Rivista Arti Marziali Cintura Nera Budo International Novembre 2013

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WING CHUN Randy Williams ci spiega uno dei proverbi più importanti del Wing Chun “Loy Lau, Hoy Soang, Lut Sau Jick Choong”: Segui quello che sta arrivando, respingi quello che si allontana da te, in qualsiasi caso, attacca direttamente con un colpo, in caso di perdita di contatto con la mano senza richiamare la mano stessa tra i movimenti.

E-BUNTO Mentre scrivo queste righe con estrema gratitudine e rispetto, penso ai Maestri del passato, ma anche a tutti quelli che attualmente e che in futuro potranno beneficiare di queste conoscenze, per elevare le loro vite e andare a fondo nella comprensione del mistero.

BUGEI In questo articolo Shidoshi Jordan e Shidoshi Juliana vi aiuteranno a capire l'essenza e la vera natura del Samurai, senza dubbio la figura più famosa e quella che ha più appassionato i cuori dell'Occidente e vi introdurranno nell'interessante storia del proprio lineage Shizen.

KARATE SEIBUKAN Uno degli eredi tecnici di Anko Itosu è stato, senza dubbio, Chotoku Kyan (1869-1945), creatore dello Shobayashi Shorin Ryu e figlio del Guardiano del Sigillo Reale del Re di Okinawa, Sho Tai. Tra i discepoli di Kyan si mise in evidenza soprattutto Zenryo Shimabukuro, che poi tramandò tutta la sua conoscenza al figlio Zenpo, nato nel 1944, oggi 10° Dan di Karate e con cui Salvador Herraiz si è ritrovato in varie occasioni sull'isola del Karate. Oggi il nostro collaboratore porta su Cintura Nera questo grande Karateka, leader del Seidokan Shorin Ryu.

CINEMA MARZIALE Jackie Chan e i 12 animali dello Zodiaco. Jackie Chan è nato ad Hong Kong il 7 Aprile del 1954, figlio di Charles Chan (1914 - 2008) e Lee-Lee Chan (1916 - 2002), una coppia di immigrati della Cina continentale. Quasi al punto di essere venduto al momento della nascita, Chan sarebbe entrato all'età di sei anni in una scuola dell'Opera di Pechino, con un contratto di dieci anni, come unica opzione di sopravvivenza.

ARTI MARZIALI E SPORT DI CONTATTO Il potere della forza fisica dipende direttamente dalla massa muscolare, maggiore è questa, più elevata sarà la potenza che sviluppa, anche se ci sono persone che hanno messo in discussione tutto ciò con altri metodi; non picchia più forte colui che ha più muscoli, bensì colui che è più abile... Cos'è che rende un picchiatore? Qual'è il segreto della potenza di un calcio?

UN GIORNALE SENZA FRONTIERE

BUDO INTERNATIONAL NEL MONDO

Budo International è senza alcun dubbio la rivista di Arti Marziali più internazionale del mondo. Siamo convinti di vivere in un mondo aperto. Gli unici confini sono quelli che la nostra mente vuole accettare. Così costruiamo, mese dopo mese, una rivista senza frontiere, dove ci sia spazio per tutte le informazioni che interessano ai praticanti, qualunque sia il loro stile.

Budo International è un gruppo editoriale internazionale che lavora nell’ambito delle Arti Marziali. Raggruppa le migliori aziende che lavorano nel settore ed è l’unica rivista al mondo pubblicata in sette lingue diverse e che viene diffusa in oltre 55 Paesi di tre continenti tra cui: Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Australia, Svizzera, Olanda, Belgio, Croazia, Argentina, Brasile, Cile, Uruguay, Messico, Perù, Bolivia, Marocco, Venezuela, Canada, Senegal, Costa d’Avorio…


SDS-CONCEPT Principi della difesa personale. Se consideriamo delle strategie per situazioni pericolose, grazie alle sue semplici e basilari idee, lo S.D.S. - Concept è il sistema ideale per chiunque voglia disporre di uno strumento per migliorare la propria sicurezza. Lo S.D.S.- Concept si adatta particolarmente bene a coloro che si sentono vulnerabili dovendo affrontare un aggressore.

DR. JOHN W. O'CONNOR Portare alla luce il Guerriero Interiore: Creazione di un piano mentale incontrastabile per le Arti Marziali. Non importa quanto buona sia la vostra palestra. Se non siete mentalmente preparati per tutte le sfide che dovete affrontare, correte il rischio di fare quello che tutti facciamo spontaneamente, attivare il pilota automatico a causa di un combattimento o di un combattere in modalità sopravvivenza. 56-64 Karate di Okinawa

WINGTSUN Noi di Cintura Nera volevamo realizzare un'intervista in cui far conoscere alla comunità degli artisti marziali e soprattutto al mondo del Wing Tsun, chi è Sifu Salvador, quali sono le sue motivazioni e i suoi progetti. Ma soprattutto che l'appassionato che legge mensilmente la sua “Colonna del WingTsun” possa conoscere meglio quest'entusiasta studioso delle arti marziali e instancabile ricercatore del WingTsun Kuen.

KAPAP Sparare: Quando è troppo vicino? Durante l'anno appena trascorso, un istruttore di armi da fuoco, un “Rambo”, un ragazzo veramente pericoloso, ha sparato quattro volte a un allievo! Ciò che è successo ha fatto giungere me e Ben Krajmalnik - anche lui una volta in servizio nell'esercito israeliano - alla conclusione che dovevamo fare un nuovo DVD basilare per parlare delle armi da fuoco e della sicurezza e spiegare alcune tecniche per allenarsi con queste.

Direttore editoriale: Alfredo Tucci, e-mail: budo@budointernational.com. Facebook: http://www.facebook.com/BudoInternationalItalia. Traduttor: Leandro Bocchicchio, Marcos Bava. Pubblicità e Redazione: Nicola Pastorino, e-mail: budoitalia@gmail.com Hanno collaborato: Don Wilson, Yoshimitsu Yamada, Cass Magda, Antonio Espinós, Jim Wagner, Coronel Sanchís, Marco de Cesaris, Lilla Distéfano, Maurizio Maltese, Bob Dubljanin, Marc Denny, Salvador Herraiz, Shi de Yang, Sri Dinesh, Carlos Zerpa, Omar Martínez, Manu, Patrick Levet, Mike Anderson, Boulahfa Mimoum, Víctor Gutiérrez, Franco Vacirca, Bill Newman, José Mª Pujadas, Paolo Cangelosi, Emilio Alpanseque, Huang Aguilar, Sueyoshi Akeshi, Marcelo Pires, Angel García, Juan Díaz. Fotografi: Carlos Contreras, Alfredo Tucci.


"Essere migliori equivale ad essere cambiati molte volte” Neil Gainman

niziamo una nuova tappa. Dopo la separazione dai nostri antichi soci italiani e la confusione creata attorno al nome della nostra testata "Budo International", che loro continuano ad usare per una pubblicazione che oramai non ha niente a che vedere con noi, né nelle sue forme, né nei suoi contenuti, abbiamo deciso di distanziarci, semplicemente cambiando la testata con il nome omonimo alla testata della nostra rivista spagnola Cinturón Negro, "Cintura Nera." Budo International continuerà ad essere il nome della nostra azienda e il titolo sotto il quale troverete sempre i migliori DVD. Ma non vogliamo essere identificati con qualcosa che non ci appartiene e non vogliamo approvare. A metà di ogni mese uscirà un numero Extra di "BUDO NOSTALGIA", con la selezione dei migliori articoli della nostra rivista per “ ... più 10 anni” e in tutte le lingue. L'idea è che una nuova generazione di Artisti Marziali abbia accesso agli insegnamenti di grandi Maestri, esperti ed eccellenti insegnanti che hanno lavorato in questi ultimi 26 anni con Budo International / Cinturón Negro. Si tratta di un EXTRA della nostra pubblicazione che sono sicuro piacerà agli studiosi più affezionati ed appassionati. Cinturón Negro nell'ultimo quarto di secolo ha pubblicato riviste, libri e video creando il più grande deposito di "conoscenza marziale" di tutti i tempi. Parliamo di più 650 DVD, quasi 200 libri, e migliaia di articoli. Ora continueremo a pubblicare in rete ogni mese un extra con il meglio di ogni numero, in modo che questa preziosa informazione si faccia strada tra tutti coloro che ancora non la conoscono e naturalmente, anche per chi a suo tempo la seppero stimare. Durante questo tempo abbiamo partecipato sia alle rivoluzioni che si sono vissute nell'ultimo quarto di secolo (fummo la prima rivista non Brasiliana a porre un Gracie in copertina), sia alla diffusione di stili e Maestri tradizionali, alcuni di loro nati nel XIX secolo! Abbiamo fatto conoscere stili sconosciuti, condiviso il successo di molti altri, dei quali prima

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"Quello che il bruco chiama la fine del mondo, il maestro la chiama farfalla" Richard Bach

di uscire sulla nostra rivista, non si conosceva neppure il nome. Molti sono diventati famosi sulle nostre pagine, altri molto prima di esserlo avevano già avuto uno spazio in esse Abbiamo intervistato stelle del Cinema Marziale, recensiti film, notizie e novità molto prima che Internet fosse ancora un sogno. Ora, facciamo un passo in più nella nostra innovazione adeguandoci ai tempi per proseguire con la nostra vocazione di leader nelle comunicazioni nel nostro settore. La rivista è già di nuovo in sei lingue sulla rete, il nostro canale Youtube è quello che ha più sottoscrizioni di tutte le riviste marziali del mondo, i nostri DVD possono essere acquisiti attraverso il download dalla rete, e le nostre pagine web hanno un traffico impressionante. La nostra rivista mensile in Spagnolo ha superato già le 23.000 stampe, dati ufficiali di ISSUU.com, e le altre edizioni nelle lingue Inglese, Francese, Tedesca, Portoghese ed italiana, non sembra rimarranno indietro ancora per molto tempo. Siamo all'alba di una nuova era, l'accelerazione di questi tempi è tale che il futuro è ... adesso, oggi. Internet è qui per restare, non come una risorsa alternativa per coloro che non hanno la possibilità economica di accedere ad altre reti commerciali, ma come un veicolo leader di comunicazione che viene utilizzato ogni giorno di più e dove la qualità, che precedentemente brillava per la sua assenza, sta per essere rivalutata da un pubblico sempre più esigente. Siamo di fronte a questa sfida restauratrice con un rinnovato spirito, non posso dire quello giovanile, che non lo siamo più, ma con qualcosa di molto migliore di tutto questo, con la saggezza e l'esperienza che solo gli anni danno, e con il tesoro una storia che abbiamo avuto e ora, grazie a questi nuovi / vecchi Extra on line, voi tutti potrete godere. Le mode vanno e vengono, tutto sempre ritorna, forse per questo motivo la nostalgia è bella e, come diceva la canzone "pantaloni corti" di Cafrune: "E' bello avere vissuto, per poterlo raccontare."


Alfredo Tucci es Director Gerente de BUDO INTERNATIONAL PUBLISHING CO. e-mail: budo@budointernational.com

https://www.facebook.com/alfredo.tucci.5


Quando mi sono proposto di fare una copertina e un articolo sulla figura del Samurai immediatamente mi è venuta in mente l'immagine di Shidoshi Jordan. A mio avviso nessuno come lui rappresenta la figura nobile e fiera della massima espressione del guerriero giapponese. Perchè, ben aldilà dell'idea di Guerriero, in genere duro e devastante, esiste l'altra faccia del Generale coraggioso, però moderato, fedele alla sua tradizione e alle sue regole prima di tutto, com'è giusto che sia. Shidoshi Jordan ha raccolto in più di 6000 articoli e migliaia di video accessibili si internet, gran parte della tradizione del suo lineage Marziale della scuola Kaze no Ryu, non solo nei suoi aspetti Marziali ma, e questo è ciò che lo distingue, ha anche mantenuto le tradizioni spirituali di tutta una cultura, incluso il suo linguaggio, lo Shizengo. Questo lavoro titanico è la base che permetterà in futuro non soltanto la conservazione di suddette conoscenze, ma la rinascita di una cultura estremamente saggia, profonda e ricca di molteplici aspetti, come la psicologia, la strategia, la filosofia, la metafisica o la spiritualità degli Shizen. Nella tradizione Shizen che quest'uomo rappresenta in tutto il mondo come nessun'altro, esistono due archetipi di figure tra le tipologie di Senso Tengu, che esprimono alla perfezione tale dualità. Quella di Ama, Senso Tengu dell'elemento terra positivo, colui che comanda gli eserciti con saggezza e organizzazione, e la sua controparte, Senso Tengu Toshi, dell'elemento terra negativo, colui che ordina di distruggere senza pietà e decimare i nemici. La figura del Samurai possiede questi due lati, ma possiede anche tutta una filosofia di vita che ha sedotto gli Occidentali. La magia di questo archetipo è stata perfino capace di superare la forte avversione che produce lo scontro con una maniera estrema di vedere il mondo, quando è analizzata nell'ottica Occidentale. L'idea del Seppuku (Hara Kiri), è senza dubbio uno degli aspetti più scioccanti dell'idiosincrasia Samurai. Un concetto dell'onore quasi maniacale, impossibile da comprendere per una società individualista, dove l'idea di auto-sacrificio è difficile da concepire e accettare. Tuttavia, scavando negli stereotipi modello della tradizione indo-europea, l'idea dell'eroe che si sacrifica, non ci è estranea. L'eroe che fedele a se stesso lotta fino alla fine dando la vita in battaglia, pur sapendo che morirà, avanzando impassibile verso il suo destino. Vi suona familiare? C'è chi ha costruito più che una religione su un personaggio simile! In questo articolo Shidoshi Jordan e Shidoshi Juliana vi aiuteranno a capire l'essenza e la vera natura del Samurai, senza dubbio la figura più famosa e quella che ha più appassionato i cuori dell'Occidente e vi introdurranno nell'interessante storia del proprio lineage Shizen. Alfredo Tucci



a cultura del guerriero giapponese ha da sempre sedotto l'Occidente e ha trasceso le generazioni che cercan o di rom anti camen te appren d ere i su o i co n cetti eti ci , morali e tecnici, che portano alla formazione del proprio carattere attraverso il misticismo che gira intorno alle misteriose e contraddittorie figure che conquistarono il mondo delle arti della guerra. La verità è che su ogni aspetto della cultura samurai si potrebbe scrivere un libro se ci si addentra nei suoi aspetti più sottili, perciò, questo articolo vuole soltanto essere una piccola introduzione, in modo che il lettore possa avere una maggiore comprensione delle abitudini e dei valori dei guerrieri e di un patrimonio che si è diffuso in altri angoli del mondo. Tuttavia, la trasmissione di questo stesso patrimonio in terra straniera è stata inevitabilmente segnata dal declino dello status guerriero avvenuto proprio sul suolo nipponico. Quindi, sarebbe di fatto impossibile pretendere di capire le arti giapponesi della guerra e il processo di esportazione di tali valori, senza prima aver studiato la storia del Giappone. La cultura giapponese, in tutti i suoi aspetti, è stata profondamente segnata dall'influenza esercitata con ogni mezzo possibile dal potere militare, dalla condotta morale, ai cerimoniali e agli eventi sociali, all'impronta lasciata in arti nobili, come la Cerimonia del Tè. Siccome la cultura della guerra pare essere innata nel popolo nipponico, che nel corso della sua storia ha creduto di essere destinato al combattimento, gli aspetti che hanno caratterizzato l'evoluzione delle Arti Marziali del Giappone e le ragioni di tali specifiche peculiarità presenti in ciascun tipo di arte, sarebbero di difficile comprensione senza una previa analisi del contenuto e dei fatti accaduti nel paese del Sol Levante nell'arco delle varie epoche. Parlando superficialmente di alcuni di questi dettagli, nonostante che a un certo momento giungerà al suo massimo splendore specialmente in epoca di intense guerre intestine - con il Periodo Edo (1615-1868) ha inizio il declino della casta guerriera. Ciò potrebbe spiegare gran parte del processo storico della

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tramandazione delle arti della guerra tradizionali in altri paesi, in un passato non molto lontano dalla nostra generazione. Nel periodo Edo, le classi sociali erano divise principalmente in: samurai, contadini, artigiani e commercianti. Certamente c'erano delle classi intermedie, come gli aristocratici, la famiglia imperiale e i membri della nobiltà, ma senza potere politico ne economico. I commercianti avevano raggiunto un tenore di vita superiore a quello dei guerrieri dominanti e avevano addirittura creato una propria cultura, con aspetti aristocratici e guerrieri. Si comincia a manifestare un impulso verso la libertà, mentre l'obbiettivo dell'epoca era il benessere economico, poichè i samurai vivevano una vita di consumi e non producevano nulla. Vivendo con l'oppressione dei contadini, una crisi amministrativa si era insediata nella società, perchè tutto ciò diede luogo ad una caduta della produttività. La crisi economica costrinse molti daimyo a chiedere prestiti ai commercianti e ciò segnò l'inizio della perdita di etica morale della casta dei samurai. La lunga pace comportava gravi conseguenze per la classe guerriera, che per sopravvivere era costretta a fare lavori manuali. Quelli che avevano un pò di istruzione insegnavano ai figli dei commercianti e quelli che avevano competenze militari, prestavano servizio come guardie costiere (yojimbo). La decadenza della casta arrivò a tal punto che molti guerrieri si videro obbligati a vendere le proprie spade, considerate l'anima del samurai e altri tristemente divennero banditi o criminali. Sebbene fosse superiore, la casta si trasformò nella più miserabile del Giappone. A quell'epoca, il Confucianesimo era il fondamento dei precetti del governo ed era

preso così sul serio che un avvenimento preciso avrebbe segnato eternamente la storia del popolo giapponese - i 47 Ronin, Shizushichi Shi - già conosciuta da molti o c c i d e n t a l i p e r n a r r a re e d i m o s t r a re d e l l ' e s t re m a f e d e l t à e o n o r a b i l i t à giapponesi. Alla fine del Periodo Edo ritorna l'idea di devozione all'imperatore e lo spirito di restaurazione stava crescendo, mentre le riforme non portarono risultati concreti. Inoltre, esistevano problemi esterni provocati dalla presenza di navi straniere, che avevano intenzione di forzare l'apertura dei porti giapponesi. Nel 1853, il Commodoro Matthew C. Perry arrivò al comando di una poderosa flotta navale e con proposte di negoziazione da parte del presidente degli Stati Uniti, M. Fillmore. Il trattato commerciale venne firmato nel 1858, il che segnerà l'ingresso del Giappone nel mercato internazionale. Molti signori feudali si opposero in un movimento contro Tokugawa e dunque vennero perseguitati. Era la “Persecuzione Politica di Ansei”. Molti leader feudali anti-Tokugawa unirono le forze per rovesciare il governo. Sakamoto Ryuma e Nakaoka Shintaro, leaders del feudo di Tossa, si unirono a Saigo Takamori e Okubo Toshimichi, del feudo di Satsuma, per dare inizio al movimento armato antifeudalesimo. Nel 1867 il signore feudale di Tossa, Yamanouchi Toyoshige, andò dallo Shogun Yoshinobu e gli consigliò di restituire il potere esecutivo all'imperatore, prima che scoppiasse una guerra civile. Era la fine del governo militare che aveva comandato per 700 anni. Il Periodo Meiji (1868-1912) segnerà la modernizzazione del Giappone. Senza trovare troppa resistenza, le truppe imperiali ebbero



facilmente la meglio e consolidarono le basi politiche dell'impero. Si trasferisce la capitale da Kyoto a Edo, che in seguito verrà chiamata Tokyo - La Capitale dell'Est. Il processo di modernizzazione prosegue e a partire dal 1926 (Periodo Showa), ma siccome gli USA non consentivano l'ingresso di immigrati giapponesi, questi cominciarono a dirigersi verso l'America Latina. Pur essendo da generazioni fuori da istituzioni sociali e di potere, alcune famiglie di origine samurai hanno mantenuto l'orgoglio dei loro antenati, conservando le conoscenze che un giorno erano sinonimo di gloria per il paese. Non avendo condizioni finanziarie appropriate o degne, molte famiglie videro nella migrazione una nuova possibilità per prosperare, anche se in terra straniera. Molti arrivavano solo con gli antichi valori del passato, basati sugli aspetti ancestrali del Bushido, ora in disuso nel paese del Sol Levante e resuscitato in tempo di guerra, con i propositi militari di un Giappone che emergeva come potenza internazionale, ma la cui domanda interna era desiderosa di moderni progressi tecnologici e culturali. Con la proibizione del “Jutsu”, molte scuole sprofondarono nell'ostracismo, o i loro maestri vennero perseguitati e obbligati a una vita di clandestinità. Cambia il valore dato alle arti marziali antiche e nascono i valori di nuovi propositi soltanto a fine educativo. Famiglie che ancora mantenevano la conoscenza dei loro antenati, portarono i semi di tali discipline in terre lontane e l'opera per cercare di mantenere vive le tradizioni e la cultura dei guerrieri giapponesi, viaggiò in nave attraversando quell'oceano che una volta aveva isolato il Giappone. In questa maniera, la cultura e il pensiero vennero portati in altre parti del mondo grazie all'immigrazione giapponese in altri paesi e allo stesso modo, le conoscenze del Kaze no Ryu Bugei Ogawa Ha, arrivarono in Brasile. Il Kaze no Ryu Bugei giunge in Brasile attraverso al

famiglia Ogawa, che sbarcò nel porto di Santos nel 1935. Discendenti del villaggio di Kawa, anticamente situato nell'isola di Hokkaido, si stabilirono nel Paranà dove iniziarono la loro attività di agricoltori. Per circostanze casuali, comincia la pratica del Kenjutsu con alcuni membri della colonia. Grazie all'intervento della Shindo Renmei, Hiroshi Ogawa orienta gli immigrati che erano perseguitati dalla stessa, verso forme pratiche e rapide di autodifesa. Questo fu uno stimolo perchè i coloni studiassero l'autodifesa che i fratelli Ogawa conoscevano. La Shindo Renmei (“lega della via dei sudditi”) era un'organizzazione nazionalista, sorta in Brasile dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, costituita da giapponesi che non accettavano la sconfitta del Giappone nel conflitto. La breve e violenta parabola di quella organizzazione fondamentalista, è stata brillantemente raccontata dal giornalista Fernando Morais, nel libro “Cuori Sporchi”, edito dalla “Companhia das Letras” (Compagnia delle Lettere, ndt.). L'opera vinse il Premio Jabuti 2001, come miglior libro nella categoria “saggistica”. Nella decade del 1930, il Brasile aveva già la più grande colonia giapponese del mondo, con oltre 200.000 persone, la gran parte insediate nello Stato di San Paolo. La grande ondata migratoria giapponese ebbe luogo tra il 1908 e il 1938 e cominciò a diminuire per la pressione dei brasiliani sul governo di Getulio Vargas, perchè si temeva una infestazione giapponese (termine usato all'epoca) che avrebbe formato un nucleo chiuso in Brasile. Fondata a Marilia, interno dello stato di San Paolo, nel 1942 (prima dell'entrata del Brasile nella Seconda Guerra Mondiale), la Shindo Renmei nacque come una delle tante organizzazioni nazionaliste giapponesi dell'epoca, per l'influenza di ex militari che emigrarono in Brasile. Nel 1942, il Brasile abbandonò la sua posizione non belligerante e decise di intervenire nella Seconda



Guerra Mondiale, appoggiando gli Alleati (Stati Uniti, Inghilterra e Francia) contro i paesi dell'Asse (Giappone, Italia e Germania). A partire da quel momento, ci fu una grande persecuzione di immigrati arrivati dai paesi dell'Asse e i giapponesi si trovarono a vivere dentro un paese di nemici. Getulio Vargas dettò delle leggi severe contro quegli immigrati, che ora non potevano parlare ne scrivere nella loro lingua madre, ne riunirsi in gruppi di oltre tre persone. Per la Shindo Renmei, la comunità giapponese era divisa solamente in due gruppi: i sostenitori della vittoria (Kachigumi), che appartenevano o simpatizzavano con l'organizzazione; i sostenitori della sconfitta (makegumi) chiamati anche “cuori sporchi” - che non credevano nella vittoria del Giappone e perciò, dovevano essere puniti. Chiunque manifestasse pubblicamente di non credere nella vittoria del Giappone, doveva morire. La Shindo Renmei aveva come principale obbiettivo far tacere coloro che “denigravano” l'immagine del Giappone, per cui usava qualsiasi mezzo: callunniando, togliendo credibilità e anche uccidendo quelli che non erano d'accordo con l'organizzazione. Solamente tra Gennaio del 1946 e Febbraio del 1947, ci furono 23 persone morte per opera dell'organizzazione e 147 feriti. A causa degli avvenimenti violenti e della necessità di difendersi, furono gettati i primi semi del Bugei in terra brasiliana. Molti eventi segnarono la traiettoria della famiglia Ogawa in Brasile. Soltanto nel 1952, Hiroshi Ogawa accettò un piccolo gruppo che avrebbe studiato la tradizione della sua famiglia, in quel gruppo c'erano Roberto Kunio Araki, Massao Mizunaga, Abe Hideichi, Paulo Yoriki Hideoshi, Minoru Nagatame, , Toshimitsu Muramoto e Kenichi Izawa,

Isao Horibi, Miyoshi Massuda e Sadao Ebihara.

Ha inizio allora il percorso del Bugei in Brasile Si diceva che la famiglia Ogawa discendeva da un lineage di samurai e che come molte famiglie, erano in decadenza e stavano probabilmente vivendo in povertà nel loro paese di origine. Emigrarono come agricoltori, come tutti a quell'epoca. Venendo da una tradizione Shizen, aldilà del loro status militare portavano con se un'eredità culturale mistico-filosofica, oltre alle arti della guerra. Con forte orgoglio giapponese, gli Ogawa conservavano i valori dell'antico Bushido anche in tempi moderni. Come molti sanno, il Codice Morale di Condotta del Guerriero, può darsi che sia l'aspetto più conosciuto della cultura samurai. Tale codice continua ad ispirare giovani e praticanti di arti marziali giapponesi in tutto il mondo e la sua piena conoscienza passa anche per la comprensione della cultura nipponoca nei suoi aspetti politici a filosofici. Letteralmente, Bushido significa la via dell'etica del samurai. Detto semplicemente: consiste in un insieme di leggi che guidavano la vita e la condotta degli antichi guerrieri del Giappone. La parola “SAMURAI” o “BUSHI” significa servire e seguire il signore, affiancare un superiore per servirlo. Già nel libro “Nihon Shoki” - Cronache del Giappone, scritto nel 72' d.C., si fa riferimento al samurai come ad una persona che serve il maestro. Il Bushido si è evoluto in maniera accentuata dopo la conquista del potere da parte della classe militare (1192), sotto il comando di Yoritomo Minamoto (Kamakura Bafuku). Il

Periodo Kamakura si caratterizza per l'inizio del feudalesimo in Giappone. Temendo di cadere nello stesso errore degli Henshi, il capo Genji Minamoto no Yoritomo si insediò nel Kamakura, col fine di allontanarsi da Kyoto. Nel 1192 ricevette dall'imperatore il titolo onorifico di Shogun - Generalissimo - e per mantenere la disciplina, impiantò un regime militare basato nella condotta morale, caratteristica del feudalesimo, nella relazione tra signore e vassallo. Le severe norme di condotta cercavano di evitare che i vassalli imitassero la vita decadente dell'aristocrazia e così si evitassero le spese inutili. Dopo aver organizzato la politica del suo governo, Yoritomo perfezionò le norme e le regole di condotta e di morale tra vassallo e signore, raffinando l'etica del samurai. Il filo conduttore tra le due parti sarebbe costituito dal “on” e dal “gi”. Un vassallo doveva avere assoluta lealtà verso il suo signore, in guerra e in pace. In cambio, il signore doveva assicurare la sussistenza e il benessere sociale del vassallo. Tutto ciò contribuì a mantenere i Kamakura al governo per 150 anni. Il Codice Bushido ha la sua origine nel Buddismo, nello Shintoismo e nel Confucianesimo. Dal Buddismo ha preso la tranquillità e la fiducia nel destino, la silenziosa sottomissione all'inevitabile, la compostezza stoica alla vista di un pericolo o calamità, il distacco dalla vita e il non temere la morte. Dallo Shintoismo sono venute la lealtà al sovrano, il rispetto per la memoria degli antenati e la pietà filiale. Per finire, dal Confucianesimo sono arrivati gli insegnamenti etici. “Trasportate tutti i giorni una manciata di terra e farete una montagna” (Confucio)



Partendo da queste influenze, si sono formati i principali PRECETTI ETICI della casta samurai: Rettitudine o giustizia - “E' il potere di decidere senza dubitare sulla corretta linea di condotta secondo la ragione - Morire quando si deve morire, colpire quando è giusto uccidere”, è il più convincente precetto morale del codice dei samurai. G i r i - “ C h i r i c e v e u n f a v o re o beneficio da qualcuno o da qualche istituzione, ha l'obbligo di re s t i t u i r l o ” . S i g n i f i c a r a g i o n e corretta, giusta o dovere, senso di giustizia o dovere. Coraggio - Inseparabile dalla condizione del samurai. Spirito di audacia e pazienza. Sempre a favore della giustizia e della rettitudine. Benevolenza - “Bushi no Nasake”, vuol dire simpatia o compassione del samurai. La generosità o benevolenza per il debole e lo sconfitto, costituisce una virtù moltro apprezzata dal samurai. Buone maniere - Cortesia e modi garbati sono caratteristiche molto coltivate dalla classe guerriera. Veracità e Sincerità - “Bushi no Ichigon”, “parola di samurai”. La menzogna e la falsità sono sintomo di debolezza di carattere, essendo alquanto disono revo l i p er u n guerriero. Il concetto di vergogna (haji) costituisce un tipico sfondo morale della cultura del popolo nipponico. Onore - “Piena coscienza della dignità e del valore della persona”. E' una delle qualità che non possono mancare in un samurai. Dovere e lealtà - Il concetto di lealtà arriva a tali estremi che è comune vedere un samurai che si suicida, con il fine di accompagnare il suo signore nella morte. Educazione e Addestramento - “Chi (saggezza”, Jin (benevolenza) e Yu

(coraggio), formano il treppiedi su cui si sostiene il Bushido”. Autocontrollo - la disciplina personale dell'autocontrollo rappresenta un'altra importante qualità di un samurai. “Sopportare il dolore senza gemere o la tristezza senza manifestarla, ha come obbiettivo non guastare il piacere o la serenità degli altri”. Istituzione del Suicidio e della Vendetta - Suidicio o Seppuku, basato sulla credenza che il ventre è la sede dell'anima, aprire il ventre o la dimora dell'anima per dimostrare che è pulita. La vendetta (Kataki-Uchi) è considerata una virtù. Si applica in caso di vendicare la morte del padre, di un fratello o del signore. Dopo essersi guadagnato una certa prosperità in Brasile, Ogawa Hiroshi decise di riprendere la salvaguardia delle arti del Bugei, arricchendolo con le conoscenze degli altri immigrati che possedevano un lascito delle nobili arti giapponesi. Per ampliare e perfezionare lo studio delle arti, si incorporarono molte discipline, alcune raggiunsero persino la loro specializzazione in Brasile, grazie al carattere personale dato allo sviluppo delle tecniche, come è il caso del Jujutsu, che si avvalse della “mano” di Ogawa Hiroshi nel Kihon, poichè le Seiteigata o sequenze classiche, non si alterano per la loro preservazione storica. Figlio di Saburo Ogawa, conosciuto come un grande samurai di raffinate abilità, in ciò che si riferisce al Kaze no Ryu, Ogawa Sensei è stato per molti anni tra le grandi autorità mondiali del Jujutsu e dei suoi d er i vati . Tut t a v i a , po c hi lo riconoscevano come tale, poichè le mag g i o ri a ut o ri t à g i a ppo ne s i l o ci tavan o s e m pre i n re l a z i o ne a l Brasile. Forse per la xenofobia vissuta dai giapponesi come immigrati,

Ogawa Sensei tardò degli anni perchè il suo nome venisse riconosciuto come uno dei migliori. Le sue capacità continuavano ad essere messe in relazione al nome di suo padre. Il fatto che la sua famiglia f o s s e t ra di z i o na l i s t a no n in f lu ì nell'evoluzione personale di Ogawa Hiroshi, grazie alla distanza che c'è tra Giappone e Brasile. I rapporti tra i due pa e s i e ra no a s s a i pre c a r i a quell'epoca. Essendo così, solamente in seguito nell'anno 1978, i giapponesi cominciarono ad andare in Brasile per conoscere la fantastica tecnica presentata da Ogawa Sensei. Il suo i ng e g no e c o ns e rv a z i o ne d e lla tradizione impressionarono svariate autorità del Bugei. Grazie al sogno di mantenere in vita le tradizioni giapponesi, le 30 discipline del Bugei, in Europa venne ispirata la sua introduzione in funzione degli aspetti culturali, andando a fondo nelle conoscenze intellettuali, in quanto Ogawa Sensei voleva costruire una specie di “università” dove venisse insegnata tutta la cultura giapponese tradizionale. Sono stati fatti molti investimenti in tutto questo tempo, in corsi e seminari, con insegnanti delle rispettive “materie”, venuti dal Giappone, perchè il progetto desse i suoi frutti. Alla fine, possiamo affermare che oggi molto è andato perduto e di quel progetto, attive, che s i i n s e g n a n o e ff e t t i v a m e n t e i n lezione, ci sono 30 materie. Le restanti sono viste come discipline extra o a parte e che eventualmente vengono trattate in corsi più semplificati o di breve durata. Per quello il Kaze no Ryu possiede un'enorme quantità di discipline che comprendono arti fisiche (marziali o no) e mentali o spirituali, che lavorano per la conser vazione delle ar ti giapponesi.



Testo: Avi Nardia, Benjamin Krajmalnik ("Krav-jmalnik") & Tim Boehlert Foto: Varios autores, per gentile concessione di Avi Nardia

Sparare: Quando è troppo vicino? Quando gli allievi mi domandano “Qual'è l'arma più pericolosa?” io dico sempre: “la vostra forchetta, perchè la maggior parte di noi morirà per aver mangiato troppo e non per un colpo di pistola”. Nel corso degli anni, allievi, istruttori e anche colleghi della Rivista mi hanno chiesto di realizzare un DVD per insegnare a maneggiare le armi da fuoco, ma il Tenente Colonnello Chaim Peer, fondatore del Kapap, è sempre stato restio a dare troppe informazioni ai civili, poichè voleva che questo fosse solo per la nostra gente. L'esperienza mi ha dimostrato che altri possono copiare il KAPAP e dargli nomi differenti. Lui diceva sempre che “Integrità” rappresentava il fare ciò che era giusto. Non tutti la vedono così; nel mercato attuale delle arti marziali, ci sono moltissimi opportunisti, ragazzi di 24 anni che lasciano l'esercito israeliano e si autonominano Gran Maestro, o “Il vero e unico” e poi definiscono truffatori gli altri e li calunniano usando i propri DVD e le loro nozioni storiche per affermare che soltanto LORO sono gli Autentici!”... Pertanto, dopo molto tempo, ho chiesto il permesso a Chaim Peer di realizzare questo nuovo DVD anche grazie al fatto che egli ha appena redatto un nuovo DVD sulle armi da fuoco del Kapap. A me personalmente non piaccioni le armi da fuoco, anche se le ho avute vicino a me praticamente da quando sono nato, in quanto mio padre era in servizio nell'aeronautica militare. Pertanto, avere a che fare con le armi da fuoco in casa era del tutto naturale; quando ero un bambino giocavo sempre nella sua jeep con qualcosa del suo equipaggiamento militare, cose che erano sempre sparse per la casa, specialmente quando egli tornava in permesso. Qualche volta ho persino guidato l'ambulanza militare, quando mio padre si unì al gruppo medico dell'esercito EMT. Quando avevo circa 6 anni, mio padre mi parlò delle armi da fuoco, citando particolarmente quelle che avevamo in casa, una Uzi, un AK-47. Disse: “So che sai dove sono e se le tocchi senza il mio permesso, ti prendo a schiaffi!”... quindi mi dette un buffetto, mi vide sorridere e immaginò le cose che


Israel “Il proposito del IPSC è di essere capaci di evitare in maniera rapida e effettiva che qualcuno ti trasformi nella sua vittima”


potevano passarmi per la testa. Allora disse: “Questa è una cosa molto brutta, un arma, ma io so che ci vuoi giocare, perciò se vuoi farlo devi solo chiedermelo, ma per favore non farlo mai senza il mio permesso, devo PRIMA DI TUTTO verificare l'arma”. Quindi mi insegnò la seconda regola, “Sicurezza all'inizio, sicurezza alla fine”. Queste due regole mi hanno accompagnato da sempre e oggi sono ancora più importanti per me come istruttore di armi da fuoco, perchè vedo un sacco di persone fare gli stupidi con quest'ultime. Durante l'anno appena trascorso, un istruttore di armi da fuoco, un “Rambo”, un ragazzo veramente pericoloso, ha sparato quattro volte a un allievo! Grazie a Dio l'allievo è sopravvissuto. In Israele diciamo, scherzando in modo un pò macabro, “...Anche l'istruttore è uno sparo sbagliato, ma niente più dell' EGO ha provocato l'incidente...” Ciò che è successo ha fatto giungere me e Ben Krajmalnik anche lui una volta in servizio nell'esercito israeliano - alla conclusione che dobbiamo fare un nuovo DVD basilare per parlare delle armi da fuoco e della sicurezza e spiegare alcune tecniche per allenarsi con queste. A me in particolare, non piace insegnare sulle armi da fuoco, a meno che no sappia che gli allievi facciano parte di corpi di sicurezza o hanno svolto il servizio militare. Le armi da fuoco sono fatte per un unico proposito, uccidere. Quindi non sono molto favorevole ai relativi corsi, perciò dico sempre ai miei allievi: “Se portate con voi un'arma da fuoco, dovete essere pronti a uccidere! Non è un divertimento, non serve per alimentare l'ego, per mostrare chi ha la pistola più grande come fanno molti che vanno in giro scherzando con tali armi”. Ho avuto molti allievi che hanno studiato con i migliori insegnanti, ma quando ho lasciato il gruppo antiterroristico israeliano, ho compreso che la maggior parte non di noi non sapeva sparare in modo appropriato. L'arte di sparare va ben oltre lo sparare alla gente e c'è una parte degli ex membri del

personale militare che vanno dicendo cose del tipo: “Non faccio tiro al bersaglio...” - ciò è fondamentalmente egoista. Ho avuto molti istruttori di armi da fuoco provenienti da svariati ambiti, come la caccia, il tiro sportivo e anche esperti dell'antiterrorismo dell'esercito. Si può sparare in combattimento o per sport, qualcuno lo fa anche per divertimento. Lo sport è molto duro e sacrificante, però in combattimento richiede meno abilità, ma in compenso, l'obbiettivo dell'utilizzo dell'arma è SOLTANTO uccidere. Ho studiato le armi da fuoco con tre metodi di addestramento e con tanti istruttori dalle differenti mentalità, perciò ho compreso molti degli errori dei sistemi israeliani che ho studiato, in primo luogo il “tiro istintivo”, che è stupendo per la difesa personale a corta distanza e molto utile per rompere la regola dei 21 piedi (6.4 metri) - L'esercizio Tueller è un esercizio di difesa personale per prepararsi a sparare di fronte a un attacco da coltello a corta distanza. Il sergente Dennis Tueller, del dipartimento di polizia dello Utah, si rese conto di quanto rapidamente l'aggressore percorreva i 6.4 metri e cronometrò quanto tardavano i volontari per pugnalare l'obbiettivo. Osservò che si poteva fare in un secondo e mezzo. Questi risultati vennero pubblicati in un articolo nella rivista SWAT, nel 1983, e in un video di addestramento della polizia con questo titolo: “Quando è troppo vicino?”


“Un'alta percentuale delle sparatorie avviene in luoghi con poca luce, dove i mirini si vedono con difficoltà”


Autodifesa Professionale “La maggior parte delle sparatorie e delle aggressioni terminano in due o tre secondi�


Il tiro istintivo è stupendo per questa situazione, MA non usando il mirino nascono diversi problemi e un GRANDE errore dell'addestramento con le armi da fuoco Israeliano è andare in giro con le armi scariche (per sicurezza). Nel caso vi troviate in questo contesto, non potreste usare una mano per tentare di caricare l'arma sotto pressione, poichè ne avreste bisogno di una per bloccare l'attacco di coltello e dell'altra per tirar fuori la pistola. Andare con l'arma scarica è un errore assai comune, pertanto, se portate un'arma dovete essere preparati per usarla in qualsiasi momento. Presentazione: Tiro istintivo in combattimento. Instinctive Point Shooting Combat (IPSC)

Sicurezza con le armi da fuoco e il loro maneggio per protezione e difesa personale Il tiro istintivo è la capacità di svuotare il caricatore di un'arma (normalmente una pistola) con l'utilizzo minimo o nullo del mirino. E' un metodo di tiro che si basa sulle reazioni istintive e cinematiche per sparare nella corta distanza. Questo sistema di tiro si usa in situazioni rapide e dinamiche, nelle quali non c'è il tempo di utilizzare il mirino o in cui vi è poca luce. Il tiro istintivo non si basa sul puntare o sul mettere la pistola in asse per mirare, ma sul campo visivo. Siccome non usa il mirino, il tiratore si concentra nell'obbiettivo, Spesso si fa riferimento al tiro istintivo come tiro concentrato sulla minaccia. Lo scopo dell'Addestramento del tiro istintivo in combattimento (IPSC), non è sviluppare la mira o le capacità per le competizioni. Non è per fare dei buchi su bersagli di carta, ne per sviluppare abilità per la caccia. Il proposito del IPSC è di essere capaci di evitare in maniera rapida e effettiva che qualcuno ti trasformi nella sua vittima. L'IPSC addestra la gente a sopravvivere a situazioni di rischio per la vita, allena la gente a reagire in una frazione di secondo per proteggere la propria vita e difendere le persone innocenti. E' una disciplina di difesa personale. No si può sparare a qualcuno solo per un presunto sospetto. Un cittadino comune o un ufficiale di polizia devono aspettare che il criminale o il terrorista agisca, mettendo il cittadino in una situazione di pericolo a cui deve reagire. In una sparatoria, l'aggressore ha il vantaggio, poichè il difensore agisce sempre uno o due secondi più tardi. Davanti a tale terribile svantaggio, il cittadino deve evitare qualsiasi perdita di tempo tramite una combinazione di rapidità e precisione. L'IPSC vi insegnerà a sopravvivere in una sparatoria, anche se l'aggressore ha questo vantaggio. Insegnamo ad acquisire rapidità e precisione, perchè è necessario per per sopravvivere in un confronto con armi da fuoco. Non ci sono regole in una sparatoria, ne in una lotta con coltello, ne in una rissa di strada; esistono sono solo i fatti, che quando


Autodifesa Professionale si comprendono, possono dare le chiavi della vittoria: • Fatto: Quasi tutte le sparatorie, gli scontri con coltello e le aggressioni avvengono a distanza di meno di tre metri. • Fatto: La maggior parte delle sparatorie e delle aggressioni terminano in due o tre secondi. • Fatto: Un'alta percentuale delle sparatorie avviene in luoghi con poca luce, dove i mirini si vedono con difficoltà.

• Fatto: In situazioni di minaccia per la vita, il corpo subisce dei cambiamenti che diminuiscono le capacità motorie, perchè la nostra visuale si concentra esclusivamente sulla minaccia stessa.

Conclusione Per uscire vincitori da una sparatoria o sopravvivere in una situazione di minaccia per la vita, c'è bisogno di grande rapidità e precisione; bisogna estrarre la pistola e sparare da una corta distanza, senza usare il mirino. Questo è il Tiro Istintivo in Combattimento. La violenza, che sia ricreativa o di altro tipo, è parte della società e in questa nuova epoca di terrorismo non conosce limiti. Ci piaccia o no, la violenza sarà una costante delle nostre vite, nei tempi a venire. Invece di ignorarla o nasconderci da lei, dobbiamo imparare ad affrontarla.

“Quasi tutte le sparatorie, gli scontri con coltello e le aggressioni avvengono a distanza di meno di tre metri”

La maniera più obbiettiva di convivere con la violenza è evitarla, fermarla o ridurla. Non possiamo scegliere le cose brutte che ci accadono. Una persona possiede degli istinti naturali, che comprendono reazioni naturali davanti ad un attacco improvviso, oltre a formidabili capacità che assicurano la sua sopravvivenza, se impiegate correttamente. Secondo la mia esperienza, ci sono due fattori che interferiscono con le nostra capacità di difenderci: equipaggiamento e allenamento inadeguati. Queste cose hanno ucciso (e continuano a farlo) gente innocente. Dopo molti anni dedicati alla sicurezza personale sono arrivato alla conclusione che per utilizzare al meglio tali impulsi di sopravvivenza del corpo umano, l'allenamento e l'equipaggiamento devono essere il più semplice possibile. Gli attacchi sono immediati e senza preavviso e l'aggressore ha un grande vantaggio nell'avere una pistola pronta all'azione.

Non c'è tempo da perdere, non si p u ò c a r i c a re l ' a r m a n e c e rc a re u n posto per coprirsi, bisogna agire in decimi di secondo. Bisogna estrarre l'arma, puntare e sparare con facilità. Inoltre è necessario portare l'arma in sicurezza. L'addestramento e l'equipaggiamento raccomandato dall'IPSC è concepito per assicurare la sicurezza delle persone, così come un minimo impatto nella loro vita quotidiana.


“In situazioni di minaccia per la vita, il corpo subisce dei cambiamenti che diminuiscono le capacità motorie, perchè la nostra visuale si concentra esclusivamente sulla minaccia stessa”



Nuovi libri! Questo libro è il primo che parla apertamente di una tradizione Sciamanica giapponese che dal Secolo XII rimase segreta. Si tratta della cultura spirituale degli Shizen ("i naturali"), un popolo che raggiunse la sua massima espressione intorno al Secolo XIV sull'Isola di Hokkaido, al Nord del Giappone. La cultura apparteneva alla popolazione Aino, culla di guerrieri e sacerdoti, gli abitanti originari delle Isole, di razza caucasica e in perenne lotta con gli invasori Yamato. Oggigior no solo un tre percento dei giapponesi possiede geni Aino, tuttavia la sua saggezza sul mondo spirituale fu tale che, nonostante l'essenza fu mantenuta segreta, "contaminò" intensamente la cultura giapponese e la sua influenza si può percepire in aspetti dello Shinto, nello Shugendo, nelle Arti Marziali e nelle tradizioni e abitudini di tutto il Giappone. I saggi Miryoku, gli Sciamani del popolo Shizen, erano temuti e ricercati persino dallo stesso Shogun per via del loro potere e delle loro conoscenze. L'e-bunto è rimasto talmente segreto che anche digitando il suo nome su Google, non ne esce niente. La ricchezza della sua eredità è enor me e le sue conoscenze del mondo spirituale e delle interazioni con esso sono sorprendenti e poderose. Filosofia, psicologia, strategia, alimentazione, medicina spirituale ... le materie che compongono l'ebunto sono molto vaste e ricche mentre la sua Cosmogonia possiede la finezza, la profondità e la raffinatezza della Grecia classica. Questo lavoro è dunque una primizia storica, ma anche una fonte d'ispirazione per comprendere come i popoli antichi esplorarono l'ignoto, interagendo in modo sorprendente con le forze dell'Universo, a partire dall'analogia e dal linguaggio dei fatti, giungendo a conclusioni che solamente ora la scienza moder na incomincia ad intravvedere. Una conoscenza che lontano dal rimanere un qualcosa d'infor mativo o sterile, fu utilizzata come medicina spirituale, trasmettendoci un bagaglio immensamente ricco che solo ora, finalmente, incomincia ad aprirsi al resto dell'umanità, trovando in questo modo il suo giusto riconoscimento.

Prezzo: €19.95

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Testo: Emilio Alpanseque Foto: Jackie & JJ Productions, H. Brothers, Emperor Motion Pictures

JACKIE CHAN E I 12 ANIMALI DELLO ZODIACO Di origini molto umili, la sua storia è l'esaltazione del loro superamento attraverso il lavoro infaticabile e la totale dedizione. JACKIE CHAN è conosciuto oggi in tutto il mondo e il suo nome rappresenta una miscela unica tra cinema marziale, commedia e scene ad alto rischio senza paragoni. Col pretesto del lancio del suo film “CZ12 - Chinese Zodiac”, abbiamo deciso di scriver e questa br eve rassegna biografica e celebrare così i suoi quarant'anni di carriera cinematografica. Jackie Chan è nato ad Hong Kong il 7 Aprile del 1954, figlio di Charles Chan (1914 - 2008) e Lee-Lee Chan (1916 - 2002), una coppia di immigrati della Cina continentale. Quasi al punto di essere venduto al momento della nascita, Chan sarebbe entrato all'età di sei anni in una scuola dell'Opera di Pechino, con un contratto di dieci anni, come unica opzione di sopravvivenza.

DALL'OPERA DI PECHINO AL CINEMA MARZIALE L'Opera di Pechino è un genere artistico popolare, strettamente legato alle tradizioni cinesi in tutti i suoi aspetti, che fonde diversi stili di teatro, mimo, musica, acrobatica e arti marziali. La scuola dell'Opera di Pechino che prese Chan come allievo era l'Istituto di Ricerca di Arte Drammatica Cinese diretto da Yu Zhanyuan, un rinomato maestro e interprete, che sarà il responsabile della formazione di tutta una generazione di superstar del cinema marziale come Sammo Hung, Jackie Chan, Yuen Biao, Corey Yuen e Yuen Wah, oltre a tante altre. Nell'Opera di Pechino, ogni movimento delle dita, delle mani, delle braccia, delle gambe e ciascuna espressione facciale è predeterminata dal personaggio che si rappresenta. Ogni passo, colpo, salto, acrobazia e il maneggio di quelle che sono denominate le Diciotto Armi (sciabola, spada, bastone, lancia, bastone a tre sezioni, dardo con corda, ecc.) deve essere

Cinema Marziale


Cinema Marziale perfezionato attraverso un duro allenamento. Chan era capace di rappresentare una grande varietà di personaggi, persino alcuni femminili, ma la sua specialità erano i wuchou o “comico guerriero”, grazie alla sua abilità ginnica e alla padronanza delle armi da combattimento. Chan è apparso come attore bambino in alcune produzioni di Hong Kong durante la sua permanenza nella scuola dell'Opera; il suo debutto avvenne in una pellicola conosciuta come “Seven Little Valiant Fighters: Big and Little Wong Tin

Bar” (1962). Il suo andare a girare significava non doversi allenare col maestro Yu e questo al giovane Chan lo rendeva felice, perché un giorno normale nella scuola era sinonimo di castigo corporale, mancanza di alimentazione e altre forme di tortura. Ciò nonostante, dopo dieci anni di allenamento, la sua formazione sia a livello acrobaticomarziale che interpretativo, gli permetterà di entrare direttamente nell'industria del cinema di Hong Kong, offrendo le sue prestazioni come controfigura, specialista e coordinatore

di arti marziali. Chan vi si dedicò a pieno rischiando la vita nelle scene di combattimento, partecipando a un gran numero di produzioni degli anni 70, incluse le famose “Dalla Cina con furore” (1972) e “I tre dell'Operazione Drago” (1973) insieme al mitico Bruce Lee.

FUGGENDO DALL'OMBRA DEL PICCOLO DRAGO Nel 1973, la morte di Bruce Lee sconvolse Hong Kong e il mondo intero.




Jackie Chan Non si dovette aspettare molto perché le case produttrici di Hong Kong inondassero gli schermi di personaggi-clone del Piccolo Drago; Bruce Le, Bruce Li, Bruce Liang e molti altri, cercavano di imitare tutti i suoi movimenti e stili caratteristici in produzioni di bassissima qualità. Lo stesso Chan non sarebbe sfuggito a tale fenomeno; nel 1976, dopo un breve periodo in Australia con i suoi genitori, ritornò a Hong Kong per partecipare a quello che sarà il suo primo lavoro come attore protagonista, “New Fist of Fury” (1976, uscito in Italia con il titolo di “Il ritorno di Palma D'Acciaio”, ndt). Questa volta sotto il nome cinese Cheng Long, venne ingaggiato in breve tempo per più di otto produzioni, balzando all'attenzione di tutti i produttori. Forse il suo nuovo nome, che si traduce come “trasformarsi in un dragone”, era un segno premonitore, perché fu esattamente quello che al giovane sarebbe successo. Durante quegli anni, Chan pensava al modo di trovare il suo percorso verso la celebrità; ammirava Bruce Lee ma non voleva trasformarsi in una delle sue copie. Per differenziarsi da lui più possibile, da eroe invincibile passò ad essere una sventurata vittima delle circostanze, e dalle tecniche e dai fulminanti colpi diretti passò ad utilizzare ogni genere di stile tradizionale di Wushu (reale o inventato) per tentare di intrattenere il pubblico con qualcosa di ben distinto. Dalle trame serie, passò a introdurre la commedia all'interno del cinema di arti marziali. La formula ebbe successo, soltanto due anni più tardi Chan era l'attore più pagato di Hong Kong. Film come “Il Serpente all'ombra dell'Aquila” (1978) e “Drunken Master” (1978) abbatterono

tutti i record d'incasso in Asia e fecero il giro del mondo. Nel 1980, dopo un paio di tentativi falliti nel mercato nordamericano con “The Cannonball Run” (1981, “La corsa più pazza d'America”) e “The big Brawl” (1980, “Chi tocca il giallo muore”), fece il suo debutto come regista con il film campione d'incassi “The Young Master” (1980, “Il ventaglio bianco”), cominciando così a sviluppare il proprio stile di cinema, dirigendo pellicole come “Dragon Lord” (1982, “I due cugini”) e “Project A” - Operazione Pirati (1983), intrise del caratteristico humour, ma allo stesso tempo con scene di azione e pericolo assolutamente rischiose, che comportarono inevitabilmente degli incidenti. Nel 1984 Chan tornò a girare due film per il mercato di Hollywood “ The Cannonball Run II” (1984, “La corsa più pazza d'America II”) e “The Protector” (1985), i quali, ancora una volta passeranno senza infamia e senza lode per i cinema di entrambi i lati del Pacifico. Si dice che il fallimento di quest'ultimo lo spinse ad andare a Hong Kong disposto a dimostrare come si doveva realizzare una storia poliziesca, girando dunque una delle sue opere magne “Police Story” (1985). Questo lungometraggio segnerà una tappa fondamentale nell'evoluzione del suo stile personale, il quale si manterrà costante per oltre 10 anni, con grandiose produzioni come “Armour of God” (1986), “Project A - Operazione Pirati II” (1987), “Police Story II” (1988), “Miracles” (1989 “The Canton Godfather”), “Armour of God II” (1990), “Police Story III” (1992) e “Drunken Master II” (1994), “Rumble in the Bronx” (1995, “Terremoto nel Bronx”) e “A Nice Guy” (1996, “Mr.Nice Guy”).

HOLLYWOOD, LA TERZA VOLTA FU VITTORIA Dopo il successo roboante di “Terremoto nel Bronx” (1995) negli Stati Uniti, nel Febbraio del 1996, i


Cinema Marziale distrib utori in t e r na zio n a li si interessarono a Chan e appena sei usc iro no mesi più tard i, c o ntemp oraneam e nt e “ S u p e rc o p ” (“Police Story III”, 1992) negli Usa, “Terremoto nel Bronx” (1995) in Europa, Africa, Oceania, e “First Strike” (“Police Stor y IV”, 1996) in Asia, facendo diventare Chan la st a r mo nd ia le campione d'incassi del momento. E così fu che finalmente gli studi di Hollywood aprirono le loro porte a Chan, permettendogli di lavorare in “Rush Hour - Due mine vaganti” (1999), insieme a Chris Tucker e “Shangai Noon” (“Pallottole cinesi”, 2000), insieme a Owen Wilson. Entrambi i film con molta commedia e poche scene d'azione, trionfarono clamorosamente, con conseguenti molteplici repliche e collocarono Chan ai posti più alti delle classifiche nordamericane di incassi del cinema della commedia d'azione di tutti i tempi. Tuttavia, nonostante i suoi trionfi, Chan continuava a non poter acquisire il necessario controllo a livello di p rod uzione e a no n a ve re la possibilità di svincolarsi dai ruoli tipici per attori asiatici dettati da tale mercato. Chan continuerà a fare dei tentativi in film come “The Tuxedo” (“Lo Smoking” 2002), “The Medallion” (2003) e “Il giro del mondo in 80 giorni” (2003), ma è praticamente impossibile lottare contro

le regole che gli studi e i sindacati di categoria impongono. Perciò Chan sarà obbligato a continuare a f are f ilm distinti per i rispettivi mercati. Gira a Hong Kong l'esplosivo “New Police Story” (2004), con il genere di scene di azione che i fans di Chan hanno c h ie st o a gr an v oce nel cor s o dell'ultima decade, anche se il pubblico occidentale dovrà accontentarsi di vederlo in DVD nella maggior parte dei casi. E questa dicotomia esistente tra i d ue me rcati continua a per s is tere anche ai nostri giorni. Basta guardare le produzioni successive per rendersene conto: “The Myth” (“Il risveglio di un eroe”, 2005) e “Rob-B-Hood” (2006) per l'Asia, “Rush Hour 3 - Missione Parigi” (2007) e “The Forbidden Kingdom” (“Il regno proibito”, 2008) per gli USA. Seguite dalla commedia di azione “Little Big Soldier” (2010) per l'Asia e la commedia familiare “The Spy Next Door” (“Operazione Spy Sitter”, 2010) per gli Usa.

PIU' RECITAZIONE E MENO COLPI Chan è una stella di prima grandezza - un icona del cinema mondiale - ma il grande realismo delle sue scene lo ha o b b l i g a t o a d a c c u m u l a re u n a impressionante lista di incidenti e ossa rotte, o perfino ad arrivare a sfiorare la

morte durante le riprese di “Armour of God” (1986), quando cadde da un a l b e ro f r a t t u r a n d o s i i l c r a n i o . P e r questo e per l'incedere dell'età che non perdona, Chan ha dichiarato che il suo attuale obbiettivo è quello di dimostrare il suo valore come attore, interpretando ruoli differenti in tutti i tipi di pellicole e generi, non solo nel cinema marziale. Dunque, predisposto a d i v e n i re u n a t t o re v e r s a t i l e e camaleontico, Chan è protagonista in “Shinjuku Incident” (“La vendetta del Dragone”, 2009), un dramma in cui interpreta un immigrato illegale cinese che arriva a Tokyo per cercare la sua ragazza e finisce per lavorare per la Jakuza, la temibile mafia giapponese, come unico mezzo per sopravvivere, s o r p re n d e n d o s i a l a c r i t i c a c h e i l pubblico con questo rischioso cambiamento di formula. Successivamente, Chan ha lavorato in tre film interpretando personaggi diametralmente opposti, iniziando dal remake del classico “The Karate Kid” (2010) nel ruolo che fu dell'affabile Mr.Miyagi nella saga originale, anche se più stoico, taciturno e anche con un pas s ato alquanto os curo, pe r po i cimentarsi nel dramma “New Shaolin Temple” (“Shaolin”, 2011) nel ruolo di un vecchio e simpatico cuoco del tempio, che senza rendersene conto possiede grandi abilità marziali grazie


Jackie Chan al suo lavoro come cuoco; e nel film storico “1911” (2011), portando sullo scher mo il leader rivoluzionario e c o mand ante in c a p o d e ll' e se rc it o cinese Huang Xing durante la Rivoluzione di Xinhai, la ribellione che mise fine a oltre d u e mila a n ni d i feudalesimo nel paese e portò alla nascita della Repubblica Cinese, che oggi risiede nell'isola di Taiwan.

CZ12 - TORNA IL CONDOR CZ12 è il capitolo finale della trilogia “Armour of God” nella quale Chan torna ad interpretare il Condor Asiatico - un cacciatore di tesori nel miglior stile Indiana Jones - cosa che non faceva dal 1991. In questa occasione, i l s i n g o l a re c e rc a t o re è s t a t o ingaggiato per localizzare alcune teste

d i a n i m a l i i n b ro n z o , p a r t e d i u n insieme di dodici che rappresentano gli animali dello zodiaco cinese, trafugati q u a n d o g l i e s e rc i t i a n g l o - f r a n c e s i e n t r a ro n o a l P a l a z z o d ' E s t a t e d i Pechino, nel 1869, per restituirli al g o v e r n o c i n e s e . Te m a p r i n c i p a l e ispirato a fatti reali e scritto da Chan sette anni fa. CZ12 è una commedia di azione nello stile abituale di Chan, che sta tra l' a ssu rdo e il div er tente, piena di avventure esilaranti, gags visive e coreografie spettacolari, con un taglio molto internazionale essendo stata girata in Francia, Lettonia, Cina, Taiwan e nell'isola Ambrym alle Vanuatu, con u n t o n o leggero e f amiliare. C han dimostra che a 58 anni è ancora pieno di energia e nonostante l'utilizzo di alcuni effetti speciali, continua ad affrontare questi ruoli di azione che

f is icamente s ono as s ai es i g e n ti . Occor re s ottolineare la gra n de pres taz ione della campio n e s s a naz ionale cines e di Taekwo n do e modella, la sensazionale Zhang Lanxin. Durante la sua promozione, CZ12 è stata annunciata come la pellicola numero 101 di Chan e come la sua ultima superproduzione di azione. Entrambe le definizioni sono un tantino ardite, poichè è complicato stabilire a quante produz ioni C han a bbi a realmente preso parte, si parla di oltre 250, e inoltre sappiamo che Chan ha già ultimato un nuovo lungometraggio d'azione per quest'anno, intitolato “Police Stor y 2013”, un fi l m drammatico e cruento, che è incentrato sulla vita di un poliziotto della Cina continentale e che non fa parte della famosa saga di azione che porta lo stesso nome.


Intervista Intervista a Sifu Salvador Sanchez, fondatore della TAOWS Academy e Direttore Tecnico del Dipartimento di WingTsun della Federazione Spagnola di Lotta. Sifu Salvador Sanchez ha cominciato a scrivere in queste pagine da un paio di anni a questa parte. In questo lasso di tempo molti gli hanno chiesto sulla filosofia, sugli obiettivi e sulle metodologie del suo sistema. Il mondo del WingTsun in Spagna era rimasto orfano del suo padre fondatore, Sifu Victor Gutierrez. Sembra indiscutibile che esiste un prima e un dopo a seguito dell'arrivo di Dai Sifu Victor in Spagna. La sua eredità è rimasta per tutti gli appassionati del WT nel nostro paese. Quando Victor decise di fare un passo avanti nell'evoluzione del suo stile personale e creare un suo nuovo progetto, furono in molti quelli che si sentirono orfani. Dopo tali avvenimenti e vari andirivieni, molti lasciarono la pratica in cerca di altre alternative. Dei differenti progetti e organizzazioni che hanno cominciato a operare in Spagna, fortemente proiettati verso l'Europa e l'America, si fa largo la TAOWS Academy, destinata a diventare uno dei punti di riferimento più rilevanti del Wing Tsun. In soli due anni è riuscita a raggruppare 40 istruttori/scuole e ciò che è più importante, ad amalgamare molti gradi avanzati della vecchia OEWT, che adesso sotto l'organizzazione del progetto di Sifu Salvador Sanchez, stanno realizzando un lavoro improbo. Nuove idee, metodi e mentalità che preparano “l'apertura” all'Europa e all'America. Noi di Cintura Nera volevamo realizzare un'intervista in cui far conoscere alla comunità degli artisti marziali e soprattutto al mondo del Wing Tsun, chi è Sifu Salvador, quali sono le sue motivazioni e i suoi progetti. Ma soprattutto che l'appassionato che legge mensilmente la sua “Colonna del WingTsun” possa conoscere meglio quest'entusiasta studioso delle arti marziali e instancabile ricercatore del WingTsun Kuen. Cintura Nera: Benvenuto. Grazie per aver accettato l'invito Sifu Salvador: Grazie a voi. E' un onore. C.N.: Ci dica. Come ha cominciato a praticare Arti Marziali? S.S.: E' stato molto tempo fa. Ho cominciato all'età di cinque anni con il Judo nel mio paese natale (Caravaca de la Cruz/Murcia). Successivamente ho praticato Sambo, Lotta Greco-Romana, Lotta Libera e Libera Olimpica, Ninjutsu e altre discipline. Sono sempre stato appassionato dalle Arti Marziali. Tutta la mia vita è legata in un modo o nell'altro alla pratica di queste. Non ho mai smesso di farlo in 35 anni. Ma senza ombra di dubbio è stato quando ho incontrato Sifu Victor Gutierrez e il Wing Tsun che i miei obbiettivi sia a livello tecnico che professionale sono cambiati e ho deciso di dedicarmi anima e corpo a questo stile. Sifu Victor è sempre stata una persona che mi ha ispirato tanto, in tutti i sensi. C.N.: Come sono stati i suoi inizi nel WingTsun? S.S.: Beh, se devo essere sincero…quasi casuali. Vidi una pubblicità in questa stessa rivista dove c'era il Sifu Victor Gutierrez con il G.M. Leung Ting. Mi sembrò uno stile molto particolare (non aveva l'apparenza estetica delle altre Arti Marziali). Perciò dal momento che io ero sempre in cerca di cose che mi facessero migliorare come artista marziale, chiamai Sifu Victor e lo invitai a tenere un seminario nella mia piccola scuola di Arti Marziali tradizionali (Istituto Ta Sheng Yuan). Il giorno stabilito si presentò un signore vestito di nero con pantaloni a strisce rosse, dal forte accento basco e accompagnato da un altro uomo chiamato Javier Manso Martin (il suo braccio destro e una delle persone più importanti nel Wing Tsun spagnolo), il cui aspetto aveva assai poco a che vedere con le Arti Marziali che conoscevo fino ad allora. Salirono sul tatami addirittura con le scarpe! (ride…) e chiaramente, quella fu una provocazione così eccessiva che tentai di picchiarli! C.N.: E come è andata? S.S.: Beh, ci ho provato. Mi creda ci ho provato con tutte le mie forze. I miei allievi mi dicevano: “non fermarti maestro, attaccali!” Ma quel che è certo è che giocarono con me come se fossi un bimbetto. Ci furono molte cose che mi sorpresero in quel primo incontro. Ma una fu davvero speciale. Il Sifu mi disse: “attaccami per favore”. Io gli risposi: come? Preferisce di mano, gamba…? E pensate cosa mi rispose: “da quando chi si difende decide l'attacco del suo aggressore?” E così, quella fu la risposta che accese una scintilla in me. Fu uno shock. Mi innamorai di quello stile e ora compio venti anni di pratica ininterrotta. Mi piacque tantissimo. Mi conquistò. Poco tempo dopo lessi il libro del mio Sigung K.R.Kernspecht “L'arte del combattimento” e se avevo un qualche dubbio, si dissolse come fumo nel vento…questo stile di boxe cinese aveva tutto quello che cercavo nelle Arti Marziali. C.N.: E' cambiato molto il WingTsun in questi vent'anni in Europa?



Intervista S.S.: Si molto. Moltissimo direi. Sembra uno stile totalmente differente. Ci sono state molte cose che lo hanno peggiorato. Lo hanno involuto. Anche se riconosco che ce ne sono altre molto buone. Credo fermamente che niente sia assolutamente buono o cattivo. Tutto dipende dal punto di vista in cui lo si guarda. Quel che è sicuro è che penso che per molti anni sono state fatte cose sbagliate. Come dice uno dei miei maestri, si è fatto “molto business e poca arte”. E in questa equazione chi ci perde è sempre l'arte. Però almeno il WT è passato dall'essere una disciplina sconosciuta a una delle più famose in Spagna, perlomeno nel mondo delle Arti Marziali. In ogni caso, questo stile è andato cambiando continuamente dalle sue origini per un semplice fatto: gli stili sono praticati da persone “vive”. Pertanto in costante evoluzione. C.N.: Ma lei non era praticamente il braccio destro di Sifu Victor? Quale fu il motivo o i motivi per cui non lo ha seguito nel suo nuovo progetto? S.S.: Non è la mia strada (diretto al punto…). Non è un segreto che sono stato formato in maniera diretta e personale da lui. L'ho accompagnato e gli ho fatto da assistente in centinaia di corsi in Spagna, Stati Uniti, Germania, Italia, ecc…ho visto in prima persona le sue inquietudini, i suoi pensieri, le sue idee eccezionali. Ho vissuto la sua crescita a livello istituzionale dal niente e la sua ascesa nel mondo delle Arti Marziali. Ma quello che fa adesso non è la mia strada. Riconosco che è un tema molto più interessante di quello che può sembrare a prima vista. Ma non è il mio. Alcuni maestri di AAMM dicono che arrivati al giusto punto di maturazione bisogna “uccidere il maestro” (ovviamente non in senso fisico), e credo che questa mia maturità sia giunta. Ho imparato tutto il sistema fino al 5°GP in forma diretta. In seguito ho studiato con un altro maestro (non lo cito per sua espressa volontà) la forma col bastone lungo e la forma Bart Cham Dao e una volta completato il sistema, è arrivato il momento di lavorare da solo. Credo che sia la legge della vita. Senza la supervisione o l'imposizione di niente e nessuno. C.N.: E perché la TAOWS Academy? S.S.: Bene. Devo ammettere che ho ricevuto alcune offerte per essere il rappresentante in Spagna di varie organizzazioni di Wing Tsun. Ho anche valutato la possibilità di riunirmi alla EWTO agli ordini del mio Sigung (che rispetto profondamente) ma dopo aver pensato e considerato a fondo tutti gli elementi importanti, ho deciso che se volevo fare qualcosa di buono per me, per la mia famiglia e per il Wing Tsun dovevo cambiare quelle cose che a mio avviso non erano buone per l'arte. E ciò non era possibile sotto la tutela di qualcuno che avrebbe imposto il suo modo di vedere le cose, le sue idee o un suo modello di business. Ero sicuro di poter ottenere un equilibrio tra Arte e Professione. Capitemi, desidero vivere dei miei corsi e della mia organizzazione. Ho una serie di necessità economiche (ho famiglia e impegni come tutti quanti), ma non voglio in nessuna maniera che le questioni monetarie si antepongano a questa antica Arte che è arrivata fino a me, tramandata di generazione in generazione da circa 500 anni. E' la responsabilità di un maestro di Arti Marziali: conservare le perle di saggezza antiche e trasmetterle ad altri. Così ho deciso, senza molte aspettative, di fondare una piccola scuola di Arti Marziali con i miei istruttori più fedeli e miei amici. La sorpresa fu nel vedere che in meno di un anno il numero di chiamate di scuole e gruppi di diverse città per sapere cosa proponevo e vedere quali fossero i miei piani per il il Wing Tsun, non smettevano di arrivare. Riuscivo a malapena a soddisfare le richieste di seminari e corsi. E siamo cresciuti così in fretta che ci siamo sorpresi a tutti i livelli (personale, istituzionale, ecc…). Attualmente annoveriamo più scuole di quante la maggior parte delle organizzazioni mi offrivano di esserne il rappresentante per la Spagna. Tutto ciò, sinceramente, mi riempie di orgoglio. E' il premio al buon lavoro svolto. Siamo contenti. C.N.: Come definirebbe il suo WingTsun? S.S.: Beh…se c'è qualcosa che non mi piace nel mondo del Wing Tsun è l'ossessiva ricerca di etichette. La maggior parte sono molto più preoccupati di dare un nome a quello che fanno per distinguersi dagli altri, piuttosto che studiare, praticare e approfondire le tecniche, le tattiche e le idee del sistema. Io insegno Wing Tsun. Il G.M. Yip Man affermava che se rispettava i principi era Wing Tsun…e il mio allenamento cerca costantemente di mettere in pratica i quattro principi e le quattro leggi della forza. Pertanto, ritengo che sia “ p u ro ” W i n g Ts u n . S e b b e n e i o a b b i a u n a c e r t a inquietudine per il miglioramento dei programmi didattici. Credo che questo sistema si possa insegnare meglio di quanto fatto fino ad ora. E credo, soprattutto, che si possa praticare molto meglio di quanto fatto fino ad ora. So che può suonare un tantino presuntuoso, ma è una questione relativamente semplice…Oggi abbiamo molte più cognizioni tecniche, tattiche e tecnologiche di vent'anni fa su tantissime discipline. E credo assolutamente che sia necessario appoggiarsi a queste per migliorare i sistemi formativi e i metodi di allenamento. Dare le spalle a tutto ciò sarebbe semplicemente



Intervista stupido. Ci sono alcuni che usano scuse poco consistenti e con argomenti per nulla convincenti. Rispetto qualsiasi opzione, percorso o scelta, ma ovviamente non le condivido. Penso che se un praticante conosce il perché, il per cosa, il come e il quando, potrà migliorare notevolmente la sua pratica e quindi il suo livello generale aumenterà. Non credo nella frase trita e ritrita: “ non domandare, pratica e basta…” In effetti, mi sembra assolutamente ignobile. C.N.: Le cose sembrano andare bene. Siete cresciuti molto come organizzazione negli ultimi anni, secondo lei perché? S.S.: Bene. Spesso dico che siamo cresciuti “senza volere”. Perché anche se ovviamente siamo molto orgogliosi di tale crescita e del fatto che sempre più scuole, istruttori e praticanti entrino a far parte del nostro progetto, non ci pensiamo più di tanto. La parte più importante di tutto è praticare un'ARTE ancestrale. Godersela. Il resto sono cose “collaterali” alla pratica. In tutto questo tempo abbiamo ottenuto grandi risultati: la creazione di un dipartimento di Wing Tsun nella Federazione Spagnola di Lotta Olimpica e Discipline Affini (del quale ho l'onore di essere il direttore tecnico nazionale), essere la prima associazione in Spagna a tenere un Corso Ufficiale di Laurea in una Università Spagnola (Università di Alicante). Abbiamo aperto 35 scuole in poco più di due anni nel bel mezzo della peggiore crisi economica che il nostro paese ricordi. Tutto questo è assai rilevante senza dubbio, e pur riconoscendo tali enormi risultati, permettetemi di citare come sia più importante, a mio avviso, vedere il sorriso di molti insegnanti, praticanti e allievi stampato nel loro volti mentre praticano questo splendido sistema. Alcuni, decisamente riluttanti a venire a conoscenza del nostro lavoro hanno “osato” e oggi sono assolutamente felici della loro pratica. Questo per me è il traguardo più importante. Essere e rendere felice molta gente praticando Arti Marziali. C.N.: Quali sono i suoi piani per il Wing Tsun e per la sua organizzazione? S.S.: Come dicevo prima, per me è fondamentale mantenere lo spirito della pratica al di sopra di ogni cosa. Attualmente abbiamo già una solida struttura che possiede quattro dipartimenti (Wing Tsun, Eskrima Concepts, BJJ/Grappling e Arti Marziali Interne). Abbiamo creato questi dipartimenti con professionisti affermati e prestigiosi a livello internazionale come il G.M. Steve Tappin, Jair Correa o il Dr. Pedro Garcia Arteaoitia. Avere consolidato tali strutture e partnership con questi straordinari maestri permette di concentrarci in ciò che importa veramente: allenare le Arti Marziali. In quanto al Wing Tsun, che è senza ombra di dubbio il pilastro fondamentale della TAOWS Academy, sto ultimando il mio secondo libro che sarà disponibile tra pochi mesi e a breve verrà anche pubblicato un DVD dove mostreremo le nostre idee sul WingTsun e il nostro punto di vista. Allo stesso modo l'anno prossimo inizieremo la nostra “apertura” ad altri paesi e stiamo organizzando alcuni eventi in Germania, Francia, Italia e Inghilterra. Abbiamo anche quasi pianificato una tournee di seminari in Sudamerica e negli USA che si svolgeranno nella parte finale del prossimo anno. E continuare ad allenarsi e a lavorare umilmente in ciò che ci piace così tanto. C.N.: La sua carriera lo testimonia. Ha molto lavoro davanti a se. S.S.: Sono sfide importanti ma ne sono molto entusiasta e non vedo l'ora. Ho lavorato per oltre 15 anni nella mia vecchia organizzazione come responsabile della OEWT Levante. Ho avuto l'onore di essere l'istruttore che ha formato il maggior numero di gradi tecnici (Cinture Nere) in Spagna. Alcuni di loro oggi sono referenti di organizzazioni di Wing Tsun e dirigono grandi gruppi. Ho insegnato a più di 1000 allievi nella mia carriera. Trovo che adesso, iniziando da zero, ho la maturità necessaria per fare le cose un po' meglio e mi sento molto motivato e voglioso di fare. Ricevo inviti e progetti da diverse parti del mondo che desiderano conoscere il mio sistema didattico e mi offrono di partecipare a diversi eventi di Arti Marziali. Ne sono orgoglioso e tutto ciò mi da la forza di andare avanti. C.N.: Grazie mille della sua disponibilità S.S.: Grazie a voi. E' un onore poter esprimere e mostrare le mie idee in questa rivista che attualmente è, senza alcuna discussione, la più importante pubblicazione di Arti Marziali del mondo. Ringrazio D. Alfredo Tucci e tutto lo staff di Cintura Nera/Budo International. Voglio anche ringraziare i miei insegnanti e allievi. Tutto il team della TAOWS Academy senza il quale nulla sarebbe possibile. E la mia famiglia. Loro sono tutto per me. Saluti e RISPETTO.




Il Kihon Waza (tecniche basilari) è la parte più importante dell'allenamento di qualsiasi arte marziale. In questo DVD, il Maestro Sueyoshi Akeshi ci mostra varie forme d'allenamento di Kihon con Bokken, Katana e a mano vuota. In questo lavoro, si spiega più in dettaglio ogni tecnica, in modo che il praticante abbia una idea più chiara di ogni movimento e di come il corpo deve corrispondere al lavoro di ogni Kihon. Tutte le tecniche sono basate sull'assenza di Kime (forza) in modo che il corpo possa svilupparsi secondo la tecnica del Battojutsu, e anche se può sembrare strano a prima vista, tutto il corpo deve essere rilassato per ottenere una capacità di risposta rapida e precisa. Tutte le tecniche basilari sono eseguiti a velocità reale e vengono poi spiegate per il praticante di raggiungere un livello appropriato. La mancanza di peso sui piedi, il rilassamento del corpo, lasciando cadere il baricentro sono dettagli importanti che il Maestro sottolinea per conseguire un buon livello tecnico, ed un rapporto diretto tra la tecnica di base e l'applicazione reale.

REF.: • IAIDO7

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Difesa Personale Principi della difesa personale Come inizia la difesa personale? E' un semplice attacco ciò che provoca la risposta mediante la difesa personale, no, la difesa personale comincia nel momento in cui pensiamo ad essa. Se consideriamo delle strategie per situazioni pericolose, grazie alle sue semplici e basilari idee, lo S.D.S. Concept è il sistema ideale per chiunque voglia disporre di uno strumento per migliorare la propria sicurezza. Lo S.D.S.Concept si adatta particolarmente bene a coloro che si sentono vulnerabili dovendo affrontare un aggressore. I tempi cambiano, i sistemi di difesa personale si evolvono, pertanto lo S.D.S.- Concept è una concezione tipica dei nostri tempi. Le cose cambiano in fretta, non molta gente può dedicare

“Gli scontri reali arrivano senza libretto di istruzioni. Le regole e gli arbitri sono per gli sport da combattimento, non per la strada. L'unica regola è: “Se funziona, è permesso”

Testo: Peter Weckauf & Irmi Hanzal Foto: Mike Lehner degli anni per imparare un sistema di combattimento. Dal momento che lo S.D.S. - Concept non è parte di un sistema già esistente, può seguire il proprio percorso. Si focalizza al 100% nella difesa personale, utilizzando tutti i tipi di strumenti in tutti i tipi di ambiente. Non ha senso che la gente impari un sistema completo solo per poi cambiare concetti e principi per poter usare strumenti o armi per la difesa personale. Come tutti i sistemi che si rispettano, lo S.D.S. - Concept possiede i propri principi e concetti. Trattiamo le basi e le condizioni per la comprensione e l'uso di oggetti quotidiani per la difesa personale.

Cosa sono i principi? I principi sono i concetti base, idee stabilite alle quali è subordinato tutto il


restante modus operandi, principi e strategie. Questi principi su cui si basa il sistema, sono lo “scheletro del sistema”. Principi da seguire quando si usano oggetti di uso quotidiano per la difesa personale: Usate di tutto! Usando tutte le vostre armi del corpo (mani, gomiti,gambe, ginocchia e testa) e tutti gli strumenti, vi trasformerete in un avversario temibile. Come regola tutto è concesso e legittimato dalla difesa personale, in quanto si tratta di armi corporee, che sono come strumenti o armi di autodifesa. Pensate alla struttura dell'oggetto! Potete usare quasi qualsiasi oggetto per difendervi. Considerate la sua rigidità, lunghezza e dimensione, la punta (appuntito, arrotondato, affilato), il peso, lo stato, l'elasticità, il

pericolo per voi e naturalmente la fruibilità. Un oggetto può essere usato secondo la sua struttura. Tentate di usare quanti più oggetti possibili nel vostro allenamento! Usate i vostri riflessi naturali! Gli attacchi arrivano solitamente a sorpresa e probabilmente in modo inaspettato, senza dare il tempo per reagire coscientemente. La realtà ci dimostra che gli individui in situazioni estreme agiscono in maniera riflessiva e istintiva. Questo deve essere tenuto di conto nelle sessioni di allenamento per poter scegliere le tecniche adeguate. I principianti in particolare non dovrebbero provare movimenti o sequenze complicate. Improvvisate! Avete dimenticato il vostro attrezzo per la difesa personale a casa? Bene, improvvisate! Qualsiasi oggetto che possiate usare per amplificare i vostri colpi o la vostra pressione vi renderà più forti. Usate altre cose sassi, tavoli, vetri, borse, sacchi di sabbia, monete -


“L'incolumità prima di tutto! La difesa personale non è uno sport da combattimento in cui ci si scambia dei colpi”

Nel prossimo numero: S.D.S. - Concept per la difesa personale femminile. Per maggiori informazioni visitate www.dsd-concept.com


tutto può essere utile. Non c'è nulla disponibile? Sputate al vostro aggressore! Anche se questo lo potrà irritare ulteriormente, vi darà il tempo per preparare la vostra difesa. Ingannate, confondete, date una falsa impressione di sicurezza e poi colpite l'avversario quando meno se lo aspetta. La cavalleria non è contemplata, la vostra vita è in gioco! Colpite i punti vulnerabili! Un punto cruciale della difesa personale è l'attacco dei punti deboli dell'avversario. La difesa personale deve essere semplice, rapida e utile per tutti. Saper attaccare i punti deboli vi permetterà di sconfiggere un singolo aggressore o anche un gruppo di tali soggetti. Movimenti semplici e diretti - la difesa personale non deve far studiare sequenze di movimenti complessi. La strada non è un dojo. Agite con determinazione. Scegliete la forma più semplice e diretta per la difesa personale. Specialmente quando affrontate dei gruppi di aggressori non avrete il tempo di eseguire dei movimenti poco realistici. Ci sono varie opzioni, non esistono regole fisse. Gli scontri reali arrivano senza libretto di istruzioni. Le regole e gli arbitri sono per gli sport da combattimento, non per la strada. L'unica regola è: “Se funziona, è permesso”. Se una tecnica non funziona cambiala con un'altra, improvvisate! L'incolumità prima di tutto! La difesa personale non è uno

sport da combattimento in cui ci si scambia dei colpi. No, ogni contendente può ferire o immobilizzare il proprio avversario. I soggetti senza esperienza di combattimento tendono a reagire in modo sconsiderato quando vengono colpiti, oppure quando vengono feriti. Anche una piccola ferita può essere decisiva, pertanto evitate rischi e situazioni pericolose quando possibile. Aspetti legali - In alcuni paesi è illegale portare armi per la difesa personale. Al contrario, nessuno può impedire davvero a una persona di portare con se una penna, un cucchiaio o una torcia elettrica, poiché si tratta di normali oggetti quotidiani. Un giudice comprenderà che possiate avere una penna. Uno degli aspetti importanti nelle lezioni di difesa personale è insegnare le strategie e le tattiche davanti a uno scontro, nell'evoluzione dello scontro e dopo lo scontro.

Il significato della strategia per la difesa personale La strategia è il “Piano Maestro”. La strategia decide l'uso della forza, la minaccia della forza da prevenire o come ridurre l'attacco dell'aggressore. Tutti questi accorgimenti servono per un unico proposito, prevenire specificamente un attacco o ridurre i danni il più possibile. Per esempio: • E' strategicamente efficace avere uno scontro qui e adesso (ci sono vie di

fuga, ci sono molti potenziali aggressori, ci sono armi a disposizione…)? • E' strategicamente efficace avere uno scontro in certe zone o meno? Quali sono i miei vantaggi (in un veicolo, in un ascensore, ci sono testimoni…)? • Sono fisicamente in grado di difendermi in questo momento (Alcol, problemi fisici, cattivo stato di forma…)?

Il significato delle tattiche nella difesa personale La tattiche si possono definire come concetti coordinati alle azioni, considerando le capacità fisiche e mentali di ognuno così come quelle dell'avversario, il luogo, il momento, lo scopo,gli strumenti a disposizione. Le “Tattiche in combattimento” sono parte della strategia. La strategia e la tattica formano l'infrastruttura per le decisioni nella difesa personale e pertanto sono strettamente collegate. La strategia definisce se dobbiamo lottare o no, la tattica definisce il modo in cui combattiamo. Alcuni esempi: • E' una buona tattica usare un oggetto per la difesa personale o no? • E' una buona tattica usare una superficie dura per la mia difesa? • E' una buona tattica attaccare l'aggressore prima che lui attacchi? La strategia e la tattica insieme ai principi del sistema, sono due componenti importanti per la difesa personale, ancora di più nel S.D.S. - Concept.


D

a quando abbiamo iniziato le pubblicazioni sul Kyusho, la gente ci ha sempre domandato perchè non organizziamo mai competizioni, sparring o combattimenti freestyle di Kyusho. La risposta è che lo facciamo e lo abbiamo fatto per decenni, ma non pubblicamente. Semplicemente perchè i segreti del Kyusho sono stati conservati dalle famiglie e dai clan e da persone di fiducia sin dall'antichità e ciò si mantiene nell'epoca e nella pratica moderna. Quello che è stato mostrato in pubblico è solo una piccola parte di ciò che si sa e si pratica in privato. Il motivo di tutto questo sta nell'acquisire la dovuta abilità, provarlo e affinarlo prima di farlo conoscere pubblicamente. Quello che abbiamo ottenuto con i primi libri, articoli e video pubblicati da Budo International è semplicemente di spiegare, documentare e qualificare le basi del Kyusho. E' stato fatto perchè la gente si potesse allenare più lentamente e quindi con maggiore sicurezza, fino a consentirgli una sufficiente comprensione e abilità per usare i punti vitali. Abbiamo altresì aspettato di avere abbastanza istruttori qualificati preparati per aiutare le persone ad apprendere correttamente il Kyusho. Dal momento in cui questi strumenti educativi sono stati pubblicati per la prima volta 10 anni fa, il Kyusho si

“Di fatto, la maggioranza dei punti che vengono insegnati nei seminari classici di Kyusho, potrebbero valere ben poco in una situazione di combattimento” è diffuso in oltre 100 paesi e sono stati formati istruttori molto capaci e affidabili. E' stato istituito un corso per istruttori con un programma e protocolli di provata solidità, per poter così mantenere i requisiti di qualità. Questo tempo di preparazione e pratica è anche servito per sviluppare le doti e la pedagogia degli istruttori in questo aspetto dell'allenamento, perchè quando avremmo avviato questo percorso verso l'educazione pubblica, ci saremmo potuti avvalere di persone realmente qualificate. Un'altra cosa molto importante era la necessità di un istruttore adeguato e utilizzabile al di fuori del Dojo o dei seminari, per una futura ed efficace tramandazione del Kyusho a livello globale. Questo movimento di crescita è ancora ai suoi albori, ma abbiamo ottenuto molti successi e miglioramenti. Siccome il Kyusho non è uno stile specifico, un giorno lo vedrete come la pratica più marziale diffusa nel mondo. Attualmente lo è il Brazilian Ju Jitsu...ma anche questo può essere migliorato grazie al Kyusho e all'uso dei punti vitali e del suo nella effetto psicologia umana. Tutti gli insegnanti inizieranno a introdurlo nel proprio stile e programma arrivando, in questo modo, a diventare la corrente principale. Lo possiamo vedere già menzionato nei film, negli show televisivi e recentemente nell'ultimo romanzo di Dan Brown, “Inferno”. Pertanto, adesso è il momento di pubblicare più informazioni vitali e allenamenti con tali informazioni,

poichè siamo preparati con istruttori qualificati e una dinamica tutta nuova. Di fatto, dal Febbraio 2013 è diventato parte integrante dei corsi aperti, che non sono stati pubblicati in DVD o libri fino ad ora. Abbiamo sempre considerato questa approssimazione come un primo banco di prova in privato, per valutare le sue possibilità, per poi dare delle pubbliche valutazioni sulle probabilità e l'adattabilità universale. Usando questo metodo, i nostri istruttori lavorano prima il concetto con i loro colleghi (in privato), dopo con i loro allievi, poi lo si comincia a fare con gente nuova di vari stili in allenamenti organizzati e in lezioni aperte. In questa maniera è possibile sintetizzare tutto questo in un processo più generico come la UFC e le MMA, al posto di uno stile specifico. Se vi ricordate gli inizi delle MMA, tutti usavano il proprio stile, ma col tempo si sono mantenuti soltanto i metodi migliori, mentre tutti gli altri sono stati scartati. Ora tutti i lottatori di MMA lavorano allo stesso modo e hanno aumentato il loro potenziale e la loro efficacia. Così avviene nel Kyusho. Dopo aver lavorato nell'arco di decenni su questo aspetto, abbiamo anche scoperto ciò che non funziona, ciò che funziona in piccola percentuale e quindi ha poco valore e anche ciò che è più efficace (nei momenti di forte stress e adrenalina) per utilizzarlo e migliorarlo. Di fatto, la maggioranza dei punti che vengono insegnati nei seminari classici di Kyusho, potrebbero valere ben poco in una situazione di combattimento. Ma bisogna chiarire adesso che fare sparring di Kyusho non è il combattimento del Kyusho, c'è una bella differenza... Quindi i lettori non devono lasciarsi ingannare da una falsa credenza. In primis, si può praticare qualcosa in forma statica ed renderlo efficace in una situazione dinamica e urgente. Per esempio, il punto GB-20 (nella foto) che viene spesso insegnato nelle classiche lezioni di Kyusho ed è il preferito dalla maggior parte dei praticanti tipici di Kyusho. In un combattimento non si raggiunge questo obbiettivo grazie alla posizione di guardia. Quasi tutti abbiamo tentato di usare questo punto (quasi più di qualsiasi altro), senza riuscirci. Se afferriamo qualcuno di sorpresa funziona sempre con la tecnica statica, anche se non accade lo stesso quando lo facciamo in combattimento. Tuttavia, non solo è possibile usarlo in una contesa di Kyusho (la seguente evoluzione) ma diventa assai facile da raggiungere se siamo in grado di praticare il corretto tipo di allenamento. Ciò è vitale per il successo del combattente. Un altro motivo per cui il combattimento è il prossimo e più logico passo nel cammino del praticante di Kyusho, è che una tecnica statica non crea lo stress, le limitazioni e gli stravolgimenti psicologici, alla stessa maniera che un allenamento più rapido e concitato. In un combattimento dovete


Punti Vitali riconoscere spontaneamente il punto disponibile e attaccarlo prima che si muova o venga protetto. Questo aumenterà la vostra capacità e abilità di usarlo in un attacco duro o che sia una minaccia per la vostra vita, ma la cosa più importante è che ciò vi allontana dalla tecnica e dal range del vostro obbiettivo, il che suppone una pratica alquanto comprovata. Imparerete ad usufruire delle più elevate capacità motorie invece delle più basse, oltre che delle tecniche nelle quali il vostro corpo reagirà all'aumento di adrenalina in situazioni di forte stress. Tutto questo cambierà la vostra posizione, movimenti, angoli e molte altre caratteristiche. Se non vi allenate in questo modo, non potrete assicurarvi di sapervi destreggiare in una situazione reale, usando bene il Kyusho. Un altro beneficio è che svilupperete una nuova capacità che mai potreste fare con l'allenamento statico. Si tratta di sapere dove il vostro compagno (o aggressore) vi può attaccare (o meno). Così potrete trovare le contromisure per proteggervi e contrattaccare con più sicurezza. Questo si può ottenere mediante l'uso dei concetti che vengono insegnati nell'Iron Shirt (camicia di ferro) o fronteggiando l'attacco così come si insegna al livello base dell'allenamento del Kyusho dinamico. Un altro prezioso elemento di questo allenamento è che si impara a convivere con la sensazione temporanea di mancamento e a combatterla. Molta gente in una lotta reale rimane sorpresa, patisce uno shock ed è incapace di affrontare il dolore o il trauma. In un allenamento più dinamico di Kyusho e specialmodo in quello al combattimento, il corpo, la mente e lo spirito continuano a lottare invece di arrendersi o paralizzarsi. Pensate ai benefici che questa componente apporta al corpo, alla mente, allo spirito del praticante di Kyusho. Per esempio, nel caso che il nostro avversario ci lasci storditi, potremo trattare questo trauma temporaneo grazie al metodo di “primo soccorso del Kyusho”. Potremo tornare lucidi per il combattimento in pochi decimi di secondo... Tuttavia, cosa più importante, potrebbe farlo il vostro avversario? Tutti i livelli precedenti di addestramente di base del Kyusho sono cumulativi e portano verso la realtà di questo livello di sviluppo, ma ancora sono lontani dal risultato finale. Ci sono ancora molti piccoli passi per raggiungere dei miglioramenti e delle più valide capacità. Molta gente affretta i propri studi, il proprio allenamento, per cui perdono per strada degli elementi chiave o gli restano solo in teoria e non nella pratica. M o l t i i s t r u t t o r i n e l l e n o s t re organizzazioni non vorrebbero che t u t t o q u e s t o v e n i s s e re s o pubblico, v o r re b b e ro che continuasse a restare in privato e che fosse solo appannaggio loro, ma abbiamo altri tipi di

addestramenti che continueranno ad essere esclusivamente destinati ad essi. E' sicuro che molti copieranno quello che facciamo, come è stato sin dal principio. Alcuni si uniranno a noi per ottenere informazioni e se ne andranno quando crederanno di averne abbastanza...come è avvenuto in passato. Ma ancora una volta hanno sbagliato il punto vitale, come hanno fatto in passato, in quanto non hanno il quadro completo, nel quale si vede dove andiamo e soprattutto il perchè. La maggior parte non hanno visto l'applicazione completa di tutti gli elementi basilari che sono stati mostrati pubblicamete o sintetizzati in un unico concetto o direzione, che aiuta a sviluppare totalmente il praticante di Kyusho. Ed è per questo che possiamo pubblicare tali informazioni; siamo talmente più avanzati nei concetti di allenamento di qualsiasi altro gruppo di Kyusho, che non capteranno mai ciò su cui stiamo lavorando e la direzione in cui ci stiamo allenando, semplicemente tramite il copiare le idee o parte dei loro aspetti. E non bisogna dimenticare che se gli altri copiano o imitano, ciò farà si che il Kyusho diverrà più grande nella comprensione, nelle abilità e nella sua accettazione in tutto il mondo, la qualità non può che migliorare...e così sarà per il Kyusho nelle generazioni future.



AUTORE: B. RICHARDSON

AUTORE: SALVATORE OLIVA

REF.: DVD/TV2

REF.: DVD/SALVA • DVD/SALVA2 • DVD/SALVA3 TITOLO: KNIFE FIGHTING: • DVD/SALVA4 • DVD/SALVA5 TITOLO: PROFESSIONAL • DVD/SALVA6 FIGHTING SYSTEM: • DVD/SALVA6 TITOLO: PROFESSIONAL • DVD/SALVA7 FIGHTING SYSTEMKINO MUTAI:

REF.: DVD/BL

TITOLO: J.K.D. STREET SAFE:

TITOLO: BRUCE LEE: L’UOMO E LA SUA EREDITA

AUTORE:RANDY WILLIAMS

AUTORE:JOAQUIN ALMERIA

REF.: DVD/ALM2 TITOLO: JKD TRAPPLING TO GRAPPLING

TITOLO: HOMENAJE A BRUCE LEE AUTORE: TED WONG & CASS MAGDA

REF.: DVD/ALM3 REF.: DVD/ALM4 REF.: DVD/RANDY1 REF.: DVD/RANDY2 TITOLO: WING TITOLO: WING TITOLO: FILIPINO TITOLO: STREETCHUN KUNG FU: CHUN KUNG FU: MARTIAL ARTS FIGHTING! SIU LIM TAO CHUM KIU JEET KUNE DO

TITOLO: JKD STREET DEFENSE TACTICS: TITOLO: EXPLOSIVE DUMOG TITOLO: JKD STREET TRAPPING”

inglés/Español/Italiano inglés/Español/Italiano

inglés/Español/Italiano

TITOLO: JEET KUNE DO BRUCE LEE’S YMCA BOXING

REF.: DVD/YAW2 TITOLO: YAWARA KUBOTAN AUTORE: MASTER PEREZ CARRILLO

TITOLO: JKD EFS KNIFE SURVIVAL AUTORE: ANDREA ULITANO

REF.: DVD/DP1 TITOLO: 5 EXPERTS - EXTREME STREET ATTACKS AUTORI: VICTOR GUTIERREZ, SERGEANT JIM WAGNER MAJOR AVI NARDIA, J.L. ISIDRO & SALVATORE OLIVA

AUTORE: BOB DUBLJANIN

TITOLO: JEET KUNE DO ELEMENTS OF ATTACK

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DVD/RANDY4 TITOLO: CONCEPTS & PRINCIPLES

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TITOLO: JKD “EL CAMINO DEL PUÑO INTERCEPTOR”

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AUTORE:TIM TACKETT

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INGLES

ALTRI STILI

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TITOLO: THE WOODEN DUMMY INGLES/ITALIANO

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Psicologia


Preparazione Mentale “Vincere, perdere o pareggiare, c'è sempre da imparare una lezione da ogni combattimento”

Portare alla luce il Guerriero Interiore: Creazione di un piano mentale incontrastabile per le Arti Marziali. Quando lavoravo come ufficiale penitenziario nel New England, ho dovuto agire spesso, come avvenne in una rivolta nella quale rimanemmo rinchiusi nella prigione per un mese. All'inizio della rivolta, un collega ed io siamo rimasti bloccati in una sezione di sicurezza. Ci siamo guardati e ci siamo detti che non saremmo morti quel giorno. Lasciatemi dire che ho avuto la mia razione di colpi quel giorno. Abbiamo affrontato numerosi aggressori che arrivavano da tutte le direzioni. Siamo riusciti a sopravvivere. Peter ed io stavamo finendo la ronda nella sezione di sicurezza (SHU), che accoglie 60 detenuti. I detenuti che arrivavano per primi alla prigione e avevano bisogno di adattarsi alla vita carceraria, e i prigionieri che si ribellavano e dovevano vivere in un ambiente di maggior isolamento, erano confinati in quell'area della prigione fino a che non si calmavano. Alcuni detenuti erano rinchiusi nella SHU per la loro condanna. In altre parole, in quel posto c'erano i prigionieri più problematici. Peter ed io eravamo lì quando suonarono l'allarme, questo significava che c'era un'evasione in atto e pertanto la prigione fu messa in stato di isolamento. Quando questo accade, ci sono alcune porte che si chiudono automaticamente per evitare che nessuno entri ed esca dall'edificio. Le porte delle sezioni potevano essere bloccate o sbloccate a seconda delle circostanze. Quel giorno, l'ufficiale incaricato della procedura di isolamento, premette accidentalmente il bottone che apriva le celle della SHU. A causa della pressione di quel pulsante sbagliato, Pete ed io rimanemmo intrappolati nella sezione con 60 detenuti per 12 ore, mentre i nostri colleghi non potevano fare altro che guardare. Dovete capire, che se un prigioniero riuscisse ad uccidere un ufficiale, diventerebbe il re della prigione e manterrebbe tale status durante tutta la sua permanenza lì. Per un ragazzo che ancora si sta adattando al carcere, o per qualcuno che si comporta in modo troppo aggressivo per stare con il resto dei reclusi, rappresentava una bella motivazione per arrivare ad uccidere un ufficiale e divenire un re. Allertammo la torre principale della nostra situazione e quindi gettammo le nostre radio e qualsiasi oggetto appuntito dalla porta bloccata perché non venisse usato come arma contro di noi. Pete ed io non avevamo molto tempo per prepararci alla prima ondata di detenuti che veniva verso di noi. I primi 8 furono probabilmente i più duri perché stavamo prendendo botte da tutte le parti. Pete ed io facendoci un cenno ci coprimmo a vicenda allora tutto cambiò. Non importava chi fosse, se ci si avvicinavano sarebbero stati feriti o non si sarebbero più rialzati. Era come se si fosse acceso un interruttore e passammo dalla modalità sopravvivenza a quella da combattimento e lottammo per 12 ore, contro almeno una dozzina di uomini che cercavano di colpirci a morte. Ogni colpo che assestavamo rompeva qualcosa - braccia, nasi, mandibole, gambe, ginocchia, erano colpi duri, ciò che era necessario per sopravvivere, fino a che ci liberarono e loro si arresero. Alla fine, c'erano una dozzina di detenuti a terra, sanguinanti o con qualcosa di rotto. La pattuglia anti sommossa si aprì finalmente la strada verso di noi per disperdere gli ultimi prigionieri che ancora cercavano di ribellarsi. Eravamo sanguinanti, feriti e malridotti, ma vivi. Uso questa esperienza per aiutare i miei clienti sul ring, che siano Arti Marziali o Boxe. E' parte del piano mentale specifico per gli sport da combattimento - come andare avanti quando il tuo mondo viene stravolto. E' irrealistico pensare che nessuno tirerà mai un pugno nel suo futuro. Credetemi, non mi piace che si colpisca qualcuno, pur avendo avuto molte esperienze di risse di strada essendo cresciuto nel Bronx, avendo lavorato come agente penitenziario ed essendo cintura nera di Shaolin Kenpo e Tai Chi, non scarto mai la possibilità che qualcuno sia capace di colpirmi e semplicemente perché faccio tutto il possibile per evitarlo, non significa che ciò non accada. E' prudente che un combattente abbia un piano di riserva se questo succede, non importa quanto spiacevole possa sembrare. Prepararsi mentalmente per tutte le evenienze e situazioni è uno dei tasselli fondamentali per costruire un piano mentale incontrastabile. Ho creato uno schema per poter lavorare, ve lo dettaglio qui di seguito, a capire perché i vostri piani falliscono, per fare in modo che la vostra forza mentale non vada a decadere. Se avete bisogno di aiuto per capire come far funzionare questo elenco, mettetevi in contatto con me.


Psicologia Prima del combattimento Fattori che influiscono sulla forza mentale: Enumerare questi fattori prima di entrare nel ring vi aiuterĂ a rafforzare la vostra mente. Ho dei clienti che hanno dovuto affrontare alcuni di questi problemi prima di salire sul ring. Scrivete una risposta per ciascun componente dell'elenco. E' un buon punto di partenza lavorare su questi problemi che possono influire negativamente sulla vostra forza mentale e le vostre prestazioni sul ring. 1 Stress e ansia Sei preparato per combattere? Che ti dice la tua mente? La vita in generale, la famiglia, i problemi durante l'allenamento, la vostra debolezza sul ring, tutte queste cose vi possono creare stress e ansia. 2 Paura e apprensione Il vostro passato, i vostri ultimi 5 incontri, i problemi irrisolti dell'infanzia. Non importa se sostieni di averli affrontati, o li nascondi, o li ignori, saranno sempre lĂŹ e influiranno sulla tua forza mentale. 3 Dubbi Sulla forza del vostro avversario, che i vostri movimenti non riescano bene, sulla vostra prestazione precedente, un problema che risale all'infanzia, queste cose possono influire sulla vostra forza mentale. 4 Esibirsi di fronte al pubblico Abbiamo imparato sin dai tempi della scuola, che quando

“Se non avrete lavorato sull'elenco precedente, non potrete cambiare automaticament e la vostra condizione mentale, non starete lottando, vi starete solo difendendo�


Preparazione Mentale “Non importa quanto buona sia la vostra palestra. Se non siete mentalmente preparati per tutte le sfide che dovete affrontare, correte il rischio di fare quello che tutti facciamo spontaneamente, attivare il pilota automatico a causa di un combattimento o di un combattere in modalità sopravvivenza” c'è un combattimento, a meno che non lo si faccia in stile Kill Bill, in una spiaggia solitaria al chiaro di Luna, ci sarà sempre della gente ad assistere. E' possibile che un atleta provi timore o paura ad esibirsi di fronte ai fans, specialmente se non si è i favoriti e si viene fischiati. Anticipateli e affrontate il fatto che non sarete sempre i favoriti, e lavorate sui problemi che vi possono creare le reazioni delle altre persone, per fare in modo che non vi colpiscano.

Durante il combattimento In base alle mie esperienze di risse nelle strade del Bronx e come ufficiale penitenziario, mi sono reso conto che i lottatori possono essere in due modalità - modalità sopravivenza e modalità guerriera. Quello che non è conveniente è l'essere in modalità sopravvivenza. Per la maggior parte dei contendenti, lo scontro sarà già finito perché la loro forza mentale sarà notevolmente ridotta. Ciò riflette quanto Pete ed io subimmo nell'attacco dei primi 8 detenuti. Invece di pianificare una strategia per i prossimi movimenti mantenendo la vostra mente attiva, le vostre capacità mentali si assottigliano, poiché siete concentrati soltanto nel non prendere colpi. Quello è il momento in cui il vostro avversario ne può approfittare per mettervi fuori combattimento. Quando passammo alla modalità guerriera, iniziammo ad avere la meglio sui detenuti e le n o s t r e

Informazioni di contatto: Dr. John W. O'Connor, Sr., Ph. D., Sports Psychologist Il vostro esperto dello stato mentale Presidente: Organizzazione Americana del Benessere emozionale.

possibilità di sopravvivere aumentarono. Non importa quanto ti colpiscano, ti afferrino, o ti buttino a terra, se sei in modalità guerriera potrai vincere grazie ai movimenti che hai praticato e addestrato nel dojo. Quando sei in assetto da combattimento stai sempre pensando al movimento successivo, al seguente attacco e al modo di proiettare a terra l'opponente. Nel ring tutto dipende dalla strategia. Una mentalità da combattimento vi permetterà di vedere e anticipare i movimenti dell'avversario e vi manterrà in allerta. E' così che si vincono gli scontri.

Dopo il combattimento Vincere, perdere o pareggiare, c'è sempre da imparare una lezione da ogni combattimento. Guardate i video, studiateli e pensate a come vi stavate sentendo in ciascun momento in cui qualcosa andava male. Che vi stava passano per la testa? Cosa accadde quando siete stati raggiunti o colpiti? Come siete riusciti a recuperare? Queste sono cose che non si insegnano nelle palestre, ma sono tanto importati come il vostro allenamento quotidiano. Non importa quanto buona sia la vostra palestra. Se non siete mentalmente preparati per tutte le sfide che dovete affrontare, correte il rischio di fare quello che tutti facciamo spontaneamente, attivare il pilota automatico a causa di un combattimento o di un combattere in modalità sopravvivenza. Se non avrete lavorato sull'elenco precedente, non potrete cambiare automaticamente la vostra condizione mentale, non starete lottando, vi starete solo difendendo. Tenete conto di questo sul ring e fate il lavoro mentale di cui avete bisogno per rafforzare e rinsaldare il vostro stato mentale.

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Karate di Okinawa

Uno degli eredi tecnici di Anko Itosu è stato, senza dubbio, Chotoku Kyan (18691945), creatore dello Shobayashi Shorin Ryu e figlio del Guardiano del Sigillo Reale del Re di Okinawa, Sho Tai. Tra i discepoli di Kyan si mise in evidenza soprattutto Zenryo Shimabukuro, che poi tramandò tutta la sua conoscenza al figlio Zenpo, nato nel 1944, oggi 10° Dan di Karate e con cui Salvador Herraiz si è ritrovato in varie occasioni sull'isola del Karate. Oggi il nostro collaboratore porta su Cintura Nera questo grande Karateka, leader del Seibukan Shorin Ryu. Testo e foto: Salvador Herráiz, 7º Dan di Karate, Chatan (Okinawa).

In alto a sinistra: L'autore, Herraiz, mentre visita l'umile e nascosta tomba di Chotoku Kyan, a Ishimine (Shuri). A sinistra: esterno del dojo Seibukan del maestro Shimabukuro.



ZENPO SHIMABUKURO 10º DAN DI KARATE SEIBUKAN L'EREDITA' DI CHOTOKU KYAN Il Karate che oggi rappresenta Zenpo Shimabukuro, 10°Dan e vicepresidente okinawense del Rengo Kai, è quello della linea tecnica diretta del Maestro Chotoku Kyan. In effetti, il Maestro è il principale esponente del Karate di Chotoku Kyan attualmente esistente, specie dopo la morte di Joen Nakazato all'età di 88 anni, nel 2010. Chotoku Kyan era il figlio di Chofu (1853-1889), il Guardiano del Sigillo Reale del Re di Okinawa. Di fatto, quando nel 1872 il Re Sho Tai venne destituito e se ne andò a Tokyo, la famiglia Kyan lo seguì. Chotuku era appena un bambino. Otto anni più tardi, nel 1880, la famiglia ritornò ad Okinawa e avendo molte meno risorse economiche, andò a vivere nelle zone rurali, come Yomitan prima e Kadena dopo. Il destituito Re Sho Tai morì poi nel 1901.

Chotoku ha ricevuto gli insegnamenti nelle Arti Marziali da suo nonno Oyakata, da suo padre Chofu, da Wiashinzan, da Sokon Matsumura (che gli insegnò Seishan, Naifhanchi e Gojushiho), da Kokan Oyodomari (che gli mostrò il Passai) e dal discendente del famoso Chatan Yara (Che prende il suo nome dalla cittadina in cui egli viveva e lo dette a uno dei kata più conosciuti nell'attuale Karate Chatan Yara no Kushanku). Chotoku Kyan ha avuto anche degli insegnamenti da altri personaggi come il famoso Kosaku Matsumora, uno dei padri del Tomari Te, da Maeda o dall'esperto Tokumine, col quale ha imparato il maneggio del Bo. Chotoku Kyan è stato anche allievo di Seicho Arakaki, conosciuto come Kamadeunchu Arakaki o come Arakaki “il gatto”. Si trattava di un artista marziale esperto che lavorava come interprete nel Castello di Shuri e che era stato discepolo di Waishinza, che fu anche insegnante di Matsu Higa. Lo stesso Chotoku ha ricevuto qualche insegnamento diretto anche da Waishinza.

A Seicho Arakaki (che non va confuso con altri rispettabili maestri con il suo stesso nome, nella storia dell'arte che si trasformerà in Karatedo) si attribuisce l'origine di alcuni kata molto conosciuti al giorno d'oggi, come Niiseishi, Sochi e Unsu. Negli anni '20, Chotoku si reca a Taiwan con Kuwae Ryosei, allievo di Matsumura Sokon, e con il futuro maestro di Shorin Ryu Kenkokan, Kudaka Kori Hisataka (1907-1988), suo allievo, oltre ad esserlo stato anche di Ufuchiku Kanagusuku (18411921) e del judoka del Kodokan, Sanpo Toku. Sebben Choshin Chibana sosteneva che Chotoku Kyan non era stato allievo nel vero senso del termine di Anko Itosu, egli è stato sempre considerato come tale. Chotoku Kyan, di cui si dice che fosse capace di scortecciare i pini con le mani, diede il nome a quello che conosciamo come Shobayashi Shorin Ryu (attenzione! Ci sono nomi molto simili ma che corrispondono ad altri maestri, come il Kobayashi Shorin Ryu di Choshin Chibana...). Miope e tendente alla


1: Zenryo Shimabukuro che insegna a suo figlio Zenpo 2: Costituzione della Federazione di Okinawa, nel 1962. 3: Un giovane Zenpo Shimabukuro, nel 1963. 4: Zenyo e Zenpo, seduti al centro del dojo Seibukan nel Dicembre del 1966, insieme a vari allievi nordamericani. 5: Cerimonia di consegna del 10째Dan a Chozo Nakam e Zenryo Shimabukuro, nel 1964. 6: Zenryo insieme a Choshin Chibana, nel 1966. 7: Zenryo Shimabukuro, padre di Zenpo. 8: Salvador Herraiz al monumento del maestro Chotoku Kyan, molto vicino a dove egli aveva la sua casa.


depressione, Chotoku tentò di conservare gli insegnamenti di Itosu senza modifiche, così come il lavoro sui punti vitali che potevano causare la morte istantanea. Da poco terminata la II Guerra Mondiale, Chotoku Kyan iniziò a patire la fame per impegnarsi a dare la maggior parte delle sue razioni di riso ad altri più bisognosi, fino a che s'indebolì e morì nel giro di poco tempo. Allievi di spicco di Kyan furono Shoshin Nagamine (Matsubayashi Shorin Ryu) e prima l'insegnante di questo, Ankichi Arakaki. Altri

importantissimi discepoli di Chotoku furono Joen Nakazato e Zenryo Shimabukuro, quest'ultimo, padre e maestro del nostro personaggio di oggi. Zenryo Shimabukuro fu, come già detto, uno dei più importanti discepoli di Chotoku Kyan e studiò anche, in misura minore, con Kanken Toyama. Dopo la II Guerra Mondiale, Zenryo lavorava come panettiere nelle basi americane. Tra i suoi allievi più in evidenza c'era suo nipote Yoshi, il quale viene portato anche da maestri come Shoshin Nagamine, Yuchoku Higa, Kenko Nakaima..., che lo

osservano e gli danno alcuni suggerimenti tecnici. Più avanti lo saranno anche l'altro nipote, Zenji, e Isamu Tomotsu, leader della Federazione Giapponese di Karate dell'Isola di Okinawa negli anni '60, ma logicamente, lo fu principalmente suo figlio Zenpo. Zenpo Shimabukuro, nato nel 1943, inizia la pratica del Karate nel 1952 all'età di 9 anni. Zenpo ricorda come suo padre lo “motivava” con dei premi, persino in denaro, perchè realizzasse certi esercizi, “ingannandolo” in questo modo, per il bene della sua futura preparazione fisica. Così, mentre


Karate di Okinawa Salvador Herráiz y Zenpo Shimabukuro en Okinawa, en 2012.

Z e n p o guadagnava soldi, per esempio per andare al cinema, in realtà si stava forgiando in un corpo forte e vigoroso. Nel 1947 Zenryo aveva creato quello che allora veniva chiamato Chobu Shorin Ryu e nel 1959 istruisce al Karate i militari americani di stanza a Okinawa, specialmente quelli del Battaglione Aereotrasportato 503, con base a Sukeran, Fort Bucker. Uno dei militari americani della zona, il sergente Fuller, lo appoggia in tutto e per tutto e lo aiuta a svilippare il s u o insegnamento. Zenryo fu colui che in principio diede il nome di Shorin Ryu alla sua arte, anche se successivamente lo abbandonerà a favore di Joen Nakazato (che a sua volta lo cambiò in più di un'occasione in Kyan Ryu, fino a restare poi con Shorinji Ryu). Nakazato morì nel 2010 all'età di 88 anni. Gli anni '50 saranno all'insegna di un'ardua preparazione tecnica per Zenpo Shimabukuro, allenandosi, oltre che con suo padre Zenryo, con maestri come Chozo Nakama del Kobayashi, gemellato con Choshin Chibana. Nakama insegna a Zenpo kata come Pinnan, Naifhanchi, Passai, Jion... Grazie alle idee di Zenpo, che organizza e coordina il sistema per ottenere i materiali, i macchinari e pure il denaro..., il sogno di suo padre Zenryo stava per diventare realtà. Avere un proprio dojo, che terminò di essere costruito nel 1962, trasfomandosi nel Seibukan (“la Casa dell'Arte Marziale Sacra”). Zenryo Shimabukuro era allora uno dei principali maestri di Karate dell'isola. Difatti, quando si formò la “All Okinawa Karatedo Federation”, presieduta da Shoshin Nagamine, Zenryo venne nominato vicepresidente, insieme

a maestri come Kanei Uechi e Meitoku Yagi. Yuchoku Higa occupava il posto di Direttore. N e l S e t t e m bre de l 1963, Z e n p o Shimabukuro venne inviato negli Stati Uniti da suo padre. Lì sviluppò per un pò di tempo il Karate Seibukan. Intanto, ne l 1964, Z e nry o ra g g i uns e il s u o 10°Dan di Karate. Nel 1969 Zenryo i nt ro dus s e s uo f i g l i o Z e npo n e lla federazione di Karate dove, nonostante la sua gioventù, allora aveva 26 anni, sedeva al tavolo con i principali maestri veterani dell'isola. Col tempo, ciò gli ha offerto alcuni contatti e un'importante influenza nel Karate okinawense, dove di frequente, soprattutto in passato, i maestri a malapena si relazionavano con altri stili e si limitavano ai loro gruppi. Ma quello stesso anno 1969, Zenryo e una ventina di Karateka di O k i na w a v e nne ro i nv i t a t i a O s a k a , nell'isola principale del Giappone, dal magnate nipponico Ryoichi Sasakawa (a cui in diverse occasioni ho dedicato pagine dei miei scritti, perciò i lettori sapranno della sua enorme importanza). Laggiù, Zenr y o pa rt e c i pò a lla dimostrazione di kata e approfittò per fare visita a sua figlia, residente nella v i c i na c i t t à di K o be e m e n t re s i godevano un pasto in un prato, Zenryo venne colpito da un forte attacco di appendicite e morì. Suo figlio Zenpo dovette prendere il comando diretto del Hombu Dojo Seibukan a Okinawa. Sono finiti i tempi in cui questo karateka si dedicava professionalmente alla vendita di macchine, precisamente della Ford. Conobbi personalmente Zenpo Shimabukuro alcuni anni fa, durante dei seminari nel Budokan di Naha (Okinawa), dove mi stupirono le caratteristiche del suo modo di fare Karate. Pochi anni più tardi ebbi l'opportunità di condividere con lui privatamente e anche di fargli conoscere parte della mia opera realizzata a Okinawa. Il maestro rimase molto compiaciuto e si rallegrò vedendo il mio lavoro. Che l'estetica del Karate okinawense sia differente rispetto a quella a cui sono abituati i karateka in Occidente, è fatto indiscutibile. Perc i ò bi s ogn a essere predisposti a comprendere il modo di fare Karate che hanno sull'isola, le sue posizioni, i suoi gesti tecnici, il suo kime speciale... e ciò deve essere la base della conoscenza dell'autentico Karate. Molti dei karateka, compresi maestri conosciuti che popolano i dojo dell'isola, non sono adeguatamente apprezzati da coloro che hanno una concezione del Karate dall'estetica elegante, forte di corpi molto elastici, atletici, grida poderose e grandi e spettacolari posizioni belle per una foto. Ma il Karate è altro e quello di Okinawa lo è ancora di più. Il Karate, soprattutto quello Okinawense, ha un'estetica differente, naturale, pro c c upa t a pi ù di o ff ri re be n e f ic i


personali che un'estetica apparente che permetta di fare paragoni fuori luogo. L'eleganza del Karate, che esso possiede, è una conseguenza e non un obbiettivo e ad Okinawa tutto è un pò diverso. Però tra i grandi maestri dell'isola, Zenpo Shimabukuro spicca forse per fare un Karate di facile comprensione per gli occhi e i canoni occidentali. Le sue posizioni, le sue tecniche, la sua

elevata potenza...farebbero impallidire molti, quale che sia l'immagine del Karate che abbiamo. Zenpo Shimabukuro è, oltre che Istruttore Capo del Seibukan Shorin Ryu, vicepresidente della Okinawa Prefecture Karatedo Rengokai. Shimabukuro Sensei è fervido sostenitore di un Karate tradizionale basato sulla pratica del kata. Tuttavia, accetta pure che durante gli

allenamenti venga praticato il kumite, per includere un pò di divertimento e sviluppare la confidenza del karateka e fattori come la distanza e il timing. Ma per Shimabukuro il kumite è un supplemento e mette molta enfasi in ciò che è veramente importante del Karate...il kata. Per lui, inoltre, il kata deve essere trasmesso senza variazioni e non con gli spettacoli coreografici in cui gli hanno trasformati le attuali


Karate di Okinawa competizioni. Zenpo sostiene che al giorno d'oggi, ne gli agonisti di Karate, ne i giudici, conoscano a dovere i propositi del kata, avendo abbandonato, molti di loro senza saperlo o capirlo, un karate classico e tramutandolo in una specie di ginnastica. Mi suona curioso e gratificante come Sensei Shimabukuro intende e spiega, per esempio, la parata conosciuta come Shuto Uke. In

molti stili questa parata si realizza con il taglio della mano, così come indica il nome. Ma lui insegna che aldilà del gesto e della posizione della mano, si deve parare in realtà con l'avambraccio, poichè esso offre molta più solidità. Mi risulta gratificante il fatto - dico - perchè nel Wado Ryu avviene lo stesso nella sua caratteristica parata alta e persino molti praticanti ignorano questa curiosità. Tornando indietro per un momento, Chotoku Kyan ebbe, come detto i n pre c e de nz a , a l l i e v i i m po rt a nt i molto conosciuti in seguito, ma altri in realtà lo furono appena, anche se poi a l o ro i nt e re s s e rà f a r credere ciò. Uno molto famoso fu il fondatore del Isshin Ryu, Tatsuo S hi m a buk uro ( 19081975), sebbene il nome dello stile lo darà più

avanti il suo allievo Eiko Kaneshi. In effetti Zenpo Shimabukuro afferma che Tatsuo seguì molto poco Kyan, pe r no n di re . . . qua s i pe r n ie n t e . Sembra invece sia stato per molto tempo allievo di Chojun Miyagi. Anche il fratello di Tatsuo, Eizo Shimabukuro ( S ha o l i n Ry u) , s i di c e c he a b b ia imparato da Kyan. Secondo quanto ri c o rda Z e npo , c he a l l o ra e r a u n bambino, Eizo Shimabukuro aveva il suo dojo molto vicino e ogni tanto li a nda v a a t ro v a re pe r v e de re s u o pa dre , Z e nr y o . Q ue s t i , di f ron t e all'insistenza di Eizo sull'essere stato allievo di Kyan, gli faceva vedere che il suo Karate era molto diverso da quello di lui. Alla fine, Eizo manderà uno dei suoi allievi al quale Zenryo insegnerà alcuni kata. Per cui dopo, Eizo affermerà che era stato anche a l l i e v o de l l o s t e s s o Z e nry o , m a nemmeno Zenpo crede si possa considerare come tale. Più tardi Eizo si trasferì a Moromi (Koza), nell'attuale città di Okinawa e lì, quando ebbe


bisogno di alcuni karateka per fare una dimostrazione, li chiese a Zenryo. Quest'ultimo gli “prestò” suo figlio Zenpo e suo nipote Zenji. L'altro suo nipote Yoshi, nonostante fosse un grande karateka, aveva già lasciato la pratica. Durante la mi a recen te vi si ta a Zenpo a Okinaw a e men tre sfogliavam o att en tamen te i l mi o libro”Karate, immagini di una storia”, Zenpo si entusiasmò con alcune delle foto raccolte in esso. Shimabukuro sa della mia am pi a i n fo r maz i o n e e indagine sul Karate a tutti i livelli. Per questo, quando nel 2012 il maestro volle celebrare il 50° anniversario del suo Seibukan dojo, mi chiese, per un libretto commemorativo, di fornirgli delle foto storiche di suo padre. Tale richiesta mi stupì. Zenpo Shim abukuro ch i ed eva a me, u n semplice appassionato spagnolo del Karate giapponese, fotografie di suo padre! Bene, in ogni caso mi sentii

onorato di poterlo aiutare, lo feci e mi ringraziò molto:” Grazie. Questo è esattamente ciò che cercavo” - arrivò a dirmi. Beh, già l'ho detto, molto onorato di esserle stato utile. Solo poco tempo fa entrambi ricordavamo questo fatto. Zenpo Shimabukuro vuole preservare il Karate come qualcosa di grande valore per la storia e gli avvenimenti, maestri e situazioni attraverso cui questa arte marziale è passata nei suoi anni di esistenza. Zenpo Sensei pensa che se i karateka capiranno tutto questo..., non faranno modifiche proprie ai kata. In tal senso egli crede che la competizione stia rompendo - o perlomeno interrompendo - per puro intrattenimento, la conoscenza ereditata che il Karate porta in seno, qualcosa come un genoma o il DNA, esempio molto significativo al quale Sensei Shimabukuro piace ricorrere. Per tutto ciò, il maestro si mostra assai preoccupato di fronte al futuro. Non c'è

da stupirsi. E' molto facile apportare modifiche inopportune... Il maestro Zenpo Shimabukuro ricorda che quando ritornò negli Stati Uniti nel 1975, notò come buona parte di quanto seminato laggiù era andato perso a causa di modifiche nei kata. Gli ci vollero una decina di anni per ripristinare il tutto e alcune persone e gruppi rimasero ai margini. Per il maestro, le variazioni tecniche, i calci alti, i salti...con cui si adorna l'estetica dei kata da competizione di oggigiorno, è qualcosa di tecnicamente sbagliato, poichè crea vulnerabilità al praticante ed è cosa che lui, naturalmente, non contempla nei suoi insegnamenti. Il Karate sportivo comprende movimenti illogici e non necessari nei kata, solo per aggiungere un'assurda bellezza estetica che aumenti le possibilità di medaglia. Lasciamo Zenpo Shimakuburo nel suo ufficio, dove quest'uomo d'affari ha impegni in sospeso. Alla prossima Sensei.

Shimabukuro a Okinawa, nel 2012. Salvador Herraiz con Sensei Zenpo nel Budokan di Naha, nel 2009.



Kenpo Come è strutturato il “Fu Shih Kenpo” (prima parte) Ogni tanto sono solito fare una certa pulizia e depurazione tecnica di tutte le mie conoscenze, attraverso il mio bagaglio marziale personale, ottenute nel passato in mezzo mondo. Ciò comprende i miei contatti con Maestri tradizionali di diversi stili di Karate, Kenpo, Kung Fu, Tae Kwon Do, Full Contact e Kick Boxing come stili principali. Fondo o sostituisco quelli che secondo un mio proprio criterio sono da rinnovare e eliminare per i nuovi metodi, tutti quelli che ritengo corretti e idonei ai miei propositi e applicabili a un medesimo principio. Il programma riunisce tutti i requisiti necessari per ottenere e abbracciare gli aspetti fisici, mentali e spirituali che tutti gli Artisti Marziali devono sviluppare. Tenendo sempre conto degli obbiettivi che ciascuno di essi desidera raggiungere. Arte tradizionale, difesa personale, combattimento sportivo, scontri reali, difesa per forze di polizia o cinema d'azione. Il Programma tradizionale comprende le Forme Tradizionali del Kosho Ryu Kenpo della famiglia Mitose, la storia, la filosofia e i lineage dei maestri del Kosho Kenpo. Nel mio primo contatto con il Gran Maestro Thomas Mitose, separai entrambi gli stili per la loro chiara e notevole differenza, successivamente li ho fusi in un unico programma e ora, per la mia vicinanza a detto Maestro, per la nostra profonda amicizia, per l'esperienza condivisa, per il rispetto e l'onore, tor no a prendere in considerazione la pratica delle forme Kosho, in segno di grande stima e supporto reciproco; anche se il loro allenamento è facoltativo e non obbligatorio. In secondo luogo viene affrontato tutto un metodo di Difesa Personale a mani nude e con armi. Tecniche che poi danno origine a forme di Difesa Personale (Kata) esclusive del sistema. Anche il maneggio personalizzato di armi (9), di cui 6 sono tradizionali (Bo,Sai,Kama,Nunchaku,Yawara e Tonfa) e 3 moderne (Coltello, Bastone di strada e Bastone corto, stile Kali o Arnis). Il terzo aspetto del Fu Shih Kenpo, è il programma specifico di allenamenti per gli incontri sportivi amatoriali e/o Professionali Semi o Full Contact. Senza dimenticare il nostro sistema duro del Fu-Shih Contact, nel quale è tutto valido. Quest'ultimo è tipico e interno dello stile, visto che in nessuna maniera

potrebbe essere realizzato a carattere sportivo. Il Drago dentro il logo Fu-Shih Kenpo, rappresenta l'intelligenza e la serenità, il lato Ying. E' l'animale leggendario per eccellenza della filosofia orientale. E' calmo, astuto, sicuro. E' la parte passiva e mentale nell'evoluzione delle strategie e delle tecniche del FuShih Kenpo. Rappresenta anche le tecniche di gamba. La forza spirituale che si raggiunge con la maturità. Attitudine che si ottiene con l'allenamento, al costanza, e l'impegno dell'individuo. Simboleggia l'umiltà che domina la terra. La Tigre, simboleggia l'aspetto fisico dell'allievo. La sua preparazione fisica e tecnica. La parte Yang, ovvero la forza, la velocità, i movimenti fulminei, fluidi e continui. Le tecniche di Pugno e di mano in generale (Braccia). La forza e il radicamento a terra che si ottiene durante le prime fasi dell'apprendimento. In questa fase, l'allievo è più attratto e impressionato dall'abilità fisica che sviluppa e consegue con facilità attraverso i suoi primi sforzi.

FU-SHIH Terminologia Cino-Giapponese che descrive il più innovativo, adattabile, funzionale e effettivo sistema di INSEGNAMENTO attuale e che si trova all'interno del Triangolo, tre punti specifici che tracciano il sentiero verso la formazione, realizzazione e armonia dell'individuo con tutto ciò che lo circonda. FU= Tigre (giapponese = uomo; Cinese = forza, destrezza) e SHIH = Spirito o Energia (Maestro, Scuola, Insegnamento, Istruttore). KENPO. Terminologia giapponese che descrive il più antico stile di lotta orientale discendente dal Clan dei Monaci Kosho fino al Gran Maestro Mitose, Ken= Pugno; Po = la Prima Legge, ovvero La Prima Legge del Pugno. Il Fu-Shih Kenpo, è composto tecnicamente da movimenti lineari e circolari combinati in diversi sensi e direzioni al fine di ottenere un'elevata padronanza e abilità in tutti gli angoli possibili, diffondendo Energia Intermittente con movimenti fulminei, fluidi e continui. Per fare tutto ciò, il Fu Shih Kenpo ricorre a tutti i sensi e alle risorse fisiche e mentali. Nel Fu-Shih Kenpo si progredisce sempre nella costruzione di una tecnica difensiva per l'elaborazione di un contrattacco naturale, decisivo e coordinato. E' necessaria una concentrazione totale, una respirazione profonda e sguardo penetrante. Dobbiamo prepararci per

essere capaci di rispondere efficacemente a qualsiasi atto di offesa o attacco, ma ciò non vuol dire che abbiamo il permesso di provocare lesioni gravi o addirittura di uccidere un avversario. Come è possibile costruire un contrattacco effettivo ed energico, senza causare gravi lesioni a un opponente? Fu-Shih Kenpo analizza di base gli 8 Angoli di Evasione e Fuga “OTTAGONO”, dai quali un praticante del sistema può eludere, senza problemi, qualsiasi attacco possibile senza entrare in contatto con il proprio contendente. Sono le tecniche fondamentali di “Non Violenza”, che in seguito e secondo la pericolosità dell'avversario, vanno dalle precise applicazioni di neutralizzazione, controllo, fino alle più efficaci manovre controffensive. E' di cruciale importanza anche nel Fu-Shih Kenpo la conoscenza e la padronanza dei punti vitali e dei centri nervosi del corpo umano. Perciò è altrettanto necessario il condizionamento del palmo della mano, attraverso metodi classici orientali e moderni che consentono di accrescere la forza, la durezza e la resistenza di tutto il palmo e delle dita. Senza tale requisito, l'uso delle tecniche applicate per la pressione, immobilizzazione o percussione, risulterebbero controproducenti.

PRINCIPI SULLE APPLICAZIONI TECNICHE NEL FU-SHIH KENPO • Conoscenza e padronanza degli 8 angoli di spostamento (Evasione e Fuga), o reazione nelle direzioni di avanzamento. • Avvicinamento all'avversario. • Controllo della distanza, e dell'angolo di scontro. • Guardie difensive naturali. • Analisi dell'ambiente circostante e utilizzo degli elementi naturali dello stesso. • Tattiche di Dissuasione e Persuasione. • Controllo vocale • Reazioni difensive di “Non Contatto Fisico”, denominate di “NON VIOLENZA”. • Reazioni difensive a contatto controllato • Difesa a contatto medio in zone specifiche per la neutralizzazione e il controllo. • Difesa contro attacchi con differenti gradi di “dolore”. • Utilizzo della linea centrale, che, anche se più pericolosa, permette di controllare la base di tutte le estremità dell'aggressore.




Grandi Maestri

D

ai lontani tempi antichi, l'uomo per la sua sopravivenza ha sempre avuto bisogno delle armi. Per cacciare o difendersi dal nemico sono stati costruiti attrezzi rudimentali utili alla corta o lunga distanza e altri con la funzione di essere lanciati per poter raggiungere il bersaglio anche in lontananza. Legni, pietre, ossa, tendini e fibre vegetali furono alcuni dei materiali di costruzione per affinare le armi, fino a giungere alla mitica polvere da sparo. Dopo migliaia di anni di sviluppo in armi grezze e secoli di perfezionamento nello sviluppo di lance, frecce, archi, alabarde, spade, coltelli, ecc. si giunge ad una rivoluzione tecnica e strategica con la polvere da sparo. E' proprio per questa invenzione che il guerriero antico si incontra con il nuovo soldato, ma lo spirito del marzialista non cambia. Ieri e oggi si fondono in un unico metodo di addestramento della mente e del corpo. Le arti marziali ci insegnano questo, si dividono tra di loro in centinaia di stili, con tecniche diverse, ma l'interiorità, gli stimoli, le sensazioni e le emozioni che si sviluppano e attraversano l'individuo sono simili. Il punto di raggiungimento è lo stesso, conquistare un controllo della sfera emotiva, oltrepassare quelli che sono i limiti di partenza, sviluppare l'abilità e perfezionare la tecnica, il tutto mettendo a fuoco una perfetta concentrazione che plasmerà la nostra energia e raffinerà il nostro spirito. Molte di queste armi non sono rimaste nell'oscuro lontano passato, ma hanno attraversato continenti e nuove ragioni di esistenza. Altre di più recente invenzione hanno trovato la loro collocazione in una nuova dimensione di vita; siamo noi a dover fondere l'antico con il moder no, eliminare i confini e lasciare che il corpo e la mente si espandano sino a

sciogliere le differenze tra l'essere umano e ciò che lo circonda, e scoprire cosa nel profondo tiene insieme l'universo.

Un'arte che a più riprese è entrata nella mia vita All'età di cinque anni, dicevo che da grande avrei fatto il pilota di autovetture da corsa, passavo ore a giocare con dei vassoi rotondi di cartone che servivano a sostenere le torte, per me erano dei perfetti volanti dove potevo disegnare i contachilometri che spesso raggiungevano i 1000 Km/h. Nel periodo dell'infanzia si formavano bande di ragazzini che costruivano armi rudimentali come lance, bastoni, fionde ed archi che si utilizzavano negli scontri con altri gruppi di paesi e quartieri diversi; spesso dal gioco si passava a fare sul serio. Nello stesso periodo all'età di nove anni, iniziai la pratica delle arti marziali che tracciarono la mia vita per sempre. Lungo questo percorso incontrai anche le armi da fuoco, una piccola passione che manifestavo andando nei poligoni a sparare qualche colpo. La mia professione mi portò attraverso vari corsi di difesa personale ad entrare in contatto con corpi specializzati in sicurezza e quindi a crescere nell'esperienza delle armi e strategie tattiche di combattimento. Riunendo la mia esperienza e la mia passione, oggi ho creato un programma di addestramento adatto a tutti, che attraverso il concetto di difesa personale, farà sperimentare il tiro a segno, l combattimento con arma bianca a mano nuda e pilotare un autovettura con sicurezza e tecnica sportiva. Il professionista come: forze dell'ordine, body guard, detective e membri di sicurezza, potranno trovare in questo programma una forma completa di addestramento e di specializzazione, ma anche l'amatoriale, il privato, potrà



allenarsi e vivere l'esperienza di queste pratiche attraverso vari corsi che comprendono differenti livelli e quindi addentrarsi nell'infinito campo della pratica marziale e sportiva.

F.A.D. Full Ation Defense (palestra - poligono autodromo) diventano i nostri luoghi di addestramento I nostri programmi si dividono in differenti livelli, aperti a tutti. Il ciclo comprende tre gradi, il primo grado prevede: pistola, arco, dinamica e postura del corpo. Per la pistola e l'arco si parla di tiro fisso o tiro mirato classico, una sorta di tiro a segno che permette di conoscere l'arma e tutti glia aspetti della sicurezza e prevenzione nei confronti di errori che potrebbero diventare

molto pericolosi per il praticante. Si passerà alle posizioni del corpo e alle tecniche di tiro per sviluppare i fondamentali di queste due armi. Equilibrio, coordinazione motoria, postura corporale e concentrazione sono l'aspetto più importante di questo primo livello. Successivamente passeremo ad un secondo grado sviluppando la dinamica del corpo con tecniche di coltello a vuoto e in coppia, trattandone anche l'aspetto della difesa dalla stessa arma e non solo il confronto tra essa. La pistola allargherà il suo programma passando ad un tiro dinamico e istintivo, anche per l'arco svilupperemo l'aspetto dinamico e le differenti posizioni dell'arciere. Il particolare dell'arco e che si manterrà ancora il tiro fisso per sviluppare al meglio la componente meditativa all'interno del gesto tecnico, un po' come avviene nel kyudo giapponese. Arriveremo per gradi al passaggio del terzo livello dove queste tre armi e la difesa personale a mano nuda continueranno a specializzarsi in strategia, tecnica e circuiti di allenamento operativi e tattici per il combattimento reale. La grande novità del terzo grado sarà l'aggiunta dell'autovettura: macchine da corsa sulle quali verranno effettuati gli allenamenti di guida sicura e sportiva, per garantire una sicurezza e tecnica di guida adatta a coloro che affrontano una professione come autisti di scorta, body guard, autisti privati, ma non solo per professionisti, anche le persone normali potranno accedere a questo settore del nostro programma, che oltre ad essere importante nella vita quotidiana di coloro che utilizzano una semplice vettura rende completo l'addestramento psico-fisico. Non dobbiamo dimenticare che guidare un'auto con certe tecniche vuol dire addestramento e quindi mettere in moto impulsi nervosi, stimolare riflessi sensoriali, controllare le ansie, padroneggiare la propria adrenalina ed ottenere una maggiore conoscenza di se stessi. Oltre questi tre livelli, raggiungibili per chiunque, si passerà a dei programmi specifici ed individuali con circuiti di pratica mirati alle esigenze e attitudini del soggetto. Un cocktail di tecniche di arti e di sport che può offrire divertimento, introspezione nell'addestramento, ai fini della propria sicurezza, e potrà farci entusiasmare e divertire come nei nostri giochi dell'infanzia. Ho creato F.A.D. per cercare nuovi stimoli mettendo a disposizione tutta la mia esperienza e chiedendo la collaborazione ad amici professionisti come: il campione e direttore tecnico della scuola di Drift Fun Day Nicola Tesini e l'ispettore capo di polizia specialista in arma corta da fuoco Giuseppe Amatruda, che mi affiancheranno nei corsi di livello superiore per affrontare al meglio i settori di specializzazione nell'autodromo e nel poligono nazionale. Tutto quello che sarà utilizzato come attrezzature, armi, autovetture e varie locations, verranno messe a disposizione dalla nostra scuola e proporzionate in base al livello dell'allievo, facendolo crescere gradualmente e serenamente immergendosi in una dimensione alla “Rambo style”. Grand Master Paolo Cangelosi Per ulteriori informazioni relative al corso F.A.D. contattateci: www.sifupaolocangelosi.com email: cangelosipaolo@libero.it phone: +39 010 8391575 mobile +39 347 4645070




Perché usare i punti di pressione come obbiettivi tattici?

P

recedentemente abbiamo parlato di quello che è il programma dei punti vitali del Combat Hapkido e perché l'abbiamo sviluppato nel nostro sistema di difesa personale. In questo numero e nei seguenti, daremo istruzioni dettagliate sulle componenti tattiche del programma. Inizieremo parlando del perché si scelgono in parte i punti di pressione come focus del nostro metodo per sfruttare le zone deboli del corpo. Prendiamo gli agopunti, che sono anche conosciuti come punti di pressione perché di solito sono situati tra muscoli, legamenti, tendini e zone vulnerabili dei nervi (o plessi dei nervi principali). L'uso specifico di questi punti permette di minare l'energia e il funzionamento regolare del corpo in maniera effettiva. Quando si usano in agopuntura per curare, la zona di attivazione ha il diametro di una punta di una penna. Fortunatamente per noi, si possono attivare stimolando una zona pari a “un quarto di euro” (25 mm di diametro) intorno ad essi. Ci concentreremo nell'utilizzare il centro di questa moneta come obbiettivo. Molti praticanti con familiarità nel tiro al bersaglio o nell'uso delle armi si rendono conto dei benefici del nostro metodo. Tecnicamente l'obbiettivo ha più la forma di una goccia che di un cerchio, a causa del flusso di energia, tuttavia per facilitare le cose il riferimento all'immagine del “cerchio” è più utile ed efficace. Per esempio, colpire semplicemente il bicipite per stordire o addormentare il braccio, comporta un ampio margine di errore. Ora, se ci focalizziamo in maniera specifica su un obbiettivo della grandezza di “un quarto di euro” nella zona medio-anteriore della testa del bicipite (pericardio 2: guardate lo schema qui sotto), abbiamo un grado più inferiore di errore mentre aumenta la nostra efficacia. Questa è una parte della nostra filosofia per utilizzare obbiettivi anatomici con i punti tattici di pressione. Pericardio 2 (P2 fuoco/Yin/Rosso) Localizzazione : Due dita dalla piega dell'ascella (piega ascellare) lungo la linea mediana del bicipite. Anatomia/Ridondanza: Rami muscolari dell'arteria brachiale, nervo medio brachiale cutaneo e nervo muscolocutaneo. Metodo: colpire verso l'osso (omero) per intormentire il bicipite. Una critica comune tra i praticanti di Arti Marziali e di difesa personale è che i punti di pressione non funzionano con tutti. Questo può essere vero, già che l'effetto varia a seconda della persona; tuttavia, spesso si esagera nell'essere troppo realisti. Pensala in questi termini, se potessi migliorare le tue tecniche e renderle efficaci per il 90 per cento circa delle persone, non impiegheresti questa teoria per il fatto che potrebbe non funzionare per meno del 10 per cento? (potrebbe essere il cinque per cento, dipende dall'analisi statistica che si applica). Comunque dobbiamo accettare il fatto che esiste una piccola percentuale di persone conosciute come “non sensibili”. Questo piccolo gruppo di persone non sente il dolore come la maggior parte della gente. Ogni persona possiede una soglia di tolleranza al dolore, dagli insensibili fino agli ipersensibili e coloro che sono quasi insensibili possono avere una più elevata resistenza fisica o mentale al dolore. Tutti siamo diversi anatomicamente in certi punti, e qualche volta la localizzazione dei nervi è differente (particolarmente i n certi ind ivid u i c he h a nno sub it o un t ra uma pos t operatorio). In alcuni stili di Arti Marziali, i nervi vengono inibiti mediante un processo continuo di desensibilizzazione (pensa a un combattente di Muay Thai che calcia un palo o un albero per condizionare i nervi della tibia). Altri fattori fisici che possono influenzare la tolleranza al dolore, sono la

copertura dei muscoli o del grasso che possono proteggere alcuni nervi agendo come un'armatura. E ultimamente, come molti membri dei corpi di sicurezza possono tes timoniare, alcune droghe e sostanze alcoliche possono falsare la toller anz a al dolore di un individuo. Anche se potremmo aff er mare che con lo s tudio avanzato sugli effetti degli agenti chimici nel corpo, questa conos cenz a può es s ere un vantaggio per comprendere altre vulnerabilità anatomiche e sensoriali. A parte ciò, gli obbiettivi nei nervi funzionano; sebbene nel corso del tempo abbiate esercitato una certa pressione come per provocare una reazione, sappiate che potreste aver causato un danno. Pensate a una semplice analogia: Se avete i nervi della mano poco sensibili e toccate una pentola rovente, non allontanerete la mano per il calore fino a che non vi sarete ustionati. Andando più a fondo nella questione della sensibilità al dolore, il suddetto esempio potrebbe essere significativo. Più “sensibili” siamo, prima ci proteggeranno dal pericolo i nostri riflessi automatici di ritirata (reazione incosciente di fronte a una percezione cosciente). Come buoni praticanti di difesa personale, impareremo a trarre vantaggio da tutto ciò. E' anche importante sapere che molte persone insensibili talvolta lo sono di più in altre parti del corpo. Il nostro corpo cerca sempre l'omeostasi o l'equilibrio per la salute e il funzionamento adeguato. Per esempio, se un obbiettivo situato nel braccio non risponde nella maniera sperata grazie alla resistenza al dolore dell'avversario, tenta di attaccarne uno nella sua gamba. Molte volte, questo ha un effetto maggiore in quelli con poca resistenza al dolore. Il nostro corpo spesso compensa una zona poco recettiva con una assai recettiva. (Ne parleremo ulteriormente in un prossimo articolo sullo YIN e lo YANG). E' importante enfatizzare che la ridondanza del danno è il nostro principio numero uno. Con questo in mente, ci concentriamo nell'utilizzare i punti di pressione, che agiscono come portali d'accesso diretto al sistema nervoso. Questo è in primo luogo, anche se non esclusivamente, il perché li usiamo come obbiettivi tattici. Nei prossimi numeri, descriveremo la componente fondamentale per capire come attivare correttamente i punti tattici di pressione. Tale componente è spesso uno dei segreti male interpretati per poter applicare effettivamente le conoscenze dei punti vitali nella difesa personale. Naturalmente non dovete aspettare, tutte queste informazioni sono disponibili nelle serie di DVD di T.P.P. DVD che ci potete richiedere direttamente al sito: www.dsihq.com e a Budo International su www.budointernational.net . Per favore allenatevi in sicurezza, vivete con onore, e state bene. Per Informazioni su certificazioni, seminari, o altre domande per favore contattateci a: staff@dsihq.com




Il potere della forza fisica dipende direttamente dalla massa muscolare, maggiore è questa, più elevata sarà la potenza che sviluppa, anche se ci sono persone che hanno messo in discussione tutto ciò con altri metodi; non picchia più forte colui che ha più muscoli, bensì colui che è più abile... E' assai comune vedere negli incontri di pugilato qualcuno poco muscoloso che riesce a mettere al tappeto un avversario erculeo e impressionante. Julio Cesar Chavez, adesso ritirato dall'attività, non aveva un corpo muscoloso, tuttavia possedeva un pugno terrificante (oltre l'80% dei suoi match li ha vinti per KO). Bruce Lee era solo 1,65 mt. di statura e pesava 60 chili, ma tutti quelli che lo hanno conosciuto affermano che aveva una potenza nei calci impressionante, come se pesasse quindici chili in più. Cos'è che rende un picchiatore? Qual'è il segreto della potenza di un calcio?


elle Arti Marziali e negli sport di contatto, la potenza verrà definita come il potere e la forza fisica che è capace di generare un soggetto con un movimento, o con una serie di questi, perciò data l'energia che sviluppa è capace di rompere, di spostare e persino di ferire l'avversario o il compagno di allenamento grazie a questa. In temini teorici, la potenza è il risultato dell'equazione matematica “1/2 M (massa) x V2 (velocità al quadrato)”. Da ciò deduciamo che il fattore velocità risulta più importante di quello della massa, al momento di determinare la potenza che acquisisce un colpo. Ma nella pratica è provato che la maggior parte dei buoni picchiatori, quelli che provocano dei KO con un solo colpo, non spiccano per la loro rapidità. Il motivo è che questi basano in gran misura il loro colpo sul solido radicamento al suolo, in modo da picchiare con tutto il peso del corpo, conducendo l'energia dal tallone, attraverso le anche, fino alle nocche. Evidentemente risulta molto più rapido colpire solo con il braccio che con “tutto il peso del corpo”, ma è anche meno potente. Pugili come Rocky Marciano, Mike Tyson, George Foreman, Marvin “Marvellous” Hagler, Roberto “mano di pietra” Duran, Julio Cesar Chavez o Nigel Benn non si sono mai distinti per la loro velocità, così come tantomeno lo hanno fatto kickboxers come Ramon Dekkers o Rob Kaman. Concorrono molti fattori per fare di un pugno o di un calcio un colpo decisivo; un picchiatore vero riunisce tante qualità nel suo lavoro di pugni e calci. Per cominciare, deve avere una buona base tecnica (anche se non è necessario che sia uno stilista puro) perchè, così come per correre prima bisogna imparare a camminare, per essere un picchiatore devastante prima bisogna essere capaci di colpire. Per quello deve perfezionare alcuni elementi che sono determinanti al fine di sviluppare la potenza, che sono i seguenti:

N

GLI APPOGGI: Senza un punto di appoggio non si può colpire. L'azione pugno-piede dipende dalla disposizione dell'equilibrio del combattente, dovendo questo rendere sicuri i suoi appoggi per mettere in movimento il corpo o controllarne l'inerzia. Gli appoggi sono fondamentali per poter eseguire una tecnica con potenza, poichè tutti i colpi ben effettuati poggiano nella massa del corpo in movimento. Se durante la sua esecuzione si perde il punto di appoggio (per sbilanciamento), il colpo perde tutta la sua efficacia.

LUNGHEZZA DELLA TRAIETTORIA Secondo la fisica, più lunga è la traiettoria del colpo, più elevata è la velocità che può raggiungere il pugno o la gamba. Per questo i colpi molto lunghi, a “tutto braccio”, sono così pericolosi nel caso raggiungano il loro bersaglio. Lo stesso accade con i calci, maggiore è la loro traiettoria, più potenza sviluppano.

ACCELERAZIONE DEL MOVIMENTO: Quale che sia la lunghezza della traiettoria di un colpo, la cosa più importante è la velocità che ha raggiunto il pugno o il piede al momento dell'impatto. L'elemento dell'accelerazione del movimento è cruciale per scaturire la

potenza - senza accelerazione non si può colpire con potenza. Nel fattore accelerazione intervengono in maniera diretta i muscoli, questi sono un tessuto concepito per contrarsi quando ricevono uno stimolo pertinente. Il peso relativo degli stessi è del 44,1% del peso totale dell'individuo (in un adulto può arrivare sino al 45%). La loro potenza si sviluppa al massimo tra i 20 e i 30 anni, dipende in gran parte dall'allenamento, dalla coordinazione, dall'impegno o dagli esercizi muscolari. Nelle Arti Marziali emergono circostanze favorevoli per la coordinazione muscolare, soprattutto con le estremità superiori, a partire dagli 11 e 13 anni, riuscendo ad aquisire potenza senza aumentare soltanto il volume e pertanto senza alterare lo sviluppo dei giovani novizi. Questo è possibile facendo si che realizzino gli esercizi adeguati nel loro allenamento, evitando quanto possibile di essere monotoni nella loro preparazione fisica. La grande stabilità dei muscoli intorno ai 13 anni, garantisce già l'opportunità di uno sviluppo più ragionevole e moderato delle qualità di forza e velocità, mantenendo un equilibrio perfetto tra la tecnica e l'elasticità. Il peso corporeo è ovviamente determinante, ma non è l'unico fattore. La muscolatura (intesa come importante massa muscolare) for nisce solidità, maggiore resistenza al dolore e più forza di spinta, ma sembra che al momento di colpire lo si percepisca a malapena. Alcuni anni fa si pensava che più grande era il volume muscolare, più potenza si generava, perciò molti praticanti di Arti Marziali iniziarono ad addentrarsi nel microcosmo del Body-Building, sperimentando Presto diversi esercizi. scoprirono che per quanto la loro massa aumentava, la relativa rapidità andava diminuendo, il che comportò che subito si sarebbe diffusa la leggenda metropolitana che le due cose erano incompatibili... Però colui che ha un imponente volume muscolare, non significa che abbia altrettanta potenza, ma che possiede le qualità necessarie per sprigionarla, perchè dopo è necessario canalizzarla ed esercitarla con la pratica.


Normalmente quando si è in possesso di un calcio molto forte e si impatta con precisione un avversario, non serve combinare molti colpi per neutralizzarlo; uno o due di solito sono sufficienti. Difatti, quando si parla di “picchiatori”, ci riferiamo a quei combattenti che sono in grado di decidere un incontro con un solo colpo da KO e non a quelli che riescono a centrare l'avversario dopo innumerevoli serie di colpi. Se si è

carenti di potenza, se abbiamo (come si dice in gergo pugilistico) dei “pugni di cotone”, allora per vincere sarà necessario logicamente combinare più colpi. Secondo trainers e campioni, il combattente più sicuro ed efficace è quello che riesce a concludere l'incontro in breve tempo, perchè in questa maniera rischia di ricevere meno colpi e si stanca poco. Ma la maggior parte della gente non possiede un calcio devastante e

“Nel DVD che ho realizzato sull'allenamento, spiego alcuni esercizi per lavorare e allenare la potenza. Spero che questo DVD vi sia di aiuto”


inoltre, in un combattimento intervengono troppi fattori che riducono l'efficacia e la potenza del calcio stesso. Evidentemente, non si può portare una combinazione di 6 o 7 colpi caricando in ciascuno di essi tutto il peso del corpo. Per questo i grandi picchiatori sono fighters da un colpo solo, non da combinazioni. Di fatto, nel gergo pugilistico e degli sport di contatto si suole definirli “cacciatori”, perchè sembrano essere in costante

agguato, eseguendo poche tecniche, come se attendessero l'opportunità di “cacciare” il rivale con un colpo decisivo. Aldilà di un bel calcio, la virtù fondamentale che deve coltivare un picchiatore per essere efficace è il timing o tempismo ( e questa è una delle cose più difficili da allenare). Non solo deve picchiare forte, ma anche sapere quando farlo. Il buon picchiatore ha numerosi vantaggi: anche se sta perdendo ampiamente un match ai punti, se

riesce a centrare l'avversario prima dell'ultimo secondo, potrebbe ottenere una istantanea e insperata vittoria inappellabile. Infatti non è raro assistere a combattimenti nei quali uno dei contendenti sta ricevendo una tremenda lezione, perdendo attacco dopo attacco, che improvvisamente riesce a scagliare un colpo sporadico ma potente, mandando al tappeto l'avversario, fino a quel momento, assolutamente vittorioso. I KO sono comunque vittorie indiscutibili, ovvero,


“Per le leggi della fisica, le tecniche che sprigionano più potenza sono quelle con la parte posteriore”

non soggette all'opinione dei giudici, dell'arbitro o dei cronisti; come diceva Bill Wallace: “Un bel combattimento, dove non c'è contestazione, è quello in cui due salgono sul ring, uno scende sulle proprie gambe e l'altro in barella...” Le tecniche di pugno dovrebbero essere a priori meno potenti di quelle di gamba, dal momento che quest'ultime colpiscono con più chili in partenza (una gamba pesa più di un braccio), tuttavia osservando dei combattimenti di Full Contact, Kick Boxing o anche Thai Boxing, è più facile vedere KO prodotti da un pugno che da un calcio. Ciò si spiega in parte per la rapidità, che è l'altro elemento della potenza. Un pugno è più veloce di un calcio e la velocità (in termini dinamici, l'accelerazione) aumenta la potenza dell'impatto. Tutti quelli che hanno visto una buona quantità di incontri di Kick o Thai Boxing avranno notato che nonostante un calcio sia per principio molto più potente di un colpo con le braccia (una gamba pesa tre volte di più di un braccio), all'incirca l'80% dei KO sono in conseguenza di una tecnica di pugno. La spiegazione risiede nel fatto che, come esseri umani, utilizziamo con molta più abilità e precisione le braccia che le gambe; inoltre, è più facile caricare il peso del corpo nella tecnica quando la effettuiamo con un pugno piuttosto che lanciando la gamba. Oltrettutto, calciare è molto più dispendioso che colpire con i pugni, per cui, una volta passata la metà di un incontro, si cominciano a vedere molti meno calci e più pugni. Ovviamente , se estendiamo il concetto alle Arti Marziali definite “classiche” e anche alla difesa personale, accade la stessa cosa: in tutte queste si apprezza una chiara preferenza per le tecniche con gli arti superiori, cosa logica e naturale, perchè in qualsiasi di esse, il combattimento si svolge di norma nella media distanza, dove c'è un utilizzo preponderante dei pugni diretti, grazie alla loro semplicità ed efficacia. Secondo la kinesiologia (scienza che studia il movimento umano), in tutti i sistemi di combattimento dove si colpisce, il concetto o la dinamica dei pugno diretto è lo stesso; tutti ripetono la stessa traiettoria, esistono solo delle piccole varianti se portati da differenti posizioni o guardie. Affondando ancora di più nell'argomento, il diretto posteriore è di solito la tecnica regina di qualsiasi picchiatore, ma perchè questo sia efficace e possa arrivare a bersaglio con successo, richiede l'appoggio del pugno anteriore. Perchè? Semplicemente per una legge fisica: siccome la distanza più breve tra due punti è una linea retta, nel caso del pugno anteriore, le sue caratteristiche di esecuzione sono le seguenti: • MINORE PERCORSO DEL BRACCIO. • MINOR TEMPO DI ESECUZIONE DELLA TECNICA • MINOR POTENZA DI IMPATTO PER LA SUA BREVE TRAIETTORIA Il braccio avanzato, essendo più vicino all'avversario, dovrà coprire meno distanza per raggiungerlo, perciò sarà molto veloce. Al contrario, avendo una traiettoria più corta, in così poco spazio e tempo avrà come risultato una minore potenza di impatto. Quasi nessuno è finito KO subendo un colpo col pugno anteriore, visto la che sua missione è di percuotere, martellare, colpire ripetutamente con lo scopo di aprire la strada o disturbare per poter poi portare il colpo definitivo. E' innegabile che questo pugno è molto rapido ma non così contundente, chi possiede tale caratteristica è il suo antagonista, ovvero: il pugno diretto, eseguito con il braccio arretrato, denominato nella Boxe “direct”, “cross” o diretto destro, nel Karate GYAKUTSUKI o colpo diretto col braccio opposto. Negli sport di contatto lo si conosce come diretto penetrante. Come indica il suo nome, definisce la potenza che genera nella sua esecuzione, ed è possibile grazie alle seguenti peculiarità: • MAGGIORE PERCORSO DEL BRACCIO.


• MAGGIORE TEMPO DI ESECUZIONE DELLA TECNICA • MAGGIORE POTENZA DI IMPATTO. Il pugno diretto eseguito col braccio posteriore, essendo più lontato dall'avversario, impiega più tempo per arrivare a lui, tuttavia, avendo una traiettoria più lunga, impatterà con maggior potenza. Su questo tema, nella fisica si usa il seguente esempio: Se lanciamo un oggetto che pesa un chilo dal primo piano, avendo meno strada da fare, impiegherà meno tempo per arrivare al suolo e pertanto cadrà con meno forza di uno stesso oggetto lanciato dal nono piano, il quale, avendo più strada, ci metterà piuù tempo per giungere a terra, ma senza dubbio cadrà con forza maggiore rispetto al primo. Come abbiamo detto in precedenza, per le sue caratteristiche, entrambi sono complementari; così come lo Ying e lo Yang, la notte e il giorno, l'uomo e la donna, ecc. Ciascuno ha i suoi punti forti e deboli, persino molti porfessionisti non concepiscono l'uno senza l'altro. Entrambi devono coesistere per essere efficaci in combattimento: è molto difficile mettere a segno un jab o un diretto pungente e porre fuori combattimento un avversario. Comunque è l'inizio o la combinazione ideale per un attacco più effettivo: il diretto posteriore. Riassumendo: il primo per la sua rapidità di esecuzione, lascia per qualche decimo di secondo, o anche per interi secondi, l'avversario disorientato. In questo lasso di tempo si può portare il diretto penetrante, che può diventare il colpo definitivo. In ogni caso, dato che lo si esegue col pugno arretrato e avendo più strada da percorrere, tale colpo è più difficile - ma non impossibile - che arrivi da solo e senza prima averlo preceduto con un'altra tecnica verso l'opponente. Perciò, nel pugilato si definisce come l'uno-due, in quanto si concepisce entrambe come una sola tecnica di attacco. Naturalmente non c'è una regola senza eccezione e esistono casi insoliti in cui degli individui hanno ottenuto il loro scopo effettuando una sola tecnica, anche se questa non è la tendenza generale. In più, il jab, o diretto pungente, di solito è l'inizio di un attacco, ovvero quello che “apre” la porta, e il diretto penetrante quello che la “chiude”. In varie occasioni il diretto pungente serve per essere combinato con un altra tecnica più lenta che non deve essere per forza il diretto destro,

ma che può essere una a tutto braccio, un gancio o perfino una tecnica di gamba. Per le leggi della fisica, così come abbiamo visto, le tecniche che sprigionano più potenza sono quelle

con la parte posteriore. Qualsiasi di esse possono mettere fuori combattimento un avversario, ma per riuscirci bisogna migliorare la velocità di esecuzione dei colpi. Così come l'azione di spostare il peso del corpo


da un piede all'altro, accompagnando la traiettoria di un colpo, per aumentare la massa messa in movimento e pertanto la potenza. Per ottenere tutto ciò, è necessario allenarsi, prima imparando la tecnica e

dopo selezionando lo strumento adeguato per il proprio addestramento. Tutte le tecniche esistenti richiedono una dedizione totale e assoluta nel loro allenamento, perciò bisogna lavorare in maniera individuale e con le

attrezzature appropriate (sacco, pao, focus, scudo, ecc.) Nel DVD che ho realizzato sull'allenamento, spiego alcuni esercizi per lavorare e allenare la potenza. Spero che questo DVD vi sia di aiuto.



Questo DVD sul pronto soccorso è uno strumentoindispensabile per tutti i praticanti di Arti Marziali chepresto o tardi si trovano in situazioni nelle quali ènecessario “soccorrere”. In qualsiasi scuola in cui siha a che fare con la lotta, il combattimento osemplicemente il contatto fisico, è successo chequalche allievo o istruttore sia stato colpitoo abbia patito un infortunio. E' possibile siano stati messi ko,che abbiano avuto difficoltàrespiratorie, spasmi muscolari,vertigini, nausee, o unqualsiasi altro problemacausato da un allenamentolesivo. Gli “incidenti” sonoqualcosa di reale ed ènecessario intervenirequanto prima, in modoche la disfunzionecausata non peggioriulteriormente. Questeinformazioni n o n d o v r e b b e r o essereobbligatorie per tutti gli“istruttori”, ovviamente, perpreservare la sicurezza e ilbenessere dei loro allievi?Questo DVD è il primo di unaserie di lavori a cura del Maestro Pantazi, incentrato nell' “altro lato”del Kyusho, quel lato che ponel'attenzione alle scienze dell' “energia” dellasalute e del benessere, non solo applicabile nei Dojo, ma anche ne quotidiano con i vostri cari e tutte lepersone che ci circondano.

REF.: • KYUSHO19

Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.

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Sudest Asiatico Le Arti Marziali nel XXI Secolo Le arti marziali sono una disciplina ancestrale. Non importa a che cultura si guardi, sia che si trovi in Europa, Asia, America, in tutti i continenti ci sono metodi di combattimento che sono antichi come l'umanità stessa. Vengono usate discipline di lotta formatesi in origine principalmente per scopi militari. Attraverso i secoli, gli obbiettivi cambiano da e per far in modo che coloro che praticano le arti marziali si possano allenare adeguatamente. Il ricercatore di Arti Marziali Draeger, nel suo libro “Bujutsu e Budo Moderno”, segnalò quanto segue:”…la natura intrinseca delle arti marziali classiche si manifesta dalla relazione di tre punti: 1 Elemento del combattimento, 2 Disciplina, 3 Moralità. I circa cento anni di riforme forzate hanno cambiato l'ordine dei punti di riferimento nella seguente maniera: 1 Disciplina, 2 Morale, 3 Lotta contro le applicazioni e le forme estetiche di esercizio…” I nuovi stili, che ora prevalgono in tutto il mondo (Judo, Karate, Tae Kwon Do, ecc.) e che hanno portato nei paesi occidentali queste riforme, sono ampiamente conosciuti e generalmente godono di una grande popolarità. Alcune di queste nuove discipline hanno dato enfasi alle competizioni (kumite, randori) e così sono state accettate come nuove realtà sportive in Occidente fino a trovare persino posto ai Giochi Olimpici dell'era moderna ed essere quindi ammirate. Certi metodi della regione del Sudest Asiatico (Kali filippino e Silat indonesiano), così come le arti marziali giapponesi, esistevano già in antichità per il loro utilizzo sui campi di battaglia. Tuttavia oggi, si usano sempre di più come mezzo per superare dei limiti: fisici, mentali, emozionali e spirituali. Ciò significa che sono stati trovati nuovi contesti applicativi per questi metodi antichi. Al loro posto, le arti marziali che servivano per combattere contro un nemico, vengono usate come allenamento per sconfiggere se stessi. Si cerca di dominare se stessi per essere qualcosa che (ancora) non siamo, ma ci porrà sulla giusta via per raggiungere il nostro obbiettivo di essere superiori. Questo vuol dire che ci concentriamo in noi stessi per vedere ciò che ancora non siamo, ma che potremmo essere in futuro.

Questi obbiettivi possono essere differenti. Per alcuni sarà una forma fisica di alto livello e il benessere fisico in generale. Per altri, un aumento della concentrazione e della resistenza mentale. Il vero allenamento nelle Arti Marziali da a una persona il senso delle cose che veramente desidera raggiungere. La capacità di proteggersi fisicamente da un attacco, per esempio, la responsabilità e la conoscenza per il vero auto aiuto può venire solo da dentro di se. Il rispetto e la disciplina nelle arti marziali forniscono gli strumenti per modellare il carattere ed essere migliori di ciò che siamo in questo momento. Il riconoscimento dell'allenamento fisico come mezzo per conseguire altri obbiettivi e competenze, dà nuovo valore e significato alla pratica quotidiana per imparare le Arti Marziali. Queste nuove conoscenze contribuiscono a una nuova generazione di allievi nel mondo delle Arti Marziali. I nuovi allievi che hanno visto “solo” i benefici fisici delle Arti Marziali, i calci e i pugni, oggi come oggi vedono appena la punta dell'iceberg. Nessun'altra disciplina individuale è capace di unire cose così potenti e offrire tanto agli allievi interessati. Partendo da questi presupposti, è necessario fare delle nuove domande agli insegnanti dei distinti metodi di Arti Marziali. “Qual è l'arte marziale adeguata per ciascun allievo e come questa può realmente aiutarlo a conseguire i suoi obbiettivi?” Solo colui che conosce i propri obbiettivi e la maniera giusta per raggiungerli, alla fine arriverà dove vuole andare.


SULL'AUTORE: Bob Dubljanin è uno dei principali insegnanti di Arti Marziali del Sudest Asiatico (Kali, Muay Thai, Silat Pentjak) e di Jeet Kune Do in Europa. Dal 1993 tiene seminari e conferenze in Germania e in altri paesi europei. Per avere maggiori informazioni e dettagli sugli attuali seminari in programma, visita il nostro sito internet: www.soai.de o mandaci un e-mail a info@soai.de



“Ogni artista marziale che vuole trasformarsi in un lottatore completo deve imparare a padroneggiare il coltello, solo quando saprà come maneggiarlo allora sarà in grado di difendersi da esso”

Sulla lotta con il coltello L'Olanda, il mio paese ha circa 16,8 milioni di abitanti, è un paese relativamente piccolo. Le Filippine sono approssimativamente sette volte più grandi. Hanno intorno ai 103 milioni di abitanti. Quest'anno 2013 ci sono stati 400 accoltellamenti in Olanda, 4094 furti, 421 sparatorie e in 905 casi sono state usate altre armi. Nel 2013 ci sono stati 4892 attacchi violenti nei Paesi Bassi nell'anno non ancora terminato. Facendo un paragone, le Filippine hanno registrato 34.825 incidenti violenti quest'anno. Inoltre, si sono avuti 26.988 furti denunciati. Cosa significano queste cifre? Credo questo: L'Olanda non sembra così più sicura delle Filippine. Secondo le statistiche i furti e i crimini violenti nelle Filippine sono relativamente rari. L'importante è questo, nel mondo occidentale, la violenza è una pratica quotidiana e spesso si utilizzano una grande varietà di armi. In molti casi si tratta di coltelli. E come ben sapete, il coltello è u n ' a r m a estremamente violenta e pericolosa, facile da portare, facile da nascondere, di rapido utilizzo e economica da comprare. Il suo impiego sovente causa ferite gravi. Avete il diritto alla legittima

“Nella lotta con il coltello si lavora su una attitudine che non si può sviluppare nel combattimento senza armi” difesa, ma bisogna sapere cosa fare. La lotta con il coltello è infida e i veri rissaioli di strada conoscono bene i trucchi più sporchi. Al contrario, questi delinquenti non sembrano aver paura di usare un coltello.

Coscienza Sono cresciuto in uno dei quartieri più poveri d Utrecht. Utrecht è una delle città più grandi dell'Olanda. La violenza era e continua ad essere un evento abituale. Nel quartiere in cui sono nato, la cultura di strada la faceva da padrone. Molti giovani portano delle armi. Tirapugni, catene di bicicletta, coltelli di tutte le forme e dimensioni. Questo pomeriggio (mentre sto scrivendo questo articolo) c'è stato un incidente, c'è stato un accoltellamento grave nel quartiere dove sono cresciuto, è dovuta intervenire un'ambulanza.

Aggressione La mia gioventù è stata contrassegnata in gran parte dalla violenza a cui ho assistito. La violenza di strada è una forma molto diretta di violenza e può colpire chiunque. Anche senza un motivo chiaramente plausibile, possiamo essere vittime di furti, risse, o peggio: restare feriti. La cultura della strada è nei miei geni. Ricordo che mio padre mi portò dagli zingari e ascoltammo le loro storie. Non si può ingannare questa gente. Loro non hanno paura di usare la violenza estrema.

Potrebbero andare in galera, ma a loro non importa. Mi hanno insegnato le malizie della strada per il combattimento, come usare un coltello. Mi ricordo di un anziano con un cappello verso il quale mio padre nutriva una fiducia alquanto misteriosa: “Sai Frans (mio padre si chiama come me), come combattevamo prima?” Lui si alzò dalla sua sedia a dondolo e di scatto prese il cappello e lo lanciò verso la faccia di mio padre nello stesso momento in cui gli puntò il coltello nella pancia. L'anziano fu molto rapido, non sembrava dimostrare l'età che aveva. Questo fatto mi face molta impressione, perché ero soltanto un bambino. Dopo mio padre mi disse che il vecchio zingaro visse la metà della sua vita dietro le sbarre. Inclusi nel mio stile questo genere di trucchi da strada.

Il lottatore completo Ogni artista marziale che vuole trasformarsi in un lottatore completo deve imparare a padroneggiare il coltello, solo quando saprà come maneggiarlo allora sarà in grado di difendersi da esso. La lotta con il coltello è un fattore indispensabile per la difesa personale realistica. Nella lotta con il coltello si lavora su una attitudine che non si può sviluppare nel combattimento senza armi. Un solo errore con il coltello può avere conseguenze fatali. Mentalmente e psicologicamente la lotta di coltello è importante. Si spargerà sangue durante la lotta. Potrebbe essere anche il vostro sangue e dovrete accettarlo.

Filippine In uno dei miei viaggi nelle Filippine, mi accompagnò una guardia del corpo. Mi consigliarono di non viaggiare da solo nella zona più pericolosa di Cebu. La guardia del corpo non rispecchiava l'immagine tipica di tale figura. Ci parlavamo appena. Fino a che, naturalmente, iniziammo a parlare di Eskrima e di lotta con il coltello. L'uomo era armato di pistola e di un coltello che teneva nella fondina di una gamba. Mi



“La Difesa non è un'opzione nel mio stile. La difesa è l'attacco e l'attacco è la difesa. Azioni a corto raggio associate a energia aggressiva, lavoro di piedi funzionale, simulazioni realistiche utilizzando il lato cieco dell'avversario e, ovviamente, una mentalità adeguata, possono fare di qualcuno un buon lottatore con coltello” armi perché è ben “Io promuovo la addestrato all'uso del e del coltello, e lotta con il coltello bastone le tecniche che conosce adatte per l'utilizzo in maniera positiva e sono di diverse armi. Attraverso la spero che i miei comprensione e la dei principi allievi facciano lo padronanza Eskrima, si può utilizzare qualsiasi arma: sedia, stesso. Mi rifiuto di portacenere, cintura, carta, penna, bottiglia, insegnare a persone tavolo, libro e persino un cappello. Di base ciò malintenzionate e significa che potrete utilizzare qualsiasi cosa disapprovo che la per difendervi. Nella realtà, tutto è disponibile. gente porti il coltello Nel mio stile, se uno non ha un coltello o lo perde durante lo scontro, allora per la strada”

disse che utilizzava un arma per il combattimento a lunga distanza e per la corta un coltello. Ma con il coltello si difendeva e basta, mi disse. Per me quella fu un'affermazione interessante perché in realtà tutto ciò che si fa con un coltello è comunque un attacco. Così gli domandai perché non utilizzava il coltello per attaccare. La sua risposta fu semplice: “se l'avversario attacca con colpi o calci, userò il mio coltello”, disse. Continuò spiegando: “ Io non attacco perché la possibilità di essere disarmato è molto più alta”. E' sicuro che le probabilità di venire disarmati quando si stende il braccio aumentano e che diminuisce anche la capacità di realizzare dei contrattacchi multipli. Nel mio stile si cerca di istigare l'avversario a stendere il suo braccio. Poi si contrattacca con una pugnalata all'addome nel momento del suo attacco; in 9 casi su 10 la testa del contendente si abbassa automaticamente. L'attacco successivo è appunto alla testa. Ovviamente, il disarmo non sempre è possibile e necessario. Un attacco agli occhi o un calcio ai genitali possono anche essere sufficienti. Il mio pensiero va immediatamente alle parole di un Gran Maestro nelle Filippine che disse:

Corri, nasconditi, o vola! Queste parole, che mi disse un gran maestro nelle Filippine sono sbagliate secondo il mio modo di pensare. A mio avviso, dovrebbe essere: “Corri, nasconditi o combatti!”. Evitare uno scontro con il coltello, naturalmente, è la cosa migliore, dal momento che si può essere feriti o addirittura non sopravvivere. D'altra parte, sto presumendo che non andiate cercando uno scontro con coltelli. La maggior parte della gente, fortunatamente, non va in giro armata. Ma se non c'è via d'uscita, è l'unica soluzione. Lottate per la vostra vita e utilizzate tutte le armi di cui disponete. Questo modo di pensare si adatta a un buon Eskrimador. Un combattente di Eskrima non ha bisogno di imparare svariate

potrà ricorrere al Pangamot (Combattimento Totale). Tutto è concesso e solo una cosa è importante: Sopravvivere!

La lotta con coltello nella WKFS Il mio stile si fonda su oltre 30 anni di esperienza. Sto ancora lavorando per perfezionarlo, perché non si finisce mai di imparare. La Difesa non è un'opzione nel mio stile. La difesa è l'attacco e l'attacco è la difesa. Azioni a corto raggio associate a energia aggressiva, lavoro di piedi funzionale, simulazioni realistiche utilizzando il lato cieco dell'avversario e, ovviamente, una mentalità adeguata, possono fare di qualcuno un buon lottatore con coltello.

Importante Io promuovo la lotta con il coltello in maniera positiva e spero che i miei allievi facciano lo stesso. Mi rifiuto di insegnare a persone malintenzionate e disapprovo che la gente porti il coltello per la strada. Voglio che sappiate che togliere la vita è facile ma restituirla è impossibile. Volete imparare il mio stile di lotta con il coltello? Siete i benvenuti nel mio mondo, il mondo dell'Eskrima! Sekan@ziggo.nl www.knifefightsytem.com


ome si misura l'età di una scuola di Arte Marziale? Ci sarà un paragone con la crescita di un singolo individuo? Se così fosse potremmo dire che la scuola del Grand Master Sifu Paolo Cangelosi raggiunse la sua maggiore età già nel 1998 quando festeggiò il suo 20° anniversario con una grande manifestazione nella quale oltre 100 atleti si esibirono per quasi tre ore in due importanti strutture sportive, a Roma (stadio Flaminio) e Genova (Palacus). Da quei gior ni ne è passata di acqua sotto i ponti e di volti nelle palestre di questa grande scuola nazionale! Per il 25° anniversario i praticanti della scuola realizzarono un spettacolo all'Universale di Roma, mentre per il 30°, oltre allo spettacolo teatrale al Teatro della Corte, secondo teatro di Genova, con scenografie cinematografiche e musiche dal vivo, i membri di questa grande famiglia marziale festeggiarono l'anniversario in una serata di gala con HALL OF FAME composta da ospiti VIP provenienti da tre continenti: stars cinematografiche, campioni di sport da combattimento, maestri di fama mondiale, personaggi dell'editoria marziale (tra cui il nostro direttore Alfredo Tucci). Quest'anno hanno festeggiato il 35° anniversario che ha invece richiesto una celebrazione più intima, riservata ad un gruppo relativamente ristretto (poco più di 150 persone) di allievi ed istruttori tra i più avanzati poiché gli ed affezionati, organizzatori si sono voluti concentrare su alcuni eventi significativi che hanno segnato in modo profondo lo sviluppo dell'organizzazione di questa Scuola di livello nazionale, CINTURA NERA era presente nel lussuoso Shangri-La Corsetti di Roma per testimoniare l'evento. Come di consueto nei raduni delle scuole di Kung Fu tradizionali non è potuta mancare l'esibizione dei migliori tra allievi ed insegnanti con la Danza del Leone Cinese e l'esecuzione delle forme e dei prestabiliti dei vari stili studiati nella scuola, un piccolo show a porte chiuse dove il Grand Master, alla fine, ha donato ai suoi allievi una perla rara di altissimo livello tecnico, la più avanzata forma dello stile Hung Gar, la Ti Sin Kune.

C

Prima di esibirsi, il Grand Master ha gentilmente chiesto al pubblico di non filmare la forma spiegando che appartiene ad un livello segreto di conoscenza dello stile: “in più di trent'anni, fino ad oggi, ho eseguito questa forma solamente davanti a due occhi: quelli del mio maestro Chan Hon Chun”. Questa rara esibizione ha commosso visibilmente tutti i partecipanti, allievi e familiari, scatenando una standing ovation che sembrava non finire mai. La serata di Gala è proseguita con un ricco aperitivo in terrazza e poi la cena, aperta da una slide di foto storiche che ha ripercorso sia la vita del Sifu che quella della scuola emozionando tutti i partecipanti. La sontuosa cena è poi continuata intercalata da premiazioni riconosciute ad alcuni allievi ed istruttori per meriti di vario tipo conseguiti negli ultimi anni: longevità nella pratica, risultati nelle gare, partecipazione ad eventi e tanto altro ancora. Ci sono stati anche diversi interventi del Grand Master che ha riassunto con dati oggettivi e statistiche (sotto riportate) l'attività sostenuta in tutti questi anni di scuola. Tra le varie premiazioni è avvenuta anche una cerimonia tradizionale che ha segnato una svolta storica nella organizzazione familiare della scuola Cangelosi: ad un certo punto, il Sifu è salito sul podio e, pronunciando con il suo potente carisma la formula “Pai Shi - Sam Kou Tou”, di punto in bianco ha radicalmente trasformato l'atmosfera della serata dalla festosità allegra ad un momento carico di attenzione e silenzio. Per la prima volta in 35 anni è stato riconosciuto il grado di Si Bak a due degli istruttori più anziani della scuola: Fabio Tozzi e Nicola Pastorino. La cerimonia è stata eseguita con il rituale antico dove il Maestro accetta di bere il tè servito dai due allievi per sigillare un accordo inscindibile di rispetto e fiducia, nominando così, per la prima volta, le persone in grado di sorreggerlo e sostituirlo in ogni necessità. Non sono mancate le lacrime di commozione nel vedere finalizzato un percorso di quasi trent'anni di fedeltà ad una disciplina e ad un Maestro. Nel complesso, è stata una festa stupenda che ha ulteriormente saldato lo spirito familiare consacrando il valore dell'impegno nella crescita e nella divulgazione dell'Arte Marziale.





DATI STATISTICI • Il Sifu Paolo Cangelosi pratica le arti marziali da 44 anni. • insegna da 37 anni • ha studiato oltre al kung fu: judo, ju jitzu, karate, ken jitzu, iai do, boxe e muay thai • Ha viaggiato per oltre 30'anni in oriente per studio, ricerca e pratica nell'Arte Marziale • ha effettuato circa 51 combattimenti tra: sfide, combattimenti tradizionali e nel (kung fu contact, free style combat, karate, kick boxing e muay thai) 47 vittorie, 2 sconfitte e 2 pareggi • ha insegnato e si è esibito in 4 continenti • ha realizzato 25 video, 4 libri e una cinquantina di articoli per magazine specializzati • ha ricevuto in giro per il mondo una dozzina di premi e nomination di grande Importanza fino a raggiungere il premio di Platinum Life nel 2011 a Valencia • Ha formato 51 Istruttori • Hanno frequentato la nostra scuola circa 30.000 persone • Sono stati esaminati nei passaggi di grado circa 6.000 allievi • Si sono svolti oltre 300 stages • Durante gli stages abbiamo toccato 33 materie diverse di cui 15 stili di kung fu e 18 arti differenti • Abbiamo effettuato più di 50 dimostrazioni pubbliche • Abbiamo aperto corsi in 45 luoghi differenti • Si sono svolti 5 tornei della scuola di cui 4 pubblici • Abbiamo allievi che partono da un età di 4 anni e arrivano a oltrepassare gli 80 • Abbiamo classi con allievi che oltre passano i 30'anni di pratica.


RICONOSCIMENTI • OVER 20' YEARS Andrea Pesce - Vincenzo Soprano - Valter Marini - Massimiliano Perez - Matia Giachino - Mario Meloni - Monica Pino • LA SCUOLA DELL'ANNO Roma Via del Carroccio di Fabio Tozzi • LA PRIMA PERFORMANCE Tai Chi Chuan di Mario Meloni e Massimilano Perez • SPECIAL STUDENTS E SPECIAL INSTRUCTOR Enzo Fasciolo - Angela Podeschi) • I MIGLIORI ESAMI THAI BOXING SECONDO POSTO Cesare Ghietti - Francasco Barranco) PRIMO POSTO Andrea Cristofanini - Matteo Di Luca) • PREMIO TRAINER Gianpaolo Michelotti - Alessandro Vestri - Cesare Ghietti • PREMIO AGONISTI Pietro mosca - Andrea Cristofanini - Shan Cangelosi • OVER 25 YEAR “SILVER LIFE” Andrea Musenich - Maurizio Pellini - Barbara Macciocu - Fabio TozzI - Shan Cangelosi - Flaviano Muzio - Nicola Pastorino - Laura Francesconi - Lorenzo Redoano • OVER 30' YEARS “GOLDEN LIFE” Angela Podeschi • PREMIO AL PIù GIOVANE ALLIEVO Mei Cangelosi • PREMIO PER L'ECCELLENTE LAVORO DI COLLABORAZIONE Minou Risso • CONSEGNA DIPLOMA Andrea Cristofanini • CONSEGNA POSTERS GENEALOGIA DELLA SCUOLA AGLIISTRUTTORI: Luca Cammarano - Massimiliano Menei - Massimiliano Perez - Mario Meloni - Fabrizio Scelfo - Fabio Tozzi - Nicola Pastorino - Angela Podeschi - Monica Pino • CERIMONIA “BAI SHI” CONSEGNA GRADO SI BAK VIII° Nicola Pastorino e Fabio Tozzi.






Shaolin Hun Gar Kung Fu

Le Tecniche della Gru Nello Shaolin Hung Gar Kung Fu

Gru

:

Le tecniche della gru allenano i tendini, i legamenti e aumentano la flessibilità. Si basano sulla filosofia dell'elemento legno. La gru schiva il suo avversario, al contrario della tigre, utilizza la forza di quest'ultimo per attaccare. I suoi attacchi sono precisi e puntuali. Con le sue grandi ali para e colpisce allo stesso tempo. E' flessibile come un albero mosso dal vento. Le tecniche dello stile della gru pare che appartenevano da molto tempo agli stili classici del leggendario Shaolin Kung Fu del Sud. Per lo meno, questo è quello che è arrivato a noi. Secondo la leggenda, questo stile era parte della formazione di base nel monastero. Ogni allievo doveva imparare i Cinque Stili e solo così il suo addestramento si considerava terminato e dunque poteva dedicarsi a una specializzazione. I cinque animali classici sono gli stessi dell'attuale Hung Gar Kung Fu: Tigre, Gru, Serpente, Leopardo e Drago.

Fong Wing Chun Il nome simile a quello del famoso stile di Kung Fu, il Wing Chun, non è una casualità: Fong Wing Chun era la nipote di Fong Sai Yuk. Tale nome è di sicuro molto conosciuto tra i Fans del cinema orientale. Ci sono e ci sono state molte pellicole in cui Fong Sai Yuk viene citato ed è persino il protagonista. Fong Sai Yuk fu un maestrofratello di Kung Fu di Hung Hee Gung, il quale diede il nome allo Shaolin Hung Gar Kung Fu. Fong Sai Yuk insegnò il Kung Fu a sua nipote Fong Wing Chun. La tradizione ci giunge sottoforma di una storia che spiegheremo di seguito. La giovane Wing Chun stava spargendo dei semi. Vedendola, una scaltra gru cominciò a estrarre tali semi dalla terra col suo becco. Quando se ne accorse, Wing Chun cercò di scacciarla con un bastone lungo, ma

invano, senza successo. La gru evitò con destrezza i colpi di Wing Chun. Anche se lei colpiva con forza, non riusciva a mandar via la gru, ne tantomeno a toccarla. I cinesi dicono che la gru era una divinità che voleva mostrare chiaramente i principi del Kung Fu a Fong Wing Chun. In ogni caso, questa situazione fu molto importante perchè Wing Chun comprendesse come funziona il Kung Fu. Tali conoscenze furono tramandate al marito, Hung Hee Gung, che le sfruttò per affinare il proprio stile di Kung Fu della Gru.

“Faht Ging”

del Kung Fu della Gru

Qui descrivo le quattro forze della Gru (Ging). Di certo appaiono cose un pò astratte nel leggerle sotto forma di testo. Sicuramente è molto meglio impararle con un maestro esperto. 1 “ Jung Hok Ging” Ging base. Questo “Ging” è una forza che si può paragonare a un cane bagnato che si scuote dall'acqua. 2 Suono vocale Combinandolo con il suono corretto il Qi viene inviato al posto giusto. La gru risparmia il suo Qi. Colpisce e chiude di nuovo le sue ali. Attende il nuovo attacco dell'avversario e sfrutta un'altra volta la sua forza. 3 “Sik Hok Ging” Ging divoratore Qui la respirazione è corta e rapida. Tranquillità, rapidità, coraggio, sicurezza e solidità sono le qualita che si combinano. In questo contesto si può anche applicare “Mo Dap But Sun Toi” (Sutra della Boxe). 4 “Fei Hok Ging” la gru che vola Qui l'allievo ha a che fare di nuovo con la totalità delle tecniche delle ali dello stile della gru.



Kung Fu

Aplicaciones:



la prima volta nella storia di questa disciplina che un'atleta Italiano conquista una medaglia del materiale più pregiato in un Torneo Ufficiale in Cina, P.R.C. apprezzamenti sono pervenuti da parte di tutti i maestri, organizzatori, rappresentanti del governo e atleti presenti in questa manifestazione. Si tratta di una enorme soddisfazione per Pasciulli e per l'intera squadra italiana, il nostro atleta da oltre 10 anni sognava di raggiungere questo prestigioso risultato, dopo diversi allori Europei e avendo già una volta sfiorata la vittoria arrivando secondo nella scorsa edizione. Un sogno che Alessio ha ottenuto dedicandosi quotidianamente ad allenamenti costanti seguito da il suo maestro Langiano Antonio che è anche il suo preparatore. Il torneo aveva da protagonista i forti atleti Cinesi, Mongolia, Americani e Russi, di cui hanno subito iniziato ad eliminare tutti i loro avversari, questo è stato fino a quando hanno incontrato il n o s t ro I t a l i a n o , d i c u i n e l l e eliminatoria si sbarazzava subito del canadese e del russo, concedendo solo un punto a quest'ultimo, arrivava nelle semifinali incontrando il forte americano di colore, ma anche per lui non c'è stato possibilità di s u p e r a re i l n o s t ro A l e s s i o . Nell'altro gruppo il cinese arrivava in semifinale contro il fortissimo Cino-americano, in questo i n c o n t ro i l c i n e s e d o v e t t e a b b a n d o n a re i l m a c h p e r infortunio al ginocchio. Si è giunti alla finale tanto attesa Italia-USA, dai pronostici, Pasciulli Alessio partiva sfavorito, ma si è subito capito che per lo sfortunato cinoamericano non era la sua giornata, Alessio gli concedeva solo un punto in tutto l ' i n c o n t ro , aggiudicandosi il primo posto. L'atleta Italiano così metteva il suo nome negli allori di questa bellissima disciplina marziale Cinese, la più antica in Cina, un orgoglio tutto Italiano.

E’

Grande soddisfazione per il 29enne molisano Alessio Pasciulli che ha vinto la medaglia d'oro ai campionati mondiali di Shuai Jiao, disciplina di arte marziale Cinese, che si sono svolti a Shangai. Pasciulli era già stato campione europeo. Per lui si tratta di un sogno che si avvera. Si sono svolti in Cina, Shangai, dal 22 al 24 di Marzo i Campionati del Mondo di Shuai Jiao (disciplina di arte marziale Cinese) denominata “The 2013 China Yixing Shuai jiao International Invitational Tournament” di cui hanno fatto parte la Nazionale italiana. Oltre 25 paesi provenienti da tutto il mondo hanno partecipato a questo importante evento, anche l'Italia ha fatto la sua parte da protagonista, infatti il nostro porta bandiera l'atleta Pasciulli Allessio nato a Termoli (già pluricampione europeo) è salito sul gradino più alto del podio conquistando una meritata medaglia d'oro nella categoria -82kg.





Punti Vitali Postura 8: “Posizione del Triangolo” Trikonàsana Ora che abbiamo aperto e stimolato i chakra, collegato l'attività della ghiandola pineale e aperto ampiamente i principali condotti energetici, possiamo concentrarci sui canali laterali del corpo in altri aspetti fisiologici riflessi. Uno di questi aspetti è la Propriocezione, che fondamentalmente vuol dire “coscienza di se stesso” (uno dei temi principali dello Yoga è la coscienza di se stessi, prima della coscienza al di fuori dell'essere). Negli arti, questi propriocettori sono sensori che ci danno informazioni sull'angolo delle articolazioni, la lunghezza dei muscoli e la tensione muscolare, che si integrano alle informazioni sulla posizione di questi nello spazio. Il muscolo fusiforme è un tipo di propriocettore (che abbiamo esplorato con la postura precedente) che provvede a dare informazioni sulle variazioni di lunghezza del muscolo. L'organo tendineo del Golgi è un altro tipo di propriocettore che fornisce informazioni sulle variazioni della tensione muscolare. Contrariamente alle cellule del muscolo fusiforme, gli organi del tendineo del Golgi sono localizzati nei tendini che uniscono il muscolo all'osso. I dendriti sensoriali dell'organo tendineo del Golgi sono interconnessi con le fibrille di collagene nei tendini e quando il muscolo si contrae, quest'ultime si tendono attivando l'organo tendineo del Golgi per rilassare il muscolo antagonista. A causa delle

variazioni della tensione muscolare che provocano differenti gradi di tensione nel tendine, l'organo tendineo del Golgi provvede a dare le informazioni su tale tensione muscolare. Si potrebbe pensare che lo stretching del muscolo stirerebbe i tendini e stimolerebbe l'organo tendineo del Golgi afferente. Di fatto, molta della forza dello stiramento è assorbita proprio dal muscolo, quindi una contrazione muscolare è uno stimolo assai migliore per l'organo tendineo del Golgi. Il riflesso dell'organo tendineo del Golgi è una componente naturale dell'aspetto riflesso del sistema nervoso periferico ed è opposto al quello dello stiramento. Anche se la tensione del muscolo aumenta durante la contrazione, i neuroni motori alfa del midollo spinale che alimentano il muscolo vengono inibiti. Tuttavia, i muscoli antagonisti si attivano. Sebbene il riflesso del tendine sia meno sensibile di quello dello stiramento, può prevalere su quello dello stiramento quando la tensione è maggiore, come se, ad esempio, si lasciasse cadere un qualcosa di molto pesante. In contrasto con i muscoli fusiformi, che sono sensibile ai cambiamenti di lunghezza del muscolo, gli organi del tendine individuano e rispondono alle variazioni di tensione muscolare o alla contrazione, a seconda di quando avvengono in questa postura. Anche se abbiamo dato risalto alla funzione dei muscoli fusiformi e all'organo tendineo del Golgi nel controllo della funzione motoria da parte del midollo

spinale, questi due organi sensoriali segnalano anche ai centri del controllo motorio superiore i cambiamenti repentini che hanno luogo nei muscoli. Perché questi messaggi vengono trasmessi istantaneamente a una velocità di conduzione che raggiunge i 120 metri al secondo (la conduzione più rapida da qualsiasi parte del cervello o del midollo spinale). Condotti addizionali trasmettono un'informazione similare alle regioni reticolari del bulbo rachideo e in misura minore verso le aree motorie della corteccia cerebrale. Il controllo dei parametri complessi della meccanica del muscolo controllando le intensità relative dei movimenti separati, delle direzioni e la sequenza di movimenti multipli, paralleli e successivi, per raggiungere capacità motorie complicate e specifiche. Siccome ciascuna postura si appoggia e si costruisce dalle altre, esse servono per mantenere l'equilibrio e per coinvolgere e anche stimolare più funzioni fisiologiche del corpo. La “postura del triangolo” Trikonàsana porta in completo equilibrio le cellule del muscolo fusiforme e dell'organo tendineo. Questa azione, così come nella postura precedente, accede al sistema nervoso centrale attraverso i neuroni sensoriali per attivare l'attività riflessa autonoma del corpo.

“Postura del triangolo Trikonàsana” Passando a una posizione più aperta, il professionista stende il piede in avanti in


maniera che sia parallelo al torso. Ciò serve per contrarre i muscoli esterni che a loro volta rilassano quelli interni della gamba attraverso il riflesso del Golgi. Allo stesso tempo, la piega o la contrazione dell'area della piega inguinale serve per aprire e rilassare la parte esterna delle anche e la regione pelvica. Questo è il condotto esatto perché l'energia terrestre possa salire dalla parte interna della gamba attraverso le nadi e si trasferisca tramite il perineo, o chakra radice, verso lo Ida, il Pingala (dipende da che lato si apre, dal lato verso il quale si inclina), e in minor misura allo Shushuma. Quando il professionista si inclina da una parte e comprime i muscoli di un lato del torso, i muscoli del lato opposto possono rilassarsi più facilmente attraverso il riflesso dell'organo tendineo del Golgi. Questo causa che si attivano due azioni riflesse autonome e per estensione, che equilibrano le funzioni elettriche o energetiche all'interno dei muscoli in quanto le informazioni sono elaborate istantaneamente dal cervello per determinare la posizione delle parti del corpo e i loro riflessi autonomi. Queste trasmissioni da e verso il cervello attraverso il midollo spinale comprimendo il canale principale dello Shushuma, servono per incrementare e stimolare una maggiore informazione e circolazione. Un altro beneficio è che adesso si apre e si chiude il Nadi laterale o i circuiti neuronali per una maggiore circolazione e più informazioni. Dunque, si stendono le braccia quando i muscoli superiori della schiena e delle spalle si contraggono, permettendo un miglior rilassamento e le stiriamo verso l'alto o verso i muscoli oppositori…questo a sua volta attiva le cellule del muscolo fusiforme poiché i sistemi motori e nervosi autonomi funzionano in armonia. Il palmo della mano steso al suolo funge anche da ulteriore dettaglio in questa interazione fisiologica, in quanto contrae il dorso della mano e l'avambraccio focalizzandosi ancora di più… Come abbiamo indicato con i rilfessi del Golgi e del midollo spinale, la contrazione dei muscoli anteriori in questa postura permette un maggiore rilassamento e uno stimolo della parte interna della mano, del polso e dell'avambraccio. Serve non solo per aumentare la coscienza tattile in queste aree, ma anche come un promemoria micro cosmico delle implicazioni macro cosmiche. Quando si raggiunge questa postura, la testa si torce di lato per guardare verso l'alto e serve per completare del tutto l'apertura dello Ida e del Pingala. Questo si ottiene quando i muscoli si contraggono su un lato del collo e del cranio facilitando il rilassamento della parte che viene stirata. Questo è lo stesso lato da cui l'energia sale, il lato del condotto interiore della gamba, attraverso il perineo e trascende in maniera elicoidale verso l'alto dallo Ida e dal Pingala verso il terzo occhio, dallo stesso lato in cui viene stirato. Dal momento che il peso si poggia nella parte estrema del piede e del tallone, così si depositano le energie in eccesso e si riequilibra il tutto. L'energia che sale verso il terzo occhio serve per incrementare non soltanto la conoscenza di se stesso ma anche del mondo esterno. L'ascensione e il deposito di queste energie si trasferiscono dal midollo spinale verso i nervi stirati o il Nadi. Ciò aumenta la trasmissione piuttosto che la sensibilità e si possono sentire come delle vibrazioni nelle aree stirate in questa postura.

Respirazione e intenzione: Inizia a posizionarti eretto, con i piedi uniti e inspira profondamente dal naso consentendo a tutta l'energia di fluire verso terra. Durante l'inspirazione, senti l'aria o l'energia che scende verso la parte anteriore-centrale attraverso il perineo e dalla parte posteriore delle gambe verso i talloni, dove si deposita. In questa maniera, quando ti muovi verso una posizione più ampia che potrai comodamente creare da questa, espira lentamente entrando rilassato nella postura. Inspira di nuovo quando senti le vibrazioni della parte esterna dei piedi e dei talloni quando si deposita. Quindi espira lentamente quando ti inclini da una parte, allo stesso tempo in cui si contrae progressivamente e contrariamente all'azione opposta di stiramento, risvegliando a sua volta la coscienza di se stessi. Tornando nella posizione di riposo respira profondo e lentamente per renderti totalmente conto della posizione e delle vibrazioni energetiche. Espira lentamente muovendo la testa verso il cielo mentre senti come le vibrazioni di energia salgono dalla gamba avanzata fino al perineo verso i condotti corrispondenti dello Ida o del Pingala verso il terzo occhio. Nella misura in cui si aumenta la coscienza delle energie, inizierai anche a percepire i campi di energia interni ed esterni. Trasferisci questa nuova coscienza e sensibilità, aldilà delle posture e della pratica dello Yoga, nella vita di tutti i giorni. Prendi semplicemente coscienza del fatto che si può assorbire troppe vibrazioni esterne che possono colpire in modo avverso. Quindi usiamo questa nuova sensibilità con moderazione all'inizio, alleniamoci per controllare le energie e pratichiamo in maniera sicura.

Istruttrice di Yoga: Carolina Lino - Ponta Delgada - Azzorre Foto: Tiago Pacheco - Ponta Delgada, Azzorre.





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Ju Jitsu Olimpionico Da quando Rio de Janeiro è stata designata come sede olimpica per il 2016, centinaia se non migliaia di praticanti di Jiu Jitsu sono entrati in fermento con la speranza che il Jiu Jitsu Brasiliano venga ammesso alle Olimpiadi come sport dimostrativo. Tutto questo si è trasformato in un desiderio e in un sogno talmente grande, che il comitato olimpico internazionale ha mostrato un vero interesse per questo sport. Al contrario, da alcuni mesi la lotta libera, combatte per un posto nei Giochi Olimpici del futuro. Molti pensano che gli sport da ring, che sono in carico alla FILA, continueranno ad essere disciplina olimpica, altri tendono a credere che a partire dal 2020 essi apparterranno al passato e

capiranno che non c'è più posto per loro. Per le arti marziali in generale è molto difficile che il CIO le accetti, come già accade per il Judo e il Taekwondo o persino per il Karate. Bisogna anche dire che quella delle arti marziali con è realmente una famiglia chiusa. Al contrario, se osserviamo la situazione con obiettività, in tutti gli sport da combattimento possono esserci centinaia, se non migliaia, di organizzazioni e associazioni nello stesso paese. Nei paesi in cui si è stabilito il Team Vacirca, posso garantire che ci sono più associazioni di Jiu Jitsu Brasiliano, che atleti in attività. Sia le piccole che le grandi scuole organizzano le proprie competizioni e disgraziatamente la maggior parte, nonostante abbiano gli strumenti di internet come Facebook, Blog e

altro, non possiede una sede per la loro attività. Per esempio, nel mese di Novembre ci sono in programma un numero incredibile di tornei di BJJ - tutti questi denominati come campionati “Inter nazionali” o “Europei”, ma ciò è tutt'altro che sicuro nella maggior parte dei casi e non solo gli atleti sono confusi, ma soprattutto i mezzi di comunicazione che in realtà dovrebbero essere informati adeguatamente di modo che il Jiu Jitsu brasiliano e il proprio tatami possano essere conosciuti un po' di più al di fuori dalle scuole di BJJ. Colui che desidera essere conosciuto come atleta di BJJ, per varie ragioni, ha difficoltà a trovare il torneo appropriato, oltre che deve costantemente “combattere contro le leggi della jungla”. Nella maggioranza dei tornei vengono fuse categorie di peso e cinture facendo di tutta l'erba un fascio! In questo modo una cintura azzurra si deve confrontare contro una viola che è superiore, il che non solo sarà molto complicato tecnicamente, quest'ultimo probabilmente avrà addirittura un paio di anni di esperienza in più negli allenamenti e sul tatami. Inoltre, non si tratta solo della quantità dei tornei, le cinture azzurre di solito non combattono con le stesse regole delle cinture viola o marroni, quindi avremo qualche cintura azzurra che deve affrontare avversari superiori e con regole nuove e per questo si domanderanno chi glielo faccia fare. L'insieme delle regole più usate dalla Federazione Internazionale di BJJ (IBJJF) sono quelle che stabilì il Maestro e fondatore della IBJJF, Carlos Gracie Junior. Come capo probabilmente di una delle più grandi associazioni di BJJ, la Gracie Barra, che è rappresentata da molte scuole in tutto il mondo. Molti apprezzano l'iniziativa della IBJJF, ma hanno problemi ad adattarsi ai cambiamenti continui di regole e così anche molti tornei della IBJJF sono un caos pieno di malintesi - ciò lo si può anche vedere in altri tor nei e campionati. Il problema non sono solo le norme ma l'interpretazione dell'arbitro, che molto spesso,


Brazilian Jiu Jitsu possiede poca competenza e non fa un lavoro molto professionale. Nella IBJJF perlomeno fino al momento in cui si offriranno i corsi non soltanto per arbitri regolari, ma anche per arbitri professionali. Se avete dato un'occhiata qualche volta manuale delle regole del combattimento, vi rendete subito conto che il problema sta nei dettagli. Se il Brazilian Jiu Jitsu è presentato a un pubblico più vasto, le regole devono essere tali che anche mamma e papà le possano comprendere senza tutti questi dettagli. Le televisioni in se fanno in modo che risulti estremamente difficile mostrare un combattimento su un ring o un campionato di Judo, figuratevi quello che succede col BJJ! Il CIO è istituito come organizzazione senza scopo di lucro, perciò provvede solo al proprio finanziamento e pertanto esso ha bisogno di denaro fresco e attrarre spettatori - sia che si tratti di telespettatori o di spettatori in loco. Se uno sport non riesce ad attrarre ne gli atleti ne il pubblico, non è interessante per il CIO. Già

possiamo vedere le conseguenze di questo negli sport da ring, quindi dovrebbero essere i responsabili del BJJ coloro che dovrebbero tenerne di conto e lavorare insieme per dimostrare la vera forza. Ma la domanda che vorrei fare in definitiva è se abbiamo bisogno del CIO e dei giochi olimpici per continuare il nostro allenamento e per fare sopravvivere il Jiu Jitsu Brasiliano, NO io non ne ho bisogno - o meglio, non ho nessuna buona sensazione riguardo ad esso, il MIO Jiu Jitsu Brasiliano prescinde dal CIO. Nella lotta libera e anche nel Judo, il CIO ha svariate regole e emendamenti, il che a mio parere è una cattiva strada. Il Jiu Jitsu Brasiliano come lo intendo io, non ha nulla a che vedere in ogni caso con “punti”, ma si tratta di “sopravvivenza” e perciò credo che nei tornei in cui si cerca solo di fare molti punti, si abbia frainteso l'idea originale del Jiu Jitsu Brasiliano. L'obbiettivo deve essere di sconfiggere il nemico o di essere sconfitti. Un pareggio è un pareggio e anch'esso deve essere accettato,

indipendentemente se si è entrati più o meno in azione. Questo si nota anche negli atleti di BJJ professionisti che hanno combattuto di recente negli Stati Uniti nei match di Metamoris. Si vedeva chiaramente chi era il vincitore, senza “se” e senza “ma”. E' chiaro che gli atleti devono fare un grande sforzo per dare tutto, altrimenti non ci sarebbe competizione sul tatami, tuttavia il vincitore finale deve essere proclamato con una decisione limpida. Per me, il Jiu Jitsu brasiliano moderno possiede ancora soltanto il 30% di tutto il programma Gracie Jiu Jitsu, anche se naturalmente supporterò sempre i nostri atleti del Team Vacirca, la competizione atletica deve essere solo un elemento aggiuntivo del proprio sviluppo e non deve trasformarsi in qualcosa di fondamentale; la maggioranza si concentra esclusivamente nella competizione e in più considera il BJJ come il mezzo per appendere delle medaglie alla propria parete, e sfortunatamente non riconosce il vero valore del Jiu JItsu.




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Sono un privilegiato per aver avuto la fortuna di accedere ad una conoscenza ermetica di cotanta ricchezza e profondità spirituale come quella che ci hanno concesso gli Shizen. Per quanto le loro pratiche rimarranno segrete e dedicate solo agli iniziati, ho scritto questo libro per condividere la meraviglia e la profondità di una conoscenza altrimenti totalmente sconosciuta. Non ne appare la minima traccia neanche su Google! Ho il privilegio di avere avuto la benedizione da parte dei miei insegnanti per continuare a studiare una cosa che in ogni caso mi richiederà tutta la vita, per quanto lunga possa essere. Anche se l'E-Bunto è fatto, per bocca di Shidoshi Shiniyuke, “per essere ammirato da molti e praticato da pochi”, l'umanità deve almeno sapere della sua esistenza.

A

vrei potuto scegliere di scrivere sull'e-bunto in prima persona narrando, come ha fatto Carlos Castaneda, le fantastiche avventure ed esperienze che mi hanno portato a conoscere questa meravigliosa conoscenza quasi estinta. Credo che il lettore lo avrebbe apprezzato perché il risultato sarebbe stato molto più colorato, divertente e sorprendente. Non rinuncio a q u e s t o n e l f u t u ro , t u t t a v i a n o n d e s i d e ro centrare l'attenzione sulla mia persona quando il focus deve rimanere giustamente su un altro obiettivo, molto più importante, la perpetuazione di una conoscenza e pratica c h e f o r s e a l t r i m e n t i s a re b b e i n v i a d i estinzione.

Penso, quando scrivo queste righe con estremo piacere e reverenza, ai nostri Maestri del passato ma anche a tutti quelli che in futuro potranno beneficiare di questa conoscenza per migliorare la loro vita e approfondire la conoscenza sul mistero. La vita e la coscienza sono un raro miracolo dell'universo conosciuto, tuttavia il fatto di esistere senza una direzione, cioè respirare, mangiare, defecare, riprodursi (o godere nel tentativo di farlo) e morire, non implica in se stesso alcuna virtù speciale. L a v i s i o n e s t re t t a me n t e ma t e r i a l i s t a dell'Universo e della vita, induce molti a pensare che essa sia il risultato



di una sorte avversa, sfortunata o perversa. Soddisfatti della loro importanza personale, credono che gli esseri umani moderni siano molto pronti nel giungere a tale infelice conclusione. E dico infelice perché, chi pensa così, è di solito infelice. Anche fosse solo per questo, dovrebbero riflettere sulla loro posizione davanti a questo tema. Mio padre diceva che se i ladri conoscessero il vantaggio di essere onesti, lo sarebbero perfino per convenienza. Ai giorni nostri, la penso nello stesso modo di quelli che nascondono la loro paura della conoscenza dietro una lettura esclusivamente materialista dell'Universo. Per fortuna, un'inaspettata alleata è sorta ai nostri giorni per rompere i disegni della stupida dualità e del “monoteismo” materialista: la scienza. A partire dagli anni settanta, una rivoluzione negli approcci classici e Newtoniani della fisica ha aperto gli occhi dei più intelligenti al paradosso stesso della materia. Questa rivoluzione scoprì mille nuove prospettive e quesiti, e fu un'esplosione, un salto di coscienza di gruppo verso nuovi orizzonti che casualmente (e non furono pochi coloro che lo segnalarono), coincisero in modo sorprendente con le vituperate conoscenze dei popoli antichi. Improvvisamente, né noi eravamo così intelligenti ... né gli antichi erano tanto ignoranti. L'apertura di questi fronti di consapevolezza nell'inconscio collettivo, accompagnò l'avvento di numerose strade, tanto nel passato come nel presente, occupato ad assistere l'uomo di oggi nella ricerca di risposte davanti al mistero. La rinascita dell'e-bunto deve essere inquadrata in questo processo più ampio di re-incontro del passato con il nella consapevolezza futuro dell'umanità. Imbevuto nel segreto più assoluto, l'Ochikara, com'è conosciuto nella lingua giapponese, è sopravvissuto miracolosamente tra piccoli gruppi il più delle volte molto lontani dai loro luoghi d'origine. Soggetto probabilmente a un processo di adattamento e acculturamento,

sembra incredibile quanto nell'essenziale e allo stesso tempo nel formale, l'e-bunto abbia conservato la sua forza di connessione con le radici che lo alimentarono. Anche la lingua degli Shizen, lo Shizengo, è stata mantenuta in terre lontane attraverso l'e-bunto, mentre nei suoi luoghi di origine è in praticamente sconosciuta. Nella mia opinione, due sono i fattori che hanno permesso questa sopravvivenza. Il primo è la natura stessa del popolo Shizen: forte di fronte alle avversità, feroce in battaglia, determinato nel sacrificio; il secondo, la forza delle sue scoperte e pratiche che permisero ai suoi successori di acquisire un effettivo potere che li portò a non mettere in discussione l'essenza della tradizione. Devo tuttavia costatare, che sebbene le conoscenze fondamentali dell'e-bunto si sono conservate magnificamente, i Miryoku (stregoni Shizen), non hanno dormito sugli allori. La configurazione stessa, aperta, della tradizione Shizen, non era esclusoria. Chiunque, indipendentemente dalla razza o origine, poteva far parte del popolo, sempre che ne conquistasse il diritto. In questo senso erano molto simili agli indios americani, orgogliosi delle loro conquiste, delle loro tradizioni e consapevoli della loro superiorità, non risiedente nell'aspetto razziale, ma nella saggezza ereditata dagli antichi e nella loro interazione con le forze dell'Universo. Con questa mentalità così recettiva, è naturale che i sacerdoti e le sacerdotesse dell'e-bunto aprissero nuove prospettive capaci di includere i progressi della conoscenza d'altri rami o culture, per inquadrarli all'interno delle basi ereditate dal passato. Nei giorni nostri, questo processo riguarda molto più gli obiettivi dell'e-bunto che le sue forme. Allo stesso modo dell'addestramento alle arti marziali, che ha dovuto rimettere a fuoco la sua utilità verso altri obiettivi superiori per perpetuarsi, il patrimonio spirituale del passato Shizen ha subito una riconversione elevando il suo orizzonte comprensivo, per accompagnare così la trasformazione della coscienza collettiva.

Nell'essenziale, tuttavia, la visione dell'e-bunto che oggi conosciamo non differisce molto dall'eredità del passato. Forse sta proprio nella sua natura e nell'evoluzione di coloro che la vivono, l'essenza della sua trasformazione. E' tuttavia naturale che, per sopravvivere nel futuro, l'e-bunto debba continuare ad accompagnare le trasformazioni della coscienza di gruppo e rinnovare la sua utilità adattandosi a nuovi contesti. Data la ricchezza dell'e-bunto, tale adattamento mi sembra perfettamente possibile, tuttavia credo che, per questo, debba aprire almeno una finestra al mondo affinché il vento porti ad altre orecchie la bellezza della sua canzone. Tanto più apprendo dall'e-bunto, tanto più comprendo che la sua pratica deve rimanere segreta e, nella sua totalità, confinata a quei pochi che il merito e il destino abbia segnato. Tuttavia, il suo obiettivo e la sua saggezza devono aprirsi al mondo, affinché tutta l'umanità possa dare il benvenuto a questo tesoro della coscienza e della saggezza del popolo Shizen; affinché i Miryoku del f u t u ro p o s s a n o c o s ì ro m p e re i l m a l e f i c i o d i e s s e re v i s t i c o n diffidenza dagli altri ma, al contrario, siano onorati con il rispetto che meritano, come saggi eredi di una cultura spirituale grande, potente ed enormemente positiva, per l'evoluzione della coscienza individuale e collettiva. Una cultura e una conoscenza per navigare più in là dove nessuno è giunto, ai confini del m i s t e ro , dove abita l ' i n c o m m e n s u r a b i l e p o t e re d e l l a creazione, il potere sopra la vita e la morte del padre stesso dell'e-bunto, Susunda no Tengu.

Al confine con l'invisibile “La scienza si può imparare a memoria, ma la saggezza no”. Lawrence Sterne Rivedendo lo scritto in questo libro sull'e-bunto in cerca di ciò che potrebbe mancare nel suo contenuto,


L'autore Shidoshi Juliana Shidoshi Jordan e il suo Maestro di E-Bunto. mi accorsi all'improvviso che il suo utilizzo richiedeva un'introduzione, quasi una camera di decompressione forse tanto estesa o più, della parte dedicata allo studio stesso della tradizione sciamanica del popolo Shizen. Tanto fui assorbito dalla materia, che dimenticai la cosa essenziale, vale a dire salvare l'enorme distanza che mi permette di farmi accettare come plausibili e normali temi, messe a fuoco e prospettive, che probabilmente sono qualcosa di poco meno che impossibili per la grande maggioranza dei miei coetanei. La mia vita è stata tormentata da esperienze che hanno conformato una rotta certamente singolare, tanto che quando l'e-bunto venne alla mia senza conoscenza, compresi problema alcuno la meraviglia davanti alla quale mi trovavo. Furono però le forze dei fatti quelle che mi spinsero a valutare la saggezza Shizen come cammino di conoscenza. Tuttavia la natura delle mie esperienze anteriori facilitò il mio rapido accesso alla comprensione delle grandi linee di questo tesoro della saggezza. Comprendo tuttavia che in questo viaggio devo agire da anfitrione davanti a molte persone che forse come lei, stimato lettore, hanno bisogno di questo preambolo. La configurazione della "descrizione" del mondo dell'uomo occidentale del XXI secolo, risulta una barriera quasi insormontabile nel momento di avvicinarci alla saggezza dei popoli antichi, questo, sia chiaro, non è un'eccezione nel caso dell'e-bunto; una distanza alla quale bisognerebbe

aggiungere l'aggravante di essere incorniciata in un contesto culturale tanto estraneo come lo sarebbe quello che corrisponde ad una cultura del Giappone del Secolo XII. Credo tuttavia che il maggiore abisso, sia rappresentato dal fatto che l'uomo occidentale moderno, ha perso del tutto la capacità di utilizzare strumenti e formule di comprensione, che tuttavia non ha mai smesso di possedere, per sviluppare altro in modo unilaterale. Collocando tutta la nostra attenzione sulle possibilità inerenti allo sviluppo del materiale, lasciamo da parte lo spirituale. Gli strumenti del pensiero si sono concentrati sulle nostre abilità e nella nostra logica materialista, la scienza come metodo, ha ottenuto grandi risultati e ha aperto prospettive che hanno mutato e accelerato le trasformazioni dei nostri ambienti e modi di vita, come non mai dalla nostra apparizione come specie sul pianeta. Facendosi largo nelle priorità dell'umano, lo fece calpestando ogni altra visione, e questo suppose in pratica la scomparsa delle conoscenze antiche. L'organizzazione stessa delle religioni dominanti, come linee direttrici del pensiero unico, calpestò e, in un certo modo non smette di farlo, qualunque vestigio di spiritualità del passato. Lo strumento per portare a termine tale saccheggio, non fu esclusivamente, come molto ben si potrebbe pensare, il suo privilegio o la selvaggia persecuzione "dell'infedele" ma fu anche e soprattutto il suo successo nel momento di tergiversare il vero senso della spiritualità, essendo

questo termine rimasto completamente identificato con quello di religione. Per questo, dalle prime pagine di questo libro voglio chiarire i risultati di questo errore, perché renderebbe impossibile ogni comprensione di ciò che di seguito pretendo trattare. Ogni religione si basa su credenze e queste si configurano in dogmi che i fedeli accettano più o meno a piè pari. Su questi si stabiliscono e configurano tradizioni, regole, abitudini e alla fine tutto ciò si delinea in una morale. Da parte sua la spiritualità, non è altro che l'avvicinamento, l'interazione e la comprensione col piano dell'invisibile, con ciò che ha relazione con i temi dello spirito, intendendo per spirito la controparte del visibile o del materiale. Di conseguenza, può esserci spiritualità senza religione e religione senza spiritualità; non sono in alcun modo termini analoghi. E' chiaro che quando i discorsi erano imposti dal potere in termini del tipo: o sta con me o sta con il diavolo (e di conseguenza nel rogo), entrambi i termini finivano per identificarsi. Anche la scienza stessa si piegò innumerevoli volte davanti a tali minacce "Eppur si muove". Sembra grandi religioni che le tre monoteistiche, non soddisfatte di prendersi carico degli altri Dei del pantheon dei popoli antichi, hanno trasmesso la loro ossessione per l'esclusività del piano celeste ai temi terreni nella loro premessa di: "O sei con me o contro di me". Malaffare che ha portato non poche guerre. Malgrado lei sia una persona intelligente e educata, il semplice fatto


di essere nato in questo contesto di fondo, risulta un condizionante enorme. Perfino i più atei e laici tra i laici, confondono spiritualità e religione, perché essi condividono un altro principio esclusorio che deriva nel loro caso da una nuova dottrina: la verità scientifica tale e quale la fondò Isaac Newton. Per tanto che il povero Newton sia stato superato e la sua visione dell'Universo sia stata martoriata dalla genialità di Einstein, l'immediatezza e l'urgenza degli affari quotidiani non hanno permesso, a più che una minoranza, di esplorare tutte le conseguenze di questo salto. La fisica quantica aprì prospettive eccezionali al pensiero più avanzato ed è stato paradossalmente la pietra angolare per sbirciare con un nuovo sguardo le tradizioni, sebbene quasi perdute, dei popoli del passato. Le conoscenze che la scienza ha aperto nel Micro e nel Macro del nostro Universo, hanno scomposto la figura del semplicismo materialista che spinse il Secolo dei Lumi. La cosmogonia risultante dalla scienza moderna post-newtoniana, ci colloca davanti a tali paradossi e davanti da dimensioni e concetti talmente audaci e impensabili, che la maggioranza degli umani è molto lontana dal comprenderli, tuttavia tutti noi stiamo per essere colpiti dalle conseguenze materiali di tali avanzamenti, gli stessi che hanno permesso la creazione di Internet, i computer, le reti di comunicazione moderna, ecc. Questa nuova cosmogonia molto più malleabile e aperta all'incomprensibile del mondo spirituale, ci permetterà di capire molto meglio il valore e l'audacia intellettuale degli Shizen i quali, utilizzando strumenti e formule di comprensione in molti casi differenti dal metodo scientifico, seppero sorprendentemente decodificare ed interagire col piano dell'invisibile, per tracciare linee di azione che oggigiorno sono altrettanto valide ed in molti casi sorprendentemente concorrenti con le verità e scoperte più avanzate che derivano dalla fisica quantica e dalla matematica più avanzata.

Il metodo analogico degli antichi “L'aspetto più triste della vita attuale è che la scienza accumula conoscenza più velocemente di quanto la società accumuli saggezza”. Isaac Asimov L'analogia come metodo è forse il più antico strumento per affrontare il mistero che l'intelligenza dell'uomo dispose. Analogia deriva dal latino e significa "per somiglianza, in

proporzione." A sua volta ha origini nel greco classico: è composta dal prefisso "ana" (con) e logos (relazione, ragione) che potremmo tradurre come "una ragione che sta sulla differenza." L'homo sapiens cominciò a trionfare quando l'evoluzione lo dotò di un cervello complesso di grandi dimensioni. Non eravamo tanto forti quanto le tigri, né tanto grandi quanto i Mammut, il nostro vantaggio verteva esclusivamente nel cervello. L'intelligenza dei nostri antenati si costruì a partire dalla necessità. L'intelligenza è una qualità dell'uso del cervello che si sviluppa e si concretizza nella capacità di associare o separare l'informazione derivata dai nostri sensi. L'avvento dell'intelligenza come strumento della consapevolezza del sé, fu come una favilla, un ardore che permise di passare dalla semplice lettura dell'informazione, all'interpretazione associativa attraverso il pensiero astratto. Se io dico "mela”, s'immagina la sottospecie di frutta del melo attraverso l'immagine di un frutto, ma non un frutto in concreto. Come si vede, l'analogia è un metodo intelligente molto naturale e gran parte di quello che sappiamo e apprendiamo è basato su questa capacità associativa. Gli antichi usarono questo metodo per tentare di comprendere i segreti dell'Universo. Con questa capacità di analisi dell'informazione e con l'esperienza, la prova, l'errore, il risultato, i popoli antichi costruirono la maggior parte della conoscenza che includeva piante medicinali, alimenti, calendari, ecc. Gli antichi compresero che per tanto che esistesse un nesso comune tra gli esseri, cose e avvenimenti, le loro caratteristiche tanto strutturali quanto funzionali permettevano il potere di associarli. Utilizzarono subito gli elementi della natura nella quale vivevano immersi, come grande cornice associativa. Il fuoco saliva, era poderoso, cangiante, attivo ... consumava quello che toccava, tutto trasformava. L'acqua era persistente, penetrante, tutto fertilizzava là dove arrivava e, al contrario del fuoco, andava sempre verso il basso. In questo modo, quando qualcuno tra loro si arrabbiava, probabilmente lo associavano al fuoco, mentre quando era addormentato, lo associavano all'acqua. Se qualcuno si muoveva, generava calore, se qualcosa si sfregava con veemenza si riscaldava, dal rapporto sessuale sorgeva l'incendio della vita ... tutti erano attributi del fuoco e opposti dell'acqua. I Miryoku del passato non si fermarono su aspetti riguardanti problemi di tutti i giorni come l'alimentarsi, e fecero che le loro conoscenze si



estendessero alla relazione con le forze invisibili. Per loro tutto nell'Universo visibile o invisibile, era il risultato di una vibrazione primordiale, però questa si polarizzava in frequenze caratteristiche. Studiarono queste frequenze e la forma in cui si relazionavano tra loro. Le loro scoperte e pratiche diedero luogo, come probabilmente così successe in altre latitudini, a una cultura estremamente ricca e complessa.

Saltando dall'altra parte Ciò che i saggi Shizen scoprirono, è che l'Universo si costituisce a partire da tensioni di forze. Queste forze possono essere misurate e classificate, e proprio il fatto che possiedono una natura specifica, le rendono fino ad un certo punto prevedibili al combinarsi. Se si getta acqua sul Fuoco, questo si spegne, però se ciò che si aggiunge è aria, questo si riattiva; se si lascia consumare, l'elemento risultante sarà la terra. Mentre la costituzione, le leggi e i meccanismi che reggono la materia a livello subatomico continuano a essere un mistero per la fisica moderna, per gli antichi Miryoku non esisteva dubbio alcuno. Tutta la materia non era altro che la manifestazione di forze, la cima di un iceberg che vibrava in conseguenza e in accordo al tipo di forze che si trovavano presenti. L'invisibile riempiva tutto e stava all'origine e alla fine di tutto. Così gli spazi pieni e vuoti della materia, erano popolati da vibrazioni invisibili, ma non per questo impossibili da conoscere. Scoprirono inoltre che la natura del mondo visibile e invisibile era così diversa, che anche il tempo e lo spazio potevano essere modificati quando interagivano. Questa comprensione li portò a esperienze e pratiche inaudite che diedero loro il convincimento a penetrare in dimensioni della coscienza dell'essere, impensabili per l'uomo moderno. Molte furono le scoperte derivanti dalla loro frenetica investigazione sull'invisibile. Decifrarono come i due piani, spirituale e materiale, fossero sempre in contatto; mentre l'uno era malleabile, l'altro era rigido; le tensioni e le forze presenti in entrambi stabilivano l'evoluzione e la natura delle trasformazioni e degli eventi. Per i Miryoku, l'essere umano era un incontro di cariche vibratorie; queste cambiavano in conformità alla sua alimentazione, la sua attività e per la sovrapposizione stessa delle forze che si trovavano intorno. L'uomo, come tutto in natura, possedeva la sua propria vibrazione, sempre unica in ogni individuo, però questa rispondeva a gruppi e fasci vibratori simili tanto in natura come nel mondo spirituale. Queste vibrazioni si alteravano

per tutte le ragioni sopra esposte, grazie all'influenza delle due grandi forze, il cielo e la terra, l'uomo nel mezzo era il risultato del loro incontro. Le frequenze insite in ogni persona, generavano allo stesso modo alterazioni nel suo intorno; convertite in un magnete, emettevano e ricevevano forze rispondendo a leggi specifiche. Per gli antichi Miryoku ogni persona era di conseguenza un magnete che attraeva per somiglianza lo stesso che emetteva. Nell'abbandonare la parte materiale del corpo, queste frequenze si sistemavano in cappe molto più sottili che lo circondavano come un uovo luminoso. Questo spazio era come una “atmosfera” propria di ogni essere umano e agiva così come un filtro per quello che arrivava e usciva da ogni persona. Se il filtro era spesso e sporco, non solo tendeva ad attrarre frequenze oscure della loro stessa natura, ma anche non permetteva che ne arrivassero altre. La natura di queste cariche si polarizzava a sua volta in positivo o negativo favorendo o ritardando la culminazione dei processi. Chiamarono questi “filtri” Ni ban ki o San ban ki. Ai giorni nostri, abbiamo potuto misurare e anche fotografare con la camera kirlian i campi elettrici che circondano una persona o essere. Però non è stata fatta una camera kirlian per avere un'esperienza diretta dell'idea che siamo emettitori di forze. Il calore stesso che emana il nostro corpo, questi fasci di elettroni che vibrano in modo accelerato, sono sprazzi della materia che ci compone. Passando la nostra mano vicino a un'altra persona senza toccarla, questa può percepire la nostra presenza. Lo sguardo stesso, quando è potente, genera fasci di forza che alterano la vibrazione di un'altra persona posta di spalle, la quale si gira subito senza sapere perché. Semplicemente i Miryoku andarono più in là delle loro esperienze e, mediante esercizi, andavano ad alterare i loro campi vibratori e a interagire con l'ambiente. Una delle chiavi del loro successo fu quella di capire che la coscienza era un enorme generatore di forza che poteva essere diretta mediante la volontà. Tuttavia, la forza di un uomo era limitata mentre “le forze” dell'Universo erano infinite. I saggi Shizen trovarono il modo per interagire con queste forze, tanto che sapevano premere la corda esatta che era necessaria a far sì che la vibrazione in questione risuonasse più in là dei limiti del loro stesso potere personale. Chi desidera comprare la carne va in macelleria a parlare con il macellaio, per tanto che insista non la troverà in una ferramenta. I Miryoku capirono come premere queste corde, come convocare e mettersi in relazione con esse e a ottenere risposte.


“Può esserci spiritualità senza religione e religione senza spiritualità; non sono in alcun modo termini analoghi”


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i nuovo ciao a tutti i lettori di Cintura Nera! Sono passati molti anni dall'ultima volta che sono apparso nelle pagine di questa rivista e sono molto felice di tornarci un'altra volta. Per la prima di una serie di colonne mensili per Cintura Nera, mi piacerebbe spiegare uno dei proverbi più importanti del Wing Chun, Loy Lau, Hoy Soang, Lut Sau Jick Choong: Segui quello che sta arrivando, manda fuori quello che si allontana da te, in qualsiasi caso, attacca direttamente con un colpo, in caso di perdita di contatto con la mano senza ritrarre la mano stessa tra i movimenti. Tradurre questa frase non è un impresa facile, e non l'ho presa alla leggera, perché non l'ho tradotta alla stessa maniera che hanno fatto molti altri. Nella mia versione, il messaggio è abbastanza differente rispetto a quello che viene inteso e poi trasmesso da altri traduttori. Col fine di aiutare a spiegare la mia interpretazione della massima, in primo luogo daremo al lettore la traduzione, parola per parola, di ciascuna parte del verso. Loy - “venire, ciò che viene” Lau - “Seguire” Hoy - andare, ciò che sta andando Soang - “espellere, disfarsi forzatamente di qualcosa, gettare fuori”

Lut - “rompere il contatto” Sau - “la mano” Jick - “diretto” Choong - “spintone, colpo” Tra la traduzione letterale parola per parola del verso e i miei oltre 40 anni di allenamento Wing Chun, sono giunto ad interpretare personalmente questo detto antico molto criptico, come segue : - “Quello che viene; seguilo” (aderire a lui, come quando lo si tira o orientarlo verso di noi con uno Yin o “ricevere” il movimento di parata), “quello che va fuori, mandalo fuori, devialo” (lancialo fuori, con movimenti di parata Yang [forti] come Pock, Jom o Biu): “Sulla perdita di contatto con le mani, lanciare la mano direttamente per colpire senza ritrarla” (in entrambi i casi, seguire/tirare/ reindirizzare o allontanare da voi, la mano deve colpire immediatamente in linea diretta verso l'avversario senza ritrazione dopo la rottura del contatto della mano verso di lui/ verso fuori). Questo è in grande contrasto con altre traduzioni che ho visto, che invitano all'allievo a continuare con qualcosa mentre si avvicina, successivamente, a deviare e alla fine a lanciarsi sulla perdita del contatto con le mani. Credo che l'affermazione dia luogo ad uno scenario da “o così/o”, ovvero, che tratta due situazioni ben differenti. Per esempio, se metti qualcuno a

badare alla casa in tua assenza, e lo lasciate con le istruzioni precise di chiamare la polizia in caso di incendio o di inondazione, e sei tornato a casa trovandola avvolta dalle fiamme, è possibile domandare alla persona che stava badando a essa se ha chiamato la polizia. Se la sua risposta è stata: “no, non l'ho chiamata perché c'era solo l'incendio ma non l'inondazione”, potremmo mettere in discussione la sua sanità mentale. Credo che il “seguire quello che viene” e “espellere quello che si sta allontanando” sono come il fuoco e l'inondazione. Attaccando direttamente con un colpo quando il contatto manuale si perde in qualsiasi caso, è come chiamare la polizia. Con in mente questa logica, il praticante di Wing Chun o esegue il contatto ponte con il braccio dell'avversario, allora lo reindirizza e lo segue o tira indietro fino a che si arresta, rimuove la mano e scaglia direttamente un colpo senza la minima ritrazione tra i movimenti, O lo devierà con una parata forte utilizzando la stessa mano che para per continuare con un colpo, ancora una volta, senza dover richiamare la mano indietro, nemmeno un po' prima che colpisca. Io credo che questo semplice motto del Wing Chun potrebbe migliorare l'efficacia delle tecniche di un praticante di qualsiasi stile di Arti Marziali.


Nella foto 1, lottatori pronti.

Foto 2 - Aaron porta un jab Kuen Chop d questo para con la mano destra facendo Gu

Loy Lau Hoy Soang, Lut Sau Jick Choong: Sequenze 1 e 2

Foto 3a - Questa foto mostra come Zoltan potrebbe avere “sconfitto Aaron con un pugnoâ€? lanciando la mano della parata per colpire direttamente al viso e senza ritrazione tra i movimenti prima che la mano destra di Aaron potesse raggiungere il suo obbiettivo. Queste sequenze ci vengono mostrate dall'uomo del CRCA Wing Chun Zoltan Bathory, chitarrista principale del gruppo Heavy Metal numero 1 in America i Five Finger Death Punch. Zoltan è coadiuvato da Aaron Nordstrom cantante dei Gemini Syndrome e praticante di stili del sud di Kung Fu per 14 anni.

Sequenza 2: nella 4, lottatori pronti al com


di sinistro a livello medio di Zoltan, che um Sau Pinning.

Foto 3 - A causa del richiamo della mano della sua parata prima di contrattaccare, e quindi non seguendo il principio di “Lut Sau Jick Choong”, Zoltan viene centrato dal colpo incrociato di destro di Aaron.

mbattimento.

Foto 5 - Aaron porta un pugno diretto di sinistro al viso di Zoltan, che viene parato dal Pock Sau destro.

Foto 6 - Grazie al fatto che richiama la sua parata di destro prima di contrattaccare e una volta di più non segue il principio di “Lut Sau Jick Choong”, Zoltan viene colpito dal pugno a freccia Jeen Kuen medio di Aaron. Foto 6a - Questa foto mostra come Zoltan avrebbe potuto “sconfiggere Aaron con il pugno” lanciando la sua mano che stava parando con un Pock Sau direttamente al viso di Aaron, con un pugno “Yut” jee Choong Kuen senza richiamare il movimento.


Cintura Nera: Chi è il Maestro Montana? Maestro Tony Montana: Spagnolo di adozione, anche se le mie radici sono negli Stati Uniti, cosa che ha caratterizzato profondamente la mia vita. Sono nato 48 anni fa, felicemente sposato e con due figli. Attualmente risiedo sull'isola di Maiorca dove si trova la mia sede centrale. Nell'anno 2010 fondo il mio sistema Montana Training System “M.T.S.” C.N.: Cosa rappresentano per lei le Arti Marziali? M.T.M.: Guro Marco Denny dice che le arti marziali filippine ricercano uomini capaci di camminare come un guerriero per tutta la vita. E così è stata realmente la mia vita. A 8 anni scoprii una passione, un modo di vivere, una maniera per esprimermi. Un asso nella manica sempre disposto a giocare a mio favore, una ruota di scorta, una scialuppa di salvataggio, col tempo ti rendi conto che le arti marziali ti scorrono nelle vene e in quel momento scopri che ti accompagneranno per tutta la tua vita. Le arti disciplinari hanno forgiato il mio carattere e silenziosamente mi mostrano la via, quindi attraverso di esse ho potuto conoscere e condividere frammenti con grandi maestri, ho scoperto luoghi meravigliosi e esseri umani eccezionali e grazie a tutto ciò, ho conosciuto me stesso. C.N.: Come e quando inizia la sua carriera marziale? M.T.M.: All'età di 8 anni prendo contatto col tatami attraverso il Judo, a 15 dopo una breve pausa trovo il mio primo maestro e mentore, Sensei Jesus Juni, col quale pratico Karate, Kajukembo, Muay Thai e Kali. A 17 anni inauguro la mia prima palestra e senza rendermene conto mi addentro nelle arti marziali a livello professionale, la mia inquietudine e la mia brama di conoscenza sono il punto di partenza per scoprire il Jeet Kune Do, il Kyusho Jitsu e il Silat, che evidenziano profondamente l'influenza che Bruce Lee ebbe su di me soprattutto a livello filosofico e a sua volta, contemporaneamente, la filosofia delle arti marziali filippine, fonte principale del mio sistema. C.N.: Quali sono le influenze di base che si sviluppano nel suo sistema? M.T.M.: Come ho detto in precedenza, la mia più grande influenza sono le arti marziali filippine, specie la conoscenza e il maneggio delle armi, il jeet kune do, supportato da tutta la sua filosofia così ben esposta da Bruce Lee, le arti marziali indonesiane e le sue due armi simbolo come il Kerambit e il Sarong e alla fine le conoscenze dei meridiani dell'agopuntura del corpo umano, il mio punto di vista personale e la mia esperienza dopo 38 anni di pratica delle arti marziali, che mi hanno dato le cognizioni fondamentali per costruire il mio proprio percorso, tenendo sempre presenti le mie influenze e i miei maestri. C.N.: Perché svincolarsi da sistemi o stili già codificati? M.T.M.: La decisione di creare il mio sistema si riduce a una questione di rispetto verso ciascuno degli stili che pratico da anni, appropriarsi di un nome o di un'arte è di per se una limitazione e nel mio caso in particolare una cosa insensata, tale status appartiene a grandi maestri eredi dei sistemi più famosi e conosciuti del mondo, i quali continuano ad essere per me, la mia principale ispirazione. Bene, è vero che una serie di circostanze favorevoli hanno propiziato la fondazione del sistema, contando sull'appoggio e l'avallo tra gli altri del Grand Master Soke Santiago Sanchis.

C.N.: Come e dove fonda il suo sistema? M.T.M.: Nell'anno 2010 in seno alla Hall Of Fame dell'International School of Martial Arts presieduta dal Grand Master Soke Santiago Sanchis ho avuto l'onore e il privilegio di presentare il mio progetto e in seguito di venire accettato da questa prestigiosa istituzione. Tengo a sottolineare che la mia scuola è orgogliosa di avere come presidente onorario il Gran Maestro Soke Santiago Sanchis, Mentore ed essere umano eccezionale, una delle persone più influenti nel mio cammino marziale. C.N.: Qual è la filosofia, l'essenza del suo sistema? M.T.M.: Aldilà di quanto ovvia che possa essere praticare uno sport, lavorare fisicamente e imparare a difendersi, dietro a tutto questo esiste un mondo filosofico e spirituale pieno di storia e tradizione che a lungo termine si trasforma in nutrimento dell'anima, lasciando alle spalle le carenze fisiche ed emozionali di cui tutti soffriamo nel corso della nostra vita. Naturalmente la parte tecnica ha la sua rilevanza, utilizzando come veicolo il lavoro quotidiano nella scuola insieme con la lettura, rafforzando così il nostro carattere, il nostro corpo e la nostra mente. Tutti siamo capaci di raggiungere i nostri traguardi utilizzando le arti marziali come bastone di appoggio. C.N.: In cosa consiste il suo progetto a medio termine? M.T.M.: Dalla mia sede centrale a Maiorca e con l'impagabile aiuto del Direttore Tecnico e Istruttore Gabriel Mas, siamo impegnati nella divulgazione del nostro sistema e nella formazione di istruttori per le delegazioni nazionali che abbiamo nella nostra scuola. Nel 2014 avremo vari eventi e seminari non solo rivolti a professionisti, ma anche alle donne e naturalmente con un'attenzione particolare per i bambini, dove fase cruciale forgiare il loro carattere e offrire gli strumenti necessari per affrontare e il loro migliorare rendimento nello studio e i rapporti con gli altri. Colgo l'occasione per ringraziare Cintura Nera/Budo International nella persona di Don Alfredo Tucci, senza il cui supporto e fiducia il mio progetto non sarebbe lo stesso.



Gran Maestro Prof. Dr. Juerg Ziegler, 10º Dan (“il pugno fulminante”) Nato in Svizzera nel 1963, ha iniziato a praticare Arti Marziali a 10 anni, ha cominciato a insegnare nel 1982, ha aperto la sua prima scuola nel 1986 (Juerg Ziegler Martial Arts Centre - JZMAC). Fino a quando è diventato un vero pioniere delle Arti Marziali in tutta l'Europa, Medio Oriente, Est Europeo e Asia e vanta allievi in oltre 54 paesi in tutto il mondo. Molti dei suoi allievi sono adesso insegnanti, Maestri, Maestri Avanzati e Gran Maestri a pieno titolo. Il Gran Maestro Juerg Ziegler è disponibile a livello mondiale per seminari di Arti Marziali, corsi di Pronto Soccorso (ERF, CPR,AED,CFC), Immersioni PADI (Professional Association of Diving Instructors, ndt), Corsi di Subacquea, Corsi di guarigione/ Qi Gong/ Bioenergetica/ Tai Chi/ Meditazione e respirazione, Seminari sulle armi, programmi speciali, motivazionali/ lavoro di squadra, ecc. Insegna regolarmente i seguenti sistemi nelle sue numerose scuole: Lo han Kung Fu di Shaolin del Sud, Sin Moo Hapkido, Hapkido dell'Aquila in Volo, Guo Lo Wing Chun Kung fu/ Pien San Kuen, Qi Gong/ Tai Chi/ Meditazione/ Bioenergetica, Tui Na, Kombatan/ Arnis Moderno/ Arnis Classico, Abaniko Tre Punte, ecc. Dirige le proprie scuole di Arti Marziali “Juerg Ziegler Martial Arts Centre” (JZMAC) a Zurigo, Winterthur e Wil / SG in Svizzera (www.kungfu.ch). Oltre che delle proprie scuole è membro/ rappresentante/ consigliere di più di 90 organizzazioni in tutto il mondo. Il Gran Maestro Juerg Ziegler ha partecipato più di 60 volte alle Hall of Fame più prestigiose del mondo dal 1992. Egli è membro a pieno titolo dei Capofamiglia del Consiglio Mondiale Sokeship (WHFSC) dal 1995 e Ambasciatore ufficiale in Asia per tale Consiglio. Detiene ancora il record mondiale di rottura di mattoni dal 1992 (Ruppe 44 mattoni EMPA testati dal governo svizzero, con una resistenza alla pressione di 2500 kg ciascuno in soli 65 secondi, con la sua tecnica la “mano di ferro di Shaolin”). Sin Moo Hapkido (www.sinmoohapkido.eu): Il Gran Maestro Juerg Ziegler è direttore permanente per tutta l'Europa e rapppresentante di Dojunim Ji Han Jae dal 1990. Egli è l'Allievo Superiore di Dojunim Ji di Sin Moo Hapkido e il pioniere del Sin Moo in Europa dal 1990. Nel 1992 è divenuto anche Direttore e rappresentante permanente di Dojunim Ji per tutti i paesi del Medioriente e dell Eurasia. Nel Giugno del 2010 è stata la prima persona non coreana e seconda al mondo a cui è stato riconosciuto il 10°Dan “Cintura d'Oro” di Sin Moo hapkido. Nel 1990 ha creato l'Associazione di Sin Moo Hapkido Europea (ESMHA) e nel 2002 è diventato Vicepresidente della nuova Associazione Mondiale di Hapkido per Dojunim Ji. Nel 2006 ha creato la Comunità Europea di Sin Moo Hapkido (ECSMH) e ne è diventato il presidente. Nel Maggio del 2008 ha istituito la World Community Sin Moo Hapkido (WCSMH). Kombatan/ Arnis Moderno (www.kombatan.eu): Il Gran Maestro Juerg Ziegler è il rappresentante in Svizzera del Gran Maestro Ernesto A. Presas da molto tempo ed è stato colui che ha promosso il Kombatan in Svizzera, Finlandia, Lettonia (Paesi dell'Est Europeo), Portogallo, così come in Cambogia, Singapore, Malesia, ecc. Tutti i suoi familiari praticano il Kombatan. Il 21 Gennaio del 2008 G.M.Juerg Ziegler ha ricevuto il 9°Dan di Kombatan per mano del GM Ernesto A.Presas. Egli è anche il Presidente della “Comunità Mondiale Kombatan” - nominato e autorizzato dal GM Ernesto A. Presas. Guo Lo Wing Chun Kung Fu / Pien San Kune: Il GM Juerg Ziegler è il discepolo superiore capo del GM Austin Goh (GB), che è il successore del defunto GM Lee Shing, che fu la prima persona a diffondere e a insegnare il Wing Chun Kung fu nel mondo occidentale nel 1956 a Londra. Il GM Juerg Ziegler ha cominciato a praticare Wing

Chun nel 1981, lo insegna dal 1 Gennaio 1982 e ha completato il programma nel 1985. Nel 1984 e 1985 è stata la prima persona fuori dalla Cina che ha mostrato la forma con i Coltelli Wing Chun delle ali della farfalla durante i festeggiamenti del Capodanno Cinese a Londra. Stile del Lohan Kung Fu Sek Koh Sum dello Shaolin del Sud / Fat Gar Kune / Shaolin Hood Gar Pai: Il GM Juerg Ziegler é la terza autorità e principale discepolo superiore del GM Kang Ban Chuan (“Testa di Ferro di Shaolin”). E' stato nominato istruttore nel 1986, nel 1995 viene designato come suo successore ed erede e nel 1998 il nono Maestro dal suo mentore. Nel 1999 dopo la morte del suo Maestro, è divenuto Gran Maestro capo Shaolin. Ha studiato anche con il Maestro Queck Heng Choon e alla fine gli fu riconosciuto il 10°Dan nel 2001 e il titolo di “Chung Si” (responsabile degli studi per tutta l'Europa) di Lohan. Inoltre, ha studiato anche con il Maestro Low Koy Tho (“Il Re Scimmia di Shaolin”). Pay Yen Tong Peh Chien dello Shaolin del sud: Nel 1991 il GM Juerg Ziegler è diventato l'unico discepolo non cinese del GM Yung Qi Soon e ha completato i suoi studi con lui nell'arco di numerosi viaggi a Pechino - Cina. SEZ-Jitsu (sistema Ernst Zbinden Jitsu): Il GM Juerg Ziegler è successore ed erede del SEZ-Jitsu del GM Ernst Zbinden. Ha ricevuto l'ottavo Dan Gran Maestro da lui stesso nel 1992 ed è divenuto il suo successore raggiungendo il decimo Dan nel 1993 dopo la triste scomparsa del GM Zbinden a 77 anni. Hapkido dell'Aquila in Volo/ Taekwondo/ Wrestling (Sui Jiao): Il Gran Maestro Sunny Tan Sar Bee ha insegnato al GM Juerg Ziegler tutte queste discipline in privato. Egli è il rappresentante europeo. Sambo/ Sui Jiao: Il GM Juerg Ziegler lo ha imparato privatamente dal suo Maestro, il Gran Maestro Hwang Ken Wang del Taiwan Sambo (Mongolia Wrestling/ Sui Jiao).

Kung Fu della Mantide Religiosa delle 7 Stelle dello Shaolin del Nord: Il GM Juerg Ziegler è allievo diretto e anche rappresentante in Svizzera del Maestro Lee Kam Wing. Il GM Juerg Ziegler ha studiato con molti dei Maestri di Arti Marziali più grandi al mondo come: il Gran Maestro Kang Ban Chuan (Shaolin del sud Lo han, medicina cinese), il GM Quek Heng Choon (Shaolin del sud Lo han, medicina cinese), il GM Low Koy Tho (Shaolin del sud Lo han, medicina cinese), Do Ju Nim Ji. Han Jae (Sin Moo Hapkido), GM Austin Goh (Wing Chun Kung Fu, Ng Mui Pai, Chi Kung, Siu Lam Pak Tui, Tai Chi, Bioenergetica, ecc.), il GM Ernst Zbinden (SEZ-Jutsu), il GM Yang Chee Soon (Pay Yen Tong Peh Chien Shaolin del Sud, medicina cinese), il GM Hwang Ken Wang (Sambo/ Wrestling Mongolo), il GM Sunny Tan Sar Bee (Hapkido dell'Aquila in Volo, Sar Hyun Ji Do Kwan Taekwondo, Lotta libera), il GM Cheng Kwong (Kung Fu), Prof. Jonathan Stewart (SAMAS, Arnis), il GM Ernesto A. Presas (Kombatan/ Arnis Moderno/ IPMAF), il GM Cacoy Cañete (Dodici coppie, Eskrima, Eskrido, Pangamot), Guro Doug Pierre (Arnis Domog Modern), GM Rene Tongson (Arnis Abaniko Tre Punte classico), GM Lee Kam Wing (Kung Fu della Mantide Religiosa delle 7 Stelle), il GM Yip Chun (Wing Chun), il GM Lo Man Kam (Wing Chun) e molti altri! Tutti gli hanno insegnato trattandolo come un figlio e gli hanno trasmesso le proprie speciali conoscenze ed esperienze perchè potesse crescere a tal punto da sperare che un giorno sarebbe diventata una stella luminosa del firmamento, così come lo sono loro stessi. Il GM Juerg Ziegler è il fondatore del nuovo sistema modulare di formazione basato sullo “Shaolin Jenn” (www.shaolin-jenn.de) . E' il proprietario/ fondatore delle”Erbe Lohan Shaolin”.



GM Juerg Ziegler ha pubblicato molti libri fino ad oggi: Wing Chun Kung Fu (1985), Chi Kung (1988), Guida alla respirazione e alla meditazione (1988), Hapkido dell'Aquila in Volo (1988), Sin Moo Hapkido (1990), Difesa (1987), Guo Lo Wing Chun Kung Fu 1 & 2 (2002), Stretching e tecniche di calcio per bambini (2004), Filosofia dell'Asia e Bioenergetica (2012), ecc. Nel 2009 ha ultimato il dottorato e ottenuto la cattedra in Malesia in Scienze delle Arti Marziali. Nel 2011/12 è stato co-protagonista del film di Hollywood “ Counterstrike Extreme” ed è stato nominato al Pasadena Film Festival 2012 a Hollywood nella categoria “Miglior Attore non Protagonista”. Ha già confermato la sua partecipazione come coprotagonista in prossimi film come “Dream Wagon” (Hollywood), “Night Fear” (MW Films), così come star della serie di pellicole “Shaolin Monk” 1-3 (Leo Fong Productions, Hollywood). In Svizzera dirige 3 centri di immersioni subacquee “Scuola Juerg Ziegler - Kung Fu Divers” (PADI Immersioni da imbarcazioni S-799453) ed è anche capitano dello yacht a motore “Zueri 1” (www.kungfudivers.com). Oltre ad essere un Istruttore autorizzato di PADI IDC (Instructor Development Course, ndt.) e di Primo Soccorso è anche un fotografo subacqueo specializzato e rinomato. Ha cominciato a fare immersioni nel 1998 per divertimento, catturando grandi pesci. Spesso fa le sue immersioni nelle splendide acque di Thailandia, Indonesia, Filippine, Malesia e Micronesia, così come in Svizzera. Il 13 Luglio 2011 viene nominato “Comandante dell'Arcivescovado” dall'Arcivescovo di Praga, Repubblica Ceca e nell'Ottobre del 2011 è stato insignito nell'Ordine della Croce d'Oro dall'Arcivescovo di Praga e nell'Ordine Papale d'oro della “Croce Pellegrina di Gerusalemme”. Anche la sua famiglia pratica le immersioni e le Arti Marziali; sua moglie Monika è una vera Maestra di Wing Chun Kung Fu

e insegnante di Kombatan e SEZ-Jitsu, oltre a possedere la licenza di skipper di yacht a motore, i loro due figli, Sandro e Peter (gemelli, nati nel 1993) praticano Arti Marziali dall'età di 2 anni e hanno cominciato a fare immersioni alla tenera età di 8. Adesso i due figli sono pienamente riconosciuti come Istruttori PADI e divers, con una buona esperienza di immersioni in Asia e Svizzera, ed entrambi vantano anche una notevole esperienza nelle Arti Marziali. www.kungfu.ch, www.kombatan.eu, www.sinmoohapkido.eu, www.kungfudivers.com

Introduzione al Kombatan / Arnis Moderno Il Kombatan è un'Arte Marziale filippina, che combina vari stili classici e moderni. E' stata fondata dal Gran Maestro Ernesto A.Presas. L'allievo focalizza differenti obbiettivi per differenti attacchi. Gli esercizi, che migliorano i riflessi e le reazioni del praticante, sono molto importanti nella formazione del Kombatan. In generale, la prima cosa che si insegna nelle Arti Marziali sono le tecniche da una posizione specifica. Da una parte ciò aiuta a imparare, ma dall'altra lo studio con questo metodo richiede anni di pratica per poter utilizzare queste tecniche nel combattimento. A differenza di molte Arti Marziali asiatiche, gli allievi di Kombatan imparano prima a usare le armi e a difendersi da queste. Questa filosofia è ampiamente radicata nella cultura filippina, dove le donne e gli uomini usano spade e coltelli nel loro lavoro quotidiano. E' per questo che è più popolare la difesa con


Arnis le armi che senza. Anche l'addestramento con i bastoni è più sicuro che senza di essi (quando ci si allena senza armi, riceviamo pugni e calci in tutto il corpo). Quando l'allievo impara a difendersi da un arma, poi è più semplice imparare a difendersi contro un avversario disarmato. Il Kombatan comprende tecniche a mano nuda e con armi. Le tecniche a mano nuda si basano sui metodi delle armi. L'arma è solo un'estensione del braccio. Il Kombatan combina varie Arti Marziali differenti e si concentra nella reazione istintiva. Si tratta di “un'arte nell'arte”. Il Kombatan si basa sui 12 angoli di attacco. Questi angoli hanno 12 modi basilari di contrattacco (con i piedi, le mani o con le armi). Gli allievi apprendono a sviluppare diversi colpi, calci e parate, leve, prese, spazzate, proiezioni e cadute, bloccaggi, contrattacchi e disarmi con armi, sparring con e senza armi, difesa senza armi davanti a soggetto armato, stili armati contro disarmati, footwork, lavoro a solo e simulazioni con doppio bastone, così come schemi di combattimento con bastone singolo e doppio.

Sistema Kombatan Bastone singolo, Bastone Doppio, Mano nuda, Mano Spada e Daga, Daga

sa Daga, Balisong, Bankaw, Dolo, Dumog. Il Kombatan è particolarmente adatto per le persone impegnate dei nostri giorni, che desiderano imparare un'Arte Marziale classica che insegna reali e preziose abilità di difesa personale. Come risultato di anni di studio e di evoluzione, nel Kombatan sono state integrate le tecniche e le strategie più efficaci. Il nostro obbiettivo è offrire ai praticanti un sistema di difesa efficace. Il Kombatan si fonda su tecniche di difesa personale e nella loro praticità. Le armi si utilizzano solo come un prolungamento della mano.

Vantaggi del Kombatan 1. Sistema di difesa efficace e realistico, che combina tutti gli stili di sparring - tecniche senza armi, a terra e con armi. 2. Gli allievi imparano a muoversi con scioltezza - non rispondono alla forza con la forza. 3. Gli allievi vengono stimolati ad applicare le tecniche e lo stile di sparring più adeguato per loro. 4. Insegna a rilassarsi nell'allenamento 5. Migliora la coordinazione - la sua pratica sviluppa l'ambidestrezza

6. Addestramento efficace. 7. Migliora i riflessi e l'osservazione i praticanti imparano movimenti evasivi, oltre a controllare e neutralizzare l'avversario. 8. Aumenta la fiducia, l'autostima, la forza caratteriale e la pace mentale.

Comunità Mondiale Kombatan, WORLD KOMBATAN COMMUNITY (WKC) Istituita nel 2009, sito inter net: www.kombatan.eu Missione: La nostra missione è unire tutte le FMA (Arti Marziali Filippine) in una comunità, nella nostra “Comunità Mondiale Kombatan” - il miglioramento dell'insegnamento e la diffusione di queste grandi Arti Marziali e Cultura filippina, così come riunire la gente in amicizia e con grande cuore. Ci stiamo concentrando nelle sezioni speciali dei Sistemi quali la Sezione per Forze di Polizia, la Sezione di Educazione, la Sezione di Primo Soccorso, così come nella sezione agonistica. Grazie a tutti per il supporto e per essere con noi - Maraming Salamat y Pugay.


Martial Arts Pioneer / Scuba Diver / Published Writer / Actor / Healing Chi Southern Shaolin Lohan Kung Fu 10th Dan; Korean Sin Moo Hapkido 10th Dan; Guo Lo Wing Chun Kung Fu / Pien San Kune Grandmaster; SEZ-Jitsu 10th Dan; Kombatan / Modern Arnis 9th Dan; Qi Gong, Human Energy and Tai Chi / Healing Master; Master Southern Shaolin Pay Yen Tong Peh Chien; Professional Master TCM Herbalism; Prof.; Ph.D.; former Officer (Swiss Army); PADI IDC Staff Instructor 968007; Emergency First Response EFR / CPR / CFC / AED Instructor Trainer 968007; AED Technician (Cardiac Science); Founder Shaolin Jenn. Scuba Dive Instructor (PADI IDC Staff Instructor & EFR Instructor Trainer), Martial Arts Grandmaster (10th Dan - teaching Chinese, Philippine and Korean Martial Arts), PhytopharmaProduction (Shaolin Lohan Herbals - TCM, cosmetics and nutrition), professional Master TCM Herbalism (licensed in Malaysia), Far East Tour Operator & Consulting (ASIA à la carte), AED Technician / CPR & AED Course conductor for Cardiac Science Corporation in Switzerland, published writer (over 12 instructional books, VDOs/DVDs, etc.), yacht captain (Motor-yacht „Züri 1“ on lake Zurich, Switzerland), family father - that's the daily image of Grandmaster Prof. Dr. Juerg Ziegler.






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