Aleanews 2016 2 1 1

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editoriale

Alea News, Giugno 2016

di Maurizio Beraldo Customer experience e customer satisfaction, che significati assumono e quali approcci le aziende devono adottare, è l‘oggetto di un interessante articolo di Michele Bianco. La sola politica promozionale non è più sufficiente, attorno a prodotti e servizi molto spesso nascono più esigenze che nel passato o più occasioni nelle quali l‘azienda entra in contatto con il consumatore, anche senza la partecipazione attiva dell‘azienda stessa, pensiamo ai blog in rete nei quali si commentano le caratteristiche di un prodotto o altre esperienze sempre legate a quest‘ultimo: potrebbe essere una versione diversa del tradizionale passa parola, però le nuove applicazioni in rete rendono tutto più complesso e anche rischioso. Questi comunque sono aspetti non controllabili direttamente dalle aziende, le nuove tecnologie invece consentono di entrare in contatto in più modi con il consumatore contribuendo a formare il ―viaggio esperienziale‖ da una parte, e di tracciarlo e controllarlo dall‘altra: la complessità è un‘altra sfida da affrontare nel momento in cui i touchpoints aumentano. Nella rubrica Imprese nuove è possibile verificare come la direzione delle iniziative di ricerca sono ancora orientate all‘utilizzo delle energie rinnovabili e alla messa a punto di economie circolari.

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Sommario Dai touchpoints al viaggio esperienziale: come i clienti guardano al mondo, di Michele Bianco

Imprese nuove La velocità è bio-rinnovabile, di Francesca Iannelli, AREA Science Park, Trieste Idee di impresa cercansi: al via la nona edizione del Premio “D2T Start Cup”, di Davide Modena, Trentino Sviluppo Un programma per mettere in connessione imprese e talenti , di Sabrina Moretto, InfiniteArea Experior avvicina università e imprese. Bilancio positivo del progetto di didattica innovativa del Dipartimento di Management , di Erica Villa, Dipartimento di Management Università Ca’ Foscari Venezia Economia circolare: con l’innovazione le startup valorizzano scarti e rifiuti , di Alessandro Tibaldeschi, I3P, Torino

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Dai touchpoints al viaggio esperienziale: come i clienti guardano al mondo di Michele Bianco michele.bianco@gmail.com

Per massimizzare la customer satisfaction le imprese hanno da sempre concentrato la loro attenzione sui touchpoints. Questo può essere estremamente pericoloso, perchè può distogliere l‘attenzione dall‘argomento più importante: il viaggio esperenziale del cliente. Le imprese quando pensano alla customer experience si focalizzano sui touchpoints—le transazioni individuali attraverso le quali i clienti interagiscono con occasioni di contatto che caratterizzano l‘offerta e parte del business. Tutto ciò è estremamente logico: riflette lo scopo dell‘organizzazione, ed è relativamente facile da implementare.

fondamentale

Le imprese cercano di garantire la soddisfazione del cliente in fase di interazione con il proprio prodotto, il customer service, la rete vendite o gli strumenti di marketing a supporto. Ma questa focalizzazione su touchpoints individuali ed isolate, distoglie l‘attenzione dall‘obiettivo macro e sicuramente di maggior importanza: l‘esperienza end-to-end del cliente. Solo guardando attraverso gli occhi del cliente all‘esperienza vissuta attraversando tutte le fasi del viaggio— l‘azienda può realmente iniziare a capire come migliorare in modo significativo il proprio livello di performance. Il viaggio del consumatore include molte cose che accadono prima, durante, e dopo l‘esperienza di prodotto o servizio: di diversa durata, può attraversare canali multipli, touchpoints articolati, e spesso durare giorni se non settimane. ‗Portare a bordo‘, nel senso di coinvolgere un nuovo cliente è un esempio classico, come lo sono risolvere un aspetto tecnico, o aiutare un cliente ad usufruire del servizio in contesti diversi da quelli originari. Le organizzazioni che non sono in grado di percepire l‘importanza del contest allargato di differenti situazioni e gestire aspetti cross-funzionali e l‘esperienza a E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.

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Alea News, Giugno 2016 tutto tondo vissuta e che forma l‘opinione del cliente devono aspettarsi un diluvio di conseguenze negative, da un incremento del tasso di abbandono dei clienti, un esponenziale incremento di reclami e lamentele, fino a cali importanti nelle vendite e, di conseguenza, nel morale dell‘organizzazione interna. Al contrario, le aziende che sapranno garantire al cliente la migliore esperienza durante tutta l‘attraversata, potranno attendersi incrementi nel livello di soddisfazione, aumenti delle vendite e nel tasso di fidelizzazione, riducendo nel contempo i tempi ed i costi di gestione del servizio post vendita, con ricadute estremamente positive sul morale del personale. Questo è specialmente vero nello scenario odierno, caratterizzato per esperienze multi-touchpoint, multicanali, e sempre attive in mercati consumer che sono divenuti ipercompetitivi. L‘esplosione dei possibili punti di contatto ed interazione tra clienti utilizzando sempre nuovi canali, dispositivi applicazioni ed altro, rendono praticamente impossibile il presidio continuo del servizio e dell‘esperienza,— a meno che non si governi l‘intero percorso esperenziale e non singoli touchpoints. Il VERO problema con i touchpoints Il metodo comunemente utilizzato per ‗trattenere‘ il cliente, è di offrire upgrade di prodotto e servizio a parità di importo, il che si traduce in un‘onerosa e costosa politica commerciale. L‘esodo verso altre soluzioni alternative può essere fermato attraverso il miglioramento del valore complessivo dell‘esperienza. Il problema è più complesso di quanto possa sembrare: non basta una visita di tanto in tanto al cliente, oppure una telefonata di controllo, o altre forme di interazione individuale – la maggioranza dei clienti NON è interessata a singoli ed occasionali touchpoints, ma dall‘interesse che l‘azienda pone COMPLESSIVAMENTE nell‘esperienza cumulata di molti touchpoint, multicanali e sviluppata nel corso del tempo. Maggiore è il numero di touchpoints, maggiore la complessità Il problema è assai comune fra molte aziende che difficilmente lo ammettono, se non è addirittura complicato da identificare.

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Alea News, Giugno 2016 Il cuore della sfida è rappresentato dal naturale isolamento in cui viene concepito e sviluppato il servizio al cliente, frutto di un approccio culturale, comportamentale e dei processi e delle policies che rendono le aziende estremamente rigide nella fase di progettazione, di definizione e di erogazione dei servizi integrati. Ed in molti casi gli stessi incaricati della progettazione del servizio sono responsabili dei touchpoints in cui vengono valutate le performance dell‘azienda. Pertanto c‘è il rischio concreto che per una scadente politica di incentivazione, per disattenzione dei responsabili, o per semplice umana distrazione, il gruppo operativo che ha in carico la gestione dei touchpoints sia a rischio continuo di perdere la visione complessiva di cosa il cliente vede e vive (e vuole) durante l‘esperienza, sebbene il mantra sia orientato alla ottimizzazione continua della customer experience.

Exhibit 1

An excellent customer experience must last the entire

journey.

TheCu customer contacts sto

The customer

The customer reads

the electric utility’s

the meter at the old address, marks the card, and mails it to the utility

me

buysr a Pr

newovi house de provides

call center and

r

The customer reviews the bill and contacts the call center about an error on it The customer moves

the moving date into the new house The utility sends the customer a confirmation letter and a final meter- reading card

The billing department tags the old and new addresses to departThe service indicate the department move ment arranges customer

The call center has the billing department mail the customer a corrected bill The billing department

The service department activates service at the new address and reads the meter

sends the customer the final bill for the old address

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sends the

for the activation on statement and

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an explanation of payment

options E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.

5 Source: McKinsey analysis


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La velocità è bio-rinnovabile

di Francesca Iannelli, francesca.iannelli@areascien cepark.com

Solar One è il veicolo in fibra di carbonio arrivato quinto alla World Solar Challenge. Progettato da studenti dell’Università KU Leuven, la sua struttura contiene una resina ottenuta da cardanolo. Dedicare l‘ultimo anno di studi alla realizzazione di un‘auto solare perfettamente funzionante. È quello che possono scegliere di fare gli studenti della facoltà di ingegneria dell‘Università KU Leuven in Belgio. Una volta terminato il prototipo lo si può iscrivere alla World Solar Challenge, competizione biennale dove si sfidano decine di modelli realizzati da studenti provenienti da tutto il mondo. In gara nell‘ultima edizione c‘era anche ―Solar One‖, un veicolo in fibra di carbonio ideato dal Punch Powertrain Solar Team. La scocca di Solar One è stata realizzata con tecnologia pre-preg utilizzando una resina messa a punto da AEP Polymers, startup attiva nella R&S dei nuovi materiali, e prodotta da Cardolite, tra i leader mondiale del la produzione e vendita di derivati da cardanolo, un olio naturale non commestibile estratto dai gusci degli anacardi. I pre-preg sono dei tessuti di rinforzo realizzati con fibre di carbonio, lino, miste, etc. impregnati con una formulazione latente solitamente epossidica - cioè contenente un atomo di ossigeno che fa da ponte tra due atomi di carbonio - fino al momento dello stampaggio. Nati per applicazioni aerospaziali, i pre-preg sono attualmente utilizzati per produrre parti di auto, scafi da competizione, attrezzature sportive e sono tra i materiali più promettenti nel settore dei compositi. Questo materiale si è rivelato un‘ottima scelta per la realizzazione della Solar One, che ha così percorso senza problemi gli oltre 3.000 chilometri della competizione che separano Darwin da Adelaide, posizionandosi al quinto posto. AEP Polymers, specializzata nella valorizzazione delle biomasse di scarto per creare nuovi polimeri e formulati, ha contribuito a realizzare una delle resine del composito epossidico utilizzato per realizzare l‘auto. ―La matrice polimerica della struttura in composito dell‘auto contiene una resina ottenuta da cardanolo in

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Alea News, Giugno 2016 grado di garantire eccellente adesione alle fibre di carbonio e di migliorare l‘assorbimento delle vibrazioni‖ - spiega Andrea Minigher, tra i fondatori di AEP Polymers. L‘impiego di questa resina in un formulato epossidico ha consentito la creazione di un pre-preg con il 45% di contenuto bio-rinnovabile‖. Punto di forza del progetto è stato proprio l‘utilizzo di materiali eco-sostenibili. Negli ultimi anni la ricerca si è concentrata sullo sviluppo di nuovi materiali ottenuti da fonti naturali rinnovabili, alternativi ai comuni derivati dal petrolio, notoriamente caratterizzati da elevato impatto ambientale. In ambito industriale vengono utilizzati un gran numero di polimeri che costituiscono componenti e oggetti di uso comune: apparecchiature elettroniche, utensili, materiali per infrastrutture, tubazioni, pannelli, prodotti per la verniciatura, schiume per l‘isolamento e l‘imbottitura etc. Il consumo di questi polimeri è di diversi milioni di tonnellate l‘anno e la stragrande maggioranza deriva proprio dal petrolio. Su scala globale, già da qualche tempo, sta prendendo piede l‘esigenza di trovare sul mercato resine e polimeri derivati da fonti rinnovabili che offrano prestazioni paragonabili ai materiali attualmente in commercio. ―Stiamo lavorando anche su altre biomasse come, per esempio, la lignina, materiale di scarto dei processi industriali di produzione della cellulosa e delle bioraffinerie‖ – conclude Minigher. Questo nuovo filone vede tra l‘altro AEP Polymers impegnata come partner del progetto Europeo SmartLi (Smart Technologies for the Conversion of Industrial Lignins into Sustainable Materials), finanziato dalla Bio-Based Industries Public Private Partnership in seno al programma quadro Horizon 2020 della Comunità Europea, per la creazione di nuovi polimeri e materiali per usi industriali.

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Idee di impresa cercansi: al via la nona edizione del Premio ―D2T Start Cup‖

di Davide Modena, davide.modena@trentinosvilupp o.it

Sulla sua ―rampa di lancio‖ sono decollate startup innovative che hanno fatto strada meritandosi le attenzioni del mercato e di importanti finanziatori: dalla barca solare ai dossi generatori di corrente elettrica, dalle piante contro le frane al cannone che spara neve a temperature superiori allo zero. KissMyBike, l‘antifurto satellitare per biciclette tra i vincitori dell‘edizione 2015, si è aggiudicata un finanziamento di 100 mila euro dal programma di accelerazione europeo Finodex, è tra le 10 startup ―open data‖ più innovative d‘Europa e sta gareggiando per aggiudicarsi altri 70 mila euro di investimenti comunitari. Questo il biglietto da visita del Premio Impresa Innovazione “D2T Start Cup” IX edizione, la competizione organizzata da Trentino Sviluppo per scovare e selezionare le migliori idee di impresa ―under 35‖ segnalate da tutta Italia e persino dall‘Europa ed accompagnarle fino a farle diventare una vera e propria azienda. Tre le categorie in gara quest‘anno: meccatronica, green e ICT applicato. Ai vincitori andrà un assegno da 15 mila euro ma soprattutto l‘accesso ad un programma mirato di tutoraggio con servizi di promozione e spazi dentro gli incubatori d‘impresa. Il premio è promosso in collaborazione con Hub Innovazione Trentino (HIT) e con il patrocinio della Provincia autonoma di Trento e di PNICube, l‘Associazione Italiana degli Incubatori Universitari e delle Business Plan Competition. Sponsor alcune aziende trentine delle filiere meccatronica e cleantech. Premio “porta di ingresso” alla catena di servizi alle startup «Un‘iniziativa che ci ha dato particolari soddisfazioni – osserva Giovanna Flor, consigliere delegato di Trentino Sviluppo – e che a partire dal 2006, anno d‘esordio, ha visto sfidarsi 215 progetti imprenditoriali, presentati da oltre 400 giovani, con il 68% dei progetti vincitori che si sono trasformati in startup».

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Alea News, Giugno 2016 «Con il Premio D2T - continua Flor - vogliamo promuovere la cultura d‘impresa e l‘innovazione nei giovani, favorendo la nascita di nuove aziende a carattere innovativo sul territorio trentino. Il D2T rappresenta il primo anello della filiera di servizi pensati da Trentino Sviluppo per le startup ed il valore aggiunto è dato proprio dal fatto che siamo poi in grado di seguire l‘aspirante imprenditore per tutti gli anni seguenti, dalla costituzione della società fino al suo consolidamento, dallo sviluppo del prodotto allo sbocco sui mercati esteri». Le “regole di ingaggio” per partecipare Il D2T Start Cup è un concorso tra progetti d‘impresa innovativi, pensati e costruiti da giovani. Unici requisiti richiesti avere una buona idea di impresa, un‘età compresa tra i 16 e i 35 anni, l‘essere almeno in due (non sono ammessi progetti proposti da singoli) ed avere la cittadinanza europea oppure un regolare permesso di soggiorno rilasciato da uno degli stati membri. È ammessa la presenza nel gruppo di un professore universitario o un ricercatore senior tutor dell‘iniziativa, anche se di età superiore a 35 anni, purché non sia indicato come capogruppo. Il concorso assegna in premio opportunità di formazione e denaro ai migliori progetti d‘impresa espressi in forma di business plan e offre a tutti i partecipanti occasioni di formazione imprenditoriale e manageriale, opportunità di contatti professionali e incontri di divulgazione della cultura d‘impresa. Dà inoltre la possibilità di accedere alla finale nazionale del ―Premio Nazionale per l‘Innovazione 2016‖ che si terrà l‘1 e 2 dicembre a Modena e alla quale parteciperanno i vincitori delle diverse ―start cup‖ regionali. Tre le categorie nelle quali si sfideranno i progetti in concorso: meccatronica (industrial technologies, ICT applicato alla meccatronica), green (clean technologies, ICT applicato alle green technologies) e, novità di questa edizione, l’ICT applicato ad uno dei settori diverso da quelli citati in precedenza. Oltre al premio di 15 mila euro offerto dagli sponsor i gruppi vincitori di ciascuna delle tre categorie potranno usufruire di un periodo di affiancamento gratuito di nove mesi presso lo ―Starter‖ di Polo Meccatronica, nella ―Greenhouse‖ di Progetto Manifattura (green) e presso gli spazi messi a disposizione da Hub Innovazione Trentino (Ict). Un concorso, tre fasi Tre le fasi da superare per aggiudicarsi la palma di migliore progetto alla ―D2T Start Cup 2016‖. E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.

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Alea News, Giugno 2016 Nella prima fase la Commissione verificherà i requisiti formali delle proposte pervenute. Gli ammessi dovranno partecipare obbligatoriamente e gratuitamente per 3 mesi ad un percorso di preincubazione/coaching all'interno degli spazi di coworking di Trentino Sviluppo (Greenhouse e Starter) o presso altre strutture partner di Trentino Sviluppo (HIT). Nella seconda fase la Giuria selezionerà un massimo di 6 progetti finalisti per ciascuna delle tre categorie sulla base dei business plan presentati. Questi parteciperanno ad una giornata di formazione d‘aula il 21 ottobre 2016 col formatore di fama internazionale Augusto Coppola sulla tecnica dell‘Elevator‘s Pitch e la sua applicazione ad un progetto imprenditoriale. Infine nella terza fase i progetti finalisti selezionati saranno invitati a presentare il proprio progetto con un pitch durante la giornata finale che si terrà nel mese di ottobre 2016. Durante la giornata finale, dopo aver ascoltato e verificato ulteriormente i progetti, la Giuria stilerà la classifica definitiva e proclamerà i progetti vincitori delle tre categorie. Iscrizioni e scadenze Per partecipare alla nona edizione del Premio Impresa Innovazione D2T Start Cup è necessario iscriversi entro lunedì 12 settembre compilando l‘apposita documentazione in formato elettronico. La premiazione si terrà entro il prossimo mese di ottobre. Maggiori informazioni su www.trentinosviluppo.it

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Un programma per mettere in connessione imprese e talenti Il cambio di paradigma che le imprese di oggi sono chiamate ad affrontare non riguarda solo il modo di ―fare impresa‖, ma anche il modo in cui si fa innovazione, perché i repentini mutamenti del contesto competitivo hanno ridotto il ciclo di vita dei prodotti e portato all‘aumento dei costi interni di

di Sabrina Moretto, Communication & PR sabrina.moretto@infinitearea. com

R&D. Ed è proprio a causa di questi fulminei cambiamenti che si è venuto a declinare un nuovo modello, quello dell‘‖Open Innovation‖ (Chesbrough,2006). Questo modello rappresenta un nuovo paradigma organizzativo che vuole valorizzare i meccanismi cognitivi e organizzativi congiungendoli con le reti sociali e i vari network presenti. Con Open Innovation, Chesbrough intende ―un paradigma che afferma che le imprese possono e debbono fare ricorso ad idee esterne, come a quelle interne, ed accedere con percorsi interni ed esterni ai mercati, se vogliono progredire nelle loro competenze tecnologiche‖ (Chesbrough, 2003). Appare chiaro come l‘Open Innovation comporti una vera e propria rivoluzione nel modo stesso di pensare l‘Impresa. È una rivoluzione inesorabile che sta portando all‘emergere di nuovi modelli organizzativi fondati sul coinvolgimento diffuso, la collaborazione emergente, la condivisione della conoscenza, lo sviluppo e valorizzazione di community, reti sociali interne ed esterne all‘organizzazione. Un progetto innovativo valido, infatti, può provenire anche da persone esterne alla propria realtà. Diventa dunque vitale cooperare e collaborare non solo con altre imprese, ma anche con attori quali università, centri di ricerca, fornitori, competitor e startup ma soprattutto con i propri clienti. Le start up, in particolare, per fare innovazione disruptive, puntano su velocità, focus e flessibilità: asset fondamentali ma sui quali le imprese tradizionali e consolidate trovano più difficoltà una volta che si sono strutturate e ―organizzate‖. Parafrasando Baricco (vedi Alessandro Baricco, I Barbari. Saggio sulle mutazioni), Gianluca Biotto, Responsabile del team Ricerca&Innovazione di

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Alea News, Giugno 2016 InfiniteArea, ha indicato i team di talenti e le startup quali “nuovi barbari”, nell‘accezione positiva di portatori di ―nuove‖ pratiche, modelli organizzativi, tecnologie e linguaggi. Infinite Match-Up è il programma d‘innovazione che nasce per soddisfare questa esigenza. Non partiamo da un‘idea che deve diventare impresa, ma intercettiamo un‘impresa e un imprenditore con delle idee ―in pancia‖ da realizzare. A questo punto selezioniamo dei team di talenti mettendoli nella condizione di essere in grado di svilupparle. ―InfiniteArea non vuole finanziare buone idee che poi non sono in grado di conquistare i clienti – afferma il fondatore Patrizio Bof-, ma ha come obiettivo di aiutare e sostenere quelle start up che si basano su richieste e finanziamenti certi da parte di committenti precisi. L‘ostacolo più grosso per i neo-imprenditori non è infatti il capitale di partenza per sviluppare l‘impresa, ma è soprattutto trovare i clienti, anche perché un‘idea, se non riesci a venderla, serve a poco‖. È quindi un programma pensato per costruire un ponte che favorisca l‘interazione sinergica tra imprese eccellenti e team/startup di grande potenzialità, nell‘ottica di generare valore ricorrendo ai punti di forza dell‘una e dell‘altra, dando vita a un‘iniziativa il cui impatto sia superiore alla somma del contributo delle singole parti. Infinite Match-up Si rivolge a imprese consolidate che vogliono innovare, ma necessitano di iniettare nuove risorse e competenze necessarie per realizzare le proprie ambizioni. In tal senso InfiniteArea si occupa di formare un team e di supportarlo nel raggiungimento degli obiettivi che l‘impresa intende raggiungere. Quando il progetto avrà raggiunto la massa critica voluta, i risultati prodotti dal team potranno essere trasferiti all‘interno dell‘impresa madre, che potrà beneficiarne. Aderendo a questa iniziativa, l‘impresa ha la possibilità di sviluppare know-how, competenze e innovazione senza dover allocare risorse umane, interne, impegnate in altre attività. Il ponte va costruito soprattutto a livello culturale avendo ben presente i fattori che possono favorire od ostacolare la sinergia tra un‘impresa esistente e un team/startup. ―Il nostro ruolo è quello di fungere, da piattaforma di integrazione dei due soggetti, impresa e team di start-up, - afferma il Responsabile del team Innovazione&Ricerca Gianluca Biotto – proponendo un approccio nuovo e originale nell‘interazione.‖ E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.

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Alea News, Giugno 2016 Questo approccio apre quindi, a talenti e imprese, opportunità interessanti: creare una nuova startup, che nasce fin da subito da reali esigenze di mercato potendo contare su un primo cliente, costituire una nuova business unit aziendale o inserire nuovi talenti in azienda. La infografica che accompagna questo articolo approfondisce alcuni di questi temi e identifica il ruolo che ricopre InfiniteArea con il programma di Match-up.

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Experior avvicina università e imprese. Bilancio positivo del progetto di didattica innovativa del Dipartimento di Management di Erica Villa, erica.villa@unive.it

Il 13 giugno il Dipartimento di Management ha organizzato l'evento Experior Day, un pomeriggio dedicato al rapporto università-imprese. Dopo aver compiuto un bilancio, indubbiamente positivo, della 1a edizione del progetto Experior di didattica innovativa integrata con le aziende, si è passati ad una serie di interventi e tavola rotonda sullo stato dell'arte di questo ormai imprescindibile connubio tra università e imprese.

Dagli interventi è emersa la consapevolezza di quanto sia necessario un intreccio sempre più stretto tra lo studente e futuro professionista e l'azienda, che punta a trovare specifiche competenze nei nuovi assunti. In particolare è emerso che le E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.

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Alea News, Giugno 2016 competenze più utili e richieste sono quelle trasversali, le soft skills, e tra queste la più ambita è la capacità di lavorare in team. Experior permette ai ragazzi, ancora nel pieno degli studi, di mettersi al lavoro su casi aziendali reali, e al tempo stesso li forma per essere subito competitivi nel mercato del lavoro una volta concluso il corso di studi. Tutte le info per diventare azienda partner del progetto Experior nel sito dedicato: www.experiorproject.it

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Economia circolare: con l‘innovazione le startup valorizzano scarti e rifiuti di Alessandro Tibaldeschi, ale@agenziapressplay.it

Investire in processi innovativi e tecnologie in grado di valorizzare gli scarti di tutti i settori industriali può portare non soltanto ad una riduzione dei rifiuti ma anche a risparmi netti per le imprese fino a 604 miliardi di euro in tutta l‘Unione Europea, pari il 3,5 % del PIL europeo annuo. Una sfida che l‘Incubatore I3P del Politecnico di Torino ha colto sin da subito e che rilancia ora grazie ai tanti progetti e alle startup che hanno fatto del riutilizzo e della trasformazione dei rifiuti in risorse il loro punto di forza: dal recupero dei RAEE alla realizzazione di biodiesel partendo da oli e grassi, dalla produzione di fertilizzante con gli scarti di lana all‘inertizzazione dell‘Eternit in materiale non nocivo, sono tante le soluzioni innovative nate in seno a I3P che offrono nuovi stimoli e spunti, e soprattutto mostrano come sia possibile un‘economia a impatto zero. Recupero integrale di metalli e terre rare da materiale elettronico in disuso e da Rifiuti da Apparati Elettrici ed Elettronici (RAEE): in questo campo si muove il progetto Remete, che prevede la definizione di un processo che permetta di non sprecare risorse che avrebbero, solo in Europa, potenzialità economiche per almeno 1 miliardo di euro, innalzando la percentuale di riciclo dall‘attuale 33% all‘80% delle circa 10 milioni di tonnellate di RAEE prodotte ogni anno. Combustibili dagli scarti o da materia prima-seconda è lo scopo di due progetti incubati presso I3P, SLH e Sintol. Il primo ha messo a un punto il processo ai fini della vendita a impianti di produzione cogenerativa o di produzione di biodiesel di oli e grassi trasformati. SHL ha attuato una strategia di partnership che ha permesso alla startup di realizzare il primo impianto su scala industriale.

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Alea News, Giugno 2016 Sintol invece produce carburanti sintetici avanzati, cosiddetti di 2° generazione, attraverso un processo di trattamento di materie plastiche mediante tecnologia di pirolisi catalitica brevettata: in questo caso la materia prima utilizzata nel processo è costituita interamente da materia prima-seconda di matrice plastica reperita dalla filiera del riciclo. Il prossimo step del progetto prevede l‘idrogenazione dei carburanti, sui quali la società investirà nei prossimi anni puntando a un significativo incremento della quota totalmente rinnovabile dei suoi vettori energetici. Promuovere filiere sostenibili da biomassa forestale, lo sviluppo di filiere ad energia rinnovabile e l‘efficientamento energetico è invece l‘obiettivo principale di Replant: l‘attività della società, ospitata presso I3P, è quella di supportare lo sviluppo di filiere innovative caratterizzate da produzione di combustibili legnosi da biomassa locale, con standard tecnici e di combustione elevati, ridotta umidità, pezzatura regolare ed elevato potere calorifico. Produrre bioplastiche completamente biodegradabili a partire da scarti di origine alimentare altrimenti inservibili o valorizzate molto poco dall‘attuale riutilizzo: è quello che fa Polìpo (Poli come Polimero e lipo da lipos, grasso), utilizzando oli vegetali per industria non alimentare sia di prima generazione (olio di colza, girasole) che di seconda, recuperati ad esempio da biomasse di scarto quali semi di pomodoro, vinacce e fondi dei caffè. Anche la lana grossolana dall‘allevamento europeo e dall‘industria della carne, considerata un sottoprodotto di nessun valore pari a quasi 200 mila tonnellate l‘anno, può diventare una ricchezza con il progetto Greenwolf che coinvolge Politecnico di Torino, CNR e Obem Spa. Greenwolf ha lo scopo di dimostrare la fattibilità del convertire gli scarti di lana in fertilizzante ammendante usando un impianto di idrolisi locale, da una parte per ridurre i costi di trasporto sia di lana che di fertilizzante, dall‘altra per eliminare il lavaggio e lo smaltimento di lane grossolane. Le lane sucide grossolane inservibili saranno trasformate grazie al progetto Greenwolf in un fertilizzante per il suolo, con un impianto dimostrativo capace di gestire 1/3 della tosa annuale Piemontese (1ton/giorno).

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Chiuso il convegno Capitani Coraggiosi, prossimo appuntamento con la Cena socio onorario ALEA In maggio si è tenuto a Venezia, in collaborazione con Ca‘ Foscari Alumni, la quarta edizione di Capitani Coraggiosi. Quest'anno il tema è stato estremamente interessante e coinvolgente: come si passa da azienda egocentrica ad azienda ecocentrica? Sono stati chiamati a portare la loro testimonianza relatori di prim'ordine, che

rappresentano aziende o istituzioni che credono fortemente in questo processo. Katia da Ros, Chiara Mio, Ivo De Nardi, Stefano Dal Tin, Eric Ezechieli ed il moderatore Domenico Lanzilotta hanno saputo coinvolgere il pubblico raccontando e sviluppando il tema senza mai cadere nel banale. Il prossimo appuntamento ALEA sarà la Cena socio onorario, programmata per il mese di novembre in Padova e per la quale saranno definite data e location in seguito; la scorsa volta sono stati premiati Riccardo Donadon e il Prof. Giovanni Costa.

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