1 minute read

Gli incendi in Italia, tra cambiamenti climatici e responsabilità umana

di Giovanni D’Auria

Nel 2022 sono andati a fuoco 58.751 ettari di foreste italiane. Nel 2021 siamo stati i primi in Europa, con una delle annate peggiori di sempre per gli incendi boschivi, con 150.552 ettari di bosco bruciati, seguiti da Grecia, Spagna e Francia. La piaga degli incendi boschivi si ripresenta ogni anno e costituisce una delle maggiori minacce agli ecosistemi mediterranei. Gli incendi sono numerosi, così come sono tante le cause che li scatenano e i danni che provocano. Ma ci sono anche metodi efficaci di prevenzione e lotta al fenomeno degli incendi dolosi, che come vedremo sono una componente fondamentale del problema.

Advertisement

In Italia, le foreste stanno crescendo

Ad oggi sono stati prodotti 3 Inventari Nazionali delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio (INFC) che costituiscono la principale risorsa per documentare lo stato del patrimonio forestale italiano, la sua composizione e distribuzione e la sua estensione. I progetti di mappatura delle foreste italiane nascono da “l’esigenza di disporre, parimenti a molti altri Paesi europei, di dati statistici affidabili sulla consistenza delle foreste, tali da consentire di programmare la loro gestione, il loro potenziamento e la loro disponibilità nel tempo”

Per questo, negli anni Ottanta, il Corpo Forestale dello Stato ha coordinato le operazioni di rilevamento del patrimonio boschivo nazionale; i lavori si sono conclusi nell’85, e i dati sono stati elaborati dalla società informatica Finsiel, all’epoca leader europea del settore. Ne risultò che la superficie boschiva in Italia era estesa per 8,6 milioni di ettari.

Dopo il protocollo di Kyoto nel 1997, si avvertì la necessità di aggiornare quelle misurazioni, giungendo nel 2007 alla pubblicazione di INFC2005, che riportò una superficie boschiva in crescita, pari a 9 milioni di ettari.

L’ultimo rapporto, INFC2015, pubblicato nel 2020, conferma il trend di crescita delle foreste italiane, che attualmente coprono oltre 11 milioni di ettari, pari al 36,6% della superficie nazionale. Tra gli ultimi due rapporti, c’è una crescita di due milioni di ettari della loro estensione.

Il 50% della biomassa è rappresentata da latifoglie e conifere, tra oltre 180 specie classificate. Le aree boschive si trovano distribuite sul 75% delle diverse altitudini presenti sul territorio nazionale.

Si tratta di una notizia positiva. Avere più boschi significa preservare maggiormente la biodiversità, favorendo l’aderenza agli obiettivi prefissati dalle conferenze internazionali sul clima e l’ambiente. Più alberi significa migliore filtraggio dell’aria grazie all’accresciuto assorbimento di C02. Lo stoccaggio di anidride carbonica è aumentato, in dieci anni, del 20%. Tuttavia (ed è qui che sorge il problema) il loro aumento non è dovuto a politiche mirate o azioni volontarie.

Secondo Enrico Pompei, all’epoca responsabile dell’Ufficio Politiche forestali nazionali e internazionali nel Ministero delle Politiche Agricole, la causa principale è l’abbandono progressivo delle aree rurali rispetto a periodi in cui l’agricoltura veniva

This article is from: