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Il parco, custode dell’ambiente Massimo Bocca

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Lettere

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Il parco, custode dell’ambiente

Nato per tutelare una specie a rischio di estinzione, il Parco nazionale Gran Paradiso è un buon esempio di come le attività umane possano essere indirizzate verso forme sostenibili di utilizzo delle risorse

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di Massimo Bocca*

Il centenario di due Parchi nazionali consente di tracciare un bilancio di lungo periodo sulla conservazione dell’ambiente nel nostro Paese. Il bilancio, pur presentando come quasi sempre succede luci e ombre, evidenzia il ruolo centrale che i parchi rivestono nel promuovere buone pratiche di gestione del territorio.

LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO

L’Italia può vantare di essere fra i primi stati ad aver istituito grandi aree protette. Nel contempo – rispetto a numerosi altri paesi europei e non – lo studio e la conservazione della natura hanno avuto sicuramente un peso ridotto a livello nazionale, nonostante la straordinaria ricchezza di ambienti e specie viventi che la caratterizzano. L’importanza delle scienze naturali nel comprendere le dinamiche ambientali e nell’indirizzare le attività umane verso forme sostenibili di utilizzo delle risorse è fortunatamente sempre più riconosciuta anche in Italia negli ultimi decenni e l’azione dei Parchi ha sistematicamente precorso e favorito tale positiva evoluzione. Il Parco nazionale Gran Paradiso è un buon esempio in proposito. È nato per tutelare una specie animale a rischio di estinzione in un momento storico in cui la protezione degli animali non era sentita come una priorità. Ha garantito l’integrità di preziosi e delicati ambienti alpini altrove spesso alterati da infrastrutture e sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, sostenendo posizioni talvolta scomode e anticipatrici di norme di pianificazione in seguito codificate a livello comunitario e statale. Ha promosso da diversi decenni una valorizzazione del territorio basata su un turismo legato agli aspetti ambientali, prendendo spunto da esempi altrove già consolidati e rendendo le valli del Gran Paradiso mete internazionalmente riconosciute. Ha stretto contatti con altre aree protette per realizzare programmi comuni in ambito faunistico (si pensi alla progressiva diffusione dello stambecco sulle intere Alpi) e collaborazioni con parchi di altre nazioni, azioni che hanno poi avuto un organico sviluppo

A sinistra, un esemplare di marmotta nel Parco nazionale Gran Paradiso (foto Archivio FGP). Sopra, uno scorcio del Giardino Botanico Alpino Paradisia nella Valnontey, Cogne (foto Archivio FGP)

con la nascita della rete delle aree protette alpine Alparc. Ha istituito al suo interno servizi operativi di carattere tecnico-scientifico che hanno consentito la realizzazione di programmi di studio di lungo periodo in svariati campi delle scienze naturali (botanica e zoologia in particolare).

ATTUALITÀ E PROSPETTIVE

Di recente il Parco ha opportunamente sviluppato azioni riguardanti numerosi aspetti della biodiversità, affiancandole allo studio dei grandi mammiferi e in particolare dello stambecco, che per decenni avevano caratterizzato in modo quasi esclusivo il Gran Paradiso. Ha inoltre saputo rivalutare e modificare attività del passato alla luce di recenti acquisizioni scientifiche, come nel caso dell’eradicazione di popolazioni di pesci alloctoni immessi proprio dall’ente in alcuni specchi lacustri nel secolo scorso. Il miglior modo per festeggiare i cent’anni del Parco nazionale Gran Paradiso è sicuramente quello di riconoscere i molti risultati ottenuti, ringraziando per questo gli amministratori e i dipendenti che si sono succeduti nel tempo. A ciò si aggiunge l’augurio che le attività future dei parchi possano essere sempre più efficaci e supportate dai diversi attori pubblici e privati operanti sul territorio. Le aree protette hanno la prioritaria missione di tutelare le dinamiche ambientali, ripristinarne eventuali squilibri e favorire la diffusione della cultura naturalistica. La promozione di attività antropiche sostenibili è un aspetto aggiuntivo, che favorisce l’accettazione di parchi e riserve naturali da parte delle popolazioni locali fornendo opportunità economiche che bilanciano la presenza di vincoli. Il marchio di qualità istituito dal Parco nazionale Gran Paradiso va in questa direzione, essendo basato su criteri di sostenibilità ambientale e di tipicità. L’auspicio è che i parchi non vengano mai intesi come agenzie di promozione turistica e di sviluppo (altri enti sono preposti a tale scopo), quanto piuttosto come competenti custodi di ambienti e comunità di specie vegetali e animali, promotori di buone pratiche gestionali, centri di didattica ambientale, laboratori per lo studio di aspetti naturali e partner di istituti di ricerca per la realizzazione di studi e monitoraggi di lungo periodo, altrove ben difficilmente realizzabili. ▲

* ex Direttore Parco Naturale Mont Avic e membro Consiglio di amministrazione di Alparc

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