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Franco Fontana La montagna orizzontale

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Lettere

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La montagna orizzontale

L’esperienza di un gruppo di lavoro piemontese e la difficoltà di coniugare lo stare insieme con le restrizioni di questo periodo sospeso. Il Cai di Alessandria ha tentato un’operazione “culturale” di sostituzione della verticalità della montagna con l’orizzontalità della pianura

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a cura di Gruppo di Montagnaterapia – Sezione Cai di Alessandria

Il tempo sospeso ha ridimensionato le aspettative e costretto a ricalibrare gli obiettivi del progetto. Si è verificata una sorta di regressione, dove si sono dovute sospendere non solo la metodologia già utilizzata e condivisa ma anche la piacevolezza delle gratificazioni ottenute per dare spazio, al contrario, alla preoccupazione che le relazioni, non ancora sufficientemente consolidate, potessero sfilacciarsi e inficiare l’intero progetto. È diventata prevalente la preoccupazione unita alla consapevolezza della necessità di prendersi cura di esse, senza lasciare scorrere, passivamente, il tempo indefinito e ansiogeno imposto dalle regole anti contagio.

LA RICERCA DELLA BELLEZZA NASCOSTA Ci si è posti il problema di come poter coniugare lo stare insieme, l’importanza del gruppo, punto centrale del progetto di Montagnaterapia, con il distanziamento sociale che prevedeva, tra l’altro, il divieto di stare in gruppi allargati, la limitazione negli spostamenti a cui si sono aggiunte anche le limitanti direttive disposte dai Servizi. Per il Cai di Alessandria, data la sua posizione geografica, è stato necessario fare un’operazione “culturale” di sostituzione della verticalità della montagna con l’orizzontalità della pianura; nel proporre uscite alternative, abbiamo cercato di mantenere la ricerca della bellezza della natura che, nella piana, è però più difficile da individuare, in quanto più nascosta e non così immediata e avvolgente come quella della montagna. Abbiamo individuato nella bellezza costruita dall’uomo lo sfondo adeguato per programmare le uscite e abbiamo identificato nella Cittadella il panorama adatto alle camminate in tempo di coronavirus. “A spasso con il Colonnello”, quattro passeggiate effettuate in Cittadella, fortezza tra le meglio conservate d’Europa, posizionata nello spazio cittadino e immersa nel verde, è stato il mini-progetto attuato tra giugno e luglio che ci ha permesso di mantenere collegato l’intero gruppo di Montagnaterapia (Soci Cai – pazienti – operatori) e di attivare momenti finalizzati alla preparazione delle successive uscite in montagna, che

rimangono sempre lo strumento privilegiato per la realizzazione del progetto. Per ottemperare alle nuove regole, il gruppo dei pazienti si è diviso in due sottogruppi e gli operatori hanno partecipato con un solo educatore. Anche i Soci Cai che hanno sempre accompagnato numerosi le uscite, si sono dovuti, drasticamente e a malincuore, autoridurre e al gruppo si è affiancato un solo accompagnatore. Questo ridimensionamento ha, purtroppo, trasformato e snaturato un importante obiettivo del nostro progetto, che contava sulla compagnia numerosa dei Soci per fare sperimentare un senso di normalità e vivere un’esperienza il più possibile lontana dagli stigmi della malattia.

FARE EMERGERE I SENTIMENTI Al termine delle quattro uscite, partecipate pur in presenza di temperature molto elevate, ci siamo lasciati con un arrivederci in montagna e, per noi, con la conferma che il ruolo del Cai nel progetto di Montagnaterapia con i Servizi psichiatrici è davvero quello di portare fuori dal servizio, dalla malattia per accompagnare al contrario dentro a spazi inusuali, dentro alla natura, alla bellezza per facilitare l’emersione di sentimenti, emozioni, capacità che troppo spesso sono anestetizzati Sicuramente la pandemia ha frenato la possibilità di effettuare i progetti iniziati e/o ipotizzati ma ha pure attivato desideri di futuro, analisi, pensieri approfonditi

dai farmaci e soffocati dai ritmi quotidiani imposti della malattia. Per quanto riguarda le Sezioni del Cai impegnate nei vari progetti, l’isolamento ha fatto sì che le stesse sentissero la necessità di comunicare con altre impegnate in analoghi progetti, spinti forse anche dal bisogno di condividere la frustrazione della forzata interruzione. Se la video-conferenza con le Sezioni del Piemonte ha assunto questa valenza, ha altresì posto le basi per attivare vicinanza e per la costruzione di una rete territoriale capace di avviare confronti e scambi di esperienze. Sicuramente la pandemia ha frenato la possibilità di effettuare i progetti iniziati e/o ipotizzati ma ha pure attivato desideri di futuro, analisi, pensieri approfonditi, riflessioni che, verosimilmente, sappiamo possono essere più facilmente accessibili nei tempi dell’attesa fiduciosa e della mancanza di fretta. Ÿ

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