L’anziano e gli animali di Fabiola Zanella
Altea, femmina di bovaro del bernese di tre anni alla Casa di Riposo di Fiesso Umbertiano
Rispetto a precedenti periodi storici oggi l’aspettativa e la qualità della vita sono in media superiori al passato. Nelle società sviluppate, il progresso tecnologico e medico hanno portato ad un allungamento delle aspettative di vita e ad un miglioramento in termini di possibilità di vivere in modo più pieno e con minor sofferenza. Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia: la medicina non riesce a sconfiggere tutte le malattie e non è in grado di risolvere tutti i problemi esistenziali. La medicina è riuscita a controllare molte malattie, a suddividerne gli effetti nel tempo ma il rapporto medico – paziente è diventato sempre più freddo e non basato sul rapporto medico – ammalato. Il risultato del nostro tempo è l’aumento del numero di anziani che presentano disturbi cronici di vario genere e che spesso sono confinati nelle case di riposo, in cui a livello di soddisfacimento dei bisogni primari non manca nulla ma, come è successo nella relazione medico – paziente, si è persa la capacità di comunicare con l’anziano, cosa che accade anche tra le persone al di fuori delle case di riposo. Il linguaggio verbale è per eccellenza il mezzo più utilizzato per comunicare: ecco perché le persone che per malattia o per altri deficit non sono in grado di utilizzarlo sono escluse ed emarginate, almeno dagli altri esseri umani. La comunicazione è fatta anche di gesti, di emozioni. Ecco che l’animale, in cui il linguaggio gestuale conta molto, riesce a rispondere all’esigenza di queste persone che sono in astinenza da “relazioni”, in cui il medico, l’infermiere, il fisioterapista spesso si concentrano di più sugli aspetti prettamente sanitari che di rapporto con il paziente. L’anziano ha bisogno di sentirsi ancora un soggetto, di rompere la solitudine e lo stato di isolamento relazionale. In molte realtà invece ci si preoccupa di più di avere i pavimenti lucidi, i fiori sui tavoli, le brochure patinate tipo “Hotel 10 stelle”, le migliori cure mediche dimenticandosi che l’uomo ha anche altre bisogni, non meno importanti e meno utili dei primi. Con le attività e terapie assistite dagli animali si vogliono colmare questi vuoti ed essere complementari alle terapie mediche già in atto, che non bastano da sole a garantire il benessere globale della persona, fisico e psichico. E’ ovvio che non è sufficiente inserire un animale in una struttura, lasciandolo a sé stesso, per ottenere questi importanti effetti beneficiali. Perchè si possano liberare questi effetti positivi è necessario che l’animale sia rispettato nelle sue peculiarità e attitudini, che il personale che se ne occupa sia preparato e si relazioni con lui. Non basta vedere sfrecciare un cane per i corridoi degli istituti o mettere una voliera nel parco degli anziani: bisogna guidare la relazione tra l’anziano e l’animale altrimenti tutto risulta vano, convincendosi che la “Pet Therapy” non serve a nulla. Per esempio, i cani preparati per le attività e terapie assistite non lavorano da soli durante le sedute con gli anziani ma sono in coppia con la loro figura umana di riferimento, che non è un conduttore di animali ma forma con il cane una coppia chiamata coppia pet- partner. Gli incontri sono programmati in un progetto mirato nel caso in cui ci siano specifici obiettivi da raggiungere. Studi
autorevoli hanno dimostrato i numerosi effetti sulla salute umana derivanti dalla relazione uomoanimale: riduzione della pressione arteriosa, del colesterolo e dei trigliceridi, miglioramento dei sintomi depressivi, mantenimento dei rapporti sociali, dell’autonomia e della memoria. Anche i parenti e i caregivers di persone anziani dementi, impegnate a badare per molte ore al giorno questi soggetti, hanno beneficiato della presenza di un cane o di un gatto presentando minori segni di stress. Ciò è di fondamentale importanza se si pensa che alcuni comportamenti alterati del paziente sono associati a quelli di chi se ne occupa. L’anziano in casa di riposo trova nel rapporto con l’animale un’opportunità relazionale che lo fa sentire un soggetto non emarginato ma ancora utile, liberandolo dall’ansia e rimotivandolo nella quotidianità.
Articolo pubblicato da quotidiano “La Voce nuova di Rovigo”, giovedì 10 marzo 2011