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Portfolio | Un saluto dalle montagne

Una consuetudine ormai perduta, scrivere una cartolina dal luogo di vacanza, ci permette di osservare la trasformazione dei rifugi del Cai e del territorio che li ospita

di Alberto Zanellato

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Collezionare cartoline è una passione che mi ha accompagnato fin dalla tenera età, era un modo semplice per ricordare i luoghi visitati e per raccogliere i timbri originali dei rifugi cui facevo visita. Negli ultimi anni, con l’avvento delle nuove tecnologie, l’usanza di spedire cartoline dalle località turistiche è andata scomparendo. Non fanno eccezione le cartoline dei rifugi, che era consuetudine spedire agli amici, ormai sostituite dalle foto scattate con il cellulare e l’inoltro con Whatsapp o altri social network. Scegliere la cartolina, scriverla e spedirla, rappresentava un momento irrinunciabile delle nostre vacanze. Oggi si fatica a trovarle nei rifugi; terminate le scorte raramente vengono ristampate e molti rifugisti non le tengono più perché non richieste dagli escursionisti. Le mitiche cartoline con il timbro del rifugio sono passate ormai alla storia un po’ come il telefono a gettoni, consuetudini che appartengono al passato. Fin da bambino ero stato abituato da mio padre, allora collezionista filatelico e successivamente cartofilo, ad acquistare la cartolina del rifugio visitato e a conservarle in un album apposito dei ricordi estivi. Con il passare degli anni la raccolta si è fatta sempre più consistente e nel mentre è nata l’idea di affiancare le cartoline acquistate nei rifugi ad altre cartoline d’epoca, trovate nei mercatini domenicali o nei convegni per collezionisti. Da semplice ricordo di un’escursione, la cartolina è diventata, per me, una passione vera e propria, che mi ha spinto anche alla ricerca dell’oggetto antico o raro. Alla base, comunque, rimane sempre la grande passione per la montagna e le cartoline sono utili anche a questo, a osservare la trasformazione, non sempre positiva, del territorio e dei rifugi frequentati e cambiati nel tempo. Per dare un ordine alla collezione sono stati fondamentali due libri: il Bollettino del Cai del 1904-1905 (primo censimento dei rifugi) e I Rifugi del CAI di Silvio Saglio, del 1957, che mi hanno supportato nella ricerca di cartoline di rifugi ormai scomparsi, distrutti o ridotti a un cumulo di macerie.

Nel secolo scorso le Dolomiti, le Alpi Carniche e le Alpi Giulie sono state teatro di guerra. In pochi anni, i confini orientali e occidentali sono stati modificati causando cambi di proprietà dei manufatti alpini. Sulle cime del Monte Bianco e del Monte Rosa, in un’ottica esplorativa e di ricerca, furono costruiti alcuni osservatori scientifici in alcuni casi ancora funzionanti. L’idea di raccogliere, ordinare e pubblicare la scansione di vecchie cartoline dei rifugi del Club alpino italiano ha lo scopo di condividere e divulgare informazioni storiche, analizzare lo sviluppo e la trasformazione dei manufatti di tutte le Sezioni del Sodalizio distribuiti in tutto l’arco alpino, appenninico, isole comprese. Il sito cartolinedairifugi.it nasce dal desiderio di far conoscere la storia dei rifugi del Cai attraverso lo scorrere delle immagini fornite dalle cartoline.

Rifugio Monte Cistella ora bivacco Leoni

Rifugio Monte Cistella ora bivacco Leoni

Rifugio Gastaldi al Crot del Ciaussiné

L’ex Rifugio Budden sul Col Visentin

L’ex Rifugio Rosazza sopra Oropa

Il Rifugio Garibaldi sull’Adamello

Il primo Rifugio Torino sul Monte Bianco

Il Rifugio Mulaz sulle Pale di San Martino

Il Rifugio Nuvolau sopra Cortina d’Ampezzo

Il Dreizinnenhütte ora sostituito dal Rifugio Locatelli sotto le Tre Cime di Lavaredo

La Capanna Orazio Spanna sopra Varallo

L’ex Casina Summano sulla cima del monte omonimo

Il retro della cartolina spedita dall’ex Rifugio Rosazza, sopra Oropa

Il retro della cartolina spedita dal Rifugio Mulaz, sulle Pale di San Martino

www.cartolinedairifugi.it

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