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Un patrimonio di tutti Giovanni Cannata
Un patrimonio di tutti
Istituzioni dedicate alla conservazione della natura, i Parchi sono anche uno strumento cardine delle politiche ambientali e parlano di identità e di futuro
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di Giovanni Cannata*
Cento anni non sono pochi ma non sono neanche tanti, soprattutto se pensiamo all’evoluzione della biodiversità. Sul finire dell’aprile scorso abbiamo voluto celebrare a Roma, al Parco della Musica (con la partecipazione di tutti i Parchi nazionali, del Ministero della Transizione ecologica, di Federparchi e la collaborazione dei Carabinieri forestali), il Centenario congiunto tra il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco Nazionale Gran Paradiso. Il Centenario è un’importante ricorrenza per i nostri due parchi storici, ma anche un’occasione concreta per dare vita a un momento di riflessione sociale e culturale circa l’importanza strategica delle aree protette.
VALORE ECOLOGICO E VALORE SOCIALE
I Parchi sono le principali istituzioni dedicate alla conservazione della natura e questo, anche in relazione al recente inserimento della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi in Costituzione, fa di loro uno strumento cardine delle politiche ambientali nazionali. Ma sono anche istituzioni identitarie (come sinteticamente espresso dalle specie simbolo che li contraddistinguono), patrimonio condiviso tra cittadini e tra generazioni. Luoghi da vivere e da visitare per una vera e consapevole immersione nella Natura al fine di comprendere quanto i delicati equilibri naturali siano importanti per la vita quotidiana di ognuno di noi. Al Presidente in carica del Parco il dovere di riconoscere il merito di chi nel tempo ha contribuito a rendere il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise così come è oggi. Cento anni di storia del Parco, nel rispetto attento della conservazione, hanno insegnato come connettere il valore ecologico della conservazione con il valore sociale della valorizza-
Nella pagina precedente, il faggio del Pontone (foto V. Mastrella). In questa pagina, a sinistra, l'orso bruno marsicano (foto V. Mastrella)
zione del territorio, hanno sollecitato ad ascoltare, accogliere suggerimenti ove compatibili, contribuire a educare e formare, contrastare gli elementi problematici delle diverse fragilità locali, dare opportunità ai giovani. Oggi occorre raccogliere questa storia e, nel riconoscimento dei meriti e dei valori ereditati, camminare con determinazione nel solco tracciato verso la conoscenza, verso la scienza con una visione di futuro. E la mia personale visione di futuro, che ho proposto alla governance del Parco e sulla quale mi confronto con i territori, è fondata su una concezione di sviluppo sostenibile che, nella salvaguardia dei non negoziabili diritti della natura, consenta un rapporto con la stessa per le generazioni future tenendo conto dei bisogni compatibili con l’ambiente dell’economia, della società e delle istituzioni. In questo senso ci piace guardare al Parco come laboratorio dello sviluppo sostenibile.
L’ORIZZONTE EUROPEO
Un’estrema attenzione va posta al limite della autoreferenzialità. Occorre creare un clima favorevole, un dialogo costante, avendo però chiara una dimensione di sviluppo strategico. Occorre incrementare la formazione di tutti i soggetti che collaborano per realizzare gli obiettivi del Parco al fine di svolgere con adeguatezza i ruoli assunti. Ruoli fissati dal senatore Sipari che ne volle l’istituzione (conservare le specie vegetali e animali, tutelare la bellezza del paesaggio, superando i conflitti e le rivalità dei piccoli Comuni di montagna), dalla Legge quadro, dallo Statuto del Parco, tenendo conto dell’evoluzione culturale, sociale, ambientale. Le questioni odierne sono relative al modo di inserirsi nel controllo del cambiamento nelle aree fragili dal punto di vista climatico-ambientale e dal punto di vista economico e sociale mantenendo saldo il principio della conservazione, ampliando la partecipazione locale attraverso un dialogo costante nei territori, narrando e rappresentando gli stessi, sperimentando l’innovazione istituzionale e sociale e rendicontando l’operato attraverso strumenti quali il bilancio sociale. Ma il Parco deve essere un catalizzatore territoriale per orizzonti nuovi e ampi come l’orizzonte dell’Europa (Strategia 2030), la PAC, la Strategia forestale, le Green communities, le Strategie per la montagna e per le Aree interne, il rapporto tra Parchi e aree metropolitane, le Reti e connessioni materiali e digitali, la garanzia di servizi essenziali come Scuola e Salute, i processi burocratici che molto spesso allontanano, anziché favorire i soggetti coinvolti. Molto importante il consolidamento e l’espansione del dialogo con l’associazionismo come nel caso del Cai. Il territorio sta cambiando volto: nascono nuovi partenariati pubblico-privati, nuove cooperative di comunità, nuove reti e un nuovo ruolo della cittadinanza attiva. Questa è la nostra impegnativa agenda. ▲