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La conservazione e lo sviluppo Italo Cerise

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Lettere

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La conservazione e lo sviluppo

Rispettando l’equilibrio delicato tra uomo e natura, il Parco nazionale Gran Paradiso ha trovato la sua identità riuscendo a garantire politiche di tutela e iniziative che hanno coinvolto il territorio

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di Italo Cerise*

Il Parco Nazionale Gran Paradiso, conosciuto universalmente per aver salvato dall’estinzione lo stambecco e per averlo reintrodotto in tutto l’Arco alpino, occupa un territorio nel quale l’equilibrio delicato tra uomo e natura, a differenza che in altre zone, si è mantenuto grazie alle comunità umane che hanno conservato enormi spazi naturali per le generazioni future. Pur tra grandi difficoltà e incomprensioni che ne hanno accompagnato la nascita e l’azione nel tempo, la grande area protetta, con il concorso di tutti i soggetti istituzionali preposti alla gestione del territorio, è riuscita a conservare questo equilibrio cercando, in particolare negli ultimi trent’anni, di coniugare in modo sempre più incisivo la conservazione con lo sviluppo sostenibile delle comunità che vivono al suo interno.

BIODIVERSITÀ, PAESAGGIO E CULTURA

Ai Parchi, istituiti all’epoca con finalità esclusivamente di conservazione, il legislatore, con la legge quadro del 1991, ha affidato anche lo sviluppo dei territori di riferimento, partendo dalla valorizzazione di ciò che essi tutelano: biodiversità, paesaggio e cultura. L’esperienza del Gran Paradiso al riguardo è molto significativa poiché ha evidenziato quanto sia stato difficile fare per metà della sua vita solo conservazione: una politica sostanzialmente passiva, contrastata dalle comunità locali che vedevano nel Parco un soggetto esterno ed estraneo alla cultura locale, capace solo di imporre vincoli. Si deve arrivare al 1955 per vedere da parte del Parco il primo atto concreto a favore dello sviluppo locale, vale a dire la creazione del giardino alpino Paradisia in Valnontey, nel Comune di Cogne,

Sopra, un'escursione sul Colle del Nivolet (foto Olivero Giordano)

creato per favorire il turismo nel Parco, intervento finalizzato a rendere fruibile a tutti, in uno spazio limitato, la flora del territorio che comprende più di 1000 specie, valorizzando un elemento essenziale della sua biodiversità. Da allora a oggi e grazie in particolare all’impulso della legge quadro del 91, innumerevoli sono state le azioni a favore dello sviluppo che hanno evidenziato un significativo cambio di strategia del Parco, passato da politiche passive basate su vincoli, a politiche attive caratterizzate da azioni e progetti che hanno coinvolto il suo territorio nella definizione delle strategie per lo sviluppo sostenibile senza mai trascurare la conservazione e la ricerca scientifica.

DA POLITICHE PASSIVE A POLITICHE ATTIVE

Tra le iniziative più significative sono da ricordare la realizzazione dei centri visitatori, il “Marchio di Qualità Gran Paradiso” che ha coinvolto gli attori del sistema produttivo locale, i corsi per Guide del Parco e, in collaborazione con i Comuni, le associazioni e altri enti, come la Fondation Grand Paradis sul versante valdostano, diversi eventi culturali, sportivi, didattici, finalizzati a rendere attrattivo il territorio del Parco a un pubblico vasto e composito. In questi ultimi anni sono stati realizzati nuovi e importanti centri visita e, grazie ai fondi dei bandi “Parchi per il clima” del Ministero della Transizione Ecologica, sono state attivate iniziative volte a promuovere la mobilità sostenibile e l’efficientamento energetico di edifici pubblici, coinvolgendo i comuni del Parco nella definizione delle proposte progettuali. Infine, sono state sviluppate varie attività di educazione ambientale volte a favorire la funzione sociale e l’avvicinamento da parte di tutti a un ambiente naturale di notevole pregio. Questo circolo virtuoso instauratosi tra Parco e territorio è posto oggi alla base dell’agire dell’Ente Parco, il quale intende proseguire nei prossimi anni su questo grande progetto tra conservazione e sviluppo. La conservazione della straordinaria biodiversità che il Parco possiede continuerà a essere la sua attività primaria poiché è grazie a essa che il Parco ha potuto ottenere i prestigiosi riconoscimenti internazionali quali il Diploma Europeo delle Aree Protette dal 2006 e l’inserimento nella Green List Iucn dal 2014, riconoscimenti che derivano dal lavoro collettivo svolto con competenza, professionalità e passione da tutto il personale amministrativo, tecnico e dal Corpo di Sorveglianza del Parco: un Corpo la cui progressiva specializzazione ha permesso di svolgere un ruolo fondamentale di supporto e collaborazione nell’ambito della ricerca scientifica applicata alla conservazione. Nei prossimi anni il Parco intensificherà le attività di ricerca per capire le trasformazioni in atto dovute ai cambiamenti climatici e per contrastarli grazie alla capacità di resilienza degli habitat e degli ecosistemi naturali presenti al suo interno.

LE SFIDE DEL FUTURO

Pur tra molte difficoltà e anche con sacrificio da parte della comunità di riferimento, il Parco nel suo centenario ha prodotto un grande sforzo per quanto concerne la tutela e la conservazione del suo patrimonio naturale e ambientale che oggi è l’elemento caratterizzante del suo territorio, posto alla base dell’offerta turistica. Le sfide che attendono il Parco nel prossimo futuro riguardano il difficile compito di preservare le peculiarità del suo ambiente naturale e di promuovere, contestualmente, politiche innovative e consapevoli a favore dello sviluppo locale e della transizione ecologica. ▲

* Presidente Parco Nazionale Gran Paradiso

Sopra, a Campiglia Soana (TO), nel Centro “L’uomo e i coltivi” i visitatori possono conoscere le produzioni agricole tradizionali, le tecniche antiche e anche quelle contemporanee (foto Andrea Virgilio), Sopra a destra, le lontre nel Centro "Acqua e biodiversità" di Rovenaud-Valsavarenche, in Valle d'Aosta (foto Enzo Massa Micon)

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