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INDICE
L’editoriale
2012, fuga dalla città di Guido Garau Culla dello sviluppo economico e sociale dell’Isola, Cagliari era considerata, fino a ieri, un luogo ideale in cui vivere. Da qualche tempo, però, la città ha perso insieme la sua attrattività e la sua sostenibilità. Oggi un luogo d’approdo o un punto di fuga? È ancora conveniente viverci? I dati raccontano di un lento, inesorabile fenomeno di spopolamento: di un numero crescente di abitanti che, respinto dalle proibitive condizioni del centro - e non solo di quelle materiali - saluta via Roma e dintorni per andare altrove. Basta l’alibi dell’alto costo degli immobili a giustificare questa tendenza? Crediamo di no. La vita in città è diventata molto più precaria di un tempo. L’offerta di lavoro non dà garanzie (il classico posto fisso è ormai privilegio di pochi eletti), il caro vita rende l’esistenza impossibile alle famiglie monoreddito, aggiungi la congestione del traffico, l’estenuante ricerca di un parcheggio, la difficoltà di trovare un sostegno quando nascono i figli, il degrado di molti – di tutti! – i quartieri. Vivere nell’hinterland, forse, significa allora scegliere un tipo di vita più semplice e meno raffinato ma qualitativamente migliore. Il fenomeno di erosione dell’habitat cagliaritano è oggettivamente in atto, ma qualcosa per invertire la tendenza si potrebbe fare. Dotare il Comune di un piano regolatore che stabilisca un principio molto semplice, “nessuna nuova abitazione prima di aver ristrutturato quelle già esistenti”, sarebbe un primo passo. Costruire un parcheggio multipiano là dove finisce la Statale 131, per non stipare in città tonnellate di gomme e di acciaio, sarebbe poi una seconda fondamentale conquista. Si tratta di due idee, due proposte per rendere Cagliari più attraente e vivibile, e invitare i sardi a non abbandonarla. A noi piacciono. Lei cosa ne pensa, signor sindaco? g.garau@cagliaripad.it
Lavori in corso Poddighe pag. 4 Il campus della discordia Pusceddu pag. 6 Servitù militari Seu pag. 7 Filosofia di una piazza Puddu pag. 8 L’intervista Sarritzu pag. 9 Opinioni Murgia, Pisano, Aspide pag. 11 Reportage da San Michele Ghiani pag. 12 Quartucciu: museo e polemica Garau pag. 14
CAGLIARIpad.it ANNO II • Numero 10 • 17 gennaio 2012 Editore GCS Green Comm Services S.r.l. Direttore responsabile Guido Garau Hanno collaborato: Alessandra Ghiani Lexa Carlo Poddighe Laura Puddu Maria Grazia Pusceddu Claudia Sarritzu Michela Seu Fotografie Guido Garau Alessandra Ghiani Progetto grafico e impaginazione Cesare Giombetti Vignette Bruno Olivieri Stampa Grafiche Ghiani • Monastir Sede legale Via Giotto, 5 • 09121 • Cagliari Redazione Largo Carlo Felice, 18 09124 Cagliari www.cagliaripad.it redazione@cagliaripad.it Tel. 070.3321559 • 366.4376649 Autorizzazione Tribunale di Cagliari 15/11 del 6 settembre 2011
IN
PRIMO PIANO
Lavori in Corso
il
Un centro storico decadente
Comune annuncia misure di decoro
L’assessore all’Urbanistica Frau: “Pensiamo di destinare i fondi trasferiti dalla Regione sotto forma di incentivi al rifacimento delle parti comuni (tetto, facciata) delle abitazioni private”
di Carlo Poddighe c.poddighe@cagliaripad.it
R
iqualificare il centro storico di Cagliari è una missione che le ultime giunte comunali si sono prefisse, ma non hanno mai realizzato appieno. Molti quartieri, prima degradati ed abbandonati come Marina e Stampace, sono tornati a nuova vita, diventando grandi spazi culturali all’aperto. Diverse le rassegne che hanno trasformato questi rioni in palcoscenici naturali. Ultimo in ordine di tempo il Capodanno diffuso che il sindaco Zedda ha voluto avesse il suo centro alla Marina. La pedonalizzazione delle vie, voluta dalla precedente Giunta Floris, ha da tempo richiamato cagliaritani e turisti per le strette stradine del centro che si è popolato sempre più di locali e ristoranti che apparecchiano i loro tavoli
all’aperto. Ma se la sostanza è accresciuta negli anni a mancare è ancora la forma. Infatti basta che i tanti frequentatori dei locali della Marina alzino la testa dal loro drink del venerdì sera o i sempre più numerosi turisti sollevino gli occhi dalle mappe con cui
si orientano nel loro tour di Castello, perché notino come nel centro storico siano ancora troppi gli edifici fatiscenti. Facciate corrose dall’umidità, cornicioni pericolanti, edifici disabitati o abbandonati per incuria al passare del tempo. Non è la migliore vetrina da offrire a chi visita la città. Né il carattere ‘naïf’ dei
rioni storici può giustificare il mancato intervento del Comune e dei privati per una vera e realizzata riqualificazione. Il problema è ben presente all’assessore comunale all’urbanistica, Paolo Frau. Non potrebbe essere altrimenti. Basta che si affacci ad una finestra del suo
pag. 5 assessorato perché veda dall’altra parte della strada, in viale Trieste ai limiti di Stampace bassa, una fila di casolari diroccati e semi crollati, diventati ormai una discarica abusiva e dimora per i ratti. «Purtroppo mancano i fondi al Comune per finanziare un intervento deciso di riqualificazione della città», spiega Frau. «Contiamo però di portare in Consiglio, entro il primo semestre dell’anno,
riduzione delle metrature di molte abitazioni per renderle più appetibili al mercato. «Siamo consapevoli, però, del difficile momento di crisi che viviamo e non possiamo imporre a nessuno un rifacimento coatto della propria casa», chiarisce Frau. Maggiori margini di manovra il Comune può senz’altro avere riguardo al problema dei ponteggi disseminati lungo le principali
ad esempio, all’angolo tra il corso Vittorio Emanuele e via Crispi, sopra il caffè Svizzero, proprio alle spalle del Municipio. C’è poi il palazzo tra via Mercato vecchio e via Baylle alla Marina, da anni puntellato e a rischio crolli, subito dietro i portici di via Roma. Un altro esempio è il cosiddetto ‘palazzo Caide’, in piazza del Carmine angolo via Sassari, anche qui un eterno ponteggio, impietoso per quella che è stata
negli ultimi anni, ha investito molte energie per migliorare, con l’acquisto e la ristrutturazione di vecchi edifici, i quartieri storici cittadini. Ha curato il rifacimento del palazzo di fronte al Bastione in via Sulis a Villanova e rimesso a nuovo uno stabile in via Barcellona, oltre all’ottocentesco palazzo delle Vecchie poste di via Baylle, alla Marina. Proprio di quest’ultimo rione parla come ne fosse innamorato. «La Marina è come un villaggio, una città nella città che negli ultimi anni è tornata a nuova vita», spiega. «Se devo dirla tutta sembra che proprio i turisti, rispetto ai cagliaritani, apprezzino maggiormente il quartiere. I miei appartamenti in via Barcellona – continua – li ho venduti a non sardi, a persone che hanno scelto di avere una casa per le vacanze al centro di Cagliari, invece che a Pula o a Villasimius. Sono persone che non cercano il parcheggio sotto casa e che, più che usare la macchina, preferiscono avere il motoscafo ormeggiato nel vicino porto». C’è da dire che i prezzi al metro quadro delle case di Grauso sono quasi da villa al mare, appunto.
il Piano particolareggiato del centro storico, dove inseriremo alcune misure per il decoro urbanistico di Cagliari». L’idea è quella di individuare i fondi trasferiti dalla Regione da destinare sotto forma di incentivi al rifacimento delle parti comuni (tetto, facciata) delle abitazioni private. Si pensa, inoltre, di consentire la
Lavori in corso nella chiesa di Sant’Anna, detta “Sa Fabbrica”
vie battute dai turisti appena sbarcati in città. Ponteggi ‘para sassi’ installati in emergenza a seguito di piccoli crolli che rimangono per anni, decenni in alcuni casi. Molti casi riguardano palazzi di proprietà del Comune. Il palazzo Accardo,
la sede delle prime riunioni del Consiglio regionale autonomo della Sardegna. Eppure anche da privati riqualificare si può, facendone pure un business. Ci sta provando Nicola Grauso. Il costruttore cagliaritano,
Una riqualificazione mirata delle abitazioni del centro di Cagliari, oltre a contribuire al decoro della città, attirerebbe le coppie giovani nei rioni storici, evitandone così il continuo, fisiologico spopolamento.
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L INCHIESTA Il Campus non piace alla professoressa Mongiu Il progetto non piace all’ex assessore regionale alla Cultura Maria Antonietta Mongiu. “Si sta realizzando – ha dichiarato – un progetto al ribasso che non si può certo definire campus”. La Mongiu sostiene infatti che l’unico piano da adottare per garantire veramente il diritto allo studio degli studenti sardi era quello ideato dall’architetto brasiliano Da Rocha: “Quel piano – ha aggiunto – prevedeva un campus nel vero senso della parola, non una città dormitorio.
trentacinque milioni di euro per far rinascere viale la playa I lavori potrebbero iniziare già nel 2012, gli studenti fanno festa Alice Marras: “È un sogno che si realizza, sarà un centro internazionale” di Maria Grazia Pusceddu m.pusceddu@cagliaripad.it
Costerà 35 milioni di euro il campus universitario che sorgerà a Cagliari, nell’ex Semoleria di viale La Plaia. Un sogno che finalmente si realizza per tanti studenti, a più di dieci anni dal primo progetto. Non sarà un semplice dormitorio ma un vero e proprio campus che comprenderà, oltre a 504 posti letto, anche la mensa, la palestra, un auditorium da 380 posti e un impianto polisportivo. “Siamo contenti – dice Alice Marras, rappresentante degli studenti nel consiglio di amministrazione dell’Ersu – perché si realizza un progetto che aspettavamo da tempo. Inoltre sorgerà in un punto nodale della città che potrebbe far diventare il campus stesso il centro della mobilità internazionale”. “I posti – ha aggiunto Alice Marras –
dovrebbero essere sufficienti visto che ne sono previsti 500. L’importante è non fermarsi ai primi 200 ma portare a conclusione l’intero piano”. Una storia lunga più di un decennio. La storia del campus universitario comincia nel 2000 quando l’Ersu, dopo aver pubbli-
Pasquale Mistretta annuncia la costruzione di una casa dello studente nella zona di Tuvixeddu. Intanto però la Regione, l’Ersu e il Comune raggiungono un accordo per la realizzazione del campus nell’ex-Semoleria. L’anno successivo il commissario straordinario dell’Ersu
L’ex semoleria di viale La Playa, dove dovrebbe sorgere il campus
cato un bando per l’acquisizione di un immobile da destinare a casa dello studente, approva la proposta avanzata dalla società Edilia per un programma di riqualificazione urbanistica nell’area dell’ex Semoleria di viale La Plaia. Ma questo è solo l’inizio. Nel 2002 infatti il Rettore
blocca gli accordi presi con l’Edilia e si ritorna a parlare della zona di Tuvixeddu. Ma i costi eccessivi per la realizzazione di soli 330 posti letto riporta in essere il progetto di viale La Plaia. È il 2006 quando il Comune e la Regione firmano un Protocollo d’Intesa in cui si impegnano
a realizzare la casa dello studente nell’ex-Semoleria. Nel 2007 la Giunta regionale guidata da Renato Soru dà il via libera alla realizzazione del campus. Il progetto, firmato dall’architetto brasiliano Paulo Mendes Da Rocha. Il piano viene però bocciato dal Comune per difformità urbanistiche. Intanto l’Ersu acquista per 38 milioni di euro il terreno dell’ex Semoleria e dopo più di dieci anni, il progetto campus universitario, più volte abbandonato e poi ripreso, finalmente diventerà realtà. Il progetto. Il piano, redatto dall’ufficio tecnico dell’Ersu e dai dipartimenti di Architettura, Ingegneria elettrica e del territorio dell’Università, prevede tre blocchi: due destinati agli alloggi, di otto piani ciascuno, che riusciranno ad ospitare fino a 504 studenti e uno che comprende una palestra coperta, la biblioteca, una mensa da 350 posti, un auditorium e un impianto polisportivo. I lavori per la realizzazione del primo blocco dovrebbero iniziare nel 2012 con la costruzione di 240 posti letto.
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Servitù Militari Sessanta milioni cercasi per un’unica grande caserma di Michela Seu m.seu@cagliaripad.it
I più indignati le definiscono “servitù militari”, gli altri, in maniera più asettica, “aree militarizzate”. In qualsiasi modo si vogliano chiamare, a Cagliari gli spazi in mano al Ministero della Difesa sono tanti, forse troppi: 58 edifici in tutto, che complessivamente coprono una superficie di 260 mila metri quadri. Alcuni di questi assolvono appieno la propria funzione di caserma, deposito e simili. Altri no. Sono le cosiddette aree dismesse o, nel migliore dei casi, sottoutilizzate. L’esempio più eclatante è quello di Monte Urpinu, dove ci sono addirittura quattro edifici “ex” militari: ex deposito della Marina, dismesso da una trentina d’anni, ex deposito carburanti dell’ex Cral, abbandonato da oltre 35 anni e frequentato, attualmente, da abusivi, ex casa del Comandante ed ex deposito dell’Aeronautica. In particolare quest’ulti-
mo, dismesso nel 2007 e passato dallo Stato alla Regione l’anno successivo, sarebbe destinato a ospitare il Corpo Forestale: nel frattempo, tuttavia, si continuano a spendere 240 mila euro l’anno per servizi di guardiania. A denunciarlo è Paolo Erasmo, ex militare in pensione, che con la sua associazione Musa (Monte Urpinu Salvaguardia Ambientale) si impegna da anni per valorizzare il colle cagliaritano, proponendo, assieme ad Anna Rosa Zedda e tanti altri, alcune prospettive di riutilizzo dei siti militari: centri polifunzionali, orti urbani, banca delle sementi, aree sport e giochi per bambini, fattorie didattiche per le scuole. “Attività che non solo farebbero rivivere le strutture dismesse – racconta Erasmo – ma che porterebbero anche economia e occupazione, progettando alternative a quella esistente ora, magari attraverso visite guidate in cui possano cogliere le potenzialità degli spazi dismessi”. Quali sono nello specifico? L’ex carcere militare di San Bartolomeo e l’ex poligono di tiro, entrambi a Calamosca, l’ex tettoia ricovero per quadrupedi e l’ex batteria Dicat a Sant’Elia, l’ex deposito carburanti e l’ex centro sanitario dell’Aeronautica Militare, rispettivamente a Sant’Elia e in viale Merello e i magazzini dell’A-
eronuatica di via Simeto, tornati alla ribalta lo scorso anno quando accolsero 700 tunisini. Se la Regione si fosse impegnata a costruire un grande edificio in cui assemblare le realtà militari diffuse a Cagliari – per una spesa che si sarebbe aggirata intorno ai 60 mila euro – avrebbe potuto acquisire sette suggestive aree: l’ex ospedale militare Amerigo De Murtas, in via Azuni, l’ex magazzinovestiario in via Liguria, l’ex caserma Giodda e Martinazzo in via Nuoro, l’ex panificio militare in viale
Buoncammino, il complesso alloggiativo Belvedere e l’ex caserma Griffa, i magazzini del genio e gli alloggi militari in viale San Vincenzo e, infine, la caserma Ederle a Calamosca. “Avrebbero tratto benefici sia le Forze Armate, perché si sarebbero concentrate su un’unica area vasta con vantaggi in termini logistici ed economici – precisa Alessio Mereu, consigliere comunale dei Riformatori – sia la città di Cagliari, che si sarebbe potuta riappropriare di beni di inestimabile valore artistico, storico ed economico”.
Nell’ex manifattura tabacchi una Fabbrica della creatività Ex Manifattura Tabacchi, ex location per sporadici eventi estemporanei come il Forum del Libro “Passaparola”, dei Presidi del Libro, e Festarch. D’ora in poi sarà più consono definirla futura Fabbrica della Creatività. L’edificio di viale Regina Margherita starebbe infatti per dare voce ai creativi cagliaritani con l’apertura di spazi adibiti a digital library, aule didattiche, atelier di architettura, cineteca e laboratori. Oltre dieci anni di inutilizzo o quasi – l’ultimo pacchetto di sigarette venne fabbricato il
17 dicembre 2001 – per un riutilizzo, almeno sulla carta, coi fiocchi. “I lavori, cominciati a maggio scorso e costati in tutto 7,4 milioni di euro, interessano per il momento una parte della struttura – spiega Maria Laura Corda, direttore del servizio spettacolo, sport, editoria e informazione della Regione Sardegna – che verrà inaugurata a giugno prossimo. Non escludiamo che nuovi finanziamenti ci permettano di proseguire col resto dell’edificio, come è nelle intenzioni della Giunta”.
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L INCHIESTA di Laura Puddu l.puddu@cagliaripad.it La riqualificazione di una piazza non è sicura-
Meglio una piazza Utile o Bella? Filosofie a confronto: da una parte i fautori del lato estetico, dall’altra i favorevoli agli spazi più vitali e vivibili
mente un compito facile, perché legata alla trasformazione e all’evoluzione urbana. Ruolo primario spetta all’amministrazione comunale che deve mostrarsi capace di scegliere un progetto e di creare, intorno a esso, una partecipazione informata della gente attraverso un concorso di idee. Due scuole di pensiero. La ristrutturazione di una piazza crea non di rado uno scontro tra due scuole di pensiero: da una parte, ci sono i fautori del lato estetico. Dall’altra, coloro che sostengono sia importante renderla più vitale, vivibile e fruibile per i cittadini. In quest’ultimo caso è implicita la necessità di un coinvolgimento degli abitanti. Piazza Garibaldi. Per comprendere la differenza tra le due filosofie, si può citare l’esempio della Piazza Garibaldi a Cagliari: è da tantissimi anni
che vengono presentati dei progetti per una sua riqualificazione e, fino ad ora, nessuno di essi è stato approvato. L’amministrazione precedente, quella del sindaco Floris, propose lo spostamento ai lati dei ficus che si trovano al centro, per costruire una fontana sotto la scalinata. Questo disegno non è condiviso dall’associazione Urban Center, che ha presentato un suo piano nel giugno del 2011. Esso mira alla creazione di un’agorà che badi sì all’estetica, ma soprattutto al futuro utilizzo, trasformando l’area centrale in uno spazio per eventi come concerti, mostre e rassegne.
L’Urban Center è un “laboratorio di idee” per migliorare l’urbanistica e lo sviluppo della città di Cagliari. Due i motivi che hanno portato ad una controproposta: “Innanzitutto - ha spiegato Stefano Gregorini, presidente dell’associazione – perché non abbiamo bisogno di una piazza inutile e non vitale. In secondo luogo, perché nel processo non si era tenuto conto del parere dei fruitori della stessa. Il nostro progetto ha dettato delle linee guida, ma invitiamo i cittadini a partecipare al dibattito”. Altri esempi. Due i casi molto famosi: in Piazza Giovanni XXIII, con il
progetto già approvato e il contratto firmato, ci furono sit-in degli ambientalisti e di conseguenza delle modifiche in corsa. Piazza Maxia divide più di tutte: c’è chi pensa che il dislivello abbia creato uno spazio più intimo e vivibile perché non a diretto contatto con il traffico automobilistico e c’è, invece, chi la ritiene un obbrobrio architettonico (e questa è l’opinione più diffusa). “Piazza Maxia – ha dichiarato il regista cagliaritano Enrico Pau – è la dimostrazione di come si smantelli uno spazio funzionale per farlo diventare un luogo privo di interesse e stimoli. Personalmente preferisco un’agorà vivibile. I progettisti devono partire dallo studio di chi la frequenta, della posizione del sole e della sistemazione delle panchine. Il loro non deve essere un lavoro tecnico ma prima di tutto umanistico”. Un bilanciamento tra le due tesi. La speranza è che il sindaco Zedda dia dall’inizio molta rilevanza alla partecipazione per evitare ciò che succedeva in precedenza: incappare in errori grossolani. L’ideale sarebbe la ricerca dell’equilibrio perfetto: elemento estetico unito a quello funzionale.
I
L’ NTERVISTA Emanuele Sanna
Ex-assessore alla Sanità
Spostiamo i servizi nel cuore dell’Isola “Una soluzione allo spopolamento è quella di trasferire alcuni apparati burocratici nel territorio” di Claudia Sarritzu
È nato a Sam u gheo, m a v i v e da cinquant’anni a Cagliari e ha ben chiari quali sono i servizi che la sua città adottiva non deve perdere “Sono per il decentramento di alcuni enti. È giusto trasferire strutture che a Cagliari non hanno ragion d’essere, in modo da integrare le altre comunità e combattere lo spopolamento. Si possono anche spostare nell’area vasta multi sale, centri commerciali, ma per quanto riguarda le strutture ospedaliere sono del parere che queste debbano restare all’interno della città”. Emanuele Sanna, secondo lei l’ospedale civile dovrebbe essere smantellato e trasformato in un museo?
Credo che l’esodo delle cliniche universitarie verso il polo di Monserrato basti e avanzi. Sarebbe infatti inaccettabile decretare il “fine vita” dello storico ospedale costruito da Gaetano Cima 170 anni fa. Ogni mattina a Cagliari sono 200 mila le persone in movimento che per motivi perlopiù lavorativi entrano in città. Spostare gli ospedali significherebbe privare un centro abitato di uno dei servizi primari necessari a qualsiasi comunità. Si verificherebbe un controesodo inutile e dannoso.
zone. La Sardegna ha 377 comuni e solo quattordici superano i 20 mila abitanti. Cagliari non può perdere i servizi basilari che la caratterizzano come centro abitato, perché facendo così si incoraggia la tendenza ormai decennale di percepire la città esclusivamente come luogo dove ci si riversa per svolgere attività commerciali, lavorative e così via. La città ha già perso negli ultimi decenni molti residenti che per i costi elevati delle case si sono trasferiti nell’area vasta. I servizi che deve cedere sono per esempio alcuni poli universitari di ricerca. Anni Quindi quando parla di fa mi sono battuto perché decentramento a cosa si il parco scientifico tecnoloriferisce? gico avesse la sua base Di sicuro nel Sulcis. agli apparaSi possono anche ti burocra- portare nell’area vasta In questo tici e a tutti modo alcumulti sale, centri comquei servizi merciali, ma per quanto ni giovani che se trapotrebberiguarda le strutture sferiti nella ro restare ospedaliere sono del p r o v i n c i a parere che queste deb- nel proprio salverebbe- bano restare all’interno territorio ro lo spomentre della città polamento studiano? di quelle
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Esatto, ci sono delle facoltà scientifiche che potrebbero benissimo risiedere in zone dell’isola più appropriate. Dove il tessuto sociale e ambientale si cuce alla perfezione con l’oggetto di studio. Tenersi in città alcune strutture è una forzature a scapito di regioni molto più adatte che ne trarrebbero sicuramente vantaggi. Non lo considera uno spreco economico, il decentramento universitario? No, ci sono dei servizi che i piccoli comuni dovrebbero condividere, ecco perché sono a favore dei consorzi fra piccole comunità. Ma se vogliamo migliorare la qualità della vita nelle città come nei paesi non possiamo prescindere da un decentramento burocratico o universitario che porti la popolazione adulta e giovane a restare nelle proprie comunità.
LA
BATTAGLIA DELLE PAROLE
OPINIONI
scrivici: redazione@cagliaripad.it
Visto da Destra
Focus
Caro Zedda, cosa pensa di via Endrich? Libri da leggere intitolata?
di Bruno Murgia Diffido del dibattito politico sulla toponomastica: si trasforma sempre in una sciocca lotta senza alcun senso. Parto dal principio. Può una mozione - quella presentata dal Pd cagliaritano- definire una città ‘ sarda e democratica’, come se i liberali, i cattolici, i moderati e gli uomini di destra fossero degli alieni rispetto al contesto in cui vivevano e operavano? È giusto che qualcuno, senza la minima prospettiva storica, stabilisca che il galantuomo Enrico Endrich, podestà fascista che per Cagliari fece cose egregie, non sia degno della via che precedentemente gli venne
Ha un significato affermare - come ho letto- che Endrich facesse parte di famiglie forti cagliaritane, con tutto ciò che questo comportava? Famiglie che potevano comprarsi un piccolo pezzo di gloria cittadina per gli anni a venire? Tutto questo a me pare una gran perdita di tempo. Non solo perché alcuni passi in avanti erano stati fatti nel segno del rispetto delle reciproche storie, ma perché la Cagliari vendoliana rompe l’assetto del potere consolidato ma evita la triste lotta politica del dopoguerra. Il dibattito delle idee rispetta gli uomini che con coraggio si sono schierati per le proprie idee ma poi guarda al futuro. Non ho capito perché il sindaco Massimo Zedda non abbia stroncato la mozione bollandola come inutile e ingenua. Eppure, benché ideologicamente schierato, Zedda dovrebbe essere
aperto. Come il suo leader Nichi Vendola.
Una parola del sindaco, nella direzione del rispetto, servirebbe a qualificarne anche l’azione politico culturale. Come dire: ho le mie idee, ho una idea di futuro ma ho anche il dovere di difendere, per il ruolo che i cittadini mi hanno dato, la memoria condivisa della città, fatta di storie e di personaggi reali e tosti. Di solito, affidare la lotta politica a simboli inutili nasconde poverta’ di idee. Sarebbe troppo semplice commissionare ai consiglieri comunali di destra di tutta Italia una mozione che chieda la rimozione di targhe e riferimenti al comunismo italiano e russo. Ma sarebbe una barzelletta. Ecco perché aspetto un cenno dal giovane sindaco Zedda. Farsi guidare dalla curva o camminare veloce nel ventunesimo secolo? * Onorevole del Pdl
Visto da Sinistra
A chi serve davvero il Campus di Moreno che decidono di rimanere a Cagliari per lavoro, e dobbiamo pensare che Pisano cercare questa quota si stratifica nel corso degli A chi serve il Campus universitario a Cagliari? Sono 918 i posti letto nelle strutture Ersu, gli studenti fuorisede sono circa 19.000. Di questi, circa 5.000 hanno contratti regolari, gli altri in nero. Bisogna pensare di aggiungere a questi dati la parte di neo-laureati
anni. Il campus rappresenta dunque un passo importante per gli studenti dell’Ateneo cagliaritano.
Proprio in queste settimane abbiamo avuto la notizia di una accelerazione del procedimento per la realizzazione dell’opera. Se il progetto prenderà piede, orientato alla realizzazione di azioni in favore
“L’arcano minore” squarcia un velo sul mistero che avvolge la fama di Eleonora d’Arborea e fa scoprire un’artista vera: Stefania de Michele. Da non perdere. “Non sto tanto male” di Gianni Zanata. Un direttore di un quotidiano cinico e arrogante, un’esistenza scandita dalle riunioni di redazione, dagli incontri con l’analista, dalla ricerca di un avvocato e da timidi sforzi per disintossicarsi dalla dipendenza da cocaina. Profondità, lampi di inferno in terra e ironia: un libro da comprare. Se un romanzo è un edificio a più piani, che succede la volta in cui un autore scopre di aver perso le chiavi del portone? O meglio, quando capisce che, ad avergliele rubate, è stato uno dei suoi personaggi? “Quando tutto tace” di Alessandro De Roma ripropone il dilemma pirandelliano: è più reale la finzione o la realtà? E capiterà mai a noi di perdere le chiavi della vita? Da leggere.
degli studenti, Cagliari diventerà una città universitaria animata da giovani che vivono pienamente la cittadinanza studentesca. L’accordo prevede la possibilità di utilizzo di una parte dei servizi del campus anche ai giovani non iscritti all’università: si allargherà così la fruibilità e nascerà un polo culturale cittadino nel quale inserire pienamente le politiche giovanili. * Presidente Consulta provinciale giovanile
IN
VETRINA
Reportage San Michele, la voce degli abitanti: “dateci le case nuove, adesso”
Nel cuore del quartiere la protesta continua. Nelle abitazioni fatiscenti, tra tegole che crollano e fili elettrici scoperti, i residenti chiedono sicurezza per bambini e anziani. di Alessandra Ghiani a.ghiani@cagliaripad.it
Muri di sabbia che si sgretolano, pannelli di amianto in bella vista, topi grandi come cani che diventano inquilini consueti di tutto il quartiere. Ma non solo: tegole e pannelli che col vento si staccano rischiando di investire persone e automobili, antenne che crollano, cavi elettrici in bella vista che attraversano con nonchalance marciapiedi e balconi, crepe, umidità e lezzo dalle fosse settiche. Certo il rione di San Michele, a vederlo da fuori non sembra una residenza di lusso, ma starci in mezzo ed osservare da vicino ogni dettaglio è sconcertante. Gli abitanti sono pronti a farsi sentire, di nuovo. Quello che chiedono prima di tutto è che agli anziani venga data la possibilità di vivere serenamente la loro vecchiaia e che i bambini non corrano pericoli all’interno delle loro stesse case. C’è poco da dire che sia meglio di quello che gli occhi possono vedere.
Andronico, 91enne, apre il portone con un cacciavite
Tettoie e pannelli d’amianto in via Podgora
Transenne in via La Somme
Macerie abbandonate a ridosso delle case
pag. 13 Il Comune risponde “I soldi a disposizione sono pochi ma la ricostruzione è la priorità” “Non è così immediato” Luisa Anna Marras, assessore ai lavori pubblici, non promette castelli, in linea con le dichiarazioni che il sindaco Zedda aveva fatto durante la sua visita al quartiere.
Palazzina in estremo degrado, via Podgora
“Non è pensabile cercare di rattoppare le falle cambiando i portoni, sostituendo vetri o piastrelle, sarebbero soldi sprecati e in questo momento non ce lo possiamo permettere perché tutto quello che c’è dobbiamo utilizzarlo per ricostruire totalmente il quartiere. Il problema è molto grave e stiamo seriamente lavorando per risolverlo nel più breve tempo possibile ma è inconcepibile pretendere che in pochi mesi facciamo quello che non è stato fatto in vent’anni. Personalmente intendo battermi per migliorare le prestazioni degli interventi più urgenti ma
Luisa Anna Marras, assessore ai Lavori Pubblici
ci aspettiamo collaborazione anche da parte dei cittadini. La manutenzione minima spetta agli inquilini degli appartamenti, così come l’attenzione e la cura che solitamente si devono alla propria casa. Questo in tanti anni non è mai stato fatto.” Il degrado poi è anche sociale, spaccio e delinquenza sono ormai radicati nella zona e questo rende il quartiere un posto poco sicuro. Anche questo è un problema che non può essere ignorato.
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Visioni
Capolavoro o mostro? di Guido Garau “Scusi, lei sa cos’è questo coso?” La signora impellicciata che sfidando il freddo è scesa dalla sua automobile per vedere meglio l’ enorme struttura cerca la risposta tra i passanti. Vuole sapere quale sarà la destinazione d’uso di questa gigantesca colata di cemento armato, un’enorme tazza che si avvita su se stessa e sale verso il cielo, spiccando come una cravatta texana su un abito in velluto tra le piccole case di Quartucciu. Siamo in un crocevia molto trafficato, là dove inizia Selargius e dove la biforcazione delle strade porta a Quartu da una
Bello o brutto? L’opera che dovrebbe valorizzare Pill’ ‘e Matta non piace a tutti Ecco cosa ne pensano i cittadini di Quartucciu e Selargius parte, al Centro commerciale Le Vele dall’altra. “ Si chiama Parco archeologico Sergio Atzeni questo sito, nato dopo la scoperta della necropoli di “Pill’ ‘e Matta” per valorizzare i ritrovamenti, dare una nuova collocazione alla biblioteca comunale e dare ai cittadini, nelle intenzioni almeno, uno spazio verde. Un’opera da otto milioni di euro, finanziata dalla Regione con i bandi Por
e che permetterà di mettere in mostra i reperti della necropoli della zona industriale fino a oggi custoditi in una località sconosciuta ed esposti solo in rare occasioni al pubblico. L’intervento è imponente e sta stravolgendo il volto della periferia del paese. Una grande area verde prenderà il posto dell’attuale sterrato: sarà un parco urbano letterario intitolato a Sergio Atzeni, con lunghi viali in cui saranno riportate immagini simboliche che ri-
chiamano le opere dello scrittore. Ma perché quella forma stravvanata? Il museo si ispira alla forma di un nuraghe e una copertura in legno lamellare con pannelli fotovoltaici. All’interno saranno riprodotte in un plastico le tombe della necropoli di Pill’e Matta e saranno proiettati dei video che documenteranno le varie fasi di scavo. “Un nuraghe?” esclama la signora. “A me sembra un gabinetto”. Poi si sistema la pelliccia, apre lo sportello e se ne va. Chissà cosa penserà del Guggenheim di New York.
GLI
EROI INVISIBILI
Un camice bianco
per sconfiggere il dolore S tare così male da non capire più niente, provare
tanto dolore da perdere la ragione e il contatto con la realtà. Non è l’inizio di un dramma cinematografico ma la fine di una tragedia reale, quella che accompagna l’ultimo alito di vita di un malato terminale. Il dolore: vederlo aggrapparsi e accanirsi su chi ha già condotto la sua battaglia e sa che probabilmente non vincerà, osservarlo mentre si mangia senza pietà le sue vittime e le costringe ad arrivare alla fine in ginocchio. Non sono cose di cui si parla volentieri, ma esistono, SONO, si trovano intorno a noi, magari tra le mura della casa accanto, magari tra quelle persone che incrociamo tutti i giorni per strada, tra i parenti, un amico, un invisibile che c’è e noi non conosciamo.
Patrizia Lai lo sa bene. Per quattro anni ha svolto servizio di volontariato nel reparto di terapia antalgica all’ospedale Oncologico Businco di Cagliari. Ora ha lasciato il suo posto a un altro volontario per dedicarsi alle missioni – partirà presto, sempre come volontaria, per una missione in Madagascar - ma quando è nato il centro di terapia del dolore, lei era lì, a dare una mano per organizzare dal niente un servizio che non era nemmeno ben visto per la sua complessità, era lì tra le decine di richieste che iniziavano ad arrivare e bisognava gestire. La terapia antalgica consiste nella somministrazione di alcuni farmaci, FANS o oppioidi (o entrambi), che servono a placare il dolore cronico da cui sono affetti la maggior parte dei malati terminali. Al Businco si lavora per questo, anche per
restituire il diritto a una vita, o quel che ne resta, libera dalle atrocità del dolore. E il dolore è anche e soprattutto un’esperienza emotiva. Patrizia, per anni, tutti i giorni, dopo le ore dedicate al suo lavoro
Patrizia Lai
ufficiale, ha fatto un cambio càmice – è un’igienista dentale – ed è passata dal suo studio della Marina al reparto del Businco. Lì ha preso appuntamenti, compilato e riordinato cartelle, è stata un punto di
riferimento per infermieri, medici ma soprattutto malati. Rispondere al telefono e archiviare cartelle era il suo compito, accogliere, parlare, ascoltare chiunque ne avesse bisogno il suo valore aggiunto. Quello che lei considera una cosa normale, la sua disponibilità e la partecipazione con cui ha ascoltato la disperazione dei malati, dei loro parenti, l’hanno resa invece una donna speciale che ha fatto del dolore altrui il proprio. Rientrare a casa la sera con una e mille storie che non sono la sua, mettere da parte tutti i problemi personali per dedicarsi a quelli degli altri. E questi altri tutto quello che possono fare è parlare, sfogarsi, raccontare la loro disperazione. Patrizia li ha ascoltati e tutti, dal primo all’ultimo, anche chi non c’è più, vivono nei suoi ricordi. di Alessandra Ghiani
Questo spazio è dedicato alle persone che quotidianamente conducono una battaglia silenziosa. Racconta anche Tu la tua storia. Le migliori verranno pubblicate. Scrivi a: redazione@cagliaripad.it
AGENDA a cura di Carlo Poddighe
c.poddighe@cagliaripad.it
ATTUALITÀ
CONCERTI
MUSICAL
TEATRO
Venerdì 20 gennaio, alle 18:30, al Centro Iniziative Sociali in piazza del Carmine, 4 a Cagliari, si terrà il convegno dal titolo: “Primavera araba o Risveglio islamico?”, con Daniele Scalea, autore del libro “Capire le rivolte arabe”.
Venerdì 20 gennaio, ore 20.30 - turno A; sabato 21 gennaio, ore 19 - turno B, al Teatro lirico: “Gioachino Rossini Petite Messe solennelle per soli, coro e orchestra”; Orchestra e Coro del Teatro Lirico, direttore Filippo Maria Bressan. Info: 07040821.
Da venerdì 20 a sabato 21 gennaio, alle 21, all’Auditorium del Conservatorio in piazza Porrino, 1, la Compagnia della Rancia allestisce il musical: “Happy Days”. Info: www.boxofficesardegna. it; www.greenticket.it.
Da mercoledì 25 a domenica 29 gennaio, al Teatro Massimo in Via de Magistris, andrà in scena: “Il racconto d’inverno” di William Shakespeare, con la regia di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani. Info: 070270577.
L’OROSCOPO dal 17/01 al 30/01 ARIETE
Incredibile ma vero: ti sei fermato, hai abbassato la cresta, sei più mansueto del solito. Cosa succede? Forse sei solo stanco. O forse l’amore, quello vero, sta facendo capolino: fai attenzione. Dovrai saperlo stuzzicare, questo sentimento, fornendo spunti sempre inconsueti e inattesi. Ma c’è un clima nuovo, lo senti: è questo sprazzo d’inverno la tua primavera.
LEONE
SAGITTARIO
Frena! Va bene essere generosi, ma qui si esagera. La vita è tua, non puoi regalarla: anche se il cuore ti porta altrove, prova a limitare i tuoi slanci. Dedicati, piuttosto, a qualche progetto che avevi abbandonato: le stelle dicono che questo è per te il momento migliore per cominciare.
Siete preoccupati, molto. La situazione economica vi pesa, e il comportamento di qualche collega pigro vi comincia a dare sui nervi. Dovete sbottare: sarà così che troverete, in questo sfogo, anche la pace che cercate. In amore occhio alle liti: se siete nervosi i rapporti possono risentirne parecchio…
TORO
Una bella notizia: è quello che aspettate. Un cambiamento positivo che riporti serenità dopo un periodo turbolento, iniziato con malintesi, proseguito con cambiamenti radicali, finito con scontri verbali e male parole. Forse è la volta buona. In amore, però, è ancora un’altalena. Le stelle sono male allineate: aspettate tempi migliori.
lo per conquistare chi vi sta a cuore…
VERGINE
CAPRICORNO
No. Non devi farlo: non cadere nella tentazione di lasciare la monotona perfezione che quotidianamente ti costruisci. Evita quel pensiero trasgressivo che ti porterebbe a commettere un errore. Devi ritrovare la tua proverbiale fiducia. La mondanità non fa per te, torna ai tuoi rapporti interpersonali e intelligenti.
Avrete la volontà di intraprendere una nuova strada. Paradossalmente, però, vi accorgerete, passo dopo passo, che il cammino non porta al futuro, ma al passato: incontrerete infatti persone che avevate dimenticato, e scoprirete che il tempo non ha cancellato la sintonia che c’era tra voi. Nuovi arrivi in amore: godetevi questa gioia.
GEMELLI Che fascino ragazzi. Vi sentite belli, attraenti, sexy, super: è così. Gli astri, in questo periodo, vi stanno illuminando di quella luce che spesso vi rende grazia. Approfittatene: in amore è un momento eccezionale, potrete sfruttar-
BILANCIA
AQUARIO
La stanchezza inizia a farsi sentire: iniziare il nuovo anno a tutta birra vi ha lasciato con il fiatone. Siete fatti così: avete trascorso le feste a programmare, pensare, lavorare, ora che la quotidianità riprende forma cercate un pertugio di libertà: concedetevi una bella vacanza. Basteranno pochi giorni, ma intensi. L’amore? A gonfie vele.
È un momento particolare: non state bene (il freddo non è mai stato un vostro amico), aggiungete una congiunzione sfavorevole dei pianeti e avrete un’istantanea del vostro stato d’animo. Confusione, smarrimento, preoccupazione. Stando così le cose, è bene che pazientiate: non è ancora arrivato il vostro momento…
CANCRO
SCORPIONE
PESCI
Voi siete così: delle rose. Dicembre è stato il mese dei petali, gennaio sarà quello delle spine. Siete nervosetti, intolleranti, e come al solito non lo mandate a dire. Se volete mantenere un buon rapporto di coppia, contenetevi. Il vostro partner, soprattutto se è del Toro, questa volta non sarà propenso a tollerarvi troppo.
È un bel momento. Siete allegri, solari, avete messo il pungiglione nel cassetto e ora volete godervi queste belle giornate d’inverno. Le preoccupazioni economiche non vi assillano troppo, in questi giorni: l’ottimismo ha preso il posto dello scetticismo di qualche tempo fa. Anche in amore note positive: godetevi il partner.
Quante idee da realizzare! Siete un vaso di Pandora pronto a esplodere, ma non di rabbia: di troppo entusiasmo. L’inevitabile risvolto negativo è la confusione: rallentate, allora, Mettete le cose l’una dopo l’altra, non sovrapponetele; parlate meno, pensate in silenzio. Tutto ciò che di buono avrete da dire verrà fuori con calma. E sarete ricompensati.
DOMANDE e RISPOSTE Di che colore era l’originaria bandiera del Regno Sardo?
L
’azzurro e la croce bianca in campo rosso caratterizzarono le bandiere sarde dal 1718 fino alla fine del sec. XVIII; ma nel 1848, alla vigilia delle guerre contro l’Austria, Carlo Alberto adottò il tricolore con lo stemma sa-
baudo, ponendosi alla guida del processo che avrebbe portato all’unità d’Italia. Nel 1860, se da un lato Nizza e la Savoia furono perdute a favore della Francia, dall’altro cominciarono le annessioni. L’unità d’Italia era alle porte.
Perché la maglia della Nazionale di calcio è azzurra? La maglia azzurra venne indossata per la prima volta il 6 gennaio 1911, in occasione della partita della Nazionale di calcio italiana con l’Ungheria, giocata a Milano. Sino ad allora l’Italia aveva disputato solo
due incontri, tutti con la maglia bianca. Il colore azzurro venne scelto in onore della casa regnante dei Savoia, che a sua volta lo ereditò dal Regno sardo-piemontese. Sullo stemma nobiliare della famiglia che
Perché i colori della maglia del Cagliari sono rossoblù?
I colori sociali del Cagliari sono il rosso e il blu – o per meglio dire l’azzurro di Savoia. Questi colori sono stati utilizzati dalla squadra dal 1927, mentre nelle prime stagioni disputate la formazione sarda scese in campo con un completo nerazzurro. Il rosso e il blu adottati dal Cagliari sono i colori della città, riportati anche nel gonfalone e nella bandiera cittadina.
Goffredo Mameli, l’autore dell’Inno, era sardo?
Goffredo Mameli è stato un poeta, patriota e scrittore. Annoverato tra le figure più famose del Risorgimento italiano, morì a seguito di una ferita infetta che si procurò durante la difesa della seconda Repubblica Romana. È l’autore delle parole dell’attuale inno nazionale italiano. Nato nell’allora Regno di Sardegna, suo nonno era Giorgio Giovanni, della famiglia aristocratica sarda dei “Mameli” o “Mameli dei Mannelli”, originaria della Sardegna e precisamente di Lanusei.
regnò sino al 1946 è presente una fascia di colore azzurro, disposta trasversalmente. La particolare tonalità d’azzurro è conosciuta anche sotto il nome di ‘azzurro di Savoia’.
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LaifStail Ayò in Continente – Prima Parte Una famiglia sarda (un po’alla buona) prende il volo Storia di Ernesto e della sua sterminata prole, tra bagagli, cappelliere e una sbirciatina alle gambe delle hostess così diverse dalle ragazze nostrane di Alessandra Ghiani All’accoglienza in un B&B il proprietario saluta gli ospiti: “Piacere io sono Ernesto e vengo dal Perù” porge la mano al capofamiglia “Onesto seu deu puru, dall’Italia” risponde lui “O bà, là che ha detto Ernesto, non onesto!” gli rimprovera a urla un altro “Ahhhh, e inzà ciao Ernesto del Perù, Usai Giuseppe, Peppi per gli amici da Monserrato”
Così, alle cinque e quarantacinque del mattino, in coda al gate d’imbarco in aeroporto, tutti gli otto della famiglia Usai avevano sulle spalle ognuno il proprio zainetto di viveri.
Ernesto è spaesato, l’italiano lo parla bene, ma non ha capito nulla di tutto questo battibeccare. Certo, oltre che onesto,Ernesto è anche fortunato, gli è capitata una bella famigliola sarda, delle più tipiche, in vacanza a Roma per la prima volta. Genitori settantenni, Peppi e Pinuccia, si sono concessi finalmente un viaggetto nella Capitale per un salutino al Papa, accompagnati dai figli Peppi (junior) di trentasette anni e Marietto, che nonostante il nomignolo ha quarantaquattro anni e pesa centotrenta chili. Rispettive mogli e pargoli ovviamente al seguito. Pinuccia aveva iniziato a preparare il pranzo al sacco tre giorni prima, così ogni componente della famiglia avrebbe avuto qualcosa da spiluccare in caso di feroci morsi allo stomaco, soprattutto Marietto, che ultimamente sua madre vedeva un po’ pallidino e dimagrito.
reclamano le loro poltrone “E chi d’ha nau? Noi ne siamo arrivati prima!” risponde già infastidito Peppi mentre i primi si guardano imbarazzati senza saper cosa dire. “Signori’!? Signorinaaaa!? Ascolti siccome a me questa cintura di sicurezza non mi aggancia, e siccome questi signori vogliono il nostro posto, non è che ci può dare altre poltrone?” Pinuccia si rivolge (con toni discreti) a una delle hostess, che in realtà ci mette un po’ di tempo a spiegare a tutta la famiglia che i posti sono già assegnati e indicati nel biglietto e le cinture sono regolabili. Ognuno al proprio posto, con cinture allargate a modo e misura, gli Usai sono sistemati. “Signora, preferisce la cappelliera?” chiede l’assistente di volo a Pinuccia indicando lo zaino che tiene tra i piedi. “Nooo grazie, non ne uso, ma poitta…meda friusu faidi in s’aereplanu?” “Oh ma’, la cappelliera è il portabagagli lì sopra, non una berrita!” grida Marietto dalle poltrone della corsia parallela “Ah, basta dirlo! No grazie signori’, la tengo qui, mai sia che si schiacciano le uova ripiene!”
“Scusate, questi sono i nostri posti…” alcuni passeggeri in aereo
Alle otto e un quarto tutta la famiglia è a Fiumicino: tutti i bagagli risultano all’appello, Peppi junior troppo contento perché nessuno si è accorto delle salsicce che aveva imboscato in mezzo alla biancheria e la moglie di
pag. 21 Marietto è nera perché lui per tutto il viaggio non ha fatto altro che guardare le gambe dell’assistente di volo. Tutto sommato però le cose vanno alla grande.
di dolcetti tipici sardi, una torta alle mele, crostata e anche una ciottola di civraxiu a dadini per Peppi (padre) che è abituato a mangiare pane e caffelatte al cucchiaio.
L’unico problema è che c’è un po’ di appetito generale. Una veloce perlustrazione e qualcuno adocchia un bar: la carovana si sposta verso i tavolini. “Cosa prendete?” “Faccia due spremutine d’arancia per i bambini” “Basta così?” “Si si, noi siamo a posto” La cameriera si allontana un po’ stranita per riapparire subito dopo con l’ordinazione “Sono 8 euro” “Esss su bugginu! E itt’as spremiu a Berlusconi?” Marietto paga scandalizzato per il prezzo esagerato.
“Che annate ar centro?” “No, a Roma andiamo! Nel bedd’ebref!” risponde Marietto fiero di aver parlato in inglese “Ve serve ‘na navetta?” “Ehhhh navetta?? E itta ses maccu? Noi abbiamo il volo anche per rientrare!” si intromette Peppi “Oh pà, la navetta è il pullman!” grida Peppi junior “Se ve po’ interessà ve faccio tredici euro e ivertirsi quarantanove a testa e ve porto direttamente ar bed and breakfast, il treno ve costa quattordici e ve lascia a Termini!”
D
Tempo trenta secondi e i due tavoli del bar si trasformano in un banchetto degno della Sagra del dolce di Monserrato. Un termos di the, uno di caffè e uno di latte. Un vassoio
Quattro conti veloci e tutta la famiglia è appresso al furbo autista. All’accoglienza del B&B il proprietario saluta gli ospi-
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ti: “Piacere io sono Ernesto e vengo dal Perù” porge la mano a Peppi “Onesto seu deu puru, dall’Italia” risponde lui “O bà, là che ha detto
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Ernesto, non onesto!” gli rimprovera a urla Marietto “Ahhhh, e inzà ciao Ernesto del Perù, Usai Giuseppe, Peppi per gli amici, da Monserrato, e questa è la famiglia mia” .
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Il Corsivo
La Vega-Stampace solo andata scire di casa presto al matU tino e sentire il freddo che ti taglia la faccia, girare l’angolo e incontrare i primi studenti, libri alla mano, occhi gonfi dal sonno, bocca spalancata da uno sbadiglio. L’auto con i vetri appannati e il volante ghiacciato, fermarsi un attimo per sfregare tra loro le mani in cerca di un po’ di calore.
n bidello con le chiavi in U mano si avvia verso la scuola, il profumo del pane mi ricor-
da che qualcuno è sveglio da molto prima di me. Davanti allo studio del medico c’è già la fila dei pazienti impazienti e il traffico è ancora accettabile. L’odore del forno si spezza con quello del camion dell’umido, che svuota le pance dei bidoni marron. Il tergicristallo zampilla sempre dalla parte sbagliata, così un passante di corsa con la valigetta in mano mi manda affanculo.
o spazzino col naso da Mastro L Geppetto e la scopa di paglia lotta con un chewingum attaccato sull’asfalto e tre o quattro camionette della polizia penitenziaria vanno di corsa verso Buoncammino. Davanti all’ingresso dell’ospedale infermieri
e medici vanno a casa dopo il turno notturno, altri arrivano per quello mattutino. I bar sono aperti già da qualche ora e il guardiano dell’Università interroga le prime auto che arrivano. li ambulanti tra i parcheggi G sono già arrivati e braccia all’aria vogliono farmi parcheggiare. Il vigile urbano si aggiusta il berretto e inizia a lucidare la penna e le commesse dei negozi lavano le vetrine. L’edicolante sistema i suoi giornali, è lì già da parecchio. ’è quello con la mano attacC cata al clacson perché ha fretta di arrivare chissà dove, ma qualcuno davanti a lui cerca di parcheggiare, abbandonando l’idea dopo qualche tentativo, probabilmente è una donna. I taxi fermi davanti alla stazione attendono i loro passeggeri e il fischio del capostazione raggiunge gli ultimi viaggiatori ritardatari. Chi scende dal treno afferra una copia di Metro senza fermarsi e corre verso l’ufficio.
ai parcheggi mi ricorL’addetto da che devo pagare l’abbona-
mento e il mio vicino di strisce blu scende dall’auto parlando al telefono di software e macrosistemi. Una filippina di corsa borbotta da sola in filippino ma è visibilmente adirata e ha appese alle braccia quattro o cinque buste del panificio.
nonno vigile mi fa attraUnversare la strada anche se devo andare dalla parte opposta e nel frattempo quindici bambini accompagnati da altrettanti genitori che vanno di fretta mi travolgono a colpi di zaini enormi e ombrelli chiusi appesi al braccio.
città è tutta un’attività freLanetica e alle otto del mattino dal quartiere La Vega fino a Stampace ho già incontrato decine di persone diverse.
ma tutte uguali a me: Diverse LAVORATORI. Mal comune, mezzo gaudio.
“Mi piace il lavoro, mi affascina. Potrei stare per ore seduto ad osservarlo...” Jerome Klapka Jerome
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