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Anno II numero 27 25 settembre 2012

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La Sardegna in movimento La crisi nell’Isola morde

più che altrove. Il Ministro dell’interno: “Preoccupata dalla vostra fragilità”. Dopo la consulta rivoluzionaria indipendentisti e pastori annunciano la fusione. Ora puntano in alto.

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sommario

Anno II numero 27 25 settembre 2012

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OPINIONI _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _6 VERTENZA _ _ _ _ _ _ _ENTRATE, _ _ _ _ _ _PRIMA _ _ _ _VITTORIA: _ _ _ _ _ _DAL _ _ _GOVERNO _ _ _ _ _ _MONTI _ _ _ _1,383 _ _ _ _MILIARDI _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _8 L’ALLARME _ _ _ _ _ _ _DELLA _ _ _ _CANCELLIERI. _ _ _ _ _ _ _ _ “PREOCCUPATA _ _ _ _ _ _ _ _ _ _DALLA _ _ _ _FRAGILITÀ _ _ _ _ _ _DELLA _ _ _ _SARDEGNA” _ _ _ _ _ _ _ _1 _0 ARRIVA _ _ _ _ _LA _ _CONSULTA _ _ _ _ _ _RIVOLUZIONARIA _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _1 _1 IL _ _MOVIMENTISMO _ _ _ _ _ _ _ _ _ SARDO: _ _ _ _ _“PRONTI _____A _ _GOVERNARE _ _ _ _ _ _ _L’ISOLA” _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _1 _2 MULTIPIANO _ _ _ _ _ _ _ _SOTTO _ _ _ _CASTELLO _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _1 _4

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GIORGIO _ _ _ _ _ _TODDE. _ _ _ _ _“LE _ _FAVOLE _ _ _ _ _CONTRADDITTORIE _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _DI _ _ZEDDA” _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _1 _6 STAMPA _ _ _ _ _SARDA, _ _ _ _ _2012 _ _ _ANNO _ _ _ _NERO _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _1 _8 ASTRONAUTI _ _ _ _ _ _ _ _ IN _ _SARDEGNA _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _1 _9 RENATO _ _ _ _ _ SORU: _ _ _ _ “VENDO _ _ _ _ _ _TUTTO _ _ _ _E_CHIUDO _ _ _ _ _CON _ _ _IL_ FISCO” _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _2 _0 AIR _ _ _POD _ _ _E _VIAGGI _ _ _ _SULLE _ _ _ _NUVOLE _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _2 _3

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UNA E _I TOPOLINI _ _ _ MULTA _ _ _ _ A_ GARIELE _ _ _ _ _ _MATTEI, _ _ _ _ _L’UOMO _ _ _ _ _DEL _ _GATTO _____ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _2 _5 IL IN_BOCCA _ _CALCIO _____ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _2 _6 MISS _ _ _ ITALIA, _ _ _ _ _DOCCIA _ _ _ _ _GELATA _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _2 _8 IL _ _RACCONTO _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _3 _0 LAIF _ _ _ STAIL _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _3 _2 COLPI _ _ _ _ DI _ _PENNA _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _3 _4

28 Editore GCS - Green Comm Services S.r.l. - Direttore responsabile Guido Garau - Hanno collaborato: Andrea Deidda, Alessandra Ghiani, Lexa, Ennio Neri, Carlo Poddighe, Simone Spiga - Grafica XLLuca Crippa - Stampa Grafiche Ghiani - Monastir Cagliaripad Sede legale: via Giotto 5 09121 Cagliari - Redazione: Largo Carlo Felice 18 09124 Cagliari - www.cagliaripad.it redazione@cagliaripad.it - Tel. 070 332 1704• 342 599 5701 - Autorizzazione Tribunale di Cagliari 15/11 del 6 settembre 2011 Anno II numero 27 25 settembre 2012

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Arriva l'autunno

e con lui i suoi sapori vieni a scoprirli al Ristorante Crackers

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Corso Vittorio Emanuele II, 195 - Cagliari - 070 653912 r

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I L D I R E T TO R E

L’esempio

di Sadali GUIDO GARAU g.garau@cagliaripad.it

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ono trascorsi più di quarant’anni da quando il giornalista e antropologo Michelangelo Pira (Bitti 1928-Foxi 1980) scrisse una favola per i suoi figli - Il villaggio elettronico (Cagliari, am&D, 1997) - in cui anticipò, in modo visionario e sbalorditivo, come la comunicazione elettronica globale avrebbe unito le persone e le avrebbe emancipate: parlava di Internet e vedeva i giorni nostri. I filosofi la chiamano eutopia (dal greco eu =bene e topos=luogo): è il sogno di recuperare l’identità grazie alle “tecnologie buone”, quelle che permetteranno una nuova transumanza ma contromano. Dalla città ai centri rurali, senza perdere il contatto con il mondo e anzi recuperando i valori del vero sapere, quello millenario dei pastori e dei contadini della Sardegna. L’eutopia di Michelangelo Pira oggi si sta affermando come nuovo orizzonte. A Sadali, per esempio. Un paese nel cuore della Sardegna destinato allo spopolamento che vuole rivivere grazie a un

gruppo di giovani determinati a seguire un programma di vita “alternativo” basato sulla sostenibilità ambientale, il contatto diretto con la terra e l’autosufficienza energetica. E’ nato così un sogno, “Ripopola Sadali”, sostenuto dal comune e dal sindaco, dove Elena e Andrea, una giovane coppia, attraverso l’omonimo blog, lanciano il loro appello alla ricerca di altre persone disposte a condividere l’idea di un “eco-villaggio”. L’obiettivo? “Ritrovare il contatto col mondo vivente” e “restituire a questa terra la dignità che merita”. Il comune li aiuta: incentiva chi sposta residenza o mette famiglia offrendo in buoni 200 euro spendibili in cibo, legna e quant’altro occorra. La terra può essere acquistata a prezzi molto bassi. Lo scopo finale è spirituale e sublime: restituire a questa terra la dignità che merita. Uno stile di vita semplice, libero dai molti stimoli sensoriali che ci disorientano nella realtà civilizzata, non può che far bene, senza dover rinunciare all’abbondanza e alla comodità. Che il “modello Sadali” non sia l’unica, vera rivoluzione? Commenta l’articolo su www.cagliaripad.it

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OPINIONI

ZACCA

E PONI

Carbosulcis: società pubblica di proprietà della Regione. Praticamente una miniera di voti

Il punto di Enrico Secci*

Cinquanta sfumature con Miss Uddersson Ho comperato una copia del capolavoro “50 sfumature di rosso”, su consiglio della mia governante, la signora Uddersson. Dopo aver letto le prime pagine, sorseggiando dell’ottimo the verde importato direttamente dalle colonie portoghesi di mio nonno, ho sentito un vero e proprio giavellotto sullo stomaco. Mi sono quindi recato nella stanza dei servigi, accanto alla camera degli schiavi, per epropriare dal mio corpo tutto ciò che rendeva il mio corpo pesante quanto un antoco sarcofago egiziano. Una volta posato il mio retro nella tazza delle espulsioni corporee si è verificata una scarica di sostanze organiche che il

mio corpo evidentemente non riusciva più a contenere. E ogni riga del libro, come per magia, mi procurava lo stesso effetto. Quel giorno finii la carta ripulitrice, per sfortuna. Per fortuna, invece, fra i terminali dei miei arti superiori ancora lui, “Cinquanta sfumature di rosso”. Lo utilizzai per ripulirmici il foro delle espulsioni. Una volta uscito dal bagno incontrai la signora Uddersson e le dissi: “Ora si chiama 50 sgommature di marrone, signorina Uddersson. Ora mi porti un limone tagliato a fette e me lo riponga su guella mensola, immediatamente.” * Umorista sardo - www.facebook.com/KyKoiSBeTTeR

Il guastafeste di Simone Spiga

Parcheggi e nuovi mezzi pubblici Le autovetture sfrecciano nelle vie cittadine, traffico intasato nelle principali arterie cittadine e nel centro sta diventando impossibile trovare un parcheggio. Sembra essere un allarme relativo a mega città con milioni di abitanti, ma da diversi anni a questa parte anche Cagliari si trova in questa condizione per gravi responsabilità delle ultime amministrazioni comunali che sono state incapaci di gestire una politica della viabilità e in nessun modo si è pensato di arginare l’afflusso di auto dall’hinterland cagliaritano. I parcheggi di scambio all’ingresso di Cagliari devono es-

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sere una soluzione imprescindibile, tre sono le vie principali d’accesso alla città: viale Marconi, 554 e 131 e all’ingresso di Cagliari in coincidenza di queste importanti arterie devono essere creati parcheggi per non residenti che poi utilizzeranno una rete ampia e articolata di mezzi pubblici, elettrici e non. La città del futuro deve guardare a questa soluzione, potenziare le linee principali del Ctm come il Pf, 30, 31 e Pq e concludere i lavori per l’ampliamento del tragitto della meropolitana leggera che finalmente arriverà anche in Via Roma.

LA VIGNETTA


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L’a rorisma

di Enrico Secci

Anziani zurpusu limpiusu che vanno a funghi e portano a casa cordolin’ e merda

L’angolino del filosofo Di Toni Negri e Michael Hardt

L’impero si sta materializzando proprio sotto i nostri occhi Nel corso degli ultimi decenni, con la fine dei regimi coloniali e, ancora più rapidamente, in seguito al crollo dell’Unione Sovietica e delle barriere da essa opposte al mercato mondiale capitalistico, abbiamo assistito a un’irresistibile e irreversibile globalizzazione degli scambi economici e culturali. Assieme al mercato mondiale e ai circuiti globali della produzione sono emersi un nuovo ordine globale, una nuova logica e una nuova struttura di potere: in breve, una nuova forma di sovranità. Di fatto, l’Impero è il nuovo soggetto politico che regola gli scambi mondiali, il potere sovrano che governa il mondo. Molti sostengono che la globalizzazione della produzione e degli scambi capitalistici comporta una maggiore autonomia delle relazioni economiche rispetto ai controlli politici e, quindi, che la sovranità politica sia in declino. Alcuni salutano questa nuova era come una liberazione dell’economia capitalistica dalle restrizioni e dai vincoli imposti dalle forze politiche; altri, invece, la deplorano poiché essa chiude i canali istituzionali attraverso i quali i lavoratori e i cittadini potevano influenzare o contestare la logica fredda del profitto capitalistico. È indubbiamente vero che, con l’avanzare della globaliz-

zazione, la sovranità degli stati-nazione, benché ancora effettiva, ha subito un progressivo declino. I fattori primari della produzione e dello scambio - il denaro, la tecnologia, il lavoro e le merci - attraversano con crescente facilità i confini nazionali; lo stato-nazione ha cioè sempre meno potere per regolare questi flussi e per imporre la sua autorità sull’economia. Anche i più potenti tra gli stati-nazione non possono più essere considerati come le supreme autorità sovrane non solo all’esterno, ma neppure all’interno dei propri confini. Tuttavia, il declino della sovranità dello stato-nazione non significa che la sovranità, in quanto tale, sia in declino. Nel corso di queste trasformazioni, i controlli politici, le funzioni statuali e i meccanismi della regolazione hanno continuato a governare gli ambiti della produzione e degli scambi economici e sociali. La tesi di fondo che sosteniamo in questo libro è che la sovranità ha assunto una forma nuova, composta da una serie di organismi nazionali e sovranazionali uniti da un’unica logica di potere. Questa nuova forma di sovranità globale è ciò che chiamiamo Impero. * Da “Impero 2000”

GEMELLI DIVERSI Da “Il gioco delle coppie” al gioco delle parti

Mauro Pili

Deputato del Pdl

Corrado Tedeschi

ne

Presentatore del biscio

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PRIMO PIANO

Vertenza entrate, prima vittoria

dal governo Monti arrivano 1,383 miliardi GUIDO GARAU g.garau@cagliaripad.it

Lo Stato italiano non ci restituisce i sette decimi di Irpef e Iva riscossi nell’Isola. Ora dovrà farlo. Una vittoria anche di Renato Soru

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rriva una prima risposta dal Governo Monti sulla Vertenza entrate. Si tratta di 1,383 miliardi di euro di competenza (poco oltre un miliardo per la cassa), che rappresentano il pregresso del 2010, 2011 e 2012 e sono contenuti nella legge di assestamento bilancio che la Camera si appresta ad approvare la settimana prossima. Lo ha annunciato, in una conferenza stampa, il deputato sardo del Pd, Giulio Calvisi, che ha lanciato l’allarme sul trasferimento alla Regione per effetto della mancata approvazione delle norme di attuazione, “che rischiano di diventare un blocco” e sull’effettiva

spendita delle risorse “per effetto dei limiti imposti dal patto di stabilità”. Complessivamente i trasferimenti erariali per la Regione Sardegna passeranno da 4,9 miliardi a 5,283 mld in termini di competenza e da 4,650 mld a 5,559 mld di euro in termini di cassa. “Mi attendo nel bilancio di previsione, che il governo presenterà fra un mese, ci sia una cifra che supera i 5,6 miliardi, ma credo che la Regione dovrebbe avere almeno 6 miliardi di euro - ha aggiunto Calvisi, relatore di maggioranza del provvedimento - si tratta di un risultato importante in un grave periodo per la finanza pubblica. Un fatto meri-


aggiungendosi ai gravissimi tagli degli ultimi tagli inferti alla Sardegna e ai suoi comuni”.

torio di questo governo, anche grazie all’interessamento del Capo dello Stato, mentre con il governo Berlusconi non era stato messo un euro per la vertenza entrate nel bilancio di previsione”. “Sarebbe stato logico che accorgersi di questo fosse stato il Presidente della Regione e questo la dice lunga sulla qualità dei rapporti fra Stato e Regione che sono del tutto inesistenti - ha aggiunto il capogruppo del Pd in consiglio regionale, Giampaolo Diana - chiederemo che il governatore riferisca in Aula sul Patto di stabilità e sulle norme di attuazione”. Secondo la vicesegretaria regionale del Pd, Francesca Barracciu, “le norme di attuazione sono strumenti potentissimi e pericolosissimi nelle mani della burocrazia statale. Questa é stata una decisione politica presa dal tanto vituperato governo tecnico mentre - ha

aggiunto - Berlusconi e company, con la complicità di Cappellacci, non hanno fatto arrivare alla Sardegna quanto spettava”. “E’ un atto dovuto - ha osservato il deputato Siro Marrocu - e conferma che la Giunta aveva torto nella scelta delle norme di attuazione”. Pronta la replica del deputato Mauro Pili (Pdl) in riferimento al disegno di legge del governo. “La decisione obbligata del Governo Monti, dopo l’ultima sentenza della Corte Costituzionale, di prevedere una regolazione contabile a favore della Sardegna di un miliardo e 383 milioni per il 2012 è un atto dovuto che non chiude la Vertenza entrate. Un restituire parte del maltolto che conferma il gioco finanziario contabile di prendere da una parte e restituire solo in parte dall’altra. Anche in questo caso una buona parte della copertura della regolazione contabile si preleva dal Fondo delle Regioni a Statuto speciale,

“Il provvedimento che sarà discusso nei prossimi giorni dalla Camera non sana - continua Pili - una vertenza Entrate che in questi ultimi anni ha subito durissimi colpi illegittimi e incostituzionali. L’assestamento di 1.383 milioni a favore della Sardegna è un atto dovuto. Guai parlare di chiusura della Vertenza entrate perché l’applicazione della norma del 2006 con la modifica dell’art. 8 dello Statuto era già in perdita in partenza con il trasferimento alla Regione dell’onere totale della Sanità e quello indefinito della continuità territoriale e risulta ancora più in perdita oggi con i tagli intervenuti nell’ultimo anno”. “Occorre insistere con l’impugnativa alla Corte Costituzionale delle norme che hanno ridotto drasticamente le entrate alla Regione - ha aggiunto Pili -. I tagli compiuti alle entrate dell’Isola negli ultimi tre provvedimenti finanziari sono illegittimi perché in totale violazione della Costituzione e dello Statuto regionale. Per questa ragione il provvedimento del governo costituisce una regolazione contabile del maltolto e non si può minimamente pensare di chiudere la Vertenza entrate”. Commenta l’articolo su www.cagliaripad.it

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TENSIONI SOCIALI

L’allarme della Cancellieri

“Preoccupata dalla fragilità

della Sardegna”

Il ministro dell’Interno teme i focolai di una possibile tensione sociale e dice: “Noi tecnici siamo incapaci di vendere sogni”

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ntervistata dal Corriere della Sera e dalla Stampa, il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, si dice preoccupata per “la fragilità della Sardegna, Taranto e la Tav”. Sono questi i focolai di possibile tensione, secondo la responsabile del Viminale. Senza dimenticare altre emergenze come Scampia e la Sicilia. Una delle priorità da affrontare, sempre secondo il Ministro, è quella delle proteste di piazza, perché biso-

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gna stare attenti che Roma “non diventi un palcoscenico esclusivo per tutte le pur legittime manifestazioni”. Nella riunione del comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, dice, “affronteremo tutti i punti di crisi, una disamina a 360 gradi dei focolai di possibile tensione”. “Stiamo vivendo - spiega la Cancellieri - un momento gravissimo e non si può pretendere che lo Stato intervenga nel libero mercato e si faccia cari-

co di salvare le aziende in difficoltà economica”, e aggiunge, “mi rendo conto che chiediamo ai cittadini un maggiore senso di responsabilità per affrontare problemi di cui non hanno nessuna colpa”. Il Ministro tecnico la colpa sembra sappia bene a chi darla: “La vecchia politica ha svolto un ruolo di ‘cuscinetto’ contro le tensioni sociali”, ma “noi tecnici siamo incapaci di vendere sogni”.


REGIONE

Arriva la Consulta

rivoluzionaria Un solo soggetto, un programma unico e comune, una grande mobilitazione per metà ottobre a Cagliari

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ia le sigle dei singoli movimenti e gruppi, niente vertenze “settoriali”, ma un solo soggetto, un programma unico e comune, una prima grande mobilitazione per metà ottobre a Cagliari.

accolto l’invito del Movimento dei pastori sardi e dei Commercianti e artigiani liberi del Sulcis e per quasi quattro ore si sono confrontati mondi e rivendicazioni apparentemente distanti mille miglia.

L’assemblea della Consulta rivoluzionaria, riunita a Tramatza, ha posto le basi per quello che potrebbe diventare un soggetto politico, ma per ora è un grande blocco sociale. Oltre quattrocento persone hanno

C’erano rappresentanti dell’area indipendentista, operai del Nord Sardegna, studenti universitari, operatori turistici, pensionati. “E’ stato un primo incontro per

conoscerci, ce ne saranno altri per affinare lo strumento” ha detto al termine Felice Floris del Mps “E’ chiaro per tutti che chi entra nella Consulta lascia fuori sigle di gruppi e singole vertenze. Per ora non si parla di un soggetto politico, ma di un blocco sociale che si deve dare un programma. Stiamo preparando una pacifica e democratica sollevazione popolare, per dire ai nostri eletti che è arrivato il momento che vadano a casa”.

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IL CROGIUOLO

Il Movimentismo sardo

“Pronti a governare l’Isola” Dopo l’assemblea della Consulta rivoluzionaria sarda, indipendentisti, pastori e forze alternative scaldano i motori e puntano in alto. In cantiere un nuovo soggetto politico. Prima proposta: “La Sardegna sia zona franca” Commenta l’articolo su www.cagliaripad.it

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qualsiasi protagonismo, ogni obiettivo è ambivertenza “settoriale”, per dare zioso: andare al vita a un solo soggetto con un governo della Reprogramma unico e comune. gione nel 2014. di Carlo Poddighe Per farlo i diversi movi- c.poddighe@cagliaripad.it L’occasione per incontrarsi menti sardi pastori, opefaccia a faccia, unirsi e organizrai, commercianti, studenti, ma anche zarsi è stata l’assemblea dello scorso impiegati e soprattutto le sigle indipen14 settembre a Tramatza quando è dentiste hanno deciso di abbandonare

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nata la Consulta rivoluzionaria. Uno degli animatori ne è stato Andrea Impera, commerciante e rappresentante di prodotti termoidraulici e presidente del Movimento artigiani liberi. Nell’assemblea di Tramatza eravate più di 400, non male. La base per quello che potrebbe


L’ I N C H I E S TA

Nella pagina di sinistra Andra Impera durante la manifestazioni. In questa pagina altri momenti dell’assemblea di Tramatza

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diventare un soggetto politico? Per ora è un grande blocco sociale, un grande scatolone, dove inserire tutte le categorie, dalla scuola, agli operai ai pensionati. C’erano gli indipendentisti: Gavino Sale e Bastiano Cumpostu, Felice Floris del Movimento pastori e ‘A manca pro s’Indipendentzia’. Un incontro per conoscerci e prepararci alla guerra. Alla guerra? Sì, la Sardegna è sotto attacco e dobbiamo reagire. La nostra strategia sarà duplice: da un lato combattere i nostri nemici, quelli che hanno i fili a Roma. È assurdo sentire un politico che giustifica i suoi fallimenti dicendo che a Roma non ci ascoltano. Gente così va cacciata via subito. E il secondo passo della vostra battaglia? La seconda fase sarà ricostruire con la politica. Noi ci presenteremo uniti alle prossime elezioni regionali e puntia-

mo a governare la Sardegna. Porteremo dentro il ‘palazzone’ tutte le categorie che rappresenteranno se stesse: studenti, lavoratori. Non serve che in Consiglio regionale ci vada il grande commercialista o l’ingegnere famoso, ma deve andarci il popolo: chi conosce i veri problemi del proprio settore e ha le soluzioni. Ecco, una prima soluzione alla crisi drammatica dell’Isola? Trasformare la Sardegna in una grande zona franca. È da sessant’anni che abbiamo la possibilità, anche normativa, di farlo. Invece se il progetto non va in porto entro il 2013 sarà affossato definitivamente da chi ci vuole sottomessi. Fra questi c’è il Governo dei tecnici e anche la Merkel. Le nostre parole d’ordine saranno invece defiscalizzazione e autoproduzione. Corporativismo e autarchia, quindi? In un certo senso, sì. Noi abbiamo le risorse per andare avanti da soli. Mentre

ci vogliono far importare da fuori tutto, anche la legna. In passato i diversi movimenti hanno sempre marciato divisi e, anzi, spesso si sono frammentati in microformazioni. Voi invece pensate addirittura di governare l’Isola, insieme a chi? Da soli. Stiamo creando assieme una grande coalizione che non appoggerà nessun partito di quelli esistenti. Non siamo più dei sognatori, ma puntiamo alla concretezza, sperando che ci segua la gente, stanca di come è stata trattata sino ad ora. In che modo convincerete i sardi? Inizieremo al più presto ad organizzare una serie di convegni per tutta l’isola. Ma la nostra vera presentazione sarà una grande mobilitazione di popolo che faremo ad ottobre davanti al Consiglio regionale e nella quale porteremo sotto il palazzo migliaia di sardi che hanno voglia di dire: basta.

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PA R C H E G G I A R E I N C E N T R O

Torna il multipiano

sotto Castello L’assessore ai Lavori pubblici Luisanna Marras: “Stravolgeremo il progetto. Saremo più prudenti”. Ma già corrono le polemiche. di Ennio Neri e Andrea Deidda

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Entro l’anno sarà bandita la gara per la realizzazione dell’intervento in via del Cammino Nuovo, che prevede la realizzazione di un parcheggio e la sistemazione della soprastante area verde”. Con queste poche righe, il documento che riassume un anno di attività della Giunta Zedda, annuncia l’intenzione dell’amministrazione di rimettere mano al progetto del parcheggio multipiano sotto le duecentesche mura pisane di Castello, una delle opere più contestate della Giunta Floris. Sia chiaro: tapis roulant e scale mobili con pensiline non ci sono più. E anche il nome è cambiato. Si passa da “Sistema coordinato di parcheggi di scambio e di trasporto meccanizzato nel centro storico”, a quello, molto più pratico, di “Parcheggi interrati via Cammino Nuovo”, per elaborare il quale, due mesi fa, il Comune ha istituito un team di tecnici tutto interno agli uffici. E, proprio nei giorni scorsi, convocata nella commissione competente, l’assessore ai Lavori pubblici Luisanna Marras ha spiegato: “Abbiamo ripreso in mano la pratica di via Cammino Nuovo, siamo in fase di interlocuzione con le Sovrintendenze per capire come muoverci, perché il progetto va rivisto tutto. L’occasione”, ha concluso, “ci dà l’op-

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portunità di essere più prudenti”. Basterà per mettere a tacere le polemiche? La storia sembra suggerire il contrario. Il 12 aprile 2006 il Consiglio comunale approva, in via definitiva, il progetto del “Sistema coordinato dei parcheggi di scambio e di trasporto meccanizzato nel centro storico”. Ben 15 milioni di euro per un parcheggio interrato di tre piani in via Cammino Nuovo. Poi otto tappeti mobili, quattro scale mobili e tre ascensori per collegare Stampace a Castello (da via Santa Margherita e via San Giorgio a via Santa Croce via dei Genovesi, attraverso via Cammino Nuovo) e infine due ristoranti. Alla notizia esplodono le proteste di comitati del rione ed ecologisti: forti dubbi sull’opportunità di sistemare km di pensiline a ridosso delle mura duecentesche e di realizzare un multipiano (attrattore di traffico) nel cuore della città. Ma il Comune va avanti e nel luglio 2006 trasmette il progetto definitivo dell’intervento al servizio regionale Savi (Sostenibilità ambientale e valutazione impatti) dell’assessorato regionale all’Ambiente, per la verifica di assoggettabilità alla Via (Valutazione impatto ambientale). La procedura termina il 13 novembre 2007: sì all’assoggettabilità alla Via. Ma l’esito non arriverà mai.


E il piano si blocca per anni, anche sull’onda delle numerose contestazioni. Nel 2010 la Giunta Floris torna alla carica e decide di rimettere mano all’opera, ma mette in chiaro che il progetto dovrà escludere “per il momento, la realizzazione delle scale e dei tappeti mobili e preveda, in particolare, per i collegamenti tra il parcheggio di scambio di via Cammino Nuovo ed il Castello esclusivamente ascensori”. Nel 2011 arriva Zedda e recupera parte dei fondi regionali che rischiavano di sparire. E riparte dall’ultima versione: quella senza tappeti e scale mobili, solo

parcheggio interrato e ascensori incassati. “Stiamo pensando di riproporre il progetto eliminando tutti gli orpelli”, spiega Andrea Scano, Pd, presidente della commissione Urbanistica, “ci limiteremo al parcheggio da riservare, quanto più possibile, ai residenti e a un ascensore incassato dentro le mura e quindi nascosto. L’altra idea”, conclude, “è quella di realizzare un’area verde al posto dell’attuale parcheggio a raso dove sistemare anche uno spazio sportivo”. Insomma, due obiettivi: creare un garage per agevolare la pedonalizzazione di Castello e risarcire Stampace che perderebbe il “campetto” di via Fara con il piano attuativo della ditta Puddu.

Ma la notizia accende gli animi degli ecologisti, sempre più spina nel fianco della “Giunta rossa” di Zedda. Maria Paola Morittu di Italia Nostra, nell’ultimo convengo sull’Urbanistica in città, ha ribadito la contrarietà a un multipiano nel centro storico e anche l’ex presidente di Castello Gianfranco Carboni chiede “una valutazione complessiva dell’area compresa tra via Fara e via Cammino Nuovo, in relazione a parcheggi e all’esigenza di uno spazio sportivo. “Le mura”, conclude, “restano tali sia col centro destra che col centro sinistra al governo della città e pertanto: no a ogni progetto intrusivo”.

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L’ I N T E R V I S TA

Giorgio Todde

“Le favole contraddittorie

di Massimo Zedda” Il Comune ha approvato all’unaminità nuove cubature di cemento al Fangario: chi ha interesse a costruire? di Andrea Deidda

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ll’incontro “La città (h)abitabile” organizzato dalla Federazione della Sinistra e dalla lista ‘Meglio di prima non ci basta’, tra il pubblico, in ultima fila ad ascoltare, c’era anche lo scrittore Giorgio Todde. Oltre un anno di giunta Zedda, in questi giorni è tempo di bilanci. Che idea si è fatto sull’urbanistica? “Sono d’accordo con gli intenti generali, emersi dalla bellissima discussione: non costruire e non allargare più la città. Poi però vedo atti concreti che vanno dalla parte opposta: circa un mese e mezzo fa hanno approvato, con entusiasmo, quasi all’unanimità sinistra, destra e centro, nuove cubature al Fangario sempre con l’intento, col favolistico intento, di riportare abitanti a Cagliari, che dal 1981 ne ha perso novantamila”. Un intento favolistico? “Dico favolistico perché non immagino che a migliaia di abitanti, prima costretti a emigrare nell’hinterland, si possa proporre ora di ritornare in città e comunque in posizione decentrata. Sia Su Stangioni, di cui mi sembra abbia tessuto le lodi il presidente della commissione Urbanistica, sia il Fangario, sono luoghi da collegare col resto della città e urbanizzare”.

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Dubbi anche sul Fangario? “Vorrei sapere di chi sono i terreni del Fangario, vorrei sapere chi ha questo interesse a costruire. Non certo gli abitanti, che fino ad un anno fa sono stati costretti a trasferirsi in luoghi orribili lungo la 130, dove peraltro chiunque passa in macchina vede un fervore edilizio che non ha pari in Sardegna: un panorama di gru scandalizzante. Ripeto mi sembra favolistica questa idea di svuotare le periferie e riportare la gente lì. Mi sembrano favole e soprattutto molto contraddittorie”. E’ stato criticato l’intento della Giunta di approvare il Piano Particolareggiato del Centro Storico prima di adeguar e il Puc al Ppr.


E’ d’accordo? “Quello è un passaggio giuridico ineludibile, non possono procedere con il piano particolareggiato del centro storico e magari scoprire dopo che non è adeguato al Ppr, per poi modificarlo di nuovo. E’ il mondo a testa in giù, è come se io dovessi operarla di cataratta

e partissi dalla retina”. In diverse occasioni lei ha preso posizione su Calamosca, l’assessore Frau ha assicurato che non si costruirà nulla. “Beh se costruissero... Io so che ci sono dei fondi già stanziati per rifare la strada

che porta a Cala Fighera. Il progetto è oscuro e temo che mettere lampioncini e illuminazione significhi banalizzare quel sito. La non conoscenza del progetto, il fatto che non sia mai stato presentato, credo sia un limite grave”.. Commenta l’articolo su www.cagliaripad.it

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G I O R N A L I E D I N TO R N I

Stampa sarda

2012 anno nero Ora che chiude anche Metro Sardegna è sempre più povera l’informazione nell’Isola. Si salva solo chi scommette nell’online. di Ennio Neri

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hiude anche Metro Sardegna. Metro sbarca nell’Isola Non c’è pace per la stampa nel novembre 2010, dopo la nell’Isola. Dopo l’interruziodefinitiva chiusura di Epolis. ne ad agosto, c’è una “sospensio- di Ennio Neri Un’edizione cagliaritana e.neri@cagliaripad.it ne delle pubblicazioni”. Ma per e poi una tutta sassarese l’edizione tutta sarda del quotidiadistribuita nel capoluogo no free press diffuso a livello mondiale, turritano. A nulla è valsa la ristrutturaal momento, non esiste una data per la zione del quotidiano avviata a gennaio riapertura. “Si sta tentando di ripartire, che, nei progetti dell’azienda, avrebma sarà difficile”, spiegano fonti vicine be dovuto dare stabilità al progetto. ai vertici del quotidiano. Complice un calo della pubblicità loca-

le (sempre secondo le stesse fonti), il giornale non è ripartito a settembre, i contratti a tempo determinato dei due redattori non sono stati rinnovati e le speranze di una riapertura sono al lumicino. Così il 2012 potrebbe finire negli archivi come l’annus horribilis della stampa nell’Isola. Metro Sardegna è durato quasi due anni. Ma è andata peggio a Sardegna 24 che nel gennaio 2012 ha chiuso i battenti, dopo soli sette mesi di attività. Il quotidiano aperto da Carlo Scano e soci, e poi ceduto al direttore Giovanni Maria Bellu, è affogato nei debiti che hanno portato l’azienda al fallimento ad agosto. E così a contrastare il duo Unione Sarda - Nuova Sardegna è rimasto Sardegna Quotidiano. Il giornale di Fiorentino Pironti, aperto nel giugno 2011, dopo la pausa d’agosto, avrebbe dovuto riprendere le pubblicazioni il 4 settembre, ma c’è stato uno slittamento. La redazione è già al lavoro nella sede del centro direzionale “Pittarello”, la distribuzione potrebbe ripartire già dalla settimana prossima, anche se manca ancora una data ufficiale.

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VIAGGIO NEL CUORE DELLA TERRA

Astronauti in Sardegna

Si sono svolte a Oliena, nelle grotte del Lanaittu, le esercitazioni Esa che hanno coinvolto sei cosmonauti della Stazione spaziale internazionale. di Alessandra Ghiani

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allo spazio al sottosuolo non c’è poi così tanta distanza. E il progetto CAVES, Cooperative Adventure for Valuing and Exercising human behaviour and performance Skills, lo dimostra. Ideato dall’Agenzia spaziale europea, il programma scientifico si è svolto dal 2 al 13 settembre nella valle del Lanaitto a Oliena e ha coinvolto sei astronauti (rinominati cavenauti) di tutti i partner della Stazione Spaziale Internazionale che si sono addestrati nella grotta Su bentu. Scelta non a caso da Loredana Bessone, istruttrice spaziale dell’Esa, la Sardegna non è nuova a questi programmi: “È un ambiente estremo, al quale normalmente le persone non sono avvezze- spiega Bessone- Alla grotta, così come allo spazio, bisogna adattarsi sia fisicamente che mentalmente. Può provocare stress fisiologici e psicologici che permettono di lavorare sulla dinamica di gruppo degli astronauti, che poi è lo scopo del corso”. L’equipaggio. Michael Fincke ed Andrew Feustel della Nasa (USA) e il giapponese Soichi Noguchi hanno condiviso l’esperienza con i colleghi David Saint-Jacques (Canada), Nikolai Tikhonov (Russia) e Andreas Morgensen (Danimarca). Dal 2 fino alla mattina del 7

settembre il gruppo ha seguito il corso teorico-pratico sul comportamento da assumere in grotta, le modalità con cui eseguire i campionamenti e gli esperimenti scientifici da compiere sotto terra. Al termine dell’addestramento i cavenauti hanno navigato in maniera sicura nei passaggi sotterranei e disegnato mappe accurate dei loro progressi per poter aiutare futuri esploratori. “Ci sono molte analogie con il volo spaziale, come per esempio la mancanza del ciclo giorno-notte, la privazione sensoriale, l’igiene essenziale e la necessità di lavorare in gruppo e risolvere insieme i problemi” Spiega Hans Bolender, Capo della Divisione Addestramento Astronauti Europei.

spaziale tedesca si è invece occupata della parte microbiologica. Tutti i materiali raccolti saranno analizzati minuziosamente ma i protagonisti della spedizione concordano sull’importante rilevanza dei ritrovamenti. Caves è alla sua terza edizione e questa non sarà l’ultima: “Spero di poter riproporre questo progetto anche nel 2013, naturalmente in Sardegna. E stavolta mi auguro di coinvolgere un astronauta italiano” conclude Bessone.

Jo De Waele dell’Università di Bologna ha elaborato il programma scientifico, poi trasmesso agli astronauti dalla sassarese Laura Sanna, esperta speleologa e carsologa. Per una settimana Fincke, Feustel, Noguchi, Tikhonov, SaintJacques e Morgensen hanno convissuto nella grotta e hanno fatto esperimenti scientifici e campionamenti. Paolo Marcia dell’Università di Sassari ha guidato la ricerca riguardante la fauna cavernicola macroscopica (crostacei e altre piccole forme di vita). L’agenzia

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IL CASO

Renato Soru “Vendo tutto e chiudo con il fisco” Con una lettera su Facebook l’ex presidente della Regione spiega al suo popolo i dettagli della vicenda della sua querelle con l’agenzia delle entrate e dice: “Riparto da Tiscali”

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a lettera di Renato Soru: “Cari amici,

sento la necessità di comunicare direttamente con Voi che in questi anni avete seguito con maggiore attenzione la mia attività politica. Oggi ho firmato l’adesione ad una contestazione dell’Agenzia delle Entrate che reclama il pagamento di imposte ritenute dovute e non pagate nel periodo 2005 - 2009. A voi, innanzitutto, devo la massima chiarezza su alcuni fatti che, se mal interpretati,

potrebbero sembrare del tutto contradditori ed incoerenti rispetto ai valori ed ai principi di comportamento su cui ho basato il mio impegno politico e la mia vita personale. Molti di Voi ricorderanno i primi articoli di stampa sulla vicenda, agli inizi di quest’anno. Alcuni di essi si sono limitati a dar conto di accertamenti tributari in corso ed altri, invece, si sono rivelati in gran parte falsi e diffamatori. Facendo un collage di alcuni fatti veri e di tante illazioni, si era tracciato un quadro a

tinte fosche in cui si parlava di una mia evasione fiscale per decine di milioni di euro, associata ad una indagine per aggiotaggio su azioni Tiscali, oltre a ipotesi fantasiose su operazioni con società fantasma per il mio personale vantaggio, e per di più a danno della società che veniva ridotta a una mera “scatola vuota”. Ancora una volta, più che la verità, dei fatti sembrava interessare la distruzione sistematica della persona, come era già accaduto con la dura aggressione mediatica sul supposto “disastro ambientale” da me causato con la ricostruzione di una casa e il recupero di un area a Villasimius e successivamente con il noto caso Saatchi & Saatchi. Entrambi rivelatisi senza alcun fondamento e dai quali è emersa la manifesta correttezza dei miei comportamenti. Ad oggi, anche in esito ad approfonditi accertamenti giudiziari, ritengo stia emergendo con chiarezza l’assoluta trasparenza e rigorosa osservanza delle norme nella gestione della società, costantemente improntata all’esclusiva tutela degli interessi generali, dei creditori e dei lavoratori . La società, emerge chiaramente anche nei dati della recente relazione semestrale, è tutto fuorché una scatola vuota. Paga puntualmente lo stipendio a circa

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Nella pagina di sinistra Renato Soru. Sotto, la Villa Soru a Villasimius

mille persone, ha generato e genera un importante indotto, genera cassa, un margine operativo positivo per circa 60 milioni su base annua, e pur nella crisi generale mostra un nettissimo miglioramento rispetto al passato. Ha saputo focalizzarsi e investire in ricerca e innovazione, e ha appena presentato, o sta per presentare, almeno tre nuovi prodotti internet su cui fondare il proprio rilancio e la propria presenza anche nei mercati esteri. Messo da parte ogni scenario catastrofico, rimane tuttavia che oggi ho aderito ad una contestazione dell’Agenzia delle Entrate di Cagliari. Con tale adesione mi impegno a pagare, nei prossimi tre anni, l’importo complessivo di circa 7.000.000 Euro, di cui circa la metà per tasse considerate dovute, e la parte rimanente per multe e sovra tasse varie. Somme ingenti, delle quali non dispongo neppure, e a cui dovrò far fronte con la cessione dei miei beni personali. Tuttavia, mi preme evidenziare che la massima parte dei rilievi riguarda un profitto che si sarebbe realizzato solo sulla carta, per il quale non ho invece mai percepito alcuna somma, e che invece, secondo l’opinione degli accertatori, avrei comunque dovuto dichiarare come reddito imponibile. Aderisco, per i maggiori doveri che mi derivano dal ruolo pubblico rivestito, alla richiesta della Agenzia pur considerando io e i miei consulenti ingiusta l’ipotesi di tassazione di redditi non percepiti e mai più percepibili, ovvero il pagamento di tasse su somme mai avute, o redditi solo virtuali. Ancor più poiché questa vicenda nasce

dalla mia partecipazione alla ricapitalizzazione di Tiscali, ai fini della ristrutturazione finanziaria della società, in grave difficoltà, al momento del mio rientro a fine 2009. Ricapitalizzazione a cui io ho partecipato in base alla necessità ineludibile di abbattere l’indebitamento, accettando di convertire in azioni, al valore dell’epoca, l’intero ammontare di un prestito di circa 25 milioni di euro e gli interessi dovuti e non percepiti. Paradossalmente, mentre non mi è stato restituito nemmeno il capitale, mi viene richiesto il pagamento delle tasse sugli interessi, anche essi non percepiti in denaro ma convertiti in azioni, ad un valore ben lontano da quello di un possibile realizzo. Questo è quanto. Pago ingiustamente per un’operazione societaria effettuata nell’esclusivo interesse della società e del suo futuro, attraverso la quale ho di fatto rinunciato alla piena tutela dei miei interessi, e per la quale mi era stata assicurata l’assoluta neutralità fiscale. Errata interpretazione, non certamente volontà, da parte mia, di non adempiere completamente ai miei doveri fiscali, e soprattutto in un periodo in cui avevo messo tutto me stesso al servizio dello Sardegna e dello Stato. Credo sia di totale evidenza, per chiunque in buona fede, che l’entità delle somme effettivamente dovute e non versate non possono essere ricondotte al tentativo di un mio arricchimento indebito, alla luce del mio comportamento in tutti questi anni della storia di Tiscali, che ha riguardato patrimonializzazioni enormi di cui non ho mai voluto approfittare, avendo unicamente legato

la mia situazione economica alle sorti della società. Io oggi non ho patrimoni, escluso alcune ben note proprietà immobiliari ( la casa di Villasimius, l’area dell’ex colonia di Funtanazza e la mia casa a Cagliari) e la mia quota di partecipazione in Tiscali. Mantengo, come ho avuto in tutti questi anni, un unico conto corrente bancario come tanti di noi. Le tre proprietà immobiliari sono state tutte messe in vendita per far fronte agli obblighi derivanti dall’accordo odierno e ad un passato finanziamento per la ricapitalizzazione di Tiscali. Mi rimane il mio lavoro e la partecipazione in Tiscali, l’impegno per il suo risanamento, il suo rilancio, la sicurezza dei posti di lavoro e la considerazione della responsabilità sociale che l’impresa riveste. Mi rimane l’impegno per la cosa a cui ho sempre tenuto di più, non le opportunistiche speculazioni finanziarie, ma l’affermazione industriale di Tiscali e il suo contributo alla crescita generale.”

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I N N O VA Z I O N E

Air Pod

e viaggi sulle nuvole Nascerà in Sardegna la prima fabbrica di auto ad aria compressa. Sarà di padre francese e madre indiana

S

arà realizzata in Sardegna la prima fabbrica di auto ad aria compressa. Si chiama AirPod l’automobile ad aria compressa figlia del progettista dei nuovi modelli di auto Cyril Negré che che l’ha presentata al porto di Cagliari lo scorso luglio. Nei prossimi mesi andrà in produzione e il primo modello sarà pronto per il 2013.

L’idea è della francese Mdi in collaborazione con il colosso indiano Tata e non prevede concessionarie, ma la vendita direttamente nelle mini fabbriche (solo in Italia saranno una ventina) che potranno arrivare a una produzione di 140 mila esemplari all’anno per ciascun stabilimento. “La prima”, ha spiegato Negré, “sarà in Sardegna che ha le caratteristiche ideali per questa innovazione”.A fine

settembre gli imprenditori sardi, cinque, più un socio bresciano che ha acquistato i brevetti per l’Italia, andranno a Nizza “per verificare nella fabbrica di prototipi, la tempistica e il plaining industriale, compreso il personale che sarà necessario alla produzione’’, spiega Pier Paolo Pisano, uno dei soci. “E’ possibile che la prima fabbrica sia impiantata nella zona industriale della Sardegna centrale, ad Ottana (Nu) - spiega Pisano - dove abbiamo già acquisito due capannoni da 4mila metri quadri, ma sarà una fabbrica diffusa su tutto il territorio’’, perchè sono diversi i soggetti interessati alla costruzione delle AirPod. Un’altra dislocazione per la costruzione del modello Cargo, una sorta di pick up, sarà la zona industriale di Cagliari, Macchiareddu. Settemila euro a modello, con un pieno di 2 euro AirPod percorre 100 km. Rifornimento fai da te o stazioni abilitate. Al posto del volante un joystick e potrà arrivare alla velocità massima di 80 km/h. (c.p.)

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O C C U PA Z I O N E D E L S U O L O P U B B L I C O

Una multa a Gabriele Mattei l’uomo del gatto e i topolini L’autorizzazione era stata spedita, ma il vigile non ha voluto sentire ragioni. Storia di un uomo che sa parlare alla natura.

G

abriele Mattei è un viso noto in città, da anni ne anima le strade con i suoi piccoli amici, gatti e topi che convivono amichevolmente. Turisti (e non) li ammirano, sempre increduli e con curiosità. Sono uno spettacolo insolito quei celeberrimi nemici diventati amici.

presso l’ufficio preposto. Ma formalmente era tutto in regola, aveva fatto la richiesta, accettata e timbrata poi dal Comune il lunedì precedente. Non ha voluto sentire ragioni, però, il vigile che gli ha intimato di ritirare tutto e andar via mentre gli compilava una sanzione che lui, per protesta, non ha voluto firmare.

Mattei, fermato dalla municipale martedì 11 settembre, non ha potuto produrre la documentazione che attestasse l’autorizzazione all’occupazione del suo angolino perché doveva ancora ritirarla

L’Associazione Fare Verde, che da otto anni supporta la sua permanenza sulle strade urbane ritenendolo una vera e propria attrazione e risorsa per la città, chiederà l’annullamento dell’ammenda.

Rimane l’amaro in bocca al protagonista della vicenda: “Non ho mai fatto del male a nessuno ed è umiliante che, con tutte le frodi che si consumano perpetuamente in città, vengano a recriminare proprio a me un pezzo di carta. A me che sono sempre stato onesto e non ho mai truffato nessuno. Ho perso le staffe, lo ammetto, ma fatico a campare e sono malato, certe cose dispiacciono e fanno davvero rabbia”. Racconta tutta la sua storia, Gabriele, caratterizzata da una lunga e interminabile serie di abbandoni e sconfitte (lavorative e affettive) che lo hanno segnato. Costretto alla questua inizia a portare con sé un gattino, sua unica compagnia, finché incontra un giovane che per farsi due lire prova a vendere un topolino ai passanti. Mosso a compassione Mattei acquista il roditore per due soldi e si mette in testa di farlo convivere con i suoi gatti. Così quei due animali diventano il suo lavoro. “Credo fosse destino. Da quel giorno ho voluto dimostrare che non c’è nulla di impossibile, sono riuscito a far diventare amici gatti e topi, non c’è diversità che tenga di fronte alla volontà”... (a.g.)

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I L R A C C O N TO

Il vecchio portone di Chiarella Zedda

Non ha più un bell’aspetto capace di suscitare apprezzamenti. Ormai è quasi un rudere. Eppure, ogni volta che ci passo di fronte, l’andatura rallenta e lo sguardo tenta, inutilmente, di oltrepassare quella barriera attratto da un palpitare inquieto e incomprensibile. Quale presenza aleggia dietro a quel vecchio portone tutto chiuso? Le ante dalle tonalità sbiadite, a tratti, cadenti sono sostenute, qua e là, da rattoppi anch’essi logori. Gli stipiti dissestati non lo sorreggono più e tendono, lentamente, a scivolare fra incrinature e spaccature. Quasi a voler scoraggiare ogni tentativo d’irruzione ostenta un misero lucchetto che attanaglia una sordida catena. Non può, o forse non vuole, far trapelare l’inviolato Mistero che custodisce tra spazi inesistenti e tempi senza dimensione. Basterebbe aprire le porte per svelare l’enigma! Ma la chiave del lucchetto pare sia stata consumata da un estenuante stillicidio che filtra dalle sottili fessure del legno stanco e invecchiato a causa d’intemperie di ogni genere.

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Un’alternativa potrebbe essere quella d’irrompere all’interno con un’azione di forza. Ma un’incursione significherebbe far violenza al Mistero, profanandolo e snaturandolo. Il dilemma si fa sempre più incalzante … Forse quel portone serrato e lacerato che i rappezzi hanno tentato, malamente, di sanare è la metafora di un’esistenza inaridita dall’accanirsi di impietose vicissitudini, a cui neppure gli intensi momenti di fortuna hanno dato un’esauriente ragione di vita. Un’esistenza che non vuole aprirsi alle sfide del tempo perché tormentata da qualcosa che va oltre la sofferenza e l’estasi: l’i-n-e-s-o-r-a-b-i-l-i-t-à del Mistero che sottende gli accadimenti. Essa, con sottile e insidioso compiacimento, e con imprevedibile puntualità, avvolge o sconvolge forme e contenuti, modi e tempi, in un avvitamento di perché e di come fatali e imperscrutabili.

Concorso CPadStory Con questo racconto finisce il concorso indetto da Cagliaripad. Nel prossimo numero il nome del vincitore.

Un’esistenza che reagisce e patisce quel Mistero che, perentoriamente, la consumerà come ha consumato il vecchio portone.

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M I S S I TA L I A

Miss Italia, doccia gelata Nella finale del concorso nazionale non c’era una ragazza sarda: le nostre bellezze non hanno superato l’ultima selezione. Bocciate da un sistema di premiazione troppo legato al televoto. (c.p.)

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N

on c’è stata alcuna ragazza sarda nella finale del concorso nazionale di Miss Italia. Le bellezze sarde non hanno superato la semifinale. Fuori dunque, nell’ordine di esclusione, Melania Ecca, 18 anni di Serramanna (Miss Eleganza Silvian Heach

Sardegna 2012), Valentina Vallascas, 22 anni di Cagliari (Miss Deborah Milano Sardegna 2012), Francesca Pibi, 19 anni di Terralba (Miss Sorriso Fiat Sardegna 2012). E poi ancora Sara Maria Pani, 23 anni, di Quartu Sant’Elena, Miss Sportiva Sardegna 2012 e perfino la miss Sardegna Sonia Schiavon, 20 anni di Arborea.

La giuria tecnica, presieduta da Federica Pellegrini, è stata dunque inclemente. Vana anche la speranza dei ripescaggi attraverso il televoto e quello di una concorrente attraverso il voto del popolo di Internet. Forse il sistema di premiazione del concorso è troppo legato alle telefonate da casa.

Commenta l’articolo su www.cagliaripad.it Nella pagina di sinistra: Miss Italia 2012, Giusy Buscemi. In questa pagina, in alto da sinistra: Melania Ecca, Valentina Vallascas e Francesca Pibi. In basso, da sinistra Sara Maria Pani e la Miss Sardegna Sonia Schiavon

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SPORT

Il calcio in bocca

Il football negli ultimi vent’anni è cambiato. Forse irrimediabilmente. Breve cronistoria di uno sport diventato business. di Alessio Marcis

T

roppo popolare, troppo diffuso per non attirare le attenzioni di speculatori e finanzieri senza scrupoli: il football negli ultimi vent’anni è cambiato, forse irrimediabilmente. Ecco come e perché. Come possono sopravvivere le squadre di calcio se quasi tutti gli incassi vengono spesi negli ingaggi dei giocatori? Gli ottimisti sostengono che un presidente può permettersi di avere un club in perdita, perché il football serve

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per concludere altri affari. I pragmatisti che le imprese hanno un senso soltanto se si sostengono da sole. I pragmatisti hanno ragione. In questi ultimi dieci anni l’unica squadra top fallita è la Fiorentina, che dopo avere venduto Batistuta, Rui Costa e Toldo era ancora piena di debiti. Molte altre sono tutt’ora perennemente a rischio, e risolvono i problemi perché i presidenti chiudono i buchi di tasca propria.

Fino a pochi anni fa le società calcistiche erano senza scopo di lucro, costosi giocattoli di imprenditori bravi e un po’ strambi: Dino Viola a Roma, Costantino Rozzi ad Ascoli, Romeo Anconetani a Pisa, tanti altri. Poi il football è cambiato, all’inizio degli anni Ottanta, perché era troppo popolare per per non attirare i grandi interessi economici. A trasformarlo ci ha provato, e ci è riuscito con successo, Silvio Berlusconi. Il suo ingresso nel mondo del calcio, alla


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Nella pagina di sinistra Silvio Berlusconi festeggia la sua squadra. In questa pagina, a destra, il milan degli anni ‘90, “ricco” di stranieri. Sopra, “Il processo di Biscardi

testa del Milan, è stato clamoroso. Atterrato con un elicottero nello stadio (ad attenderlo, le majorettes) ha imposto da subito la sua “filosofia”: vincere a tutti i costi e con tutti i mezzi, usando il denaro a piene mani. Da allora il Milan non è più una squadra di calcio ma un settore economico, e vincere è diventata una necessità assoluta. Di mezzo non ci sono più semplicemente le sorti di una squadra, ma quelle di un’azienda e di un politico. Che difatti, ora che si è defilato, ha indebolito la rosa. Ma se dovesse tornare, state tranquilli, comprerà ancora... Berlusconi arrivò ad acquistare nove stranieri -Van Basten, Rijkaard, Gullit, Savicevic,

Boban, Desailly, Papin, Laudrup, Raducioiu, Elber- quando ancora se ne potevano schierare solo tre. La sua logica era “più si spende-più si

compra-più si vince”. Così ha rovinato lo sport. Oggi i club sono diventati società a fine di lucro e alcuni sono quotati in Borsa. E nel mondo degli stadi, che affida la sua sorte a una palla che rotola, a un rigore negato, a una moviola di Biscardi, sono entrati i finanzieri e le banche. La regola è diventata scommettere e rischiare tutto, pur di vincere qualcosa. Il problema è che nel calcio vince uno solo. Perché arrivare secondi è come arrivare ultimi. Il peso che grava sui calciatori e sulle squadre non è più quello di una partita di calcio, è il peso dei colossali interessi della finanza. Ma il calcio non è un business, non è nemmeno uno spettacolo, ma è solo un gioco, innocente, spontaneo. Quando ci accorgeremo che non ci divertiamo più perché il gioco ha smesso di essere gratuito, sarà arrivata la fine del pallone.

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L A I F S TA I L

La famiglia Usai di Alessandra Ghiani a.ghiani@cagliaripad.it

Nonni Usai e nipotini si dirigono a Dorgali per Cortes Apertas

Ayò in Barbagia P

er ovviare una mancata gita al Blufan, in attesa che i piccoli Lillo e Cesarino si ricongiungano con i loro genitori (fuori Sardegna per lavoro), i nonni Peppi e Pinuccia decidono di portarli a Dorgali per la manifestazione Autunno in Barbagia. “Barbagia? Cos’è il posto dei barbagianni? Ashcò nonno, ma bello è a Dorgali? Cosa fanno? Gli autoscontri ci sono? ” chiede Lillo dopo aver appreso della trasferta. “Lillo ma cosa dici, Cortes Apertas è un concentrato di tradizioni millenarie, di arti e mestieri, di cultura eno-gastronomica! Non è una semplice festa di paese!” si inalbera Cesarino.

“Cortes Apertas? Te ne stanno scappando le esse Cesarì? Provas a ti rilassais inzàs e prendere le cose con meno seriezza! Chiedevo solamente! Se non ci sono i giogusu sarà abbastanza noiosa questa vacanza. E poi cos’è questa storia ano-gastrocosa? Non me ne suona molto bene!” Lillo è completamente fuori dal contesto e provoca la reazione del nonno:

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“Lillo! Pàrisi nasciu in sa cuccaia! Spiegamì perché Cesarino queste cose le conosce e tu invece ne scendi dalle stelle! Devo proprio allarmare tuo padre, non è possibile tutta

questa sconoscenza! Ora preparatevi la roba perché domani partiamo a coittu!”. La mattina seguente nonna Pinuccia alle 7 cerca di buttare giù dal letto i due cuginetti ma, mentre Cesarino preso da entusiasmo in cinque minuti è già pronto, Lillo non ne vuole sapere di alzarsi: “Ayò nonna, non shtressare, non ho voglia di venire a Drogalli, posso restare a casa?” “Itt’ appu intendiu? A tua nonna le dici di non sterzare? Ses brullendi? Alzati subito e non te ne permettere mai più di parlare così a tua nonna! Ma dove viviamo, credevi che siccome lei è tanto buona potevi profittarne così? Hai fatto il conto senza l’oscar però! Cammina, preparati che partiamo!” interviene Peppi che di solito è pazientissimo ma perde letteralmente le staffe quando qualcuno manca di rispetto alla sua Pinuccia. Finalmente intorno alle dieci e mezza i quattro arrivano a Dorgali e il nonno decide, come prima tappa, di recarsi a S’Abba Frisca, il parco museo che si trova vicino alla grotta di Ispinigoli e nel quale si possono visitare gli ambienti tradizionali della civiltà barbaricina. “Prego, adesso vi accompagnerò nella


fattoria didattica dove tra poco inizierà la molitura del grano con l’originale mola sarda. In seguito la farina ottenuta verrà utilizzata per fare su pani carasau del quale vi offriremo un assaggio” la guida, nonché proprietario del museo, il signor Secci, accompagna i quattro nel cortile nel quale si terrà la dimostrazione. “Hiiiiih che buono il pane carasato! A su mancu si pappada gratisi, ma formaggio non ce ne danno?” Lillo è incontenibile ma fortunatamente solo Pinuccia lo sente e lo blocca: “Ma o Lillo a nonna, cosa ti è prendendo? Non ti sto conoscendo più, sei irrefrenato, te ne sei irribellito tutto di un colpo? Quando mai si va a chiedere roba gratisi, se hai fame diglielo devi dire a nonna che è sempre previdata e non viaggia mai senza uno spuntino. Néh pane e formaggio ma mi raccomando smettila subito prima che tuo nonno perde le stoffe!”. Il signor Secci nel frattempo arriva con un asinello per la mola sarda e Cesarino ascolta il racconto di come prima la macina del grano si facesse periodicamente perché le donne dovevano preparare il pane da dare ai mariti che viaggiavano a cavallo: “Hai detto gavallo?” commenta Lillo ridacchiando ormai in preda alla noia e alle freddure. “OH LILLO!” questa volta nonno Peppi l’ha sentito e trasale. “Non ho fatto niente!” cerca di giustifi-

una sorpresa ma siete voi che state sorpresando me, sono molto mareggiato…” Peppi si chiude in un tristissimo silenzio che a questo punto ammutolisce anche Lillo. carsi lui. “No fezzasta su furbu! Ti ho sentito che cosa ti credi! Ti ho beccato in fragranza!” “Oh nonno, si dice flagranza…” interviene Cesarino. “Non tinci pongiasta tui puru immoi! Ma siamo tutti matti qui? Che figuracce mi state facendo fare? Quant’è vero zio giuro che prendo tutto e ce ne torniamo a Monserrato! E avevo anche l’idea de s’ingolli a su mari a Cala Gonone per farvi

Pinuccia lancia uno sguardo al nipotino che immediatamente si scusa col nonno promettendo di stare buono per tutto il resto della giornata. Nel frattempo il signor Secci ha legato l’asinello alla macina e ha iniziato la sua dimostrazione. “Da dove deriva il nome mola sig. Secci?” chiede Cesarino tutto interessato. “Miiii o Cesarì ma itta sesi scimpru? È abbastanza lampato! Si chiama mola perché la fa girare su molenti!”.

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COLPI DI PENNA

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Nome: Lexa Professione: Scrittista (tra giornalista e scrittrice)

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assiamo tutti, prima o dopo, uno di quei momenti di incertezza e instabilità in cui ci chiediamo chi siamo, dove stiamo andando e soprattutto quale sia la nostra posizione nel mondo. Devo ammettere che per la sottoscritta, il sopracitato periodo, si è protratto davvero a lungo, ma niente di particolarmente sconvolgente visto che non ha creato grossi problemi psicologici. Più stupefacente, invece, è il modo in cui è finito. È da un paio di giorni, infatti, che sono uscita da quell’incertezza endemica della mia esistenza e che ho preso il mio posto nella piramide sociale. Ed è successo tutto grazie a un ottico. Nessuna metafora, proprio un ottico, nel senso professionale del termine. La ricerca di un paio di lenti a contatto mi ha portato nella piccola bottega di un occhialaio di paese, hinterland cagliaritano, il quale, dopo aver tessuto le lodi di una soluzione unica che pare sia più miracolosa dell’acqua di Lourdes, mi ha regalato una custodia per occhiali facendomi notare che i miei, ormai, sembrano dei reduci di guerra. Gli ho dato, ingenuamente, pienamente ragione concedendogli licenza di insistere un po’ per una nuova vendita, ma, dopo avergli fatto capire che non c’era trippa per gatti, mi sono congedata. “A presto” risponde lui “e la aspetto per la scelta del nuovo dispositivo”. In un decimo di secondo ho ripercorso i miei 34 anni di vita. Passando dalla mia prima visita oculistica (durante il periodo delle scuole elementari) all’ulti-

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Segni particolari: Sentimental-spaccona di un metro e una penna lexa@cagliaripad.it

Dalla parte del volgo ma (risalente a una manciata di lune fa) ho disperatamente cercato un oggetto, nei miei ricordi e nella mia esperienza, che nell’ambito dell’ottica potesse corrispondere a quella parola -DISPOSITIVO- che sul momento mi stava davvero suonando fuori contesto. Il tutto per evitare di fare la tipica faccia, che sta a metà tra quella di un lattante che cerca di andare di corpo e quella di una nonna che per la prima volta sente parlare di desktop e file, di chi non ha capito una mazza. In un guizzo d’intuizione, più per esclusione in realtà che per sagacia, è arrivata l’illuminazione: quello che l’esperto ha chiamato dispositivo io lo chiamo, volgarmente lo ammetto, un paio di occhiali. Un paio di occhiali, ho pensato. Sono un paio di occhiali che mi collocano nella parte più bassa della struttura sociale, quella in cui non esiste il glam, lo chic e l’in. Quella in cui il nome degli oggetti è sempre lo stesso da 30 anni, quella nella

quale posso chiamare liberamente scarpe col buco davanti le open toe shoes e merda di cane in mezzo alla strada gli escrementi di animale. Come si dice, sono poche le certezze, ma di una cosa sono davvero sicura: il mio posto tra i comuni mortali lo terrò per sempre, prezioso come l’oro, sicuro come la crisi di questi tempi. Io che col profumo di sugo penso a mia madre e non a un ristorante di moda. Io che ogni tanto porto i calzini bucati e le mutande slabbrate. Io che davanti a un complimento divento ancora rossa. Io che, se lavoro per tutto il giorno, la sera puzzo di fatica.

Vorrei essere amato dalle creature semplici e non discusso dai sapienti di letteratura Aldo Palazzeschi


l’orto dì casa tua.

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