venerabile età, accettare l’invito di uno sconosciuto presidente di un circolo culturale. Eppure ciò è accaduto e io sono stato, insieme a tanto altri giovani di allora, testimone di quell’indimenticabile evento. Ricordo anche che a fine relazione del fondatore della Voce intervennero alcuni degli ascoltatori e tra questi l’insegnante Giuseppe D’Acunto ( per i buccinesi pepp o’ uapp’). Achille Fusco ci ha lasciato troppo presto, a soli trentotto anni, ma a Salerno prima e a Varese poi sono ancora tanti a ricordare la sua coinvolgente esuberanza organizzativa. Riusciva ad organizzare eventi culturali senza poter contare su finanziamenti di alcun genere. Sul piatto gli bastava mettere solo generosa passione tanto da far muovere un monumento vivente della cultura italiana del novecento come Giuseppe Prezzolini. La Salerno e l’Italia dell’epoca non era solo sessantottina. Nel 1983 ci lasciava prematuramente l’amico Achille Fusco. A venticinque anni dalla sua scomparsa lo ricordiamo ai tanti amici dell’epoca e lo additiamo ai giovani d’oggi come un raro esempio di sana e generosa passione civile e politica. a.i.
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L’orazione funebre di Mario Chiariello
in onore di BLANDINA DI STASIO
Una missionaria nel campo della salute mentale. Blandina Di Stasio, Fausta Gerbasio e Mario Chiariello sono stati un trio armonioso, che animati da idee e convincimenti comuni hanno cercato in perfetta sinergia di percorrere sentieri nuovi nel campo della salute mentale. Oggi il trio non ha motivo di essere perché è venuta a mancare l’anima, la promotrice, colei che ha cercato di vivere la propria professione come missione. Mario è qui per ricordare questa missionaria Essendo stato per lungo tempo suo paziente, intendo rendermi portavoce di tutti i suoi assistiti che l’hanno pianta e la ringraziano. L’hanno accompagnata in silenzio e hanno soffocato nel cuore pensieri segreti. Ma io non posso starmene muto. Sarei davvero ingrato e ingiusto. Come tanti suoi assistiti ho sofferto a lungo sotto la cappa del malumore. Oggi sono qui per testimoniare la vincita e il valido aiuto ricevuto dalla Dottoressa Di Stasio. Ha aiutato tanti come me e peggio di me, con amore, dedizione, passione vivendo la sua attività come missione. Il distretto di satute mentale di Contursi, con la sua assenza, accuserà una grossa perdita. La malattia mentale è una brutta bestia. Non ho letto nessun manuale di patologia psichiatrica ma mi ritengo un esperto. Ho conosciuto quasi tutte le sfaccettature di questa branca medica dall’età di sei anni direttamente sul campo. A dieci avevo familiarità con i corridoi del manicomio di Nocera con il suo parco
bestie. Ho appreso cosa fossero gli elettroschok e camicie di forza sulla pelle di mia madre. Questa malattia mi ha fatto vivere le paure più brutte di questo mondo. Tutti sanno cosa è un mal di denti, ma non tutti sanno cosa è una fobia, una sindrome depressiva o una mania di persecuzione. Tutti sanno la paura di morire ma non tutti conoscono la disperazione del suicidio. La malattia mentale, propagandano gli addetti, è una malattia come le altre. Io ancora oggi non ne sono convinto e ripeto è una BRUTTA BESTIA. La dottoressa Di Stasio aveva scelto per vocazione di affrontare questa brutta bestia. La dottoressa era un’esperta di questo male e delle sue deleterie conseguenze. Ha sempre messo il lavoro avanti alla famiglia. Il suo cellulare sempre acceso, sempre disponibile in ogni ora del giorno, per i suoi assistiti, era il pronto soccorso immediato. Me lo confidò: Ci sono momenti in cui i miei pazienti possono avere immediato bisogno di contattarmi e un mio pronto intervento, anche una sola telefonata può risolvere una tragica situazione. Spesso, stando al suo fianco, veniva raggiunta dalle telefonate supplichevoli del figlio Stefano che era stanco di aspettare a casa la mamma, sempre ritardataria. Ho letto molte volte sul volto di Blandina la disperata condizione conflittuale di mamma e di medico. Chi ha sempre ricevuto la parte peggiore di questa missionaria di sicuro è stato Stefano. E Stefano continuerà, ancora oggi a ereditare la parte peggiore in questa situazione. Invito tutti a pensare il dramma non della malattia di Blandina, ma della mamma cosciente di lasciare questo mondo con un grandissimo senso di colpa nell’animo. Ha cercato di vivere la sua professione come missione con lo scrupolo di non dare abbastanza. E’ stata fermata sul campo, impegnata in prima linea. Blandina oggi non è più. E’ corale la solidarietà di dire “Che disgrazia”. Però un grande saggio mi ha inculcato questa grande verità. MICA E’ DETTO” La morte non necessariamente è una disgrazia. L’ho
constatato nella mia esistenza, e di sicuro non solo io. L’assenza di mia madre in età tenerissima, indusse mio padre, a diventare l’uomo più buono di questo mondo per difendere il figlio e col suo amore ho imparato ad amare anche mia madre che è stata sempre con me, oggi più di ieri, dandomi la forza non solo di uscire dal pozzo ma di amare il mondo, di celebrare una strana resurrezione e di gustare le bellezze della vita per me e per gli altri, bellezze che possono essere colte solo con l’occhio della sofferenza. Claudio, il marito, oggi è chiamato a questa nobile missione. Sarà impegnato a dare prova di questo grande gesto d’amore finalizzato a tenere in vita il profumo di Blandina, di questa nostra concittadina, di questa dottoressa coraggiosa e di questa splendida mamma rubata dal cielo. Stefano di sicuro dirà: PERCHE’ LA MAMMA E’ ANDATA VIA PER SEMPRE? Io non so rispondere. Provo difficoltà. Però dico con fede: Questo è il grande mistero della morte che spesso genera insospettati risvegli nella vita.
Lutto Il 25 luglio scorso è volato in cielo il piccolo Jacopo Calò di 5 anni. A papà Luigi, a mamma Tiziana, alla sorellina Carola, ai nonni e ai parenti tutti un affettuoso abbraccio dalla comunità dei Buccinesi nel mondo. Il 26 luglio è deceduta la Dott. B l a n d i n a D i St a s i o c o n i u g a t a Lambiase di anni 50 Al marito Claudio, al figlio Stefano e alla mamma Melina il profondo cordoglio dell’associazione Buccinesi nel mondo. Il 9 settembre 2008 si è spento prematuramente GIUSEPPE GIGLIO. Condoglianze alla moglie Gerarda Ignoscia, alla madre Gerardina, ai figli Davide e Danilo, al fratello Luciano. Il 12 settembre 2008 si è spento ERNESTO TUOZZO. Condoglianze alla moglie Carmelina e ai figli Francesco, Franca, Maria.
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Vecchi e nuovi sostenitori de “ La Voce di Buccino” Amendola Francesco Carbone Franco Conte Costantino Col. Verderese Italo Santangelo Concetta Catone Franco Stecca Carmine Stecca Lucia Stecca Maria Zitarosa Giuseppe Salimbene Giuseppe Catone Gigante Carmela Volpe Angelo Bafundo Nicoletta Padula Beniamino Ins. Bardaro Bonaventura Dott. Speranza Pasquale Ins. Rosetta e Carmine Zinno Picciotti Giuseppe Trimarco Maria Ianniello Francesco Salimbene Eduardo Imbrenda Antonio Cariello Mario Arch. Caprio Fernando Chiariello Giovanni Robertazzi Armando Fumo Antonio Ciaglia Silvia Catone Domenico Nigro Anna Faiella Gaetano Ing. Salimbene Tony Candela Fortunato Trimarco Giuseppe Pucciariello Francesco
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