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Imparare a gestire il fuoco. E a convivere con lui
di Giovanni D’Auria
Gli strumenti per difenderci da mafie incendiarie e anni siccitosi, limitandone i danni, esistono a livello gestionale e legislativo, così come sono perduranti nel nostro Paese delle criticità relative a entrambi i campi.
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Tanto il discorso pubblico quanto l’azione delle Forze dell’Ordine si concentrano in maniera maggiore sul contenimento e l’estinzione degli incendi, invece che sulla loro prevenzione. Secondo Giuseppe Delogu per GreenPeace, si può parlare di “paradosso dell’estinzione”. Le autorità dal Dopoguerra in poi si sono orientate sul proibire preventivamente ogni incendio, anche quello utile alla modellazione del paesaggio, trattandolo in ogni situazione in maniera emergenziale.
Durante anni caratterizzati da assenza di eventi meteorologici estremi (ondate di calore, siccità, tempeste, allagamenti) le autorità non hanno difficoltà a estinguere qualunque tipo di fuoco; gli incendi è meno probabile che diventino Grandi Incendi Forestali. La superficie raggiunta dal fuoco è in diminuzione in anni simili (sempre più rari), ma proprio l’estinzione di incendi che si potrebbero spegnere naturalmente in questi periodi fa sì che si accumuli biomassa pronta a bruciare in maniera incontrollabile in anni in cui il cambiamento climatico fa sentire i suoi effetti. In questo modo, la media si innalza notevolmente grazie ad anni come il 2007, il 2017 o il 2021, in cui eventi meteorologici estremi hanno prodotto stagioni degli incendi devastanti.
Il cosiddetto “fuoco prescritto”, invece, prevede incendi controllati per alleggerire il carico di vegetazione in un’area boschiva, riducendo le probabilità di propagazione. Inoltre, rendere illegali anche i fuochi agricoli, necessari a rifertilizzare i suoli da coltivare o da mettere a pascolo ha avuto come logica conseguenza l’aumento dei fuochi eseguiti illegalmente e incontrollati. L’abbandono delle terre coltivate, l’urbanizzazione in prossimità di aree boschive, non sono elementi causali che vengono tenuti in considerazione quando si parla di gestione degli incendi, trascurandone, quindi, la prevenzione.
Il contrasto a ogni minimo focolaio ha un impatto anche economico crescente, con una stima di almeno un miliardo di euro spesi in Italia per gli interventi di estinzione degli incendi. Si parla per questo, a livello internazionale, di evitare la strategia di soppressione passando al “fire management”, ovvero la convivenza controllata del fuoco, inteso come fattore ecologico, con la società umana, e al “fire smart territory”, ovvero una pianificazione che renda il territorio meno propenso alla propagazione degli incendi.
In ambito legislativo abbiamo l’articolo 423-bis del codice penale, che prevede una reclusione da 4 a 10 anni per il reato di incendio colposo, tuttavia applicato alle sole aree boschive. Secondo il rapporto Ecomafie, il reato andrebbe esteso anche alle aree che in generale possiedono una vegetazione, in particolare quelle presenti nelle aree Natura 2000, che a livello europeo e italiano risultano tra le più colpite dal fenomeno degli incendi.. È anche raccomandato un aumento delle sanzioni amministrative.
Una parte importante delle proposte di Legambiente riguarda l’utilizzo del suolo sottoposto alle fiamme. Attualmente le norme che proibiscono edilizia, allevamento e attività venatorie riguardano solo i suoli boscati che hanno subito un incendio. Si propone di estendere il divieto di pascolo e caccia di 10 anni anche alle aree con vegetazione, come anche di abolire le norme vigenti sull’edificazione di detti suoli. Attualmente si può riedificare un suolo incendiato se c’erano piani urbanistici preesistenti: si chiede, invece, il divieto assoluto di edificazione estesa anche alle aree con vegetazione.
Tanto il rapporto GreenPeace che il rapporto Ecomafie concordano nello spostare il focus del problema dall’estinzione alla prevenzione degli incendi. Non va trascurata però la componente soppressiva. Con la riforma di razionalizzazione dei corpi di polizia del 2016 la Guardia Forestale dello Stato è stata assorbita nel Corpo Forestale dell’Arma dei Carabinieri, trasferendo sui Vigili del Fuoco gran parte delle funzioni di presidio degli incendi. Per questo si propone di creare una specializzazione interna di controllo e coordinamento antincendio, e una maggiore dotazione di elicotteri e altri mezzi che si sono dimostrati idonei al contenimento degli incendi. L’azione dei Vigili del Fuoco riesce infatti a estinguere l’incendio nel 94% dei casi; l’unica difficoltà insormontabile è la gestione dei Grandi Incendi Forestali. Si avanza anche la proposta di creare a livello comunale squadre di Aib (Antiincendio Boschivo) con una focalizzazione assoluta del presidio a livello locale nella regione Sicilia.
Un esempio concreto di applicazione di queste linee guida è quello della Toscana, dove sul fronte della prevenzione degli incendi si sta facendo moltissimo. La regione ha infatti varato a partire dal 2018 i Piani Specifici di prevenzione antincendio, che prevedono interventi mirati alle caratteristiche di specifiche zone
Fire management, ovvero: convivenza controllata con il fuoco, inteso come fattore ecologico.
Fire smart territory, ossia: pianificazione che renda il territorio meno propenso alla propagazione degli incendi considerate ad alto rischio incendi. Gli interventi comprendono il diradamento della vegetazione e campagne informative presso i residenti.
Sono state create ad oggi due comunità: FireWise (Vicopisano e Calci), ovvero comuni che adottano strategie di auto protezione dagli incendi, creando barriere difensive tra le abitazioni e il bosco. Contemporaneamente, il centro La Pineta di Tocchi fornisce formazione e addestramento all’avanguardia per il contrasto e la prevenzione degli incendi agli aspiranti volontari. Tutti i piani antincendio della Toscana si avvalgono dell’approvazione della Fondazione senza fini di lucro Pau Costa, nata in Spagna, che, al pari della National Fire Protection Association (NFPA), si occupa di sensibilizzare i cittadini alla convivenza con il fuoco e l’organizzazione del territorio per scongiurare la propagazione degli incendi.