Rivista Arti Marziali Cintura Nera Budo International Ottobre 2013

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WING CHUN Dopo una lunga assenza dalle nostre pagine, torna Randy Williams, un classico del Wing Chun, senza dubbio uno dei pionieri di questo stile, specialmente in Europa.

LIANG KAM YUEN Il maestro Kam Yuen ha scritto un capitolo molto importante della storia delle Arti Marziali, soprattutto in Occidente. Questo maestro era famoso nel mondo per la sua conoscenza del Kung Fu e attualmente per il suo metodo di Medicina Energetica Cinese.

CINEMA MARZIALE “Nelle arti marziali esistono solo due parole: orizzontale e verticale. Se finisci a terra, perdi, se rimani in piedi, hai vinto...” Questa è la frase con la quale il personaggio di Ip Man apre e chiude questa interessante pellicola ispirata alla sua vita...

KYOKUSHINKAI Alejandro per disciplina e tecnica, è divenuto uno dei riferimenti a livello mondiale del Karate Kyokushinkai. Carisma, determinazione, e puro spirito Kyokushin, arrivano nelle pagine di Budo International, arriva... Alejandro Navarro.

SOCIETÀ INTERNAZIONALE DI BUGEI Finalmente dopo una grande espansione a livello mondiale, è stata creata l'International Bugei Society, con sede in Spagna - entità che andrà a regolamentare le Società di Bugei di ciascuna area, come la North American Bugei Society e la South American Bugei Society, garantendo omogeneità nell'insegnamento e qualità di apprendimento da parte di tutti gli allievi, indipendentemente dal paese di appartenenza.

NIÑOS Y ARTES MARCIALES Il futuro delle Arti Marziali risiede nei nostri figli. I bambini e i giovani cresceranno e continueranno la nostra tradizione marziale, perciò devono essere educati insegnando loro nel miglior modo possibile. Ma ci sono molti istruttori che hanno una comprensione molto vaga dello sviluppo naturale dei bimbi, così come delle loro potenzialità motorie e delle loro capacità psico-sociali.

UN GIORNALE SENZA FRONTIERE

BUDO INTERNATIONAL NEL MONDO

Budo International è senza alcun dubbio la rivista di Arti Marziali più internazionale del mondo. Siamo convinti di vivere in un mondo aperto. Gli unici confini sono quelli che la nostra mente vuole accettare. Così costruiamo, mese dopo mese, una rivista senza frontiere, dove ci sia spazio per tutte le informazioni che interessano ai praticanti, qualunque sia il loro stile.

Budo International è un gruppo editoriale internazionale che lavora nell’ambito delle Arti Marziali. Raggruppa le migliori aziende che lavorano nel settore ed è l’unica rivista al mondo pubblicata in sette lingue diverse e che viene diffusa in oltre 55 Paesi di tre continenti tra cui: Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Australia, Svizzera, Olanda, Belgio, Croazia, Argentina, Brasile, Cile, Uruguay, Messico, Perù, Bolivia, Marocco, Venezuela, Canada, Senegal, Costa d’Avorio…


BUGEI Il Ki nelle Arti della Spada. Per qualcuno, è dove si comincia davvero ad imparare; per altri, un nuovo capitolo che inizia. Kansatsu, in giapponese significa osservazione. E' il momento in cui l'allievo scopre che può osservare; che comprende i movimenti più strani.

SDS-CONCEPT Le armi e gli strumenti per la difesa personale, come il Kubotan, il Bastone da taschino, lo Yawara o il Dulo, sono disponibili in molti paesi. I bastoni piccoli e gli attrezzi simili si usano per la difesa personale da molto tempo e tra queste in particolare il Bastone da taschino possiede molti vantaggi, ma ha anche certe caratteristiche peculiari da tenere presenti quando lo si utilizza.

WINGTSUN In quasi tutti i dibattiti tra praticanti si discute sul fatto che se il Wing Chun (o qualsiasi altro metodo si Arti Marziali tradizionali) è davvero così efficace, perché non lo dimostra nella “gabbia” delle MMA. E' un tema ricorrente che mi viene spesso chiesto in molti dei posti in cui impartisco corsi e seminari.

KARATE KENSHINKAN Fusei Kise, 10° Dan di Okinawa Shorin Ryu Kenshin Kan Karate & Kobudo Federation, è stato il discepolo più importante del maestro Hohan Soken (18891982), l'erede tecnico di Sokon Matsumura e unico allievo di suo zio Nabe Matsumura. Salvador Herraiz, dal cuore di Okinawa, ci regala una nuova cronaca dalla quale impareremo qualcosa di più sulla storia del Karate e dei suoi protagonisti.

Direttore editoriale: Alfredo Tucci, e-mail: budo@budointernational.com. Facebook: http://www.facebook.com/BudoInternationalItalia. Traduttor: Leandro Bocchicchio, Marcos Bava. Pubblicità e Redazione: Nicola Pastorino, e-mail: budoitalia@gmail.com Hanno collaborato: Don Wilson, Yoshimitsu Yamada, Cass Magda, Antonio Espinós, Jim Wagner, Coronel Sanchís, Marco de Cesaris, Lilla Distéfano, Maurizio Maltese, Bob Dubljanin, Marc Denny, Salvador Herraiz, Shi de Yang, Sri Dinesh, Carlos Zerpa, Omar Martínez, Manu, Patrick Levet, Mike Anderson, Boulahfa Mimoum, Víctor Gutiérrez, Franco Vacirca, Bill Newman, José Mª Pujadas, Paolo Cangelosi, Emilio Alpanseque, Huang Aguilar, Sueyoshi Akeshi, Marcelo Pires, Angel García, Juan Díaz. Fotografi: Carlos Contreras, Alfredo Tucci.


“Voglio un amore che sia bene, ma bene è solo la metà del male”. George Harrison

P

er gli antichi sacerdoti Shizen l'amore era uno dei più pericolosi demoni (Oni); un demone che ti faceva perdere ogni possibile capacità di lucidità e che frequentemente ti conduceva alla cecità e alla stupidità. Indubbiamente essi si riferivano all'amore come sentimento umano, non come forza indifferenziata. L'amore come forza è quella che tende all'unione, alla fusione delle parti separate in una nuova unità. L'amore è la forza che fa funzionare un "tandem", cioè un insieme dove la somma delle forze integranti è superiore al valore unitario delle parti. Per gli antichi Greci l'amore lo personificava Eros, figlio di Caos e fratello di Eris, la sua controparte, la forza Universale di repulsione. Ciononostante, Eros ed Eris non erano bene e male, come tende a leggerlo la mente del semplicista. Ogni attrazione può sfociare in qualcosa di positivo o negativo e viceversa. Caos deriva dalla radice ghn o ghen nel linguaggio protoindoeuropeo che significa "vuoto" o "molto aperto." A causa di variazioni linguistiche, il significato della parola si spostò verso disordine, tuttavia, parliamo di un termine che implica il vuoto, il "niente" dal quale ogni materia proviene da pulsioni costanti e che la scienza ha scoperto recentemente che lo sostiene quel "mattone cosmico" che è il famoso "bosone di Higgs." Alcuni racconti mitologici parlano di Caos come il dio primigenio che esisteva ancora prima di tutti gli dei e di tutte le forze, e lo descrivono come una "fenditura" uno "spazio che si apre”. I suoi altri figli furono Hemera, la dea femmina che personifica il giorno, e Ërebo il dio dell'oscurità. La dualità essenziale di tutte le cose è presente in ogni tradizione, ma ridurla ai concetti di bene e male è cadere in una delle peggiori trappole sadducee. Il concetto di bene e male è sicuramente riduttivo e porta inevitabilmente a minimalismo mentale povero e meschino; ma perché poi è prevalsa? È facile immaginare un vecchio Neanderthal che dice a suo nipote “Babau” “Male!” o forse "Tabù!", mentre preoccupato, indica col suo dito una pianta. E' che, quello del buono e del cattivo sono formule molto utili per trasmettere informazioni, una ricetta di uso diretto e immediato; tuttavia, per vedere più in là, per penetrare nella comprensione delle cose, questi concetti sono chiaramente insufficienti. Per esempio: quella stessa pianta che forse non era commestibile o che semplicemente aveva un detestabile sapore, risultò poi che, in piccole dosi, era una magnifica medicina per la diarrea, per il mal di testa o qualunque altra indisposizione. Qualcuno più intelligente e che non si fermò al limite del conosciuto e accettato, qualcuno che fu definitivamente un trasgressore, poté comprendere quella realtà con un'altra messa a fuoco e ciò gli permise di scoprire quella medicina meravigliosa. La storia dell'umanità è popolata di simili esempi. Ogni evoluzione si basa sulla trasgressione, ma esiste la trasgressione evolutiva, quella che agisce in positivo, e la trasgressione involutiva, quella che lo fa in negativo. Senza la prospettiva del tempo è difficile vedere che cammino risulterà nell'uno o nell'altro senso, perciò ogni strumento

"Non dobbiamo mai dimenticare che il bene non è mai raggiunto, se non per mezzo del migliore". Víctor Hugo

del passato è una bussola per dirigere i passi del futuro, la chiave sta in come si applica. Uno stesso teorema può portare a decisioni completamente opposte, dipendendo ciò dal peculiare miscuglio di cuore, coglioni e facoltà di comprendere di chi la applica. Sì, tutto è risolto, ma allo stesso tempo tutto è da risolvere, perché l'equazione umana possiede così tante variabili, che é capace di reinventarsi in ogni persona in modo tale che nessuna possiede (e guarda che siamo moltissimi!) nemmeno l'uguaglianza nella più minima espressione, il DNA. D'altra parte, tutti stiamo sottomessi alle stesse forze Universali e queste ci uguagliano in una o altra maniera in modo funzionale; per tutti passa il tempo, tutti moriamo, tutti soffriamo, ecc... La vita degli umani è una combinazione meravigliosa di tutte queste costanti e variabili universali e non pochi di noi hanno dedicato molto tempo ed energia per cercare di comprenderle. Per questo, ogni semplificazione a “buon mercato”, sia in forma morale, che religiosa o normativa, sta lì per essere superata, perché ciò che gli uomini hanno inventato sono solo modelli. La vita non sta completamente in nessuno di essi; ci sono, ciononostante, alcuni molto più riusciti di altri, sebbene tutti compiano una funzione nel Tutto; dal momento che qualcosa esiste, è perché è necessario. I riduzionismi la semplicioneria e i redentori sono pericolosi per questo motivo, una cosa è sovvertire l'ordine affinché qualcosa di nuovo nasca e altra è stabilire la stupidità come modello. I più svegli andranno sempre più in là, non perché inghiottono quello che a loro serve, bensì perché lo masticano e prima o dopo lo digeriscono. Ogni evoluzione si basa su questa attitudine interrogatoria e riflessiva, dell'aratro romano al trattore, ci sono stati molti intermediari, molti che pensarono che "non era sufficiente." Oltre a tutto questo, noi umani viviamo di fronte confrontandoci con l'idea della sofferenza non in modo astratto, bensì molto concreto. Gli antichi Miryoku sostenevano, e non sono stati gli unici, che soffriamo perché non abbiamo altro; perché otteniamo qualcosa e abbiamo paura di perderla; perché abbiamo qualcosa che sembrava buono, ma risultò che non era tanto buono; o perché abbiamo qualcosa di cui non possiamo liberarci. La natura dell'uomo è l'insoddisfazione, perché essa è la forza che lo spinge a cambiare, a evolvere e rinnovarsi, ma può anche essere quella che lo consuma, lo esaurisce, lo svuota e finisce per stagnarlo. Le forze stanno lì e continueranno a esserci quando saremo andati via; quello che facciamo oggi con esse sarà ciò che distinguerà le nostre esperienze venture, quello che segnerà le strade del futuro, così come hanno tracciato le orme che abbiamo lasciato nel nostro passato. Queste ultime nessuno le cambia; solo le onde del tempo le cancellerà dalle sabbie del ricordo, ma il futuro e il presente sono nostri, e noi loro per decidere di crescere, per scegliere l'evoluzione, per ampliare i limiti della nostra consapevolezza, per svegliarci a nuove realtà, a nuove messe a fuoco, per ampliare la nostra percezione ed anche per lasciar andare durante il percorso quelle pelli eccedenti, Traduzione: Chiara Bertelli


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piene di tutto ciò che, non essendo male, oramai non è più utile. Leggero è il bagaglio del saggio. Evolvere è trasgredire alle limitazioni, trascendere messe a fuoco minimaliste, lasciare dietro visioni meschine e sempliciotte. Una cosa è definire il bene e il male in funzione del nostro gusto, del nostro affetto personale; altra, molto distinta, è stabilire paradigmi morali, progettare principi "pret a porter" per tutto il mondo e pretendere che "tutti" si infilino in quello stesso abito. Il bene e il male non esistono e una delle perversioni maggiori della loro natura come concetto universalizzante, è quello di permettere e fomentare alcune delle maggiori aberrazioni realizzate dagli umani. La storia è piena di esse... Il saggio guarda più in là del bene e del male, perché non può essere saggio che lo sia, imbustato in detti principi. Noi umani, spaventati davanti a questa realtà inafferrabile, legiferiamo eternamente per cercare di mettere porte al campo, stabiliamo protocolli e definiamo parametri del buono e del cattivo. Poi arriva l'onda del tempo, ride di noi e col fine gorgoglio della sua schiuma salmastra cancella tutto. Niente sostituisce la consapevolezza di essere e la comprensione, per questo motivo ogni strada autentica deve forzare la trasformazione della consapevolezza, per permetterci di morire a quello che siamo e nascere così a quello che non siamo; in questo transito il dolore non è negoziabile, ma la sofferenza sì.

Alfredo Tucci est General Manager de BUDO INTERNATIONAL PUBLISHING CO. Email : budo@budointernational.com



Wing Chun Dopo una lunga assenza dalle nostre pagine, torna Randy Williams, un classico del Wing Chun, senza dubbio uno dei pionieri di questo stile, specialmente in Europa. Il suo rientro, che sarà accompagnato prevedibilmente da altre colonne nei prossimi numeri, viene fatto con i dovuti onori di copertina e con questo articolo dedicato all'Uomo di Legno da 8 braccia. Speriamo che vi sia gradito.

Bot Jau Yue L'Uomo di Legno “Polpo” Joang Sau, letteralmente “la mano simulata”, è il termine cinese per le tecniche del Mook Yan Joang, o “Uomo di Legno”. Il Mook Yan Joang è un attrezzo da allenamento utilizzato da molti stili diversi di Gung fu cinese, come il Choy Lay Fut e la Mantide Religiosa, ma probabilmente, lo si identifica più di frequente col sistema Wing Chun. Ma adesso c'è stato un cambiamento significativo nella struttura basilare del tradizionale Mook Yan Joang, aggiungendo altre quattro braccia, per ragioni che spiegherò in questo articolo. Questa novità, un'aggiunta al vecchio metodo di allenamento, la definisco “Il Polpo” (Bot Jau Yue), visto che possiede sette braccia e una gamba. Può essere di legno, di plastica PVC, o anche di metallo. La prima forma di uomo di legno venne utilizzata nel Tempio Shaolin nell'antica Cina, dove la leggenda dice che per potersi diplomare nel tempio, un discepolo doveva aprirsi una strada attraverso un complesso labirinto di 108 Manichini di Legno differenti, alcuni dei quali avevano dei congegni che potevano causare lesioni fatali se non si manipolavano correttamente; altri erano stati preparati meccanicamente e in segreto. Si dice anche che alcuni dei Manichini di Legno erano in realtà dei monaci anziani con un'armatura di legno.

Benefici dell'allenamento con l'Uomo di Legno La pratica con L'Uomo di Legno crea molteplici benefici al praticante di Wing Chun. In primo luogo, il manichino offre un compagno all'allievo, quando nessuno è disponibile

per la pratica delle tecniche di mano e del movimento delle gambe. In più, tutte le parate, i colpi e i calci, si possono eseguire dandogli potenza senza timore di danneggiare un compagno. Siccome il manichino non si muove molto, l'allievo allena la mobilità mentre spostandosi intorno ad esso con un gioco di piedi vario, para, colpisce e pratica le tecniche di mano per “riempire il vuoto”, termine universale per poter chiudere la distanza tra due combattenti. L'addestramento all'Uomo di Legno può oltretutto essere un chiarimento in merito all'uso della linea centrale per attaccare e difendere da tutti gli angoli e perchè l'allievo “cambi la linea” da un movimento all'altro. Questi angoli e l'utilizzo adeguato della linea centrale permettono a una persona più debole o più piccola di sopraffare una forza più grande per via del “trasferimento di forza” e la forza di diffusione, grazie alla struttura e al posizionamento del corpo. Come dice un proverbio sull'Uomo di Legno del Wing Chun: "Seen Wai Yoang Duck Hoh Lahng Chue ", che significa “L'uso della linea centrale sarà corretto e per questo difficile da sconfiggere”. Le braccia si collocano in un angolo strategico per rappresentare la posizione finale di un colpo correttamente parato, determinando tale posizione come limite esterno. Per esempio, durante l'esecuzione di una parata Pock Sau, invece di immaginare che siano due colpi in un movimento dall'ester no verso il centro, l'allievo dovrà prevedere dal braccio superiore sinistro del manichino, un colpo mancino da parte dell'avversario, la cui mano destra è stata isolata dalla Linea

centrale. Alla stessa maniera, il braccio destro del manichino può essere visualizzato come un colpo con la destra che è stato deviato in un punto sufficientemente lontano, ma non oltre il necessario. Questo punto limite esterno è definito dalle regole del vantaggio della linea centrale, l'Orientamento e “L'Angolo di taglio”, che abbiamo spiegato in precedenza in una serie di libri, si allineano al concetto dell'Economia di Movimenti del Wing Chun. L'allenamento al Mook Yan Joang illustra chiaramente le applicazioni delle tre forme a mano nuda in “condizioni da laboratorio”. Ciò è dovuto proprio alla struttura del manichino. Grazie alla struttura di angolo perfetto incorporata nel manichino, il praticante è agevolato a eseguire le sue tecniche con un angolo altrettanto perfetto. Qualsiasi difetto strutturale nel movimento dell'allievo, tende ad essere amplificato dal manichino e pertanto può essere facilmente individuato e corretto. Inoltre, se si realizza una tecnica in modo inadeguato, in genere andrà a causare un pò di dolore, il che indica che l'angolo di contatto o la superfice del colpo della mano, del braccio e della gamba sono sbagliati. Un altro vantaggio dell'allenamento con l'Uomo di Legno è l'indurimento della pelle, delle ossa della mano, del braccio, della spalla, del piede e della gamba. Questo si ottiene tramite il “toccare” quello che viene anche chiamato il “Power Pack”. Il manichino non deve essere colpito con tutta la forza all'inizio, ma si deve selezionare le tecniche. Toccando in questa maniera la superficie di legno del manichino, insieme all'uso del Leen Goang Jau (linimento

Randy Williams e Zoltan Bathory del gruppo Heavy Metal numero uno negli USA “Five Finger Death Punch”, mostrano come la gente possa allenare simultaneamente la parata di braccio Boang Sau con il manichino Polpo. Foto scattata nel backstage durante il Festival Mayhem Rock.


Grandi Maestri di erbe), che eventualmente “conserverà” il Chi nelle cavità ossee, si previene la fragilità delle ossa in vecchiaia. Anche se in principio gli allievi potranno procurarsi un pò di dolore e di lividi, dopo un breve periodo di tempo saranno capaci di eseguire tutti i movimenti con forza e senza disagi, dopo che avranno sviluppato una “mano di ferro” o “Tiet Kiu Sau”. Una volta che il praticante avrà le braccia indurite, no solo potrà parare il pugno o il calcio dell'avversario, ma potrà anche danneggiare il braccio o la gamba che sta

all'altra, da sopra a sotto, da sinistra a destra. Liberando completamente la propria potenza nel “nucleo” del manichino, l'allievo svilupperà la capacità di attaccare continuamente con qualsiasi combinazione di angolo e livello, mantenendo la postura e un buon equilibrio. Ciò consente anche al praticante di fluire direttamente da un movimento all'altro senza interruzione dell'energia, dell'impulso e della velocità. Anche se può sembrare che i movimenti si soffocano l'uno nell'altro, in realtà si completa ognuno di essi ed è li

differenti; si possono stirare i polsi premendo i palmi delle mani appoggiate nel tronco del manichino con le basi dei palmi rivolte verso l'alto, con le dita verso il basso. Le barre orizzontali si possono impiegare come appoggio per esercizi di rotazione dei polsi e per il condizionamento delle avambraccia con dei pesi. E' importante essere creativi nell'uso del polpo. Bisogna cercare di trovare nuove soluzioni di utilizzo di tutte le parti dell'attrezzo, inclusa la parte superiore, la zona posteriore della gamba e anche

intercettando. Questo fa parte dell'attacco simultaneo e del principio di difesa del Wing Chun (Leen Dai Siu Da). Un braccio condizionato ha meno probabilità di essere ferito in combattimento e può sopportare un grande impatto, se è necessario bloccare un arma pesante. Un allievo con un braccio indurito dall'allenamento simulato all'Uomo di Legno, può inoltre allenarsi più a lungo e con impatti più duri negli esercizi con un compagno, senza patire dolori o ematomi. Indurire la pelle e le ossa non significa formare dei calli o deformazioni della mano, tantomento vuol dire avere dei lividi. Tale condizionamento si completa passo dopo passo; il condizionamento si fa gradualmente più a lungo e più duro a ogni sessione di allenamento, fino a che si raggiunge il risultato desiderato. L'allenamento all'Uomo di Legno sviluppa allo stesso tempo la capacità dell'allievo di trasferire potenza ad un oggetto fisso, evitando dispersioni tra i tanti movimenti ed esercizi del sistema, con l'elemento aggiuntivo del contatto. Mentre esegue le tecniche in modo più realistico che nelle due prime forme a mano nuda, passa fluidamente da una

che sgorga la sua potenza totalmente rilasciata nel manichino, prima di quello successivo. Questo sarà evidente nel suono ritmico prodotto dal flusso dei movimenti corretti. Di fatto, un vero maestro di Wing Chun può davvero rilevare degli errori nella struttura della forma simulata da un allievo, semplicemente ascoltando i suoni del legno e del suo gioco di gambe, senza doverlo vedere. Ciò lo si deve ai differenti suoni e ritmi, prodotti dai movimenti che sono esattamente auto-sincronizzati e poi, a loro volta, programmati adeguatamente nel manichino. Un orecchio ben allenato può rilevare la sequenza corretta, la scorrevolezza e il rilascio della potenza solo attraverso il suono. L'Uomo di Legno si può utilizzare per l'allenamento di parate, movimenti difensivi, colpi, calci, gomitate e colpi di ginocchio, spazzate e altre manovre delle gambe, anche se ci sono modi meno ovvi di usarlo. Le sue braccia e le barre orizzontali si possono usare come una sbarra da balletto per stirare le gambe a livelli

le travi verticali che si possono riempire e usare come Makiwara. Benefici dell'allenamento con l'Uomo di Legno Polpo Vantaggi di orientamento - Una delle strategie più importanti del combattimento Wing Chun è conosciuta come “Vantaggio di Orientamento”. In sintesi, il lottatore di Wing Chun si sforza di posizionarsi dietro all'avversario, in modo tale che possa utilizzare le sue due mani per attaccarlo, mentre questi può usare solo una mano per difendersi o contrattaccare, o nessuna in assoluto. Quando l'allievo si allena con il manichino tradizionale a tre braccia, una volta che si è spostato all'esterno e ha ottenuto questo v a n t a g g i o , d e v e t o r nare al centro, perdendo il vantaggio che si era guadagnato. Ma con il polpo, può muoversi ancora di più verso l'esterno, migliorando il proprio vantaggio di Orientamento, in quanto lavora sulle braccia ester ne c o m e p e r c o n t i n u a re a d l'avversario attaccare posizionato di fianco, il che è d i ff i c i l e o i m p o s s i b i l e d a difendere.



Sequenza di strangolamenti di braccia e testa Si possono anche praticare e perfezionare tecniche di strangolamento usando le braccia, il corpo e persino le barre orizzontali del manichino Polpo. Le foto da 1 a 13 mostrano un esempio di come il CRCA Wing Chun utilizza lo strangolamento in combattimento. I contendenti si posizionano per lo scontro (foto 1). Appena l'avversario fa un passo avanti col jab, Randy sfrutta la linea del colpo, solleva il piede anteriore e lo colpisce sotto. “Toccare e uscire” Chop Kuen pugno alle costole (Foto 2), assicurandosi che il proprio colpo arrivi all'impatto, mentre sia il suo piede avanzato che quello dell'avversario sono ancora in aria. In questa maniera, la forza del colpo del rivale sarà “riutilizzata”, mentre la forza di Ranfy si amplifica per il proprio impulso, causando un impatto massimale. Nella foto 3, Randy utilizza un bloccaggio Fook Sau di sinistro e un pugno destro al viso. Dopo ripete lo stesso movimento Fook Da nel lato opposto (foto 4), catturando il braccio dell'avversario al petto, per evitare che egli colpisca con la sua mano libera. Facendo uno spostamento profondo col suo piede avanzato, Randy


Wing Chun Allenamento con vari compagni Di base, le quattro braccia del polpo sono configurate in maniera tale che si ha ciò che equivale a tre “gruppi” della parte superiore del braccio, così come le abbiamo nel manichino tradizionale a tre braccia. Grazie alle braccia addizionali, uno, due, tre e fino a quattro allievi possono lavorare simultaneamente le tecniche e le sequenze nel Polpo. Per

“Un altro vantaggio dell'allenamento con l'Uomo di Legno è l'indurimento della pelle, delle ossa della mano, del braccio, della spalla, del piede e della gamba”

esempio, una sequenza di due semplici movimenti può essere lavorata da due allievi allo stesso tempo, nei due gruppi di esterni di braccia e possono eseguirli in modo che vadano insieme nella stessa direzione, o in direzione opposta, in maniera che l'energia vada l'uno contro l'altro. Una terza persona può lavorare le tecniche da terra in ginocchio, con la gamba, nella stessa maniera che farebbe con il braccio basso del manichino tradizionale stando in piedi.

alza il gomito dell'opponente usando Pau Sau (foto 5), poi lancia la propria mano Lon Sau al collo (foto 6 e 7), per utilizzare un altro movimento Pau Sau per cominciare lo strangolamento. Le foto 8 e 9 mostrano la realizzazione dello strangolamento. Spostandosi su un lato per fare leva (foto 10), Randy completa un Seep Ma effettuando un movimento circolare dietro all'avversario per proiettarlo, facendogli sbattere la testa a terra, senza mollare lo strangolamento (foto 11-13).


Tecniche di lotta a terra Come abbiamo detto precedentemente, l'allievo può inginocchiarsi e utilizzare le tre braccia basse per parare, catturare e colpire mentre usa la gamba allo stesso modo che si è soliti fare con il braccio inferiore di un manichino standard stando in piedi. Si può camminare e ruotare su entrambe le ginocchia o su una sola, o sul piede, per acquisire potenza e vantaggio di orientamento.

Gyeuk Chee Grazie braccia

alle due inferiori

“L'allenamento all'Uomo di Legno sviluppa allo stesso tempo la capacità dell'allievo di trasferire potenza ad un oggetto fisso, evitando dispersioni tra i tanti movimenti ed esercizi del sistema, con l'elemento aggiuntivo del contatto”

addizionali del polpo, l'allievo può praticare un ampia varietà di parate di gamba, bloccaggi, combinazioni di calci che non si p o s s o n o f a re c o n i l tradizionale a t re braccia. Le gambe si p o s s o n o m u o v e re d a Boang Gyeuk a Tan o Pock Gyeuk, o usando tante altre manovre e calci. Possedere e allenarsi con l'Uomo di Legno Polpo potrebbe essere di beneficio per qualsiasi artista marziale che sia interessato a migliorare la sua tecnica, condizionare le sue braccia e ampliare la propria strategia globale di combattimento.


Grandi Maestri Sequenza di Applicazione del Gahng/Jom Sau Gahng/Jom Sau, il colpo ad ascia alto Chop/Parata bassa con spazzata, si può allenare al polpo con e senza un calcio. Gli stessi movimenti si possono vedere nell'applicazione di combattimento nelle foto 1-10. Lottatori pronti (foto 1). Randy devia un calcio circolare destro dell'avversario usando Gahng/Jom Sau (foto 2 e 3). Randy solleva le braccia per una presa di gamba Chum Kiu (foto 4 e 5). Poi alza la gamba catturata mentre esegue Chum Jahng Sinking, colpendo con il suo gomito a lato del ginocchio per rompere

la gamba, tirando e premendo su di essa (foto 6 e 7). Di seguito, solleva il ginocchio destro per infierire ancora di piĂš sulla gamba che colpisce dal basso (foto 8). Quindi, senza mettere il piede a terra, Randy calcia il ginocchio della gamba d'appoggio con Moh Ying Yai Sut Dai Gyeuk (ginocchio invisibile che colpisce con calcio basso) e dopo salta per per fare un Moh Ying Loy Tiu Yai Hau Gyeuk, per attaccare ulteriormente la gamba d'appoggio (foto 9 e 10).




Il maestro Kam Yuen ha scritto un capitolo molto importante della storia delle Arti Marziali, soprattutto in Occidente. Questo maestro era conosciuto nel mondo per la sua conoscenza del Kung Fu e attualmente per il suo metodo di Medicina Energetica Cinese. Pochi maestri ed esperti possono vantarsi di essere stati gli insegnanti dei Jackson Five, Bob Dylan e David Carradine, oltre che controfigura e coreografo di quest'ultimo nella serie Kung Fu. Inoltre ha condiviso le sue conoscenze con Chuck Norris e Steven Seagal. Egli è stato legato anche a Bruce Lee; è stato allievo e miglior amico di Wong Jack Man, il quale sfidò Bruce Lee e come il lettore ricorderà se avesse vinto la disputa, il “Piccolo Drago” avrebbe dovuto smettere di fare lezione ai caucasici. Per ironia della sorte, anni dopo, il maestro Kam Yuen fu il coreografo di Brandon Lee nella seconda stagione della serie Kung Fu, dandogli alcune lezioni... E' stato persino attore e coreografo del mal riuscito progetto di Bruce Lee “ The silent flute” (“Messaggi da forze sconosciute”- 1978. ndt), per tutto ciò e altri meriti, Budo Internacional lo porta nelle sue pagine. Testo; Salvador Múgica & Pedro Conde. Foto: Salvador Múgica.




Reportage Il Maestro Liang Kam Yuen Il maestro Liang Kam Yuen è nato a Hong Kong il 10 Marzo del 1941, il più piccolo di 7 maschi e 4 femmine. A 8 anni ha iniziato a praticare Kung Fu, come studente delle Sette Stelle, Qi Xing Tang Lang col maestro Chen Zhen Yi e Tai Ji Tang Lang col maestro Chi Chuk Kai. Secondo quanto afferma il maestro Yuen : “Così come in Occidente si comincia a fare sport da giovanissimi con il calcio, il baseball, ecc..., in Cina la pratica del Kung fu si avvia da bambino. Io ho iniziato a 8 anni come un gioco, poichè data la mia età, non facevo allenamenti intensivi o da adulto. Normalmente cominci dallo stile Shaolin e poi ti specializzi in alcuni dei suoi metodi; io ho optato per quello della mantide religiosa” Alcuni anni dopo, Shifu Liang Kam Yuen è emigrato in Nord America con i suoi genitori, dove ha continuato i suoi allenamenti nel Kung Fu col maestro Mon Wong, a New York. Successivamente ha studiato Shaolin del Nord col maestro Wong Jack Man a S.Francisco, imparando anche gli stili Hsing Yi e Baguazhang. Nel 1964 si è laureato in ingegneria all'istituto Manhattan, grazie al quale trovò lavoro

presso la Lockheed Aircraft, vicino a S.Jose, dove aprì la sua prima scuola di Kung Fu con il suo amico, il maestro Paul Eng (Ha lavorato anche alla Hughes Aircraft e alla US Engeniering Corporation). Nel 1969 abbandona il suo lavoro di ingegnere e decide di dedicarsi completamente alle Arti Marziali. Dopo una breve parentesi a Los Angeles, il maestro Liang Kam Yuen tornò ad Hong Kong per proseguire i suoi studi nel Tai Ji Tang Lang col maestro Chi Chuk Kai. Il Maestro Liang Kam Yuen si allenò giorno e notte per molti mesi. Al suo ritorno negli Stati Uniti, si stabilì a Los Angeles dove volle condividere le sue nuove conoscenze con altri praticanti, facendo numerose lezioni nei locali della YMCA, nella Chinatown Recreation Hall, UCLA (University of California-Los Angeles. Ndt) , USC (University of Southern Califor nia. ndt), nello stato della California. Shifu Liang Kam Yuen fondò lo “Shaolin West Healing Center” (Centro di Cure Shaolin dell'Ovest” ) e fu cofondatore della “Tai Mantis Kung Fu Association” (Associazione di Kung Fu Tai Mantide). Acquista subito una grande fama e viene richiesto dalle celebrità per impartire i suoi

insegnamenti, oltre ad essere chiamato dalla Warner Bros Studio per lavorare in “Kung-Fu”, la serie televisiva della ABC. “A quell'epoca si conosceva solo il Karate e il Judo, non era nemmeno arrivato il Tae Kwon Do, che al principio verrà chiamato il “Karate Coreano”. Iniziai a fare delle esibizioni e dimostrazioni con il fine di espandere e far conoscere il Kung Fu. Pensavo che il modo migliore per farlo fosse arrivare al cinema o alla televisione, ma in quel periodo non si sapeva nulla di tutto ciò e non esisteva nessuna possibilità di riuscirci. Tuttavia, grazie alla fama che guadagnai nelle dimostrazioni e nelle mie partecipazioni ad eventi di Arti Marziali, quando partirono per girare la serie mi chiamarono...”. Nella serie è il coreografo, partecipa come attore in qualche puntata ed è anche la controfigura di David Carradine: “Si, effettivamente partecipai in maniera attiva nella serie, all'inizio per coreografare i combattimenti dei vari personaggi. Dopo la messa in onda di qualche puntata, David cominciò a frequentare la mia palestra, allora si rese conto che quello che realmente aveva fatto nelle scene di lotta delle prime puntate, era Judo; dovetti iniziare a fare la controfigura di Carradine,


perchè allora non si sapeva quasi nulla del Kung Fu. Ma dopo aver fatto il lavoro sporco non ebbi nessun riconoscimento, per cui decisi di lasciarla; allora David, dal momento che era la star dello show e aveva molto peso nella serie, parlò con i dirigenti della Warner dicendogli che mi avrebbe voluto nel serial, per cui fecero a meno dei servizi del precedente coreografo e assegnarono al sottoscritto tale responsabilità”. Da allora, ufficialmente, il maestro Yuen divenne il maestro di David Carradine: “All'inizio David Carradine non sapeva niente di Kung Fu. Bisogna tener presente che all'inizio della serie, praticamente faceva solo Judo; però aveva buone qualità e carpiva velovemente i movimenti. Per circa un anno aveva praticato danza per cui possedeva una buona elasticità e coordinazione quindi, andando avanti nella serie, migliorava notevolmente. Era molto disciplinato, gli interessava imparare. Anche se a volte mi dava un po' fastidio doverlo aspettare per cominciare... Quando terminò la serie, continuai a dargli lezioni, ma spesso

passava molto tempo tra una e l'altra, a causa dei suoi impegni professionali che lo obbligavano a viaggiare per tutto il paese e anche all'estero”. Per ovviare in qualche modo al problema, David Carradine includeva il Maestro Kam Yuen nei progetti a cui partecipava; tra questi diamo risalto al suo lavoro come attore e coreografo, insieme a Joe Lewis, nel poco fortunato progetto di Bruce Lee, James Coburn e Sterling Silliphant: “Messaggi da forze sconosciute” (“The silent flute”). In questo, egli combatte con il suo allievo e il maestro ricorda... “Partecipai con alcuni dei miei allievi, avevo molte idee interessanti nel copione, tuttavia il risultato non fu buono; era il primo film che dirigeva Richard Moore, il quale non era abituato alle Arti Marziali ne aveva esperienza in materia, perdeva un sacco di tempo per girare le scene... Inoltre, i combattimenti non venivano ben inquadrati, gli angoli non erano quelli più adeguati”. Quello non fu l'unico film a cui parteciparono assieme, ce ne furono altri: “David Carradine faceva il possibile affinchè lavorassimo insieme, in alcuni

dei suoi progetti feci dei piccoli lavori o collaborazioni, in altri partecipai in modo più attivo, come nel film “Project Eliminator” o nel documentario “Zen and Now: A dinner with David Carradine & friends”. Il maestro Yuen si emoziona quando parla del suo pupillo, è inevitabile parlare della sua morte...” Quello è stato un duro colpo, molto spiacevole...Due giorni prima del suo decesso ci eravamo parlati, gli avevo il mio indirizzo in Cina perchè venisse a farmi visita. David conosceva il mio metodo di Medicina Energetica Cinese e i suoi benefici, voleva aiutarmi a farlo conoscere a livello mondiale, ma disgraziatamente quell'incontro non ebbe mai luogo”. Questa non è stata la prima volta che il maestro Yuen si trovava in questa situazione, in precedenza aveva subito la perdita di un altro celebre allievo, Michael Jackson; per un periodo era stato istruttore dei “Jackson Five”: “ Insegnai lo Shaolin del Nord ai Jackson Five per cinque anni, naturalmente, sempre che i loro impegni glielo permettessero. Diedi lezioni a tutti e quattro, ma



specialmente a Jermaine, che mostrava moltissimo interesse. Michael si distingueva dai suoi fratelli perchè era molto disciplinato, rapido e per la sua coordinazione, era il migliore di loro...” Non è stata l'unica celebrità del mondo della musica con la quale si è allenato. Anche Bob Dylan e la sua famiglia si sino avvalsi della sua sapienza: “Bob è geniale, ha una buona concentrazione e memoria per il Kung Fu. Coglie i movimenti in sequenza, perchè è un genio. Ma i suoi figli hanno bisogno di maggiore disciplina. Avrei dovuto stare li tutti i giorni se davvero volevano imparare, ma allora andavo da loro solo una volta alla settimana. L'unica maniera di poter far migliorare egregiamente Carradine e Dylan nel Kung Fu, sarebbe stata se avessi aperto una palestra a Malibu; a quel tempo vivevo a Torrance, che è più a sud. Ma ciò che davvero era difficile con Dylan era che lui trovasse il tempo per poterci allenare”. Un altro dei suoi celebri allievi fu Chuck Norris, però fu molto prima che il colosso americano fosse conosciuto per i suoi lungometraggi. “La sua casa era relativamente vicina alla mia palestra e veniva a farmi visita con una certa frequenza, il che mi faceva piacere. A quell'epoca, siccome stavo lavorando nella serie Kung Fu, voleva che lo aiutassi a realizzare una servizio fotografico con David Carradine; Chuck Norris voleva diventare famoso e protagonista di flim e pensava che ciò potesse servirgli per farsi promozione. Chuck Norris è una gran persona, abbiamo una enorme quantità di aneddoti insieme... Ci conosciamo da prima che diventasse famoso”. Il maestro Yuen ha condiviso le sue conoscenze con Steven Seagal: “ Con lui ho avuto meno a che fare, in quel periodo era molto giovane ed era più attratto dalle Arti Marziali giapponesi, anche se si interessava a tutta la cultura orientale e alla sua medicina”. Testimone di un'epoca irripetibile a livello marziale, il maestro Yuen conosce e possiede tanti dati e informazioni su fatti storici delle Arti Marziali; egli era il migliore allievo di Wong Jack Man, che sfidò Bruce Lee. Se avesse vinto quel combattimento, il “Piccolo Drago” avrebbe dovuto smettere di dare lezioni agli occidentali...”Wong Jack Man non parlava molto di quel combattimento, alcune volte lo menzionava, faceva qualche considerazione, ma nulla più, non se ne vantava...Noi avevamo un rapporto che andava aldilà dell'allievo e il maestro, eravamo molto amici, volevamo fare qualcosa di buono per il Kung fu, anche se io stavo a New York e lui a S.Francisco. Quello non fu un combattimento così impressionante; in quel momento Bruce Lee non era così forte come arrivò ad esserlo in seguito.

Quella sfida o duello non fu come si disse allora per insegnare o meno agli occidentali, ma per criticare i metodi di insegnamento tradizionalisti cinesi assai restrittivi e chiusi, non il suo modo di pensare che era corretto. Prova ne è il fatto che io sono stato il coreografo della serie Kung Fu e non ho mai avuto nessun problema a mostrare il Kung Fu al mondo intero”. Kam Yuen non era presente a quel duello, comunque rimase sempre al fianco del suo maestro e amico... “Bruce Lee diede la sua vita per fare ciò in cui credeva, dovette prendere decisioni difficili per arrivare dove è arrivato e per questo ha tutto il mio rispetto. Quando era in vita io non gli prestavo molta attenzione, o meglio, lui faceva le sue cose, le sue Arti Marziali ed io facevo le mie. Ci conoscevamo perchè un mio familiare era suo grande amico, per cui in qualche occasione ci siamo incontrati; tuttavia, per rispetto verso il mio maestro e amico Wong Jack Man, evitavo di interagire con lui, mi mantenevo a distanza. Fu quando stava per morire, quando raggiunse la fama, che iniziai ad apprezzare ciò che egli aveva fatto per le Arti Marziali ed il Kung Fu. Può sembrare strano, ma a volte sento di essere legato allo spirito di Bruce Lee e alle sue idee, ma non solo con lui, persino con quelli dei suoi seguaci e ammiratori. C'è gente che crede che se egli fosse vivo, probabilmente farebbe quello che faccio io...” Per una coincidenza del destino, Kam Yuen lavorò e si adoperò per diffondere il Kung Fu e le Arti Marziali in Occidente. Il serial Kung Fu era basato sull'idea originale di Bruce Lee, più tardi, aiutò a materializzare il suo sfortunato progetto di “The silent flute” e per finire, rappresentò il primo gradino della carriera cinematografica del primogenito di Lee: “Brandon non è che si allenasse esclusivamente con me, semplicemente io ero il coreografo della puntata pilota della seconda stagione e dovetti coreografare le sue scene di lotta. Il suo istruttore era Dan Inosanto e per lui le Arti Marziali significavano qualcosa di molto diverso da ciò che erano state per suo padre. Non era cosi serio e dedito ai suoi allenamenti come lo era Bruce Lee. Era un giovane molto piacevole che iniziò con le Arti Marziali e più avanti volle dedicarsi completamente alla recitazione e ad arrivare il più lontano possibile nella sua carriera di attore, le Arti Marziali non erano una priorità nella sua vita”. Il maestro Yuen essendo il massimo a livello marziale, decide di lasciare del tutto per dedicarsi interamente al metodo della Medicina Energetica Cinese. “ Questo modo di vedere le cose è una via per poterle cambiare, come mai prima d'ora si era potuto fare! Fai dei

cambiamenti repentini..., per esempio, quando ti alleni i cambiamenti avvengono lentamente e devi far in modo che siano più rapidi”. Su cosa è basato il metodo di medicina energetica Cinese? Perchè ha così tanti seguaci in tutto il mondo? Cosa lo rende diverso dagli altri? “E' basato sulla legge universale, dal punto di vista fisico, non spirituale, perchè si suppone che il livello spirituale sia sopra quello fisico, ma non è così. Io guido l'energia che si possiede verso la debolezza di cui soffre, per essere coscienti di quale sia e così poterla rinforzare. Il risultato è istantaneo. Faccio questo da circa 30 anni”. Le Arti Marziali come si inseriscono in tale contesto? “Credo che la tradizione nelle Arti Marziali sia un bene, ma è qualcosa che si deve evolvere. Anche se qualcosa è cambiato, sono fondamentalmente le stesse di prima, però ci sono più cose che non conosciamo che viceversa. Così è arrivato il momento di essere più fisici perchè siamo creature di questo pianeta. Dobbiamo separare la mente dalla parte fisica e in questa maniera possiamo vedere il potenziale che si relaziona all'universo fisico. In questo modo possiamo essere tanto rapidi come l'universo, perchè l'universo lo è, è coordinato ed è più forte, così dobbiamo rapportarci col potenziale fisico universale e non solo mantenerci da un punto di vista spirituale. E' necessario dare fiducia alle gente perchè abbia sufficiente energia. Il che non si può ottenere solo se uno usa come unica via le Arti Marziali”. Da quando il Maestro ha iniziato a insegnare il suo metodo, è apparso in svariate pubblicazioni e in molti altri mezzi di comunicazione. Da allora non ha smesso di condividere le sue conoscenze e capacità con tutti, aiutando numerose persone. In Spagna è dove abbiamo realizzato questa intervista. “ Sono stato varie volte in Spagna, a Barcellona, Malaga e Madrid. Col mio metodo ho potuto aiutare più di 1000 pazienti qui”. Shifu Liang Kam Yuen attualmente vive a Canoga Park, California (USA); si allena nelle Arti Marziali anche se non più intensamente e in modo costante: “Non le pratico fisicamente, però eseguo la tecnica. Se mi rendo conto di qual'è il mio punto debole nel metterla in atto, la correggo all'istante. Così, quasi allo stesso momento posso migliorare a livello neuromuscolare la forza, la flessibilità, la resistenza, ecc...” Il maestro Yuen viaggia in tutto il mondo insegnando e applicando il suo metodo di Medicina Energetica Cinese. http://www.statscrop.com/www/y uenendirecto.com



Il Kihon Waza (tecniche basilari) è la parte più importante dell'allenamento di qualsiasi arte marziale. In questo DVD, il Maestro Sueyoshi Akeshi ci mostra varie forme d'allenamento di Kihon con Bokken, Katana e a mano vuota. In questo lavoro, si spiega più in dettaglio ogni tecnica, in modo che il praticante abbia una idea più chiara di ogni movimento e di come il corpo deve corrispondere al lavoro di ogni Kihon. Tutte le tecniche sono basate sull'assenza di Kime (forza) in modo che il corpo possa svilupparsi secondo la tecnica del Battojutsu, e anche se può sembrare strano a prima vista, tutto il corpo deve essere rilassato per ottenere una capacità di risposta rapida e precisa. Tutte le tecniche basilari sono eseguiti a velocità reale e vengono poi spiegate per il praticante di raggiungere un livello appropriato. La mancanza di peso sui piedi, il rilassamento del corpo, lasciando cadere il baricentro sono dettagli importanti che il Maestro sottolinea per conseguire un buon livello tecnico, ed un rapporto diretto tra la tecnica di base e l'applicazione reale.

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Testo: Emilio Alpanseque Foto: Sil-Metropole, Bona Film Group, The Weinstein Company.

The Grandmaster - Storie del Bosco Marziale “Nelle arti marziali esistono solo due parole: orizzontale e verticale. Se finisci a terra, perdi, se rimani in piedi, hai vinto”. Questa è la frase con la quale il personaggio di Ip Man apre e chiude questa interessante pellicola ispirata alla sua vita, ma che a sua volta ci permette di apprezzare certe tradizioni all'interno di quello che viene chiamato il Bosco Marziale o Wulin, che qui di seguito le andremo ad esaminare per tutti nostri lettori.

Sinossi Nella Cina degli anni 30, un vecchio maestro esperto di Baguazhang e leader della Società degli Artisti Marziali Cinesi decide di ritirarsi, ma non prima di sfidare a duello quello che dovrà essere il candidato idoneo per integrare gli insegnamenti del Sud del paese con quelli del Nord. E' cosi che Ip Man (Tony Leung), un esperto di Wing Chun di una certa fama della comunità di Canton, viene prescelto, vincendo il fatidico duello con relativa facilità. Di fronte alla sconfitta del maestro del Nord, la figlia di quest'ultimo, Gong Er (Zhang Ziyi) sfiderà immediatamente Ip, per cercare di vendicare l'onore della sua famiglia. Tuttavia, durante la sfida, un legame speciale si risveglierà tra di essi, che potrebbe cambiare il destino delle loro vite, o forse no...

Dichiarazioni del Regista L'acclamato e particolare regista di Hong Kong, Wong Kar Wai, ha presentato alla fine la sua opera magna, per la cui realizzazione ha lavorato per oltre dieci anni e che è stata girata nell'arco degli ultimi quattro. “THE GRANDMASTER” è la lenta storia di un tempo passato nella quale il personaggio centrale non è esattamente Ip

Man, ma le Arti Marziali stesse. In merito, il regista afferma: “Quando la gente mi domanda che tipo di film è questo, dico che è una vicenda sulla preoccupazione di come tramandare la conoscenza marziale alle generazioni future. Tratta delle persone nell'ambiente tradizionale del Wushu che desiderano andare oltre le proprie capacità, esperienza ed essenza. Questo è il punto centrale di questa storia”. In effetti, questo lungometraggio artistico trasmette un messaggio molto importante circa la prima generazione di membri della Società degli Artisti Marziali Cinesi (Zhonghua Wushi Hui) fondata nel 1910 con l'intenzione di utilizzare le Arti Marziali per rafforzare le persone e salvare il paese, anche se nel profondo nascondevano ideali rivoluzionari. “ Non sono soltanto valori delle Arti Marziali, è parte della nostra cultura e questo è ciò che voglio raccontare: da dove veniamo, chi eravamo nel passato” - chiarisce Wong.

Il Cast Tony Leung (Ip Man) - Nato a Hong Kong e abbandonato dal padre all'età di sette anni, sognava fin dalla tenera età di diventare un attore, ma ciò che non sapeva è che sarebbe finito per diventare una delle maggiori stelle del


cinema di Hong Kong, con oltre 30 anni di esperienza e più di cento pellicole al suo attivo. Leung è uno degli attori preferiti del regista Wong Kar Wai, avendo lavorato con lui in sette occasioni. Zhang Ziyi (Gong Er) Originaria di Pechino, comincerà a farsi notare dopo aver vinto un concorso di danza nazionale all'età di 15 anni. E' allora che il regista Zhang Yimou la scrittura per il film “The Road Home” (“La strada verso casa” - 1999, ndt). L'intensità della sua prova piacque moltissimo alla stampa del suo paese e in meno di tre mesi venne selezionata come protagonista dell'acclamata “Crouching Tiger, Hidden Dragon” (“La Tigre e il Dragone” - 2000, ndt). Da allora, la sua immagine ha acquisito enorme importanza grazie ai successi al botteghino, sia nel cinema cinese che in quello internazionale. Chang Chen (“The Razor”) Nato a Taipei nell'Ottobre del 1976 (l'anno del Dragone nello zodiaco cinese), l'incursione di Chang nell'industria cinematografica non fu casuale. Suo padre Chang Kuo Chu è uno degli attori più famosi di Taiwan e suo fratello maggiore, Chang Han, è anch'egli un attore conosciuto. Chang raggiungerà la fama dopo essere stato uno dei protagonisti del film “La Tigre e il Dragone “ (2000). Da allora, Chang ha girato molte

“In questo film ci sono molti stili e molti maestri, ma secondo quanto racconta la storia, date le circostanze di ciascuno di essi, solo uno è stato capace di trascendere la propria arte al resto del mondo”


pellicole acclamate dalla critica, collaborando con i migliori attori e registi.

La Produzione Il regista Wong Kar Wai è conosciuto per aver bisogno di molto tempo per ultimare i suoi film e la sua tendenza a non rispettare i tempi di produzione. Il copione originale venne scritto nel 2001 e dopo un lungo viaggio nella Cina più remota, visitando oltre un centinaio di maestri di Wushu tradizionale, le riprese del film vennero iniziate nel 2009, per poi debuttare nelle sale nel Gennaio del 2013. Il concetto originale era di presentare dieci maestri in dieci capitoli distinti, ma ciò avrebbe voluto dire un film troppo lungo e complicato. Si dice che l'equipe di produzione arrivò ad avere quattro ore di materiale montato e utilizzabile, il quale dovette essere ridotto a 130 minuti, che è la durata della versione ufficiale del lungometraggio. Occorre sottolineare che il regista Wong Kar Wai pretese che i suoi tre attori principali praticassero Wushu tradizionale per tre anni, prima di iniziare a girare. Tony Leung si dedicò in pieno alla pratica del Wing Chun, per mano del maestro Duncan Leung, che è stato allievo del vero Ip Man, del figlio Darren e del suo allievo Henry Araneda. Da parte sua Zhang Ziyi ha imparato il Baguazhang dall'esperta di Wushu moderno e tradizionale Ge Chunyan, membro della squadra originale di Wushu di Pechino. E per finire, Chang Chen si è allenato nel Bajiquan sotto la guida del maestro Wang Shiquan di Pechino nell'arco di tre anni,

arrivando persino a competere in Cina e ottenendo una medaglia d'oro nel 2009 ai campionati nazionali di Bajiquan tradizionale.

Le Scene di Combattimento Le sequenze di Arti Marziali in THE GRANDMASTER sono state coreografate dal leggendario Yuen Woo Ping, che si è occupato della direzione delle scene marziali di “The Matrix” (1999), “La Tigre e il Dragone” (2000), “Kill Bill Vol.1” (2003), “The Forbidden Kingdom” (“Il regno proibito - 2008 ndt) e moltissime altre produzioni, nel corso della sua carriera da oltre quattro decadi. E in questa occasione, Yuen fa una breve apparizione nel ruolo di Chan Wah Shun, maestro di Ip Man nella vita reale. Sotto le indicazioni di Wong Kar Wai, le scene di combattimento sono realmente eccellenti per coloro che apprezzano la bellezza tecnica di ciascuno stile, dei loro movimenti particolari, o anche di un singolo colpo o posizione. Oltre agli stili già menzionati, possiamo anche osservare


Cinema Marziale esponenti di Hung Gar, Xingyi, Mantide e altro ancora. Il maestro Yuen, insieme al direttore della fotografia francese Philippe Le Sourd, ci abbagliano in varie circostanze con la loro intensità e immaginazione, con alcune coreografie di gran livello cinematografico al posto di duelli al cardiopalma, come possiamo vedere in “Ip Man” (2008), interpretato da Donnie Yen. I combattimenti sono incontri eleganti e cerimoniali, in alcuni casi risaltano l'etica marziale e il rispetto reciproco. Secondo il tema chiave della pellicola, tutto si svolge nei minimi dettagli. Le macchine da presa si avvicinano e fanno vedere il preciso lavoro delle gambe, i movimenti di palmo a spirale, i colpi in torsione, ecc. Leggende del cinema marziale come Bruce Leung, il lottatore professionista Cung Le, l'esperto di Hung Gar Lau Kar Wing o la campionessa di Wushu, Zhou Xiaofei, richiedono davvero all'attore Tony Leung l'utilizzo massimo del suo addestramento marziale e del proprio talento interpretativo. Allo stesso modo, Zhang Ziyi e Chang Chen risultano combattenti assolutamente convincenti davanti alle telecamere.

La Nostra Critica Senza dubbio THE GRANDMASTER propone più sostanza che semplici colpi ad effetto e questo è importante, è qualcosa da tener presente prima di vedere il film. Non è “Ong Bak” (2003) o “The Raid” (2011), ma in linea di massima utilizza gli stili di Wushu tradizionali e altri elementi visivi come strumenti di espressione dei loro concetti. Per esempio: i personaggi centrali Ip Man e Gong Er rappresentano rispettivamente attraverso il Wing Chun e il Baguazhang, i loro comportamenti di fronte alla stessa esistenza. Il Wing Chun fondamentalmente considera la linea retta come la via migliore per attaccare, mentre il Baguazhang è famoso per i suoi movimenti circolari e l'energia a spirale. Ciò riflette la personalità di Ip Man, che è sempre diretto e guarda avanti, mentre Gong Er non fa altro che appoggiarsi al suo passato per evadere dal suo presente. E questo è solo un esempio del tipo di metafore che il regista utilizza. In questo film ci sono molti stili e molti maestri, ma secondo quanto racconta la storia, date le circostanze di ciascuno di essi, solo uno è stato capace di trascendere la propria arte al resto del mondo. Ci riferiamo a Ip Man, che nato nel 1893, visse nell'epoca dell'imperatore Guang Xu, l'ultimo imperatore Pu Yi, la nascita della Cina Nazionalista, la II Guerra tra Cina e Giappone e la fondazione della

Repubblica Popolare Cinese, periodo in cui egli fuggì ad Hong Kong e una volta lì avrebbe iniziato a insegnare pubblicamente l'arte del Wing Chun, abbandonando le vecchie tradizioni e riuscendo a passare il testimone delle sue conoscenze alle generazioni a venire, più di ogni altra cosa nella sua vita. E' per questo che il nome del film è THE GRANDMASTER, al singolare.



Dimitri Skogorev è uno dei maggiori specialisti internazionali nell'insegnamento delle Arti Marziali Russe. Direttore della scuola russa di Arti Marziali "Sibirski Viun" (SYSTEMA “SV”) e Presidente del Centro Internazionale di Arti Marziali Russe, è anche autore di diversi libri, e una serie di programmi di lavoro per il combattimento corpo a corpo. Dimitri Skogorev è membro onorario della Organizzazione della Aeronautica Militare d'Assalto e i Veterani delle Forze Operazioni Speciali "Gvardia". Dal 1988, Dimitri Skogorev ha sistematizzato e analizzato la struttura del sistema russo di Arti Marziali, ricercando in psicologia applicata e bioenergetica, che a sua volta si è tradotto nello sviluppo teorico e pratico dei programmi di "Sibirski Viun". Il sistema russo di combattimento corpo a corpo è applicato in situazioni estreme, sia nel mondo professionale e civile, e le loro chiavi sono: Non ci sono metodi specifici per azioni specifiche (solo esistono azioni fondamentali basate su leggi naturali). Non c'è nessun lavoro di "forza contro la forza", ma la capacità di sentire la forza e di gestirla adeguatamente. Il lavoro s'adatta alla situazione (la situazione è in continua evoluzione nel tempo e nello spazio).

REF.: • SKOGOREV2 Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.

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AUTORE: B. RICHARDSON

AUTORE: SALVATORE OLIVA

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TITOLO: HOMENAJE A BRUCE LEE AUTORE: TED WONG & CASS MAGDA

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TITOLO: JEET KUNE DO BRUCE LEE’S YMCA BOXING

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AUTORE: BOB DUBLJANIN

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AUTORE:TIM TACKETT

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TITOLO: THE WOODEN DUMMY INGLES/ITALIANO

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TITOLO: TITOLO: ESPADA Y DAGA BUKA JALAN SILAT



Alejandro per disciplina e tecnica, è divenuto uno dei riferimenti a livello mondiale del Karate Kyokushinkai. Il suo palmares è impressionante, questi sono solo alcuni dei suoi successi: Campione dell'Open del Giappone, 9 volte Campione Europeo e da appena una settimana, Campione del Mondo dei pesi massimi, diventando il primo occidentale a conseguire tale titolo. Carisma, determinazione, e pur o spirito Kyokushin, ar rivano nelle pagine di Budo International, arriva... Alejandro Navarro. Testo e Foto: Ricardo Diez Sanchis


Alejandro Navarro Puro Kyokushinkai! Budo International: Alejandro, come hai iniziato nel Karate Kyokushinkai? Alejandro: Il mio primo contatto è stato all'età di 16 anni, in un viaggio che ho fatto all'isola di Fuerteventura. Lì ho conosciuto il “colpevole” del fatto che oggi ci siano tante scuole e persone che conoscono e praticano Kyokushin nell'arcipelago delle Canarie, lo Shihan Antonio Roca, al quale mando tanti saluti, così come ai praticanti della mia terra. Poi l'ho ripreso a 20 anni, quando sono andato a vivere nella già citata isola.

obbligando letteralmente l'allora stupefatto agente a provarlo, il quale a sua volta si rifiutava allontanandosi da lui, uno spettacolo, non smettemmo di riderci su per svariati giorni. Finalmente saltò fuori il passaporto, ovviamente, lasciarono che portassimo con noi il gofio...hahahaha, hahahaha!!!! C'è qualche intervista in inglese in cui ho parlato di questo episodio e che hanno messo in rete. Sono passati cinque anni e ancora mi prendono in giro nel Dojo. Humour transalpino, lo chiamano...Crazy situation!!!

B.I.: Cos'è che ti “cattura” del Kyokushin? A: La sua filosofia di vita, i principi e valori che inculca, come la disciplina, l'umiltà, il rispetto e tanto altro che nella società attuale si trova raramente quando sarebbe necessario, come trovare il coraggio nel momento in cui ce n'è bisogno per uscir fuori dalle diverse situazioni che ci presenta la vita e insistere anche sotto pressione. Naturalmente è anche il suo modo di combattere e succeda quel che succeda, alla fine abbracciarsi con il proprio avversario è qualcosa di magico, un rispetto reciproco che da valore a ciò che fai e a ciò che sei.

B.I.: Parliamo del tuo Maestro Angel Romero, senza dubbio uno degli artefici dei tuoi successi sportivi A.: Il mio Maestro, in certe occasioni padre, in altre fratello e la maggior parte delle volte “semplicemente” amico e compagno di battaglia. Un sognatore nato dalla follia contagiosa e che lotta per ciò che crede sia giusto. Ho imparato molto da lui, non solo il Karate.

B.I.: Come ricordi la tua prima competizione? A.: Essendo la prima, logicamente era tutto nuovo, non avevo idea di ciò che avrei affrontato. E' stata una bella esperienza che mi è servita per capire a che punto ero arrivato. B.I.: Che consiglio daresti a coloro che stanno pensando di cominciare a gareggiare? A.: Che ascoltino i loro maestri, che lavorando duramente si viene ricompensati, che non prendano scorciatoie per fare prima, poichè torneranno indietro, allenare molto le basi, la posizione sul tatami, gli spostamenti, lavorare di squadra aiutando il compagno, imparando indistintamente da tutto ciò che succede intorno a te e che la forza risiede nello spirito e nella fiducia che hai in te stesso. Bisogna sempre lottare per i propri sogni... B.I.: Qual'è il tuo ricordo più bello come praticante di Kyokushin e come agonista? A.: Ce ne sono tanti e tutti differenti...Quei momenti duri che condividi con i compagni e che fanno si che l'amicizia si rafforzi attraverso, spesso e volentieri, il dolore e il sacrificio negli allenamenti. Può sembrare strano, ma è tramite i risultati non proprio positivi che abbiamo potuto riflettere meglio e quindi crescere un pò di più. B.I.: Cosa hai provato scendendo dal tatami dopo aver vinto il campionato del mondo? A.: Soddisfazione reciproca, per me e la mia squadra che mi ha accompagnato in Giappone e per il gruppo che c'è dietro di noi, soprattutto per i più giovani. Essere li è qualcosa di speciale, è dove tutto ha avuto origine. B.I.: Ci racconti qualche aneddoto che ricordi dei tuoi viaggi? A.: Una volta, il mio compagno e amico Hector perse il passaporto all'aereoporto di Tokyo. Andammo alla polizia a chiedere aiuto e lungi dal darcelo, ci iniziarono a interrogare... Ovviamente non capivamo niente, il Sensei Angel che ci accompagnava non poteva crederci. Il culmine fu quando un agente aprì il nostro bagaglio e trovò un pacchetto di gofio (cereale macinato tipico delle isole Canarie) pensando che fosse qualcosa di strano e s'innervosì domandando cosa fosse, Hector di punto in bianco apri la borsa, ne tirò fuori una “manciata” con un dito (premetto che un “dito” suo è come quattro dei miei)

B.I.: Adesso stai vivendo una nuova tappa della tua esistenza in Costa Rica, come ti stai adattando alla vita lì? A.: In effetti è così, è quasi un anno e mezzo. Tutto è nato da una conversazione con il Branch Chief Erik Goldberg e adesso eccomi qui, mi stanno trattando molto bene, appoggiandomi in tutto, dandogli anche meriti per ciò che è stato ottenuto negli ultimi 15 mesi. Ne approfitto per ringraziare da qui sia lui che Mario Hernandez per la fiducia che mi hanno concesso, così come tutto il team della IKO Kyokushinkaikan Costa Rica. B.I.: Desideri aggiungere qualcos'altro? A.: Ricordarmi del Shihan Daniel Lorente, che è sempre lì a supportare la selezione nazionale. Dare un incoraggiamento agli junior che stanno facendo un percorso molto buono e a tutto il gruppo della IKO España, per la loro dedizione. Ai compagni e fratelli di battaglia, siano dove siano, mandare loro un grande abbraccio a distanza.





La devastante tecnica di attacco dell'elefante bianco

T

ra le numerose strategie di combattimento sviluppate dai maestri di lotta siamesi in un periodo di alcuni secoli, dai primi del 1600 al secolo scorso, spiccano le tecniche avanzate normalmente indicate con il nome collettivo di Look Mai Muay Thai. Ognuna di esse, similmente a quanto avviene con le più semplici strategie dette Mae Mai (o tecniche fondamentali), racchiude moltissimi principi di combattimento che, una volta decodificati, forniscono al thai boxer un vasto bagaglio tecnico da cui attingere in ogni occasione. Esaminiamo ora in dettaglio la Look Mai numero 1 secondo la codifica universalmente accettata da tutti gli Arjarn thailandesi. La tecnica prende il nome di Erawan Soei Nga che, letteralmente tradotta, vuol dire “Erawan (l'elefante bianco a tre teste) colpisce con le zanne”. Ad un'analisi superficiale quest'azione si estrinseca “solo” in uno o più pugni montanti portati al volto o al corpo dell'avversario, evitando un suo attacco impetuoso. In realtà ogni Look Mai dischiude ad un esame accurato un intero mondo di tradizioni culturali ancestrali, di tecniche marziali sofisticate e di cognizioni mediche dettagliate.

• La tecnica: Tecnica: l'elefante è un animale enorme dotato di potenza eccezionale, è infatti perfino capace di sradicare un albero. Le tecniche correlate all'elefante nascono dall'osservazione dell'uso delle zanne per colpire e della proboscide per deviare, colpire, afferrare, spezzare. L'uso della proboscide per colpire in maniera rilassata ma potente è stato copiato dai thai ed utilizzato per sviluppare il micidiale Tae o calcio circolare tipico della Muay Thai, in cui la gamba è scagliata senza essere contratta o piegata e poi stesa, come avviene nelle tecnche di calcio di altri stili orientali. Le zanne dell'elefante sono armi micidiali e vengono simulate dai colpi inferti con i pugni dal basso in alto (appunto il pugno montante in Erawan Soei Nga) o con i gomiti verso l'alto o verso il basso. Oltre ai colpi, la proboscide è impiegata anche per tastare, afferrare e strappare i rami o qualsiasi oggetto si trovi davanti all'elefante: nello stesso modo le gambe dell'avversario vengono afferrate e tirate per provocarne la caduta rovinosa. Il piede dell'elefante infine può schiacciare qualsiasi cosa con effetti distruttivi: così il colpo di tallone su un avversario a terra si rivela spesso una tecnica definitiva. • I punti vitali. La mandibola o osso mascellare inferiore forma la parte inferiore del volto e

mantiene in sede i denti. Il nervo alveolare inferiore, ramo mandibolare del nervo trigemino, entra nel forame mandibolare e decorre in avanti nel canale mandibolare, fornendo la sensibilità ai denti. Un forte colpo in questa zona soprattutto se con un angolo di 45° (così come avviene quando si viene colpiti con la tecnica Erawan Soei Nga) , può procurare una frattura mandibolare; chi la subisce proverà dolore acuto e difficoltà ad aprire la bocca e può avere intorpidimento delle labbra e del mento. La lussazione della mascella potrebbe verificarsi contestualmente alla frattura (o anche in assenza di frattura), se il colpo risultasse diretto alla parte più alta dell'osso ( verso l'orecchio). Essere colpiti mentre si ha la bocca aperta (anche leggermente) non farà che aumentare le possibilità di lussazione mandibolare. Nel peggiore dei casi, un colpo secco alla mascella può causare anche delle lesioni traumatiche del cervello (lesione intracranica).





“(...) l'illuminazione non disturba la persona, Così come la luna non disturba l'acqua. Una persona non blocca l'illuminazione, Così come la goccia di rugiada non nasconde la luna nel cielo. (...)” Maestro Zen Dogen

Il Ki nelle Arti della Spada Per qualcuno, è dove si comincia davvero ad imparare; per altri, un nuovo capitolo che inizia. Kansatsu, in giapponese significa osservazione. E' il momento in cui l'allievo scopre che può osservare; che comprende i movimenti più strani. E' la separazione della mente dal cervello. Mi spiego: Il cervello è soltanto una parte del sistema nervoso centrale - sebbene sia la più complessa. Consiste in una massa di tessuti nervosi che occupa la maggior parte del cranio e che ha, tra le altre funzioni, quella del raziocinio e del linguaggio. Ha una forma ovaloide con la porzione più allungata verso il posteriore. Pesa di media circa 1100 grammi. Il lato sinistro del cervello governa il lato destro del corpo e il lato destro comanda sul lato sinistro del corpo. Il lato sinistro del cervello è logico, mentre quello destro è intuitivo. Per i maestri del Haragei e gli antichi specialisti nell'arte di combattere con la spada, si può descrivere come un castello a tre piani. Il 1° piano - subcosciente - è la “residenza dei nostri impulsi automatici”, che simboleggia la somma dei servizi realizzati. Il 2° piano - cosciente - è il “dominio delle conquiste attuali”, dove si elevano e si consolidano le qualità nobili che stiamo costruendo. Il 3° piano - supercosciente - è la “casa delle nozioni superiori”, indica le eminenze delle conformità che dobbiamo raggiungere. Perchè la nostra mente prosegua diretta verso l'alto, è indispensabile l'equilibrio di queste tre zone del nostro cervello. La mente è la bussola di questo universo microscopico (il cervello), in cui miliardi di corpuscoli e energie

multiformi si consacrano al suo servizio. Da questa si emanano le correnti della volontà, che determina un'ampia rete di stimoli reagendo davanti alle esigenze di ciò che ci circonda all'esterno, o rispondendo ai suggerimenti delle zone interne. Diversi maestri Zen e coloro che seguono in maniera più mistica la cultura giapponese, prendono in considerazione un percorso interno nella mente, che si colloca tra ciò che è oggettivo e soggettivo; la mente è obbligata dalla Legge Divina a imparare, verificare, rifiutare, accettare, raccogliere, mantenere, arricchirsi, illuminarsi, progredire sempre. Da un piano oggettivo, ne riceve i problemi e le influenze dalla lotta diretta; dalla sfera soggettiva, ne assorbe l'ispirazione, più o meno intensa, dalle intelligenze materiali e immateriali che le sono affini e i risultati delle creazioni mentali che ne sono peculiari. Nella via del Kenjutsu, sebbene permanga apparentemente statica, la mente continua il suo percorso, senza tor nare indietro, sotto l'azione inesauribile di forze visibili o invisibili. Molti allievi diventati poi grandi insegnanti hanno compreso, in questa tipologia di osservazione, che durante un combattimento, vita e morte si mescolano; il valore del Ma-Ai sta nella separazione dei sentimenti che vengono esteriorizzati sottoforma di “tempo e distanza” con l'opponente, originando la distanza perfetta, esatta! Dal punto di vista dell'applicazione e non solo nella pratica della spada, tutta la forma necessita di una prepazione o di modalità che consentano una maggiore comprensione, Sujimichi, che qualche anno più tardi è stato denominato

Kyoju-h, che fa riferimento a metodi di esercizi preparatori per i sistemi studiati specificatamente per la guerra. Vengono stabiliti priamariamente nel passaggio di grado di Shoden in: Iwa (Chõku; tõsa; en-põ;) Hend õ (Shita; Ue; J õ ge; Sayu; chikaku) Matsu (Chõku; tõ-sa; en-põ;) “Egli entra ed esce davanti ai tuoi occhi, Rispondendo ai fenomeni, seguendo le emozioni. Quando si è spensierati, senza ostacoli, Tutti gli sforzi portano al successo” (Hsin-wang-ming. Da Fu-yu 497-569) L'allievo è concepito come un essere dinamico, che in ogni momento interagisce con la realtà, operando attivamente con oggetti e persone. Questa interazione con l'ambiente fa si che costruisca delle “strutture mentali” e acquisisca le capacità di farle funzionare. L'asse centrale pertanto, è l'interazione organismo-mezzo e tale interazione ha luogo attraverso due processi simultanei: l'organizzazione interna e l'adattamento al mezzo, funzioni esercitate dall'organismo nel corso della vita. In passato, era tramite questi esercizi che i grandi maestri costruivano il carattere marziale di ciascun allievo. Dobbiamo pensare che il processo di sviluppo è influenzato da fattori come: maturità (crescita biologica degli organi), esercitazione (funzionamento degli schemi e degli organi che hanno a che fare con la formazione delle abitudini), apprendistato sociale



(acquisizione di valori, linguaggio, costumi e relazioni culturali e sociali) e equilibrio (processo di autoregolazione interna dell'organismo, che si costituisce nella successiva ricerca di riequilibrio dopo ciascun squilibrio patito). E' li che possiamo veder costruite le diverse identità relative ai differenti “Ryu”. Ovvero: per c o s t r u i re t a l e c o n o s c e n z a , l e concezioni della relazione SenpaiKohai si combinano con le informazioni che vengono dal mezzo (Ryu), nella misura in cui la conoscenza non è concepita appena come una scoperta spontanea dell'allievo (kohai), ne trasmesso in maniera meccanica dal mezzo esterno o dagli adulti, ma come il risultato di una interazione, nella quale il soggetto è sempre un elemento attivo, che cerca attivamente di comprendere i l m o n d o c h e l o c i rc o n d a , d i risolvere gli interrogativi che tale m o n d o p re s e n t a e c a p i re l'applicazione delle energie nelle arti tradizionali. Nella storia della pratica con la spada, alcuni maestri più tradizionalisti obbligavano i loro allievi a praticare molto con il Bokut nel Makiwara, nei pneumatici, nei fasci legati di bambù...incessanti, stancanti, tanti movimenti ripetuti e molta enfasi nella respirazione. Logicamente tutti questi esercizi mirano a rafforzare l'impatto della spada cercando di raggiungere la perfezione del taglio. Dall'altro lato, si deve tener di conto l'estrema rilevanza, l'influenza dell'energia corporea. Ripetere tanto il solo movimento senza capire i suoi profondi significati, è come trasformare la sua essenza in una collezione di gesti ripetitivi. Il movimento discendente verso il Makiwara (che è in linea orizzontale), rappresenta la forza del corpo, in questo caso, generata dallo Hara sotto forma di taglio. Per quello, lo Haragei lavora sullo Hara in modo che le sue contrazioni e

espansioni creino un movimento che produce calore che nasce dal centro del corpo, che prosegue dalla colonna vertebrale verso le mani. I maestri del passato, prinicipalmente a metà del XIX Secolo, studiavano il calore in maniera scientifica e razionale. Il calore era riconosciuto come una specie di movimento delle molecole della materia. I fabbricanti di spade conoscevano bene questa teoria quando le applicavano nella manifattura delle loro spade. Gli esercizi del Haragei, nel caso specifico della pratica sul Makiwara, ricercano i due stati di questo calore: vapore e solido. Nei solidi, si crede anche che le molecole vibrano o oscillano intorno a dei punti fissi all'interno dello Hara e di conseguenza del sangue, facendo si che molti, attraverso questa coscienza, aggiungevano elementi di aiuto alla propria alimentazione per il rinforzamento dell'energia corporea. Quando l'energia dello Hara si associava all'elemento acqua, questo movimento corrispondeva a un calore di forma liquida. Quindi, in questo stato “liquefatto”, il suo movimento era meno ristretto poichè le molecole erano capaci di svilupparsi più delle altre, con relativa facilità. Per i maestri più studiosi, è nell'elemento che produce vapore tramite lo Hara che il movimento molecolare diventa più grande di tutti gli altri. Da lì la valutazione del KI sotto forma di vapore. Si giunse alla conclusione profonda che, siccome le molecole gassose rimanevano assai distanziate, il loro movimento non veniva essenzialmente coinvolto da nessuna attrazione tra le stesse. Ogni molecola si spostava semplicemente in linea retta fino a scontrarsi con un'altra che si trovava nella sua traiettoria, che fosse del Ki o di qualche altro processo già in atto. Per l'allenamento all'impatto della

spada, i maestri cercavano di rispettare un metodo che ripeteva determinate volte tutti gli elementi, al fine di rafforzare la relazione dello Hara con tutti questi. L'intento è quello di utilizzare lo Hara nell'elemento “terra”, in modo che esso, dopo l'inizio dell'elemento fuoco venga applicato per far si che il Ki fluisca in forma di vapore verso le due mani che guideranno la spada verso il Makiwara. Ciò rende possibile che, tramite il vapore, il movimento circolare sia relativamente libero dalle forze di attrazione intermolecolari. Le molecole si disperdono liberamente nello spazio vuoto, entrando in collisione l'una con l'altra e con i canali delle braccia rafforzati dall'esercizio all'impatto. Le braccia ricevono un bombardamento continuo, nel momento in cui le molecole le raggiungono e esplodono. Ciascuno di questi impatti produce una piccola forza sulle pareti ossee, sommandosi insieme e formando una forza media costante, unendosi tra di essi. Quindi, la sola pratica dall'esercizio rinforzerà soltanto il corpo fisico. La vera ragione dell'impatto sta nella concentrazione delle forze sotto forma di energia durante l'impatto stesso o il taglio. E' risaputo da tutti i maestri e praticanti del H a r a g e i , c h e t a g l i d i ff e re n t i e s i g o n o a l t rettanti tipi di respirazione e assi relazionati con lo Hara. Parlando più nel dettaglio, quando una zona si carica, il fluido energetico si libera nella corrente sanguigna e si canalizza verso quelle aree in modo che gradualmente mantengano tale carica e la pressione dell'energia Ki, distribuendola per tutto il corpo e nel caso del Kenjutsu, venga depositata nelle estremità, che prolungate dalla presenza della spada, entrano in conflitto con l'acciaio della medesima.



Stretching della schiena “Prishthasana” Una volta avviato il riequilibrio delle energie da un lato all'altro con le posture precedenti, possiamo sviluppare quello dell'energia anteriore - posteriore e il controllo dei percorsi e dei relativi centri. Il cervello ha dunque aumentato la conoscenza e le connessioni neuronali delle zone laterali, ciò servirà per stimolare la zona centrale, questa posizione aiuterà a incrementare ulteriormente le cognizioni spaziali e fisiche. I centri di allerta nella ghiandola pineale (anche chiamati “il terzo occhio”) producono la serotonina, un derivato della melatonina, un ormone che influisce sulla modulazione del sonno/veglia e sulle funzioni stagionali, così come sull'efficienza sessuale. Questa ghiandola collega il sistema endocrino col sistema nervoso dal momento che trasforma i segnali dei nervi del sistema simpatico (essenzialmente responsabile del fatto che il corpo sia pronto all'azione) e del sistema nervoso periferico in segnali ormonali. L'attività pineale diminuisce con la luce diurna, perciò i livelli di melatonina sono più bassi durante il giorno. Crescono la notte, aumentando dieci volte tanto, provocandoci il sonno. Tuttavia la luce diur na non colpisce direttamente la ghiandola pineale, invece, si introduce tramite i percorsi visivi per stimolare l'ipotalamo, che invia dei segnali alla ghiandola pineale attraverso i collegamenti dei nervi e del midollo spinale. Esponendo la retina alla luce si trasmette per prima dall'ipotalamo (un'area del cervello ben conosciuta per coordinare i segnali dell'orologio biologico). Le fibre dell'ipotalamo scendono verso il midollo spinale e in ultima istanza verso i gangli cervicali superiori, da dove i neuroni post gangliari salgono alla ghiandola pineale. Per

questo, la pineale è simile al midollare del surrene, nel senso che traduce i segnali del sistema nervoso simpatico in segnali ormonali. Quando il praticante si inclina all'indietro in questa postura, gli occhi (anche chiusi) ricevono più luce dall'alto (specialmente all'esterno). Ciò serve ad inibire la produzione di melatonina e accrescere lo stato di veglia, allerta e coscienza del praticante. Lo stiramento e l'inarcamento della spina interna, insieme con la compressione di quella esterna, aiutano a trasmettere i segnali delle transizioni verso le zone ormonali. Con lo stiramento della zona addominale si ottengono molti benefici per il praticante, dal punto di vista sensoriale fino alla dinamica funzionale degli organi interni. Con lo stretching, in questa posizione, apriamo il torso alleggerendo la pressione sugli organi interni per una migliore funzionalità, circolazione e trasmissione nervosa. Specialmente se facciamo un lavoro sedentario nel quale stiamo seduti tante ore al giorno, gli organi, polmoni e intestini, si comprimono e inibiscono le loro funzioni ottimali e appropriate. Tutto questo incrementa l'attività e le funzioni derivate da questa postura aiutando anche a permanere in allerta e attivo durante la giornata. Ma il fattore più determinante risiede nell'aumento degli elementi sensoriali che deriva da questa postura e che è relazionato ai chakra della parte frontale del corpo. Nelle fibre di ciascun muscolo ci sono dei recettori sensoriali chiamati cellule fusiformi, che rilevano in primo luogo le variazioni della lunghezza del muscolo. Esse inviano le informazioni sulla lunghezza al sistema nervoso tramite i neuroni sensoriali e azionano l'attività neurovegetativa riflessiva del corpo. Tale informazione può essere elaborata dal cervello per determinare la posizione delle

parti del corpo e la risposta automatica dei riflessi dello stesso. Quando il muscolo viene stirato, le fibre primarie sensoriali delle cellule fusiformi rispondono a entrambe le variazioni di velocità e lunghezza, per poi trasmettere tale attività al midollo spinale sotto forma di cambiamenti della modulazione del potenziale di azione. Inoltre, le fibre secondarie risponderanno alle variazioni di lunghezza del muscolo (ma con una minore componente di sensibilità alla velocità) e trasmetteranno questo segnale al midollo spinale comprimendo il canale principale dello Shushuma. Questa crescita della capacità sensoriale è importante poiché la postura apre i chakra frontali verso il basso, verso il perineo. Appurato che i Chakra sono importanti portali sensoriali per relazionarsi con le vibrazioni del mondo esterno, tale aumento di sensibilità, attraverso le cellule muscolari fusiformi, induce un enorme incremento dei messaggi neurologici riflessivi in merito alla conoscenza del corpo e delle relazioni con le suddette vibrazioni. Ciò aiuta il praticante a essere più consapevole e recettivo rispetto ai flussi esterni e alle trasmissioni di energia che accrescono l'attività fisica.

Stretching della schiena “Prishthasana” Fare un passo verso l'esterno per entrare in questa posizione con i piedi leggermente più aperti della larghezza delle spalle, permette che l'energia salga attraverso il tallone, passando per la parte interna delle cosce fino al Shushuma (creando e canalizzando la concentrazione della principale linea energetica). I nervi motori non sono necessari per equilibrare il corpo da un lato all'altro come nelle posture precedenti, portando quindi il corpo verso la dimensione sensoriale. Facendo un passo verso l'esterno per collocarsi in questa posizione con i piedi rivolti in avanti, si produce una maggiore contrazione muscolare nella base della spina dorsale. Di seguito, quando ci pieghiamo indietro si provoca una compressione dei muscoli della spina e dei nervi per inibire le azioni motorie. Questa compressione e inibizione esercitate direttamente alla base della spina dorsale inibiranno a loro volta in gran parte Ida e Pingala (permettendo così la stimolazione del Shushuma) poiché sono già compressi in due direzioni (postura da un lato all'altro così come dall'alto in basso, visto che il corpo è inclinato all'indietro). Le mani si mettono dietro alle gambe, il che serve per inibire l'effetto di


stabilizzazione del corpo che a sua volta serve per mantenere l'azione di conoscenza, preparazione e risposta dell'individuo. Questo, combinato con tutti i chakra posteriori che sono sigillati grazie all'inarcamento della spina e alla compressione laterale causata dalla posizione delle braccia, conduce i chakhra frontali verso la concentrazione che alimenta lo Shushuma. Lo stretching del torso stimola il primo Chakra con un inserimento di vibrazioni generate dalla terra che a sua volta attiva lo Shushuma e il Chakra frontale in seguito. La posizione del piede concentra e stimola l'aspetto sensoriale del cervello e più avanti apre i recettori energetici del corpo per l'entrata sensoriale e l'apertura corretta del chakra, così come accade per il passaggio alla modalità recettiva e sensoriale. Lo stiramento attiva le cellule fusiformi dei muscoli così come i nervi, raggiungendo la completa capacità sensoriale. Inclinandovi all'indietro, sentirete la salita dell'energia dalla parte interna dei muscoli verso il perineo (primo chakra), energia che si riceve direttamente dalla terra. Questa ascesa continua durante il piegamento all'indietro, di seguito l'energia stimola il secondo chakra e il riconoscimento della vostra sessualità. Quando l'energia arriva al plesso solare, o terzo Chakra, la sensazione di forza e di autocoscienza è stato pienamente raggiunto. Piegandovi ulteriormente e aprendo il petto, o quarto chakra, sentirete dunque la recettività e la pace interiore. Quando il quinto chakra nella gola sarà aperto, avrete una sensazione di gioia travolgente poiché le vostre emozioni vibrano al livello più elevato. Quando il terzo occhio, o sesto chakra, sarà aperto sentirete che un ondata di chiarezza si irradia nella vostra mente, nel vostro corpo e nella vostra anima, mentre arriverete a sentirvi in armonia con le vostre comunicazioni e vibrazioni interiori. Finalmente quando si apre il settimo chakra, o chakra corona, sentirete l'unione della vostra conoscenza e delle vostre vibrazioni interiori con l'universo e arriverete a percepire lo spazio vibrazionale intorno a voi che si muove sottilmente, fino a riempirvi completamente di vigore.

Respirazione e intenzione: Per iniziare, unite i piedi e inspirate profondamente dal naso permettendo all'energia di fluire verso terra. Durante l'inspirazione, sentite l'aria o l'energia fluire verso il basso e verso il centro attraverso il perineo fino ai talloni, dove si consolida. Quindi facendo uno spostamento laterale dei piedi, un po' più larghi delle spalle, espirate lentamente e sentite l'onda di energia che sale dalla parte interna delle gambe e della spina dorsale verso la testa. Inspirate lentamente quando cominciate a inclinarvi, coordinatevi con lo stiramento dirigendo la vostra conoscenza fino alla successiva apertura dei chakra. Quando smetterete di sentire tutte le aperture e le risposte vibrazionali, espirate lentamente. Questo rilasserà tutto il vostro corpo per continuare a comprimere e chiudere la schiena, dato che subito dopo si va a stirare la parte frontale del corpo, poiché i chakra si apriranno più avanti. Godetevi ciò che sarete capaci di ottenere e ciò che avrete appena sperimentato perché poche volte nella vita riceviamo in dono la conoscenza. Tutto nell'universo possiede una vibrazione, ma la maggior parte di noi non arriva a raggiungere questo livello di consapevolezza e di unità con esso, che può davvero cambiarci la vita. Nel prossimo numero: “Postura del triangolo” Trikonasana

Testo: Evan Pantazi Insegnante di Yoga: Carolina Lino - Ponta Delgada, Isole Azzorre Foto: Tiago Pacheco Maia - Ponta Delgada, Isole Azzorre


Questo DVD sul pronto soccorso è uno strumentoindispensabile per tutti i praticanti di Arti Marziali chepresto o tardi si trovano in situazioni nelle quali ènecessario “soccorrere”. In qualsiasi scuola in cui siha a che fare con la lotta, il combattimento osemplicemente il contatto fisico, è successo chequalche allievo o istruttore sia stato colpitoo abbia patito un infortunio. E' possibile siano stati messi ko,che abbiano avuto difficoltàrespiratorie, spasmi muscolari,vertigini, nausee, o unqualsiasi altro problemacausato da un allenamentolesivo. Gli “incidenti” sonoqualcosa di reale ed ènecessario intervenirequanto prima, in modoche la disfunzionecausata non peggioriulteriormente. Questeinformazioni n o n d o v r e b b e r o essereobbligatorie per tutti gli“istruttori”, ovviamente, perpreservare la sicurezza e ilbenessere dei loro allievi?Questo DVD è il primo di unaserie di lavori a cura del Maestro Pantazi, incentrato nell' “altro lato”del Kyusho, quel lato che ponel'attenzione alle scienze dell' “energia” dellasalute e del benessere, non solo applicabile nei Dojo, ma anche ne quotidiano con i vostri cari e tutte lepersone che ci circondano.

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Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.

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Quello che e' necessario sapere per... Il futuro delle Arti Marziali risiede nei nostri figli. I bambini e i giovani cresceranno e continueranno la nostra tradizione marziale, perciò devono essere educati insegnando loro nel miglior modo possibile. Ma ci sono molti istruttori che hanno una comprensione molto vaga dello sviluppo naturale dei bimbi, così come delle loro potenzialità motorie e delle loro capacità psicosociali. Tenendo in mente tutto ciò, eccovi una guida basilare di ciò che necessita per insegnare Arti Testo e Foto: Jesse Enkamp Marziali ai bambini:


Insegnare Arti Marziali ai bambini Bambini di 7 - 9 anni Aspetto fisico: I bambini tra i 7 e i 9 anni hanno un gran bisogno fisico di muoversi. Perchè a quest'età, il loro corpo sta iniziando ad automatizzare i propri movimenti questo vuol dire che essi sentono in

maniera naturale l'impulso di muoversi in ogni maniera possibile. Tuttavia, i bambini di quest'età hanno la muscolatura poco sviluppata e la loro capacità di contrarre i muscoli è assai limitata. Lo stesso succede con le loro capacità anaerobiche. Le

differenze tra i sessi sono quasi inesistenti a quest'età. Aspetto mentale: Se si parla di sviluppo psico-sociale nell'età dai 7 ai 9 anni (alcuni bambini possono sembrare più grandi o meno, dipende dalla loro crescita), la loro capacità di


Quello che e' necessario sapere per... socializzare non è completamente sviluppata, il che significa che gli risulta difficile trovarsi in un gruppo con persone differenti, con necessità distinte. In altre parole, sono molto più egoisti e per questo viene prima la loro sicurezza e fiducia personale. Inoltre, il loro senso del bene e del male sta iniziando a evolversi, insieme con la capacità di seguire le regole e le istruzioni, così come la loro capacità di ascolto quando tentano di rispondere a dei comandi vocali, è a un livello basso. Consiglio: Quando insegnate a bimbi tra i 7 e i 9 anni, cercate di concentrarvi sui giochi. Potete organizzare una grande varietà di esercizi, movimenti e lezioni - Tentate di essere il più chiari possibile e dare sempre le istruzioni in forma breve e sintetica. E' più efficace mostrare chiaramente in forma visiva, che spiegare verbalmente ai bambini. In questa fase è importante enfatizzare il lavoro di squadra, senza alimentare una mentalità competitiva. Assicuratevi di dare delle regole chiare e stabilire ciò che è bene e ciò che è male, come devono comportarsi nel dojo e per cosa si devono usare e o meno le Arti Marziali, ecc.

Bambini dai 10 ai 12 anni Aspetto fisico: I bambini tra i 10 e i 12 anni hanno migliorato notevolmente la propria coordinazione. Ciò significa che gli si può inculcare delle cognizioni più difficili, oltre che chiedergli movimenti fisici, mentre accresce enormemente la loro funzione respiratoria. A quest'età si iniziano a notare le differenze di sesso, anche se non sono completamente sviluppati. Aspetto mentale: A quest'età, oltre ad aver migliorato la coordinazione, hanno anche cominciato a sviluppare la capacità di pensare in maniera logica e astratta. Ciò vuol dire che possiamo chiedere che utilizzino tali capacità negli esercizi, per trarre dei vantaggi dai miglioramenti in questo aspetto. Inoltre, la loro capacità di cooperare aumenta insieme con la crescente voglia di allenamento e di competizione. In altre parole, la mentalità da “tribù” sta gradualmente prendendo il posto di quella del “io”, anche se comunque è insita nell'individuo. Consiglio: Una volta di più, quando si insegna a questo tipo di gruppo, dovrete assicurarvi che le lezioni siano molto varie (come con i bambini dai 7 ai 9 anni), però senza creare confusione. I ragazzi di questa età generalmente provano a fare

molti sport differenti, pertanto il nostro lavoro sarà quello di fare in modo che continuino a praticare le n o s t re A r t i M a r z i a l i . C e rc a t e d i includere l'allenamento tecnico in questa fase, con più dettagli sulla tecnica, oltre che un pò di tattica e addestramento basato su scenari distinti. E' vitale essere coerenti nelle nostre azioni e nelle nostre parole quando guidiamo le lezioni, giacchè a quest'età, equità e giustizia sono concetti molto importanti per i bambini.

Giovani tra i 13 e 15 anni Aspetto fisico: sorprendentemente per molti allenatori e insegnanti, i ragazzi tra i 13 e 15 anni cominciano a decadere in alcuni aspetti - questo si osserva soprattutto nella coordinazione (che peggiora) e nell'agilità (che diminuisce). A questo punto, i ragazzi che hanno vinto dei trofei con facilità, potrebbero iniziare a perdere le loro motivazioni, perciò è necessario che gli istruttori capiscano


Insegnare Arti Marziali ai bambini che a quest'età ci sono da considerare dei cambiamenti naturali, specialmente nella loro struttura fisica, dal momento che aumenta in particolare la loro statura e il loro peso. Cresce anche massivamente la loro capacità aerobica, oltre ad accentuarsi la differenza tra i sessi. Aspetto mentale: il gruppo tenderà più volte a disunirsi, perchè sorgono sempre più differenze fisiche e mentali tra gli individui. Tuttavia, fortunatamente, migliora la capacità di risolvere i problemi e avere delle

discussioni teoriche, il che significa che possiamo parlare di più con loro. Come leader, questo aspetto di mantenere il dialogo è più importante che mai, dal momento che i ragazzi ci vedranno come dei pilastri di fiducia e sicurezza nella dinamica delle loro vite. Pertanto, renderemo gli esercizi tecnici più facili, aggiungeremo molti movimenti complicati e cercheremo di non stressare troppo i nostri allievi. Comunque, dovremo incrementare la durata e l'intensità delle lezioni, visto che i giovani sono in piena pubertà e

un calcio nel sedere ogni tanto gli farà bene.

Ragazzi tra 16 e 18 anni Aspetto fisico: Quando i ragazzi hanno tra i 16 e 18 anni, sono sul punto di diventare adulti. Questo si manifesta fisicamente in molti modi: i polmoni e gli apparati respiratori sono al massimo livello, così come la capacità di gestire l'aumento di acido lattico nei muscoli. In questa fase, la maggioranza dei ragazzi (tra 18 e 19 anni) e delle ragazze (tra i 15 e 16 anni) in genere sono cresciuti completamente e le differenze tra sessi sono divenute un fattore determinante. Aspetto mentale: Quando i ragazzi raggiungono questa età, anche le loro conoscenze aumentano, pertanto iniziano più di frequente a farsi domande sui nostri insegnamenti e a un livello più profondo di prima. Anche la percezione e l'accettazione della loro identità gradualmente stabilita sta avendo luogo, così come un marcato senso di indipendenza. Consiglio: In questa fase è appropriato aumentare le dosi allenamento (sia in volume che in frequenza e intensità). Come istruttori, possiamo fare delle lezioni più dure sia fisicamente che mentalmente, così come organizzare allenamenti sulla forza e altri addestramenti supplementari (ad esempio cardiovascolari). Inoltre è importante che i ragazzi si mantengano elastici, perchè stanno diventando adulti, mediante esercizi di agilità e stretching. Ovviamente ci sarebbe ancora molto da dire su come insegnare ai bambini e molti sono i video sul tema che sono stati realizzati, tuttavia spesso ne parlano a un livello base. Ricordate che ai bambini e ai giovani piace variare (ma non al punto di creargli confusione). Noi allenatori dobbiamo tener conto di ciò per poter mantenere l'interesse e le motivazioni dei giovani a lungo nel tempo. Inoltre dobbiamo cercare di vedere il quadro in maniera globale: la maggior parte dei ragazzi vengono ad allenarsi per divertimento, per apprendere cose buone, per farsi vedere, esibirsi (i ragazzi adorano esibirsi), per fare nuove amicizie non dobbiamo mai negargli questa possibilità. In parole povere, i ragazzi hanno bisogno sia di serietà che di svago. Come responsabili, il nostro lavoro consiste nel fare questa distinzione e mantenere un equilibrio. Buona fortuna!


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Autodifesa

Le armi e gli strumenti per la difesa personale, come il Kubotan, il Bastone da taschino, lo Yawara o il Dulo, sono disponibili in molti paesi. I bastoni piccoli e gli attrezzi simili si usano per la difesa personale da molto tempo e tra queste in particolare il Bastone da taschino possiede molti vantaggi, ma ha anche certe caratteristiche peculiari da tenere presenti quando lo si utilizza.


Testo: Peter Weckauf & Irmi Hanzal Foto: Mike Lehner

Il Kubotan e altre armi difensive - pro e contro dell'uso di armi ed elementi similari per la difesa personale


S.D.S CONCEPT: Sempre Armato L'utilizzo con successo del Kubotan o dello Yawara nella difesa personale, dipende da alcuni fattori importanti. • Si possono usare solo nella corta distanza • Funzionano soltanto se si usano per colpire o premere • La loro efficacia di fronte ad attacchi con armi è limitata (pensate a coltelli, asce, o bastoni). • Portarsi semplicemente dietro il kubotan non è garanzia di sicurezza, è fondamentale praticare per usarlo bene. Le armi e gli strumenti di difesa servono solo per quello, sono stati concepiti per la difesa e nient'altro. Tuttavia chiunque li porti con se avrà difficoltà a dichiarare che non ha intenzione di usarli. Questo fatto può procurare dei problemi legali in diversi paesi.

Potenziali svantaggi delle armi difensive • Sono illegali in molti paesi

“In alcuni paesi è permessa la difesa contro un aggressione sempre e quando siano in pericolo la vita, la salute, l'integrità fisica, la libertà, la proprietà o l'incolumità personale”

• Si identificano facilmente come armi • Il loro uso comporta degli s v a n t a g g i (applicazione, pericolo potenziale per le persone non coinvolte) • Non sono sempre disponibili. • Non sono legali in tutti i posti, alcune compagnie aeree per esempio non permettono di portare il Kubotan nel bagaglio a mano. • Uso specifico e ristretto, dipende dalle caratteristiche dello strumento (rigido, flessibile, dal peso, dalla misura, dal materiale, ecc.). • Il loro impiego può essere esagerato o sproporzionato. • Non sempre sono utili In alcuni paesi l'uso e anche il possesso di certe “armi” è illegale. D'altra parte, portare con se e utilizzare una penna, un cucchiaio, un accendino - oggetti quotidiani - non provoca realmente alcun problema e viene


“Perciò è meglio pensare bene in che momento portarle con se e quali sono quelle con cui ci sentiamo preparati per difenderci nelle situazioni di pericolo”


considerato naturale e facilmente giustificabile davanti a un giudice.

Alcune considerazioni sulla Difesa Personale In alcuni paesi è permessa la difesa contro un aggressione sempre e quando siano in pericolo la vita, la salute, l'integrità fisica, la libertà, la proprietà o l'incolumità personale. La difesa deve essere immediata e appropriata. Se sono state usate le armi nella difesa personale, la fase successiva è cruciale. Il loro uso

“Immagina qualcuno che voglia imparare le tecniche più importanti di difesa personale in quattro ore”

sproporzionato può aver conseguenze penali, perciò è meglio pensare bene in che momento portarle con se e quali sono quelle con cui ci sentiamo preparati per difenderci nelle situazioni di pericolo.

S.D.S. - Concept Un sistema per l'uso di armi e oggetti quotidiani Quando ho ideato il S.D.S. - Concept, mi sono fatto qualche semplice domanda. Immagina qualcuno che voglia imparare le tecniche più


importanti di difesa personale in quattro ore. Cosa dovrebbe conoscere questa persona? I pugni? I calci? Le proiezioni? I punti di pressione? Le prese? Cosa avrebbe senso per un principiante? Tutte queste domande mi hanno portato a pensare al concetto che l'uso degli strumenti di difesa personale ed elementi simili per la difesa personale effettiva, aumenterebbero drasticamente le possiblità di successo in una

situazione pericolosa. Permettetemi di mettere l'accento nell'importanza delle “non armi”, o in altre parole, gli oggetti di uso quotidiano. Questo è uno dei concetti basilari del S.D.S. - Concept, cambiare e stimolare la mentalità e la creatività dell'utente. Quasi tutti gli oggetti si possono usare per difendersi in una situazione di emergenza. Pertanto, il S.D.S. - Concept non solo insegna tecniche e molta tattica,

ma prima di tutto e specialmente insegna: • A percepire e riconoscere certi oggetti come elementi di difesa personale in una determinata situazione. • Ad essere flessibile nell'applicazione delle tecniche usando vari oggetti, considerando i principi e i concetti del S.D.S. - Concept. • Ad adattare rapidamente le tecniche a quasiasi strumento


disponibile, situazione.

dipendendo

dalla

A chi è adatto il S.D.S. Concept? Grazie alla semplice idea di utilizzare oggetti quotidiani, si adatta a qualsiasi persona, specialmente a coloro che si sentono deboli o inferiori in una lotta o di fronte a un aggressione. Portare uno strumento difensivo o qualsiasi oggetto utile per la difesa, può incrementare notevolmente la nostra sensazione di sicurezza. Si può usare in maniera assai efficace se l'utente è ben allenato. E' assolutamente discreto e consente chiaramente all'utente di muoversi con fiducia da casa alla macchina, dal parcheggio al luogo di lavoro, nei parchi pubblici, nei negozi, nelle banche, nei bar, negli stadi, oltre che in casa propria.

“Gli strumenti per la difesa sono disponibili nell'immediato. Eppure, è cruciale capire che lo strumento in se stesso non può proteggere una persona e non deve dare una falsa sensazione di sicurezza”

Conclusione Gli strumenti per la difesa sono disponibili nell'immediato. Eppure, è cruciale capire che lo strumento in se stesso non può proteggere una persona e non deve dare una falsa sensazione di sicurezza. Ciò che conta è l'uso corretto e appropriato dell'attrezzo. Soltanto allora avremo la possibilità di difenderci e mantenere la nostra incolumità fisica.

S.D.S.- Concept e altri sistemi Il S.D.S. - Concept non si oppone ad altri sistemi ma li completa e arricchisce mediante l'uso di oggetti per la difesa personale. Molti istruttori riconosciuti a livello internazionale insegnano S.D.S. Concept, oltre a Krav Maga, Kapak, Tae Kwon Do, Wing Tsun e altre discipline, facendo si che il S.D.S. - Concept supponga un significativo miglioramente del proprio sistema e scuola.


I prossimi corsi avranno luogo dal 23 al 27 Ottobre del 2013 e a Marzo del 2014. Per maggiori informazioni consultate www.sds-concept.com

“Il S.D.S. Concept non si oppone ad altri sistemi ma li completa e arricchisce mediante l'uso di oggetti per la difesa personale�




La Colonna del Kenpo

EVOLUZIONE, INVOLUZIONE inceramente avrei potuto intitolare meglio questo capitolo “La nostra società è andata in malora”. Non dico che potrebbe andare o forse andrà in merda, ma lo ha già fatto e da un bel po' di tempo. Negli anni in cui sono nato, la nostra educazione e i principi inculcati dai nostri avi, genitori o insegnanti, ci indicavano la via del rispetto, della civiltà, dell'impegno, del sacrificio, della forza di lottare contro le avversità del proprio destino, ecc. Non possiamo negare che durante tutta l'esistenza dell'essere umano, il male sia sempre stato presente. I sette peccati capitali sono una classificazione dei vizi menzionati nei primi insegnamenti del cristianesimo per educare i suoi seguaci all'insegna della morale cristiana. Un vizio capitale è quello che ha uno scopo eccessivamente rivolto al desiderio, in modo tale che per tale desiderio un uomo commette molti peccati, i quali, si dice, siano originati dalla loro fonte principale che risiede nel vizio stesso. I peccati o vizi capitali sono quelli verso i quali s'inclina principalmente la natura umana. Lussuria, Gola, Avarizia/Avidità, Pigrizia, Ira, Invidia, Superbia, sono i 7 peccati capitali. Il problema della nostra società attuale, è che ci sono sempre meno esseri che rispettano la natura e finiscono per optare di essere “utili” alla nostra società in generale. Al contrario, proprio coloro che governano la nostra società sono quelli che hanno violato e dimenticato quasi totalmente le conseguenze che comporta il fatto di vivere costantemente nel peccato. Nella nostra storia abbiamo vissuto guerre di diversi tipi, persino la stessa religione ha ucciso in nome del proprio Dio. E l'attuale crisi mondiale è una conseguenza della corruzione globale di politici, religiosi, monarchi, re, ricchi, famosi e chi più ne ha più ne metta. L'essere umano ha prodotto grandi progressi a favore della società. Disgraziatamente in contrasto con ciò, gli idioti, gli incompetenti, gli opportunisti, i commedianti e gli ignoranti non solo non hanno portato nulla di buono intorno a noi, piuttosto

S

hanno sporcato, distrutto e prodotto una regressione sotto tutti i punti di vista. Parrebbe facile mettere sul piatto il tema della sofferenza dei nostri simili che vivono in miseria, dei malati e i dei bisognosi. Tuttavia, n e s s u n o f a n i e n t e p e r l o ro . L ' o s s e s s i o n e d e l p o t e re , l i f a guardare dall'altra parte come se l ' a rg o m e n t o n o n l i r i g u a rd a s s e affatto. Basta soltanto dare un occhiata al nostro piccolo contesto familiare, per renderci conto di quanto siano cambiati gli obbiettivi della nostra educazione. Se siamo riusciti a far studiare i nostri figli, a renderli responsabili e ad ottenere un qualche riconoscimento professionale, ad essere delle buone persone e ad apportare qualcosa di significativo alla nostra società, allora potremmo sentirci orgogliosi di essere dei capi famiglia. Potremmo dire di avere una ragione per essere felici in tutti i sensi. Naturalmente la questione non sarà così tanto semplice. In una famiglia di 4 figli, forse uno riuscirà ad ottenere un titolo professionale universitario, un altro lavorerà in un contesto importante, mentre gli altri due faranno i galletti in giro con i loro Smartphone, Tablet e vestiti firmati. Però, questo si, lavorando il meno possibile. Conosco casi in cui di 3 figli, nessuno di loro ha superato gli studi elementari. Col risultato che, dicono, per questo non si trova lavoro. E' vero che in molti casi, registi cinematografici, architetti o ingegneri si rivelano dei fallimenti nella professione da loro scelta. Ma al contrario c'è chi, senza alcun titolo, si sforza e cerca altre vie per costruirsi una casa, una famiglia e garantirsi la propria sopravvivenza. Non è ne il momento ne il paese del cinema, tantomeno degli architetti o degli ingegneri che se ne stanno andando all'estero dove trovano maggiori opportunità. Ma ricordiamo che tutto questo succede da sempre. Emigrare per cercare e raggiungere un maggiore benessere per se stessi e i propri cari è una cosa che fa parte della nostra storia. La pigrizia dei nostri giorni è uno dei principali peccati capitali che stanno distruggendo la società moder na. L'avarizia e l'invidia la seguono a pochi passi.

Quando arrivai in Spagna nel 1976, non c'erano quasi persone di colore. Al contrario, quando andavo a Londra ne vedevo da tutte le parti. Anche Indù e di altri paesi e continenti. Non ho mai avuto problemi con le differenti razze del nostro pianeta, viceversa ne sono molto interessato. Provengo da una razza India del Sud del Cile e nel mio vagare per il mondo ho potuto convivere e condividere con molte altre di diversi continenti. Il problema oggi non è solo il fatto che paesi come Spagna, Italia o altri siano infestati di Sudamericani (io sono uno di questi), Africani, Marocchini, Rumeni, Bulgari, Russi, Libanesi, ecc., il problema è ciò che questi fanno nei confronti dei paesi che li accolgono, li offrono un tetto e il sostentamento per loro e i loro familiari. Ogni essere di questo pianeta ha diritto di desiderare un futuro migliore. Ma per ottenerlo deve dare il meglio di se stesso, non il peggio. L'obesità patologica (e non parlerò qui delle droghe) è un altro degli annosi problemi della nostra società. Così come accadeva negli anni 70, in Spagna c'era gente sovrappeso, ma non obesa. Era raro vedere ciò che per esempio esisteva, già allora, negli Stati Uniti. Disgraziatamente con l'arrivo in Spagna dei grandi centri commerciali, chiamati “Malls”, arrivarono anche i fast-food e di conseguenza gli alimenti modificati, rapidi e superflui. Il che crea enormi danni se ingeriti in quantità eccessive. Essi producono la degenerazione del nostro metabolismo e ci trasforma in esseri con scarsa mobilità, con evidenti limiti motori, sempre stanchi, con mancanza di obbiettivi, di entusiasmo e con la sola ossessione di continuare a ingoiare queste porcherie autodistruttive. Nella società moder na, l'obesità patologica, l'ingerenza di mafie di paesi differenti, la mancanza di lavoro per i professionisti, per gente con capacità e voglia di fare; la mala-politica, la corruzione in svariati ambiti, l'avarizia, l'avidità, la lussuria, la gola, e tutto il marciume a cui siamo sottomessi, ci sta spingendo all'estremità dei nostri limiti. Dovremmo fare qualcosa…credo.


“La pigrizia dei nostri giorni è uno dei principali peccati capitali che stanno distruggendo la società moderna. L'avarizia e l'invidia la seguono a pochi passi”


Cintura Nera: Parlaci di come è nata questa passione. Walter Pantellaro.: ho iniziato la pratica delle arti marziali a 7 anni grazie a mio padre, tragicamente scomparso nel 2008, che mi ha trasmesso la passione per le arti marziali e per la filosofia orientale. A 16 ho incontrato il mio maestro Rino Limoli, scuola Dragoni del Sud. C.N.: i tuoi risultati nell'agonismo?

W.P.: Ho vinto le piu svariate competizioni in europa e in asia (italiani, internazionali, europei e mondiali) allenandomi dalle 4 alle 7 ore al giorno, un percorso impegnativo che iniziava dalla sveglia alle 5 del mattino, all' alimentazione, allenamento e riposo. Il 24-25 Agosto si sono svolti i campionati mondiali a Taipei-Taiwan della piĂš prestigiosa e antica federazione al mondo di kung fu, ICKF (International chinese kuoshu federation). Sono riuscito a vincere l'oro nella categoria Bei

Quan, l'argento nel Jian shu (spada) e un bronzo nel Tai chi. Sono stato l'unico occidentale della storia a vincere l'oro nel bei quan, e ho ricevuto un invito dal governo cinese per andare ad insegnare il kung fu in cina, in una accademia a Pechino. B.I.: mi congratulo con te per la tua cariera, una battuta finale? C.N.: Attualmente faccio del kung fu un lavoro e uno stile di vita, spero di realizzarmi in questo campo. Testo: Nicola Pastorino



Chiudere la Misura Sin dalla nostra epoca preistorica di uomini delle caver ne, abbiamo sviluppato l'istinto naturale di sopravvivenza allontanandoci dai pericoli. Nell'arco di migliaia di anni ci siamo adoperati per evitare danni, mettendo una distanza tra i nostri corpi e ciò che può causarci dolori o ferite. Molti di voi collegheranno immediatamente ciò che qui sopra sostengo, con la famosa risposta “combatti o fuggi”, anche se questo in senso generale... Ciò di cui sto per parlare ha a che vedere con questo concetto, il tema di questo articolo è molto breve e specifico: tratta del riflesso automatico di muoversi di lato o allontanarsi, davanti a un possibile colpo, che sia con una mano, con un piede o con un'arma. Userò un paio di esempi per illustrare nel dettaglio ciò che voglio dire. Immagina di avere qualcuno accanto a te che agita una valigetta sopra la tua testa. Quale sarebbe la tua reazione? Ora osserva un pugile allenato; nota come cerca di evitare i colpi coprendosi, schivando, parando, spostandosi, dileguandosi, ecc... La maggior parte dei movimenti si complica grazie all'uso adeguato del gioco dei piedi. Vedi la differenza? Disgraziatamente quasi nessuno di noi (inclusi gli artisti marziali!) è un pugile allenato con centinaia di ore di pratica di combattimento sul ring. La maggioranza di noi, quando improvvisamente ci scagliano un attacco, si muoverà isintivamente all'indietro o di lato, per evitare di essere colpiti e sperando che sia così... Se non ci sbilanciamo e possediamo abilità nella difesa personale, saremo capaci di contrattaccare immediatamente, prima che il nostro aggressore ci colpisca di nuovo. Il problema in questa situazione è che: (A) Non controllate la reazione automatica “schiva e muoviti” e (B) siete in posizione difensiva e non avete un equilibrio ottimale. In altre parole, il vostro attaccante ha appena preso il controllo della contesa ed è lui che in maniera aggressiva e drammatica sta chiudendo la misura (chiudendo la distanza tra lui e voi). E se potessi allenarti per ribaltare la situazione? E se potessi imparare a prendere l'iniziativa e fossi capace di chiudere la misura, acquisire un maggior equilibrio e scegliere l'angolazione per difenderti o contrattaccare? Il Combat Hapkido insegna esattamente questo! Nel nostro allenamento pratichiamo la chiusura della misura fino a farla diventare una reazione naturale ed istintiva. Non è qualcosa che si può imparare in pochi giorni, ma non è poi così difficile. Con

“Chiudere la misura implica intuizione per contrattaccare, gioco di piedi in avanti contro l'aggressore, ma da un angolazione vantaggiosa per difendersi e contrattaccare” pazienza e molte ripetizioni (Come in gran parte delle tecniche di Arti Marziali!) svilupperete la velocità e la coordinazione indispensabili. E' necessario sottolineare che l'elemento essenziale per avere successo nell'eseguire ciò è...il rilassamento! I movimenti tesi e rigidi vi possono rallentare, minare il vostro equilibrio e farvi sprecare la vostra preziosa energia. Chiudere la misura implica intuizione per contrattaccare, gioco di piedi in avanti contro l'aggressore, ma da un angolazione vantaggiosa per difendersi e contrattaccare. Si devono utilizzare le mani e le braccia... Non si usano in modo lento e inefficace per “parare” il colpo, ma semplicemente per deviarlo, controllarlo e poi trattenere o anche afferrare l'estremità dell'avversario. Grazie all'angolazione “sicura” in cui vi muovete, prenderete il controllo del combattimento, deciderete quello che succederà dopo: Potrete portare un pugno, un calcio, usare i punti di pressione, leve articolari, proiezioni o anche strangolamenti. Potrete anche decidere il livello di forza da impiegare a seconda delle circostanze e le possibili implicazioni legali e morali che ne conseguono. La “direttiva principale” di qualsiasi sistema rispettabile di difesa personale, sarebbe “Non farti colpire!” e chiudendo la misura, invece di muoverti indietro o di lato, si ottiene tutto ciò in maniera semplice e intelligente, avendo una posizione più sicura ed efficace. Un altro grande vantaggio del chiudere la misura è che l'attaccante non se l'aspetta. A causa di ciò che dicevamo all'inizio a proposito “dell'uomo delle caverne”, la mente dell'aggressore è programmata per

aspettarsi la reazione “normale” di colui che viene aggredito: spostarsi all'indietro e allontanarsi dal possibile dolore o ferita. L'ultima cosa che l'attaccante si aspetta è che chiudiate la misura e vi muoviate verso di lui, da un angolazione sottile...naturalmente! Un altro beneficio immediato è che riuscirete restringere la mobilità dell'avversario e limitare drasticamente le sue opzioni (di dare pugni, calci, ecc.) Inoltre, dal punto di vista psicologico, manderete un messaggio metaforico ma chiaro “Non sono una vittima! Hai scelto la persona sbagliata!” Tuttavia, gli allievi devono avere ben chiaro che chiudere la misura non è la risposta per tutti i tipi di attacco, ne la risposta accettabile per tutti i possibili scenari. Se così fosse, perchè imparare qualsiasi altra cosa? Ovviamente ci sono molteplici situazioni e altrettante variabili e un artista marziale intelligente sa che una tattica in particolare non servirà in tutti i casi. Una tattica completa di difesa personale dovrebbe comprendere, ritirate strategiche, false sottomissioni, armi improvvisate, ecc... La chiusura


della misura deve essere soltanto una delle armi dell'arsenale di difesa personale. Se c'è una cosa che dobbiamo sempre sapere e ricordare è che la cosa peggiore di un attacco è la sua imprevedibilità. Questo è poco ma sicuro: la violenza è imprevedibile, perciò è così difficile essere preparati ad essa. Quindi, allenatevi duramente, praticate molto e fate molte ripetizioni, per fare in modo che quando giunga il momento sappiate come chiudere o meno la misura!


Wing Tsun Il Wing Chun e le mode… Ho cominciato a praticare Arti Marziali ormai 35 anni fa. Ho conosciuto diversi sistemi di arti marziali e svariati sport di contatto. E come no…ho vissuto il passare delle mode. Immagino che coloro che sono da molti anni in questo mondo sappiano di ciò che parlo. Non è cosa relativa solo all'universo delle arti marziali, ma anche alla stessa società sempre desiderosa e in cerca di “cose nuove”, di nuove sensazioni… Il mio instancabile interesse di conoscere in profondità il mondo delle Arti Marziali mi ha portato a imbattermi in un'infinità di sistemi. Osservare in modo trasversale l'ecosistema delle Arti Marziali mi ha fornito una prospettiva sui differenti stili che sono approdati in Europa. Il mondo delle Arti Marziali si è trasformato negli ultimi dieci anni in un incessante via vai di stili di moda e della loro irrimediabile uscita di scena… qualche volta, tale continuo irrompere di stili, sistemi, rivoluzioni e nuove creazioni che sono state introdotte in questo contesto a “tamburo battente”, che ammette quasi integralmente tutto ciò che viene da “oriente”, ha prodotto un mix non sempre positivo: Arti Marziali e Sport di Contatto. In conseguenza di ciò e per motivi che non arrivo a comprendere del tutto (immagino abbia a che vedere con l'ingresso delle arti marziali nelle palestre di fitness), stiamo vivendo i'inizio di una tendenza un tantino anomala che ha come presupposto il mescolarsi, nello stesso contenitore, degli stili di arti marziali con gli sport di contatto. Questo miscuglio di “acqua e olio” è particolarmente curioso se osserviamo e analizziamo nel dettaglio entrambi i m o n d i . S c o p r i re m o c h e a n c h e s e possono avere un'apparenza estetica similare (ovvio, visto che si tratta di tecniche relative al combattimento tra esseri umani) sono assolutamente diversi. Credo che non è necessario e n t r a re m o l t o n e l p a r t i c o l a re p e r spiegare che gli sport di contatto sono adattamenti più o meno attendibili delle Arti della Guerra all'ambito sportivo, o per dirla in altro modo, sono metodi morbidi o edulcorati per poter realizzare dei match con degli avversari senza il rischio di uccidere o morire. Una riflessione di un insegnante di Kendo col quale ho un buona amicizia e verso cui nutro un profondo rispetto, mi spiegava come il “Ken-Jutsu” sia diventato il “Kendo” e la trasformazione che ha subito da tecnica di guerra a ARTE da guerra, la cui principale conseguenza è il cambiamento di ruolo del praticante: dalla spada si è passati allo shinai (spada di bambù tipica della pratica del Kendo). Questo “piccolo cambiamento” ne genera qualcun'altro molto più grande nella natura delle

“In quasi tutti i dibattiti tra praticanti si discute sul fatto che se il Wing Chun (o qualsiasi altro metodo si Arti Marziali tradizionali) è davvero così efficace, perché non lo dimostra nella “gabbia” delle MMA” nostre discipline. GRANDE perche trasforma un nemico in un avversario (nel peggiore dei casi). O addirittura, un nemico in un compagno di pratica, ma soprattutto PERMETTE DI MORIRE MIGLIAIA DI VOLTE durante un allenamento. Non è meraviglioso? Un'autentica rivoluzione da un piccolo cambiamento… Tutte queste considerazioni le utilizzo per porti, caro lettore, a un punto di partenza logico del ragionamento che voglio trasmettere nell'articolo di questo mese ai praticanti di Wing Chun, ma anche ai praticanti di altre Arti Marziali. La ragione è l'attuale e crescente comparazione tra stili di arti marziali e sport di contatto. O nel presente caso, la preponderante moda delle MMA (Mixed Martial Arts). In quasi tutti i dibattiti tra praticanti si discute sul fatto che se il Wing Chun (o qualsiasi altro metodo si Arti Marziali tradizionali) è davvero così efficace, perché non lo dimostra nella “gabbia” delle MMA. E' un tema ricorrente che mi viene spesso chiesto in molti dei posti in cui impartisco corsi e seminari. In realtà è una disputa tanto vecchia quanto stupida perché ha la pretesa di mischiare e termini concetti che poco hanno a che vedere tra loro. Come dicevo all'inizio dell'articolo di oggi, le mode in questo mondo sono andate cambiando e quello che oggi è il paragone con le MMA, vent'anni fa lo si faceva con il BJJ



Wing Tsun della famiglia Gracie e molti anni prima con i pugili, ecc…Ricordo che quando ero un bimbo e praticavo Judo e Sambo mi interessava parecchio la risposta alla domanda “chi vincerebbe in un combattimento, un judoka o un karateka?”… Bene, quella domanda innocente è molto simile a quella che ci poniamo oggi. Sebbene agli occhi delle persone che non conoscono a fondo le Arti Marziali ( o semplicemente degli appassionati che guardano dall'esterno delle sale di allenamento) possano apparire delle affinità estetiche tra gli sport di contatto e le arti marziali classiche, quel che è certo è che esiste un abisso tra loro. Potremmo affermare che gli sport di contatto attuali sono in molti casi e salvo alcune eccezioni (boxe classica, lotta greco-romana, ecc..che sono anche più antiche delle Arti Marziali più antiche) delle evoluzioni delle arti marziali soggette a un processo di “addolcimento” (simile a quello che subì a suo tempo il Kendo rispetto al Ken Jutsu in Giappone), per il quale si cerca di far in modo che la pratica ci permetta di arrivare a un “combattimento amichevole”, a una disputa nella quale non arrechiamo un danno irreparabile all'avversario o non lo soffriamo noi stessi. Per questo si stabilirono una serie di regole condizionanti e soprattutto la divisione per sesso e categoria di peso che hanno lo scopo di tutelare il praticante. Nel mio libro “Alto nivel” che ho scritto per Budo International cerco di spiegare alcuni di questi concetti e il perché esistono categorie di peso negli sport di contatto come nella boxe. Credo che sia la chiave per capire questa sterile discussione e soprattutto per comprendere un'idea molto più importante che spiegheremo un po' più avanti in questo stesso articolo: Immaginiamo un combattimento tra Lennox Lewis (112 kg) e Sergio “Maravilla” Martinez…(72 kg). Saremo d'accordo che aldilà della maggiore mobilità e velocità di “Maravilla”, questi avrebbe molti problemi nel portare colpi potenti a Lewis. O in altre parole, perché i suoi colpi facciano dei danni. Viceversa, qualsiasi colpo mettesse a segno Lewis su Sergio “Maravilla” avrebbe un effetto devastante sul “piccolo” pugile argentino. Il pugile di minor peso riuscirebbe, senza dubbio, a portare un gran numero di colpi per la sua grande capacità di spostamento e agilità, ma i pugni affondati in un guantone da boxe e anche a un avversario che pesa 30 kg in più di lui, non sarebbero molto efficaci. Tuttavia, immaginiamo adesso lo stesso combattimento nel quale vengono eliminati i guantoni e Sergio potesse utilizzare colpi con le dita agli occhi, di taglio al collo, ecc.. (colpi definitivi) e altri tipi di tecniche che completerebbero la sua già enorme capacità di movimento, controllo della distanza ecc… saremo d'accordo che tale capacità, unita all'abilità del “Maravilla”, consentirebbe a una persona di peso inferiore di poter fronteggiare in modo abbastanza contundente un avversario dal potenziale fisico superiore. Credo che questo sia un esempio molto chiaro dell'enorme differenza tra sport di contatto e arti marziali. La riflessione su questo duello ipotetico è per cercare di mostrare a quelle persone che conoscono poco l'arte marziale che è molto


“Sebbene agli occhi delle persone che non conoscono a fondo le Arti Marziali (o semplicemente degli appassionati che guardano dall'esterno delle sale di allenamento) possano apparire delle affinità estetiche tra gli sport di contatto e le arti marziali classiche, quel che è certo è che esiste un abisso tra loro”


Wing Tsun difficile battere qualcuno utilizzando dei pugni quando l'avversario è di peso superiore. Quelli che affermano che il Wing Tsun o altre arti marziali tradizionali non hanno mai dimostrato nulla nel mondo delle MMA o degli Sport da Combattimento, sostengono qualcosa privo di consistenza. E' solo “buttare fumo negli occhi”, poiché è lo stesso che dire che un Remington Magnum non ha mai dimostrato la sua efficacia nelle MMA. Sono cose totalmente e assolutamente differenti anche se si parla di combattere o di combattimenti. Quando ho compiuto il lavoro di indagine e documentazione per la serie di libri che scrivo attualmente per la rivista Budo International, una delle cose che ha richiamato la mia attenzione, è stata la riflessione di un vecchio maestro di Okinawa-Te nella quale affermava che gli attacchi con i pugni sono molto poco usati nel Karate… Come?? (Mi domandai ad alta voce). Il maestro lo giustificava con il fatto che quando si cominciò ad insegnare l'arte ai bambini nelle scuole in Giappone, essi furono obbligati a “chiudere il pugno” per non danneggiare i compagni di pratica. Vale a dire, misero da parte i colpi di taglio, con le dita verso gli occhi e di palmo, che erano molto pericolosi, perché i bimbi non si facessero del male tra loro. E come nascosero i colpi a mano aperta? Con un pugno! Non mi direte che questo non è un tema curioso. Questa considerazione mi è sempre sembrata molto interessante e mi ha fatto riflettere sul Wing Tsun e sulle forme del nostro sistema (che sono come i libri del sapere o i vademecum del nostro stile). La mia sorpresa aumentava nel momento che prendevo coscienza dello scarso numero di colpi di pugno che troviamo nelle forme. Se guardiamo a fondo una qualsiasi di esse, osserveremo che effettivamente esistono colpi o modi di colpire con i pugni, ma se proviamo a contarli vedremo che non superano più del 10 0 15% di tutto l'arsenale tecnico dello stile Wing Tsun. E il resto? Beh… è composto da colpi con le dita, di taglio, di palmo, di gomito e di ginocchia. In altre parole, è configurato per portare colpi definitivi. Dal momento che la mia riflessione odierna non ha nessun interesse a rinfocolare questa discussione poco produttiva tra praticanti di arti marziali e sport, bensì tutto il contrario, vorrei aprirne una in un'altra direzione. Mi piacerebbe vedere il lato positivo delle cose. Anche se è parte di discorsi poco intelligenti… Dal mio punto di vista sarebbe molto conveniente riflettere sulle arti marziali classiche e più in particolare sul nostro sistema… Perché sebbene siano mondi differenti e ASSOLUTAMENTE INCOMPARABILI, risulta assai curioso che un praticante di un qualsiasi sport di contatto che appartiene a quelle che oggi sono note come le Arti Marziali Miste sia capace di fare Sparring e difendersi con gli argomenti di quei sistemi in uno scontro con altri avversari, anche se le regole e le normative sportive li costringono a restare logicamente entro certi limiti. Com'è possibile che oggi giorno gli sport di contatto o le arti marziali miste sembrano molto più efficaci che i metodi di Arti Marziali Tradizionali? A mio parere la stragrande maggioranza delle Arti Marziali più tradizionali si sono

“La moda delle MMA passerà così come sono passate le altre, ma questo non ci deve fare scordare ciò che eravamo e ciò che siamo”



Wing Tsun focalizzate molto sugli aspetti culturali, storici, folcloristici, ecc… Nell'Arte, dimenticandosi completamente il Marziale. Se osserviamo il modo di muoversi o di eseguire un esercizio al combattimento è facile dimostrare come sarebbe difficile applicare quelle tecniche “definitive” a un avversario di una certa entità. Nel sistema che pratico ci sono casi in cui i praticanti arrivano quasi a fare cose che funzionerebbero solo in un videogame o in uno scadente film d'azione. Generalmente, i n o l t re , c a p i t a c o n i c a p o s t i p i t i d e l l a tradizione. Quelli a cui piace mascherare ciò che fanno in un alone di mistero o segretezza e dichiarandosi così i possessori dell'assoluta verità. I guardiani dello stile o degli stili (ciò vale per molti sistemi di combattimento). A r r i v a t i a q u e s t o p u n t o c o n s i d e ro assolutamente positiva l'irruzione delle MMA oggi. Il motivo? Credo che abbiano consentito che molti praticanti seri di Arti Marziali tornassero coi piedi per terra e ad allenarsi in maniera sensata, strutturata e con idee e obbiettivi molto chiari. Pare logico pensare che Arti da Guerra forgiate sul campo di battaglia, concepite da e per la battaglia, d e b b a n o c o n t i n u a re a d e s s e r l o i n u n o s c o n t ro . Cos'è successo allora? B e h … t r a t t e re m o l ' a rg o m e n t o i n a r t i c o l i successivi nei quali tenteremo di risolvere tale d i l e m m a . I n u t i l e d i re c h e m i i n t e re s s a specialmente il sistema che pratico ed è su questo che provo a spiegare un punto di vista che migliori l'attuale situazione. P a re s c o n t a t o a ff e r m a re c h e l ' o d i e r n a situazione della società non permette lo sviluppo e la pratica delle tecniche definitive e la maniera di allenarsi di duecento anni fa in Cina, ma io propongo un equilibrio tra l'Arte e il Marziale. Questa ricerca del giusto equilibrio metterà lo stile Wing Tsun nel posto in cui deve stare.

Da dove cominciamo? Semplice: pratichiamo Wing Tsun! Rivediamo le basi del Wing Tsun, la struttura, le forme. Pratichiamo gli spostamenti, il Chi Sao, gli esercizi, le strategie. Elaboriamo sistemi di addestramento differenti. Differenti punti di vista (tutti possono essere interessanti), ma più importante: mai dimenticare che il Wing Tsun è uno stile di boxe cinese concepito dal e per il combattimento. Perché gli uomini (e le donne) più piccoli possano sconfiggere gli uomini più grandi. Ma alla fine, è uno stile di combattimento. Non ce lo dimentichiamo mai perché sennò…daremo ragione a coloro che si affannano a paragonare cose incomparabili. La moda delle MMA passerà così come sono passate le altre, ma questo non ci deve fare scordare ciò che eravamo e ciò che siamo. Dobbiamo trasmettere il seme della conoscenza di un'arte che è arrivata fino a noi e che dobbiamo tramandare alle generazioni future. E' un compito molto delicato in cui non possiamo permetterci di dimenticare il perché, per cosa e come…mancheremmo di rispetto verso coloro che dedicarono la propria vita, prima di noi, all'arte che pratichiamo.





Testo e Foto: Salvador Herraiz 7°Dan di Karate (Yomitan, Okinawa)

SULLE ORME DI MATSUMURA Fusei Kise, 10° Dan di Okinawa Shorin Ryu Kenshin Kan Karate & Kobudo Federation, è stato il discepolo più importante del maestro Hohan Soken (18891982), l'erede tecnico di Sokon Matsumura. In effetti, Hohan è stato l'unico allievo di suo zio Nabe Matsumura, quest'ultimo nipote del leggendario Bushi Sokon. Salvador Herraiz, proprio dal cuore di Okinawa, è andato a fondo nella storia di questo particolare maestro, fondatore del Kenshinkan e ci regala una nuova cronaca dalla quale impareremo qualcosa di più sulla storia del Karate e dei suoi protagonisti.

Sinistra:. Salvador Herraiz nella tomba Sokon Matsumura , Shuri, nel 2009.


En la foto de arriba: Fusei Kise, Hohan Soken y el australiano Barry Packman.


Fusei Kise 10° Dan Di Karate Kenshinkan Tutti sappiamo che Matsumura Sokon è stato una delle chiavi dello sviluppo dell'antico Karate di Okinawa. Fino alla sua morte, avvenuta alla fine del XIX secolo. L'eredità marziale che in Giappone passa tradizionalmente di padre in figlio, in questo caso ha avuto una delle sue rare eccezioni. Infatti, dopo la morte prematura del figlio di Sokon, suo nipote Matsumura Nabe (che si è recato anche al tempio di Shaolin, in Cina, per completare le sue tecniche nel Karate di Okinawa) diventa l'erede della sua conoscenza. Nabe Matsumura (1860-1930) che si dedicò

profondamente all'arte segreta della sua famiglia, più tardi passerà il suo patrimonio marziale al nipote, Hohan Soken, nato nel 1889. Dal 1905 zio e nipote perfezionano le loro tecniche marziali e a partire dal 1908, Soken inizia ad apprendere anche il maneggio del Bo e del Nunchaku, e poco dopo anche quello del Kama, con l'esperto Tsuken Akachu. Impara anche l'uso del Tonfa con un altro allievo di Nabe chiamato Kobashigawa. Nel 1912 Nabe insegna il kata Hakutsuru, il più rappresentativo del lineage, a Hohan, oltre ad altri kata come i due Naifhanchi, i due Passai, Kushanku, Hakkaku, Chinto, Gojushiho, i primi Pinnan e Sanchin. Hohan Soken chiamerà la sua arte Matsumura Seito Shorin Ryu.

Interior del dojo Kenshinkan.

Hohan Soken era pertanto un esperto che vantava nel suo curriculum marziale armi come il Bo, il Sai, il Tonfa, il Kama, il Nunchaku, il Suruchin… oltre a, naturalmente, i kata tra i quali si distingue Hakutsuru che aveva tramandato Sokon Matsumura a suo nipote e erede marziale, come tassello chiave dei suoi insegnamenti. Così come Nabe era conosciuto come Nabe Tanme “l'anziano Nabe”, suo nipote lo sarebbe stato come Sokon Tanme. Originario della cittadina di Nishihara, al nord di Naha, Hohan ha vissuto in Argentina dalla metà degli anni '20 fino al termine della II Guerra Mondiale. Hohan ha avuto svariati allievi, tra i quali troviamo Seiki Arakaki, Mitsuo Inoue, Masaya Kyan, Kosei Nishihira,


Karate Yuichi Kuda, Kohama Nakazato, Shigenobu…ma senza dubbio è il nostro protagonista di oggi, il maestro Kise Fusei, 10° Dan, il principale tra loro e un karateka dai caratteri peculiari. Nel 1990 il sottoscritto aveva dei rapporti con la Inter national Okinawan Martial Arts Union, nella quale allora ero 4° Dan e che era diretta da Fusei Kise in collaborazione con l'anche lui 10° Dan, Shian Toma, suo compagno di allenamento alcuni anni prima. Quest'ultimo aveva istituito la Zen Okinawa Seidokan Karate Kobudo Federation nel 1984, apportando la sua tecnica dal conosciuto Shorin Ryu e dal non altrettanto conosciuto Motobu Ryu di Choyu Motobu (1864-1927) e Seikichi Uehara (19042004). Toma è scomparso non molto tempo fa, il 30 maggio del 2013, all'età di 85 anni, a Okinawa. Qualche mese fa, rileggendo un libro scritto da Fusei Kise e dedicato a lui stesso, mi è venuta in mente l'idea di presentarlo ai lettori di Budo International approfittando di uno dei miei viaggi a Okinawa, dove il maestro, ovviamente, risiede. E così è stato. E' arrivato quel giorno. Fa molto caldo sull'isola, come sempre in questa stagione. Un caldo molto umido. Arriviamo a casa del maestro Kise e sua Abajo: Hohan Soken obser va a Fusei Kise realizando kata. Soken defendiéndose con tonfa. Fusei junto a su hijo Isao Kise. Salvador Herraiz visitando la tumba de Choken Makabe, en Okinawa, en 2007.


moglie ci apre la porta mentre il nostro taxi cerca di fare manovra tra le anguste strade di questa parte di Okinawa e di tante altre dei villaggi dell'isola. Fusei Kise è nato nella cittadina di Yomitan, Okinawa, nel 1935. I suoi genitori, Isei e Haruko, non poterono dargli molte attenzioni, il primo per la

sua morte prematura quando Fusei aveva appena 3 anni e sua madre perché poco dopo fu costretta ad abbandonarlo, fino a che non si rincontrarono svariati anni più tardi, dopo la II Guerra Mondiale. Fino a quel momento il piccolo visse sotto la tutela di suo zio e di sua nonna. Haruko, sua

madre, era nipote dell'esperto di To De, Sensei Choken Makabe e quindi anche suo zio, Chosaburo, che era già un praticante (1769 - 1825). Makabe era conosciuto come “l'uomo uccello” per i suoi leggendari salti e piroette. E siccome il mondo è piccolo e ad Okinawa si conoscono tutti, si da il

Fusei Kise in diversi momenti della sua vita in Karate, in alcune foto con il suo maes Hohan Soken.


stro

Reportaje caso che da parte sua l'attuale discendente di Choken Makabe, Chosei, sia il marito di Hiroko, la sorella maggiore di Masahiro Nakamoto (il grande maestro che ho già presentato nei mesi scorsi su Budo International). Non è l'unica parentela tra discendenti di grandi maestri, come ho ben spiegato nei passati articoli su altri personaggi. Ma continuiamo con la nostra storia di oggi. Il fatto è che il giovane Fusei Kise andò familiarizzando con quello che già si conosceva come Karate e nel 1947, a 12 anni, inizia la sua pratica. Nel 1952 Fusei Kise inizia a lavorare come elettricista nelle basi militari che gli americani hanno sull'isola, precisamente in quelle di Kuwae, Zukeran e la famosissima di Kadena. Tre anni dopo si sposa con la sua fidanzata Yuki, originaria dell'isola di Ishigaki, a Yaeyama. Quello stesso anno, il 1955, a 20 anni, Kise comincia il suo rapporto marziale con il

maestro Hohan Soken, nipote di Nabe Matsumura (nipote a sua volta del leggendario Bushi Sokon Matsumura). Hohan lo accetta grazie alla mediazione dello zio di Fusei, Chosaburo Makabe, dall'illustre passato marziale come detto in precedenza. A quei tempi Kise era già 1°Dan, riconosciuto dal sensei Shingaki. Nel 1958 Fusei comincia a insegnare Karate (in realtà col nome di Kenpo okinawense) agli americani della base di Kadena, dove presto ottiene un grande successo, anche grazie all'abbondante arrivo di marines a causa della guerra del Vietnam. Di fatto, nel 1967 lascia il suo lavoro per dedicarsi esclusivamente al Karate. Quell'anno riceve dal suo maestro, Hohan Soken, il 7° Dan e il certificato di Shihan nella sua scuola Shorin Ryu Matsumura Seito Karatedo e apre un dojo nella città di Koza (quello che oggi si trova nella città che prende il suo nome da quello dell'isola, Okinawa, che si trova a nord di Naha). Questo dojo, lo Aozora (cielo azzurro), che gestisce in società con il maestro Maeshiro, era un luogo all'aria aperta, senza un tetto che lo copriva. Furono anni di ristrutturazione tecnica nei quali Fusei Kise ricreò i kata Pinnan Sandan, Jondan e Godan ( che naturalmente anche se esistevano in altri lineage di Karate, non c'erano in quello che venne tramandato a lui), oltre ad altri come Wansu, Anunku e Seisan. Per Fusei Kise gli obbiettivi del Karate erano già allora quelli di formare un carattere forte, un corpo capace di vivere a lungo in piena salute e persone in grado di servire gli altri e di essere rispettate da tutti. Fino al 1072, periodo in cui Okinawa recupera la sua sovranità che dalla II Guerra Mondiale era in mano agli

statunitensi, il Karate si praticava in forma privata. Non è che lo si facesse segretamente, ma con cautela e discrezione senza mostrarlo in pubblico senza alcun motivo. Quell'anno Kise accompagna Hohan Soken nel suo viaggio negli USA, organizzato dal karateka nordamericano Glenn Premru, un ex marine nato nel 1942 che aveva iniziato col Karate nel 1956 a Pittsburgh con Larry Williams del Goju Ryu. Durante la visita negli Stati Uniti, scambia un paio di Kama con un mazza da baseball col famoso giocatore Roberto Clemente. Nel Giugno dello stesso anno Soken nomina Premru presidente della sezione americana della Federazione Okinawense di Karate appena creata. Nel 1976 Kise lascia la sua associazione con Maeshiro e crea la propria e…al coperto, nell'allora cittadina di Goya (l'attuale città di Okinawa), nell'edificio di Kunio Nakone, anch'egli karateka (anche se di un altro stile). Quell'anno Hohan gli riconosce il 9°Dan. Anche se in principio adotta il nome di Okinawa Shorin Ryu Bushi Matsumura Seito Shorin Ryu, presto qualche rimostranza di altri maestri che pensano si possa confondere con l'Hombu Dojo della linea rappresentativa di Matsumura, oltre al fatto che il maestro Kise ha aggiunto la propria


visione del Karate (non tramandata da Hohan Soken), fanno si che pochi mesi più tardi cambi il nome del suo dojo in Okinawa Shorin Ryu Kenshin Kan Karate & Kobudo Federation. Questo dojo è lo stesso che esiste ai giorni nostri e che visiteremo oggi, dopo essere stati con Kise a casa sua. La morte di Hohan Soken nel 1982, a Gaja (Nishihara), lasciò definitivamente Kise con un proprio lineage di sua esclusiva responsabilità. Nel 1987 Fusei Kise riceve il 10°Dan dalla All Okinawa Shorin Ryu Karate & Kobudo Federation, presieduta da Shigeru Tamaei, e si concentra in particolar modo nello sviluppo internazionale della sua organizzazione. E' li che, come ho detto in precedenza, faccio la sua prima conoscenza attraverso una sua “succursale” negli Stati Uniti. E oggi mi trovo qui, seduto su un piccolo sofà a casa sua. E' una persona molto seria, corretta ma seria. Non concede la sua fiducia in modo incondizionato, mantenendosi in allerta e in osservazione davanti a tutti. Parla L'autore, Herraiz Salvador e studenti Jose L. Vicky Pastore e Ambite, con il Kise maestro di casa, nel 2012. A destra, in basso, all'interno del Doko Kenshinkan a Okinawa.

poco e gli piace mantenere le distanze con un certo orgoglio. Non è una critica ma è la sensazione che ho avuto. Comunque suppongo che quando la fiducia sarà maggiore l'atteggiamento potrebbe diventare più accomodante. In ogni caso mi sembra un bene e la sensazione dopo averlo conosciuto da vicino è assai piacevole. Non chiedetemi il perché. Le sue caratteristiche personali si riflettono nel simbolo della sua organizzazione, disegnato da Kiroshi Kikumura, che include come arma fondamentale del Karate il pugno in posizione Seiken, all'interno di un cerchio (simbolo di armonia tra gente che si rispetta) di colore rosso (che rappresenta la passione per l'allenamento del corpo e della mente in maniera equilibrata). Ai lati del pugno troviamo un tonfa da una parte e un kama dall'altra, che rappresentano la cultura del popolo okinawense. Oggi, calpestare il pavimento del dojo alcuni minuti più tardi, ad Aza Goya (Okinawa City), mi emoziona

davvero. Sensei Kise è un maestro molto severo, secondo coloro che studiano il Karate ai suoi ordini. Parla poco, spiega poco. Vuole che le cose vengano percepite e comprese col tempo non con molte spiegazioni. Oggi ci sono solo un paio di allievi sul tatami del dojo, intenti a perfezionare le loro tecniche. A Fusei Kise piace che si dedichino mesi e mesi allo stesso kata prima di passare a un altro. In questa maniera si sviluppa la pazienza e lo spirito di perseveranza, risultato di un apprendistato duro e per nulla semplice. Per il maestro Fusei Kise il rispetto verso il maestro è qualcosa di basilare e prioritario. A lui piace ricordare un vecchio detto che recita così: “Cammina tre passi indietro dell'ombra del tuo maestro…e non calpestarla mai”. A Kise importa non soltanto della tecnica conseguita attraverso l'allenamento, ma molto di più dell'atteggiamento e del comportamento che tiene l'allievo. Per lui il primo senza il secondo non è


Karate meritevole di considerazione, ne di grado, di niente. La cosa più importante è portare sempre rispetto verso il sensei e seguire i suoi insegnamenti di comportamento alla lettera. Suo figlio Isao Kise, secondo di c i n q u e f r a t e l l i ( d u e m a s c h i e t re femmine), sarà il suo successore e già lavora ai vertici dell'organizzazione. Yuu Nikawadori, Kensho Gibo, Nobuko Akamine, hanno anch'essi collaborato strettamente col maestro. Fusei Kise p re s u m e d i e s s e re s t a t o i l p r i m o maestro di Karate okinawense ad aver insegnato agli stranieri, i marines americani di stanza nelle basi o k i n a w e n s i , c o m e p re c i s a t o i n precedenza. Karateka stranieri come l ' a rg e n t i n o J u a n C a r l o s D o c k e r, l'australiano Barry Packham o i nordamericani Jim McGee, Jerry De Bries, sono stati suoi collaboratori nello sviluppo della Okinawa Shorin Ryu Kenshin Kan Karate Kobudo Federation fuori da Okinawa, che conta quasi 60.000 praticanti in tutto il mondo. Uno dei più importanti, forse il più importante, è John Shipes, 8°Dan, che opera in Texas ed è uno dei tre direttori dell'organizzazione del maestro Kise negli Stati Uniti, insieme a Greg Lazarus, n e l N e w H a m p s h i re e J e ff A d e r, i n Colorado, entrambi con lo stesso grado di Shipes.




Nuovi libri! Questo libro è il primo che parla apertamente di una tradizione Sciamanica giapponese che dal Secolo XII rimase segreta. Si tratta della cultura spirituale degli Shizen ("i naturali"), un popolo che raggiunse la sua massima espressione intorno al Secolo XIV sull'Isola di Hokkaido, al Nord del Giappone. La cultura apparteneva alla popolazione Aino, culla di guerrieri e sacerdoti, gli abitanti originari delle Isole, di razza caucasica e in perenne lotta con gli invasori Yamato. Oggigior no solo un tre percento dei giapponesi possiede geni Aino, tuttavia la sua saggezza sul mondo spirituale fu tale che, nonostante l'essenza fu mantenuta segreta, "contaminò" intensamente la cultura giapponese e la sua influenza si può percepire in aspetti dello Shinto, nello Shugendo, nelle Arti Marziali e nelle tradizioni e abitudini di tutto il Giappone. I saggi Miryoku, gli Sciamani del popolo Shizen, erano temuti e ricercati persino dallo stesso Shogun per via del loro potere e delle loro conoscenze. L'e-bunto è rimasto talmente segreto che anche digitando il suo nome su Google, non ne esce niente. La ricchezza della sua eredità è enor me e le sue conoscenze del mondo spirituale e delle interazioni con esso sono sorprendenti e poderose. Filosofia, psicologia, strategia, alimentazione, medicina spirituale ... le materie che compongono l'ebunto sono molto vaste e ricche mentre la sua Cosmogonia possiede la finezza, la profondità e la raffinatezza della Grecia classica. Questo lavoro è dunque una primizia storica, ma anche una fonte d'ispirazione per comprendere come i popoli antichi esplorarono l'ignoto, interagendo in modo sorprendente con le forze dell'Universo, a partire dall'analogia e dal linguaggio dei fatti, giungendo a conclusioni che solamente ora la scienza moder na incomincia ad intravvedere. Una conoscenza che lontano dal rimanere un qualcosa d'infor mativo o sterile, fu utilizzata come medicina spirituale, trasmettendoci un bagaglio immensamente ricco che solo ora, finalmente, incomincia ad aprirsi al resto dell'umanità, trovando in questo modo il suo giusto riconoscimento.

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Come sono cambiate le cose Una lezione per tutti noi.

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na cosa che dobbiamo sempre rivedere e non dimenticare mai, è la nostra base. Non importa se il nostro stile è duro o morbido, tantomeno le sue origini, che venga dalla Cina, dal Giappone, dalla Corea o da Okinawa; questo è importante per tutti noi. Sembra che quando siamo istruttori di Arti Marziali da molto tempo, la nostra base sia garantita perchè i movimenti ci escono in maniera naturale. Per i principianti e gli allievi giovani è molto diverso. Tutti vogliono usare delle “scorciatoie”, vogliono farsi conoscere e raggiungere un livello sempre più alto, ma molti non sono consapevoli di quanto lavoro sia richiesto per arrivarci. Io ricordo quanto erano differenti le cose rispetto ad oggi, nella sezione armi di un torneo. Normalmente dovevamo fare due esrcizi, uno con l'arma lunga e un altro con l'arma corta. Se colpivamo dovevamo fare un altro Kata completo, preferibilmente con un'altra arma. Ricordo che prima di fare il mio Kata con il Bo di fronte ai giudici, glielo dovevo mostrare. Se era troppo leggero mi toglievano un punto. Lo stesso facevano con la Kama, se non era affilata toglievano mezzo punto. Prima dell'era delle Arti Marziali estreme, i Kata non comprendevano movimenti ginnici. Sono orgoglioso che adesso ci siano queste sezioni, anche se, per fare i movimenti e le posizioni base è necessario essere molto forti. Non si deve traballare, fare passi falsi ne essere precipitosi. Va bene dare dei calci volanti, ecc., ma si deve avere delle buone basi. Le basi sono le fondamenta di tutti i sistemi di Arti Marziali. Cos'è un Kata se non un insieme preciso di movimenti per combattere contro un avversario immaginario? Le armi non sono altro che un'estensione delle nostre braccia. Quando penso al Kumite non posso non pensare a Sun Tzu e ad alcuni dei suoi insegnamenti. “Studia sempre il tuo avversario per conoscere le sue debolezze. Fai ciò che non si aspetta. Non lanciarti in una battaglia senza sapere quello che hai di fronte” A coloro che hanno combattuto molto, come me, formulo questa domanda: Quali sono le due tecniche vi hanno fatto vincere più delle altre nei combattimenti dei tor nei? Il pugno rovesciato e il calcio frontale è la mia risposta, tuttavia, il calcio frontale oggi non viene quasi mai utilizzato e gli allievi hanno molti problemi per eseguire il pugno rovesciato. Essi vogliono fare tecniche più vistose come calci girati o mostrare la loro elasticità con le gambe. Anche noi come istruttori siamo colpevoli di insegnare spesso delle tecniche complicate di alto livello nei seminari, principalmente perchè vogliamo dimostrare ai nostri compagni “ciò che siamo in grado di fare”. Faremmo meglio a mostrare tecniche meno complicate e a dedicare più tempo a ciascuna di esse, invece di farne vedere una ventina differenti. Se si insegnano due o tre tecniche e gli si dedica


più tempo, gli allievi assimileranno meglio tali cognizioni e potranno apprenderle meglio, invece di averne viste venti senza comprender ne realmente qualcuna. Anni fa ho avuto la fortuna di vincere la “Kelly Cup” nelle competizioni del nostro stato. E' il premio più importante che viene attrubuito a un atleta amatore. Quando ricevetti il premio mi mandarono in una sala nella quale c'erano tutti i campioni statali. Quando cominciai a parlare con loro, mi resi conto che la loro età andava dai 17 ai 20 anni. Io avevo 14 anni e pensai: Cosa posso dire a questa gente? Fondamentalmente questo fu ciò che dissi: “ Qui tutti sono dei veri campioni e sanno come si vince. Chiunque di noi può insegnare a qualcuno ad essere un campione dimostrando il percorso di

“Tutti vogliono usare delle “scorciatoie”, vogliono farsi conoscere e raggiungere un livello sempre più alto, ma molti non sono consapevoli di quanto lavoro sia richiesto per arrivarci”

apprendimento che ci è costato anni di allenamento. Tuttavia, l'unica cosa che non si può insegnare è il cuore, l'anima e la passione. Può essere che l'abbiate oppure no. Quel che è certo è che avrete fatto dei sacrifici per ottenere tutto questo, attraverso il duro lavoro svolto quotidianamente per raggiungere la vostra meta”. Le Arti Marziali hanno fatto un lungo percorso nell'arco degli anni per arrivare ai nostri giorni. Ci sono molti allievi eccellenti, Maestri e istruttori con cui studiare. Non dovete semplicemente concentrarvi in certi aspetti dell'insegnamento al punto di dimenticare le basi e non dedicarvi il tempo sufficiente per poi mostrarle. La qualità di un allievo si riflette in quella di un insegnante. Il nostro obbiettivo come istruttori è quello di dare ai nostri allievi l'opportunità di diventare migliori di noi.


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"Karate: immagini di una Storia" è il libro che contiene il maggiore e piÚ interessante archivio di documenti storici della storia del Karate. Funakoshi, i suoi Maestri, i grandi delle generazioni successive, Nakayama, Yamaguchi; tutto questo in documenti inediti o poco conosciuti, fotografie che sono parte della storia del Karate.

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Notizia: Viene creata la Società Internazionale di Bugei

F

inalmente dopo una grande espansione a livello mondiale, è stata creata l'International Bugei Society, con sede in Spagna - entità che andrà a regolamentare le Società di Bugei di ciascuna area, come la North American Bugei Society e la South American Bugei Society, garantendo omogeneità nell'insegnamento e qualità di apprendimento da parte di tutti gli allievi, indipendentemente dal paese di appartenenza. Il vasto programma didattico del Bugei, con un sistema che comprende 77 materie rivolte all'aspetto fisico e mentale/spirituale, richiede che una necessaria e adeguata supervisione a tale qualità di insegnamento e apprendimento, divenga un fattore primario per tutte le sedi. Essendo il Bugei un arte di estrazione militare, mira, attraverso la sua disciplina, al miglioramento dell'essere umano sia dal punto di vista fisico (corporeo), che mentale (spirituale). In ogni disciplina, il Bugei cerca di insegnare all'individuo la cultura di valori come l'onestà, la compassione, l'altruismo e la rettitudine caratteriale. La diffusione di questa filosofia nella comunità in generale è di estrema importanza per la costruzione di una società più giusta e onesta. Gli sforzi della International Bugei Society nel perseguire tale obbiettivo si concretizzano attraverso la prestazione di servizi che comprendono dalla promozione di corsi e seminari educativi, fino alla collaborazione in progetti di altra natura che siano conformi alla filosofia del Bugei. La spiegazione di un così ampio programma di studio è data dalla struttura del medesimo. Le 18 discipline del Bugei Juhapan hanno ispirato l'introduzione degli aspetti culturali tramite l'approfondimento delle conoscenze intellettuali, visto che Ogawa Sensei sognava di costruire una specie di “università” che insegnasse tutta la cultura giapponese tradizionale. Molta teoria, come filosofia, meditazione, studio del Ki, pittura, teatro, Thè, ecc… Inoltre,

avendo un legame con la religione, conosciuta come Ebunto, mantenuto sino ad oggi, molte discipline appartengono a tale cultura come la mitologia, le preghiere, i canti tradizionali, il che aumenta inevitabilmente il numero di materie che vengono studiate. Si capisce dunque che per ampliare e perfezionare lo studio delle arti antiche, molte discipline sono state aggiunte nel corso del tempo, alcune di esse venendo addirittura specializzate in Brasile, per via del nostro lineage. Nell'arco del tempo sono stati fatti numerosi investimenti per corsi e seminari, con gli insegnanti delle rispettive aree, o venuti dal Giappone, perché il progetto arrivasse a dare dei frutti. Un lavoro che comporta un'attenzione minuziosa per la conservazione di queste arti. Pertanto, la IBS è l'organo massimo che regola le scuole e gli insegnanti di Kaze no Ryu Bugei nel mondo, con l'obbiettivo di uniformare e sovrintendere alla didattica e alla metodologia di insegnamento adottato dagli stessi. Il compito della IBS non è soltanto la supervisione, attraverso il Collegio Revisore, delle attività e della didattica applicate nelle scuole do Kaze no Ryu Bugei a livello mondiale, ma anche di promuovere e autorizzare l'istituzione di nuove Scuole e insegnanti; uniformare e aggiornare il programma di studi, gestire i corsi di formazione di insegnanti e istruttori, promuovere conferenze, workshop con professionisti di diversi settori che contribuiscano all'arricchimento delle conoscenze (che siano mediche , filosofiche o marziali), seminari, gashuko, corsi di perfezionamento, viaggi studio; conformare e valutare regolarmente Scuole, insegnanti e allievi; mettere a disposizione la Banca dati degli Esami per realizzare gli esami di laurea; emettere diplomi, certificati e riconoscimenti agli affiliati. I materiali scritti sono elaborati,

adattati e riesaminati da insegnanti qualificati delle rispettive discipline che, mediante delle riunioni e delle analisi minuziose, mirano a mettere a disposizione all'allievo di Bugei un materiale la cui didattica sia allo stesso tempo fruibile, comprensibile e perfettamente inquadrata nello standard di qualità della metodologia dell'istituzione. Lo stesso viene fatto con i materiali didattici video o su altri tipi di supporto mediatico, cercando sempre la tecnologia migliore per facilitare la comprensione da parte degli allievi. La IBS centralizzerà l'iter di preparazione per i gradi superiori, avrà il potere di emettere certificati internazionali, realizzare corsi di formazione speciale per insegnanti e istruttori, oltre che Corsi Intensivi di Aggiornamento Tecnico e Meeting Internazionali. Il corpo dirigente dei dipartimenti di Cultura e Tradizione e Arti Militari che sarà costituito, si occuperà delle rispettive aree, rendendo dinamica l'agenda di Eventi e Conferenze, personalizzando l'attenzione verso quegli allievi che sceglieranno percorsi di studio specifici. Un altro fattore prioritario per la IBS sarà l'integrazione tra i coordinatori e i presidenti delle altre società, per agevolare la comunicazione, i rapporti di amicizia e i sodalizi tra i responsabili delle varie regioni - aspetto determinante per l'armonia interna delle organizzazioni e delle scuole. Secondo quanto stabilito dalla direzione, tutti coloro che un tempo hanno fatto parte di una scuola, potranno mettersi in contatto con l'Istituzione e informarsi sulle documentazioni necessarie, così come su specifici corsi, perfezionamenti e altre attività. Questa misura andrà a garantire la regolarità e la serietà dell'operato di tutte le altre Società di Bugei di ciascuna area. Con la creazione della Scuola Superiore dei Kaze no Ryu Ogawa Ha, stiamo procedendo sempre di più verso una formazione accademica riconosciuta dal governo europeo. Viene prodotto materiale sempre nuovo, con sistemi sempre più professionali e all'avanguardia, per fare in modo che l'insegnamento sia il più profondo e concreto possibile.





Questo mese ho il piacere di presentarvi una nuova colonna, sebbene il suo autore sia una vecchia conoscenza dei lettori piÚ anziani della nostra pubblicazione. Ha realizzato dei video con noi e il suo lavoro è migliorato con gli anni. E' qui per condividere con voi le sue conoscenze e la sua esperienza, in una serie di interessantissimi lavori sulla sua passione. E' un uomo del mondo dell'Eskrima, indagatore instancabile, maestro internazionale, che tiene seminari in tutto il mondo e che senza dubbio delizierà gli amanti dei sistemi di lotta piÚ diretti e contundenti. Alfredo Tucci


a mia visione dell'Eskrima differisce da quella di altri insegnanti. Molta gente dimentica che l'Eskrima è stata sviluppata tanti anni or sono nelle Filippine, per combattere contro il nemico usando dei bastoni, coltelli lancia e spade, poichè non avevano le armi da fuoco come i Conquistadores spagnoli. Secoli dopo è diventata uno sport, senza un proposito

L

di difesa personale. Naturalmente si può praticare Eskrima come sport, ma io preferisco praticarla primariamente come un'Arte Marziale. L'ho adattata e l'ho resa accessibile perché chiunque possa allenarsi duramente, a modo mio. Rispetto la tradizione, ma non siamo pezzi da museo. L'Eskrima necessita di fornire risposte contro le aggressioni di oggigiorno, di essere realistica e preparata per il XXI secolo. Lo sviluppo dell'Eskrima è uno dei miei obbiettivi principali, da qui in avanti ci lasceremo alle spalle concetti di lotta obsoleti e inefficaci. Sono anni che sto sviluppando il mio stile (Stroeven Combat Systems - SCS). Ho iniziato praticando il Latosa Eskrima con Bill Newman, prima di andare nelle Filippine. C'è gente che ancora pensa che ho imparato l'Eskrima nelle Filippine, ma ho iniziato a farlo in Olanda. Ho appreso da mio padre la lotta col coltello. Successivamente mi sono allenato nelle Filippine con vari maestri e anche da loro ho imparato molto. E come leader dello Stroeven Combat System, organizzazione inter nazionale che promuove l'Eskrima, ho continuato insieme alla mio team di istruttori a sviluppare vari stili di quest'ultima. Nel SCS alleniamo la lotta col bastone, con bastone da taschino, col coltello, col tonfa, machete, karabit, pangamot e tomahawk. Nel SCS Eskrima si pratica un'Arte Marziale realistica e dinamica, che sta prendendo piede in Europa. Il combattimento con coltello ha un ruolo fondamentale in Europa. Soltanto quando sappiamo come usare un coltello, sapremo difenderci contro un coltello. Ogni artista marziale che prenda sul serio l'autodifesa, deve seriamente considerare l'addestramento col coltello. Un gran numero di persone pratica Eskrima al giorno d'oggi. Negli ultimi anni, i diversi stili di Eskrima si sono fatti sempre più conoscere. Stili come il Kali e l'Arnis vengono mostrati in film come Rambo, The Bourne Identity o The Hunted. In questi film si vede l'Eskrima in tutte le sue sfaccettature. Il combattimento col bastone, con coltello, a mano nuda, fan parte del repertorio di attori famosi allenati da professionisti. Essi rappresentano in modo spettacolare le Arti Marziali e questa è una delle ragioni per le quali è aumentata la loro popolarità. Forse inconsciamente, gli attori sono diventati ambasciatori dell'Eskrima. Ma le persone vogliono qualcosa di più reale, desiderano loro stesse imparare l'Eskrima. Il bello dell'Eskrima è che

possiede una grande varietà di tecniche, che possono essere utili a chiunque. C'è a chi piace il combattimento con il coltello, a chi la lotta a mano nuda, o a chi l'uso del bastone. L'Eskrima ha tutto questo. Mi sono reso conto che ai miei seminari accorre molta gente. L'Eskrima piace a tutte le persone del mondo. Inoltre i miei corsi istruttori hanno avuto e hanno un grande successo. Mi sono reso conto che ogni volta sempre più insegnanti di altre Arti marziali vedono di buon occhio l'Eskrima così da inserirla nelle proprie discipline. Allo stesso tempo ho osservato che alcuni di loro una volta che la conoscono, vogliono praticare solo quella e nient'altro. E' successo anche che alcuni insegnanti di Krav Maga hanno imparato l'Eskrima e i suoi principi e li hanno introdotti nel proprio allenamento. Certe organizzazioni di Krav Maga hanno appreso l'Eskrima, la lotta col coltello e il pangamot, ma lo hanno chiamato Krav Maga. Io questo lo considero come un complimento. I miei seminari per le forze speciali come il COT Commando De Brasil e per l'esercito delle Filippine, mi indicano che sono sulla strada giusta. L'Eskrima ha uno stile dinamico che deve adattarsi a tutte le circostanze e necessità seguendo lo spirito dell'Eskrimador, che utilizza qualsiasi arma. Per me, L'Eskrima non è fatto di esercizi vistosi, anche se appaiono spettacolari. Gli esercizi sono solo per allenarsi. Voglio che i miei allievi capiscano che bisogna praticare l'Eskrima in maniera realistica, dura, diretta e semplice. Il suo obbiettivo deve essere sconfiggere l'avversario il più rapidamente possibile. Nelle mie prossime colonne parlerò dell'Eskrima come Arte Marziale e dell'Eskrima come sport. Il significato della tradizione e di ciò che, secondo il mio modo di vedere, è necessario preservare e ciò che invece è da scartare. Parlerò dell'Eskrima come una lotta realistica e scriverò circa certe pratiche nelle Arti Marziali filippine. In più, parlerò sull'aggiudicazione di titoli e di quanto facile risulti diventare Gran Maestro. Farò riferimento alla lotta con il coltello, ai programmi speciali per il personale militare, al Pangamot (combattimento senza armi). Commenterò tutto questo e vi racconterò delle mie esperienze nelle Filippine. Parlerò delle tecniche, dei principi e dei consigli che potrete applicare alla vostra Eskrima. Utilizzerò il video per spiegare ciò che voglio dire. Spero che lo apprezzerete e intanto, vi do il benvenuto nel mondo dell'Eskrima! Contattaci a: Frans Stroeven sekan@ziggo.nl Sito internet: www.knifefightsystem.com




Le tecniche della Tigre nello Shaolin Hung Gar Kung Fu Le tecniche della Tigre servono per lo sviluppo delle ossa e dei muscoli. Le sue tecniche si basano sulla filosofia dell'elemento fuoco. La tigre utilizza i suoi forti artigli. Tecniche con le quali fa a pezzi il suo avversario. Il suo attacco è frontale e diretto. In generale, si considera lo stile della tigre come il più importante dei 5 animali. Questa affermazione si fonda probabilmente su un errore all'origine. Molti praticanti di Hung Gar considerando il nome della prima forma principale “Gung Gee Fook Fu Kuen”, vedono in essa la parola (il carattere) “Fu” ,che significa tigre. La stessa parola si trova di nuovo nel nome della seconda forma principale dello stile, “Fu Hok Seung Yin Kuen”. Perciò, partendo da questo presupposto, molti praticanti di Hung Gar credono che alla tigre si debba un'attenzione particolare. La tradizione dice che il nome della prima forma si basa nell'animale più forte della montagna di Ling Nam, nel Sud della Cina, la Tigre. L'affermazione era ed è che il praticante che allena questa forma potrebbe sconfiggere persino una tigre. In merito alla seconda forma principale si fa riferimento realmente alle tecniche della tigre. Gli aspetti più importanti nelle tecniche della tigre


1 + 2. Erbe per Si Sao Fang 3 + 4. Esercizio 5 Sacco per condizionamento delle mani 6 Dit Da Jow


Kung Fu

1. - 6. Applicazioni della Tigre 1 1. - 6. Applicazioni della Tigre 2 1. -5. Uso dell'Artiglio di Tigre

sono il rafforzamento dei muscoli, dei tendini e delle ossa. Si rinforzano specialmente le estremità e la schiena. Si colpisce con la parte bassa del palmo della mano. Molte volte, soprattutto nel passato, si graffiava con gli artigli, si “lacerava”. Se ci rifacciamo alle leggende, non era molto raro che si strappassero dei pezzi di carne all'avversario. Le mie esperienze nell'apprendimento delle tecniche della tigre Le tecniche della tigre mi entusiasmarono molto presto. Ma il loro vero valore lo scoprì alcuni anni più tardi. Prima di tutto il corpo deve essere sufficientemente forte. Le dita e la parte bassa del palmo della mano devono raggiungere un grado di condizionamento basilare e le tecniche devono essere pulite e realizzate con l'adeguata applicazione del corpo. A quanto pare, i miei allievi provano le stesse cose. Anche loro mostrano entusiasmo per le tecniche e lo stile della tigre. Molti di loro comprendono subito che senza il dovuto allenamento, le tecniche si possono utilizzare soltanto in modo limitato.



1. - 4. Esercizio di base in cerchio 1. - 11. Applicazioni di MMA



uando ci spingiamo a fondo nello studio del Kyusho, non solo nel loro adattamento e nelle scienze moderne, ma anche nelle forme e negli antichi scritti, si giunge assolutamente alla medesima conclusione. Prendiamo l'antico concetto del mito e della leggenda e lo rendiamo credibile. Non si vedono più questi vecchi riferimenti a tale lato oscuro della conoscenza nei film, negli antichi testi e nelle storie del passato come un mito che si è protratto a lungo nei tempi, ma come una pura realtà. Le nostre ricerche stanno andando avanti verso altre future scoperte, intanto oggi, siamo in grado di leggere le onde cerebrali con le tecnologie delle mappe tridimensionali. Stiamo ancora adattando gli studi umani già esistenti per incrementare la nostra capacità di comprendere le disfunzioni e come ripararle tramite una conoscenza neurologica e anatomica sempre più accurata. Stiamo ancora cercando di dare una forma a tutti gli stili sotto un profilo internazionale per dimostrare e provare il loro valore reale a tutti gli artisti marziali, però si continua anche ad approfondire la storia scavando fino alle origini e ai modi in cui si è sviluppato il Kyusho. Nel corso della storia sono stati in pochi tra milioni coloro che si sono distinti dal resto per le loro abilità incredibili e pionieristiche. La maggioranza di essi tuttavia hanno semplicemente dato vita a qualche nuovo metodo, stile, o processo per il quale acquisirono enormi capacità, ma nel cuore di molti risiedeva l'innegabile verità della conoscenza del Kyusho. Ciò è provato nei loro scritti, nelle loro parole e nella loro storia; nelle loro azioni e nel loro “strano” modo di muoversi da “Anziani”, cosa che molti consideravano soltanto dovuta al naturale processo di invecchiamento. Ueshiba disse: “L'Atemi è l'Aikido al 80%”, Funakoshi ha scritto sul tema in uno dei suoi libri e tanti altri ancora. Nel 1921 Choki Motobu viveva ad Osaka all'età di 52 anni, quando sconfisse un affermato pugile professionista russo chiamato John Kentelu, in un torneo aperto a tutti al Butokuden di Okinawa, facendolo diventare il combattente più famoso del Giappone. Il pugile straniero era alto 6 piedi (circa 1,83 ndt.) e nessuno osava sfidarlo. Motobu lo mise KO con un colpo alla tempia, cosa che avvenne così rapidamente che nessuno si rese conto di quello che successe davvero. Ci sono tanti altri praticanti di Kyusho, ∫ma in questo articolo ci concentreremo su Seiko Fujita.

Q

Fonte Wikipedia: Seiko Fujita (1898 - 4 Gennaio 1966) all'anagrafe Isamu Fujita, era un artista marziale giapponese, Gran Maestro numero 14 o Soke di Koga-ryu Ninjutsu e considerato da molti come l'ultimo vero ninja.. Isamu Fujita nacque a Tokyo e

studiò Koga ryu Wada Ha (Kogaryu Ninjutsu) con suo nonno Fujita Shintazaemo, tredicesimo Soke di Koga-ryu. Studiò nelle Università di Waseda e Meiji e dopo aver lasciato gli studi lavorò per una società di stampa. Continuò a studiare altre arti marziali ed era anche conosciuto come autore, investigatore e copiatore di antiche pergamene. Secondo alcune fonti “ci sono opinioni contrastanti sul fatto che fu un vero ninja o un semplice ricercatore del budo”. Durante la seconda guerra mondiale, Fujita insegnò Nanban Satto-ryu Kenpo nell'accademia militare di Nagano (Rikugun Nagano Gakko). Più tardi Fujita lavorò per il gover no come specialista della sicurezza e la tradizione proseguì dell'insegnamento dello stile Koga-ryu Wada Ha tra le altre arti marziali. Tra i suoi allievi più in vista citiamo Motokatsu Inoue, Mabuni Kenwa, Fujitani Masatoshi, l'attore Tomisaburo Wakayama e Manzo Iwata, che divenne l'erede di alcuni dei suoi stili. Fujita non ha lasciato eredi per il Koga-ryu Wada Ha. Fujita pubblicò lo Zukai Torinawajutsu mostrando i centinaia di legami del Hojojutsu di diverse scuole e altri testi sul Ninjutsu e altre arti marziali. Morì di cirrosi intorno ai 68 anni; probabilmente soffriva di un angioedema ereditario (il che lo avrebbe potuto impedirgli di praticare arti marziali, anche se Fujita avrebbe poi dimostrato la capacità di superare alcuni sintomi della malattia). La sua collezione, la Fujita Seiko Bunko, è conservata nel Museo Iga-Ueno nel castello di Odawara. Ulteriori indagini storiche ci mostrano che Seiko Fujita era un artista marziale ben noto ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Era anche collegato ad un'altra leggenda delle arti marziali, Kenwa Mabuni. Uno degli allievi di Mabuni, Manzo Iwata, fu allievo anche di Fujita. Seiko Fujita era amico anche di Ghioda Gonzo, il figlio di Ueshiba oltre che di Konishi Yasuhiro e Taira Shinken e altri ancora. Ci sono alcune parti della sua vita rimaste nell'oscurità, che non sono molto ben documentate e non se ne sa molto. Ciò che sappiamo è che fu Istruttore della scuola di Nagano e che nel 1941 andò in Birmania per compiere delle operazioni segrete (soltanto 14 da tali uomini ritor narono operazioni). Inoue Motokatsu fu uno di quelli e fu colui che ottenne il Kaide Menkyo. Il Kaide Menkyo è un termine giapponese che significa “licenza totale di trasmissione”. E' una licenza usata dalla scuola Koryu e che significa che l'allievo ha imparato il necessario e sono stati approvati tutti gli aspetti del suo


addestramento di Koryu nel sistema di licenze Menkyo, il Kaiden Menkyo che è il livello più alto esistente. Salire di grado non viene determinato dagli anni di studio bensì dal grado di maestria nella disciplina. Tuttavia, la transizione da Menkyo a Kaiden richiedeva generalmente almeno 30 anni di esperienza specifica. Un depositario del Kaiden Menkyo è spesso, ma non sempre, il successore di fatto del Soke del Koryu e Manzo Iwata ricevette il Kaiden Menkyo da Fujita. Non ci sono molte altre informazioni riguardo a questi due personaggi. Fujita, sebbene fosse una grande leggenda delle Arti Marziali, è stato un individuo dai molti aspetti oscuri e molto di ciò che viene descritto di lui è controverso. Il proposito di questo testo non è di dibattere o discutere il suo lineage o la sua carriera, ma studiare il suo successo letterario, “il segreto delle arti marziali”, “IL MANUALE DELL' ATEMI, LO STILE PER UCCIDERE E RIANIMARE” e la sua rilevanza per l'arte e la scienza del Kyusho. Si è scritto tanto in merito e in alcuni casi senza una corretta presentazione. Molti hanno scelto erroneamente di usare termini e teorie della medicina tradizionale Cinese, anche se qui abbiamo dimostrato che è un paradigma sbagliato. Ma siccome questa circostanza persiste ancora, questo articolo sarà una breve esposizione di un vecchio manuale di quest'arte, così come veniva praticata da quest'uomo decine di anni fa. Allo stesso modo dell'antico “Bubishi” e degli “Appunti segreti” del famoso Hokan Soken, il Kyusho si scompone in svariati termini medici occidentali, che descrivono le strutture considerate come obbiettivi e le conseguenze degli attacchi verso di esse. Qui mostriamo una pagina originale tradotta: “Questo libro mostra le zone esatte delle parti più efficenti degli organi vitali nei diagrammi anatomici, che si basa sul risultato di studi ad ampio raggio dell'anatomia del corpo umano, per i segreti dei metodi per uccidere e rianimare ereditati da ciascuno stile tradizionale. Il libro mostra anche la forma più efficace di colpire in tali punti e le ragioni dell'animazione sospesa e la perdita di coscienza da un punto vista medico. Pertanto, se si studiano le zone dei punti degli organi vitali e il modo più efficace di colpirle, otterremo la maniera di mettere KO gli avversari con un solo colpo o di rianimarli a piacimento. Capo dell'istituto di ricerca di arti marziali giapponesi, Fujita Seiko.” E vediamo questa traduzione di un estratto di un testo di Fujita: “Queste non sono mere congetture, ma osservazioni realistiche del campo di battaglia e della vera esperienza nel combattimento di vita o di morte. Questo non è il paradigma dell'applicazione della Medicina Tradizionale Cinese o la spiegazione della teoria come la espongono certi “istruttori di Kyusho”; questa è anatomia vera, sentimenti veri e osservazione reale. Non è un trattato sulla Medicina Tradizionale Cinese per curare con l'Agopuntura, lo Shiatsu, il Tui Na, ecc., ma piuttosto qualcosa per dire cosa NON è il Kyusho. Persino il termine Kyusho (AB) viene descritto molte volte in Kanji nel libro: “Erano uomini di battaglia dove la vita e la morte dipendevano dalle loro conoscenze e dalle loro manifeste capacità. C'era bisogno di metodi reali e collaudati di neutralizzazione e non di fare dei rodei per uccidere rapidamente i loro avversari e non doverci combattere contro una seconda volta. Nessuno sa ciò che successe in Birmania (e se conosciamo un minimo della storia giapponese, tutto è possibile, incluso i test sui prigionieri di guerra). Del coinvolgimento in tali azioni in tempo di guerra, ne hanno parlato in pochi. Dobbiamo renderci conto che c'era una conoscenza più approfondita del corpo e delle sue funzioni rispetto a ciò che è stato tramandato quando le Arti Marziali si sono tra-

sformate in sport o in business. Stiamo lottando per ritornare alla semplicità e alla informazione sperimentale che furono le fondamenta delle antiche Arti Questi Marziali. importanti libri e appunti di vecchi mirabili maestri, sono una prova di una passata sapienza, ed è ora che accettiamo questa realtà e lavoriamo per trovargli il giusto spazio all'interno degli stili che pratichiamo.





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